INCONTRO
Giugno 2016
a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono
IL PARROCO SCRIVE A DON GIANCARLO Caro Don Giancarlo, voglio innanzitutto dare lode alla Santissima Trinità per il dono che ti ha concesso di essere prete per sempre nella Chiesa di Dio. Questa è una speciale chiamata che ti fa amico prediletto di Gesù; sei fra quagli amici che Gesù chiama in disparte per stare solo con loro. Non ti ha scelto perché sei più bravo degli altri, non ti ha preferito perché da sempre ti piace la liturgia, la musica e il bel canto, ti ha scelto perchè ha avuto su di uno sguardo speciale, uno sguardo che fa parte di quel disegno di amore che il Signore ha dall’eternità su ciascuno di noi. Ricorda sempre che quello che ti sta capitando non è "merito" ma “grazia”, solo grazia! Ti capiterà più volte nella preghiera silenziosa che farai davanti al tabernacolo di dire al Signore con cuore meravigliato: "chi sono io, Signore per meritarmi tanto?" e ogni volta ti sentirai rispondere: "tutto è grazia". Si unisce a me nel rendimento di grazie, tutta la Comunità Pastorale che in questi anni ti ha conosciuto ma in modo particolare questa nostra Comunità parrocchiale di Biassono che ti ha visto nascere, crescere come ragazzo devoto, fare il chierichetto e il cerimoniere sul nostro altare, l’educatore in oratorio, l’organista tanto appassionato da andare qualche volta "sopra le righe". Ha visto anche la tua ricerca vocazionale, ha partecipato a qualche tua sofferenza, con te ha trepidato in qualche momento… ma adesso gioisce e dà lode al Signore aspettando il giorno benedetto in cui sull’altare della Cattedrale il Vescovo Angelo ti imporrà le mani facendoti sacerdote in eterno e sull’altare della nostra chiesa che ti ha visto per tanto tempo "ministrante", ti vedrà Ministro dell’Eucaristia. Ti vedrà "in persona Cristi", dire per la prima volta proprio qui tra noi: "questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi". Ricorda sempre carissimo don Giancarlo, che tu diventi prete innanzitutto per “dire messa” e cioè per "dire" Gesù nella parola e per "dare" Gesù nel Sacramento. Caro Don, ad Arconate dove il Vescovo ti ha mandato farai tante cose a livello pastorale soprattutto per i ragazzi e i giovani ma tutto dovrà partire dall’Eucaristia. Il tuo agire pastorale riveli il tuo "essere di Cristo" e il desiderio di "dire Cristo", di parlare di Lui vivo e risorto, non certamente di parlare di te o di far parlare di te. Papa Francesco ci ricorda che dobbiamo essere una "Chiesa in uscita", che non aspetta solo chi viene ma che tenta di cercare quelli che neppure ci pensano a mettersi in cammino. A te piace stare in piazza a parlare con i ragazzi e i giovani, sei capace di
dialogo … vorrei allora dirti che dovrai andare non con un volto "qualunque" ma con il volto di Cristo; quel volto che l’Eucaristia ben celebrata ogni giorno plasmerà su di te. Come definire questo volto? Uso le parole forti di Sant’Ignazio: il volto "umile, mite, povero e abbandonato" del Crocefisso Risorto. L’Eucaristia che celebrerai ogni giorno, anche quando non ci fossero fedeli, sia per te, come dice il Concilio "fonte" a cui attingere quella grazia che ti farà ministro credibile e amabile di Cristo Signore e "culmine" di tutto il tuo ministero e cioè, il luogo santo dove porterai ogni giorno in offerta tutto quello che come prete stai vivendo, tutto quello che le persone ti confideranno, tutti i peccati che assolverai, tutte le ansie che dovrai consolare e le lacrime che dovrai asciugare. Celebra bene l’Eucaristia, mai in fretta. La Parola che proclamerai ascoltala prima tu, lascia che interroghi te innanzitutto, lascia che plasmi il tuo cuore e gli dia la "forma" di Cristo. Vale anche per te il detto del santo che in italiano tradurrei così: "dirò agli altri le cose che io per primo ho contemplato" … se non sarà così andrai in piazza a fare il "ciarlatano di Dio" mentre quei ragazzi avranno bisogno di vedere un "testimone del Mistero": non ingannarli, già troppi cattivi maestri li stanno ingannando. Le parole della consacrazione: "Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi!" non siano solo un "atto liturgico" che rende presente Cristo nel Sacramento; siano anche un "atto esistenziale" dove tu ogni giorno dici alla tua gente che la tua vita, anima e corpo, è "per Cristo e per loro". Offriti con Cristo al Padre per poterti come Cristo donare agli uomini e alle donne che incontrerai sul tuo cammino. Ogni uomo e ogni donna ti stiano a cuore e accoglili come dono, ma abbi un’ attenzione privilegiata per i poveri che oggi sono tanti e di ogni tipo. Non sarà un’impresa facile; più volte sarai tentato di non vederli …. Ricordati sempre che Gesù si è fatto povero per noi e presentandosi nella Sinagoga ha detto di essere venuto proprio per portare l’evangelo ai poveri. I poveri guardali "come" li guarderebbe Lui; guardali sentendo risuonare nel tuo cuore le parole di Gesù: "l’avete fatto a me!". Anche la tua vita sia sobria, ama l’essenziale; mostra che sei contento perché nel tuo cuore c’è una ricchezza che nessuno potrà rubarti, c’è Gesù. Ricordati di quanto continuamente ci dice Papa Francesco e che ha ripetuto in questi giorni ai vescovi italiani parlando di "prete scalzo, libero da narcisismi e gelosie clericali … prossimo a tutti, col passo dei poveri". Avrei altre cose da dirti ma le lascio per la predica della 1° messa!. Non dimenticare in questi giorni due persone speciali che sono in paradiso, Don Umberto e papà Ambrogio. Carissimo , in attesa di indossarti la casula ….. ti abbraccio e prego.
