Il muro oltre l’idea. Storia breve di un archetipo. Quando si sceglie una tematica poliedrica come il muro, il problema non è tanto cosa dire quanto cosa non dire, ossia come delimitare un argomento talmente vasto da permettere qualsiasi tipo di esercizio semantico. Il muro allude a un dentro e a un fuori, a un interiore e a un esteriore, a un lato e a un altro; il muro riguarda tutto ciò che può essere delimitato con un certo margine di precisione ma quello stesso limite può essere messo in discussione dall’estremizzazione del suo concetto. Perfino i più famigerati muri della storia, se guardati molto da vicino, mostrano sempre qualche spiraglio. Dunque la percezione del muro, inteso come realtà fisica, non è solo una questione di concretezza materica ma anche di distanza prospettica. Più si è lontani tanto meno è visibile quel meccanismo di elusione che accompagna qualsiasi barriera; più ci si avvicina più aumenta la possibilità di trovare un contatto con l’altra parte. Per uno strano paradosso, il muro è tanto più reale quanto più si è distanti dalle sue fondamenta mentre da vicino può rivelarsi una barriere osmotica come una parete cellulare la cui membrana permette scambi da una parte e dall’altra. Le persone interessate da una barriera saranno sempre spinte a tenerne in considerazione l’oltre. Il villaggio di Panmunjom, al confine tra Nord e Sud Corea, è attraversato da una barriera ancora attiva: una zona demilitarizza costantemente presidiata da guardie dei due schieramenti che serve ad evitare scontri diretti. Eppure, da una parte e dall’altra, vengono organizzate escursioni per osservare quello che sta dall’altra parte: più di 100.000 persone visitano ogni anno quella barriera. Viene da chiedersi se non vi sia un seme autodistruttivo insito in ogni tipo di muro. 1
Sul concetto di muro si è detto talmente tanto che, volendo trovare una chiave di lettura originale, è necessario un ritorno alle origini per verificare il suo significato primo.
Il
termine
“muro”
allude a un duplice concetto: se da un lato è apparentato all’idea di “munire” ovvero fortificare,
con
una
prospettiva dall’interno verso l’esterno, dall’altro lato è collegato all’idea di “circondare”, con andamento dall’esterno verso l’interno. La chiusura realizzata da un muro è dunque il risultato di due spinte simili e contrarie, una centrifuga e una centripeta, tese a selezionare il materiale umano che si disporrà da una parte e dall’altra. Di chiusure e di muri ne sono piene la letteratura e la storia. Fin dalle credenze più arcaiche il muro è stato protagonista di scontri, guerre e discriminazioni ma se volessimo trovare un archetipo di tutte le barriere dovremmo rivolgerci a una tradizione antichissima. La storia è questa: tra le molte profezie bibliche, ve n’é una di Ezechiele che parla dei misteriosi popoli di Gog e Magog, i nemici per antonomasia, quelli che alla fine dei tempi daranno battaglia a Dio in persona. La profezia è presente in tutte e tre le religioni abramitiche pur assumendo volta a volta caratteristiche leggermente diverse. Non si è mai saputo bene chi fossero Gog e Magog, eppure l’unica cosa certa al di là di ogni dubbio era che si trattava di nemici. Secondo la tradizione, era stato Alessandro Magno, tre secoli prima di Cristo, a bloccare l’accesso in Occidente ai popoli orientali con la costruzione di un muro fra le pendici del Caucaso ed il mare. Benché sia quasi impossibile stabilire come e quando la leggenda abbia preso corpo, essa é diventa nel tempo una sorta di archetipo che risulta tutt’oggi attivo nella definizione del nemico. Quel muro separava la compagine umana dai popoli mostruosi che rappresentavano un’alterità antiumana verso la quale necessitava una separazione radicale. Oggi sappiamo che non si trattava di muro fisico ma per gli occidentali, aiutati dalla distanza geografica, era comunque una realtà concreta tanto che non ne mettevano in discussione l’esistenza benché nessuno l’avesse mai visto. Tale credenza è antica quanto la nostra stessa cultura e, secondo alcuni, ne è addirittura uno dei fondamenti.
