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CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO
Anno XIII - n. 82 - Euro 5 - Marzo 2015
L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE
www.euposia.it www.italianwinejournal.com
Giusti Wine Ritorno sul Montello Santa Margherita
Gli “ottanta” ruggenti Gruppo Donelli
Tre generazioni di Lambrusco Abrau Durso, la nouvelle vogue dello champagne dello Zar - Cà Rovere, un Metodo classico sopra le righe Grana Padano, patrimonio storico - Tasting: whisky Glenlivet - Simone Dal Cortivo “birraio dell’anno”- Le Moire: spirito calabrese - Il “Quintopasso” di Chiarli SPECIALE PROWEIN 2015: ECCO TUTTE LE CANTINE E LE NOVITÀ DEL NOSTRO STAND BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"
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s o m m a r i o
PRIMO PIANO 32
12-15 Ottant’anni di Santa Margherita Questione di ...ambiente 18-21
Giusti Wine Ritorno sul Montello
DEGUSTAZIONI 28
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Cà Rovere Metodo classico berico
36 Chiarli Quintopasso, un Sorbara che cambia paradigma 44 LeMoire Calabrese per definizione
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TERRITORI E FOCUS 32-34 Abrau Durso Torna lo “champagne” degli Zar
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110-113 Grana Padano Unicità dalla tradizione
116-118 Glenlivet Flowers of Scotland
116 I NOSTRI RIFERIMENTI Tel. - Fax 045 591342 -
[email protected] Per inviare cartelle stampa o materiale informativo: Nicoletta Fattori:
[email protected] Per inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche: Redazione Euposia - Via Prati 18 37124 Verona (Vr)
R USSIA «ABRAU DURSO: IL RITORNO DELLO “CHAMPAGNE” DELLO ZAR» TASTING EX...PRESS: MARTEDI 24 MARZO 2015 DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 12.00 SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1 il grande ritorno della vitivinicoltura russa: dal Mar Nero, per la prima volta in Italia, Abrau Durso - maison spumantistica fondata dallo Zar Alessandro II° nel 1870 - si racconta attraverso nove imperdibili vini: sparkling metodo classico e fermi. Questi i vini in degustazione: - Brut Vintage, 2009 - L'Art Nouveau, 2009 - Victor Dravigny Brut N.V. - Imperial Brut Rosé, 2009 - Victor Dravigny Rosè , n.v - Rouge Semi -sweet, n.v. - Usadba Divnomorskoye, West Hill
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blend 2012 (sette medaglie d'oro a Mundus Vini 2014) - Cuvee Alexander II, brut rosé 2009 (una medaglia d'oro a Mundus Vini 2014). Alessandro II° (nonno di Nicola II° fucilato dopo la Rivoluzione d'Ottobre) fu l'ultimo grande riformatore della Russia; grande appassionato di vini (in suo onore Louis Roederer creò il celebre Cristal) decise di avviare una produzione nazionale di vini e spumanti. Una passione ed una attività che proseguì dopo la sua morte, tanto che venne mantenuta anche dall'Urss.
Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata al Vinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni
News PROFUMI E SAPORI DEL SUD AFRICA l Sudafrica a Milano per promuovere e far conoscere l'enogastronomia di questo immenso Paese tutto da scoprire, sia sotto l'aspetto turistico sia sotto l'aspetto della produzione dei vini. Situato nella punta meridionale del continente africano, confina a nord con la Namibia, il Botswana e lo Zimbabwe, a nord-est con il Mozambico e lo Swaziland; comprende nei suoi confini il Lesotho. Al Sudafrica appartengono anche le Isole del Principe Edoardo che si trovano a 1.770 km a sudest di Port Elisabeth quasi a metà strada tra il Sudafrica e l'Antartide. Si affaccia sull'oceano Atlantico e su quello Indiano. Capo Agulhas, il punto più meridionale del continente africano, delimita convenzionalmente il confine fra i due oceani. Il Sudafrica è anche l'unico Paese al mondo con tre capitali: Pretoria, sede del Governo, Città del Capo, dove si trova il Parlamento, e Bloemfontein, sede del potere giudiziario. Ai fini internazionali, tuttavia, è Pretoria a essere identificata come capitale in quanto sede della Presidenza. Con la fine del regime di apartheid, la liberazione di Nelson Mandela e le elezioni del 1994, le porte del Sudafrica si sono aperte ai numerosi turisti provenienti da ogni angolo della terra, perchè offre uno spettacolo unico nel suo genere. E' un territorio dalla natura incontaminata ricco di stupefacenti Parchi Nazionali e Riserve Private. Luoghi magnifici da sempre che celebrano la meraviglia del regno animale con i cinque più grandi mammiferi della Terra: leone, bufalo, leopardo, elefante, rinoceronte. Oltre a questo, con il safari fotografico si scoprono altre meraviglie del regno animale. «Altra importante realtà che si sta sviluppando con successo - ha detto nella conferenza stampa Saul
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K. Molobi, Console Generale del Sudafrica a Milano - con la fine dell'apartheid anche i vini sudafricani si sono sdoganati, da 1 milione di casse l'anno, siamo passati a 10 milioni, una richiesta sul mercato mondiale sempre più in aumento grazie a un ottima qualità dei vini che deriva soprattutto dai prezzi contenuti, dal clima mediterraneo del Capo, le piogge e dal terreno ricco e fertile. Tutte condizioni ideali che consentono la coltivazione della vite e la produzione di un buon vino ricco di profumi». In Italia, i vini sudafricani vengono importati e distribuiti da AfriWines – con
sede a Muggiò (MB). Fabio Albani, titolare dell'azienda, dal 2005 ne ha selezionato oltre ottanta etichette tra le più importanti aziende vitivinicole sudafricane, oggi in commercio in Italia. Si va dagli spumanti ai bianchi, dal sapore fresco e fruttato come lo
Chenin Blanc, Cape Riesling, Sauvignon Blanc e lo Chardonnay. I rossi sono corposi dal bouquet particolare: Cinsaut, Pinotage, Pinot Noir, Shiraz el Cabernet Sauvignon dall'invecchiamento di almeno 10 anni. In Sudafrica ci sono ben 18 strade del vino e 2 del brandy che si trovano per la maggior parte nella provincia del Western
Davide Zunino del Ristorante Mimmo - Via Sirtori 34 Milano. Aperitivo: spumante SPIER METHOD CAP CLASSIQUE 2012, diciotto mesi sui lieviti, molto elegante e cremoso. Tartare di struzzo su salsa allo scalogno, acero e gelato al wasasi: Chardonnay in purezza, affinato in barriques 12 mesi, inten-
scorre 16 mesi in barriques. Filetto di struzzo cotto a 63° in olio al timo su gazpacho e colatura di ricotta affumicata: DALLA CIA GIORGIO 2011, un grande vino corposo, fresco e molto equilibrato, viene fatto con il 63% di cabernet Sauvignon, 23% Merlot e 14% Petit Verdot e affinato in barriques 18 mesi.
Cape. Ecco alcuni vini degustati in abbinamento ai profumi e sapori sudafricani di carne di struzzo, molto delicati e sorprendenti nei diversi piatti degustati, preparati dal giovane e fantasioso chef
so e profumato. Filetto di struzzo cotto in olio nero, scaloppa di foies gras, verdure croccanti, liquirizia e consummè: PINOTAGE DIEMERSDAL 2013, vitigno sudafricano, in purezza, speziato, elegante, tra-
(Nella foto, da sinistra: Enzo Russo di Euposia, Marcella Uttaro responsabile marketing del Consolato e Saul K.Molobi, Console Generale del Sudafrica a Milano)
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News ANDREA DRACOS SI AGGIUDICA IL TITOLO DI CAMPARI BARMAN OF THE YEAR
reatività, stile e un "tocco vincente" sono stati i caratteri distintivi della Campari Barman Competition aperta a tutti i barman e le barlady d'Italia che si sono messi in gioco, ispirati da Campari, l'aperitivo “rosso” per eccellenza. I barman hanno superato diverse prove per potersi aggiudicare il titolo, creando cocktail inediti con Campari che interpretino al meglio il tema della competition: il perfetto aperitivo in stile italiano. Nell'anno che vedrà Milano protagonista di Expo 2015 Campari, icona dell'aperitivo italiano nel mondo, chiede ai barman di valorizzare le eccellenze e la tipicità del territorio anche nel mondo dei cocktail e dell'aperitivo. Le selezioni sono state molto serrate e i finalisti sono stati selezio-
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nati su 830 iscritti totali. I finalisti si sono sfidati a colpi di shaker e creatività ed è stato il torinese Andrea Dracos, bartender del primo speak easy milanese, il 1930, ad aggiudicarsi il titolo di Campari Barman of The Year. A condurre la serata di spettacolo e bartending l'eclettico Alessandro Cattelan. Andrea si aggiudica un master di specializzazione sul brand presso la Campari Academy e la possibilità di diventare testimonial del brand Campari rappresentando la marca in esclusivi eventi. La finale si è articolata in due fasi: una prima prova denominata "Head to Head" e una seconda sfida di "Improvvisazione". Durante l'Head to Head i finalisti si sono sfidati a coppie, uno contro l'altro con eliminazione diretta. La seconda parte della prova, invece, ha previsto l'inte-
razione dei finalisti con un "Mistery client", impersonato dal guru della miscelazione Salvatore Calabrese, The Maestro. A questa fase hanno avuto accesso, oltre al vincitore, Andrea Paci, secondo classificato originario di Como e bartender in Svizzera presso l'Hauser Hotel e Cinzia Ferro, di Varese attualmente in servizio presso l'Estremadura Cafè. Le giurie coinvolte quest'anno hanno visto grandi nomi internazionali del settore: Tony Conigliaro e Luca Cinalli, top bartender che lavorano a Londra e che sono gli anticipatori delle tendenze beverage a livello mondiale e gli astri nascenti Leonardo Leuci e Flavio Angiolillo, conduttori, tra l'altro, del fortunato talent show Mixologist, il primo format sul mondo dei cocktail, oltre al Maestro Calabrese.
Milestones CI HA LASCIATO VITTORIO RINALDI: FECE SCOPRIRE AGLI ITALIANI DEL BOOM ECONOMICO I MIGLIORI WHISKY E LE VODKA n una grigia giornata di fine novembre, all'età di 94 anni, ci ha lasciato Vittorio Rinaldi, che con il fratello Rinaldo aveva fondato nel 1957, a Bologna, la Fratelli Rinaldi Importatori. Se n'è andato con discrezione, in silenzio, come in silenzio aveva vissuto gli ultimi anni della sua lunga vita. L'azienda di distribuzione che porta ancora oggi il nome suo e del fratello era nata nel periodo che sarebbe passato alla storia come quello del boom economico: un periodo vitale, dinamico, che segnò il desiderio di tutti gli italiani di elevare il proprio tenore di vita e di aumentare - e migliorare - il proprio livello di consumi. E ai consumi dell'Italia di quegli anni diede un contributo importante anche Vittorio Rinaldi. Due, in particolare, furono i successi che fecero conoscere e apprezzare la sua azienda, fino a renderla uno dei distributori più importanti a livello nazionale: Wyborowa e The Macallan. Wyborowa lanciò per prima nel nostro Paese la moda della Wodka ghiacciata, da bere nelle celebri "pipette" - i bicchierini alti e strettissimi che, non a caso, sono oggi conosciuti in tutto il mondo del bere bene come i "bicchierini Rinaldi". The Macallan, dal canto suo, fu la prima grande marca a proporre il Whisky di Malto di qualità ai consumatori italiani: i suoi famosi, rarissimi vintage (millesi-
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mati) divennero veri e propri prodotti di culto, e sono ancora oggi molto ricercati dai collezionisti di tutta Italia, a patto di recare in etichetta la dicitura "distribuito da Fratelli Rinaldi Importatori - Bologna". A questi successi, i più eclatanti, Vittorio Rinaldi ne aggiunse
Bologna. Lo trovammo esile, stanco e ormai quasi cieco, per via di una lunga malattia agli occhi. Nel parlare della sua appassionante vita di lavoro, lo sguardo della sua mente tornò con grande precisione e lucidità a mille e mille episodi, storie, aneddoti,
molti altri nel corso della sua carriera imprenditoriale. Ricordiamo soltanto la distribuzione dello Champagne Charles Heidsieck (di cui arrivò a vendere 250mila bottiglie annue) e l'importazione del Porto Taylor's, il leader mondiale della categoria. Nel 2007, in occasione del cinquantenario della sua azienda, andammo a trovare Vittorio Rinaldi a casa sua, nel cuore di
incontri, viaggi: e in più di un'occasione i ricordi gli disegnarono sul volto un leggero, compiaciuto sorriso. Ci fece l'impressione, indimenticabile, di una specie di Borges dei prodotti alcolici: ed è con questa impressione che vogliamo ricordare uno dei più grandi importatori che il nostro settore abbia avuto nella sua storia recente. (Piero Valdiserra)
W INE P RAGUE STAND DESA-EUPOSIA NELLA FIERA CHE “APRE” I MERCATI
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onostante la crisi dei principali Paesi dell’Unione, l’area dell’Europa centro-danubiana presenta tassi di crescita dell’economia compresi fra il 7,6% (Estonia) all’1,7 % (Repubblica Ceca). Questa area europea ha una popolazione di circa 400 milioni di persone (Russia, Bielorussia e Ucraina comprese) con un livello di esportazione complessive per il vino italiano pari a circa 500 milioni di euro (il 10% delle esportazioni complessive di settore). I consumi pro-capite sono assai interessanti (come dimostra la tabella nella pagina seguente) sia nei Paesi a maggiore tradizione produttiva che in quelli di solo consumo. Il vino Italiano gode di alta reputazione, soprattutto fra le
DELL’EST
fasce dei nuovi consumatori - in modo particolare nei giovani - interessati ed appassionati dell’italian style.
masterclass: una da trentadue postazioni a sedere ed una da otto; un’area servizio con frigo e cucina per finger-foods.
A Praga - dal 25 al 27 maggio prossimi - si terrà la Fiera Internazionale del vino e Distillati - Wine Prague - ; i suoi visitatori sono: buyer, proprietari e gestori di alberghi e ristoranti, sommelier, intenditori e amanti del vino.
Il calendario della masterclass, così come le informazioni relative alla presenza delle Cantine italiane verrà comunicato già dalle prossime settimane a tutti i buyer ed alle strutture commerciali di Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Repubbliche Baltiche, Germania, Austria, Slovenia, Croazia, Russia, Ucraina, Bielorussia, Bulgaria, Moldavia, Finlandia e Scandinavia.
Riprendendo l’esperienza maturata in più edizioni del Prowein, DESADeutschland Sommelier Association ed Euposia-La Rivista del Vino saranno presenti col loro Stand: 124 metri quadrati con 36 postazioni individuali; un’enoteca (che sarà coordinata dal sommelier Gianni De Bellis) e due spazi per
Ogni giorno, allo stand DESA-Euposia, sarà possibile per i buyer internazionali conoscere infatti dalla viva voce dei produttori
e/o da degustatori professionali MW, giornalisti e sommelier - caratteristiche delle singole realtà e dei principali territori produttivi d’Italia. Si tratta dello stesso format di successo che viene applicato al Prowein che, nell’edizione 2015 vede (fra le altre) verticali di Champagne Bruno Paillard, Lungarotti, La Scolca, Emidio Pepe, Fabio Contato, Lessini Durello Doc, dei vincitori del Challenge internazionale Euposia dedicato agli spumanti Metodo classico. PER INFO E ADESIONI: Sofia Biancolin email:
[email protected] PAESE Repubblica Ceca Slovacchia Slovenia Croazia Austria Germania Ungheria Romania Serbia Estonia Finlandia Macedonia Bulgaria Russia Bielorussia Ucraina Lettonia Polonia Moldavia Kazakistan Lituania
Lisa Cadamuro email:
[email protected]
CONSUMI LT/PROCAPITE MIL. 19 14.7 37.3 34.5 30.3 24 21.3 16.4 13.1 12.3 11 9.7 8.5 7.9 7.1 6.9 3 2.4 1.9 1.9 0.8
ABITANTI
10 5.4 2 4.4 9 82 9 21 8 1.3 2 n.d. 7.5 141 9.6 45 2.2 38 3.6 15 3.2
CRESCITA PIL EXPORT VINO ITALIA 1.7 8 mil. 3.3 n.d. -0.2 n.d. 0.2 n.d. 3.1 27 mil. 0.1 352 mil. 1.5 1.2 mil. 2.5 n.d. 1.8 n.d. 7.6 n.d. 3 8.6 mil. n.d. n.d. 1.7 n.d. 0.2 28 mil. 5.3 n.d. 5.2 3.7 mil. 5.5 n.d. 4.4 11 mil. 6.4 n.d. 7.5 n.d. 5.9 n.d.
PRIMO PIANO
QUESTIONE D’AMBIENTE
Compie ottant’anni il Gruppo Vinicolo fondato a Fossalta dal conte Gaetano Marzotto nel 1935: una lunga corsa sino ai vertici internazionali del settore di Giulio Bendfeldt
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SANTA MARGHERITA
< C’è chi predilige le storie, le vicende, le drastiche prese di posizione dei viticoltori più piccoli (meglio se, magari, sempre un po’ controcorrente, magari se bastian-contrari, un po’ left-wing anarco-bucolico-integralisti) ritenendo che al di sopra di certe dimensioni, di una artigianalità elevata a punto d’orgoglio, tutto sia macchiato, inquinato dal business, dalle necessità e dalle richieste del mostro-mercato. Poi c’è chi, come Godzilla, ritiene che banalmente le dimensioni contano. Punto. Poi magari servono anche se si vuole arrivare a coltivazioni e quindi produzioni davvero rispettose dell’ambiente e della salute del pubblico che, per carità, non sarà vocabolo temibile di per se, ma
che col mercato c’entra e non poco. Ora, estremismi a parte da entrambi i lati del pendolo, esiste una terza via? E la domanda, è capziosa oppure ha un senso? La risposta sta nella lectio magistralis che nei primi Anni Cinquanta, Gaetano Marzotto, tenne all’Università di Ferrara nel ricevere la laurea honoris causa in Scienze agrarie. Il riconoscimento era direttamente collegato alla fondazione di quel polo agroindustriale, nel 1935, che oltre ad aver mutato il volto delle campagne fra Portogruaro e la laguna veneta, ha generato il Gruppo Vinicolo Santa Margherita. Quella “terza via” era già compresa nella mission che Gaetano Marzotto aveva Euposia Marzo 2015
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PRIMO PIANO
SANTA MARGHERITA
dato al suo polo agricolo: non soltanto produrre beni alimentari per l’arrembante ricostruzione, ma anche realizzare un “modello” dove alcuni valori - il lavoro, l’ambiente, la crescita economica e la sicurezza sociale - fossero patrimonio condiviso. E’ proprio in quella “vision” che sta quella possibile via intermedia fra i piccoli pasdaran e i colossi multinazionali. E’ quello che, alla fine, ha cercato di costruire Santa Margherita che di quel sogno è frutto diretto negli ultimi 80 anni. Ovvero, i risultati economici di una organizzazione imprenditoriale che di mestiere produce e vende vino Doc e Docg in tutto il mondo, vanno a sostenere direttamente una crescita che fa della sostenibilità ambientale e sociale i suoi cardini portanti. «Le due sostenibilità sono talmente connesse fra loro che forse, alla fin fine, è quasi ridondante differenziarle - sottolinea a Euposia, Gaetano Marzotto, figlio di Vittorio Emanuele e nipote del fondatore, terza generazione alla guida del Gruppo Vinicolo - . Faccio un esempio: da cinquant’anni abbiamo rapporti coi nostri conferitori: agricoltori che da due, tre generazioni lavorano con e per noi. Hanno accettato, nella storia passata, di rinunciare alla quantità per dare spazio alla qualità; hanno accolto tutti i protocolli di coltivazione...ma sanno una cosa fondamentale. Noi ci siamo quando è sereno, ma soprattutto siamo presenti quando fa tempesta. E questo ha permesso a loro di mantenere il vigneto, di tramandarlo, di tenerlo nel patrimonio di famiglia, di proseguire nella coltivazione della vite anche quando que-
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sti vigneti erano in alta collina, di difficile accesso, quando richiedevano e richiedono grande fatica. Ecco, senza Santa Margherita, senza questo rapporto che si basa su una stretta di mano che attraversa e unisce più generazioni, cosa sarebbe rimasto di quel vigneto? magari, di poco più di un ettaro? Semplicemente non ci sarebbe più, sarebbe diventato incolto, e avremmo perso grandi uve che fanno oggi nascere dei grandi vini e il territorio sarebbe stato ancora più abbandonato. E’ accaduto nei Masi dell’ Alto Adige, ma se andiamo in Toscana è lo stesso: la ricostruzione dei terrazzamenti di Lamole non è stata una scelta economica, ma ha permesso di ripristinare un paesaggio che è patrimonio collettivo che era stato abbandonato e rischiava di venir perduto definitivamente. Era più conveniente e veloce passare con un caterpillar, è ovvio, ma non crediamo sia quella la nostra missione». Nell’eredità del fondatore, anche la tensione per l’innovazione unita alla curiosità per una conoscenza dei processi produttivi sin nei minimi dettagli: dalla sistemazione agricola ed alle bonifiche dei primi anni, sino alle grandi rivoluzioni che sono tratto distintivo del gruppo di Fossalta: la vinificazione in bianco del Pinot Grigio, 1961, un vino tuttora trainante per Santa Margherita e per il sistema-vino Italia a cinquant’anni dal suo debutto sul mercato; la spumantizzazione del Prosecco, fra i pionieri del Conegliano-Valdobbiadene, 1952, oggi vinoicona dell’italian way of life, un mix fra leggerezza d’animo, attenzione al gusto ed al bello, nonchè soluzione “smart” per abbinare il vino a tempi di consumo comple-
CARBON
NEUTRAL
Un Gruppo diventato sempre più green
L
A sinistra i quattro fratelli Marzotto che oggi controllano Santa Margherita: Stefano, Nicolò, Gaetano (presidente) e Luca
tamente rivoluzionati. Una tensione che però necessita di energie: dal 2008 alla fine di quest’anno, Santa Margherita-Gruppo Vinicolo ha speso e spenderà 100 milioni di euro in investimenti diretti nell’ulteriore acquisizione e nella sistemazione del patrimonio agricolo; in tecnologie di cantina (puntando anche qui a soluzioni sostenibili come lo sfruttamento della CO2 prodotta naturalmente dalla vinificazione evitandone la dispersione nell’atmosfera); in strutture d’ospitalità che nelle principali tessere del “mosaico enologico” di Santa Margherita (Kettmeir in Alto Adige, Refrontolo nel ConeglianoValdobbiadene, Cà del Bosco in Franciacorta, Villanova di Fossalta nel Veneto Orientale, Lamole in Toscana) per rendere palpabile, perfettamente percepibile dai winelover il percorso fatto in questi “primi” ottant’anni e i target da raggiungere nei prossimi.>>
a fascetta verde, e l’indicazione sulla capsula di questa bottiglia di Pinot Grigio destinato al mercato canadese certificano la “neutralità carbonica” raggiunta per la sua produzione, il suo trasporto e la sua distribuzione. E non si tratta di qualche grammo, ma di 2mila 500 tonnellate di CO2 che sono state azzerate attraverso interventi diretti nel ciclo produttivo, nell’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, da investimenti diretti nella riforestazione ed in ulteriori progetti di produzione energetica. Certificato “carbon neutral” è oggi poco meno del 10% della produzione complessiva di Santa Margherita (nel 2014, 18 milioni di bottiglie), dato che pone Fossalta ai vertici del settore e non soltanto in Italia. Ma questo è soltanto uno degli interventi realizzati in questi anni sul versante green: lotta agli sprechi d’acqua, tutela della biodiversità, produzione d’energia pulita - grazie al fotovoltaico e ad una centrale a biomasse è stata raggiunta l’autosufficienza energetica (altre 240 tonnellate di CO2 non immesse ogni anno nell’atmosfera). Dall’Alto Adige, alla Lombardia, alla Toscana i protocolli di campagna permetterebbero già oggi la certificazione “bio” di molti vini: dal “Tre Bicchieri” Vigneto di Campolungo di Lamole, ai Franciacorta Dogc di Cà del Bosco, agli altoatesini di Kettmeir.
