“ Paize Autu” Redatto in tiratura limitata e distribuito gratuitamente dal “U Risveiu Burdigotu “
…Mi sono sistemato in un paese fiabesco. Non so più da che parte girarmi, tutto è superbo e vorrei fare tutto, così uso e spreco tanti colori, perché devo fare delle prove. Questo paese è tutto uno studio completamente nuovo per me.... Claude Monet 1884
Anno I n.7 Settembre 2008
Un’Associazione e il suo Giornale Con la registrazione al Tribunale di Sanremo e la nomina di un Direttore Responsabile (ma anche con la definizione di una “Proprietà”, di un “Editore” e addirittura di una struttura di stampa), il nostro foglio “Paize Autu” diventa un giornale vero, l’unico “editato” sul territorio. Questo traguardo ci inorgoglisce particolarmente anche perché potremo maggiormente curare i rapporti con gli associati al “Risveiu Burdigotu” che hanno oramai superato quota trecento iscritti. Il giornale sarà sempre più un veicolo di idee, un promotore di iniziative, un custode di storie e di tradizioni. Le indicazioni che, come “Proprietà Editrice” abbiamo dato alla Redazione sono state, fin dal principio, indicazioni
tutte improntate al buon senso, finalizzate a mantenere il giornale su di una linea editoriale libera, svincolata da ideologie partitiche, ma molto presente sul territorio e sulle problemati-
che che da esso scaturiscono. Una linea che privilegi il bene di Bordighera, con un riferimento preciso al “Paese Alto” all’interno di cui - come sodalizio - amiamo maggiormente
muoverci ed operare. Una linea editoriale che deve privilegiare un dialogo costruttivo con l’Amministrazione, ma che non dovrà lesinare – all’occorrenza - osservazioni e critiche. Il nostro obiettivo, l’obiettivo del “Risveglio” (e da ora anche quello del suo organo d’informazione), sarà sempre quello di operare per il bene del paese in cui ci siamo trovati a vivere, perseguendo quella qualità della vita che solo con la valorizzazione delle semplici, piccole quotidianità si riesce ad ottenere. Un caloroso augurio di buon lavoro a tutta la redazione du “Paize Autu” Il Presidente Cesare Masini
IL SALUTO DEL DIRETTORE Dirigere un giornale, ancorché modesto, limitato e circoscritto come il nostro, risulta sempre una grande responsabilità: ci si mette la faccia, “ci si espone”, come mi hanno già fatto notare alcuni amici, redarguendomi allorché la Demer piuttosto che la Borghi mi citano e citano il nostro sodalizio nei loro articoli. Rispondo sempre con grande serenità che – nel limite del possibile – occorre uscire dal guscio se si vuole esercitare quel “politically correct” che ti rende credibile e rende autorevole l’associazione che rappresenti. Quella che abbiamo imbastito è un’esperienza straordinaria nella sua semplicità, dal momento che abbiamo voluto interessarci direttamente e precisamente di dove e come viviamo, senza accettare passivamente il destino “cinico e baro”,sterile alibi del nostro scontento.Un giornale per comunicare, per rapportarsi tra di noi e con gli altri: progettare, analizzare, criticare. Un giornale che sia anche promotore di eventi,
nonché laboratorio di proposte. Ambizioso strumento di partecipazione e coinvolgimento, riferito ad una comunità dalle molte risorse potenziali che devono solamente essere veicolate verso quel vivere sereni, da tutti ambito ma – stranamente – da pochi perseguito. Se attraverso il nostro foglio riusciremo ad invertire una tendenza fatta di mugugno e rassegnazione, per tentare la via di una consapevole partecipazione, di un legittimo protagonismo, di una seria presa di coscienza di quello che vuol dire “società civile”, “comunità coesa”, “cittadinanza attiva” (che non sono i nomi di liste civiche!), allora potremo dirci soddisfatti degli utopistici e, forse, un tantino velleitari propositi di “quattro-amici-al-bar-chevolevano-cambiare-ilmondo…”..Stiamo volando alto? E’ probabile, ma a volte bisogna farlo, consapevoli come siamo che l’utopia di oggi può benissimo diventare la realtà di domani.
La squadra Condividono con me questa avventura alcuni preziosissimi, splendidi redattori: Simona Biancheri, Carmen Etienne, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Irma Murialdo, Alessandro Seghezza, Mauro Sudi, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz; la professoressa Anna Maria Ceriolo chiarissima storica e Ampelio Verrando straordinaria memoria cittadina. Soprattutto mi confortano tutte le persone che hanno sottoscritto e che continuano a sottoscrivere l’adesione al “Risveglio” per ricevere mensilmente “u Paize Autu”. A tutti loro, noi del giornale, garantiamo impegno, presenza e obiettività. E non chiamatelo Giornalino Giornalino, giornaletto, libricino. L’altro giorno una signora del paese mi ferma apostrofandomi:”E scrivilu in sce u to libretu”. C’è come una sorta di ritrosia a chiamare giornale quello che giornale è. Ora più che mai con la individuazione di una proprietà, la definizione
di un editore, la nomina di un direttore, la registrazione al Tribunale e la collocazione amministrativa anche della stampa, “Paize Autu” è l’unico giornale che viene pubblicato a Bordighera. Ne siamo orgogliosi, ma per favore non chiamatelo giornalino! Giancarlo Pignatta SCIURE IN TI I CARUGI “ U Risveiu Burdigotu” organizza,il 20 e 21 settembre, la seconda edizione della manifestazione “Sciure in ti i carugi”. Il Centro Storico sarà abbellito dalla presenza di addobbi floreali e animato da un mercatino di prodotti tipici eno gastronomici e di artigianato. Le giornate saranno allietate da un complesso bandistico che suonerà nei vicoli del borgo.
