IL MEGAFONO
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di Isaia Giancane Uscita VI - Anno I – Arnesano 04/12/2011
CRONISTORIA DI UNA CRISI
SOMMARIO:
di Marco Cicaloni Duemilasei. Il mondo si prepara ad assistere al terzo conflitto dopo quello Afgano e Iracheno: quello del Libano;Oltre ad esso in Somalia, inizia un genocidio silenzioso tutt'ora in corso con centinaia di migliaia di vittime di cui non ci è dato sapere forse perché la Somalia non interessa a nessuno. L'Italia si trova a festeggiare i suoi campioni per la conquista dell'ambito trofeo mentre il virus H5N1 (l'aviaria), terrorizza mezzo mondo. L'Iran ha rilanciato il suo programma nucleare e la Russia chiude i rubinetti del gas
1.
Cronistoria di una crisi (1/8);
2.
Idoletto. Cosa c'entra con Arnesano ? (1/2);
all'ucraina innescando un pericoloso aumento del suo prezzo che penalizzerà le famiglie europee. In questo complicato rompicapo politico in America, patria delle opportunità e del neo-liberismo, prende forma e muove i primi passi un ciclone letale e subdolo che cambierà la vita a molte persone e non in meglio. (segue a pagina 7)
3.
Il Confronto (3/4/5);
4.
L'inutile che ritorna utile (5);
5.
L'impresa dei mille…E20! (6);
6.
I parchi: un'opportunità di sviluppo per il nostro paese (6);
7. Fotografie post-moderne 2 (8); 8. La politica getta la spugna (9); 9. Mondi e vite a confronto attraverso un obiettivo: la stazione (9); 10. Il Salentino! (10);
IDOLETTO. COSA C'ENTRA CON ARNESANO?
L'IMPRESA DEI “MILLE.....E20”! di Cristiano Spedicato
di Andrea Vergori "[…]tipo di statuetta prevalentemente femminile, presente in Europa nel periodo paleolitico superiore, ma soprattutto diffusa nelle civiltà neolitiche del Vicino e Medio Oriente e in Europa.". Questo dice la "Treccani" a proposito di "Idoletto".
Beh, direte, e cosa c'entra questo con un piccolo periodico locale e, soprattutto, con Arnesano? Probabilmente, anzi, sicuramente qualcuno lo saprà. Molti altri forse no. Bene, allora, piegando idealmente la linea spazio-temporale che ci tiene fattualmente legati all'oggi, senza trattenerci a lungo, torniamo indietro di un po'. (continua a pagina 2)
11. Chemical Spark e la passione di due nostri giovanissimi concittadini (10); 12. Il Megafono al cittadino (11); 13. Eccellenze arnesanesi…Agnese Attanasio (12); 14. Incontro con R. Reyes (13); 15. L'universale e intimo di Fernando Botero (13); 16. Madera, sesso e arti
Nel numero precedente, e più in generale in tutto il nostro occuparci di Arnesano, abbiamo messo in evidenza un aspetto del paese: la mancanza dell'Associazione con la "A" maiuscola, di un faro, di un punto di riferimento per la vita non solo culturale della comunità, di un gruppo di persone che abbiano la volontà di unire le loro forze per far sì che il resto dei cittadini possa sentirsi parte di un gruppo ancora più grande. Per riuscire in un simile progetto, probabilmente, ci sarebbe bisogno di un'impresa epica, come quella dei Mille di Garibaldi..o forse no! A proposito di numeri e cifre, mi viene in mente che ad Arnesano, in realtà, qualcosa ci sarebbe; (continua a pag, 6 )
magiche…Rasputin! (14); 17. A proposito di classici…(14); 18. Il piccolo principe di A. Exupery (15); 19. Meglio un cane amico o un amico cane? Meglio "I Cani"! (15) 20. Le rane che volevano un re (16); 21. La "Centoporte" di Giurdignano (17); 22. Angelo o Sirena? Che importa (18).
Tabacchi da Giuseppe Perrone, Via Marchese Bernardini
POLITICA & SOCIALE IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag. 2
IDOLETTO. COSA C'ENTRA CON ARNESANO? (segue dalla prima) di Andrea Vergori 1874, prima tappa. Cosimo de Giorgi, noto scienziato salentino, viene ad Arnesano per trovare l'amico Luigi de Simone. Questo, ospitandolo in casa, gli mostra una sua raccolta di reperti archeologici. Tempo dopo, ricordando il soggiorno in casa dell'amico arnesanese, de Giorgi scrive pressappoco questo: "de Simone nell'interno di villa Sant'Antonio ha, poi, una ricca ed importante raccolta di oggetti litici rinvenuti nei dintorni di Lecce in un'area compresa fra Carmiano, Monteroni, Lecce e la stazione di Surbo. Vi sono armi e utensili di selce e di ossidiana dell'età neolitica e molte terrecotte in frammenti. L'abbondanza di selci e il ritrovamento di oggetti incompiuti lascia supporre, con molto fondamento di verità, che nell'area vi fosse un'officina neolitica". Seconda tappa. Con un salto di circa cent'anni giungiamo al 1968. Siamo ai Riesci, esattamente in via Dante. Mentre si scava per dei lavori edilizi al civico 38 accade qualcosa di straordinario. Si rinviene una sepoltura, con annesso corredo funerario, diversa dalle solite perché interrata (grotticella). Studi successivi attribuiscono al ritrovamento un'età compresa fra i 6mila e i 4mila anni. Ma oltre la salma e le tre pignatte, qualcos'altro è rinvenuto.
Qualcosa di ben più rilevante. In quella sepoltura, infatti, c'è un idoletto. L'idoletto simile in Italia solo a quello di Cerno (Verona). Ecco "cosa c'entra". Terza tappa. Quattro anni dopo l'importante ritrovamento, nel 1972, per la seconda volta Arnesano appare tra le pagine di un libro di studi archeologici. F. G. Lo Porto, pubblicando gli atti di un convegno, tratta, infatti, della sepoltura arnesanese di via Dante. Da allora il nome di Arnesano ritorna più e più volte sui libri di diversi studiosi di archeologia locali, nazionali e, addirittura, nel caso di D. Trump, internazionali.
Alla fine di questo viaggio temporale qualcuno, leggendo questa piccola bibliografia e constatando l'entità delle scoperte, sarebbe facilmente portato a pensare che ad Arnesano vi sia qualche struttura che le custodisca. Qualche piccolo museo, qualche teca di vetro che protegga i ritrovamenti di de Simone, qualche altra che custodisca l'idoletto o le pignatte, delle altre che riflettano le sagome dei pezzi di selce e di ossidiana ritrovati dall'Architetto P. Pati nella zona oggetto di studio. Invece no, niente di tutto ciò.
Nella zona in questione, quella di cui parlava de Giorgi più di un secolo fa e di cui parla oggi P. Pati, è in fase di rifinitura il "PIRP". Progetto positivo dalla maggior parte dei punti di vista da cui lo si guarda: fino a qualche tempo fa lì regnava una rigogliosa distesa di "nulla". Dalla maggior parte dei punti di vista, già, non da tutti: non dimentichiamo che parte dell'area interessata dal piano di riqualificazione è anche, con molta probabilità, area di interesse archeologico. Certo, il PIRP prevede una ricostruzione virtuale, ma forse è poco; forse si poteva fare di meglio. Non oggi, forse, non in questi ultimi anni. Da molto prima. Magari con un piano regolatore (oggi P.U.G.), in stand-by da trent'anni, da cui partire; con una maggiore considerazione di chi vive, praticamente da una vita, la "realtà" archeologica della zona; con un atto di coerenza di chi utilizza quella realtà per sopraelevare la nostra comunità o motivare alcune decisioni, e che allo stesso tempo, in definitiva, non le da il giusto peso; con una cittadinanza che non tratti le questioni sociali come mosche da scacciare via; e con le istituzioni sovra - comunali che potrebbero meglio apprendere l'arte della "risposta". In questa selva di forse, di ma e di con, intanto, quel "stiamo sottovalutando un patrimonio culturale straordinario" di P. Pati, potrebbe presto essere, se già non è, un " abbiamo sottovalutato un patrimonio culturale straordinario".
Ricordate Lazzaro?? Come no?! Dai, vi do un indizio. No, no! Non quello che il Cristo riporta in vita, non quello dell'alzati e cammina! Ho detto che vi do un indizio, ascoltate. Pugile moribondo? Primo numero del Megafono? … vi dice niente? Eh già. Proprio così. Lazzaro, il pugile moribondo è riapparso, o meglio è ri-(non)-apparso. Questa volta il luogo d'incontro era il Palazzo Marchesale. l'occasione? Due consigli comunali in serie. 15 novembre il primo, 28 novembre il secondo. C'erano tutti, il sindaco, gli assessori, i consiglieri di maggioranza e minoranza; tutti tranne lui, il nostro caro Lazzaro. Ancora una volta. Ennesimo K.O. per Arnesano. Andrea Vergori
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Il Confronto a cura di Andrea Vergori Occuperanno oggi le poltrone de "Il Confronto" Massimiliano Lorenzo, segretario del PDCI e Giuseppe Cavallo segretario del PDL.
MASSIMILIANO LORENZO
Nel senso più benevolo del termine ti risponderei “Lotta per la realizzazione dei propri ideali” , anche se purtroppo, oggi, questo significato è andato perso. Politica, da scienziato politico, governo delle città. Oggi un sinonimo negativo di potere. Ti rispondo da studioso di questa materia: Il partito è la più alta forma di democrazia, perchè invita tutti alla partecipazione della res pubblica. Il partito è tutt'altro che vecchio allora se configurato in questi termini. Perchè, senza fare demagogia, oggi i potenti la democrazia la stanno distruggendo giorno per giorno e insieme a questa, sono stati presi di mira i partiti svuotandoli ideologicamente e fisicamente. Sono utili ed indispensabili per la democrazia, ma, si, bisognerebbe svecchiare la classe politica. Credo che il motivo principale sia quel senso comune di politica associata ad affari. Non si può certo affermare il contrario, infatti ,da vent’anni ormai, la politica italiana è fatta per la stragrande maggioranza da uomini d’affari, entrati in politica per interessi personali. Ed è questo che fa diffidare i giovani dalla politica concependola come impegno sociale trasparente e per il Paese. La diffidenza per i partiti è una questione che parte da Craxi, il motivo è storicamente conosciuto.
GIUSEPPE CAVALLO
SE VI DICESSI "POLITICA"?
IL "PARTITO", QUALCOSA DI VECCHIO, DA ACCANTONARE; OPPURE QUALCOSA DI UTILE MA DA SVECCHIARE (IN TUTTI I SENSI)?
I GIOVANI DIFFIDANO SEMPRE PIÙ DALLA POLITICA E DAI PARTITI. COME VI SPIEGATE TUTTO CIÒ?
Parola nobile che spesso viene disattesa perché si allontana dai problemi reali dei cittadini anziché risolverli. Sarebbe veramente bello se la politica si riavvicinasse totalmente alla gente comune.
Assolutamente da non accantonare ma da rivalutare nel suo reale ruolo di supporto alla politica e alle istituzioni. Sono i partiti ben organizzati che garantiscono stabilità alle azioni di governo, nei quali è auspicabile che si dia il giusto spazio ai giovani ed in questa direzione ritengo che il PDL lo abbia dimostrato col neo Segretario Nazionale Angelino Alfano che ha 41 anni.