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News IL VINO NELLA STORIA DI VENEZIA: UN LIBRO RICOSTRUISCE UNA LIAISON MILLENARIA apo di Buona Speranza, Tokai, Borgogna, Sciampagna, Graves, Canarie, Reno, Pazaret, Tintiglia de Rota, Malvasia di Canarie, Peralta, Setuva abboccato, Setuva dolce, Monte Moro, Rum vero Giamaica, Birra d’Inghilterra, Palma, Angaria, Madera, Ratafià di Grenoble, Rosazzo bianco, Picolit, Monte Libano...la lista dei vini serviti al matrimonio di Alvise Zorzi Contarini e Caterina Civran, celebrato a Venezia nel 1775, testimonia chiaramente come il commercio dei vini non era un hobby nella Repubblica Serenissima, ma una cosa seria, gestita con competenza ed attenzione, uno dei cardini su cui poggiava la ricchezza di un popolo che - come si diceva un tempo lontano - “non arat, non seminat, non vindimiat”. Ma che guidava perfettamente la globalizzazione dei commerci del tempo grazie alle navi di San Marco che dominavano nel Mediterraneo, sapendo anche rifornire le corti ed i mercati dell’Europa Settentrionale senza altro rivale se non il Turco. Poi, il dipanarsi della Storia, con lo spostarsi dell’attenzione europea dal Mediterraneo alle Americhe ed alle Indie al seguito delle grandi scoperte geografiche. Ma fino a Colombo, ed alle Compagnie delle Indie, Venezia “era” il commercio mondiale e progressivamente
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“ IL
VINO NELLA
STORIA DI
VIGNETI
VENEZIA”
E CANTINE
NELLE TERRE DEI
DOGI
TRA
XIII E XXI
SECOLO
aveva sviluppato il suo “stato de tera” che doveva provvedere ad alimentare la sua flotta e gli operai che, nel’Arsenale la mantenevano integra. Il bel libro “Il Vino nella storia di Venezia. Vigneti e Cantine dei Dogi fra XIII e XXI secolo” - curato da Carlo Favero per i tipi di Biblos Edizioni - ha il pregio non soltanto di mantenere viva questa storia affascinante, ma anche di raccontare la possibile evoluzione, la lunga “corsa” per ricostruire un patrimonio ampelografico e
produttivo, andando a cercare le ultime vigne della Serenissima dimenticate nelle isole della Laguna e nei loro rari appezzamenti coltivabili. Un lavoro quindi non soltanto di testimonianza dei fasti del passato, ma anche della volontà di una tenace gruppo di viticoltori che fra il mare e le Prealpi, in una pluralità di suoli e condizioni climatiche, mantiene oggi viva e prospera questa tradizione attraverso vini sempre più al centro dell’attenzione del mercato internazionale. (Antonio Diaz)
A cura di Carlo Favero; presentazione di Alvise Zorzi Pagg.256 Con testi di: Rosa Barovier Mentasti, Ivan Buonanno, Manna Crespan, Michela Dal Borgo, Gabriella De Lorenzis, Walter Filipputti, Giuseppe Gullino, Serena Imazio, Daniele Migliaro, Jacopo Nardi, Andrea Peressini, Andrea Pitacco, Danilo Riponti, Giampiero Rorato e Attilio Scienza. Editore: Biblos Edizioni, Cittadella (Pd)
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RITORNO SUL MONTELLO Ermenegildo Giusti ha deciso di “tornare” a casa e dopo aver fatto fortuna in Canada ha ricomprato i vigneti di famiglia. E molti altri. Perchè al cuore...
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GIUSTI WINE
< C’era un ragazzo che come noi amava senz’altro il rock’n roll, ma che per fare fortuna dovette lasciare il suo paese, Volpago del Montello, gli amici, la famiglia per cercare la propria strada dall’altra parte dell’Oceano. Anzi, un po’ più in là perchè Ermenegido Giusti è dovuto arrivare sino alla West coast del Canada, a Vancouver, iniziando come saldatore e finendo come costruttore edile dalla capacità di mille500 appartamenti l’anno. Fuga di braccia, e di cervelli, da quella che era negli Anni Cinquanta e Sessanta una delle province più povere dell’Italia. Ma Ermenegido - ultimo rampollo di una casata nobi-
liare del Seicento dalle alterne fortune - come non aveva voglia di starsene con le mani in mani, così non accettava l’idea di aver dovuto lasciare la propria casa. Il Canada è oggi, evidentemente, al centro della sua vita, ma il cuore gli chiedeva di chiudere col passato. Decide così di tornare «Ma non mi interessava un buen retiro - spiega ad Euposia -, non mi andava una casa per le vacanze. Qui volevo ricostruire un’impresa, creare nuovo lavoro perchè dopo cinquant’anni non è che le cose siano completamente cambiate, ritornare a produrre vino come faceva la mia famiglia, mio padre, mio nonno, negli anni passati. Non volevo star qui a far niente: se mi guardo attorno, fra il Piave ed il
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Montello, vedo una terra bellissima, attraversata dalla Storia, che ha visto momenti drammatici e terribili, che ha delle grandissime potenzialità. Opportunità lasciate andare alla malora: basta guardare le rovine dell’Abbazia di Nervesa, è andata distrutta cento anni fa, è ancora oggi un cumulo di maceria. Non so a lei, ma a me questo sembra pazzesco». I primi ettari sono comperati nel 2002. E sono quelli della famiglia, quelli che aveva dovuto lasciare per emigrare. «Non volevano vendere, io non ho fatto una questione di prezzo. La volevo, l’ho avuta. Quello che bisognava fare è stato fatto». Ermenegildo va e viene dal Canada, la sua società di costruzioni è attiva, per trovare operai li deve amìndare a scovare sino in Romania. Ma nel “suo” Montello, Giusti ha investito più di venti milioni di euro. Ai pochi campi iniziali si sono aggiunte, una dopo l’altra, diverse tenute sulle colline. Una più bella dell’altra. Hanno i nomi della famiglia: Amelia, Maria Vittoria, Ava, Aria Valentina, Emily, Sienna, Rolando e poi Abbazia, a poche centinaia di metri da due dei simboli più crudi della Prima guerra mondiale: l’Ossario di Nervesa, che raccolgie i caduti delle battaglie sul Piave, e il cippo dedicato a Francesco Baracca, l’asso abbattuto su queste colline. In tutto oggi sono 75 ettari di proprietà. La memoria storica sono vigneti di 45 anni di età. Il cuore di tutto sta nella Tenuta Rolando, un corpo unico di 22 ettari, un terreno fertice, ricco di ghiaie e
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argilla rossa, al cui centro si erge una torre in acciaio che permette una vista mozzafiato sulle Alpi, il grande bacino del Piave, le colline ricoperte di boschi e vigneti del Montello. Solo qualche antico reperto, pezzi di armi, ricorda che qui si concluse la macelleria della Grande Guerra. E, in un testacoda della storia, proprio qui è caduto l’unico pilota canadese abbattuto nel ‘15-’18: Gordon Donald Mclean, così da rendere ancora più pregna di significati la bandiera con la foglia d’acero che svetta davanti gli uffici di Giusti. Mi scusi, ma chi glielo ha fatto fare di tornare per poi dover trattare con le pubbliche amministrazioni per entrare in un settore che è già pieno di suo di concorrenza? «Me l’ha fatto fare il mio essere Italiano dentro, quando si sta fuori si acquisice una sensibilità diversa, un legame più profondo, è ovvio. Certo, mi debbo scontrare con gli uffici pubblici che qui hanno un modus operandi diverso da quello cui sono abituato: il Canada è pragmatico, semplice, diretto. Sì o no, dentro o fuori. La legge è chiara, lo Stato non è esoso, è più facile intraprendere. Ma questa è casa mia, dove altro potevo investire col cuore e col cervello?» Vabbè, ma il vino? di Prosecco è ormai pieno il mondo... «Sarà anche così, ma io vedo come all’estero guardano i nostri prodotti; come si accendono gli occhi dei miei interlocutori quando posso offrire loro un mio vino, un vino italiano. Ci sarà anche tanto Prosecco, ma il
LA DEGUSTAZIONE ASOLO PROSECCO SUPERIORE DOCG BRUT Viene prodotto con le migliori uve Glera provenienti dai vigneti delle tenute “Aria Valentina”, “Abbazia” e “Sienna”, situate nel versante sud del Montello. Lavorazione classica. Al naso note fresche di frutta a pasta bianca, di mele e miele d’acacia, fiori bianchi. Il palato è fresco, con una acidità vibrante, un gradevole ritorno delle note fruttate. Invitante alla beva,
A sinistra , Ermenegildo Giusti; nelle pagine precedenti, la Tenuta Abbazia; e qui sopra, la sede centrale, Tenuta Rolando
nostro intanto è un Asolo Docg che rappresenta una nicchia di assoluto pregio nei grandi numeri del Prosecco. Basta spiegarglielo, poi vengono qui e si innamorano... No, il vino era quello che volevo tornare a fare. E sono sicuto che i miei vini possano trovare il loro spazio nel mercato; il mondo è grande, siamo già in tantissimi Paesi in così poco tempo...». Benchmark è il mercato canadese, certamente uno dei più attenti al vino italiano, e dei più promettenti nonostante il limite rappresentato dai monopoli statali. Mercato di Amarone, di grandi rossi strutturati, ma anche di Prosecco e Pinot grigio. Colonne portanti anche delle scelte enologiche di Giusti Wine. >
CUVEÈ GIUSTI Questo spumante Extra Brut viene prodotto con le migliori uve Chardonnay e Pinot Noir provenienti dai vigneti della tenuta “Abbazia” . Il terreno è argilloso, ricco di ferro. La presa di spuma avviene a bassa temperatura in autoclave con permanenza sul lievito di circa 6-8 mesi (è uno charmat lungo) prima dell’imbottigliamento. Ha corpo, evidentemente, con profumi marcati e molto netti al naso, alle note fruttate si aggiungono profumi di mela matura e di fiori. Il palato è rotondo, suadente e cremoso, una buona acidità va a compensare gli zuccheri evitando di appesantire la beva. ROSSO VENETO IGT “UMBERTO I” Allora, Treviso prima del Prosecco era zona di vini rossi, E la mano non è andata perduta. E’ il caso di questo bordolese del Montello, uve Merlot e Cabernet Sauvignon della Tenuta Abbazia che, già prima dell’arrivo di Ermenegildo Giusti, era famosa per i suoi rossi corposi, ben strutturati, eleganti. Merlot e Cabernet Sauvignon vengono vinificati separatamente, malolattica svolta e successivo affinamento in barriques per 24-30 mesi. Segue poi un breve affinamento in botte da 2500 litri e un ulteriore affinamento in bottiglia. Un grande. Mettetelo in una degustazione cieca, con francesi, californiani e toscani, e vi sorprenderà. Euposia Marzo 2015
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UNA VITTORIA ITALIANA
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Un gruppo diventato famoso nel mondo; un vino antico che sa ancora intercettare i gusti di milioni di winelover; un brand che “torna a casa”: parla Antonio Giacobazzi di Enzo Russo
< Nonantola (Nunântla in dialetto modenese) è un paese della provincia di Modena, dista pochi chilometri dal capoluogo, lungo la via che è detta “Nonantolana” e fa parte dell'Unione dei comuni di Sorbara. Il suo centro conserva numerose tracce del passato medievale, tra le quali le due torri dette “dei modenesi” e “dei bolognesi”, la Pieve di S. Michele Arcangelo, risalente al X Secolo e poi un meraviglioso monumento, l'Abbazia di San Silvestro, innalzata a partire dal VIII secolo quale parte del monastero benedettino, dove sono conservati anche frammenti di affreschi nella sala identificata come refettorio . Particolarmente suggestiva è la cripta, sostenuta da 86 sottili colonne adornate con capitelli di stili diversi. Ed è proprio qui a Nonantola, un paese tranquillo a misura d' uomo, dove la gente ha due passioni, la Ferrari e il Lambrusco, dove ha sede una delle tre
importanti aziende vitivinicole della famiglia, l'antica e storica cantina Gavioli. Il Patron Antonio Giacobazzi ci accoglie nel punto vendita della Gavioli , dove sono in bella mostra i suoi vini, l'Aceto Balsamico e i prodotti tipici del territorio. Neanche il tempo di ammirare le varie bottiglie esposte, che aperta una porta, si entra in un vero e proprio museo dedicato al mondo agricolo ed enologico dove, con un tuffo nel passato,si possono ammirare oggetti e macchinari antichi. «Il tutto ha origine dalla conservazione delle vecchie attrezzature della nostra cantina aziendale, poi ampliata da oggetti, frutto di ricerche anche lontane nell' ambito locale - dice Giacobazzi - abbiamo creato un itinerario che ripercorre la produzione vinicola dai lavori in vigna, come aratri, erpici ai vari attrezzi da cantina come (pigiatrici, pompe , filtri, tappatrici).
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Il tutto è arricchito dalla presenza di alcune carrozze fra cui una delle prime adibite al trasporto pubblico, costruite a fine ottocento dall' artigiano Angelo Orlandi di Modena, diventato poi il famoso carrozziere di pullman». Ma Giacobazzi non finisce di sorprendere, alla fine del percorso se ne apre un altro dedicato al mondo dei motori, altra sua passione, dove sono esposte alcune auto d' epoca che fanno da contorno a due gioielli della Formula 1, la Ferrari di Villeneuve e la Williams di Senna. Poi, in un'altra sala c'è la bottaia, dove il vino riposa in grandi botti di rovere di slavonia. «Non ci sono barriques, perché alterano il vino nelle sue caratteristiche sensoriali». Si scende poi nella zona interrata, un tempo cisterne in cemento armato adibite al contenimento dei vini sfusi, questo consentiva il doppio recupero della superficie e la possibilità di mantenere il vino in ambiente più fresco anche nel periodo caldo. «Oggi vi riposano tante bottiglie messe a fermentare lentamente per almeno 30 mesi per ottenere così un pregiato Metodo Classico di vino Lambrusco frutto dell'uva dei nostri vigneti». Giacobazzi, la sua vita è costellata da successi, di intuizioni che hanno fatto conoscere il Lambrusco e la sua azienda in tutto il mondo. Com’è iniziata? «Le origini della cantina Giacobazzi si perdono nel tempo. Ricordo che mio padre mi parlava della vecchia azienda agricola e vinicola situata nella zona precollinare e che, a seguito dei dissesti dovuti alla prima guerra mondiale fu costretto a chiuderla.