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Ricordando De Amicis
Molti cittadini e cittadine, in quei giorni, erano occupati a preparare un gran carro carnevalesco per la gara di Ventimiglia, il quale rappresentava una risposta satirica ai famosi cartelloni del recente veglione della Stampa di Torino, dove avevan messo in burletta il Biancheri e la sua linea Vievola-Ventimiglia, a onore e glo-
ria della Vievola-Nizza. Era un carro enorme, sul quale, da un capo, esciva d’una galleria una macchina a vapore, con su un piccolo Gianduja, che la guidava, e dietro un fantoccio in abito nero; dalla strada ferrata, che metteva a un facsimile della stazione di Ventimiglia dal capo opposto, prolungato in forma d’una prua, dov’era scritto: Mediterraneo, si staccava verso il mezzo, il tronco d’un’altra strada, che era la linea di Nizza. Un grosso Gianduja vivo e un altro cittadino camuffato assai bene da Biancheri, coi baffoni e i favoriti bianchi, dovevano mettere la satira in azione. Il presidente della Camera stava leggendo sulla Stampa, con un
sorriso ironico, il rendiconto del veglione, mentre il piccolo treno simbolico prendeva l’aire; quando questo arrivava alla biforcatura, il Gianduia vivo tirava a farlo deviare verso Nizza; ma il venerando vecchio gli saltava addosso, lo buttava giù con uno strappone, e rimetteva la macchina sulla via del suo cuore; dopo di che il traditore caduto si rialzava confuso, tastandosi le ammaccature, con un naso enorme, che poco dopo egli si ritoglieva, per ricominciare la farsa. Vidi il carro la sera della domenica rientrare trionfalmente a Bordighera, tirato da quattro cavalli, tutto d’edera e di fiori, fra gli applausi e gli evviva della folla. Uno sconosciuto
me ne spiegò il senso, che non avevo afferrato subito. Veramente, come cittadino torinese, fautore della VievolaNizza , me ne sarei dovuto risentire; ma c’era sul carro una così bella Ventimiglia in carne ed ossa, e intorno a lei delle così graziose ragazze, vestite da contadine liguri e da mogli di pescatori, strillanti: - Il primo premio! Il primo premio! – che (me lo perdonino i miei concittadini) perdonai. Tanto più quando vidi le trionfatrici insolenti discender dal carro, con qualche peripezia dei panni, come segue sempre in quelle discese. 5.continua Da“Il Paradiso degli Inglesi”
Documento eccezionale!!
Atto di fondazione della città di Bordighera a cura della prof.ssa Anna Maria Ceriolo Atto di rifondazione di Bordi- Ludovico Ballauco, Cristofoghera, del 2 settembre 1470 ro Cattaneo, Stefano Luca di Massimino, Antonio Rossi di (traduzione a senso). Oberto, Giovanni Corradi di I 32 capostipiti, intervenuti Antonio, Giovanni Rossi fu nella chiesa di S. Nicolò di Andrea, Leonardo ArdissoBorghetto, con atto scritto dal ne, Guglielmo Bandeto, Gunotaio Antonio Corrubeo glielmo Corradi, Giovanni s’impegnano con giuramento Aprosio fu Telamo, Bartolosolenne a ricostruire il paese meo Rollando, Rainero Paldi Bordighera sul Capo, con lanca, Pietro Biancheri di misure preordinate, ed eleg- Pellegrino, Pietro Biancheri gono fra loro i soprastanti ai di Cristoforo e Antonio Talavori da eseguire entro due rone dichiarano di essere giunti alla determinazione di anni. contrarre gl’ infrascritti patGesù Maria. In nome del ti e disposizioni, attraverso solenni e reciproci impegni, Signore Amen. Sappiano tutti e i singoli, cioè che tutti loro con propresenti e futuri, lettori e pria certa consapevolezza e uditori del presente docu- spontanea volontà si promimento che gl’ infrascritti, sero a vicenda di edificare un abitato nel territorio di cioè Lazzaro Tarone, Antonio Ventimiglia, nel luogo chiaCorradi, Sireto Viale, Luca mato La Burdighea, cioè dalRossi, Antonio Rossi fu Bar- la via pubblica verso mare e tolomeo, Giovanni Pallanca dalla terra degli eredi del fu di Giorgio, Guglielmo Car- Sig. Barnaba Corrubeo cabone, Francesco Riccobono, nonico di Ventimiglia, fino Pietro Riccobono, Giorgio alla terra dei detti Giorgio e Piana, Nicolò Piana, Pietro Nicolò Piana, poiché lì si Biancheri fu Francesco, Ber- trova il Pozzo, e all’incirca tino Biancheri, Vincenzo intorno al detto Pozzo di Bandeto, Moneto Pallanca, elevare un muro alto 20 palLudovico Biancheri fu Fran- mi (m. 4,955) che costituisca cesco, Bartolomeo Traitello, la cinta del paese, e di edifi-
