I frutti di un buon seme di Franco Maria Puddu
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La validità della formula della Lega Navale si è evidenziata nel tempo, già sin dai primi decenni della sua esistenza
ra il 2 giugno del 1897 (per combinazione lo stesso giorno nel quale, a partire da mezzo secolo dopo, sarebbe stata celebrata la nascita della Repubblica Italiana), quando a La Spezia, si riunì un comitato di ufficiali di Marina, ingegneri, dirigenti statali, uomini di cultura e di studio, il cui comune denominatore si rispecchiava nell’amore per il mare e nella riconosciuta necessità che questo sentimento, con tutte le conseguenze che avrebbe comportato espandendosi, fosse messo in condizioni di svilupparsi nella popolazione del Regno e, in particolare, tra i giovani: quel giorno nasceva la Lega Navale Italiana. Si vivevano gli anni dell’Italia Umbertina, con tutti i suoi aneliti, le sue speranze e i suoi problemi, tra simpatie, ma anche antipatie, che Governi molto più “stagionati” da secoli di esistenza nutrivano verso il nuovo arrivato nel “comitas gentium” (come si sarebbe detto un tempo), o fra gli “happy few” come si direbbe oggi. Gli italiani erano molto meno di quelli attuali, l’istruzione ristagnava a livelli decisamente bassi e la nostra lingua, surrogata spesso dai dialetti regionali, era ben lontana dall’essere l’idioma ufficiale del Regno; nelle officine e nei cantieri l’industrializzazione muoveva i primi incerti passi, e le que-
stioni sociali scuotevano lo scheletro del fragile navicello del Paese, portando a scioperi, tumulti e disordini. Le risorse naturali non abbondavano e così ben presto, per tentare di migliorare la situazione, decidemmo di andarle a cercare altrove e così un altro problema, il colonialismo, sarebbe venuto ad aggiungersi al già discretamente pesante fardello che gravava sulle spalle degli italiani, accodandosi fra l’altro a quello dell’emigrazione. Pure, con una notevole dose di entusiasmo e di ottimismo (forse anche di incoscienza?), quel giorno a La Spezia si decise di gettare un seme di speranza, con l’augurio che, in un futuro accettabilmente vicino, avrebbe attecchito in questo terreno tanto disomogeneo. Non si trattava, come alcuni avrebbero potuto pensare, di un programma elitario e piuttosto sterile che avrebbe portato alla nascita di un esclusivo club di yachtman tesi a dividere le proprie giornate tra uscite in mare e interminabili partite di bridge: al contrario.
Un messaggio innovativo Al di là delle estrazioni dei soci fondatori, il messaggio che per molti versi poteva considerarsi decisa-
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L’equipaggio del veliero San Giuseppe Due (al centro Giovanni Ajmone Cat) duramente impegnato durante la navigazione nelle acque dello Stretto di Drake, in Antartide, nel 1973; in apertura, uno dei primi loghi della Lega Navale Italiana
mente innovativo, era rivolto dalla Lega a tutti gli italiani, è vero, ma principalmente ai giovani, alle nuove speranze del Paese, e, anche per sottolineare queste sue aspirazioni, il 28 febbraio del 1907, l’Associazione veniva eletta, con Regio Decreto n° 48, ad ente morale. Ci si permetta di far notare che (in fondo la vanità può anche essere solo un peccato veniale), l’organo di informazione dell’Associazione, ossia quella che nei decenni sarebbe divenuta la nostra Rivista, andava in stampa a partire dal dicembre del 1897, assicurandosi così a tutt’oggi, il primato di essere il più “anziano” periodico navale non militare esistente al mondo. Superate le dure vicissitudini della Prima Guerra Mondiale e sopravvissuta alle immani distruzioni della Seconda, la LNI tornava a risorgere dal panorama di macerie che costellava il nostro povero
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Paese fino a che, il 20 marzo del 1975, la legge n° 70 della Repubblica Italiana ne trasformava la ragione sociale da istituzione privata a Ente di interesse pubblico. Da questo momento, con tenacia, i risultati colti dalle Sezioni e Delegazioni che ne compongono la struttura periferica, iniziavano una lenta ma costante marcia trionfale che portava alla ribalta del mondo navale, marinaresco, velico e sportivo una serie di risultati di estremo valore. A puro titolo di esempio ne riportiamo solamente alcuni: nel 1949 lo yacht Pegaso, battente il guidone sociale, partiva da Rapallo alla volta di New York, per effettuare la prima crociera di una nave da diporto italiana attraverso l’Atlantico del dopoguerra e nel 1954, il cutter Marta ripeteva l’impresa, ma questa volta dirigendo sul Brasile e l’Argentina.
mo ricordare che se queste imprese davano fasto alla Lega Navale Italiana, non certo minore era quello che, più in sordina ma con non minore importanza, si estrinsecava nel crescere e nello svilupparsi delle strutture periferiche, manifestandosi soprattutto nella partecipazione unanime dei soci alle attività della propria Sezione o Delegazione, offrendo l’apporto della propria preparazione culturale e marinaresca e dando in prestito gratuitamente, ogni volta che fosse stato necessario o possibile, a chi non ne disponeva la propria barca. Ricordiamoci che fra gli altri suoi strascichi, la guerra aveva comportato la scomparsa di gran parte della flotta delle imbarcazioni diportisti che nazionali.
