Riti e Rituali: Il contenuto di questo blog non è soggetto a diritti d'autore, ma non può essere utilizzato a fini commerciali.Si richiede a chi usi queste pagine la sola cortesia di citarne la fonte: http://mstatus.splinder.com ed i singoli autori. _____________________________________________________________________________________________________
La strage di Ustica: Mistero Mortale. Articolo di Vipom pubblicato sul Blog Riti e Rituali. Parte Prima. Premetto che quanto scritto nel presente articolo è tratto da letture di qualche anno addietro, da documenti tratti da internet e da qualche documentario che ho visto in televisione tanto tempo fa. Posso quindi sbagliare qualche dettaglio, in quanto mi baso sui dati che ho memorizzato passabilmente durante le varie fasi dell’approfondimento pregresso di questo mistero angosciante che tuttora, dopo quasi ben 29 anni, nessuno è riuscito a scalfire.
Non si pretende pertanto di svolgere uno studio approfondito fornito di date precise, di segnalazioni di moltitudini di dettagli ecc., in quanto per quanto precede il mio intento è quello di dare un quadro d’insieme della strage, senza pretendere assolutamente di dire l’ultima parola, del resto si tratta di un mistero fitto come la tenebra, un mistero che, come definito nel titolo, è anche e fondamentalmente “mortale”, nel senso che diverse persone che hanno cercato di indagare, che erano implicate nella vicenda o che erano a conoscenza di qualche particolare poco ortodosso, stando ai resoconti dell’epoca, sarebbero morte in circostanze assai oscure.
Fatta questa premessa bisogna cominciare col porsi un interrogativo assai importante e poco approfondito: quale fu la reale causa del ritardo della partenza dall’aeroporto Marconi di Bologna dell’aereo I-TIGI dell’ITAVIA, volo IH 870? Finora nessuno è andato ad indagare tra le pieghe della questione; stando infatti almeno a quanto mi è capitato di leggere su questo strano ritardo di ben due ore, questo problema è stato solo superficialmente affrontato, è possibile in ogni caso, visto che si possono fare soltanto ipotesi, che si sia trattato di una dilazione magari dovuta a qualche manovra militare in corso che consigliava di posticipare la partenza, oppure potrebbe esserci un altro motivo nascosto, la presenza di velivoli non identificati dai radar che potevano mettere in pericolo il volo diretto all’aeroporto di Punta Raisi nelle vicinanze di Palermo.
L’aereo del mistero, comunque, verso le 20:08, con imbarcati 77 passeggeri e 4 membri di equipaggio, rulla sulla pista e decolla come ha sempre fatto nella normalità più assoluta. Ma passano una quindicina di minuti dal decollo e a quanto sembra il radar di Ciampino registra subito le prime anomalie, plot che appaiono e scompaiono sul video del radar ed altre tracce un po’ anormali. Dopo altri minuti di volo si cominciano registrare anche leggere difficoltà di comunicazione tra Ciampino e l’aereo dell’Itavia, finchè, dopo circa 25 minuti dalla partenza, i tecnici radaristi chiedono molto stranamente all’aereo di identificarsi mediante il trasponder (un apparecchio elettronico di cui dispongono tutti i velivoli, che in automatico comunica a terra la quota di volo e un numero in codice, una specie di targa di identificazione che viene data ad ogni aereo, in questo caso il numero era 1136), forse perché la traccia del relativo plot appare spuria e comunque qualitativamente assai difforme dalle precedenti.
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Dopo alcuni tentativi di ripresa della funzionalità del trasponder, il segnale riappare limpido e il volo prosegue indisturbato per altri lunghi minuti, allorchè il pilota avverte Ciampino che da Firenze in poi, sull’aerovia Ambra 13, sembrano spenti tutti i radiofari, il pilota si esprime con un termine addirittura colorito, abbiamo viaggiato come in un “cimitero”. Ciampino attesta che è così, in effetti i radiofari sono spenti, una conferma quanto meno sconcertante, in quanto avrebbero dovuto spiegare al pilota il perché di questo stranissimo fenomeno, che forse non è proprio anomalo in quanto si è potuto verificare altre volte senza dare problemi.