In merito a questo, attribuisco solo in parte responsabilità alla politica e ai partiti. E’ inspiegabile che i giovani si allontanino sempre più dalla politica e non si avvicinino ai partiti e ai movimenti politici. Solo con la partecipazione ai dibattiti interni si può essere determinanti e far valere le proprie posizioni a vantaggio di tutti. Scusatemi se lo dico ma così facendo i giovani assumono un atteggiamento perdente soffocando quindi le loro idee e progettualità.
POLITICA & SOCIALE IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag. 4
Il Confronto L’attuale amministrazione credo stia mettendo in campo quanto può, in una situazione di grave crisi economica e conseguenti tagli agli enti locali. Da diverso tempo Arnesano lo vedo come un perpetuo cantiere, ciò significa che nonostante tutto, stringendo la cinghia e impegnandosi, si cerca di garantire il minimo. Credo che i vari spazi comunali e comuni, dalle varie ville ai grandi spazi, anche del Rione Riesci, andrebbero valorizzati, soprattutto per i giovani, e non lasciati a marcire. Credo che i giovani di Arnesano dovrebbero avere luoghi attrezzati per potersi esprimere e creare eventi sociali, e si dovrebbe trovare una soluzione preferibilmente di ordine pubblico. La valorizzazione del palazzo Marchesale e il parco che va completandosi, la ritengo positiva.
Più facile a dirsi che a farsi. Investirei quei servizi che aiutano il cittadino comune, i giovani, come la creazione di tratte “universitarie” speciali, e quelli che creerebbero introiti per il comune, ed investirei su opere per la comunità. E in ultimo ripulirei e controllerei quelle che sono ormai, vere e proprie discariche a cielo aperto, tra Monte Vergine e Via Vecchia Carmiano. Purtroppo è la situazione attuale quella del budget limitato per i comuni, potrei pensare al miglioramento dei servizi ai cittadini, agli anziani e degli studenti,grandi e piccoli. Arnesano ha tanti studenti ed è a pochi passi da Lecce, ragionerei su un progetto che possa vedere Arnesano come luogo di abitazione e di vita degli studenti, che da tutte le parti del Salento vanno a studiare nella nostra università, per esempio alloggi e spazi per lo studio.
MA ORA PARLIAMO DEL NOSTRO PAESE. IN BREVE COME DESCRIVERESTE L'ATTUALE SITUAZIONE?
DUE CONSIGLI ALL'ATTUALE AMMINISTRAZIONE. COSA SI POTREBBE VALORIZZARE E COSA, FORSE, SI È VALORIZZATO TROPPO?
IPOTESI MOLTO IDEALE DICIAMO. SE IN QUESTO MOMENTO FOSTE VOI I SINDACI E AVESTE A DISPOSIZIONE UN
Purtroppo difficile, sopratutto per le giovani generazioni, alle quali mancano precisi riferimenti alternativi a quelli dei circoli ricreativi. E’ ancora grosso il problema delle devianze giovanili per le quali devo dire l’attuale amministrazione non fa praticamente nulla.
Da quasi due anni è stato inaugurato il nuovo Palazzo Marchesale ma, sala consiliare a parte, è pressoché inutilizzato. Se poi si aggiunge che questa struttura è il cuore pulsante di un centro storico che nessun paese dei dintorni dispone mi viene spontaneo dire che,opportunamente riqualificato, potrebbe diventare volano di sviluppo per Arnesano. A tal proposito ricordo l’approvazione all’unanimità in consiglio comunale del progetto sulla “ rigenerazione urbana “. Si è invece valorizzata troppo la gestione burocratica dell’ente che ha tolto risorse umane dal territorio ( ricordo che la domenica siamo ancora senza vigili ). A vantaggio delle idee e della progettualità giovanile stimolando i giovani a tirar fuori tutto il loro talento per portarlo verso l’eccellenza a vantaggio di tutta la comunità arnesanese e sopratutto della gente comune.
DISCRETO BUDGET COME LO IMPIEGHERESTE?
IPOTESI MENO IDEALE DELLA. FOSTE VOI I SINDACI E LA DISPONIBILITÀ ECONOMICA FOSSE ABBASTANZA LIMITATA, COME VI MUOVERESTE PER IL PAESE?
Garantirei prima di tutto i servizi essenziali per la cittadinanza, sopratutto per i più deboli. Inoltre cercherei di intercettare fondi alternativi ( comunitariregionali ecc ) a sostegno dello sviluppo del territorio. Tirerei fuori tutte le peculiarità della gente di Arnesano coinvolgendola, in attività tese a valorizzare le tradizioni del paese, sopratutto artigiane e contadine, inserendole magari in un percorso turistico che potrebbe vedere Arnesano come una tappa di riferimento.
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Il Confronto In merito alla biblioteca penso che sia un progetto utile, che potrebbe benissimo legarsi a quello che proponevo poco fa. Un progetto culturale con il quale si potrebbe pensare alla formazione di gruppi di lavoro, ma soprattutto sarebbe luogo di aggregazione e discussione. Questo è quello che serve ad Arnesano, dove sicuramente abbiamo punti di eccellenza culturale ma che rimangono isolati perché non hanno modo di esprimersi.
IL MEGAFONO HA POSTO IN PRIMO PIANO IL TEMA "BIBLIOTECA". COME VALUTATE LA
Un paese all’avanguardia non può prescindere dall’avere grande attenzione verso la cultura. Noto però una scarsa attenzione in tal senso da parte della nostra amministrazione.
SITUAZIONE IN QUESTIONE E PIÙ IN GENERALE LA SITUAZIONE CULTURALE DEL PAESE?
Nuovo e utile. Nuovo perchè è una novità come progetto, non comprendendo semplicemente né tematiche strettamente del paese né redattori solo arnesanesi, ciò significa creare una rete di ragazzi che ragionano come osservatori interni ed esterni del paese. Utile perchè può portare alla luce questioni che per una ragione o per l'altra che ad Arnesano non vengono discusse, e non parlo solo di tematiche del paese.
DUE PAROLE SUL "MEGAFONO"…
Iniziativa apprezzabile sopratutto perché sostenuta da giovani che vivono la realtà del paese che, sono convinto, vogliono contribuire a migliorare ponendosi in maniera critica ma propositiva.
L'INUTILE CHE RITORNA UTILE! di Marco Puscio Un iniziativa molto interessante che mi ha colpito è quella della “Cianfrusoteca” di Salice Salentino, sito in Piazza Pertini (area mercatale), che si rivolge a tutti coloro che vogliono scambiare i propri beni prima che diventino rifiuti, allungandone la vita utile e traendone così un vantaggio. La Cianfrusoteca è un luogo dove si raccolgono cianfrusaglie, oggetti e beni che conservano ancora un valore d’uso, e dove è possibile scambiare, donare e riusare oggetti senza usare il denaro e anche un modo nuovo per facilitare un flusso ciclico dell’usato, nasce come un servizio di eco-sostenibilità ambientale. La finalità del progetto è allungare la vita ad oggetti e beni usati per ridurne lo spreco di risorse naturali derivante da uno smaltimento precoce. Il progetto, vincitore del Bando Principi Attivi è finanziato dalla Regione Puglia come una tra le idee più innovative per un futuro migliore, è stato pensato e realizzato dall’associazione Cianfrusocoop in collaborazione con il Comune di Salice Salentino. Sarebbe una iniziativa che potremmo copiare senza problemi e potrebbe essere una occasione per i nostri compaesani di aprire i loro ripostigli, pieni di cianfrusaglie, e forse anche i loro cuori.
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PILLOLE D'INDIGNAZIONE
L'IMPRESA DEI “MILLE.....E20”!
A cura di Alessandro Lorenzo
di Cristiano Spedicato
e che, addirittura, sarebbe in misura superiore, seppur di poco, alle eroiche camicie rosse: MILLE E20! Battute a parte, cos'è Mille e20? Un'associazione, appunto, che si occupa dell'organizzazione di eventi culturali; il suo presidente, Luigi Imbriani, è un nostro giovane concittadino e, anche per questo motivo, si trova spesso a collaborare con il Comune per la realizzazione di numerose iniziative. Quante? Così, di getto, mi verrebbe da rispondere mille! Forse, però, in tal caso, dal semi-deserto culturale in cui versa il nostro paese ci ritroveremmo in un oasi fin troppo rigogliosa! Ci accontentiamo di molto meno, decisamente..prediligiamo la qualità alla quantità, decisamente. Parliamo un po' di alcune di queste iniziative, allora. Il Comune di Arnesano, insieme ad altri nel Salento, ha aderito al progetto "I GIOVANI DI TERRA D’OTRANTO TRA CIVILTA’ CONTADINA ED ELEMENTI DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE LEGATE AD UNA PRODUZIONE AGROALIMENTARE, Itinerari Culturali, enogastronomici e di archeologia industriale sulle vie degli antichi mestieri", finanziato dall’ANCI e dal Ministero della Gioventù. Questo progetto intende valorizzare le specificità territoriali, i cosiddetti beni culturali “immateriali” presenti nei nostri Comuni (feste, tradizioni, lingue e dialetti, enogastronomia tipica) e gli aspetti di “tradizione orale”, cercando di integrare l'intero patrimonio di cultura contadina e di archeologia “industriale” presente nel Salento. Ciò con particolare attenzione alle attività attuali depositarie di questa cultura, quali forni, frantoi, trappiti ecc... All'interno di questa pregevole proposta, il Comune di Arnesano ha interesse a valorizzare l'elemento che, probabilmente più d'ogni altro, ci contraddistingue e ci rende unici, il pane. Ma non solo. Intende anche sostenere il recupero delle tradizioni orali, mediante la registrazione audiovideo delle testimonianze dirette dei nostri nonni e la successiva trascrizione e documentazione.
E l'Associazione Culturale “Mille e20”, in qualità di referente di progetto per il nostro Comune, ha realizzato le seguenti iniziative: 1. ha coordinato il lavoro di tre giovani, tra cui un nostro concittadino, impegnati in un'opera di schedatura di beni e attività e nella formulazione di itinerari turistici culturali ed enogastronomici; 2. ha presentato un progetto per l'allestimento di un “Museo del pane, dei forni e della civiltà contadina” che dovrebbe sorgere all'interno del Palazzo Marchesale; inoltre,in relazione a questo,ha ideato e lanciato la campagna “Costruiamo il nostro Museo”, al fine di reperire attrezzi e documenti che andranno a dar corpo a questo programma; 3. ha organizzato e gestito le ultime due edizioni di “Profumo di Pane”, presso il Palazzo Marchesale, dando spazio, tra l'altro, a coloro che sono gli artefici di questa nostra “ricchezza”, i gestori delle realtà produttive di Arnesano; 4. ha ideato il concorso creativo “Ricordi e suggestioni: luoghi, parole, volti, suoni ed immagini del pane ad Arnesano” che scade il 1° Aprile 2012 e che vedrà impegnati anche i ragazzi del nostro Istituto Comprensivo; 5. ha collaborato all'organizzazione di alcuni seminari e convegni sui prodotti tipici salentini. Crediamo che un tale impegno meriti di essere quantomeno riconosciuto, se non apprezzato e applaudito: tiene acceso un barlume di speranza che un giorno qualcosa possa cambiare! Ma rischia di essere una cattedrale nel deserto se non ci diamo tutti quanti un po' da fare...perché la strada per arrivare a “mille eventi” è ancora lunga!
