LA STRUTTURA ECONOMICA DELL’ISLAM
1 GENERALITA’ Il problema centrale della nostra epoca,di cui molti anche nel mondo occidentale,cominciano a rendersi conto,é il fatto che il modello di sviluppo che dura in Occidente da cinque secoli e consistente nel produrre sempre di più e sempre più in fretta,qualsiasi cosa ,anche inutile ,dannosa se non mortale,ed a creare false necessità per liquidare la produzione,ha dichiarato fallimento,sia nella sua versione liberal-statunitense che socialista-sovietica.
Il problema dell’avvenire dell’Islam si pone dunque in termini molto semplici e molto chiari : -o si affronterà il futuro camminando all’indietro,gli occhi fissi sul passato,rimasticando commenti e commenti sui commenti dei problemi giuridici che si ponevano al tempo degli Ommayadi e degli Abbasidi(le prime dinastie dopo i quattro Califfi ,eredi immediati del Profeta[pbdL] ) -o si mostrerà capace di risolvere il problema di un nuovo modello di sviluppo che non conduca il mondo ad un suicidio planetario(come direbbe il prof.Roger Garaudy ne L’Islam vivente) e s’involerà vittorioso come nel primo secolo dell’Egira,quando trovo’ la soluzione alla decadenza dei due imperi bizantino e persiano. Sappiamo che l’Islam é una guida efficace non solo sul piano spirituale ma anche sul piano economico. Il Santo Corano afferma ,in molti versetti,che l’uomo non deve disprezzare i beni materiali : « …………….i beni che Allah vi ha concesso per la sopravvivenza……. » Sura LE DONNE versetto 5
« …………non trascurare i tuoi doveri in questo mondo…….. » SURA IL RACCONTO vesetto 77
Altri versetti precisano che Allah ha creato per l’uomo tutto quanto si trova in terra ,nel mare e nei cieli ed é suo dovere sapere come approfittare di tutto questo in modo razionale,con lo sguardo volto all’avvenire. La politica economica islamica è pure precisata nel Corano in modo inequivocabile : « …..cosicchè non sia diviso fra i ricchi tra voi…… » SURA L’ESODO versetto 7 In effetti,l’eguaglianza di tutti gli esseri umani davanti alla ricchezza ed il benessere,anche se è un bel ideale,non puo’ essere un valore assoluto e senza sfumature. Innanzitutto,i talenti naturali non sono gli stessi nei diversi individui,a tal punto che,se si potesse costituire un gruppo umano nell’uguaglianza completa,ben presto il dissipatore avrebbe difficoltà economiche e guarderebbe con avidità ed invidia la fortuna dei suoi camerati. Poi anche dal punto di vista filosofico e psicologico,sembra che sia meglio ,per l’interesse generale della stessa umanità,che vi sia una varietà di ricchezza. Quando si sa che i nostri sforzi saranno benefici per sé stessi,per la propria famiglia e per i propri eredi,ci si sforza di lavorare ed inventare. Al contrario,se ognuno sapesse che anche lavorando più di quanto gli impone il dovere,non avrebbe una ricompensa proporzionata,diventerebbe pigro e negligente e perderebbe ogni spirito di iniziativa e capacità,con gran danno per l’umanità. E’ a partire da questo principio fondamentale che l’Islam ha costruito tutto il suo sistema economico. Se tollera una minoranza di ricchi,gli impone,per contro,obblighi più onerosi :debbon pagare delle tasse nell’interesse dei poveri e non possono utilizzare mezzi immorali di sfruttamento, acquisire ed accumulare ricchezze. Dopo aver posto la distinzione tra minimo necessario e massimo lecito ,si ha una distinzione tra i mezzi da utilizzare per pervenire ad un giusto equilibrio,tra ordini coercitivi(basi delle sanzioni) e persuasivi( a base dell’educazione). E’ questo l’aspetto morale del problema ,di cui conviene accennare innanzitutto qualcosa , utilizzando alcuni esempi che permetteranno di comprendere meglio. Termini durissimi sono stati usati in Islam per affermare che mendicare é cosa abominevole e motivo di vergogna il Giorno del Giudizio. Nel contempo,elogi senza limiti sono stati elargiti a coloro che aiutano gli altri : « Il migliore degli uomini é quello che si sacrifica e preferisce il proprio prossimo a sé stesso. »Hadith Profetico Allo stesso modo sono proibiti l’avarizia e lo spreco.
