29/01/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA 29/01/2013
Fiesole Repubblica Firenze
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p. XI
Orchestra giovanile toscana
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Repubblica Firenze
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p. XV
Oggi per l'aquila
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Corriere Fiorentino
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p. 4
Scuola di musica di fiesole
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Corriere Fiorentino
29/01/2013
p. 7
Nardella e Simoni, divisi dalle primarie e uniti verso Roma
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Nazione Firenze
29/01/2013
p. 7
Pubblicità Orchestra giovanile italiana
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Nazione Firenze
29/01/2013
p. 17
Gourmet si diventa, un corso per abbinare cibo e vini
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Nazione Firenze
29/01/2013
p. 17
FIESOLE Studenti e cultura musicale Aperte le iscrizioni al ‘Premio Abbiati'
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Nazione Firenze
29/01/2013
p. 17
FIESOLE «Bar e alberghi chiusi» Monnetti chiede un tavolo sui turni
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Nazione Firenze
29/01/2013
p. 20
Tutte le Fibre della Nencini
Nazione Firenze
29/01/2013
p. 20
Ciao Bacon, e ora Palazzo Strozzi guarda alla primavera. Del Rinascimento
Toscana Oggi
27/01/2013
p. 7
Per non dimenticare i sacerdoti uccisi
Toscana Oggi
27/01/2013
p. 16
L'oratorio fa novanta E in Toscana cresce ancora
Toscana Oggi La Parola Di Fiesole
27/01/2013
p. I
Fiesole, assemblea di Azione cattolica
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Toscana Oggi La Parola Di Fiesole
27/01/2013
p. II
Educare alla fede? Urgente e necessario
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Toscana Oggi La Parola Di Fiesole
27/01/2013
p. III
Giornata di dialogo ebraico-cristiano
Stefania Tanesini
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Repubblica
29/01/2013
p. 1
La scuola fatta in casa e il prof è la mamma
Maria Novella De Luca
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Toscana Oggi La Voce Arezzo Cortona Sansepolcro
27/01/2013
p. I
«Un oratorio creativo con formatori preparati»
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Toscana Oggi La Voce Arezzo Cortona Sansepolcro
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p. IV
Un parroco siriano per Sansepolcro
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Toscana Oggi La Voce Arezzo Cortona Sansepolcro
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p. VII
Formatori preparati per un oratorio creativo
9 10 11 Michele Francalanci
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Serena Padrini
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Iniziative ed eventi Toscana Oggi La Voce Arezzo Cortona Sansepolcro
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Indice Rassegna Stampa
p. VII
«I giovani devono essere intercettati e accolti»
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Pagina I
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OGI PER L'AQUILA Sarà l'istituto di scienze aeronautiche militari delle Cascine ad ospitare il 4 febbraio il concerto benefico organizzato dalla Scuola di musica di Fiesole con protagonista l'Orchestra giovanile italiana diretta da Alexander Lonquich. I fondi ricavati andranno a sostegno della residenza dell'Ogi all'Aquila. Per motivi di sicurezza è necessario prenotare entro il 30 gennaio. 4 febbraio, ore 21, vIe dell'aeronautica, offerta minima 50 euro, prenotazioni
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Nardella e Sïmoni, divisi delle primarie e uniti verso Roma Ci sono coppie che nascono per sbaglio . Altre che sono spinte dagli amici. Anche in politica . Alla prima telefonata, uno pensa sia un caso: «Vieni all'iniziativa, ma ci pensi te a chiamare Elisa». Alla seconda, capisci che non può essere solo il caso: «Mi raccomando , ci tengo ci sia anche Dario». E così gli (ex) avversari alle primarie, Dario Nardella e Elisa Simoni, si ritrovano a dover gestire l'agenda della campagna elettorale assieme . Niente di affettivo, ovviamente: Simoni è in dolce attesa, Nardella felicemente sposato con due figli. Ma la politica, invece, c'entra tutta. La strana coppia è diventata tale dopo le primarie. Vinte dalla Simoni, con oltre lo mila preferenze a Firenze, seguita proprio dallo stesso Nardella. Lei, assessore provinciale al lavoro, bersanianissima. Lui, vicesindaco a Firenze, renzianissimo. Eppure, il giorno dopo, già sapevano che qualcosa era già successo, che la «scintilla» c'era già stata. «L'abbiamo percepito - racconta Simoni - allo scrutinio : un sacco di schede portavano il mio nome e quello di Dario », come prevedevamo le regole . Cioè massimo due voti, ma di genere diverso. Solo che uno si aspettava fossero della stessa corrente: bersaniani con bersaniani, renziani con renziani . No, non è andata così . Ma perché questa ricerca di avere entrambi assieme, anche dopo? «Certo, conta il bel risultato di tutti e due: ma an- La strana copplia che il profilo . Siamo gli Avversari a dicembre unici under 4o del Pd, am- ora sono i più ricercati ministratori . Insomma, cose che vanno al di là del- per gestire l'agenda l'essere bersaniani o ren- dei Democratici ziani» aggiunge Nardella. I In realtà, durante la corsa
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delle primarie, c'era già qualcosa che li univa: lo «staff», con il sondaggista Samuele Mori che gli faceva (ad entrambi) da «spin doctor». Però, non può essere un caso che , in neanche una settimana, tutte le richieste di incontro siano sempre ad entrambi: sarà così alle Caldine oggi, domani al Teatro studio di Scandicci, insieme ad altri candidati . Poi a Borgo San Lorenzo, un cena assieme al sindaco Giovanni Bettarini (altro renziano). «E ne abbiamo altre 4 -5 in ponte», raccontano. Potrebbe essere solo la ricerca dei due più votati a Firenze? «Forse : ma la sensazione - dice Nardella - è che ci sia stata la percezione da parte dell 'elettorato che questa sarà una fase di grande cambiamento , un progetto serio di rinnovamento della politica: non più apparato, ma territorio. Non più carriere legate ad affiliazioni, ma rappresentatività». «Ci contatta anche il mondo dell'economia, del lavoro, le categorie» aggiunge Simoni. Entrambi ex Diessini, però entrambe guardano al futuro : «C'è un mondo che ha bisogno di referenti, per il dopo elezioni ». Ed anche se hanno fatto in passato «scelte diverse», mentre ancora a Palazzo Vecchio andavano in scena le vecchie ruggini tra bersaniani e il sindaco Renzo sul Maggio e sui dipendenti comunali, loro già erano ad organizzare eventi, incontri, dibattiti. «Tutto questo ora è superato - si dice convinta l'assessore provinciale - e ora c'è il voto. Secondo noi, l'unica speranza per questo paese sono il Pd e la coalizione ». Con una «strana coppia» in più.
F. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'INIZIATIVA PROMOSSA DAL COMUNE E DALLA GALLERIA DEL TEATRO ROMANO
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et si diventa, un corso per abbinare cibo e vini
LEZIONI di cucina con abbinamento cibo - vino, con serate di degustazioni ma anche visite guidate alle aziende enogastronomiche. Il tutto in nome del " benessere della salute e del corpo". Questo e altro ancora nel corso "Un nuovo stile nutritivo", organizzato dall'assessorato alla Formazione e da quello all'Ambiente del Comune di Fiesole in collaborazione con l'associazione culturale Galleria del Teatro Romano, che inizierà giovedì e durerà fino al 28 marzo, Gli incontri si svolgeranno a cadenza settimanale, a partire dalle 21 e fino alle 22-22.30, al ristorante "Le Lance" a Fiesole (via Mantellini 2/b). 01tre agli incontri sono in programma visite guidate alle aziende enogastronomiche del territorio fiesolano. Fra queste, un appuntamento sul tema dell'olio è in
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programma all'azienda Cesare Bugnamici e un'altra sul vino all'azienda Renzo Marinai. Inoltre, a fine corso, a partire da aprile, saranno organizzate nuove visite guidate alle aziende agricole: Renzo Marinai (Panzano), Torraccia di Presura (Greve), Carpenè Malvolti (Conegliano), Bibi Graetz (Castello di Vincigliata a Fiesole), Antinori (Bargino). Chi vorrà potrà anche partecipare alla visita alla 47'' edizione di Vinitaly 2013, prevista per l'8 aprile (partenze ore 8 in pulman da Caldine - Fiesole). E possibile iscriversi all'iniziativa fino domani, contattando il tutor Sandra Passerotti a
[email protected] oppure via telefono al 335 5388525. La quota d'iscrizione è di 30 euro a persona.
