ISTITUTO ALBERGHIERO DI STATO “PIETRO d’ABANO” ABANO TERME (Padova) Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
I CENTINI DEL “PIETRO” ALL’ESAME DI STATO 2014/2015
a c i t a r pmente RIVISTA DELL’ISTITUTO ALBERGHIERO PIETRO d’ABANO
Anno V - N. 13 - Dicembre 2015
IN QUESTO NUMERO
PRATICAMENTE Pietro Rivista dell’Istituto Alberghiero “Pietro d’Abano” Dicembre 2015 - Anno V - N. 13
Editoriale A proposito di “Buona scuola”
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La posta del Pietro
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Autovalutazione
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A microfono aperto
Elisa Fornasiero: Cracco è disponibile e simpatico Federico Maschera: la magia dell’Orient express Manuel Tempesta. L’armonia, l’etica, l’eleganza di un cameriere
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Legalità e illegalità nell’alimentazione
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I ragazzi del “Pietro” e il mercato del lavoro Inchiesta
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Guida all’esame di Stato
I consigli di una professoressa
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Progetto accoglienza
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Il libro di Alessandra Merighi
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Lo scaffale
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Musica, cibo per le orecchie Il violino, strumento antico con un suono nuovo
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Bruno Maniero, un grande maestro
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I soggiorni-studio del “Pietro”
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Expo 2015
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Il notiziario del “Pietro” ● ● ● ● ● ●
Una mostra di pittura a Villa Bassi Libriamoci 2015. Giornate di lettura Next Stop Abano Terme Concorsi Studenti eccellenti Eventi di fine anno scolastico 2014/2015
Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
Via Monteortone, 9 - 35131 Abano Terme Tel. 049.8630000 - Telefax 049.8639707
Risposte degli studenti
In giro per l’Europa
Direzione, redazione, amministrazione ISTITUTO ALBERGHIERO DI STATO “PIETRO d’ABANO”
Stampa Nuova Grafotecnica snc Via Leonardo Da Vinci, 8 - 35020 Casalserugo (PD) Tiratura: 2000 copie questo numero è stato chiuso in redazione il 25.11.2015
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Studenti eccellenti che all’Esame di Stato dell’anno scolastico 2014/2015 hanno conseguito il massimo dei voti (100 su 100). Da sinistra: Rebecca Santimaria, Valeria Barison, Mihaela Tudosanu, Luca Bianco, Alison Bordin, Sara Santimaria, Filippo Toson (foto Fabio Ghirardello)
Direzione Luigino Grossele, direttore editoriale Saverio Mazzacane, direttore Redazione Elisabetta Benvenuti, docente Tomaso Bortolami, docente Maria Chiara Ceresoli, docente Emanuele Diletti, studente Andrea Fabris, studente Fabio Ghirardello, docente Renate Gilli, docente Maria Cristina Todeschini, docente Eva Tofani, studentessa Hanno collaborato a questo numero: Marina Barison, studentessa Alessandra Bernardi, docente Stella Binzar, studentessa Luisa Bresciani, docente Classe 2C, studentesse e studenti Classe 4CC, studentesse e studenti Classe 5CC, studentesse e studenti Giulia Dengo, studentessa Alessandra Merighi, scrittrice Silvana Moscatelli, docente Cristian Padovan, studente Arianna Quercioli, studentessa Sara Rosina, studentessa Moreno Salvò, docente Ivana Toma, docente Lucia Trevisan, docente Daniela Vicariotto, docente
A PROPOSITO DI “BUONA SCUOLA”
Dopo un anno di dibattiti, confronti e polemiche, la legge sulla “buona scuola” è stata varata. E’ stata preceduta da una consultazione che ha coinvolto tutti i cittadini italiani, in qualità di utenti diretti o indiretti del servizio educativo, sia individualmente che in forma associata. E’ stato chiesto loro di esprimersi su una proposta di cambiamento della scuola, avanzata dal Ministero dell’Istruzione che ha avuto il seguente riscontro: 207 mila partecipanti on line, un milione e 300 mila accessi al sito, 200 mila partecipanti in 2043 dibattiti, un milione e 500 mila persone - per lo più docenti e dirigenti scolastici - coinvolte per tramite degli Uffici scolastici regionali che hanno prodotto 20 corposi documenti di sintesi e, infine, altri 115 position papers proposti da enti, associazioni, fondazioni, partiti, sindacati, movimenti, reti, ecc. Il tutto, parola per parola, è pubblicato sul sito https://labuonascuola.gov.it. Come si può immaginare, seguendo i suggerimenti dati dalle parti, la legge sulla “buona scuola” avrebbe potuto essere anche sostanzialmente diversa da quella poi approvata dal Parlamento. Non solo, ma di leggi, viste le diverse posizioni in campo, se ne sarebbero potuto fare più di una. Non so quanto e in quale modo Ministero e Governo abbiano tenuto in considerazione i suggerimenti della base o quanto siano stati capaci di conciliare le posizioni, fatto sta che il disegno iniziale non è stato per nulla sconvolto. Anzi, al di là di qualche modifica dettata più dal buon senso e dalla necessità di chiudere la partita all’ultimo minuto, la legge poteva essere emanata fin da subito. Forse senza consultazione. Non si vuol muovere una critica al metodo di coinvolgere direttamente gli utenti, impiegato democraticamente per l’occasione. Anzi, al contrario, si plaude a ciò. Ma si vuol dire che i nostri rappresentanti in Parlamento e il nostro Governo, sapevano bene - e lo si sa da decenni – e lo sanno tutti – quali fossero les doléances della nostra scuola. Il precariato, la profonda sconnessione tra ciò che si impara e le esigenze del mondo lavorativo, l’insicurezza e la vetustà di buona parte delle strutture scolastiche, il ritardo nel processo di digitalizzazione della scuola, il modo di insegnare ingessato, lontano dalle esigenze di una mutata “relazione educativa”, i contenuti dell’insegnamento da aggiornare. Sono questi i temi principali, anzi i problemi, che tutti hanno ben presente e sui quali tutti sanno che si deve intervenire. Da tempo! Da decenni! Siamo in forte ritardo! Semmai, la questione complessa era ed è quella di trovare il modo giusto per farvi fronte. Lo Stato sta dando le sue risposte. Ad esempio, l’assunzione in ruolo di 100 mila insegnanti, una parte dei quali, il cosiddetto organico dell’autonomia, dato in aggiunta allo stretto organico di base per far fronte alle esigenze di potenziamento dell’offerta formativa per gli studenti (corsi integrativi e di recupero, apertura pomeridiana delle sedi, possibilità di lavorare in gruppi più ristretti). Questo è un intervento assolutamente straordinario. Pochi credevano che ciò potesse realmente avvenire e invece, giorno dopo giorno, fase dopo fase, la promessa si sta concretizzando. Anche sul versante edilizio, sui laboratori didattici e sulla scuola digitale è stato avviato il cambiamento: le scuole stanno concorrendo con progetti autonomi al finanziamento di opere per il miglioramento delle strutture, nonché per il loro abbellimento. Ma c’è molto altro in cantiere e, di questi tempi, c’è grande fermento negli Istituti scolastici, tutti alle prese con la presentazione di progetti di finanziamento, purtroppo condizionati da scadenze capestro, che spaziano dal teatro alla musica, dal cyberbullismo ai laboratori mobili. Sul discorso del bonus di 500€ all’anno assegnato ai docenti, su quello della logorante attesa del rinnovo del loro contratto, ormai scaduto da otto anni, sull’imbarazzante silenzio riguardante l’altra componente fondamentale dell’organizzazione scolastica, quella del personale ATA, mi riservo di parlarne in una prossima occasione. Chiudo invece questa breve riflessione accennando a quella che ritengo essere la più significativa e, nel contempo, la più delicata innovazione introdotta dalla Legge 107 (“buona scuola”) e da altre disposizioni ad essa collegate: la valutazione. Argomento che, più di ogni altro, sta diventando la cartina di tornasole per la verifica della tenuta della riforma. Le scuole hanno elaborato il RAV (Rapporto di autovalutazione) nel quale, dopo aver fotografato e autovalutato la loro realtà da tutte le angolature possibili - si spera onestamente, senza ricorrere a programmi di fotoritocco - hanno espresso un Piano di miglioramento da attuarsi nel breve periodo al fine di perfezionare la propria offerta formativa. E’ un impegno che si sono assunte nei confronti dell’utenza, del MIUR e di loro stesse. Evidentemente, il rispetto di tale piano avrà incidenza anche sulla valutazione dell’operato dei dirigenti scolastici e dei docenti. Ma per questi ultimi c’è molta più carne al fuoco, considerato che sono le figure fondamentali del rinnovamento e che, senza di loro, nessuna scuola è possibile. Attraverso il meccanismo della premialità (l’assegnazione di un compenso aggiuntivo per i più meritevoli) si vuol condurre in porto un processo mai realizzato nella scuola italiana: la valutazione dell’insegnamento. Tra l’altro effettuata, almeno nell’individuazione dei criteri generali, da un composito Comitato di valutazione di cui fanno parte anche, per la scuola secondaria di secondo grado, genitori e studenti. Ovviamente, il dirigente scolastico, che presiede tale comitato e che dovrà individuare i meritevoli, funge anche da garante del rispetto delle singole professionalità. È luogo comune che chi è in regola, non ha paura di essere valutato. E questo vale per tutti. Luigino Grossele
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LA POSTA DEL PIETRO Indirizza la tua posta a questa e-mail:
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MARGARET’S REPORT Spring 2015 (Alessandra Garrì) Lo scorso anno abbiamo ospitato, grazie al progetto “American English”, una lettrice americana, studentessa della Boston University. Margaret ha fatto alcune lezioni con i docenti di inglese e si è inserita da studentessa in qualche lezione di cucina. Alla fine del percorso ci ha scritto una lettera che è anche una relazione sull’attività svolta. Proviamo a commentarla qui di seguito.
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Margaret: As a hospitality major in university, I’m pretty fascinated that in Italy people start studying hospitality as soon as high school. Moreover, I’m fascinated at how almost all young people in Italy have at least a basic understanding of English. In America, languages are taught in high school but they aren’t uniform – some people have learned Spanish, some French, some Chinese and so on – but in my experience with my host siblings and people that I’ve met here, most people have learned some kind of English in school. My time at the Istituto Alberghiero di Stato in Abano was a chance to explore both of these great things. I went to the alberghiero five times over my semester in Italy helping with English lessons at various grade levels and also having fun in the kitchen with the cooking teachers. Come studentessa universitaria di “Gestione Alberghiera” Margaret si è molto stupita di trovare una scuola secondaria che offre un percorso di studi che negli Stati Uniti può svolgersi solo a livello universitario. Inoltre è rimasta colpita dal livello di conoscenza della lingua inglese dei nostri studenti, tanto più che negli Stati Uniti pochi adolescenti sono in grado di parlare una seconda lingua straniera. Margaret: The first time that I went to the school, the teacher who I was helping said something to me that I never really considered. She was so excited for me to be there not necessarily to teach the students anything new, but rather just for them to hear me speak. The high school doesn’t have any American faculty and their school system hasn’t been able to have many exchanges with native English speakers so the students have learned all of their English from people without the “mother tongue.” Something that I could provide without even trying! And so for the first day, I just spoke with two classes (fourth and fifth grade students). Margaret commenta di essere stata felice di sentirsi utile senza molti sforzi, l’unica cosa richiestale era parlare in inglese, la sua lingua madre! La sua considerazione è che è un vero peccato che le scuole italiane non concedano la presenza
di insegnanti madrelingua in classe e non finanzino un maggior numero di progetti di scambio con i Paesi anglosassoni. Margaret: One of the first things that I heard a student say was that I spoke strangely. Obviously, she knew that I was speaking correctly but the class had learned English pronounced by someone who learned it as a secondary language. The second thing that I heard was someone whisper “lei capisce?” and when I nodded yes, I felt I earned a little bit of trust from them. We talked about music that we liked and tattoos and their passions and whatever they could think of to ask me. Every class wanted to know what Americans thought about Italians. Una delle prime cose che gli alunni hanno commentato riguardava il suo accento, le hanno detto che “parlava in maniera strana”. Ovviamente sembra strano un parlante nativo se l’unico accento cui si è abituati è quello di un “non nativo”! In classe si è parlato di musica, tatuaggi e soprattutto di come gli Americani vedono gli Italiani. Margaret: The following times, the teacher prepared a lesson plan to add a bit more structure so that the students weren’t nervously asking questions for fifty minutes. It’s funny how I could notice them rehearsing their questions in their head before raising their hands. One day, we read an article about eating insects and I got to teach them funny words like “slimy” and “squishy” to help them explain why they wouldn’t want to eat worms. Quando la lezione era strutturata gli alunni non si affannavano più a chiedere cose strane, e Margaret poteva rendersi utile fornendo nuovi vocaboli, relativi agli argomenti trattati. Margaret: Another time, I sat with a first grade class who had been learning fairy tales and they took turns reciting them to me. I also explained the SAT and ACT to a class of second graders who seemed to get lost completely which I absolutely understood. In America, we never would have learned the Italian higher education system, however, that’s what the class was learning. Very interesting. Una classe stava studiando il sistema scolastico americano. A lei non è mai successo di studiare il sistema scolastico di un altro Paese. Margaret: The first time that I went to the kitchen, I helped a second grade class of students prepare a seafood lunch. This was a base-level class because students don’t choose their specialty (tourism, cooking or service) until the third year, so some students
were obviously more interested than the others. We spoke only in Italian and after cooking, we went to the “sala” where the students in a service course had prepared tables and we ate lunch. One student was the sommelier of the day and she served us wine as her teacher kept correcting her actions. Another student kindly asked if I wanted the risotto or calamari and filled my plate. Afterwards, a student prepared a crepe for me while explaining how it was made in English. In cucina Margaret ha lavorato con gli studenti di una classe seconda, ha cucinato, poi è andata in sala e le è stato servito il pranzo. Un alunno faceva il maitre e gestiva il servizio. It’s amazing to me that this is what their lessons consist of! Even in university, there is no real life application like this. We’re expected to sit in classes and take notes on information that can only really be learned through practice. They’ve just combined the two in the alberghiero. Makes a lot of sense to me. There are even students who have “reception days” where they dress as a receptionist and sit at the front desk of the building and welcome visitors. Per Margaret è davvero incredibile come l’Istituto alberghiero metta in pratica ciò che si insegna. All’università non si fa mai l’applicazione della teoria. Ciò che fa la nostra scuola è splendido e molto interessante. The day that I had a lot of fun in the kitchen was with another teacher named Vito. His class was out that day but he had to prepare desserts for a banquet and I gladly helped since desserts are my favorite things to make! He taught me how to make roses out of fondant and almond macaroons. We laughed a lot as he randomly blurted out English words that he knows in the middle of conversation. Durante una lezione di cucina Margaret si è dedicata alla preparazione di un dessert, il suo piatto preferito, e si è molto divertita. Everyone at the school was so happy to have me that I’m so grateful to have met them and had the experience. Getting on the bus to Abano in the morning and finding my way there was an amazing way to feel integrated into life around Padua. I felt as though I had something of my own that I was doing that was separate from school where I could have some fun. Tutti ad Abano erano felici di vederla e questo le ha fatto sentire di essere parte di una comunità, completamente integrata nonostante fosse in un contesto completamente nuovo.
AUTOVALUTAZIONE LE RISPOSTE DEGLI STUDENTI La scuola che cambia
L’analisi fatta attraverso il progetto “Autovalutazione di Istituto” ha consegnato dati interessanti, dipingendo una scuola con qualche contraddizione, ma pronta ad affrontare una serie di sfide. Di seguito forniamo un sunto di quanto emerso. 1. Il 10% dei nostri allievi non ha la cittadinanza italiana, il 15% ha un genitore disoccupato, il 44% degli allievi ha il papà con un grado di istruzione inferiore al diploma, solo il 17% degli allievi ha un genitore con attività alberghiera già avviata. Si tratta di alunni che, sicuramente, partono svantaggiati, ma seguono il corso di studi con passione, speranza e voglia di riscatto. 2. Le risposte degli studenti ci dànno da riflettere. Un alunno che si iscrive al “Pietro d’Abano” spesso ha una condizione familiare disagiata, non segue il percorso del liceo che si prospetta lungo e insidioso, sceglie di avere presto in mano un lavoro, di acquisire una professionalità immediatamente spendibile e remunerabile. La nostra è una scuola che prepara al successo, che risponde ai sogni delle famiglie e che comunque non tarpa le ali sulla possibilità di proseguire gli studi e laurearsi. 3. Oltre la metà degli studenti asserisce di avere un buon rapporto con gli insegnanti, ma oltre il 50% lamenta la mancanza di attività extracurricolari interessanti e la mancanza di una didattica innovativa. Perdiamo in effetti un’opportunità se decidiamo di non usare strumenti innovativi. I nostri allievi più di altri avrebbero bisogno di rendere concreto il sapere teorico, di vedere in laboratorio ciò che si apprende sui libri, di trovare una spinta e una motivazione forte per l’apprendimento. I nostri studenti hanno una performance migliore di 10 punti percentuali di media nei risultati Invalsi, rispetto ai loro coetanei degli istituti professionali a livello nazionale. Chi è iscritto da noi dimostra dunque che non disdegna la teoria, affatto. 4. C’è infine tanta eterogeneità nelle classi. La variante interna alla classe è elevata. Abbiamo classi con studenti molto bravi e studenti molto deboli. Noi insegnanti dobbiamo imparare a mediare, a dribblare, a muoverci zigzagando in classi dove l’insegnamento non è lineare, il percorso è denso di ostacoli e i risultati raggiunti restano disomogenei. Alessandra Garrì
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Sono stati raccolti 820 questionari (circa il 90% della totalità degli alunni). Di seguito i grafici più significativi dei dati raccolti.