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Secondo un filone della letteratura rabbinica, alla fine dei giorni Gerusalemme sarebbe stata il campo di battaglia di Gog e Magog, secondo le credenze cristiane essi erano stati identificati con diversi popoli nemici di Cristo, nella tradizione coranica si trattava di creature pericolose da cui fu necessario difendersi erigendo un muro ferro che le manteneva separate dagli altri uomini. Una sura coranica (18:94) recita: “Gog e Magog portano grande disordine sulla terra! Ti pagheremo [presumibilmente ad Alessandro il Macedone n.d.r.] un tributo se erigerai una barriera tra noi e loro”. Flavio Giuseppe, uno storico ebreo del I secolo, dava per certo che Alessandro Magno avesse relegato quei popoli feroci dietro la montagne del Caucaso con cancelli di ferro. A partire da questo nucleo si sarebbe venuta elaborando la leggenda dei popoli inaccessibili. Secondo la tradizione, quei popoli si cibavano di serpenti, di feti umani e commettevano ogni oscenità immaginabile. Si configura così l’idea di un nemico totale, che non è più un semplice avversario ma le negazione stessa della natura umana, un nemico più simile alle bestie che non agli uomini secondo un modello di pensiero che continua ad essere ripescato tutte le volte che occorre giustificare una soluzione particolarmente radicale. Questa carrellata, infatti, non è un semplice intrattenimento infarcito di cultura classica bensì un approccio antropologico all’idea del muro, così come si è radicata nelle stratificazioni più profonde della tradizione occidentale quale metodo per tenere separato un popolo dall’altro. Come si vedrà più avanti non è superfluo parlare del muro di Gog e Magog come capostipite di tutti i muri perché il tema riemergerà addirittura nel XX secolo, così vicino a noi e tanto attuale nel suo archetipo da lasciare interdetti. Una volta che l’idea dell’esistenza di popoli feroci posti al di là di un muro aveva preso campo niente valeva a infrangerla: il viaggiatore musulmano Ibn Battuta riferiva di aver visto con i suoi occhi il bastione di Gog a sessanta giorni di viaggio dalla città di Zeitun. In effetti Ibn Battuta aveva visto, senza conoscerla, la muraglia cinese il più grande muro che sia mai stato realizzato dell’uomo: come potevano esservi dubbi che quello non fosse il muro che teneva segregati i popoli feroci? Quella tradizione trascese il tempo attraversando tutto il medioevo e l’età moderna ed è qui che la faccenda si fa veramente interessante. Dopo essere sopravvissuta perfino alla razionalità illuministica, la leggenda di Gog e Magog, ormai trasformata in una metafora archetipica, arriva a toccare il XIX e il XX secolo. Secondo alcuni rabbini chassidici Gog e Magog si manifestarono con l’invasione della Russia da parte di Napoleone e in seguito, durante la guerra fredda, divenne popolare l'idea che la Russia avesse lo stesso ruolo di Gog. Se questa continuità tra un passato remoto e un presente bruciante sembra stonare alle nostre orecchie si pensi a quello che sostenne nel 1971 l'allora Governatore della 3
California, Ronald Reagan. Durante una cena ufficiale il futuro presidente affermò: "Ezechiele ci dice che Gog, la nazione che guiderà tutte le altre potenze delle tenebre contro Israele, verrà dal nord. Gli studiosi della Bibbia hanno detto per generazioni che Gog deve essere la Russia. Quale altra nazione potente è al nord di Israele? Nessuna. Ma questo non sembrava avere senso prima della rivoluzione russa, quando la Russia era un paese cristiano. Ora ha senso, ora che la Russia è diventata comunista e atea, ora che la Russia si è posta contro Dio. Ora si adatta alla descrizione di Gog perfettamente ". 