Il 13 novembre 2012 studenti, residenti di Trastevere, attivisti delle reti sociali e delle associazioni civiche hanno riaperto le porte del Cinema America di Trastevere. Questo documento, scritto dagli occupanti, ha lo scopo di informare sulle vicende recenti legate all’occupazione della sala trasteverina e soprattutto quello di comunicare i nostri intenti a riguardo.
IL TEATRO LAMARMORA, IL CINEMA AMERICA L'attuale Cinema America è stato costruito sui resti della demolizione del vecchio Teatro Lamarmora, su una area inedificata compresa nell’area d'impostazione ottocentesca tra via Natale del Grande e via San Francesco a Ripa. Nel 1923 il proprietario Amigoni presentò un progetto per costruire un edificio interamente destinato a cinema-teatro. Ma il progetto incontrò l'opposizione dei residenti, che chiedevano di costruire case al posto del cineteatro: esattamente il contrario di ciò che si chiede oggi, a dimostrazione di quanto cambino nel tempo le esigenze di un territorio. Alla fine si giunse ad un compromesso ed una parte del fabbricato, inaugurato nel 1925, venne destinata ad abitazioni. Il Teatro Lamarmora venne demolito nel 1954 e sulle sue ceneri nacque il Cinema America. La richiesta di costruzione di un edificio interamente destinato a locale cinematografico era stata presentata dai fratelli Alfonso e Clemente Serventi: la direzione dei lavori viene affidata a Francesco Serventi nel 1955, su progetto di Angelo Di Castro. Inaugurata nel 1956, la sala, tra le poche a Roma ad avere il tetto apribile, entrò prima nel circuito di Giovanni Amati, poi di Mondialcine e alla fine di Cecchi Gori. Circa quindici anni fa è stata completamente abbandonata.
LA STORIA RECENTE Ma il Cinema America non è solo un simbolo del fermento culturale di Trastevere: rappresenta anche un baluardo delle lotte dei cittadini in difesa del territorio. La Progetto Uno Srl lo acquisì nel 2004, quando già aveva chiuso i battenti, e sin da subito la sua unica intenzione fu quella di abbatterlo per poter costruire una palazzina composta principalmente di mini-appartamenti e garage. Nel 2008 il Comitato Cinema America, forte del supporto degli abitanti di Trastevere, riuscì a far bocciare il progetto che prevedeva di farne un palazzo da 36 mini-appartamenti e due piani di garage sotterraneo. Tuttavia le richieste di far sì che rimanesse un edificio a destinazione sociale e culturale non vennero mai ascoltate, e la sala cinematografica rimase condannata ad altri quattro anni di abbandono. A giugno 2012 Trast Invaders, una rete di molte realtà territoriali e studentesche, ha attraversato in corteo Trastevere durante una giornata di protesta contro crisi e precarietà, occupando simbolicamente per qualche ora il Cinema America. Così la sala trasteverina è tornata sulle pagine dei giornali, e le foto che ne mostravano il degrado e l’abbandono hanno riaperto il sipario su questa interminabile vicenda. Nell’autunno del 2012 l’Assemblea Giovani al Centro, nell’ambito di una campagna di denuncia degli spazi abbandonati, ha iniziato a concentrarsi sulla vicenda del Cinema America.
L’Assemblea, un collettivo dei giovani che studiano e in generale frequentano il I Municipio di Roma, ha intrapreso così una fitta campagna sul territorio, fatta di momenti di informazione e mobilitazione, che hanno posto l’accento sulla mercificazione del territorio di Trastevere e sui tentativi di speculazione. Il Cinema America è risultato ovviamente al centro di questa campagna, e durante le assemblee in piazza San Cosimato è stato impossibile non notare come gli abitanti di Trastevere avessero ancora così a cuore le sorti della sala cinematografica. Sono stati proprio il sostegno e la partecipazione a farci credere ad un’idea che fino a qualche mese prima sarebbe sembrata impossibile: occupare il Cinema America.