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A MICROFONO APERTO ELISA FORNASIERO
“CRACCO È DISPONIBILE E SIMPATICO“ Elisa Fornasiero è una giovane donna di talento che, conclusa la formazione scolastica al “Pietro d’Abano”, ha saputo valorizzare la sua passione per la cucina e in particolare per la pasticceria attraverso un percorso professionale che l’ha portata - in giro per l’Italia e per l’Europa - a raggiungere in poco tempo brillanti risultati. Nessuno, in questi anni, le ha regalato nulla, com’è giusto che sia, e dunque la sua carriera è frutto delle capacità che ha saputo dimostrare, dei sacrifici che si è imposta, della volontà di mettersi sempre in gioco e migliorarsi. Elisa ha accettato di raccontare se stessa e le sue esperienze a “Praticamente Pietro” in una breve chiacchierata che restituisce l’immagine di una persona che ama il suo lavoro e non è disposta a fermarsi o ad accontentarsi. Ho 25 anni e ho finito la scuola da sei. La formazione scolastica è importante perché è la scuola che ti apre la strada. Almeno per me è stato così, visto che ho deciso di intraprendere un percorso professionale coerente con gli studi che avevo fatto. Tengo a dire però che i ricordi più belli di quel periodo sono legati a quei professori che mi hanno dato molto dal punto di vista umano.
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Se non mi sbaglio, appena diplomata sei partita da casa per lavorare... Sì, ho fatto praticamente la giramondo. Sono partita da Portofino come commis di pasticceria all’Hotel Splendido, ho continuato in Svizzera, al Kempinski Grand Hotel des Bains di Saint Moritz, quindi mi sono trasferita per qualche mese a Londra, per poi rientrare in Italia, dove per due stagioni ho lavorato a Capri, al Capri Palace, all’interno della pasticceria stellata del ristorante “Olivo” (anch’esso stellato). Un inizio significativo della tua voglia di crescere ed affermarti... Beh, si tratta di strutture prestigiose nelle quali ho imparato tanto. Ma non per questo ho voluto fermarmi. Durante la stagione invernale mi sono trasferita a Milano, al ristorante Trussardi alla Scala, guidato dallo chef Andrea Berton che ringrazierò sempre per avermi dato la possibilità di entrare “nel giro” della ristorazione stellata milanese. Ho affrontato l’esperienza di Milano consapevole che non sarebbe stato facile ma non mi sono mai abbattuta, rincorrendo sempre i miei sogni. Ritornata a Capri mi sono resa conto che la permanenza da Trussardi mi aveva cambiato, motivandomi ancora di più e stimolandomi a dare il meglio di me in qual-
Un dessert preparato da Elisa Fornasiero
siasi circostanza; allora, decisa a fare nuove esperienze, ho cominciato a mandare il mio curriculum di qua e di là. Così ti sei ritrovata da Cracco... Sì, quando sono arrivata io il ristorante era guidato dallo chef Cracco e dallo chef Matteo Baronetto. Lì ho iniziato come commis e ora, dopo tre anni di lavoro intenso e di sacrifici, ho la fortuna di lavorare con lo chef pasticcere Luca Sacchi e di fare spesso le sue veci, provando sempre cose nuove. A questo punto non posso non chiederti di Cracco, ormai un’autentica star... No, Carlo Cracco è una persona normalissima. Posso parlare di lui solo con affetto e riconoscenza. Lo stimo molto per le sue capacità di imprenditore e anche per il suo continuo mettersi in gioco. È quasi sempre in ristorante e si interessa ai suoi ragazzi anche se ha mille impegni e a volte è stanco. Dicono che sia molto severo nell’ambiente di lavoro... Lo chef è severo quando deve esserlo, non lo è mai senza motivo. Anzi, è sempre disposto a dare consigli e ad assaggiare i prodotti che proviamo a fare. Con me è stato sempre disponibile e simpatico! E’ goloso e ama il gelato... Elisa, chiudiamo con la più classica delle domande... Oggi da professionista affermata che cosa ti senti di dire ai nostri studenti? Il mio consiglio ai giovani che vogliono iniziare questo lavoro è quello di essere umili ma al tempo stesso esuberanti, carichi di una voglia contagiosa di imparare, pronti ad impregnarsi di sapere come spugne. E ovviamente di non abbattersi mai e andare avanti, di tenere come punto fermo se stessi (per non perdersi), di trovare e cercare in se stessi gli stimoli giusti per non abbandonare la strada intrapresa anche quando te ne viene la voglia o la tentazione. Consiglio di non sprecare le occasioni, di coglierle tutte e di non lasciarsi fermare dalla paura di non farcela. La scuola? Mi ha insegnato molto dal punto di vista umano, anche se il grosso dell’esperienza – lo sappiamo – te lo fai fuori, lavorando e imparando sul campo.
Maria Chiara Ceresoli
A MICROFONO APERTO FEDERICO MASCHERA “LA MAGIA DELL’ORIENT EXPRESS“
Il maitre Federico Maschera ex allievo dell’Istituto Pietro d’Abano
L’Orient Express è stato un treno passeggeri a lunga percorrenza messo in servizio dalla Compagnie Internationale des Wagons-Lits (compagnia francese), che in origine collegava Parigi (Gare de l’Est) a Costantinopoli (l’odierna Istanbul). Iniziato nel 1883, il servizio si interruppe per le guerre mondiali fra il 1914 e il 1921 e fra il 1939 e il 1945, per cessare definitivamente nel 1977 a causa della concorrenza dei trasporti aerei. L’Orient Express, però, rimase un servizio quotidiano Parigi-Vienna fino alla riduzione del tragitto nel 2007 e alla definitiva cancellazione il 14 dicembre 2009. Il suo percorso negli anni è cambiato molte volte, attraversando Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera, Italia, Austria, Ungheria, Jugoslavia, Romania, Grecia e Turchia. Il marchio del treno è stato acquisito da una compagnia alberghiera (Belmond) ed è divenuto sinonimo di viaggio di lusso. Come nella belle époque, l’età dell’oro di questo meraviglioso treno. Verso la fine del precedente anno scolastico, il professore di Accoglienza turistica, dopo averci spiegato e presentato le tipologie di strutture ricettive, ci ha affidato un lavoro di ricerca/approfondimento sull’Orient Express: un treno che viene citato sul libro di testo come esempio di struttura ricettiva semovente. Contemporaneamente sono venuta a conoscenza da mio padre che Federico Maschera, un amico di famiglia, diplomatosi proprio al “Pietro d’Abano”, in passato aveva prestato servizio all’interno del famoso treno e quindi sono andata a trovarlo per fargli un’intervista in esclusiva. Quando ti sei diplomato all’Istituto alberghiero “Pietro d’Abano”? Mi sono qualificato nel 1979. Ahime, sono passati tanti anni...
In che periodo hai lavorato sull’Orient Express? Vi ho prestato servizio per ben 17 anni, fino al 2007, ed è stata un’esperienza per me indimenticabile, che mi ha fatto crescere professionalmente. Quali esperienze lavorative avevi fatto prima di lavorare sull’Orient Express? Durante lo stage organizzato dalla scuola avevo lavorato in Svizzera presso l’Hotel Suvretta House di St. Moritz e subito dopo il diploma all’Hotel Des Bains di Venezia, successivamente in Inghilterra in un cocktail bar vicino a Manchester; poi per due anni mi sono imbarcato nelle P&O Cruises, sei mesi nella Cunard Cruises (sagafjord), infine sono stato responsabile di un bar a Bassano. Dopo l’ Orient Express ho lavorato come barman in alcuni dei più noti locali di Venezia, all’ Excelsior, al Des Bains, al Danieli, al Gritti ed ho cominciato a fare degli startup in alberghi a 5 stelle come l’Almar a Jesolo. Cosa fai oggi? Oggi lavoro come barman e maggiordomo privato. Ritorniamo alla tua esperienza sull’Orient Express. Che tipo di clientela utilizzava il servizio? La clientela era composta in larga parte da viaggiatori inglesi, francesi, americani e giapponesi. L’ambiente era elegante e sul treno si incontravano molte personalità celebri. Uomini politici, aristocratici, diplomatici, uomini d’affari... Quanti dipendenti di sala eravate sul treno ? In tutto eravamo in 40 persone per 17 vagoni. Che lingue dovevi padroneggiare per essere assunto? Dovevamo sapere, oltre all’italiano, il francese, l’inglese, il
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A MICROFONO APERTO
tedesco, e anche un pò di giapponese. Ma fra colleghi quale lingua parlavate? I cuochi sull’ Orient Express erano tutti francesi e loro parlavano esclusivamente la loro lingua, invece fra il personale di sala parlavamo italiano e inglese.
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Descrivimi una vostra giornata tipo. Racconterò del viaggio Venezia-Londra. Tutto il personale dipendente doveva trovarsi a Venezia alle 8 del mattino, vicino alla stazione, per fare il carico per il ristorante, il bar e le cabine letto. Alla stazione di Santa Lucia il check-in dei passeggeri iniziava alle 10.15. Il treno era composto da 12 carrozze letto, ognuna delle quali era formata da 10 cabine passeggeri singole o doppie; a queste venivano aggiunte 3 carrozze-ristorante capaci di contenere 36 persone l’una, più una carrozza-bar e due per il personale. In totale, dunque, il convoglio constava di 17 carrozze. Alle 10.40 partivamo alla volta di Londra, con i passeggeri che, alloggiati nelle cabine, cominciavano il viaggio in totale relax. Il maitre passava per le cabine per prenotare il tavolo per il lunch all’ orario preferito, visto che i turni erano due: 11.45/13.30 e 12.14/14.45. Alle 5.00 del pomeriggio veniva servito il tè dallo “cabin steward” che si occupava da solo del servizio Tea Time, poi verso sera, sempre su riservazione del maitre d’hotel, si consumava la cena allo stesso modo del pranzo. Infine, per concludere la giornata,, gli ospiti potevano riunirsi e stare in compagnia chiacchierando, ascoltando della musica o sorseggiando cocktail vari. Il giorno sucessivo si arrivava verso le 9.00 a Parigi per un piccolo scalo, per poi proseguire verso Calais con il servizio del brunch prima di arrivare a destinazione. Che tipologia di cucina c’era sull’Orient Express? Esclusivamente nouvelle cousine! I cuochi, come detto, erano francesi... Avevate uno stacco o una pausa dal lavoro? Si, ovviamente. La pausa era di circa due ore. Serviva a rilassarci. Hai da raccontarmi qualche aneddoto curioso avvenuto a bordo del convoglio? Ce ne sarebbero parecchi, ovviamente, ma alcuni li ricordo con piacere. Per esempio, ho avuto la possibilità di fare a bordo il viaggio di nozze con mia moglie. Un’esperienza diversa da quella che facevo solitamente, all’inizio mi sentivo imbarazzato nel farmi servire da miei colleghi, ma dopo un pò mi sono immedesimato nella parte dell’ospite.
In certi viaggi particolari, poi, si utilizzava la locomotiva a carbone per ricreare l’atmosfera “belle epoque” ed anche gli ospiti si vestivano come negli anni ‘20. Sembrava di essere capitati nel film “Assassinio sull’Orient Express” tratto dal famoso libro di di Agatha Christie. In queste circostanze puntavamo anche i colleghi “novellini”, facendoli mettere con la faccia fuori dal finestrino del treno in modo che poi se la trovavano completamente sporca di fuliggine! Un’ultima curiosità. Che tipo di divisa indossavate durante i viaggi? L’abbigliamento ce lo fornivano ed era diversificato in base al ruolo che ognuno di noi svolgeva all’interno dell’Orient Express. Io personalmente ho indossato diverse tipologie di divisa in quanto avevo due ruoli, quello di Barman e Maitre di Rango. Ricordo che a volte indossavo una giacca e pantaloni color crema con camicia bianca o in altre circostanze una giacca bianca in cotone con bottoni e spalline in corda dorati e pantaloni scuri.
Arianna Quercioli
A MICROFONO APERTO
Manuel Tempesta è il secondo da destra
MANUEL TEMPESTA “L’ARMONIA, L’ETICA, L’ELEGANZA DI UN CAMERIERE...”
Manuel, puoi raccontare la tua esperienza scolastica al “Pietro d’Abano”? Che dire, un’esperienza iniziata da adolescente, a 14 anni, e conclusa cinque anni più tardi da giovane voglioso di mettersi in gioco per diventare un buon professionista. Anni delicati, poiché quella è l’età in cui si deve indirizzare il proprio futuro, e spesso non si ha ancora un’ idea chiara di dove si sta andando. I sogni sono l’unica cosa che possono dettare la via. E nel prendere questa via è importante incontrare le persone giuste, non perché ti aprano la strada, come molti pensano, ma piuttosto perché ti mostrino quale potrebbe essere e te la illuminino. Quei cinque anni sono stati importantissimi e li porto sempre con me, un tempo in cui ho imparato moltissimo grazie alla mia passione e quella delle persone che ho avuto la fortuna d’incontrare: su tutti, i miei due ex professori di pratica, Bruno Maniero e Gino Milani, che hanno posto delle solide basi che oggi mi permettono di svolgere la mia mansione con etica e professionalità. Quale fu a scuola il tuo indirizzo professionale e quali scelte ti ha portato a fare? Dopo il primo anno e mezzo come tutti i ragazzi che frequentarono e frequentano questa scuola ho fatto una scelta importante, quella dell’indirizzo che si vuole intraprendere. Ero molto combattuto tra sala e cucina... ma alla fine ho scelto la sala, senza nessun rimpianto. Perché la scelta di questo percorso? Quando scelsi di frequentare l’Istituto alberghiero avevo molta passione per la cucina, come capita, credo, al 90% dei ragazzi che vi si iscrivono. Poi però mi sono innamorato del Servizio (sì, con la S maiuscola)... Mi hanno attratto l’armonia, l’etica, l’eleganza dei movimenti di un cameriere, l’empatia e il dialogo che possono crearsi con l’ospite. L’arte - perché di questo si tratta - di comunicare emozioni
e creare, nell’interlocutore, un ricordo. Il poter consolidare un’esperienza positiva in un ristorante, agendo a stretto contatto con il cliente ma quasi in maniera invisibile. Il fatto che si potesse dare vita a un piatto eccezionale anche di fronte all’ospite, con eleganza e pulizia di movimenti. Ed in questo ha svolto un ruolo importantissimo il mio ex professore Bruno Maniero. Una persona splendida, appassionata ed appassionante, come è raro trovare tra i banchi di scuola al giorno d’oggi. Ha svolto un ruolo fondamentale nella mia formazione, facendomi credere in me stesso, crescendomi ed anche “bastonandomi” quando necessario. Sono stato fortunato ad avere un mentore all’antica, perché questo rafforza la persona e trasmette dei valori che purtroppo oggi non si considerano più o sono andati persi. Mancano spirito di sacrificio e voglia di mettersi in gioco, valori essenziali per chi vuole intraprendere la via della ristorazione, ma che valgono anche fuori dal lavoro, qualora si vogliano ottenere risultati importanti. Come interpreti la tua professione? Intanto è bene fare una differenza, cosa non chiara nella comune concezione del nostro lavoro. Quella tra portapiatti e cameriere. Chiunque intraprenda un percorso alberghiero deve ambire a diventare un cameriere. La differenza tra le due mansioni è enorme e purtroppo sconosciuta a molti, soprattutto qui da noi in Italia. Però quando si riesce a capire questa differenza si apre un mondo e tu devi cercare assolutamente di entrarci e farlo tuo. Il cameriere è colui che svolge un servizio. Servizio nella sua forma più nobile. Servizio per gli altri e per la soddisfazione degli altri. Non è quello di una madre verso il figlio la prima e più essenziale forma di servizio??? Il cameriere è colui che sa essere chiunque l’ospite avrebbe piacere di trovarsi davanti. Ho detto ospite, non cliente. Così va trattata ogni persona che scelga di venire da noi piuttosto che in qualsiasi altro ristorante, bar o albergo. Ha scelto noi, e dobbiamo onorare questa scelta. Va trattata come un ospite che entra in casa nostra, con l’unica differenza che poi pagherà per questo! Insomma, il lavoro del cameriere consiste nel servire, certo, ma senza essere servi! È il farlo con piacere per far piacere agli altri. È l’essere invisibili ma
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A MICROFONO APERTO onnipresenti. È l’arte di mostrare ciò che si vuol mostrare. È il trattare l’ospite come si tratterebbe se stessi. È il saper creare in lui un ricordo indelebile. Il tutto con umiltà, passione ed onestà.