Don Giuseppe
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INCONTRO
IL PRETE, SEGNO E STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
Pubblichiamo ampi stralci del discorso pronunciato da papa Francesco all’apertura della 69° Assemblea Generale della CEI, che ha affrontato il tema del rinnovamento del clero.
prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro. (…) Sa che l’Amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali.(…) È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi. Il segreto del nostro presbitero – voi lo sapete bene! – sta in quel roveto ardente che ne marchia a fuoco l’esistenza, la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua vita. È il rapporto con Lui a custodirlo, rendendolo estraneo alla mondanità spirituale che corrompe, come pure a ogni compromesso e meschinità. È l’amicizia con il suo Signore a portarlo ad abbracciare la realtà quotidiana con la fiducia di chi crede che l’impossibilità dell’uomo non rimane tale per Dio. 2. (…) Per chi impegna il servizio il nostro presbitero? (…) il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il cammino. Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli è tratto, la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato. Questa comune appartenenza, che sgorga dal Battesimo, è il respiro che libera da un’autoreferenzialità che isola e imprigiona: «Quando il tuo battello comincerà a mettere
(…) Questa sera non voglio offrirvi una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote. Proviamo, piuttosto, a capovolgere la prospettiva e a metterci in ascolto, in contemplazione. Avviciniamoci, quasi in punta di piedi, a qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità; (…) chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?(…). 1. Che cosa, dunque, dà sapore alla vita del “nostro” presbitero? Il contesto culturale è molto diverso da quello in cui ha mosso i primi passi nel ministero. Anche in Italia tante tradizioni, abitudini e visioni della vita sono state intaccate da un profondo cambiamento d’epoca.(…) In un mondo in cui ciascuno si pensa come la misura di tutto, non c’è più posto per il fratello. Su questo sfondo, la vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un “devoto”, che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco. (...) Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato. Dell’altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino. Con l’olio della speranza e della consolazione, si fa
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INCONTRO radici nell’immobilità del molo – richiamava Dom Hélder Câmara – prendi il largo!». Parti! E, innanzitutto, non perché hai una missione da compiere, ma perché strutturalmente sei un missionario: nell’incontro con Gesù hai sperimentato la pienezza di vita e, perciò, desideri con tutto te stesso che altri si riconoscano in Lui e possano custodire la sua amicizia, nutrirsi della sua parola e celebrarLo nella comunità. Colui che vive per il Vangelo, entra così in una condivisione virtuosa: il pastore è convertito e confermato dalla fede semplice del popolo santo di Dio, con il quale opera e nel cui cuore vive. Questa appartenenza è il sale della vita del presbitero; fa sì che il suo tratto distintivo sia la comunione, vissuta con i laici in rapporti che sanno valorizzare la partecipazione di ciascuno. In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro primo compito è quello di costruire comunità; l’attitudine alla relazione è, quindi, un criterio decisivo di discernimento vocazionale. Allo stesso modo, per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza (…) fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta.(…) La comunione è davvero uno dei nomi della Misericordia. (…) 3. Infine, ci siamo chiesti quale sia la ragione
ultima del donarsi del nostro presbitero. Quanta tristezza fanno coloro che nella vita stanno sempre un po’ a metà, con il piede alzato! Calcolano, soppesano, non rischiano nulla per paura di perderci… Sono i più infelici! Il nostro presbitero, invece, con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo: nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando nessuno sembra accorgersene. Anche quando intuisce che, umanamente, forse nessuno lo ringrazierà a sufficienza del suo donarsi senza misura. Ma – lui lo sa – non potrebbe fare diversamente: ama la terra, che riconosce visitata ogni mattino dalla presenza di Dio. È uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni. Il Regno – la visione che dell’uomo ha Gesù – è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo; di custodire nel cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue parole, i suoi atteggiamenti. Ecco delineata, cari fratelli, la triplice appartenenza che ci costituisce: appartenenza al Signore, alla Chiesa, al Regno. Questo tesoro in vasi di creta va custodito e promosso! (…)
I PROBLEMI VERI DEL PAESE, CIOè DEL POPOLO Nella prolusione ai lavori della 69ª Assemblea generale dei vescovi italiani del 17 maggio scorso, il cardinale Angelo Bagnasco ha affermato che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato ad affrontare le reali urgenze del Paese, prime fra tutte l’occupazione e la natalità, mentre è stata profusa tanta energia per approvare la legge sulle Unioni civili che “sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia”. Ecco ampi stralci della parte finale della relazione, in cui il Cardinale cita anche molte affermazioni di papa Francesco sulla famiglia che vengono passate “costantemente sotto silenzio”.
(…) La nostra attenzione va, infine, al popolo al quale apparteniamo con affetto di Pastori e di cittadini. Vorremmo poterlo vedere più sereno, occupato nel lavoro, proiettato con fiducia verso il futuro (…) Gli indicatori che si leggono, purtroppo, non sembrano andare in questa direzione. Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa: i dati
ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media europea: in termini percentuali siamo i peggiori, subito prima della Bulgaria. Forte preoccupazione la esprimiamo anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro, si trovano nella difficoltà a rientrarvi con grave danno per le proprie famiglie oltre che per la propria dignità. (…)
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INCONTRO La povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 della popolazione italiana! Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo a volte anche attraverso la via della corruzione personale o di gruppo. Le nostre parrocchie vedono le file di coloro che cercano un pasto alle nostre mense: sono stati ben 12 i milioni di pasti distribuiti nel 2015. I responsabili della cosa pubblica, i diversi attori del mondo del lavoro, che cosa stanno facendo che non sia episodico ma strutturale? La Chiesa continuerà a fare tutto quanto le è possibile per stare accanto alla gente, mettendo in campo ogni risorsa: dalle forze di tantissimi volontari alle risorse dell’8 per mille che, oltre a permettere un Clero totalmente disponibile, consente di venire incontro alle enormi richieste della carità e del mantenimento delle opere pastorali. Un altro fronte che ci interroga è quello della natalità. (…) I dati ISTAT rimangono impietosi: quelli del 2015 sono i dati peggiori dall’unità d’Italia. Lo scorso anno, a fronte di 653.000 decessi, le nascite sono state 488.000, mentre 100.000 italiani hanno lasciato il Paese. La demografia è un indicatore decisivo dello stato di salute di un Paese, specialmente occidentale, dove lo sviluppo economico e lavorativo, insieme ad una cultura densa di ideali e valori, suscitano speranza nel domani e coraggio nel generare nuove vite, assumendo con fiducia la missione educativa dei figli. Che cosa sta facendo lo Stato perché si possa invertire la tendenza? Si avverte l’urgenza di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto «fattore famiglia» sarebbe già un passo concreto e significativo. Un terzo fantasma sta crescendo nel Paese: il gioco d’azzardo. La recente legge intima che il numero delle slot machine si riduca del 30% in quattro anni; in realtà è cresciuto del 10,6% in quattro mesi, salendo a 418.210. (…) La ricaduta sociale della ludopatia è devastante per i singoli, che perdono il lavoro, rompono i rapporti familiari, diventano facile preda di altre dipendenze fino al suicidio, come ha affermato il Ministro della salute. (…) È su questi problemi che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo. Per questo non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze – già per altro previste dall’ordinamento giuridico – ma a schemi ideologici.