care le case contigue a detta cinta e le altre da farsi nel posto a spese comuni, entro il termine di due anni, con le seguenti misure: 28 palmi di lunghezza, 20 palmi di larghezza e 12 palmi di altezza (m. 6,937 per m. 4,955 per m, 2,973). Rinunciando …. I suddetti tutti e singoli si promisero a vicenda e giurarono sui santi Vangeli, toccando con le loro mani le scritture, di attuare, completare e osservare in buona fede tutte queste cose …, sotto la pena di 10 lire di moneta corrente: pena stabilita concordemente tra le stesse parti nell’interesse dei non contravvenenti e inoltre per ogni opera intrapresa da qualche contravventore che rifiutasse di completarla, pena che possa essere richiesta e riscossa dalla parte osservante alla parte non osservante, sotto ipoteca e obbligazione di tutti i suoi beni e di chiunque di essi presenti e futuri. Con la norma, per patto espresso fra gli stessi, che sempre e quando qualcuno di loro sarà requisito per lavorare alla detta opera, da parte dei sopra-
stanti che saranno indicati, o di qualcuno di questi, che sempre si debba presentare a lavorare alla detta opera, sotto la pena di 10 soldi per ogni giorno in cui uno non si presentasse al lavoro, salve sempre le penalità predette. Eleggono da adesso concordemente fra loro per soprastanti Antonio Corradi, Giovanni Pallanca, Pietro Biancheri di Pellegrino, Cristoforo Cattaneo, Lazzaro Tarone e Ludovico Ballauco, i quali tutti o alcuni di essi possano requisire o far requisire, comandare e chiamare quelli che vorranno a lavorare, a fare detta opera e a fare precisamente altro lavoro, e quindi come ad
essi meglio sembrerà, senza ammettere scuse. Atto steso nella chiesa di San Nicolò di Borghetto, nell’anno del Signore 1470, indizione III, il giorno 2 settembre, presenti i testimoni Pietro Ganzerra, Giovanni Ballauco fu Antonio, cittadini di Ventimiglia, e Giovanni Grosso di San Romolo (Sanremo), appositamente chiamati…
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FATTI E MISFATTI Le alterne vicende del mercato coperto Nel mese di Luglio è stato inaugurato – dopo una approfondita ristrutturazione – il mercato coperto di Piazza Garibaldi. Ci ha incuriosito la storia di questa struttura, anche perché avevamo visionato delle foto suggestive di com’era la stessa anni fa. L’idea di costruire un mercato coperto in Bordighera venne a qualcuno dell’Amministrazione nel lontano 1897. Si voleva andare incontro alle necessità dei commercianti di prodotti ortofrutticoli, ma anche di piccoli coltivatori che iniziavano allora la produzione specializzata di fiori e piante ornamentali. La collocazione del sito venne decisa anche tenendo in considerazione la prossimità del Paese Alto, da dove potevano scendere i coltivatori del Beodo con i loro prodotti da vendere ai “marinenghi”. L’opera venne costruita totalmente in ferro, in stile “Liberty”, così come si usava allora in tutta la Costa Azzurra e come si può
ancora vedere in alcune di quelle località, dove gli antichi mercati sono stati sapientemente conservati (ad Antibes, per esempio n.d.r.). Nella foto che pubblichiamo si vede bene lo stile così come si possono notare alcuni particolari, ad esempio l’orologio a torre ed il vespasiano (che verrà spostato in prossimità del Palazzo Comunale dove lo si può ancora vedere e, all’occorrenza, usare). Negli anni dal ’35 al ’40 il mercato venne abbattuto per far posto alla variante del tracciato della Via Aurelia, che prevedeva un senso di marcia da Punta S. Ampelio fino alla Chiesa di Terrasanta; ma anche in seguito alle sanzioni del 1936 (con la
campagna “Ferro alla Patria”). In quella circostanza vennero abbattute e “fuse” anche tutte le balaustre in ferro battuto in “Stile Liberty” che recingevano le ville inglesi di Bordighera. Nel 1937 (con contratto rep. nr. 136 del 2/7/1937) vennero appaltati i lavori di costruzione di un nuovo mercato comprensivo di lavatoi. Lo stile della nuova costruzione risentì, ovviamente, delle imposizioni culturali del regime fascista; tali da far dire all’ing. Rodolfo Winter (progettista delle ville inglesi in “Stile Liberty”di Bordighera e di tutta la Provincia di Imperia): “IN BELU CASCIUN”. Lo stesso ingegnere sviluppò,
negli anni successivi una serie di polemiche e contrasti con il progettista ing. Leopoldo Giribaldi su problemi relativi alla staticità e funzionalità. La polemica cessò solo a seguito della morte dell’arch. Ludovico Winter, dopodiché l’ing. Giribaldi progettò la copertura in Eternit, ponendo in parte posticcio riparo alle polemiche sorte
a cura di Ampeglio Verrando
AGENDA 2 Settembre 538°Anniversario fondazione di Bordighera 20-21 Settembre II edizione “Sciure in ti carugi”
Il mercato coperto di Bordighera in una foto del 1918
24 Settembre Madonna della Mercede Festa al Santuario di Montenero Soci e simpatizzanti sono invitati al rifresco che si terrà alle ore 16,00 sul sagrato del Santuario