IL PROGETTO DELLA PROPRIETA’ Occupare il Cinema America significa innanzitutto opporsi alle logiche di speculazione della proprietà. Una proprietà che ha sempre e solo avuto lo scopo di fare cassa a spese del territorio, una proprietà a cui non è mai stato a cuore né il destino del cinema storico, né il parere degli abitanti della zona, che ne richiedono un utilizzo a fini collettivi. Solo un disinteresse così sfrontato avrebbe potuto portare i proprietari a presentare nel gennaio 2012 un nuovo progetto del tutto simile a quello che era stato già bocciato dai residenti di Trastevere quattro anni prima: 20 mini-appartamenti, due piani di garage interrato e una libreria, secondo le norme che obbligano a mantenere il 50% di un cinema a scopi culturali. Con tutte le riserve che si possono avere sull’indirizzo culturale e non commerciale di molte grandi catene di librerie. E così il Cinema America ancora oggi è minacciato di abbattimento, per far posto a miniappartamenti: probabilmente l’ultima cosa di cui ha bisogno il Rione XIII. Per realizzarli vorrebbero buttare giù un edificio che è stato un fulcro sociale e culturale di un rione che, soffocato dalle vetrine e dai negozi per turisti, snaturato della sua anima popolare e romanesca, oggi sente proprio il fortissimo bisogno di spazi sociali.
Se il Cinema America di via Natale del Grande verrà abbattuto, ancora una volta in questa città avrà trionfato il cemento, ancora una volta avranno trionfato gli interessi privati contro quelli di una comunità, e soprattutto avranno trionfato i palazzinari che devastano e saccheggiano i nostri territori, a spese di chi i territori li vive.
L’OCCUPAZIONE Ma oggi le porte del Cinema America sono aperte dopo anni ed anni di abbandono. Il 13 novembre le poltrone della sala di proiezione hanno rivisto la luce, e sin da subito l’edificio abbandonato è stato riempito di momenti di confronto e di contenuti. Dopo due giorni di pulizie sono infatti iniziate le giornate organizzate dalle rete di Ri_Pubblica. Ri_Pubblica si definisce un’alleanza sociale in divenire, un percorso aperto in cui le diverse lotte per la difesa dei beni comuni hanno individuato un luogo di confronto e di azione collettiva. Il Cinema America ha dunque ripreso vita con delle giornate di confronto fra le molte soggettività che operano sui territori della metropoli, che hanno messo in comune le proprie esperienze su grandi tematiche come saperi, territorio, finanza e democrazia. Il 18 novembre, terminate le giornate di Ri_Pubblica, noi dell’Assemblea Giovani al Centro abbiamo compreso che si era concluso appieno il percorso di questa realtà. L’Assemblea si è sciolta per dare vita al collettivo di occupanti che stava formando in quei giorni, arricchito di tutte quelle persone che abbiamo incontrato proprio grazie all’occupazione. A convincerci del fatto che avremmo resistito sono state le facce commosse dei trasteverini che, rientrati dopo così tanto tempo nel cinema, ci ringraziavano per quello che stavamo facendo. Come anche le facce incredule di chi, troppo giovane per averlo visto aperto, nemmeno si era mai accorto che a via Natale del Grande c’era un cinema abbandonato. Ma in generale a farci capire che avevamo la forza di continuare è stato il flusso ininterrotto di persone che sono passate a darci solidarietà, e l’enorme successo che questa occupazione ha riscontrato nel mondo studentesco e in particolare nelle scuole del centro. Una volta decisa la permanenza, abbiamo abbozzato una programmazione provvisoria, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo innanzitutto deciso che la costruzione delle attività di questo spazio sarebbe stata condivisa con gli abitanti di Trastevere che avessero voluto collaborare.