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Poi papà ebbe l'opportunità di ricominciare nel settore vinicolo con l' acquisto della cantina dove ora ci troviamo, costruita nel 1929 ma affittata ad altri fino al 1958. La nostra abitazione confinava con l' azienda affittata al Sig. Simoni. Un vero signore, senza figli, quando mi vedeva, mi portava in cantina tenendomi per mano per assistere alle varie lavorazioni, ero un bambinetto di 3/4 anni. Col passare degli anni, durante la vendemmia, mi aggiravo tra i carri trainati da cavalli e da buoi, mi intrufolavo tra i contadini che scaricavano le casse e i cesti pieni d'uva e portarli nella pigiatrice da dove poi partiva il processo della vinificazione. Tutte queste cose mi entusiasmavano e le vivevo con piacere. In quell' anno mio fratello Giancarlo, laureatosi in enologia, dopo aver fatto esperienza in una rinomata cantina della zona, con l' appoggio di mio padre prese le redini dell' azienda iniziando così a vinificare tutte le uve delle nostre aziende. L' imbottigliamento si ampliò e negli anni '60 iniziai a viaggiare e a prendere contatto con vari operatori esteri. I risultati furono abbastanza soddisfacenti. Fu così che nacque il rapporto con i mercati stranieri. Il primo con la Germania , poi la Francia, ma soprattutto nel '63 con l' Inghilterra dove il Lambrusco non era ancora conosciuto. Nel '66 si presentarono degli americani che avevano bevuto il nostro Lambrusco in un ristorante della zona, ed era piaciuto. Iniziò così, con grande fatica e speranza , la spedizione e la vendita del nostro Lambrusco in America. Loro non erano grandi importatori e noi nean-
che una grande azienda, ma questo equilibrio ci ha permesso di crescere assieme. Partirono le prime vendite con difficoltà esagerate , perché a quei tempi vendere all' estero voleva dire sottostare ad una serie di documentazioni infinite che andavano dai controlli dei vini al packaging, dai singoli cartoni che dovevano essere legati con lo spago a croce e sigillato, in qualche caso anche con ceralacca. La prima spedizione fu di 50 cartoni che si ripetè dopo sei mesi . Piccole quantità. Nel '69 andai negli Stati Uniti per capire cosa succedeva , mi resi conto che il Lambrusco era molto apprezzato nelle feste, nei parties e in famiglia. Ma le vendite non aumentavano. Bisognava fare qualche cosa. Avendo un piccolo importatore , decisi così di andare agli uffici ICE di New York per cercare un'alternativa, visto che il mercato americano aveva un potenziale enorme. Ma il funzionario cercò di dissuadermi, perché l' unico vino che gli americani apprezzavano in quel momento era quello nel fiasco , il
Chianti, perché il vuoto lo appendevano in cucina come decorazione. Lo stesso funzionario ribadiva che non avremmo avuto successo, anche perché il nome Giacobazzi non avrebbe fatto presa sugli americani in quanto difficile da pronunciare. Demoralizzato da quanto mi venne detto , decisi assieme ai miei importatori di fare un ultimo tentativo, perché sapevo che il vino piaceva ed era apprezzato. Smaltita la delusione facemmo arrivare 500 cartoni di Lambrusco, che furono distribuiti in tutti i Liquor Stores di Manatthan e contemporaneamente investimmo 28.000 dollari in pubblicità sulla radio maggiormente ascoltata dai taxisti invitando a degustare e ad apprezzare questo nuovo vino arrivato dall' Italia. Fu un grande successo, tutti lo richiedevano,il vino si esaurì in pochi giorni. Forte del successo avuto, feci subito partire un container da 1.200 cartoni di Lambrusco e poi un altro da 1.700. A New York si beveva soltanto Giacobazzi, il lambrusco che gli americani chiama-
vano “champagne rosso”. Fu un crescendo tanto da arrivare a 2 milioni di cartoni l' anno in un solo lustro. Eravamo ben presenti nei principali Stati Americani, come New York, Illinois, Florida, California, Texas. Tanto che la produzione del nostro Lambrusco era diretta per il 98% in quel mercato. Il Lambrusco piaceva a tutti perché fresco, profumato e spumeggiante. E' un vino che fa allegria, ha una bassa gradazione e sentori fruttati e floreali che gli donano freschezza che ben legano con le cucine più disparate». E il mercato italiano? «Era fatto di bottiglie con vetro a rendere, quindi ci voleva il cestello o la cassa di legno. La bottiglia, che andava recuperata, dovevamo lavarla e sterilizzarla e tutto questo comportava un rallentamento della produzione con risultati economici modesti. Negli Stati Uniti, vendemmo le prime bottiglie ad 80 lire, franco cantina, mentre il mercato italiano le pagava molto meno. In questo senso il mercato americano era più semplice, si produceva, si Euposia Marzo 2015
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spediva e con pagamento garantito. Abbiamo rinnovare le attrezzature, ma soprattutto abbiamo dovuto discutere con i clienti per il ritardo delle consegne, fino a perderne alcuni in Italia e al' estero. Tenemmo soltanto un cliente inglese, quello storico, il più importante. L' impegno verso il mercato americano era prioritario». Il lambrusco proveniva soltanto dai vostri vigneti? «Il Lambrusco DOC dai nostri vigneti, quelli generici li compra-
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vamo nella zona e dalle Cantine Sociali». In America quale tipologia di Lambrusco viene esportata? «Abbiamo iniziato con il Sorbara un po’ “addomesticato” in quanto amabile, perché agli americani piaceva così, poi siamo passati al Lambrusco Generico, più carico di colore e più dolce. In quegli anni la vendita di Lambrusco in America era aumentata notevolmente con l' arrivo di altre aziende vitivinicole concorrenti». Mai una difficoltà? «Diciamo che all' inizio la grande difficoltà del Lambrusco fu l' apertura della bottiglia, ci voleva il cavatappi, lo sostituimmo con il tappo a fungo, fu un successo strepitoso, ma quella soluzione contemplava l'applicazione di una tassa come se fosse spumante. Finalmente dopo alcune ricerche ci accordammo con un'azienda inglese, con filiale in Italia, che in collaborazione con la vetreria di Asti, riuscì a mettere a punto un tappo a vite a tenuta di pressione. Questo in quanto primi ed unici, ci permise di essere avanti a tutti per molto tempo». Un bel periodo, poi cosa succede? La Giacobazzi stava vivendo un buon momento, il mercato del Lambrusco si stava accreditando come uno dei vini più interessanti del panorama delle bollicine, ma agli inizi degli anni '90 attraversò momenti di tensione in famiglia. «Eravamo 4 fratelli - spiega Antonio Giacobazzi, calibrando le parole tutti con le quote paritetiche nell' azienda. Poi un giorno, un fratello decise di far entrare in azienda le proprie figlie, un inserimento che creò subito divisioni: non c' era più la possibilità di gestire la Giacobazzi con un'unica “voce”, situazione molto difficile da gestire , insostenibile. Ogni decisione veniva presa attraverso il Consiglio di
Amministrazione; al mattino si decideva una strategia e al pomeriggio veniva stravolta e cambiata. L' armonia non era più la stessa. Quindi, con mio grande rammarico, decidemmo di dividerci. Mio fratello insistette per tenersi la Giacobazzi, ma anziché seguire l' azienda in tutte le sue componenti, la lasciò gestire alle figlie, giovani e inesperte, senza una storia vitivinicola alle spalle, brave ma non preparate per seguire un' azienda di quel tipo e dimensioni. Nel mentre lui si dedicò all' edilizia, ma senza avere esperienza nel settore. Somamndo queste due inesperienze, con risultati ampiamenti negativi, mio fratello si vide costretto a vendere la Giacobazzi ad altri, non avendo io accettato di comprarla per la non ben chiara situazione economica. Certamente non fu dolce e indolore questo mio distacco dall' azienda di famiglia, per tutto l' impegno profuso nel far conoscere il Lambrusco nel mondo. Ma avevo già un' idea sul mio domani. Comprare la Donelli, una scelta che con il passare degli anni si è dimostrata vincente». «Dopo vari passaggi di proprietà aggiunge Giacobazzi - la Giacobazzi non riusciva più a decollare, i risultati erano negativi, fallì e venne messa all' asta dal Tribunale Fallimentare. Dallo scorso anno è ritornata in famiglia e collegata con l' azienda Donelli e Gavioli. Sono tre entità con attività ben distinte: la Gavioli ha i vigneti, la cantina di pigiatura e produce il metodo tradizionale/classico, il Lambrusco di Sorbara "Ancestrale". La Donelli è dedita soprattutto all' esportazione e vendite alla Gdo. Per quanto riguarda la Giacobazzi , stiamo ancora studiando quale sarà il suo ruolo, sempre nell' ambito del vino e, visto che il suo nome è cono-
GRUPPO DONELLI VINI (Giacobazzi - Gavioli) Il patron Antonio Giacobazzi è sposato dal 1972 con Gianna 4 figli: Jonathan, lavora con la Ferrari occupandosi di sponsor, è sempre in giro al seguito della Formula1. Giovanni: presidente della Donelli , si occupa dell' azienda in generale e delle strategie. Alberto: si occupa dell' amministrazione, del mercato italiano Grandi Clienti e degli acquisti. Angela: ha studiato lingue orientali, si occupa del mercato orientale da molti anni.
Gilles Villeneuve Il “cavaliere del rischio” innamorato del Lambrusco «Con Ferrari ci si conosceva da parecchio tempo, ho comprato anche qualche Ferrari, quando arrivavano gli americani in azienda, bastava una telefonata ad Enzo Ferrrari e i cancelli di Maranello si aprivano per una visita della Ferrari. Un grande. Quando Niki Lauda se ne andò, Enzo Ferrari scelse Gilles Villeneuve (nella foto a destra in basso con Jody Scheckter, suo compagno di squadra nel 1979-80, ed oggi produttore di vino in Uk) , canadese sconosciuto ai più, proveniente dal campionato americano, dove non aveva brillato più di tanto. Però aveva delle caratteristiche che gli piacevano: giovane, grintoso, coraggioso e leale. Era campione di motoslitta, ma in Italia era un anonimo, non aveva mai corso in Formula . Ferrari ci chiese di sponsorizzarlo, dissi di si, dopo aver valutato la parte finanziaria e quale eco poteva avere il nome di Giacobazzi abbinata a Gilles Villeneuve sulla Ferrari. Sorprendente. La prima azienda vitivinicola che entrava nella Formula 1: il Lambrusco Giacobazzi faceva il giro del mondo in Ferrari. Fu un periodo bello quello, seguivo col camper tutte le gare europee, con Villeneuve avevamo stabilito un buon rapporto di amicizia, è venuto anche in azienda a Nonantola a trovarmi. Non lo dimenticherò mai».
sciuto in tutto il mondo, grazie anche alla sponsorizzazione in Formula 1 della Ferrari di Gilles Villeneuve, nel ciclismo con Marco Pantani, non vogliamo sbagliare la sua collocazione sul mercato». La lunga chiacchierata finisce al ristorante Santa Maria Fuori le Mura, con il caminetto acceso,
dove tra un antipasto di salumi, Parmigiano , gnocco fritto, tagliatelle al ragù di lepre e qualche dolcino, Giacobazzi ci fa degustare il Lambrusco a rifermentazione Ancestrale, come si faceva una volta, è una versione del Sorbara che si contraddistingue per la spuma fine ed evanescente, dal gusto secco, sapido e fruttato, con sentori di fragoline di bosco e ribes rosso. E poi il Lambrusco Spumante doc Metodo Classico vinificato in bianco, dal perlage fine e persistente e colore giallo paglierino, il profumo è minerale con sentori di crosta di pane e nocciola. Al palato risulta vellutato e ben strutturato. Le due bottiglie sorprendono per le loro caratteristiche organolettiche , specialmente nell' accompagnamento delle pietanze. I due vini, che sono un po' il fiore all' occhiello dell' azienda, nascono dai vigneti a poche centinaia di metri dall' azienda. Appena terminata la degustazione, il tempo dei convenevoli e il patron della Donelli è già in macchina. Con il braccio fuori dal finestrino saluta ancora, dicendo: «Degustare il vino è passione, cultura, un gioco che mette alla prova i nostri sensi e quindi impariamo ad ascoltarli e a lasciarci andare alle sensazioni che nascono dentro di noi». >
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FASCINO BERICO Abbiamo degustato gli spumanti metodo classico che nascono nel cuore del Veneto e che hanno suscitato un forte interesse di giurie internazionali di Giulio Bendfeldt
< Dimentichi in fretta il caos della pianura veneta, lo strato di polveri sottili che ricopre le aree urbane ed industriali di quella che era una delle locomotive d’Europa. Salendo sui Colli Berici la dimensione cambia, i rumori si spengono, l’aria diventa immediatamente più tersa e limpida. E’ in questo microcosmo - un promonrorio collinare che si alza per oltre un centinaio di metri sulla bassa pianura vicentina, frutto della lenta deposizione di sedimenti marini, sabbie e gusci di molluschi - che nascono alcuni dei vini rossi più interessanti del Veneto, dal mediterraneo Grenache (che qui bisogna chiamare Tai rosso, vallo tu a spiegare ad un foresto!) al bordolese Carmenere. Ma noi stiamo salendo sui Colli Berici non per questo, ma per incontrare un “bianchista” che anno dopo anno sta consolidando la sua fama. Anzi, bianchista è riduttivo. Perchè qui siamo davanti ad uno dei migliori produttori di Metodo classico del Veneto e, stando alle ultime due edizioni del Challenge di Euposia, uno dei migliori produttori al mondo.
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Venti ettari, rivolti a mezzogiorno, coltivati a Garganega, Chardonnay, Sauvignon blanc e, perchè no?, Cabernet sauvignon circondano Cà Rovere, una realtà famigliare oggi guidata dai tre fratelli Biasin - Alessia, Sisto e Ugo - che sono subentrati al nonno Bruno che, innamoratosi vent’anni fa di questa collina sassosa, decise di farne il suo personalissimo vigneto. 40mila bottiglie di metodo classico, e queste sono le nostre note di degustazione: BLANC DE BLANCS BRUT 2010 Chardonnay in purezza che rimane ben trentasei mesi sui lieviti per la seconda fermentazione. Al naso presenta immediate note di frutta a pasta bianca, pesca, con note floreali marcate e molto nitide. Il palato conferma le note fruttate, con una bella freschezza; emergono poi sentori di lievito, di crema e frutta secca. Il finale è sapido, di bella persistenza, molto appagante ed invitante alla beva. Questo vino è stato classificato “Miglior Metodo classico del Veneto” all’edizione 2014 del nostro
CÀROVERE
Challenge da una giuria internazionale e per l’ambasciatore dello Champagne in Germania, Boris Maskov «..sa essere diverso e rigoroso, mantenendo una grande vitalità». CUVÉE BRUT 2009 Questo blend di Garganega e Chardonnay (40-60%) nel 2013 si è classificato “medaglia di bronzo” al nostro Challenge: era la prima partecipazione di Cà Rovere ad un concorso internazionale e salire sul podio, facendosi largo fra quasi duecento concorrenti, non è stata davvero un’impresa facile. A distanza di oltre un anno da quella degustazione, il fascino di questo metodo classico è ancora
ben avvertibile: una gradevole nota ossidativa che emerge su note aromatiche molto ben definite. Note floreali più intense e calde che si fondono con note di frutta matura, a pasta gialla, con una nota aggrumata d’arancio. Il palato è intrigante, fresco, perfettamente bilanciato. Conferma l’ottima impressione al naso e chiude su una nota di dolcezza. Di assoluta piacevolezza. Anche in questo caso, 36 mesi sui lieviti. DEMI SEC 2008 La liquer riprende il legame con la tradizione veneta dei passiti da uve garganega (allevata con la pergola veronese) che viene vendemmiata a mano per poi, posta in cassetta, attendere febbraio per
la pigiatura soffice. La fermentazione in Cà Rovere avviene in barriques francesi nuove, dove si prosegue con un anno di affinamento, cui segue un altro anno in acciaio e tre mesi in bottiglia. Il risultato è un’esplosione di miele d’acacia, profumi di mela cotta al naso e note più aggrumate di arancio e cedro. Tutto si ritrova pari pari al palato, assieme alla crema pasticcera ed alla crosta di pane. Il tutto però è molto ben bilanciato dalla spalla acida di questo Metodo classico che riporta in equilibrio il tutto. La percentuale del blend è la stessa della Cuvée Brut, ed il risultato è un vino non stancante, ma ricco di sfumature, dalla beva leggera ed invitante. >
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Ta s t i n g LUGANA CLASSICO CON BRIO. I GRANDI VINI DI UNA DONNA DI CHARME: LUISELLA BENEDETTI
er Luisella Benedetti il tempo sembra essersi fermato. Anzi, da quando ha lasciato la grande finanza per tornare alla tenuta agricola fondata dalla nonna Ancilla, sembra addirittura acquisito una maggiore solarità, nonostante le iniziali difficoltà e diffidenze di chi le stava intorno, una donna che voleva fortemente dare la sua impronta al mondo del Lugana. Si perché Luisella Benedetti in azienda si occupa pressoché di tutto e supervisiona addirittura il lavoro della produzione, dimostrando un palato e capacità di visione non comuni. Con orgoglio, spiega: «Ho coronato una straordinaria vita regalando ad uno straordinario territorio un fiore nella produzione di vino Lugana doc . L'amore per la terra cattura l'animo umano. È più di una vocazione. È più di una passione. Per me è più di un sogno». Eredita dalla nonna Ancilla, suo faro nella vita, un fazzoletto di terra di Lugana di Sirmione, prima lasciato alla propria figlia,
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Maria Teresa Rossi, che l'ha sempre gestita seguendo personalmente i vigneti e la produzione. Luisella decide di avvalersi della collaborazione di chi già conosce i vigneti e le uve della Lugana per dare forma al progetto "Ancilla", in un lembo di territorio in cui una produzione e una vinificazione votata al naturale possano trovare una culla perfetta. Da lei imparo una cosa che ha del rivoluzionario, e cioè che, probabilmente, il Lugana migliore è quello che si fa aspettare e non cede alle sirene del mercato. Un , se si può dire, superbissimo Lugana 2006, etichetta la Ghidina, grandissima espressione di un territorio magico, non solo un vino. Col tempo il minerale giovanile espressione di rustica baldanza si è ingentilito, conferendo anima elegante e trasformandosi in equilibrio compositivo, in grado di coniugare gli aspetti caratteriali del vitigno con quelli più fascinosi del terroir confermando, con la sua complessità e piacevole sapidità, quella auspicata positiva
capacità di evolvere nel tempo . Ma l'effervescente Luisella Benedetti aveva in serbo un'altra sorpresa, che mi ha incuriosito non poco perché, seppur giovane, e questa non è una colpa ma un dato, ha stoffa per diventare un bellissimo e complesso spumante metodo classico. Ho preferito, per “deformazione” il blanc de noir 100% pinot nero prodotto a Cadellora. Un 2011 con basse rese per ettaro, intorno ai 70 quintali. Bella spalla anche per il blanc de blancs 100% chardonnay, Ottenute da uve Chardonnay, spumante di colore giallo paglierino dal perlage fine ed elegante. In bocca risulta particolarmente fresco grazie alla gradevole effervescenza e all'acidità. Così, mentre apprendo di un rilascio di un intrigante rosé, saluto Luisella domandandomi se la presenza della donna in agricoltura avesse relazione con una maggiore attitudine all'innovazione. Lo scoprirò assaggiando il Rosé? (Carlo Rossi)
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NOBLESSE OBLIGE Al Vinitaly la prima degustazione dei Metodo classici russi di Abrau Durso in Italia: una maison che affonda le sue radici alla metà dell’Ottocento e che ha attraversato il secolo “breve” dagli Zar, ai Soviet, a Putin: questa la sua storia < Alessandro II° Romanov, fu l’ultimo grande riformatore della Russia; benchè rappresentante di una monarchia assoluta che si reggeva sulla divisione netta della società, aveva compreso che il Paese aveva bisogno di voltare pagina. A lui si deve la cancellazione della schiavitù della gleba quale primo passo verso una più completa modernizzazione della Russia. Grande storia a parte, ai lettori di Euposia piacerà scoprire che Alessandro II° era però anche un profondo conoscitore di vino, amante dello Champagne (a lui Louis Roederer dedicò il Cristal), ma anche convinto delle potenzialità agricole del sud della Russia, in modo particolare della Crimea il cui clima mediterraneo ben si prestava e si presta alla coltivazione della vite. Nel 1870 Alessandro II° decide che è il momento di far decollare una produzione di alta qualità. Affida il progetto, con un decreto imperiale, al governatore del Mar Nero. Primo agronomo è Franz Hejduk che inizialmente punta sul Riesling
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renano, per i vini bianchi, e sul Portugizer , dalla periferia di Vienna, per il vino rosso. Dal Caucaso vengono importati anche Cabernet, Sauvignon, Aligoté, e Pinot Blanc ed i vigneti vengono allestiti sulle rive della baia di Tsemesska. Questi vigneti sono diventati il modello e la base per il successivo sviluppo della viticoltura sulla costa. Riesling e Cabernet si rivelano subito le scelte vincenti: Abrau Durso si fa notare, vince i primi premi in pochi anni e può fregiarsi dello stemma imperiale in etichetta. Lev Sergeevic Golitsyn (1845-1915) è però il vero fondatore della produzione di champenoise in Crimea che poi trova nuova impulso con l’arrivo dell’enologo francese Victor Dravigny, nuovo chef-du-cave dal 1905 al 1919. Anni tumultuosi di crescita economica, di rivolte sociali sino allo scoppio della Prima guerra mondiale, la Rivoluzione d’Ottobre, l’assassinio dell’ultimo Zar e la
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guerra civile. Un po’ come Forrest Gump, Abrau Durso dalla fortunata Crimea assiste a tutti questi sconvolgimenti e, nonostante ciò, riesce a conquistare mercati e notorietà: inizia a vendere negli Stati Uniti, mentre la superficie dei vigneti raggiunge i 220 ettari; nel 1913 viene venduto mezzo milione di bottiglie di champagne, con prospettive per l'anno seguente di collocarne 800mila, per un fatturato che arriva a 10 milioni di rubli dell'epoca. Alla fine di marzo 1920 il potere sovietico viene stabilito a Abrau Durso, e il 14 aprile viene presa la decisione di istituire una società
sovietica chiamata ancora Abrau Durso, affidata a Eduard Avgustovich Vedel. Tutto il lavoro scientifico viene affidato a Anton Mikhailovich Frolov-Bagreyev, enologo, e fondatore di una scuola per tecnici spumantisti. A lui si deve tutta la successiva produzione di champagne russo. Abrau Durso diventa un centro di ricerca in cui vengono studiate e realizzate varietà speciali di lievito resistenti al freddo e la composizione di assemblaggi per i vari tipi di champagne. Nemmeno il tempo di raccogliere i frutti di un ventennio di lavoro che la Crimea si ritrova nel cuore della
Seconda guerra mondiale: Abrau Durso viene evacuata, se ne vanno gli specialisti e l'attrezzatura più preziosa viene rimossa; il vino che non si riesce a trasportare viene nascosto. Durante la battaglia di Novorossiysk, Abrau Durso viene occupata dalle truppe tedesche e diversi edifici, la cantina e parte delle caves vengono distrutti. A metà settembre 1943 i Tedeschi si ritirano, così può iniziare immediatamente la vendemmia. Nelle cantine sono sopravvissute ben 1600 botti; i macchinari per la vinificazione vengono riportati e subito ricomincia la produzione di
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vino. Facile immaginare che a Yalta i Grandi dell’epoca abbiano deciso le sorti del mondo bevendo Abrau Durso. Dopo la guerra, inizia la ricostruzione sulla base di un progetto architettonico del 1945. Nel 1950 la cantina supera i volumi di produzione di prima della guerra. La ricostruzione della cantina è stata completata nel 1956. Una parte significativa dei fondi destinati alla ricostruzione viene utilizzato per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori dell'impresa. Nuove case vengono costruite per loro nel paese: Villaggio Abrau assunse l'aspetto di una piccola città del futuro, con case graziose, strade pulite e ben curate con passerelle e giardini. Viene costruito anche un hotel per accogliere gli ospiti Vip. Negli Anni Sessanta e Settanta, Abrau Durso produce champagne con nuovi marchi dedicati all'esportazione: Nazdorovya, ad esempio, che avvia i Millesimati e viene esportato Stati Uniti, Canada, Brasile, Messico, Italia, Belgio, e nei paesi dell'Europa orientale. Nel 1970 Pepsico ne diventa il distributore per il mercato americano. Viene valorizzato anche il terroir: il lago Abrau viene dichiarato “monumento naturale”, viene così proibito l'abbattimento di alberi lungo le sue rive e l'utilizzo di prodotti chimici per il trattamento dei vigneti che vengono così spostati dalle rive del lago. Abrau Durso è uno dei fiori all'occhiello dell'industria sovietica; verso la metà degli anni 1980 la superficie dei vigneti supera i mille ettari. Vengono prodotte tre milioni di bottiglie di “Champagne sovietico” ogni anno, cui si aggiungo i vini fermi come “Abrau Cabernet” e “Abrau Riesling”. A metà degli anni 1980 per la terza volta nella storia, un periodo di sviluppo intenso di successo viene interrotto
