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MOVIMENTI
L’istituzionalizzazione del Cammino neocatecumenale
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Bernhard Sven Anuth
«Con l’approvazione dello Statuto, del Direttorio catechetico e dei suoi riti particolari, e con la stima che gli hanno ripetutamente dimostrato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il Cammino neocatecumenale è ampiamente immunizzato di fronte alle critiche in seno alla Chiesa. Resta da vedere se e in che misura è disposto ad accogliere l’appello di papa Ratzinger, ripetuto nel 2012, e a cercare la comunione anche con i vescovi diocesani, al cui servizio deve essere secondo l’art. 1 § 2 del suo Statuto». Bernhard Sven Anuth, docente di Diritto canonico presso la Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Tübingen, nel corposo saggio «Il Cammino neocatecumenale: fortunato, innovativo, controverso. Sull’istituzionalizzazione di un “movimento” nella Chiesa cattolica romana» esamina origine, sviluppo e caratteristiche distintive di questo movimento, insieme alle innovazioni che la sua istituzionalizzazione ha introdotto nell’applicazione del Codice di diritto canonico, per chiarire quali sfide esso comporti per la Chiesa, la teologia e la pastorale. Originale digitale in nostro possesso. Nostra traduzione dal tedesco.
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iko, l’ira di Dio»:1 così titolava El País, il quotidiano spagnolo più diffuso e più conosciuto a livello internazionale, il 29 giugno 2008, solennità dei SS. Pietro e Paolo, un reportage sul cattolico spagnolo Francisco José Gómez Argüello Wirtz, detto «Kiko». A 72 anni, dal 2009 dottore honoris causa del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia presso la Pontificia università lateranense,2 Kiko Argüello è dal 1964 a capo del movimento neocatecumenale, che è, secondo El País, il movimento neoconservatore più influente della Chiesa cattolica romana»,3 una «Chiesa parallela» con 1,5 milioni di fedeli in 106 paesi, fra cui 3.000 sacerdoti, 1.500 seminaristi e oltre 70 seminari.4 Una Chiesa nella Chiesa? Con propri seminaristi e sacerdoti? E tutto questo con la benedizione della Chiesa, anzi addirittura del papa? Già Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno conosciuto il Cammino neocatecumenale.5 Giovanni Paolo II lo ha collocato espressamente nel quadro di quei movimenti e comunità ecclesiali che sono sorti soprattutto nella seconda metà del XX secolo e la cui varietà rappresenta «uno dei frutti più belli del rinnovamento spirituale avviato dal concilio Vaticano II».6 I movimenti si considerano rinnovamenti carismatici della Chiesa,7 ma devono essere integrati nell’ordinamento ecclesiale. Le tensioni che questo a volte può provocare sul piano del diritto canonico non sono ancora chiare. Anche il Cammino neocatecumenale, diventato nei circa cinquant’anni della sua esistenza un raggruppamento ecclesiale presente nella Chiesa universale e operante a livello internazionale, ha sperimentato, e continua a sperimentare, contestazioni e critiche. Der Spiegel nel suo reportage sulla visita del papa in Germania nel 2011 riporta le parole di un vicario di una parrocchia di Colonia: «Dovunque arrivano, i neocatecumenali dividono le comunità cristiane e scacciano altri fedeli».8 Ma, ancora nel gennaio del 2011, Benedetto XVI ha chiamato il Cammino un «dono di Dio per la sua Chiesa».9 Occorre quindi fare chiarezza, anche dal punto di vista del diritto canonico. Per comprendere correttamente un fenomeno come quello del Cammino neocatecumenale può essere utile procedere in tre tappe. Anzitutto chiedersi: «Da dove viene il Cammino? Come si è sviluppato e perché la sua può essere considerata una
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storia di successo? In secondo luogo: in che cosa si distingue da altri movimenti? Quali novità presenta a livello di contenuti o di struttura? In terzo luogo: perché il Cammino è stato, e continua a essere, così controverso? Quali sfide rappresenta per la Chiesa, la teologia e la pastorale?
1.
Una storia di successo. Nascita e sviluppo
testimonianza, dalla fede e dalla Chiesa. Studiò arte a Madrid e ricevette, nel 1959, il Premio nazionale straordinario per la pittura.11 L’8 dicembre di quello stesso anno, festa dell’Immacolata concezione di Maria, Kiko Argüello ebbe, sempre secondo la sua stessa testimonianza, una rivelazione, durante la quale la madre di Dio gli affidò la missione di «fondare piccole comunità cristiane come la santa Famiglia di Nazaret».12 1. Da Madrid a Roma, al mondo intero
All’inizio del Cammino c’è la figura del suo «iniziatore»,10 Kiko Argüello. Nato nel 1939 da genitori cattolici, si allontanò ben presto, secondo la sua stessa
Nel 1963, Kiko Argüello si trasferì in una delle baracche del quartiere degradato di Palomeras Altas alla periferia di Madrid per vivere in mezzo ai poveri. Ben presto si costituì attorno a lui un gruppo stabile di seguaci, che ascoltavano le sue catechesi e pregavano insieme. Nel
1 J. RODRÍGUEZ, «Kiko. La colera de Dios», in El País Semanal 29.6.2008, 42-52. 2 Cf. CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia: Conferimento del dottorato honoris causa a Kiko Argüello, Città del Vaticano, 13 maggio 2009, in www.camminoneocatecumenale.it. 3 «Es el líder del movimiento neoconservador más poderoso de la Iglesia» (J. RODRÍGUEZ, «Kiko», 42). 4 Cf. ivi. Nel 2010, in base a suoi dati, il Cammino neocatecumenale era presente con 20.000 comunità in circa 6.000 parrocchie e 1.320 diocesi (cf. CAMMINO NEOCATECUMENALE, Dati generali, 2010, documento 3 del dossier preparato per la conferenza stampa del 17 gennaio 2011: «Dati di sintesi (Le principali tappe del Cammino neocatecumenale)», 17.1.2011, 1, in www.camminoneocatecumenale.it). U. RUH, «Definitiv. Der Päpstliche Laienrat billigt die Statuten des Neokatechumenalen Wegs», in Herder Korrespondenz 62 (2008) 329, lo ha definito, in un modo informale ma corretto, «un settore in crescita all’interno della Chiesa cattolica». 5 Lo stesso Cammino neocatecumenale ha documentato le buone relazioni con loro in una pubblicazione del Centro neocatecumenale Roma, intitolata Il Cammino neocatecumenale nei discorsi dei papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, Roma 1993. Cf., basato su di essa, E. PASOTTI (a cura di), The Neocatechumenal Way according to Paul VI and John Paul II. Introduction by Kiko Argüello and Carmen Hernández, Neocatechumenal Centre, Middlegreen 1996. La relativa raccolta dei discorsi papali al movimento sul sito web del Cammino comprende anche quelli di Benedetto XVI. 6 GIOVANNI PAOLO II, Discorso a un’udienza per i collaboratori del Cammino neocatecumenale, 24.1.1997, in L’Osservatore romano 25.1.1997, 4, n. 3. Secondo M. FAGGIOLI, «Die theologische Debatte um das Zweite Vatikanische Konzil – Ein Überblick. Zweiter Teil: 19852012», in Theologische Quartalschrift 192(2012) 3, 281-304, qui 288, Giovanni Paolo II ha applicato con «una certa disinvoltura» l’etichetta «Vaticano II» a nuovi fenomeni come i movimenti. Egli considera la «designazione [papale] di fenomeni, movimenti e conoscenze teologiche come “frutto del Vaticano II” come a volte casuale». Questo non relativizza comunque la stima dimostrata da Giovanni Paolo II ai movimenti. 7 Sull’importanza e la posizione dei movimenti nella Chiesa, cf., ad esempio, la documentazione dei due congressi mondiali del 1998 e 2006: PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), Movements in the Church. Proceedings of the World Congress of the Ecclesial Movements, Roma 2729.5.1998, «Laity Today» 2, Città del Vaticano 1999 e PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), The Beauty of being a Christian. Movements in the Church, Proceedings of the Second World Congress of the Ecclesial Movements and New Communities, Rocca di Papa, 31.5-2.6.2006, «Laity Today» 11, Città del Vaticano 2007. Si veda anche la documentazione dei seminari organizzati dal Pontificio consiglio per i laici sulla relazione con i pastori: PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), The Ecclesial Movements in the Pastoral Concern of the Bishops, «Laity Today» 4, Città del Vaticano 2000 e PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), Pasteurs et mouvements ecclésiaux. Séminaire d’études pour évêques «Je vous demande d’aller au devant des mouvements avec beaucoup d’amour», Rocca di Papa, 15-17.5.2008, «Laïcs aujourd’hui» 14, Roma 2010.
8 Cf. F. HORNIG, «Der Fremde. Sechs Jahre nach seiner Wahl zum Papst ist die Euphorie der Deutschen über Benedikt XVI. in Enttäuschung übergegangen», in Der Spiegel 19.9.2011, 60-70, qui 67. Rispondendo all’articolo pubblicato da El País, nel 2008, Kiko Argüello affermava che il diavolo attacca anche il Cammino neocatecumenale e trasforma persino dei monsignori in avversari del Cammino, causando a quest’ultimo molti danni (J. RODRÍGUEZ, «Kiko», 46). 9 BENEDETTO XVI, Discorso a un’udienza ai membri del Cammino neocatecumenale, 17.1.2011, in OR 17-18.1.2011, 8. 10 Argüello ha sottolineato di non considerarsi «il fondatore di alcunché, ma un iniziatore, insieme con Carmen Hernández, con alcuni sacerdoti e altre persone» (K. ARGÜELLO, «Neocatechumenal Way», in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI [a cura di], The Ecclesial Movements in the Pastoral Concern of the Bishops, 158-166, qui 158). Tuttavia nella tradizione e nel linguaggio del Cammino solo Kiko Argüello e Carmen Hernández sono considerati «iniziatori», cioè le «persone che hanno dato vita al Cammino neocatecumenale» (glossario alla versione tedesca dello Statuto del Cammino neocatecumenale, in DIÖZESANES NK-ZENTRUM [MÜNCHEN] E.V. [a cura di], Neocatechumenale Iter – Statuta. Der Neokatechumenale Weg – Statut. Endgültige Approbation. 11. Mai 2008. Am Hochfest Pfingsten, Kevelar 2008, 124s, 124). Con il termine «fondatore», Kiko Argüello rifiuta l’idea di aver avuto questa intenzione; per i membri del Cammino si è trattato piuttosto «di un’iniziativa divina, di un prezioso dono di Dio» (R. BLÁZQUEZ, Die neokatechumenalen Gemeinschaften. Ein Weg zur Einführung in den christlichen Glauben. Eine theologische Klarstellung, Wien, senza data [1984], 5). Gli «iniziatori» umani partono quindi dall’idea di essere stati «condotti» da Dio fra i poveri «per trasmetterci il kerygma e le linee fondamentali del neocatecumenato in una sintesi catechetica» («Das Neokatechumenat und seine grundlegenden Phasen», in AA. VV. [a cura di], Das Neokatechumenat. Eine Erfahrung der Evangelisierung und Katechese, die sich in dieser Generation ereignet. Synthese ihrer Grundlinien, Roma 1976, 11-22, 12; cf. K. ARGÜELLO, «Il neocatecumenato. Un’esperienza di evangelizzazione e catechesi in atto. Sintesi delle sue linee di fondo», in Rivista di vita spirituale 31 [1977], 84-102, qui 91). Argüello afferma di essere «andato a vivere fra i poveri, (…] senza sapere che Dio aveva un piano, di cui oggi io stesso mi stupisco» (ID., Discorso, 2.11.1980, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Il cammino neocatecumenale, 56). 11 Cf., ad esempio, J. BOGARÍN DÍAZ, «La institucionalización del camino neocatecumenal. Comentario a sus estatutos», in Revista española de derecho canonico 59 (2002), 705-825, qui 700; «Kiko Argüello», in P.J. CORDES, Nicht immer das alte Lied. Neue Glaubensanstöße der Kirche, Paderborn 1999, 75-94, qui 75. Per J. THORNHILL, «Influential “new ecclesial movements” face the challenge of inculturation», in Australasian catholic record 84 (2007), 67-78, 68, Kiko Argüello è «un cristiano straordinario ed eroico che, preoccupato per la povertà materiale e spirituale degli abitanti della baraccopoli di Madrid, volse le spalle alla sua carriera e al suo talento di artista e andò a condividere la loro sorte». 12 Cf. ad esempio «Kiko Argüello», in CORDES, Nicht immer das alte Lied, 75 e 89, o BOGARÍN DÍAZ, «La institucionalización», 711, nonché, con ulteriori prove, B.S. ANUTH, Der neokatechumenale Weg. Geschichte – Erscheinungsbild – Rechtscharakter, «FzK 36», Echter, Würzburg 2006, 21-27.
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ALESSANDRO ROVELLO
1964 entrò a far parte del gruppo la teologa Carmen Hernández, e nello stesso anno sorse ufficialmente la prima comunità neocatecumenale.13 Ben presto il gruppo attirò l’attenzione dell’arcivescovo di Madrid, mons. Casimiro Morcillo González, il quale invitò i responsabili del Cammino a tenere le loro catechesi anche in parrocchie al di fuori della baraccopoli. Così negli anni 1965-1966 sorsero numerose comunità neocatecumenali a Madrid e in altre diocesi spagnole.14 Kiko Argüello e Carmen Hernández considerarono ciò che trovarono nelle parrocchie «false rappresentazioni del cristianesimo»,15 per cui le loro catechesi con una forte impronta missionaria si trasformarono sempre più in un catecumenato.16 Nell’estate del 1968, muniti di una lettera di raccomandazione dell’arcivescovo di Madrid, gli iniziatori trasferirono la loro residenza – e quindi il centro del Cammino – a Roma, dove nello stesso anno sorse la prima comunità neocatecumenale al di fuori della Spagna.17 Messo piede in Italia, nel 1972 il Cammino avviò a partire da Roma la sua diffusione in tutto il mondo, mediante équipe di catechisti cosiddetti «itineranti».18
La morale e i movimenti ecclesiali
2 . Contat ti con la curia romana e con il papa
All’inizio del 1972 il Cammino neocatecumenale attirò l’attenzione anche della curia romana. Kiko Argüello e Carmen Hernández dovettero presentare la loro iniziativa a una commissione di esperti incaricata dalla Congregazione per il culto.19 L’esame si concluse con un encomio da parte della Congregazione per il culto, l’adozione della designazione «neocatecumenato» o «comunità neocatecumenali» e una benevola menzione del Cammino da parte di Paolo VI l’8 maggio 1974.20 Anche Giovanni Paolo II imparò a conoscere e ad apprezzare il Cammino.21 Nel 1986 nominò l’arcivescovo Paul Josef Cordes, allora vicepresidente del Pontificio consiglio per i laici, delegato pontificio per le comunità neocatecumenali.22 Così indirettamente il Cammino veniva assegnato al Pontificio consiglio per i laici, competente per la promozione dell’apostolato dei laici e dei movimenti nella Chiesa.23 In una lettera del 30 agosto 199024 all’arcivescovo Paul Josef Cordes, Giovanni Paolo II esprimeva quella riconoscenza piena di stima che i responsabili del Cammino avevano sollecitato già nel 1986, quando si erano incontrati, alla conclusione dell’esame del «neocatecumentato» da parte della Congregazione per la dottrina della fede, con il card. Ratzinger.25 Con la sua lettera il papa rispondeva alla supplica a lui rivolta e riconosceva «il Cammino neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valido per la società e per il tempo attuale». Inoltre Giovanni Paolo II chiedeva ai vescovi e ai sacerdoti di valorizzare e sostenere «quest’opera per la nuova evangelizzazione».26 I neocatecumenali considerarono la lettera un aperto «riconoscimento del Cammino»27 e la riprodussero nelle sue pubblicazioni a scopo propagandistico.28 Ma, dal punto di vista del diritto canonico, essa è una
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elle principali aggregazioni ecclesiali contemporanee – Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Comunità neocatecumenali, Movimento dei focolari, Rinnovamento nello Spirito – si esaminano percorso storico, pilastri della riflessione teologico-spirituale e proposta morale. Attualità del tema e linguaggio divulgativo affiancano la scientificità di una ricerca assolutamente originale: pur essendo quella dei movimenti una realtà viva, nessuno ne aveva mai indagato la diversificata connotazione morale. «TEMI ETICI NELLA STORIA»
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semplice raccomandazione elogiativa, non un riconoscimento in senso giuridico e neppure un atto amministrativo, con il quale si concede al Cammino un diritto concreto. Tuttavia l’intervento personale del papa a fa-
vore del Cammino neocatecumenale lo confermò agli occhi dell’opinione pubblica e contribuì a immunizzarlo da domande e critiche di terzi, anche all’interno della curia romana.29
13 Cf. K. ARGÜELLO, «Vorstellung des Weges: Er entsteht unter den Armen», in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Neuevangelisierung und drittes Jahrtausend. «Nur eine neue Ästhetik wird die Kirche retten». Gemeinschaftstag von 253 Bischöfen in New York zum Thema: «Evangelisierung Amerikas und Neokatechumenaler Weg», Roma s.d. [1998], 37-44; P. DEVOTO, Il neocatecumenato. Un’iniziazione cristiana per adulti. Identità, spiritualità e missione, Chirico, Napoli 2004, 29 o, più in dettaglio, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 25-36. Secondo J. THORNHILL, «Influential “new ecclesial movements”», 69, «l’eroismo profetico di Kiko è stato confermato e illuminato dalla sapienza teologica di Carmen». 14 Gli iniziatori sottolineano di non essere stati loro a decidere di avviare il Cammino anche nelle parrocchie: «Il Signore ci ha condotto attraverso i fatti dalle baracche alle parrocchie. L’allora arcivescovo di Madrid e le parrocchie ci avevano pregato di farlo» (Kiko Argüello, in S.M. PACI, «Un cammino per la riscoperta del battesimo. Kiko Argüello parla del neocatecumenato», in 30 Giorni 7[1997] 11, 42-49, qui 44). Cf. CORDES, Nicht immer das alte Lied, 79. Secondo M.M. BRU ALONSO, Testigos del espíritu. Los nuevos líderes católicos: movimientos y comunidades, Madrid 1998, 173 (trad. it. Testimoni dello spirito: movimenti e comunità, Grafite, Napoli 1999), dopo aver fatto quel passo il Cammno si diffuse «rapidamente» in Spagna. 15 Cf. Kiko Argüello, citato da G. GENNARINI, «The neo-catechumenal way», in The Tablet 19.3.1988, 328-330, qui 329. 16 Perciò solo la sua applicazione nelle parrocchie trasformò il Cammino in un catecumenato neocatecumenale, cioè postbattesimale, per adulti, per la riscoperta o nuova scoperta del proprio battesimo e l’introduzione nella fede cristiana. Cf. Kiko Argüello, «Neocatechumenal Way», 160, nonché, sull’intera questione, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 37-41. 17 Cf. K. ARGÜELLO, C. HERNÁNDEZ, «Introduction», in PASOTTI (a cura di), The Neocatechumenal Way, 9-17, qui 9s e BOGARÍN DÍAZ, «La institucionalización», 712s, nonché più ampiamente ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 41-44. 18 Dopo aver messo piede, inizialmente con difficoltà, nella parrocchia romana dei Martiri canadesi e avervi fondato una comunità, il Cammino si diffuse rapidamente a Roma e in altre diocesi italiane (ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 10). Le crescenti richieste provenienti, a partire dal 1972, da vescovi e parroci europei, nonché da paesi dell’America Latina, favorirono la scoperta del carisma degli «itineranti», cioè dei catechisti viaggianti (cf. «The Neocatechumenal Way: a brief synthesis», in PASOTTI (a cura di), The Neocatechumenal Way, 127135, qui 128s; ID., «Geschichtliche Angaben zum Neokatechumenalen Weg», in DIÖZESANES NK-ZENTRUM [MÜNCHEN] E.V. [a cura di], Neocatechumenale Iter, 174-180, qui 178). Gli «itineranti» offrirono un contributo sostanziale al radicamento del Cammino in altri paesi europei e in molti paesi dell’America Latina (cf. G. ZEVINI, «Il cammino neocatecumenale. Itinerario di maturazione nella fede», in A. FAVALE [a cura di], Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensione storiche, teologico-spirituali ed apostoliche, «Biblioteca di scienze religiose 92 / Studi di teologia pastorale 12», LAS, Roma 41991, 239-278, 243; A. GIOLO, B. SALVARANI, I cattolici sono tutti uguali? Una mappa dei movimenti della Chiesa, Marietti, Genova 1992, 150). 19 Cf., ad esempio, ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 10s; G. BUTTURINI, «Il Cammino: un autoritratto», in Regno-doc. 3,1996,121-128, 123s; R. BARILE, «Battesimo e movimenti», in Rivista di pastorale liturgica 34(1996) 6, n. 199, 39-46, qui 44s e PASOTTI, «Geschichtliche Angaben zum Neokatechumenalen Weg», 176. 20 Cf. SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO, «Catecumenato postbattesimale per l’approfondimento della vita cristiana», in Notitiae 10 (1974), 229, nonché Paolo VI, Discorso, 8.5.1974, in Notitiae 10 (1974), 230. Cf. su questo punto ampiamente ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 46-51. 21 ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 14; P. DEVOTO, Il neocatecumenato, 258; e P.J. CORDES, «Actuosa participatio – tätige Teilnahme». Pastorale Annäherung an die Eucharistiefeier in kleinen Gemeinschaften, «Bonifatius Kontur 8709», Bonifatius, Paderborn 1995, 141s, Karol Wojtyla avrebbe conosciuto e sostenuto il Cammino già al tempo in cui era arcivescovo di Cracovia. Ma nel 2004 disse di avere in-
contrato il Cammino neocatecumenale «per la prima volta a Roma» (GIOVANNI PAOLO II, Auf, lasst uns gehen! Erinnerungen und Gedanken, Weltbild, Augsburg 2004, 125). Da papa ebbe il primo incontro con il Cammino il 10 marzo 1979; cf. CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Il Cammino neocatecumenale, 40s. 22 La sua competenza per il Cammino, come afferma lo stesso Cordes, «non fu sempre una comoda passeggiata: a causa del mio compito, dovetti affrontare parecchi disagi. [...] All’inizio abbiamo molto bisticciato. Ma con il passare del tempo ho scoperto che lì è all’opera la mano di Dio» (P.J. CORDES, Omelia, 3.4.1997, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Neuevangelisierung, 35). Non è chiaro quali competenze derivassero dal suo incarico. Egli si limita ad affermare genericamente di aver avuto «come delegato del papa una responsabilità specifica» per il Cammino neocatecumenale (cf. CORDES, Nicht immer das alte Lied, 9). 23 Secondo l’art. 131 della costituzione apostolica Pastor bonus sulla ristrutturazione della curia romana, il Pontificio consiglio per i laici è «competente in quelle materie, che sono di pertinenza della sede apostolica, per la promozione e il coordinamento dell’apostolato dei laici» […]. Nell’ambito della sua competenza, il consiglio tratta tutto quanto concerne le associazioni laicali del fedeli; erige poi quelle che hanno un carattere internazionale e ne approva o riconosce gli statuti» (Pastor bonus, art. 134; cf. AAS 80 [1988] 841-934, 894s; EV 11/963; 966). Secondo il Pontificio consiglio per i laici, questa competenza scaturisce già dal n. VI.3 del motu proprio Apostolatus peragendi di Paolo VI sul Pontificio consiglio per i laici (cf. AAS 68 [1976] 696-700, 698s; EV 5/2164). Sulla critica di questo ordinamento in base al Codice di diritto canonico cf., ad esempio, J. BEYER, «Il movimento ecclesiale: questioni attuali», in Vita vonsacrata 26(1990), 483-494, qui 484s; G. GHIRLANDA, «Die Bewegungen in der kirchlichen Gemeinschaft und die ihnen gebührende Autonomie», in Bausteine zu Christifideles Laici, Laien heute 32-33(198990), 38-62, qui 56; B. ZADRA, «Tipologie ed esemplificazioni dei diversi movimenti», in Quaderni di diritto ecclesiale 11(1998)1, 14-25, qui 25. 24 Cf. GIOVANNI PAOLO II, lettera Ogniqualvolta al venerato fratello mons. Paul Josef Cordes sul cammino neocatecumenale, 30.8.1990, in AAS 82 (1990), 1513-1515; EV 12/504-506. 25 Il 9 maggio 1986 i responsabili del Cammino dovettero rispondere davanti alla Congregazione per la dottrina della fede su questioni relative a ermeneutica, teologia pastorale e insegnamento della fede (cf. BOGARÍN DÍAZ, «La institucionalización», 721; R. MCDERMOTT, «The Neocatechumenal Way. Background, exposition and canonical analysis of the Statute», in The Jurist 62 [2002], 92-113, qui 94). Kiko Argüello e Carmen Hernández affermano di aver pregato, durante quell’incontro, il card. J. Ratzinger di adoperarsi per un riconoscimento del Cammino da parte del papa sotto forma di un Breve (cf. ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 16s). Cf. ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 162s. 26 GIOVANNI PAOLO II, Ogniqualvolta, in AAS 82 (1990), 1515; EV 12/506. 27 K. ARGÜELLO, Lettera dell’8.9.1996 per invitare i vescovi americani alla «Giornata comunitaria» a Santo Domingo, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Neuevangelisierung, 4. Cf. ivi, 86; ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 17, nonché G. GENNARINI, «Die Wiederentdeckung des Katechumenats im Werk von Karol Wojtyla und die Approbation des Neokatechumenalen Weges», in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Neocatechumenale Iter – Statuta, 181-191, 190. Anche G.P. SALVINI, «Il Cammino neocatecumenale», in La Civiltà cattolica 159(2008) 3797, 410-419, 412 parla di un «primo riconoscimento del Cammino», e aggiunge: «Ma passarono quasi inosservate, tanto che non si smorzò la polemica nei riguardi dei neocatecumenali, che da parte loro non mancavano spesso di darne motivo, sia per talune loro pratiche liturgiche, sia soprattutto per le catechesi, che a taluni non sembravano sempre conformi con la dottrina cattolica». 28 Cf., ad esempio, CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Il Cammino neocatecumenale, 23-26; ID. (a cura di), Neuevangelisierung, 86; PASOTTI (a cura di), The Neocatechumenal Way, 16. 29 Sul contenuto e sulle conseguenze giuridiche della lettera Ogniqualvolta del 30.8.1990 cf. in dettaglio ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 168-178.