D. G.
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, t1 e cu Ltura mus ica L e r' L e is c riz i on i a L' Prem i o 1 t1® SONO aperte le iscrizioni all'XI edizione del Premio Abbiati, iniziativa promossa a livello nazionale per sensibilizzare alla musica i più giovani. Il Premio si rivolge alle scuole primarie e secondarie di ogni ordine, grado e profilo giuridico. Sono escluse le scuole musicali, i conservatori, le accademie e le istituzioni musicali. Per ricevere le schede di partecipazione scrivere a
[email protected] oppure a Comitato Musica e Cultura - Premio Abbiati per la scuola, Unione di Comuni Fiesole Vaglia - piazza Mino 26 - 50014 Fiesole.
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«Bar e alberghi chiusi» Monnetti chiede un tavolo sui turni SE LA CULTURA a Fiesole non va in vacanza, con musei comunali e mostre sempre aperti, non si può dire altrettanto delle attività economiche e ricettive «II mercoledì non c'è un bar aperto in piazza Mino mentre tutti gli alberghi sono chiusi da metà gennaio a fine febbraio - lamenta il consigliere Alessandro Monnetti -. Ritengo che questa situazione sia incomprensibile e grave considerando il fatto siamo a cinque chilometri da Firenze e che Fiesole è conosciuta il tutto il mondo ». Da qui la richiesta, avanzata con un'interrogazione, di organizzare un incontro con gli operatori per regolamentare insieme i turni di chiusura.
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Tutte la F i b re 1 Ì della Prosegue al Museo Archeologico di Fiesole-fino al 17febbraio -`Fibre di un altro universo', `personale' di Elisabetta Nencini, artista poliedrica: una serie di fotografie che colgono l'essenza dei suo lavoro, il suo interesse versatile per il fare artistico, inteso in ogni sua sfaccettatura. Orario 10-14; chiuso il martedì
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C i ao Bacon , e ora Palazzo Strozz i guarda alla pr i mavera. Dei L'ATTESA e, intanto, i dati. A Palazzo Strozzi si sono chiuse due mostre («Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo» ha avuto un totale di 74.236 visitatori, e «Francis Bacon e la condizione esistenziale nell'arte contemporanea curata» da Franziska Nori, alla Strozzina ne ha avuti 40.199). Ottimo risultato, e già si guarda al futuro ovvero alle due grandi esposizioni che avranno ancora in Palazzo Strozzi la loro `casa'. La più vicina - quanto a inaugurazione - è «La Primavera
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del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze, 1400-1460», dal 23 marzo al 18 agosto (poi andrà a Parigi, al Louvre dal 23 settembre al 6 gennaio 20141). Dieci sezioni tematiche, per illustrare la genesi di quello che ancora oggi si definisce il 'miracolo' del Rinascimento attraverso 140 capolavori, molti dei quali di scultura, l'arte che per prima se ne è fatta interprete. Potranno essere ammnirate opere del Ghiberti ( netta foto it suo famoso autoritratto), di Donatello, di Dello Delli, di Filippo Lippi, di Nanni di Bartolo, di Agostino di Duccio, di Michelozzo, di Francesco di Valdambrino, di Mino da Fiesole. L'altro grande evento in programma è «Un'idea di bellezza (al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina 29 marzo-28 luglio): otto artisti contemporanei - Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal per ripensare oggi l'esperienza della bellezza.
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AREZZO Cerimonia per ricordare i 34 preti e religiosi caduti nella Seconda Guerra mondiale
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Furono ben 34 i sacerdoti e religiosi della provincia aretina a morire sotto i colpi dei nazisti. Questa pagina di storia contemporanea poco conosciuta ed esplorata viene ricordato questo sabato, 26 gennaio, ad Arezzo. Alle ore 9,30 la parte «civile» presso la Sala dei Grandi nel Palazzo della Provincia, alle ore 11.30 nel Duomo di Arezzo con una cerimonia religiosa. I 34 caduti a causa della guerra e delle stragi nazifasciste saranno ricordati dal presidente della Provincia Roberto Vasai, dall'arcivescovo di Arezzo-CortonaSansepolcro Riccardo Fontana, dal vescovo di Fiesole Mario Meini, dal presidente della Federazione del «Nastro Azzurro» di Arezzo Stefano Mangiavacchi , da Tiziana Giovenali dell'Ufficio scolastico provinciale, da mons. Michele Pes dell'Ordinariato Militare, dal presidente nazionale dell'istituto del «Nastro Azzurro» Carlo Maria Magnani. Significativa anche la presenza di delegazioni di studenti delle scuole di Arezzo, Cavriglia e Montevarchi i quali daranno lettura delle motivazioni delle decorazioni al valore concesse al Clero della Provincia di Arezzo ed eseguiranno dei canti inerenti la celebrazione. «Ricordare l'opera dei sacerdoti e dei cappellani militari - spiega il presidente Stefano Mangiavacchi - è un fatto degno di memoria sui cui l'Istituto del Nastro Azzurro Federazione Provinciale di Arezzo intende gettare una luce, nello spirito che da 90 anni contraddistingue l'Istituto che ha fra i propri scopi sociali quello di mantenere viva la memoria storica, nobilitando il segno del valore e tutelando l'amore ed il rispetto per la Patria». Un momento di confronto e di
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approfondimento, secondo il presidente dell'istituto «Nastro Azzurro» aretino, «per ricordare la morte di quanti offrirono in dono la propria vita per osservare fino in fondo un ideale comune, l'amore verso i propri fratelli e la libertà delle loro Patria». Una cerimonia per la quale anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un suo messaggio di adesione, nel quale il Capo dello Stato: «partecipa l'apprezzamento perla pregevole iniziativa,tesa ad evocare figure luminose di religiosi,che con dedizione e spirito di sacrificio si sono resi ambasciatori di speranza e pace anche nel più terribile dei contesti,la guerra,affinchè il significato ed il valore di tale nobile mandato siano tramandati anche alle giovani generazioni».