Pillole di indignazione è una piccola rubrica che si prefigge come unico scopo quello di rivelare ai lettori de “Il Megafono” piccole notizie di mala politica e spreco di denaro pubblico di cui nessuno osa parlare
Forse non tutti sanno che l'ex Ministro La Russa prima che il governo cadesse ha acquistato per conto del ministero della difesa 19 Maserati quattro porte. Il costo di una sola di queste auto è di € 23.000 circa. Il denaro speso per una sola di queste auto è superiore all'intero contributo annuo destinato all'accademia della crusca, che dal 1583 difende la lingua italiana. Quello che fa particolarmente rabbia è che queste auto dovranno essere blindate. Bene, il solo costo di quattro di queste auto è superiore all'intera dotazione della 'Dante Alighieri' che tiene alto il nome della nostra nazione in tutto il mondo grazie ai suoi corsi di lingua italiana. Con la cultura non ci si mangia mica, ma portando in giro 19 generali in Maserati forse sì?
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I PARCHI: OPPORTUNITA’ DI SVILUPPO PER IL NOSTRO COMUNE di Anna Quarta Riuscire a comprendere i benefici sia economici che culturali che una nuova “creazione” di così grande impatto, come può essere il Parco Urbano, Archeologico e Parco giochi in piena realizzazione nella zona Rione Riesci può essere, per i meno esperti e meno curiosi, veramente complicato; la motivazione di ciò è probabilmente da ricondurre al fatto che i meno informati possano credere e convincersi che questa realizzazione comporti uno sperpero economico perlopiù dalle tasche dei concittadini. Soltanto lo studio dei dati statistici riguardanti i flussi turistici nel Comune , fondamentale per poter portare a termine il mio lavoro di tesi universitaria, mi ha permesso di capire le potenzialità turistiche del nostro Comune. In soli sei anni, infatti, i flussi turistici hanno conosciuto un tasso di crescita di ben 653,25% (fonte: dati APT Lecce).
Più in particolare, dal 2005 al 2006, gli arrivi hanno conosciuto un incremento notevole; nell’anno 2006-2007 gli arrivi sono “impennati” del 169,40% restando in crescita negli anni a seguire. È stato possibile anche sottolineare che nei mesi estivi il nostro Comune registra un picco di presenze non trascurabile.(esempio: Fig.2.1) Comparando, poi, i dati del Comune con quelli della sua provincia, Lecce, è possibile notare che dal 2005 al 2010, le presenze e gli arrivi nel Comune crescono ad un tasso molto superiore rispetto a quelli della provincia nella sua interezza.
Fonte: elaborazione personale dati APT Lecce
TASSO DI 2009-2005 ARRIVI PROVINCIA 43,38 DI LECCE COMUNE 557,4 DI ARNESANO
CRESCITA PRESENZE 35,47 87,8
Fonte: elaborazione personale dati APT Lecce
Questi sono dati da non sottovalutare e che ci permettono di capire la necessità di proseguire con adeguate politiche turistiche, al fine di trasformare il turismo in una opportunità di sviluppo per Arnesano, con effetti moltiplicativi positivi su PIL ed anche e soprattutto sull’occupazione, tutto ciò ovviamente nel lungo termine. L’opportunità di sviluppo turistico di Arnesano è e deve essere strettamente legata alla volontà della comunità arnesanese all’accoglienza del nuovo, del turista e del visitatore, i quali, secondo studi di Economia del turismo, sono sempre più interessati alla conoscenza delle usanze e dei costumi del luogo che vanno a visitare. A questo punto, ci si potrebbe chiedere: “Perché proprio la zona “te li Tufi””? ed io risponderei: “Perché no?”. Non bisogna dimenticare il motivo per cui è nata la volontà di creare il Parco Archeologico; questo è da ricondurre in primo luogo al ritrovamento nella zona Riesci di una tomba a grotticella negli anni ’70 databile al Neolitico e di un corredo funerario composto da tre vasi e un idoletto di pietra calcarea. Questi elementi ipotizzerebbero la presenza in loco di un piccolo villaggio del Neolitico,
portando quindi alla volontà di realizzare un parco tematico con la rappresentazione e ricostruzione di alcuni manufatti risalenti all’era del Paleolitico e del Neolitico. All’interno del parco saranno installati un box-info e bookshop provvisto di servizi e deposito nella zona ingresso da cui partirà un percorso tematico-archeologico, Paleolitico-Neolitico; questo parco fungerà da custode dei reperti storici (anche attraverso la valorizzazione di questi) ed avrà anche delle finalità didatticoludiche nel momento in cui esso sarà gestito opportunamente da figure professionali competenti; dunque, dati questi aspetti, potrà essere inserito tra la vasta gamma di attrattori di turisti e di visitatori presenti nel Comune (anche se per ora questi sono stati poco promossi e quindi conosciuti), inserendolo in uno dei circuiti del turismo culturale pugliese. Bisogna convincersi e riconoscere che, come “qualcuno” ha affermato “l’accoglienza nel turismo si fonda sulla convinzione che l’altro (il turista) è un Dono, Gratuito, Sconosciuto, Atteso”.
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CRONISTORIA DI UNA CRISI di Marco Cicaloni All'inizio la chiamano crisi dei Subprime intendendo le banche che hanno concesso prestiti a chi non poteva pagarli generando insolvenze. Ma questa volta non si tratta di insolvenze riscuotibili perchè questi prestiti,venivano concessi per l'acquisto di case ai ceti meno abbienti americani senza la supervisione dello stato, responsabile di non aver verificato se ci fossero le garanzie per la copertura. E cosa succede in pratica?
Succede che le banche quando elargiscono prestiti, non investono capitale di appartenenza della banca bensì i soldi di chi deposita e quando poi i prestiti non vengono ripagati ecco che la più grande bolla della storia del settore immobiliare scoppia e lo fa con forza. Travolge tutto alta finanza, aziende, risparmiatori. I primi effetti li vediamo nel 2008 quando la tristemente nota Lehman Brothers crolla e la paura si diffonde nei mercati. Perché? Perché il colosso finanziario Americano inizia a cedere il passo. I mercati impazziscono, si bruciano i primi miliardi ma l'America cerca di intervenire; c'è bisogno di liquidità. La Federal Reserve, la banca centrale americana, inizia a stampare quasi un Miliardo di dollari nel tentativo di ricapitalizzare le banche che però continuano ad annaspare e perdono verso la fine del duemilaotto quasi il 40%. È qui che entra in gioco la vecchia Europa e lo spauracchio di una ''crisi''. Quando iniziano i primi raffronti con quella Americana del Ventinove, si iniziano a sentire i primi effetti e sono devastanti. La Danimarca entra in recessione e l'Islanda viene quasi spazzata via dal contemporaneo fallimento delle tre banche maggiori. Le stime sull'eurozona parlano di un calo della crescita dello 0,2%. Insorge prorompente più che mai il problema del debito pubblico che in alcuni paesi risulta essere pericolosamente troppo alto. Essi sono: Irlanda, Portogallo,
Cipro, Grecia, Spagna e la nostra Italia. In casa nostra il governo decide di adoperare alcuni provvedimenti per cercare di abbassare le spese statali. Si pensa che così facendo, si possano recuperare soldi da reinvestire nella ricapitalizzazione delle banche e nel debito pubblico. Uno dei settori più colpiti è il mondo dell'Istruzione, proprio quello in cui uno stato, soprattutto in un momento di crisi, dovrebbe investire, con tagli progressivi da effettuare nel quinquennio duemilaottoduemilatredici scatenando enormi proteste. Si taglia ovunque e in maniera lineare. Ogni settore dello stato ne viene colpito provocando una ricaduta dirompente sui cittadini. Le banche non concedono prestiti e iniziano una serie di fallimenti a catena nella nostra piccola e media industria causando i primi licenziamenti. Il biennio duemilanove-duemiladieci risulta ancor peggiore. Il neoeletto presidente greco Papandreou dichiara la bancarotta del suo paese. Trema l'Europa, tremano le banche italiane. Si, perché proprio esse sono le maggiori
detentrici del debito pubblico Greco e temono per i loro investimenti. Si stanziano centodieci miliardi di aiuti in tre anni, ma la situazione non si stabilizza. La crisi ritorna a bussare al nostro paese nel duemiladieci. Si parla di spread, buoni del tesoro Tedeschi. L'economia italiana è a rischio e con lei la tenuta dell'euro. Ma cos'è lo spread, perché è così importante crescere e cosa si può mettere in campo? Come sono state risolte le precedenti crisi e ancora : Siamo davvero alla fine del neo-liberismo? Nei prossimi numeri cercheremo di interrogarci su queste domande venendo a capo di un quadro che risulta essere scomposto e di difficile lettura ma di cui almeno, forse, abbiamo trovato l'origine.
FOTOGRAFIE POST-MODERNE 2 di Luigi Quarta Noi siamo la modernità. Siamo il qui ed ora, passeggeri indesiderati sulle strade del mondo. Noi siamo i viaggiatori con la testa china sul cemento, dimentichi perennemente del cielo. Noi siamo la modernità che ha dimenticato che ogni nuvola è un quadro mutevole, un Cezanne, un Picasso o un frate ubriaco. Noi siamo le formiche operaie, lavoratrici indefesse, ingranaggi del sistema ben oliato dal nostro stesso sudore. Noi siamo formiche che vivono in un formicaio di rum. Continuiamo ad essere il luogo eterno della contraddizione: fuggiamo silenziosamente dal tempo che temiamo ma rimaniamo eternamente schiavi del tempo. Noi siamo la modernità: siamo gli schiavi del numero, della quantità, della serie, della ripetizione, della coazione. Noi siamo la modernità indifferente, fantasma grigiastro che attraversa i corpi della gente e anestetizza il sentire vivo, lo rende dormiente, quiescente, immobile. Il nostro sentire è genuflesso di fronte all’ordine della necessità, al bisogno che ingabbia lo spirito, il desiderio, il piacere. Noi siamo la modernità che affolla posti bui dal sapore di vinaccia, che si perde nel fumo industriale e dimentica i castelli di sigarette. Noi siamo la modernità che è banalità, ovvietà, soddisfazione fittizia di una vita immaginaria. Siamo una bistecca cruda, mollemente adagiata su un piatto scorticato. Non c’è tempo per cuocere la bistecca. Noi siamo la modernità: eterna tensione inappagata, coscienza ineluttabile dell’opposizione. Io e tu. Ansia e calma. Ora e poi. Dovere e volere. Piegarsi e sperare. Noi siamo la modernità che esiste in quanto non sa di sapere. Duemilaequattrocento anni per dimenticare Socrate: duemilaequattrocento anni per conoscere se stessi, poi per rovesciare la questione, ignorare-di-sapere e solo così dimenticare se stessi. Noi siamo la modernità, l’io dimenticato e, ma sì, in fondo bisogna essere onesti, anche un po’ stuprato. È una sinfonia confusa e rumorosa ma i treni continueranno ancora a lungo a suonare e prima o poi dovremo ascoltare questa composizione che recita: NOI SIAMO LA MODERNITÀ.
Politica & sociale IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I
LA POLITICA GETTA LA SPUGNA di Alessandro Lorenzo Una maggioranza con questi numeri non si era mai vista. 556 sì a fronte di 61 no alla Camera. 281 favorevoli contro 25 contrari al Senato. Già, non si era mai vista, forse perché maggioranza politica non è. Il governo incaricato di Mario Monti conta sull‟appoggio di 837 parlamentari su 923, una media del 91%. Un governo imposto dall‟esterno , che poco con la democrazia elettiva e il potere elettorale ha a che vedere. Un‟interruzione della politica e della sovranità popolare che forse dovrebbe spingere l‟opinione pubblica a porsi qualche domanda. La prima su tutte è: è giusto farci imporre un governo tecnico che vada ben oltre un periodo definito concludendo la legislatura, ovvero arrivando fino al 2013? Anche il Pd di Bersani, che secondo i sondaggi qualora si andasse a nuove elezioni ad Aprile stravincerebbe l‟appuntamento elettorale, si dichiara favorevole all‟azione del tecnicismo.
