Sufismo
La via mistica dell’Islam
Una delle espressioni più interessanti della spiritualità islamica, che ha colpito anche l’Occidente, è la corrente mistica detta sufismo. In effetti, tutti i più eminenti personaggi della cultura islamica furono sufi, compreso il sultano Solimano “il Magnifico”. La parola “sufi” ha una triplice etimologia: indica infatti i compagni storici del profeta Maometto; il tessuto di lana con cui erano realizzate le tuniche dei mistici religiosi; significa infine purezza. In arabo la parola “sufi”, tasawwuf, è composta da quattro consonanti, t, s, w, f, iniziali di altrettante parole il cui significato simbolico è legato al percorso di evoluzione interiore dell’adepto sufi, secondo gradini successivi che iniziano dal pentimento e dal distacco dal mondo per concludersi con l’unione mistica col divino. La prima parola, che inizia con la lettera “t”, è appunto Tawba, pentimento. E’ con esso che inizia il cammino sulla Via spirituale, in un percorso che parte dal basso per progredire sempre più verso l’alto. “Pentimento” per il sufi ha due significati: in senso esteriore, significa astenersi dal peccare e perseguire la concordia e l’armonia con il Creato; in senso interiore significa purificare il cuore dai desideri che lo tengono ancorato alle cose del mondo materiale, e volgerlo al solo amore per Allah.
La seconda parola, che inizia con la lettera “s” e corrisponde alla seconda tappa di evoluzione spirituale, è Safà. Essa indica uno stato psicologico di gioia e purezza. Un cuore puro si è liberato dalla preoccupazione per soddisfare le esigenze quotidiane di sopravvivenza, e si nutre unicamente del ricordo, detto dhikr, di Allah. La terza parola, che inizia con la lettera “w”, è Walàya, e indica lo stato di santità di coloro che amano il divino. Terzo passo dell’ascesi mistica, chi vive in esso ha tratti di bellezza interiore come il perfezionamento del carattere, la virtù e buoni costumi. Infine, il quarto e supremo stadio è indicato da una parola che inizia con la lettera “f”, Fanà, e significa l’estinzione dell’io individuale che si perde nell’infinito di Allah, l’abbandono della materia per unirsi allo spirito. Chi raggiunge questo stato è al pari dei profeti e dei santi. Nella città di Konya, in Turchia, fu fondata intorno al 1250 la confraternita dei Mevlevi, detti in Occidente “dervisci roteanti”. Il fondatore fu Jalal adDin Rumi (1207-1273), considerato il più grande poeta mistico di tutta l’umanità. Ogni settimana, nelle abbazie dei sufi si tengono due tipi di riunione: una a carattere esoterico, mentre l’altra è la rammemorazione del divino attraverso il dhikr.
I Mevlevi sono noti in Occidente per un particolare tipo di dhikr, il Semà, che significa in arabo volteggiare, ballare, raggiungere l’estasi mistica attraverso la musica. I Mevlevi danzano circolarmente su se stessi per simboleggiare la danza cosmica dei pianeti che ruotano intorno al loro sole, e la vibrazione spirituale della vita. Tengono la mano destra col palmo rivolto in alto, la sinistra col palmo verso il basso, ad esprimere simbolicamente l’unione del cielo con la terra ed il loro essere strumenti di ricezione della potenza divina, che poi viene diffusa a tutte le creature. Credono che la musica, e l’ebbrezza che da essa può nascere, sia il modo per trascendere se stessi ed abbandonarsi ad Allah, e che solo superando il pensiero razionale per provare il sentimento dell’amore, si possa lodare veramente la divinità e rendere testimonianza della sua grandezza. Scrisse infatti Suhrawardi (1155-1191), maestro sufi: “Noi sufi, percorrendo la via della ricerca, lodiamo Dio con il suono, con la luce, con il pensiero, con la musica, e tutto ciò simbolizza un unico e solo sentimento: l’amore per il Nostro Creatore”.
Alcuni detti sufi
Quanto cerchi valicando montagne, frugando per terra, in affannosi lunghi viaggi è qui, non nell'insensato peregrinare... è in te la moschea ed il caravanserraglio, ma tu cammini a casaccio. Yunus Emre, poeta sufi, sec. XIII-XIV.
Il sufismo consiste nel non possedere nulla e nel non lasciarsi possedere da nulla. Sumnun.
Il sufismo è lo stare con Dio Altissimo senza intermediari. Giunaid.
Noi sufi siamo come delle bussole: un piede fermo nell’Islam e l’altro che percorre tutte le religioni. Sa’di.
I sufi sono uomini di esperienza, non di parole. Al Gazhali. Testo e foto: Corrado Mornese