Una volta che il Profeta(pbdL) aveva bisogno di attingere a considerevoli fondi per una un’opera pubblica,uno dei compagni ,dopo aver portato una certa somma,rispose ad una Sua domanda,affermando : « Non mi é rimasto che l’amore per Allah ed il Suo Profeta » Ricevendone grandi elogi Per contro,un’altra volta,recandosi in visita ad un Compagno malato,il Profeta(pbdL) sentendosi dire : « O Messaggero di Allah,sono un uomo ricco e vorrei lasciare tutti i miei beni ai poveri » Rispose : « E’ meglio lasciare il necessario ai tuoi prossimi parenti,piuttosto che vederli mendicare » Lasciandogli solo la disponibilità per il terzo dei beni,pur affermando che si trattava di una grande quota ,giusto al limite. Un giorno,il Profeta(pbdL) vide uno dei suoi Compagni in uno stato pietoso,chidendogli spiegazioni in merito. « O Messaggero di Allah,ho quanto mi serve,ma preferisco darlo ai poveri invece di spenderli per la mia persona » « Sbagli perché Allah ama vedere sul Suo servitore le tracce dei Suoi beni ». Non vi é alcuna contraddizione fra queste direttive,avendo ognuna il proprio contesto e la propria specificità ;anzi esse ci permettono di fissare dei limiti minimi obbligatori alla discrezionalità della carità. Proibendo la mendicità,in sé stessa umiliazione ed asservimento,l’Islam riabilita al più alto livello il lavoro dell’uomo,lo considera come fattore fondamentale della produzione e dell’arricchimento,fonte principale di ogni progresso sociale e di ogni ricchezza economica. All’idea di lavoro deve essere collegata quella di dignità dell’uomo ,essendo la pigrizia causa della sua decadenza. Senza lavoro,il cittadino diventa un carico per la società. Il lavoro é ricompensato in base alla quantità ed alla qualità del lavoro fornito.,stimolando l’iniziativa e favorendo la produzione. Deve essere rifiutato l’egualitarismo banale che non tiene conto del merito personale e dei talenti individuali e costituisce un premio alla mediocrità. Andando contro il positivismo economico,che oppone la cosiddetta »scienza pura » alla morale,in una economia islamica ideale,morale ed economia sono inseparabili. Non si tratta assolutamente di escludere la scienza in nome dell’utopia o la razionalità in nome della fede ;ma,al contrario,di non privare la ragione delle sue funzioni più elevate.
In effetti,la razionalità non consiste solo nel trovare i mezzi più efficaci per raggiungere uno scopo qualunque,ma anche ,ed innanzitutto,di scegliere lo scopo. I rapporti con gli altri uomini derivano dai rapporti con Dio :nell’atto più semplice,quello stesso della compravendita al mercato,non possiamo né imbrogliare né ingannare,poiché anche se il nostro interlocutore non se ne accorge,nulla sfugge all’occhio di Allah,l’Onnipotente e l’Onnipresente. Di conseguenza,in Islam,tutti gli aspetti della vita economica sono in funzione di questa visione dell’uomo e del mondo.
