ItaliaNostra
ONLUS
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Al Sindaco - Comune di S.Margherita Ligure oggetto: OSSERVAZIONI a PUC (Piano Urbanistico Comunale) adottato con delibera C.C. 18/11/04/2012
La sez. Tigullio dell'associazione ITALIA NOSTRA onlus, conformemente ai suoi fini di conservazione e tutela dei beni storici artistici e paesaggistici della nazione, interviene con osservazioni sul nuovo PUC in fase di approvazione, che disciplina e avrà rilevante influenza per un lungo tempo a venire su tutta la situazione urbanistica e paesaggistica del Comune di S.Margherita Ligure. Premessa una piccola nota pratica, che rileva la grande quantità di errori e sviste di stampa che complicano leggermente la lettura, entriamo nel merito. Il nuovo PUC proposto presenta alcuni indubbi progressi dal punto di vista della conservazione del paesaggio di alto valore del territorio comunale e della gestione delle risorse del medesimo. Restano però in esso diversi punti caldi sui quali si soffermeranno le nostre osservazioni. Preliminarmente è necessario rilevare che, in pendenza del procedimento per l'adozione e l'approvazione del nuovo PUC, è entrata in vigore la nuova L.R. Liguria n. 32 del 10 agosto 2012 recante disposizioni sulla VAS. Si ritiene pertanto che tale norma, immediatamente operativa e sprovvista di specifica disciplina transitoria, debba trovare applicazione anche per i PUC in via di formazione, sicché si rende necessaria la sottoposizione del PUC adottato alla procedura di VAS che, ai sensi della sopra citata L.R. 32/2010, costituisce “parte integrante del procedimento di formazione dei piani o dei programmi” e si attiva “contestualmente all'avvio della fase di elaborazione degli stessi”. Fatta tale premessa generale riguardo alla correttezza procedimentale, si entra nel merito della disciplina oggetto delle presenti osservazioni. Al riguardo si ricorda preliminarmente che di fatto tutto il territorio comunale è soggetto a vincoli come Parco Naturale regionale del Monte di Portofino, come SIC IT 1332603 e come vincolo paesistico D.Lgs. 42/04 Codice dei beni culturali. Gli argomenti che si è ritenuto di fare oggetto di osservazione sono i seguenti: 1) tunnel e viabilità 2) paesaggio collinare, aree protette, aree agrarie 3) paesaggio costiero, lungomare, ampliamenti alberghi 4) centro storico 5) porto e area ex-Spertini (TRZ) 6) AR ambiti di riqualificazione, Completamento e sostituzione edilizia, ERP 7) tombinamenti corsi d’acqua e canale scolmatore 8) alcune norme tecniche, comprese nei punti precedenti.
1) tunnel e viabilità. Si osserva che risulta estremamente positiva la cancellazione dell’ipotesi tunnel Rapallo-S.Margherita, per il suo forte impatto sul paesaggio, la portata dei lavori, la dubbia utilità ecc. Tuttavia la proposta di sostituire la direttrice principale del traffico, lungo la costa, su percorsi collinari oggi secondari sembra poco proponibile perché non verrà ritenuta appetibile dalla maggior parte degli utenti e soprattutto appare molto rischiosa perché pone la possibilità/necessità di interventi di adeguamenti e allargamenti su detta viabilità che si snoda in zona di pregio collinare. La penisola che separa Rapallo da S.Margherita comprende aree verdi a villa, edifici storici, aree agrarie: tutto un contesto che verrebbe alterato e danneggiato da una modifica dei tracciati viari esistenti, oggi a misura di spostamenti locali e poco intensi. Eventuali interventi sarebbero inoltre in contrasto con l’obiettivo del PUC di scoraggiare nuovi tracciati viari. Resta il problema della ss 227 tra S.Michele e S.Margherita, priva di marciapiedi, pericolosa per i pedoni e sovraccarica di traffico nei periodi di punta. Inoltre non è chiaramente spiegato come verrebbe risolto il nodo del mantenimento, ineludibile, della viabilità lungo la costa, sotto il castello, che si vuole giustamente restituire al tessuto urbano e pedonale, ma che non può essere aggirato. 