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Don Francesco Babini Parroco di Sansepolcro, fucilato dai tedeschi a Forlì il 26 luglio 1944, per avere ospitato alcuni ufficiali inglesi ed un aviatore nella sua casa, aveva 28 anni. Medaglia d'Oro al Valor Civile Pievequinta (Forlì) 26 luglio 1944 Don Ferrante Bagiardi
Parroco di Castelnuovo del Sabbioni - Cavriglia ; dopo aver offerto la propria vita per salvare quella dei suoi parrocchiani, viste vane le sue suppliche dette l'assoluzione e distribuì la S. Comunione a tutti, cadde trucidato dai mitra tedeschi il 4 luglio 1944, insieme ai suoi parrocchiani. Medaglia d'Argento al Valor Militare - Castelnuovo dei Sabbioni 4 luglio 1944 Don Rinaldo Cacioli Cappellano Militare da Capolona - caduto in Africa settentrionale per ferite da bombardamento aereo il 4 febbraio 1941. Croce di guerra al Valor Militare - Africa Settentrionale 24 gennaio 1941 Padre Luigi Faralli Cappellano Militare da Castiglion Fiorentino - disperso in prigionia in Russia nel febbraio 1943. Medaglia Argento al Valor Militare - Russia dicembre 1942 / febbraio1943. Croce di guerra al Valor Militare - Grecia marzo 1941 Don Giuseppe Fondelli Parroco di Meleto - Cavriglia, catturato dalle SS Tedesche e fucilato con tutti gli uomini del paese, il 4 luglio 1944, i loro corpi furono cosparsi di benzina e bruciati. Medaglia d'Argento al Valor Militare - Cavriglia 4 luglio 1944 Padre Antonio Carlo Maria Ghezzi
Cappellano Militare da Cortona, internato in Germania morì il 9 maggio 1945 nel campo prigionieri di Torum in Polonia. Medaglia d'Argento al Valor Militare - Francia - Polonia settembre 1943 / maggio 1945 Don Alcide Lazzeri
Arciprete di Civitella della Chiana, abbattuto da raffiche di mitra mentre assisteva i suoi parrocchiani che stavano per essere fucilati in massa dai tedeschi il 29 giungo 1944, successivamente i lanciafiamme
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distrussero quello che le armi non avevano colpito. Medaglia d'Oro al Valor Civile - Civitella della Chiana 29 giugno 1944 Don Giovanni Mazzoni Parroco di Loro Ciuffenna, Cappellano Militare, morto a Petropawlowka - Russia il 25 dicembre 1941, mentre soccorreva un ferito. Medaglia d'Oro al Valor Militare - Carso 23 maggio-5 giugno 1917. Medaglia d'Oro al Valor Militare «alla memoria» Rassypnaja, Petropawlowka Fronte Russo 1- 26 dicembre 1941. Medaglia d'Argento al Valor Militare - Monte Zebio 6 luglio 1916. Medaglia di Bronzo al Valor Militare - Monfalcone 10 novembre 1916. Medaglia di Bronzo al Valor Militare - Altipiano Carsico 5 giugno 1917 (nella foto a sinistra) Don Giuseppe Torelli Parroco di San Pancrazio di Bucine; catturato dai tedeschi il 29 giugno 1944 con numerosi abitanti della stessa località, ne subì la sorte comune: i tedeschi, dopo averli rinchiusi in una cantina della fattoria, li mitragliarono in massa e diedero i loro corpi alle fiamme. Medaglia d'Oro al Valor Civile Bucine 29 giugno 1944.
Don Giovacchino Benassai Parroco di Duddova Diocesi di Arezzo, morto il io settembre 1944 in seguito ad incidente bellico Padre Giacomo Caneschi Diacono dei Frati Minori, il 2 settembre 1944, mentre si trovava sul piazzale del Quadrante alla Verna, fu colpito da un proiettile e morì poco dopo dissanguato.
Don Bianco Cotoneschi Parroco di Pulicciano Castelfranco di Sopra, fucilato dai tedeschi il io agosto 1944 sotto l'accusa di avere incitato la popolazione a battersi contro i tedeschi. Ivo Cristofani Seminarista della Diocesi di Fiesole, fucilato dai tedeschi a Castelnuovo dei Sabbioni il 4 luglio 1944, insieme al suo Parroco e a numerosi parrocchiani.
Don Sebastiano Fracassi Canonico della cattedrale di Arezzo, paralizzato da quattro anni, fiz ucciso nel suo letto dai tedeschi a Civitella della Chiana, il 29 giugno 1944. Padre Mauro Galoppi Cappuccino, morto a Castiglion Fiorentino il 4 maggio 1944, dilaniato da una granata.
Don Modesto Gavilli Parroco di Badia al Pino, colpito da una bomba lanciatagli dai tedeschi mentre correva incontro ai soldati inglesi. Morì a Città della Pieve l'll luglio 1944. Don Domenico Gianni Della Diocesi di Sansepolcro, Cappellano militare in Jugoslavia, fu ucciso a S. Vitale di Reno il 24 Aprile 1945. Don Italo Grotti Cappellano della Casa di Riposo di Arezzo, morto il 2 dicembre 1943 durante un bombardamento, mentre si recava alla pia casa di riposo, di cui era cappellano per confortare i suoi vecchi, fu trovato con la mani ancora giunte in atto di preghiera. Padre Hausler Accurzio Dell'Ordine dei Frati Minori assistente dell'ACI della Parrocchia di S. Francesco di Chiusi della Verna, destinato come Cappellano Militare sul fronte russo, morì nei pressi di Woronesc-Russia nel febbraio 1943.
Santi Massi Seminarista della Diocesi di Arezzo, morto il 7 agosto 1944, a seguito di eventi bellici. Don Domenico Mencaroni Parroco di Toppole; accusato di collaborare con i partigiani e di antinazismo, fu fucilato ad Anghiari il17luglio 1944. Don Primo Migliorini Parroco di S. Flora a Torrita, morto ad Arezzo nel bombardamento del 2 dicembre 1943. Padre Rosario Mirabene Dell'Ordine dei Frati Minori, fucilato dai tedeschi l'8 agosto 1944 a Campi Casentino (Arezzo). Don Ermete Morini
Parroco di Massa dei Sabbioni-
Cavriglia, ebbe la gola tagliata dai tedeschi il 4 luglio 1944 insieme a due parrocchiani e tutti furono bruciati in un fienile. Padre Cornelio Motzel Dell'ordine dei Frati Minori della Verna, Cappellano militare, colpito da un proiettile morì a Pridrichi in Russia l'11 ottobre 1942.
Don Oreste Pacini Parroco di Ville di Terranuova B.ni, morto il 27 luglio 1944 a seguito dello scoppio di una granata nella sua canonica. Giuseppe Pasqui Seminarista della Diocesi di Arezzo, fucilato dai tedeschi a Civitella della Chiana il 29 giugno 1944 insieme al suo Parroco Don Alcide Lazzeri. Padre Raffaello Pericchi Parroco di Chiusi della Verna, catturato e fucilato alle spalle dai tedeschi il 14 giugno 1944. Don Giuseppe Rocco Parroco di Santa Sofia Marecchia - San Sepolcro, ucciso da slavi, più volte sfamati alla sua mensa, il 4 maggio 1945. Don Dante Ricci
Parroco di Faeto massacrato dai tedeschi l'll luglio 1944. Padre Paolo Roggi Marista, fu spogliato, calpestato e fucilato dai tedeschi il 4 luglio 1944, a Castiglion Fiorentino, sotto l'accusa di essere un informatore dei partigiani. Don Emilio Spinelli
Parroco di Campogialli, ucciso da un sicario sconosciuto il 6 maggio 1944 per odio di parte. Don Giuseppe Tani Parroco di Casenovole (Arezzo), catturato e tradotto nelle carceri di Arezzo insieme al fratello MOVM Sante Tani, nella notte del 15 giugno 1944, fu con lui ucciso nella cella del carcere dopo giorni di sevizie. Don Ezio Turinesi
Parroco di Partina, ucciso dai tedeschi il 5 settembre 1944, nel bosco di Camaldoli. Don Vannino Vanni Cappellano Militare di Montevarchi, morto per denutrizione il 4 aprile 1943 nel campo di prigionia di Tambow (Russia), aveva 28 anni.
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AREZZO Il convegno regionale per fare il punto su una realtà in forte espansione
L' oratorio fa novanta E in Toscana cresce ancora DI MICHELE FRANCALANCI
Sono una tradizione soprattutto del Nord Italia, ma con il tempo stanno prendendo corpo anche in regioni come la Sicilia e la Campania. E adesso anche in Toscana stanno nascendo sempre più progetti e iniziative, sulle quali è stato fatto il punto della situazione nel convegno che si è svolto domenica scorsa ad Arezzo, dal titolo «Oratorio: ci credo! ».