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da una crisi generata da motivi esterni: il 7 maggio 1985 il Comitato centrale del Partito comunista e il Consiglio dei Ministri dell'URSS impongono pesanti misure per combattere l'alcolismo. Nonostante Abrau Durso riceva premi internazionali, la produzione viene fatta calare; non si rinnovano e vengono abbandonati molti vigneti. Col disfacimento dell'Unione Sovietica inizia un altro periodo drammatico: le difficoltà politiche alimentano il caos nell'economia; nell’agosto del 2002 un tornado sopra Novorossiysk porta all'inondazione ed alla distruzione di molti vigneti nella valle del fiume Durso mettendo a rischio la stessa sopravvivenza dello “champagne russo”. Nel 2006, la svolta: la cantina viene acquisita dal Gruppo SVL, diretto da Boris Titov Yurevich, che decide di preservare e ampliarne la tradizione. Nascono così gli spumanti della Russia moderna: “Premium Red Brut” e “Imperial Cuvee l'Art Nouveau Brut” che ottengono subito premi all'International Wine & Spirit competition di Londra nel 2010. Nello stesso anno, Abrau Durso acquisisce lo champagne “Chateau d`Avize” da Moët & Chandon. E ritorna, dopo un secolo, al Cremino. Nel 2010 nasce anche l'etichetta dedicata al primo importante enologo della maison, Victor Dravigny, i cui eredi - dopo lunghissime ricerche in Francia - vengono invitati a presenziarne al debutto nella rinnovata Abrau Durso «Mio nonno sarebbe stato felice di apprendere che l'azienda che ha iniziato, ha continuato per così tanto tempo». Dall'aprile del 2012 le azioni della società sono quotate alla Borsa di Mosca. Martedì 24 marzo, al Vinitaly (Sala Iris, ore 11,00) le parole lasceranno spazio ai vini.>>
Ta s t i n g QUINTOPASSO, IL METODO CLASSICO DI CHIARLI: LA NUOVA VITA DEL “SORBARA” n oltre 150 anni di storia della Cantina Chiarli, cinque generazioni di produttori di vino hanno contribuito a fare conoscere il marchio Chiarli in tutto il mondo come sinonimo di Lambrusco di qualità. Basti pensare che nel 1900 a Parigi in occasione dell'innalzamento della famosa Tour Eiffel nella cornice dell'Expo Internazionale, a Cleto Chiarli viene riconosciuto dalla giuria il prestigioso premio “Mention Honorable”. La Cantina Chiarli viene incoronata per la qualità dei suoi vini e in particolar modo del Sorbara, un vino che, con il passare degli anni è diventato sempre più il simbolo del Lambrusco. Oggi la famiglia Chiarli, oltre a rappresentare una parte della storia del Lambrusco, grazie ad una costante attenzione al miglioramento qualitativo è riuscita a fare ottenere al Sorbara premi e riconoscimenti che solo alcuni anni fa nessuno poteva prevedere. Si può andare oltre il classico Lambrusco di Sorbara? Quale vino si può fare? Ne parliamo con i due fratelli Mauro e Anselmo Chiarli (nella foto a pagina 37). «Le nostre Società Agricole da anni impegnano tutte le componenti della propria filiera produttiva alla valorizzazione di questa straordinaria uva, e non a caso, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche di coloro che per anni non ne hanno compreso a pieno le grandi potenzialità. La viticultura subisce delle evoluzioni con l'aiuto dalla tecnologia che in questi ultimi anni ha fatto degli enormi passi in avanti e questo ci ha consentito di esplorare le potenzialità di alcuni vitigni, molto meglio che nel passato perché una volta fare il vino era molto più artigianale, ci si affidava alla tradizione contadina, all'esperienza. Oggi, invece, abbiamo la possibilità di approfondire le conoscenze dei vari vitigni e tra questi quello che ha suscitato maggior interesse è stato il Sorbara». «Il Sorbara, nella famiglia dei Lambrusco, ha nel suo dna caratteristiche uniche: è il più fine, possiede una spiccata acidità, è ricco di profumi, si presenta di colore colore rosso chiarissimo. La varietà inoltre è molto avara di grappoli ed in alcune annate le produzioni sono scarsissime. Insomma, il Sorbara è un'uva
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difficile da coltivare da cui si produce un vino del tutto particolare. Il Sorbara è sempre stato oggetto della nostra massima attenzione e nel tempo, grazie alle nuove tecnologie, alle ricerche di laboratorio e alle selezioni effettuate nei nostri vigneti, abbiamo sviluppato nuovi metodi di produzione che ci hanno fatto scoprire sempre di più questo vitigno rivelandone, passo dopo passo, la sua straordinarietà.» Ad esempio? «Il primo passaggio è stato l'introduzione del metodo Charmat avvenuto, nell'area del Lambrusco, per merito della nostra azienda, all'inizio degli anni '50. Fino ad allora tutto il Lambrusco veniva prodotto a rifermentazione naturale in bottiglia secondo il metodo Ancestrale. Si otteneva un vino di ottima qualità un po’ rustico che aveva il fascino dei sentori dei lieviti residui nella bottiglia. La nostra azienda produce ancora oggi questo Lambrusco apprezzato da consumatori esperti ed amanti dei vini più tradizionali. Il nuovo metodo Charmat e la tecnologia del freddo diedero inizio ad una nuova era. Infatti la rifermentazione in recipienti a tenuta di pressione consente di gestire e guidare al meglio le fasi della produzione
con il risultato di ottenere un vino più fruttato, più fine, più elegante, più piacevole. Negli anni gli approfondimenti e gli studi, le analisi e i riscontri sui terreni, sui vigneti e sulle uve Sorbara ci hanno fatto intuire che questo Lambrusco possedeva tutti gli elementi essenziali per diventare uno Spumante di grande classe. Di qui l'idea di produrre Sorbara secondo il metodo classico. Parliamo però di un Sorbara che ha necessità di vigneti dai cloni particolari e selezionati nel tempo e le cui uve vengono raccolte scegliendo solo i grappoli idonei. Un lavoro serio, impegnativo e costoso». E per quanto riguarda la gradazione? «Come per tutti gli spumanti la gradazione alcolica naturale può essere incrementata secondo quanto previsto dalla legislazione. Non è detto che questo avvenga con il Lambrusco, perché le uve di Sorbara che noi raccogliamo da
vigneti a bassissime rese per ettaro, quasi ogni vendemmia hanno una gradazione complessiva sufficiente per avere 12° naturali in bottiglia». Quando ci sarà la prima bottiglia metodo classico? «C'è già. L'abbiamo presentata lo scorso anno al Vinitaly, è stata un anteprima un po' in sordina per verificare quale accoglienza ricevevano le nuove bollicine fatte con le uve Lambrusco di Sorbara. Risultati altamente positivi e da quest'anno tutti potranno apprezzarlo». Come si chiama? «Quintopasso, fatto con uve Sorbara - vendemmia 2011 - 24 mesi sui lieviti, con due sboccature, gennaio e luglio 2014. La bottiglia, elegante e trasparente evidenzia il rosa tenue del prodotto, etichetta storica rivisitata – l’originale fa parte dell’archivio della famiglia – con lettering autentico dell’epoca. Questo Rosè Brut Quintopasso è il
primo di una gamma di Spumanti Metodo Classico che nei prossimi anni contribuirà ulteriormente alla valorizzazione degli altri vitigni del territorio modenese”. Perché lo avete chiamato così? “Quintopasso porta nel nome i riferimenti al percorso imprenditoriale, la coralità di tutte le persone che ne sono state protagoniste. Celebra la quinta generazione, sempre più protagonista nelle aziende di famiglia . Quintopasso non vuole essere soltanto punto d'arrivo della quinta tappa ma anche un punto di partenza in quel percorso di ricerca e qualità iniziato nel 1860». Dove viene prodotto il Sorbara Metodo classico? «Nella cantina della Tenuta Cialdini, dove nascono le migliori produzioni di vini firmati Cleto Chiarli. E' una struttura moderna attrezzata con le più avanzate tecnologie, dove si svolgono tutte le fasi del ciclo produttivo». (Enzo Russo) Euposia Marzo 2015
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Ta s t i n g LESSINI DURELLO SPUMANTE, IL METODO CLASSICO “ALTERNATIVO” SFONDA QUOTA UN MILIONE DI BOTTIGLIE PRODOTTE l 2014 sarà ricordato come un anno super per il Lessini Durello, lo spumante nato dalla Durella, uva autoctona prodotta unicamente sulle colline tra Verona e Vicenza che si appresta a tagliare il nastro del milione di bottiglie prodotte.. Non a caso, grande è stato l’entusiasmo che si è registrato alla fine dello scorso anno, nel corso della tradizionale manifestazione “Durello&Friends”, il festival delle bollicine che va a rinsaldare ogni anno il rapporto fra questo vino antico, figlio di un terroir unico - i
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Durella che, rende i vini giovani e fermi particolarmente ostici da bere (“da tola” dicono i vecchi del posto, ovvero da aggrapparsi alla tavola per non cadere dalla sedia quando si bevono...), ma che - al contrario - trasforma questa sua importante acidità in una straordinaria leva nella spumantizzazione. Un’acidità che garantisce longevità, freschezza, che preserva profumi e sapori, e che rende, in modo particolare gli spumanti elaborati col metodo classico della rifermentazione in bottiglia, vini unici, parti-
Monti Lessini compresi nelle province orientali del Veneto che nel volgere dell’ultimo quarto di secolo ha conquistato uno spazio tutto suo. Questo grazie alla tenacia dei viticoltori in primis ed alla scelta di elevare il contenuto qualitativo offerto dal vitigno
colari, dalla spiccata identità e piacevoli da bere. «Se analizziamo i trend di consumo e l’andamento produttivo all’interno della denominazione – sottolinea Bruno Trenini, presidente del Consorzio – notiamo una crescita costante delle bottiglie
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che quest’anno hanno registrato un vero e proprio boom: dalle 100.000 iniziali, prodotte alla nascita del consorzio, nel 2014 prevediamo di sfiorare la quota record di un milione di bottiglie». Un trend che riflette come le bollicine autoctone di Verona e Vicenza siano state quest’anno tra le più performanti in Italia. «Il Lessini Durello – sottolinea ancora Trentini - si conferma uno spumante con una tendenza molto soddisfacente sul fronte dei consumi. In base ai dati IRI, gli spumanti “alternativi”, classificati come “altri”, tra i quali rientra anche il Durello registrano infatti una crescita nei consumi del +5% a fronte di un +3% degli spumanti classificati come “tradizionali”». Si tratta di un risultato molto significativo, supportato anche dall’introduzione del nuovo disciplinare di produzione, “sdoppiato” per dare ulteriore identità alla tipologia Durello spumante, punta di diamante della doc. Quella del Lessini Durello si conferma una denominazione in forte crescita sul fronte qualitativo e su quello della reperibilità/distribuzio-
ne del prodotto. A suo favore giocano importanti punti di forza: • un’area produttiva ben circoscritta e solo collinare, dalla marcata storicità, basata su un territorio vulcanico; • un trend positivo sui mercati mondiali che vedono crescere gli spumanti, con particolare spinta quelli prodotti da vitigni autoctoni; • la capacità del Lessini Durello di crearsi una propria quota di mercato senza eroderne altre, grazie al forte lavoro sulla valorizzazione del vitigno; • un consolidamento graduale avvenuto grazie alle sole forze delle aziende del luogo senza l’aiuto di capitali o investitori esterni al sistema produttivo. LA DEGUSTAZIONE AL PROWEIN Otto “bollicine” dal vulcano, un autoctono ed un territorio unici. Saranno proprio questi i temi della masterclass che al Prowein illustrerà a buyer internazionali ed alla stampa i grandi progressi fatti dai vigneron di questa denominazione emergente. Appuntamento fissato per lunedi 16 marzo 2015, alle ore
12.35, presso lo stand DESA (Deutschland sommelier association)-Euposia (Halle 15, # A41) per “Il Lessini Durello in Classico”, degustazione ed incontro coi produttori, moderato da Veronika Crecelius. Questi gli spumanti in degustazione: SACRAMUNDI Lessini Durello DOC spumante metodo classico; TONELLO Lessini Durello DOC spumante metodo classico “Merum”; CANTINA DI SOAVE Lessini Durello DOC spumante metodo classico “700”; CANTINA DI MONTEFORTE Lessini Durello DOC spumante metodo classico; COLLI VICENTINI Lessini Durello DOC spumante metodo classico; “Le Macine” ; CORTE MOSCHINA Lessini Durello DOC spumante metodo classico 2010 ; FATTORI Lessini Durello DOC spumante metodo classico Roncà; FONGARO Lessini Durello DOC spumante metodo classico “Riserva Pas Dosè 2007. Le otto cantine saranno anche presenti allo stand. Euposia Marzo 2015
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Ta s t i n g LE MARCHESINE: VERTICALE DEL “SECOLO NOVO” FRANCIACORTA DOCG DAL 1995 AL 2008
on 47 ettari di vigneti e 500 mila bottiglie vendute nel mondo, è una delle più importanti realtà della Franciacorta, territorio, che ogni anno dona milioni di bollicine millesimate docg agli appassionati del buon bere. Per ribadire queste peculiarità, Loris Biatta patron de Le Marchesine ha organizzato, per il Secolo Novo Millesimato, un vino longevo e di grande forza, una “vericale” di cinque annate: 2008 - 2005 - 2002 - 2000 e 1995. Ognuna delle annate ha saputo raccontare, secondo le proprie caratteristiche, le peculiarità delle diverse vendemmie. Questa, infatti, la sfida che ogni anno l'azienda Le Marchesine si pone con i propri millesimi: contraddistinguere l'annata e valorizzare il terroir. La bollicina millesimata che ha conquistato tutti è stata il 2005, annata che ha sfiorato l'eccellenza, seguita dal 2008 e poi 2002 e il 2000. La sorpresa è stata l'annata del '95 che ha dimostrato la longevità di questo Chardonnay
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che nasce sulla collina la Santissima di Gussago, un vino ancora fresco, non ossidato e ancora carico di acidità. Inestimabile vanto de Le Marchesine è presentare in degustazione non prodotti di annate storiche con sboccature recenti, bensì i medesimi prodotti che venivano commercializzati negli anni passati. Ecco allora che assaporare un Franciacorta docg Secolo Novo Millesimato con un carattere così ben delineato ed una vitalità ancora ben marcata non può che emozionare e conquistare anche i palati più esigenti. Con la preziosa guida di Loris Biatta, esperti e giornalisti hanno potuto ripercorrere il cammino evolutivo che ha caratterizzato le diverse vendemmie degustate. Le cinque annate hanno dimostrato come si evolve col passare degli anni questo vino. Colpisce subito la freschezza e l'eleganza. Poi si fa notare per il perlage finissimo e persistente che arriva al naso con grande piacere. Grande struttura e notevole mor-
bidezza caratterizzano questo prodotto. Potenza, generosità e ricchezza sono le prerogative migliori di questo Franciacorta, complesso e ampio al naso, in bocca appare meravigliosamente morbido e persistente. Rappresenta perfettamente la filosofia della "bollicina a tutto pasto". Il Franciacorta docg Riserva Secolo Novo Brut Millesimato nasce da selezioni clonali di uve Chardonnay con vendemmia a mano. Le bottiglie vengono accatastate in locali di affinamento a temperatura controllata (12° 14°) per almeno 48 mesi che lo portano ad assumere un particolare profumo e sapore con un lungo e finissimo perlage. Si presenta di colore giallo paglierino brillante con riflessi oro-verde. Al naso si percepisce la nocciolina tostata, margarina, note mentolate e di cedro candido. Avvolgente e rotondo al gusto e grande equilibrio tra acidità e sapidità. Nell'insieme è un vino elegante e dalle grandi occasioni (Enzo Russo)
News NUOVO PRESIDENTE ALL’ENOTECA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA, É PIERLUIGI SCIOLETTE ierluigi Sciolette (nella foto) è stato nominato Presidente dell'Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna, un associazione che opera dal 1970 per la promozione e valorizzazione del patrimonio vinicolo regionale e promuovere il vino regionale in Italia e all'Estero. L'Enoteca, che ha sede all'interno della Rocca Sforzesca di Dozza (Bo), un borgo collinare posto proprio al “confine” tra l'Emilia e la Romagna, conta oggi 260 membri tra produttori di vino, aceto balsamico e distillati, enti pubblici, consorzi di tutela e valorizzazione, associazioni rappresentative dei sommelier della regione. Incontriamo Sciolette a Modena nella sede di Piacere Modena e del Consorzio del Lambrusco di Modena, di cui è d'entrambi Presidente. L'Enoteca Regionale ha dei compiti importanti da portare avanti nell'interesse di tutti gli operatori del settore e che certamente si aspettano un salto di qualità nei prossimi mesi, anni. Questa nuova avventura non l'avrà certamente colta di sorpresa, perché conosce molto bene il settore vitivinicolo. Come intende rivitalizzare e dare nuovi impulsi all'Enoteca? «L'Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna è una società di servizi alla viticoltura, alle imprese, facendo in modo che i nostri viticoltori possano in modo collettivo essere presenti alle varie manifestazioni. Svolge anche compiti di carattere amministrativo. Abbiamo una mostra permanente all'interno della Rocca che è aperta tutti i giorni ai visitatori e a tutti quelli che sono interessati ad approfondire la nostra enologia. Sono presenti centinaia di etichette di vini pro-
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dotti dai nostri associati. La quinta edizione di Enologica che si è svolta a Bologna in 24 novembre è stata gestita dall'Enoteca, che ha visto la partecipazione di 120 aziende e un affluenza di pubblico oltre le aspettative. Poi abbiamo un progetto molto ambizioso che è quello della "Via Emilia”». «La nostra Regione inizia proprio da Rimini con la Via Emilia e finisce a Piacenza. Sono 2 mila e duecento anni che testimoniano quello che è la nostra Regione, uno stile di vita e di benessere che esprime il nostro territorio. Questa iniziativa vuole valorizzare e legare il vino, l'agroalimentare e il turismo, spostando l'attenzione dal mare all'entroterra». Un progetto importante, ma come intendete svilupparlo su un area cosi vasta: «La proposta ha trovato pieno appoggio dagli associati dai Consorzi e dalle Istituzioni, perché l'iniziativa si caratterizza come se fosse un lungo tour a tappe e per ogni tappa è possibile conoscere la cucina,i prodotti gastronomici e i vini che saranno solo quelli conosciuti, che contano partendo dal Sangiovese, tutta la parte che
riguarda la Romagna, l'Albana poi c'è tutta l'area del Pignoletto, poi c'è tutta l'area dei Lambruschi per finire con la Malvasia e il Gotturnio. Questi sono i vini che debbono dare l'identità della nostra Regione. All'interno di questo percorso ci saranno poi delle manifestazioni mirate che andranno ulteriormente a valorizzare questo paniere che fa parte della tradizioni della nostra terra. E' chiaro che anche la parte turistica sarà un partner importante nella componente enogastronomica». Quali sono gli obiettivi: «Far conoscere le molteplici realtà vitivinicole, dalle piccole alle grandi cantine, i prodotti locali dai formaggi ai salumi e poi l'entroterra con tutte le sue ricchezze turistiche, dai monumenti ai castelli e perché no, il carattere e l'ospitalità degli emiliani e romagnoli». E per quanto riguarda l'estero: «Partecipazione alle più importanti fiere, sia in Europa sia oltre Oceano». (E.R.) Euposia Marzo 2015
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Vino & motori TOYOTA VERSO 1600 DIESEL ELEGANTE, CONFORTEVOLE, SILENZIOSA E PANORAMICA a Toyota Verso 1600 Diesel è una monovolume che a prima vista colpisce per la sua linea morbida e l'eleganza per come è stata rifinita. Il muso ben disegnato, con i fari cromati, sembra sorridere alle auto che incrocia e i cerchi in lega 17” dal design accattivante, evidenziano quanto impegno è stato profuso dai progettisti del Sol Levante nella costante ricerca del “perfetto”. Con i suoi 5 comodi posti, che possono diventare 7, togliendo un po' di spazio al bagagliaio, la Toyota Verso sembra essere un auto fatta apposta per le esigenze di una famiglia che si sposta frequentemente e ama viaggiare comodamente e in tutta sicurezza nei week end o per le vacanze con il conforto dell'ampio bagagliaio. Ma vediamola all'interno, dove l'arredamento è stato curato in tutti suoi particolari, il posto di
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guida, regolabile anche in altezza, è ben posizionato, offre una visuale ampia e rassicurante, si ha subito una sensazione rassicurante, di compattezza e solidità, colpisce subito il volante in pelle e ben maneggevole. Bella, originale e ben visibile la strumentazione centrale rivolta verso il guidatore, comodi sono i comandi della radio, del clima e il controllo del consumo di carburante, tutti posti in alto, sopra la corta leva del cambio. L’equipaggiamento è molto completo: fendinebbia anteriori, funzione di illuminazione Follow Me Home, oltre all’adozione di indicatori di direzione integrali per i nuovi retrovisori elettrici riscaldati, 7 airbag, il clima bi-zona a controllo automatico, la funzione di ripiegamento elettrico per i retrovisori, sistema Toyota Touch & Go con telecamera posteriore, e Cruise Control, i sensori per il funzionamento automatico di fari,
tergicristalli e dispositivo di offuscamento automatico del retrovisore interno, tetto panoramico Skyview e fari con scarica ad alta intensità (HID) con luci di marcia diurna a LED integrali. I sedili sono molto ben fatti: il tessuto ha un disegno elegante e i materiali sono estremamente robusti e ben rifiniti. E non è stata certo trascurata la comodità: c'è un doppio vano portaoggetti, con la parte superiore climatizzata, nella plancia, ci sono ampie tasche sulle portiere, un cassetto sotto il sedile del passeggero, compartimenti sotto il pianale della seconda fila di sedili. CONSUMI E PROVA SU STRADA La Toyota Verso 1600Diesel è abbastanza avara nei consumi di carburante, col supporto del sistema Stop & Start, nel ciclo combinato fa 22 Km con litro, extra urbano 25 e urbano 18. Con i
tempi che corrono è un bel risparmio di costi. Ma è su strada che la Verso sorprende. In città si dimostra maneggevole, disinvolta e di facile parcheggio per lo sterzo molto sensibile e con l'aiuto della telecamera. Nei lunghi viaggi, la prima nota è la silenziosità, poi la massima comodità e confidenza di guida sicura, pratica e piacevole. Si sente la potenza del motore, in particolare con la terza marcia al limite della guida sportiva, ma il bello è con la sesta marcia, dove la Verso 1600 macina chilometri e chilometri in un silenzio di tutto riposo. In montagna si difende molto bene è agile, ben aderente alla strada, sicura nelle curve e nelle frenate. E poi con il tetto panoramico, chi sta dietro non ha motivo di annoiarsi, anzi, può avere la tentazione di toccare il cielo con un dito. (Enzo Russo) Euposia Marzo 2015
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News LE MOIRE: DAL FIUME SAVUTO LA VALORIZZAZIONE DELL’AUTOCTONO razie all’enologo Fabio Mecca, firma emergente di diversi vini del nostro Sud, Euposia ha “messo le mani” su diversi vini calabresi. Quelli di cui pubblichiamo qui le recensioni, arrivano dalla valle del fiume Savuto, fatale a Isabella d’Aragona di ritorno dall’ottava crociata, da terrazze rivolte a sudovest , verso il Mar Tirreno, con 8mila ceppi per ettaro e una scelta di portainnesti a scarsa vigoria. La cantina è “Le Moire”. questi i suoi vini:
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MUTE 2012 DOC SAVUTO E’ un blend di autoctnoni: Arvino, al 45%, Magiocco di pari peso e Greco nero, a chiudere. Le uve vengono vendemmiate manualmente e vinificate separatamente per venir poi successivamente assemblate. Dal colore rubino, di bella vitalità e limpidezza, ha profumi immediatamente presenti al naso, con bella esplosività; il fruttato è netto, franco e ben marcato con note intense di rabarbaro, liquirizia e frutta rossa matura. Note finali di cuoio. Nel complesso è fragrante e persistente. Al palato presenta una spalla acida importante, con una bella struttura complessiva: E’ intenso, coi tannini ben marcati, ancora in evoluzione. L’impatto alcolico non è debordante. Immediate le note di frutta rossa che si fondono con quelle più profonde di prugna e mora. Dall’impronta virile, non troppo
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addomesticata, mantiene una sua "rusticità" che ne definisce il tratto territoriale. Finale di buona sapidità dove ritorno note di cuoio e tabacco. Ha potenziale, e promette un’ulteriore evoluzione. ANNIBALE 2009 IGT CALABRIA Blend di Magliocco dolce, all’80%, e di Sangiovese. Come il precedente, non fa passaggi in legno. Vendemmia e selezione manuale, lenta macerazione delle uve a temperatura controllata per un’estrazione completa e ricca. Anche in questo caso l'impronta olfattiva è immediata, impostata più sulla finezza che sulla potenza. Emergono note silvestri, marcatamente mediterranee, che accompagnano le note di frutta rossa matura, con in evidenza ciliegia nera e lampone. I profumi sono netti, molti puliti ed aggraziati, complessivamente molto invitanti. Il palato è coerente con l'invitante olfatto, più elegante che
potente, con una bella tassitura ed un’aciddità molto ben equilibrata che promette una longevità interessante. E’ molto persistente e lascia un bel ricordo; dall’'ingresso sapido in bocca, presenta una nota alcolica non predominante. Imediate le note fruttate che confermano la freschezza e la vitalità promesse al naso. E' invitante alla beva, di buona freschezza. Finale con note minerali marcate.