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UNA SERA A SANT’AMPELIO Ricordato, il 16 agosto scorso, con grande solennità, il ritorno delle reliquie del nostro amato patrono Sant'Ampelio Con una Santa Messa officiata sul sagrato della chiesa a Lui dedicata, gremita di fedeli, bordigotti e non, concelebrata dal Parroco emerito - Don Arturo Guglielmi-, dal Parroco della Parrocchia dell'Immacolata Concezione- Padre Francesco Ruvolo- e dal Parroco Abate della Parrocchia di Santa Maria Maddalena Don Marco Gasciarino- , è stato ricordato il ritorno a Bordighera delle reliquie del nostro santo Patrono Sant'Ampelio avvenuto il 16 agosto 1947 dopo un esilio durato ben 807 anni. Ampelio giunge da Tebe nei nostri lidi. Qui si dedica al mestiere di fabbro ferraio, ma ancor più ad una vita di penitenza e di preghiera. Muore in odore di santità il 5 ottobre
428. Le sue spoglie rimarranno nella grotta dove visse, sopra la quale i monaci Benedettini erigeranno una cappella, sino al 1140, anno in cui verranno trasferite a Sanremo presso la chiesa di Santo Stefano, appartenente agli stessi monaci, sino al 14 maggio 1258, giorno in cui furono traslate con una solenne cerimonia a Genova, sempre in una chiesa benedettina dedicata a Santo Stefano. Ed ora un breve cenno sulle vicissitudini che portarono le reliquie del nostro Santo Patrono lontano da Bordighera. Nel corso dei secoli una sequenza di traversie segnò la storia di Sant’Ampelio. Nel 1140, volendo Genova sottomettere la contea di Ventimiglia inviò ingenti truppe di mare e di terra per conquistarla. Ottenuta la resa rinchiusero i prigionieri catturati nelle carceri di Sanremo, in
quanto i Sanremaschi avevano combattuto al loro fianco. I Ventimigliesi, non avendo denaro per poter riscattare i prigionieri, offrirono in cambio le reliquie di Sant'Ampelio. In quei tempi, infatti, Bordighera non aveva di certo alcun peso politico, essendo sicuramente poco più di un villaggio ed era assoggettata a Ventimiglia. Le reliquie, però, avevano un grande valore, così che i Genovesi le accettarono e le trasferirono a San Remo presso la chiesa di Santo Stefano, appartenente ai monaci benedettini. Per vicissitudini, venutesi a creare in seguito, i monaci dovettero lasciare la chiesa di Santo Stefano di San Remo, ma non rinunciarono alle reliquie e le portarono, il 14 maggio 1258, a Genova sempre in una chiesa benedettina dedicata al culto dello stesso santo, e lì vi rimasero sino al 16 agosto 1947, giorno in cui ritornarono finalmente al luogo d'origi-
ne: la nostra amata Bordighera. Inoltre è da ricordare che nel 1696, era stato eletto parroco di Bordighera l'abate Don Giuseppe Antonio Biancheri. Questo sacerdote, bordigotto, dottore in legge, si adoperò molto per abbellire la chiesa e nel 1703 riuscì ad ottenere il ritorno, da Genova, di una preziosa reliquia di Sant'Ampelio che fece riporre in una teca d'argento; ed è quella che penso ancora oggi si porta in processione. I bordigotti non rinunciarono mai alla speranza, non persero mai la volontà di cercare testimonianze, custodire la storia, conoscere a fondo ogni traccia e, nel tempo, si adoperarono sempre perché tutto questo accadesse… perché tutto avvenisse. Franco Zoccoli.
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“Verificae Bescoutèlorum” C’è stata molta curiosità partec i p a t iv a , p e r n o i d e l “Risveglio“, sulla querelle nata attorno al dolce tipico di Bordighera, il quale dovrebbe essere giubilato – speriamo presto - da un riconoscimento istituzionale (la De.Co.). Non ci sono stati particolari schieramenti per l’uno o l’altro produttore. Per gli abitanti di Bordighera Alta ne esiste uno solo che non c’è bisogno qui ricordare. Abbiamo voluto però, per amore di obiettività, verificare il risultato dei tre conosciuti artigiani che meritoriamente, almeno una volta alla settimana, sfornano il gustoso biscotto. Abbiamo cominciato così ad acquistare, in momenti diversi, i biscottelli nella bottega d’Arziglia, che aveva sparato titoloni autoreferenti sul Secolo di qualche mese fa, circa la pres u n t a p a t e r n i t à “biscoetellarum”. La stessa cosa abbiamo fatto con l’antico forno di Bordighera Alta che dei Biscottelli, quasi sicuramente vide la nascita con i fratelli Palmero. Infine ci siamo recati per diversi giovedì a
Vallebona dove il buon Dedi sforna, ahimè solo in quel giorno della settimana, i dolci in questione. La prima cosa che c’è da dire è quella che i biscottelli sono buoni freschi. Essendo un prodotto da forno onorano il detto dei nostri vecchi che recita: “pan frescu, oeriu noevu e vin veciu”. La bottega d’Arziglia è quella che i biscottelli li fa più volte la settimana. Si tratta di un prodotto buono e gustoso che premia la volontà di sperimentare e proporre, dimostrata da Marangon & C.- Non c’è piaciuta la versione da loro denominata “tostata” del prodotto. La tostatura è un passaggio obbligato del disciplinare che regola la confezione del biscottello; essa deve essere sapientemente calibrata, cosa che sapeva fare molto bene la buonanima di Valente. Il fatto che Marangon tagli il salamone da cui scaturisce il biscottello per ”madiere” invece che per “chiglia”, è un’altra licenza che il Nostro si è preso, la quale non modifica le qualità organolettiche del prodotto, ma lo rende ulteriormente diverso