Come ben si vede da queste poche righe, si tratta di un volo molto complicato e misterioso, il DC 9 dell’ITAVIA sembra navigare in cieli oscuri costellati da tenebre fitte come la pece, impressione che troverà riscontro in ben più corpose e inquietanti circostanze nel prosieguo del viaggio. Parte Seconda.
Nel frattempo si alzano in volo alcuni caccia italiani dalla base aerea di Grosseto, forse fatti decollare con l’intento di andare a verificare di persona cosa stia succedendo nei cieli dove sta planando apparentemente indisturbato l’I-Tigi dell’Itavia.
Su uno di questi aerei sono imbarcati ai comandi due piloti poi destinati ad una tragica morte, Mario Naldini e Ivo Nutarelli. Naturalmente, pur non conoscendo a fondo la reale missione affidata a questi apparecchi, una missione che appare chiaramente dettata da precise contingenze e non da scopi premeditati e pregressi all’evento in esame (ciò, se fosse dimostrato come vero, smonterebbe automaticamente la tesi ventilata da più parti di un eventuale complotto internazionale per assassinare il leader libico Gheddafi), è logico supporre che i due velivoli si siano avvicinati abbastanza per vedere ed osservare da vicino con i propri occhi “qualcosa” di davvero formidabile e allo stesso tempo inquietante, non si spiega altrimenti infatti il perché dell’immediato lancio di un impulso radar in codice, 7300, che in gergo aereonautico significa “allerta generale”.
In effetti ci sono tracce radar davvero strane nelle vicinanze dell’aereo; qualcuno suppone addirittura che almeno due velivoli sconosciuti e non identificati stiano navigando, come si usa dire, di conserva al DC 9, quasi a nascondere la propria presenza confondendo i radar di terra e a cercare riparo in caso di attacco a loro diretto.
E’ il punto più oscuro e “mortale” della vicenda, una circostanza mai chiarita in modo inequivoco, provocando anzi una ridda di dicerie tutte di carattere ipotetico.
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Si parla di due Mig libici inseritisi nella rotta dell’I-Tigi per cercare di proteggere un eventuale volo in partenza da Tripoli o di ritorno nella stessa destinazione e nel quale avrebbe dovuto imbarcarsi il Leader libico Gheddafi, viaggio poi forse non effettuato o annullato magari in seguito a precise soffiate da parte di qualche Servizio Segreto di nazionalità sconosciuta; altri avanzano l’ipotesi che si sia trattato di due Mig in assetto di guerra reciproca, di cui infatti uno lealista e l’altro ribelle, quest’ultimo con intenti aggressivi verso l’eventuale Tupolev che avrebbe dovuto imbarcare Gheddafi; altri mormorano di aerei sconosciuti che avrebbero potuto trasportare carichi pericolosi di natura nucleare verso Stati mediorientali o africani; qualcuno, al contrario, avanza la tesi che gli americani o i francesi pensassero addirittura di volere abbattere uno dei due Mig nel quale sarebbero stati certi fosse imbarcato di persona il Capo di Stato della Libia…infine alcuni ufologi sostengono l’apparentemente fantasiosa teoria che si trattasse di O.V.N.I. che stessero controllando o monitorando le manovre militari che si ritiene fossero in atto nel Mar Tirreno, effettivamente da sempre teatro di svariati avvistamenti anomali secondo quanto ne dicono le statistiche, ufologi che si spingono a formulare addirittura l’ipotesi di una sorta di Triangolo Maledetto in questo mare e fors’anche dell’esistenza nello stesso di una base aliena sottomarina.