MONDI E VITE A CONFRONTO ATTRAVERSO UN OBIETTIVO: LA STAZIONE di Sara Allori Come citava Ansel Adams, uno dei più grandi fotografi della prima metà del „900: „Ci sono due persone in ogni foto: il fotografo e l‟osservatore‟. La fotografia, quando parte da uno studio, passa attraverso un‟attenta osservazione e ricerca di ciò che circonda chi la scatta, fino a portarlo a trarre conclusioni riguardanti la realtà in cui vive e coloro che la abitano. Seguendo il filo della ricerca sul parco urbano pubblicata nello scorso numero, ho spostato le mie osservazioni in uno dei posti più popolati e vissuti di una città: la stazione ferroviaria. Ho effettuato così i miei sopralluoghi nell‟arco di una settimana, recandomi in stazione ogni giorno in un orario differente.
Infatti è proprio nel leder democratico che Monti ha trovato il suo alleato migliore. Nella dichiarazione di voto finale sulla fiducia al governo Monti, Bersani ha dichiarato: -“Abbiamo apprezzato e in larghisissima parte condiviso il discorso del presidente del Consiglio, ne abbiamo veramente apprezzato lo stile. Voteremo la fiducia senza giri di parole, asticelle, paletti, termini temporali. Difenderemo il governo da chiunque voglia scaricare su di lui colpe che non ha”. Una dichiarazione di fiducia incondizionata, dunque, all‟operato futuro del tecnicismo politico. Come può un partito dato per vincitore sottrarsi alle elezioni? E quindi alla possibilità di guidare la Nazione? Di Pietro, invece, pur dichiarando inizialmente : “A Monti come persona ed economista do e darò l'appoggio, ma non posso dare fiducia al buio senza conoscere il programma” ora si è ridimensionato votando la fiducia e dichiarando che è favorevole al governo tecnico, purchè a conoscenza dei vari passi che il programma di Monti vuole attuare. Punto di partenza o di arrivo giornaliero per centinaia di persone e spesso simbolo di cambiamento, la stazione è il confine che delimita l‟inizio o la fine di un viaggio, di un‟avventura, o semplicemente di un percorso. Quotidianamente è attraversata dalle più svariate tipologie di persone: uomini e donne che si recano al lavoro, studenti, turisti, semplici passanti. A seconda dei giorni e degli orari nell‟arco della giornata, il movimento, i ritmi e la gente all‟interno della stazione cambiano notevolmente: se ci si reca al mattino durante i giorni feriali si verrà investiti dal tran-tran e dalla fretta che muove i tanti pendolari verso il luogo lavorativo, a scuola o in università; le dinamiche cambiano di sera, quando l‟atmosfera è più rilassata e l‟ambiente respira una calma che la quotidianità diurna non conosce e che aumenta man mano che ci si avvicina alla notte: questo è il momento della giornata in cui la stazione si svuota quasi totalmente lasciando il posto a un altalenante silenzio e trasformandosi in una casa per i tanti che una casa vera e propria non ce l‟hanno. Durante i week end o i giorni di festa all‟interno della stazione si può captare un clima totalmente diverso che profuma di vacanza, svago e divertimento: si incroceranno famiglie in partenza per una giornata al mare, gruppi di amici pronti per una gita fuori porta, coppie in attesa del primo treno che le condurrà ad un concerto, o ad una mostra o in una strada piena di vetrine illuminate.
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Berlusconi nelle prime ore di vita del governo fece sapere che “il governo Monti è sospensione della democrazia, durerà quanto vogliamo noi”, ora invece il Cavaliere dichiara: “mai detto che staccherò la spina” e anzi rassicura gli elettori del pdl sulla qualità del nuovo esecutivo compresi tutti i ministri esterni ai partiti. Tutta la politica nostrana appoggia, dunque, con fervore il governo tecnico. Ma come può la politica plaudere a un governo che non abbia al suo interno l‟espressione della volontà popolare? Come possono i nostri politici esprimersi in maniera negativa annunciando di non votare la fiducia a Monti, per poi cambiare idea e ritrovarsi tutti concordi anche quando un governo non eletto guiderà il paese per il prossimo anno e mezzo? Tutto questo sembra essere la morte della classe politica, un abbandonarsi al governo tecnico per paura di fare ancora più danni. Questa classe politica ha fallito, dichiarandolo apertamente.
Nei giorni che precedono feste importanti come il Natale o la Pasqua il movimento sarà dato dal viavai di tutti coloro che lavorano o studiano lontani dal proprio luogo natio, e che in occasione delle festività hanno la possibilità di ritornarci: ed ecco che grandi valigie, sacchetti pieni di regali, e impaziente voglia di casa invadono la stazione. I miei sopralluoghi, accompagnati da un‟attenta osservazione e ricerca, mi hanno permesso di giungere a questo: la stazione, oltre ad essere, e a segnare, l‟inizio o la fine di un percorso, nella sua immobilità è simbolo di un incessante movimento, di un continuo fluire, di un ininterrotto mescolarsi di gente di ogni età, sesso e nazionalità. Questo fa si che la stazione sia a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno un ambiente costantemente abitato o semplicemente attraversato da una miriade di individui differenti che fanno si che essa sia un mosaico in continua evoluzione fatto di storie, solitudini, vite di passaggio.
VARIA L'EVENTUALE IL SALENTINO! di Marco Pretolani
L‟argomento che tratteremo oggi è una novità che spero sia gradita a Voi lettori. Parleremo di un canarino. Vi chiederete perché immagino. Ebbene, i motivi sono due. Primo: il Salentino, come la parola stessa suggerisce, è strettamente legato alla nostra terra; secondo: uno dei padri è un nostro concittadino. Il Salentino, è un canarino che nasce dall‟ambizioso progetto di creare una nuova razza (è il
CHEMICAL SPARK E LA PASSIONE DI DUE NOSTRI GIOVANISSIMI CONCITTADINI! a cura di Andrea Vergori Due quinti dei "Chemical Spark" sono nostri compaesani! Due ragazzi giovanissimi. Andrea Gerardi e Giacomo Giancane. Oggi abbiamo il piacer di ospitare sulle pagine del Megafono Andrea. Allora, Andrea, chi sono e come nascono i Chemical Spark? Noi Chemical Spark nasciamo nell'agosto del 2010. Io suonavo la chitarra da un po' di tempo e decisi di fondare un gruppo con Giacomo Giancane (bassista del nostro paese) e Giacomo Greco (batterista). Poi chiamammo un chitarrista di supporto (Alessandro Brandi). Dopo molte vicissitudini e cambi di lineup, oggi siamo in cinque: Ottavio Leo alla voce, io alla chitarra ritmica, solista e alle tastiere, Giacomo Giancane il bassista, Daniele Placì il secondo chitarrista sia ritmico sia solista e Giacomo Greco il batterista. Perché fate musica? E, soprattutto, cos'è per voi "Musica"? Il nostro nome, che tradotto in italiano significa "Scintilla chimica" sta a mostrare il nostro cameratismo e la "chimica" che scorre fra noi. Facciamo musica principalmente perché è un modo di esprimerci sensazionale, ma anche per stupire il pubblico con sonorità vecchie e nuove, strutture musicali orecchiabili ma intense.
IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag.10 10 risultato dell‟incrocio tra il Ciuffato come detto sopra, è il risultato di vari tedesco e il Bossù che ne hanno delineato incroci: corpo slanciato e longilineo di con altre) che rappresenti l‟Italia in dimensioni ridotte e posizione a sette, ambito ornitologico internazionale. I tutte caratteristiche che ricordano il creatori di questa nuova razza sono Ciuffato tedesco o il Bossù, ma che nel Sergio Palma e Carmelo Caroppo Salentino risultano tipiche perché (Arnesano), giudici di gare di canarini e appunto nuove. Si distingue in soggetti loro allevatori, insieme al Dott. con il ciuffo e soggetti a testa liscia. Veterinario Gustavo Picci, anch‟egli I soggetti selezionati sono melanici allevatore, il quale si è occupato (giallo-verde) uni-colore o pezzati di dell‟aspetto veterinario.La loro prima colore rosso-arancio. Altra peculiarità è comparsa è avvenuta a Forlì, nel dicembre rappresentata dal fatto che allo stato 2006, per poi partecipare al 46° attuale non esistono canarini di forma e Campionato Italiano a Parma il 14 posizione di tipo longilineo provvisti di dicembre 2010. Il suo riconoscimento ciuffo. Secondo i selezionatori il ufficiale è avvenuto il 17 dicembre 2010, Salentino è un canarino di nicchia, in dove il Consiglio Federale della quanto il numero di soggetti utili alla Federazione Ornicoltori Italiani ha riproduzione è molto ridotto. Insomma, riconosciuto il Salentino come “Razza di il nostro Salentino, potrebbe Canarini di Forma e Posizione Liscia”. rappresentare il primo canarino di forma Inoltre è stato ospite ad Arnesano durante e posizione liscia italiano e quindi è un il Convegno del 4 Settembre 2011 al patrimonio da valorizzare da parte Palazzo Marchesale. Le caratteristiche di dell‟ornitologia nazionale. questi canarini sono nuove in quanto, La musica è la forma d'arte più soggettiva e apprezzabile, è un linguaggio universale con il quale esprimersi e farsi capire dagli altri. Su facebook e su youtube ci sono alcuni vostri inediti. Come nasce una vostra canzone? I primi pezzi sono nati da forti idee mie, di G. Giancane e G. Greco, perché Ottavio e Daniele sono entrati di recente; sui nuovi pezzi hanno lavorato anche loro. Di solito a me o a Daniele viene in mente un riff o una melodia, Giacomo Giancane e Ottavio tirano su un testo su una tematica "calda" vicina a noi e con Giacomo Greco tiriamo fuori i ritmi. Spesso i nostri testi hanno significati duplici e sono davvero eterogenei! Quali sono le vostre influenze musicali? Il piatto forte sono gli stili e le influenze che andiamo a toccare. Veniamo tutti quanti dai generi più disparati, ma riusciamo a trovare un comun denominatore in tutto! Le nostre canzoni sono un mix di idee cambi di tempi repentini e stili: io provengo dalla musica classica, psichedelica, dal blues, dal reggae, dall'hard rock e dall'heavy metal e dalla disco-music; G. Giancane proviene dal Glam rock, dal glam metal, dal metal anni '70-'80 e disco; G. Greco dal rap, dal dubstep, dal metal alternativo e dallo psichedelico; Daniele Placì, avendo studiato in conservatorio, ha una forte influenza classica, sebbene ami il thrash metal e heavy; Ottavio è onnivoro musicalmente che non sai mai cosa aspettarti, un po‟ come tutti del resto. Potete trovare i generi musicali più disparati nelle nostre canzoni!
Nell'attuale panorama musicale italiano chi ascoltate solitamente? Mmm, Vediamo...Beh, i Verdena, Pino daniele, Elio e le storie tese, Il teatro degli orrori Le vostre canzoni sono in inglese. In un futuro prossimo avete intenzione di cantare testi italiani? Probabilmente. Abbiamo cosi tante idee per la testa e così poco tempo per esprimerle tutte che potete aspettarvi di tutto. Giacomo Greco ha una predilezione particolare per i testi in italiano, è probabile che li inseriremo in qualche melodia! Propositi per il futuro? È scontato dire che ci auguriamo di avere successo! Dovremmo fare alcune serate al pub Black Betty e all'Ateneo. Ci auguriamo che le cose vadano nel verso giusto e che niente e nessuno intralci la nostra fame musicale. Tra poco, poi, usciranno due nuovi inediti: Sex on the train e Far from me, canzoni senza peli sulla lingua e estremamente dirette: spero siano di vostro gradimento! Ringraziamo Il Megafono per averci concesso quest'intervista! BUON ASCOLTO!