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Photo: F.Cattabiani - Strada del Vino della Franciacorta
STAND DEUTSCHLAND SOMMELIER ASSOCIATION- EUPOSIA HALLE 15 STAND A41
In collaborazione con:
Prowein LUNGAROTTI,
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ungarotti, ein Unternehmen, das die ganze umbrische Identität wiederspiegelt. Eines der Weingüter mit einem weiblichen Gesicht das durch die Schwestern Chiara Lungarotti und Teresa Severini verkörpert wird, sowie durch die kulturelle Stiftung Lungarotti, der deren Mutter Signora Maria Grazia vorsteht. Als umbrisches Markensymbol ist das Unternehmen für die Qualität seiner Weine in durchgehender Linie mit nachhaltigem Weinbau - mit Schwerpunkt auf sparsamen Energieeinsatz und Umweltschutz – produzierend bekannt. Es sind zwei Keller: Torgiano und Montefalco, im Herzen der beiden DOCG Gebiete der Region und 250 Hektar Rebfläche.
UMBRISCHE IDENTITÄT
Zu den bekanntesten Marken gehören: Rubesco, Rubesco Riserva Vigna Monticchio, der in diesem Jahr wieder unter die Top Ten der besten italienischen Weine gewählt wurde, San Giorgio, Sagrantino unter den Roten, Torre di Giano, Aurente und Brezza unter den Weißen, sowie die neue Marke L’U. Lungarotti bedeutet aber auch Kultur durch die Stiftung und durch zwei einzigartige internationale Museen MUVIT (Weinmuseum in Torgiano) und MOO (Olivenbaum- und
Olivenölmuseum) -, die den Besucher auf die Reise in die tausendjährige Kultur des Weines und des Olivenöls führen. Lungarotti ist aber auch Gastlichkeit, eines der ersten Unternehmen in Italien, das die synergetische Verstärkung des Territoriums - von Le Tre Vaselle Resort mit Spa mit Vinotherapie, sowie um Ferienlandhäuser in Poggio alle Vigne - einleitete. Der Wein ist der Schwerpunkt und die Marke ist seit über 50 Jahre die Qualitätssicherung für die Elemente des "guten italienischen Lebens". In einer Welt, die das "Gute Leben" oft vergisst, ist die die Erfahrung Lungarotti beispielhaft und verkörpert mit Stolz die italienische Lebensart, indem sie sie in der Welt verbreitet. CANTINE LUNGAROTTI VIALE GIORGIO LUNGAROTTI 2 06089 TORGIANO (PG) WWW.LUNGAROTTI.IT
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Prowein CASCINA PIAN D’OR, FEDELTÀ
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MOSCATO
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ascina Pian d'Or: nata per coltivare, produrre e valorizzare il Moscato d'Asti. Fin dai primi anni del '900 la famiglia Barbero ha lavorato i vigneti presenti nella zona di Mango, seguendo i canoni della tradizione. All'inizio degli anni '90 Valter decide di dare una svolta all'azienda e il suo intento è nobile e preciso: trasformare le uve di Moscato d'Asti in vino per valorizzare il prodotto. Viene così proposta una filosofia di lavoro molto chiara: fare apprezzare nel bicchiere la freschezza e la dolcezza di un frutto unico, il grappolo di Moscato. Una sfida impegnativa che Valter porta avanti con la tenacia antica del lavoro legato alla tradizione in vigna, che trova la sua massima espressione in cantina, durante le fasi di trasformazione del prodotto: il freddo e la microfiltrazione mantengono inalterati gli aromi del vino che conserva la freschezza di un grappolo appena raccolto. Microclima, territorio, tradizione, tecnologia: in un bicchiere di Moscato d'Asti Pian d'Or c'è tutto questo, c'è un grappolo di un'uva unica. Valter Barbero riesce nel suo intento e ora il suo vino è apprezzato nel mercato inter-
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nazionale, e trova negli appassionati statunitensi i suoi migliori estimatori. «Bere il mio Moscato d'Asti? E' come gustare un fresco grappolo nel bicchiere». Una frase che riassume una filosofia lavorativa, frutto di un'esperienza ventennale nel campo della viticoltura, sulle colline di quella parte di Langa vocata alla coltivazione delle uve Moscato, un vino dolce, aromatico, molto bevibile, che allieta i migliori momenti della giornata. Una filosofia lavorativa che si basa su tre concetti: passione, lavoro, qualità. Come dice lo stesso Valter
Barbero: "Fin da ragazzo, anche forte dell'esperienza del nonno e del papà, mi sono appassionato alla coltivazione del vitigno Moscato. Una passione che mi ha portato a diventare produttore, per esaltare, nel mio lavoro, un'uva dagli aromi unici, da preservare nel vino, prodotto finale che deve raccontare come la qualità si ottiene portando in cantina una materia prima eccellente". "La materia prima si ottiene sempre rispettando il naturale decorso della vite, ed accettando l'evoluzione del clima, o meglio del microclima della nostra zona di Langa. Solo così si ottiene la vera qualità naturale del Moscato!". CASCINA PIAN D'OR Az. Agricola di Barbero Valter Frazione Bosi n. 15 12056 MANGO (CN) ITALY Tel. +39 0141 89440 Fax +39 0141 89682 E-mail:
[email protected]
Prowein VILLA MONTELEONE, PASSIONE
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pochi chilometri da Verona, nel cuore della Valpolicella Classica si trova Gargagnago, il Borgo dell’Amarone, noto perché patria dei discendenti di Dante Alighieri. Anthony e Lucia Raimondi si sono stabiliti nel 1988 a Villa Monteleone, un edificio del XVII secolo circondato da un parco dichiarato monumento nazionale e da uno splendido vigneto, con il sogno di produrre vini genuini e assolutamente tipici. L’anno seguente, acquistate le prime attrezzature, hanno dato inizio alle attività di vitivinificazione nello stile tradizionale. Girando per le cantine della vallata, confrontandosi con i produttori e stringendo molte sincere amicizie con gli abitanti della contrada, Anthony e Lucia, hanno dedicato per anni il loro tempo e la loro passione a cercare di far proprio quello “spirito” del
Valpolicella, che vive nelle parole e nei gesti dei contadini della zona. L’aggiornamento continuo di strutture, viticolture ed attrezzature, la loro profonda e sincera passione per i vini della Valpolicella e le conoscenze acquisite hanno quindi portato negli ultimi anni alla trasformazione della loro cantina privata in un’azienda
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VALPOLICELLA
volta ad una piccola produzione d’alta qualità. Il lavoro in cantina avviene attenendosi scrupolosamente alle antiche e raffinate tecniche di vinificazione tipiche della Valpolicella. La gran parte delle uve, raccolte a mano e riposte in piccole casse, è di qualità tale da poter essere sottoposta ad appassimento fino alla pigiatura, che avviene, in base alle caratteristiche dell’annata, tra la fine di gennaio ed i primi di marzo. Dopo una lenta fermentazione a temperatura controllata, il vino è affinato in piccoli recipienti di rovere (botti o barrique) per diversi mesi fino a raggiungere il giusto grado di maturazione. VILLA MONTELEONE VIA MONTELEONE, 12 37015 GARGAGNAGO (VR) TEL 39 045 6800328 WWW.VILLAMONTELEONE.COM
[email protected]
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VILLA JOB, BIO-EMOZIONI
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n quella lingua di terra, tra Udine e Buttrio , considerata una delle migliore aree vitivinicole del Friuli a confine del Collio Orientale, sono situati i terreni biologici di Villa Job. Questo lembo di terra è caratterizzato da terreni calcarei ed argillosi. I primi donano ai vini bianchi quell'eleganza tipica dei Cru del Collio Orientale. I secondi, tipici del basso Collio Orientale, donano eleganze e struttura ai vini rossi. Microclima: eccellente per le vigne biologiche di Villa Job I vigneti, tutti a conduzione biologica, sono circondati da boschi e dal fiume Cormor creando un microclima unico nel suo genere. Tale microclima è importante soprattutto nelle notti di fine estate poiché permette di protrarre la stagione della vendemmia ottenendo uve biologiche più zuccherine, con una maggior dotazione di aromi e
profumi. Attualmente sono 6,5 gli ha biologici vitati da cui otteniamo i nostri migliori vini biologici. I Colli Orientali del Friuli appartengono alla parte più classica e più apprezzata del vigneto friulano. Si tratta di rilievi di modesta altitudine, geologicamente piuttosto omogenei, che si distendono in una fascia ai piedi delle Prealpi Giulie, da Tarcento a Cividale del Friuli, poi più a sud fino a Buttrio e a Corno di Rosazo, che già risentono dell'influsso dell'Adriatico con un microclima meno freddo e umido. Proprio per questo nella zona meridionale si trovano maggiori concentrazioni di vigneti, specialmente a frutto bianco, che producono in prevalenza vini Tocai, Ribolla, Pinot, Chardonnay, Sauvignon. I rossi dei Colli Orientali, corposi e coloriti, sono soprattutto Cabernet e Merlot, pur se la
DOC e riferita anche ad altri vitigni. «Ogni nostro vino racconta una storia fatta di emozioni speciali che abbiamo provato lontano da qui - spiegano a Villa Job -. In ogni nostro vino abbiamo portato culture, esperienze e concezioni vitivinicole diverse fatte durante i nostri viaggi. Abbiamo fatto incontrare i saperi di altrove con la tradizione del Friuli, per generare storie uniche e speciali. Siamo partiti dal Friuli e da allora non riusciamo a fermarci. Ogni sorso del nostro vino esprime l'Anima di tutte le culture che abbiamo conosciuto». VILLA JOB PIAZZA DELLA CHIESA 3 33050 ZUGLIANO - POZZUOLO DEL FRIULI - UDINE ALESSANDRO +39.345.79.86.760 ENRICO +39.349.11.43.510 EMAIL:
[email protected] WWW.VILLAJOB.COM
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Prowein VERANSTALTUNGSPROGRAMM 15. März 2015 Ab 9.00 Uhr DAS BESTE AUS ITALIEN Verkosten Sie während der Messestunden die Highlights von autochthonen Rebsorten aus ganz Italien. Beginn: immer zur vollen Stunde. -> Aus Friaul: La Magnolia -> Aus Schottland: Lagavulin, Oban, Cragganmore (limited editions) Moderation: Sommelier Gianni De Bellis.
Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected]
Teilnehmerbegrenzung, Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected]
13.15 Uhr DOC TERRE DI COSENZA - FRISCHER SÜDEN Neue Weine aus uralten Rebstöcken. Lassen Sie sich in Kombination mit frisch am Stand zubereiteten Spezialitäten der Kalabrischen Küche von der Eleganz dieser Weine überraschen. Moderation: Dr. Jens Priewe, Weinjournalist
17.55 Uhr TAGESAUSKLANG AM DE.S.A.STAND MIT AUSTERN UND KAVIAR Gemütliches Zusammentreffen mit Italienischen Winzern bei traditionellen Schaumweinspezialitäten (Flaschengärung), Austern, Kaviar und hochwertiger italienischer Feinkost. 16. März 2015
10.35 Uhr HISTORISCHE VERTIKALE MIT LUGANA FABIO CONTATO Eine Vertikale seltener Luganer der Jahrgänge 1996 bis 2012 von von Fabio Contato, der persönlich anwesend sein wird. Das von Michel Rolland beratene Projekt zeigt das Reifepotential der unterschätzten Rebsorte Trebbiano di Lugana, Teilnehmerbegrenzung, Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected] 12.05 Uhr LA SCOLCA: GAVI DEI GAVI ® ETICHETTA NERA Zeitlose Emotionen in einer einzigartigen Vertikalverkostung 2014 – 2010 – 2007 – 2000 – 1995 – 1989 Moderation: Chiara Soldati, Winzerin und Alessandro Scorsone, Master Sommelier. Teilnehmerbegrenzung,
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14.15 Uhr CHALLENGE EUPOSIA – GROßE SCHAUMWEINE AUS ALLER WELT Preisverleihung und Verkostung der Siegerweine der internationalen Schaumweintrophy Challenge Euposia. Moderation: Frank Smulders, Master of Wine. 16.05 Uhr BRUNO PAILLARD: DIE ELEGANZ ALS CHAMPAGNER Champagnerverkostung mit Challenge Euposia Gewinner Bruno Paillard. Teilnehmerbegrenzung, Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected]
Ab 9.00 Uhr DAS BESTE AUS ITALIEN – AUTOCHTHONE HIGHLIGHTS Verkosten Sie während der Messestunden die Highlights von autochthonen Rebsorten aus ganz Italien. Beginn: immer zur vollen Stunde. -> Aus Valpolicella: Corteforte -> Aus Schweden: l'Icewine di Goran Amnegard -> Aus Schottland: Lagavulin, Oban, Cragganmore (limited Editions) -> 16,30 Uhr: “vertikale” von Rosso Bastardo Moderation: Sommelier Gianni De Bellis.
17.05 Uhr DIE TOSKANA STELLT SICH VOR VERTIKALVERKOSTUNG BRUNELLO DI MONTALCINO LA TOGATA 2004,Riserva 2004,Riserva 2001,1999,Riserva 1997. Moderation: Dr. Jens Priewe, Weinjournalist
10.45 Uhr EMIDIO PEPE VERTIKALE DURCH VIER JAHRZEHNTE Acht Weine aus vier Jahrzehnten dieses legendären und kompromisslosen Montepulciano d'Abruzzo Bio DOC mit Winzerin Sofia Pepe.