1a - la nuova “passeggiata” tra Rapallo e S.Margherita risulta un’intenzione senza precisazioni. L’area costiera interessata, stante la presenza di edifici, anche storici, affacciati sul mare e le caratteristiche geografiche dell’area, con rocce a picco e ambienti di importanza naturalistica (vedi SIC marino IT 1332674) presenta una grande delicatezza e non si presta a nuovi interventi modificatori. La creazione ex-novo di una “passeggiata” potrebbe essere assai dannosa (vedi analoghi progetti in comuni limitrofi). Solo un intervento reversibile ed estremamente leggero può risultare accettabile. 2) Paesaggio collinare e aree agrarie. Appare del tutto condivisibile l’obiettivo di “non ammettere consumo di suolo nei territori aperti (...) scoraggiare nuovi tracciati viari” “ non ammettere nuove costruzioni nei territori aperti ma solo recupero dell’esistente senza infrastrutturazioni”. Questo può rappresntare un’inversione di tendenza nella mentalità prevalentemente costruttiva e espansiva dei criteri fin qui seguiti. Queste dichiarazioni d’intenti rischiano di essere tuttavia vanificate da alcuni AR (Ambiti di riqualificazione) e AR-CO (Ambiti completamento e sostituzione edilizia) sulle prime pendici collinari che contraddicono quanto sopra (punto 6 a seguire); e da alcune norme tecniche. In particolare: a) la ammissibilità di sale da gioco (!?!) negli ambiti AC-TPA-S, AC-TNI, AC-SV-RS. A parte la incomprensibile ed immotivata ragione di tale previsione, che forse è dovuta ad una svista, si deve rilevare che la materia deve essere comunque coordinata con la disciplina della L.R. 17/2012, recentemente entrata in vigore e disciplinante la materia; b) la ammissibilità delle piscine negli ambiti AC-TPA-S, AC-TNI, AC-NF nucleo frazionario di pregio di S.Lorenzo della Costa, AC-SV-RC sistema a ville retrocosta, AC-SV-LP sistema a ville litoranee di pregio; c) la ammissibilità della modifica o realizzazione di nuove bucature o balconi negli ambiti AC-NF, AC-SV-RC, AC-CU-PR. Si osserva come tale ammissibilità vanifichi il regime di conservazione, in particolare per gli edifici storici di pregio o di architettura spontanea per quanto attiene alle finestre e balconi, e danneggi gravemente il paesaggio con la possibilità di piscine, di forte impatto
nella costruzione, nella visibilità e per il consumo di acqua; e per la modifica dei passi carrai. Si osserva inoltre come l’obbligo di realizzazione di vasche irrigue per la ritardata immissione in rete delle acque meteoriche, negli ambiti collinari, agrari, di conservazione e territori non insediati nel caso di conservazione e recupero, norma di per sè encomiabile come misura accessoria alla prevenzione di disastri alluvionali possa essere (e sarà con ogni probabilità) il cavallo di Troia per la realizzazione di piscine anche dove non ammesso. E ne sono ammesse fin troppe. Infine risulta peculiare la previsione secondo cui gli impianti da energie rinnovabili (pannelli solari fotovoltaici e termici) debbano essere schermati da opportune cortine in legno o metallo con rivestimento di vegetali verdi: vuol dire impedire loro di funzionare! Un impianto solare non funziona se non prende il sole. Condividendo la necessità di evitare un forte impatto paesistico, dall’alto, a causa delle sagome e delle strutture di tali impianti, ma contemporaneamente volendo incoraggiare il risparmio energetico, si ritiene come sarebbe più opportuno prescrivere che i moduli siano del tipo integrato alla falda impegnata, oppure posti a terra in modalità di impatto paesistico trascurabile, conforme alla disciplina dei vari ambiti, autorizzandoli caso per caso. Ad esclusione del centro storico.