Le interviste IL MEGAFONO - Uscita VI – Anno I Pag. 11
Il megafono al cittadino
a cura di Andrea Vergori
Mi è capitato lo scorso numero con Vito. Mi è capitato nuovamente in questo con Paolo. Spesse volte, ascoltando le persone, osservandone i ritmici decadimenti tonali della voce, cogliendone i rapidi movimenti dello sguardo, degli occhi,ti accorgi che alcuni filtri crollano. Le parole, solitamente figlie di flussi controllati, divengono veri e proprio fiumi in piena. Nessun freno, nessun argine che ne limiti la portata. Straripano. Le parole si accendono e nell'esposizione del messaggio non sono più sole. Segnali altri le accompagnano. Buona parte di questi ha sede negli occhi: palpebre che non si chiudono, sguardo assorto, fisso in un punto, rapido in un altro e poi subito a terra. Te ne accorgi quando ciò di cui parla una persona, è la persona stessa. È stato così con Vito e la sua battaglia. È stato così con Paolo e il suo vincolo emozionale. Nel caso di Paolo se non riesci a cogliere ciò ascoltandolo e guardandolo, lo percepisci entrando nel suo studio. Una stanza non troppo grande. Un computer, una scrivania, alcuni scaffali e poi … e poi decine di tavole, foto aeree, disegni rappresentanti la zona a cui ha dedicato parte della sua vita. Ci sediamo allora e iniziamo. Paolo come è cominciato tutto? "Arnesano (km 7 da Lecce). Scoperta fortuita 1968. Sepoltura a grotti cella artificiale con ceramiche della cultura di DianaBellavista, e idoletto litico. Materiali al museo Naz. Di Taranto [F.G. Lo Porto, Riv. Sc. Preist., XXVII, 1972]." . Così dice sulla "Guida della preistoria italiana", un libro regalatomi il giorno della tesi di laurea a Firenze. Tornato ad Arnesano ho inizato a raccogliere tutto il materiale che ho oggi. Dal 1981 ad oggi credo di aver dedicato almeno un'ora al giorno. Spesse volte anche più. L'ho fatto, lo faccio per piacere. Perché, secondo te, le amministrazioni non hanno mai valorizzato appieno questa possibile risorsa storicoculturale? Domanda da fare a loro. Hanno scritto una lettera alla sovrintendente di Bari. Mi disse il sindaco "non ha risposto, non ha dato nessuna indicazione di vincolo, e noi procediamo". Il "presunto sito" diventa patrimonio solo quando serve a loro. Vedesi delibera n° 30 del consiglio comunale del 18/09/2006. Qui il sindaco, per fissare gli obbiettivi e i criteri di impostazione del P.U.G, scrive: "l'idoletto recuperato da qualche decennio nel rione Riesci fa risalire al tardo Neolitico […] per questa ragione dovrà essere attentamente considerata la possibilità di salvaguardare tale parte del territorio[…]". Ad esempio, nell'interrogazione n° 1426 di M. Petrelli dell'aprile 2011 prima il sindaco dice "la sovrintendenza, la dott.ssa Gorgoglione, il prof. Pagliara e la dott.ssa Ingravallo hanno detto che pozzelle e buchi potrebbero esserci, ma ci hanno consigliato di creare una ricostruzione virtuale; nessun vincolo per l'area però." Poi, sempre nella stessa, riporta le altre parole della Ingravallo: "Se fosse possibile scavate nei giardini vicino il ritrovamento (l'idoletto). Quindi? In questa tua difesa della "zona ad interesse archeologico" nessuno ti ha aiutato? C'è una scuola, l'ITC di Copertino, che appena appresa la notizia ha creato un blog e ha presentato un progetto sulla zona archeologica grazie al quale sono arrivati secondi ad un concorso. Ad Arnesano, nessuna associazione prima della "Perieci", nemmeno la Pro Loco, si è interessata alla questione. Solo Tonio Solazzo ha percepito il problema. Lui scrive nella prefazione di un libro in riferimento ai ritrovamenti: "cittadini e amministratori hanno mostrato di non comprendere il valore e il significato dei ritrovamenti". Eppure, a quanto pare, Arnesano, grazie ai ritrovamenti archeologici, compare su diversi libri, sia nazionali, sia internazionali. La collezione di reperti rinvenuti intorno ad Arnesano da L. G. De Simone è confluita nel Museo Provinciale di Lecce; le considerazioni di C. De Giorgi, quelle di Nicolucci, di Jatta; e poi ancora, la Delli Ponti rileva tracce di un insediamento dell'età del Bronzo il località "li Tufi"; le pubblicazioni di F. G. Lo Porto della sepoltura di Arnesano del 1968. Poi, tra i siti più importanti, su un libro edito mondadori, lo studioso D. Tump riporta Arnesano (Le). Ma molta altra letteratura ha trattato l'area archeologica dei Riesci: D. Novembre, L. Carducci, M. Cazzato, F. d'Andria, I. Tiberi ed E. Ingravallo. E il PIRP? Un'opportunità straordinaria non al posto giusto. Loro hanno cercato di far passare la volontà di salvare l'area come la negazione del PIRP. Io lo dicevo anche prima che questi programmi di riqualificazione delle periferie sono ottimi. E tu come avresti strutturato il PIRP. Come avresti integrato in esso la salvaguardia dell'area che difendi da anni? Bisognava portare alla luce le traccia. Creare un percorso archeologico che da Riesci arrivasse a Cavallino passando da Rudiae: un percorso di 8 km straordinario, che racchiude l'evoluzione dell'abitare. Hanno fatto un museo su un patrimonio immateriale (del Pane), e su risorse materiali, concrete nulla. Cosa vorresti dire al Sindaco? Solo questo. Vedo una sorta di accanimento terapeutico contro l'area, come per cancellare ogni traccia, per agguantare la ragione. Io mi fermo. Non ho più voglia di portare avanti la battaglia. Non gli dico di fare un passo in dietro, perché non lo farà. Forse qualcosa ancora si potrebbe salvare, ma che si senta responsabile di un danno irrimediabile.
Le interviste IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag. 12
Intervista con la nostra ricercatrice
a cura di Andrea Raho
ECCELLENZE ARNESANESI… AGNESE ATTANASIO Spesso il “cattivo” tende ad emergere, ad avere la precedenza sul “buono”. Forse perché il “cattivo” fa più notizia, attira di più l’attenzione del lettore un omicidio, un politico farfallone e chi più ne ha più ne metta. In questo numero “Il Megafono” ha invece voluto dare spazio al “buono” di una realtà tutta arnesanese, la realtà di Agnese Attanasio. Per questo sono andato a fare due chiacchiere con lei all’I.I.T. (Istituto Italiano di Tecnologia), dove studia attualmente. Spesso il “cattivo” tende ad emergere, ad avere la precedenza sul “buono”. Forse perché il “cattivo” fa più notizia, attira di più l’attenzione del lettore un omicidio, un politico farfallone e chi più ne ha più ne metta. In questo numero “Il Megafono” ha invece voluto dare spazio al “buono” di una realtà tutta arnesanese, la realtà di Agnese Attanasio. Per questo sono andato a fare due chiacchiere con lei all’I.I.T. (Istituto Italiano di Tecnologia), dove studia attualmente. Chi è Agnese Attanasio? Qual è il percorso che ha intrapreso per arrivare dov’è oggi? Io sono nata qui, ho studiato qui a Lecce, un po’ per una questione di comodità in quanto ad Arnesano abbiamo l’università a due passi, un po’ perché qui a Lecce abbiamo un’università eccellente e non vedevo il motivo per il quale dovevo andare a studiare fuori. Ho conseguito una laurea in Ingegneria dei materiali e sono contentissima si poter lavorare qui in quanto la possibilità di fare ricerca è sempre stata la mia aspirazione. Fare questo lavoro significa studiare costantemente quello che fino al giorno prima non avevi capito e arricchirti giorno per giorno. Sono sempre stata appassionata di scienze, e come dice sempre mia madre, sono nata con libro in mano, per cui in un certo senso questo mondo è il mio habitat naturale, dove posso esprimere a pieno la mia personalità. In cosa consiste effettivamente il tuo lavoro? Io sono una PhD (Philosophy Doctoral Student). Mi sono laureata e ho intrapreso uno step successivo di formazione che mi permetterà, al termine di tre anni di ricerca, di conseguire il Dottorato di ricerca in Nanotecnologie Biomolecolari. Dopo di ciò sarò una ricercatrice a tutti gli effetti, per adesso diciamo che sono ancora ai primi passi di questo cammino. Come tutti sappiamo, la situazione dei ricercatori italiani al giorno d’oggi non è delle più rosee, molti infatti sono costretti a fuggire all’estero. Tu che vivi questo mondo dall’interno, cosa ci puoi dire? Sicuramente la ricerca dovrebbe essere potenziata e per questo dovrebbe ricevere più fondi, che per ora scarseggiano un po’. Dare oggi il ricercatore in Italia non permette di guadagnare chissà quanto, ma io penso che chi fa questo lavoro deve farlo perché gli piace, perché vuole coltivare la sua passione, e quindi guardare oltre il guadagno economico. E se ti dicessi… meritocrazia Questa è una parola che mi fa pensare. In Italia devi lottare per far vedere quanto vali e quanto ami fare qualcosa. Purtroppo ci sono persone che decidono di fare un lavoro non perché lo amano ma perché sono aiutate a farlo da genitori, parenti e via dicendo. Io, per quanto mi riguarda ho sempre lottato, non sono figlia di nessuno, ho sempre cercato di impegnarmi perché se hai passione, se hai volontà ce la puoi fare nonostante tutto. Come, secondo te, la presenza di un centro di ricerca così prestigioso ha influito sulla vitasull’economia di un piccolo paese come il nostro? Quali vantaggi ha potuto portare? Sicuramente ha inciso tanto. Qui all’I.I.T. lavorano persone provenienti da varie parti del mondo, che magari hanno bisogno di un posto dove dormire, di un ristorante dove mangiare, quindi l’economia arnesanese ne giova sicuramente. Anche l’immagine di Arnesano ne trae vantaggio in quanto ospitare un centro di ricerca così importante fa si che venga conosciuto perché no, a livello internazionale, cosa che altrimenti non sarebbe accaduta. Per questa la mia speranza è quella che continuiamo a stare qui e che il centro non si sposti. Sembra anche a te che la popolazione arnesanese veda questo centro un po’ come un corpo estraneo? Cosa si potrebbe fare per avvicinarla a voi? Si, effettivamente la gente è un po’ lontana da noi, anche perché qui entrano solo persone che ci lavorano. La mia proposta sarebbe quella di organizzare dei seminari dove ognuno di noi racconti la propria vita, magari uno studente potrebbe raccontare la sua esperienza all’università, io potrei raccontare la mia esperienza all’interno dell’I.I.T e perché no, magari qualcuno potrebbe incuriosirsi e intraprendere il mio stesso percorso e in futuro darci una mano. Progetti per il futuro? Intanto vorrei conseguire questo titolo e poi continuare su questa strada che potrebbe anche portarmi lontano da Arnesano. A me comunque piacerebbe restare e magari dare il mio contributo a quello che è il mio paese. Infine, due parole sul “Megafono”… Già il fatto che c’è qualcosa di così bello come il vostro progetto, ma che non conoscevo mi fa pensare che ad Arnesano molto spesso non ci si parla e che iniziative così tendono a rimanere circoscritte a poche persone, per questo dico “parliamoci di più”. È bello comunque sapere che ci sono giovani come voi che si impegnano e cercano di interessarsi alle vicende del loro paese. Continuate così! Vi auguro di raggiungere tutti i vostri obiettivi… in bocca al lupo! Io, da parte mia, voglio ringraziare Agnese per la disponibilità e la simpatia con cui si è concessa alla mia intervista e da parte di tutto “il Megafono” le facciamo un grande “in bocca al lupo” per la sua carriera!