Cosa avevano davvero visto, i due piloti di cui sopra? Mistero fitto come la pece. Ad ogni modo, a quanto sembra, i due piloti vengono richiamati alle loro basi forse ben prima di poter terminare la loro missione e anche questo sembra assai strano. Perché richiamare alla base un aereo che lancia per due o tre volte un segnale di allarme di quella portata? Non sarebbe stato più logico tenerli in aria per meglio monitorare la situazione, per magari ascoltare eventuali comunicazioni radio tra l’I-TIGI e Ciampino, oppure tra i diversi aerei militari di altra nazionalità che cominciavano a comparire come funghi attorno al DC 9 dell’Itavia? Si è voluto impedire che i due piloti vedessero più chiaramente di quanto avevano già visto?
Ma forse avevano già osservato qualcosa di davvero “mortale”, non a caso qualcuno si spinge a dire che sarebbero stati di proposito “coinvolti” nel terribile incidente delle Frecce Tricolori avvenuto nel 1988 nei cieli di Ramstein in Germania, nel quale, oltre a loro, morirono decine e decine di ignari spettatori, una vera carneficina di circa sessanta morti e alcune centinaia di feriti. Non si dimentichi la tenebrosa coincidenza che qualche giorno dopo l’incidente, entrambi dovevano comparire presso i Giudici per una sorta di interrogazione-deposizione.
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Forse siamo dinanzi ad una pura coincidenza, ma coincidenze di questa spaventosa portata e di tale impatto sulla vita di centinaia di persone devono portare di necessità a far riflettere, e molto. Parte Terza. . Il traffico aereo attorno all’I-Tigi diviene improvvisamente molto intenso. Sembra che ad un certo punto si alzino in volo addirittura una decina di caccia militari, qualcuno da grandi unità navali (si parla della portaerei americana Saratoga e di quella francese Clemenceau) e una squadriglia intera dalla base aerea di Solenzara in Corsica (alzatisi in volo all’inseguimento di uno-due velivoli misteriosi che volano nelle immediate vicinanze del DC9) mentre allo stato delle cose rimangono oscure una o due tracce che i radar rilevano in partenza da un punto della Sardegna meridionale, dove quella sera sarebbero state previste manovre militari di un certo livello, con la presunta partecipazione di molti natanti.
Giunto sulla verticale dell’isola di Ponza, a una manciata di minuti dalla catastrofe, l’I-Tigi comincia ad avvertire che qualcosa non quadra, in effetti le comunicazioni radar sono sempre più difficili, il pilota accenna alla visione di misteriosi lumini che si vedrebbero in basso (espressione assai oscura in bocca ad una persona che sta guidando un aereo in quelle tenebre infernali), finchè, verso le 21, avviene l’irreparabile, il segnale del DC9 scompare definitivamente dal radar, frammentandosi in diversi miniplots, causati forse dall’impatto dell’aereo sfortunato con un oggetto volante che incrocia la rotta Ambra 13 o con un missile lanciato da qualche caccia militare in zona. Il pilota, secondo le ricostruzioni tratte dalla scatola nera, ha il tempo di dire “gua”, ed è la fine.
A quel tempo si parlò anche di una bomba o di un cosiddetto cedimento strutturale, ma sembrano ipotesi molto improbabili visto anche lo studio approfondito delle tracce radar attorno all’I-Tigi, che segnalano improvvise comparse di plots di natura non identificata e improvvise relative scomparse e riapparizioni, in un crescendo confusionario elettronico quasi unico nella storia dell’aeronautica.
Ed è appunto dall’esame di questi tracciati radar che si rilevano una serie di ipotesi davvero inquietanti. Innanzitutto viene palesato che accanto all’I-Tigi stava navigando molto da vicino un misterioso aereo che improvvisamente vira verso est incrociando la rotta Ambra 13 per poi proseguire nella stessa direzione per altri secondi dopo l’avvenuta catastrofe dell’I-Tigi, una virata che i tecnici interpretano come la classica manovra d’attacco di un caccia militare che si stesse preparando a lanciare i suoi missili, anche se in seguito su questa delicata questione non sembra permanere molta chiarezza, in quanto non risulterebbe palese la vera intenzione dell’oggetto misterioso, non si sa in sostanza se la virata sia stata effettuata per preparare il lancio di un missile oppure per approntare una specie di piano di fuga per l’improvviso avvicinarsi di altro velivolo postosi al suo inseguimento.