1 Ed ecco che dall’antichità più remota si arriva velocemente alla contemporaneità perché, anche se gli assiomi dell’antropologia cambiano, vi sono comportamenti e tendenze talmente radicati nell’uomo da essere destinati a ripetersi senza soluzione di continuità. Dunque dall’antichità ad oggi, quando si edifica un muro uno dei due popoli, raramente entrambi, decide che l’altro è dannoso per i propri interessi o addirittura per la stessa sopravvivenza. Così relega l’altro dietro un setto di separazione ritenendo con ciò di rendersi definitivamente sicuro. Ma il muro è solo l’inizio di un processo di separazione: fin dal primo momento della sua edificazione non solo separa ma impedisce la vista, il contatto, lo scambio fino a rendere talmente estranee le popolazioni separate da potersi attribuire reciprocamente caratteristiche sempre più aleatorie e discrezionali. Non diversamente da come avviene per la tradizione dei popoli feroci - che qui possiamo assumere come metafora universale della separazione - le persone che vivono al di là del muro perdono gradualmente le caratteristiche umane e diventano fisicamente o psicologicamente aberranti secondo un’interpretazione della deformità che attiene al campo morale non meno che a quello fisico e comportamentale. D’altronde, se il corpo diviene il centro della società la prevedibile conseguenza è che proprio sulla base della sua rappresentazione si elabori quella tipizzazione del nemico che altro non è se non il corrispettivo dell’autorappresentazione di ogni comunità. Ciascuno identifica il nemico secondo le proprie aspettative e le proprie necessità: oggi come nella descrizione dei popoli feroci le genti al di là del muro sono caricate di tutti gli abomini. Se si vuol costruire un muro infatti la prima cosa che occorre non è il cemento, né gli attrezzi o gli operai, ma la paura dello spazio libero che corre tra noi e dell’altro. Prima che quel muro esista nella realtà esso deve esistere nell’immaginario collettivo per poter poi prendere la forma concreta di una barriera che separi due entità che fino a quel momento avevano potuto mescolarsi, seppur con frizioni e scontri.
1 Liberamente tradotto da Paul Boyer (1992). When Time Shall Be No More: Prophecy Belief in Modern Culture. Cambridge, MA: The Belknap Press of Harvard University, p. 162. 4
In tutto il mondo sono ancora molti i muri che non solo hanno diviso, ma che in alcuni casi continuano a separare i popoli e contribuiscono ad alimentare tensioni. Essi non solo tengono distanti schieramenti politici o interessi contrapposti ma anche famiglie, amici e persone. Uomini e donne che prima avevano la possibilità di confrontarsi e poi sono diventate sconosciute le une alle altre tanto da potersi considerare reciprocamente estranee e complessivamente pericolose, senza più tener conto delle effettive responsabilità individuali o delle loro reali propensioni. Di queste barriere ne esistono ancora e sono assai di più di quelle che ci si immagina. Anche perché assumono forme e nomi differenti talvolta perfino paradossali: peace lines, zone demilitarizzate, muri di sabbia. Tra quelli internazionalmente noti, il Muro di Berlino tra Germania est e Germania ovest è quello che più di ogni altro è diventato il simbolo più famoso di un superamento possibile. Edificato a partire dal 13 agosto 1961 è stato attivo fino al 9 novembre 1989, data in cui il governo della parte est decretò l'apertura delle frontiere con la parte ovest. Fatto costruire dal governo della Germania est il muro era considerato dalla propaganda una barriera di protezione antifascista. La frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta striscia intermedia larga alcune decine di metri. Il Muro di Berlino è considerato il simbolo della Cortina di ferro, ossi la linea di confine tra la zona d'influenza americana e quella russa. Ancora più vecchio di quello di Berlino, il muro di Gorizia è stato una recinzione in calcestruzzo di alcuni centimetri sormontata da una ringhiera ad altezza d'uomo. Eretto