3) Paesaggio costiero e ampliamento alberghi. Si è presentata nel punto 1) ed 1a) osservazione al progetto di passeggiata prolungata da S.Margherita a Rapallo, e sui dubbi per la non chiara soluzione del lungomare riqualificato sotto al Castello. Si osserva qui, relativamente alle possibilità di ampliamento adottate per gli alberghi di valore storico/architettonico: - l’albergo Miramare si è già ampliato, i lavori per il posteggio sotterraneo e successivo soprastante auditorium sono in corso. Appare futile fare osservazioni in merito. - gli altri: Imperial Palace Hotel, Park Hotel Suisse, Metropole, Laurin, Helios, Regina Elena, Continental, Lido Palace Hotel, presentano possibilità di ampliamento condizionato che si reputano eccessive date le caratteristiche degli edifici e la loro posizione frontale sul lungomare e comunque di grande impatto visivo. Tra queste: mentre si dichiara la non possibilità di ampliamenti per il Lido Palace Hotel stante la sua collocazione, essa risulta “ammessa condizionata” nella scheda. Per il Continental è ammessa una possibilità di demolizione ricostruzione per il corpo aggiunto, con innalzamento tramite copertura a padiglione. Per l’Hotel Regina Elena sono resi possibili rifacimenti quasi integrali della facciata, e/o la costruzione di una nuova sala congressi (accanto a quella in costruzione dell’Hotel Miramare). In totale le possibilità di ampliamenti e modifiche appaiono eccessivi. Ci si chiede se effettivamente siano indispensabili sale congressi a distanza ravvicinata, ampliamenti di strutture già di notevoli dimensioni e di livello ricettivo tale da risultare d’èlite. (a parte il turistmo congressuale, notoriamente non pagato dai partecipanti)
4) Ambiti urbani di pregio. Si osserva come sia inopportuna la possibilità ammessa di trasformazione di Villa Carmagnola, in viale Rainusso, (Università di Genova) in residenziale. Stante la sua funzione di noto centro di ricerca di biologia marina, il pregio della villa e del restante parco pertinenziale.
5) Area portuale e AR-1 TRZ ex-cantiere Spertini
Sull’argomento la scrivente associazione aveva presentato osservazioni in data 1/IX/11. Trattavasi nel caso di decidere sulla possibilità di cedere in concessione per 90 (novanta!) anni lo specchio acqueo del porto e il suo litorale sud; possibilità sulla quale si era espresso parere negativo, e a cui si rimanda. Riguardo al porto, si trascrivono le osservazioni già presentate: si osserva: posto che non esiste rimedio alla forza della natura in eventi di particolare portata, i lavori svolti negli anni precedenti dovevano escludere ulteriori modifiche alla fisionomia del porto, data la ragionevole sicurezza raggiunta. Quindi contro il prolungamento della diga. Oltretutto un modo assurdo e antieconomico di lavorare, procedendo per tentativi ed errori. Il braccio che chiuderebbe il porto lato centro storico rappresenterebbe una limitazione del ricambio delle acque e, alla luce degli studi del 2007, sarebbe indifferente per la sicurezza. La “razionalizzazione” degli ormeggi: il porto di S. Margherita è ormai l'ultimo che ha mantenuto la sua fisionomia originaria di porto ad uso promiscuo (pesca, servizi di linea e nautica da diporto) con quel “disordine” in realtà ben organizzato che ci rimanda al borgo ligure tradizionale. La sua radicale trasformazione significherebbe la perdita di una testimonianza storica e paesistica rimasta unica e l'omologazione del porto a un disegno banale e ripetitivo come avvenuto nei porti turistici di Rapallo, Lavagna, Chiavari e altri (ormai rimessaggi di barche). Riteniamo che il centro storico di S. Margherita non possa essere conservato a prescindere dalla conservazione del suo porto. Si ricorda che il porto di S. Margherita Ligure e la palazzata ad esso contigua oltre ad essere soggetti a vincolo paesistico (D.Lgs. 42/04 Codice dei beni culturali), sono considerati “elementi puntuali di valore” nel PTC della Provincia di Genova. Il porto è classificato come porto rifugio di I° categoria. Il molo (calata del molo, via Amm. Canevaro), l’area ex-cantiere Spertini e Valletta e la Casa del mare: sembra che su queste aree si sia creata una confusione e sovrapposizione di decisioni, ed una mescolanza di carte che rende difficile osservare mantenendosi nei limiti di quanto proposto. In breve: sono state proposte alle pubbliche osservazioni (dalla scrivente associazione presentate il 1/IX/11) la possibilità di concedere a una privata società la concessione novantennale per costruzione di un centro benessere, ecc. La discussione verteva solo sulla concessione e non sul progetto che però giocoforza vi è entrato. E’ stato presentato un secondo progetto e medesimo iter. Si è svolta la Cds in cui sono state chieste congrue modifiche di entrambi