Una crescita nel tempo Nel 1997, al compimento del suo centesimo anno di età, la Lega Navale Italiana poteva contare sulla presenza di ben 47.000 soci, distribuiti in 186 tra Sezioni e Delegazioni, con 3 L’Idea Due, il motoveliero che negli Anni 90 ha effettuato numerose traversate tra Otranto e Centri Nautici e centinaia Durazzo per trasportare tonnellate di aiuti alla popolazione albanese di giovani avviati ogni anno alla vela e al canottagNel 1969, il comandante Mario Valli, patrocinato gio, con una “flotta” di oltre 5.000 unità, mentre dalla LNI, partendo da Callao, in Perù, con il batoggi, all’alba del secolo e mezzo di età, anche se in tello pneumatico Celeusta, attraversava a vela il tempi particolarmente difficili per il nostro Paese, Pacifico fino a Tahiti, mentre il 1° luglio del 1973 può vantare circa 59.000 soci in 218 Sezioni e 39 da Anzio prendeva il via, sotto l’egida LNI, una Delegazioni, sempre con 3 Centri Nautici, con una campagna scientifica da effettuarsi nelle acque flotta di circa 13.000 imbarcazioni. dell’Antartide utilizzando il motoveliero San GiuNon si può certo negare che si tratti di risultati seppe Due, armato a feluca e al comando di Gioben più che soddisfacenti, ma attenzione; tutto vanni Ajmone Cat. questo sta a testimoniare la grande attenzione e Potremmo prolungare per righe, righe e righe quel’indubbio interesse che la nostra Associazione ha st’elencazione di eventi e di primati, ma preferiarisvegliato fra il grande pubblico, nonché la dili-
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Uno dei pozzi che sono stati realizzati in Tanzania grazie alla collaborazione tra la Sezione di Ortona e l’Associazione umanitaria Karibù
genza, la professionalità e la competenza con le quali i suoi quadri e i suoi soci hanno affrontato e assolto gli incarichi loro assegnati, oltre alla validità delle scelte fatte dalla Presidenza Nazionale. Ma, tutto sommato, fino a questo punto parliamo solo dei risultati di una corretta ed oculata gestione associativa, mentre la cosa inizia a divenire più interessante quando andiamo incontro ad attività svolte “di iniziativa” dalle Sezioni, quindi non concertate e dirette dall’alto, ma svolte e portate a termine in occasioni di eventi o situazioni impreviste e al di fuori del comune. In altre parole di quelle che mettono in chiaro, al di là di ogni dubbio, che la “maturità” che si è andata acquisendo nel tempo non è identificabile solo nel corretto svolgimento di buone lezioni di vela, nell’azione di validi istruttori e nella ricezione di capaci regatanti che portano a corretto svolgi-
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mento regate più o meno grandi o impegnative. Ci riferiamo, infatti, a quegli eventi che evidenziano le capacità raggiunte al di là del semplice campo istituzionale nelle situazioni impreviste che coinvolgono, prima di tutto, l’etica dell’uomo di mare o che comunque ama il mare, lo rispetta e ad esso si ispira. Parliamo, è evidente, di quando, all’improvviso, ci si guarda negli occhi e ci si dice: “e adesso che facciamo?”. Ecco, se l’uomo è in grado di rispondere positivamente a queste prove, vuol dire che il suo maestro è stato valido e che lui potrà essere sempre un buon punto di riferimento, anche nelle emergenze che si possono verificare, nella società. Per non spendere tante parole a vuoto, comunque, facciamo alcuni esempi di come, negli anni, alcune (perché di tante non si sono avute notizie) Sezioni o Delegazioni hanno reagito di propria
Bambini e adolescenti venuti a ritemprarsi dalle nefaste influenze dell’atmosfera di Chernobyl grazie all’invito della Sezione di Meina, si bagnano nelle acque del Lago Maggiore, presso la base LNI
iniziativa di fronte a imprevisti vari seguendo, per intuito, le proprie scelte di gruppo. Non bisogna ritenere che sia una esagerazione la frase “imprevisti vari”, perché le situazioni che sono state di volta in volta affrontate, anche con una certa “grinta”, riguardano le più disparate e impegnative attività che si possano immaginare.