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tudi e commenti 3. Rappresentanza in Terra santa
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La Domus Galilaeae contribuisce a smantellare i pregiudizi degli ebrei nei riguardi della Chiesa cattolica: solo nel 2010, ben 120.000 ebrei visitarono il Centro e rimasero impressionati «dall’ospitalità dei fratelli della casa […], preoccupati unicamente di riceverli come “nostri fratelli maggiori”, come soleva chiamarli Giovanni Paolo II».34
Il Cammino neocatecumenale eresse un monumento visibile al proprio successo: il Centro internazionale «Domus Galilaeae» sul Monte delle beatitudini sopra il lago di Genezaret, in Israele.30 Nel gennaio 1999 vi avviò la costruzione di un complesso per la formazione e la formazione permanente di sacerdoti e seminaristi, nonché per l’accoglienza dei pellegrini. Il 24 marzo 2000 Giovanni Paolo II consacrò personalmente il cosiddetto «Santuario della Parola» nella Domus Galilaeae.31 Negli anni successivi si completarono altre parti della monumentale costruzione, comprendente circa 12.000 m2, fra cui una sala congressi con oltre 300 posti e una biblioteca. La presenza di numerose autorità non solo della Chiesa latina in occasione delle inaugurazioni delle varie parti del complesso32 dimostra che, con la Domus Galilaeae, il Cammino si è dotato di un Centro per la nuova evangelizzazione, considerato importante da tutta la Chiesa. Profondamente impressionato dalla forza d’irradiazione della Domus Galilaeae, all’inizio del giugno 2007 l’arcivescovo melkita di Galilea chiese al suo direttore di aiutare anche i 76.000 cristiani melkiti ad approfondire la loro fede. Chiese, inoltre, ai responsabili del Cammino di riflettere su un adattamento delle forme liturgiche del neocatecumenato al rito melkita.33
Giovanni Paolo II aveva attirato l’attenzione dei responsabili del Cammino sulla necessità di uno Statuto approvato dalla Chiesa già il 24 gennaio 1997.35 Ma i lavori si conclusero solo in seguito alla richiesta inoltrata dal papa, il 5 aprile 2001, al presidente del Pontificio consiglio per i laici.36 Il 29 giugno 2002, nella festa dei SS. Pietro e Paolo, il Pontificio consiglio per i laici approvò lo Statuto del «Cammino».37 Da allora il Cammino, che oggi in base alle sue informazioni è presente a livello mondiale con 20.000 comunità in circa 6.000 parrocchie e 1.320 diocesi,38 esiste a livello canonico nella forma giuridica, creata appositamente per esso, di «itinerario di formazione cattolica», quindi di «cammino di formazione e formazione permanente nella fede cattolica».39 Lo Statuto del Cammino neo-
30 Cf. il sito www.domusgalilaeae.org (visto il 10 gennaio 2013) con i dettagli sulla storia, l’architettura e gli scopi della Domus Galilaeae, e anche ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 220-226 (situazione al 2006). 31 Cf. M. VODERHOLZER, «“Sich durch die Schönheit geliebt fühlen”. Im Evangelisationszentrum “Domus Galilaeae” des Neokatechumenalen Wegs am See Tiberias wurde die Kapelle eingeweiht», in Die Tagespost 57(2004) 7, 17.1.2004, 16. Dopo la celebrazione eucaristica conclusiva del papa con oltre 100.000 pellegrini e ospiti, di cui solo 50.000 appartenenti al Cammino, ebbe luogo un cosiddetto «incontro di vocazione» neocatecumenale (cf. ID., «“Auf diesem Berg hat Christus auf uns gewartet”. Ein Rückblick auf die Begegnung von Johannes Paul II. mit hunderttausend Christen am Berg der Seligpreisungen in Israel», in Die Tagespost 53[2000] 40, 4.4.2000, 6; K. COOPER, «The mud and the glory», in The Tablet 22-29.4.2000, 559s). 32 Cf. VODERHOLZER, «“Sich durch die Schönheit geliebt fühlen”», 16. 33 Cf. Zenit 4.6.2007. La versione inglese contiene, inoltre, una traduzione della lettera dell’arcivescovo Elias Chacour a Rino Rossi, direttore della Domus Galilaeae. 34 Á. DE JUANA, «Kiko Argüello evangelisiert mit einem symphonischen Werk. Ein moderner “Vorhof der Völker” im Heiligen Land», in Zenit 29.4.2011. 35 Nel gennaio 1997, in occasione del 30° anniversario dell’inizio del Cammino, ebbe luogo un incontro di vari giorni dei responsabili con gli itineranti al Sinai. Nell’incontro si discusse, fra l’altro, di uno Statuto neocatecumenale (cf. BOGARÍN DÍAZ, «La institucionalización», 731s). Al termine Giovanni Paolo II concesse un’udienza, durante la quale lodò i meriti del Cammino, ma sottolineò: «Avete iniziato al Sinai il processo di stesura di uno statuto del cammino. È un passo molto importante, che apre la strada verso il formale riconoscimento giuridico da parte della Chiesa» (GIOVANNI PAOLO II, Discorso, 24.1.1997, n. 4; in La Traccia 1997, 63). 36 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera al card. James Francis Stafford sulla stesura dello statuto del Cammino neocatecumenale, 5.4.2001, in OR 17-18.4.2001, 4; Regno-doc. 9,2001,256; nonché, sulla genesi dello Statuto del 2002 dal punto di vista del Cammino, G. RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», in Apollinaris 82 (2009), 797-820, qui 802s. 37 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto del 29.6.2002, in OR 1-2.7.2002, 10; Regno-doc. 15,2002,472ss.
38 Cf. CAMMINO NEOCATECUMENALE, Dati generali, 1. Queste cifre confermano il «“tasso di crescita” senza cedimenti» certificato per il Cammino già nel 1997 da Stefano M. Paci (PACI, «Un cammino per la riscoperta del battesimo», 42: fine 1976, 2.000 comunità in oltre 800 parrocchie in 42 paesi; 1990, già 10.000 comunità con oltre 200.000 membri in circa 3.000 parrocchie in 87 paesi; 1997 già 15.000 comunità in oltre 4.500 parrocchie in 101 paesi; 2001 oltre 16.700 comunità in circa 5.000 parrocchie). Già nel 2000 il Cammino doveva avere a livello mondiale oltre un milione di membri (cf. al riguardo, con indicazioni dettagliate, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 13). Secondo i dati riportati da El País nel 2008 i membri erano già 1,5 milioni (cf. nota 4). 39 Cf., al riguardo, più avanti, sotto 2.2. 40 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto del 28.10.2004 (Prot. N. 1761/04 AIC-110), nonché, con riferimento a questo, art. 1 § 3 dello Statuto neocatecumenale, con nota 2. Secondo RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 806, questa è «dal punto di vista canonico la novità più importante del nuovo Statuto». Infatti, con la concessione della personalità giuridica, il Cammino neocatecumenale può partecipare come tale alla vita giuridica della Chiesa. Da allora, può essere considerato una universitas rerum (can. 115 § 3) e quindi una fondazione pia autonoma (can. 1303 § 1 n. 1) (cf. ivi, nonché al riguardo già ampiamente ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 297-340, soprattutto 298s). L’erezione del Cammino come persona giuridica pubblica da parte del Pontificio consiglio per i laici significa che esso svolge almeno una parte dei suoi compiti in nomine Ecclesiae (cf. can. 116 § 1) e ha ricevuto per questo la necessaria missio da parte della Chiesa (per la distinzione fra persone private e pubbliche nella Chiesa, cf., ad esempio, H. PREE, in Münsterischer Kommentar zum Codex iuris canonici, a cura di K. LÜDICKE ET AL., Ludgerus, Essen 1984-, can. 116 par. 2s, 47° aggiornamento, febbraio 2012). In forza della sua personalità giuridica, il Cammino potrebbe anche possedere e amministrare i propri beni (cf. H. HEIMERL-HELMUTH, Handbuch des Vermögensrechts der katholischen Kirche unter besonderer Berücksichtigung der Rechtsverhältnisse in Bayern und Österreich, Regensburg 1993, par. 5/769-780 e 5/784). Ma questo non gli è permesso dal suo diritto particolare: secondo l’art. 4 § 1 dello Statuto del 2002 e dello Statuto del 2008, «il Cammino neocatecumenale non ha patrimonio proprio» (Regno-doc. 13,2008,429; cf., in dettaglio, sulla capacità patrimoniale e sul fi-
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catecumenale fu approvato, come avviene normalmente per il riconoscimento di nuove associazioni, anzitutto per cinque anni ad experimentum. Già durante questo tempo, il Pontificio consiglio per i laici, con decreto formale del 28 ottobre 2004, riconobbe il Cammino come persona giuridica pubblica nella Chiesa.40 Alcuni mesi prima della scadenza del periodo di prova, il 22 febbraio 2007, in occasione di un incontro con il clero romano Benedetto XVI affermò: «Ad esempio, ci si domanda se dopo cinque anni di esperimento, si debbano confermare in modo definitivo gli Statuti per il cammino neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o se si debbano forse un po’ ritoccare alcuni elementi di questa struttura».41 Ciononostante il Cammino e i suoi osservatori, dopo un’udienza privata concessa all’équipe internazionale dei responsabili, alla fine di maggio 2007 contavano su un rapido riconoscimento. Ma i molteplici indizi di un’imminente approvazione dello Statuto da parte del papa42 non si realizzarono. Il 9 aprile 2008 il vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio consiglio per i laici, comunicava su un portale on-line italiano che non si doveva contare su un riconoscimento del Cammino «in tempi brevi».43 E tuttavia in una celebrazione ufficiale, il 13 giugno 2008,44 il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, consegnò agli iniziatori del Cammino il decreto, da-
Già Giovanni Paolo II aveva attestato che il Cammino poteva rispondere alle «sfide della secolarizzazione, della diffusione delle sette e della mancanza di vocazioni».47 E Benedetto XVI ha affermato: «La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo».48 Ma che cosa c’è di particolare, di nuovo nel Cammino neocatecumenale? Colpiscono soprattutto la sua forma specifica di un catecumenato per persone già battezzate e la sua figura giuridica.
nanziamento del Cammino, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 383-391). 41 BENEDETTO XVI, Discorso ai parroci e al clero della diocesi di Roma, 22.2.2007, in OR 24.2.2007, 6-8, qui 8. 42 Così in giugno, settembre e dicembre del 2007, nonché all’inizio della quaresima del 2008 (cf. A. SCHWIBACH, «Warten auf grünes Licht. Neokatechumenat: Statuten noch nicht endgültig approbiert», in Die Tagespost 12.4.2008, 4). 43 Cf. G. BARILE, «Tempi lunghi per l’approvazione degli Statuti neocatecumenali», in Petrus 9.4.2008, (ripubblicato in neocatecumenali.blogspot.de). Cf. anche Radio vaticana 10.4.2008 (www.oecumene.radiovaticana.org) e A. SCHWIBACH, «Warten auf grünes Licht», 4: «Se l’approvazione dello Statuto fosse all’ordine del giorno – diceva l’arcivescovo – io sarei uno dei primi a esserne informato e posso assicurare che questo non è assolutamente il caso». E lo stesso vescovo Josef Clemens, volgendo indietro lo sguardo, in occasione di un incontro con studenti e laureandi del corso di studio per la licenza in Diritto canonico dell’Università di Münster a Roma, il 23 febbraio 2010, affermava: «Vi furono realmente delle trattative per l’approvazione dello Statuto rielaborato sulla base di buoni contatti fra il Cammino e vari uffici della curia romana, in gran parte senza il coinvolgimento del Pontificio consiglio per i laici». 44 Cf. VIS Press releases 13.6.2008, nonché OR 13.6.2008, 6. Già il 20 maggio 2008, secondo un sito neocatecumenale italiano, il papa aveva approvato in via definitiva lo Statuto del Cammino (cf. www.catechumenium.it, 24.5.2008, attualmente non più disponibile). Nei giorni successivi la notizia fu ripresa e divulgata da varie agenzie d’informazione cattoliche, ad esempio il 22 maggio 2008 dall’agenzia spagnola ACI Prensa (www.aciprensa.com/noticia. php?n=21279), il 23 maggio 2008 dall’agenzia americana Catholic World News (www.cwnews.com/news/viewstory.cfm?recnum= 58611) e dalla Catholic News Agency (www.catholicnewsagency.com/ new.php?n=12730) e il 24 maggio 2008, per l’area di lingua tedesca, da kath.net (www.kath.net/detail.php?id=19908). Radio vaticana diede la notizia il 25 maggio 2008 (www.radiovaticana.org). La discussione in molti forum on-line procedette a pieno ritmo. Né i dicasteri romani né il Cammino neocatecumenale si espressero ufficialmente. Al contrario il 24 maggio 2008 il sito web italiano Petrus annunciò che non c’era stato alcun riconoscimento permanente o addirittura definitivo, e che il papa aveva assegnato al Cammino un nuovo periodo di prova di sette anni (cf. G. BARILE, «Altri sette anni di “purgatorio” per i neo-
catecumenali: gli Statuti non convincono il papa. Ribadita la richiesta di adeguare la liturgia e le catechesi del Cammino a quelle ufficiali della Chiesa» [www.papanews.it, disponibile il 24-27.5.2008, poi rielaborato]). Ma anche questa notizia ebbe vita breve: il 26 maggio 2008 vaticanisti italiani e kath.net riferirono concordemente, con un rinvio al Pontificio consiglio per i laici, che il papa aveva approvato in via definitiva lo Statuto con alcuni cambiamenti (cf. A. TORNIELLI, «Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi», 26.5.2008, in 2.andreatornielli.it/?p=208], nonché kath.net del 27.5.2008: www.kath.net/detail.php?id=19938). Il vaticanista, che originariamente aveva annunciato gli ulteriori sette anni di prova, corresse il proprio articolo nello stesso sito; cf. G. BARILE, «Comunione in piedi e non più seduti, maggiore partecipazione alla vita parrocchiale, catechesi conformi a quelle ufficiali della Chiesa cattolica: i cambiamenti voluti dal papa per i neocatecumenali», 27.5.2008 (www.papanews.it 22.9.2011, nel frattempo non più disponibile). 45 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto dell’11.5.2008, in Regno-doc. 13,2008,428ss o in G. RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 818-820. Nella prefazione al nuovo Statuto Kiko Argüello, Carmen Hernández e Mario Pezzi hanno affermato che il processo di approvazione «è andato per le lunghe, perché il Cammino neocatecumenale, come strumento per l’iniziazione cristiana degli adulti, produce frutti di varia natura», per cui tocca «gli ambiti di competenza di cinque diversi dicasteri vaticani». Le Congregazioni per la dottrina della fede, del culto, del clero e della formazione avrebbero esaminato accuratamente «lo Statuto, insieme con il Pontificio consiglio per i laici, che ha coordinato e concluso il processo» (prefazione del 13.6.2008, in DIÖZESANES NK-ZENTRUM [a cura di], Neocatechumenale Iter – Statuta, 7s, 8). Per una prima visione d’insieme sui cambiamenti apportati nello Statuto dell’11.5.2008, cf. RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 804-816. 46 BENEDETTO XVI, Discorso ai membri del Cammino neocatecumenale della diocesi di Roma, 10.1.2009, in OR 12-13.1.2009, 7. 47 GIOVANNI PAOLO II, lettera «I frutti del Cammino neocatecumenale», 12.4.1993, in Regno-doc. 15,1993,462s; lettera «È per me motivo …» ai vescovi d’Europa, riuniti per una giornata di convivenza a Vienna, in DIÖZESANES NK-ZENTRUM (a cura di), Neocatechumenale Iter – Statuta, 200-202, 201. 48 BENEDETTO XVI, Discorso ai membri del Cammino neocatecumenale, 17.1.2011, in OR 17-18.1.2011, 9.
tato nella solennità di Pentecoste 2008, sull’approvazione definitiva degli Statuti rielaborati.45 Il 10 gennaio 2009 in San Pietro, nel suo discorso davanti a 25.000 neocatecumenali, con i quali celebrava la quarantennale presenza del Cammino a Roma, il papa affermò: «L’approvazione degli statuti è venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri iniziatori».46
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Novità: impegno pastorale e figura giuridica
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tudi e commenti
PAOLO SALVADORI
Tu non sei così!
1. Il Cammino neocatecumenale: un catecumenato dopo il bat tesimo
La dinamica di fede del lamento di Is 63,7–64,11 a partire dal Salmo 44
In base al suo Statuto, il Cammino neocatecumenale è «al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziativa cristiana e dell’educazione permanente della fede» (art. 1 § 2; Regno-doc. 13,2008,428).49 Decisivo per l’impegno pastorale è il termine «iniziazione», perché, in base alla storia dell’origine e dell’attività del «Cammino», il suo punto focale si trova nel cosiddetto «neo-catecumenato», un catecumenato dopo il battesimo.50 La sua offerta è rivolta a cristiani adulti, a «coloro che si sono allontanati dalla Chiesa», a «coloro che non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati», a «coloro che desiderano approfondire e maturare la propria fede» o a «coloro che provengono da confessioni cristiane non in piena comunione con la Chiesa cattolica» (art. 5 § 1 nn. 1-4; Regno-doc. 13,2008,430). Il luogo regolare dell’attuazione del neocatecumenato è la parrocchia (cf. art. 6 § 1). Con il permesso del parroco, i catechisti del Cammino invitano, nelle celebrazioni liturgiche domenicali e mediante avvisi in bacheca o volantini distribuiti a mano, alle loro catechesi. Chi si sente interpellato, segue per due mesi, due sere alla settimana, le cosiddette catechesi iniziali (cf. art. 9). Queste
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i può lodare Dio con un lamento? O assalirlo con domande e imperativi? Ciò avviene nel noto passo di Isaia oggetto dello studio: la stessa preghiera di Gesù, il Padre Nostro, presenta tracce del brano veterotestamentario, a cui si sono rifatti san Paolo, i rabbini e i Padri della Chiesa; con esso Lutero ha negato valore all’intercessione dei santi.