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I radar rilevano infatti un altro aereo sconosciuto in veloce avvicinamento verso la rotta dell’I-Tigi e verso quella relativa del velivolo che effettua la misteriosa virata, a quanto pare proveniente da un punto molto più ad ovest, in corrispondenza delle coste meridionali della Sardegna, un aereo che in questa prospettiva potrebbe essere forse il vero autore di eventuali lanci di missili contro l’altro in improvvisa virata. Ma naturalmente siamo nel campo delle ipotesi più incredibili, qualcuno mormora infatti che questa traccia in partenza dalla Sardegna sia in realtà il frutto di segnali radar elettronicamente falsificati per confondere la vera intercettazione e individuazione dei caccia militari all’opera. Non si dimentichi a questo proposito che quella sera era presente sui cieli dell’Appennino tosco-emiliano un aereo Awacs dotato di modernissime apparecchiature per la guerra elettronica, che potrebbe avere avuto un ruolo non indifferente nello svolgimento della terribile vicenda che portò all’abbattimento del DC9.
Come ben si vede, siamo davanti ad una materia molto ma molto complicata ed astrusa e risulta praticamente impossibile identificare chi fosse in realtà l’autore dell’eventuale micidiale lancio di missili e ancor più capire contro chi e perché essi furono lanciati. Del resto si parla di evidenti manomissioni su nastri e registri radar di diverse postazioni di ascolto, per cui risalire alla verità risulta davvero un’impresa proibitiva per chiunque, perfino per il più esperto nelle materie elettroniche in questione, per tacere di altrettanti depistaggi e coperture palesi o nascoste, come quella del presunto Mig libico abbattutosi sulla Sila, che appare oggi come il classico inganno per sviare le indagini dalla retta via.
Non si capisce infatti il perché qualcuno si sia inventato che l’aereo in questione sia caduto il 18 Luglio del 1980 e non il 27 Giugno dello stesso anno, quando è evidente che il cadavere del pilota risulta in avanzata fase di decomposizione e quando diversi testimoni ammettono di aver visto quella sera transitare proprio verso i monti della Sila un misterioso oggetto volante in evidente difficoltà di navigazione aerea, forse inseguito da caccia militari che lo tallonavano cercando di abbatterlo, anche se bisogna precisare a tal proposito che alcuni testimoni non sono stati molto limpidi a questo proposito, parlando addirittura di uno strano apparecchio che attraversava lo spazio aereo effettuando evoluzioni poco comuni.
Peraltro viene ventilata anche l’ipotesi che il 18 Luglio sia davvero successo qualcosa, ma non la caduta dell’aereo libico, sebbene lo scoppio di “qualcosa” per attirare l’attenzione degli inquirenti e condurli sul luogo in cui giacevano i rottami di un velivolo insieme al cadavere del suo occupante.
Perché si insistette ad affermare la data del 18 Luglio, quando l’autopsia effettuata sembrava rimandare ad una data assai antecedente? E perché lo si è fatto, ben sapendo che non era così? E perché tra l’altro a poco a poco la questione venne sgonfiata d’importanza, facendo perdere tempo agli inquirenti?
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Parte Quarta.