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Tu sei anche un sommelier. Come consideri questa attività? Sembra che oggi conti molto l’immagine... Onestamente? Non mi piace l’immagine che si tende ad avere del sommelier. Troppa attenzione su di essa quando ci sono molti ciarlatani che si spacciano per grandi esperti. Io feci i tre corsi di base AIS ancora ai tempi della scuola, volevo finirli il prima possibile per accrescere le mie conoscenze. Poi mi sono focalizzato un po’ meno sul vino, per coprire a tutto tondo il mondo della sala e conoscere il più possibile. Il mondo del vino, come quello del servizio e della cucina, è un mondo affascinante, “reale” ed emozionale, che vale la pena di scoprire per piacere proprio prima che per obbligo professionale. Per diventare un cameriere completo è necessario conoscere il vino, poiché è parte integrante della realtà ristorativa e della nostra cultura, come italiani ed europei. Questo mi affascina, l’avere una conoscenza completa. Credo però che la visione che si ha oggi del sommelier sia sbagliata, lo si vede come un mentore assoluto, soprattutto grazie all’attenzione mediatica (questo perché in generale non si ha molta conoscenza del vino, quindi talvolta non si hanno gli argomenti per poter contraddire ciò che viene imposto). Si pensa che in sala sia tutto incentrato sui cibi e sul vino, quando si scorda che per funzionare bene una macchina ha bisogno di tutti gli ingranaggi completamente funzionanti. Si può avere il miglior sommelier e maitre del mondo, ma se non si ha lo chef de rang che posiziona le posate giuste e pulite al tavolo, la hostess che accoglie gli ospiti con il sorriso, il commis che porta piatti e vassoi tutta la serata o il lavapiatti che li pulisce si avrà solo tanto fumo. Il sommelier perfetto, per me, è quello che sa consigliare il vino “giusto” in base all’umore dell’ospite e all’occasione, tenendo conto delle sue emozioni e della sua voglia di “esplorare”, non quello pomposo ed egocentrico che non perde occasione per mostrare che ha studiato a memoria l’ultimo capitolo del suo libro sui Grand Cru di Borgogna! Quindi lasciamo perdere le “immagini” (e i media non aiutano su questo fronte) e concentriamoci sulla professionalità a tutto tondo. Quali sono i segreti della tua professione? Non ci sono segreti, ma virtù antiche. Attitudine, spirito di sacrificio, dedizione, solidarietà ed umiltà. Essere un passo davanti all’ospite, ma sempre un gradino sotto. Saper ascoltare ed osservare, anche le cose più sbagliate che possiamo vedere, perché da esse s’impara molto più che da quelle giuste. Ed essere sempre se stessi. Quali consigli daresti ai giovani che volessero intraprendere questa strada? Ma soprattutto quali “dritte” offriresti ai giovani studenti del “Pietro d’Abano”? E’ difficile dare consigli ai giovani tanto più che anch’io sono ancora abbastanza giovane, però ci sono cose che ritengo molto importanti. Innanzitutto, non perdete tempo sottovalutando quello che la scuola vi può dare. Ci sono cose positive e negative, come in tutti gli ambienti. Prendetele entrambe, filtratele a seconda della vostra idea e personalità e fatele vostre. Poi, fuori dalla scuola, viaggiate finché potete, non abbiate paura di perdere il contatto con le persone poiché quelle importanti rimarranno sempre, ed anzi ne conoscerete di nuove. Il settore alberghiero/ristorativo ve ne da l’opportunità, visto che la professionalità italiana è ricono-
sciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Cogliete le occasioni, crescete personalmente e professionalmente e tornerete più completi di prima. Un’altra cosa: uscite e “studiate” andando a mangiar fuori nei posti migliori nei loro generi, osservando potrete imparare molto da queste piccole esperienze, e non abbiate paura di spendere, perché anche questo è un investimento. Lavorando, non “piegatevi” mai, ma fate valere l’idea per cui lavorate, sempre in maniera rispettosa e corretta. Il mestiere del cameriere non è di dire sempre “sì”. Non contate le ore di lavoro, non ne vale la pena, ma sfruttatele. Un giorno tutto verrà ripagato. Inoltre, finché siete giovani, cambiate anche posto di lavoro in modo da accrescere le vostre conoscenze, ma non troppo spesso. Cercate di fare almeno un anno in ciascuno dei migliori posti che possiate trovare. Non stabilizzatevi, per quello c’è tempo. Ed infine credete in voi stessi e non mollate davanti alle difficoltà, e ce ne saranno... Puoi raccontarci l’ultima esperienza che hai intrapreso? Da maggio sono entrato a far parte del team del Mandarin Oriental Hotel di Milano, esattamente come Assistant Restaurant Manager del ristorante Seta che sorge al suo interno. Sono tornato in Italia per questa nuova sfida affascinante, è il primo albergo aperto in Italia (dal 30 luglio scorso) dalla famosa compagnia di Hong Kong. Abbiamo obiettivi molto ambiziosi sia per quel che riguarda l’hotel sia per il ristorante, che è guidato dallo Chef Antonio Guida (già al ristorante Pellicano di Porto Ercole, ndr) in cucina, e da Alberto Tasinato, (già da Berton a Milano, ndr) in sala. Giusto poche settimane fa abbiamo ottenuto le tre forchette (e 90 punti) dalla Guida del Gambero Rosso, dopo soli pochi mesi dall’apertura! Ma lavoriamo ogni giorno duramente per ottenere altri risultati importanti nel minor tempo possibile e consolidare la nostra posizione nel panorama ristorativo italiano. È una bellissima esperienza soprattutto perché mi trovo all’interno di un fortissimo e giovane team, quindi ci sono tutte le più rosee prospettive! Quale ruolo ha avuto la tua esperienza professionale all’estero? Essenziale. Mi ha formato e rafforzato, sia a livello professionale che umano. Essere da solo, lontano da casa, non ti dà modo di piangerti addosso o di addossare agli altri le colpe di quel che ti accade, devi prendere tutto sulle tue spalle ed affrontare le difficoltà e i momenti di sconforto. La mia prima esperienza all’estero, in Svizzera a 17 anni, è stata durissima, ma gli effetti li ho notati appena tornato a casa. È sempre così, i benefici delle esperienze dure li si vedono sempre alla fine. Poi in cinque anni d’Inghilterra ho colto l’occasione per confrontarmi con persone provenienti da tutti gli angoli del mondo, personalità differenti e modi di lavorare differenti. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con alcuni tra i migliori professionisti del settore, conosciuti a livello mondiale: Jean-Philippe Susilovic, Jean-Claude Breton, Gordon Ramsay, Michel Roux Jr., Silvano Giraldin, Diego Masciaga. L’unico rimpianto è l’essermi fermato per cinque anni nella stessa città (ma chissà, tempo per viaggiare forse ce n’è ancora...). Quali progetti hai per il tuo futuro? Vivere il presente... Un personaggio di cui sono un grande ammiratore disse: «La vita è quello che succede mentre siamo impegnati a fare altri progetti».
Fabio Ghirardello
LEGALITÀ E ILLEGALITÀ NELL’ALIMENTAZIONE Si stima che il fatturato della vendita in Italia di prodotti agroalimentari contraffatti ammonti a oltre 1 miliardo di euro. Tra i prodotti presi di mira ci sono, in particolare: vini, oli, formaggi e mozzarelle, salumi, miele e pasta.
Il 16 ottobre scorso si è celebrata la Giornata mondiale dell’Alimentazione. Si sono tenuti un po’ ovunque convegni, conferenze, seminari, cui hanno partecipato scienziati ed esperti del settore. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di concerto con il Ministero degli Affari Esteri, aveva proposto di dedicare, nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, l’attività didattica della giornata al tema “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale”. Gli studenti della 4CC, divisi in gruppi, hanno voluto approfondire, fra i tanti, il fenomeno della legalità/illegalità nell’alimentazione. Questa è la sintesi della loro ricerca. 1. TRACCIABILITA’ ED ETICHETTATURA La tracciabilità è la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, trasformazione e distribuzione. Le indicazioni relative al consumo alimentare vengono fornite al consumatore attraverso l’etichetta. Le informazioni devono essere scritte sulle confezioni in modo indelebile, senza contenere descrizioni ingannevoli (Regolamento CE 178/2002). Le etichette devono contenere: - indicazione degli allergeni - caratteri di stampa a grandezza leggibile - dichiarazione nutrizionale obbligatoria - lotto e scadenza
2. LA CONTRAFFAZIONE La contraffazione alimentare consiste nella creazione di un alimento con sostanze diverse da quelle che normalmente dovrebbero essere utilizzate oppure nell’apposizione di un dato falso sull’alimento o sulla sua confezione. Un prodotto contraffatto: • è realizzato senza rispettare standard di sicurezza, qualità ed efficacia • può utilizzare alimenti adeguati ma di ignota provenienza • in esso alcuni ingredienti potrebbero risultare assenti o essere sostituiti con prodotti similari meno qualitativi.
L’ITALIAN SOUNDING E’ un tipo di contraffazione molto diffusa che consiste nell’utilizzo di simboli o di un’etichettatura che indicano l’italianità di un prodotto in realtà fabbricato all’estero (soprattutto all’interno di mercati emergenti). Sappiamo che il patrimonio agroalimentare italiano è unico al mondo per qualità ed assortimento e che la cultura gastronomica e i prodotti agroalimentari italiani sono famosi ed apprezzati dai consumatori di molti Paesi. Di conseguenza è cresciuta progressivamente negli anni un’economia parallela che, sottraendo quote di mercato ai prodotti tutelati, determina gravi danni economici alle aziende italiane. Tale fenomeno si configura come un’eclatante forma di truffa nei confronti dei consumatori, soprattutto nel settore agroalimentare, oltre ad integrare una fattispecie di concorrenza sleale che arricchisce indebitamente molte aziende straniere penalizzando l’intera economia italiana. A livello mondiale, come risulta dai dati forniti dall’Ufficio italiano dei marchi e dei brevetti, il giro d’affari annuo dell’Italian Sounding è stimato in circa 54 miliardi di euro (147 milioni di euro al giorno), comunque oltre il doppio dell’attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23 miliardi di euro). Dunque, almeno due prodotti su tre commercializzati all’estero sono in realtà contraffatti e si riconducono solo apparentemente al nostro Paese. L’azione di contrasto del fenomeno passa ovviamente attraverso la via giudiziaria, ma le cause risarcitorie esercitate a livello internazionale dalle nostre aziende sono lunghe, costose e per lo più incerte, quindi negli ultimi anni si è preferito promuovere e valorizzare i prodotti della filiera agroalimentare di origine italiana, educando il consumatore finale a riconoscerne l’origine e la differenza di qualità. Un paio di progetti del genere, realizzatisi attraverso azioni promozionali e campagne pubblicitarie, si sono concretizzati in Canada (nel 2011 e nel 2012) e in Russia (nel 2013). 3. OGM (Organismi geneticamente modificati) Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un organismo vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica, che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici. Il dibattito sull’utilizzo di OGM, in particolare in agricoltura, è aperto ormai da alcuni anni in tutto il mondo. Gli scienziati e le opinioni pubbliche sono divisi. Da parte di molti – intellettuali, comuni cittadini e associazioni del settore - si paventa che l’uso di OGM produca una serie di rischi ambientali e per
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LEGALITÀ E ILLEGALITÀ NELL’ALIMENTAZIONE la salute. Altri, avvalendosi delle risultanze di molte indagini scientifiche, sostengono invece che tali organismi non sono nocivi e quindi potrebbero essere utilizzati per aumentare la produzione di cibo da destinare ai Paesi più poveri del pianeta. In agricoltura, comunque, il problema principale è rappresentato dal fatto che l’impiego di OGM ha determinato l’utilizzo esponenziale di pesticidi, tra i quali il glifosato. Tale pratica ha favorito la nascita di 21 nuove piante infestanti e, di conseguenza, la necessità di ricorrere a nuovi veleni, sempre più utilizzati.
Per le aziende che ricorrono al caporalato sarà invece prevista d’ora in poi la confisca penale dei beni.
GLI OGM NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA COLTIVAZIONI IN ETTARI Portogallo: 5093 Spagna: 76057 Repubblica Ceca: 6480 Slovacchia: 875 TOTALE: 94750 ettari
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L’Italia ha recepito la direttiva 2001/18/CE attraverso il decreto legislativo 224/2003. Nel luglio 2013 è stata annunciata la firma di un decreto che proibisce uno dei più diffusi OGM: il mais Monsanto 810. Il decreto, prima della nuova direttiva europea sugli OGM che rimanda agli Stati membri il diritto di limitare o vietare le coltivazioni di OGM, aveva prorogato per 18 mesi un divieto stabilito precedentemente. Il 6 febbraio 2015 il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di un agricoltore friulano che chiedeva il permesso di utilizzare questo tipo di sementi. La sentenza ribadisce che l’Italia resta un Paese Ogm-free. 4. CAPORALATO E NUOVE SCHIAVITU’ Il caporalato è un fenomeno diffuso in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, ma che sta diffondendosi anche al Centro e al Nord. Caporalato vuol dire procurare manodopera a basso costo da utilizzare in agricoltura (ad esempio nella vendemmia e nella raccolta di pomodori, ortaggi e frutta), ignorando i più elementari diritti – non solo quelli di natura patrimoniale – dei lavoratori. Le più recenti inchieste giornalistiche dimostrano che il fenomeno, nel 2015, continua ad avere molta diffusione coinvolgendo soprattutto le donne, italiane e non, i minori e gli immigrati, particolarmente in determinati periodi dell’anno. In pratica, riguarda le fasce più deboli e disagiate della popolazione. Il caporalato è ovviamente collegato ad organizzazioni malavitose che impongono un’occupazione forzata e sottopagata alle persone che hanno un bisogno disperato di lavorare per sopravvivere, lucrando consistenti profitti dalla commercializzazione dei prodotti raccolti. Le cronache degli ultimi trentanni hanno documentato più volte gravissimi episodi di cronaca nera legati alla pratica del caporalato: dalla morte di lavoratori ridotti praticamente in schiavitù e costretti a turni di lavoro massacranti anche in condizioni ambientali proibitive alle manifestazioni di protesta e alle rivolte contro i “caporali”, come per esempio è avvenuto a Rosarno, in Calabria, nel 2010. L’art. 12 del D.L. 13.8.2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14.9.2011, n. 148 ha introdotto nel codice penale italiano il nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le pene previste per i cosiddetti “caporali” sono la reclusione da cinque a otto anni e una sanzione pecuniaria da 1.000 a 2.000 euro per ogni lavoratore coinvolto.
LA MAPPA DEL LAVORO FORZATO NEL MONDO Per quel che riguarda l’età, 5,5 milioni (26%) dei lavoratori forzati hanno meno di 18 anni. Il tasso di prevalenza, cioè il numero di lavoratori forzati per 1.000 abitanti, è più elevato in Europa centrale e sudorientale e nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), con un rapporto di 4,2 per 1000 abitanti, e in Africa con un rapporto di 4,0 per 1.000 abitanti. Il tasso è più ridotto, 1,5 per 1000 abitanti, nelle economie industrializzate e nell’Unione Europea. La prevalenza relativamente alta in Europa centrale e sudorientale e nella CSI deriva dal fatto che la popolazione è meno numerosa rispetto, ad esempio, all’Asia mentre, allo stesso tempo, risultano essere numerosi nella regione i casi di tratta (trafficking) per lavoro e per sfruttamento sessuale e casi di di lavoro forzato imposto dalla Stato. La regione Asia-Pacifico conta il maggior numero di lavoratori forzati nel mondo — 11,7 milioni (56%) del totale mondiale. Al secondo posto l’Africa con 3,7 milioni (18%), seguita dall’America Latina con 1,8 milioni di vittime (9%). I paesi sviluppati e l’Unione Europea contano 1,5 milioni (7%) di lavoratori forzati, mentre i paesi dell’Europa centrale e sudorientale e della CSI ne contano 1,6 milioni (7%). Si stimano in 600.000 le vittime nel Medio Oriente. (Dati OIL, Organizzazione Internazionale del Lavoro, 2012) Hanno collaborato: Pieralberto Allegro, Fabio Fontana, Riccardo Giacon, Arber Kazaferi, Filippo Michelotto, Samuele Maniero, Riccardo Savio, Oumaima Mehrar, Cristian Turcan, Carolina Papa, Jessica Zanovello, Filippo Zorzato, Mirco Luise, Marco Crivellari, Giovanni Paoletta, Ion Chilianu, Serena Ruzzarin, Samuel Zampiron, Sofia Cattelan, Jessica Bridio, Paride Zaramella, Marco Bortolami, Nicola Grigoletto, Alessandro Marcato, Edoardo Menti, Massimiliano Zoin.