Teilnehmerbegrenzung, Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected] 12.35 Uhr DURELLO – FEINE PERLEN VOM VULKAN Die neue venezianische DOCAppellation für Spitzenschaumweine in traditioneller Flaschengärung stellt sich vor. Zehn Weingüter präsentieren DOC Lessini Durello aus aktuellen Jahrgängen bis
unter:
[email protected] 15.35 Uhr VERKOSTUNG DER RIBOLLASCHAUMWEINE DES FRIAULS FRIAUL, COLLIO, SLOWENIEN Junge und frische Ideen verleihen einem uralten Terroir neuen Glanz. Moderation: Ralf Kaiser, Weinjournalist. 17.05 Uhr PINOT NOIR DEGUSTATION –
Kaviar und hochwertiger italienischer Feinkost. 17. März 2015 Ab 9.00 Uhr DAS BESTE AUS ITALIEN – AUTOCHTHONE HIGHLIGHTS Verkosten Sie während der Messestunden die Highlights von autochthonen Rebsorten aus ganz Italien. Beginn: immer zur vollen Stunde. -> Aus Schottland: Lagavulin, Oban, Cragganmore (limited Editions) 10.45 Uhr DAS WARME HERZ ITALIENS Die neuen Protagonisten mit Vertikalverkostung Chianti Classico Riserva Fietri 2009-2012. Moderation: Dr. Jens Priewe, Weinjournalist. Teilnahmebegrenzung, Voranmeldung erforderlich unter:
[email protected]
ins Jahr 2006. Moderation: Veronica Crecelius, Italienexpertin des Meininger Verlags. 14.15 Uhr LUNGAROTTI: VERTIKALVERKOSTUNG RUBESCO RISERVA VIGNA MONTICCHIO 1997-2008 20 Jahre Seide aus Umbrien. Moderation: Winzerin Chiara Lungarotti. Teilnehmerbegrenzung, Voranmeldung erforderlich
ITALIENS BESTE PINOTS Verkostung einer Auswahl der besten Pinot Noir Italiens. Moderation: Dr. Jens Priewe, Weinjournalist ! 17.55 Uhr TAGESAUSKLANG AM DE.S.A.STAND MIT AUSTERN UND KAVIAR Gemütliches Zusammentreffen mit Italienischen Winzern bei traditionellen Schaumweinspezialitäten (Flaschengärung), Austern,
13.05 Uhr VOM PROSECCO ZUM AMARONE UND WEITEREN AUTOCHTHONEN WEINE Ein Überblick über die aufblühende Vielfalt Italiens. Moderation: Veronica Crecelius, Italienexpertin des Meininger Verlags. 14.35 Uhr LAMBRUSCO – DAS BESTE AUS DER TRADITION DER POEBENE Die Auferstehung einer DOC Moderation: Veronica Crecelius, Italienexpertin des Meininger Verlags. Euposia Marzo 2015
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Prowein PUGLIA,
T
orna protagonista la Puglia con oltre cinquanta aziende vitivinicole, portavoci dell'impegno instancabile dei produttori per battere la strada della qualità, raggiungendo punte di eccellenza e nuovi importanti traguardi. Una panoramica che comprende sia aziende che hanno scritto la storia della vitivinicoltura pugliese, sia nuove realtà che hanno accettato la sfida di unirsi al fermento della regione. Se gli ambasciatori enologici restano i tre grandi autoctoni -Nero di Troia, Primitivo, Negroamaro-, la Puglia enologica propone anche altre varietà e anche rosati, bianchi e bollicine, che confermano la capacità di innovazione e l'ottimo rapporto qualità-prezzo che caratterizzano l'offerta regionale. Lo “spazio istituzionale” della Regione Puglia è allo stand A 31- dove scoprirei la varietà e la personalità dei vini delle seguenti aziende: Alberto Longo Amastuola Apollonio Bellanoa - Vagliomassa Sirose-Bufano Candido Cantina dei Fragni Cantine Lizzano Carvinea Casa Primis Castel di Salve Cupertinum D'Alfonso del Sordo De Falco Duca Carlo Guarini Erminio Campa Felline Feudi di Guagnano
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LA
GRANDE PROTAGONISTA
Greco Romaldo Grifo L'Antica Cantina Vignuolo La Torretta Le Vigne di Sammarco Massimo Leone Mottura Palama' Paradiso Pietraventosa Pliniana Podere 29 Rivera Santa Lucia Santi Dimitri Schola Sarmenti Severino Garofano Soloperto Svevo di Lucera Taurino Cosimo Teanum Tenuta Coppadoro Tenuta Giustini Tenuta Zicari Tenute Cerfeda dell'Erba Torre Quarto Trullo di Pezza Vecchia Torre Vetrere Vigne & Vini Varvaglione Villa Schinosa Vinicola Mediterranea Nello spazio Enoteca, all'interno dell'area istituzionale, DE.S.A. Deutschland Sommelier Association conduce degustazioni e aperitivi pugliesi nelle tre giornate della manifestazio-
ne in col-
laborazione con il
Movimento Turismo del Vino Puglia che presenterà vini e itinerari enoturistici per scoprire
la regione. Grandi, corposi, versatili, a volte un po' burberi ma sempre interessanti, i rossi di Puglia non si risparmiano in carattere e territorialità, spaziando da austere interpretazioni classiche ad altre più "svelte", adatte a un pubblico giovane. Regale, Impaziente, Antico, tre attributi per i tre eccellenti vitigni autoctoni di Puglia: Nero di Troia, Primitivo e Negroamaro, vinificati in diversi stili e tipologie che spaziano dalle interpretazioni più tradizionali a quelle di nuova concezione e molto adatte a un pubblico internazionale. Dagli estremi settentrionali pugliesi della Daunia, fino all'area dominata dal misterioso maniero ottagonale di Castel del Monte, ondulate distese di vigneti di uve Nero di Troia disegnano il paesaggio; colore vivo, un bouquet elegante e fresco con tipici sentori di viola, abbondanza di polifenoli e un caratteristico tannino, la cui spigolosità è tradizionalmente ammorbidita con blend caratteristici e che negli ultimi anni vinificato anche in purez-
za con eccellenti risultati. La zona vanta tre denominazioni che prendono il nome dal celebre monumento e a base di quest'uva, la Dop Castel del Monte e le due prestigiose Docg Castel del Monte Rosso Riserva e Castel del Monte Nero di Troia Riserva. La vite resta un tratto peculiare in tutto il territorio e trova un altro grande interprete nel vitigno Primitivo che, nomen omen, ha nella precocità della maturazione il suo carattere distintivo. Originario della Bassa Murgia dove è protagonista della Dop Gioia del Colle, incontra una delle sue massime espressioni nella costa ionica, nella terra del Primitivo di Manduria Dop e del Primitivo dolce naturale Docg. Le distese di vigne in questo territorio, storicamente coltivate con il classico metodo "ad alberello" e che possono raggiungere fino a ottant'anni di età, sono profondamente legate alla definizione del paesaggio, puntellato di placide masserie e argentei ulivi monumentali. Il Negroamaro fa parlare di sé dalla notte dei tempi, con la sua storia millenaria che ne fa uno dei più antichi vitigni di Puglia presente nella metà delle denominazioni d'origine della regione. In particolare popola le vigne del Salento, affascinante territorio immerso fra due mari e crocevia di culture antichissime. La sua più tipica espressione è nella versione rosata, tanto da essere il primo vino imbottigliato della regione. Una versione altrettanto tradizionale lo vede in blend con altre varietà del territorio, ma è in purezza che riesce a dare il meglio di sé, manifestando le note a volte burbere ma molto territoriali che gli rendono la sua inconfondibile territorialità. Euposia Marzo 2015
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Prowein ENOTECA
DI
CORMONS,
G
razie alla passione e all'amore che anima il nostro lavoro, abbiamo imparato a condurre le persone in un viaggio alla scoperta delle nostra terra: un percorso immaginario lungo le strade del "nettare degli dei" e della gastronomia, per scoprire quanto di meglio essa possa offrire. Dank der Liebe und der Leidenschaft für unsere Arbeit haben wir gelernt, unsere Besucher auf eine Reise zu begleiten, welche durch das Land unserer Region führt, indem ein imaginärer Verlauf entlang der Stasse des "Nektors der Götter" und der Gastronomie mit seinen besten Produkten verfolgt wird. BLAZIC FRANCO CORMONS GO Azienda non grande, ma ospitale, gentile e con quel rapporto diretto che ti fa entrare subito in sintonia e subito dentro la vera natura, molto legata al territorio di questa cantina. Un anfiteatro: una sorta di conca aperta al sole e fatta a terrazze, coltivata con fatica, tutta a mano e che offre, prima ancora che del buon vino, una vista affascinante: da guardare e riguardare. Siamo nel Collio, a circa 100 metri sul mare, in località Zegla, frazione di Cormons. La azienda ha 6 ettari vitati e altri con seminativo e bosco. Il posto è magnifico, le persone ospitali e il bicchiere racconta del terroir. Siete i benvenuti! www.blazic.it DRIUS CORMONS Da generazioni, nell'intatta serenità del paesaggio collinare di Cormòns, sorge l'Azienda Agricola DRIUS condotta da Mauro DRIUS insieme alla sua famiglia. Basandosi su una consolidata tradizione di lavoro legata alla terra ed ai suoi ritmi l'Azienda DRIUS produce vini che mantengono la tipicità della zona. Le uve provengono esclusivamente da propri vigneti che si estendono per circa 15 ettari dalle pendici del Monte Quarin all'alta pianura dell'Isonzo. Il COLLIO e l'ISONZO sono entrambi protetti a Settentrione dalle Alpi e risentono dei benefici effetti climatici del mare che creano un felice connubio per i vitigni offrendo potenzialità uniche per produrre vini di inconfondibili caratteristiche. Particolare cura viene data alla coltivazione dei vigneti per garantire la costante qualità del pro-
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AL
CUORE
DEL
VINO
dotto. Per la difesa del
vigneto viene adottata la Lotta Integrata e per certi parassiti la Lotta Biologica. La raccolta delle uve viene fatta rigorosamente a mano. The Cormòns countryside has seen generation of wine growing by the DRIUS family winery, which is now run by Mauro and his family. Based on a tradition working in harmony with the soil and the rhythms of nature, the Drius winery produces wine which have the typical characteristics of the wineproducing area. The grape come exclusively from Drius vineyard which are spread over approximately 15 hectares from the slopes of Quarin hill in the Collio area as far as the Isonzo river plain at the foot of the Collio area. The Collio marl soils and the gravely soils of Isonzo plain are sheltered from the northerly wind by the Alps and enjoy the beneficial climate effects of the sea, creating ideal condition for grape culture. The vines are grown with loving care to yield grapes of excellent quality, essential for producing typical wines of the area. In order to protect the organically-grown vineyards from certain parasites, Drius uses environmentally-friendly products. The grapes are rigorously harvested by hand. www.driusmario.it MAGNAS CORMONS GO Magnàs è una piccola realtà vitivinicola, nata dalla passione di una famiglia contadina friulana. La sua storia è il racconto dell' amore per la terra che continua da quattro generazioni. Magnàs è sinonimo di tradizione, serietà, solidità e
l'albero che campeggia sulle sue etichette, è il simbolo visibile di tutti questi valori, profondamente radicati nell'azienda e nella famiglia. Magnás ist ein kleines familiengeführtes Weingut. Es ist das Ergebnis von Leidenschaft und Tradition einer Bauernfamilie in Friaùl. Dieses Gedicht der Liebe für die Erde wird bereits von vier Generationen geschrieben. Heute ist Magnás ein Synonym für Tradition, Ehrlichkeit, Engagement und innere Stärke. Diese Werte sind tief in unserer Familie verwurzelt und werden durch den Baum auf dem Etikett unserer Weine symbolisiert. www.magnas.it SGUBIN RENZO CORMONS Renzo eredita fin da bambino la passione dal nonno e dal padre, mezzadri, che negli anni '70 riscattano la terra. Nel '90 prende in mano le redini dell'azienda, situata a Cormons, proprio dove le DOC Collio e Isonzo si incontrano. Le parcelle da coltivare prendono forma, e disegnano i vini sulle vocazioni dei terreni e delle uve, alcune storiche. Lui comincia a imbottigliare tardi, perché è uomo serio. E i riconoscimenti infatti arrivano. Oggi Renzo, con la sua compagna Michela, esprime con eleganza e intelligenza la sua personalità un
territorio unico, in sole 30.000 bottiglie. Renzo erbt schon früh von Großvater und Vater die Leidenschaft für den Wein. Diese, zuvor Halbpächter, kaufen sich in den 70er Jahren frei. 1990 nimmt er die Zügel des Betriebes in die Hand, der in Cormons liegt, genau dort, wo die DOC Collio und Isonzo aufeinandertreffen. Die zu kultivierenden Parzellen nehmen Form an und ermöglichen Weine, die auf Böden und von Trauben uralter Provenienz entstehen. Als ernsthafter Mann beginnt er erst spät damit, den Wein in Flaschen abzufüllen. Und die Anerkennung lässt nicht auf sich warten. In der Produktion von nur 30.000 Flaschen drückt Renzo heute, zusammen mit seiner Gefährtin Michela, seine Persönlichkeit und sein einzigartiges Territorium aus und dies auf elegante und intelligente Weise.
[email protected] TOROS FRANCO CORMONS La cantina si trova in località Novali a Cormons, nel cuore del Collio, ed è ricavata da una struttura che nel corso degli anni ha avuto diverse funzioni d'uso ed ampliamenti e dove oggi potrete degustare un calice di buon vino.
Tutta la cantina è completamente circondata, come un amorevole abbraccio, dai vigneti che formano, con la cantina, un unico corpo dall'estensione di circa dieci ettari, dolcemente adagiato sulle colline del Collio. The Toros winery at Novali near Cormòns, in the heart of the Collio, was created from a building that over the years had been used for various purposes and had been extended several times and it is here that you will be able to taste a glass of Toròs wine when you visit. Vineyards and winery form a single integrated unit of about 10 Hectares nestling in the hills Collio. www.vinitoros.com VOSCA FRANCESCO BRAZZNO (CORMÒNS) Vosca è un'azienda a conduzione famigliare che raccoglie e produce i suoi frutti nella zona orientale del Friuli, tra le colline del Collio e le pianure dell'Isonzo. La stessa vanta una superficie di circa 10 ettari coltivati a vigneto. I vigneti sono in parte situati in collina ed in parte in pianura, dove il lavoro è svolto con metodi totalmente manuali. L'azienda Vosca sorge a Brazzano, piccola frazione del Comune di Cormòns, cittadina molto apprezzata e rinomata per i suoi prodotti vitivinicoli. www.voscavini.it Euposia Marzo 2015
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Prowein ANTICHE VIGNE, QUALITÀ D’AUTOCTONO
A
nticheVigne, situata nel cuore della Valle del Savuto in Calabria, nasce nel 2004. Fin dall'inizio si è prefissata l'obiettivo di una qualità produttiva elevata grazie a tecniche capaci di produrre un vino D.O.C., avvalendosi di vitigni autoctoni della zona quali il Magliocco Dolce (localmente noto come Arvino), il Greco Nero, il Pecorello e la Malvasia. I vigneti sono situati nella parte superiore della valle, ad un'altitudine compresa tra i 450 e gli 800 metri e con pendenze che variano dal 10% al 35%, condizioni favorevoli per evitare ristagni d'acqua e per una produzione di qualità. Il tutto è tenuto insieme, in armonia, da un costante impegno quotidiano con passione e fatica. Il nostro vino è la nostra vita, per questo i nostri vini assomigliano a noi, alla nostra voglia di fare bene. La variegata linea produttiva
include: Il Savuto Superiore, dal colore rosso rubino profondo, con riflessi granati; un sapore giustamente tannico, sapido e con un lungo finale succoso; nasce dal matrimonio tra le uve Magliocco (Arvino) e Greco Nero Di grande personalità e di lungo invecchiamento è l'amico perfetto per carni brasate, alla griglia e arrosti. Il Savuto Classico generato dai vitigni Magliocco e Greco nero. Con un sapore asciutto e caldo, sostenuto da buona acidità e austera qualità dei tannini, è l'ideale accompagnamento per arrosti, grigliate di carne, cacciagione, formaggi stagionati e piccanti. Il rosso Iuvenis, è un vino dall'approccio facile, piacevole, capace di un ampio ventaglio di abbinamenti, preparazioni non troppo elaborate, primi leggeri, pizze, carni e formaggi delicati, salumi e fritture di pesce. Il rosato Gida ottenuto dal Magliocco e vinificato in bianco facendo sgrondare il pigia-
to. Si mostra gentile e con un colore rosa corallo appena acceso, il profumo è vinoso, delicato, fruttato. Fresco al palato, sa comunque essere incisivo e di buona struttura. In fine, il bianco Terra di Ginestre è frutto di un'accurata selezione delle migliori uve a bacca bianca, Greco, Mantonico e Pecorello. Si presenta carico di colore e di sapori, con un bouquet ricco di aromi che conferiscono la caratteristica di essere molto amico dei primi piatti, dei risotti, del pesce e delle carni bianche. Fiducia, si chiama Fiducia il nostro miglior biglietto da visita, quel gesto quotidiano di offrirvi un calice di buon vino capace di generare un cuor contento col nostro vero nome scritto con l'Uva. Antiche Vigne di Gianfranco Pironti Via Regina Elena, 110 87054 Rogliano (CS) - Italia www.antiche vigne.com
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TENUTA BONOTTO: FRA
D
alle colline del Conegliano Valdobbiadene dove le uve del Prosecco crescono in un paesaggio quasi fiabesco , tra dolci declivi , siepi di confine e boschi più in là. Le rocce delle Dolomiti subito dietro danno minerali e acque pure che le argille sanno trattenere e sapientemente dosare durante la stagione. Poi si scende verso la pianura dove i sassi si evidenziano nella trama della terra e le viti di Raboso del Piave , il vero "vino negro " di Venezia , crescono rigogliose nei lunghi mesi dell'estate a maturare grappoli nascosti che solo all'ultimo si colorano per essere raccolti quando la prima neve ha fatto capolino sulle vette più alte . Quest'uva unica non può che dare vini unici per persone uniche. E da quì l'azienda prosegue il suo ideale viaggio verso la scoperta dei territori del vino , avvicinandosi al mare . Qui la campagna si fa decisamente aperta , i venti prendono forza , la terra è compatta e resistente per
LE
COLLINE
garantire acqua e nutrimento. Sono le terre del Pinot Grigio , il vino che idealmente si rivolge al mare , all'altra sponda dell'Oceano e del mondo intero , per diventare il vino bianco protagonista delle cucine più moderne e dinamiche. Il secondo pensiero va ai luoghi , ai loro paesaggi e alla loro storia. La famiglia Bonotto ha un patto plurisecolare con queste terre . Oltre ai paesaggi di vigna in queste distese verdi si scoprono antichi borghi , case contadine , chiese di campagna. Ci sono le testimonianze di civiltà ed epoche passate , dalle abbazie, ai monasteri , dalle ville veneziane alle torri di difesa. Tutto questo ha influenzato la nostra cultura della vite e del vino .Ci sono ricordi di pace e di guerra , di gioie e di dolore. Nel nostro lavoro di ogni giorno cerchiamo di tramandare questo patrimonio di sensibilità e conoscenza e di renderlo attuale , protagonista di un linguaggio moderno in grado di essere non solo compreso ma apprezzato e condiviso da genti di terre
E IL
MARE
anche lontane che condividono con noi questi sentimenti. La sede storica della nostra cantina è aperta ad accogliere il visitatore per far vivere tutto questo. Infine il pensiero al filo conduttore della famiglia , delle generazioni passate che hanno vissuto appieno il loro momento con tanta passione per il lavoro della terra , per la condivisione dei suoi frutti. Sempre con l'idea di tramandare , di passare a chi sarebbe venuto dopo di loro la conoscenza e il legame forte con il mondo contadino. Oggi ad interpretare questi sentimenti ci sono Antonio e Vittoria con tutti i giovani collaboratori, Annalisa, Matteo, Lorenzo, Paolo e Daniele al vostro servizio per il miglior risultato. TENUTA BONOTTO DELLE TEZZE VIA DUCA D’AOSTA, 16 31020 TEZZE DI PIAVE VAZZOLA(TV) ITALY
[email protected] TEL.: 0039 (0)438 488323 FAX: 0039 (0)438 488891 Euposia Marzo 2015
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CANTARUTTI ALFIERI: GENIE
D
as Winzerunternehmen Cantarutti Alfieri liegt in einer der schönsten Hügelgegenden im Herzen der "Colli Orientali del Friuli", einer der renommiertesten Ursprungsbezeichnungen der Region Friaul-Julisch Venetien. In dieser Gegend liegt auch die bekannte Abtei von Rosazzo. Das Unternehmen nahm sein Arbeit in den sechziger Jahren auf. Seine Intuition, Leidenschaft, die feste Verwurzelung in der Tradition, aber vor allem seine Weitsicht überzeugten Alfieri Cantarutti davon, in diese Hügellandschaft zu investieren. Die gleichen, vom Vater übertragenen Eigenschaften bewegen heute den Unternehmensgeist der aktuellen Firmenleitung: Die Tochter Antonella hat den Grundbesitz gemeinsam mit ihrem Gatten Fabrizio auf 54 Hektar, die alle dem Weinanbau dienen, ausgedehnt. Die aktuelle Produktion beläuft sich etwa 130.000 Flaschen pro Jahr und
wird dank der Erschließung neuer Märkte im Ausland weiter wachsen. Die aufmerksame und kluge Wahl von Rebsorten, die detailgenaue Arbeit im Weinberg sowie die ausgefeilten Techniken der Weinherstellung haben es dem Winzerunternehmen ermöglicht, zu wachsen und sich ständig zu verbessern, um besonders wertvolle Weine zu produzieren, die sowohl vom nationalen als auch vom internationalen Markt geschätzt werden. Unter den produzierten Weinen finden wir, abgesehen von den bekannten Pinot Grigio, Friulano, Sauvignon, Chardonnay, Merlot und Cabernet Sauvignon sowie den autochthonen Ribolla Gialla, Refosco dal Peduncolo Rosso, Schioppettino und Pignolo, auch den Pinot Nero, das eigentliche Aushängeschild des Unternehmens, aus dem zwei Schaumweine mit klassischer Flaschengärung hergestellt wer-
UND
STIL
den: Epilogo und Prologo. Dank der kontinuierlichen Forschung und Innovationsbereitschaft hat das Unternehmen Cantarutti im Laufe der Jahre mit herausragenden Neuigkeiten zu überraschen gewusst, die mittlerweile in der internationalen Szene zu Protagonisten geworden sind: die Rotwein-Assemblage der Weine Poema und Caratto sowie die überraschende WeißweinAssemblage des Canto. Ein weiterer Durchbruch wurde mit dem Gran Cru aus Pinot Grigio San Michele und Merlot Ronco San Michele erreicht, während die technologische Innovation die Schaffung der besonderen Linie "Terre di Rosazzo Scacco al Re" mit dem Friulano, dem Sauvignon und dem Merlot ermöglicht hat. AZIENDA CANTARUTTI ALFIERI VIA RONCHI, 9 33048 SAN GIOVANNI AL NATISONE (UD) TEL +390432756317 FAX +390432746055
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CORTEFORTE, HISTORISCHE VALPOLICELLA
N
ur wenige Weinregionen bestechen durch derartige Schönheit und Charme wie die des Valpolicella. Das Tal liegt an den Ausläufern der Monti Lessini, beinahe exakt auf halbem Wege zwischen der antiken, historischen Stadt Verona und dem Gardasee. Durch seine besondere geografische Lage ähnelt das Valpolicella einem grossen Auffangbecken, in dem während der Sommermonate die Hitze gespeichert und im Winter dann wieder an das Land abgegeben wird. Diese ungewöhnlichen Klimabedingungen sorgen für geradezu ideale Voraussetzungen für den Anbau von Oliven, Kirschen und natürlich der Weinrebe, für den diese Region zu Recht berühmt ist. Die Spuren und Stimmen der Vergangenheit und die einstiger Gefechte sind auf auf dem Weingut Corteforte lange verblasst. Umfangreiche Restaurationsarbeiten haben der Anlage weichere Konturen verliehen, und im Laufe der
Jahrhunderte verwandelte sich Corteforte durch die Hinzufügung von Rundbögen, Arkaden und Gärten in einen idyllischen Landsitz von aussergewöhnlicher Schönheit. Die Ländereien sind heute mit Weinbergen und Olivenhainen bepflanzt, die scheinbar mit ihrer sanften und hügeligen Umgebung verschmelzen. Um die Tradition zu bedanken, wurde das Weingut Corteforte benannt. Die Weinberge umfassen ca. 3 Hektar, 150 bis 300 m über dem Meeresspiegel. Die Reben werden in traditioneller Weise in der Pergola Veronese aufgezogen. Sie wachsen auf Vulkangestein, gemischt mit rotem Basalt und Kalkgestein, in süd - westlicher Ausrichtung. Die Weine haben einen Ertrag je Hektar von 2.400 Litern für Amarone und von 3.500 für Valpolicella Ripasso. Das trocknen der Trauben findet nach streng traditioneller Methode auf dem gut durchlüfteten Dachboden statt. Alle Weine reifen in Fässern von 3,5 hl, 5 hl und 25 hl aus französischer Eiche in den
Kellern von Corteforte. Zwischen 6-8 Monaten der Valpolicella Ripasso Classico Superiore, bis zu 36 Monaten der Amarone Vigneti di Osan. Corteforte bewahrt die Tradition der Herstellung der alten Weine. Amandorlato als der Vater des Amarone della Valpolicella stellt eine sehr angenehme Balance zwischen der Süße des Recioto und der Amarone Fülle. CORTEFORTE VIA OSAN, 45 37022 FUMANE VERONA TEL. (39) 045 68.39.104 FAX (39) 045 68.39.104 WWW.CORTEFORTE.IT
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COL
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DEL
LUPO: PROSECCO
ie Geschichte der Weinkellerei beginnt im 1942, als "Nonno Aldo" erbte von seinem Vater den "Col del Lupo" (Hügel des Wolfes) der in Colbertaldo neben Valdobbiadene ist. Auf dem Weinberg befindet sich ein kleines Haus, "Casel" genannt , das eine wünderschone Aussicht auf den Hügeln, wo Prosecco DOCG produziert ist, hat. Heute leiten die Enkel, Giulia und Marco, diese wertvolle Erblassenschaft. Das Geschwister, mit den richtigen Studien und mit dem besten Willen,
Tradition und Innovation in der Betriebsleitung zusammengesetzt haben. Die Weinbergen bestehen aus hoche und steile Hügel und oft müssen die Technologien der Handarbeit Platz machen. Es ist hier wo die Qualität die höchste Niveau erreicht. Das Ergebnis dieser Hingabe heisst Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG " Col del Lupo". Der Wein ist elegant, in der Nase hat anhaltende, blumige und fruchtige Aromen die man auch am Gaumen wahrnimmt. Diese Kennzeichen errinern an der Landschaft und dem Duft den Hügel zwischen Conegliano und Valdobbiadene. Der Wein erzählt eine Geschichte die aus langsamem Reifen, Handarbeit und Hingabe besteht.