E veniamo adesso ai minuti e alle ore dopo la caduta dell’aero del mistero, l’I-Tigi dell’Itavia volo IH 870. Da quanto se ne può sapere in questo garbuglio confusionario fino all’inverosimile, sembra che l’aereo, colpito mortalmente probabilmente da un missile, riesce tuttavia a lanciare una specie di S.O.S., dettaglio difficilmente credibile anche se non impossibile; tuttavia, se fosse dimostrato come vero, sarebbe la spia che il DC9, dopo l’impatto con un missile, non viene del tutto distrutto, ma al contrario potrebbe essere riuscito in qualche modo a tenere l’equilibrio e ad ammarare alla meno peggio nel mare sottostante. Nel frattempo, dopo la catastrofe, i radar continuano a registrare apparizioni, scomparse e riapparizioni di numerosi plots di origine sconosciuta e tra l’altro sembra che ci siano conferme dell’avvistamento di oggetti misteriosi anche dopo qualche ora dal disastro, mentre si parla della sparizione in volo di uno-due aerei americani, particolare importante che poi avrebbe trovato un certo avallo dal ritrovamento anni dopo di pezzi di aerei da guerra verosimilmente appartenenti all’aviazione americana.
Tra l’altro vengono ripescati in mare, distanti dal punto di caduta, diversi cadaveri che presenterebbero ferite, come si dice in gergo, “da sconquasso e da precipitazione”; evidentemente, dopo l’impatto col missile, alcuni corpi vengono risucchiati nel vuoto e si sfracellano in acqua, mentre altri, emersi dal mare la mattina del 28 Giugno, presenterebbero al contrario lesioni e ferite di altro tipo, ferite diciamo “da detonazione”. Si mormora addirittura che sopra il ginocchio di una delle vittime viene trovato stretto una specie di laccio emostatico fatto con una camicia e peraltro la gran parte dei passeggeri ritrovati (almeno una quarantina) vengono ripescati senza le scarpe, altro dettaglio da non trascurare e che farebbe pensare alla teoria dell’ammaraggio di fortuna. Dal mare sarebbero stati ripescati anche strani oggetti non appartenenti all’I-Tigi e persino di alcuni corpi non si sa se appartengano ai passeggeri, particolari davvero inquietanti che la dicono lunga sul “mistero mortale” di quella sera del 27 Giugno.
Poco dopo la strage, peraltro, partono da varie basi militari diversi aerei da guerra per andare a perlustrare la zona del disastro e fors’anche i monti della Sila in Calabria, per sincerarsi forse di quale aeromobile era andato in quella direzione e di che poteva trattarsi.
In ultimo, da non dimenticare, esisterebbero testimonianze che qualcuno avrebbe visto il grosso dell’aereo galleggiare sulle acque, cosa che farebbe pensare che qualche passeggero era ancora vivo all’interno dell’abitacolo, dopodiché, sempre secondo questa teoria naturalmente “ipotetica”, sarebbe stata avvistata la sagoma scura di una sorta di sommergibile da cui escono uomini in tuta subacquea che avrebbero provveduto a minare l’aereo e quindi a farlo detonare ed affondare definitivamente, una teoria che, se fosse vera, aprirebbe una serie di interrogativi talmente inquietanti e orribili da far pensare alle cose più indicibili, al fatto che nessuno doveva sapere cosa era davvero successo e che per questo non dovevano esistere testimoni, dovevano essere soppressi secondo calcoli ed esigenze di forza maggiore. Ovviamente non esistono conferme effettive, ma in una vicenda
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del genere è giusto riportare tutte le voci affinchè ognuno tragga le sue conclusioni e interpretazioni di un evento assai più misterioso di quanto non lo si è mai voluto ammettere.
Ad avvalorare quanto precede esistono una serie di casi di morti sospette delle quali riporto solo quelle che mi vengono in mente. Preciso che potrebbe trattarsi benissimo di pure coincidenze, ma in una vicenda del genere anche le coincidenze, come quella riportata dell’incidente di Ramstein, debbono per forza assumere una loro ben precisa significanza, se non altro perché segnalano che qualcosa di oscuro possa essere accaduto in quella sera fatale dell’abbattimento dell’I-Tigi.