E’ nato dunque un ciclo di assemblee pubbliche che hanno coinvolto i residenti, gli studenti delle scuole di zona e gli attivisti delle realtà di Ri_Pubblica che hanno deciso di continuare a collaborare per la costruzione del Cinema America. In questo percorso di costruzione partecipata dello spazio abbiamo parlato della situazione dell’edificio, delle attività artistiche da organizzare, abbiamo presentato le nostre idee per i laboratori da attivare e in generale la nostra idea di spazio occupato. Se il Cinema America oggi è una delle occupazione in città che più può contare sul coinvolgimento del territorio e dei suoi abitanti, lo dobbiamo sicuramente a questa serie di appuntamenti che ci hanno permesso di entrare in contatto con chi vive a Trastevere e di capirne le esigenze e le aspettative. La scelta stessa delle attività da portare avanti è frutto di queste assemblee pubbliche, appuntamenti fondamentali che hanno funzionato da “lavori in corso”. E’ stato permesso così ai singoli di contribuire alla costruzione del Cinema America Occupato, in una per noi inedita forma di organizzazione: una sincronia tra le numerosissime realtà studentesche che si sono avvicinate e tutti i residenti di Trastevere a cui sta a cuore il destino del proprio cinema e del proprio territorio. Un episodio che ci ha reso molto felici è stata la riconvocazione del Comitato Cinema America, composto soprattutto da residenti di Trastevere. Tale associazione, principale responsabile della vittoria contro il progetto nel 2008, ha sentito la necessità di riunirsi per via dell’occupazione e della minaccia di abbattimento. In contemporanea con la riconvocazione ha pubblicato un comunicato in cui, appoggiando esplicitamente la nostra occupazione, ci ha resi ancora più certi del supporto che Trastevere ci sta dando.
COSA DIVENTERA’ IL CINEMA AMERICA Il Cinema America Occupato sarà sempre uno spazio in divenire, un cantiere aperto che accoglierà continuamente gli impulsi e gli apporti delle soggettività che lo attraverseranno. Tuttavia, abbiamo occupato questo spazio con in mente progetti ambiziosi e concreti, che abbiamo cercato di esprimere in questa sezione. Vogliamo che la descrizione del Cinema America Occupato non resti univoca, perciò abbiamo preferito fare una lista delle definizioni che descrivono quello che questo spazio sta diventando o diventerà, e qui la proponiamo.
Uno spazio di discontinuità urbana: nella zona del turismo e del commercio, un luogo dove a contare siano altri valori, come la socialità, l’aggregazione, la condivisione e la relazione umana. Un luogo in cui proporre la socialità e l’attivazione politica come modello di attraversamento degli spazi pubblici alternativo a quello consumo. Uno spazio figlio di una dinamica di riappropriazione, frutto del rifiuto della rappresentanza come mezzo efficace di cambiamento e miglioramento delle proprie condizioni. Uno spazio strappato all’abbandono senza chiedere il permesso alle istituzioni, che invece di fare gli interessi della comunità hanno anteposto l’interesse del privato. Un laboratorio di attivazione e cooperazione politica, che metta in connessione strati diversi della popolazione per età ed estrazione sociale. Dunque un centro in cui le persone che si attivano entrano in connessione e condividono esperienze, nella loro diversità. Un luogo dove le vertenze territoriali dei residenti di Trastevere si alleano con quelle degli occupanti per dire basta al saccheggio dei territori e alla speculazione edilizia. Un luogo in cui le persone in lotta per la salvaguardia dei territori vadano oltre la logica della rappresentanza politica, costruendo dinamiche di autorganizzazione all’interno del rione e valorizzando il momento dell’assemblea e del confronto.