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49 Rimandi senza ulteriore aggiunta si riferiscono allo Statuto del Cammino neocatecumenale dell’11.5.2008, in Regno-doc. 13,2008,428ss; l’espressione «Statuto 2002» rinvia allo Statuto del 29.6.2002, in Regno-doc. 15,2002,473ss. 50 Fin dall’inizio gli iniziatori hanno considerato il Cammino neocatecumenale «una sorta di catecumenato» per battezzati (cf. ad esempio K. ARGÜELLO, «Le comunità neocatecumenali», in Rivista di vita spirituale 29 [1975], 191-200, qui 193), cioè «un cammino di conversione», con una struttura «simile a quella che precedeva il battesimo nella Chiesa delle origini, ma adattata alla loro situazione di battezzati» («Das Neokatechumenat», 11; cf. ARGÜELLO, «Il neocatecumenato», 90). Sul profilo del neocatecumenato dell’epoca cf. in dettaglio ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 62-82. 51 Le celebrazioni comunitarie sono una componente essenziale del neocatecumenato, perché «la forma completa o comune dell’iniziazione cristiana degli adulti è quella comunitaria» (art. 7 § 1; Regno-doc. 13,2008,430). 52 Cf. sopra, nota 12. 53 Cf. art. 7 § 2: «Modello della comunità neocatecumenale è la sacra Famiglia di Nazaret, luogo storico dove il Verbo di Dio, fatto uomo, si fa adulto [...]. Nella comunità i neocatecumeni divengono adulti nella fede». Tradizionalmente, nel linguaggio neocatecumenale, si distingue fra fede «adulta» e fede «infantile», che fin dall’inizio Kiko Argüello osservò nella «maggior parte dei cristiani tradizionali» e collegò con l’«impressionante discrepanza fra religione e vita» e con la mancanza di irradiamento missionario delle parrocchie (cf. ad esempio ARGÜELLO, «Le comunità neocatecumenali», 197; K. ARGÜELLO, in CORDES, Nicht immer das alte Lied, 94). 54 Così l’art. 28 § 2 n. 1; Regno-doc. 13,2008,438. La stessa immagine della «gestazione alla fede» ricorre anche nell’art. 6 § 1 e nell’art. 8 § 5. Già nel 1983, davanti ai partecipanti al Sinodo dei vescovi su «La penitenza e la riconciliazione nella missione della Chiesa» a Roma, Kiko Argüello aveva affermato che «l’esperienza aveva mostrato ai responsabili del Cammino la necessità di un “convertitore”, di un “utero materno”, cioè di “un grembo”, nel quale si viene portati in gestazione» (K. ARGÜELLO, «Kurze Darstellung des Neokatechumenalen Weges für die Versammlung der Bischofssynode über „Buße und Versöhnung“», Città del Vaticano, 21 ottobre 1983, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Il cammino neocatecumenale, 222-226, qui 224). Nella struttura del Cammino neocatecumenale le piccole comunità devono assolvere la funzione
EMANUELA GHINI
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Padri del deserto emergono dal passato carichi di forza spirituale. A partire dal IV sec. d.C., in Egitto, condussero una vita ascetica per entrare in comunione con Dio. Un’antropologia sapiente si dispiega dalle parole scarne di uomini e donne che conoscono i registri più nascosti del cuore: i loro detti possono ancora guarire le malattie dell’anima.
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sfociano in un fine settimana di riflessione («convivenza»), in cui i catechisti presentano «l’itinerario neocatecumenale come un cammino di rinascita e di riscoperta del battesimo» (art. 10 § 1) e incoraggiano i partecipanti a formare una comunità. «Al termine della convivenza, con coloro che accolgono la chiamata,[…] viene formata la comunità neocatecumenale» (art. 10 § 2; Regno-doc. 13,2008,431).51 Il modello di queste piccole comunità del Cammino è, in base alla sua tradizione originaria, la sacra Famiglia di Nazaret. Infatti fu proprio la madre di Dio a chiedere espressamente a Kiko Argüello, durante la sua visione del 1959, di formare «piccole comunità cristiane come la sacra Famiglia di Nazaret».52 In base alla concezione del Cammino i neocatecumeni, che in quanto lontani e cristiani abitudinari possiedono ancora una fede immatura o «infantile», devono maturare o diventare cristiani «adulti».53 Gli iniziatori e lo Statuto descrivono il Cammino come un «processo di gestazione alla fede»: nelle comunità i neocatecumeni sono portati come nell’utero materno per nascere alla fede.54 Con la costituzione di una comunità neocatecumenale comincia un ritmo regolare di celebrazioni eucaristiche e giornate di ritiro, che scandiscono la vita dei membri: il martedì o il mercoledì la comunità si ritrova per una liturgia della Parola, preparata a turno dai suoi membri (cf. art. 11). Il sabato sera ogni comunità neoca-
tecumenale celebra normalmente a parte55 la liturgia prevista per la domenica (cf. art. 13 § 2).56 A questo si aggiunge una giornata mensile di convivenza della comunità (cf. art. 10 § 4; 15 § 2).57 L’intero catecumenato, che in base al modello del catecumenato degli adulti si svolge in varie fasi e tappe e comporta riti liturgici di passaggio (cf. artt. 19-21), dura in media 12-18 anni. Non è possibile prevederne l’esatta durata per una determinata comunità, in quanto essa dipende, secondo lo Statuto, «dalla guida della grazia di Dio, e anche da circostanze concrete».58 Sulla durata del neocatecumenato di una determinata comunità decide l’équipe dei catechisti cui è affidata.59 Ogni neocatecumenato termina con una solenne rinnovazione delle promesse battesimali nella notte di Pasqua e un pellegrinaggio in Terra santa (cf. art. 21 §§ 2 e 3), dove il Centro Domus Galilaeae attende i pellegrini neocatecumenali.60 Un’istruzione sulla fede legata al catecumenato per gli adulti già battezzati non è eccezionale. Negli anni Sessanta esistevano in vari paesi europei approcci analoghi.61 Ma l’offerta di un catecumenato dopo il battesimo per una durata così lunga sotto forma di «itinerario» in comunità stabili nelle parrocchie è una novità introdotta dal Cammino neocatecumenale. Per questo il 13 maggio 2009 Kiko Argüello ricevette dal Pontificio istituto Giovanni Paolo II, presso la Pontificia università latera-
di questo «grembo» o «utero materno» (cf. ivi; K. ARGÜELLO, «Die neokatechumenale Bewegung in Spanien», in ZENTRALKOMITEE DER DEUTSCHEN KATHOLIKEN [a cura di], «Ich will euch Zukunft und Hoffnung geben», 85° Katholikentag, Freiburg 13-17.9.1978, Paderborn 1978, 295-297, qui 296 o BLÁZQUEZ, Die neokatechumenalen Gemeinschaften, 45 e 53. 55 Su questo e su altri «riti specifici» dei neocatecumenali cf. più avanti, sotto 3.2.1. 56 Secondo la concezione neocatecumenale, la formazione liturgica dei neocatecumeni attraversa «come un filo rosso tutti gli sforzi del “cammino neocatecumenale”» (J. KLINGER, «Liturgische Bildung im Neokatechumenat», in Heiliger Dienst 63[2009] 4, 347349, qui 347). 57 Queste «convivenze» mensili sono particolarmente importanti per la formazione dei neocatecumeni alla vita comunitaria: «In essa, dopo la celebrazioni delle lodi, si comunica l’esperienza di ciò che la grazia di Dio sta compiendo nella propria vita e si manifestano le eventuali difficoltà» (art. 15 § 2; Regno-doc. 13,2008,433). 58 Art. 20, 1 nota 80 con la relativa citazione, ma falsata dalle omissioni, del n. 20 dell’Ordo initiationis christianae adultorum (in EV 4/1368; cf. al riguardo, in dettaglio, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 310 nota 1293). 59 Questo in base alla citazione monca dell’Ordo initiationis christianae adultorum, n. 20 (cf. sopra). Infatti, mentre l’Ordo attribuisce la responsabilità della durata e dello svolgimento del catecumenato al vescovo del luogo o alla conferenza episcopale, la citazione parziale, nella nota 80 all’art. 20 dello Statuto neocatecumenale, legittima una competenza ad hoc della relativa équipe di catechisti. Secondo l’art. 8 § 5 e l’art. 28 § 2 n. 2, l’équipe di catechisti responsabile di una comunità ritorna a essa per i passaggi dell’itinerario neocatecumenale. In quell’occasione i catechisti valutano se i singoli o anche la comunità nel suo complesso possono passare alle tappe successive dell’itinerario neocatecumenale (cf. art. 28 § 2 n. 3). Singole persone o anche intere comunità possono non superare gli scrutini, che sono veri e propri esami. «Chi non dimostra segni evidenti di fede e di conversione non viene ammesso alla tappa successiva», affermava Robert Ketelhohn, membro di una comunità neocatecumenale a Berlino, il 29 dicembre 2010, in un forum on-line sul tema «Neocatecumenato» (in origine liberamente accessibile sotto www.kreuzgang.org, visitato l’1.1.2011; poi solo agli utenti registrati). Sottolineava: «Questa non è solo teoria ma prassi, e capita piuttosto
spesso che intere comunità non vengano considerate mature dai loro catechisti e in un primo tempo non siano ammesse alla tappa successiva, restando così per un altro anno o anche più a lungo nella tappa in cui si trovano». E aggiungeva: «Accade anche che alcuni si ritirino, come avviene anche nel catecumenato». Alla domanda sui «segni visibili» in base ai quali i catechisti potevano riconoscere che una persona «non si preoccupava abbastanza della conversione e dell’orientamento della sua vita al Vangelo», rispondeva che il neocatecumeno non doveva saperlo «prima di giungere alla tappa corrispondente. Questo non gli gioverebbe. Si allontanerebbe oppure si scoraggerebbe». Sottolineava che nel Cammino neocatecumenale si attribuisce «molta importanza all’incarnazione della fede nella vita. Con molta longanimità, secondo la caratteristica della Chiesa, ma anche con fermezza, quando si richiede una decisione in materia di segni distintivi del Cammino». Perciò anche alla luce di racconti analoghi J. Thornhill («Influential “new ecclesial movements”», 72) ha l’impressione che l’iter formativo neocatecumenale sia per la persona più severo e impegnativo del noviziato tradizionale di una congregazione religiosa. 60 Già a partire dal 2002 sarebbero giunte ogni giorno comunità neocatecumenali pellegrine alla Domus Galilaeae e avrebbero dato luogo a vere e proprie «ondate di visitatori, che [...] animano la regione altrimenti isolata attorno al lago di Genezaret» (M. VODERHOLZER, «Zurück zu den Wurzeln am Berg der Seligpreisungen. Kirchliche Realitäten, die die jüdischen Wurzeln des Christentums hervorheben: Das “Domus Galilaeae” der Gemeinschaften des Neokatechumenalen Wegs», in Die Tagespost 29.4.2004, 21). 61 Secondo J. LOPEZ, «Die katechumenale Bewegung in Spanien. Versuch der Erstverkündigung an bereits Getaufte», in Lebendige Seelsorge 33(1982) 2, 116-122, qui 120, in Spagna, a partire dai primi anni Sessanta, si registrò una notevole rinascita delle strutture catecumenali anche per il (primo) annuncio alle persone già battezzate. Cf. anche C. FLORISTAN SAMANES, El catecumenado, «Teologia y accion pastoral 1», Madrid 1972, 23. Così si svilupparono varie forme di catecumenato postbattesimale per adulti (cf. SECRETARIADO DIOCESANO DE CATEQUESIS [Madrid] [a cura di], Comunidades plurales en la iglesia, «Catecumenado de adultos 4», Madrid 1981, 2949). Nella seconda metà degli Sessanta emersero tre orientamenti in questo «movimento catecumenale»: il «catecumenado diocesano»; le «comunidades populares», con un’accentuazione politica; le «comunidades neocatecumenales» del Cammino.
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tudi e commenti nense,62 il dottorato honoris causa in teologia. Come motivazione, il documento indica «la fecondità del cammino della formazione cristiana dopo il battesimo, che concorda pienamente con lo spirito di Giovanni Paolo II sulla valorizzazione della famiglia come realtà ecclesiale e sociale».63 2 . Il Cammino neocatecumenale come «itinerario della formazione cat tolica»
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l’ambiente che ruota attorno a esso.65 A volte si sottolinea che le comunità neocatecumenali non sono «qualcosa di diverso dalla parrocchia», ma sono semplicemente formate «da cristiani, che cercano di riscoprire il loro battesimo».66 Come designazione positiva si trova generalmente solo il termine «cammino» o in forma più estesa l’espressione «cammino di formazione alla fede (viva)».67 Ma questo che cosa significa dal punto di vista del diritto canonico? 1. Nessuna corrispondenza con categorie note dal diritto canonico
Nuova è anche la figura giuridica del Cammino. Già nella sua prima pubblicazione, nel 1975, Kiko Argüello aveva affermato che il Cammino neocatecumenale non era «né un gruppo spontaneo, né un’associazione cattolica, né un movimento spirituale, né un gruppo elitario in seno alla parrocchia».64 Questa designazione puramente negativa è diventata ben presto uno stereotipo praticamente in ogni pubblicazione del Cammino e del-
Il Cammino neocatecumenale non conosce un’appartenenza basata su domanda di adesione, accettazione della domanda o simili, come avviene per le associazioni canoniche;68 si «comincia» a camminare o «si cammina».69 I testi neocatecumenali escludono fin dall’inizio e in modo coerente sia un carattere consociativo del Cammino che oltrepassi le comunità concretamente esi-
62 Primo di una serie di istituti pontifici internazionali per la famiglia, denominati Giovanni Paolo II, l’Istituto romano forma sacerdoti e laici specialmente sulle questioni relative al matrimonio e alla famiglia. Al riguardo cf., ad esempio, la Dichiarazione finale del quarto incontro dei presidenti delle Commissioni episcopali per la famiglia e per la vita dell’Europa sul tema «Sfide e possibilità all’inizio del III millennio», in OR ed. tedesca 26.9.2003, 9-11, qui 11. 63 CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, 4. L’anno seguente Kiko Argüello pubblicò la sua lectio doctoralis, riprodotta ivi alle pp. 19-26, anche nel volume commemorativo dedicato al card. Paul Josef Cordes: K. ARGÜELLO, «Die Familie in der Sendung der Kirche. Lectio doctoralis», in R. BUTTIGLIONE, M. SPANGENBERGER (a cura di), Gott ist treu. Festschrift Paul Josef Kard. Cordes, Sankt Ulrich Verlag, Augsburg 2010, 363-371. Nella sua lectio egli afferma che il Cammino «deve tutto ciò che ha realizzato finora» – famiglie riunite, famiglie con molti figli, vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio – «unicamente alla ricostruzione della famiglia» (ivi, 366). Infatti il Cammino insegna ai genitori a trasmettere la fede ai loro figli: «Noi diciamo loro che la famiglia cristiana ha tre altari: il primo è l’altare della santa eucaristia […]; il secondo è l’altare della camera coniugale, nella quale si compie il sacramento del matrimonio e si dona la vita a nuovi figli di Dio […]; il terzo è l’altare della tavola domestica, attorno alla quale la famiglia riunita prende i pasti insieme e loda Dio per tutti i suoi doni» (ivi, 367). 64 ARGÜELLO, «Le comunità neocatecumenali», 195. 65 Cf. ad esempio K. ARGÜELLO, «Intervention in der Vollversammlung der heiligen Kongregation für die Evangelisierung der Völker», Roma, 19-22.4.1983, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Il cammino neocatecumenale, 215-221, qui 217; R. BLÁZQUEZ, «La comunidades neocatechumenales, un camino de iniciación cristiana», in Theología Espiritual 36(1992), 237-254, qui 240; H. BISCHOF, «Die neokatechumenalen Gemeinschaften», in F. VALENTIN, A. SCHMITT (a cura di), Lebendige Kirche. Neue geistliche Bewegungen, «Topos-Taschenbücher 185», Matthias Grünewald Verlag, Mainz 1988, 170-177, qui 174; L. DELLA TORRE, «Le comunità catecumenali», in Rivista di pastorale liturgica 9(1971) 48, 512-515, qui 515; L. ENGELS, «Der Neokatechumenat», in Liturgisches Jahrbuch 29(1979), 180-185, 182; G. GENNARINI, «Nuovi missionari si preparano ad annunciare il Vangelo al mondo», in OR 28.4.1988, 6; A. PUFF, «Der Neokatechumenale Weg: Chance zur Erneuerung der Pfarrgemeinde», in G. BITTER, A. GERHARDS (a cura di), Glauben lernen – Glauben feiern. Katechetisch-liturgische Versuche, «Praktische Theologie heute 30», Kohlhammer, Stuttgart 1998, 157-162, 160, nonché, da ultimo, DEVOTO, Il neocatecumenato, 92 e 95. Dal punto di vista della sociologia della religione questa distinzione del Cammino da fenomeni e forme giuridiche ecclesiali già note è un tipico tentativo di evitare la perdita, sempre incombente, dell’autonomia e della totalità attraverso l’integrazione nell’istitu-
zione (cf., al riguardo, W. GEBHARDT, Charisma als Lebensform. Zur Soziologie des alternativen Lebens, «Schriften zur Kultursoziologie 14», Reimer, Berlin 1994, 218-223, specialmente 219, nonché le sue considerazioni sulla tensione fra «carisma» e «organizzazione»: ID., «Kirche zwischen charismatischer Bewegung und formaler Organisation. Religiöser Wandel als Problem der soziologischen Theoriebildung», in M. KÜGGELER, K. GABRIEL, W. GEBHARDT [a cura di], Institution – Organisation – Bewegung. Sozialformen der Religion im Wandel, «Veröffentlichungen der Sektion «Religionssoziologie» der Deutschen Gesellschaft für Soziologie 2», Leske + Budrich, Opladen 1999, 101-119, qui 113-117). 66 ARGÜELLO, «Die neokatechumenale Bewegung in Spanien», 295. Cf. ID., «Le comunità neocatecumenali», 195; ID., «Intervention in der Vollversammlung, 217. 67 Cf. ad esempio Kiko Argüello nell’articolo sulla missione delle famiglie nella nuova evangelizzazione, dicembre 1988, in CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA (a cura di), Il Cammino neocatecumenale, 231-233, qui 231: «Non è un gruppo spontaneo, non è una sorta di associazione, non è neppure un movimento spirituale o un gruppo elitario in seno alla parrocchia. È un cammino di formazione alla fede viva, che attraverso piccole comunità, costituite da persone diverse per età e condizione sociale, per mentalità e cultura, nella struttura attuale della parrocchia, cerca, in accordo con il vescovo, di tornare a vivere pienamente il proprio battesimo». Cf., in forma analoga, RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 806. 68 Cf. Codice di diritto canonico (CIC), cann. 306-308. In base al diritto canonico, «l’appartenenza come membri a un’associazione» comporta «non solo l’appartenenza, ma anche la partecipazione ai diritti e ai doveri che ne consegue» (H. HALLERMANN, art. «Mitglied», in A. FREIHERR VON CAMPENHAUSEN, I. RIEDEL-SPANGENBERGER, R. SEBOTT [a cura di], Lexikon für Kirchen- und Staatskirchenrecht, vol. 2, Paderborn 2002, 819). 69 In parrocchia il cammino «si apre» con la fase kerygmatica, per cui è già in atto con la partecipazione alle catechesi iniziali, molto prima che nasca una comunità neocatecumenale nella convivenza finale. In base alla concezione neocatecumenale, chi non «collabora» alla sua nascita rinuncia al cammino di conversione già intrapreso. Finora nel Cammino neocatecumenale sono considerate incompatibili con il suo carattere di «itinerario di formazione cattolica» strutture importanti dal punto di vista del diritto relativo alle associazioni, come per esempio l’appartenenza formale. Un’appartenenza esiste solo in una comunità neocatecumenale. I relativi criteri sono stati ripresi senza modifiche nello Statuto dell’11 maggio 2008. Cf. ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 369-373. 70 Questo fino a oggi. Cf. Ad esempio J.I. ARRIETA, «Kirchenrechtliche Anmerkungen zum Statut des Neo-katechumenalen Weges», in DIÖZESANES NK-ZENTRUM (a cura di), Neocatechumenale Iter – Statuta, 2003, 157-165, qui 160 e L. GEROSA, «Die Anerkennung des Neokatechumenalen Weges: eine neue pastorale Chance
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stenti,70 sia le strutture di governo che si sono venute formando molto presto nelle loro linee fondamentali.71 Una collocazione del Cammino neocatecumenale nelle categorie del diritto proprio delle associazioni non era possibile, né secondo il CIC del 1917 né secondo quello del 1983.72 Mancando la volontà dei suoi «membri» di associarsi, il Cammino non poteva essere considerato un’associazione di persone nel senso del diritto canonico. In base al CIC del 1983, le singole comunità neocatecumenali nelle parrocchie dovevano essere considerate gruppi all’interno della parrocchia senza definita forma giuridica, alla stregua dei gruppi di preghiera o dei gruppi biblici. Spesso il Cammino neocatecumenale è stato, ed è, annoverato tra i cosiddetti «movimenti ecclesiali». Dal punto di vista del diritto canonico questo è improduttivo, perché l’espressione «movimenti ecclesiali» si riferisce a fenomeni molto diversi73 e non caratterizza una forma giuridica specifica.74
Fin dall’inizio i responsabili del Cammino neocatecumenale hanno posto l’accento sul suo carattere unico in seno alla Chiesa, ritenendolo una «realtà»75 difficilmente captabile a livello giuridico e perlomeno non inquadrabile in una forma giuridica nota. La lettera di Giovanni Paolo II del 30 agosto 1990 e il suo riconoscimento del Cammino neocatecumenale come «itinerario di formazione cattolica» hanno preparato la conferma del suo carattere unico sul piano del diritto canonico. Esso è diventato giuridicamente operante con l’approvazione dello Statuto da parte del Pontificio consiglio per i laici, il 29 giugno 2002. Lì, sotto il titolo «La natura del Cammino neocatecumenale», si afferma nell’art. 1 § 1, con un rinvio alla lettera di Giovanni Paolo II del 1990: «Il Cammino neocatecumenale» è «un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni».