Nel 1981 muore d’infarto a Grosseto il Capitano dell’Aereonautica Maurizio Gari; la sera della tragedia del DC9 sarebbe stato nel centro radar di Poggio Ballone. Nel 1983 muore in circostanze oscure, a quanto pare investito da un motorino, il sindaco di Grosseto Giovanni Finetti. Il 31 Marzo del 1987, nelle vicinanze sempre di Grosseto, viene trovato impiccato il maresciallo Mario Alberto Dettori, anch’egli a quanto pare presente nella sala radar di Poggio Ballone la sera del 27 Giugno del 1980. Il 12 Gennaio del 1993, durante un tentativo di rapina a Bruxelles, viene ucciso il generale dell’aeronautica Robero Boemio; nel 1980 era Capo di Stato Maggiore presso la Terza Regione Aerea di Bari. Il 21 Dicembre del 1995 alla periferia di Lecce viene infine trovato impiccato il maresciallo dell’Aeronautica Franco Parisi, controllore di difesa aerea presso il radar di Otranto.
Per finire un altro angosciante quesito che, se fosse vero, aprirebbe scenari davvero terrificanti: vi sarebbe in sostanza chi sosterrebbe che ciò che fu ripescato dalle profondità del Tirreno potrebbe non essere stato l’aereo di Ustica, in quanto alcuni numeri stampigliati sulla fusoliera non corrisponderebbero a quelli dell’originale partito da Bologna alle 20:08. Riporto la notizia così come ritengo di averla appresa da una ricerca su internet, ben sapendo che potrebbe non essere vera, ma in un garbuglio del genere tutto e il contrario di tutto assumono valenze che debbono far dubitare persino delle cose più ovvie o date per tali.
Parte quinta.
Dopo tutti questi particolari riportati nelle precedenti parti, dobbiamo passare ad una riflessione conclusiva e a cercare di tirare le somme da quanto fin qui pubblicato, forse la parte più gravosa in quanto trarre conclusioni non è praticamente un’impresa fattibile visto e sottolineato più volte che appare davvero insormontabile la montagna di oscurità e depistaggi operati al fine di non permettere di mettere la parola fine a questa specie di romanzo giallo (o dell’orrore) dai risvolti quanto mai sanguinosi e inquietanti.
Una riflessione però s’impone immediatamente: perché è stata operata tutta questa trama di
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imbrogli e misteri?; c’è qualcosa di davvero “mortale” che non si deve sapere perché ciò potrebbe arrecare danni gravissimi alla sicurezza nazionale e mondiale?
Ricordo che si sono verificati nel passato in tutto il mondo diversi incidenti aerei in cui le autorità (certo non in tutti i casi) hanno prontamente ammesso le loro responsabilità e rivelato la verità. Ma qui, in questo caso del mistero del disastro di Ustica, sembra che ci sia qualcosa di oscuro che si teme di rivelare, nonostante siano passati ben 29 anni dalla tragedia e nonostante penso sia giunto il tempo di essere onesti e passare a divulgare come sono andate davvero le cose, specialmente per rendere giustizia alle numerose vittime dirette e indirette della strage e ai loro familiari che ancora aspettano di ascoltare la Verità degli eventi.
Ritengo comunque, per quanto precede, che sia da scartare a priori la presunta teoria del complotto internazionale in cui sarebbe stato coinvolto Gheddafi. Del resto, non penso che il Leader libico fosse tanto inesperto da intrufolarsi in mari e cieli così pericolosi e popolati da nugoli di aerei da caccia e da navi in pieno assetto di guerra e poi, anche se ciò fosse vero, dopo ben 29 anni penso non ci sarebbe nulla di male ad ammettere che si è davvero tentato un agguato all’aereo del Presidente libico. Non sarebbe la fine del mondo, non scoppierebbe credo la Terza Guerra Mondiale solo per questo. Certo, sarebbe un’ammissione molto pericolosa in quanto si metterebbe nero su bianco che si è tentato un assassinio illegale in alta quota facendo pagare l’impresa a 81 innocenti.