INCHIESTA I RAGAZZI DEL “PIETRO” E IL MERCATO DEL LAVORO Una piccola inchiesta - sia chiaro, senza nessuna pretesa scientifica - è quella che vi proponiamo in queste pagine. I nostri studenti, ormai ex, e il mercato del lavoro. Dove si trovano oggi? Cosa fanno, quale ruolo svolgono nelle rispettive attività e quanto tempo hanno impiegato, dopo il diploma (di qualifica o di maturità), a trovare lavoro? E quanti hanno deciso di continuare gli studi e laurearsi? Insomma, il loro presente e magari il loro futuro raccolti in poche battute (120 caratteri più o meno) inviateci dagli interessati. Le risposte che abbiamo ricevuto compongono un quadro sicuramente molto parziale, ma interessante e variegato, comunque soddisfacente, viste le esperienze spesso molto qualificanti di tante ragazze e ragazzi che negli anni si sono formati al “Pietro”. Abbiamo conferma che la preparazione, il talento e l’intraprendenza sono gli ingredienti necessari per avere successo e realizzare i propri sogni. Avanti così, bella gioventù... Alessia Lain Dopo il diploma mi sono iscritta al corso di laurea di “Turismo, eventi e territorio” all’Università IULM di Milano (a breve mi laureo). Dal 1 maggio sono ambasciatrice EXPO per la regione Friuli Venezia Giulia e ogni settimana incontro le delegazioni straniere in visita all’esposizione. Dopo la laurea spero di fare un’esperienza all’estero. Un saluto! Silvia Orani Io mi sono diplomata nel 2009 e appena un mese dopo ho trovato lavoro al bar d&g di Selvazzano e lì sono rimasta per 5 anni imparando molto. Poi circa un anno fa ho lasciato e ora mi trovo al Cipriani di Abu Dhabi. Però ho deciso che tra un pò torno a casa per poi ripartire alla volta dell’Australia. Un bilancio molto positivo. Consiglio a tutti di non fermarsi mai! Un saluto Stefano Munegato Io sono uscito con la qualifica di terza nel 2009 e a quei tempi non era difficile trovare lavoro nel nostro ambito. Dopo 20 giorni ho iniziato al Panoramic hotel Plaza di Abano ed oggi sono 6 anni che lavoro là come commis de rang e sostituto chef de rang quando serve... Comunque le prospettive sono di cambiare a breve per aumentare di livello e migliorare in esperienza. Giulia Farnese Io ho iniziato a lavorare mentre frequentavo la terza, dopo il diploma sono stata in diversi ristoranti, dal 2008 ho gestito la sala in un ristorante di pesce, e a maggio ne ho aperto uno tutto mio, “A Modo Nostro”, a Fossò. Grandi soddisfazioni, anche se è un grosso impegno. Ciao a tutti. Veronica Faggin Subito dopo la maturità ho preferito cambiare ambito lavorativo ed ora lavoro da un chirurgo estetico in centro a Padova! Nicolò Tognon Io mi sono diplomato nel 2009 e non ho mai avuto grossi problemi a trovare un’occupazione (anzi già lavoravo durante la scuola). Ho trascorso 4 anni all’estero tra Regno Unito e Australia, lavorando in ristoranti e bar; poi sono rientrato
in Italia ed oggi sono barman al Gran Caffè Quadri di Piazza San Marco a Venezia. Un bilancio positivo, nel complesso. Personalmente suggerirei a tutti gli alunni di non smettere mai di specializzarsi e di aggiornarsi. Valentina Brusamento Io già durante la scuola lavoravo... finita la terza dopo 15 giorni ho cominciato a lavorare in hotel e lì sono rimasta per ben 5 anni e mezzo. Poi via, partita per Londra, dove ho fatto 4 mesi, quindi mi sono trasferita per la stagione ad Ibiza! E... mai più tornata. Oggi sono responsabile di sala, vivo serena e felice. Scegliendo ora ... con cura... la prossima meta... mai fermarsi! Michele Marchiori Ho avuto molta fortuna perché dopo aver iniziato la facoltà di Economia aziendale a Venezia mi è stato proposto di fare il responsabile commerciale per l’Italia di un’azienda americana produttrice di attrezzature per la ristorazione. Inoltre sono socio di un’azienda di forniture alberghiere qui a Padova. Gianfilippo Mazzucco Finita la quinta ho preso in gestione una trattoria sui colli Berici con mia sorella, abbiamo appena concluso il secondo anno di attività e siamo abbastanza soddisfatti. Giuditta Sottoriva Io mi sono laureata in Economia! Luca Varotto Ho trovato lavoro un anno prima di finire la 3ª per la stagione estiva e poi sono rimasto lì 10 anni... Sono diventato secondo maitre in un albergo a Selva di Val Gardena. Sono tornato a settembre 2014 e ora ho un locale (Alle Dolomiti Café) in centro a Padova... Marco Pedro Pedrini Al momento sono secondo chef a Venezia in un bistrot ristorante. Dopo la qualifica di 3° ho trovato lavoro in 3 mesi e da allora ho fatto molta esperienza anche fuori dall’Italia in villaggi turistici, hotel, ristoranti, resort. Rebecca Dal Santo Io lavoro da quattro anni - facevo allora la terza- al ristorante La Montecchia, a Selvazzano. Ora frequento l’università, studio “Sicurezza igienico sanitaria degli alimenti”. Daniele Piazza Attualmente vivo a Vicenza, e lavoro da operaio, con varie mansioni, in una piccola industria che costruisce macchine enologiche. Nel week end, saltuariamente lavoro come pizzaiolo o cuoco in alcuni ristoranti. Diciamo che per adesso il mio presente lavorativo è uscito quasi completamente dal ramo del percorso scolastico che avevo seguito. Ma per una scelta personale. Ho avuto anche delle brevi, ma intense esperienze di lavoro all’estero, a New York e a Londra. Ma sono state esperienze non prettamente cercate e sentite, quindi bene o male ho sempre voluto continuare la ricerca del lavoro in Italia (per adesso...). Mattia Beggiato Cerco di riassumere la mia vita dopo aver lasciato l’Istituto Alberghiero (mi sono diplomato nel 2009 come tecnico dei
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INCHIESTA servizi turistici) anche se non è così facile. Vado per punti. • Mi sono iscritto all’Università di Padova al corso di laurea “Progettazione e Gestione del Turismo Culturale”. Tuttavia non mi sono ancora laureato perché per mantenermi agli studi ho sempre lavorato sia nell’ambito della ristorazione (come cameriere) sia in quello del turismo come operatore museale presso i musei della provincia di Padova. A questo punto però voglio laurearmi al più presto visto che mi manca veramente poco. • Il bilancio dopo la mia carriera scolastica non è molto positivo, diciamo… Il mondo del lavoro oggi richiede competenze molto elevate e la concorrenza è tanta. L’Istituto Alberghiero, secondo me, è un’ottima scuola, anche se dovrebbe garantire molti più contatti con il mondo del lavoro. Poi bisogna far capire agli studenti che alla base di tutti i lavori che si possono fare nel nostro settore c’è la conoscenza delle lingue, cosa che - mi dispiace dirlo - viene molto sottovalutata. • I miei consigli agli studenti: studiate, guardate sempre oltre e mettetevi in gioco con un pizzico di spregiudicatezza!!! Martina Benetazzo In 120 caratteri sarà difficile ma proviamo! Lo spazio non è sufficiente per descrivere tutto ma complessivamente il risultato è questo. Mi sono diplomata nel 2013, poi mi sono iscritta all’Università ad un corso di laurea incentrato sul turismo. Devo dire che la preparazione acquisita all’Alberghiero è stata per me una solida base di partenza.
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Federico Francescon Mi sono diplomato nel 2008, attualmente lavoro a Veggiano in un laboratorio di produzione di cioccolato artistico e lavorazione dello zucchero. Io, principalmente, mi occupo della produzione. Durante gli anni della scuola ho sempre fatto le stagioni estive presso l’ hotel l’Excelsior del Lido di Venezia, poi ho lavorato presso l’hotel Sheraton di Padova, fortunatamente non ho mai avuto difficoltà a trovare lavoro nel nostro settore. Valentina Sardena Io mi sono diplomata tre anni fa, conseguendo il titolo di “Tecnico dei servizi della Ristorazione”. Ora studio all’Università “Servizi sociali” e talvolta torno a scuola per fare delle supplenze di Cucina. Non ci crederete: fino a qualche tempo fa ero un’alunna e facevo parte della redazione di “Praticamente”, oggi mi capita di andare in cattedra ad insegnare! Lisa Lorenzi Lavoro presso il ristorante “La Montecchia” della famiglia Alajmo da circa 4 anni. Lavoro come cameriera di sala e sono la responsabile del settore banchettistica. Dopo il diploma di maturità, preso nel luglio 2011, ci ho messo circa 3-4 mesi a trovare lavoro. Quindi posso dire che sono molto soddisfatta. Tomas Romito Il mio bilancio post diploma, devo dire, è stato ed è molto positivo... Dal 2004, anno in cui mi sono diplomato, lavoro come pasticcere a Montegrotto Terme da Dalla Bona. Mi occupo in particolare della linea di prodotti che vendiamo in negozio nonché di wedding cake, cioè del cake design... In passato, attraverso la scuola, ero riuscito anche ad andare all’estero, precisamente a Rottweil, una cittadina tedesca dove avevo lavorato come cuoco.
a cura di Fabio Ghirardello
GUIDA ALL’ESAME DI STATO I CONSIGLI DI UNA PROFESSORESSA Quando cominciare a preoccuparsene?
La risposta naturalmente non può che essere “il prima possibile”. Se fortunatamente (e saggiamente!) cominci a preoccuparti di quello che sarà di te con largo anticipo (diciamo all’inizio dell’autunno … 9 mesi prima dell’esame …) sei già a cavallo e quello che ti aspetta è probabilmente un happy ending fatto di amichevoli pacche sulle spalle e di ricche mance provenienti da anziane zie orgogliose del loro nipotino… ma basta sognare e rimbocchiamoci le maniche! Nonostante l’esame di maturità sia volto a verificare la cultura globale e le competenze sociali e comunicative del candidato (sei tu il candidato! Abituatici!), saranno soprattutto gli argomenti che verranno trattati nell’ultimo anno scolastico quelli oggetto di esame. Quindi affinare le tecniche di studio e le metodologie di apprendimento per l’ultimo anno scolastico è il primo passo per garantirti il successo. All’inizio di ogni anno scolastico (diciamo un paio di settimane dopo l’inizio) ogni professore deve consegnare in segreteria il programma che ha intenzione di effettuare durante l’anno scolastico. Con molta cortesia chiedi a ciascun insegnante il piano di lavoro che intende svolgere durante l’anno scolastico. Lo puoi trovare anche nel sito web dell’Istituto. Fanne una copia per ogni materia e raccoglile tutte in un classificatore. A mano a mano che il programma procede questo avrà molteplici vantaggi: ▪ Potrai monitorare come procede il programma. Se alcuni argomenti non vengono trattati in maniera implicita potrai scoprire dall’insegnante se sono stati saltati, posticipati o semplicemente se ti eri appisolato durante la loro trattazione. ▪ Potrai evidenziare gli argomenti nei quali sei risultato insufficiente (o comunque che sono risultati più ostici). A fine anno potrai riconoscerli a colpo d’occhio. ▪ Potrai avere sempre sott’occhio gli argomenti già trattati. In questo modo a maggio non ti scoprirai a chiederti “i moti carbonari? Ma non li abbiamo fatti in cucina?” Prima di procedere con i capitoli successivi ti ricordo che quest’anno scolastico non è solo “l’anno della maturità” ma è anche (se Dio vuole) l’ultimo anno in quest’Istituto, l’ultimo anno da trascorrere con i tuoi compagni di sempre, in quest’anno sei il padrone della scuola… goditelo!
Come ottimizzare il tempo A scuola
Come prendere appunti. Sia che il tuo insegnante sia un onnisciente che prima ancora di varcare la soglia della classe comincia ad inondarti del suo sapere sia che si tratti di un insegnante che ti rende partecipe delle lezioni facendoti interagire e intervenire attivamente sia che si limiti a leggere (o a farvi leggere) quello che è scritto sul testo... in ogni caso prendere appunti è fondamentale. Nel primo caso (insegnante onnisciente) gli appunti servono per integrare quello che è scritto sul testo; sicuramente ti rendi conto che sarebbe un peccato sprecare tutto questo
Sapere e sei molto affascinato dalle nozioni che il prof generosamente riversa su di te (inoltre, onestamente, sai che ti chiederà anche quello che non c’è sul libro. Anzi: soprattutto quello che non c’è sul libro!). Come fare: l’ideale sarebbe che lo studente conoscesse già il contenuto del testo prima di fare lezione. Ma chi è quel teenager che non solo sta al passo con le lezioni ma le anticipa addirittura? Un nerd dalla vita sociale nulla. Perciò restiamo ancorati alla realtà. Ormai hai la maturità per cogliere il guizzo di orgoglio che sbarluccica negli occhi di un professore quando sta dicendo una cosa che è convinto non sappia nessun altro; sarai facilitato in questo da frasi del tipo “… anche se nel testo non c’è scritto …”, “… come tutti sanno …”, “…quando ero giovane mi sono occupato per anni di questo …”. Lì si deve intervenire a gamba tesa: non basta, e probabilmente non serve, tentare di scrivere ogni singola parola, ma si può per esempio indurre il professore a puntualizzare chiaramente quello che sta dicendo mostrando (non fingendo! Mostrando!) interesse vivo e sincero per quello che tanto gli sta a cuore. Nel secondo caso (insegnante empatico) gli appunti serviranno a mettere in luce le interazioni che emergono tra gli argomenti, le sottolineature che il testo tralascia o dà per implicite. Inoltre, avendo partecipato in prima persona alla “costruzione del sapere”, ti dovresti sentire coinvolto: le conoscenze non saranno sterili nozioni ma tue “creature” che hai visto nascere e crescere….(ok… lasciamo stare… vaneggiamenti da professoressa…). Come fare: probabilmente il professore in questione userà la lavagna per fissare i concetti esplorati dalla classe e i contributi degli studenti. Ovviamente, in questo caso, ciò che è scritto alla lavagna va ricopiato nel quaderno degli appunti con riferimento alle pagine del testo che trattano quell’argomento. Se il professore, nonostante abbia una tecnica di insegnamento moderna e coinvolgente, non usa la lavagna, perché non indurlo a farlo? Magari proponendosi di andare alla lavagna per provarci in prima persona (tanto sei in quinta: che te frega se ti bollano come lecchino… sii superiore!). Il professore apprezzerà la partecipazione e se non dovesse essere così e la tua uscita si trasformasse in una catastrofica interrogazione, non è colpa mia, ma tua che hai classificato come professore empatico e disponibile un Tirannosaurus rex. Nel terzo caso (professore libraio) gli appunti (più spesso le sottolineature sul testo) serviranno a farti comprendere che cosa realmente il docente consideri importante, che cosa considera superfluo e che cosa può essere saltato a piè pari. Queste lezioni sono le più pesanti e, agli occhi degli studenti, le più inutili. Per rendere proficuo anche questo tempo cerca di intervenire qualora qualcosa sul libro non ti risultasse chiaro. Ricorda infatti che ogni mancata interruzione da parte vostra verrà interpretata dal prof come “tutto chiaro e memorizzato”. Naturalmente ora ho volutamente generalizzato: non esiste il professore onnisciente e neanche quello che si aggrappa sempre al libro. Tutti gli insegnanti vorrebbero coinvolgere la classe e fare una lezione partecipata ma non sempre ci si riesce: a volte la classe non lo consente, altre volte bisogna “correre” per rispettare il programma... ma se un insegnante non è in grado di trascinare la classe dovrebbero essere gli studenti a riportarlo sulla retta via, mettendosi in gioco e palesando interesse e coinvolgimento. Perciò, a seconda di come sta procedendo la lezione e della “giornata” del tuo prof, adattati e prendi appunti adeguati. Un’ultima sottolineatura va fatta ed è valida in tutti i casi. Gli appunti presi da altri non saranno mai buoni come quelli presi in prima persona. Neanche se si tratta del primo della
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GUIDA ALL’ESAME DI STATO
classe. Innanzitutto perché si impara molto di più prendendo appunti che copiando gli appunti degli altri e in secondo luogo perché prendendo appunti in tempo reale si può capire se si è veramente compreso un determinato argomento o meno. Gli appunti degli altri saranno utili in fase di ripasso.
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Cosa fare durante le interrogazioni. La maggior parte degli studenti si rende conto troppo tardi che le interrogazioni dei compagni rappresentano l’occasione più importante per imparare e che limitarsi a seguire con attenzione le interrogazioni degli altri potrebbe essere sufficiente per prendere almeno sei nella propria interrogazione. Tutti i prof sono fissati su alcuni argomenti e tutti i libri hanno argomenti spiegati male. Seguire con attenzione le interrogazioni degli altri, appuntandosi non solo le domande ma anche le correzioni dell’insegnante, sarà l’arma vincente sia per capire quali sono gli argomenti “caldi” sia per correggere il tiro nel caso alcuni argomenti siano stati trattati dal testo in maniera inesatta o troppo superficiale.
A casa
Quando studiare. Quello che ti hanno spiegato e ripetuto gli insegnanti e gli esperti fin dalla prima elementare è che non bisogna ridursi a studiare il giorno prima delle verifiche o delle interrogazioni bensì diluire lo studio durante i giorni della settimana, ripassando il giorno stesso quello che è stato spiegato la mattina in classe e rinforzando lo studio di giorno in giorno. Chissà se insegnanti ed esperti facevano così? Chissà se anche loro tornavano a casa alle 4 del pomeriggio e pranzavano a quell’ora. Chissà se stoicamente, appena mandato giù l’ultimo boccone, si mettevano sui libri per due o tre ore per “restare al passo” con quanto affrontato la mattina in classe? Chissà se rinunciavano a qualsiasi hobby o forma di aggregazione sociale (sport, patronato, club di bridge o curva nord...)? Chissà se ai loro tempi esistevano distrattori come facebook, whatsApp, twitter, ask etc.? Probabilmente no. Per cui se non ci riesci, non sentirti in colpa. È umanamente impossibile passare tre ore sui libri ogni giorno dopo aver passato 6 ore (se non più) a scuola e un’ora e mezza (se non più) in autobus. Perciò rassegnati: pranza tranquillamente (magari evita il cotechino con la peperonata), dopo pranzo concediti mezz’ora di relax (magari evitando di rimbambirti con la De Filippi) e poi concedi ai libri un’ora e mezza della tua esistenza dando naturalmente la priorità alle materie che affronterai il giorno dopo. Ci saranno giorni in cui un’ora e mezza – due ore non saranno sufficienti e ti ridurrai a studiare la sera dopo cena o fino a notte fonda (o peggio ancora ti alzerai alla mattina alle 4 per finire). Se quest’eventualità si presenta spesso (diciamo più di una volta al mese) hai un problema che va risolto
(e non è “la scuola è troppo difficile”, “i prof sono troppo esigenti”, “sono uno scemo”). Innanzitutto fai un esame di coscienza: 1. Hai ottimizzato il tempo in classe? Hai preso appunti personalmente? Hai seguito le interrogazioni dei compagni? Hai sfruttato le ore di supplenza o i “tempi morti” per fare i compiti che ti erano stati assegnati in mattinata? 2. Hai ottimizzato il tempo a casa? La tua mezz’ora di relax si è protratta fino all’ora di cena costringendoti a cominciare a studiare solo quando avresti dovuto chiudere i libri? (i tuoi 1000 interventi in FB, il fatto che tu sia aggiornatissimo sul tronista di turno o sia un campione di clash of clans dovrebbero essere già un indizio che ci troviamo in questa zona di pericolo). 3. Stai ottimizzando il tempo di studio? (“ma come?” ti chiederai …) Come ottimizzare lo studio domestico. La prima cosa da fare è dare la precedenza alle attività obbligatorie guidate (esercizi, problemi, domande che necessitano risposte scritte, test etc.); decidere di copiare i compiti il giorno dopo in autobus si rivela sempre una scelta sfortunata perché così non imparerai niente e ti ritroverai a dover studiare il doppio in prossimità del compito, per cui mettiti una mano sulla coscienza e poi non lamentarti. Finite queste impellenze (tre quarti d’ora?) ti devi concentrare su quelle discipline che richiedono lo studio nudo e crudo. Cosa non fare: ricopiare le pagine del libro togliendo qualche parola illudendosi che si tratti di riassunti, leggere tante volte la stessa pagina come si faceva alle scuole elementari, sottolineare quasi tutte le parole di quasi tutte le righe del testo (magari con lo stesso colore). Cosa fare: ▪ se il prof non ti ha dato delle domande da fare scritte o dei problemi o degli esercizi, autoflagellati esercitandoti con le domande a fine capitolo o rispondendo a quelle utilizzate nelle interrogazioni; ▪ per fare i riassunti trova prima le parole chiave del discorso (massimo 5) e lascia che queste ti facciano da guida; ▪ prova a fare degli schemi o delle mappe concettuali utilizzando le parole chiave (per farlo puoi usare anche dei programmi free come cmap); ▪ quando studi dal libro usa più colori e cerca di sottolineare le cose più importanti, quello che non sottolinei non verrà dimenticato, semplicemente non sarà in primo piano; ▪ usa delle tecniche di memorizzazione (che possono essere facilmente apprese facendo una ricerca in internet, leggendo guide apposite o meglio ancora seguendo un mini corso).