La recente approvazione della legge sulle Unioni civili, ad esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà. «La famiglia si fonda sul matrimonio – hanno dichiarato Papa Francesco e il Patriarca Kirill – atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna. (…) Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio (…) viene estromesso dalla coscienza pubblica» (Dichiarazione congiunta, cit.). «La famiglia – aveva già ribadito il Santo Padre – (è) fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale» (Papa Francesco, Discorso,19.7.2013). E ancora: «Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno» (Papa Francesco, Discorso ai Vescovi del Messico, 19.5.2014). In altra occasione aveva ribadito che la «complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia» (Papa Francesco, Discorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, 17.11.2015), per cui «occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva (…). Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio» (Papa Francesco, Discorso alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia, 11.4.2014). E, a proposito della teoria del gender che è sempre alle porte in modo strisciante, il Pontefice ha più volte ripetuto che «è uno sbaglio della mente umana», esprimendo anche il dubbio «se non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi con essa» (Papa Francesco, Udienza Generale, 15.4.2015). Non si comprende come queste affermazioni, tanto chiare di Papa Francesco – e ribadite a più riprese dai Vescovi – passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero state pronunciate o scritte. Le facciamo nostre una volta di più, perché – insieme con quelle che andremo ad approfondire in queste giornate di confronto fraterno – possano tradursi in impegno fattivo.
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INCONTRO
IL SALUTO DI BIASSONO A MONSIGNOR ANDREA MARIA ERBA Sabato 21 maggio è morto a Velletri (di cui era Vescovo emerito) monsignor Andrea Maria Erba, sacerdote barnabita nativo della Diocesi di Milano: era nato infatti a Biassono (oggi in provincia di Monza Brianza) l'1 gennaio 1930. Entrato nella scuola apostolica dei Barnabiti di Cremona nel 1942, nel 1947 venne accolto nella Congregazione e destinato alla chiesa di Santa Maria al Carrobiolo a Monza, dove il 7 settembre ricevette l'abito religioso. L'8 settembre 1948 emise la professione semplice dei voti. Dopo aver proseguito gli studi a Firenze e Roma, emise la professione solenne dei voti nel 1954. Fu ordinato presbitero il 17 marzo 1956 dall'arcivescovo Carlo Confalonieri (poi cardinale). Dopo incarichi a Roma, Firenze e Lodi, nel 1965 fu nominato prevosto al collegio dei Santi Barnaba e Paolo a Milano, prima di tornare a Roma, alla Pontificia università urbaniana, di cui fu assistente generale e procuratore generale. Nel 1982 fu nominato parroco della chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari e il 19 dicembre 1988 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Velletri-Segni: il 6 gennaio 1989 ricevette l'ordinazione episcopale dal Papa nella Basilica di San Pietro. Il 24 aprile 2005, durante la messa per l'inizio del ministero petrino, prestò obbedienza a Benedetto XVI, che era cardinalevescovo titolare della sede suburbicaria di Velletri-Segni. Il 28 gennaio 2006 lo stesso Pontefice accolse la sua rinuncia per raggiunti limiti d'età. Negli ultimi anni risiedeva presso la Curia generalizia dei Barnabiti a Roma.
La sua anima vive “immersa nell’oceano dell’Amore di Dio” (Benedetto XVI…) Il mistero della "Comunione dei Santi" ci assicura che padre Andrea ci è vicinissimo, prega per noi e con noi … noi preghiamo questa sera in una reale comunione con Lui … noi celebriamo nella fede, lui già nella visione. Oggi siamo qui come comunità cristiana a celebrare l’Eucarestia di suffragio per lui perché possa godere in pienezza della gloria del Risorto. Sono qui con noi alcuni padri barnabiti suoi confratelli che con lui hanno condiviso il comune carisma … ci sono preti amici … ci siamo noi di Biassono legati a lui dalla comune origine, soprattutto battezzati nello stesso fonte battesimale, dove con lui siamo diventati cristiani. I più anziani tra noi sono stati compagni di oratorio e lo hanno visto celebrare qui la I° Messa. Siamo qui per affidarlo a Dio chiedendo per lui il premio dei giusti, la vita eterna. Mons. Andrea è ritornato alla casa del Padre dopo una vita segnata in questi ultimi anni, dalla sofferenza vissuta lucidamente, in silenzio, sempre affidandosi al Signore che lo ha chiamato a sé lo scorso sabato 21 maggio … lo ha chiamato tra la "sua" gente di Velletri e Segni dove era stato vescovo, saggio, umile, colto e sorridente … il Signore ha accolto questo suo desiderio … li tra la sua gente voleva essere sepolto; me lo aveva confidato nei giorni dopo Natale del 2013 quando con Don Valerio, Don Simone e nostri seminaristi siamo andati a trovarlo a Segni … volevamo ricordare con lui l’imminente 25° di episcopato (6 gennaio 1989). Lo scorso anno era passato "velocemente" tra noi il mese di giugno, era riuscito a concelebrare la messa con i malati; si era molto commosso nel salutarci alla fine della messa … quella è stata per lui l’ultima visita a Biassono. Desiderava ardentemente celebrare con noi il 60° di ordinazione sacerdotale; ma il Signore gli stava preparando un posto più bello dove celebrarlo: il paradiso. Là lo ha celebrato con i suoi cari, primi fra tutti i suoi genitori e il fratello Roberto … lo ha celebrato insieme a tanti santi e sante di cui per il suo lavoro in curia romana ha studiato la vita e le opere … il Signore nel libro dei santi ha sicuramente già scritto il suo nome.