Una sfida complessa quella degli oratori, sulla quale la chiesa italiana sta lavorando in modo massiccio in questi ultimi anni. Al momento la Toscana ne conta circa novanta nel suo territorio, diffusi a macchia di leopardo, soprattutto nel senese, nell'aretino e a Fiesole, ma i numeri fanno capire che la tendenza è verso un continuo aumento della loro diffusione. «Abbiamo scoperto una Toscana molto viva - ha spiegato don Alessandro Lombardi, responsabile regionale della pastorale giovanile - e in grande fermento, che dal Giubileo in poi ha visto molte parrocchie impegnarsi per costruire progetti formativi ed educativi con i più giovani. E' una vivacità non solo numerica ma anche qualitativa, fatta di comunità educanti, che dimostrano di avere il desiderio di essere incisive nella vita della parrocchia e del territorio, e di tanto volontariato». Un'altra questione al centro dell'attenzione è stata poi quella del rapporto fra parrocchie e oratori: «La scelta di lavorare con i giovani - ha proseguito don Alessandro Lombardi - deve essere condivisa da tutti. Le due dimensioni devono camminare insieme e non avere percorsi paralleli come a volte può accadere». Ma come dovrebbe muoversi una Diocesi che intende puntare sullo sviluppo e la crescita di oratori nel suo territorio? «Innanzitutto - ha spiegato ancora don Alessandro Lombardi - serve una notevole capacità di attenzione alla propria realtà. L'oratorio non può essere disincarnato dal
Fiesole
mondo, così come la nostra stessa fede non può esistere se è disincarnata dalle esperienze concrete, vive della società di oggi. L'oratorio funziona se è portato avanti da una buona comunità educante, fatta da persone che desiderano formarsi e che siano inserite nella realtà a cui appartengono e sappiano lavorare in gruppo». La strada per la costituzione degli oratori sembra essere lunga, e necessita di anni per essere attuata, tuttavia la fiducia e la determinazione nel portare avanti questi percorsi formativi non manca, come dimostrano le parole pronunciate dall'arcivescovo della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Riccardo Fontana : «Serve tanta passione e ognuno deve fare nel piccolo la sua parte. Negli oratori ci credo con tutte le forze - ha proseguito - perché sono un servizio educativo fondamentale per i giovani. Non devono però lavorare da soli, ma sempre a stretto contatto con le scuole, le famiglie e le istituzioni locali». Silvia Paoletti della parrocchia SantAndrea Corsivi di Montevarchi, responsabile diocesana di Fiesole, ha illustrato la mappatura degli oratori toscani. Una realtà in continua evoluzione dove il volontariato costituisce l'asse portante: «Ci sono numerosi progetti e attività che abbiamo censito nel territorio toscano. Fra questi abbiamo trovato anche diversi oratori che non sanno di essere tali, in quanto portano avanti le stesse attività realizzate da un oratorio, ma non arrivano alla fine a definirsi con questo nome. Fra i dati rilevati, abbiamo constatato come le famiglie non siano sempre coinvolte in maniera forte nelle esperienze dell'oratorio, e questo quindi potrebbe essere
un punto sul quale lavorare e cercare soluzioni per migliorare la situazione». Uno degli ospiti più attesi del convegno regionale, don Marco Mori, presidente del Foi, il Forum nazionale degli oratori, ha precisato: «l'oratorio deve presentarsi come una struttura aperta a tutti, votata all'accoglienza, e per funzionare al meglio deve essere costituita da una comunità vitale. Non conta la grandezza della parrocchia, il vero valore di una struttura è fatto dalla passione e dalla creatività delle persone che la compongono». E proseguendo il suo intervento ha precisato come non ci sia un modello particolare a cui ispirarsi nella creazione di un oratorio. Ogni realtà deve scoprire i suoi punti di forza e investire su quelli, concentrandosi sulle sue attività specifiche. Insomma costruire degli spazi formativi ed educativi per i giovani non è un lavoro semplice e immediato. Richiede tempo e tanta passione, ma trovando il gruppo giusto e mettendo in piedi un buon progetto è possibile raggiungere grandi risultati.
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I punti di forza: il volontariato, la creatività, la multietnicità o negli oratori ci credo, perché una chiesa che «sta I a guardare e basta non è una chiesa apostolica». E un messaggio forte e chiaro quello lanciato dal vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Riccardo Fontana all'apertura di «Oratorio ci credo», l'incontro promosso dalla pastorale giovanile regionale per fare il punto sulla situazione degli oratori in Toscana. Il convegno si è svolto domenica 20 gennaio nel seminario vescovile di Arezzo. I temi su cui si è dibattuto sono stati molteplici: che cos'è l'oratorio, che cosa significa la parola oratorio in Toscana, quali sono obiettivi e sfide per il futuro. La mappatura delle realtà oratoriali in regione dice che è ancora lungo il lavoro da fare. In totale gli oratori in Toscana sono circa 90, sparpagliati sopratutto nelle diocesi di Arezzo, Siena e Fiesole. In alcuni casi si tratta di realtà vive, dotate anche
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di belle strutture; in molti hanno un progetto chiaro e lo portano avanti. I punti forti di questi oratori sono il volontariato, la forza creativa, la multietnicità. Ma accanto ai dati positivi non mancano le sfide da raccogliere per il futuro, a partire da una legge regionale a tutela degli oratori, come già esiste in altre regioni. A questo proposito l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori si è confrontato con don Marco Mori della Foi (forum oratori italiani). Quest'ultimo ha spiegato che le leggi che funzionano meglio sono quelle che prevedono una figura delegata a rappresentare e che hanno finanziamenti di secondo livello. Le regioni non vanno quindi a finanziare i singoli oratori, ma progetti più ampi, come ricerche o servizi comuni. Negli workshop pomeridiani si è continuato a discutere su animazione e formazione, su come trasmettere la fede, sull'importanza che riveste lo sport. A conclusione della giornata, mons. Giovanni De Vivo, delegato Cet per la pastorale giovanile, ha presieduto la Messa nella chiesa di San Michele, la chiesa dei giovani nel centro di Arezzo. Alice Politano
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Fiesole, assemblea di Azione cattolica Domenica 27 gennaio, a partire dalie 9, si tiene nel Seminario di Fiesole l assemblea diocesana di Azione cattolica. E un momento a cui sono invitati in modo particolare i responsabili, diocesani e parrocchiali, ma anche semplici soci e simpatizzanti, per riflettere insieme e condividere il cammino dell'associazione. Il tema di quest'anno prende spunto dagli orientamenti programmatici nazionali: «Laici in questa Chiesa, in questo mondo. Gioie e speranze». Una riflessione che sarà fatta con il contributo del Prof Luigi Alici, già presidente nazionale di Ac.