da quello che prevede il disciplinare il quale lo vorrebbe a” bauletto”. Fuori della grazia di Dio il prezzo: 19 € al chilo risultano davvero improponibili ed ingiustificabili. A voglia dire che i pinoli costano cari…Per noi in Arziglia hanno fatto (per quanto riguarda il prezzo), la pipì fuori dal vaso. Non che in Paese Alto le cose vadano meglio, per quel che riguarda il prezzo. Qui i biscottelli quotano 18 € al chilo e li fanno solo la domenica. Di biscottello hanno solo qualche ingrediente; si presentano come dei pastiglioni quadrati di pane con un po’ di uvetta, qualche pinolo e due semi di finocchio. Una esperta cuoca a cui li abbiamo sottoposti in assaggio ci ha risposto lapidaria: “I paresce chi l’age fai in cu u pan stalaiu…”. A loro un voto di merito per la volontà di essere sul mercato con questo prodotto che però deve essere assolutamente rivisto e migliorato. Quello che Dedi produce a Vallebona risulta decisamente il biscottello migliore per qualità e prezzo. L’unico neo è
dato dal fatto che viene prodotto solo il giovedì ed in quantità limitate. Il biscottello di Dedi è quello che si avvicina di più al disciplinare di Patacà e Nenenè. E’ ricco, gustoso e sorprendentemente concorrenziale nel prezzo: € 12 al chilo. Sorprende la notevole differenza rispetto agli altri due produttori che deriva, secondo il “De Benedictus”, dal fatto che lui ha adottato un metodo di impasto che permette di ottenere più biscottelli da un chilo di farina. Sono tutte balle, secondo lui, quelle dell’ingrediente segreto; lui gli ingredienti li stampa sui sacchetti deputati a contenere il prodotto per la vendita. Vendita che avviene anche attraverso alcuni esercizi di Bordighera Bassa. Conclusione. Ognuno si regoli come vuole e il miglior giudizio rimane sempre quello dell’assaggio, con un occhio rispettoso al gusto e l’altro al portafoglio: vedete voi… Wolf
I SEGRETI DELLA CREMA DI IDA … ( ma anche quelli dei biscottelli di Dedi ) Nel verbo “trasmettere” c’è una specie di imperativo morale. Un dovere, un fine a cui non si può sfuggire, perché in qualche strano modo recondito sentiamo che fa parte dell’impresa della nostra vita. Nel verbo “trasmettere” infatti, c’è dentro l’idea della morte. L’idea che noi siamo depositari perché qualcuno, prima di noi ha depositato in noi certe cose, e noi quindi non possiamo tenercele perché queste cose finirebbero con noi, sarebbero limitate in quanto avrebbero a disposizione solo il nostro povero e limitatissimo tempo. E invece noi sentiamo che hanno un tempo superiore, forse addirittura illimitato, se non le fermeremo, se cioè non ci limiteremo a far loro da deposito, ma le passere-
mo ad altri, che a loro volta se le terranno un po’ dentro per poi passarle a nuovi depositari e così via, nei secoli dei secoli, amen… E tutto questo per una semplice ragione: perché tra depositario e deposito c’è una gran bella differenza. E’ vero che derivano tutt’e due dal verbo deporre però il deposito è un luogo e quindi durerà. Il depositario invece è un essere umano e, come tale, destinato a morire. Deve quindi darsi da fare perché le cose depositate in lui non muoiano con lui.. Ida ha ormai più di settant’anni e sa preparare con cura una misteriosa crema fatta di uova e zucchero caramellato. Dicono che sia di una bontà indicibile. Ma solo lei, la fantastica Ida,
possiede la ricetta; solo lei sa come si fa e quali sono gli ingredienti e le giuste quantità. E’ esattamente questo che rende unica la crema di Ida: che la sappia fare solo Ida. Nessuno osa chiederle la ricetta. Lei è la depositaria unica. Tutti, in quella famiglia sanno che Ida un giorno passerà a qualcuno il segreto della sua crema. lo sanno ma non glielo chiederanno mai. Passare è un verbo bellissimo;è ambiguo perché vuol dire due cose: trasmettere ma anche andar via, finire, trapassare… Alla fine Ida passerà il suo sapere. Lo farà in modo spontaneo, non può certo tenerselo per sé, non ci pensa neanche. A sua volta l’aveva ricevuto da qualcuno, una Ida precedente
che un bel giorno l’ha chiamata in cucina e le ha detto: conosco la ricetta di una crema prelibata, questa ricetta è molto preziosa e non può finire con me, quindi la passo a te e tu la passerai a qualcun altro, promesso? Promesso. Da “La scuola raccontata al mio cane” di Paola Mastrocola – Ed. U. Guanda Parma Istruzioni per la lettura: provare a sostituire la parola crema con biscottelli e la parola Ida con un produttore dei famosi dolci bordigotti. Sarebbe un bel modo di onorarne l’eventuale conferimento della DE.CO.