i progetti. Ora, in corso di osservazioni e approvazione del PUC adottato, le modifiche si apprende che sono state presentate. Questo procedere non è chiaro, non è corretto, ingenera confusione e sovrappone procedimenti che dovrebbero essere ben distinti. Si osserva innanzitutto che su qualsiasi progetto per l’area in esame avrebbe dovuto porsi una moratoria fino alla chiusura dell’iter di approvazione del PUC. Entrando nel merito, la pianificazione del PUC riprende la destinazione turistica/balneare/benessere dei due progetti presentati, ma con avvertenze che ne moderano l’impatto e che possono essere tuttavia migliorate: “L'obiettivo della riqualificazione è il complessivo recupero tipologico/edilizio delle aree e dei manufatti in esso esistenti attraverso interventi volti alla demolizione degli edifici, alla realizzazione di un tessuto di nuovo impianto volto alla riqualificazione dell’aree ed al parziale mutamento delle destinazioni d’uso. L’intervento di riqualificazione e completamento dovrà comprendere lo studio e la realizzazione obbligatoria di opere di difesa a mare del tratto di
arenile impegnato, mediante la realizzazione anche di intervento di ripascimento strutturale, tali da garantire la sicurezza dell’ambito da eventi meteo marini.” Continua: “Si ritiene, visto lo stato del processo pianificatorio del PUC e la fase iniziale del procedimento D.P.R. 509/97, che non sia possibile, ad oggi, da parte dei redattori del PUC valutare la proposta presentata in quanto non forniti di sufficienti strumenti per valutare le molteplici implicazioni sul territorio che il progetto comporterebbe” tirandosi di fatto fuori da pareri sui progetti presentati e dando, come è giusto, indicazioni prescrittive. E’ evidente che l’area è degradata e da riqualificare. Ma ciò non a scapito del valore paesaggistico dei luoghi e non con interventi stridenti dal punto di vista stilistico con l’esistente. Quanto proposto nelle norme di attuazione può essere “un falso stilistico”; ma purché sia identificabile, può essere migliore delle architetture omologate e banali fin qui proposte. Un progetto veramente innovativo dovrebbe essere a bassissimo grado di rottura con l’esistente e veramente integrato col paesaggio (non illusioni da rendering). Si osserva che: ogni eventuale progetto è comunque soggetto alla VIA di cui alla Legge Regionale 38/98 “Disciplina della valutazione di impatto ambientale”. Si osserva come gli spazi pubblici siano ancora troppo esigui rispetto all’edificazione privata, non residenziale, che deve essere non meno del 60%. Questa quota appare eccessiva ed appare un’abdicazione del pubblico utilizzo e godimento di beni demaniali a favore di privati. Si osserva come l’edificio denominato “Casa del mare” potrebbe e dovrebbe essere mantenuto, in quanto di qualità architettonica significativa per l’epoca di costruzione; come le altezze totali previste per la “Casa del mare” e per l’area “la Valletta”, di m 10, siano eccessive. Tanto più che “non sono computabili nei calcolo dei limiti massimi di altezza e nel numero dei piani consentiti, eventuali sovrastrutture in copertura d’arredo del sovra-piastra, quali, a titolo esemplificativo: opere di sistemazione a verde, pavimentazioni in deking etc..” cosa che si presta a scappatoie. Risulta dunque necessario ridimensionare le prescrizioni riguardo alle altezze e al dimensionamento.
6) Aree di riqualificazione AR / AR CO. Le varie Aree di Riqualificazione e di Riqualificazione con Completamento o Sostituzione pongono problemi per le nuove edificazioni previste, per la collocazione quasi univoca in zone collinari di prima pendice oggi agrarie (uliveto) o del sistema a ville, che costituiscono la cornice verde della cittadina. Preziose dal punto di vista paesistico e per aver mantenuto ben netta finora la lettura del confine tra area urbana e area agraria e/o naturale. Sono tutte aree soggette a vincolo paesistico. Infatti per una di esse si presuppone il cambiamento di classificazione nel PTCP. Tre di esse sotto sottostanti a frane attive o quiescenti. Altre riguardano la demolizione e ricostruzione di edifici storici. Il fine dei progetti è la creazione di una rete ERP (Edilizia Residenziale Popolare) 6 a) Si osserva come questi valori dovrebbero non essere alterati ma tutelati e quindi i progetti andrebbero accantonati. In particolare: AR 2 Istituto S.Giorgio – sebbene l’edificio sia oggi degradato, l’apposizione di vincolo, oggi revocato, ne testimonia un certo valore. L’ambito, a differenza di quanto affermato, può presentare valori ambientali trattandosi di edificio con ampio giardino antistante, da valorizzare, e piacevole oasi verde in una zona dove edificazioni eccessive trascorse hanno soffocato spazi agrari senza sostituirli con giardini.