für die Teilkirchen Europas?», in Archiv für katholisches Kirchenrecht 171 (2002), 353-370, qui 363. 71 Molti «movimenti» mascherano la loro struttura organizzativa «con metafore come “essere famiglia” o “vivere in comunità”, a vantaggio del loro rispettivo programma spirituale» (M. HOCHSCHILD, «Kirche zwischen Organisation und Kommunikation. Neue geistliche Bewegungen als Vermittlungsinstitutionen», in KRÜGGELER, GABRIEL, GEBHARDT [a cura di], Institution – Organisation – Bewegung, 219228, qui 223). Perciò bisogna certamente «tener conto» dell’interesse secondario del Cammino per le strutture, «ma anche non accontentarsi del fatto che, in base alla sua concezione, […] le relazioni funzionali sociali non vengono considerate o perseguite. L’aspetto funzionale si presenta anche quando il relativo schema di soluzione del problema è maturato solo casualmente o perlomeno non è stato sviluppato appositamente» (ID., «Neue Geistliche Gemeinschaften und Bewegungen – Prototypen einer Kirche als sozialem Netzwerk», in Sociologia internationalis 38[2000] 1, 115-139, qui 116). Su questo sfondo, riguardo alle strutture di governo del Cammino elaborate già verso la fine degli anni Settanta, cf. ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 93-102. 72 Come associazione canonica in base al CIC, can. 304 § 1. avrebbe dovuto possedere uno Statuto, ma il Cammino ha cominciato a elaborarlo solo nel 1997. E anche con uno Statuto non si sarebbe potuto inserire nel diritto canonico relativo alle associazioni. Non è mai stato eretto in associazione pubblica. E non si può neppure dedurre una agnitio come associazione canonica privata secondo il CIC 1983 dalle dichiarazioni elogiative espresse dall’autorità ecclesiastica: da una parte quest’ultima sarebbe dovuta avvenire per iscritto o «attraverso un’altra forma giuridica oggettivabile in modo duraturo» (H. SCHNIZER, «Zur Rechtsdogmatik des kanonischen Vereinsrechts. Begriffe, Abgrenzung von anderen gemeinschaftlichen Aktivitäten und Fragen der Rechtsüberleitung, Rechtssubjekt, rechtswirksames Handeln und Organisationsstrukturen», in W. AYMANS, K.T. GERINGER, H. SCHMITZ [a cura di], Das konsoziative Element in der Kirche. Akten des VI. Internationalen Kongresses für kanonisches Recht, München 1419.9.1989, EOS, St. Ottilien 1989, 421-437, qui 431); dall’altra parte, il riconoscimento di un’associazione come associazione canonica presuppone il suo consenso: «Il can. 215 garantisce necessariamente anche la libertà associativa negativa, cioè che non si può imporre a nessuna comunità, contro la sua volontà, lo status di associazione» (ivi, 432). Il Cammino ha dichiarato di non voler essere «né un’associazione né qualcosa del genere» (cf. ARGÜELLO, «Il neocatecumenato», 90, e altre dimostrazioni sopra, nota 65). 73 Secondo B. KÖRNER, «Institution und Charisma – Pole kirchlicher Dynamik. Orden und Movimenti in der Spannung von rechtlicher Ordnung und charismatischer Dimension», in Ordensnachrichten 44(2005) 4, 3-16, qui 10, vi sono «buoni motivi» per chiedersi «se e in che misura è sensato riunire tutte queste comunità sotto un’unica espressione». 74 La mancanza di una forma giuridica adatta ai «movimenti» è stata variamente criticata con un rinvio al disinteresse del CIC nei con-
fronti del carisma (cf. in modo esemplare E. CORECCO, «Aspekte der Rezeption des Vaticanum II im neuen Codex Iuris Canonici», in L. GEROSA, H. MÜLLER [a cura di], Ordinatio fidei. Schriften zum kanonischen Recht, Schöningh, Paderborn e altrove 1994, 109-157, qui 128s, nonché L. GEROSA, Kirchliches Recht und Pastoral, «Extemporalia 9», Franz Sales, Eichstätt-Wien 1991, 115s). Spesso se ne auspica un riconoscimento (da parte della Chiesa particolare) come forme di vita consacrata ai sensi del can. 605 o come forme giuridiche specifiche, quindi nuove, in analogia con il can. 605. Cf., ad esempio, J. BEYER, «L’avvenire dei movimenti ecclesiali», in Quaderni di ditritto ecclesiale 11(1998) 1, 6-13, qui 9; B. ZADRA, I movimenti ecclesiali e i loro statuti, «Tesi Gregoriana: Serie diritto canonico 16», Roma 1997, 96s, nonché ampiamente S. RECCHI, «Per una configurazione canonica dei movimenti ecclesiali», in Quaderni di diritto ecclesiale 11(1998) 1, 57-77 o C. HEGGE, Rezeption und Charisma. Der theologische und rechtliche Beitrag Kirchlicher Bewegungen zur Rezeption des Zweiten Vatikanischen Konzils, «FzK 29», Echter, Würzburg 1999, 258-274. Al contrario Libero Gerosa mette in guardia da una forma giuridica astrattamente uniforme e vuole rafforzare il rispettivo «carisma originario» e le rispettive consuetudines come fonte del diritto canonico (cf. ad esempio L. GEROSA, «Die kirchlichen Bewegungen», in J. LISTL, H. SCHMITZ [a cura di], Handbuch des katholischen Kirchenrechts, Pustet, Regensburg 21999, 586-590, qui 589s; ID., «Carismi e movimenti ecclesiali: una sfida per la canonistica post-conciliare», in Periodica de re canonica 82[1993], 411-430, specialmente 422-424). Cf. inoltre le riflessioni di G. FELICIANI, «Quel statut canonique pour les nouvelles communautés?», in L’année canonique 42(2000), 151-166, e J.-P. DURAND, «Mouvements et communautés catholiques de fidèles nés au XXe siècle: Quelques défis pour le droit canoniques», in Revue d’éthique et de théologie morale 58(2004), 37-50. 75 Per mostrare chiaramente l’impossibilità di classificare il Cammino fra le associazioni già note nella Chiesa, spesso in passato i rappresentanti del Cammino e anche la gerarchia ecclesiastica hanno usato un’espressione aperta: «realtà ecclesiale». Cf. ad esempio GIOVANNI PAOLO II, Discorso a un gruppo di fedeli appartenenti al Cammino neocatecumenale, 24.1.1997, n. 3; GIOVANNI PAOLO II, Lettera al card. James Francis Stafford, 12; J. RATZINGER-BENEDETTO XVI, Rapporto sulla fede: Vittorio Messori a colloquio con il card. Josef Ratzinger, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1985, 41s; ARGÜELLO, «Neocatechumenal Way», 166; Id., in PACI, «Un cammino per la riscoperta del battesimo», 45; ARRIETA, «Kirchenrechtliche Anmerkungen», 158. Infine nel 2006 Kiko Argüello al II Congresso mondiale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali affermava: «Non mi piace il termine “movimento”, preferisco l’espressione “nuove realtà ecclesiali”» (K. ARGÜELLO, «Christian communities for the new evangelization», in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI [a cura di], The Beauty of being a Christian. Movements in the Church. Proceedings of the Second World Congress of the Ecclesial Movements and New Communities, Rocca di Papa 31.5.-2.6.2006, «Laity Today 11», Città del Vaticano 2007, 99105, qui 99).
2. Una nuova forma giuridica per una «realtà» unica
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IOAN PLOSCARU
Non si sa da dove provenga la designazione del Cammino neocatecumenale come «itinerario di formazione cattolica». Nel 1990 l’espressione venne usata da Giovanni Paolo II nella sua lettera Ogniqualvolta. Dal punto di vista giuridico è irrilevante il fatto che il termine «itinerario» provenga da lui o fosse già nella richiesta di riconoscimento a lui inoltrata. L’espressione «itinerario di formazione cattolica» è un’espressione non specifica a livello sia della lingua sia del diritto canonico.76 In ogni caso sotto questa designazione esiste, dall’approvazione dello Statuto neocatecumenale del 29 giugno 2002, una nuova forma giuridica in seno alla Chiesa latina.77 Una designazione creata appositamente per il Cammino neocatecumenale, che riprende sul piano giuridico il suo profilo concreto.78 Con essa il Pontificio consiglio per i laici ha risposto all’interesse del Cammino per una forma giuridica dai contorni poco pronunciati. Attualmente il Cammino neocatecumenale è l’unico «itinerario di formazione cattolica» nell’ordinamento giuridico della Chiesa latina. Dato il suo profilo speciale, è improbabile che questa forma giuridica venga usata per altre iniziative. Il decreto di approvazione del Pontificio consiglio per i laici dell’11 maggio 2008 parla di «approvazione definitiva».79 Anche nel decreto del 26 dicembre 2010 sull’approvazione del Direttorio catechetico si dice che il Pontificio consiglio ha riconosciuto «in modo definitivo»
Catene e terrore Un vescovo clandestino greco-cattolico nella persecuzione comunista in Romania NOTE ALL’EDIZIONE ITALIANA DI GIUSEPPE MUNARINI
A CURA DI MARCO DALLA TORRE
76 Cf. al riguardo, in dettaglio, ANUTH, Der neokatechumenale Weg, 292-296. 77 Il fatto che il Pontificio consiglio per i laici, nel suo decreto di approvazione, non si sia espresso sulla forma giuridica del Cammino dipende molto probabilmente dal fatto che l’approvazione comprende anche la «natura» del Cammino neocatecumenale, contenuta nell’art. 1 § 1 dello Statuto. Così anche P.J. CORDES, «Presentazione», in P. Devoto, Il neocatecumenato, 5, dove constata che la Santa Sede, il 29 giugno 2002, lo ha «ufficialmente riconosciuto [...] come “un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni”». 78 Nel 2002 anche l’Équipe internazionale dei responsabili non parlò dell’approvazione del Cammino come «itinerario di formazione cattolica», ma ritenne che fosse stato riconosciuto nel suo carattere specifico di «un catecumenato dopo il battesimo, un’iniziazione cristiana, uno strumento, che la Santa Sede offre ai vescovi, per consolidare il battesimo dei cristiani come risposta all’ateismo moderno» (ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, PEZZI, «Prefazione», in DIÖZESANES NKZENTRUM [a cura di], Neocatechumenale Iter – Statuta, 7-9, 9). Sarebbe consistita proprio in questo una delle «grandi novità» dello Statuto del 29 giugno 2002 (cf. ivi, 8). 79 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto dell’11.5.2008, in Regno-doc. 13,2008,428ss, e in Il cammino neocatecumenale – Statuto. Approvazione definitiva, Cinisello Balsamo (MI) 2008, 13-16, 16. 80 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto del 26.12.2010 (Prot. N. 1436/10/AIC-110), 1, in www.camminoneocatecumenale.it; Regno-doc. 13,2011,116. 81 Qui «definitivo» non va inteso in senso giuridico magisteriale come «irreformabile» (cf. can. 749, nonché, sul significato del termine in quel canone, H. SCHMITZ, «”Professio fidei” und “Iusiurandum fidelitatis”. Glaubensbekenntnis und Treueid. Wiederbelebung des Antimodernisteneides?», in Archiv für katholisches Kirchenrecht 157[1988], 353-429, qui 411). Un’approvazione può essere revocata in qualsiasi momento mediante un nuovo atto giuridico. Lo sottolinea anche Giuseppe Rigosi, rettore del collegio missionario diocesano «Redemptoris Mater» a Vienna e docente di Diritto canonico alla Scuola superiore filosofico-teologica Benedikt XVI di Heiligenkreuz: «La legge segue sempre la vita. L’attuale Statuto attuale è dunque un importante passo per ciò che fino a oggi ha vissuto il Cammino neocatecumenale, ma non deve essere assolutamente la
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critte tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Novanta, sono ora tradotte per la prima volta in italiano le pagine, lucide e dolenti, di un vescovo greco-cattolico che ha pagato con l’accusa di tradimento della patria e spionaggio il rifiuto di passare alla Chiesa ortodossa. Arrestato nel 1949, recluso per quindici anni nelle carceri della Romania, sorvegliato e pedinato dai servizi di sicurezza fino al 1989, la sua vicenda dà testimonianza di una Chiesa costretta alla clandestinità e di un secolo, il Novecento, non esente dal martirio. «FEDE E STORIA»
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lo Statuto del 2008.80 Con ciò s’intende un’approvazione illimitata senza bisogno di addurre altra documentazione e superare altri esami.81 Con essa la forma giuridica dell’«itinerario di formazione cattolica» è diventata una componente permanente dell’ordinamento giuridico della Chiesa.
3.
Il «Cammino» come sfida per la Chiesa, la teologia e la pastorale
troppo sbrigativamente forme insolite e nuove di una risoluta vita cristiana.83 Mi limito a tre esempi per mostrare che il Cammino neocatecumenale costituisce una sfida per la Chiesa, la teologia e la pastorale.
1. I seminari «Redemptoris Mater» per la formazione dei sacerdoti
Nonostante i suoi successi pastorali e il sostegno, fra gli altri, di Giovanni Paolo II, il Cammino neocatecumenale è sempre stato controverso. In questa sede non si tratta tanto di esporre le critiche ormai quasi «classiche» della sua somiglianza a una setta, delle sue finanze non trasparenti, della divisione delle comunità cristiane.82 Normalmente queste non sono critiche scientificamente fondate, ma piuttosto valutazioni quotidiane basate su esperienze concrete con le comunità neocatecumenali. Questi racconti e rapporti devono essere esaminati, caso per caso, dall’autorità ecclesiastica competente. In genere essa ammonisce i critici del Cammino a non giudicare
Oggi al Cammino sono affidati a livello mondiale almeno 78 seminari «Redemptoris Mater» per la formazione di sacerdoti missionari, di cui circa la metà in Europa.84 I giovani provengono da varie nazioni, ma sempre da comunità neocatecumenali. Molti vescovi diocesani vedono in questi seminari un rimedio contro la mancanza di vocazioni sacerdotali nelle loro diocesi. Fra il 1993 e il 2000 è sorto un seminario «Redemptoris Mater» anche nelle arcidiocesi di Berlino, Vienna e Colonia. Sulla fondazione di un seminario neocatecumenale a Roma, nel 1988, espressero riserve sia la Congregazione per l’educazione cattolica, sia la Conferenza episcopale italiana.85 Ma Giovanni Paolo II intervenne a favore del Cammino e autorizzò la fondazione di seminari «Redemptoris Mater» a livello mondiale. Nel 1993 in una let-
sua chiusura in una norma fissa inamovibile nel futuro» (RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 817). Ma Giuseppe Rigosi ritiene anche che, alla data dell’11 maggio 2008, siano stati abrogati tutti i decreti ecclesiastici particolari, che avevano emanato i vescovi diocesani o le conferenze episcopali per l’integrazione del Cammino nella pastorale diocesana, perché la Santa Sede, con l’approvazione degli Statuti rielaborati, ha riordinato globalmente l’intera materia «Cammino neocatecumenale» ai sensi del CIC, can. 20 (cf. ivi). All’occorrenza i vescovi dovrebbero emanare nuove disposizioni diocesane «nell’ambito delle competenze loro conferite da questi Statuti e nell’osservanza di quanto la Santa Sede ha fissato riguardo al Cammino neocatecumenale» (ivi, 817s). Ma egli trascura il fatto che il decreto di approvazione dell’11 maggio 2008, per mancanza di competenza legislativa del Pontificio consiglio per i laici (cf. can. 30), non è un decreto generale ai sensi del can. 29, cui quindi spetterebbe la potestà legislativa per un’abrogazione, bensì un decreto particolare ai sensi del can. 48, quindi un atto amministrativo legato a un caso specifico. Come già il decreto di approvazione del 29 giugno 2002, anche il decreto attuale rinvia agli artt. 131 e 133 §§ 1s della costituzione apostolica Pastor bonus, cioè alla competenza del Pontificio consiglio per i laici in tutte le questioni relative «alla promozione e al coordinamento dell’apostolato dei laici» (art. 131). «Spetta a esso animare e sostenere i laici affinché partecipino alla vita e alla missione della Chiesa nel modo loro proprio, sia come singoli sia come membri appartenenti ad associazioni» (art. 133 § 1; EV 11/965). «Di conseguenza, nell’ambito della sua competenza, il Consiglio tratta tutto quanto concerne le associazioni laicali dei fedeli; erige poi quelle che hanno un carattere internazionale e ne approva o riconosce gli statuti» (art. 134; EV 11/966). Cf. al riguardo già sopra, nota 23, nonché in relazione allo Statuto del 2002 ampiamente ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 286-291, specialmente 288s. 82 Cf. al riguardo K. NIENTIEDT, «Sprachprobleme. Der “Neokatechumenale Weg” zwischen verbreiteten Vorbehalten und kirchenamtlicher Förderung», in Herder Korrespondenz 47(1993), 221, nonché ampiamente ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 238-247, 235-237 e 251-256. Nella storia del Cammino neocatecumenale soprattutto la separazione fra le sue comunità e la parrocchia, che viene percepita dall’esterno, nonché la sua pretesa, considerata a volte tipica di un «cristianesimo elitario», di essere il solo a educare cristiani veramente «maturi» attraverso il catecumenato, hanno
spesso dato luogo a conflitti. E tuttora si discute animatamente nelle parrocchie, specialmente quando anche il parroco simpatizza con il Cammino o ne fa parte. Come ho già ricordato, Der Spiegel nel suo reportage sull’ultima visita del papa in Germania citava queste parole di un vicario di una parrocchia di Colonia: «Dovunque arrivano, i neocatecumenali dividono le comunità cristiane e scacciano altri fedeli» (HORNIG, «Der Fremde», 67). In passato spesso alcuni vescovi diocesani si sono visti costretti a limitare la presenza del Cammino neocatecumenale nelle loro diocesi o a emanare direttive per la continuazione della sua attività. Nel 1997 nella diocesi inglese di Clifton, il Cammino fu vietato (cf. il decreto del vescovo Mervyn Alexander del 28.1.1997, in CLS Great Britain & Ireland Newsletter n. 109 [marzo 1997], 39s e la Dichiarazione sulla presenza e sulle attività del Cammino neocatecumenale nella diocesi di Clifton del 29.1.1997, ivi, 36-38). Sulle misure prese dall’autorità ecclesiastica nei riguardi del Cammino cf. in dettaglio ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 256-265. 83 Infatti «a chi può accettare la religione solo sotto la forma della religione civile dipendente da un contratto sociale, deve necessariamente apparire sospetto, settario o semisettario tutto ciò che è troppo radicale» (H. GASPER, «Ein problematisches Etikett. Mit dem Sektenbegriff sollte man behutsam umgehen», in Herder Korrespondenz 50[1996], 576-580, qui 579). Cf. H. MAIER, «Sekten in der Kirche? Es muß Platz geben für unterschiedliche Wege», in Klerusblatt 76(1996), 208; C. SCHÖNBORN, «Gibt es Sekten in der katholischen Kirche? Überlegungen und Gedanken zu einem irreführenden Sprachgebrauch», in OR ed. tedesca 30.5.1997, 11. 84 In una conferenza stampa, il 17 gennaio 2011, il Cammino parlò di 78 seminari neocatecumenali (cf. CAMMINO NEOCATECUMENALE, Dati generali, 3: 37 in Europa; 26 in America; 7 in Asia, 6 in Africa e 2 in Australia). All’inizio del 2013, alla voce «Seminario Redemptoris Mater» in Wikipedia in italiano si parla addirittura di 95 seminari del Cammino. Ma lì l’elenco dettagliato è più breve. Anche nel sito (parrocchiale) www.sanpietroapostolo.org/Seminari/redemptoris%20mater.htm si parla dell’esistenza a livello mondiale di «soli» 84 seminari neocatecumenali. 85 Cf. S.M. PACI, «Un cammino per la riscoperta del battesimo», 46, nonché B. ESPOSITO, «Un nuovo tipo di seminario? I seminari diocesani missionari “Redemptoris Mater”», in Quaderni di diritto ecclesiastico 12(1999), 95-122, qui 101; R. P., «Un seminario e molti problemi», in Regno-att. 22,1987,626.