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U BIJU (il Beodo)
UNA SERATA PARTICOLARE
U BIU ( Il Beodo) Particolare, bella e interessante, la serata del 21 Agosto che ha visto tantissime persone riunirsi insieme a noi attorno ai problemi del Beodo e del palmeto storico, nell’incantevole ambientazione dei giardini della Chiesa Anglicana. Non hanno fatto mancare la loro presenza Giannina Borelli, presidente del Consiglio Comunale, l’assessore al Turismo Marco Sferrazza e quello ai Lavori Pubblici Giovanni Allavena che è anche intervenuto in qualità di coltivatore e conoscitore delle vicende legate all’antico rittano e al Vallone del Sasso. La serata è risultata ancor più interessante per la presenza degli operatori del progetto “Phoenix”: il dott. Littardi, e i “biologi francesi”, come li chiamiamo noi, il dottor Robert Castellanà ed il dott.Pinteau…..- Ci hanno spiegato esaurientemente il progetto di recupero e di rivitalizzazione del palmeto storico che deve passare attraverso precise e moderne sperimen-
tazioni scientifiche. A sorpresa è intervenuto anche il dott. Burlando della Regione Liguria il quale ci ha relazionato sulla concreta possibilità di accedere a dei contributi regionali ed europei per interventi “definitivi” sul Beodo. Non c’è che dire, una serata importante, coronata anche da una lusinghiera partecipazione di pubblico attento ed interessato. Una stupenda proiezione di foto, suggestivamente preparata dagli amici del Club fotografico “Riviera dei fiori” ha concluso una serata davvero straordinaria che ci fa ben sperare per il futuro del Beodo e del Palmeto. gicipi
Da tua aiga tuti i se ne serviva, chi pè aigà l’ortu, chi u giardin, o l’erburu d’auriva, e caicun anche pe alungà u vin. Fin au lavatoiu ti arivavi, de modu che e done che i l’andava a lavà l’aiga in cae i pureva risparmià. Nui fijoi se serveimu de tu pe giugae Ghe faimu e curse in cù e barchette Fin al’ura de riturnà a cae; andaimu sciù e giù, pe cure derè ae sepe e a cuntrulà che in ta cursa i compagni i nu ne freghese. In cù u pasà di ani L’omu u t’ha distrutu, i t’han cuvertu, ti sei sporcu, decrepitu e..sciutu, e gardandute cume a modernità a t’ha ridotu pensu a chela aiga pulita e bela e au tò servisiu e se ti permeti me ven in mente a mia zuventù che cume a tu a nun riturnerà mai ciù Antonio Pignatta
S c i u re i n t i c a r u g i Il 20 e 21 settembre, tra fine estate ed inizio autunno, abbiamo riproposto questa manifestazione, all’interno del Centro Storico,con l’intento di farlo meglio conoscere a turisti e residenti; sotto il profilo paesaggistico, storico e culturale e non solo come un luogo dove andare a mangiare nei fine settimana. Verranno addobbati angoli suggestivi e le varie piazzette ospiteranno bancarelle con prodotti tipici regionali, enogastronomici e artigianali. Gli esercizi commerciali interessati rimarranno aperti e verranno tutti addobbati per l’occasione. Un complesso bandistico allieterà per tutta la giornata di domenica 21 le piazzette ed i carruggi del Borgo. Invitiamo tutti i nostri soci e gli affezionati lettori del nostro giornale a
Ti partivi da ù surgentin E ti curevi pulitu e spediu da seira a matin in tu mesu ae mimose, parmure e firagni de viju.
venirci a trovare con i loro amici, per passare una giornata in serena armonia e per partecipare alla buona riuscita della manifestazione facendo piccoli acquisti. Questa manifestazione si inserisce in un calendario di eventi che il “Risveglio” cerca di far diventare un appuntamento annuale fisso; assieme alla Marcia e alla Domenica delle Palme, alla ricorrenza di Sant’Ampelio, alle manifestazioni estive e a quelle natalizie. Il tutto per fare in modo che Bordighera Alta torni ad essere un polo eccellente di attrazione turistica ed abitativa che richiami, certamente tanti turisti, ma incentivi anche i molti giovani che oggi cercano sistemazioni diverse, a rimanere o a venire qui a metter su casa.
SPORTIPORTO : “UNA FESTA BURDIGOTA”
I
bordigotti sono, risaputamene, più contadini che marinai. Oddio qualcuno (ma ben pochi) hanno ancora un vecchio battello e non troppi esercitano attività marinaresche. Quale migliore occasione quindi della manifestazione “Sportinporto”, tenutasi il 2 e 3 agosto scorso, per provare l’ebbrezza di un’uscita in mare con i tanti mezzi a disposizione in quelle giornate. Chi ha provato la navigazione su una barca a vela, chi su un cabinato. Qualcuno ha preferito la velocità di un motoscafo, qualcun altro invece, la tranquilla canoa. Insomma ce n’era per tutte le esigenze. Addirittura si poteva anche provare ad andare sott’acqua con le bombole. Due giornate splendide, che hanno riscontrato
grande successo partecipativo e che hanno messo in evidenza la grande potenzialità sportiva, ma anche associativa e conviviale che offre il porto. Una struttura che bisognerebbe frequentare operativamente di più, anche da parte delle associazioni che attorno al porto gravitano. Non sarebbe neanche peregrina l’idea di creare una consulta del mare che raggruppi i vari sodalizi marinareschi per operare meglio e di più… col vento in poppa!