dai titini nel 1947 e collocato lungo il confine italo-jugoslavo separa la Gorizia italiana da Nova Gorica, la parte ex jugoslava della città ora slovena. Sopravvissuto alla caduta del muro di Berlino e alle guerre balcaniche, iniziate a seguito della dichiarazione di indipendenza della Slovenia dalla Jugoslavia, il muro è rimasto attivo fino al 2004 quando la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione Europea. Solo una parte è stata smantellata, la porzione che divideva in due il piazzale della Transalpina: il confine di stato è ora indicato da una linea di mattonelle di pietra. Il muro separa l'abitato goriziano rimasto italiano dai quartieri periferici e dalla stazione ferroviaria della linea Transalpina, che furono annessi alla Jugoslavia al termine della seconda guerra mondiale. Nel 1950, a causa dell'invasione della Corea del Sud da parte dell'esercito nordcoreano, su mandato ONU, gli Stati Uniti intervennero militarmente affiancati da altri 17 5
paesi. Nel 1953 con l'armistizio del 27 luglio, le due parti in guerra accettarono di fare arretrare le proprie truppe di 2.000 metri dalla linea di demarcazione militare, creando così una zona cuscinetto di 4 km di larghezza. La linea si trova al centro della zona demilitarizza e indica la posizione del fronte al momento della firma dell'armistizio. Si sviluppa per 246 chilometri, all'altezza del 38° parallelo, divide 122 villaggi, 240 strade, ferrovie e fiumi. La zona demilitarizzata è disseminata di mine, delimitata da barriere di filo spinato e sorvegliata da posti di guardia. Nord e Sud sono ancora formalmente in guerra, in una condizione di cessate-il-fuoco permanente che dura da più di mezzo secolo. Il muro di Cipro, edificato nel 1964, era una staccionata di 180 kilometri che tagliava l’isola in due zone: nordest turco e sudovest greco. Quando nel 1960 Cipro ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, fu firmata una costituzione che sanciva l’istituzione di un regime presidenziale: un presidente greco affiancato da un vice turco, mentre i membri del parlamento erano ripartiti tra le comunità nella quota 70-30. Ma la soluzione non ha mai funzionato. Così, il 4 marzo del 1964 una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tracciò la linea verde che ancora oggi divide l’isola. Nel 1967 il colpo di Stato militare in Grecia, che instaurò il regime dei colonnelli, favorì un golpe militare anche a Cipro, mirante alla riunificazione con la Grecia, in contrasto con la risoluzione del 1960. La Turchia, allora di orientamento laico e socialdemocratico, decise d'intervenire militarmente e si impadronì di un territorio assai più ampio di quello riservato dai trattati alla comunità turco-cipriota. Si arrivò così a una situazione di stallo tra le due comunità. La Repubblica di Cipro (greco-cipriota), comprendente circa il 59% della superficie dell'isola, è tutt’ora divisa dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord che copre circa il 36% della superficie dell'isola, riconosciuta solo dalla Turchia. Il 3 aprile del 2008 ciprioti di etnia greca e turca abbatterono il simbolo di divisione, riaprendo un passaggio pedonale nel centro di Nicosia, anche se il resto del muro è ancora in piedi. Il muro di Belfast, definito anche Peace lines, è stato eretto nel 1969 non come barriera singola e continua ma come una serie di muri di separazione situati in Irlanda del Nord, principalmente nella città di Belfast e di Derry. Lo Repubblica d’Irlanda è stata fondata nel 1922 come un’entità politica semi-autonoma politica all'interno del Commonwealth britannico a seguito del trattato anglo-irlandese, che ha concluso la guerra d'indipendenza irlandese. I Nazionalisti Irlandesi e degli Unionisti erano però su posizioni differenti: gli uni volevano un parlamento irlandese che governasse l'isola, gli altri volevano che il controllo rimanesse sotto la corona britannica. Il governo britannico, nel 6