Pubblichiamo l’introduzione di don Giuseppe alla S. Messa di suffragio per i carissimo Monsignor Andrea Erba scomparso lo scorso 21 maggio
Grazie Signore per il dono di Padre Andrea! Grazie Padre Andrea per quanto ci hai donato… per quanto hai dato alla Chiesa!
Il silenzioso dolore di questo momento è consolato dalla certezza che Gesù Risorto ha già accolto l’anima del nostro carissimo Mons. Andrea nel suo regno di luce e di pace.
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INCONTRO
CON LA GIOIA DELLO SPIRITO SANTO Abbiamo incontrato don Giancarlo pochi giorni prima della sua ordinazione sacerdotale che celebrerà nel Duomo di Milano il prossimo 11 giugno. Gli abbiamo posto alcune domande.
accanto, che mi hanno accompagnato per un tratto di strada, che mi hanno insegnato ad amare e a lasciarmi amare dal Signore Gesù. Mi piace pensare che il momento esatto in cui il Signore mi ha messo nel cuore il desiderio di diventare prete è stato proprio in terza elementare, quando ho cominciato a fare il chierichetto. Questo mi ha permesso di avvicinarmi e passare del tempo con i nostri preti, in particolare don Umberto. Essi non mi hanno detto ma mi hanno mostrato, mi hanno fatto vedere prima di tutto loro, con il loro quotidiano esempio, che spendere la vita per Dio e per i fratelli che ci stanno accanto è davvero bello, che ne vale pena e dona una gioia immensa. Mi hanno fatto vivere dentro alle cose della Chiesa, mi hanno fatto innamorare della Chiesa e in particolare della nostra Chiesa ambrosiana.
1) Si avvicina il giorno della tua ordinazione sacerdotale che sarà l’11 giugno: vuoi raccontarci come è nata la tua vocazione? Raccontare una Vocazione non è semplice: significa raccontare una vita intera! Una vita fatta di incontri, di esperienze, di cadute e di conquiste, di gioie e anche di dolori. Ma quando mi chiedono com’è che mi è venuta la "folle" idea di diventare prete, mi piace sempre rispondere con una frase del frase del Beato Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni». Ecco, se oggi sono ordinato prete è merito proprio di alcune persone in particolare, che il Signore ha messo sul mio cammino, che sono state per me dei modelli. Penso soprattutto ai miei sacerdoti che mi sono stati
2) L’11 giugno dirai il tuo si definitivo: come ti stai preparando e come stai vivendo questi giorni? Vi confesso un piccolo peccato. Devo ammettere che durante il mese di Maggio le attività e gli impegni mi hanno
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INCONTRO tenuto abbastanza occupato, e purtroppo anche distratto da quella meta tanto attesa. Cammini di catechesi che si concludono, oratorio feriale da preparare, animatori da organizzare, prime comunioni, cresime, ecc… Non solo! A tutto questo aggiungiamo i preparativi concreti alla prima Messa: acquistare il calice, il camice, la casula, scegliere le immaginette e preparare gli inviti, e tante altre cose. Tutto questo è importante, ma rischia di distrarre da ciò che è davvero essenziale: il grande dono di Grazia che Dio mi farà quel giorno consacrandomi sacerdote. Ma per fortuna l’Arcivescovo e i superiori del seminario hanno pensato anche a questo: nella settimana precedente all’Ordinazione, io e i miei compagni, vivremo cinque giorni di esercizi spirituali presso la casa dei Padri Oblati a Rho. Sarà quello il momento in cui potremo davvero "staccare" da tutto. Saranno giornate intense in cui stare con il Signore e preparare il cuore a ricevere il dono dello Spirto Santo che ci consacrerà per sempre a Dio e alla sua Chiesa.
sottolineare come uno dei doni dello Spirito Santo sia la grazia di sentirsi amati dal Padre: una gioia così grande che pervade l’intero essere e trabocca dal cuore può essere solo un dono gratuito dello Spirito Santo. Questa è la preghiera che chiediamo come candidati al ministero presbiterale: una vita di servizio alla Chiesa e al Signore Gesù, nell’implorare la sua misericordia per il popolo a noi affidato e per il mondo intero. 5) Questo ultimo anno lo hai passato nella comunità di Arconate, che sarà anche la parrocchia della tua destinazione per i prossimi anni: vuoi raccontarci l'esperienza che stai vivendo? Posso davvero dire che la mattina del 29 settembre 2015 l’Arcivescovo Angelo mi ha fatto uno dei più bei regali della mia vita: mi ha donato una nuova famiglia! Sto parlando naturalmente della Parrocchia S. Eusebio di Arconate. Sì, perché è proprio cosi che mi sono sentito in questi primi mesi: accolto a braccia aperte come un nuovo fratello. A partire, dal Parroco don Ferdinando, che il Rettore del Seminario, quando alla fine di Agosto mi raccontò qualcosa di Arconate (senza ovviamente lasciarsi scappare il nome né del paese né del suo parroco), lo definì «un uomo di Dio»; per poi passare ai tanti e tanti adulti che quando sono arrivato mi hanno stretto sorridenti la mano accompagnando il gesto con un caloroso «Benvenuto!!!» e che adesso sono diventati fidati collaboratori e corresponsabili; per finire con i giovani e i ragazzi dell’oratorio che sto ancora piano piano conoscendo e che, ogni volta che entro in oratorio, mi salutano con un allegro «ciao, don!!!» (ci ho messo un bel po’ di tempo ad abituarmi a sentirmi chiamare «don»).