VON
1942
Eine Erfahrung die einen unvergesslichen Eindrück hinterlässt. Das Geheimnis des Erfolgs von Prosecco ist aber auch der Boden, der aus Morän, Sandstein und Lehm besteht und diese drei zusammen ermögen eine perfeckte Dränage und so eine begrenzte und beständige Feuchtigkeit. Aber man muss auch das ausgeglichene Klima und die belüftete Lage, die zusammen den Trauben unnachahmliche Charaktere und Düfte übertragen, betrachten. In diesem wunderbaren Land produziert "Col del Lupo" seinen Prosecco Valdobbiadene DOCG COL DEL LUPO AZIENDA AGRICOLA S.S. VIA ROVEDE 37 TEL. 0423.980249 31020 VIDOR - TREVISO
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BARBON, DREI GENERATIONEN IM WEINBERG
T
enuta Barbon, è un'azienda che da oltre cento anni coltiva la vite, in un territorio vocato ai grandi vini, la DOC Piave. I terreni sciolti di natura alluvionale, ricchi di calcare, dalle caratteristiche uniche sono l'habitat ideale per la coltivazione della vite, alle cui doti di eccezionale qualità concorrono anche particolari fattori di luce e clima. Luca Barbon, appassionato enologo, indirizza la sua ricerca verso la coltivazione dei vitigni che esprimono il massimo in questi territori, con una viticoltura assolutamente rispettosa dell'ambiente, nello spirito dello sviluppo sostenibile. Attingendo alle più moderne tecnologie di vinificazione, ha raggiunto l'eccellenza nella produzione di vini di qualità. L'azienda propone tre diverse interpretazioni: i Vini d'autore, le Selezioni e i Monovitigni, vini che brillano per carattere e personalità. Tenuta Barbon ist ein
Unternehmen, das seit über einhundert Jahren in einem Gebiet Rebstöcke anbaut, das den großen Weinen verschrieben ist: das DOCWeinbaugebiet Piave. Die lockeren Böden bestehen aus kalkhaltigem Schwemmland mit einzigartigen Eigenschaften und sind die ideale Gegend für den Anbau der Rebe, zu deren außergewöhnlicher Qualität außerdem
besondere Licht- und Klimafaktoren beitragen. Luca Barbon, leidenschaftlicher Önologe, widmet seine Untersuchungen dem Anbau von Rebsorten, die in diesem Gebiet das Beste von sich geben, wobei er Weinbau im Sinne der Nachhaltigkeit mit größtem Respekt für die Umwelt betreibt. Mit Zugriff auf die modernsten Technologien für die Weinbereitung hat er in der Produktion von Qualitätsweinen Exzellenz erreicht. Der Betrieb bietet drei unterschiedliche Produktlinien: Autorenweine, Auslesen und sortenreine Weine; alles Weine, die sich jeweils durch ihren Charakter und ihre Persönlichkeit auszeichnen. TENUTA BARBON DI BARBON L. S.S. SOCIETÀ AGRICOLA VIA VENTURALI 5/2 31050 VILLORBA (TV) +39 346 01 01 722
[email protected] WWW.TENUTABARBON.IT
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Prowein DE BELLIS, L’EMOZIONE
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l Maitre di sala, nella lingua di Dante, è un vero e proprio maestro d'arte. Di un'arte particolare che da sostanza ai sogni. Si tratta di un dono, quello di far emozionare i clienti, in sala, di fronte ad uno scenario che si fa apprezzare solo grazie ad ingredienti precisi che un grande Maitre deve possedere: creatività, cultura, gentilezza, eleganza, discrezione. E Gianni de Bellis ha tutto questo, inclusa una esperienza incredibile che lo ha portato anche all'estero , in una delle città piu' esigenti del mondo in fatto di gusto: Londra. Gianni de Bellis ha avuto la fortuna di essere stato "perseguitato" da luoghi magici, dove da sempre la grande bellezza la vedi appena apri la porta del ristorante. . E non dipende tanto dalla struttura architettonica, ma da quello charme che appunto il Maître riesce a trasferire. Che si tratti di costa Adriatica di Rimini e Riccione per arrivare in Svizzera, a Roma prima alla Taverna Antonina e poi nel famoso ristorante Le Tamerici, Gianni de Bellis ha offerto soprattutto questo, rendendo quindi ancor piu' vero il detto che solo un grande ristorante può rendere grande il suo Maître di sala, così come un ottimo direttore è nulla senza una grande orchestra. Gianni come vedi i giovani che si approcciano al tuo mestiere oggi?
ENTRA IN
«Oggi il la figura in sala è diventata molto importante anche se a livello mediatico se ne parla poco , ma i clienti ne parlano tanto e questo per un ristorante è la riuscita di un grande progetto. La cucina nel ristorante fondamentale ma se non c'è un grande servizio, una grande passione, un grande charme , da parte di chi cura l’ospite, cade il tutto. Io sono della idea che sale e cucina devono essere insieme con grande equilibrio per rag-
giungere grandi risultati. E ci vuole tanta umiltà. Si il nostro lavoro è fatto di tanta umiltà. Vuol dire studiare sempre, andare a scoprire, approfondire per migliorarsi sempre . È un lavoro dove non si finisce mai di imparare». Come è cambiato il gusto in questi venti anni? «Il gusto è cambiato tanto, c'è stata evoluzione nella materia
SALA
prima; evoluzione nei grandi chef che hanno saputo valorizzare tutti i nostri grandi prodotti italiani. Noi dobbiamo essere fieri della nostra Italia a livello di enogastronomia, ma dobbiamo imparare a valorizzare meglio i nostri prodotti, il nostro territorio. Dobbiamo imparare a lavorare assieme ed essere fieri della evoluzione del gusto negli ultimi anni». Che insegnamenti hai ricavato dall'esperienza inglese a Ballarò? «Debbo dire un grande grazie al mitico chef Carmelo Carnevale, un ragazzo che vive a Londra da 14 anni dopo aver lasciato la sua amata Sicilia. Uno chef che lavora con grande umiltà , saggezza , spirito di sacrificio ed ha saputo conquistare Londra con la sua cucina di grande semplicità fatta di materia prima di alto livello con prodotti tutti di provenienza italiana . Carmelo ha creduto in me solo vedendo il mio cv , per me è stata una grande esperienza: aver imparato la gestione in modo manageriale». Chi sono stati i tuoi maestri? «In primis il mio grande maestro è stato Mario Celotti. Lui mi ha dato tutto: in un anno di tempo mi ha fatto scalare una montagna, ma quando sono arrivato in cima mi ha premiato». (Carlo Rossi) Euposia Marzo 2015
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ARMONIA DI SAPORI NATURALI
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Dall’anno Mille, dalle corti cistercensi, arriva questo formaggio sempre più indicato nella nuova dieta mediterranea. E che s’abbina perfettamente al Franciacorta di Enzo Russo
< Il formaggio è simile al vino, o al pane o all'olio. E' l'espressione di una civiltà, l'effetto di una trasformazione che è sublime armonia naturale. L'arte di dar pienezza di vita a un frutto della terra attraverso il prodigio della fermentazione è antichissima. Quella del vino, forse, la più celebrata perché il vino ha il magico potere di dispensare un pizzico di felicità cosmica all'uomo. Quella del pane e dell'olio hanno, da sempre, un loro particolare prestigio quali cibi classici sia dei ricchi sia dei poveri. Quella del formaggio, infine, è la più intrigante forse perché è la proiezione della semplicità pastorale, della spontaneità di una cultura che tutti i popoli della terra hanno conosciuto e della sua importanza alimentare-economica. Il formaggio, cinquemila anni di storia casearia lo hanno dimostrato, è un cibo da re, da faraoni, da dei, da imperatori, da governanti. Sempre in quegli anni i monaci facevano rinascere l'arte del formaggio, quasi dimenticata dopo la caduta dell'Impero Romano e tramandata dal prezioso De rustica, scritto nel IV secolo dopo d.C. da Rutilio Tauro Emiliano Palladio. Ed è proprio attorno all'anno 1000, nella zona di Lodi, che i monaci cistercensi pensano di sfruttare al meglio tutte le proprietà del latte, alimento ricco di un'incredibile varietà di alimenti nutrizionali, lavorandolo in modo che li mantenesse invariate nel tempo. Nasceva il Grana. I monaci quando iniziarono a produrlo, non immaginavano neanche lontanamente che "quel formaggio di grana" sarebbe diventato il Grana Padano dop, un "classico" dei formaggi italiani, il made in Italy nel mondo, uno degli alimenti più importanti della nostra tavola e che potesse contribuire ad una sana ed equilibrata alimentazione. D'allora il mitico formaggio inizia a farsi conoscere e ad apparire sulle tavole e ammirato nella sua maestosità.Poi man mano attraverso i grandi chef dell'epoca che impararono ad usarlo anche in cucina nella preparazione di piatti gustosi. Come si vede, già allora era apprezzato per il suo sapore unico che andava a magnificare i primi piatti e le pietanze. Il Grana Padano dop che oggi conosciamo è praticamente lo stesso che compariva sulle tavole medioevali, rinascimentali o ottocentesche. Euposia
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FOOD
GRANA PADANO
Viene prodotto unicamente con latte proveniente esclusivamente dagli allevamenti bovini ubicati nella stessa zona, ha caratteristiche d'alto pregio, frutto, oltre che della cura igienico-sanitaria degli allevamenti, anche di una razionale ed attenta alimentazione delle mucche, fatta in osservanza delle rigorose e vincolanti norme dettate dal "Regolamento d'alimentazione" delle bovine da latte che vieta espressamente l'impiego di mangimi contenenti farine d'origine animale, oli d'origine animale e vegetale. Altro elemento importantissimo che contribuisce alla secolare genuinità del Grana Padano sono le migliaia di persone che operano nelle filiere produttive con "lealtà e volontà" perché hanno saputo conservare, con il rispetto d'antiche regole, consolidate dagli antichi usi locali e oggi codificate per legge, i tradizionali metodi di lavorazione che escludono l'impiego di qualsiasi additivo chimico. Insomma un mix tra innovazione e tradizione che ha portato alla conservazione di un ' arte antica incentrata principalmente su cinque fattori: 1) utilizzazione del latte fresco di giornata; 2) la parziale scrematura del latte munto di sera mediante affioramento naturale della panna; 3) l'uso di ferEuposia Marzo 2015
menti ottenuti da culture naturali in siero; 4) il fuoco, 5) il sale; 6) l'arte del maestro casaro. Infine, a tutela del consumatore e del prodotto, c'è il Consorzio per la Tutela del Grana Padano, che vigila e controlla quotidianamente su tutte le varie fasi di lavorazione. ALIMENTO A TUTTO PASTO Il Grana Padano è uno dei pochissimi formaggi che può essere consumato in più occasioni, perchè la differente stagionatura, dai 12 ai 24 mesi, ed il sapore, che va dal delicato al sapido, permette un uso più flessibile in cucina, a tavola e in altri momenti della giornata. E' un alimento che potremmo definire a tutto-pasto: si può gustare all'ora dell'aperitivo e a fine pasto, grattugiato o a scaglie per insaporire la pastasciutta o i risotti, sulla pizza, come secondo piatto con le verdure, con le pere o l'uva per una festa gustativa del palato e con tante altre preparazioni di cucina. Per la merenda dei bambini che giocano, corrono e sudano: è ricco di tantissimi valori nutritivi come il calcio, il ferro, il fosforo e il sodio. VINO E FORMAGGIO Vino e formaggio sono un ottimo abbinamento perché riescono a esaltarsi l'un l'altro e poi hanno anche una storia in comune. Li unisce l'appartenenza ad un territorio ben specifico che determina le loro caratteristiche. Inoltre sono entrambi sottoposti a un processo di trasformazione: la fermentazione alcolica per il vino e la cagliatura per il formaggio. Poi c'è la maturazione, la stagionatura per il formaggio e l'invecchiamento per il vino. Per gustare nel modo migliore il
Grana Padano bisogna scegliere con molta attenzione il vino da abbinare. In questo caso vi proponiamo delle bollicine che nascono in Franciacorta, dell'Azienda Agricola Le Marchesine - Passirano (Bs). E' una delle più importanti del territorio, ricca di vigneti che ogni anno donano milioni di bollicine agli appassionati del buon bere. Dalla Cantina escono ogni anno circa circa 500.000 bottiglie doc e docg, fatte riposare sui lieviti per oltre 30 mesi. Con gli amici, in compagnia quale migliore occasione per offrire una coppa di Franciacorta che sa donare anche, assieme all'allegria, una perdurante gradevolezza al palato e al cibo, perché le fantastiche bollicine che sollecitano la vista, sollecitano il naso e puliscono la bocca preparandola al boccone successivo. Il Grana Padano di 12-15 mesi è ideale abbinarlo al “FRANCIACORTA DOCG BRUT BLANC DE BLANCS”, un millesimato di ottima fattura, elegante e prezioso per il gusto frizzante che scioglie in bocca la leggera patina lasciata dal formag-
gio. Fatto con uve Chardonnay, si presenta con colore giallo di buona carica e riflessi verdolini, perlage finissimo e persistente. Aroma fine e complesso, sapore asciutto, secco con vena acidula. Con il Grana Padano stagionato oltre i 20 mesi, un sicuro abbinamento ed esaltante per il palato, è il “FRANCIACORTA DOCG SECOLO NOVO BRUT MILLESIMATO”, un vino importante che sa donare sapori unici incontrando il saporito formaggio. Nasce da selezioni clonali di uve Chardonnay con vendemmia a mano. Le bottiglie vengono accatastate in locali di affinamento per almeno 36 mesi che lo portano ad assumere un particolare profumo e sapore con un lungo e finissimo perlage. Si presenta di colore giallo paglierino brillante con riflessi oroverde. Al naso si percepisce la nocciolina tostata, note mentolate e di cedro candido. Avvolgente e rotondo al gusto e grande equilibrio tra acidità e sapidità. E' un vino elegante e dalle grandi occasioni. >
INFORMAZIONI Consorzio per la Tutela Del Formaggio Grana Padano Via XXIV Giugno 8 San Martino della Battaglia 25015 Desenzano del Garda (Bs) Telefono 030.9109811 Fax 030.9910487
[email protected] www.granapadano.it RINGRAZIAMENTI Si ringrazia per la degustazione dei vini: Azienda Agricola Le Marchesine Via Vallosa 31 25050 Passirano (Bs) Telefono 030.657005
[email protected] www.lemarchesine.com
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News SIMONE DAL CORTIVO DEL BIRRIFICIO BIRRONE È IL BIRRAIO DELL'ANNO 2014
imone Dal Cortivo del birrificio Birrone di Isola Vicentina (VI) è il Birraio dell'Anno 2014. Così hanno deciso settanta giurati, composti da degustatori professionisti ed esperti del settore, che con le loro preferenze hanno individuato il miglior birraio italiano dell'anno passato. Il riconoscimento ideato e organizzato da Fermento Birra (www.fermentobirranetwork.com ) premia la bravura di un produttore italiano intesa come eccellenza e costanza qualitativa di un intero anno, è stato consegnato ad un birraio capace di entusiasmare pubblico e critica con "birre da bere", come recita il motto del birrificio, ovvero firmando prodotti semplici nella loro bontà, mai vittima di mode, privi di eccessi ma sempre entusiasmanti. Il 2014 ha visto il nome del Birrone consolidarsi per qualità e affidabilità con birre di non facile realizzazione come le basse fermentazioni, prodotti, artigianalmente parlando, più fragili e sen-
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sibili ad eventuali problematiche produttive e di conservazione. Birre dunque difficili da fare, ma tanto facili da bere, come le due dorate di ispirazione tedesca, la SS46 una bavarian helles di 4.9° alc. e la più secca ed erbacea Brusca, pils di 4.9° alc. Tra le birre di successo ricordiamo la Punto G, una bock ambrata ammiccante fin dal nome, o ancora la Gerica, fulgido esempio di contaminazione tra il mondo degli aromatici luppoli americani e la solida scuola tedesca. Senza dimenticare la Scubi, una schwarzbier pluripremiata, dalle calde note di mou avvinte a sensazioni tostate di cacao e liquirizia. Simone Dal Cortivo negli ultimi anni ha dimostrato di saperci fare non solo con le rigorose lager tedesche, ma anche con tipologie di frontiera, come dimostra la Lola, birra a fermentazione spontanea prodotta con l'aggiunta di marasche e ciliegie locali, oggi affinata anche in botte, o la H, una stagionale prodotta con un particolare processo
di maturazione che riduce la presenza di glutine rendendola adatta a chi ne risulta intollerante. Simone è un veneto verace che ama la sua terra. Per questo non ha saputo trattenersi dal gettare nel tino un ingrediente locale, qualcosa che possa raccontare il suo territorio: ecco nata la Maranella con aggiunta del locale mais Marano. LA TOP TEN DELLA CLASSIFICA “BIRRAIO DELL’ANNO 2014” 1) Simone Dal Cortivo Birrificio Birrone 2) Giovanni Campari - Birrificio del Ducato 3) Valter Loverier - Loverbeer 4) Donato Di Palma - Birranova 5) Luigi "Schigi" D'Amelio Extraomnes 6) Bruno Carilli - Birrificio Toccalmatto 7) Fabio Brocca - Birrificio Lambrate 8) Nicola Perra - Barley 9) Francesco Mancini- Birrificio del Forte 10) Riccardo Franzosi Birrificio Montegioco
WHISKY
OF
FLOWERS SCOTLAND
Si conferma il grande feeling fra i consumatori italiani e i distillati con la croce di Sant’Andrea: oltre 3mila appassionati alla nona edizione del MWF & FR testo di Daniela Scaccabarozzi
< E' stata ancora Milano ad accogliere, per la nona volta consecutiva, l'appuntamento italiano più importante dedicato ai whiskies d'eccellenza, quest'anno arrichitosi ulteriormente grazie alla presenza dei rhums, diventando così il "Milano Whisky Festival & Fine Rum". La grande affluenza di visitatori che è arrivata a contare circa 3.100 persone (+20% rispetto allo scorso anno) ha decretato un grande successo per questa manifestazione frequentata sempre più dagli addetti ai lavori, da importanti collezionisti, ma anche da appassionati desiderosi di approfondire le proprie conoscenze in relazione a questa affascinante bevanda. Ancora una volta il Marriot Hotel è stato la cornice ideale della kermesse, che con i suoi arredamenti classico/eleganti ed i colori molto "english style" hanno messo in scena un vero salotto "british" che ha saputo coniugare perfettamente l'ambientazione delle pregiate acquaviti esposte.