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CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO Riflessione sulla catechesi in diocesi
Educare a lla fede? Urgente e necessario Tutta la comunità parrocchiale deve sentirsi responsabile dell'attività catechetica e indispensabile è la collaborazione della famiglia Giovedì 17 gennaio si è di nuovo riunito a Fiesole il Consiglio Presbiterale. Ha iniziato una riflessione sulla situazione della catechesi in diocesi, in un momento in cui il compito di educare alla fede appare particolarmente urgente e necessario. Introducendo l'argomento, mons. Vescovo ha detto che il problema dovrà essere affrontato in modo graduale, attraverso un cammino che la nostra chiesa diocesana sarà chiamata a sviluppare nei piani pastorali dei prossimi anni. Ha scelto di partire dalla figura del catechista, considerando che il catechismo è l'attività nella quale tutte le comunità parrocchiali sono particolarmente impegnate con un largo impiego di tempo e di risorse umane e spirituali. Rifacendosi al capitolo decimo del documento base sulla catechesi della CEI «Il rinnovamento della catechesi», che delinea la figura del catechista, ha aperto la riflessione ponendo alcuni interrogativi: Quanti sono i catechisti in diocesi? Chi è che fa il catechismo? Quale è la loro preparazione, non solo sui contenuti della fede, ma anche sulla loro maturità umana e sulle loro capacità relazionali? A fianco di alcuni lodevoli tentativi di nuove metodologie, manca una vera sperimentazione, manca in particolare un coordinamento fra le varie realtà, che aiuti a impostare il cammino formativo con obiettivi e itinerari comuni e condivisi. Senza ingiustificati pessimismi
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e senza soprattutto dimenticare il tanto di buono e di positivo che, comunque, viene fatto anche a livello formativo, a partire dalla disponibilità dei tanti laici di tante religiose è che con spirito di fede, con forte senso ecclesiale sono impegnati in questo servizio è emersa chiaramente la direzione in cui muoversi: 1 - Occorre recuperare tutta la comunità parrocchiale a sentirsi responsabile dell'attività catechistica come contributo essenziale per una efficace educazione alla fede. 2 - In questo senso occorre considerare l'attività catechistica parte integrante di quella azione formativa e di evangelizzazione, compito di una comunità impegnata a presentare la proposta cristiana nella sua originalità e integrità, tesa a creare una mentalità di fede per la quale i valori del Vangelo sono alternativi alla logica mondana. 3 - Sempre più indispensabile diventa la collaborazione dei genitori e della famiglia, per cui occorre puntare a un loro coinvolgimento diretto nella catechesi ai ragazzi. Sono molte le parrocchie che stanno lavorando in questa direzione. Non sempre i risultati ottenuti sono soddisfacenti. Occorrerà elaborare proposte e progetti educativi innovativi. 4.- Occorre trovare occasioni
di confronto con le istituzioni perché l'attività catechistica abbia lo spazio necessario nelle varie attività che vengono offerte ai ragazzi. 5 - La Commissione catechistica diocesana può avere un ruolo importante nel fare da guida e da riferimento per muoversi in questa direzione, per lo studio e l'approfondimento delle nuove metodologie e la conoscenza di nuove proposte, per promuovere e accompagnare la formazione dei catechisti . La riunione si era aperta con una verifica dell'andamento del Corso di Aggiornamento su «Gesù Educatore», svoltosi a Loppiano all'inizio di questo mese di gennaio. Riscontrata la perdurante validità dell'iniziativa, come possibilità offerta all'aggiornamento teologico e pastorale, anche in funzione della messa a fuoco delle problematiche che stanno riguardando la vita diocesana, rimane aperto il problema di favorire il più possibile la partecipazione, in particolare dei sacerdoti. Essa è legata soprattutto alla sensibilità di ognuno, ma può essere meglio favorita evitando coincidenze di appuntamenti diocesani, come è avvenuto quest anno, e coinvolgendo di più nel pubblicizzarla i mass media,
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soprattutto quelli che fanno riferimento alla diocesi. Il vescovo ha presentato, inoltre, alla valutazione del Consiglio Presbiterale una ipotesi di rinnovo del Consiglio Pastorale Diocesano, delle commissioni relative ai vari uffici pastorali della diocesi e della Caritas diocesana. I componenti del Consiglio e delle commissioni sono stati designati dai sette vicariati e, dove si è trattato di procedere a qualche nomina (alcuni componenti degli uffici nel Consiglio Pastorale, direttore della Caritas), il criterio è stato quello di invitare persone che non facevano parte del precedente organismo. Il Consiglio Pastorale è previsto molto snello nella sua composizione, in modo che ciascun componente possa effettivamente far sentire il suo apporto e le riunioni possano tenere una cadenza bimestrale. La Caritas dovrà dedicare il suo impegno ad attuare quanto previsto nel proprio statuto, particolarmente a fare da stimolo e da riferimento alle singole comunità parrocchiali, perché vivano il servizio della carità come espressione essenziale del loro essere Chiesa presente in un determinato territorio, a dare effettivo sostegno e incoraggiamento alle varie realtà caritative e di accoglienza che lodevolmente operano da tempo nella nostra diocesi. Il vescovo ha ringraziato il Consiglio Presbiterale e ha assicurato di voler tenere conto dei suggerimenti ricevuti nel procedere alle pubblicazione delle nomine. Segreteria Consiglio presbiterale diocesano
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GIORNATA DI DIALOGO EBRAICO -CRISTIANO All'appuntamento diocesano a Loppiano, il 16 gennaio scorso, sono intervenuti RavYosef Levi, Rabbino capo di Firenze e monsignor Giovanni Sassolini,Vicario generale della Diocesi di Fiesole
II sesto comandamento al centro della riflessione DI STEFANIA TANESINI
Si calcola che oggi oltre il 5% dei figli siano concepiti al di fuori del matrimonio. Edonismo, mode, benessere e ricchezze materiali rischiano di cancellare sempre più la «necessità dell'altro», il senso profondo dei rapporti con i nostri simili e la fedeltà sta perdendo sempre più la propria centralità nelle relazioni, in particolare quelle coniugali, a vantaggio di «contatti» fondati sul divertimento o altre motivazioni transitorie. L'«altro», ha sottolineato Rav Levi, «rischia dunque di essere escluso dalla dimensione più profonda, etica, della nostra vita». Il Rabbino capo della comunità di Firenze Rav Yosef Levi - studioso e docente di filosofia e mistica ebraica e del pensiero rabbinico - ha presentato al folto pubblico presente all'Auditorium di Loppiano, la centralità delle Scritture quale guida privilegiata data da Dio per la vita e il cammino dell'uomo. A partire da un antico Midrash che racconta di una conversazione fra il Signore, gli angeli e Mosè sul perché la Torah sia stata offerta all'uomo e non alle creature celesti, Rav Levi, ha spiegato che la Bibbia non è stata scritta per gli angeli che non conoscendo il dramma umano - impulsi a rubare, a commettere adulterio e quant'altro - non possono capire la forza della Torah, ma per gli uomini che hanno bisogno di essere guidati nel loro viaggio quotidiano. La sfida che il sesto comandamento pone è attualissima, ha ricordato il Rabbino, poiché nella nostra società occidentale l'adulterio, nella prassi, è quasi legittimato. «Oggi il rischio è quello di allontanarci sempre più da
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Dio perché non più padroni della nostra mente, governata ormai da luoghi comuni offerti dalla pubblicità, dal commercio, dalla moda, ci mostriamo incapaci di provare un amore altruista, dimenticando la ricchezza di una vita illuminata dal sorriso di chi prova fiducia e amore per noi, dal lume interiore di una divinità che ci invita a tornare, a stipulare un patto con Lei, invitandoci a vivere fino in fondo la nostra dimensione umana, la nostra lealtà, il nostro amore, la nostra umiltà, offrendo il nostro cuore l'uno all'altro, puntando a quella dimensione divina sempre presente nella persona umana». Rav Levi ricordando la radice dell'Amore presente in ciascuno dei comandamenti di Dio, ha concluso con un invito all'amore: «Ama e prova amore per il tuo prossimo, domina la tua invidia indirizzandola per fini buoni, eleva la tua mera esistenza biologica e i tuoi impulsi ed indirizzali verso mete e fini positivi e buoni che aiutano l'umanità intera, trasforma i tuoi istinti in parole e atteggiamenti che possano guarire gli altri, apriti alla sofferenza dell'altro, alle sue necessità, alle speranze, al suo richiamo. Prova rispetto per
tuo padre e tua madre, non uccidere, non commettere adulterio, ama te stesso e l'altro tuo simile, ama la natura e l'universo intero, ama l'Essere, Dio, che si manifesta in te e in tutto il Creato». Articolata anche la riflessione di mons. Giovanni Sassolini che - sottolineando l'importanza di una adeguata preparazione alla vocazione del matrimonio - ha messo in luce quanto il comandamento «Non commettere adulterio» sia strettamente legato al secondo: «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di me». Dio dunque non vuole l'idolatria neppure nel rapporto uomo-donna, perché anche sul piano umano «adorando» l'idolo si rinuncia alla nostra dignità. E ciò non deve avvenire perché chi ci sta accanto è un dono di Dio. Una serata ricca, densa di contenuto - dunque - che ha lasciato in tutti la bellezza e la qualità del rapporto sponsale insito nel disegno di Dio sulla creazione, misura e modello per ogni altra relazione umana.