2 IL DIRITTO DI EREDITARE E DI FARE TESTAMENTO IN ISLAM Ogni legislazione in materia di eredità deve salvaguardare ad un tempo il diritto dell’individuo a disporre liberamente dei suoi beni ed il diritto della collettività nei confronti dei beni di ogni individuo, in quanto membro di questa società. L’Islam si propone di proteggere la collettività contro i caratteri mutevoli degli individui e gli imprevisti della vita,innanzitutto rendendo obbligatoria la ripartizione dei eni di un defunto tra i suoi parenti prossimi ed in seguito limitando la capacità di fare testamento. In effeti,gli eredi legali non anno bisogno di nessun testamento,come lo sottolinea il nostro Profeta Muhammad(pbdL),ereditando automaticamente nelle proporzioni prescitte dalla legge coranica. Per contro,il testamento é ammesso unicamente a favore di quelli che non hanno il diritto di ereditare al defunto. Vi é eguaglianza tra i parenti di grado identico :non si puo’ dare a un figlio(primogenito o cadetto)più che a un altro,maggiore o minore. Questo stabilito,i beni lasciati da un defunto debbono essere distribuiti come segue : Si prelevano innanzitutto le spese di sepoltura,per poi procedere al pagamento dei debitiavendo i creditori la priorità sugli eredi- ed arrivare ,infine,a dare esecuzione al testamento,nella misura in cui non ecceda il terzo di quello che resta dopo aver eseguito i due primi prelevamenti(spese sepoltura e debiti). E’ solo dopo essersi occupati di queste categorie prioritarie che viene il turno degli eredi. Il congiunto(o la congiunta),gli ascendenti(padre e madre)e i discendenti(figlio e figlia) sono gli eredi di primo grado :ereditano sempre,i fratelli e le sorelle cosi come i parenti più lontani ereditano quando il defunto non ha lasciato parenti prossimi. Nella lista dei parenti lontani abbiamo,tra gli altri :Zii e zie,cugini,nipoti ecce cc Senza scendere nei particolari tecnici(che si possono consultare ne RISALA dell’Imam Ibn Abi Zayd Qayrawami ,in traduzione francese del Prof Kawsar Abdel Salam El Beheiry),segnaliamo alcune regole di base.
Colui che ha causato la morte di qualcuno é escluso dall’eredità della sua vittima,anche se il tribunale ha statuito che si tratta di omicidio involontario.Sembra che si sia voluto prevenire ogni tentativo di uccidere un parente benestante per ereditare prima del tempo. Il Profeta (pbdL) ha egualmente decretato di impedire l’eredità tra due parenti di diversa religione,anche tra due sposi. Questa misura é temperata dalla facoltà di donare o citare nel testamento in favore di quest’ultimo :il marito puo lasciare in eredità alla moglie non mussulmana attingendo alla parte di cui puo’ disporre( occorre far notare che una mussulmana non puo’ sposare un non mussulmano). Basandosi sui rapporti internazionali e sulle consuetudini dell’epoca,i giuristi mussulmani hanno fissato un altro impedimento :quello della diversa nazionalità,tra parenti che non abitano lo stesso territorio politico. Questo problema di diritto privato internazionale,potrebbe ssere enissimo regolato su base di reciprocità,con trattati internazionali o bilaterali. Nei paesi in cui non si applica la legge islamica in materia di eredità,ma in cui il diritto di fare testamento é riconosciuto,i mussulmani possono e debbono servirsi di questa facilitazione,per adempiere il proprio dovere religioso quanto al disporre dei prorpi beni dopo la morte. Questa sistema ereditario persegue un doppio scopo :lasciare all’individuo la possibilità di ristabilire la giustizia,nel caso in cui,eccezionalmente,la regola morale possa causare un danno ;e,secondariamente,impedire l’accumulo di ricchezze tra ler mani di pochi beneficiari,ilche potrebbe succedere,a volte,se si potesse disporre di più di un terzo o della totalità dei beni. L’Islam vuole che la circolazione delle ricchezze coinvolga il maggior numero possibile di persone,tenendo conto,ben inteso,degli interessi familiari e di coloro