Aiuti umanitari all’estero A partire, ad esempio, da tempi non ancora lontani dai nostri giorni, quando dal 1991 fino al 1993, ma occasionalmente anche negli anni successivi, un gruppo di soci della Sezione di Otranto guidati da Lele Coluccia, con il motoveliero Idea Due, un 22 metri che normalmente operava come nave scuola dei gruppi nautici LNI pugliesi, iniziò ad effettuare viaggi di collegamento fra l’Italia e l’Albania, da Otranto a Valona, quando ancora non era stata ripristinata la minima tratta mercantile e tut-
to quello che era portato nel Paese delle Aquile trovava posto solo sulle navi della Marina Militare, per trasportare tonnellate e tonnellate di materiali di prima necessità, viveri, vestiario, medicinali per la popolazione albanese che stava vivendo uno dei periodi più drammatici della sua storia contemporanea. Un’altra Sezione che si è fatta onore nel settore dell’aiuto internazionale, poi, è stata quella di Ortona che collabora dalla seconda metà degli Anni 90 con la ONLUS “Karibu - Insieme per Crescere”, una associazione di volontariato che opera in Africa, prevalentemente in Tanzania e in Senegal, dove fino al 2011 ha realizzato un dispensario per la cura della malaria nel villaggio di Mtwango, in Tanzania, oltre a un dispensario di ginecologia nel villaggio di Ngohe, una scuola a Mbar, cinque pozzi per acqua potabile nella zona di Fatick e una sala informatica nei dintorni di Kafrine, tutti nel Senegal, mentre la col-
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laborazione continua ancora, tanto che questo anno si prevede l’inaugurazione di un nuovo pozzo, manufatti che sono tutti intestati alla Lega Navale Italiana. Altre Sezioni invece, come quelle di Meina, Monopoli e Noli hanno scelto di aiutare indirettamente popolazioni colpite da gravi disastri, come quella di Chernobyl, annichilita dalle perdite seguite all’incidente subìto nel 1986 in occasione della grave avaria occorsa al suo vecchio reattore nucleare, ospitandone per alcune settimane nel periodo estivo, folti gruppi di bambini. Aiuto che continua ancora perché anche se è vero che la popolazione venne immediatamente evacuata e che da quella data sono passati oramai oltre venti anni, è altrettanto vero che i danni delle radiazioni non svaniscono, ma vanno avanti per generazioni. A Hiroshima e Nagasaki c’è ancora chi muore, oggi, per quanto avvenne nel 1945.
Assistenza alla gioventù
Un grazioso e delicato manufatto donato dai ragazzi ospiti della Comunità Pubblica del Dipar-
timento di Giustizia Minorile alla Sezione di Genova Quinto, che li ha ospitati offrendo loro la Non bisogna però dimenpartecipazione a corsi di canoa e kayak ticare anche i problemi che esistono, e purtroppo Oppure c’è chi si è trovato, per così dire, davanti al non sono pochi, anche in Italia, principalmente “fatto compiuto” e ha dovuto decidere su due pienel comparto del Sociale. Per questo la Sezione di di cosa fare, come la Sezione di Vicenza, che il 1° Genova Quinto, nell’estate del 2010, ha deciso di novembre del 2010 si svegliò con il centro storico compiere un delicato e importante esperimento, della città inondato dal fiume Bacchiglione, che accogliendo alcuni ragazzi della Comunità Pubblifra l’altro minacciava direttamente anche il Teatro ca del Dipartimento di Giustizia Minorile, dediOlimpico, perla architettonica del grande Palladio. cando loro un corso di canoa e kayak, al termine Con una barchetta pieghevole chiamata Mariposa del quale è stato possibile riscontrare, con enorme (farfalla in spagnolo), armata immediatamente, alsoddisfazione di tutti, la puntualità, l’educazione, cuni soci si dirigevano subito nella zona a maggior l’attenzione, la voglia d’imparare e l’entusiasmo rischio, confortando, trasportando e aiutando gli manifestati da tutti i frequentatori del corso.