Lucia Trevisan
(1, continua)
Mercoledì 22 giugno ore 8,30 prova scritta di Italiano
Giovedì 23 giugno ore 8,30 seconda prova scritta Lunedì 27 giugno ore 8,30 terza prova scritta
Terminata la correzione degli scritti inizia la prova orale
PROGETTO ACCOGLIENZA “IL BENVENUTO ALLE CLASSI PRIME”
VIAGGIO… DI PRIMA CLASSE
16 settembre 2015, PRIMA TAPPA. Ore 8.15, suona la prima campanella per radunare i viaggiatori. Il capostazione Luigino Grossele dà l’annuncio: “È in partenza dalla stazione centrale di via Monteortone il treno espresso Pietro d’Abano, che ci trasporterà in questo nuovo anno! Si accomodino i passeggeri della prima classe e… buon viaggio!” Zaini sulle spalle, sguardi emozionati, pronti a partire: i 227 nuovi compagni di viaggio del “Pietro” salgono sui loro 10 vagoni, carichi di aspettative e vogliosi di cominciare l’avventura.
Il viaggio comincia subito all’insegna delle belle sorprese. Il “Pietro d’Abano” infatti offre ai suoi gentili ospiti di prima classe un servizio accoglienza a regola d’arte. Appena saliti a bordo i capi comitiva che coordinano i 10 gruppi svolgono un’attività ludica per favorire la presentazione e la conoscenza tra i passeggeri. Successivamente li conducono nel vagone “Parisi” per assistere a una interessante presentazione sul funzionamento dei servizi di cucina, sala e ricevimento del “Pietro”. Infine la prima tappa si conclude nel vagone ristorante, dove viene offerta una cordiale colazione di benvenuto, impreziosita dal servizio impeccabile dei viaggiatori più esperti che da anni frequentano il “Pietro”.
18 settembre 2015, TERZA TAPPA. Il treno “Pietro d’Abano” è ormai lanciato a grande velocità, ma c’è ancora il tempo per una sosta. Nella vicina stazione Leon Battista Alberti va in scena lo spettacolo teatrale La Prima e il Dopo, che racconta con ironia i fatti tragici della prima guerra mondiale. La compagnia teatrale d’Istituto “Gli Improvvisati”
E così il Progetto Accoglienza delle classi prime è giunto al termine. Sono stati tre giorni intensi, durante i quali si è cercato di dare il benvenuto ai nuovi alunni della nostra scuola, facendoli sentire parte di una grande famiglia, la famiglia del “Pietro d’Abano”. E allora, cosa aspettiamo? Tutti a bordo, si riparte! L’avventura è appena iniziata e in prima classe si viaggia alla grande…. Buon anno!
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Gli alunni della 4 BS in Sala “Specchi”
17 settembre 2015, SECONDA TAPPA. Il treno riparte dalla stazione succursale di via Appia Monterosso e accompagna il suo prezioso carico umano a conoscere il regolamento al quale tutti i viaggiatori devono attenersi, affinché il percorso a bordo del treno sia confortevole e sicuro per tutti. La mattinata viene allietata dall’incontro con i ragazzi più grandi che raccontano ai nuovi arrivati alcune importanti iniziative del “Pietro”, dal giornalino ai ritrovi pomeridiani per passare un po’ di tempo insieme e aiutarsi reciprocamente. Ma le sorprese non finiscono qui. Per il primo anno infatti, a tutte le comitive di giovani viene presentato un tutor più grande, che avrà il compito di aiutarli a superare eventuali difficoltà incontrate lungo il percorso. A fine giornata i 10 gruppi si sfidano in un agguerrito torneo di pallavolo, che vede la vittoria della squadra 1^ H. Complimenti ragazzi!
I vincitori del torneo di pallavolo con i docenti Milesi e Zaggia
Hanno collaborato e ringraziamo Docenti: Orlandini Gabriella, de’ Saraca Emanuela, Sammarro Rosanna, Facchin Elisabetta, Rubin Chiara, D’Andrea Stefania, Vicariotto Daniela, Gaspari Silvana, Marinello Ornella, Vercilli Clelia, Martignon Marino, Ceresoli Chiara, Semenzato Mario, Belcaro Francesco, Ricci Petitoni Maurizio, Fanciullo Vito, Ferrarese Andrea, Milesi Roberto, Zaggia Paolo, Pedrina Elisa, Mazzacane Saverio, Trevisan Lucia, Bortolami Tomaso, De Paoli Silvia. Tutti i nuovi docenti dell’Istituto, che hanno brindato al nuovo anno assieme ai colleghi! Personale Ata: Bruschetta Monica, Miglioranza Cristina, Toffanin Franco, Pellizza Cristina, Quistini Silvia, Saturno Rosa, Stocco Marco, Albertin Michela, Maritan Lucia, Giraldo Lucia, Faseli Cinzia, Chiapparo Gino, Tonin Virna, Tomasin Rosanna. Alunni: i 227 alunni delle classi prime, Badan Lisa, Bottin Chiara, Bulai Daniel, Callegaro Sofia, De Cesare Antonella, De Marco Alessandra, Garon Arianna, Girardello Anna, Gobbo Beatrice, Masiero Alberto, Morato Laura, Pasquato Alessandro, Meo Carmine, Mietto Alessia, Pavlovic Dejana, Hatta Dounia, Pivonello Laura, Rahhab Jihane, Zampi Myriam, Alfier Agnese, Furlan Davide, Pastorello Chiara, Poletto Francesca, Bortolami Gianluca, Tognon Katia, Pressato Matteo, Giacomini Ilaria, Paladii Zinovie, Adam Andrea Claudia, Tofani Eva, Cesaro Aurora, Stella Sabino, Disarò Giada, Benato Federico, Binzar Stella, Brusamolin Nicolas, Klymenko Mykyta, Piras Stefano, Pizzeghello Anna, Scarabellin Gioia, Camporese Francesca, Diletti Emanuele, Levorin Lucrezia, Melato Rita, Parlato Jessica, Paternicò Annachiara, Revelli Beatrice. Si ringrazia per l’ospitalità l’Istituto “L.B. Alberti” di Abano Terme.
IL LIBRO DI ALESSANDRA MERIGHI e nero. La loro insegnante di italiano è molto preoccupata, ma si rifiuta ostinatamente di assistere alla rovina delle sue alunne senza intervenire. E allora decide di stimolare quel tanto di buono che – ne è certa - le due ragazzine preservano in sé, facendole incontrare con Valentina, una coetanea in cura nell’Area giovani del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, una ragazza in chemioterapia, che lotta per sopravvivere. La storia di Valentina è drammatica: la scoperta del sarcoma, il panico iniziale, le terapie, gli effetti della chemio, il rapporto con il medico che la cura, il lungo e difficile cammino verso la guarigione... Valentina però non vuole arrendersi, anche se si sente tradita dalla vita. Promettente ginnasta, innamorata di un ragazzo, legatissima alla sua famiglia, deve ingaggiare, senza piangere, la lotta quotidiana con il suo tumore. Davanti a lei si spalanca un bivio: può lasciarsi andare e arrendersi al male oppure ascoltare il medico che la spinge a lottare. E lei ci prova: «Se ci credi tu, anch’io ci credo». Valentina fa capire a Leila e Daiana l’immenso valore della vita e quanto siano importanti la salute, la famiglia, la scuola. Questo incontro raddrizza le prospettive distorte di quelle due ragazzine “sghembe”, ma al tempo stesso, aiutando le coetanee ad uscire dalla sofferenza, Valentina avverte la sensazione di rompere il suo isolamento, riannodando i fili di un’esistenza che la malattia stava minacciando.
LA SCRITTRICE E LA GENESI DEL LIBRO
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IL RISCHIO DI PERDERSI E LA FORZA DELLA VITA LA STORIA Alessandra Merighi, scrittrice ed insegnante, racconta una storia di amicizia e di fede nella vita. Tre adolescenti, una professoressa e un bravo medico protagonisti di Non smettere mai di abbracciarmi (Newton Compton, 2015) Leila e Daiana sono compagne di scuola, legate da una forte complicità. Frequentano la seconda classe di un istituto professionale, ma non studiano, non si impegnano, saltano spesso le lezioni. Leila è una ragazzina introversa, ha una famiglia poco attenta a quanto le succede e questo le provoca una grande sofferenza. Daiana ha una storia molto dolorosa alle spalle. Vagabondano insieme, senza meta, sempre alla ricerca di non si sa bene cosa. Annoiate, inseguono emozioni intense attraverso esperienze pericolose, più grandi di loro. Si sentono adulte, autonome. Ma non lo sono. Se possono bevono fino a sballare, ingannano i genitori, si fanno rimorchiare da ragazzi poco di buono. Però, nonostante tutto, non si divertono mai. Non sanno che farsene della loro vita. E precipitano sempre di più dentro un buco profondo
Leila e Daiana assomigliano molto a due mie alunne di qualche anno fa. La loro era una classe particolare, rappresentava una svolta importante nel mio percorso scolastico: là dentro, le regole non contavano, erano saltate. C’era chi si laccava le unghie, chi si specchiava, chi chiacchierava indisturbata, e, ogni giorno di più, la loro trasgressione diventava la mia inquietudine. Mi chiedevo che senso avesse entrare e pretendere attenzione, che cosa si nascondesse dietro quell’atteggiamento arrogante, come riaccendere un senso della vita che, comunque, vedevo spento, come rifondare un rapporto... Mentre cercavo di capire quale direzione seguire, mi si presentò l’occasione di accostarmi all’Area giovani del CRO di Aviano, un reparto per adolescenti, malati oncologici, progettato e realizzato dal dottor Maurizio Mascarin e dai suoi collaboratori. Nonostante tutto, là dentro si respirava un’aria vitale, si guardava avanti; difficoltà e sconfitte venivano rielaborate in indicazioni utili per proseguire con rinnovata energia. Il confronto tra le due realtà e il desiderio di esplorarle divenne un pensiero fisso, il miglior combustibile per la scrittura. E così nacque la storia. Leila e Daiana da una parte, alla ricerca di un qualcosa da cui ripartire, e Valentina dall’altra, malata di tumore, ma decisa a non farsi fermare. Accanto a loro, due punti di riferimento adulti, un’insegnante e un dottore, fortemente consapevoli del loro ruolo. Questa l’origine del libro. Alla fine non ho trovato risposte precise, la narrativa deve proteggersi dalle certezze, ma ho curato le mie ferite, rivisto il tutto da prospettive diverse, ristabilito una gerarchia tra ciò che è importante e secondario, modificato la mia percezione delle cose. Un pò mi sono salvata. E se uno di questi ‘eventi’ accadesse anche ad un solo lettore, sarei felice.
Alessandra Merighi
LO SCAFFALE Saverio Mazzacane nario” di Ozpetek, presente nel volume con le polpette de Le fate ignoranti, gli arancini di Saturno contro, la ricca tavola salentina de Le mine vaganti fino al trionfo di torte e crostate regalatoci da Davide, l’anziano pasticcere omosessuale interpretato da un indimenticabile Massimo Girotti (alla sua ultima apparizione poco prima di morire) ne La finestra di fronte. Cento film e tanti piatti. Un pezzo del nostro immaginario, un’occasione per rivisitare con un pizzico di emozione riti e abitudini nazionali.
Pane, film e fantasia. Il gusto del cinema italiano, Laura Delli Colli, RAI-ERI, 2015, euro 25 Ecco un’originale storia del cinema italiano in cucina, tra film d’autore e commedie popolari, aneddoti e curiosità, retroscena e ricette. Un percorso goloso lungo settantanni, una narrazione impregnata di passione che nasce dalla penna di Laura Delli Colli, una delle firme più prestigiose della critica cinematografica italiana. Alla rinfusa citeremo, fra i piatti che ritroviamo in queste pagine, la minestra di pasta e broccoli di Roma città aperta, il celebre “pasticcio” che ne Il Gattopardo di Visconti Burt Lancaster/Principe di Salina taglia personalmente sulla tavola, le minestre povere de I soliti ignoti, la mozzarella in carrozza di Ladri di biciclette e, arrivando a tempi più recenti, la sacher di Nanni Moretti, il piatto preferito del Latin lover di Cristina Comencini, il coniglio alle olive taggiasche decantato dal cardinale gourmet de La grande bellezza. E, ancora, i riferimenti ai film di Fellini e Scola, di Avati e Salvatores e soprattutto un omaggio al cinema “culi-
La strada interrotta, Patrick Leigh Fermor, Adelphi, 2015, euro 22 Alla fine del 1933 il diciottenne Leigh Fermor lasciò l’Inghilterra con uno zaino, un pesante cappotto militare, un paio di libri di poesia, una sterlina alla settimana da ritirare al fermoposta e l’inossidabile proposito di raggiungere a piedi Costantinopoli. Grazie alla sua curiosità capace di catturare ogni dettaglio e alla precisione visuale della scrittura, quell’impresa, raccontata dopo oltre quarant’anni in Tempo di regali (1977) e Fra i boschi e l’acqua (1986), è ormai un classico della letteratura di viaggio (e non è un caso che Leigh Fermor nel 2007 sia stato considerato il più grande scrittore di viaggi del Regno Unito). La narrazione, però, si arrestava alle Porte di Ferro, dove collidono Carpazi e Balcani, tanto che Leigh Fermor, morto nel giugno 2011 all’età di 96 anni, non riuscì a pubblicare l’ultimo volume della progettata trilogia. L’hanno fatto per lui, e li ringraziamo, Colin Thubron e Artemis Cooper, i suoi esecutori letterari: e
leggendo di palazzi nobiliari, notti all’addiaccio, chiese bizantine e scoppi di ferocia nazionalista il lettore saprà riconoscere la sapienza lirica del miglior Leigh Fermor e la capacità di trasmettere l’incontenibile entusiasmo dei suoi diciotto anni. Un fuoriclasse questo scrittore, della stessa pasta di un Robert Byron e di un Bruce Chatwin. Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio, Vandana Shiva, Feltrinelli, 2015, euro 16 Ma chi sarà alla fine a salvare il pianeta dalla rovina? L’agricoltura delle multinazionali del settore agroalimentare, gli espropri forzati di intere regioni del globo, l’utilizzo disinvolto di pesticidi e fertilizzanti, la diffusione degli Ogm propagandata per sfamare milioni di persone? O il lavoro dei piccoli contadini, che in ogni parte del mondo lanciano la sfida di coltivare la loro terra nel rispetto dell’ecosistema e della ricchezza della biodiversità? Chi nutrirà davvero il mondo, i colossi dell’industria o i lavoratori della terra? La risposta di Vandana Shiva, scienziata e guru dell’ecologia globale, è molto chiara. Non lo faranno sicuramente i grandi brand del settore agroalimentare, quelli che trasformano il cibo in mera merce facendolo entrare in conflitto con se stesso. Quelli che hanno provocato una grave crisi nel modo in cui produciamo, trattiamo e distribuiamo le risorse alimentari. A salvarci sarà piuttosto la miriade di progetti socialmente, economicamente, ecologicamente sostenibili, ormai diffusi ovunque nel mondo. Saranno le risorse provenienti da un’agricoltura libera dalla gabbia delle monocolture tossiche e restituita all’equilibrio della natura e della biodiversità.
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MUSICA, CIBO PER LE ORECCHIE mento). Le due tavole sono unite anche da un piccolo listello di abete, detto anima, che contribuisce a distribuire la tensione delle corde su tutto lo strumento. Le corde metalliche del violino (alcuni usano ancora corde in budello, come nell’antichità) vengono fatte vibrare sfregandole con l’archetto, un bastone di legno curvato a cui sono attaccati dei crini di coda di cavallo, producendo così il suo suono particolare. Il violino trova largo impiego nella musica classica, come dimostra il fatto che per questo strumento siano stati scritti interi concerti, come i 24 Capricci di Paganini, e che nell’orchestra sinfonica siano addirittura previsti due gruppi distinti di violini. Tuttavia il violino trova largo impiego anche nella musica folk, e recentemente l’americana Lindsey Stirling ha cominciato a suonare musica elettronica con il violino! Provate a cercarla su Youtube, la canzone “Crystallize” è qualcosa di eccezionale anche per chi non ascolta il genere. Il violino ha anche alcuni “parenti” di dimensioni più grandi: violoncello e contrabbasso, “strumenti da musica classica” che hanno trovato impiego anche in altri ambiti, e con un certo successo; mentre l’enorme contrabbasso ha avuto molto successo nel jazz, il violoncello, un po’ più piccolo, è riuscito a sfondare in ambito rock; basti pensare a gruppi come i finlandesi Apoclyptica o i croati 2Cellos, che fanno parte di un sottogenere tutto loro, il cosiddetto “cello rock”.