Uno spazio di conoscenza e coordinamento delle soggettività che portano avanti lotte territoriali nelle diverse zone metropoli, che porti tali realtà a fare fronte comune, come sta accadendo ad esempio con Ri_Pubblica. Un’occupazione che sia esempio della pratica del riutilizzo degli spazi abbandonati, in opposizione alla logica della cementificazione. Uno spazio costruito dai soggetti che ogni giorno sono in lotta per il proprio futuro, a partire dagli studenti, che al suo interno trovano un luogo di coordinamento e organizzazione delle lotte studentesche della città. Uno strumento di lotta e non l’obiettivo di una lotta, che incentivi l’attivazione per sottrarsi alle dinamiche di precarizzazione della vita e ai ritmi della metropoli. Un’occupazione che non sta al centro di Roma per caso. Sta al centro di Roma perché è qui che ogni giorno nei palazzi del potere si decide il destino di milioni di persone. Sta al centro perché è qui che passa la maggior parte dei flussi economici, ed è qui che le dinamiche di precarizzazione delle vite raggiungono livelli altissimi. Sta al centro perché è qui che è vietato occupare, nel quartiere-vetrina, ed è qui che dimostriamo che non c’è polizia o istituzione che possa fermare i territori in lotta. Sta al centro perché in questa zona, per l’assenza di un dibattito politico svincolato da logiche partitiche, è stato possibile imporre le varie ordinanze restrittive di un sindaco sceriffo, che ha voluto negare spazi di comunicazione politica e di socialità. Uno spazio in cui ribaltare il meccanismo della cultura come merce, in cui porci dall’altro lato dell’offerta culturale: non vogliamo più essere clienti, ma registi. Un modo di riprenderci la cultura, in una città in cui cinema, teatri, concerti, mostre e musei ci tengono alla larga con prezzi improponibili e con riduzioni ridicole. Un luogo che attivi percorsi di autoformazione, sottratto alla valorizzazione neoliberista dei saperi e alle logiche aziendalistiche dell’istruzione, a cui opponiamo la condivisione dei saperi, la produzione di comune, di una teoria critica, nella consapevolezza dei molteplici rapporti tra saperi, poteri e soggetti. Uno spazio autogestito, in cui ogni decisione viene presa in maniera orizzontale in momenti assembleari, e in cui tra i metodi di reale autogestione rientra la pratica dell’autofinanziamento.
LE ATTIVITA’ ALL’INTERNO DELL’OCCUPAZIONE Proponiamo infine un elenco di attività che intendiamo portare avanti all’interno del Cinema America, frutto delle idee uscite dalle assemblee pubbliche. Alcune sono già partite e si stanno strutturando sempre meglio, altre invece sono progetti a lungo termine che speriamo di realizzare il prima possibile.
Cinema Proponiamo film per bambini il pomeriggio e per tutti la sera. In una città in cui andare al cinema arriva a costare 8 euro, proponiamo proiezioni a offerta libera selezionate da un apposito gruppo di lavoro. Combattiamo la diffusione dei multi-sala e la chiusura delle sale di quartiere: non siamo l’Ex Cinema America! Teatro Affianchiamo ai singoli spettacoli teatrali alcuni laboratori pomeridiani di recitazione, coniugando la rappresentazione con la forma poco teatrale degli spazi della sala cinematografica. Musica E’ nostro obiettivo creare uno spazio che possa aiutare i gruppi emergenti nel loro percorso e dare loro la possibilità di sottrarsi alle logiche del mercato: oltre a mettere a disposizione la sala per i concerti, vogliamo attivare una sala prove che possa in futuro divenire uno studio di registrazione per un’etichetta indipendente. Sala studio Un elemento chiave del progetto, in quanto il Cinema America è principalmente vissuto e portato avanti da studenti: organizzare una zona silenziosa dove si possa studiare e avere accesso ad internet tramite wi-fi e postazioni computer.
In questo rione la conoscenza passa quasi esclusivamente per università private, ma soprattutto al centro di Roma i posti studio sono carenti, e in particolare a Trastevere non ci sono proprio. Inoltre tale zona permetterà agli occupanti e a chi vuole vivere lo spazio di studiare al suo interno: fare politica non deve essere un sacrificio. Biblioteca Anche questa attività andrebbe ad incidere su un settore che a Trastevere è carente. Sarà attivata senza uso di denaro ma solo tramite donazioni di libri e scambio degli stessi. Col tempo svilupperemo delle aree tematiche che ci interessano, anche come progetto di autoformazione che possa essere utile alla crescita del collettivo. Officina polivalente Attrezzeremo una stanza con tutto il materiale per costruire, creare, aggiustare, inventare. Un luogo dove opporre alle logiche dell’obsolescenza programmata e del consumismo quelle della riparazione e del fai-da-te.
Abbiamo cercato di spiegarvi quello che il Cinema America è stato nella sua storia, raccontandovi anche le sue vicende recenti fatte di abbandono e di lotte contro la speculazione. Ma soprattutto il nostro intento è stato quello di comunicarvi ciò che vorremmo che questa occupazione rappresentasse in futuro: abbiamo provato a farlo soprattutto tramite la parte più concettuale della molteplice definizione di questa occupazione.
Le uniche poltrone a cui teniamo sono quelle di questo cinema!
Cinema America Occupato
[email protected] - www.americaoccupato.org