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Un’immagine significativa pur nella sua pessima qualità: la barchetta Mariposa sosta, tra un viaggio e un altro, in una rotonda stradale, fra le vie cittadine trasformate in torrenti dall’alluvione, a Vicenza, nel novembre 2010
La locandina che invita la popolazione ad assistere alla piantumazione di nuovi alberi di tamerici, a Torvaianica, operazione fortemente voluta e appoggiata dalla locale Sezione
abitanti, sindaco compreso, giunto poco dopo sul posto. Gli interventi condotti dalla “farfallina”, che per la sua leggerezza poteva essere facilmente portata e manovrata anche in mezzo ad ostacoli, e nelle strade divenute canali profondi anche un metro e mezzo, prima dell’arrivo in forze di Protezione Civile, Polizia, Esercito e volontari cittadini, furono innumerevoli. Quindi venivano offerte alla Società Acque Vicentine, che gestisce Acqua, Luce, Gas e Nettezza Urbana, tutte le 5 barche a remi della Sezione, mentre i soci, come tutta la popolazione, lavoravano incessantemente per liberare la città dal fango. Altre volte è stato necessario rimboccarsi seriamente le maniche e tra mille difficoltà, purtroppo molto spesso economiche, darsi da fare per ricostituire lunghi tratti di arenile erosi dalla forza selvaggia dei marosi, come è stato per la Sezione di Lido di Enea che lo scorso anno ha dovuto provvedere, con un lavoro magistralmente portato a termine, più che a “ripascere”, a ricostruire metri e metri di spiaggia. Non sempre, però, è necessario operare per opporsi ai danni causati dalla natura. A Torvaianica, sul litorale laziale, il 21 novembre dello scorso anno, in
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occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, si è svolta una simpatica cerimonia che ha visto la piantumazione di molti piccoli esemplari di tamerici, acquistati dalla Sezione di Pomezia con i proventi della “Regata degli Alberi” e la raccolta fondi di “Torvaianica Sport & Sea”, donate alla Città di Pomezia, mentre la sezione di Amantea nel mese di marzo ha dato il via a “L’Albero… Maestro”, una manifestazione che ha visto, anche in questo caso sotto la guida dei soci, la piantumazione, presso il Porto Turistico, di alcuni alberi da parte di una folta rappresentanza di alunni delle scuole medie ed elementari. Bisogna, naturalmente, considerare il fatto che personale e mezzi della LNI non sempre si trovano sul luogo di questi rovinosi eventi, come pure il fatto che, anche se è di primaria importanza offrire aiuto, le nostre strutture periferiche non possono certo surrogare gli organismi istituzionali dello Stato preposti ad intervenire nelle situazioni di emergenza.
Il futuro ecologico Così, ad esempio, la Sezione di Ferrara, nel settembre dello scorso anno e all’inizio del marzo di questo, ha scelto di organizzare delle regate non competitive nelle acque di Lido degli Estensi dove l’iLa triste immagine della battigia che ha sostituito l’arenile eroso dal mare, a Lido di Enea, prima del ripascimento e della ricostruzione portati a termine per volere della Sescrizione dei partecipanti, ed zione la scorsa estate altri incassi sono stati devoluti al sindaco di uno dei coseguente delle raccolte di oli vegetali esausti, a Cemuni colpiti lo scorso anno dall’alluvione della riale, per sensibilizzare la cittadinanza sui danni Piana Modenese. che quotidianamente sono provocati dall’incuria Ma la natura si può aiutare anche prevenendo i umana, e a Rapallo, per prefigurare l’organizzaziodanni che l’uomo, con la sua dissennatezza, spesso ne dello smaltimento di oli domestici (sempre causa, come ci hanno insegnato le Sezioni di Ceriaesausti) al fine di riutilizzarli trasformati in carbule e di Rapallo, che hanno organizzato, rispettivaranti ecologici a basso livello di inquinamento. mente nel marzo del 2012 e nell’aprile dell’anno
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Anche ad Amantea, in Calabria, la locale Sezione ha favorito operazioni di rimboschimento condotte da giovani alunni delle scuole nei pressi del Porto Turistico sotto la guida di personale esperto
Senza adesso dilungarci ulteriormente su questi argomenti, peraltro interessanti e spesso poco noti, riteniamo che sia importante fare il punto sulla situa-
zione di partenza del nostro discorso: senza timore di smentita siamo certi di poter asserire che l’opera svolta dalle Sezioni della Lega Navale Italiana sin dai primi anni di esistenza dell’Associazione abbia dato dei frutti che sono andati al di là di quanto non si sarebbero aspettati i suoi benemeriti fondatori, in quanto, fra l’altro, hanno positivamente investito settori di interesse che ancora non erano immaginabili in quei primi eroici periodi, sia in Italia che all’estero. D’altronde, le situazioni, nel tempo, spesso evolvono molto lentamente e, con tutta la buona volontà, non sempre si riesce ad intuirne il lento ma costante sviluppo. Non per niente un antico e saggio proverbio cinese ci ricorda che tutti sentono il frastuono del tronco che crolla, ma nessuno riesce a percepire il rumore della foresta che, inarUna delle tanichette per la raccolta di olio alimentare usato, utilizzate dalla Sezione ■ restabile, cresce. di Ceriale, in Liguria per la raccolta degli oli esausti
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