Emanuele Diletti
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IL VIOLINO, STRUMENTO ANTICO CON UN SUONO NUOVO Iniziamo questa rubrica di “musica, cibo per le nostre orecchie” con delle grandi novità: è cambiato l’anno, è cambiata la grafica del giornale, già che ci siamo cambiamo anche musica! Qualcuno di voi avrà sicuramente sentito la frase “varia spesso le tue scelte a tavola” durante una lezione di alimentazione, no? Bene, noi del “Praticamente Pietro” vi proponiamo un menu diverso! Abbiamo sempre parlato di rock, musica rock, stile rock, ragazzi coi capelli lunghi e riff di chitarra potentissimi che fanno tremare la terra: sono cose bellissime, è vero; ma sentire sempre le stesse cose dopo un po’ stanca; chi di voi ha mai pensato di ascoltare un pezzo di violino? VIOLINO? MA NON LO SUONAVANO AI TEMPI DI MOZART? È UNO STRUMENTO ANTIQUATO... SDEFJEFGVDBFRGVPIKJQBEW3RIVJUBQOUIJWRFGVB!!!!!1! Sì, il violino è uno strumento che ha radici antichissime, e tra i migliori costruttori di questo strumento ci siamo proprio noi Italiani! Pensiamo agli Stradivari, per esempio: sono strumenti talmente ben fatti che l’UNESCO considera l’artigianato del violino di Cremona patrimonio immateriale dell’umanità, e alcuni esemplari sono ancora esistenti e suonano talmente bene che, se venduti alle aste, possono valere milioni di euro! Eppure sono solo pezzi di legno! Non è un semplice legno: i violini (quelli di discreta e buona qualità, per non parlare di quelli di liuteria) hanno la cassa armonica fatta di abete rosso (la tavola armonica, per intenderci il pianale dove ci sono le corde) e di acero montano (il fondo); sulla tavola armonica si trovano le uniche aperture della cassa armonica, chiamate “effe” per via della loro forma. Queste due tavole sono unite da fasce di acero curvate (le parti che si vedono quando si mette “di profilo” lo stru-
BRUNO MANIERO, UN GRANDE MAESTRO
CIAO BRUNO... Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa per ricordare il nostro caro amico e collega Bruno Maniero. Onestamente, non so proprio da che parte iniziare tante sarebbero le cose da dire. Voglio però concentrarmi solo su Bruno come sommelier perché è stato capace di mettere insieme leggerezza e sapienza, semplicità e autorevolezza… ma soprattutto perché riusciva a farci passare dal senso del dovere al senso del piacere verso l’enogastronomia di rispetto. Mi piace pensare al vino come ad un bene capace di esaltare sapori, gusti, intese, relazioni. Una bevanda preziosa che restituisce, sorso dopo sorso, il lavoro della terra, i suoi profumi, la sua forza. E Bruno è stato un po’ come il buon vino. Una compagnia costante che ha dato sapore alla quotidianità, ne ha esaltato la qualità, dando vita a nuove, saporite relazioni. Aveva capito che bisognava disegnare una figura professionale di alto valore, moderna e al passo con i tempi; oserei dire che aveva idealizzato molte delle caratteristiche del sommelier, così da poter ergersi imparziale tra le varie componenti del mondo del vino di qualità, non sempre ben armonizzate tra loro. Il suo progetto si è realizzato, anche se non è stato portato a termine completamente; i successi della categoria, in molti anni di lavoro, sono stati i suoi successi e stanno sotto gli occhi di tutti, in termini di corsi pro-
fessionali, rappresentanze, viaggi di studio, wine-tasting, e poi benemerenze e dediche a tutti i livelli. C’era in lui un “fuoco sacro” che indirizzava i suoi pensieri, e tutte le sue azioni, verso un obiettivo talmente nobile da renderlo mitico. Infaticabile e gioviale, costantemente alla ricerca di nuove esperienze didattiche e culturali, si muoveva all’interno di gruppi o platee di appassionati con la leggiadria di un’antilope che in velocità lancia il suo sguardo a 360° senza ignorare alcun particolare, neanche il più piccolo. Tutti si sentivano coinvolti dal suo organizzare, pianificare, mediare, fino a godere in anticipo dei consensi che sarebbero arrivati da lì a poco con la conclusione dell’evento. Il tessere rapporti con le più svariate istituzioni era la sua specialità, dalla quale emergeva un invidiabile fair play che lui sfoderava con estrema naturalezza, tanto da garantire il risultato positivo di ogni missione. Gli stava a cuore la sua terra euganea, che avrebbe voluto portare ai massimi livelli di conoscenza da parte del grande pubblico. Per questo aveva richiamato più volte l’attenzione di importanti wine maker e di altrettanto valenti giornalisti, facendosi carico di inimmaginabili difficoltà pur di riuscire nell’intento che si era prefissato. Grazie Bruno per averci dedicato la Tua vita, fino all’ultimo Tuo giorno.
Ivana Toma
Bruno Maniero, nato il 9 gennaio 1948, è morto il 24 maggio 2015. E’ stato un apprezzatissimo insegnante di Sala-bar presso il nostro Istituto per circa un ventennio. Docente amatissimo, sia dai suoi allievi che dai colleghi, ha saputo trasferire la sua grande passione per il lavoro e le sue specifiche e raffinate competenze in campo enologico con umiltà e disponibilità. Prima di approdare all’insegnamento, è stato cameriere nelle navi da crociera in giro per il mondo e, successivamente, in alcuni hotel di Abano Terme. Dal 2002 al 2014 è stato delegato provinciale dell’Ais (Associazione Italiana Sommelier), tenendo corsi formazione nel settore e ottenendo importanti riconoscimenti.
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IN GIRO PER L’EUROPA I SOGGIORNI-STUDIO DEL”PIETRO”
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I numeri esigui di partecipanti ai Soggiorni-Studio del 2007, quando questo progetto fu attivato per la prima volta in maniera sperimentale, non sono più tali: l’anno scorso i ragazzi che sono andati a Londra erano 44, per questo Novembre è stato necessario proporre due destinazioni, Londra e Dublino, per soddisfare le grandi richieste per la lingua inglese. Ed eccoci qui, in diretta da Dublino, a raccontare dal vivo la nostra esperienza. Sono le 10.26, ora di Greenwich, e noi siamo nella sala insegnanti di una delle sedi della Dublin School of English, mentre i nostri 35 ragazzi sono in tre classi, formate il primo giorno a seconda dei risultati di un test di livello, a fare la seconda delle 4 ore di lezione giornaliere. Alle 13.00 avranno il loro packet lunch fornito dalla scuola, e alle 14.00 ci incontreremo per le “social activities”, che, come i responsabili della DSE hanno tenuto a sottolineare, sono continuazione della lezione in classe. Oggi ci attende l’Irish Dance, una combinazione di spettacolo e workshop di musica e ballo irlandesi. Quello che ci ha colpito in questi giorni è quanto i ragazzi siano entusiasti delle attività che fanno in classe, affermando che le mattine volano in un lampo, che così sì è bello fare lezione di inglese, che hanno imparato tante parole nuove e modi di dire. Ci incalzano appena escono per raccontarci come Simon, Niamh e Dominic hanno impostato la lezione e quanto ogni sera capiscano di più di quello che le famiglie ospitanti raccontano loro. Girano per Dublino con sicurezza, ormai a conoscenza del percorso per arrivare alla scuola e per spostarsi nel centro di questa piccola capitale europea. Hanno respirato il vento dalle scogliere di Howth, hanno visitato il Trinity College of Dublin, con la sua stupefacente biblioteca, hanno camminato dove Vichinghi e Normanni hanno lasciato indelebili tracce del loro passaggio, hanno risposto appassionati alle doman-
de interattive di visita al museo di Dublinia, hanno ascoltato interessati i racconti della lotta sofferta per l’indipendenza del paese e oggi ascolteranno e danzeranno al ritmo delle note e degli strumenti tradizionali. Peccato non abbiano tutti già 18 anni perché l’atmosfera d’Irlanda raggiunge il suo apice davanti a una mezza pinta di Guinness. Cercheremo di ovviare, facendo una passeggiata per Temple Bar, il quartiere dei pub, e una visita ai magazzini di questa leggendaria birra scura. Dal punto di vista linguistico, assistiamo con piacere al crescere della loro autonomia: titubanti ed esitanti inizialmente, ora sembrano molto più a loro agio nel porre domande ad insegnanti, negozianti e “mamme provvisorie” e dimostrano di capire ogni giorno di più ciò che viene detto loro. Rispetto ai loro colleghi che hanno deciso di frequentare all’estero un intero anno scolastico (in virtù della recente legge sulla mobilità degli studenti), i nostri ragazzi hanno solo una settimana a disposizione, ma che sembra cionondimeno preziosa. Infatti, nonostante qualche iniziale perplessità sulle abitudini alimentari delle famiglie che li ospitano (ed è un complimento allo spirito critico fornito dal nostro corso di cucina), raccontano entusiasti le realtà che stanno vivendo, rilevandone le differenze di abitudini con la naturalezza di consumati viaggiatori. Questo è il vero bagaglio che si porteranno a casa, questo è il vero valore di un’esperienza all’estero, anche se si tratta di una sola settimana. Si fa fatica, si lavora 24/7 (detta all’inglese, per non tradirci neanche ora), si torna a casa esausti, ma ci si continua a credere perché, come abbiamo dichiarato nel nostro rapporto di autovalutazione, e, tra l’altro, in conformità con quanto stabilito nelle linee guida del ministero, dobbiamo tendere alla formazione globale dell’allievo. Maria Cristina Todeschini
Irish dance party
Dublinia and Christ Church
Guinness Storehouse
Biblio Trinity College
Monumento di Oscar Wilde
EXPO 2015
OBIETTIVI IMPORTANTI, MA COMPLETAMENTE CENTRATI? Expo 2015, aperto dal 1° maggio al 31 ottobre di quest’anno, è stato definito una delle più grandi esposizioni sull’alimentazione e sulla nutrizione. In questi sei mesi Milano ha avuto la duplice opportunità di farsi conoscere e di promuovere la sua immagine nel mondo; e di suggerire qualche risposta ai tanti gravi problemi internazionali, quali la fame nel mondo, la lotta agli sprechi, la salvaguardia della biodiversità, la prospettiva di un futuro sostenibile. Ma questi obiettivi sono stati realmente raggiunti? Senza ombra di dubbio Expo 2015 è stato un successo inaspettato; infatti, come affermano molti dati, più di venti milioni di persone hanno varcato i tornelli della struttura espositiva, portando a Milano un flusso turistico di notevole importanza. La città, grazie all’esposizione, è diventata un modello a livello mondiale per molti Paesi, come ad esempio la Cina e i Paesi del Golfo che hanno chiesto di ottenere delle copie dell’Albero della vita. Inoltre molti turisti hanno scelto proprio Milano per passare qualche giorno di ferie nei mesi più caldi di luglio e agosto. D’altro canto, però, come afferma la giornalista Alessia Gallione e come è stato possibile constatare visitando l’esposizione, molti padiglioni, più che a proporre soluzioni concrete ai problemi evidenziati dal tema “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, si sono concentrati solo sull’auto-promozione del proprio Paese. Ad esempio, il tema della sostenibilità ambientale delle produzioni alimentari è stato ignorato da molti partecipanti, per cui l’obiettivo della sensibilizzazione del pubblico non è stato realizzato completamente. All’interno dell’Expo, poi, hanno trovato spazio molte multinazionali del settore agro-alimentare e catene di fast-food che hanno poco a che fare con il cibo sano e sostenibile. Anche l’indagine condotta dal Policlinico universitario Gemelli di Roma su dieta e abitudini alimentari dei visitatori della manifestazione ha evidenziato risultati allarmanti; e infatti si è visto più volte che gli stand dei fast-food erano pieni di gente, mentre quelli dei promotori di cibo biologico risultavano
semi-deserti. Non è una contraddizione dare spazio, per esempio, a Mc Donald’s e contemporaneamente propagandare l’obiettivo della salute alimentare? Se vogliamo fare una riflessione completa, però, dobbiamo riconoscere che sono stati organizzati anche molti incontri di grande interesse, con la partecipazione di esperti e di personalità di alto livello come capi di Governo, responsabili dell’ONU, della FAO e tanti altri. Questi eventi spesso non sono stati pubblicizzati a sufficienza o almeno hanno avuto una visibilità minore rispetto ad altre iniziative, come i concerti musicali, le occasioni di divertimento o le degustazioni gratuite. Resta in ogni caso sullo sfondo il contrasto fra l’abbondanza dei Paesi sviluppati e la povertà di quelli del Terzo e del Quarto mondo. Una realtà difficile da sradicare, che però deve portarci ad una riflessione responsabile sui temi della nutrizione e della salvaguardia degli equilibri ambientali se vogliamo che Expo 2015 non si trasformi in un’occasione perduta.
Marina Barison
CIBO PROTAGONISTA. O NO?
Riflessioni “scomposte” di una visitatrice Difficile fare un bilancio di Expo, al di là dei consensi mediatici e politici e delle aspre critiche che sono state mosse a questa spettacolare esposizione. Spettacolare soprattutto per l’aria di festa, per le installazioni, per l’architettura, per l’impatto visivo di alcuni video e di molti padiglioni. Deludente per l’organizzazione spesso macchinosa e poco accogliente, per gli sprechi e per l’eccesso di informazioni non adeguate. Ma il cibo, protagonista molto discusso della manifestazione, dove risaltava? Ho visto cibo venduto a caro prezzo nel settore food di Eataly, cibo immaginato attraverso le proiezioni sensoriali della Spagna, cibo ricreato in sculture e immagini artistiche, cibo “pensato“ nelle riflessioni dell’albero dello slow food, cibo assente in molti padiglioni…
(segue a pag. 24)
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IL NOTIZIARIO DEL PIETRO Una mostra di pittura nel salone di Villa Bassi ad Abano Terme “Gabriele d’Annunzio e la Grande Guerra” Le ragazze e i ragazzi della classe 5CC incontrano il maestro Andrea Moreno Greggio
(seguito da pag. 23)
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Proprio questo aspetto mi ha colpito nella prima visita a maggio, quando era ancora possibile entrare nel cuore dei padiglioni e riflettere sul significato del nutrimento del pianeta. Non ne parliamo nemmeno della macchina infernale che ci ha triturati in ottobre e ci ha catapultato all’esterno con senso di grande liberazione dal caos interno e da code inenarrabili. Paradossalmente il “grande assente” è stato il cibo, almeno rispetto alle mie aspettative, anche se emotivamente la visita mi ha colpito molto per la sensorialità di molti padiglioni. Rigenerante quello austriaco che ricreava un bosco, ma poi ho pensato che vicino a casa mia ci sono dei boschi e non ho mai respirato l’atmosfera che il padiglione austriaco ricreava. Strepitoso il Padiglione zero, per la riflessione intelligente sulla speculazione economica e sul viaggio attraverso immagini e spazi che ti rapiscono con la loro forza d’impatto. Che dire del Padiglione coreano dove trionfava la tecnologia sposata alla tradizione per far riflettere sugli sprechi? Molto istruttivo. Tecnologia al top e natura nell’alveare della Gran Bretagna: avventura slow in un’installazione eterea e avveniristica. Solita delusione: cibo venduto al bar in modalità fast. L’architettura e la genialità di molte realizzazioni sono state vincenti rispetto al cibo che non ho sentito affatto protagonista. Alcuni anfratti sembravano mercatini etnici dove il colore si confondeva con l’odore non sempre gradevole del cibo, dove i souvenir locali sembravano spesso cineserie e non davano il senso delle tradizioni. Del resto la globalità è anche questo: contraddizioni. Allora conservo una delle immagini più significative di questa Expo, non il grande Albero della vita ma piccole piante e fiori che “sbucano “ dal pavimento del piazzale antistante il padiglione ungherese, quasi lo sollevano, segno di una natura dalla forza dirompente che “rompe“ il cemento e l’indifferenza.
Maria Chiara Ceresoli
LIBRIAMOCI 2015 GIORNATE DI LETTURA
Le docenti del Dipartimento di Lettere, in occasione della II edizione di ”Libriamoci”, promossa dal Centro del libro e della lettura (MiBACT) e dalla Direzione generale per lo Studente (MIUR), hanno progettato dal 26 al 31 ottobre una settimana di letture nelle aule della nostra scuola. La maratona di lettura ha coinvolto sette docenti e sedici classi del nostro istituto: Alessandra Bernardi: 2C, 4CC, 5CC - M. Chiara Ceresoli: 1L, 3AC, 4AC - Barbara Galtarossa: 2G, 2 L, 3AS - Silvana Gaspari: 1F, 4BC - Ornella Marinello: 2D - Chiara Rubin: 1C - Daniela Vicariotto: 1E, 2E, 5BC. I percorsi di lettura sono stati realizzati in collaborazione con Roberto Caruso, Davide Pinato e Cristina Minoja dell’Associazione Abracalam di Padova. L’Associazione, infatti, ha effettuato gratuitamente, dal 26 al 31 ottobre 2015, percorsi di lettura nelle aule scolastiche. Le attività si sono svolte durante le ore di lezione dei docenti coinvolti. Si sono letti ad alta voce il V e il VI Canto dell’Inferno; Il Delucidatore (Omaggio a Pietro d’Abano); Lungo il filo della notte; Appunti poetici del ‘900; Iliade“Canto d’ira e di vendetta” dal poema di Omero; Sola andata di Erri de Luca.