MIX CULTURA 1.0 IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I
INCONTRO CON ROMAN REYES di Andrea Vergori Un'analisi attenta e brillante sulle diverse modalità e livelli del fare resistenza. Non ci può essere azione senza comprensione e diffusione comunicativa della disobbedienza. Parlare di resistenza è parlare di responsabilità e cambiamento; un cambiamento di valori in atto, occultato da una vecchia trappola istituzionale chiamata crisi. Ma quale crisi? E' solo fisiologico cambiamento. In linea di massima quel che ha sostenuto Roman Reyes, professore di sociologia presso la "Universidad complutense de Madrid" e direttore de "Emui" (Euro Mediterranean university institute)“, nei due incontri tenuti a Lecce il 22 e il 23 novembre scorsi. Noi del Megafono ne abbiamo approfittato per porgergli alcune domande. Alla luce di quanto detto negli incontri delle due serate precedenti, in questa società, dove vede una forma di resistenza concreta? Riflettevo proprio stamattina su questo: dove possiamo localizzare i luoghi più significativi di resistenza? Beh, primamente direi resistenza organizzata, quella dei partiti e dei sindacati. Noi intellettuali, di solito, tendiamo a vedere
“L’UNIVERSALE E L’INTIMO DI FERNANDO BOTERO” di Nunzia de Padova
Impossibile non essere subito colpiti da un quadro di Botero. Le sue grasse figure nude sono così lontane da quello che era il bello classico(e così lontane dal nostro prototipo di bellezza)che non possono non attirare l’attenzione dell’osservatore. Botero è considerato da molti il pittore più rappresentativo dell’età contemporanea. Egli esprime la realtà di questa epoca rappresentando, nella sua pittura, un mondo dove non vi è prospettiva, non vi sono volumi dati dal chiaro scuro, le figure e gli oggetti sono dilatati ma soprattutto è un mondo dove non vi sono espressioni. Un’atmosfera viva nei colori ma morta nelle emozioni.
“occorrono occhi freschi, privi di ogni pregiudizio..”
questo bisogno di nuove forme organizzative teorizzandole in un modello che parte dalla strada: gli indignati per esempio. Noi non avremmo pensato mai che potesse sorgere un movimento di questo tipo. Nessuno avrebbe mai previsto forme di resistenza come quella degli indignados. Il pericolo in tutte queste situazioni è che il significato, la spiegazione di quel che sta succedendo la diano gli intellettuali. Ma non possono, perché gli unici che sanno quel che succede sono quelli del movimento. Gli intellettuali, che non hanno avuto la capacità di prevederlo, possono solo teorizzarlo a posteriori. Devono porsi in maniera critica, interpretare ciò che accade. Noi prof. Universitari abbiamo sempre avuto l'illusione che la rivolta possa nascere in università. Ma ora in Spagna la polizia può entrare liberamente in esse. I gruppi auto organizzati sono perseguitati. Addirittura gli stessi studenti accusano i compagni. Non è più possibile creare gruppi di discussione in università. Inoltre i professori non sono più selezionati spiriti critici. Ma docenti assuefatti al potere. Il ruolo dei media. Produttori di sensi illusori, occultanti e anestetici per lo spirito critico? "Formalmente" i media sono educatori. Gli occhi di Fernando Botero (nato il 19 Aprile 1932) vedono la luce in Colombia dove all’età di 16 anni inizia a pubblicare illustrazioni sul giornale quotidiano” El Colombiano” usando il denaro ricavato per frequentare il liceo. Trasferitosi a Bogotà conosce alcuni membri dell’avanguardia culturale colombiana che influenzano la sua creatività facendo nascere opere come “Donna che piange” (1949). Nel 1952 vince 7000 pesos con il dipinto “Sulla costa”, somma utilizzata per viaggi alla riscoperta dell’arte. Studierà a Madrid e imparerà dal passato al Louvre, sostando a Parigi. Dal ’53 al ’54 sarà in Italia. Iscrittosi all’Accademia di Firenze esegue copie di Giotto e cerca di imparare il più possibile sul Rinascimento che tanto ama, visitando Venezia, Ravenna e Siena. Rientrato a Bogotà espone le opere realizzate in Italia nella Biblioteca Nazionale, questo attira aspre critiche. L’anno dopo, il ’55, è definito l’anno più importante della vita di Botero, anno della nascita del suo primogenito e della scoperta della dilatazione delle figure, pilastro della sua arte. Nel ’57 all’età di 26 anni allestisce la sua prima mostra personale negli Stati Uniti, in questi anni si afferma come l’artista più promettente del paese. Notevole è la vincita del primo premio all’XI mostra del Salone, con l’opera “la camera degli sposi” che voleva essere un omaggio agli affreschi del Mantegna contenuti nel palazzo Ducale a Mantova.
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"La loro politica è fatta della stessa sostanza di quella dei loro editori. C'è una resistenza interna dei giornalisti, ma nei media nazionali non possono parlare liberamente. È più facile farlo nei periodici locali. Noi, figli dello stesso sistema che critichiamo e lottiamo potremmo mai abbatterlo? Potremmo distruggere ciò di cui siamo fatti? Eh! Prendi gli indignados. Loro sono "del" sistema. Sono stati "sistemizzati". Se il sistema viene modificato sia da dentro che da fuori, rischia di produrne un altro che ripropone più o meno lo stesso schema. Il suo potere sta nella politica e nell'economia, come in Spagna oggi. Io credo che tutto ciò potrebbe essere superato soltanto con un immaginario sociale nuovo. Negli anni sessanta Botero giunge con le sue mostre in Europa dove l’immaginario collettivo l’accoglie con entusiasmo.
“credo che l’arte debba dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio d’esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana”
Più volte Botero si è espresso sul bisogno interiore di dipingere, desiderio non appagato espresso da colori che non sono mai febbrili ma uniformi. Botero resta distante dai suoi oggetti. Questa freddezza fa scomparire nei suoi personaggi la dimensione morale e psicologica. Nelle opere di Botero trovano spazio temi quali il tempo, la sacralità della vita e la violenza, che negli anni ’40 aveva dominato la scena sociale della sua Colombia. “l’artista è attratto da questa o da quell’altra forma senza un motivo” L’attrazione di Botero per le forme dilatate, in realtà, non è altro che la volontà di voler vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino. E’ la ricerca e la riscoperta dei ricordi infantili che accompagnano la vita dell’artista nelle sue manifestazioni. Il mondo di Botero è primordiale e il suo modo di vedere è un modo che in realtà è appartenuto a tutti noi.
“Ogni artista è in grado di ritrarre la realtà per come è, la genialità dell’artista sta nel vedere le cose, così come le vedono i bambini.” Pablo Picasso.
Mix cultura 2.0 MADERA, SESSO E ARTI MAGICHE…RASPUTIN! di Carlotta Papadia Era un contadino analfabeta, era sospettato di far parte della setta dei Flagellanti, era riuscito ad entrare nelle grazie dello zar e della zarina,consigliere segreto di quest’ultima, “suggeriva” le nomine di ministri, era contrario alla guerra e conduceva una vita pubblica enormemente scandalosa. Grigorij Efimovič Novy, “Rasputin” per tutti, nome che in russo vuol dire pressappoco: “dissoluto, libertino, depravato”. Una delle figure più discusse e controverse della storia, un monaco o un visionario? Un uomo “illuminato” o solo molto furbo? Numerose testimonianze documentano che fosse dotato di facoltà quasi paranormali, che gli permettevano di guarire i suoi pazienti sotto ipnosi e di predire il futuro, sta di fatto che egli riusciva a tenere sotto controllo la grave malattia che affliggeva l’erede di Russia, il piccolo Aleksej, malato di emofilia. Non è difficile immaginare l’influenza magnetica che ebbe presso la famiglia reale dei Romanov, influenza che del resto suscitava la sua stessa figura: aveva gli occhi infossati, un naso lungo e carnoso, portava capelli lunghi ed una barba da eremita. Eppure l’eloquenza e il fascino sopperivano le mancanze fisiche, tanto da far parlare di festini notturni con la zarina e le sue figlie e di riti orgiastici, infatti, la setta cui aderì appena diciottenne i Khlysti,
IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag.14 14 professava che per comprendere l’essenza di Dio era necessario peccare. Solo con l’intima conoscenza del male il peccatore poteva pentirsi, e quindi ottenere il perdono. Proprio un invito a nozze per una personalità che aveva accettato di buon grado il nome affibbiatogli. Pare che durante i banchetti a palazzo reale il monaco si ubriacasse, mangiasse con le mani e si facesse leccare le dita dalle sue devote ma siate forti…” Nel dicembre del 1916 commensali, che pendevano dalle sue labbra, Rasputin cadeva vittima di una congiura affascinate da questo carisma quasi ordita dal granduca Pavlovic e dal principe sovrannaturale. È leggendaria la sua dato che incredibilmente resisteva al avversione per l’acqua e il modo in cui si potentissimo veleno, decisero di sparargli; svolgevano i suoi rari bagni, amava ma il monaco si riebbe e riuscì a gettarsi in immergersi in grandi vasche con molteplici fuga verso il cancello. Rincorso e raggiunto, donne dalle quali si faceva lavare. fu ripetutamente colpito al cranio da Non stupisce quindi l’avversione che ben Jusupov con un manganello. Il suo cadavere presto si concentrò sulla persona. Dal 1915 fu gettato nel fiume Moika, da cui riemerse in poi furono ordite diverse congiure contro il giorno dopo. di lui, compresi tentativi di corruzione e Fu riscontrata acqua nei polmoni quindi tutti miseramente falliti. Occorre a questo nonostante il veleno e i colpi di pistola punto citare la profezia appuntata nei suoi Rasputin fu gettato nell'acqua ancora vivo. diari. Rasputin era ben consapevole di tutto Sorprendente prestanza fisica o strani quello che aveva scatenato nella Russia poteri paranormali? ortodossa e benpensante del primo Le notizie inerenti alle dimensioni “extranovecento: strong” del fallo di Rasputin, ci sono giunte “Zar della terra di Russia, se tu odi il suono grazie alla brillante idea del principe delle campane che ti dice che Grigorij è stato Jusupov, che dopo averlo ucciso decise di ucciso, devi sapere questo. Se sono stati i evirarlo. tuoi parenti che hanno provocato la mia Per chi volesse vederlo pare sia esposto in morte, allora nessuno della tua famiglia, un museo erotico di San Pietroburgo. rimarrà vivo per più di due anni. Essi Quando si dice il caso…ciò che ci resta di saranno uccisi dal popolo russo… Pregate, lui, forse è quello di più vero abbiamo! Feliks Jusupov. Fu avvelenato con il cianuro,
A PROPOSITO DI CLASSICI… di Gabriele Carlà Era il lontano 1994. Noi ventenni di oggi eravamo allora degli innocenti marmocchi. Forse ricordiamo vagamente la bollente estate passata davanti alle tv per seguire l’Italia “americana” di Arrigo Sacchi. Ma certamente non dimentichiamo ciò che accadde qualche mese più tardi. Il 23 novembre 1994 esce anche nelle sale nostrane Il re leone. Forse è irrispettoso dilungarsi nel commentare una delle opere Disney più belle, diretta dal duo Allers-Minkoff. Tuttavia, per uno che ha passato l’infanzia all’ombra di Simba, è d’obbligo spendere qualche parola. L’idea primordiale era quella abbastanza semplice di un “Bambi in Africa”, che presto fu reindirizzata verso la figura del leone, più originale ed interessante. Molti guru dell’animazione, vedendo nel progetto spunti poco promettenti, decisero di spostarsi su Pocahontas, allora considerato foriero di maggiori fortune. La storia li smentirà, ma questa “migrazione” consentì ad alcuni rampanti animatori di porsi
all’attenzione della Disney. Grazie alle loro idee la trama fu progressivamente plasmata sino a diventare il capolavoro che conosciamo tutti. Il valore assoluto della pellicola si estende ad ogni aspetto della produzione. La qualità e il calore vivido del disegno a mano, forse ancor più apprezzabile per chi è cresciuto con la computer grafica Pixar o Dreamworks. I paesaggi sublimi di un’Africa evocativa in ogni sua sfumatura, che forse mai nessuno è riuscito a cogliere in istantanee così ineffabilmente affascinanti. Una trama profonda nella sua semplicità, accesa dal rapporto padre-figlio in cui un po’ tutti si sono rispecchiati.