1920 concesse l'autogoverno a una parte dell'Irlanda dividendola così in due, ciascuna con il suo governo. L’inghilterra tenne per sé le cinque contee dell'Ulster, L'Irlanda del sud venne subito sostituita dallo Stato Libero d'Irlanda nel 1922, l’attuale Repubblica d'Irlanda (Eire). Le Peace lines separano le zone in cui risiedono i cattolici quelle in cui risiedono i protestanti. Sono fatti di metallo, cemento e muniti di reticolati di filo spinato. Possono arrivare a 8 metri e hanno dei cancelli sorvegliati dalla polizia che vengono chiusi di notte. I residenti di una parte cattolica di Belfast, per difendersi dagli attacchi dei lealisti, crearono dei muri di protezione che furono in seguito rinforzati e ai quali si aggiunsero nuovi tratti di barriere fino a raggiungere gli attuali 15 km di lunghezza, gran parte dei quali a Belfast. Nel 2002 è stato rafforzato e sopraelevato dai militari britannici. Tijuana, la principale città dello stato messicano della Bassa California, è situata sulla costa dell'Oceano Pacifico e lungo la frontiera con gli Stati Uniti che la separa dalla città di San Diego. In seguito alla Guerra messicano-statunitense il Messico (1848) perse l'Alta California e Tijuana divenne un importante centro di confine con gli Stati Uniti. Fin dai primi del ’900, Tijuana ha attratto i turisti americani provenienti dalla California per il divertimento e il commercio. Durante il proibizionismo, molti turisti vi si recavano per potere bere e giocare illegalmente. Negli anni ’50 quando il turismo calò, la città cominciò a sviluppare una grande varietà di attrazioni e di attività da offrire ai visitatori. Oggi Tijuana è il più attraversato confine al mondo. Nel 1994 iniziò nella città la costruzione di una barriera di sicurezza da parte degli Stati Uniti per impedire agli immigranti illegali, messicani e centroamericani, di oltrepassare il confine statunitense. La sua costruzione ha avuto inizio da un progetto antimmigrazione che ha interessato California, Texas e Arizona. Secondo alcuni pareri, però, l'economia statunitense continuerebbe a beneficiare del flusso di forza lavoro a basso costo. La barriera è una lamiera metallica alta dai due ai quattro metri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Il muro è dotato di illuminazione ad alta intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna. Il tutto è connesso via radio alla polizia di frontiera statunitense che opera in parallelo al sistema di vigilanza con veicoli ed elicotteri armati. Nel 2007 è stato deciso di riprendere la costruzione a San Diego, sul lato statunitense.
Ceuta e Melilla sono città autonome spagnole poste sul territorio marocchino. Nel 1995, lo stato spagnolo accordava ai due ex presidi autonomia legislativa e competenze esecutive, facendone delle entità territoriali autonome. Nel 1999, dopo un primo tentativo 7
del 1997, in queste città furono costruite delle barriere metalliche per bloccare l'immigrazione dal Marocco. Lo sbarramento, progettato e costruito dalla Spagna, è stato pagato dalla Comunità Europea. Esso consiste in reticolati paralleli alti tre metri e muniti di filo spinato. Lungo la barriera vi sono posti di vigilanza e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Sul terreno sono stesi cavi connessi a una rete di sensori elettronici acustici e visivi. La barriera ha un'illuminazione ad alta intensità, un sistema di videocamere di vigilanza e una serie di strumenti per la visione notturna. Il Marocco si è opposto alla sua costruzione poiché considera Ceuta parte del proprio territorio occupato, motivo per cui dal 1975 ha richiesto la sua annessione. La barriera è lunga 8km a Ceuta e 12km a Melilla. Al momento, è in atto un ulteriore innalzamento della barriera, che la porterà a un’altezza di sei metri.