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tera ai vescovi europei riuniti a Vienna affermava: «Sono grato al Signore che ha voluto la nascita di numerose vocazioni e quindi la fondazione di seminari diocesani e missionari in vari paesi europei, che portano il dolce nome della vergine Maria “Redemptoris Mater”».86 Tutti i seminari «Redemptoris Mater» per la formazione dei sacerdoti appartengono alla diocesi in cui sorgono. Ma diversamente dai «comuni» seminaristi diocesani, tutti i candidati di un seminario «Redemptoris Mater» percorrono il Cammino neocatecumenale.87 Una delle motivazioni basilari dei responsabili del Cammino per la creazione di seminari neocatecumenali particolari è proprio quella di permettere ai seminaristi di percorrere il Cammino neocatecumenale. Così i numerosi giovani che hanno avvertito la vocazione al sacerdozio grazie alla loro partecipazione al Cammino o nel corso della stessa88 non devono rinunciare alla loro identità neocatecumenale. Il Cammino si considera un «biotipo di vocazione» indipendente, che apparentemente può sviluppare la sua fecondità solo mantenendosi a una certa distanza da varie influenze diocesane.89
Un’altra caratteristica riguarda l’abbigliamento. Là dove il vescovo diocesano lo permette, i seminaristi neocatecumenali indossano la veste romana90 come divisa distintiva.91 Di conseguenza, pur essendo laici, possono portare l’abito clericale dopo la loro accoglienza ufficiale come candidati all’ordinazione (admissio).92 Questo «esprime l’identificazione dei candidati con la vocazione che perseguono» ed è «una testimonianza pubblica molto valida».93 Per il Cammino il compito prioritario dei seminari «Redemptoris Mater» è quello di formare sacerdoti che accompagnino l’attività delle cosiddette «famiglie in missione»94 e sostengano le équipe dei catechisti neocatecumenali itineranti «in regioni, dove il Cammino è già ben radicato, ma il numero dei sacerdoti disponibili è insufficiente».95 Questo scopo compare nello statuto di molti seminari «Redemptoris Mater».96 Tuttavia i seminari – anche in base all’autocomprensione del Cammino97 – sono sotto la sorveglianza e la responsabilità del rispettivo vescovo diocesano. I sacerdoti formati nei seminari «Redemptoris Mater» vengono incardinati nella diocesi e
86 GIOVANNI PAOLO II, lettera «I frutti del Cammino neocatecumenale», 12.4.1993, in Regno-doc. 15,1993,462. 87 Secondo R. BLÁZQUEZ, «Il “Cammino neocatecumenale” e la formazione al presbiterato nel seminario “Redemptoris Mater” di Roma», in Communio 19(1990) 112, 82-101, qui 93-100, nel 1990 compariva ancora l’appartenenza dei seminaristi al Cammino al posto dell’internazionalità come terza caratteristica dei seminari «Redemptoris Mater», e anche nella XIII Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per i laici (10-14.5.1992) si affermava ancora che la «novità di questi seminari» consisteva «nel fatto di unire alla formazione sacerdotale una solida iniziazione cristiana, il neocatecumenato» (G. FUSCA, «Zeugnis über die Berufung und Sendung zur Mission in der Erfahrung der Laienorganisationen heute – Neokatechumenaler Weg», in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI [a cura di], Christlicher Frühling, «Laien heute – Dokumentationsdienst 26», Città del Vaticano 1993, 52-58, qui 53). Cf. GEROSA, «Die Anerkennung des Neokatechumenalen Weges», 362. Secondo lo Statuto del Cammino neocatecumenale dell’11 maggio 2008, «i candidati al sacerdozio», formati nei seminari «Redemptoris Mater», «trovano nella partecipazione al Cammino neocatecumenale un elemento specifico e basilare dell’iter formativo e, al contempo, sono preparati alla “genuina scelta presbiterale di servizio all’intero popolo di Dio, nella comunione fraterna del presbiterato”» (art. 18 § 3; Regno-doc. 13,2008,434). Cf., ad esempio, anche la presentazione del seminario «Redemptoris Mater» dell’arcidiocesi a Bonn (www.redemptorismater.de) o l’intervista mandata in onda nel gennaio del 2012 da K-TV nella serie «Oasen des Glaubens» con il dr. Silvano Latini, rettore del seminario «Redemptoris Mater» di Berlino (www.gloria.tv/?media= 246726). 88 In base allo Statuto «il Cammino neocatecumenale, come ogni vero itinerario di catechesi, è anche “un mezzo per suscitare vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione a Dio nelle diverse forme di vita religiosa e apostolica e per accendere nel cuore dei singoli la vocazione speciale missionaria”» (art. 18 § 1). In realtà, a partire dagli anni Ottanta, si registra nelle comunità neocatecumenali una «fioritura di vocazioni» a livello mondiale (cf. BLÁZQUEZ, «Il “cammino neocatecumenale”», 84). Giovanni Paolo II l’ha espressamente attribuita ai «frutti del Cammino neocatecumenale» (Discorso a un gruppo di catechisti itineranti del Cammino neocatecumenale», 17.1.1994, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XVII/1 [1994], 136139, qui 138); infatti «quando si hanno le vocazioni sacerdotali e religiose si ha la prova dell’autentica cattolicità delle Chiese locali e delle parrocchie, come anche delle famiglie cristiane» (ID., Discorso ai giovani partecipanti a un incontro promosso dal Cammino neocatecumenale, 27.3.1988, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XI/1 [1988], 783). Anche Benedetto XVI considera il numero delle vocazioni al sacerdozio «un preciso e inesorabile indicatore della vitalità della fede e della carità delle singole comunità parrocchiali e diocesi,
nonché una testimonianza della salute morale delle famiglie cristiane» (cf. Messaggio alla 50a Giornata mondiale delle vocazioni religiose, 6.10.2012, OR 16.12.2012, 8, con una citazione del radiomessaggio di Paolo VI dell’11.4.1964, in AAS 56 [1964], 396-398, qui 397). 89 Prima della fondazione dei seminari «Redemptoris Mater», la compatibilità fra formazione sacerdotale e partecipazione al Cammino neocatecumenale non era assicurata. BLÁZQUEZ, «Il “cammino neocatecumenale”», 91, riferisce, nel 1990, «dolorose esperienze» dei candidati neocatecumenali nei seminari diocesani. Su questo sfondo si è dovuto riflettere su possibilità formative alternative. Infatti, «data la grave mancanza di vocazioni al ministero sacerdotale» sarebbe stato «irresponsabile permettere che molte di queste vocazioni rischiassero di perdersi spesso a causa della scarsa comprensione dei formatori nei seminari, che non permettono la normale visita della comunità» (ivi). 90 Cf. la direttiva emanata, in relazione alla lettera di Giovanni Paolo II dell’8.9.1982 sull’abito clericale e religioso da usare nella diocesi di Roma, in OR 18-19.10.1982, 1 e 3 (anche in Apollinaris 56[1983], 33s), dal card. Ugo Poletti, vicario generale per la diocesi di Roma, in OR 18-19.10.1982, 3 (anche in Apollinaris 56[1983], 34-37). 91 Secondo il card. Joachim Meisner, sul sito web dell’arcidiocesi di Colonia direktzu.kardinal-meisner.de, questa è una delle «solide usanze in tutti i seminari “Redemptoris Mater” a livello mondiale» ed «è stata confermata da Giovanni Paolo II» (cf. al riguardo R. DIESSNER, «Was Sie Kardinal Meisner immer schon fragen wollten. Die kirchliche Dialogplattform www.direktzumkardinal.de», in Lebendige Seelsorge 63[2012], 57-60): così nella sua risposta alla domanda sulla ragione per cui i candidati al sacerdozio del Convitto teologico arcivescovile a Bonn, diversamente dagli studenti del locale seminario «Redemptoris Mater», non indossano l’abito sacerdotale (direktzu.kardinal-meisner.de/ebk/messages/priesterkleidung-38763). 92 Cf. ivi, n. 6. Con riferimento alla succitata lettera di Giovanni Paolo II dell’8.9.1982, il card. Tarcisio Bertone, segretario di stato, in una lettera del 15.10.2012 (Prot. Nr. 193.930/P) richiama il dovere di indossare l’abito clericale o religioso prescritto, durante il lavoro nella curia romana, le visite a essa e tutte le altre occasioni ufficiali all’interno della Città del Vaticano (***, «Diario Vaticano. In curia, tutti vestiti come si deve», in chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350365). 93 Card. J. MEISNER, Lettera al prof. N. Lüdecke, che mi ha messo gentilmente a disposizione, 4.6.2004. Il card. Meisner è convinto che «molti fedeli vedranno con favore che anche in questo modo la Chiesa ritorni a essere chiaramente visibile in pubblico, nelle strade cittadine e anche negli ambienti universitari» (ivi). L’importanza dell’abito sacerdotale e religioso venne sottolineata già da Giovanni Paolo II nella sua lettera dell’8.9.1982: «Per i sacerdoti secolari esso ha in primo luogo il carattere di un segno, che lo distingue dall’ambiente profano in cui vive […]. Perciò l’abito serve agli scopi dell’annuncio della fede
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inseriti – almeno in forma transitoria – nel suo piano pastorale. Nel caso del Collegio «Redemptoris Mater» a Roma, i nuovi ordinati devono lavorare per un periodo di almeno tre-cinque anni nella diocesi di origine, prima di potersi dedicare, con il consenso del vescovo del luogo, all’evangelizzazione e assumere mansioni anche al di fuori di Roma.98 Questo può provocare malintesi o anche tensioni. Induce a pensarlo, in ogni caso, il fermo appello di Giovanni Paolo II ai seminaristi del seminario «Redemptoris Mater» romano, il 18 marzo 2004, a lasciarsi incardinare senza condizioni, dopo la loro ordinazione, nel clero della rispettiva diocesi e di accettare la decisione del vescovo diocesano in materia di utilizzazione dei suoi chierici.99 Diversamente da molti altri statuti di seminari «Redemptoris Mater»,100 lo statuto del seminario «Redemptoris Mater» dell’arcidiocesi di Colonia, fondato l’8 dicembre 2000 dal card. Joachim Meisner, si discosta in punti importanti da quello romano. Norbert Feldhoff, allora vicario generale dell’arcidiocesi di Colonia, affer-
mava: «Si è prestata molta attenzione al fatto che i giovani formati in questo seminario imparino a conoscere la pastorale normale delle nostre parrocchie e siano formati in vista della stessa».101 Consiste proprio in questo la sfida ecclesiale decisiva dei seminari «Redemptoris Mater»: più i sacerdoti che escono dai seminari sono disposti a inserirsi nella diocesi, più chiaramente possono combattere i pregiudizi o i timori delle persone che rimproverano al Cammino di «formare una propria casta sacerdotale» o una «gerarchia alternativa».102 I vescovi diocesani dimostrano una particolare sensibilità al riguardo. Nell’ottobre 2006 l’arcivescovo di Colonia prolungò di ulteriori sei anni il periodo di prova del seminario «Redemptoris Mater» di Bonn, «per poter valutare nella pastorale l’esperienza con sacerdoti usciti da quel seminario».103 Comunque l’8 dicembre 2009, quindi già dopo tre ulteriori anni di prova, approvò in via definitiva il seminario «Redemptoris Mater» come seminario internazionale dell’arcidiocesi di Colonia.104 Al contrario in Giappone il vescovo di Takamatsu decretò la chiusura, a partire dal 31 maggio 2009, del seminario
e induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali, che noi sottolineiamo nell’esistenza umana. Con l’aiuto di questo segno si facilita agli altri l’avvicinamento al mistero che portiamo e il raggiungimento di colui al quale apparteniamo e che vogliamo annunciare con tutto il nostro essere» (OR 18-19.10.1982, 1s). 94 Secondo l’art. 33 dello Statuto, «l’attuazione del Cammino neocatecumenale può essere aiutata da famiglie in missione, che […] si stabiliscono in zone scristianizzate o dove sia necessaria una “implantatio Ecclesiae”» (§ 1; Regno-doc. 13,2008,439). «Queste famiglie vengono indicate dall’Équipe responsabile del Cammino, in apposite convivenze, tra quelle che si sono rese liberamente disponibili per andare ovunque dopo aver considerato, con fiducia nel Signore, sia la necessità della Chiesa sia l’assenza di ostacoli per la propria famiglia» (§ 2). Sulla storia e la concezione delle «famiglie in missione» da parte del Cammino cf. ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 179-187; sulla loro posizione come componenti del «servizio catechetico» del Cammino in base al suo Statuto cf. ivi, 335-337. Nel 2006, accanto alle famiglie in missione, il Cammino ha introdotto una nuova forma di evangelizzazione: le cosiddette missiones ad gentes. Ogni missio ad gentes «è formata da un sacerdote, accompagnato da 3 o 4 famiglie con figli, che, su richiesta di un vescovo, ricevono un mandato a evangelizzare un territorio scristianizzato o pagano, con la missione, come dice il Signore, di rendere presente una comunità cristiana, nella quale “siano una cosa sola, perché il mondo creda”. Nel 1985, al VI Simposio dei vescovi europei, Giovanni Paolo II aveva affermato che, per rispondere alla secolarizzazione dell’Europa, occorreva ritornare al “modello apostolico originario”. Perciò questa missio ad gentes si incontra, secondo il “modello apostolico originario”, nelle case fra i non battezzati. A 4 anni dalla sua introduzione si può constatare che molte persone lontane e pagane, che non sarebbero mai entrate in una chiesa, si avvicinano» (CAMMINO NEOCATECUMENALE, Comunicato stampa, 15.1.2011, in www.camminoneocatecumenale.it; cf. ID., Dati generali, 2). Secondo RIGOSI, «Considerazioni sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 817, il Cammino si richiama al riguardo al direttorio Ecclesiæ imago di quella che allora era ancora la Sacra Congregazione per i vescovi del 22.2.1973, in X. OCHOA (a cura di), Leges Ecclesiae post Codex iuris canonici editae. Bd. V: Leges annis 1973– 1978 editae, Roma 1980, n. 4174, 6462-6539, n. 183. 95 BLÁZQUEZ, «Il “cammino neocatecumenale”», 90. Cf. ESPOSITO, «Un nuovo tipo di seminario?», 104; G. DONNINI, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), Priesterbildung heute. Beiträge von Laien, «Dokumentationsdienst Nr. 21», Città del Vaticano 1990, 79. 96 Della preparazione dei seminaristi «Redemptoris Mater» a «operare in una specifica evangelizzazione diocesana itinerante» parla negli stessi termini l’art. 5 dello Statuto del seminario «Redemptoris
Mater» di Roma e di Berlino (cf. card. U. POLETTI, Statuto del 14.2.1988, in ESPOSITO, «Un nuovo tipo di seminario?», 115-118; card. G. STERZINSKY, Statuto del 24.3.1993, in Amtsblatt Berlin 65[1993], n. 92). Lo Statuto di Colonia sottolinea per la prima volta anche il successivo impiego dei sacerdoti nella pastorale parrocchiale o categoriale. La nuova evangelizzazione non è più prioritaria, ma una possibilità con pari diritti per l’utilizzo dei sacerdoti neocatecumenali (cf. card. J. MEISNER, «Statut des Erzbischöflichen Missionarischen Priesterseminars “Redemptoris Mater”, Köln», 8.12.2000, in Amtsblatt Köln 140 [2000], n. 300, art. 7). 97 Cf. Kiko Argüello, in PACI, «Un cammino per la riscoperta del battesimo», 46. 98 Cf. P. TANZMANN, Die Entstehung des Seminars “Redemptoris Mater” in Berlin, Rom 29.10.1992, Berlin 26.11.1991 (manoscritto inedito), 2; R. BLEISTEIN, «Das Neukatechumenat. Zwischen Erwachsenenkatechese und Kirchenpolitik», in Stimmen der Zeit 210(1992) 7, 435-448, 435. Analogamente P. HERTEL, Glaubenswächter. Katholische Traditionalisten im deutschsprachigen Raum; Allianzen – Instanzen – Finanzen, Echter, Würzburg 2000, 205. 99 Il papa afferma: «Occorre evitare una falsa alternativa fra il servizio pastorale alla diocesi a cui appartenete e la missione universale, sino agli ultimi confini della terra, [...] a cui voi siete particolarmente preparati attraverso l’esperienza del Cammino catecumenale […]. La vostra vera destinazione compete infatti al vescovo, che ha a cuore sia le necessità della propria diocesi, sia le esigenze della missione universale». I sacerdoti neocatecumenali devono accettare le sue decisioni «con atteggiamento fiducioso e cordiale obbedienza» (GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla comunità del seminario «Redemptoris Mater» romano, 18.3.2004, in OR 19.3.2004, 5: La Traccia 2004, 196). 100 Lo Statuto del seminario «Redemptoris Mater» romano è servito da modello alla maggior parte dei successivi seminari per la formazione dei sacerdoti. Questo risulta da una lettera dell’allora direttore dell’Ufficio pastorale di Berlino e padre spirituale del seminario «Redemptoris Mater» di Berlino. Egli sottolinea che lo statuto di Berlino concorda «con gli statuti degli altri seminari diocesani “Redemptoris Mater”» (P. TANZMANN, Lettera al prof. R. Bleistein [manoscritto inedito], 18.6.1993, 1). 101 N. Feldhoff, in M. BECKER-HUBERTI, «Ein neues Priesterseminar für das Erzbistum Köln. Interview mit Norbert Feldhoff», 7.12.2000, in PEK-aktuell del dicembre 2000, 5-7, qui 6. 102 Cf. G. URQUHART, Im Namen des Papstes. Wie ultrakonservative Organisationen die Macht in der Kirche übernehmen, Droemer Knaur, München 1998, 171. Cf. HERTEL, Glaubenswächter, 205. 103 Card. J. MEISNER, Decreto, 13.10.2006, in Amtsblatt Köln 146 (2006), Stück 12, 1.1.2006, n. 233, 213. 104 Cf. «Priesterseminar “Redemptoris Mater” nun dauerhaft errichtet», in PEK-aktuell, 14.12.2009, 1.
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CARLO RUSCONI
«Redemptoris Mater» esistente nella sua diocesi, a causa di crescenti problemi con i sacerdoti in esso formati. La sua iniziativa fu appoggiata dalla Conferenza episcopale giapponese. Nessun vescovo diocesano giapponese volle assumersi la responsabilità di quel seminario.105
Vocabolario del greco del Nuovo Testamento Terza edizione
2 . Liturgia ed estetica del Cammino
Ci si può attendere una sfida per la teologia dal cosiddetto Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale, che non è stato ancora pubblicato.106 La versione dello Statuto neocatecumenale approvato in modo definitivo nel 2008 non parla di Direttorio, bensì di Orientamenti per le équipe dei catechisti.107 Si tratta comunque della stessa cosa: 13 volumi con trascrizioni di catechesi orali di Kiko Argüello e Carmen Hernandez, che sono considerate «catechesi modello» e devono servire ai catechisti del Cammino neocatecumenale come «linee guida» nelle loro catechesi.108 A partire dal 2002, questi testi sono stati esaminati da vari dicasteri romani.109 Il 24 novembre 2010, il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, comunicò al Cammino la conclusione
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trumento indispensabile per chi studia il greco neotestamentario, il dizionario è anche un prezioso testo di consultazione per dubbi o problemi di traduzione. Contiene tutti i vocaboli greci del Nuovo Testamento, le varianti, molte possibili grafie, parole del greco classico o ellenistico, prestiti semitici o latini, forme difficili o irregolari. «DIZIONARI E CONCORDANZE»
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105 Cf. Herder Korrespondenz 62(2008), 324; «Bischöfe wollen kein Neokatechumenat», in Christ in der Gegenwart 60(2008) 21, 25.5.2008, 230, nonché G. O’CONNELL, «Japanese Bishops Meet Pope For Second Time In Five Months», 29.4.2008 (www.cbcj.or.jp/ eng/jcn/ may2008.htm#5). O’Connell afferma che i vescovi giapponesi, nel corso di tre visite fra dicembre 2007 e aprile 2008, espressero a Benedetto XVI le loro preoccupazioni riguardo al seminario «Redemptoris Mater» giapponese e a tutta l’attività neocatecumenale in Giappone. L’arcivescovo Peter Takeo Okada, presidente della Conferenza episcopale giapponese, accusa il Cammino di attività di tipo settario, che hanno provocato nella Chiesa giapponese «profonde e dolorose divisioni e contrapposizioni». A suo avviso, i rappresentanti del Cammino entrano nella parrocchie con un’eccessiva consapevolezza elitaria e criticano la forma del cattolicesimo inculturato alla giapponese (cf. ivi). Come risposta il papa avrebbe ordinato un’indagine. Il 6 giugno 2008 i vescovi giapponesi chiesero per iscritto una decisione, che venne comunicata loro, il 26 giugno 2008, dal card. Bertone: «Studenti e collaboratori dovevano essere trasferiti a Roma, “come espressione della sollecitudine paterna del santo padre, unita alla fiducia che in avvenire il Cammino continuerà a offrire il proprio contributo all’evangelizzazione del Giappone nel modo più adatto al raggiungimento di questo scopo”. Poiché i circa 25 sacerdoti del Cammino neocatecumenale operanti in Giappone “in conseguenza di questa decisione possono incontrare varie difficoltà”, la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli nominerà un vicario incaricato di questa problematica, che si occuperà in collaborazione con i vescovi delle varie questioni relative alla presenza e all’attività di questi sacerdoti. […] Pur essendo trasferito a Roma, il seminario di Takamatsu mantiene il suo collegamento con il Giappone. Sarà denominato “Seminario Redemptoris Mater per il Giappone”. Verrà nominato come rettore il vescovo emerito di Oita, Takaaki Hirayama» (A. SCHWIBACH, «Weitere Probleme mit der neokatechumenalen Bewegung in Japan?», 16.12.2010, in www.kath.net; C. GLATZ, «Pope meets with Japanese bishops to discuss Neocatechumenal Way», 16.12.2010, in www.catholicnews.com; A. HOLDREN, «Japan’s bishops want Neocatechumenal Way to leave for five years», 16.12.2010, in www.catholicnewsagency.com). Come risulta dalla lettera pastorale del vescovo di Takamatsu, Osamu Mizobe, del 7 marzo 2009, i seminaristi e il personale direttivo del seminario «Redemptoris Mater» alla fine del 2008 hanno lasciato il Giappone e si sono trasferiti a Roma (cf. www.takamatsu.catholic.ne.jp). Cf. anche «I neocatecumenali e il Giappone», in Regno-doc. 3,2011,112116. 106 Cf. art. 2, n. 2; 11 § 1; 19 § 2; 28 § 2; 29 § 5 Statuto del 2002. 107 Cf. art. 2, n. 2; 9; 10 § 3; 11 § 1; 16 § 1; 28 § 2; 29 n. 5 Statuto del 2008. Dal punto di vista del Cammino, RIGOSI, «Considerazioni
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petuti conflitti nel corso della sua storia.113 Secondo Kiko Argüello, l’approvazione delle catechesi neocatecumenali è andata così per le lunghe anche perché a monte si dovevano riconoscere i riti liturgici propri del Cammino.114 La ragione per cui alla fine si è comunque approvato anzitutto il Direttorio catechetico resta sconosciuta.
del processo: la Congregazione per la dottrina della fede ha approvato sul piano dottrinale le catechesi del «Cammino» dopo un «attento studio del relativo insegnamento». Esse sono state «migliorate e ampliate nelle note a piè di pagina con varie parti del Catechismo della Chiesa cattolica». Perciò ormai non si tratta più solo di Orientamenti per i catechisti, bensì di un Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale.110 La sua approvazione formale da parte del Pontificio consiglio per i laici sancisce la conclusione del riconoscimento istituzionale del Cammino, offre sicurezza alla sua attività e garantisce a tutti i pastori della Chiesa la sua concordanza con l’insegnamento della Chiesa.111 Comunque la pubblicazione del Direttorio catechetico non è in agenda. Il 17 gennaio 2011, in una conferenza stampa, Kiko Argüello ha affermato che si tratta di un processo di iniziazione, che bisogna rispettare. Non è bene che la persona conosca l’intero percorso prima di cominciarlo. Tuttavia se la Chiesa lo richiedesse si procederebbe alla pubblicazione.112 Ma finora non sembra sia stata avanzata una tale richiesta. Non segrete e molto interessanti per la scienza della liturgia sono la «nuova estetica» e la liturgia elaborate dal Cammino, i cui «riti particolari» hanno dato luogo a ri-
Già dal 1988 le comunità neocatecumenali, con l’autorizzazione della Congregazione per il culto, nella celebrazione dell’eucaristia si scambiano il saluto di pace al termine della liturgia della Parola e ricevono la comunione sotto le due specie.115 Una lettera del 1° dicembre 2005, redatta dal prefetto della Congregazione per il culto divino per ordine del papa, induce a ritenere che le comunità neocatecumenali avessero adottato anche altri riti non approvati.116 Infatti nella lettera si ammonisce il Cammino ad attenersi in avvenire ai libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omissioni o aggiunte. Per mostrare chiaramente il loro inserimento nella parrocchia, le comunità neocatecumenali dovevano partecipare almeno una volta al mese alla celebrazione eucaristica domenicale della comunità parrocchiale (n. 1).