“1915-2015. Grande Guerra. Per ricordare questo evento si è scelto di utilizzare la figura di Gabriele d’Annunzio, in quanto uomo e artista che fu coinvolto in prima persona nel primo conflitto mondiale.” Così recita il pannello che accoglie gli ospiti nel salone di Villa Bassi, ad Abano, e illustra l’idea del Maestro Andrea Moreno Greggio. La figura del grande poeta e vate Gabriele d’Annunzio ha dato vita ai venti quadri esposti che noi ragazze e ragazzi della classe 5^CC, con la prof.ssa Alessandra Bernardi, abbiamo avuto l’opportunità di vedere e soprattutto di comprendere accompagnati dal maestro Greggio nel suo “viaggio” creativo. L’artista ci ha spiegato che ha scelto di rappresentare d’Annunzio in quanto uomo straordinario, con grande personalità e doti letterarie e per il suo ruolo durante la guerra. In ogni quadro è rappresentato in modo simbolico un momento saliente della vita del poeta: le sue imprese eroiche, i suoi amori, la sua dimora a Gardone con Le voci dei ragazzi l’amata biblioteca, la sua malinconia, Sola andata di Erri de Luca: “Un ipnoil suo amore per la vita. La scelta crotico viaggio vissuto grazie al coinvolmatica del maestro Greggio intende gente spettacolo offertoci dalla voce e dare un senso di vita (colore-amore), dai suoni di Roberto, accompagnati dai anche presentando immagini relative movimenti avvolgenti di Cristina”. alla guerra. L’impatto cromatico delle “L’unione fra il suono, la voce e il moviventi tele, di cui quindici raffigurano mento ci ha condotti a vivere il difficile d’Annunzio e le restanti cinque persoviaggio verso i porti del Nord intraprene che nella sua vita lasciarono un seso dagli uomini di Erri de Luca”. gno, come ad esempio Eleonora Duse “Esperienza multisensoriale capace di (famosa attrice e amante del poeta), è catturare la nostra attenzione grazie stato empatico. In queste tele prevalall’interpretazione di Roberto e Cristigono colori molto freddi come il blu, na. Ci hanno fatto immergere nel doil bianco o altri ottenuti da mescolanlore e nelle difficoltà di un’esperienza ze diverse, che donano al personagche ha cambiato la vita di molte pergio un tocco di mistero, piuttosto che suggerire riflessioni profonde. Noi stessi siamo stati coinvolti, quasi rapiti, dalla fantastica narrazione cromatica della vita del poeta. Nei quadri campeggia il motto MEMENTO AUDERE SEMPER con l’intenzione di dare soprattutto il significato di un incoraggiamento: “RICORDATI DI OSARE SEMPRE” per migliorare la qualità della vita di ogni singolo individuo, nella speranza che tutte le guerre del mondo possano finire. La classe 5CC con il maestro Greggio, nel salone di Villa Bassi Classe 5CC
IL NOTIZIARIO DEL PIETRO sone”. (4BC) Iliade di Omero: “L’incontro con Roberto e Cristina ci è piaciuto perché narrava l’Iliade in modo diverso da quello scolastico, facendoci coinvolgere e innamorare di questi canti epici. Ci è piaciuta anche la danza muta di Cristina, la sua leggiadria e i suoi movimenti rendevano il racconto davvero coinvolgente”. - “L’incontro è stato molto interessante perché gli attori, Roberto e Cristina, sono riusciti a trasformare un testo di così difficile comprensione per noi ragazzi in una semplicissima storia”(1F). “Alle scuole medie è stato una barba studiare epica. Lo spettacolo invece é stato molto divertente!” - “Un semplice racconto in poco tempo ma un’immensa bellezza!” - “La lettura è stata coinvolgente con tante emozioni, tradimenti e colpi di scena” (1C). - “…è stata una delle più belle e coinvolgenti lezioni che io abbia mai fatto. (Jacopo 2C)” - “Abbiamo capito molto del racconto, grazie ai toni della voce (Marco, Rimel, Thomas, Stella, Alberto, 2C) - “… è stato affascinante… mi sentivo all’interno della storia” (Marco 2C). Inferno di Dante, canti V e VI: “…all’inizio eravamo un po’ scettici, ci aspettavamo una cosa molto noiosa, poi siamo riamasti a bocca aperta, ci hanno colpito con una performance emozionante, con una narrazione fatta di movimenti e di suoni. Speriamo di vederli ancora” (4CC). Grazie a Roberto Caruso e all’Associazione Abracalam per averci regalato magici momenti di bella poesia. Alessandra Bernardi
I maestri Roberto Caruso e Daniele Pinato leggono l’Inferno di Dante
“NEXT STOP ABANO TERME”
Venerdì 9 ottobre la classe 2^C, con la prof.ssa Alessandra Bernardi, si è recata alla mostra fotografica “NEXT STOP - Abano Terme”, presso Villa Bassi, proprio di fronte alla succursale. La mostra era incentrata sul confronto ieri-oggi del paesaggio, a noi circostante, di Abano Terme. Come si legge nel depliant illustrativo l’allestimento nasce da un progetto del Comune di Abano che, dopo il ritrovamento di alcune foto della città risalenti a 70 anni fa, ha “commissionato” il lavoro all’associazione Mignon. Il risultato proposto,
oltre ad essere definito un confronto diacronico tra passato e presente, ripropone la fotografia stessa come “strumento di memoria” tra racconto e documentazione. I temi trattati sono: l’architettura, il turismo, il silenzio, gli eventi, i ritratti, le immagini by night e le foto di strada. Il gruppo di fotografi ha saputo dare vita a un percorso con varie tappe lavorando liberamente, senza alcun limite, alle scelte fotografiche. Le foto presentate alla mostra sono tutte in bianco e nero. L‘Associazione Mignon è nata nel 1995 da un’idea di Giampaolo Romagnosi e Ferdinando Fasolo. Obiettivo lo studio della fotografia sociale, cioè la realizzazione di un progetto fotografico finalizzato alla ricerca dell’uomo e del suo ambiente. I fotografi che hanno dato vita alla mostra sono: Fatima Abbadi, Leonio Berto, Ferdinando Fasolo, Marco Fogarolo, Giovanni Garbo, Mauro Minotto, Giorgio Pandolfo, Giampaolo Romagnosi, Davide Scapin.
Sara Rosina e Giulia Dengo
LE NOSTRE FOTO PREFERITE “A noi sono piaciute soprattutto quattro foto: quella nella quale è ritratta una ragazza di profilo con gli occhiali da sole e un piercing sulla guancia, un’altra in cui vediamo due ragazze vestite alla moda degli anni 60 appoggiate ad una Cadillac, una terza che mostra due uomini che giocano a scacchi con grande concentrazione e infine l’immagine molto dolce di una bambina vestita da orsetto durante il Carnevale”. (Sara Rosina, Sofia Dalla Vecchia, Alessio Trevisan, Alessandra Brugnaro) “Abano Terme è una città bellissima, con molte costruzioni moderne, ma prima com’era? Grazie al progetto NextStop Abano Terme possiamo capire come si viveva una volta e qual era il volto della città. Abbiamo scelto per rappresentare la vecchia e la nuova Abano due foto: quella, vecchia, della piazza del municipio con molti più alberi e segnali stradali, ma senza le panchine per sedersi (e davanti al portone manca il corrimano); e quella di oggi che ritrae alberi più alti e robusti. Dalla piazza sono stati tolti molti segnali stradali e lampioni e davanti al portone c’è il corrimano”. (Thomas Brunello, Alberto Bortolamei, Antonio Gulisano, Vincenzo Di Giacomo) “Tra i ritratti proposti alla mostra quello che ha suscitato in noi maggior interesse è “Il Sarto”, perché viene raffigurata una persona eccentrica che non capita tutti i giorni di vedere: l’uomo ha lunghi capelli bianchi e la barba dello stesso colore, porta un paio di occhiali tondi da vista, è vestito in modo elegante e ha uno sguardo molto intenso.
Ad alcuni di noi ha ricordato Albus Silente, attore del film Harry Potter. Ci è sembrato anche che ci seguisse con lo sguardo come Monna Lisa. La foto è di Fatima Abbadi. Quanto ai vari confronti ieri-oggi, la foto che abbiamo scelto è stata scattata da Ferdinando Fasolo: nella foto di ieri viene rappresentato un signore che passeggia lungo la via del municipio (che si intravede sullo sfondo) mentre quella di oggi è caratterizzata dalla stessa ambientazione ma questa volta troviamo una giovane donna in bici con il figlio vicino. Abbiamo scelto questa foto perché, secondo la nostra interpretazione, l’anziano signore raffigura il passato, la giovane mamma il presente e il bimbo il futuro”. (Giulia Dengo, Mattia Gambalonga, Davide Salmaso, Rimmel Abid, Alba Montella, Amanda Morosi) “La foto che ci ha colpito di più è stata quella di Don Mario. Il personaggio è ritratto in un paesaggio rurale, davanti a una grotta ornata di simboli religiosi, e veste abiti contadini. Ci piace questa foto perché ritrae una città di campagna che oggi non c’è più. (Simone Milan, Stella Binzar, Marco Maglie, Andrea Fincato) “Il fabbro: l’autore della foto è Giovanni Garbo. E’ il ritratto di un signore anziano che si cimenta nell’arte della lavorazione del ferro, utilizzando strumenti antichi, come la levigatrice in pietra a pedale che si usava una volta. Il signore indossa un camice scuro, guanti, ha pochi capelli e corti, è senza barba e lavora dentro uno stanzino piccolo o una baracchetta. Nella foto si vede la sua stanchezza, la fatica che sta facendo. Abbiamo scelto questa foto per mostrare come anche una persona anziana non perde la voglia di lavorare”. (Jacopo Sartori, Marco Arru, Stefano Zaffonato). “Tra tutte le foto esposte ne vogliamo ricordare una di Giampaolo Romagnosi che ritrae una famiglia vestita da Banda Bassotti per il Carnevale. Questa foto trasmette gioia, spensieratezza e nostalgia dell’infanzia. La famiglia è formata da cinque persone: la mamma, il papà, due bambini e una bambina. Tutti sono sorridenti e circondati da coriandoli e stelle filanti”. (Erika Bassan Arianna Rossetto, Filippo Zago).
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STUDENTI ECCELLENTI 2014-2015
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Sabato 21 novembre 2015 presso la Sala Parisi dell’Istituto si è tenuta la cerimonia di premiazione degli studenti eccellenti del “Pietro d’Abano” per l’anno scolastico 2014-2015, alla presenza dei loro genitori, degli insegnanti e delle autorità scolastiche e locali. Erano presenti anche le delegazioni degli Enti che, con un loro contributo, hanno sostenuto l’iniziativa, giunta ormai al suo quarto anno di vita. Assieme all’Associazione Inner Wheel, che sostiene l’iniziativa fin dalla sua nascita con un generoso contributo, hanno contribuito al buon esito dell’iniziativa anche le aziende Polo S.p.A. di Teolo e Zaino Foodservice S.r.l. di Montegrotto Terme. L’amministrazione comunale di Abano Terme, infine, presente con l’assessore Luca Bordin e la consigliera delegata Adriana Ottaviano, ha omaggiato gli studenti con libri di narrativa e varia. Erano altresì presenti il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Padova dr. Andrea Bergamo e, in qualità di rappresentante della Provincia di Padova, il Consigliere delegato nonché Sindaco di Veggiano Anna Lazzarin. Gli studenti eccellenti 2014-2015 sono quelli che hanno riportato la miglior pagella (media complessiva dei voti) per la loro categoria. Alcuni hanno ripetuto il successo già conseguito nelle precedenti edizioni del concorso, altri si sono affermati per la prima volta. Tutti comunque hanno ottenuto questo risultato di prestigio applicandosi in maniera continuativa per l’intero anno scolastico. Ecco chi sono (tra parentesi la media dei voti. La classe frequentata è quella dell’anno scolastico 2014/2015): PRIMI PREMI (Diplomi di merito e assegno di studio) 1. Nalon Rebecca - classe 1^ (8,79) 2. Dalla Bona Lara - classe 2^ (8,73) 3. Semenzato Francesco - cl. 3^ Enogastronomia (8,70) 4. Sinigaglia Mirco - classe 3^ Sala-Vendita (7,90) 5. Moro Giulia - classe 3^ Accoglienza Turistica (8,10)
6. Fabris Andrea - classe 4^ Enogastronomia (9,00) 7. Zoppello Giorgia - classe 4^ Sala-Vendita (8,09) 8. Barison Marina - classe 4^ Accoglienza Turistica (8,73) SECONDI PREMI (Diploma di merito e borsa di studio) Il Consiglio d’Istituto, considerato l’alto numero di studenti frequentanti l’articolazione di settore, ha deliberato di assegnare due secondi premi agli studenti di Enogastronomia delle classi 3^ e 4^: 9. De Lucchi Eugenio - classe 3^ Enogasatronomia (8,50) 10. Lionello Alessio - classe 4^ Enogastronomia (8,73) Per gli alunni Giorgia Zoppello e Alessio Lionello, in soggiorno studio a Dublino, il premio è stato ritirato dal genitore. Infine, sono stati premiati anche gli studenti che hanno conseguito il voto di 100 su 100 agli Esami di Stato 2014/2015. Si è trattato di un evento eccezionale in quanto - prima volta nella storia dell’Istituto - ben sette alunni hanno conseguito il punteggio massimo. A tutti loro, oltre alle congratulazioni del caso, va il nostro ringraziamento più sentito per aver dato lustro all’Istituto con la brillante affermazione e l’augurio di un grande successo in campo universitario e/o lavorativo. Essi sono (foto di copertina): Barison Valeria - classe 5^A di Accoglienza Turistica Bianco Luca - classe 5^B di Enogastronomia Bordin Alison - classe 5^A di Accoglienza Turistica Santimaria Rebecca - classe 5^B di Enogastronomia Santimaria Sara - classe 5^A di Accoglienza Turistica Toson Filippo - classe 5^C di Enogastronomia Tudosanu Mihaela - classe 5^A di Sala-Vendita La premiazione degli studenti eccellenti è un evento che l’Istituto ha reso stabile nel tempo e che conta di valorizzare ulteriormente con l’aiuto degli sponsor del territorio.
“GLI IMPROVVISATI” UN ALTRO GRANDE SUCCESSO Ancora una volta la compagnia teatrale dell’Istituto, “Gli improvvisati” ha riscosso un notevole successo con la rappresentazione “La prima e il dopo”, replicata più volte in Istituto alla fine dello scorso anno scolastico e portata, su richiesta, in più contesti della provincia di Padova. Si tratta di una rivisitazione di alcune vicende della Grande guerra, narrate con spirito critico e in chiave moderna, su testi del prof. Tomaso Bortolami che, come sempre, ha curato anche la regia. Considerato il successo delle commedie messe in scena negli ultimi cinque anni (ricordiamo il titolo di quelle più recenti: “Polli migratori“ e “Tra il dire e il fare”), c’è trepida attesa per la prima del 2016 i cui contenuti sono ancora top-secret. Auguriamo un buon lavoro agli attori vecchi e nuovi, al regista, al suo aiuto, ai tecnici, agli scenografi e a tutti i collaboratori.
27 Una scena della rappresentazione “La prima e il dopo”
C.I.C. - centro di informazione e consulenza
CONTAINER - il giornalino degli studenti del Pietro
È un servizio riservato a studenti, genitori e docenti del nostro Istituto, per chiarire dubbi, esporre problematiche, chiedere consigli. È garantita la privacy e si accede liberamente tramite: - prenotazione nell’apposito registro presso i collaboratori scolastici in succursale - prenotazioni via mail tramite l’indirizzo:
[email protected] Il dott. Davide Zanin, psicologo, riceve ogni mercoledì dalle 8.20 alle 10.20, in biblioteca della succursale. Il prof. Tomaso Bortolami, counselor professionale e responsabile del CIC, riceve ogni martedì dalle 11.20 alle 13.10.
È il giornalino curato dagli studenti dell’Istituto, che esce in allegato alla rivista Praticamente Pietro. Docenti Referenti: Prof. Tomaso Bortolami, Prof.ssa Silvia De Paoli Studente Referente: Davide Furlan 3CC Per conoscere le date delle riunioni di redazione, metti mi piace sulla pagina facebook:
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SPAZIO SCUOLA Da novembre l’atrio della succursale è a disposizione dalle 14.00 alle 16.00 per gruppi di studio
LABORATORIO TEATRALE
spontanei, studio assistito, recuperi, approfondi-
“GLI IMPROVVISATI”
menti, gruppi di lavoro. Per conoscere i pomeriggi disponibili, controlla sul tabellone delle prenotazioni in ingresso, segna il tuo nome e porta il permesso.
Responsabile: Prof. Tomaso Bortolami Studenti Referenti: Lucrezia Levorin 4AT, Gioia Scarabellin 3AT Tutti i mercoledì in atrio della succursale dalle 14.00 alle 16.00
Docenti Referenti: Prof. Tomaso Bortolami, Prof.ssa Silvia De Paoli Studente referente: Chiara Pastorello 5AS
IL NOTIZIARIO DEL PIETRO REBECCA IROLSINI VINCE IL PRIMO PREMIO AL CONCORSO GASPARE STARACE DI MILANO
IL VIZIO DI RESPIRARE, NO AL TABAGISMO
Sta per concludersi anche quest’anno il ciclo di incontri che il dr. Giovanni Forza tiene con gli studenti consiglieri di Istituto e con i rappresentanti delle classi prime e seconde all’interno del progetto Il vizio di respirare. L’interesse con cui i partecipanti hanno seguito i vari incontri conferma la bontà della scelta dell’Istituto di proseguire sulla via dell’informazione e della prevenzione. Qui di seguito una breve ma sofferta testimonianza di una nostra studentessa.
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CENERE DI SIGARETTA Ho 15 anni… problemi con i genitori, con la scuola, con il mio ragazzo, ma in questa occasione vorrei parlare della mia esperienza con il fumo. L’adolescenza è fatta di rischi, prove e curiosità pericolose. Ho iniziato a fumare molto presto seguendo compagnie sbagliate, per noia e a volte per problemi che mi assillavano e che non mi davano pace. I genitori spesso sono i migliori amici che hai, ma lo scopri un po’ alla volta. Io ho sbagliato fin dall’inizio perché ho seguito la massa e i pensieri degli altri senza concentrarmi sui miei. Mi sono fatta condizionare dall’idea che i genitori non ascoltano mai e che sono terribili… e così solo bugie, menzogne. A causa di queste bugie i miei hanno perso fiducia in me. Non mi parlavano più. Ho promesso e ripromesso di smettere invece mi ritrovo ogni mattina con una sigaretta tra le labbra. Ho appena compiuto gli anni e un paio di amici mi hanno regalato una sigaretta elettronica. Spero che mi aiuti a smettere perché è davvero difficile. I miei amici mi vogliono un bene dell’anima e desiderano che io smetta di dire bugie a causa delle sigarette, ma soprattutto non vogliono che io mi faccia del male.