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I GUERRIERI DELLA NOTTE Sono quelli che non vanno mai a dormire e che, verosimilmente, la mattina dopo hanno la possibilità di alzarsi tardi perché in vacanza o perché non lavorano proprio. Negli ultimi tempi, complice probabilmente l’estate, le scorribande di questi poco nobili guerrieri si sono alquanto dilatate. Segnaliamo gli schiamazzi in piazza, ben oltre la mezzanotte, che vanno dalle pallonate contro la Chiesa (assumendo come bersaglio il quadro di S.M.Maddalena); alle gimkane nei carruggi e nelle piazzette con motorini truccati che non accompagnano certo l’ingresso nel mondo dei sogni di noi che guerrieri non siamo; alle scorrerie nei vicoli gridando e scaricando ogni traccia di rifiuto. Ma la performance più preoccupante i nostri l’hanno messa in atto la vigilia di Ferragosto quando hanno dato l’assalto alla casa Parrocchiale. Un gruppo di loro si è attaccato alla grata della finestra del pian terreno e per poco non l’anno divelta: grazie solo all’antica fattura del manufatto e al sopraggiungere di alcune persone che hanno documentato l’accaduto. Un’altra “spiritosaggine” risulta quella di imbrattare con i “cingoi” i campanelli, bloccanCOMUNICATO
Sul nostro sito informatico (www.urisveiuburdigotu.it), curato dal nostro socio Mauro Sudi, si possono leggere e, all’occorrenza scaricare, i numeri del nostro giornale. Il numero del mese viene inserito nel sito alcuni giorni dopo la sua distribuzione agli abbonati. Per visionare il giornale occorre cliccare sul motorino di ricerca in alto a sinistra della “Home page”, sul link “Paize Autu”. Se poi vorrete soffermarvi oltre sul nostro sito potrete trovare e scoprire un sacco di cose interessanti. Provare per credere!
doli attivi nel suono. Inutili le denunce al Sindaco, ai Vigili Urbani e ai Carabinieri. Altro discorso occorre fare per l’attività dei molti locali pubblici all’interno del Centro Storico. E’ buona norma consolidata abbassare i toni e ridurre le attività al minimo dopo la mezzanotte. Non tutti siamo in vacanza e la mattina dopo ci dobbiamo alzare, magari molto presto. La particolarità del nostro agglomerato di case poi, fa sì che ogni pur piccolo rumore rimbomba e si amplifica, perlopiù in verticale. Possono verificarsi perciò momenti di vero e proprio disturbo della quiete pubblica che riescono a provocare spiacevoli reazioni da parte di chi le molestie le subisce. Negli anni addietro comitive di turisti tedeschi amavano tirar tardi “da Cesarin”, una delle celeberrime “Cinque Bettole”, situata in Piazza del Popolo. Si prendevano sottobraccio e poi cantavano, ubriachi come delle some, una loro nenia asfissiante (Zum, Zum, Zumzumzumzum). Non potete immaginare “qante conche d’aiga (e nun sulu aiga)” sono state simpaticamente tirate loro addosso. Vogliamo mica ricominciare con quelle battaglie?
Tiro a segno Un’estate calda, afosa, appiccicosa, fin dalla mattina presto. Sono le nove del 31 Luglio quando il rumore sordo di un atomizzatore rompe il silenzio ancora godibile del mattino. Ma non è il rumore che allarma gli abitanti di Via Dritta, Bastioni e dintorni, bensì una pestifera nuvola di veleni che stanno “sparando”, verosimilmente contro le zanzare. La cappa di “tufo” non permette il disperdersi del prodotto irrorato che entra perciò nelle case e ristagnando anche nei carruggi, opera la disinfestazione di animali, persone e cose. E poi la spazzatura. Ancora la spazzatura. Se andate dalle parti del lavatoio probabilmente ancora adesso troverete i cassoni colmi e debordanti di varia immondizia differenziata. Siamo in estate e l’utenza aumenta in maniera esponenziale. Sarebbe logico aumentare di concerto la frequenza dello svuotamento dei contenitori e possibilmente lavarli una volta di più. Sicuramente l’utenza ci mette del suo usando male questo importante servizio, ma occorre fare il possibile, da parte di chi compete, per arginare lo spettacolo di queste “isole ecologiche” davvero troppo isolate (nel senso dell’abbandono).