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VEGLIA ECUMENICA DIOCESANA a Diocesi di Fiesole in occasione della Settimana Preghiera per l'unita dei Cristiani (18-25 Gennaio ) ha organizzato una Veglia ecumenica diocesana venerdì 25 gennaio ( ore 21 ) presso il Santuario Maria Theotokos di Loppiano . Saranno presenti il vescovo Mario Meini e padre Matei Viorel della Chiesa Ortodossa Rumena del Valdarno, padre Georgij Blatinskij della Chiesa Ortodossa Russa. «Quel che il Signore esige da noi » ( cfr. Michea 6, 68), è il tenia scelto per la Settimana di preghiera e anche per la Veglia diocesana . « Camminare con Dio - si legge nel messaggio preparato per l'occasione significa camminare oltre le barriere , oltre l'odio, il razzismo e il nazionalismo che dividono e danneggiano i membri della Chiesa di Cristo».
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La scuola fatta in casa e il prof è la mamma dal nostro inviato MARIA NOVELLA DE LUCA RONCARO (Pavia) THOI\IAS, 7 anni, appassionato di Storia, apre la porta vestito da James Bon d, Olivia, 5 anni, si esercita nel corsivo, mentre Nicholas, 4 anni, fa le addizioni al computer seguendo una coloratissima applicazione Montessori. Tutti etre i bambini stanno studiando, anche se non sembra.
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possiamo imparare dï liv' egli alt i.° c íinaia .i faini liescelgono l 'ist 'one altei a 'a DAL NOSTRO INVIATO MARIA NOVELLA DE LUCA RONCARO (PAVIA) ONO le 10 del mattino, a quest'ora nelle scuole italiane suona la campanella della ricreazione, ma non per Thomas, Olivia, Nicholas eil piccolo Ben: loro, infatti, a scuola non ci vanno, anzi non ci sono mai andati. Né nido, né asilo, né elementari, né prima, né ora, né mai, forse. Una villetta gialla, il cartello attenti al gatto, intorno la campagna pavese, cascine, casali, paesi sparsi, tracce di una nevicata recente. «Come ha fatto Thomas ad imparare la matematica? Controllando gli scontrini dei supermercato», racconta scherzando Erika, la madre. Si, perché Thomas e i suoi fratelli, tribù di contagiosa allegria, studiano in casa, seguono l'educazione parentale, come Lucia e Francesco che hanno 7 e9 anni e
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e ma i c« abitano sul lago Maggiore, e Jacopo, Giada e Martino che vivono a Fiesole, Marco e Ingrid a Bressanone, e Laura e Luna che crescono accanto al mare, a Ragusa. Si chiamano bambini "'homeschooler", un fenomeno nuovo, controverso e crescente per l'Italia, figli di genitori che scelgono di istruirli autonomamente, in fugadaun'istruzione pubblicache sentono inadeguata e impoverita. In Francia e Germania sono giàmigliaialefamigiie che fanno "homeschooling", negli Stati Uniti superano i due milioni, e molti di questi ""scolari
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senzascuola' sonogiaapprodati ad Harvard o aYale. Ed è legale: alcuni bambini sostengono un esame ogni anno, altri afine ciclo, c'è chi segue il metodo Steiner, chi si ispira a Maria Montessori, molti sono bilingue, ma c'è anche chi si rifà al programma ministeriale. Ciò che cambia è il "come": niente lezioni definite, si può imparare camminando, guardando, giocando, quando l'attenzione è viva, senza gli sforzi inutili di quando la mente di un bambino è altrove. Un mondo all'incontrario, senza aule, banchi, interrogazioni. Una sconfitta per chi crede nella scuola pubblica, un percorso di libertà per altri. Erika Di Martino ha 32 anni, una laurea in lingue, un passato di insegnante nelle scuole pubbliche, oggi dà lezioni di inglese in privato e istruisce in casa con l'aiuto del marito Matteo, grafico del "Fondo ambiente italiano", i suoi quattro figli. Ha fondato un sito "Controscuola" diventato punto di riferimento delle centinaia di famiglie che in Italia, in pochi anni, hanno scelto l'educazione parentale, obbligando lo stesso ministero dell'Istruzione a emanare circolari esplicative ai dirigenti scolastici del tutto impreparati di fronte a questa fuga. Mappamondi, libri, colori, "eserciziari", computer e iPad, due gatti, Figaro e Cuki. Racconta Erika, mentre prepara per colazione un frullato di cocco, banana, semi di lino e muffin integrali. «Sono cresciuta ad Asti, mia madre è americana e mio padre italiano. Ricordo la scuola come una sofferenza, una totale mancanza di libertà e anche quando ho iniziato ad insegnare mi sentivo prigioniera di programmi predefiniti, per interessare i ragazzi avevo provato a cambiare le cose, fui richiamata dalla direzione. Quando è nato
Thomas, dopo un disastroso anno di asilo, Matteo ed io abbiamo deciso di lasciare Milano, di istruire da soli i nostri figli e di ricominciare altrove». E "altrove" è una villetta a Roncaro, pochi chilometri da Pavia, con un grande giardino intorno, dove Erika applica l'homeschooling ai suoi bambini. «Ho studiato i libri di John Holt, il suo saggio "Teach vour own" che è la base dell'educazione parentale, Montessori e Steiner. I miei figli leggono e scrivono sia in inglese che in italiano, spesso si aiutano tra di loro, e ogni giorno decidiamo come impostare il nostro apprendimento, a seconda delle loro curiosità, matematica, scrittura, scienze, botanica. Adesso ci stiamo concentrando sulle civiltà antiche, Thomas è appassionato di storia romana, Olivia preferisce le fiabe. Poi, il pomeriggio, Thomas fa breakdance, gli altri karatè e musica.
fanno l'esame in una scuola parificata. No, non si sentono isolati, forse perché viviamo in un paese, hanno amici dappertutto. Il futuro? In ogni momento potrebbero rientrare, se lo volessero, nella scuola tradizionale». Gli altri appunto. Tra le (molte) critiche mosse a questa avan guardia sempre più folta di famiglie che non mandano più i figli a scuola, è che la scuola è luogo di socializzazione, di diversità, di incontri e scontri che fanno crescere. «All'inizio, lo ammetto dice Erika con un sorriso - ci prendevano per pazzi. Oggi invece decine di genitori di fronte all e crescenti difficoltà deifigli, ci chiedono informazioni sull'educazione parentale. I nostri bambini sono inseriti con i coetanei, che incontrano facendo sport, musica... No, non è facile, ho deciso di lasciare il lavoro per quest'avventura, oggi viviamo con un solo stipendio. Ma è una scelta. Appagante e bellissima, per ora».