AR 8 Villa Attilia – si ripete quanto sopra, con forti dubbi sulla pratica di “scambio” di alloggi ERP da edificarsi in area Crosa dell’Oro a fronte della demolizione e ricostruzione nell’area in oggetto. AR 7 ex-cronicario – l’ex-cronicario in posizione centralissima e panoramica è stato ceduto per 90 anni per l’operazione immobiliare dai Pii Istituti Riuniti e l’operazione è già passata in fase referente in Cds. Appare perciò relativamente vano proporre osservazioni. La soluzione alloggi a prezzo convenzionato e auditorium è stata oggetto di aspri dibattiti. AR 9 via principe Centurione - caratteristica via confinante con il Parco di Villa Durazzo, centralissima, ma appartata. Come si potrà attuare la conservazione degli affreschi meritevoli se l’edificio verrà demolito per far posto a un posteggio ? 6 b) I successivi ambiti presentano condizioni e problemi simili: si osserva come tali progetti siano estremamente dannosi dal punto di vista paesistico, pericolosi per la presenza di frane, sostituibili nella funzione di edilizia sociale da recupero di aree dismesse o altro, e quindi vadano abbandonati. Lasciando ai territori coinvolti, peraltro tutti sottoposti a vincolo paesistico D.Lgs. 42/04 le loro caratteristiche di inedificato e inedificabile. Si tratta di nuove edificazioni interamente o un quota maggioritaria destinati a ERP, eventualmente con meccanismi di scambio. Nel dettaglio:(premesso che i numeri identificativi degli ambiti non collimano tra DF e Norme di conformità si cita solo la località) - AR CO Banchi/ SIS IC località Crosa dell’Oro/ AR CO 1 località Fonte del Diavolo. Per la Località Fonte del Diavolo, situata sopra una frana attiva, la prosecuzione dell’urbanizzazione di un SUA già approvato (e contro il quale presentammo osservazioni il 21/IX/08, successivamente bocciato anche dalla Sovrintendenza BAP,con alterne vicende) con 1 nuovo edificio da aggiungersi ai 3 esistenti, è da considerarsi negativa. Ancora peggio per quanto riguarda le nuove edificazioni in località Crosa dell’Oro, attualmente area adibita a servizi, posta a valle di una frana quiescente, e per la quale si propone il cambio di classificazione nel PTCP da IS-MA-CPA a IS-MO-B, al fine di costruire circa 18 alloggi, numero edifici non precisato. La peculiare valenza paesaggistica dell’intera area, come si è già rilevato, ha indotto i pianificatori ad assoggettarla ad assoluta inedificabilità (se si eccettua la possibilità di limitati ampliamenti contenuti nel 15% dell’esistente): a maggior ragione pertanto è evidente la illogicità della scelta, espressa nel progetto medesimo, di consentire una massiccia edificazione in una sua ristretta porzione (circa 2500 mq.) mediante la realizzazione di due edifici di altezza di circa 9,50 m. su tre piani di estensione di 50 mq ciascuno, oltre alla connessa superficie accessoria da definirsi in sede progettuale.Tale scelta risulta, inoltre, incongrua e contraddittoria, in rapporto alla opposta previsione adottata per le aree limitrofe, interamente sottoposte a vincolo di inedificabilità in ragione della necessità di conservazione e di tutela dell’attuale assetto ambientale. A ciò si aggiunga che l’intervento non risponde evidentemente ad un’effettiva esigenza di implementazione dell’edilizia residenziale della zona che, ove sussistente, avrebbe, tra l’altro, indotto il pianificatore a scelte differenti e maggiormente aderenti al perseguimento di interessi generali e di pubblico rilievo, quali, appunto quelli connessi all’edilizia pubblica o agevolata. Ulteriore grave profilo di contrasto si rinviene, poi, rispetto alla sopra richiamata collocazione delle opere di cui si tratta in zona IS MA CPA (art 79 N.T.A.).