3) Ci sono delle persone che vuoi ringraziare in modo particolare, che ti hanno accompagnato in questo cammino di preparazione? Il primo e più grande "grazie" è sicuramente per il Signore Gesù. È lui che mi ha chiamato alla sua sequela ed è lui che ogni giorno mi accompagna in tutto ciò che faccio. Il secondo "grazie" va a quelle persone - come ho già detto - che sono state per me dei modelli e che mi hanno insegnato a voler bene al Signore e a fidarmi di lui. Penso in primis ai miei genitori, alla mia mamma in particolare, che da piccolo mi faceva dire le preghiere la sera prima di dormire, che mi portava tutte le Domeniche a messa… nonostante i miei capricci – eh sì! perché io da piccolo a messa… non ci volevo proprio andare! – alla mia mamma e al mio papà che mi hanno sostenuto e spronato in ogni mia scelta. Penso poi ai miei preti, soprattutto a don Umberto; alla mia comunità parrocchiale di Biassono da cui mi sento davvero voluto bene. Insomma, vorrei dire grazie a tutte quelle persone che il Signore ha messo sul mio cammino, che mi hanno fatto crescere e che mi hanno accompagnato per un tratto di strada.
6) La comunità di Biassono si sta preparando per farti festa: cosa chiedi alla tua comunità parrocchiale per la tua ordinazione sacerdotale? Sì, è vero! Tutte le volte che torno a Biassono e riesco a dare una sbirciatina ai preparativi, oppure quando mi arriva all’orecchio qualche indiscrezione, mi sto accorgendo di quanto lavoro e di quanto tempo la gente sta dedicando a questa festa. Vi confesso un certo imbarazzo! È proprio vero che è più facile “voler bene” che “lasciarsi voler bene”. Alla comunità di Biassono vorrei chiedere due doni. Il primo è di non dimenticare che il vero festeggiato di quei giorni non sarò io ma il Signore Gesù, perché è sempre lui che sceglie gli operai per sua messe! Il secondo dono è, naturalmente, la preghiera. Pregate per me perché, come i discepoli di Paolo accolsero «la Parola di vita» così anche io «con la gioia dello Spirito Santo», diventi speranza per il mondo, luce di nuova umanità e testimone credibile del volto d’amore del Padre.
4) Diventerai sacerdote nell’anno del giubileo della Misericordia, questa attenzione particolare di Papa Francesco per la figura del padre misericordioso sarà motivo di arricchimento per la tua missione sacerdotale? Certamente sì! Ma non solo per me. Il «Giubileo della Misericordia», indetto dal Santo Padre, è stato motivo di riflessione e arricchimento per l’intera classe dei diaconi. Io e i miei 25 compagni abbiamo voluto esprimere tutto questo nel motto che abbiamo scelto: «Con la gioia dello Spirito santo» (1Tes 1,6). Riteniamo infatti sia davvero significativo
Grazie e auguri Don Giancarlo
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INCONTRO
CHI COLMA IL CUORE DELLA DONNA
Pubblichiamo alcuni brani di una riflessione della giornalista-scrittrice Costanza Miriano (tenuta in occasione del 25°anno anno di pubblicazione della “Muglieris Dignitatem” presso il Pontifico Consiglio per i Laici nell’anno 2013) sul ruolo della donna e sulla diversa identità maschile-femminile (argomenti di grande attualità).
fine della vita qui sulla terra. L’altro dunque, così diverso, che così spesso ci fa arrabbiare, venire i nervi, ci delude, ci ferisce, non è sbagliato, ma è semplicemente il "segnaposto del totalmente Altro", come lo definisce il cardinal Scola, e ci costringe a una domanda sul senso, ci costringe alla conversione. Ci porta a una forma di amore preterintenzionale direi, che parte cioè dalla rinuncia a tutto o a molto di quanto si era atteso o proiettato sull’altro. Si abbraccia quasi la morte dell’amore come lo si era immaginato, e si accetta di perdere. Si ama non più con lo slancio dell’emozione ma con l’amore di un monaco che scolpisce una minuscola scultura sotto la volta di una cattedrale, qualcosa di piccolo e prezioso che non vedrà quasi nessuno, solo coloro che avranno la pazienza di alzare lo sguardo. Preparare un pasto o accogliere le critiche, accettare cambi di programma, silenzi quando si vorrebbe parlare e parole quando si vorrebbe dormire, allegria quando si vorrebbe piangere e riposo quando si vorrebbe proporre. Nella fedeltà al matrimonio partecipiamo dunque anche noi come parte della Chiesa a un’opera che ci trascende, il regno dei cieli, anche se a noi è stata affidata solo quella piccola scultura là in alto, che nessuno guarderà. Se la donna ritrova il suo posto tutto si rimette in ordine. La donna soffre perché in lei c’è quella nostalgia del primo sguardo che si è posato su di lei. L’eccomi dell’uomo che risponde all’eccomi di Dio è essenzialmente femminino. Più interiorizzata – scrive Pavel Evdokimov ne La donna e la salvezza del mondo – più
Credo che in amore si soffra quando si dimentica che "C’è un paradosso nell’esperienza dell’amore: due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare". (R.M:Rilke) "Solo nell’orizzonte di un amore più grande è possibile non consumarsi nella pretesa reciproca e non rassegnarsi, ma camminare insieme verso un Destino di cui l’altro è segno". (C:S:Lewis) Uomo e donna sono due povertà che si incontrano e si donano. Quella che Lewis chiama pretesa reciproca è destinata a rimanere delusa a causa del nostro peccato, e a causa delle differenze tra l’uomo e la donna. Avere un’identità adulta a mio parere significa proprio accogliere questa verità: cioè che l’altro non potrà mai colmare tutte le attese, anche involontarie, o le pretese che noi riversiamo sulla persona che ci è a fianco. Avere un orizzonte più grande significa invece che le piccole mancanze e delusioni reciproche le possiamo vivere non come crepacci nei quali cercare di non cadere, né tanto meno come rivendicazioni, ma come "giogo soave", un peso leggero che serve alla propria conversione, che è poi il