E ancora le musiche meravigliose, che fondono melodie indigene a stili prettamente occidentali (a titolo altamente esemplificativo valga la stupenda Il cerchio della vita, interpretata da Ivana Spagna nella versione italiana). Quest’anno il film è stato trasposto in versione stereoscopica per il mercato home video e per una fugace ricomparsa sugli schermi cinematografici, a partire dall’11 novembre. I buoni incassi suscitano interessanti considerazioni sulla riproposizione di classici del passato. Ovviamente non è difficile etichettare queste iniziative come mere trovate commerciali per recuperare denaro senza lo sforzo di partorire nuove idee. Tuttavia io sono del parere che ciò non intacchi le finalità positive di questo genere di progetti: offrire la possibilità della fruizione cinematografica di alcune pietre miliari della settima arte a tutti coloro che ai tempi della prima uscita erano solo un abbozzo d’idea o nemmeno quello. Perché, inutile girarci attorno, la magia di una sala cinematografica non potrà mai essere rimpiazzata neanche dal miglior impianto home theatre del mondo. Perciò, hakuna matata.
MIX CULTURA 3.0 IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I
IL PICCOLO PRINCIPE DI ANTOINE DE SAINT-EXUPERY Di Chiara Barbaro “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano ” Il fascino di questo racconto sta nella sua disarmante semplicità. Ci insegna tante cose che abbiamo dimenticato crescendo. Perciò esso non può essere considerato solo un libro per bambini; ha molto da dire anche ai grandi. L’autore, in maniera originale e magica, descrive il mondo degli adulti attraverso gli occhi innocenti di un bambino evidenziandone i comportamenti irragionevoli e talvolta inutili. Questa opera è stata interpretata e adattata da Salvatore Della Villa , maestro di recitazione , residente a Lecce , dove impartisce lezioni di teatro. Questo spettacolo si terrà a Cavalino ( Le ) Teatro II Ducale , a partire dal 16 – 17 – 18 – 19 – 25 – 26 dicembre . Il racconto parla del viaggio del piccolo principi che per conoscere l’universo vaga da un asteroide all’altro.
E durante il suo cammino incontra individui strani, ognuno con delle caratteristiche particolari, che non si può non ricordare: un re triste perché non ci sono uomini a servirlo, un ubriacone che continua a bere per non provare la vergogna di bere, un uomo che accende e spegne continuamente i suoi lampioni. Dietro le storie di queste persone si nascondono i vizi e le virtù di ogni uomo e il passo successivo che si deve compiere per migliorarsi e stare in armonia con gli altri e con se stessi. Intanto il protagonista tramite un flashback racconta le vicissitudini avute in precedenza; infatti prima di approdare sulla terra visita diversi pianeti, conoscendo anche molte persone, tra cui: il Re: personaggio triste e desideroso di impartire ordini alle altre persone. Il Vanitoso: Personaggio alquanto strano,perduto nella inutile contemplazione di se stesso L'Ubriacone:beve per dimenticare di essere un alcolizzato L'uomo D'Affari:è preso a calcolare un infinito numero di stelle,credendo di possederle. Il Lampionaio:personaggio senza personalità,accende e spegne un lampione nonostante il giorno e la notte si susseguano continuamente nel suo minuscolo pianeta. Il Geografo:anziana e saggia persona, pur non
MEGLIO UN CANE AMICO O UN AMUCO CANE? MEGLIO "I CANI" di Andrea Vergori Vi ricordate quando nel primo numero accennammo ai nomi alquanto bizzarri di alcuni dei protagonisti dello scenario underground italiano? Il lunghissimo, e quasi d'altri tempi, "Le luci della centrale elettrica"; l'anomalia economicomercatale di Dario Brunori con il suo "Sas"; quel quasi Dante di "Dente"; oppure il diabolico afflato di "Pan del diavolo". Questo è niente se paragonato a questa scena: una diciottenne si avvicina alla madre e dice "Ma', mica c'hai dieci euro???...no, te li chiedo perché sta sera vado a sentire i cani". Ebbene si, da qualche tempo in rete è esploso il fenomeno de "I Cani", un gruppo romano che è solito esibirsi, rilasciare interviste e presentarsi nei video delle loro canzoni con sacchetti da spesa in testa. "Il sorprendente album d'esordio dei cani", uscito quest'anno, è il titolo del loro primo lavoro. Da un annetto, però, i cani col sacco in testa abbaiano nei video-canali della rete. E il pubblico virtuale si divide.
C'è già chi li erge a fenomeno musicale dell'anno come, ad esempio, accadde nel 2008 con Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica). Spulciando tra i commenti, infatti, qualcuno scrive "Sono forti", "Sono la cosa migliore degli ultimi 5 anni" scrive qualcun altro, "grandissimi" altri ancora. Dall'altra parte, c'è chi, invece, di cani proprio non vuol sentirne parlare e pensa sia il caso che facciano quello che gli viene meglio, abbaiare, e instupiditi, cercare di addentare la loro coda. Ma si sa, spesse volte chi è colto dalle luci della ribalta, per quanto poco luminose possano essere quelle underground, divide. Come si dice in questi casi? O si amano o si odiano. Noi proviamo ad ascoltarli. Se il sound dei cani ricalca il pop"sintetizzato" dei primi anni ottanta, tutti i testi del
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avendo esploratori al suo servizio, è proprio lui che consiglia al principe di visitare la terra. Tuttavia il personaggio che rimane più impresso nella mente del protagonista è la volpe. Nonostante la differenza di specie, riesce ad instaurare un rapporto di amicizia profonda con il protagonista,rivelandogli anche preziosi insegnamenti. L'ultimo personaggio che porta a compimento la storia, è il serpente, che pur uccidendo il principe, lo aiuta a ritornare nel suo pianeta. Due aspetti non definiti dall'autore sono lo spazio e il tempo. Lo spazio in cui si svolge la vicenda è il deserto del Sahara, ciò nonostante anche nel pianeta del piccolo principe si svolgono azioni importanti al fine della storia.
sorprendete esordio sono percorsi da una tensione ironica-non-troppoironica-incazzata. Ironia sui pariolini di 18 anni che comprano e vendono motorini, che fanno i filmini con le quartine. Ironia sui nati nel '69 che fanno i camerieri al centro e scrivono racconti. Ironia su …"I critici musicali ora hanno il blog. Gli artisti in circolo al Circolo degli Artisti. I falsi nerd con gli occhiali da nerd. I radical chic senza radical. Nichilisti col cocktail in mano che sognano di essere famosi come Vasco Brondi". Ironia, velata da un digrignare i denti che è solo interiore, non visibile ad occhio nudo, quando dicono "Vedi Niccolò, la gente non è il mestiere che fa, o i vestiti che porta, le scarpe che mette, la roba che ha. Ad esempio mio padre insegnava all'università. Quando è morto non sai i telegrammi, la quantità." Ascoltate i cani. Ascoltate i nostri più fedeli amici. E se vi chiedono: meglio un amico cane o un cane amico? Voi rispondete: meglio I Cani!
UNAPARENTESI IL MEGAFONO -Uscita VI– Anno I Pag. 16
LE RANE CHE VOLEVANO UN RE di Raffaele My `era una volta uno stagno stracolmo di rane litigiose. Tutto il giorno si accapigliavano e gracidavano su chi dovesse accudire i girini, chi dovesse pagare l`ICI sulle ninfee, come dividersi i mosconi piu`succulenti eccetera eccetera. Poiche` dopo anni di assemblee senza costrutto ne avevano abbastanza di litigare, chiesero a Zeus un re che mettesse fine alle discussioni con un po` di decisionismo. Col benestare del venerando padre degli dei, dal fango limaccioso della prima repubblica rettiliana striscio` fuori un biscione squamoso che si era ingrassato a dismisura negli anni `80. Come aveva fatto? Le ranocchie curiose finirono in Francia a far coscette. Le altre capirono. Nonostante questi misteri e un certo aspetto repellente, il biscione aveva dalla sua un paio di occhi ipnotici che avevano una presa malsana sulle rane, sicche` esse lo accettarono come monarca indiscusso. Il biscione soddisfatto si spaparanzo` sulla ninfea piu` confortevole e nomino` tutta una serie di loschi rospacci subordinati: chi gli ungeva le squame, chi gli massaggiava la coda, c`erano persino quelli che gli portavano le raganelle minorenni dal Marocco. Una bella vita. Peccato che, dai e dai, la maggioranza delle rane comincio` a essere scocciata. Passino i privilegi, ma questo non faceva mai niente tutto il giorno, i problemi aumentavano e loro litigavano piu` di prima!
Mentre la vita nello stagno si faceva sempre piu` fangosa, cominciarono a spargersi strane voci. Si diceva che presto sarebbero arrivati dei misteriosi esattori mandati a riscuotere la bolletta dell`acqua. Dicevano che lo stagno ne contenesse troppa. Ma come era possibile? Le rane scoprirono che negli anni i loro capi avevano firmato accordi con i vicini per cautelarsi da alluvioni e siccita`. Accordi con i coccodrilli del fiume vicino che prevedevano canalizzazioni, grandi opere, dragaggi regolari, tutto bello in apparenza... salvo per un particolare: l`acqua non era piu` solo loro ma era comune a tutta la regione. Non c`era piu` scelta: dovevano mettersi in regola se non volevano essere espropriate. Apriti cielo! Le rane chiesero invano una soluzione al biscione: questo tergiverso`, uso` gli occhi ipnotici per convincere l`opinione pubblica preoccupata, compro` qualche guardia del corpo; ma non era diventato cosi` grasso senza una buona dose di furbizia. Appena vide la mala parata, striscio` in un canneto a godersi la vecchiaia. Le rane allora pregarono Zeus che gli mandasse qualcuno un po` piu` decente, capace di sedare i conflitti e razionare questa benedetta acqua, se proprio si doveva. Zeus ridacchiando acconsenti`.