Le scuole secondarie? Saranno i bambini a scegliere come studiare». Greta Tosi vive coni due figli e il marito insegnante in una casa che guarda il lago Maggiore. Boschi, frutteti e tanto spazio per giocare. «Abbiamo cercato a lungo la scuola giusta perLucia e Francesco, ma non l'abbiamo trovata: edifici brutti, affollati, 30 alunni in una sola classe. Ho studiato pedagogia, conoscevo l'educazione parentale, e ho provato a metterla in pratica con i miei figli. Ë un impegno enorme ma i bambini imparano serenamente. Lamattina ci concentriamo sull'italiano elamatematica, seguo il metodo Montessori, e ogni anno Lucia e Francesco
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Homesclaoo>fiatg Scuola Montessori Cos'è
500 scuole, dai nidi alle secondarie sia pubbliche che private
L'istruzione per bambini e ragazzi a domicilio, fuori dalle strutture scolastiche non per motivi di salute
40mila studenti Fondato da Maria Montessori negli anni '20 il metodo
L'educazione parentale
si basa sulla libertà dei bambino che con le sue innate potenzialità riesce ad auto-organizzare l'apprendimento
è prevista dal 1994
gu anni -zu n meroao he con le sue innate zare l'apprendimento
1 genitori, che devono dimostrare di avere le competenze necessarie per svolgere l'incarico,
o un istruttore privato
Scuole Steiner Alcuni paesi, come la Russia dettano regole precise,
altri, come gli Stati Uniti, lasciano ampia autonomia didattica
60 scuole, in cui studiano oltre 4mila bambini Si basano sugli insegnamenti elaborati nel 1919 dal filosofo Rudolf Steiner, la cui pedagogia rispetta le fasi di crescita attraverso lo sviluppo delle tre facoltà del volere, pensare, sentire
I genitori sono tenuti a presentare il figlio agli esami presso
IL SITO "Controscuola", fondato da Erika Di Martino, è un riferimento per chi sceglie l'educazione parentale LA GIORNATA Da sinistra, Nicholas e Ben mentre fanno lezione con la mamma Erika Di Martino. Thomas gioca con Ben. Erika con Olivia e Nicholas nel prato e, solo con Olivia, mentre studiano geografia
le scuole pubbliche
Reggio approach 80 nidi, scuole d'infanzia e primarie create a Reggio Emilia
L'homeschooling è legale in quasi tutti i Paesi dei mondo,
secondo la filosofia elaborata dallo psicologo Loris Malaguzzi. Per lo psicologo il bambino possiede 100linguagg4
meno che in Germania e Brasile In Australia, Canada, 4 Nuova Zelanda, Stati Uniti e Gran Bretagna è molto diffuso
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50mila I bambini che frequentano le scuole non tradizionali in Italia
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Scuole democratiche e libertarie
Una decina di sperimentazioni e una scuola vera e propria, istituto Kiskanu di Verona si ispirano ai principi del pedagogista scozzese Alexander Neill. Non esistono programmi codificati, ma si segue la spontaneità del bambino e i suoi interessi
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«UN ORATORIO CREATIVO CON FORMATORI
PREPARATI»
¡'1ltre 100 delegati da tutta la Toscana hanno preso o parte domenica 20 gennaio, ad Arezzo, al Convegno «Oratorio ci credo». Don Alessandro Lomabrdi, responsabile del Centro diocesano giovani di Firenze e Silvia Paoletti, responsabile degli oratori di Fiesole hanno presentato la mappatura degli oratori in Regione. «Essere oratorio - ha detto don Lombardi - non è così scontato, e non è possibile dare una definizione unica di una realtà che in Toscana è presente a macchia di leopardo. Una comunità educante e una continuità progettuale che tiene conto di ciò che vuole il Signore e di chi gli sta davanti sono sicuramente criteri comuni, scontati non sono nemmeno i rapporti tra oratori e parrocchie». Poi gli interventi dell'assessore regionale, Gianni Salvadori e don Marco Mori, del Forum oratori italiani. «Sta crescendo il disagio tra i ragazzi - ha detto l'Assessore -. 1 giovani hanno bisogno di essere intercettati e accolti». «Occorre far diventare l'oratorio casa, essere accoglienti, accompagnare i giovani che crescono. Per far questo basta preoccuparsi sempre degli spazi, puntate ai tempi, che siano realmente educativi, ispirati al Vangelo e con un occhio sempre teso alla realtà», ha aggiunto don Mori. Servizi a pagina VII e nel fascicolo regionale apagina 16
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Un parso si riano per San sepol L a Damasco alla parrocchia di San Paolo a Sansepolcro. t, don Basilio Malier Bakhes il nuovo parroco della popolosa comunità biturgense. L'ingresso è avvenuto con la celebrazione presieduta dall'arcivescovo Fontana. Tra i concelebranti, oltre ai sacerdoti del vicariato, anche don Mario Cornioli e don Andrea Czortek, entrambi biturgensi in servizio rispettivamente nel Patriarcato latino di Gerusalemme, per conto della diocesi di Fiesole e nella Chiesa di Città di Castello. «Questa è la Chiesa cattolica che si sostiene vicendevolmente laddove c'è più Don Basilio bisogno», ha Maher sottolineato l'Arcivescovo. «Ê lo Bakhes alla stesso Gesù - ha detto guida della poi nell'omelia, Fontana -, nei suoi primi anni di popolosa vita pubblica, a darci comunità l'idea della Chiesa come biturgense. un'esperienza di festa. Il saluto allo Questa è l'immagine che vogliamo consegnare a storico chiunque incontreremo, parroco don perchè alla fine del tempo nella Zeno Gori Gerusalemme del cielo ci attende una festa. L'esperienza cristiana è vissuta nella piena confidenza in Gesù; è Lui al centro della storia, è Lui il Pastore delle nostre anime. Quello che ci viene chiesto, in attesa della festa escatologica, è di costruire una
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Chiesa in cui tutti siamo protagonisti, nessuno è spettatore». Tanta la commozione fra i fedeli che hanno salutato don Zeno Cori, guida della parrocchia di Sari Paolo sin dalla sua fondazione, nel 1974. Proprio rivolgendosi al sacerdote, Fontana ha detto: «Hai fatto crescere questa parrocchia non solo nelle mura, ma soprattutto nelle persone che ti sono riconoscenti e grate».
Poi, il saluto a don Basilio. Fontana ha chiesto ai fedeli di San Paolo una preghiera per i genitori del nuovo parroco, residenti in Siria. « È particolarmente significativo che nella parrocchia dedicata all'Apostolo delle genti arrivi un sacerdote dal Patriarcato di Damasco. Questo giovane prete viene a svolgere il suo ministero per sorreggere la comunità, come Gesù che si cinge il grembiale e si china a lavare i piedi ai suoi discepoli. Quella di stasera è la festa del sacerdozio». Durante la celebrazione, dopo che don Basilio ha rinnovato le promesse fatte il giorno della sua ordinazione, come vuole il Rito, l'arcivescovo Fontana lo ha accompagnato nei luoghi affidati al suo ministero: il confessionale, il tabernacolo, l'ambone di fronte al Lezionario della Parola di Dio e l'altare. Poi le campane hanno suonato a festa per annunciare alla città l'ingresso del nuovo parroco di San Paolo. A concludere la celebrazione le parole di don Basilio: «Ringrazio don Zeno per quanto mi lascia. Ma soprattutto per la sua presenza e testimonianza». Poi la sottolineatura: «Anche gli apostoli di Gesù avevano origini e idee diverse, ma nonostante questo restarono uniti. Allo stesso modo, amando Gesù e la sua Chiesa la nostra parrocchia deve cercare di restare prima di tutto unita. La parrocchia è la famiglia delle famiglie, continuiamo a collaborare per testimoniare la nostra fede». L.C.