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Su una superficie di quasi 900 mq facevano bella mostra di sé whiskies di lungo invecchiamento, quelli rari provenienti da distillerie ormai chiuse da tempo, fino ai migliori prodotti delle distillerie scozzesi. In tutto più di 2.000 etichette non solamente figlie della tradizione scozzese, ma anche arrivate da Taiwan, India, Stati Uniti, Turchia e Giappone. Quest'ultimo Paese ha proposto dei prodotti di altissimo livello che gli hanno valso nel 2014 la nomina di uno dei migliori produttori a livello mondiale. Oltre alle degustazioni libere, sono state organizzate anche in questa occasione 11 masterclasses di approfondimento di un'ora ciascuna, che sono state molto apprezzate dal pubblico, visto che tutte sono andate "sold out" prima del loro inizio. Anche se in pochi lo sanno, è in Italia che si trovano parecchi dei maggiori esperti a livello mondiale di whisky, nonostante il mercato nazionale abbia subito una notevole flessione dopo gli anni '90 , dopo alcuni
fiorenti decenni in cui il nostro Paese aveva rappresentato il mercato più importante per i produttori d'Oltremanica, facendosi poi superare nelle importazioni dai mercati emergenti, Russia ed Asia in testa. Inoltre, per il terzo anno consecutivo, di fronte alla platea presente, una giuria formata da esperti ed addetti ai lavori ha nominato i vincitori del premio "Best Whisky" nelle quattro categorie prescelte, che sono i seguenti: categoria lady: Ardbeg Uigeadail categoria daily whisky: Glenlivet 18 categoria connoisseur whisky: Ardbeg Uigeadail categoria new generation award: Ardbeg Uigeadail L'edizione di quest'anno però ha deciso di aprire le porte anche ad un'altra bevanda che sta mietendo sempre più estimatori e cioè al rum. Con la presenza di 10 grandi distillerie e selezionatori provenienti da tutto il mondo, un'altra sala dell'hotel ha ospitato una raccolta dei migliori rums. Non sono mancate nemmeno le birre tipiche scozzesi, sempre più diffuse in Italia, con curiose degustazioni di prodotti affinati in barili di whisky. Spiega Andrea Giannone, ideatore e fondatore della manifestazione insieme a Giuseppe Gervasio Dolci: «Io e Giuseppe andavamo spesso in Scozia in quanto estimatori di whisky, per visitare sempre nuove distillerie e da lì abbiamo pensato di organizzare qualcosa noi in Italia, poiché qui non esisteva una manifestazione dedicata e volevamo fare conoscere la cultura del whisky di
malto. Grazie all'intervento delle distillerie scozzesi, siamo poi riusciti a contattare gli importatori italiani e da lì è partito tutto». Che successo ha avuto la kermesse negli anni? «Diciamo che siamo molto soddisfatti di come si è evoluta, dato che anno dopo anno ha preso sempre più piede, diventando un successo sempre crescente. Anche per questa edizione contiamo di avere un aumento di visitatori». Visti i risultati, avete mai pensato di allargare l'evento altrove, in un'altra città italiana? «Si, effettivamente ci abbiamo riflettuto e stiamo infatti valutando se farne un'altra. Le città papabili potrebbero essere Genova o Bologna». Come stanno andando le vendite di whisky nel nostro Paese? « Da tre/quattro anni a questa parte, il consumo di whisky di qualità è in crescita. La crisi sembra non avere toccato questo settore di nicchia». Quali sono le acquaviti più consumate? «Intanto bisogna dire che la gente preferisce degustare i whiskies più costosi e poi quelli torbati sono sicuramente quelli più bevuti». I prodotti scozzesi sono sempre i più degustati? « In generale questi sono sempre i più richiesti, ma abbiamo visto che c'è anche un po' di curiosità per quelli che provengono anche da altre nazioni ed i whiEuposia Marzo 2015
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skies giapponesi, ad esempio, stanno inanellando sempre più riconoscimenti negli ultimi anni». LA MASTERCLASS GLENLIVET Abbiamo deciso di partecipare alla degustazione dei whiskies Glenlivet, anche incuriositi dal fatto che il Glenlivet 18 anni ha vinto nella categoria "daily" e siamo stati piacevolmente colpiti dall'ottima fattura di tutta la gamma presentata. Prima di iniziare la "testing session" però, l'esperto ci ha suggerito di aggiungere dell'acqua all'interno dei bicchieri per poter meglio apprezzare il whisky contenuto. In questo modo si sprigioneranno meglio gli aromi ed i profumi. Quindi, inizialmente il prodotto va sorseggiato integro e poi, ad un secondo e terzo assaggio, aggiungere alcune gocce d'acqua, che, in questo caso, era offerta dalla "Uisge Source", una particolare acqua proveniente da sorgenti private che si trovano in ogni regione della Scozia, non lontano dalle celebri distillerie. Questo perché gli esperti dicono che è meglio utilizzare la stessa acqua che è servita per produrre il whisky. GLENLIVET 15 YO: Colore: Oro brillante. Naso: Bouquet di caramella toffee, scorze d'arancia e pompelmo candito. Bocca: Rotondo, dolce. Sentori fruttati e di noce. Nel complesso risulta asciutto, molto puro, molto fine e con delle note mielate.
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Note: Il 40% è stato invecchiato in botti francesi vergini. NADURRA 16 YO: Colore: Giallo paglierino. Naso: Profumi di vaniglia, frutta secca, zucchero a velo, ma anche di marmellata di limone ed anice. Bocca: Setoso e gradevole. Aromi dolci di pandoro, mela verde. Sul finale, note di zenzero e nocciole. Note: whisky non colorato, non diluito e non filtrato. E' quasi un millesimato. E' stato invecchiato completamente in botti americane di barbour. Verrà purtroppo tolto dal mercato italiano prossimamente. GLENLIVET 18 YO: Colore: Oro scuro. Naso: E' elegante, profumato e complesso, con richiami di frutta dolce e caramello. Bocca: Molto morbido e ben bilanciato. Emergono sensazioni di frutta secca, ciliegia sotto spirito, crema al mascarpone, uva sultanina. Il finale è speziato con sfumature di legno. Note: Invecchiato in botti di sherry. Vincitore del festival per il secondo anno consecutivo nella categoria
"daily". GLENLIVET 21 YO: Colore: Ambrato con sfumature ramate. Naso: Ricco e maturo. Speziato ed agrumato con sentori di legno e frutta. Bocca: Complesso e rotondo. Sentori di miele, cedro, vaniglia, zenzero e cioccolato fondente. Note: Il 40% viene invecchiato in botti di sherry di secondo passaggio; il 60% in botti americane di barbour. GLENLIVET 25 YO: Colore: Ambrato con sfumature dorate. Naso: Intenso e cremoso. Frutta molto matura e spezie. Bocca: Molto dolce e concentrato. Setoso e perfettamente bilanciato. Aromi complessi dati dal cuoio, dal cioccolato e dalla nocciola e poi speziature provenienti dallo zenzero e dalla cannella. Finale lungo ed intenso con richiami di uva sultanina. Note: Il 23% è invecchiato in botti americane di barbour ed il 77% in botti di sherry di primo passaggio. E' un whisky da meditazione >
Prowein DIWINE, TUTTO
PARTE DAL
VIGNETO
l consorzio nasce nel 2014 con l’intento di favorire le capacità di internazionalizzazione delle piccole aziende enologiche.
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di vita e le usanze che da centinaia di anni danno vita ad una varia produzione vinicola, con diversi metodi, diverse conoscen-
l’ambiente che la circonda; tutto questo mira a mantenere alto il livello di fertilità del suolo. Alcune delle aziende consorziate
Ad oggi abbraccia 12 realtà italiane che hanno in comune il profondo rispetto per le diversità geografiche e territoriali che contraddistinguono ogni singola azienda produttrice. La filosofia alla base del consorzio è la creazione di valore applicato a ogni singola fase della produzione agricola ed enologica. Valore espresso in termini di: territorio, di ambiente, di risorse umane, di diversità di bellezza paesaggistica e di lavoro. L’Italia è un Paese dove le diversità rappresenta la sua principale forma di ricchezza. Regioni dove a distanza di pochi km cambiano non solo i dialetti, ma modi di vivere, lavorare e quindi cambia anche le tecniche culturali. Tutelare il territorio significa tutelare le differenze. Tutelare gli stili
ze, diverse tradizioni. Noi scegliamo di tutelare le differenze per sentirci unici. Il nostro team, guidato dall’enologo Gianfranco Cordero, anche titolare del laboratorio Bi.Lab S.r.l., è composto da Enologi laureati specializzati nei diversi aspetti della produzione e della vinificazione, costantemente presenti in azienda e contraddistinti da grande flessibilità. Debora Bonora, laureata in viticoltura ed enologia all’università di Torino e Master Spumanti San Michele all’Adige Trento e Università di Milano coordina il consorzio, e l’esportazione di prodotti enologici. Tutte le aziende coinvolte nel consorzio prestano particolare attenzione nel proteggere il naturale equilibrio della vigna e del-
lavorano in regime Biologico, altre lavorano seguendo protocolli ecosostenibili. Tutte lavorano per promuovere: La biodiversità nella produzione di uva; l’attenzione alla fertilità del suolo e alla vita del suolo; gli approcci alternativi per il controllo dei parassiti e delle malattie; la sostenibilità della produzione di uva e la lavorazione e stoccaggio del vino; la qualità e la provenienza degli ingredienti del vino, comprese alcune limitazioni sull’arricchimento e i requisiti per gli ingredienti, al fine di essere pienamente biologico; la qualità dei lieviti; ulteriori limitazioni circa l’utilizzo degli additivi.
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DIWINEXPORT STRADA PORINI 1 12050 GUARENE CN-ITALY
Prowein
LA MAGNOLIA,
«A
AUTHENTIC FEELINGS FROM
centuries old Magnolia and a typical friulian winery.Our family is like the tree that represents us: generous and rooted here from forever». Once, Guido Cozzarolo, together with his two brothers and his grandfather, were farmers for the Rubini family. He clearly remembers the hard years that he spent between the stable and the land, farming potatoes. Until he managed to have a little bit of luck in the 60's. These years were fundamental to the planting of the first vine cutting. The winery started in the 60's and sometime later was given the name “La Magnolia”. Today our brand is well known and established. La Magnolia rapresents the fruit of our family's labour. Fristly from Claudio, the son of Guido, who is no longer with us, having died young. He was a great enologist and he managed to leave his indelible fingerprint, both as a man and as a worker. The wine-techniques that we use today are the same wine-techniques that have been handed down from generation to generation, but with Claudio we were able to reinterpret them. Infact thanks to him, the steady, positive investment in these new technology has allowed us to obtain extremly good quality wines.
FRIULI
Today Cristina Cozzarolo, the daughter of Guido, is the power behind “La Magnolia”. She is a business woman who speaks daily to customers and the press, but she is above all the caring mother of Sofia, Alberto and Eleonora. Family is important. Each family is strength and history. It is memory. Today Claudio is no longer here and his passing was untimely but we are here and “UBI ES” is our way to have him live again through the most precious wine that we have. It is the symbol wine of “La Magnolia”. UBI ES (from the Latin, "everywhere you are") is a cuvée of Merlot and Schioppettino, which is barell aged. As an aged wine, it is generous, complex and full of qualities, just like Claudio. We work about 30 hectares and the winery produces white and red wines, all under the appellation " Doc Friuli Colli Orientali". AZIENDA AGRICOLA LA MAGNOLIA VIA CORMONS, 169 33043 SPESSA DI CIVIDALE (UD) TEL. +39 0432 716262 FAX. +39 0432 716262
[email protected] [email protected] Euposia Marzo 2015
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Prowein GAMBRINUS, SCELTO DA OBAMA E DA ÖZIL
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a terra del Piave è la patria di grandi vini, più d'uno dei quali d'antichissima storia. Lo è lo splendido Raboso Piave, nettare dal caratteristico sapore marasca; compagno un tempo, di tante lunghe serate di filò quando il "Paron de casa" decideva d'offrire agli Amici il suo miglior vino. E' tal Raboso, il figlio del vitigno autoctono per eccellenza della Marca Trevigiana -una delle poche varietà indigene del Veneto sopravvissute all'invasione della fillòssera - da sempre in questa terra della quale è simile in tutto, per storia, per pienezza, per ricchezza di aromi, per ruvidezza giovanile compensata poi da grandi equilibri e dalla grazia della maturità: è Lui il vero, tipico ed inconfondibile vino del Piave! Sono state proprio queste spiccate caratteristiche a suggerirne, prima ancora che iniziassero le Guerre risorgimentali, un utilizzo originalissimo e davvero raffinato. Avvenne, in quel di San Polo di Piave -nel trevigiano la zona più tipica della produzione del vino Raboso Piave- che fu scritto, nel lontano 1847, un originale e prezioso documento: la prima ricetta dell'Elisir Gambrinus. Questo nobile liquore è frutto della maestria di attente e capaci mani, quelle di Giacomo Zanotto - figlio di Giovanni- innamorato del suo vino e desideroso d'arricchire con un vero gioiello i momenti importanti della vita. Si racconta che nel fondo delle buie cantine di Giacomo, qualche caretelo si "perdesse" fu così che questo operoso oste-vinaio imparò a conoscere le modificazioni conseguenti la lunga maturazione in legno di rovere, apportandovi in seguito il "personale" contributo, un arricchimento d'infusi e miscele da sostanze esclusivamente naturali per dare euforia e vigore a quanti lo gustavano, tanto da pronunziarlo: "Elixir d'Amòr". Quando affidò alla carta la prima ricetta del suo Elixir Gambrinus, Giacomo aveva già raggiunto soddisfa-
centi risultati ed in breve tempo questo raro liquore ebbe l'opportunità di farsi apprezzare. Da allora molto tempo è trascorso, moltissime cose sono passate, eppure la tradizione dell'Elisir Gambrinus non è cambiata come le sue bottiglie esclusive per celebrare la vittoria della Nazionale Italiana ai Mondiali di Calcio, l'edizione realizzata per il campione di calcio Mesut Özil: una bottiglia bianca come le maglie della nazionale tedesca. Elisir Gambrinus è inoltre stato scelto per i festeggiamenti del 44° presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama. La New Hope è stata celebrata con un'edizione numerata dedicata a Barack Obama come persona ancor prima che presidente. La lunga e attenta preparazione prevede che il nettare venga lasciato maturare in piu passaggi per anni assieme ad una sapiente miscela di sostanze esclusivamente naturali tali da impreziosirlo e fare assumere al liquore un profumo delicato abbinato ad un corpo intenso ed aromatico. Custodito secondo la tradizione in botti di rovere, l'Elisir viene accuratamente controllato, anno dopo anno, per vigilarne la naturale e perfetta maturazione. Il tutto secondo l'antica ricetta (arricchita e perfezionata nel tempo dall'esperienza) che ancor oggi, nella sua originale composizione, viene conosciuta da due sole persone; e tramandata di generazione in generazione come testimonianza d'una splendida e aristocratica tradizione veneta.Indomabile, vendemmia 2010, il raboso Gambrinus ha ottenuto il riconoscimento nella guida Veronelli 2015 come uno dei 20 piu entusiasmanti vini d'Italia. GAMBRINUS. VIA CAPITELLO, 18 31020 SAN POLO DI PIAVE (TV) TEL. +39.0422855043 FAX +39.0422855044 Euposia Marzo 2015
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Prowein
COL
DI
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ROCCA, PROSECCO FRA I BOSCHI
el cuore del Distretto del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, si trova "Col di Rocca", una realtà giovane che cura con passione e amore le sue vigne adagiate sui ridenti e sinuosi pendii delle colline trevigiane. I vigneti, punteggiati da centinaia di ulivi e circondati da estesi boschi, ci riempiono di orgoglio e gratitudine per quel miracolo che ad ogni vendemmia si rinnova, regalandoci i grappoli dorati del prosecco. Miracolo che da secoli si ripete, anzi da millenni, ritenendo alcuni studiosi il vitigno presente in questo territorio sin dai tempi dell'Impero Romano. È da qui che prende vita il "Prosecco Coldirocca", come atto d'amore verso questi luoghi. La nostra cantina, incastonata in tutto questo, è impegnata a svolgere il ruolo di sapiente interprete del "genius loci" della Terra Veneta. Tutto ciò si concretizza nei nostri prodotti capaci di dare "corpo e anima" agli sforzi e al lavoro di coloro che operano nella nostra azien-
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Euposia Marzo 2015
da. Ciascuna bottiglia è la sintesi, la "summa" di storie di uomini e ambiente che interagiscono e si comprendono.
Tutte le uve provengono dai vigneti di proprietà. I più vecchi sono allevati a Sylvoz con densità di impianto variabile dai 3000 ai 3500 ceppi per ettaro. I nuovi impianti sono condotti a Guyot bilaterale con densità di impianto di 4000 viti per ettaro. La resa per ettaro e le caratteristiche qualitative delle uve soddisfano pienamente le restrittive norme del disciplinare di produzione della D.O.C.G.
Conegliano - Valdobbiadene. I diversi vigneti della proprietà dono intervallati da zone di bosco e prato. Sono circondati da olivi e da macchie di vegetazione con il preciso intento di inserire il vigneto in un contesto ambientale il più integro e variegato possibile, dove l'uso dei trattamenti contro i parassiti viene ridotto al minimo ed effettuato sempre con prodotti che rispettano l'ambiente e tutelano il consumatore. I vini provenienti da queste zone sono privi di residui di fitofarmaci a garanzia della salute del consumatore. L'assistenza di un gruppo di tecnici agronomi garantisce la grande attenzione che l'azienda Riva di Rocca dedica al vigneto e alla produzione delle uve di qualità. SOC. AGR. RIVA DI ROCCA S.S. VIA CUCCO N° 72 31058 SUSEGANA LOC. COLLALTO (TREVISO ITALIA) EMAIL:
[email protected] TEL.: +39 0438 840099 FAX: +39 0438 687945
Prowein
SANTA SOFIA UND FAMILIE BEGNONI: GESCHICHTE EINES ORTES.
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m Jahr 1811 gegründet, der Betrieb Santa Sofia hat seinen Sitz und seinen Weinkeller in Pedemonte, nördlich von Verona, in der N?he von der Stadt von Romeo and Juliet, in der adeligen Villa, die vom Architekten Andrea Palladio im 16. Jahrhundert in einem der schönsten Gebiete des historischen Valpolicella Classica entworfen wurde. Villa Santa Sofia, die auch als Villa Sarego bekannt ist, genießt hohes Ansehen und Prestige. Seit 1996 wird sie als UNESCO Weltkulturerbe zusammen mit anderen Villa von Palladio anerkannt. Bereits in der Mitte der 1800er wurde Santa Sofia für die ausgezeichnete Qualität ihrer Weine bekannt. Die Weine wurden mit Trauben produziert, die aus den besten Gegenden mit einer idealen Exposition der umliegenden Hügel sorgfältig ausgewählt wurden. Die Weintradition des Ortes hat eine weit reichende Geschichte. Ein Teil der alten Keller, die heute noch besichtigt werden können, wurden für die Alterung des Weins bereits im 14. und 15. Jahrhundert verwendet. Das Kapitel der modernen Weinproduktion von Santa Sofia begann jedoch mit der Familie Begnoni, die im Jahr 1960 in der Besitz der Weinkellerei gelangt, und insbesonders mit dem Winzer Giancarlo Begnoni, der sein Önologie-
Diplom in Conegliano erworben hat. Er hat sich auf die ausgezeichnete Qualität, auf die Tradition und auf die Wichtigkeit, angenehme Weine zu erhalten, konzentriert; er widmet sich der Auswahl der Weine aus anderen Bereichen von Verona, nicht nur von Valpolicella. Die Rotweine von Santa Sofia sind harmonisch und haben eine kräftige Struktur, sie sind das Ergebnis von guter Fähigkeit und großer Erfahrung in der Auswahl der Trauben; die Reifung wird meist noch in großen slawonischen Eichenholzfässern und nur teilweise in französichen Barriques von 225 Litern. Wichtig und unumgänglich ist dann die lange Reifung in der Flasche, ein wesentlicher Bestandteil der "Vorzüglichkeitstrategie" – wie Giancarlo sie nennt. Die Weine von Santa Sofia findet man heutzutage in mehr als 50 Ländern auf der ganzen Welt, dank der Tüchtigkeit von Luciano, der Sohn von Giancarlo, der heute das Unternehmen mit seinem Vater leitet. SANTA SOFIA PEDEMONTE DI VALPOLICELLA (VR) ITALIA TEL. +39 045 7701074
[email protected] WWW.SANTASOFIA.COM Euposia Marzo 2015
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