sullo Statuto definitivo del Cammino neocatecumenale», 808, afferma che la designazione Orientamenti per l’équipe dei catechisti «ne indica più chiaramente il carattere unicamente di sussidio all’esperienza vissuta del Cammino stesso e agli incontri di formazione dei catechisti». 108 Cf. S. MAGISTER, «In Giappone il Cammino di Kiko non passa», 19.1.2011, in chiesa.espresso.repubblica.it, e l’informazione di R. Ketelhohn del 28.12.2010 in un forum on-line sul tema «Neokatechumenat» (cf. nota 59). Secondo il Pontificio consiglio per i laici, Decreto del 26.12.2010, i 13 volumi delle Catechesi sulle fasi o tappe successive del Cammino comprendono: «Vol. 1: Fase di conversione o catechesi iniziali; vol. 2: Primo scrutinio; vol. 3: Convivenza: “Shemà”; vol. 4: Secondo scrutinio; vol. 5: Iniziazione alla preghiera; vol. 6: “Traditio”; vol. 7: “Re-traditio”; vol. 8: “Redditio”; vol. 9: “Padre nostro – 1a parte”; vol. 10: “Padre nostro – 2a parte”; vol. 11: “Padre nostro – conclusione”; vol. 12: “Elezione – 1a parte”; vol. 13: “Elezione – parte intermedia e finale”». 109 MAGISTER, «In Giappone», riferisce che la Congregazione per la dottrina della fede avrebbe esaminato le catechesi neocatecumenali già a partire dal 1997, ma avrebbe concluso l’esame solo nel 2003. In base al Decreto di approvazione dello Statuto del 2002, dovevano assumersi congiutamente la responsabilità della progettata approvazione del Direttorio catechetico la Congregazione per la dottrina della fede, la Congregazione per il clero e la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto del 29.6.2002, 10). Di questo non si parla più nel Decreto dell’11 maggio 2008. 110 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Lettera a Kiko Argüello, 24.11.2010 (Prot.Nr. 1319/10/AIC-110), in www.camminoneocatecumenale.it), 1, n. 1, nonché, in riferimento a questo, CAMMINO NEOCATECUMENALE, Comunicato stampa, 15.1.2011, o AA.VV., «Papst Benedikt XVI. persönlich sendet 260 Familien des Neokatechumenates in Mission. Große Audienz in der Aula Paul VI», in www.zenit.org; CAMMINO NEOCATECUMENALE, Dati generali, 1. 111 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Lettera del 24.11.2010, 1, nonché ««Papst Benedikt XVI. persönlich sendet 260 Familien des Neokatechumenates in Mission». Il Pontificio consiglio per i laici ha compiuto questo passo mediante il suo decreto di approvazione del 26.12.2010. Cf. la relativa notizia in L’attività della Santa Sede nel 2010, 670. 112 Cf. MAGISTER, «In Giappone». Le riserve del Cammino nei riguardi della pubblicazione del Direttorio neocatecumenale sono state formulate da Robert Ketelhohn, il 28.12.2010, in Kreuzgang-Forum (cf. nota 59) in questi termini: «Le catechesi sono tenute oralmente e ovviamente non sono pubblicate. […]. Anche le catechesi modello non vengono pubblicate, perché non sono destinate a tutti». Una «gene-
rale richiesta di trasparenza» sarebbe «non solo paradossale, ma disumana e diabolica, non solo nell’ambiente ecclesiale, ma già in quello profano. Una tale “trasparenza” è uno strumento di dominazione e di sottomissione. Ognuno fa bene a respingere richieste del genere, sia in materie personali e finanziarie sia in faccende mediche e giustamente anche in questioni relative alla guida delle anime» (ivi). 113 Al riguardo cf. ampiamente ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 256-259. 114 Cf. MAGISTER, «In Giappone». 115 Cf. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino neo-catecumenale, 19.12.1988, in OR 24.12.1988, 2. 116 Cf. card. F. ARINZE, Lettera all’Équipe internazionale dei responsabili del Cammino neocatecumenale, 1.12.2005 (Prot. 2520/ 03/L), in S. MAGISTER, «Liturgia. Benedetto XVI riporta i neocatecumenali sul retto cammino», 27.12.2005, in chiesa.espresso.repubblica.it. Un compendio aggiornato a quella data degli usi particolari del Cammino neocatecumenale nella celebrazione dell’eucaristia si trova in P. FERNÁNDEZ, «La celebración de la eucaristía en el camino neocatecumenal», in Phase 44(2004) 260, 139-165, specialmente 149-153. A suo avviso sia nel contenuto delle catechesi sia nello stile neocatecumenale della celebrazione il Cammino appare un fenomeno tipico degli anni Sessanta (cf. ivi, 148). L’autore documenta una disobbedienza del Cammino al papa e alla Congregazione per il culto divino in campo liturgico, ma poiché il Cammino non intende recare danno alla comunità ecclesiale è meglio considerare questa disobbedienza non formale, bensì (solo) materiale (cf. ivi, 163). Tuttavia dal punto di vista del diritto canonico questa distinzione non regge, perché solo l’autorità ecclesiastica è competente in materia di ordinamento della liturgia, specialmente dei sacramenti (cf. can. 838). In particolare per la celebrazione dei sacramenti è prescritto che «si seguano fedelmente i libri liturgici approvati dalla competente autorità; perciò nessuno aggiunga, tolga o muti alcunché di sua iniziativa» (can. 846 § 1). E riguardo all’eucaristia Giovanni Paolo II ha espressamente sottolineato che il suo mistero è «troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale» (GIOVANNI PAOLO II, lett. enc. Ecclesia de eucharistia, 17.4.2003, n. 52; AAS 95[2003], 433-475, 468; EV 22/303). «Chi al contrario, anche se sacerdote, agisce così, assecondando proprie inclinazioni, lede la sostanziale unità del Rito romano, che va tenacemente salvaguardata» (CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, istr. Redemptionis sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la santissima eucaristia, 25.3.2004, n. 11; AAS 94[2004], 549-601, 553; EV 22/2197).
1. «Riti propri» del Cammino neocatecumenale
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Fino ad allora, le comunità neocatecumenali di una parrocchia celebravano la messa del sabato sera ciascuna a parte e nello stesso momento, spesso non in chiesa, ma in locali attigui e normalmente a porte chiuse.117 Le porte chiuse erano vietate già dallo Statuto del 2002,118 ma si dovette sottolineare e precisare ancora una volta questo punto nella versione rielaborata del 2008: «Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli» (art. 13 § 2). Tuttavia a volte tuttora le persone interessate a celebrare insieme a loro sono respinte. Nell’agosto 2011 in una parrocchia di Düsseldorf una giornalista si sentì rispondere che nella homepage della comunità neocatecumenale c’era effettivamente scritto che gli ospiti erano i benvenuti, ma i giornalisti non erano ospiti.119 Nel 2005 una lettera della Congregazione per il culto corresse anche la pratica neocatecumenale della ricezione della comunione. Fino ad allora i neocatecumenali erano soliti celebrare l’eucaristia attorno a un tavolo riccamente decorato collocato al centro della chiesa invece che all’altare consacrato nel presbiterio e ricevere la comunione seduti al loro posto. La lettera chiese al Cammino di ritornare, entro due anni, alla forma prescritta in materia di distribuzione della comunione (n. 5).120 Né la Congregazione per il culto né il Cammino
neocatecumenale hanno informato l’opinione pubblica sull’osservanza o meno di questo divieto, al termine dei due anni (31.11.2007). Già durante il periodo indicato si è potuto constatare che il Cammino non ha seguito le richieste o lo ha fatto solo con grande esitazione.121 Anche dopo la fine del periodo indicato, la liturgia neocatecumenale avrebbe causato problemi.122 Secondo il vescovo di cuira Josef Clemens, segretario del Pontificio consiglio per i laici, questo sarebbe stato uno degli ostacoli per un’approvazione definitiva dello Statuto del «Cammino».123 Lo Statuto approvato nel 2008 prescrive l’osservanza dei libri liturgici nella celebrazione eucaristica, ma rinvia anche alle eccezioni concesse dalla Santa Sede.124 Fra queste ultime c’è l’autorizzazione a continuare a celebrare l’eucaristia della domenica al sabato sera nella piccola comunità neocatecumenale (art. 13 § 2), a mantenere prima dell’omelia il cosiddetto «eco (alla Parola)», cioè una breve comunicazione su «ciò che la Parola proclamata ha detto alla propria vita» (art. 11 § 2), e a presentare da parte dei membri del gruppo incaricato della preparazione brevi monizioni prima delle letture (art. 13 § 4). Per ricevere la comunione (sotto le due specie) i neocatecumenali possono restare al loro posto, ma devono alzarsi in piedi (art. 13 § 3). Riguardo a quest’ultimo punto, Kiko Argüello, alla conferenza stampa in occasione della consegna del decreto di approvazione, il 13 giugno 2008, ha parlato di un com-
117 Il fatto che le comunità del Cammino preferiscano spesso per le loro celebrazioni eucaristiche locali profani invece delle chiese è piuttosto ben documentato (cf. un caso esemplare in DIOCESE OF CLIFTON [a cura di], Report into the presence and activities of the NeoCatechumenal Way in the Diocese of Clifton, sez. 4.S.2, Clifton 1996, 129). Come motivazione si adduce il fatto che, in base alla concezione neocatecumenale, si deve «celebrare l’eucaristia come cena pasquale [...] “nella notte”, preferibilmente nelle “case”, da cui il desiderio di celebrare la messa alla vigilia della domenica in un locale non sacro» (P. RIEDEL, Votum sulla situazione della catechesi degli adulti [neocatecumenato] nella parrocchia della sacra Famiglia [manoscritto inedito], 30.9.1977, 2). Nel frattempo da questo si è sviluppata, come componente della «nuova estetica» del Cammino neocatecumenale, la concezione del cosiddetto «catechumenium» (cf., al riguardo, nota 140). Secondo ARGÜELLO, HERNÁNDEZ, «Introduction», 14, nel 1976 nell’arcidiocesi di Cracovia il card. Karol Wojtyla difese dalle critiche le celebrazioni eucaristiche del sabato sera delle comunità neocatecumenali. Cf. anche CORDES, «Actuosa participatio», 141s. Soprattutto negli anni Ottanta e Novanta si sono verificati conflitti, a volte piuttosto diffusi, anche riguardo alla pratica liturgica di una veglia pasquale separata e all’impossibilità per il resto della comunità cristiana di partecipare alle celebrazioni eucaristiche del sabato sera. K. NIENTIEDT, «Sprachprobleme», 221 parla giustamente di un «complesso conflittuale già classico nelle relazioni con i neocatecumenali». Cf. al riguardo in dettaglio ANUTH, Der neocatechumenale Weg, 256-265. 118 Cf. art. 13 § 3 dello Statuto del 2002, secondo il quale l’eucaristia celebrata il sabato sera è «aperta anche ad altri fedeli». Ma «i fatti dicono il contrario. Sono messe chiuse, chiusissime», afferma S. MAGISTER, «L’exploit dei neocatecumenali. Kiko, Carmen e i faraoni», in L’Espresso 15-22.8.2002. Gà nel 2005 egli constatava: «In realtà, già all’ingresso c’è uno scambio di saluti, presentazioni e applausi, che costituiscono una barriera per coloro che sono al di fuori della comunità» (ID., «Cattiva storia, cattiva maestra. La strana liturgia dei neocatecumenali», 24.1.2005, in chiesa.espresso.repubblica.it; cf. ID., «Liturgia»). 119 In «”Placet” o “Non placet”? La scommessa di Carmen e Kiko», 13.1.2012, in chiesa.espresso.repubblica.it, Sandro Magister
constata anche che «solo in teoria le loro messe di gruppo sono aperte anche ad altri fedeli». 120 In una lettera a Benedetto XVI del 17 gennaio 2006, l’Équipe internazionale dei responsabili del Cammino dichiarava la sua volontà di osservare le norme liturgiche, ma difendeva al tempo stesso il valore e il significato del suo rito della distribuzione della comunione. Cf., al riguardo, S. MAGISTER, «I neocatecumenali obbediscono al papa. Ma a modo loro», 6.3.2006, in chiesa.espresso.repubblica.it. 121 Così ancora il 25 febbraio 2007 i vescovi della Terra santa, fra cui il patriarca latino arcivescovo Michel Sabbah, chiedevano al Cammino in una lettera aperta di adeguarsi alle norme liturgiche della Chiesa locale e di osservarle. Con un rinvio alla lettera del 1° dicembre 2005 della Congregazione per il culto, chiedevano fra l’altro ai catecumenali di partecipare regolarmente alla messa della domenica. Cf. lettera e commento di S. MAGISTER, «La Quaresima del Cammino: doppia penitenza a Roma e Gerusalemme», 5.3.2007, in chiesa.espresso.repubblica.it; o «Holy-Land Bishops Counsel Neocatechumenate. Encourage Members to Respect Parishes and Liturgies, 27.2.2007, in www.zenit.org. 122 Cf. MAGISTER, «”Placet” o “Non placet”?». Anche membri delle comunità neocatecumenali confermano queste informazioni, come ricorda ad esempio Robert Ketelhohn il 28 maggio 2008 nel forum on-line www.kreuzgang.org, ora non più liberamente accessibile. 123 Cf. Barile, «Tempi lunghi». Cf. SCHWIBACH, «Warten auf grünes Licht», 4. 124 Cf. la prima frase dell’art. 13 § 3, globalmente rielaborata rispetto allo Statuto del 2002: «Nella celebrazione dell’eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede»; Regnodoc. 13,2008,432. 125 Cf. KIPA-Tagesdienst, 14.6.2008: «Vatikan: Gottesdienste der Neokatechumenalen für alle öffnen». 126 Cf. al riguardo D. KERR, «Vatican approves Neocatechumenal Ways prayers», 20.1.2012, in www.catholicnewsagency.com); «Approbation für den Neokatechumenalen Weg», in blog.radiovatikan.de 20.1.2012, nonché già B.S. ANUTH, «Ist der „Weg“ am Ziel? Nun sind auch die Eigenriten des Neokatechumenats kirchlich anerkannt», in Herder Korrespondenz 66(2012) 3, 119-123.
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promesso. In compenso si è ottenuto di poter continuare a usare pane azzimo al posto delle ostie abituali.125 All’inizio del 2012 sono stati riconosciuti anche altri riti specifici del Cammino. Il 20 gennaio si sono incontrati nella sala delle udienze vaticana oltre 7.000 membri del Cammino per vivere insieme quell’importante avvenimento.126 Le comunità neocatecumenali erano state avvisate che il papa avrebbe approvato specifici riti neocatecumenali per la celebrazione dell’eucaristia.127 Sembra che queste informazioni siano giunte all’orecchio anche del card. Leo Raymond Burke, prefetto della Segnatura apostolica, poiché ha espresso la sua irritazione sul passo che si considerava imminente in una lettera al card. Tarcisio Bertone, segretario di stato.128 Ma la sua preoccupazione era chiaramente ingiustificata:129 all’udienza del papa, il 20 gennaio, è stato letto un decreto del Pontificio consiglio per i laici, con il quale si normano solo quelle «celebrazioni, che si trovano nel Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale e non già in base alla loro natura nei libri liturgici della Chiesa».130 Ciò significa che il papa non ha concesso nuove deroghe alle norme prescritte, ad esempio per la celebrazione eucaristica, ma ha autorizzato solo preghiere e riti non liturgici del Cammino.131 Secondo lo Statuto, questi sono, fra l’altro, le «celebrazioni della Parola» settimanali di ogni comunità neocatecumenale (art. 11), la celebrazione domestica, nella quale i genitori durante le lodi domenicali trasmettono la fede ai loro figli (art. 14 §
2), nonché le celebrazioni previste per i passaggi fra le varie tappe del neocatecumenato (cf. art. 8 § 1). I dettagli non sono noti, perché finora il Direttorio catechetico del Cammino è inedito ed è prevedibile che tale resterà.132 Nel suo discorso in occasione dell’udienza del 20 gennaio 2012, il papa ha sottolineato ancora una volta che la Chiesa, nel Cammino neocatecumenale, ha «riconosciuto un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi». Ha aggiunto che l’approvazione dello Statuto e del Direttorio catechetico ne sono un segno e che l’ultimo decreto è «un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae».133 Alla Catholic News Agency Kiko Argüello ha detto che questo riconoscimento è una «grande consolazione» e «un’enorme grazia dopo tanti anni di sofferenza e di lavoro».134 In ogni caso, fra altre cose, la lettera del card. Leo Raymond Burke potrebbe avere ancora delle conseguenze per il Cammino. Nell’aprile 2012 il vaticanista Sandro Magister riferiva che la Congregazione per la dottrina della fede avrebbe esaminato la conformità del rito per la celebrazione eucaristica usato abitualmente nelle comunità neocatecumenali con le norme liturgiche. A provocare quest’esame sarebbe stata una lettera personale del papa al card. William Levada, allora prefetto della Congregazione. Secondo Sandro Magister l’esame
127 Cf. ad esempio «Rome aurait validé les pratiques liturgiques du Chemin néocatéchuménal», in La Croix 11.1.2012; «Ein eigener Ritus für das Neokatechumenat?», in www.summorum-pontificum.de 13.1.2012; MAGISTER, «”Placet” o “Non placet”?»; F.J. FERNÁNDEZ DE LA CIGOÑA, «¿Aprobación de la liturgia neocatecumenal dentro de tres días?», in www.intereconomia.com 17.1.2012. Sembra che sia stato lo stesso Cammino a risvegliare queste attese. Nell’invito all’udienza papale si legge: «Lo scopo di quest’incontro […] è che il santo padre firmerà un decreto della Congregazione per il culto divino con la piena approvazione delle liturgie del Cammino neocatecumenale» («Grünes Licht für Neokatechumenale nur für nichtliturgische Gebete», in www.kath.net 24.1.2012). Dopo l’udienza, i giornalisti hanno scritto che le aspettative del Cammino non si erano realizzate. Cf., ad esempio, ***, «Diario vaticano. Ai neocatecumenali il diploma. Ma non quello che si aspettavano», in chiesa.espresso.repubblica.it 23.1.2012. 128 Il quotidiano italiano La Repubblica ha pubblicato integralmente la lettera del 14.1.2012, nella quale il card. Leo Raymond Burke scriveva: «Non posso, come cardinale e membro della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, non esprimere a vostra eminenza la meraviglia che l’invito mi ha causato. Non ricordo di aver sentito parlare di una consultazione riguardo all’approvazione di una liturgia propria di questo movimento ecclesiale. Ho ricevuto, negli ultimi giorni, da varie persone, anche da uno stimato vescovo statunitense, espressioni di preoccupazione riguardo a una tale approvazione papale, della quale essi avevano già saputo. Tale notizia era per me una pura diceria o speculazione. Adesso ho scoperto che essi avevano ragione. […] Come fedele conoscitore dell’insegnamento del santo padre sulla riforma liturgica che è fondamentale per la nuova evangelizzazione, ritengo che l’approvazione di tali innovazioni liturgiche, anche dopo la correzione delle medesime da parte del prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, non sembra coerente con il magistero liturgico del papa» (M. ANSALDO, «Vaticano, il corvo colpisce ancora lettere contro Bertone e Gaenswein», in La Repubblica 3.6.2012). Benedetto XVI ha letto la lettera e il 20 gennaio 2012 ha annotato a mano: «Ritorno a card. Bertone, invitando card. Burke di tradurre forse anche queste osservazioni molto giuste nella Congregazione per il culto divino» (cf.
«Le due righe firmate B. XVI per fermare i neocatecumenali», in La Repubblica 4.6.2012). Cf. J.L. ALLEN JR., «Leaks confirm ambivalence about Neocatechumenal Way», in ncronline.org 4.6.2012. 129 Finora resta senza conferme l’articolo di S. MAGISTER, «Quella strana messa che il papa non vuole», in chiesa.espresso.repubblica.it 11.4.2012, secondo cui il Pontificio consiglio per i laici aveva preparato un decreto mediante il quale si dovevano approvare le celebazioni sia extraliturgiche sia liturgiche del Cammino. Il papa avrebbe saputo della cosa solo alcuni giorni prima dell’udienza e poi provveduto a una correzione della versione proposta (cf., con riferimento a S. Magister, anche l’informazione corrispondente di kath.net del 13.4.2012 e J.L. ALLEN, «Leaks confirm ambivalence». Se questo fosse vero, il Pontificio consiglio per il laici avrebbe retrodatato la versione del decreto corretta in base alle indicazioni del papa. Finché la cosa non viene confermata, bisogna ritenere che il testo letto pubblicamente il 20 gennaio 2012 risalga effettivamente all’8 gennaio e sia stato quindi redatto prima della lettera del card. Burke, datata 14 gennaio. 130 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, Decreto dell’8.1.2012 (Prot. N. 1743/11/AIC110): «Ora, visti gli articoli 131 e 133, § 1 e § 2, della costituzione apostolica Pastor bonus sulla curia romana, il Pontificio consiglio per i laici, avuto il parere favorevole della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, concede l’approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa»; disponibile su www.camminoneocatecumenale.it. 131 Secondo l’insegnamento e il diritto della Chiesa, la «liturgia» è culto di Dio solo «quando viene offerto in nome della Chiesa da persone legittimamente incaricate e mediante atti approvati dall’autorità della Chiesa» (can. 834 § 2). Le azioni liturgiche sono sempre celebrazioni della Chiesa stessa e si distinguono quindi dalle azioni cultuali private (can. 837 § 1). 132 Cf. al riguardo già sopra, nota 112. 133 Cf. BENEDETTO XVI, Discorso alla comunità del Cammino neocatecumenale, 20.1.2012, in OR 21.1.2012, 8. 134 Cf. KERR, «Vatican approves Neocatechumenal Ways prayers».
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tudi e commenti
AGOSTINO TOMMASELLI
sarebbe in gran parte terminato e sarebbe probabile una condanna.135 Comunque finora essa non è stata pronunciata.