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La relazione di don Lombardi (incaricato toscano per la pastorale giovanile) al Convegno regionale «Occorre progettare e non improvvisare»
Formatori preparati per un oratorio creativo
DI SERENA PADRINI
Nell'anno della fede, il Convegno regionale di Pastorale giovanile si dedica all'Oratorio, una risorsa per la Chiesa e la comunità, che deve fare i conti con le sfide del presente senza dimenticare che è per Gesù e con Gesù. «Oratorio ci credo» è stato non solo il titolo del Convegno che ha riunito domenica 20 gennaio al Seminario Vescovile di Arezzo varie rappresentanze delle realtà oratoriali presenti in Toscana, ma qualcosa di concreto che ha scandito e che si è respirato durante i vari interventi della giornata aretina. Esperienze diverse, accomunate dall'intento di educare e di accompagnare i giovani nel cammino di vita cristiana, hanno messo a fuoco una realtà sfaccettata, fluida, in continua evoluzione, che oggi più che mai ha bisogno di confrontarsi e di uscire dai pericoli di un'autoreferenzialità dannosa, che rischia di fagocitare e di eludere le aspettative e i bisogni dei ragazzi e delle famiglie. Con la lettura del messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù «andate e diffondete l'amore di Cristo» si apre il talk show scandito in tre tempi e coordinato da Sabina Ferioli di Radio Toscana. I saluti e la preghiera iniziale dell'arcivescovo, Riccardo Fontana, con il suo incoraggiamento ad avere fiducia e
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ad entrare in contatto con la gente con l'umiltà di chi sa che è sempre Dio che apre le porte, benedicono e danno via al dibattito. Don Alessandro Lombardi, responsabile del Centro diocesano giovani di Firenze e incaricato regionale, e Silvia Paoletti, responsabile degli oratori di Fiesole conducono il primo momento: a loro il compito di illustrare l'esito della mappatura degli oratori toscani, descrivendo la scheda somministrata, e facendo luce sui bisogni, sulla natura e sull'identità percepita da coloro che lavorano all'interno degli stessi e dalle singole diocesi. «Colpisce che molti degli oratori censiti e nati dopo il Giubileo del 2000 non sappiano nemmeno di essere tali», dice Silvia Paoletti. Cosa definisce dunque un oratorio?. «Essere oratorio non è così scontato, e non è possibile dare una definizione unica di una realtà che in Toscana è presente a macchia di leopardo. Una comunità educante e una continuità progettuale che tiene conto di ciò che vuole il Signore e di chi gli sta davanti sono sicuramente criteri comuni, - risponde Don Lombardi e aggiunge scontati non sono nemmeno i rapporti tra oratori e parrocchie». Un bisogno identitario che si lega a quello logistico, di un luogo dove ritrovarsi. «Se è vero
che l'oratorio non è la struttura, è altrettanto vero che la disponibilità di locali è una risorsa preziosa e chi ce l'ha parte avvantaggiato. L'oratorio non si deve identificare nemmeno con il circolo
parrocchiale». Emerge un campanilismo tipicamente toscano portato all'eccesso che conduce parrocchie vicine a non collaborare in alcune zone della regione, perdendo risorse. «Accanto a queste - prosegue don Lombardi - esistono anche realtà vive che stupiscono per la loro vivacità e per la disponibilità di strutture. Se l'oratorio è l'attenzione educativa alla comunità cristiana allora non conta che ci siano 100/150 persone, o delle megastrutture, l'importante è che ci siano la vivacità e la creatività, perché come dice il Vangelo "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20)». Famiglie poco presenti e strutture rette quasi interamente sul volontariato sono altri dati forniti dall'indagine. «Ecco perché è importante puntare sulla formazione degli educatori e degli animatori e su una progettualità pastoralmente e strutturalmente ben definita, per evitare la discontinuità e l'instabilità del servizio, che spesso si avvale dell'opera di giovani volontari che cambiano», dice Silvia Paoletti. Bisogni formativi e bisogni sociali. Affrontare il disagio giovanile, aprirsi all'integrazione interna ed esterna attraverso l'interazione, il dialogo, il contatto, fisico, in un mondo che riduce sempre di più questi momenti a favore di quelli virtuali. Avvicinare invece gli spazi reali a quelli virtuali, croce e delizia del nostro presente, che si potrebbero sposare a meraviglia.
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GLI INTERVENTI L'Assessore regionale Salvadori: «Crescono disagio e stress tra i ragazzi»
«I giovani devono eere inLercetlati e acc old» guidare il secondo step del convegno A «Oratori ci credo» sono Gianni Salvadori, Assessore all'agricoltura della Regione Toscana e don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani (FOI). Al centro, il tema su «Quali prospettive per l'Oratorio in Toscana». Una panoramica sulla situazione giovanile toscana fornita dall'Assessore ricorda come oratori e istituzioni pubbliche spesso si ignorino reciprocamente, a scapito dei giovani; e di come sia cambiata la condizione giovanile negli anni. «Nel 1990 il 50 per cento dei ragazzi nella fascia di età compresa tra i 15/29 anni lavorava, il 32 per cento studiava, il 15 per cento erano NIT, (Non Impiegato Temporaneamente) cioè non occupati né nel lavoro né nello studio. Nel 2011 il 38 per cento risulta occupato, il 43 per cento studia, il 17 per cento è NIT», dice Salvadori. «Questi dati vanno interpretati e
analizzati con attenzione per capire cosa c'è dietro. Se a questi aggiungiamo che nel 1990 il 16 per cento dei giovani soffriva di stress e disagio e nel 2011 sono il 17,5 per cento qualcosa fa pensare che i giovani abbiano bisogno di essere intercettati e accolti. Ma la Toscana può ritenersi fortunata e attenta: con il progetto "GiovaniSi" varato dalla Regione Toscana già da alcuni anni, misure d'intervento su vari fronti, dalla casa, allo studio, all'impresa, sono state messe a disposizione per i ragazzi fino ai 35 anni. Per questo, sarebbe opportuno che anche il mondo degli oratori si interessasse di più all'aspetto dell'autonomia e del lavoro, garantendo almeno l'accesso alle informazioni». Una maggiore sussidiarietà, un ritorno al modello di mutualità solidale nel rispondere ai bisogni, saper interloquire, rapportarsi con le istituzioni mediante un linguaggio adeguato, è la prospettiva che l'Assessore suggerisce. Andare a Convegno con le istituzioni, anche questo succede in questa domenica. Don Mori chiede poi agli oratori toscani di uscire dal caso per essere «casa», di passare dall'oratorio improvvisato, dormiente ad un Oratorio progettato. «Occorre far diventare l'oratorio casa, essere accoglienti, accompagnare i giovani che crescono. Per far questo basta preoccuparsi sempre degli spazi, puntate ai tempi, che siano realmente educativi, ispirati al Vangelo e con un occhio
Iniziative ed eventi
sempre teso alla realtà. Per questo è necessaria una maggiore attenzione al mondo del lavoro, non basta sempre e solo far giocare i ragazzi; e non è più accettabile che non si faccia nulla per avvicinare i giovani al mondo del lavoro». Rapportarsi con le istituzioni, un altro canale da potenziare, secondo Don Mori. «La Lombardia è la prima regione che ha varato una legge per gli oratori, dove i finanziamenti sostengono le attività di formazione di II livello, quelle degli educatori». Inoltre il richiamo all'Incarnazione, che deve stare al centro dell'azione, da salvaguardare. «Sembra che l'aspetto educativo degli oratori sia teso ai contenuti, alla conoscenza, e non all'esperienza. L'oratorio deve invece puntare non solamente all'aspetto cognitivo ma riscrivere la dimensione relazionale». E conclude sottolineando che la distanza parrocchie e oratori si risolve a livello diocesano. Con il terzo momento si passa dalla teoria alla pratica. Serena Tariffi con il Centro di Pastorale Giovanile e Vocazionale «Giovanni Paolo II» per Arezzo, la famiglia Baldaccini per Livorno, e don Luca Meacci per Fiesole offrono le loro esperienze su un tema che non si esaurisce ma che si arricchisce e cresce grazie a momenti come questi, dove si scambiano storie, si forniscono suggerimenti, si costruiscono reti. S.P.
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