che sono a carico del defunto. In quest’ottica,il Santo Corano proclama a proposito delle divisioni ereditarie : « Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli :al maschio la parte di due femmine.Se ci sono solo femmine e sono più di due,a loro [spettano]i due terzi dell’eredità,e se é una figlia sola,[ha diritto al]la metà. Ai genitori [del defunto]tocca un sesto ciascuno se[egli]ha lasciato un figlio. Se non ci sono figli e i genitori[sono gli unici]eredi ,alla madre tocca un terzo. Se ci sono fratelli,la madre avrà un sesto dopo[l’esecuzione de]i legati e[il pagamento de]i debiti.Voi non sapete se sono i vostri ascendenti e i vostri discenenti ad esservi di maggior beneficio. »
SURA LE DONNE versetto 11 La disposizione’’al maschio la parte di due femmine » non é assolutamente iniqua, contrariamente alle apparenze,per una srie di ragioni 1 la donna é mantenuta prima a spese di suo padre,di suo fratello e poi di suo marito e di suo figlio per quanto riguarda vitto,alloggio,vestiti ecce cc,pena intervento del tribunale che li puo’ obbligare 2 Essa riceve ,inoltre,lo »stipendio d’onore del matrimonio-la dote ed il dotario-su cui nessuno ha il diritto di accedere. 3 La donna non ha nei confronti dell’uomo alcun tipo di obbligo,nemmeno quello di allattare il suo neonato,a cui il padre deve trovare una nutrice che dovrà pagare di tasca propria. Nonostante questo,essa eredita da suo padre,da suo marito,dai suoi figli e dagli altri parenti. Il Santo Corano aggiunge : ‘’A voi spetta la metà di quello che lasciano le vostre spose,se esse non hanno figli.Se li hanno,vi spetta un quarto di quello che lasciano,dopo aver dato seguito al testamento e[pagato]i debiti.E a loro spetterà un quarto di quello che nlasciate,se non avete figli.Se Invece ne avete,avranno un ottavo di quello che lasciate,dopo aver dato seguito al testamento e pagato i debiti.Se un uomo e una donna non hanno eredi,né ascendenti né discendenti,ma hanno un fratello o una sorella, a ciascuno di loro toccherà un sesto,mentre se sono più di due divideranno un terzo,dopo aver dato seguito al testamento e[pagato] i debiti senza far torto[a nessuno]. Questo é il comando di Allah.Allah é sapiente ,saggio. SURA LE DONNE versetto 12
Un pensatore francese ha scritto che si giudica il valore di una civiltà dal ruolo svolto dalle donne. Basandoci su questo criterio,la civiltà occidentale non potrebbe essere citata ad esempio, dato che si é dovuto aspettare l’inizio del xx° secolo affinché la donna possa disporre dei suoi beni senza dipendere dal marito(in Francia),o gli anni 70 dello stesso periodo per il diritto al divorzio in Italia. Ora questi diritti erano riconosciuti dal Corano e dalla Sunna da più di 14 secoli !!! Inoltre,non vi é nulla nell’Islam che possa giustificare la discriminazione di cui é vittima la donna in certi paesi mussulmani,seguendo certe tradizioni medio-orientali. Nei tempi in cui erano viventi il Profeta(pbdL) ed i Califfi Ben Guidati(DssL),pur in presenza di una divisione nel campo del laoro e dei doveri,le donne non erano escluse da alcuna attività
sociale,anche in battaglia,dove erano utilizzate sia come infermiere(Boukhari L VI 67-68) che come soldatesse(Boukhari L VI 62-63-65). Si occupavano anche di affari(Boukhari XI,40) ,arrivando il Califfo Omar(DssL) a designare una donna come sovrintendente del mercato di Medina e ad accettare,senza adombrarsi,l’interruzione di sua predica da parte di una donna,ringraziandola per la critica e riconoscendo di aver torto. La stessa nobile Aisha(DssL) insegnava teologia . Come si puo’notare nulla nel Corano giustifica una forma di segregazione o subordinazione della donna. E questo é talmente vero che,all’apogeo della Spagna nel secolo XI°,un teologo e giurista,Ibn Hazm,affrontando questi problemi,arriva alla conclusione che,secondo il messaggio coranico,tra uomini e donne non vi é altra gerarchia che quella della pietà e dell’obbedienza a Dio.