Spiriti disincarnati
2. La «nuova estetica» del Cammino neocatecumenale
Al di là delle succitate particolarità delle celebrazioni liturgiche del Cammino, meritano attenzione anche altri aspetti. Il Cammino neocatecumenale, che reca l’impronta decisiva del suo iniziatore Kiko Argüello, ha elaborato una «nuova estetica», che pretende di essere l’estetica ecclesiale del terzo millennio. L’arte come strumento o ausilio nella nuova evangelizzazione è già da molto tempo un tema che sta a cuore al Cammino. Con un gruppo di artisti neocatecumenali, Kiko Argüello ha elaborato una nuova forma di rappresentazione: «L’iconografia opera attraverso un’interazione di doratura e cambiamento di prospettiva, che sposta il punto di fuga non nell’immagine, ma nell’osservatore, per cui il contenuto dell’immagine dell’avvenimento salvifico rappresentato diventa messaggio kerygmatico. Poiché in questo modo la buona novella si rende presente all’osservatore, questa rappresentazione artistica amplia l’annuncio ver-
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135 Cf. MAGISTER, «Quella strana messa che il papa non vuole», nonché con un rinvio allo stesso anche l’informazione su kath.net del 13.4.2012 e ALLEN, «Leaks confirm ambivalence about Neocatechumenal Way». Secondo le informazioni di Sandro Magister, l’11 febbraio 2012 il papa avrebbe affidato l’esame alla Congregazione per la dottrina della fede. Essa non sarebbe stata preceduta solo dalla lettera del card. Burke. In un’udienza, alla fine di gennaio, anche l’arcivescovo di Berlino, card. Rainer Maria Woelki, avrebbe riferito al papa l’esistenza di problemi nelle relazioni con il Cammino. Per espresso desiderio del papa, gli avrebbe poi fatto pervenire anche un’ulteriore informazione scritta (cf. MAGISTER, «Quella strana messa che il papa non vuole»). Per l’esame della liturgia neocatecumenale la Congregazione per la dottrina della fede avrebbe nominato una commissione, comprendente anche rappresentanti della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e del Pontificio consiglio per i laici. Questa commissione si sarebbe riunita il 26 marzo 2012. In tutte le valutazioni sottoposte si sarebbero espresse critiche nei riguardi delle particolarità liturgiche del Cammino. Allora si sarebbe programmata una valutazione delle conclusioni della Commissione da parte di un’assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede nella seconda metà di aprile 2012 (cf. ivi). Non si sa se abbia avuto luogo e, in caso affermativo, a quali conclusioni sia pervenuta. Già a metà marzo, L’Osservatore romano ha pubblicato un contributo di M. NIN nel quale si afferma: «Il papa si intrattiene col Cammino neocatecumenale parlando della liturgia, cioè di quella realtà della vita ecclesiale che precisamente non ha nessuna necessità di specifica approvazione perché già esaminata, approvata e regolata dalla Sede romana e dallo stesso Vaticano II» (M. NIN, «Nella vita della grande comunità ecclesiale. Liturgia e Cammino neocatecumenale nell’insegnamento di Benedetto XVI», 15.3.2012, in OR 15.3.2012, 7). Il papa ha anche sottolineato: «La liturgia non appartiene – magari adattata, modificata, fatta a propria misura – a nessuno, si tratti di persone o gruppi o movimenti, ma appartiene alla Chiesa stessa avendo come garante colui che per l’imposizione delle mani ha ricevuto la pienezza della grazia divina e del dono dello Spirito Santo, per pascere il gregge, per essere colui che “veglia dall’alto”» (ivi). 136 «Dem Glauben durch Ästhetik Gestalt verleihen. Die Kapelle des Priesterseminars “Redemptoris Mater” in Berlin zeigt, wie sich der Neokatechumenale Weg der Kunst bedient», in Die Tagespost 18.6.2005, 5. Cf. R. EINIG, «Kiko und das Copyright auf die geheimnisvolle Krone. Die Apsis der Madrider Kathedrale trägt nun die künstlerische Handschrift von Kiko Argüello, Gründer des Neokatechumenates», in Die Tagespost 22.5.2004, 9. I rappresentanti del Cammino hanno cercato di illustrare la loro visione dell’importanza di una
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bale del kerygma, che nel Cammino neocatecumenale occupa un posto centrale nella liturgia e nella catechesi. Perciò per Argüello e per i suoi collaboratori la pittura è un servizio per l’evangelizzazione, che, accompagnato dalla preghiera e dal digiuno, come nel caso dei pittori orientali di icone, rende gratuitamente alle Chiese locali».136 Nel Cammino la sua «nuova estetica» investe praticamente tutti i campi. Tutte le icone e le immagini che ornano le chiese e i luoghi di riunione usati dalle comunità neocatecumenali provengono dalla scuola di Argüello.137 Tutti i canti usati dalle comunità neocatecumenali a livello mondiale, raccolti in un libro dei canti, provengono dalla penna di Kiko Argüello.138 Per la Giornata mondiale dei giovani del 2011 a Madrid, Argüello compose una sinfonia intitolata «La sofferenza degli innocenti», che come «catechesi sinfonica» venne eseguita, fra l’altro, nel gennaio 2011 davanti a Benedetto XVI a Roma, in giugno davanti a ebrei e cristiani arabi alla Domus Galilaeae, il 29 maggio 2011 nell’incontro dell’arcivescovo di Colonia con 25.000 giovani del Cammino nell’EspritArena di Düsseldorf e il 27 dicembre 2011 a Betlemme.139
Oltre che alla pittura e alla musica, la «nuova estetica» è applicata anche all’architettura delle chiese:140 l’altare come una grande tavola, in genere quadrata, viene collocato al centro dell’edificio, in modo che la comunità neocatecumenale o la comunità cristiana possano disporsi in cerchio attorno a esso. In fondo alla chiesa o nell’abside, davanti a un’icona o a una serie di quadri di Kiko Argüello, c’è la sedia del sacerdote, con davanti il leggio, e dalla parte opposta dell’altare un battistero a forma di croce, scavato nel pavimento, in base al modello della Chiesa antica.141 Nell’interpretazione di questa disposizione si sottolinea – come già riguardo al neocatecumenato – la simbologia della gestazione e della nascita. In base a essa la sedia del sacerdote rappresenta la testa, il leggio la bocca, l’altare il ventre e il battistero l’utero, dal quale tutti i cristiani nascono a vita nuova.142 In alcuni casi Kiko Argüello, in collaborazione con un team di architetti del Cammino, ha applicato questa simbologia alla costruzione di proprie chiese o centri comunitari,143 ma in genere ha cercato di introdurla nella ristrutturazione di chiese o cappelle già esistenti.144 Anche la Domus Galilaeae sul Monte delle beatitudini, proget-
«nuova estetica», fra l’altro, all’incontro dei vescovi del 1997 a New York (cf. CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Neuevangelisierung. Anche THORNHILL, «Influential “new ecclesial movements”», 71 riconosce che Kiko Argüello, con il suo grande entusiasmo e talento, ha creato «una cultura specifica»: «Considerata in se stessa, questa cultura è ammirevole; si è dimostrata molto efficace per portare frutti di crescita cristiana; essa echeggia chiaramente la tradizione culturale del mondo spagnolo; ma non equipaggia i comuni cristiani australiani ad adagiarsi comodamente nella nostra tipica comunità parrocchiale» (ivi). 137 Cf. ad esempio la scelta in www.sancatello.it/icone.htm. 138 Pur esistendo un libro dei canti neocatecumenali, i membri del Cammino nelle celebrazioni liturgiche non se ne servono perché li conoscono a memoria e questo normalmente non consente agli ospiti di poter cantare insieme a loro (cf. F. VALENTIN, «Kurzdarstellung einzelner Neuer Geistlicher Gemeinschaften», in PASTORALAMT DER ERZDIÖZESE WIEN [a cura di], Neue geistliche Gemeinschaften, «Impulse für die pastorale Arbeit 17», Wien 1994, 5-28, 10). Sull’importanza e il significato dei canti catecumenali per la spiritualità del Cammino cf. DEVOTO, Il neocatecumenato, 113s. Si può trovare una breve analisi di parte del patrimonio dei canti neocatecumenali in P. RIMOLDI, «Analisi dei canti di alcuni movimenti ecclesiali», in Rivista di pastorale liturgica 31(1993) 179, 76-81, qui 77-79. Il patrimonio dei canti neocatecumenali è presentato nella pagina web (non ufficiale) cantoscamino.wepes.com. Sulla discografia ufficiale di Kiko Argüello cf. www.musica.sanpablo.es. 139 Cf. DE JUANA, «Kiko Argüello evangelisiert mit einem symphonischen Werk»; M. VODERHOLZER, «Ouvertüre für den Weltjugendtag. Mit dem Neokatechumenat unterwegs nach Madrid: 25.000 Jugendliche feiern in der Düsseldorfer Esprit Arena ein internationales Glaubensfest», in Die Tagespost 4.6.2011, 7, le videonotizie di h2Onews.org e del Franciscan Media Center della Custodia di Terra santa pubblicate sul web (all.gloria.tv/?media=132452 o www.youtube.com/watch?v=ruGlpU7ReB0) e la registrazione integrale del concerto tenuto a Betlemme (www.cammino.info o www.youtube. com/watch?v=VhKkLKl_Smk). Si sottolinea che Kiko Argüello con la sua composizione raggiunge e tocca anche «i cuori di coloro […], che sono lontani dalla Chiesa. Già molte persone, dopo aver ascoltato la Sinfonia, sono ritornate alla Chiesa e hanno riflettuto sulla loro fede. Così la Sinfonia è diventata un “Cortile dei gentili”, analogo a quello avviato dalla Santa Sede attraverso il Pontificio consiglio per la cultura e il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione» (DE JUANA, «Kiko Argüello evangelisiert mit einem symphonischen Werk»). 140 Dal punto di vista neocatecumenale, una parrocchia è strutturata in modo ideale quando, accanto a un locale liturgico centrale per la «comunità delle comunità», possiede vari locali più piccoli o cappelle
per le singole comunità, nonché vari altri locali per diverse occassioni. Nel gergo neocatecumenale, questo tipo di centri ecclesiali o comunitari «neocatecumenali» è chiamato «catecumenio» e tiene conto della parrocchia come «comunità di comunità». Cf. M. BERGAMO, Spazi celebrativi – figurazione architettonica – simbolismo liturgico. Ricerca per una Chiesa contemporanea dopo il concilio Vaticano II, «Anfione zeto. Quaderni di architettura», Il Cardo, Venezia 1994, 178-187 e 342s. 141 Cf. gli abbozzi sull’architettura interna, ivi 97 o in M. BERGAMO, M. DEL PRETE, Spazi celebrativi. L’architettura dell’Ecclesia, EDB, Bologna ²2003, 184, nonché le relative considerazioni su storia dell’architettura, simbologia e fondamento di questa concezione nella scienza della liturgia (cf. ivi, 116-187 o BERGAMO, Spazi celebrativi, 97-141, specialmente 192-202). 142 Cf. E. TEODORO, «La liturgia nel Cammino neocatecumenale. Aspetti problematici», in Rivista di pastorale liturgica 3(1993) 178, 6473, qui 67 nota 11; C. TERRAS-S.M., «Hors de Kiko pas de salut!», in Golias Magazine n. 55, luglio-agosto 1997, 36-40, qui 38. 143 Così ad esempio la chiesa di San Giovanni Battista a Ferro di Cavallo a Perugia, Italia; cf. P. VINTI, A. PORTA, «Chiesa di S. Giovanni Battista in Ferro di Cavallo a Perugia», in Chiesa oggi 22(2004) 64-65, 35ss. Sono attestati e documentati progetti analoghi per Oulu in Finlandia, per S. Bartolomeo in Tuto (Firenze) e S. Caterina (Fermo) in Italia (cf. BERGAMO, Spazi celebrativi – figurazione architettonica – simbolismo liturgico, 145-164; BERGAMO, DEL PRETE, Spazi celebrativi, 308-313 e 322-327), nonché per San José Artesano e San Fernando (Cadice) e per le parrocchie Nuestra Señora del Transito e San Lorenzo de El Escorial a Madrid, in Spagna (cf. ivi, 336-339, 304-307 e 314-319). 144 Ad esempio la chiesa di San Pedro el Real a Madrid, ristrutturata nel 1978 in stile neocatecumenale (cf. la documentazione fotografica in J. HIGUERAS FERNÁNDEZ, La Parroquia y el Camino Neocatecumenal. Una experiencia, Edibesa, Madrid 1992, 133) o la chiesa di St. Paul a ViennaDöbling (cf. la documentazione fotografica in R. PILLINGER, «Die Bedeutung frühchristlicher Denkmäler für die gegenwärtige Liturgie – veranschaulicht am Beispiel der Taufe», in Heiliger Dienst 48(1994), 292306, qui 293; sul sito web della parrocchia www.doebling-stpaul.at nonché in «Wie Paulus von Gemeinde zu Gemeinde», in Der Sonntag. Die Zeitung der Erzdiözese Wien n. 46, 18.11.2012 (www.dersonntag.at, sezione «Service», «Pfarr-Reportagen»). In una parrocchia olandese «gli elementi neocatecumenali» introdotti in occasione della ristrutturazione della chiesa avrebbero provocato conflitti (cf. E. SENGERS, Aantrekkelijke kerk. Nieuwe bewegingen in kerkelijk Nederland op de religieuze markt, Eburon, Delft 22009, 121 o ID., «De pinksterervaring van de Nieuwe Bewegingen. Evangelischen in de katholieke kerk in Nederland», in Praktische Theologie 34(2007) 2, 183-193, 191s).
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tudi e commenti
GERMANO LORI
tata essenzialmente da Kiko Argüello, è in gran parte un’espressione visibile della «nuova estetica» del Cammino neocatecumenale.145
Il Discorso della montagna, dono del Padre
3. Il Cammino come interpellanza a forme tradizionali di pastorale parrocchiale
Dopo aver superato con successo il periodo di prova iniziato con lo Statuto del 2002, nella Pentecoste del 2008 il Cammino neocatecumenale è stato riconosciuto in modo definitivo come «itinerario di formazione cattolica» e nel frattempo ha ottenuto anche l’approvazione del suo Direttorio catechetico. Questo lascia prevedere una sua crescente influenza soprattutto nelle parrocchie, non solo a causa del numero crescente dei sacerdoti che entrano nella pastorale parrocchiale provenendo dai seminari «Redemptoris Mater», ma anche perché il Cammino in quanto tale cerca di rinnovare la parrocchia dall’interno.146 Già nel 2002, Libero Gerosa affermava che l’approvazione del suo Statuto rappresentava una «nuova opportunità pastorale per le Chiese particolari d’Europa». A suo avviso lo Statuto costituiva «non solo un ampliamento delle norme del Codice di diritto canonico relative alle parrocchie», ma dimostrava «anche che l’attuazione di un tale catecumenato dopo il battesimo può realmente rinnovare la dimensione missionaria della forma istituzionale più antica, quella della comunità eucaristica».147
(Mt 5,1–8,1)
L
o studio dimostra l’unità strutturale del Discorso della montagna nel Vangelo di Matteo, privilegiando l’analisi letteraria e seguendo i criteri della retorica biblica del prof. Meynet: il centro è la chiave di interpretazione del testo. I capitoli matteani sono strutturati simmetricamente attorno al Padre nostro, che ha il suo fulcro nella richiesta del pane.
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A CURA DI
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www.dehoniane.it 145 Cf. www.domusgalilaeae.org, sez. «About Domus», «Aesthetic». Fin dalla sua apertura la Domus Galiaeae è «continuamente visitata da ebrei provenienti dai dintorni e da tutta la Galilea, che si sentono attratti dalla bellezza estetica della casa» (DE JUANA, «Kiko Argüello evangelisiert mit einem symphonischen Werk»). Ma all’interno della Chiesa cattolica l’estetica del Cammino può anche rafforzare l’impressione di una certa chiusura delle comunità neocatecumenali. Secondo THORNHILL, «Influential “new ecclesial movements”», 72, Kiko Argüello sottovaluta il fatto che «una cultura che forma un gruppo con pratiche specifiche, che rendono difficile il suo inserimento nella comunità più ampia, sviluppa caratteristiche sociologiche simili a quelle di una “setta” in senso stretto». 146 Cf. K. ARGÜELLO, «Stellungnahme», 28.6.2002, in DIÖZESANES NK-ZENTRUM (a cura di), Neocatechumenale Iter – Statuta, 2003, 127-131, qui 129s. 147 GEROSA, «Die Anerkennung des Neokatechumenalen Weges», 369. 148 Così già nel 2006 U. RUH, «Glaube braucht Milieus», in Herder Korrespondenz 60(2006) 7, 325-327, qui 326. Ancora nel febbraio 2011 il Memorandum dei teologi constata che la vita comunitaria si riduce, perché sorgono parrocchie XXL nelle quali non si riesce praticamente più a sperimentare la vicinanza e l’appartenenza (cf. «Kirche 2011: ein notwendiger Aufbruch. Memorandum von Theologieprofessorinnen und -professoren zur Krise der katholischen Kirche», 4.2.2011, in M. HEIMBACH-STEINS, G. KRUIP, S. WENDEL [a cura di], «Kirche 2011: ein notwendiger Aufbruch». Argumente zum Memorandum, Freiburg i.Br. 2011, 33-36, qui 35; Regno-doc. 5,2011,181). Nello stesso senso R. FEITER, J. KÖNEMANN, «Gemeinden als Orte lebendiger Gemeinschaft im Glauben», ivi, 175 chiedono «una sorta di “differenziazione interna”», affinché «ambienti pastorali più grandi non diventino grandi parrocchie anonime e quindi strutture prive di vita». Infatti «la vitalità negli ambienti pastorali o nelle grandi parrocchie dipenderà in modo decisivo anche dalla misura in cui sono ammesse in esse la comunità o le comunità. La differenziazione interna comprende inevitabilmente l’ammissione della partecipazione e comporta la promozione e il sostegno dei (piccoli) gruppi di fedeli (cf. Mt 18,20) come comunità nel grande ambiente pastorale, ovunque si sviluppano ed esistono» (ivi). Cf. concretamente, ad esempio, la posizione corrispondente in A. UNFRIED ET AL., XXL-Pfarrei. Monster oder Werk des Heiligen Geistes?, Echter, Würzburg 2012.
ROBERTO REGGI
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Questo è molto attuale alla luce dei processi di ristrutturazione in atto nelle diocesi tedesche e del dibattito, rilanciato fra l’altro dalle indagini Sinus sulla presenza e sul significato della Chiesa cattolica nella società. In ultima analisi alla luce dei cambiamenti anche traumatici delle strutture tradizionali della pastorale territoriale ci si è ripetutamente chiesti, e ci si continua a chiedere, «in che misura le parrocchie possono offrire un nuovo tipo di appartenenza nella Chiesa» e «quale ruolo possono svolgere le comunità locali più piccole».148 Da questo punto di vista alcuni vedono un’opportunità nel Cammino neocatecumenale. In definitiva, in base al suo Statuto, mediante la fondazione di piccole comunità permanenti nelle parrocchie, il Cammino favorisce il «rinnovamento parrocchiale auspicato dal magistero della Chiesa: promuovere “nuovi metodi e nuove strutture”, che evitino l’anonimato e la massificazione, e considerare la “parrocchia come comunità di comunità”, che “decentrano e articolano la comunità parrocchiale”» (art. 23 § 1). La fondazione di comunità neocatecumenali è il primo scopo del Cammino.149 Esse servono anzitutto come luogo essenziale per la «maturazione nella fede» perseguita dal Cammino (art. 15 § 3), ma continuano al di là del neocatecumenato vero e proprio. Ciò significa che le piccole comunità, con la loro intensa vita di
fede, mantengono per i loro membri un legame, un «ambiente di fede», in seno alla parocchia.150 Al termine del neocatecumenato, la comunità neocatecumenale deve essere inserita nella pastorale della comunità parrocchiale (cf. art. 22 § 1), ma sul piano strutturale intrattiene solo un legame piuttosto blando con la parrocchia. Questo può essere sperimentato da altri come una separazione.151 Forse anche per questo, già nel 2002, nella sua istruzione sui sacerdoti come pastori e guide della comunità parrocchiale, la Congregazione per il clero aveva ammonito: «È da evitare nella compagine parrocchiale ogni esclusivismo e chiusura di singoli gruppi».152 E anche l’art. 6 § 2 dello Statuto del 2008 sottolinea, in una versione rielaborata, la competenza del parroco nell’attuazione del neocatecumenato.153 Su questo ha attirato nuovamente l’attenzione del Cammino Benedetto XVI il 20 gennaio 2012.154 Se il Cammino riesce a evitare malintesi o sviluppi sbagliati, l’esistenza di comunità permanenti, scaturite dal processo di rinnovamento della fede in seno alle parrocchie, può costituire un modello per reagire sul piano strutturale a una presenza ormai precaria della Chiesa nella società.155 In ogni caso, nell’autunno del 2002, Giovanni Paolo II chiese espressamente ai responsabili e catechisti del Cammino «un impegno ancora più forte e generoso nella nuova evangelizzazione
149 Cf. ARGÜELLO, «Intervention in der Vollversammlung», 218; ID., «Le comunità neocatecumenali», 196; PUFF, «Der Neokatechumenale Weg», 160. 150 Sull’importanza del Cammino e delle comunità neocatecumenali per i singoli catecumeni in una società sempre più secolarizzata cf. lo studio di F. GERVASI, Sulla via per Damasco in tempi di secolarizzazione. Percorsi di conversione al cammino neocatecumenale: Uno studio comparato tra Messico e Italia, Aracne, Roma 2011 o la presentazione del suo studio in ID., «Percorsi di conversione in tempi di secolarizzazione. “Diventando un neocatecumenale”: uno studio comparato tra Messico e Italia», in Religioni e società 25(2010) 68, 105-118. Mediante interviste biografiche l’autore ha analizzato, dal punto di vista della sociologia della religione, il «processo di conversione» di 64 neocatecumenali in diverse condizioni sociali (nella città di Messico e in una cittadina dell’Italia meridionale (cf. ivi, 106s). Dall’analisi è emersa chiaramente la funzione della comunità neocatecumenale come rifugio per l’individuo (cf. ivi, 118 o ID., Sulla via di Damasco, 245s). 151 Secondo THORNHILL, «Influential “new ecclesial movements”», 70 non è «difficile vedere» che il Cammino neocatemenale «corre il rischio di formare una comunità unita da uno spirito da crociata che si distacca dalla comunità cattolica più ampia e da altre iniziative, che immettono nuova vita nella Chiesa». Quest’impressione può essere rafforzata dalla creazione di comunità personali per gli appartenenti al Cammino neocatecumenale, come ad esempio a Klagenfurt (diocesi di Gurk). 152 CONGREGAZIONE PER IL CLERO, istr. Il presbitero, pastore e guida della comunità parrochiale, 4.8.2002, n. 29, 51; EV 21/767-869; qui 859. 153 «Poiché la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per la parrocchia, la realizzazione del Cammino neocatecumale va coordinata con la funzione propria che ha il parroco in ciascuna comunità parrocchiale (cf. can. 519), esercitando, anche con la collaborazione di altri presbiteri, la cura pastorale di coloro che lo percorrono» (art. 6 § 2 Statuto del 2008). Anche se la formulazione poteva essere più precisa dal punto di vista del diritto canonico, l’importanza della competenza del parroco è inequivocabile (cf. art. 6 § 2 Statuto del 2002: «…è vitale, il parroco è al centro dell’attuazione del Cammino neocatecumenale, esercitando, anche con la collaborazione di altri presbiteri, la cura pastorale di coloro che lo percorrono»). Fra gli altri su questo
sfondo RUH, «Definitiv», 329 può affermare che, con l’approvazione ufficiale del Cammino, «la Chiesa cattolica si è positivamente impegnata in un grande esperimento catechetico e si preoccupa al tempo stesso di renderlo più compatibile con le sue strutture». 154 Cf. BENEDETTO XVI, Discorso alla comunità del Cammino neocatecumenale, 20.1.2012: la «progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il neocatecumenato (cf. Statuto, art. 6), la sua forma ordinaria. Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’eucaristia». 155 Cf. l’indicazione corrispondente per i «movimenti» nel loro complesso in B. Körner, «Institution und Charisma», 13 con riferimento alla «crescente importanza di “ambienti di fede comunicativi”», secondo M. KEHL, Wohin geht die Kirche? Eine Zeitdiagnose, Herder, Freiburg i.Br. 1996, 150-158. A questo ha reagito espressamente lo stesso Cammino con l’offerta delle cosiddette missiones ad gentes (cf. sopra, nota 94). Come ha sottolineato Kiko Argüello, in occasione dell’udienza concessa dal papa il 20 gennaio 2012, in un commento sulla homepage del Cammino, queste missiones ad gentes, formate da tre-quattro famiglie neocatecumenali con figli e un sacerdote, sono «una nuova forma di presenza della Chiesa» o «la nuova evangelizzazione concretamente vissuta». Infatti «oggi vi sono molte persone completamente secolarizzate, che non vanno in chiesa, che non hanno alcun interesse per le chiese. Ma quando vedono un gruppo di cristiani che si amano, sono interessati, sono impressionati dal modo in cui si relazionano fra loro. Abbiamo moltissime esperienze di persone che hanno chiesto il battesimo dopo aver visto come noi ci relazioniamo fra di noi, come noi ci amiamo. Infatti in tutta Europa, le persone sono molto sole. Oggi questa è una realtà spaventosa nelle città moderne: vi sono tante persone che vivono sole, tanti alcolizzati, tanti suicidi, tante separazioni, per non parlare dei numerosi aborti. Occorre quindi una nuova presenza della Chiesa». Fra l’altro il vescovo di Chemnitz, di quella «città modello della Germania comunista, nella quale oggi vive il 98% di non battezzati […] ha chiesto due missiones ad gentes, dalle quali sono scaturite già due comunità di pagani, di non battezzati, che erano stupiti di vedere una comunità cristiana» (www.camminoneocatecumenale.it, lingua tedesca, sezione «Ereignisse»).