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INCONTRO vicina alla radice, la donna si sente a proprio agio nei limiti del proprio essere e con la sua presenza riempie il mondo dall’interno. La donna possiede una complicità con il tempo, perché sa che il tempo è gestazione, è attesa per qualcosa, per qualcuno. È predisposta al dono di sé, e infatti si realizza quando può donarsi, che sia a dei figli di carne o no. Ha nostalgia dello sguardo che si è posato su di lei al momento della creazione, infatti desidera intimamente che qualcuno le dica che è bella, mentre l’uomo desidera sentirsi capace di portare a termine progetti, di risolvere problemi, di proiettarsi fuori di sé. Per mezzo della donna l’umanità è invitata a trovare la sua vocazione sponsale con il Signore. È sempre una vocazione in cui la Sposa risponde con il suo amore a quello dello Sposo, dice la Mulieris Dignitatem, lo sposo con la S maiuscola, il Signore. Per questo, scrive il catechismo della Chiesa cattolica, la dimensione mariana, la vocazione prima di tutto sponsale dell’umanità, precede quella petrina. San Paolo nella lettera agli Efesini parla del matrimonio tra un uomo e una donna come di un mistero grande. Accostarsi al mistero del maschile e del femminile ci introduce al mistero di Dio, che ci ha creati maschio e femmina, a sua immagine. La tensione tra maschile e femminile rimanda alla tensione amorosa fra le tre persone della Trinità, solo che noi uomini siamo feriti dal peccato originale. In Efesini 5 sono individuati i punti cruciali, i nodi di peccato dell’uomo e della donna. La donna è invitata a essere sottomessa allo sposo, l’uomo a dare la vita per la sposa, in modo che replichino nel matrimonio la dinamica tra Cristo e la Chiesa, quindi senza dominio o sopraffazione, ma in un dono reciproco. La donna è invitata a essere sottomessa perché al contrario la sua costante tentazione è quella del controllo, di cercare di plasmare, di formattare coloro che le sono affidati. I figli ma anche lo sposo, spesso. In realtà queste sono qualità di cui l’ha dotata la Provvidenza perché la donna è chiamata a formare, a educare, come diceva anche Benedetto XVI: la donna conserva la consapevolezza che il meglio della sua vocazione è nell’aiutare la vita nel suo formarsi. Che sia sposa o che sia nubile la donna è chiamata a preservare e a fecondare la vita, a orientarla verso la luce. È chiamata a essere promemoria per l’umanità tutta. Come dice ancora Evdokimov c’è una particolare connivenza tra la donna, essere naturalmente religioso, messa di fronte ai misteri più gravi della vita, e lo Spirito datore di vita e consolatore. Lotta per l’uomo, per la sua salvezza. In questa vocazione lavora come sempre il peccato, e così la capacità di orientare al bene rischia continuamente di trasformarsi in tentazione di volere che le cose nel mondo
vadano come vogliamo noi. Prendiamo un uomo che mediamente ci può andare, e lo vogliamo migliorare, così rischiamo di non permettere all’altro di essere. Finiamo per correggere, riprendere, per non lasciar emergere gli altri con le loro vere qualità. La donna invece è chiamata proprio a questo, a fare da specchio all’uomo, a rimandargli un’immagine positiva di sé, a mettere il lievito dell’amore nel rapporto. Serve una donna che sappia fare spazio, che non abbia paura di perdere posizioni, che parta da un pregiudizio positivo sull’uomo, che prenda l’impegno di fidarsi di lui e del suo sguardo sul mondo, lealmente decisa a riconoscere di non essere l’unica depositaria del bene e del male -Eva!non perché debole ma proprio perché solida, resistente, accogliente. Questo atteggiamento, quando è onesto, limpido, non manipolatorio è un lievito potentissimo perché l’uomo non resiste a una sposa che gli sta lealmente accanto, sottomessa nel senso che rinuncia a imporre sempre il suo punto di vista e comincia a fidarsi, a valorizzare ciò che vede di bello nell’uomo. E così l’uomo comincia a sentire il desiderio di dare la vita come Cristo per la Chiesa. Non una semplice cooperazione di sforzi, ma la creazione di una realtà assolutamente nuova del maschile e del femminile che vanno a formare il corpo del sacerdozio regale. Gloria dell’uomo, come dice san Paolo, la donna è come uno specchio che riflette il volto dell’uomo, glielo rivela e così lo corregge. E così l’uomo si sente spinto a uscire fuori e dominare la terra, e a farlo non per sé ma per coloro che gli sono affidati, per i quali diventa pronto a prendere su di se i colpi della vita. Sto facendo, è appena il caso di puntualizzarlo, un discorso non sociologico, ma spirituale: non sto dicendo che sia solo l’uomo chiamato a uscire fuori di casa e a dare il suo contributo per migliorare il mondo. Non stiamo parlando del mondo del lavoro né del potere. Non è un discorso su chi abbia più o meno dignità, è ovvio che siamo su un altro piano, e che diamo per assodato che l’unica dignità che conti nella Chiesa non può essere altro che l’acquisizione dello Spirito, e in questo la donna è privilegiata. Sul piano dunque spirituale l’uomo esce la donna accoglie, l’uomo si tende verso l’esterno la donna verso l’interno, l’uomo è il muro, il senso della realtà, la donna l’accoglienza, e questo lo si vede sul piano educativo, nel rapporto con i figli, la donna ha il genio della relazione, tesse trame, spesso l’uomo è più bravo nel potare i rami secchi. Per concludere vorrei ricordare quello che Karol Wojtyla, da vescovo, diceva alle coppie di fidanzati: non dire "ti amo" ma "partecipo con te dell’amore di Dio". Questo, credo, sia avere un’identità davvero matura.