Il Fronte Polisario è un’organizzazione militante che rappresenta il popolo sahraui. Il movimento è stato fondato nel 1973 per ottenere l'indipendenza del Sahara Occidentale dall'occupazione di Spagna, Marocco e Mauritania. Nel 1976 il Polisario proclama formalmente la Repubblica Araba Sahraui Democratica. Nessuno Stato ha riconosciuto formalmente l'annessione del Sahara Occidentale da parte del Marocco. Nel 1979 il Polisario firma un trattato di pace con la Mauritania, che ritira le truppe dal territorio occupato e lo cede al Fronte. L'accordo non è stato riconosciuto dal Marocco che occupa a sua volta l'area. A partire dal 1981 re Hassan di Marocco ha fatto costruire un muro a nord della zona dell'ex Sahara spagnolo controllato dal Fronte Polisario. La barriera consiste in otto mura di sabbia e pietra che si estende per oltre duemila chilometri ed è alta dieci metri. Nella barriera si alternano casematte, torrette di sorveglianza, bastioni di pietre e sabbia, postazioni di mortai, depositi di munizioni, campi minati e una rete di radar collegato a un sistema d'allarme elettronico. Il piano di pace dell'Onu de 1988) prevede la sostituzione dell’attuale Repubblica Sahraui con l'Autorità per il Sahara Occidentale per assicurare l'autonomia del territorio durante un periodo di transizione fino al referendum per l'indipendenza. Nonostante il cessate il fuoco del 1991 l'Autorità non si è ancora insediata e il referendum non si è ancora tenuto.
Il conflitto arabo-israeliano copre circa un secolo di tensioni politiche e di ostilità, sebbene lo stato di Israele sia stato istituito solo nel 1948. Esso riguarda la creazione del moderno Stato di Israele nel territorio considerato dal movimento panarabo come appartenente ai palestinesi non solo musulmani ma anche cristiani, drusi e altri. Il conflitto, nato dalle ambizioni territoriali scatenate dalla fine dell'Impero ottomano, si è 8
trasformato da conflitto arabo-israeliano a conflitto regionale israelo-palestinese. Troppo complesso sarebbe ripercorrere le tappe del conflitto, fatto sta che nella primavera 2002 sono cominciati i lavori per la costruzione del muro di Cisgiordania destinato a separare Israele dalla Cisgiordania. La barriera di separazione, voluta da Israele ha lo scopo ufficiale d'impedire l'intrusione di palestinesi nel territorio nazionale per limitare eventuali fenomeni di terrorismo. Il muro, considerato come una barriera di sicurezza da Israele, ma vista come un tentativo di annessione e un simbolo di segregazione dai palestinesi, si estende per 709 chilometri e il suo tracciato corre per l'85% all'interno del territorio palestinese e per il 15% a ridosso della linea di frontiera. Il suo controverso tracciato, che consiste in una successione di muri, trincee e porte elettroniche è stato ridisegnato più volte a causa delle pressioni internazionali. Nel 2004 il muro di Cisgiordania è stato giudicato contrario al diritto internazionale dalla Corte di giustizia dell'Onu. Nell’ambito dell’impegno militare in Iraq durante la seconda guerra del Golfo (2003-2011) a partire nel 2007 iniziò una nuova strategia contro l’insorgenza antiamericana. Uno degli aspetti di tale strategia fu quello di far cessare i conflitti settari e di isolare gli oppositori. A tale scopo nel 2008 fu costruita dall’esercito americano una barriera nella città di Bagdad che separa il quartiere a maggioranza sunnita di Al A’dhamiya dai sobborghi sciiti che lo circondano su tre lati. Si tratta di un perimetro di cinque chilometri e mezzo, composto da elementi di cemento alti oltre tre metri e pesanti più di sei tonnellate che forma una vera e propria fortezza. Il muro interessa il distretto di Sadr City, roccaforte del leader sciita radicale Moqtada Sadr a Baghdad, e nelle intenzioni del comando americano avrebbe dovuto impedire l'infiltrazione di miliziani sciiti con rampe di lancio per razzi destinati a colpire la zona verde, l'enclave fortificata che ospita le sedi delle istituzioni irachene e l'ambasciata Usa.
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