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tudi e commenti e nel servizio alle Chiese locali e alle parrocchie»,156 e, nel 2011, il suo successore nominò Kiko Argüello consultore del neonato Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.157 Come contributo concreto del Cammino all’Anno della fede,158 i suoi rappresentanti hanno offerto, ad esempio all’arcivescovo di Colonia all’inizio di novembre del 2012, la loro disponibilità a tenere nel maggior numero possibile delle parrocchie della sua arcidiocesi «un corso sulla fede della durata di più settimane, rivolto, riguardo ai contenuti, soprattutto alle persone che conservano ancora una qualche relazione con la nostra Chiesa».159 Il card. Joachim Meisner ha trasmesso questa offerta, raccomandandola, ai suoi parroci e alle sue équipe pastorali.160 In questo caso il corso offerto, tenuto per circa 14 sere unicamente su invito del parroco e diretto da un’équipe (di catechisti) neocatecumenale,161 dovrebbe riguardare le catechesi iniziali del Cammino, al termine delle quali normalmente si fonda una comunità neocatecumenale.162
Come già Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha inviato varie volte «famiglie in missione» del Cammino, da ultimo il 17 gennaio 2011.163 Il 20 gen-
naio 2012 ha inviato 100 famiglie neocatecumenali in 12 nuove «missiones ad gentes» del Cammino.164 Inoltre, come già il suo predecessore, Benedetto XVI ha ripetutamente concesso ai responsabili del Cammino udienze private.165 Egli ha affermato di conoscere il Cammino «fin dall’inizio». All’incontro con il clero romano, il 22 febbraio 2007, ha detto: «È stato un cammino lungo, con molte complicazioni che esistono anche oggi, ma abbiamo trovato una forma ecclesiale che ha già molto migliorato il rapporto fra il pastore e il Cammino neocatecumenale».166 Con l’approvazione nel 2008 dello Statuto rielaborato del Cammino neocatecumenale, questa nuova «forma ecclesiale» è stata confermata e introdotta in modo duraturo nell’ordinamento giuridico della Chiesa. Per Benedetto XVI, come per il suo predecessore, non solo il Cammino neocatecumenale, ma anche tutti gli altri movimenti ecclesiali sono un dono dello Spirito Santo.167 Già come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede egli sottolineò che nella corso della sua storia la Chiesa è stata ripetutamente attraversata da «ondate di movimenti», che «esprimono in modo nuovo l’aspetto universalistico della missione apostolica e la radicalità del Vangelo, per cui servono anche alla vitalità spirituale e alla verità delle Chiese locali».168 Il papato non ha creato i movimenti, ma è diventato il loro sostegno ecclesiale. Non a caso nella storia della Chiesa i movimenti che hanno oltrepassato l’ambito della Chiesa locale e delle
156 GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai catechisti e presbiteri del Cammino neocatecumenale, 21.9.2002, n. 5, in OR 22.9.2002, 7; La Traccia 2002, 781. 157 Cf. OR 20.5.2011, 1, nonché Annuario pontificio 2012, Città del Vaticano 2012, 1245. Già dal 27 settembre 1990 Kiko Argüello è consultore del Pontificio consiglio per i laici (cf. AAS 82[1990], 1593, nonché Annuario pontificio 2012, 1215, mentre nel Curriculum vitae et operum di Kiko Argüello, nel CENTRO NEOCATECUMENALE ROMA [a cura di], Conferimento del dottorato honoris causa a Kiko Argüello, 27-30, 28 la nomina viene fatta risalire al 1992). Kiko Argüello ha potuto presentare il contributo del Cammino per il rinnovamento della parrocchia, fra l’altro, alla 23a Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per i laici (2123.9.2006): cf. K. ARGÜELLO, «L’apporto del Cammino neocatecumenale», in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI (a cura di), La parrocchia ritrovata. Percorsi di rinnovamento, «Laici oggi 2007», 215-226. 158 Cf. BENEDETTO XVI, motu proprio Porta fidei, 11.10. 2011, in AAS 103(2011), 723-734; Regno-doc. 19,2011,577ss; nonché la nota della Congregazione per la dottrina della fede Indicazioni pastorali per l’Anno della fede del 6.1.2012, in OR 7-8.1.2012, 4s; Regno-doc. 3,2012,69. 159 Card. J. MEISNER, Lettera al parroco e all’équipe pastorale dell’arcidiocesi di Colonia, 27.11.2012. 160 Cf. ivi: «Vi prego quindi di valutare benevolmente se il corso sulla fede offerto dal neocatecumenato non costituisca per la vostra parrocchia, proprio nell’Anno della fede, una buona occasione. Mi fareste una grande cortesia se faceste questo tentativo a favore della vostra comunità e della nostra arcidiocesi». 161 Cf. ivi. 162 Cf. art. 9 dello Statuto 2008: «Il neocatecumenato comincia nella parrocchia, su invito del parroco, con delle catechesi “kerygmatiche”, chiamate catechesi iniziali. […] Esse si svolgono nell’arco di due mesi, in 15 incontri serali, e si concludono con una convivenza di tre giorni» (Regno-doc. 13,2008,430). Secondo l’art. 10 § 1, nell’ultimo giorno della convivenza «si presenta l’iti-
nerario neocatecumenale come un cammino di rinascita e di riscoperta del battesimo». «Attraverso la predicazione e le celebrazioni fatte nelle catechesi iniziali, lo Spirito Santo invita uomini e donne di diversa età, mentalità, cultura e condizione sociale a intraprendere insieme un itinerario di conversione […] per operare in loro la graduale crescita e maturazione della fede e della vita cristiana. Alla fine della convivenza, con coloro che accolgono la chiamata a percorrere tale catecumentato postbattesimale viene formata la comunità neocatecumenale» (art. 10 § 2; Regno-doc. 13,2008,431). 163 Secondo le parole del papa le famiglie missionarie avrebbero «chiesto che a confermarlo [l’invio in missione] fosse il successore di Pietro, come già avvenne con il mio venerato predecessore, Giovanni Paolo II […], perché la vostra azione apostolica intende collocarsi nel cuore della Chiesa» (BENEDETTO XVI, Discorso all’udienza per i membri del Cammino neocatecumenale, 12.1.2006, in AAS 98 [2006], 128-130, qui 128; La Traccia 2006, 39). Nel gennaio del 2009, in occasione di un incontro con 25.000 membri del Cammino nella basilica di San Pietro, Benedetto XVI inviò in missione altre 14 famiglie (cf. BENEDETTO XVI, Discorso, 10.1.2009, 7; La Traccia 2009, 31-33); anche in www.vatican.va o in V. BAUR, «Benedikt XVI. begegnet 25.000 Mitgliedern des Neokatechumenalen Weges», in www.zenit.org 13.1.2009). Il 17 gennaio 2011, Benedetto XVI inviò 230 «famiglie in missione», che «si aggiunsero alle 600 famiglie inviate negli ultimi anni da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI» (CAMMINO NEOCATECUMENALE, Comunicato stampa, 15.1.2011, cf. sopra nota 94). Perciò in base ai dati pubblicati dal Cammino attualmente operano in missione oltre 800 famiglie neocatecumenali con 3.097 bambini in 78 paesi (389 in Europa, 189 in America, 113 in Asia, 56 in Australia, 46 in Africa e 15 in Medio Oriente); cf. CAMMINO NEOCATECUMENALE, Dati generali, 2. 164 Cf. BENEDETTO XVI, Discorso, 20.1.2012; il Cammino parla di 17 missioni (cf. www.camminoneocatecumenale.it, lingua tedesca, sezione «Ereignisse», 21.2.2012). 165 Ad esempio il 19.11.2005 (cf. L’attività della Santa Sede nel
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sue strutture e il papato sono sempre andati mano nella mano. Se si verificano conflitti nell’integrazione dei movimenti nella Chiesa locale, le parti dovrebbero essere disposte a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo e dal papa.169 Nel novembre del 2006 davanti ai vescovi tedeschi il papa sottolineò la necessità di «andare incontro ai movimenti con amore»: «Talvolta essi possono apparire al parroco o al vescovo un po’ strani, ma sono luoghi di fede in cui i giovani e gli adulti sperimentano un modello di vita nella fede come opportunità per la vita di oggi. Qua e là devono essere corretti, inseriti nell’insieme della parrocchia o della diocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei loro carismi ed essere lieti che nascano forme comunitarie di fede in cui la parola di Dio diventa vita».170 Quando i vescovi non sono contenti della presenza del Cammino neocatecumenale, emettono un giudizio critico sulle sue attività o vogliono addirittura vietarlo, la Sede apostolica prende le difese del Cammino. Il 13 dicembre 2010 Benedetto XVI ricevette vari vescovi giapponesi, fra cui l’arcivescovo Leo Juni Ikenaga di Osaka, presidente della Conferenza episcopale giapponese,171 in seguito alla decisione della Conferenza episcopale giapponese di sospendere le attività neocatecumenali in Giappone, con il consenso del Cammino, per cinque anni. L’incontro, al quale parteciparono anche il card. Tarcisio Bertone, segretario di stato, e altri cardinali della curia romana,
durò due ore. Non si conoscono i contenuti dell’incontro,172 ma il papa non avrebbe ceduto all’offensiva dei giapponesi.173 Il 7 gennaio 2011 un portavoce del Cammino neocatecumenale riferì all’agenzia d’informazione Zenit che il segretario di stato aveva comunicato in una lettera all’équipe internazionale responsabile del Cammino che era inammissibile una sospensione anche a tempo determinato delle attività neocatecumenali in Giappone da parte della Conferenza episcopale locale.174 Si doveva il prima possibile riprendere il dialogo fra il Cammino e i vescovi, avvalendosi dell’aiuto di «un delegato papale competente, amante del Cammino e rispettoso dei problemi dei vescovi».175 Spetta al segretario di stato, in accordo con la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, dare le necessarie istruzioni al riguardo.176 Il 17 gennaio 2011 nel corso di una grande udienza nella quale conferì il mandato missionario a 230 nuove famiglie neocatecumenali, Benedetto XVI definì il Cammino neocatecumenale un «dono dello Spirito Santo». Non solo i vescovi giapponesi avrebbero dovuto considerarlo un chiaro gesto di sostegno del Cammino da parte del papa, anche se, nel suo discorso, Benedetto XVI richiamò i neocatecumenali all’obbedienza verso i pastori della Chiesa: «Ricercare sempre una profonda comunione con i pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari o dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati a operare. La comunione fraterna fra i discepoli
2005, 545) e il 26.5.2007 (cf. L’attività della Santa Sede nel 2005, 222). 166 BENEDETTO XVI, Discorso all’incontro con i parroci e con il clero della diocesi di Roma, 22.2.2007; in www.vatican.va; La Traccia 2007, 203. 167 Sulla designazione del Cammino come dono di Dio o dello Spirito Santo cf. BENEDETTO XVI, Discorso, 17.1.2011 o ID., Discorso, 20.1.2012. Già Giovanni Paolo II considerò i movimenti ecclesiali, a causa del loro entusiasmo nella fede e della loro frequente caratterizzazione missionaria, «un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione» (lett. enc. Redemptoris missio , 7.12.1990, n. 72, in AAS 83[1991], 249-340, 320; EV 12/688) e una risposta dello Spirito Santo alle sfide della fine del secondo millennio (Discorso all’incontro dei movimenti e nuove comunità ecclesiali a Roma, 30.5.1998, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI [a cura di], Movements in the Church. Proceedings of the World Congress of the Ecclesial Movements, Roma, 27-29.5.1998, «Laity today», Città del Vaticano 1999, 217-224, qui 223. 168 J. RATZINGER, «Kirchliche Bewegungen und ihr theologischer Ort», in Communio 27(1998) 5, 431-448, qui 440 (ristampato in BENEDIKT XVI - J. RATZINGER [a cura di], Kirchliche Bewegungen und neue Gemeinschaften. Unterscheidungen und Kriterien, Neue Stadt, München - Zürich - Wien 2007, 15-57, qui 38). 169 Cf. ivi, 440.446 (o 39s.54). 170 BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi tedeschi in occasione della loro visita «ad limina», 18.11.2006, in OR 19.11.2006, 4; La Traccia 2006, 1168. 171 Non è chiaro chi abbia preso l’iniziativa dell’incontro. Secondo A. SCHWIBACH, «Weitere Probleme mit der neokatechumenalen Bewegung in Japan?», 16.12.2010, in www.kath.net) furono i vescovi a chiedere un’udienza al papa. Essi volevano parlargli dei «gravi problemi» sorti negli anni precedenti a causa della presenza e dell’attività del Cammino in Giappone e continuati, a quanto sembra, anche dopo la chiusura del seminario «Redemptoris Mater» a Takamatsu nel 2009: «Nei luogi toccati dal Cammino neocatecumenale ha imperversato la confusione, il conflitto, la di-
visione e il caos […] In Giappone, il risultato è negativo [...] Noi vescovi, alla luce della nostra responsabilità pastorale, non potevamo ignorare il danno» (L. Jun Ikenaga, arcivescovo di Osaka, nel settimanale cattolico Katorikku Shimbun 12.1.2011, citato da UCA News, «Bishop: Vatican-approved group has caused “problems”, “chaos”. Japanese bishop’s statement on Neocatechumenal Way comes after Vatican meeting», 13.1.2011). Al contrario Osamu Mizobe, vescovo di Takamatsu, e le agenzie d’informazione americane affermarono che fu il papa a convocare i giapponesi (cf. O. MIZOBE, Pastoral letter, in «Bishop speaks out on Neo-Cats», in www.ucanews.com 20.1.2011, nonché in precedenza già C. GLATZ, «Pope meets with Japanese bishops to discuss Neocatechumenal Way», in www.catholicnews.com 16.12.2010; A. HOLDREN, «Japan’s bishops want Neocatechumenal Way to leave for five years», in www.catholicnewsagency.com 16.12.2010). 172 Cf. SCHWIBACH, «Weitere Probleme»; GLATZ, «Pope meets with Japanese bishops»; HOLDREN, «Japan’s bishops». 173 Cf. ivi. 174 Non si può dire se quest’informazione sarebbe stata diversa nel caso in cui vescovi diocesani coinvolti avessero potuto contare su una sospensione del Cammino. In ogni caso lo Statuto rielaborato del 2008 ha accentuato, rispetto alla versione del 2002, la competenza giurisdizionale del vescovo diocesano: secondo l’art. 2 n. 1 dello Statuto del 2008, il Cammino si attua nelle diocesi «sotto la giurisdizione, la direzione del vescovo diocesano e con l’assistenza e la guida dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino o dell’Équipe responsabile delegata» (Regno-doc. 13,2008,429). E la relativa nota 8 spiega: «Con le parole “direzione” e “guida” si indicano due funzioni distinte: con il termine “direzione” si intende la giurisdizione propria dei ministri ordinati; con il termine “guida” si intende la conoscenza tecnica del Cammino secondo le linee proposte dagli iniziatori». 175 Á. DE JUANA, citato da «Neocatechumenal Way will not be suspended in Japan. Secretariat of State sends letter to movement», in www.zenit.org 7.1.2011. 176 Cf. ivi.
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tudi e commenti di Gesù è, infatti, la prima e più grande testimonianza al nome di Gesù Cristo».177 L’approvazione del Direttorio catechetico annunciata ufficialmente nel corso di quell’udienza costituisce, accanto allo Statuto del 2008, un secondo sigillo ecclesiale per il Cammino. Il papa aggiunse: «Con questi sigilli ecclesiali, il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai pastori della Chiesa, contribuire con nuovo slancio e ardore alla riscoperta radicale del dono del battesimo e offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione».178 Nella conferenza stampa al termine dell’udienza Kiko Argüello sottolineò che il Cammino agisce sempre in obbedienza ai vescovi e opera nelle diocesi solo con il consenso del vescovo locale.179 Ma agli occhi dei suoi critici ciò che è accaduto in Giappone dimostra il contrario: quando il Cammino ha messo piede in una parrocchia, difficilmente si ritira volontariamente, checché ne pensi o desideri il vescovo della diocesi.180 Con l’approvazione dello Statuto, del Direttorio catechetico e dei suoi riti particolari, e con la stima che gli hanno ripetutamente dimostrato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il Cammino neoca-
DIRETTORE RESPONSABILE Gianfranco Brunelli CAPOREDATTORE PER ATTUALITÀ Guido Mocellin CAPOREDATTORE PER DOCUMENTI p. Marco Bernardoni SEGRETARIA DI REDAZIONE Chiara Scesa REDAZIONE p. Marco Bernardoni / Gianfranco Brunelli / Alessandra Deoriti / p. Alfio Filippi / Maria Elisabetta Gandolfi / p. Marcello Matté / Guido Mocellin / Marcello Neri / p. Lorenzo Prezzi / Daniela Sala / Paolo Segatti / Piero Stefani / Francesco Strazzari / Antonio Torresin / Mariapia Veladiano EDITORE Centro Editoriale Dehoniano, spa PROGETTO GRAFICO Scoutdesign Srl IMPAGINAZIONE Omega Graphics Snc - Bologna STAMPA
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tecumenale è ampiamente immunizzato di fronte alle critiche in seno alla Chiesa. Resta da vedere se e in che misura è disposto ad accogliere l’appello di Benedetto XVI, ripetuto nel 2012, e a cercare la comunione anche con i vescovi diocesani, al cui servizio deve essere secondo l’art. 1 § 2 del suo Statuto.181 BERNHARD SVEN ANUTH
177 B ENEDETTO XVI, Discorso, 17.1.2011, in OR 17-18.1. 2011, 8. 178 Ivi. L’udienza del papa e l’approvazione del Direttorio catechetico dovrebbero essere state programmate prima del conflitto in Giappone, ma il giornalista americano John Allen Jr osserva giustamente: «L’incontro ad alto livello con il papa sarà molto probabilmente considerato un gesto di sostegno del Cammino neocatecumenale in un momento in cui esso è sotto attacco in un’altra parte del mondo» (J.L. ALLEN, «Pope to show support for Neocatechumenate», in ncronline.org 14.1.2011). 179 Dev’essere andata diversamente con la presenza del Cammino neocatecumenale in Nepal. Dopo che il 1° agosto 2011 il vescovo Anthony Sharma, vicario apostolico in Nepal, vietò le attività neocatecumenali nel territorio di sua competenza, perché i membri delle comunità locali, contro la sua volontà, volevano partecipare alla Giornata mondiale dei giovani a Madrid (cf. «Asiatischer Bischof wirft das Neokatechumat aus seiner Diözese», in www.kath.net 8.8.2011; neo-catechumens. blogspot.com 8.8.2011, non più consultabile) l’agenzia di informazioni cattolica UCA News citò «autorità ecclesiali», secondo cui i catechisti del Cammino non erano mai stati invitati ufficialmente in Nepal, «ma vi erano andati di loro iniziativa» («Bishop bars Neo-cat activities», in www.ucanews.com 8.8.2011). 180 Cf. MAGISTER, «In Giappone il Cammino di Kiko non passa». In ogni caso ancora nel luglio 2011 il card. Paul Joseph Cordes difese il Cammino da questa critica: nonostante che il papa abbia raccomandato le comunità neocatecumenali, vi sono «ancora cattolici che cercano “il pelo nell’uovo” riguardo alla loro ecclesialità. Esse incontrano diffidenze e rifiuti. Questi scettici vogliono essere più papali del papa? Questo mi ferisce. Ordinari, consigli pastorali e media ecclesiali come nuova inquisizione? Invece di rallegrarsi per la risonanza di innumerevoli apostoli laici, per le vocazioni sacerdotali e religiose di tanti nostri contemporanei, che ritrovano un senso per la loro vita, perché scoprono Cristo. Dio dimostra in questo movimento, come in molti altri nuovi movimenti spirituali, di essere tuttora all’opera nella sua Chiesa. Gli occhi della fede possono riconoscerlo e lodarlo» (P.J. CORDES, in M. KOLLER, «“Spirituelle Räume mit geistlicher Tiefe”. Ein Gespräch mit Kurienkardinal Paul Josef Cordes über die Gottsuche vieler Menschen und die Rolle der geistlichen Bewegungen», in Die Tagespost 16.7.2011, 6). Tuttavia il 12 gennaio 2012, i vescovi di Takamatsu, Oita e Hiroshima riferirono nuovamente al papa che nulla era cambiato riguardo ai problemi causati dal Cammino in Giappone (cf. per l’udienza OR 13.1.2012, 1; per il suo contenuto «Des évêques japonais évoquent à Rome leurs “problèmes” avec le Chemin néocatéchuménal», in La Croix 13.1.2012). 181 «Il Cammino neocatecumenale è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente della fede» (art. 1 § 2; Regno-doc. 13,2008,428) ed è uno «strumento […] al servizio dei vescovi per la formazione cristiana dei candidati al presbiterato» (art. 18 § 2; Regno-doc. 13,2008,434). Cf. art. 5 § 1 («uno strumento al servizio dei vescovi per la riscoperta dell’iniziazione cristiana da parte degli adulti battezzati»; Regno-doc. 13,2008, 430) e art. 22 § 2 («uno strumento al servizio dei vescovi per attuare il processo di educazione permanente della fede richiesto dalla Chiesa»; Regno-doc. 13,2008,436). Sulla distinzione fra giurisdizione del vescovo diocesano e «guida» dell’Équipe internazionale responsabile in base allo Statuto neocatecumenale, cf. sopra, nota 174.