Il giorno dopo, tra lampi tuoni e articolesse sul Batrace della Sera, arrivo` un gigantesco macchinario, tutto cromato e luccicante con la scritta GOLDMAN SACHS sulla fiancata. Le rane festeggiarono gioiose fino a notte fonda, tra canti di Alleluia dedicati al padre Zeus e pubbliche crocifissioni di dissidenti riottosi: finalmente un re imparziale, finalmente basta con questa corte di parassiti, finalmente abbiamo uno che di sicuro non deve pensare a mangiare! E` meccanico! Povere ranocchie. Quello che non sapevano era che in cambio di un posto confortevole al rettilario, i capi dei coccodrilli il biscione e i potentati della zona si erano venduti laghi, fiumi, annessi e connessi; che sullo stagno stava per essere costruita un`autostrada a quattro corsie; e che il macchinone che chiamavano re, beh, era una pompa idrovora da 600 cavalli.
Largo lo spread, la via si fa stretta, Monti ti lega e Marchionne t`inchiappetta.
LA BACHECA DEL MEGAFONO
Il Megafono si chiede quando sarà pubblicato il bando per la Biblioteca
Il Megafono si chiede come mai il Comune dopo più di due mesi non ha risposto alla domanda di accesso gli atti!
Il Megafono si chiede cosa sia questo "Radio Ponte" vicino il paese!
Il Megafono invita ad entrare nel suo blog! ilmegafonoblog.bl ogspot.com
Mix cultura 4.0 IL MEGAFONO - Uscita VI – Anno I Pag. 17
LA CENTOPORTE DI GIURDIGNANO di Marco Pretolani In questo numero continuiamo ad occuparci di siti salentini mantenendoci nell’area di Otranto-Maglie, ed in particolare tratteremo i ruderi della chiesa dei santi Cosma e Damiano detta “Centoporte” per gli innumerevoli ingressi, costruita tra la fine del V e l’inizio del VI secolo d.C.(Tardo Medioevo), nel territorio di Giurdignano. L’edificio appartiene ad una grande basilica a tre navate e strutture murarie conservate in elevato ed alte circa m.5. Grazie agli studi eseguiti fin dal 1882 dall’Ing. Giovanni Bodio, Cosimo De Giorgi,illustre medico appassionato di archeologia,Giuseppe Palumbo (fotografo) o il Prof Adriano Prandi che ne studiò l’architettura, fino alle indagini archeologiche condotte dal Prof. Paul Arthur e dall’Arch. Michela Catalano tra il 19931995 (a cui spetta il merito di aver riscoperto l’intitolazione della chiesa di Centoporte ai Santi Cosma e Damiano), è possibile documentare l’importanza storica, architettonica e archeologica della Chiesa malgrado lo stato di avanzato degrado, che non ha mai subito un intervento conservativo o di valorizzazione. Nell’aprile del 1880 De Giorgi la descrive «in decadenza,”miseranda”,con le sue tre navate divise da dieci pilastri, senza croce, con una sola abside(è una volta tronca) in fondo alla navata centrale e preceduta da un vestibolo(passaggio tra l’ingresso e l’interno della struttura). Le pareti erano intonacate e dipinte a fresco
e il tetto era a due pioventi. Tre porte permettevano l’ingresso al tempio, una per ciascuna navata. Buona parte dei muri e dei pilastri sono rovinati verso l’interno della basilica sotterrando il pavimento. Vi è presente anche una cripta con sepolture a camera,saccheggiata e sotterrata. La maggior parte della struttura è realizzata con grandi blocchi squadrati in pietra leccese provenienti da qualche edificio ellenistico, come testimoniano le lettere greche incise. Le altre strutture murarie sono costituite da blocchi calcarei legati con un ottima malta ed intonaco bianco,che in diversi punti è conservato con eccezionale presa». Tra il 1993-1995,gli scavi condotti dal Prof Arthur,docente di Archeologia Medievale presso l’Università del Salento,hanno permesso di acquisire nuovi dati: tegole e coppi ceramici ci rivelano la copertura a doppio spiovente della navata centrale;all’interno dell’edificio non è stata trovata traccia di pavimentazione. La ceramica rinvenuta sembra databile tra il tardo V e gli inizi del VI secolo; nei campi di fronte alla chiesa sono state rinvenute una serie
di tombe, alcune delle quali sono databili al tardo VI o VII secolo. Confrontandolo, l’edificio pare abbia somiglianze con gli edifici della Bisanzio orientale(Costantinopoli). Probabilmente tra il VII e l’VIII secolo l’edificio fu ristrutturato (monastero?) con la creazione di 2 ambienti all’interno della navata centrale(una piccola chiesa il primo, con affreschi raffiguranti la Vergine e i Santi Cosma e Damiano;mentre il secondo doveva essere un dormitorio) e venne fortificato tamponando alcune aperture dei muri perimetrali della chiese;in ultimo vi fu aggiunto un ambiente rettangolare in cui è stata rinvenuta una sepoltura databile intorno all’XI secolo. Oggi la Chiesa di “Centoporte” è riconosciuta un bene culturale tutelato che presenta un interesse storico,architettonico e archeologico, che fino a qualche anno fa,e forse tutt’ora, era vittima di atti vandalici e depredamento. Dal 2007 se ne occupa un’associazione di volontariato,Archeoclub di Porto Badisco, che stipulò una Convenzione d’Uso con le Ferrovie del Sud/Est, che ne erano in origine proprietari,nella quale si impegna a svolgervi attività di valorizzazione e fruizione dello stesso,garantendone manutenzione, ordinaria e straordinaria,e cura,il cui unico intervento al momento è stato il taglio della vegetazione dell’area della Chiesa. Rimaniamo in attesa di un urgente intervento di ristrutturazione e conservazione come ad esempio la creazione di una recinzione protettiva o opere del genere che ne garantiscano la conservazione e la protezione da atti vandalici e simili.
"IL MEGAFONO"
"Edicola Toc-Toc", Piazza Paisiello, 11 /13 Arnesano
Tabacchi da Giuseppe Perrone, Via Marchese Bernardini
Periodico fondato da Isaia Giancane. Redattori (in ordine alfabetico): Sara Allori Roberta Altomare Chiara Barbaro Gabriele Carlà Marco Cicaloni Nunzia De Padova Alessandro Lorenzo Massimiliano Lorenzo Alberto Manfreda Carlotta Papadia Marco Pretolani Marco Puscio Luigi Quarta Andrea Raho Stefano Rizzello Cristiano Spedicato Andrea Vergori
Mix cultura 5.0 IL MEGAFONO -Uscita VI – Anno I Pag. 18
A UNA MADONNA (EX-VOTO DI GUSTO SPAGNOLO).
ANGELO O SIRENA? CHE IMPORTA di Roberta Altomare
Voglio innalzare per te, mia Madonna, mia amante, un altare sotterraneo nel profondo della mia disperazione, e scavare, nell'angolo più nero del mio cuore, fuori dal mondano desiderio e dall'occhio schernitore, una nicchia smaltata d'oro e d'azzurro ove tu possa ergerti, Statua piena di stupore. Coi miei versi lucenti, intrecciati d'un puro metallo, con sapienza costellato di rime di cristallo, porrò sul tuo capo una grande corona; e nella mia gelosia, o mortale Madonna, ti taglierò un Mantello, di gusto barbarico, rigido e pesante, foderato di sospetto: così che, come una garitta, chiuda le tue grazie. E non sarà ornato di perle, ma di tutte le mie lacrime! La tua Veste sarà il mio desiderio, fremente, ondulante, il mio desiderio che sale e scende, che si culla sulle cime, si riposa nelle valli, e copre d'un bacio tutto il tuo corpo bianco e rosa. Ti farò, col mio Rispetto, delle belle Scarpe di raso, umiliate dai tuoi piedi divini: imprigionandoli in una molle stretta, ne conserveranno l'impronta come uno stampo fedele. Se io non posso, malgrado la mia arte diligente, farti sgabello d'una Luna d'argento, porrò almeno il Serpente che mi morde i visceri sotto i tuoi piedi, affinché tu calpesti e schernisca, Regina vittoriosa e feconda di redenzioni, questo mostro gonfio di odio e di sputi. Vedrai i miei Pensieri, disposti come i Ceri dinanzi all'altare fiorito della Regina delle Vergini, costellando di riflessi il soffitto dipinto in azzurro, guardarti fissamente con degli occhi di fuoco: e poi che tutto in me ti ammira e ti ama, tutto si farà Benzoino, Incenso, Olibano, Mirra; e senza posa verso di te, vetta bianca e nevosa, in Vapori s'innalzerà il mio Spirito tempestoso. Infine, per completare la tua figura di Maria, e per mischiare amore e barbarie, nera Voluttà, farò, boia pieno di rimorsi, dei sette Peccati capitali sette Coltelli ben affilati, e come un giocoliere insensibile, prendendo il più profondo del tuo amore come bersaglio, li pianterò nel tuo Cuore ansimante, nel tuo Cuore singhiozzante, nel tuo Cuore sanguinante.
Nell’amore della donna, Baudelaire , ha ossessivamente cercato quell’alterità complementare in cui realizzarsi nel possesso totale. Ma è proprio nell’amore invece, che egli subisce le esperienze più dolorose , non certo imputabili solo ad accidentali delusioni o fiaschi. Il poeta ne demolisce il mito su un piano più generale, passando dalle elevazioni più sublimi ai livelli più infimi. Nella sua poesia si concentrano nei confronti della donna il massimo possibile di amara voluttà e di gioia spirituale. All’idea di femminilità vengono associate migliaia di sensazioni che ne moltiplicano il godimento, lo fermano e lo bloccano in uno spazio chiuso e saturo (ad esempio l’idea di una “statua-immagine”). Per Baudelaire la donna risplende come un astro inutile, come la stessa Bellezza, stupenda e superflua, dalle forme ampie, magnifiche, statuarie. Egli la idealizza, la santifica e in questa sua volontà di spirituallizzare l’amore, nel coglierne la sua essenza divina, ha potuto trovare ed esprimere il modo e l’illusione di vincere la Noia, il Tempo, e la Morte. Ma questi concetti, queste immagini ricevono poi le più crude smentite, così da trasformare l’attrazione in disprezzo, l’amore in odio. Egli giunge al concetto che la Voluttà non è tanto il Male, il peccato, cioè il piacere della cosa proibita, ma consiste nel piacere e nella certezza di fare il male “ La voluttà unica e suprema dell'amore sta nella certezza di fare il male. E l'uomo e la donna sanno [...] che nel male è ogni voluttà“ (Diari intimi). Da qui l’amore considerato come una tortura o un’operazione chirurgica, sempre con uno che agisce e l’altro che subisce, un carnefice e una vittima “L'amore è molto simile a una tortura o a una operazione chirurgica. Anche se i due amanti sono molto innamorati e colmi di reciproci desideri, uno dei due sarà sempre più calmo o meno invasato dell'altro. Quello, o quella, è l'operatore, ovvero il carnefice; l'altro, o l'altra, l'assoggettato, la vittima.” (Diari intimi). Vi propongo qui una poesia tratta da “I fiori del male” definita da alcuni critici ambigua e sconcertante, perché racchiude al suo interno sentimenti di devozione e di odio, di esaltazione e di feroce vendetta, di amore dichiarato ancora, riconfermato, e di dispetto, di rabbia, di voglia sadica di far male e di punire la sua adorata “padrona”. La bellezza del componimento, oltre che nel contenuto ricco di splendidi simboli, sta nella costruzione di una “statuaimmagine”, smaltata e tempestata tutta da sentimenti e idee, positivi (desiderio, rispetto, amore, voluttà) e negativi (gelosia, sospetto, lacrime), che divengono immagine attraverso l’uso di metafore incisive, che decorano, raffigurano e feriscono, illuminano e seviziano. Ma al di là di simboli, immagini o metafore, sono gli stessi versi “meravigliosa cascata di alessandrini classici”, che scolpiscono e rivestono, man mano che la si legge.