Una coppia di nostri soci si è recata la vigilia di Ferragosto a Dolceacqua ad ascoltare il tradizionale concerto della prestigiosa banda locale. Tale concerto si svolge all’interno della Piazza Padre Mauro, proprio davanti alla Chiesa Parrocchiale. Negli anni passati erano sorte parecchie polemiche per la presenza di auto all’interno del Centro Storico, un po’ come avviene da noi. Ebbene che cosa ha fatto l’Amministrazione valnervina per risolvere il problema? Ha installato nel punto strategico dell’ingresso carraio un dissuasore super, che quando esce dal terreno si erge per 70 centimetri in verticale. Un attributo straordinario che di sera illumina la sua parte sommitale. Adeguati cartelli di corredo avvertono esercenti, cittadini e ospiti che all’interno della piazza si può entrare solo dalle 5.00 alle 10.00 del mattino. Sono le nove di sera, il concerto sta per iniziare ed il dissuasore d’ingresso fa bella mostra di sé, ammiccando agli avventori con le sue luci vermiglie. Ai nostri Amministratori e ai Tecnici che continuano a trincerarsi dietro improbabili avarie dei nostri dissuasori per non attivarli, suggeriamo di rivolgersi agli amici di Dolceacqua per informarsi sull’eccellente funzionamento di quelle apparecchiature e avere qualche “dritta” in proposito. Abbiamo già denunciato la pericolosità del pezzo di Via dei Colli che dal “giro d’argento” arriva sul Capo. In attesa che si intervenga in maniera adeguata e definitiva, gli abitanti del quartiere dall’altra parte della strada (Via Zara, Via dei Colli lato Est), vedrebbero bene la realizzazione perlomeno delle strisce pedonali con le debite segnalazioni a monte e a valle dell’attraversamento. Potrebbe essere un primo economico intervento di tutela per gli utenti di quel pericolosissimo pezzo di strada.
Spillo
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UNA CRONISTA “ON THE ROAD” Abbiamo chiesto ai nostri redattori di muoversi ad ampio spettro per il paese, sentire la gente, assumere notizie, verificare situazioni. Ecco il primo resoconto di questo esperimento
Scendere
dalla Piazza del Popolo verso il Capo, attraverso l’omonima porta, risulta molto pericoloso, specialmente se si hanno dei bambini al seguito. Si esce da un Centro Storico senza auto (senza auto?) e si deve attraversare una Via Circonvallazione che in quella prossimità, essendo a senso unico, viene affrontata a velocità certamente non moderatissime. I bambini corrono, ti sfuggono dalle mani e si buttano decisamente verso il Capo per guadagnare quanto prima giardini e mare. Quante brusche frenate, quante urla di mamme, quanti sobbalzi adrenalinici da parte degli avventori dei locali in zona. Che fare? Basterebbero un paio di dossi per moderare la velocità, dice la gente.
Alcuni
di noi hanno collaborato con la Croce Rossa di Bordighera, allo svolgimento della tradizionale marcia notturna. Operando attorno e sul “Chiosco della Musica” non si è potuto fare
a meno di evidenziare la sistemazione di quella struttura, per la quale tante lamentele c’erano giunte. E’ pur vero che la passeggiata a mare è lontana mille miglia dal Paese Alto per paesaggistica, per tradizioni, per cultura, ma riteniamo utile segnalare un intervento tempestivo che ha evitato una brutta figura, all’Amministrazione in primis, e a tutti i bordigotti poi. E’ caldamente auspicabile che si riescano a mantenere “in classe” tutte quelle strutture e quegli angoli suggestivi di Bordighera che risultano – turisticamente – convincenti biglietti da visita per la nostra città.
Estate…
spiagge affollate, turisti ma anche residenti che si godono il mare. L’acqua è calda e trasparente: una goduria! All’improvviso però si comincia a veder galleggiare qualcosa. Si tratta inequivocabilmente di immondizia fuoriuscita da alcuni sacchetti anche loro galleggianti. I bagnanti al-
zano la testa verso i vari yachts ancorati fuori boe ed arrivano subito a delle conclusioni precise. Viene allertata la barca “spazzina” che però entra in azione – purtroppo – quando ormai i rifiuti hanno già fatto la loro sporca figura. Qualcuno, un po’ per celia e un po’ per davvero propone di installare in prossimità delle boe dei pali con attaccati dei bidoni della spazzatura. Un’altra soluzione sarebbe quella di perseguire i colpevoli di tali eco-misfatti ma…bisognerebbe beccarli!
L’Arziglia, come si sa, è la spiaggia dei “Paesenghi”, molti dei quali si servono per raggiungerla di Via Fondura che dall’Aurelia la collega. Da un po’ di tempo questo viottolo e il sottopassaggio della ferrovia, sono diventati una pubblica latrina. Dando per scontato che la maleducazione degli utenti non ha limiti e che bisognerebbe sanzionare chi imbratta con i propri “rifiuti” la cosa pubblica,
auspichiamo una maggiore sensibilizzazione e interventi decisi da parte dell’Amministrazione, in particolare da quegli amministratori più interessati, magari per vicinanze toponomastiche alle zone critiche.
Beodo, sempre Beodo, fortissimamente Beodo. Dopo la bella serata del 21 Agosto, organizzata dal Risveglio e dalla cooperativa “Liguria da scoprire” è emersa la volontà, da parte di molti di noi, di prendere l’iniziativa e di organizzare concretamente qualche intervento mirato, con lo scopo di migliorare la percorribilità dell’antico sentiero. Intanto pulirlo da cima a fondo. Poi, se possibile recuperare davvero l’ambiente immortalato dal Nestel nel suo famoso quadro. Infine prevedere il recupero di tratti di canale, in chiave anche solo museale, per far capire ai posteri che cos’era e che cosa ha rappresentato per Bordighera questo antico comprensorio. S.B.
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“U Risveiu Burdigotu”
Collaboratori: Simona Biancheri,Anna Maria Ceriolo, Giacomo Ganduglia, Claudio Gazzoni, Ampelio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz. Sito informatico a cura di Mauro Sudi
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