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INCONTRO
Gentile comunità parrocchiale di S. Martino Vescovo E caro don Giuseppe Galbusera
e di animazione strutturato ed organizzato, sia per offrire alla famiglie dei minori, ed in particolar modo alle mamme, un pò di sostegno, considerando la situazione gravosa in cui si trovano ormai da quasi due anni. Con il vostro prezioso contributo riusciremo ad assicurare il buon funzionamento dell’asilo per almeno 3 mesi, da Giugno ad Settembre 2016, considerando che sono 4 le maestre che si alternano, 2 al mattino e 2 al pomeriggio, un guardiano che assicura la sicurezza durante la realizzazione dell’attività e controlla che la struttura stessa non sia soggetta ad atti di vandalismo, una persona addetta alla pulizia dei locali, oltre le spese per i materiali di consumo per l’animazione e le utenze.
non possiamo che ringraziarvi per la vostra attenzione e generosità nei confronti della comunità cristiana sfollata presente in Erbil ed in particolar modo nel campo di accoglienza Ashti 1, che ospita oltre 1.000 persone, con la presenza di molti minori. Come vi avevamo prospettato, all’interno di questo campo abbiamo, in collaborazione con padre Jalal, che avete conosciuto, costruito ed attivato un asilo per circa 60 bambini, suddivisi su due turni, uno al mattino ed uno al pomeriggio, sia per offrire ai bambini uno spazio educativo
Di seguito una tabella riassuntiva dei costi: N° 4 maestre
$ 300,00
4
$ 4.800,00
N° 1 guardiano
$ 300,00
4
$ 1.200,00
N° 1 addetto pulizia
$ 300,00
4
$ 1.200,00
Materiali di consumo (pennarelli, carta)
$ 100,00
4
$ 400,00
Utenze (luce, acqua, kerosene)
$ 100,00
4
$ 400,00
TOTALE TOTALE
$ 7.600,00 $ 6.675,00
Abbiamo scelto come slogan per la nostra campagna di sensibilizzazione e raccolta “Non lasciamoli soli” per sottolineare il nostro voler essere accanto a coloro che la guerra non l’hanno voluta ma ne stanno subendo le terribili conseguneze e voi, con il vostro impegno, siete a
testimoniare il vostro esserci, il vostro prendervi a cuore questa storia nella consapevolezza di poter ridare un speranza a chi fa fatica, in questo momento a pensare un futuro per se, per la propria famiglia per il proprio paese. Grazie, Gianfranco Cattai
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INCONTRO
IL PAPA SCRIVE AI BAMBINI DELLA SEGRAMORA Lo scorso mese di febbraio i bambini della scuola dell’infanzia Segramora hanno preparato dei disegni a tema del Giubileo della Misericordia e in particolare sulla porta Santa, tema trattato nella programmazione religiosa dell’anno. I disegni, accompagnati da una lettera di presentazione preparata da Mariagrazia, la direttrice, sono stati consegnati direttamente a papa Francesco da una famiglia di Biassono nel corso di un’udienza generale
del mercoledì in San Pietro. Il Papa poi nel mese di aprile ha scritto queste parole di ringraziamento a tutti gli alunni, lettera che pubblichiamo e che tuttora è appesa in bellavista all’ingresso della scuola. Un applauso a tutti i bambini della scuola dell’infanzia che hanno saputo toccare il cuore di Papa Francesco con i loro disegni.
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INCONTRO
DON CARLO CONSONNI raccontate nel libro, hanno consentito di delineare la vita di Don Carlo con la massima facilità: da essi traspaiono, da un lato, la sua semplicità e la sua bontà d’animo, dall’altro la sua immensa fede verso il Signore. Essa gli permetteva di affrontare anche le situazioni più pericolose con la massima naturalezza, di non addivenire a compromessi con nessuno e, questo suo Credo intransigente, testimonia, qualora ce ne fosse bisogno, la sua altissima caratura spirituale. A sessantacinque anni dalla sua scomparsa ci è sembrato giusto fissare il suo ricordo nelle pagine di un libro. Crediamo di avere fatto la scelta azzeccata e ciò è testimoniato dalla curiosità di tutti quei concittadini che, conosciutolo direttamente, ci fanno i complimenti per l’iniziativa intrapresa, non prima però di averci arricchito con quei racconti che li vedono diretti protagonisti insieme a Don Consonni. Sperando inoltre che la nostra “piccola fatica” possa poi contribuire a far conoscere alle generazioni più giovani un uomo che, a capo della Chiesa di Biassono per ben sedici anni fu un punto di riferimento per l’intera comunità, invitiamo tutta la cittadinanza a presenziare alla S. Messa che verrà celebrata in onore del ns. Capitano il prossimo 19 Giugno presso il Santuario della Madonna della Brughiera a lui tanto caro ed ove sono tumulate le sue spoglie.
Gruppo Alpini di Biassono Presentazione del libro a dedicato a Don Carlo Consonni Sono graditi contributi per la realizzazione della pubblicazione. è inoltre possibile da oggi, prenotare le copie, per informazioni: cell. 347.8291348 - e-mail:
[email protected]
Domenica 19 Giugno 2016 ore 10,00 Santuario della Brughiera S. Messa in ricordo di Don Carlo Consonni a 65 anni dalla sua morte.