Le altre ipotesi su presunti carichi nucleari di passaggio nei cieli italiani e diretti in Africa o in Medioriente sono anch’esse di dubbio valore, stante la dinamica ingarbugliata degli avvistamenti radar, e peraltro anche in questo caso credo che non ci sarebbe stato nulla di male ad ammetterlo.
D’altronde, se si potesse dimostrare scientificamente che effettivamente l’aereo, pur colpito e seriamente danneggiato, riuscì in un certo senso ad ammarare con ancora alcuni superstiti a bordo che in seguito sarebbero stati soppressi per impedire che rivelassero quanto avevano visto (quel “gua” del comandante Gatti pronunciato negli istanti dell’esplosione in volo parrebbe riferirsi alla visione, guarda!!, di qualcosa di formidabile e di poco consueto), questo fatto in sostanza darebbe la stura ad una ipotesi poco “ortodossa” e certamente assai più “mortale” delle precedenti: l’avvistamento di aeromobili sconosciuti contro i quali si sarebbe scatenata una battaglia aerea furiosa per abbatterli; ipotesi che certo parrebbe fuori luogo ma che dobbiamo prendere nonostante tutto in seria considerazione, se non altro per tutta una serie di dettagli misteriosi di cui parlano persino testimoni di un certo spessore, come il Giudice Santacroce, il quale, nell’ambito di una intervista rilasciata al giornalista Pino Aprile nel 1984 a proposito dell’esistenza di altre prove relative all’abbattimento del DC-9, non appena l’intervistatore parla di “tracce registrate sugli schermi radar e che rivelano la presenza di un altro aereo sulla rotta del DC9”, avrebbe risposto: “Piano a dire aereo. Potrebbe trattarsi di un’altra cosa”. Il giornalista avrebbe ribattuto:
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“Una ‘cosa’? Il consulente di guerra aerea del pentagono, John Transue, ha detto al [Corriere della Sera] che l’altra traccia sul radar è quella tipica di un caccia in fase di attacco, per il lancio di un missile aria-aria. E che quella sia la traccia di un aereo e non di una ‘cosa’ lo ha anche detto l’ingegner John C. Macidull, dei laboratori N.T.S.B., National Transportation Safety Board, degli Stati Uniti”. Risposta del Giudice: “Io ho chiesto al Ntsb di analizzare quei tabulati radar. La risposta scritta e controfirmata dagli esperti, compreso Macidull, non dice nulla del genere. In essa si definisce “difficilmente identificabile” l’oggetto che ha lasciato quella traccia e si lascia intendere che possa trattarsi di un missile e persino d’una sorta di ufo; comunque di un qualcosa che vola e non è identificato”.
Stante quindi questa ricostruzione degli eventi, parrebbe che oggetti volanti non identificati siano stati davvero intercettati dai caccia della N.A.T.O. che avrebbero tentato di abbatterli colpendo un aereo civile.
Sarebbe anche qui la fine del mondo, se si volesse ammetterlo? Certo, ciò equivarrebbe a rivelare alla popolazione italiana e mondiale che sui nostri cieli e in quelli di tutto il mondo circolano oggetti sconosciuti che possono mettere a repentaglio voli militari e specialmente civili, la qual cosa potrebbe spingere molti passeggeri a non usare più il mezzo volante e a far fallire diverse compagnie aeree, per non parlare dello shock a cui verrebbero esposte le popolazioni, da sempre tenute all’oscuro di certe questioni al fine di evitare che sappiano, con la possibilità, positiva o negativa che sia, di assistere ad una sorta di rivoluzione che annullerebbe radicalmente tutte le nostre sicurezze e convinzioni, qualcosa che potrebbe creare un clima di caos tale da spingere il mondo verso un'altra concezione della vita, una evenienza che può darsi ai governanti del nostro pianeta dia molto fastidio.
Certamente anche qui siamo nel campo delle ipotesi, ma a questo punto tutto è possibile e niente può essere scartato a priori. Fine Saluti Vipom Riti e Rituali: http://mstatus.splinder.com Misteri e Segreti: http://vipom.splinder.com
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