Tale zona IS MA CPA risulta, infatti, soggetta a regime di mantenimento finalizzata alla salvaguardia dei corridoi paesaggistici ambientali che la norma di cui sopra espressamente assoggetta a regime di conservazione in termini di bassa densità insediativa, modi d’uso del suolo e tutela dei valori identitari presenti, inibendo, conseguentemente nuovi interventi edilizi se non in misura episodica e connessi a funzioni agricola e di presidio ambientale e ad altre attività volte a favorire la fruizione naturalistica, ambientale, storico-culturale nonché la funzione turistico-ricettiva del sito con il minimo impatto paesaggistico ambientale. Infine le nuove costruzioni in località Banchi, 1 edificio, sulla cresta collinare tra S.Margherita e S.Michele di Pagana. Località il cui pregio è stato esposto al punto 1) viabilità. - AR CO Madonnetta/Madonna della Neve/ AR CO via Fortunato Costa con nuova strada tra Madonna della neve e Hotel Regina Elena Si tratta di ambiti TNI. Le operazioni immobiliari, località Madonnetta 3 edifici residenziali, di cui 1/3 a ERP, via Fortunato Costa 1 edificio con cessione gratuita al Comune della nuova strada, vengono a incidere su territorio non insediabile, classificato in gran parte come ambito di conservazione, e di presidio ambientale saturo. L’apertura nella nuova strada, assolutamente non necessaria essendo presente una viabilità secondaria, potrebbe essere foriera di nuova cementificazione. Nei due insiemi di ambiti sopra esaminati si osserva come: il degrado presunto è inesistente, trattandosi di territorio agrario (a terrazzamenti) o comunque a verde, già considerato come ambito di valore e Non Insediabile. Sul versante sud della valle del torrente S.Siro, al fattore paesistico ambientale si aggiunge un problema di sicurezza trattandosi di aree in frana, attiva o quiescente. Nelle aree a valle del nucleo di Nozarego il fattore paesistico e la tutela della cornice verde dell’abitato è prevalente. Le descrizioni di miglioramento ambientale e di scarsa visibilità delle eventuali edificazioni appaiono una difficile esercitazione retorica, essendo il pregio delle aree minacciate da nuovi progetti immobiliari indiscutibile. Si aggiunge che la DF apre con una dichiarazioni d’intenti di blocco al consumo di suolo, soprattutto nei territori aperti, di scoraggiare nuovi tracciati viari, e di presidio ambientale. In aperta contraddizione con tali progetti. La popolazione di S.Margherita è in contrazione da tempo (decremento 0,79% in 25 anni) e non sembra ci sia questa impellente necessità di nuove abitazioni per i residenti. Per il turismo, alterare l’impianto urbanistico di S.Margherita, conservatosi abbastanza fino ad oggi, può essere un motivo di allontanamento.
7) S.Margherita presenta parecchi corsi d’acqua tombinati, alcuni da oltre un secolo, e una ricorrente casualità di alluvioni. Tra i rii principali tombinati il torrente S.Siro, per 1500 m, il rio Magistrato per 600 m, i confluenti rii S.Barbara e Nozarego per 300 m, oltre al rio Acquaviva a Paraggi. La DF rimarca “l’inadeguadezza e pericolosità” a Paraggi; “l’alta suscettività al dissesto soprattutto nelle aste terminali”, “le variazioni di geometria (della sezione coperta) e problemi di inadeguadezza e rifiuto (dello scarico a mare)”. Essendo difficile risagomare le sezioni e intervenire, propone il rifacimento delle fognature; per i torrenti Nozarego e S.Barbara la sigillatura delle grate onde evitare il rigurgito delle acque, e la costruzione di una nuova rete per le acque bianche. Ritorna il progetto di scolmatore del torrente S.Siro, che ciclicamente si ripropone dal 1917. Questa volta dovrebbe iniziare in S.Siro a monte
dello stadio, sottopassare Costa Mezzana e Costa S.Barbara per sfociare circa a Punta dell’Ago. Si osserva come la sigillatura delle grate appaia un’idea peregrina, forse peggiore del male, ma che le altre opere , rifacimento fognature e rete acque bianche siano di assoluta priorità, come lo è una revisione dello stato delle tombinature e della loro ragion d’essere. Un riesame senza pregiudizi delle loro criticità e della loro reale utilità potrebbe portare a un cambiamento nella prevenzione dei disastri alluvionali, attraverso una gestione naturalistica dei corsi d’acqua. In fede, Lavagna 18 agosto 2012 per la sezione Tigullio di ITALIA NOSTRA onlus la presidente Anna Maria Castellano