Un sentito ringraziamento, Gli autori Alpino Della Torre Aurelio Artigliere da Montagna Beretta Maurizio
DON CARLO CONSONNI (1884 -1951) La vita e le opere Nel ricordo dei suoi Alpini di Biassono
Festa Alpini Gruppo Biassono
Il Gruppo alpini di Biassono tra breve presenterà un libro su Don Carlo Consonni, Parroco di Biassono a cavallo del Secondo Conflitto Mondiale fino ai primi anni ‘50 ma, in primis, Cappellano Militare e Capitano di Artiglieria da Montagna nel corso della Grande Guerra. Le ricerche sulla vita di Don Carlo sono durate circa un anno e hanno preso spunto dalle testimonianze di alcuni nostri “veci” che hanno avuto la fortuna di conoscerlo quando erano ragazzi. Man mano poi l’opera si sviluppava, grazie anche al ritrovamento di sempre maggiori documenti autografi, ci si è resi conto di quale grande fascino riscuotesse allora Don Carlo e di come, ancora oggi, la sua figura possa essere considerata “attuale”: lealtà, amore per il prossimo, gusto per i sani piaceri della vita e per il bello, sono valori sempre verdi che hanno caratterizzato tutta l’esistenza di Don Consonni e, guarda caso, sono anche quei principi su cui si fonda il Corpo degli Alpini ed in cui noi crediamo fermamente. Mentre poi accade assai di frequente che ci si trovi in difficoltà nel trovare un solo singolo fatto che caratterizzi la vita di una persona, al contrario, tutti gli aneddoti e le situazioni
Ricorrenza 65° morte Don Carlo Consonni Cappellano e Capitano Artiglieria da montagna
Domenica 19 Giugno 2016 PROGRAMMA ore 9.00
Ammassamento c/o il Santuario della Brughiera in Via Don Consonni
ore 9.30
Alzabandiera, inno e deposizione omaggio floreale alla tomba del Cap. Art. Don Carlo Consonni
ore 10.00
Santa Messa c/o il Santuario, con la presenza della Schola Cantorum, celebrata da Don Carlo Gussoni nel 65° anniversario della morte di Don Consonni
ore 11.45
Aperitivo c/o l’Oratorio Maschile con presentazione del libro sulla figura di Don Consonni da parte degli autori
ore 13.00
Pranzo conviviale c/o l’Oratorio Maschile
ore 16.00
Ammainabandiera c/o Oratorio Maschile
Per le prenotazioni rivolgersi entro il 16 Giugno 2016 presso: Segreteria Oratorio Maschile o Edicola Galbiati, Via San Martino
GLI ALPINI INVITANO TUTTA LA CITTADINANZA A PARTECIPARE NUMEROSA
Per ulteriori informazioni 327.2954187 - 347.8291348
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INCONTRO
PRIMA COMUNIONE 15 MAGGIO 2016
22 MAGGIO 2016
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INCONTRO IL RESTYLING DELL'ORATORIO...CONTINUA inoltre due grandi loghi dell’oratorio sulle facciate, per caratterizzare l’identità del luogo e il senso di appartenenza. Inoltre abbiamo iniziato un’opera di sistemazione degli ambienti interni con l’individuazione di un nuovo impianto di riscaldamento, associato alla creazione di controsoffitti e posa di un nuovo pavimento isolante. Ciò renderà gli ambienti più gioiosi e funzionali, capaci di ospitare e accogliere al meglio i nostri ragazzi. Inoltre questi lavori ci permetteranno di far partire a settembre un progetto a me molto caro, ovvero la creazione di una “sala studio” per gli universitari. Questa sala studio permetterà ai nostri giovani di poter studiare insieme e farlo nel contesto del nostro bell’oratorio. Sarebbe bello completare la colorazione del secondo piano della struttura esterna, sistemare il porticato e riqualificare anche il salone Mazzucconi…insomma i progetti sono molti, ma i fondi limitati. Chiediamo a tutti un piccolo sostegno con l’idea di fare del nostro oratorio, un Centro giovanile vero e qualificato per la crescita sana dei nostri fantastici ragazzi. Un grazie a tutti volontari per il sostegno e l’aiuto! Don Simone
L’oratorio san Luigi è, a mio avviso, l’oratorio più bello della zona di Monza. Gli ambienti esterni sono eccezionali e, dopo aver sentito molte persone esterne arrivare in oratorio, l’invidia è tanta. Lo spazio di verde è meraviglioso e la funzionalità dei prati e dei campi rende polifunzionale il nostro oratorio. Gli ambiente interni invece scarseggiano molto e soprattutto la struttura ormai sente il passare del tempo. Gli impianti di riscaldamento ormai hanno perdite di acqua da tutte le parti, e spesse volte in inverno la tenuta termica degli ambienti rende difficile sostare in struttura senza indossare la propria giacca. Il dispendio economico è ingente per un sistema che non garantisce più efficienza. Inoltre la struttura interna è poco adatta allo stile giovanile del luogo, oltre ad essere carente di aule per il catechismo dei ragazzi delle medie e delle superiori. Da qui il progetto di riqualificazione e restyling della struttura interna. Abbiamo sostituito le porte delle cappellina con porte a vetro in modo da esserne visibile l’interno e illuminato il tabernacolo. Sarà così possibile per i ragazzi durante il gioco e gli allenamenti sui campi avere un bellissimo richiamo a Gesù Eucarestia centro del nostro oratorio. Abbiamo affisso
SANSONE...PARTE L'INFORMAZIONE DEI NOSTRI ORATORI Sansone è un servizio studiato per cercare di semplificare il modo in cui i nostri oratori affrontano ogni giorno le questioni organizzative, amministrative e logistiche. Vorremmo inoltre aiutare le famiglie dei nostri ragazzi fornendo uno strumento comodo, rapido e favorendo la comunicazione con un aggiornamento costante delle attività. Sansone è già utilizzato da molte comunità pastorali, parrocchie e oratori della nostra diocesi. Siamo ormai nel terzo millennio e la tecnologia entra ogni giorno nelle nostre case, ormai usiamo pc e smartphone con disinvoltura per collegarci ad internet, da oggi lo useremo anche per iscriverci alle varie proposte della parrocchia, dell’oratorio e della pastorale giovanile. Con l’oratorio estivo 2016 tutte le iscrizioni e tutte le attività saranno esclusivamente informatiche (Oratorio estivo, attività,
mensa…) e a partire da settembre 2016 saranno gestite con questo sistema informatico anche le iscrizioni al catechismo dell’Iniziazione cristiana, alle attività domenicali, ecc. Ogni ragazzo iscritto avrà un proprio profilo utente, riceverà via email un codice e una password e potrà accedere da casa, da smartphone o da un terminale fisso in oratorio, al programma Sansone e iscriversi agli eventi che gli interessano. I nostri oratori hanno a cuore le famiglie dei nostri ragazzi e vorrebbero con questo sistema aiutare la comunicazione tra oratorio-famiglie, e rendere più efficace l’accesso alle tante iniziative senza tralasciare o svilire la relazione umana che per noi rimane centrale. Don Simone
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INCONTRO
AUGURI DON EUGENIO Nel tuo 25° anniversario di sacerdozio
DON TOMMASO DE CARLINI
Riceverà l’ordinazione sacerdotale il prossimo 25 giugno a Roma in San Giovanni in Laterano. Celebrerà la sua prima S. Messa il 3 luglio alle 10.30 a Macherio. A lui le nostre preghiere e il nostro ricordo
Domenica 19 Giugno 2016 S. Messa per gli ammalati alle ore 15.00 in oratorio femminile 15
INCONTRO
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