Stella Binzar
bandiera italiana con l’Inno di Mameli, quindi le premiazioni. Mauro ha ricevuto la pergamena di partecipazione e la borsa di studio alla presenza di autorità civili, militari e religiose tra cui il prefetto di Padova dott.ssa Patrizia Impresa, il viceconsole regionale M.d.L. Erminio Gambato e il console provinciale M.d.L. Alida Maria Gherardo. Un gradevole buffet, organizzato dall’ENAIP di Padova, ha chiuso l’evento. Un riconoscimento che premia l’impegno e le capacità del nostro Mauro. Bravo!!!
Daniela Vicariotto
Il giorno 8 maggio scorso, presso l’Istituto alberghiero “Carlo Porta” di Milano si è svolta la 5^ edizione del concorso nazionale intitolato al prof. Gaspare Starace. Hanno partecipato alla prova 20 Istituti alberghieri del Nord Italia compreso il nostro che, con le studentesse Lucrezia Boffo e Rebecca Irolsini (ex classe 4AT), ha ottenuto lusinghieri risultati. Le prove alle quali sono state sottoposte consistevano in una prova scritta di 25 items e una prova di “problem solving” al bancone, sia in italiano che nella lingua prescelta dall’allievo. Rebecca Irolsini è passata alla seconda fase alla quale tutti gli insegnanti presenti e gli esperti del settore hanno potuto assistere. L’emozione è stata molto intensa ma Rebecca si è destreggiata in modo impeccabile conseguendo il primo premio consistente in un viaggio in località italiane per due persone con due pernottamenti, una coppa e l’immancabile attestato di partecipazione.
Silvana Moscatelli
CONCORSO PROVINCIALE SCUOLA-LAVORO PREMIATO MAURO SASSO
Il 21 maggio scorso al Centro S. Gaetano di Padova si è festeggiata la giornata della Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia - Consolato provinciale di Padova. Per l’occasione, sono stati premiati i vincitori del Concorso “Scuola-Lavoro tra cui il nostro studente di classe IVBC (ora 5BC) Mauro Sasso. Mauro si è classificato al 2° posto ex equo ed ha ricevuito i complimenti della giuria per il suo elaborato sulla “flessibilità lavorativa”. L’apertura della cerimonia ha visto tutti solennemente in piedi per gli onori alla
RICICLO DEL SUGHERO, TUTTO COMINCIA CON LE PICCOLE COSE! Molti materiali oggi vengono riciclati, ma poca attenzione trova il recupero del sughero, così ogni anno in Italia vengono gettati nella spazzatura 800 milioni di tappi di sughero, di cui oltre 100 nelle festività natalizie. Raccogliere il sughero significa ridurre i rifiuti indifferenziati, contribuire a sviluppare l’industria del riciclo attraverso il riutilizzo nella bioedilizia, sostenere progetti di utilità sociale ed ambientale nonché progetti di sviluppo e di lotta alla povertà in Africa, salvaguardare le foreste di sugherete. Ecco allora che all’interno di entrambe le sedi della nostra scuola sono state collocate delle scatole per la raccolta dei tappi di sughero. Il nostro Istituto, infatti, ha aderito al progetto etico di riciclo del sughero promosso dalla multinazionale Amorim Cork in collaborazione con numerose ONLUS (referente per il territorio di Padova e provincia è la ONLUS Apaau). Il ricavato della raccolta dei tappi - € 0,70 ogni kg (1 kg = 170 tappi circa) - viene impiegato per finalità benefiche, nel caso specifico la Apaau lo devolve per iniziative di sviluppo ad
IL NOTIZIARIO DEL PIETRO Aboke in Uganda. La locandina accanto al contenitore indica i comuni che patrocinano l’iniziativa (Albignasego, Battaglia T., Galzignano T., Montegrotto T., Teolo e Torreglia), partita tre anni fa e allargatasi in breve tempo a macchia d’olio grazie al coinvolgimento di una gran quantità di persone in un circuito virtuoso; la bilancia raffigurata sta ad indicare che il riciclo di 100 kg di sughero consente l’acquisto di una carrozzina destinata ai malati di poliomelite. Ci sono ancora in molti Paesi africani tanti poliomelitici, con terribili deformazioni agli arti inferiori: queste persone provano una gioia indescrivibile quando vedono che possono spostarsi su di una carrozzina senza più doversi trascinare a terra fra polvere e sassi. Ma questo è soltanto un esempio di come vengono impiegate le risorse ricavate dal sughero, in Paesi dove la maggior parte della gente non ha nulla. Per questo è importante imparare a dare valore alle piccole cose! Togliere il sughero dalla spazzatura non costa nulla e consente di ricavare risorse per migliorare la vita in un pezzetto di mondo. Grazie a tutti coloro che parteciperanno. Questa iniziativa si inserisce nel progetto di educazione ambientale dell’istituto. Luisa Bresciani
ORIENTAMENTO
Le attività di orientamento scolastico in entrata si sono aperte quest’anno con Expo Scuola, la vetrina degli Istituti superiori della provincia di Padova. Seguiranno, inoltre, le seguenti iniziative ILLUSTRAZIONE DEI PERCORSI SCOLASTICI DELL’ISTITUTO I docenti della scuola, nell’ambito dell’attività di orientamento organizzata presso le scuole medie del territorio, incontrano gli studenti delle classi terze e i loro genitori, illustrando le caratteristiche e i percorsi di studio dell’Istituto e rilasciando dépliant e materiale informativo. MINISTAGE DI GRUPPO PRESSO LA SEDE CENTRALE Dalla fine di novembre all’inizio di febbraio gruppi di alunni di terza media si ritrovano in Istituto (sede centrale) per un mini stage in orario antimeridiano o pomeridiano, ricevuti e coadiuvati da docenti e studenti. Al termine sono rilasciati un attestato di partecipazione al ministage e materiale informativo. Gli appuntamenti
devono essere prenotati in anticipo attraverso la scuola di appartenenza. GIORNATE DI PORTE APERTE L’Istituto si apre alle famiglie e agli studenti per illustrare le caratteristiche dei percorsi di studio. Saluto del dirigente e dei docenti. E’ prevista, come sempre, la visita alle strutture didattiche. Il calendario è il seguente: DOMENICA 13 DICEMBRE 2015 due turni: ORE 9.30–13.00 e ORE 14.30–18.00
SABATO 16 GENNAIO 2016 ORE 14.30–18.00
EXPO SCUOLA & YOUNG 2015
Dal 5 al 7 novembre si è svolta a Padova la 18^ edizione di Exposcuola, la tradizionale manifestazione di orientamento scolastico dedicata principalmente agli studenti delle scuole secondarie di primo grado. Per loro è ormai vicino il momento di scegliere il corso di studi da frequentare l’anno prossimo, per cui è necessario che conoscano bene le offerte educative del territorio. Il nostro Istituto ha partecipato alla mostra con un proprio stand, molto apprezzato dal pubblico di studenti e adulti, genitori e docenti. La commissione preposta, coordinata dalla prof.ssa Daniela Coccato, ha realizzato un prodotto di grande attrazione e i nostri studenti hanno preparato con competenza cocktails e cotture alla fiamma.
APERITIVO RISORGIMENTALE: L’UNITÀ D’ITALIA A TAVOLA
Sulle note della Marcia Reale dei Savoia, primo inno italiano, è stato inaugurato l’Aperitivo Risorgimentale organizzato dalla classe 4^B Sala, a completamento di un percorso di studio sulla storia dell’Unità d’Italia. Il 26 maggio 2015 nella Sala Parisi, punteggiata di coccarde tricolori, abbiamo accolto gli ospiti in un clima a metà tra il pranzo di gala e la rievocazione storica. L’idea, nata un po’ per caso durante le lezioni di storia, ha pian piano preso forma e dallo scherzo siamo passati alla ricerca dei piatti e delle bevande che rispecchiassero i gusti italiani di fine Ottocento, in particolare quelli dei personaggi più illustri del nostro Risorgimento. Cosa mangiava Garibaldi tra una battaglia e l’altra? Come accompagnava Cavour i suoi incontri politici? Qual era il dolce preferito da Mazzini? Queste domande hanno reso possibile la realizzazione di un menu favoloso, anzi storico, grazie alla preziosa collaborazione del prof. Fabio Ghirardello e degli studenti della classe 3^B Cucina coordinati dal prof. Sergio Torresin. Cibi e bevande semplici della tradizione italiana: dalla pizza Margherita, il cui nome è un omaggio alla regina Margherita di Savoia, al bicerin, tipica bevanda torinese a base di cioccolato, caffè, crema di latte, immancabile sulla tavola dello statista Camillo Benso conte di Cavour. Insomma, abbiamo cercato di realizzare anche a tavola quell’Unità d’Italia che è stata conseguita con grande sacrificio dai nostri avi, e che spesso viene ancora oggi messa in discussione. Accompagnati da un sottofondo di musiche patriottiche, gli ospiti dell’Aperitivo Risorgimentale hanno potuto godere delle originali decorazioni della prof.ssa Renate Gilli, e leggere il giornale “Risorgi-Menti”, realizzato da noi studenti della 5^BS e curato graficamente dalla prof.ssa Silvia De Paoli. Gli articoli basati sugli avvenimenti del tempo spaziano dall’origine del tricolore alle guerre d’indipendenza, dal dibattito politico alla condizione socio-economica del neonato Stato. La particolare atmosfera ha reso inevitabile il tuffo nel passato e per un giorno, senza nessun cedimento al nazionalismo, ci siamo sentiti tutti più uniti sotto i colori della nostra bandiera e della nostra storia.
Cristian Padovan
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IL NOTIZIARIO DEL PIETRO LA GUARDIA DI FINANZA NELLA GRANDE GUERRA
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Il 21 maggio scorso, nella prestigiosa cornice del Palazzo della Ragione, si è svolto il convegno “La Guardia di Finanza nella Grande Guerra”, organizzato dal Museo storico della Guardia di Finanza in collaborazione con il Comando Generale ed il Comando Regionale Veneto del Corpo. L’evento inserito nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della prima guerra mondiale, ha visto la partecipazione di più di 150 persone tra autorità militari e civili provenienti da tutta Italia. I vari esperti chiamati a relazionare hanno ripercorso le principali tappe delle operazioni militari a cui partecipò il Corpo della Guardia di Finanza e ha affrontato aspetti di geopolitica ed economia militare anche dal punto di vista storico. Il buffet, magistralmente preparato dagli studenti delle classi di Enogastronomia (ex 5BC, 4CC e 5CC) e dai loro docenti proff. Vito Fanciullo e Sergio Torresin, è stato altrettanto magistralmente servito dagli studenti di Sala-vendita (ex 5AC) condotti dal Prof. Fabio Ghirardello. Impeccabile è stata anche l’accoglienza degli ospiti organizzata dagli studenti di Accoglienza turistica (ex 5AT) diretti dalla prof.ssa Annalisa Olivato. La soddisfazione dei presenti per il servizio del “Pietro d’Abano” è stata espressa con una lettera ufficiale dal generale Guido Zelano, allora comandante provinciale del Corpo.
INCONTRO CON LA CUCINA VEGETARIANA Lo chef Anna Maria Pellegrino
Nell’ambito del programma di Alternanza Scuola-lavoro delle classi Quinte, in collaborazione con l’Associazione Cuochi Padova e Terme Euganee, è stato proposto un menu elaborato dopo un accurato studio della “cucina salutista” e la ricerca delle spezie più adeguate per un’accattivante cena vegetariana. La cena si è tenuta venerdì 29 maggio 2015 presso la Sala Parisi dell’Istituto e vi hanno partecipato 85 ospiti. I piatti sono stati accompagnati da pregiati vini del territorio euganeo e dalla presentazione di Expo 2015, curata dagli studenti di Accoglienza turistica. Sono intervenuti gli chef Anna Maria Pellegrino, Claudio Crivellaro e Michele Viale che hanno condotto la sperimentazione con gli studenti e, quali ospiti d’onore, gli chef Filippo Bondi e Fabio Momolo anch’essi generosamente impegnati nelle attività di Alternanza con i nostri studenti. Tra le autorità scolastiche è stata particolarmente apprezzata la presenza del dr. Andrea Bergamo, nuovo dirigente della scuola padovana. Ecco il menu:
Tortillas con stracchino e salsa guacamole Samosas di patate e piselli con Chutney di cipolla e peperoni Bicchierini con cous cous alle verdure germogli Flan di piselli con fiori di zucca ripieni di ricotta di capra e pistacchi su crema al rabarbaro Spaghetti con pesto d’alghe, granella di nocciola e aria al pomodoro Risotto allo zafferano e polvere di liquirizia Asparagi al vapore con uova “bazzotte” in crosta di tartufo e formaggetta di caprino e zucca Tortino light di lamponi e cocco con salsa al cacao magro e sorbetto alla fragola
Studenti di 5AS fotografati dal prof. Ghirardello
Lo chef Claudio Crivellaro
PRANZO SOCIALE CON SALUTO AL PROF. SERGIO TORRESIN
Nell’ambito del pranzo sociale svoltosi in Sala Specchi e in Sala Bar il 6 giugno scorso abbiamo salutato il prof. Sergio Torresin, docente dell’Istituto dal 1989, in quiescenza dal 1° settembre 2015. Al prof. Torresin va riconosciuto il merito di aver dedicato tutto se stesso agli studenti e all’Istituto con enorme passione e con grandi competenze tecniche e umane. Con fare semplice e altruistico, ha insegnato ad insegnare a molti colleghi che lo hanno assunto come esempio di professionalità e di dedizione al lavoro. Fortuna vuole che, seppure da esterno, abbia accolto la proposta di collaborare ancora col “Pietro d’Abano”, in cucina, in attività di banqueting e di affiancamento al personale interno nelle occasioni in cui potrà esprimere al meglio il suo ingegno e la sua creatività. Al prof. Torresin auguriamo di trascorrere in serenità, da pensionato attivo, i prossimi anni, ospitandolo al “Pietro d’Abano” quando potrà e quando vorrà.
CONCORSO LETTERARIO SCOLASTICO
L’Uomo è un Animale Migratore La Terra vista dall’alto è uno spazio senza confini, senza muri. È il luogo dove gli uomini partono, arrivano, si incontrano, e poi partono ancora. La necessità, i sentimenti, la curiosità sono le ali che ci sospingono ad andare alla continua ricerca di noi stessi. E sono proprio le storie di questa ricerca, le nostre storie, che rendono la vita un’esperienza condivisa. Regalaci un racconto e voleremo in alto, per gustare insieme lo spettacolo della Terra senza confini, senza muri.
ESTRATTO DEL REGOLAMENTO 1. Il concorso letterario “L’uomo è un animale migratore” è riservato a produzioni scritte di racconti biografici o autobiografici originali (non copiati), legati a esperienze personali di immigrazione ed emigrazione. 2. I racconti vincitori verranno scelti in base al contenuto e all’intensità emotiva delle storie, solo in parte per la correttezza della lingua. 3. SEZIONI. Le sezioni del concorso sono due: Sezione 1: racconti degli alunni Sezione 2: racconti degli adulti (parenti) È possibile partecipare con un solo racconto. Ragazzo/a e adulto della stessa famiglia possono partecipare con un racconto a testa. 4. LUNGHEZZA. Ogni racconto non deve superare la lunghez-za di 3 cartelle (3 pagine di computer, non scritte a mano) 5. SCADENZA. Le opere dovranno essere consegnate entro mercoledì 23 dicembre 2015
6. Ciascuna opera, completa di titolo, dovrà essere consegnata in una busta bianca (A4) senza l’indicazione del nome né di altro. All’interno della busta va inserita un’altra busta più piccola (senza scritte esterne) con all’interno un foglio contenente i seguenti dati: - sezione del concorso (alunni o adulti) - titolo dell’opera - nome e cognome dell’autore - numero telefonico - solo per gli adulti: classe e nome dell’alunno di cui si è parenti 7. La commissione giudicatrice sarà composta da soli alunni ed ex-alunni, i cui nomi verranno resi noti al momento della pubblicazione dei vincitori. 8. PREMI. I primi tre classificati delle due sezioni (alunni e adulti) verranno premiati con una targa incisa e dei buoni per acquisti di beni didattici.
Per ogni chiarimento rivolgersi al prof. Tomaso Bortolami o alla prof.ssa Sivia De Paoli
APERTE LE ISCRIZIONI A “MANI IN PASTA”, CORSO DI CUCINA IN 4 LEZIONI
Dopo le festività natalizie, al rientro dalle vacanze, sarà avviato un corso serale di cucina aperto all’utenza dell’Istituto (personale e genitori) e a quanti, anche esterni all’Istituto, vogliano approfondire le loro conoscenze nel settore. Si tratta di un minicorso di base con l’obiettivo di introdurre i corsisti all’esecuzione dei principali piatti di portata (antipasti, primi piatti, carni e contorni, dessert), scegliendo e abbinando correttamente tra loro i vari ingredienti. Le fasi previste sono: - apprendimento delle basi teoriche - preparazione dei piatti - degustazione di quanto cucinato Le iscrizioni al corso vanno presentate entro il 10 gennaio 2016 compilando l’apposita scheda disponibile in Istituto (entrambe le sedi) o scaricandola dal sito web della scuola: www.istitutoalberghieroabano.it Sarà costituito un gruppo formato da non più di 16 persone al fine di gestire l’attività in modo proficuo. Per la scelta dei corsisti si seguirà l’ordine di iscrizione. Le lezioni si terranno presso i laboratori dell’Istituto Alberghiero in via Monteortone, 9 ad Abano Terme col seguente calendario: 4, 17, 24 febbraio e 2 marzo 2016.
La redazione rivolge a tutti i suoi lettori i migliori auguri di BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO