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Novembre 2008 •
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Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB TV
ANNO XXXV n.7 NOVEMBRE 2008 € 1,00 www.ilpiave.it Fondato nel 1974 dal Comm. REDO CESCON
Testamento spirituale e poetico all’Italia
SCUOLA
I
Scuola primaria Una buona riforma Alessandro Biz
www.ilpiave.it
il tuo quotidiano on line
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ifendiamo la legge Gelmini dal putiferio degli scioperi studenteschi di matrice solamante politica. Fuori delle scuole striscioni di proteste nelle piazze studenti in scene di rivolta. Il maestro prevalente è una figura importante, di riferimento nella formazione di un bambino che ha bisogno di un modello positivo, di una guida. Posso portare la mia personale esperienza. Fra le mie attività extralavorative sono presidente di una società sportiva. In diversi anni ho notato come l’allenatore è sempre una guida formativa per il ragazzo, che ripone in lui fiducia e nei confronti del quale l’allenatore riesce a farsi voler bene, a farsi rispettare e quindi a farsi ascoltare, anche quando è ora di un rimprovero, e ad imprimere nell’atleta una disciplina. Il cane di tanti padroni, recita il proverbio, muore di fame. Un bimbo ha bisogno di una figura di riferimento, alla quale affezionarsi e dalla quale trarre insegnamenti, soprattutto morali. Chi può dimostrare che i cattivi costumi dei ragazzini delle ultime generazioni,
L’America volta pagina G Roberto Momo
li Stati Uniti hanno voltato pagina. Così come la seconda elezione di Bush ebbe un esito netto, dando piena fiducia al Presidente che stava portando avanti la guerra al terrorismo, oggi il voto netto a Barak Obama dimostra che gli Stati Uniti vogliono un cambio di rotta. Il nuovo Presidente è chiamato a guidare il Paese in un momento difficilissimo per l’economia. Sempre nei momenti di difficoltà economica chi guida il Paese viene punito dagli elettori. E cosi gli Usa scelgono la strada dei Democratici. Obama rappresenta il nuovo. Ha una immagine giovane che ispira fiducia e simpatia. E inoltre è nero. Un vantaggio in più in un mondo ipocrita dove il razzismo esiste al contrario e dove l’orgoglio della razza
(...) segue a pag. 3
(...) segue a pag. 07
In omaggio alla Grande Guerra
Dizionario Poetico di Licio Gelli
On. Ignazio La Russa*
Licio Gelli
talia svegliati prima di essere invasa dagli stranieri; devi pensare ai tuoi figli mentre vieni calpestata dal vagabondo, criminale, stupratore, spacciatore, ricevendoli in campi di accoglienza che non sono di concentramento, come alcuni accusano. Italia, terra e patria mia, che il Foscolo accusò di essere “terra prostituta”, premio di sempre alla vittoria, cerca nel tuo vero passato e nei suoi valori immortali quella forza che possa cambiare il cuore degli italiani, forgiare nelle tempra i giovani, oggi rassegnati a subire umiliazioni per le incapacità acquisite dalla mancanza di scuole adeguate e di insegnamenti veri e profondi. Apri orizzonti là dove oggi vedo grigi muri che imprigionano la vita, la verità, la speranza. E’ possibile che i miei occhi vedano che una terra come la nostra, forgiata da martiri, poeti, navigatori, combattenti, si sia ridotta alla meschina politica di oggi, a regioni in mano alla criminalità organizzata e quasi sempre collusa con i cosiddetti politici, che quasi sempre compiono gesti folli che negano ogni valore? Come può la terra di San Francesco d’Assisi, menestrello della povertà e della fede, veder arricchirsi sulla pelle dei cittadini, dei più deboli, come bambini e vecchi malati? Tutto è un ladrocinio e di lupi non ce ne sono solo a Gubbio, ma in quasi tutti i centri di potere. Come può la terra che vide mostrare da Cornelia i Gracchi, dicendo: “Questi sono i miei gioielli”, essere arrivata ad uccidere bambini, a mettere i neonati nei cassonetti dell’immondizia? Quale bestemmia può essere più grande di questa? E come possiamo leggere scritta infami. Incitanti all’odio e alla violenza, sui muri che un tempo dipingevano Giotto e Michelangelo? Come può una classe politica, fatta da infingardi, legiferare dove nacque il diritto Romano con le leggi che (...) segue a pag. 2
Vincere uniti la crisi ecomomica per non perdere divisi
I
Adriano Gionco
nostri nonni, dicevano che ogni tanti anni, ci voleva…”na guera” per azzerare le cose. Scaricare le tensioni e “tute le
Presentazione del volume in ultima pagina
“Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, Personale civile della Difesa, quest’anno ricorre il 90° anniversario di quel lontano 4 novembre 1918 che, con l’armistizio di Villa Giusti, nel padovano, segnò la vittoriosa conclusione
della Grande Guerra e il momento culminante della consacrazione dell’Unità nazionale. L’Italia dimostrò di essere una Nazione coesa e forte; un Popolo animato da un convinto sentimento identitario, che non si smorzò nem-
meno nei terribili giorni dell’offensiva nemica; anzi, da allora si radicò un profondo senso di patriottismo e consapevolezza dei valori nazionali, divenuto patrimonio comune degli italiani. Il ricordo di chi si immolò per
(...) segue a pag. 07
Giustizia. Esiste ancora la libertà di stampa?
Lettera aperta al Ministro della Giustizia On. Alfano
Gianluca Versace
Ileno Bronzin
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ari lettori del “Piave”, ne scrivo con disagio, perché trattasi di “fatto personale”. Però siccome è un fatto che riguarda il mio lavoro di giornalista e pure queste libere colonne, sarei reticente. E non mi va. Per farla breve, un pm ha sporto querela per un articolo pubblicato su questo periodico, qualche tempo fa. Il reato, passatemi la battuta, è quello di lesa maestà. Si tratta di un capo di imputazione abro(...) segue a pag. 16
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gregio Ministro, mi rivolgo a Lei in qualità di presidente dell’ADD, l’Associazione Veneta per la Difesa dei Diritti del Cittadino. La nostra associazione, a cui aderiscono circa duecentocinquanta soci è sorta a seguito dei numerosi casi di malagiustizia riscontrati nella nostra regione e nel Nordest, vicende giudiziarie che hanno travolto intere famiglie che si trovano ormai sull’orlo del baratro. Si tratta di artigiani, coltivatori diretti, (...) segue a pag. 14
(...) segue a pag. 2
IL PIAVE MORMORA Dalla Grande Guerra all’Unione Europea lo sviluppo di una Civiltà
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primo piano
• Novembre 2008
Siamo vicini al collasso dell’economia mondiale? I sintomi sono preoccupanti
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egli ultimi giorni le borse nel mondo hanno perso quasi dieci trilioni di dollari, ma la perdita sarà maggiore se gli Stati Uniti dovessero entrare in recessione. Nell’ ultima settimana gli economisti di tutto il mondo stavano di fronte a uno spaventoso enigma. La domanda era la seguente: che succede quando un terremoto finanziario come questo raggiunge il cuore del capitalismo mondiale? Lunedì, 21 gennaio, le borse reagirono allo stimolo fiscale di 150 bilioni di USD annunciato dalla Casa Bianca. Era il primo test dei provvedimenti di George W. Bush per dare vigore alla economia americana. La risposta fu negativa, gli indici caddero di quasi 10% in Asia, in Europa e America Latina, la maggior caduta dall’ 11 settembre, 2001. Il giorno dopo ci si aspettava un disastro peggiore. Ma prima che le borse cominciassero a funzionare, avvenne un fatto nuovo. Dopo una riunione straordinaria, anticipata di circa dieci giorni, Ben Bernanke, Chairman della Federal Reserve, annunciò il taglio dei tassi dal 4,25 al 3,50. Nemmeno questo funzionò. La decisione fu interpretata come un gesto disperato. “Tutti sanno che il buco è grande, ma nessuno riesce a vedere quanto”, disse l’ ex ministro brasiliano Delfim Netto. Frattanto in Svizzera alcuni economisti si trovavano riuniti per discutere sulla crisi del momen-
to. Parlavano dell’ arrivo di una “ terribile bestia”. Cercavano di sapere l’importo delle perdite degli investitori e i potenziali danni della “bestia economica”. Negli Stati Uniti l’investitore John Rutledge, socio della Rutledge Capital, calcolò che la perdita per gli investitori fu di 9,1 trilioni di USD. E aggiunse: “ Il valore delle imprese che negoziano nelle borse del mondo è caduto da 66,6 bilioni USD a 57,5 bilioni USD”. La statistica dell’ ultimo trimestre del 2007 e delle prime settimane del 2008, già rivela la recessione negli Stati Uniti. Se l’economia più forte del mondo, ossia quella americana, con un Pil di 12 trilioni di USD dovesse entrare in crisi, gli effetti saranno sentiti in tutto il mondo. Secondo l’economista Carlos Langone, “non c’è alcun ottimismo: la crescita globale nell’anno 2008 cadrà dal 5% al 3%”. Questo con una riduzione della domanda globale di beni di consumo, di un minimo 140 bilioni di USD. La negativa situazione combina la stagnazione economica con l’ inflazione, fenomeno questo che provoca la crisi finanziaria più grande dopo la fine della seconda guerra mondiale. Gian Pietro Bontempi NB. Questo articolo è stato scritto nel mese di gennaio 2008 ed è stato completamente trascurato dalla stampa nazionale. In sintesi, prevedeva quanto stiamo vivendo in questi giorni.
DALLA PRIMA
Vincere uniti... (...) cativerie”…riportare l’uomo alla sua misura per riprendere a costruire le famiglie, le case, i rapporti umani, con maggiore disponibilità verso gli altri, più solidarietà, uscendo da un periodo di lutti e di sofferenze. Dopo la fame si apprezza tutto, dopo la cattiveria: la bontà; dopo il gelo: il caldo; dopo l’odio: l’amore, e così via. Io da ragazzino ho visto la guerra, e come questa trasformi l’uomo e ne rafforzi tutti gli istinti peggiori: dall’egoismo al tradimento, alla ferocia disumana dell’uomo contro
l’uomo, e mi ero ripromesso che nella vita avrei fatto nel mio piccolo, tutto il possibile perché questo non avvenisse mai più, e che i miei figli potessero passare la loro vita senza subire gli orrori della guerra. Se i nostri vecchi avessero ragione o no, non lo so dire, penso però che se ciò che ora è accaduto nel mondo, per quanto riguarda la grande crisi economica, potesse considerarsi come una guerra (incruenta fisicamente) potrebbe servirci da lezione, e pertanto consentire di orientarci a ripartire dalle cose
vere: dalla “economia reale” come si usa dire oggi. Era ora, dicono tutti coloro che a questa economia sono rimasti fedeli tutta la vita (magari pagando caro questo amore) spesso vittima delle nuove procedure: “tecnologico-global-computerizzate” che pareva avessero abolito ogni fatica, ogni creatività, ogni imperfezione. Economia spesso “vip-finanziario-virtuale” senza regole, senza controlli e che ha contribuito non poco al “disastro” al quale assistiamo e nel quale ci troviamo nostro malgrado tutti coinvolti. Il lavoro…ultimamente accantonato con sufficienza e disdoro ritornerà speriamo alla sua dovuta, antica e universale dignità. Riprende vita pertanto la sag-
DALLA PRIMA
Testamento spirituale e poetico all’Italia (...) erano fatte dal Senato di Roma, con uomini come Catone e Cicerone? Ha vinto forse la razza di Catilina? Come si può infierire con una tassazione odiosa ed incolmabile gli eredi delle Cinque Giornate di Milano, che lottarono contro le tasse austriache ed i loro legislatori? E’ possibile che siano tutti morti e non sia rimasto nessun erede per liberare con forza il popolo italiano con forza da queste sanguisughe? Italia, Patria e terra mia, ritrova te stessa. Non imitare il gesto infame di Maramaldo contro Francesco Ferrucci, non costruire solo case dormitorio, monolocali e bilocali che cadono da soli, nella terra che ha visto il genio di costruttori come il Brunelleschi, Giotto o il Bernini. Ritorna ad una dimensione di vita civile ed umana, e non più barbara. Siamo stati invasi dai barbari, di ogni colore e razza, ai quali diamo il cibo, il lavoro e le case che invece neghiamo ai nostri connazionali; che invece conoscono disoccupazione e la vera e disperata miseria e si vedono cittadini di seconda serie, davanti ad albanesi, africani e cinesi. Ricordiamo l’Inno di Mameli…”Sia cacciato lo straniero” .Italia, ritrova la tua giustizia: quella dettata dalla verità, onesta e pura,
senza teoremi, ma solo con le prove e non con quella strumentalizzazione di alcuni magistrati senza scrupoli, legati alle bande dei partiti blasfemi, ammalati di protagonismo: la giustizia onesta che avevamo anche quando eravamo sottomessi all’Austria. Oggi, invece di essere fieri della nostra italianità, rimpiangiamo la buona amministrazione asburgica, dopo più di un secolo dalle nostre guerre di indipendenza che ci hanno portato alla libertà ed alla unità tanto agognata. Che i politici…ma non ne abbiano…prendano esempio dal Generale Garibaldi che, finito di combattere si ritrovò in Parlamento, sapendo che tradiva la sua e nostra causa, partì per Caprera con solo un sacco si sementi. Che i nostri politici, se hanno dignità, facciano altrettanto: una volta scaduto il loto mandato parlamentare, se ne tornino a casa invece di restare a Roma ad intrallazzare e trafficare. Vinciamo la piaga della droga con mano forte ed inflessibile e non come quella dei suoi fautori politici che vorrebbero distribuirla gratuitamente; la droga che ci serve è l’amor di Patria, l’esaltazione gloriosa dei Fratelli Bandiera, della genialità della corte di Direttore Responsabile Alessandro Biz
Fondato nel 1974 dal Comm. Redo Cescon (1929 - 2007)
Reg. Tribunale Treviso n.264 Iscritto all’USPI
Supervisione giornalistica Gianluca Versace
Lorenzo il Magnifico, delle passioni di artisti sublimi come il Caravaggio. Niente droga, ma sogni di arte e di gloria, perchè il nostro tempo ha bisogno di rinnovamento morale vero e reale, della spinta al coraggio dei giovani che oggi devono trovare i veri maestri, non certo quelli formatisi nel famigerato ’68. Riportiamo nelle piazze il tricolore, dalle Alpi alla Sicilia, ripristiniamo l’italianità, senza più le varie Autonomie, perché l’Italia è una, senza alcun bubbone attaccato che rendono solo più dispendiosa e complicata la macchina della burocrazia. Riportiamo la nostra scuola, la nostra università, la nostra ricerca all’esempio di docenti come Carducci e Pascoli, di ricercatori come Galvani e Spallanzani. Non indulgiamo più alle mode straniere,
Direzione Alessandro Biz
Roberto Momo
Andrea Catra
Mattia Perencin
Fabio Celant
Davide Pessot
Giovanni Cescon
Fabiano Zucco
Graziano Mattiuzzi
particolarmente a quelle americane che sono nocive, deleterie e negative, ma creiamo noi la nostra tempra, il Made in Italy, che se prima era una gardenia all’occhiello oggi è già un crisantemo che ritardando ancora…appassirà! Alziamo alto il tricolore, ma non per le partite negli stadi, ma per testimoniare che siamo italiani e ne andiamo fieri. Trasformiamo le discoteche e la folle musica techno che distrugge i cervelli, tornando a Puccini, a Verdi, a Rossini, ed anche ai cantanti moderni che siano veramente ispirati ad una musica ricca di sentimento e non commercializzata esclusivamente a scopo speculativo. La notte è stata creata per riposarsi perché gli studenti ed i lavoratori devono alzarsi presto la mattina. Tutti i locali, partico-
Edito da
Stampa
Associazione Culturale Il Piave
T.E.T. V.le Monfenera 8/B 31100 Treviso
via Friuli 7 - Quaternario 3 San Vendemiano (TV) Italia
larmente le discoteche, come avviene in Russia, a mezzanotte dovrebbero essere chiusi, così si risparmierebbero anche le giovani morti che immancabilmente avvengono dopo una serata in discoteca. Torniamo a portare la donna accanto al focolare e, se necessario, mettiamola sul nostro altare spirituale: non facciamone un oggetto, non permettiamo che siano corrotte prostitute; esse devono essere vere figlie, vere madri. E per questo, cancelliamo l’esasperazione femminista che vorrebbe mettere la donna alla pari dell’uomo, se non ad esso superiore. Cantiamo le ballate dei nostri Trovatori e non le canzonette insulse che si cerca di imporci. Siamo gli eredi di Cesare, di Michelangelo, dei geni assoluti ed impareggiabili: il nostro patrimonio artistico, tanto barbaramente ignorato anche per profonda incompetenza dei cosiddetti politici. Torniamo alla nostra verità, alle nostre radici, indossiamo l’elmo di Scipione, siamo saggi come Augusto e come Cesare Beccaria. Siano rinnovati nel nuovo entusiasmo i testimoni della nostra Patria, in modo che, in ogni parte del mondo, se qualcuno ci riconosce, dica con orgoglio: “Quelli sono italiani”. Ma tutto questo può avvenire se ci sarà la volontà e la forza, se occorre, ripristinando la meritocrazia, la gerarchia e l’economia, eliminando Enti fatiscenti e relativo personale, tutto questo prima….che la nave affondi! Licio Gelli
Tel. 0438 1791484 - 349 4081615 Fax 0438 6945889 e-mail:
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gia regola che recita: tutto si può risolvere con gli “accordi e la comprensione” e che tutto si può inutilmente distruggere con la forza insensata della sopraffazione. La grande paura di questo momento, speriamo serva di lezione ai governanti di tutto il mondo, affinché si impegnino a ricercare soluzioni “pacifiche” a tutti i contrasti e i gravi problemi del mondo, alla ricerca dei giusti equilibri, non dimenticando che lo spettro della “guerra” per cupidigia, per ignoranza, o per disperazione dei diseredati, è sempre in agguato. “Combattiamo” quindi, per il solo caso consentito, … per evitarla. Adriano Gionco
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primo piano
Novembre 2008 • DALLA PRIMA
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L’America volta pagina (...) vale per i neri e non per i bianchi. Essere nero apre le porte del politicamente corretto. Se il bianco è orgoglioso della propria razza è razzista, se lo è il nero allora va bene. Certo i
bianchi hanno un debito storico nei confronti dello sfruttamento dei neri. E ben venga quindi l’elezione di Obama se servirà almeno in parte a chiudere i conti con un passato dei
secoli scorsi. Buon lavoro Mr President. Gli Stati Uniti sono il faro dell’economia del mondo Occidentale (e non solo). Tutti aspettiamo una ripresa economica che non arriva, e non si vede nulla di buono all’orrizzonte. Si dice che l’America ci precede sempre di qualche tempo, e fino a
quando non ci sarà una ripresa degli Usa difficile che per noi ci sino buone nuove. Incombe poi il terrorismo. La terza guerra mondiale dichiarata dal mondo arabo alla civiltà di Cristo, che crede nei valori di pace
Bersani a Porta a Porta
Quando l’economia diventa demagogia D all’e s p o n e n t e d e l P D s o l o c h i a c chier e e zero idee
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rima di giudicare Bersani nella sua polemica con Tremonti e Berlusconi, bisogna fare riferimento alla crisi finanziaria mondiale, che risulta di una tale complessità che qualsiasi tentativo di spiegazione sembra vano. Pare che adesso sulla crisi finanziaria si sia innestata anche una crisi psicologica i cui esiti sono ancor più devastanti dell’andamento del mercato. Ora, come può Bersani nei suoi interventi serali nei programmi
televisivi, con taglio demagogico scaricare sul governo la colpa di non intervenire con provvedimenti tempestivi di fronte alla crisi? E’ un momento complicato da decifrare in cui è difficilissimo prendere decisioni e pare più saggio seguire l’evolversi degli eventi e non prendere iniziative avventate che possano risultare più dannose che utili. Il problema è mondiale, e lo sa anche Bersani. Nessuno ha chiaro cosa fare. Ma Bersani sfodera la solita
litania demagogica: accrescere il potere d’acquisto, costruire scuole, ospedali, ecc... La tradizione demagogica è dura a morire in un emiliano che vede la gravità della crisi e cerca di scaricare le colpe sul governo, sollecitando le masse a rivoltarsi. Ma cosa farebbe Bersani se fosse lui al governo? Dalle sue parole non si comprende. Forse nulla! Di una sola cosa è capace: sentenziare utopie fuori della realtà per ipnotizzare la credula ingenuità. Valentino Venturelli
Dopo 17 anni semilibertà per Pietro Maso
I
giudici del tribunale di sorveglianza di Milano hanno ammesso al regime di semilibertà Pietro Maso, il giovane veronese che nel ’91, con la complicità di tre amici, uccise i genitori per impossessarsi dell’eredità. Maso fu condannato a 30 anni di carcere, condanna confermata successivamente in Appello e in Cassazione. Durante la detenzione Maso avrebbe compiuto progressi significativi, “facendo un serio e vero cammino di conversione” secondo quanto sostenuto dal suo padre spirituale, Guido Todeschini. Non solo, in questi 17 anni ha lavorato,ha studiato, ad oggi ha ricevuto più di una proposta di lavoro ed ha trovato anche una compagna con la quale intende convivere, non appena sarà possibile.
Ha rispettato i regolamenti, ottenendo un beneficio carcerario previsto dalla legge. Ma, nonostante questo, non si placano i cori di indignazione verso una concessione considerata dai più troppo prematura e immeritata. Difficile, per l’opinione pubblica, dimenticare quel mostro con i capelli impomatati che con freddezza massacrò i genitori per poi concludere la serata in discoteca, difficile rimuovere l’immagine del bulletto innamorato di sé stesso e della bella vita, di cui si parlò per mesi su giornali e tv. Eppure, dalle relazioni redatte dagli psicologi che in questi anni lo hanno seguito costantemente, emerge che Maso avrebbe finalmente superato quel disturbo narcisistico della personalità che lo affliggeva 17 anni fa.
E’ bastato questo elemento, unito ad un comportamento da detenuto modello,a far ravvedere i giudici. Del resto in tempi come questi, in cui la giustizia italiana è ,il più delle volte, troppo morbida e permissiva, scontare 17 anni in carcere è a dir poco inconsueto. E il sindaco Flavio Tosi, interpellato a Porta a porta, si è premurato di ribadire proprio questo concetto “temo comunque, ed è paradossale, che questa sia una delle detenzioni più lunghe mai scontate in questo paese, visto che la media per l’omicidio volontario va dai 6 agli 8 anni. Questa semilibertà farà molto discutere, soltanto perché si tratta del caso Maso, il quale probabilmente è veramente pentito del suo gesto scellerato. Michela Danzi
e umana convivenza. Cosa ci aspetta dietro l’angolo? Come reagirà il nuovo Presidente? Nel frattempo almeno da noi a molti l’America non è più Amerika. Quelli che bruciavano la bandiera Usa nei cortei, quelli che odiavano i McDonalds, quelli che tentavano di giustificare l’abbattimento delle torri gemelle. Dove sono finiti? L’impero del male adesso sembra l’impero del miele. Tutto si è addolcito. A Veltroni che esulta credendo
di aver vinto pure lui ricordiamo due cosette. Uno. I democratici americani non hanno nulla a che spartire con i post comunisti italiani acculturati alla scuole staliniane, cresciuti nelle “botteghe oscure” della dottrina comunista. Due. Il rivale di Obama, il repubblicano McCain ha dato nobile esempio di come un candidato sconfitto debba riconoscere l’onore al vincitore, nell’interesse della nazione. On Veltroni, se vuole fare un po’ l’americano, prenda
come esempio dal popolo Usa il grande senso della nazione. E soprattutto si rassegnati che ha perso. Non può continuare ancora ad essere in campagna elettorale e gridare allo scandalo per ogni battuta di Berlusconi. L’”abbronazatura” si addice ad Obama ma non tanto a Veltroni che sarà nero di rabbia di qui a qualche mese nel vedere come il nostro Premier saprà essere amico e un grande interlocutore del presidente Usa. Roberto Momo.
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mondo
• Novembre 2008
BRASILE
Bairro Castelinho
Un luogo da scoprire nel cuore del Brasile
Q
uando sono in Italia e parlo dei miei viaggi in Brasile, spesso mi chiedono se sono stato a Rio de Janeiro o altre località famose come se questo fosse importante; rispondo che sono stato a Castelinho e in altri posti analoghi, perché credo sia ciò che realmente conta. Castelinho è un “bairro” (quartiere) nella “serra” (la montagna) dello Stato di Espirito Santo. È un posto dove i turisti non vanno perché non c’è nulla da vedere anche se nei paraggi non mancano le attrattive come la famosa “Pedra Azul” e la “Mata Atlantica”. Il destino mi ha portato a Castelinho, un destino che si chiama Gustavo Fassarella, un brasiliano conosciuto in discoteca alcuni anni fa. Abbiamo scambiato gli indirizzi e poi sono andato a trovarlo. La prima volta che arrivai a Castelinho parlavo poco il portoghese, il cellulare non funzionava e il viaggio sembrava non finire mai mentre la corriera si arrampicava lungo i tornanti della “serra”. Il caldo afoso della pianura lasciava il posto al fresco della montagna, mi illusi che la “serra” fosse un luogo dal clima ottimale. In realtà, l’elevata umidità della regione rende le temperature inferiori ai diciotto gradi difficili da sopportare, un freddo che ti penetra nelle ossa, in particolare durante la notte e le prime ore del giorno. All’arrivo vennero a prendermi Gustavo e suo fratello Ricardo che mi portarono a destinazione, ma prima facemmo sosta da Dorio. Dorio è un brasiliano di origine italiana, proprietario di un negozio di alimentari che svolge anche la funzione di bar, parla italiano come pochi nel quartiere. Nel bar di Dorio conobbi Ailton, una delle poche persone che con difficoltà riesco a capire, all’inizio davo colpa alla troppa “cashasa” che beveva e al mio pessimo portoghese; ora Ailton non beve più e il mio portoghese è migliorato e ancora trovo difficile comprenderlo, anche Gustavo ha la stessa difficoltà e questo mi consola. Nei bar Castelhino, come in molte località rurali e quartieri popolari del Brasile, l’arredamento consiste: in un bancone, tavolini e sedie in plastica, talvolta un biliardo, un frigorifero, il tutto segnato dal tempo. Nei bar luci fioche, di lampadine con poche candele, creano un atmosfera calda e fuori dal tempo; un atmosfera che diviene fredda e squallida quando le luci fioche vengono sostituite dal neon. Talvolta il bar è una semplice baracca in legno come nel vicino “bairro” di Vila Maria, qui la gente si ritrova alla sera o nei fine settimana sulle note del “forrò” e della musica “sertanegia”, tra il profumo della carne alla brace e l’odore intenso della birra. A pochi metri dal bar di Dorio la casa di Gustavo, lì conobbi la sua famiglia: Romeo il padre, Antonietta la madre, i fratelli Ricardo e Junio con le loro rispettive famiglie. Gustavo la prima notte mi portò ad una festa in mezzo alla campagna, in un posto surreale che ho difficoltà a descrivere, tutto sembrava antico e fuori dal tempo, Gustavo mi presentò alcune persone e parlai con loro dell’Italia e del Brasile. Un’orchestra suonava il “forrò”. Trascorsi il tempo ballando e be-
vendo birra. Tutto sembrava irreale, l’atmosfera di un sogno che avevo gia vissuto, lo spazio e il tempo avevano acquistato una diversa dimensione. Ho chiesto a Gustavo di riportarmi in quel posto, ma ogni volta ha un motivo per non andare, forse quel posto non è mai esistito ed è stato tutto un sogno. Accade spesso in Brasile che sogno e realtà si mescolino, forse per effetto del cambiamento di fuso orario, perché mutano il senso dello spazio e del tempo o forse perché siamo noi a volere che la fantasia prevalga sulla realtà per dare colore alla nostra vita. La magia del Brasile si mescola con il nostro desiderio di fuga, deriva onirica della nostra esistenza. Gustavo è stato in Italia e in Italia voleva lavorare, oggi lavora a Vitoria la capitale dello Stato di Espirito Santo. Gustavo verrà in Italia per il viaggio di nozze non per lavorare, ha capito che “l’America” è in Brasile e non in Italia. Andrè cugino di Gustavo, non ha capito la lezione e vorrebbe emigrare per fare “esperienza”,
In Italia tutto questo è impensabile: Luca ha quarant’anni e vive con i genitori perché non ha un lavoro stabile; Carlo perché rifiuta di assumersi le responsabilità della vita e vive da eterno “bamboccione”. A Castellino ho mangiato la miglior pizza del Brasile la prepara Eduardo, non è la vera pizza italiana ma almeno è buona. Eduardo, quando ci siamo conosciuti, aveva una baracca dove vendeva bibite e birra, ora sopra quella baracca ha costruito il suo bar-pizzeria tutto in legno su due piani. Da Eduardo vado verso sera, a bere una birra e mi siedo a guardare la gente, perché a Castelinho l’attrattiva è la gente, parlando con la gente impari il portoghese e conosci il vero Brasile. A Castelinho la gente ha visi di contadini e di persone vere, ascolto i loro discorsi, spesso mi raccontano la loro vita e mi chiedono dell’Italia. Per molti brasiliani l’Italia è un mito, sospeso tra il ricordo di un passato di miseria ed emigrazione e l’illusione di un presente di facile ricchezza e di grandi opportunità. Un sogno che all’arrivo in Italia spesso si dissolve come nebbia al sole. Qualche centinaio di metri oltre il bar di Eduardo finisce il quartiere e inizia la campagna, le luci fioche del “bairro” lasciano il posto al buio, un buio profondo che affascina chi come me è abituato a vivere in zone densamente urbanizzate e industrializzate, rese orribili da una sequenza interminabile di capannoni, centri commerciali e abitazione. Un fascino quello del buio che mette anche inquietudine, perché il Brasile non è un Paese tranquillo. Egisto ha settant’anni e ha perso una gamba quando era giovane, conseguenza di una ferita da arma da fuoco ricevuta in una rissa, sono passati circa quarant’anni e con la fine del regime militare e la diffusione della droga la violenza è cresciuta. Ironia della sorte, oggi il Brasile democratico è più violento ed insicuro del Brasile dei militari. Castelhino non è un quartiere violento ma talvolta, a causa del calcio, delle donne o dell’alcol, scoppiano le risse e le conseguenze possono essere fatali, perché in Brasile il valore della vita non è lo stesso che da noi. A Castelinho non ci sono ristoranti l’unico è quello di dona Bete lei non parla urla ma cucina molto bene, da a lei è possibile solo pranzare perché nel quartiere alla sera tutti i locali sono chiusi. La domenica a Castelhino la gente va in chiesa per assistere alla messa, quella cattolica non è l’unica chiesa presente nel quartiere, vi sono anche altre chiese cristiane e il livello di convivenza è buono. I brasiliani sono un popolo molto religioso, una religiosità spontanea che spazia dal tradizionale cattolicesimo fino ai riti animisti della Baja, sempre in bilico tra fede e superstizione. Alexandra è di origine italiana ma non parla italiano, quando ci siamo conosciuti aveva sedici anni ora ne ha diciannove, il suo sogno è ottenere la patente di camionista e trasportare gli enormi massi di marmo che alimentano le industrie della zona. Dicono che i sogni anche i più strani si avverano basta volerlo. Buona fortuna Alexandra e un bacio dall’Italia.
Il destino mi ha portato a Castelinho ... un posto dove i turisti non vanno... dove il caldo afoso lascia il posto al fresco della montagna. cosa significhi questo lo sa solo lui e intanto passa il tempo rincorrendo i sogni. Quando si è giovani si rincorrono i sogni, senza rendersi conto che la giovinezza passa veloce, poi la vita ti presenta il conto. Una unica strada attraversa il Paese e lungo la strada una serie di case, alcune belle altre no, come accade in tutto il sud America, dove spesso ricchezza e povertà si mescolano. A Castelhino la maggioranza della popolazione è di origine italiana anche se molti sono gli immigrati provenienti dalle zone più povere del Brasile che nello Stato di Espirito Santo sperano di trovare fortuna. Un sogno destinato a continuare ora che nello Stato hanno scoperto il petrolio. A Castelhino solo i vecchi parlano ancora italiano, o meglio il dialetto veneto, mentre i giovani se non sono stati in Italia, parlano portoghese o inglese. Non ci sono “favelas” a Castelinho e nella “serra”, perché la miseria e il degrado si incontrano soprattutto nelle grandi città; in campagna tutti hanno una casa anche se povera, qualcosa da mangiare, i legami famigliari e la solidarietà tra vicini sono ancora forti. Nello Stato di Espirito Santo e in tutto il Brasile non ci sono italiani nelle “favelas”, perché gli italiani hanno saputo integrarsi e conquistare una buona posizione sociale. In Brasile gli italiani si sono fatti onore: non hanno riempito le galere, non hanno mendicato il pane, non hanno rifiutato l’integrazione, come certi immigrati che oggi arrivano in Italia. Hanno ragione quando ripetono con orgoglio: “Noi non siamo come loro”. A Castelinho si matura presto e talvolta si diventa madri a sedici anni e padri a venti come Carlos e sua moglie. Insieme vivono e lavorano a Vitoria, dove dirigono un ingrosso di frutta e verdura, con tanto di dipendenti, di proprietà del padre di Carlos.
Giorgio Da Gai
BOSNIA
Madonna di Medjugorje, considerazioni sulle profezie
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a quando nel 1981 a Medjugorje, un paesino della Bosnia Herzegovina, la Madonna ha iniziato a profetizzare sulle sorti dell’umanità, molti uomini di chiesa hanno liquidato il fenomeno bollandolo come opera di fanatici visionari. Tralasciando la veridicità o meno del fatto specifico, ciò che sfugge, è il fatto che profezie più subdole e difficili da smascherare, non sono come si crede, quelle esterne alla Chiesa, bensì quelle interne. Com’è noto, false profezie e millenarismi al di fuori della Chiesa vengono diffuse da falsi mistici - veggenti laici, e da tutte quelle forme di religione o di filosofia che si presentano come verità in contrasto col Cattolicesimo. La falsa profezia però, può operare anche all’interno della Chiesa stessa per mezzo di falsi pastori e falsi teologi che predicano “altro” rispetto agli orientamenti del magistero, del Vicario di Cristo e del catechismo. In questo
caso è difficile togliere la maschera ai mistificatori, dal momento che rimanendo materialmente all’interno della Chiesa, riescono a smerciare menzogne sataniche confezionate da verità divine dietro l’usbergo dei paramenti sacri e dell’autorità. Le false profezie perpetrate da lupi travestiti da pecore, sono una delle tematiche più gettonate dalla Sacra Scrittura tanto nel Vecchio, quanto nel Nuovo Testamento, poiché rappresentano il pericolo maggiore per la sopravvivenza dell’unità della Chiesa e dell’autenticità del messaggio cristiano. La falsa profezia, vale la pena ricordarlo, è l’attività con cui satana (il primo falso profeta mentitore per eccellenza), tenta mediante l’ausilio dei suoi ministri umani (non importa se in abiti talari o secolari), di distruggere la Chiesa Cattolica. I falsi profeti dei tempi moderni hanno diffuso spropositi di ogni sorta. Giusto per rendere l’idea,
ecco alcuni esempi di traviamenti dottrinali, anche se la lista potrebbe continuare all’infinito. I “discepoli di belzebù” hanno: “inventato” la Teologia della Liberazione; appoggiato il pacifismo; dato il via libera all’apparentamento con movimenti politici atei, abortisti, divorzisti e filo gay; negato l’esistenza del diavolo e dell’inferno; asserito che ai fini della salvezza una religione vale l’altra; desacralizzato la liturgia; concesso la comunione ai divorziati e “benedetto” le unioni di fatto. In questo scempio del fai da te, il Pontefice non è stato certo a guardare. Anche se con strumenti diversi della dimessa troppo in fretta ex inquisizione, ha iniziato a scacciare i falsari dal tempio di Dio. Ma molta sporcizia attende ancora di essere incenerita. Dopo Berlusconi spazzino a Napoli, finalmente è giunto il tempo di papa Ratzinger spazzino in Chiesa. Buon lavoro Santo Padre! Gianni Toffali Verona
IL NUOVO LIBRO DI ENRICO LANCELLOTTI
Le incredibili avventure di Nasdaq Gioca con l’ironia Enrico Lancellotti proponendoci un alter ego di tipo robottiano che sembra saltare fra i valori della Borsa, un Nasdaq peripatetico che ad un preciso momento riceve il cambio dall’io narrante. Vent’anni di vita fascinosa vissuta (tra l’India di Babaji a Herakhan, il Messico di Creel, il Castello Falzoni trasformato in ashram e altri luoghi ameni della penisola) da un giovane di buona famiglia borghese che scopre che le sue frustrazioni e depressioni gli sono causate dal rumore caotico di una città come Milano, da un esame ripetuto e non superato alla facoltà di Agraria, dalla ristrettezza degli ambienti in cui la famiglia di sette persone vive. La “chiave di volta”, del tutto casuale, è lo yoga che gli insegna a scoprire il rilassamento e il vuoto mentale: inizia così la sua nuova vita in luoghi dove la natura è prodiga di intime bellezze non ancora deturpate dalla meccanica del consumismo e dove il lavoro manuale rilassa lo spirito pur affaticando il fisico. (Tratto dalla Prefazione di Fulvia Dal Zotto). Il libro è disponibile presso la libreria Zanetti di Montebelluna e la Cartoleria Libreria Endimione di Valdobbiadene. Prezzo € 12,00. Per informazioni tel. 0423 975731
Enrico Lancellotti è nato il 04/09/’54 a Valdobbiadene, dove tuttora risiede. Ha studiato Agraria - Scienze Forestali alle università di Padova e Milano ma non si è laureato. Ha viaggiato parecchio. Diciotto volte in India , due in Nepal e in molti paesi del mondo, da cui ha tratto spesso testimonianze di viaggio. E’ alla prima esperienza letteraria ma intende proseguire. Per vivere fa il giardiniere. Si interessa di politica e letteratura moderna. Ha una moto da trial che usa molto poco.
cultura
Novembre 2008 • LA CORRISPONDENZA DEL DR. ROSPONI
Il mio nome è Marino
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acqui, resto e sarò sempre contadino. Nacqui nel 1929, nell’anno in cui l’America, gli Stati Uniti fallirono per mano di avidi banchieri, e tuttora ricercati dal “FBI”. L’America con la II Guerra Mondiale però si sollevò, ma a spese, di Germania, Italia,e ½ Europa. Il Giappone più “banzai”, insomma più coraggioso, capitolò solo sulla minaccia di una terza bomba atomica, ma già ½ incenerito dalle altre due spedite sulle popolose città di Hiroshima e Nagasaki. Venne la cosiddetta pace, ma noi pur alleati dei vincitori fummo dei vinti, sicché io continuavo a cavar l’erba cattiva dal granoturco e a vendemmiare l’uva per il padrone, che fu ¾ a lui e ¼ a me. A me mezzadro, il padrone a volte “mi” guardava nella pignatta già nel fuoco dacché sospettava che gli avessi rubato ½ gallina, che metà era sua! Ed eravamo già in epoca di Costituzione repubblicana! Non persi però l’opportunità di riscattare terra, viti, vacche e buoi, e polli e faraone, allorché il padrone, allevando due famiglie e due mogli esigenti, si trovò a corto di contante. Io le lire le avevo sempre a pronta cassa, tenendole da sempre in una cassetta di ferro nascosta sotto la grassa
(=letame). A non fidarmi che di me, me lo insegnò mio nonno che fu truffato col prestito di guerra nel 1915. Insistendo a guerra finita di (ri)avere i “mari & monti” promessi su garanzia del Re, rischiò addirittura il confino quale disfattista. Il bigamo, quello delle 2 mogli, volle da me tutti i biglietti da 10mila e 5mila lire e accettò quelli sporchi di “chegole” (cacca di pantegana). Sicché divenni il “paron” delle vigne e dei campi del “porco maiale”. Io i soldi li ho sempre sudati e perciò li ho sempre affidati sempre e solo alle mie mani! Ed ebbi ragione anche quando, saputo del crollo cruento delle 2 torri gemelle in quel di Nuova York, tolsi dalla banca i tanti e molti risparmi di quello scemo di mio figlio avvocato, trasformandoli poi e tutti in “stelline-oro” che portammo in montagna, sprofondandole sotto un nostro castagno. Oggi elle sono un futuro di polenta, formaggio e birra. Io non sono più intelligente di voi, è solo che ho messo a frutto le preziose informazioni di mio zio, muratore a vita, tuttavia medaglia d’argento della I Guerra Mondiale. Conquistò l’onorificenza e l’annesso assegno di 250 lire annue saltando d’impeto in una trincea austriaca. Non fu però
coraggio, bensì un impellente voglia di cagare. Qui più che il pugnale d’ardito potè la diarrea, che ricoperti i nemici, si arresero sulla promessa di una tempestiva doccia. Gli italiani in trincea mangiavano davvero male, e peggio cagavano! L’ “eroico zio” mi raccontò inoltre cha a giugno del 1918 bevette l’acqua del Piave rossa di sangue e che portò a casa pelle e medaglia grazie al coraggioso coraggio degli Inglesi che, conquistato il “Borgo Malanotte” presero alle spalle gli austro ungheresi che ebbero panico, quindi salirono su per Vittorio, vincendo la famosa Battaglia. Mio zio notò infine, arrivando in terra liberata molto tempo dopo i britannici, che parecchi di loro nel fare i propri bisogni corporali tenevano nella mano una piccola “sterlina oro” con l’effige dell’amato Re. Curioso si informò, e seppe che detti militari infilavano contro il malocchio della guerra coltale monetina su oltre le chiappe. Capii e applicai! Birra a fiumi e “ciacole” in tutta libertà d’un “vecio” volpone! Raccolse per Voi e l’eternità il vostro dottor Felix F. Rosponi
I RACCONTI DI SALVATORE LUMINE
Il conte di Accamantis Una storia ambientata a Venezia
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E le chiamano bestie... La vera storia di un capriolo ferito e cresciuto coi cavalli
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uesta è una storia vera. Riguarda la capacità di adattamento di un capriolo femmina, che ha cambiato il suo rapporto rispetto a un altro animale, solitamente suo nemico, l’uomo, da cui era stata “imprintata”. Il capriolo di cui parleremo si è evoluto, adattandosi a un nuovo ambiente, anche se poi è ritornato allo stato libero, dove l’aveva posto Madre Natura. Ho conosciuto Rudi per caso, o meglio per motivi di lavoro. Stavo cercando del lettame di cavallo sul Montello per i rosai che curo nel mio lavoro di giardiniere e ho scoperto la sua azienda, che si chiama “Naturalmente Vita”. E’ un posto immerso nel verde della collina, tutto recintato, con un gran numero di animali più diversi: cavalli, asini, cani (anche mini levrieri) volatili da carne come anatre, oche, faraone e galline, altri come pavoni bianchi, e poi maiali di taglia piccola, pecore e persino un alpaca, originario del Sud America.Ogni animale ha il suo posto,(ci sono
i box con i cavalli a pensione, compresi degli stalloni), ma molti altri, soprattutto quelli a taglia piccola, vagano liberamente in azienda, creando un effetto del tipo “Arca di Noè”. Rudi è il giovane manager dell’impresa, assieme a un altro socio. E’ così indaffarato nel suo lavoro che si dimentica perfino di mangiare, vorrebbe trasformare il mondo in un grande parco faunistico . Mi presenta la mascotte di casa lasciandomi incredulo: si tratta di Welda, una capriola quasi adulta, che gli è stata portata cucciola dalla Forestale.Il Montello è pieno di caprioli, avendo molta della sua superficie a bosco e a pascolo; questi animali si muovono di notte e di giorno sono quasi invisibili (a me è capitato solo una volta di vederne uno). Quando qualche piccolo sperso o ferito viene ritrovato parte l’azione di salvataggio e di recupero da parte della Forestale, e Rudi è l’infermiere e l’assistente sociale di ruolo. Mi fa vedere Welda per la prima
volta nella stalla. “La sera viene e si lascia chiudere dentro, passa la notte assieme ai cavalli. Di giorno resta libera.” Mi avvicino e la esamino: è una femmina ormai adulta dal pelo morbido e lucido, da come si muove sembra in perfetta salute. “Me l’hanno portata piccolinaprosegue Rudi- era malconcia e denutrita, forse rimasta orfana a causa dei bracconieri. L’ho svezzata col biberon, adesso ha quasi due anni”. La seconda volta Rudi mi ha portato a vederla.... nel suo posto. Abbiamo camminato un po’ per la collina seguiti da due cani, lui non sapeva esattamente dove lei fosse, ogni tanto la chiamava. Poi l’abbiamo trovata: era in mezzo a un prato che pascolava tranquilla. Si è lasciata avvicinare, si è lasciata toccare, accarezzare. “Lei gioca con i cani, ma solo con i miei, li riconosce tutti. Se oggi ci fossero stati “altri cani” sarebbe scappata a gambe levate” . “Ma c’è la rete -ribatto io- indicando una recinzione alta due metri”. “Se ne fa un baffo della rete - mi risponde se vuole la salta, infatti ogni tanto lo fa, ma poi torna. Resto allibito a pensare: ma che tipo di animale è Welda? In teoria un selvatico addomesticato, ma con i suoi momenti di libertà, di “privacy”? Dopo qualche tempo chiamo Rudi al telefono: “ Come sta Welda? gli chiedo. “Non è più tornata, probabilmente ha trovato il maschio e si è accoppiata.” “E a scelto la libertà, nel suo mondo....” Aggiungo io. Enrico Lancillotti P.S.: Se volete visitare “Naturalmente Vita”, sul Montello, potete farlo salendo da Ciano o da Volpago, ma prima telefonate a Rudi. Il suo n° di telefono è: 0423615170.
L’ANGOLO DELLA POESIA
Non Rinunciare Quando le cose vanno male, come spesso accade, quando la tua strada sembra tutta in salita, quando i fondi sono pochi e i debiti molti, e volevi sorridere, ma hai dovuto sospirare, quando le responsabilità ti opprimono, fermati un attimo, se devi, ma NON RINUNCIARE.
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l Conte Accamantis morì alla porta di Damasco a Gerusalemme […] al servizio di Goffredo di Bujon (Buone) e lasciando dietro a sé solo debiti e nessun discendente. Così il suo glorioso nome passò alle riserve dei trovatelli di un grosso borgo della bassa Padovana e le suore della Pia Congregazione delle Sette Chiese ne disposero l’uso soltanto molti secoli più tardi, quando attorno all’Anno del Signore 1870 nacque Teodoro frutto indesiderato di un amore proibito tra una giovane domestica ed un certo Fratton, che avendo già dodici figli, non potette certo legittimarlo. […] In gioventù imparò il mestiere di sarto […]. Essendo di carattere spigliato e coraggioso tentò più volte in gioventù di arruolarsi nel Regio eserci-
to o nella Marina Reale. […] Sposato con Augusta, donna di grande moralità e saggezza, ebbe da lei il dono di ben dodici figli, dei quali ben otto sopravvissero al primo anno di vita, che un tempo rappresentava una crudele barriera selettiva, superata la quale vi erano grandi probabilità di raggiungere l’età adulta. I traslochi tra citta e citta e tra casa e casa sin a stabilirsi definitivamente a Venezia futono in quegli anni difficili, molto numerosi, e ad ogni cambio si presentava il problema di reperire un numero sufficiente di letti […] Durante l’ultima guerra abitava sempre a Venezia, nei pressi di un albergo che custodiva le bobine dei cinegiornali dell’Istituto Luce, con i quali veniva trasmessa la propaganda della Repubblica di Salò[…]. Per tale motivo l’Albergo subì un atten-
tato della Resistenza che provocò l’incendio del fabbricato […]. Lavorò sempre sino alla fine quando giunse la signora con la falce, e lui che non aveva mai visto in settantasette anni un medico […] era giunta l’ora. […] Era l’anno 1948[…]. La sua diletta sposa Augusta veniva affettuosamente chiamata “la contessa” dai vicini di casa perché portava sempre abiti curati anche se non costosi, i tacchi medio alti, il cappellino con la veletta, gli occhiali a pince-nez. Sopravvisse al marito solo tre anni continuando sempre ad aiutare gli otto figli ed i quindici nipoti. […] La recita è finita. Il conte e la contessa di Accamantis hanno concluso la loro rappresentanza terrena. Una voce in fondo alla sala grida: l’ultimo spenga la luce!
La vita è strana, con i suoi cambiamenti e le sue svolte, come ognuno di noi ha dovuto imparare e spesso si ha un fallimento, quando sarebbe bastato avere costanza per vincere. NON RINUNCIARE, anche se sembra che tutto sia fermo, potresti vincere al prossimo colpo. Spesso la meta è più vicina di quanto non sembri ad un uomo che lotta. Spesso il lottatore si è arreso quando avrebbe potuto ottenere la coppa del vincitore. E troppo tardi si è accorto, al calare della notte, quanto era vicino alla corona d’oro. Il successo è l’insuccesso rovesciato, la tenda argentea delle nubi del dubbio, e non puoi mai accorgerti di quanto sia vicino, potrebbe esserlo proprio quando sembra tanto lontano. Quindi continua a lottare Quando sei colpito più duramente, è quando tutto sembra perduto che NON DEVI RINUNCIARE.
Il Tesoro Se non hai oro e non hai argento da lasciare ai tuoi figli, se non hai terre e non hai case, lascia solo il silenzio del tuo esempio, quello di una vita. In esso i tuoi figli troveranno un tesoro che non ha eguali. Licio Gelli
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marca trevigiana
• Novembre 2008
La Provincia di Treviso si distingue per la sicurezza stradale
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el mese di ottobre sono il dato anomalo di quest’anno: Leonardo Muraro “ma non ci avvenuti cinque decessi prevalgono le vittime che non fermiamo qui. Nel 2007 avevano stradali. Quello di otto- sono direttamente responsabili notato un aumento dei decessi. E bre è storicamente un mese nefa- degli incidenti stradali.E’ ancora allora siamo scesi in campo con sto, che registra negli ultimi dieci il rettilineo il tratto di strada che iniziative importanti, non ultime anni una media di dodici decessi. miete più vittime (anche in que- gli “spot shock” televisivi sulla Dall’inizio del’anno, i sicurezza stradale e quelli decessi sulle strade della specifici per motocicliIl nostro impegno Marcacomplessivi sono sti. Iniziative che, anche sulla Sicurezza Stradale continua. se non hanno risolto il 66, dato che corrisponde al minimo a questa data Il “modello Treviso” è stato scelto problema da sole, sicudegli ultimi 20 anni. È un ramente hanno portato il dal Ministero dei Trasporti dato anche migliore del loro contributo. Il nostro come esempio per tutta l’Italia 2006, anno eccezionale impegno sul fronte della che contava 69 decessi a Sicurezza Stradale confine ottobre. Delle 5 vittime di sto caso le autostrade incidono tinua. Non a caso, il “modello questo mese, 2 erano giovani con fortemente) con il 60% dei casi. Treviso” è appena stato scelto meno di 30 anni, 2 erano motoci- Metà delle vittime sotto i 30 anni dal Ministero delle Infrastrutclisti. Tra i decessi di quest’anno sono decedute in incidenti stra- ture e Trasporti come esempio incidono poi in modo anomalo dali avvenuti fra l’una e le quat- per tutta l’Italia, e proprio a metà quelli in autostrada che contano, tro di notte. ottobre i nostri uffici sono stati a tra gli altri, 6 autisti di mezzi pe- “Siamo ritornati nella media del Roma per illustrare le attività che santi. Gli autocarri compaiono in 2006 che ci ha permesso di rag- facciamo coi ragazzi, specie le 24 dei 66 decessi avvenuti que- giungere con anticipo il limite prove pratiche. Perché il nostro st’anno di cui 11 in autostrada. posto dalla Comunità Europea obiettivo è di sensibilizzare e Per quanto riguarda la responsa- della diminuzione del 50% dei responsabilizzare gli utenti della bilità degli incidenti mortali, ri- decessi stradali” spiega il presi- strada, per la propria sicurezza e mane confermato anche a ottobre dente della Provincia di Treviso, quella degli altri”.
Ritorna a Sarmede la Mostra Internazionale per l’infanzia SARMEDE. È stata presentata nella sede dell Provincia la nuova edizione della Mostra Internazionale di Illustrazione per l’Infanzia di Sarmede, inserita nel network culturale della Provincia di Treviso, RetEventi. . Il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro ha ricordato che “grazie al gemellaggio con il dipartimento francese del Calvados, la Mostra delle Immagini della Fantasia della Fondazione Stepan Zavrel, è stata ospite di vari comuni del nord della Francia ed è ora al Castello di Benouville”. Oltre 360 opere esposte, 20 paesi coinvolti, 39 artisti di cui 21 alla loro prima esperienza alla mostra. Ogni autunno si assiste ad un pellegrinaggio continuo che porta a Sarmede migliaia di bambini, famiglie e appassionati. Il 18 ottobre 2008 si inaugura a Sarmede la ventiseiesima edizione . Oltre 300 opere originali, realizzate da artisti provenienti da tutto il mondo, propongono ai visitatori un viaggio fantastico attraverso le fiabe, le leg-
Nella foto: il Presidente della Provincia di Treviso L. Muraro e il Sindaco di Sarmede. gende ed i racconti d’ogni paese sonale fatta di poetici disegni ad narrati con le parole dell’arte. acquarello, nei quali riversa luQuest’anno la rassegna è dedica- minosità, trasparenza, leggerezta ai Canti del ghiaccio, ovvero za, trasformando le sue tavole in alle fiabe delle regioni artiche, piccoli e suggestivi capolavori. Mostra chiude il un mondo quasi leggendario, La dicembre 2008. popolato di ombre bianche, di 21 folletti, di maghi e fate, in parte Štepán Zavrel, fondatore della estraneo alla nostra tradizione, e Mostra, ha lasciato il suo segno forse per questo più interessante. sulle pareti di molte case della L’ospite della rassegna è un zona, trasformando veramente tedesco d’origine slava, Ivan Sarmede nel “Paese della fiaba”. Gantschev, cui è dedicata la perA. B.
L’AVVOCATO RISPONDE Dal prossimo numero su Il Piave prenderà il via una rubrica fissa chiamata L’Avvocato Risponde. Il giornale darà l’opportunità ai lettori di formulare dei quesiti di taglio pratico e quotidiano ai quali l’avvocato Barbara Lenisa di Conegliano darà sintetica risposta. Chi desidera può inviare i propri quesiti alla redazione all’indirizzo e-mail:
[email protected]
Avv. Barbara Lenisa
Fiori d’Inverno. Un cartello di Eventi per il Radicchio IGP Dal 7 novembre al 29 marzo
A
l via la II° edizione di “Fiori d’Inverno”, 12 eventi territoriali di promozione del principe degli ortaggi veneti: il radicchio, quello Rosso di Treviso e quello Variegato di Castelfranco. La kermesse legata al prodotto tipico è organizzata dalla Provincia di Treviso e dall’Unpli Veneto, in collaborazione da quest’anno anche con la Provincia di Venezia che ospita nel suo territorio alcune tappe della manifestazione. Inoltre, preziosa la partnership del Consorzio di Tutela del Radicchio, delle Pro Loco coinvolte e del Consorzio Marca Treviso. Hanno partecipato oggi alla conferenza stampa di presentazione il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, l’assessore provinciale all’Agricoltura, Marco Prosdocimo, il campione del mondo di ciclismo su strada e testimonial di Fiori d’Inverno, Alessandro Ballan, il presidente dell’UNPLI del Veneto, Giovanni Follador e il
presidente del Consorzio Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco, Lucio Torresan. Il radicchio è considerato il “re” delle tavole invernali perché va dappertutto: dagli antipasti ai contorni, passando per i dolci e persino i liquori. Nell’ultima stagione (2007/08) sono stati prodotti 7024 quintali di radicchio rosso di Treviso (+26% rispetto al stagione precedente) e 165 quintali di radicchio variegato
di Castelfranco. Il cartello promozionale “Fiori d’Inverno”, nato nel 2007, è un progetto di marketing territoriale, che segue l’esempio della nota kermesse “Primavera del Prosecco doc”. L’obiettivo principale: accorpare in un unico contenitore, sovra provinciale, le diverse iniziative dedicate al prodotto IGP promosse dal territorio, per rafforzarne la comunicazione, soprattutto fuori regione.
Buon lavoro Comandante Il Direttore, la Redazione e i collaboratori del Giornale “il Piave” da sempre vicini all’ Arma danno il benvenuto e augurano buon lavoro al nuovo Comandante Provinciale dei Carabinieri di Treviso Colonnello Fabrizio Bernardini.
Visita di un Vescovo brasiliano di origini italiane MIANE. Il Vescovo della diocesi di Montenegro RS in Brasile, originario di Campea di Miane, Dom PAULO DE CONTO, è venuto in Italia per un convegno di Vescovi trevigiani organizzato dalla Provincia di Treviso. Dopo alcuni giorni di convegno con argomenti di notevole interesse, non poteva mancare l’incontro con i vari parenti
abitanti a Campea, fra i quali la famiglia di Fortunato De Conto e la sorella Maria - ben nota per gestire la famosa “Trattoria ai frassini” a Pianezze . Quale festa migliore poteva essere se non trovarsi con tutti i parenti e amici, presso la trattoria di Maria, degustando un’ottimo spiedo ed un buon bicchiere di vino fra domande,
racconti di vita e molta allegria. Il Vescovo, contentissimo dell’accoglienza e della simpatia dimostratagli, si è congedato promettendo il ricordo nelle sue preghiere per tutti i convenuti alla sua “festa”, che gli hanno augurato buon viaggio e un buon lavoro in quella lontana terra di missione. Sandra Tittonel
P’Artyinlibertà, cinquecento giovani per parlare di politica ed arte VEDELAGO. Più di 500 giovani si sono presentati all’ appuntamento la sera di venerdì 3 ottobre a Villa Corner della Regina, a Cavasagra di Vedelago (Treviso). L’obbiettivo dell’evento era creare una serata informale, fuori dagli schemi, che riunisse giovani e politica e allo stesso tempo giovani e cultura. Il risultato: parcheggi esauriti già alle 20:30, posti in piedi per la tavola rotonda e centinaia di persone che hanno seguito la presentazione della mostra d’arte. P’artynlibertà si è rivelato cosi un buon momento di incontro dove i giovani, sentendosi a proprio agio, sono stati i protagonisti. “Innovativa - spiegano gli organizzatori - la formula degli inviti, tramite il portale di social networking Facebook, innovativo lo svolgimento dell’evento, che qual-
cuno ha subito bollato come ‘multitasking’, mutuando il termine dal mondo dei computer, perché composto da più eventi svoltisi contemporaneamente, e innovativa la location: scelta la villa Corner, in perfetto stile palladiano, simbolo di storia e cultura ma quanto mai attuale nella sua eccezionale architettura senza tempo“. Durante la tavola rotonda in libertà (una grande tavolata senza palchi e separazioni di sorta), i ragazzi hanno partecipato impegnando in argomenti piuttosto interessanti, e di attualità, i politici, intervenuti rigorosamente senza cravatta, come imposto dal cerimoniale: così si è parlato dal come cominciare a fare politica e gli ostacoli che si possono incontrare, fino all‘Alitalia, dalla grave crisi economica, fino al federalismo
GARBELLOTTO spa I-31015 CONEGLIANO (TV) Viale Italia, 200 Tel 0438 366411 BOTTI E BARILI (BARRIQUES) per affinamento vini e liquori, di qualsiasi legname, capacità e formati
fresco di approvazione; tra i presenti Fabio Gava, deputato al Parlamento Italiano, il consigliere regionale Amedeo Gerolimetto ed infine il consigliere provinciale di Treviso, Gianfranco Giovine. Prologo alla discussione l’amara riflessione relativa al fatto che giovani e politica sono due universi molto distanti, due linee parallele che difficilmente si incontrano: “Noi vorremmo che P’artyinlibertà” diventasse l’eccezione, un modo nuovo per rapportarsi al mondo che ci circonda che è fatto anche di politica”. Contemporaneamente al dibattito si è svolta l’inaugurazione della “libera esposizione d’arte”: più di 30 i quadri e sculture in esposizione illustrate dal critico Maria Carla Prevedello che, entusiasta del format, ha anche individuato qualche
LEGNAMI E SEMILAVORATI: Rovere, Castagno, Faggio Nat Ev, Frassino, Ciliegio eur/amer Tiglio, Olivo, Acero, Ontano, Pero, Betulla, Acacia, Noce eur/amer Toulipier, Carpino, Pioppo, Noce boliviana, Cedro, Lenga.
ELEMENTI PER SERRAMENTI PANNELLI IN CASTAGNO FINGER/JOINT 19 mm TRAVATURE IN CASTAGNO E ROVERE
fuori classe. (A esporre gli artisti: Silvia Simionato, Carlo Casagrande, Alessia Francescato, Stefano De Grandis, Raniero Piccoli e Martina Dinato). Sempre nella medesima sera i giovani hanno interpretato un’opera letteraria realizzata dal giovanissimo videomaker Michele Marcon. Ed infine ad allietare la serata una vera e propria jam session, aperta dai “Quinta Strada Jazz Quintet” (band composta da Lorenzo Basso, Davide Gruccione, Giulio Campagnolo, Andrea Bertoncello, Nicola Ferrarin), e poi proseguita da numerosi ragazzi che accorsi per la serata hanno potuto portare il loro strumento da casa ed esibirsi live (tra questi: Marco Didonè, Cristiano Simioni, Davide Bragagnolo, Piergiacomo Buso) con risultati apprezzati.
PARCHETTI, LISTONI ED ASSITI DI LEGNI EUROPEI (i più sicuri) Rovere, Castagno, Frassino, Ciliegio, Olmo, Acero, Acacia,
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grande guerra
Novembre 2008 •
90° Anniversario della fine della Grande Guerra
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In una rappresentazione il Piave ha rivissuto la storica battaglia
S
ul greto del Piave, a Nervesa della Battaglia (Treviso), sabato 25 ottobre 2008 è stato riprodotto lo scontro epocale sul fiume sacro alla Patria, una delle battaglie decisive della Prima Guerra Mondiale. Oltre 200 figuranti in abiti d’epoca hanno rappresentare gli eserciti, italiano e austriaco, nelle fasi dell’ultimo scontro armato. Sul luogo sono state allestite tende da campo per ospitare i partecipanti provenienti da tutta Europa. Migliaia gli spettatori, tra cui gli studenti delle scuole della Provincia.“Uno degli eventi che ha chiuso le celebrazioni in occasione dell’anniversario del 90° della fine della Grande Guerra. Abbiamo voluto coinvolgere più di 1.800 studenti della provincia per ricordare loro l’importanza di un evento tragico come questo, che ha portato alla morte migliaia di giovani, proprio perché possano trarre insegnamento anche per il loro futuro. Non vogliamo dimenticare che è stata una delle guerre più cruente: 6 milioni di partecipanti con il 10% di vittime. Nel nostro territorio sono parecchie le tracce lasciate dal primo conflitto mondiale: abbiamo testimonianze come l’Abbazia e l’Ossario di Nervesa, oppure l’Isola dei Morti di Moriago della Battaglia. La Provincia di Treviso, comunque, vuole tenere acceso il lume della memoria anche per i prossimi 10 anni e accompagnare così il territorio al centenario” ha commentato il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro.Questo l’evento promosso dalla Provincia di Treviso, ha chiuso il calendario di celebrazione in occasione dell’anniversario dei 90 anni dalla fine della Grande Guerra. Questi i partner dell’Amministrazione Provinciale di Treviso in questo progetto: la Regione Veneto, i Comuni di Nervesa della Battaglia e di Susegana, le Pro Loco di Nervesa della Battaglia e di Susegana, l’Associazione Sentinelle del Lagazuoi, le Associazioni combattentistiche e d’Arma della Provincia di Treviso, l’ Associazione Borgo Malanotte, l’Esercito Italiano e le Associazione Nazionale degli Alpini. E altre associazioni. Gli abiti di scena, invece, sono giunti direttamente da Cinecittà e sono quelli utilizzati nel film sulla Grande Guerra di Mario Monicelli. Protagoniste di questa giornata sono state proprio le Sentinelle del
Lagazuoi, ma anche le delegazioni provenienti da tutta Europa, in particolare Inghilterra, Slovenia, Repubblica Ceca e Austria. Proprio le nazionalità che combatterono nel tragico ottobre 1918. Tra le azioni militari riproposte sul ‘campo di guerra’, anche il volo di un aereo d’epoca. Voce narrante che ha accompagnato il pubblico nello svolgimento della vicenda, introducendo il quadro storico e geografico era quella di Nicola Stefani, già speaker dell’adunata nazionale degli alpini di aprile. Per la ricostruzione storica invece, ha parlato il colonnello Lorenzo Cadeddu, responsabile del Centro Studi Storici “Piero Pieri” di Vittorio Veneto. Infine, il Coro Ana “Giulio Bedeschi” ha evocato l’atmosfera storica con inni d’epoca.
La Storia
L
o sfondamento delle truppe austriache, nella battaglia di Caporetto dell’ottobre-novembre 1917, aveva costretto l’esercito italiano ad una precipitosa ritirata verso il Piave ed ebbe ripercussioni notevoli a livello organizzativo con la sostituzione nel ruolo di Comandante Supremo di Luigi Cadorna, la cui tattica militare e la condotta nei confronti delle truppe era invisa alla maggior parte del paese: il comando passò così al generale Armando Diaz. A livello morale, il fatto che la guerra, che fino a Caporetto era stata prevalentemente offensiva, fosse diventata difensiva, implicando la salvaguardia della Patria, funse da collante ed unì gli sforzi di tutto il Paese: inoltre la gestione più “umana” dell’esercito aveva creato un clima nuovo all’interno delle truppe. La riorganizzazione dell’esercito, che a Caporetto aveva subito immani perdite sia umane, tra morti, feriti e dispersi, che materiali, permise la stabilizzazione del fronte sulle rive del Piave e permise agli italiani ed ai loro alleati di resistere all’attacco austriaco, portato nel giugno 1918 e definito “Operazione Radetzki”. Il 24 ottobre 1918, ad un anno esatto dalla disfatta di Caporetto, ebbe così inizio l’offensiva generale italiana contro l’esercito austroungarico, che
si protrasse fino al 31 ottobre, diventando nota come la Battaglia di Vittorio Veneto. Su tutto il fronte, ma specialmente sul Grappa, le truppe italiane furono impegnate in un attacco feroce. I soldati dell’Armata del Grappa, guidati dal maresciallo Giuseppe Giardino, si scontrarono con gli austroungarici per gli ultimi e decisivi combattimenti. Una manovra strategica portò sul massiccio le riserve delle truppe nemiche, cosicché l’avanzata italiana in pianura fu facilitata. Il sacrificio di moltissimi soldati rimase comunque alto e doloroso. Solo la sera del 30 ottobre 1918, i fuochi d’artiglieria si quietarono sul Grappa. Il 27 e 28 ottobre diversi reparti italiani e francesi, dopo gli scontri sul Tomba e sul Monfenera, risalirono la valle del Piave da Pederobba, liberando la conca di Alano. Le truppe italiane proseguirono la marcia contemporaneamente sulla destra e sulla sinistra del fiume Piave. La sera del 28 ottobre entrarono a Valdobbiadene, liberando di seguito diversi paesi fino a che, il 31 ottobre del 1918 la Battaglia di Vittorio Veneto si concluse vittoriosamente. Il bollettino della vittoria, che pose fine alla guerra, costò all’Italia ben 500.000 vittime; altri 100.000 prigionieri non fecero più ritorno dai campi di prigionia.
DALLA PRIMA
Scuola primaria. Una buona riforma (...) non siano imputabili, sia pure in minima minimissima misura, al non aver avuto una guida alle scuole elementari? Certo si fa preso a riempirsi la bocca di parolone vuote, a tirare in ballo la società. Ma chi è la società? Non è altro che l’ambiente dove si vive, e la scuola, di questo ambiente, è la parte dove il bambino, nella delicata giovanissima età della sua formazione, passa la maggior parte della giornata. Vi pare poco? Quando si parlava di maestro unico tempo addietro erano tutti d’accordo, da destra a sinistra. Perché ora che un ministro di centrodestra propone il
maestro prevalente sul governo si scagliano falci e martelli rossi come il sangue? È una guerra di fondamentalismo politico. E perchè si attacca pure il democratico grembiule? Come i Balilla del Ventennio dicono loro. Come in tutte le scuole e college del resto del mondo diciamo noi. Cosa c’è di meglio di un grembiule per dare comune senso di appartenenza alla scuola e mettere tutti i bimbi nello stesso piano, in un epoca in cui si vedono bambine neanche adolescenti che esibiscono chi l’abito griffato chi il proprio ombelico? Ma non basta. Ce l’hanno pure col voto in condotta. In
un’epoca di teppismo e bullismo rappresenta uno strumento educativo. La buona condotta unita alla educazione civica appena reintrodotta mirano a fare dello studente un Uomo prima ancora che un contenitore di nozioni. I comunisti sono spariti dal parlamento, ma come il demonio che cambia aspetto e si ripresenta sotto diverse forme, cosi loro riappaiono sempre, ora con la faccia del PD, ora con quella di Di Pietro, domani chissà con quale. Ci confortano solo i sondaggi che li relegano a nulla più che una riserva ideologica. Alessandro Biz
LE MOSTRE DI PALAZZO SCOTTI
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“L’ultimo anno di guerra sul Piave”
l Comune di Treviso, ogni mese, diffonde l’elenco d’ iniziative e celebrazioni che si tengono nella splendida sede di Palazzo Scotti. Lo scorso settembre ha brillato la suggestiva mostra fotografica relativa alla condizione della Sinistra Piave durante l’ultimo anno della 1° Guerra Mondiale, nel periodo di occupazione di questa ampia parte del Veneto da parte di austriaci e tedeschi. Dopo la rotta di Caporetto, nel 1917, le armate italiane si erano arroccate tra Piave e Montello, lasciando la sinistra Piave nelle mani dell’avversario. La mostra rievoca con fotografie suggestive dell’epoca, la condizione di “condominio” dei veneti rimasti con l’occupante e le rovine provocate dalla ferocia della guerra su queste terre che sembrano destinate a tutte le violazioni da parte di nuovi sopraggiunti. Quello che non traspare dalla storia ufficiale narrata nelle scuole è quella della sofferenza delle donne, dei bambini
e dei vecchi ( i giovani erano dall’altra parte del Piave a combattere), costretti dalla prevaricazione della soldataglia croata e bosniaca a lasciare tutto nelle mani dell’invasore. Nelle fotografie, in gran parte scattate dai tedeschi, appaiono forzate scene di un rapporto idilliaco con i nemici. Ma si tratta sicuramente di propaganda destinata a scoraggiare gli uomini veneti combattenti sul Piave e a presentare l’occupazione come una pace ritrovata con gli austriaci dopo il quarantennio d’ unificazione all’Italia. Purtroppo, nella storiografia ufficiale non compaiono stupri sulle donne indifese, che erano una pratica esercitata ampiamente dalle popolazioni balcaniche presenti negli eserciti austriaci. Era tollerata e, forse, incoraggiata perché era la premessa di una nuova etnia. Interessante che i molti bambini nati da questi stupri dovessero essere, poi, nascosti o raccolti in orfanotrofi creati appositamente.
La mostra è stata curata dalla sezione di Treviso dell’Associazione Nazionale Bersaglieri ed è presentata come “L’ultimo anno di guerra sul Piave 1917-18” ; è stata inaugurata sabato 20 settembre dal presidente dell’Associazione Bersaglieri di Treviso; aperta fino il 22 settembre. Validissimo e suggestivo il materiale fotografico raccolto da Innocente Azzalini, Giorgio Visentin, curatori della mostra, e Dino Uliana, che hanno anche redatto testi storici e iconografici su queste vicende e messo in evidenza la presenza di aerei e campi di aviazione creati nel territorio dagli occupanti. Una visita a questo passato, che fu di dolore e di umiliazioni per il popolo veneto, è certo utile perché nessuno dimentichi i troppo analoghi abusi che si sono perpetrati in questo nostro territorio, come alla fine della 2° guerra mondiale di cui soffriamo ancora per le mutilazioni prodotte proprio e sempre al Veneto. Valentino Venturelli
DALLA PRIMA
In omaggio alla Grande Guerra (...) la Patria e la profonda riconoscenza alle nostre Forze Armate per l’alto senso del dovere dimostrato dai soldati dell’Esercito nelle trincee, sul Grappa, sul Pasubio, sul Carso, nonché parimenti per il valore con cui si confrontarono i nostri Marinai e i primi coraggiosi Aviatori della nascente Aeronautica Militare, sono atti doverosi. In quei dolorosi e drammatici eventi bellici si affermò la coesione tra combattenti e popolazione che da allora alimenta un sentimento di gratitudine nei riguardi dei militari di tutte le Forze Armate e dei Carabinieri che il tempo non affievolisce. Oggi ci sentiamo vieppiù di dover onorare tutti i Caduti militari: figli di tanti popoli con i quali, finalmente, dopo tante vicissitudini storiche stiamo
costruendo un’Europa e un mondo di libertà, democrazia e pace. Le forze militari nazionali sono sempre più strumento di equilibrio e pacificazione, a tutela e nel rispetto dei valori del diritto internazionale e nell’ambito di più ampie politiche di stabilità. In questo contesto l’Italia, insieme a tanti altri Paesi amici ed alleati, opera da anni in molte aree del mondo per contenere la violenza che colpisce molte popolazioni e per creare le premesse per un nuovo pacifico futuro. L’Italia, con orgoglio può contare e conta sui propri soldati; e la ricorrenza di quest’anno ci chiama a sottolineare ancor di più la volontà di essere con la gente e tra la gente, per rinsaldare quell’inscindibile legame che unisce militari e cittadini,
anche nel ricordo dei nostri Caduti. Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, Personale civile della Difesa, è importante ricordare il 4 novembre quale fondamentale tappa della nostra storia. In questo giorno significativo, stringendoci intorno al Tricolore per celebrare questa ricorrenza, desidero non solo ricordare le gesta eroiche dei combattenti del 15-18, ma far giungere un pensiero grato e riconoscente a tutti gli uomini e le donne italiani con le stellette, baluardo e fulgido esempio di dedizione a difesa dell’interesse collettivo e a tutela del bene primario ed essenziale della sicurezza, in Patria e nel mondo. Viva le Forze Armate! Viva l’Italia!” On. Ignazio La Russa Ministro della Difesa
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INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI AUSTROUNGARICI
L’intervento del Signor Sindaco di Follina Rag. Marcello Tomasi Di seguito riportiamo una parte dell’intervento del Signor Sindaco di Follina Rag. Marcello Tomasi tenuto all’inaugurazione del Monumento Commemorativo ai Caduti Austroungarici in data 26 ottobre 2008. I numerosi saluti del Sindaco alle autorità presenti sono riportati nel sito www.museodelpiave.com
Q
uattro anni fa è maturata la volontà di recuperare questo cimitero militare austroungarico, al quale la Storia ha voluto legare il destino ed il ricordo di tanti soldati della 1° Guerra Mondiale.
Oggi, nel 90°dalla fine della Grande Guerra, ci troviamo qui, per riconsegnarlo alla sua destinazione naturale, grazie all’impegno ed alla collaborazione di tanti che nel corso di questi quattro anni vi si sono dedicati con determinazione e che, in questa circostanza, sento il dovere di nominare e di ringraziare: _ innanzi tutto gli Alpini del Gruppo di Follina, per un anno impegnati a setacciare il terreno ed a ricomporre le spoglie di ogni Caduto. E con gli alpini, Francesco Frigimelica, Fabio Tura, Walter Casagrande ed altri; _ gli amici della Schwarzes Kreuz , guidati dal Kurator PETER BARNTHALER, che i tanti giorni hanno dedicato al recupero del muro perimetrale; _ il Governo austriaco, attraverso la Schwarzes Kreuz, per il suo contribuito finanziario; _ il prof. Roberto Tessari, uno dei promotori dell’iniziativa, attivo nei lavori di scavo, ed autore del volume “ Il Cimitero Austroungarico di Follina”, _ il col. Guido Spada, uno dei promotori di questa riscoperta, impegnato in ogni fase del recupero; _ il Gr. Uff. Enzo Lorenzon, determinante nella promozione del progetto. _ le ditte Tomasi e Bisol per il contributo di mezzi durante gli scavi; _ gli Alpini di Valmareno, _ la Banca Prealpi, Veneto Banca e la La banca Friuladria, per il loro contributo economico; Ma VA DETTO SOPRATTUTTO che, se siamo qui oggi ad inaugurare questo monumento, è grazie alla sensibilità ed alla disponibilità dell’On.le Dino De Poli, Presidente di Fondazione Cassamarca, che fin dall’inizio ha dichiarato il proprio interesse per l’iniziativa; ne ha affidata la progettazione al prof. Portoghesi , ed ha messo a disposizione le risorse necessarie per realizzarla. Grazie Presidente! Con la cerimonia odierna, riponiamo all’ interno di questo monumento-sacrario, le spoglie di 77 soldati dell’esercito austroungarico, sepolti tra il 1917 ed il 1918 in questo cimitero militare insieme ad altri 900 loro compagni che in parte ancora qui si trovano. Uomini caduti sul fronte del Piave combattendo contro altri uomini, anche loro caduti in grande numero nell’adempimento del loro dovere e di cui il fiume, diventato il simbolo del ricordo di quella guerra, ha voluto mescolare il sangue, in un abbraccio di morte e di riconciliazione. Le Guerre, sono eventi che sconvolgono la vita dei singoli e delle Comunità. Alla fine, sul campo di battaglia ritorna il silenzio. Dall’una e dall’altra parte restano la sofferenza, il dolore, la morte. La vittoria più grande non è quella che una delle parti celebra dopo il silenzio del campo di battaglia; la vittoria più grande è quella che si celebra quando, come oggi, uniformi che si sono combattute aspramente in nome del dovere e dell’onore, si stringono insieme, con rinnovata amicizia, in un abbraccio fraterno, intorno ai Caduti dell’una e dell’altra parte, per onorarli e per riflettere. In questo momento, quando diventano sudario, le Bandiere non hanno più colori. Io credo che il significato vero, profondo, della giornata di oggi, vada ricercato nelle parole: dignità e fratellanza. Dignità che restituiamo ad uomini caduti per il dovere e che era stata loro sottratta dall’oblio nel quale li avevamo relegati. Dignità che riscattiamo a noi stessi, dando loro rispettosa sepoltura; la stessa sepoltura e lo stesso rispetto che vorremmo fossero riservati a tanti figli della nostra Patria sepolti in terra straniera. Fratellanza, perché questo monumento vuole essere: - casa comune per tutti coloro che ancora riposano e riposeranno in futuro, in questo campo, stretti nell’abbraccio delle loro bandiere, - vuole essere testimonianza del rispetto dovuto ad uomini che hanno pagato con la vita il loro senso del dovere, _ ma vuole soprattutto essere simbolo di riconciliazione fra i popoli, un tempo in guerra ed oggi uniti da sentimenti di fraterna amicizia ed impegnati a costruire una Patria comune.
I
l Sindaco ha redatto, per lo straordinario avvenimento, un significativo pieghevole, dove giustamente risulta evidente la non marchiatura del patrocinio della Regione Veneto e Prov. di Treviso. Come mai la stampa ha ignorato tutto questo? Eppure la cosa risulta eclatante, dovrebbe aver fatto notizia, in quanto questi enti, per le ricorrenze e cerimonie, sono riportati ogni dove. Ci chiediamo se, per essere ascoltati per iniziative storico culturali, ecc... devi sottometterti al sistema partitocratico? Vogliamo ricordare in una futura pubblicazione le tante assurde
problematiche (da noi raccolte) che ha dovuto affrontare il Sindaco e collaboratori per incontrare (dopo appuntamenti accordati) l’Ass. alla Cultura della Prov. Di TV e l’allora Vicepres. Della Reg. Veneto. Eppure questi dovrebbero portare per i cittadini il “nuovo”...che purtroppo non arriva, anzi ci affossa! Noi riceviamo con molta difficoltà risposte alle nostre lettere inviate ad autorità italiane; sono mesi che sollecitiamo risposte all’Ass. alla Cultura e Vicepresidente della Prov. di TV...eppure sono attività per iniziative storiche, culturali,
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Gli eroi del Piave dimenticati
bbiamo appreso dalla stampa del 15 gennaio 2006 che l’assessore Marzio Favero considera privo di senso il riesumare i resti dei caduti austro-ungarici rinvenuti a Follina, per onorarli nel modo dovuto. Comprendiamo la delusione del Comandante del Corpo Forestale dello Stato di Treviso e Rappresentante della Croce Nera Austriaca, dr. Guido spada, e delle persone diligenti coinvolte nella doverosa iniziativa, cui vorremmo aggiungere la nostra solidarietà. Riteniamo che il parere dell’assessore sia personale. Poiché le opinioni sono ancora libere, non ci sarebbe nulla di male se esso non influisse sulla concessione dei necessari contributi provinciali. Quali cittadini ed elettori facciamo rispettosamente notare le seguenti considerazioni. 1. Se in un altro Stato fosse attribuita al ritrovamento di caduti italiani la connotazione “chiave turistica”, sarebbe vistosamente, e giustamente, esplosa l’indignazione nazionale.2. Esiste ancora purtroppo la tendenza a disprezzare gli avversari. L’inclinazione è per la verità più frequente in veneto che altrove. Ciò significa che qualcuno vuole perpetuarla o, in alternativa, che da noi c’è terreno più fertile per tale alterazione. 3. se la pietosa iniziativa di Follina è priva di senso,
che senso avrebbe negare a quei caduti il titolo di veri morti? E ancora che senso ha rinfacciare con epiteti inadeguati situazioni ormai superate e dismesse da molti decenni? 4. Non è la prima volta che le nostra Autorità hanno espresso disinteresse per situazioni risalenti alla Grande Guerra. Ricordiamo la barca d’assalto austro ungarica riemersa nella Piave e destinata a finire fra i rottami ferrosi, se il museo Storico dell’esercito viennese non l’avesse prelevata su nostro invito. 5. quasi tutti gli anziani della vallata hanno in memoria questo cimitero e, fin da ragazzi, tramandano le vicende storiche. Ricordiamo che per decenni sopra le tombe sono stati depositati notevoli quantità di rifiuti! Non sembrerebbe (e si chiede anticipatamente scusa per eventuali errori di valutazione) che taluni rappresentanti da noi eletti prendano in considerazione le istanze emergenti dalla società civile. Si auspicherebbe che la politica tuttavia, specialmente in tempi di campagna elettorale, riflettesse maggiormente su certe richieste. In caso contrario non ha senso parlare di europeismo ed è giusto che si sappia anche in sede più allargata. La società esige rispetto, ma esprime riguardo per gli altri, avendo essa compreso tra l’altro le mutazioni sociologiche nel frattempo
intervenute. Una smentita a questa impressione sempre più estesa sarebbe benvenuta e si potrebbe cominciare da Follina. Il Piave fu teatro di aspre battaglie per un anno intero. Qui si decise, in parte, la futura storia d’Europa e non solo. Se una simile testimonianza ambientale fosse ubicata altrove, essa sarebbe degnamente valorizzata e celebrata. Quanto ancora riconoscibile sarebbe conservato con cura e destinato a frequenti visite con finalità di riflessione e di turismo didattico. Risalta a tale proposito la sollecitudine della Francia dove si favorisce con perizia la visibilità dei luoghi delle battaglie sia della Grande Guerra, sia di altri decisivi conflitti. Ne costituiscono eloquente esempio la Marna, le Argonne, la Linea Maginot, Ypres e altre località. Particolare attenzione è riservata alle pubblicazioni su questi argomenti e alla loro funzione istruttivo-documentaria. È invece evidente la trascuratezza riservata al nostro Piave e alle vicende non utili alla usuale vuota retorica. Diotisalvi Perin Pubblicato da La Tribuna di Treviso in data 01/02/2006.
Immagini della Cerimonia a Follina il 26 ottobre
Da sx il Generale Eberl anche Pres. Ass. Europea Reggimenti Militari; la Principessa Anita Furstin von Hobenger pronipote di Francesco Ferdinando (con alle spalle il marito e a fianco di un dignitario austriaco), e l’Arciduca Georg von Ausburg (riconoscibile dagli occhiali) entrambi rappresentanti della Famiglia Asburgo; il Dott. Guido Spada e il Ten. Col. Castagna . Attorno all’altare, dove si vede la bandiera austriaca, ci sono le 77 cassette con i resti dei soldati (che nella parte finale della cerimonia sono state collocate nella tomba sotto l’altare).
Durante la cerimonia abbiamo assistito ad alcune note stonate, non provenienti dalle straordinarie bande musicale, ma dagli strani movimenti nella vicina zona (antistante il monumento) del picchetto armato: alcuni soldati hanno chiesto soccorso e si sono fatti accompagnare fuori dal cimitero per l’assistenza medica ( eppure erano passati dall’inizio poche decine di minuti e la temperatura era autunnale.
Presso il comune di Follina sono esposti in alcune vetrine moltissimi oggetti (cimeli) trovati nelle tombe degli sfortunati soldati: anelli, pietrine, oggetti sacri, ecc.
ambientali, per il grave pericolo alluvioni a causa della mancata manutenzione di tuuto il corso del fiume Piave in balia di se stesso, di grande interesse per le comunità! Immaginiamoci se rispondono o come risponderanno ai problemi dei cittadini una volta che sono stati eletti. Eppure tutte le autorità e personaggi di ogni livello e grado ci risponderanno nel tempo di 8 max 15 giorni, dal Trentino Alto Adige, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Ungheria, Slovenia ecc.... Un ringraziamento di cuore a: il rag. Marcello Tomasi, Sinda-
co di Follina, per l’impegno e la determinazione con cui ha portato avanti il progetto; il dott. Guido Spada; gli sponsor; il gruppo Alpini di Follina e a tutti i volontari arrivati anche dall’estero; il Conte Francesco Frigimelica il cui contributo di lavoro e conoscenze è stato indispensabile nell’attività di scavo e nell’interpretazione dei risultati; il prof. Roberto Tessari; l’On. Dino De Poli che prontamente ha finanziato la straordinaria opera monumentale (con un grande architetto) tanto attesa dai cittadini trevisani e del Mondo. Il Presidente Diotisalvi Perin
12 dicembre, presentazione del film “Sulle orme della Grande Guerra”. Siete tutti invitati al Museo di Caorera il 12 dicembre alle ore 20.15 per la presentazione del film “Sulle orme della Grande Guerra” girato dal noto regista feltrino Marco Recalchi sul Piave con riprese anche a Cimadolmo e Nervesa d. B. nelle recenti simulazioni di combattimenti nel 90° Anniversario della fine della Grande Guerra. Seguirà un rinfresco e brindisi con il Prosecco offerto dall’Associazione volontari del Museo del Piave “Vincenzo Colognese” e Pro Loco di Caorera.
e-mail:
[email protected]
vi invitano a visitare (per i dettagli ed altro) il sito
www.museodelpiave.com
venezia
Novembre 2008 •
Ode al Veneto
Un saluto al dott. Haider
Questo Veneto tanto conteso e vilipeso Stavolta dal ridicolo è stato leso Con la costruzione di marciapiedi aperti Nei centri urbani e nei villaggi deserti.
Gianluca Panto
All’alba dell’11 ottobre il mio telefonino è squillato , avevo ricevuto un SMS con una terribile notizia : Jorg ”Xorxi” Haider non era piu’ con noi . Uno scambio febbrile di telefonate, quando ancora le agenzie di stampa non riportavano la notizia ha purtroppo confermato che una altro amico del popolo veneto ci aveva lasciato, anzitempo , morto in un incidente stradale nella notte. Dopo tanti anni di gavetta , l’intelligente e sincero carinziano aveva finalmente visto affermarsi il proprio naturale talento politico . Era infatti reduce da un recente e clamoroso successo elettorale , ma ad appena 58 anni la sua vita è finita improvvisamente per una distrazione alle porte di Klagenfurt. Per tutta la giornata è corso il tam-tam su internet, riportando indiscrezioni , particolari raccapriccianti, cordoglio ed un unanime grido di dolore “assassini” ! Leader della Bzoe , stava tornando a casa , verso i boschi della propria tenuta . Nato nel 1950 alle ultime elezioni aveva riportato piu’ del 10% di consensi a livello nazionale austriaco, riportando così lo statista nel pieno della scena politica e nella fase dei negoziati per la formazione del nuovo governo. Aveva una figlia sposata in Italia e frequentava spesso il nord-est, Friuli e Veneto. Gli era stato piu’ volte chiesto di candidarsi perfino nelle nostre regioni, vantava un consenso transnazionale nell’area dell’Alpe Adria e Veneta. Quella del complotto forse sarà solo una teoria, ma restano molti dubbi da chiarire in tutta la vicenda. Troppe le domande che non hanno avuto risposta. Del fantomatico testimone principale, una donna, che sarebbe stata superata da Haider poco prima dell’incidente , non sono mai circolate le generalità. Sulla cappotta dell’auto, proprio sopra la testa del guidatore, appare uno strano e singolare foro perfettamente circolare, dalla conformazione esageratamente troppo regolare per non destare dei dubbi. Osservando le fotografie dell’auto si nota che i bulloni della ruota anteriore e posteriore sono ... svaniti, e che le ruote sono appoggiate su quel che resta dell’auto. Entrambe le portiuere del lato sinistro sono scomparse dall’auto , benchè i meccanismi di chiusura così come le componenti elettriche , non sembrino danneggiate. Numerosi i siti internet che riportanto indiscrezioni e particolari sulla vicenda, tra cui “dagospia”. Troppe analogie con altri fatti accaduti a uomini di prestigio amici e difensori dei veneti. E così il 24 Ottobre la moglie ha sospeso l’autorizzazione alla cremazione della salma, per disporre dei propri accertamenti di parte. Noi affermiamo semplicemente che il dott Haider era diventato un personaggio scomodo per il sistema, aveva recentemente promesso di fare pulizia dentro il marciume del sistema bancario, e lui le promesse le manteneva sempre. Ai fumerali solenni, quasi “di stato” ha partecipato anche una delegazione di amici delle “Raixe Venete”, che hanno esposto il gonfalone marciano, in prima fila ed accolti con gli onori riservati agli amici . Noi non ti dimenticheremo. Grazie per quello che hai fatto, per l’amicizia sempre dimostrata nei nostri confronti, per i tuoi consigli, per la tua ospitalità, per la tua intelligenza politica, la sincerità e lealtà . Grazie ancora, Jorg “Xorxi”, Ciao!
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Il Veneto silenzioso e laborioso esterrefatto, guarda malinconico tanto misfatto, che il marciapiede solo nel sagrato, conosce dopo aver ben lavorato. Da dove viene questa costumanza Se non da sud-mediterranea usanza, portata dai soliti invasori, sia provveditori, intendenti, prefetti, giudici e questori, che con lo stuolo di amici e parenti / / di ogni ordine e grado il Veneto tutto han messo a soqquadro. Ma sono anche malefici portatori di ben altri saputo dolori, di mafia, ‘drangheta, camorra e altra jella e la ben nota romana bustarella. Ed ora non ci resta che invocare, prima che questa marea possa straripare, il vecchio serenissimo leon che di questa gente faccia un boccon. Quintex
Racconto inedito della Grande Guerra I soldati italiani rubarono, alle famiglie venete delle zone di guerra, le porte, le finestre, i balconi per far fuoco, per riscaldarsi.... E rubarono le mucche, i buoi, i cavalli e le pecore e le capre per mangiare e pure le galline e i conigli. Rubarono tutto quello che era asportabile.E violarono i campi con le bombe così che non poterono seminare... E anche le donne furono violate...E ci fu la spagnola..... I poveri veneti non ricevettero nemmeno i danni di guerra. E, disperati, andarono all’estero, in diaspora, maledicendo l’Italia che non era la loro patria. E la chiamarono la Grande Guerra, la quarta guerra d’indipendenza. Ma indipendenza da chi!? Servi solo ad arricchire la Fiat e fu il ventre del fascismo, fece 800.000 mila morti, milioni di poveri morti di fame e distrusse un’altra volta il Veneto, la nostra regione. Altopaino d’Asiago, Monte Grappa, Ortigara, monte Canino, Piave e Montello, monte Piana ecc... Ve li ricordate questi nomi? Furono solo cimiteri, cimiteri e cimiteri...E il grande Palazzo Collalto di Susegana e l’Abbazia di Nervesa ve li ricordate? Sono solo due esempi delle distruzioni avvenute nella nostra regione e l’elenco è infinito. Mio nonno classe 1878, se la fece tutta la guerra con i 5 figli a casa da mantenere. E non seppe mai perchè l’Italia gli avesse rubato 4 anni della sua vita e una figlia morta di spagnola. E bestemmiava: Porca Italia! E dopo 90 anni, oggi noi ricordiamo e festeggiamo la vittoria! Vittoria al 90esimo. Vergogniamoci almeno un poco e chiediamo perdono ai nostri vecchi per tutte le tribolazioni che hanno ingiustamente patito. E, per favore, non chiamiamola più la Grande Guerra! Noi veneti non vogliamo più queste immani tragedie, sulla nostra terra come sulle altre terre del mondo. Non vogliamo più guerre di conquista. Chiediamo solamente che ogni popolo, ogni nazione siano liberi di unirsi ad altri popoli, ad altre nazioni, nella massima libertà così come di dividersi da altri. In pace dividersi, e in pace unirsi. In pace vivere. Cherubin
10 • IL PIAVE • Novembre 2008
Speciale
INCONTRO CON IL SINDACO ALESSANDRO BONET
Godega di S
Idee e volontà del Primo Cittadino Un grande impegno per rinnovare e migliorare il paese
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uali sono gli obiettivi della Giunta? Gli obiettivi rimangono quelli indicati nel programma elettorale. Voglio, perciò, un comune più sicuro, dove i cittadini si sentano protetti, con opere pubbliche e servizi adeguati ad una società moderna. Voglio che Godega di Sant’Urbano diventi sempre più “un comune da vivere” in cui l’amministrazione comunale sia vicina all’utente e lavori per semplificargli la vita in modo chiaro e trasparente.
Quali opere sono state realizzate? Molto è già stato fatto, nel campo dei lavori pubblici, per esempio: la rotatoria a Bibano, il primo
stralcio della pista ciclabile di Salvatoronda, la pista ciclabile di via dell’Albera, l’istallazione dei pannelli fotovoltaici sul tetto della scuola media e della palestra. Altro è in fase di realizzazione: la copertura del campo bocce con gli spogliatoi, gli spogliatoi per il campo sportivo di Bibano, i marciapiedi del centro, la pavimentazione di via Cipriani e del Pozzo della Regola, un parco urbano nell’area degradata vicino alla piazzola Nikolajevka, la pista ciclabile di Baver, la pista ciclabile di via Vittorio Veneto, la sistemazione dell’incrocio tra via Perosa e la Pontebbana, solo per fare alcuni esempi. Godega comincia ad assumere un aspetto più accattivante. In alcune giornate, dedicate a ricorrenze, si è cominciato a riscoprire il piacere di vivere il comune e i suoi spazi stando assieme e lasciandosi andare a momenti di autentica convivialità: cene in piazza, sfilate di carri mascherati, appuntamenti in fiera per grandi e piccini. Nella fase economica che sta attraversando il nostro Paese e non solo, caratterizzata da crisi finanziarie internaziona-
li e da un costo della vita ogni giorno più importante che grava sulle tasche dei cittadini spesso in difficoltà a raggiungere la fine del mese, come sindaco, quali progetti ha per venire incontro alla sua gente? Per primi nella nostra zona, abbiamo concordato con i panificatori e i negozianti la vendita di pane a prezzo convenzionato, a breve prenderà il via la “giornata del contadino”, mercatino del mercoledì in cui i produttori venderanno direttamente al pubblico senza passare per intermediari e dunque ad un prezzo vantaggioso. A breve verranno installati distributori di latte fresco a prezzo ridotto rispetto agli odierni canali di distribuzione. A Godega è appena stato ultimato un palazzetto dello sport, i cui lavori sono stati progettati e avviati dalla precedente amministrazione. La struttura, a detta di esperti del settore, non sembra rispondere ai canone dei più moderni palazzetti che garantiscono una maggiore flessibilità d’uso e un costo di realizzazione molto più contenuto. Come giudica quell’opera? Non posso che giudicarla negativamente. Il mio è un giudizio avvalorato da esperti dell’edilizia che si esprimono indipendentemente da ogni appartenenza politica. Da architetto urbanista, non posso non notare le storture del progetto: caratteristiche tecniche e dimensionali che ne limitano l’utilizzo e alle quali va aggiunta la questione dell’elevato costo. Un’opera da 2,5 milioni di euro spropositata per il nostro comune. Paesi come Godega, e penso per es. a Mareno di P., Codognè e S.Vendemiano, hanno palazzetti più che dignitosi e proporzionati alle loro esigenze spendendo meno della metà di 2,5 milioni di euro… senza dimenticare che, il costo di utilizzo della struttura: bollette, pulizie, gestione etc., stimato in 100 mila euro all’anno, è proporzionato alla sua dimensione e cioè il doppio di quanto si spenderebbe per mantenere un “normale” palazzetto. Questi soldi, ogni anno, li dovranno sborsare bibanesi, godeghesi e pianzanesi. Significa che, ogni anno, una famiglia tipo pagherà un obolo di 80 euro per il mutuo e uno di 67 euro per la gestione e il mantenimento del manufatto. E con ciò ho detto tutto. Quanto ad altre precisazioni, credo che i cittadini siano legittimati a chiamare a rispondere direttamente chi ha voluto un’opera faraonica e spropositata per semplice mania di grandezza.
L’immigrazione è uno dei principali fenomeni di cambiamento della nostra società. Ci sono zone, ad esempio il Quartier del Piave dove - a detta di alcuni sindaci - la situazione è sotto controllo e la maggior parte degli immigrati lavora in modo regolare. In altre zone, tipo Padova o Mestre, siamo ai limiti della sopportazione. Qual è la situazione nel territorio di Godega? Nel territorio di Godega l’immigrazione non ha raggiunto i limiti di sopportazione di zone tipo Padova o Mestre. La nostra non è la realtà di una grande città, ma esistono comunque casi critici che ci coinvolgono in prima persona. Il nostro impegno è finalizzato a far capire ai nuovi arrivati che la società in cui viviamo si basa su regole che vanno rispettate. Siamo terra di emigranti e sappiamo cosa significhi vivere in un paese straniero, ma è altrettanto vero che i nostri padri, con il loro impegno, hanno anche contribuito a far grandi le nazioni che li ospitavano, lavorando sodo. I veneti, all’estero, sono ricordati come lavoratori, onesti e rispettosi delle regole anche laddove erano sfruttati e vessati. Chi viene da noi deve aver presenti i doveri e non solo pretendere diritti perché l’integrazione è una conquista che passa attraverso la comprensione e il rispetto dei nostri usi, costumi e delle nostre leggi. La provincia di Treviso ha
ne sanzionando con 500 euro prostitute e clienti. La nostra azione ha anticipato anche in senso temporale provvedimenti del ministro Carfagna e del sindaco Alemanno. Ciò che più importa è che il provvedimento abbia dato i risultati sperati e che la situazione risulti molto migliorata: siamo passati da una quindicina di prostitute un tempo presenti sulla Pontebbana a una o massimo due di oggi. Conto di debellare del tutto il fenomeno nei prossimi mesi quando, dopo aver armato la polizia locale, organizzeremo dei turni notturni di pattugliamento del territorio. La battaglia per il decoro e contro il degrado urbano e sociale mi ha sempre visto in prima linea fin da quando ho, per primo a livello nazionale, organizzato le ronde dei giovani e continuerà a vedermi esposto ogni volta che sarà necessario. I miei cittadini questo lo sanno e hanno dimostrato di apprezzarlo con messaggi e telefonate di sostegno. Per quanto riguarda la regolarizzazione della prostituzione esprimo un parere favorevole. Sarebbe più facile controllare il fenomeno e si potrebbe trarne vantaggio fiscale facendo pagare le tasse a chi, di sua volontà, sceglie di esercitare. Non spetta certo al sindaco dare giudizi morali. Godega fa parte di quei pochi comuni che hanno un grande
Voglio un comune più sicuro, con opere pubbliche e servizi adeguati ad una società moderna. Voglio che Godega di Sant’Urbano diventi sempre più “un comune da vivere” . uno dei tassi di integrazione più elevati di tutto il Paese. Le condizioni per convivere serenamente esistono e il nostro territorio offre agli onesti lavoratori possibilità di crescita e integrazione. Perché noi vogliamo essere “paroni a casa nostra”, ma non siamo di certo razzisti come ci dipingono spesso i mass media. Invece, nel resto d’Italia, il buonismo di una certa parte politica ha compiuto danni al processo di inserimento degli immigrati portando a casi estremi di “razzismo” all’inverso, e mi riferisco, per esempio, a certi annunci di lavoro dove titolo preferenziale per l’assunzione è avere la pelle scura, si veda il caso dell’esercizio di Montebelluna o, ancor peggio, casi in cui, grazie al permissivismo delle leggi romane, certi extracomunitari si permettono di circondare e aggredire una pattuglia di poliziotti, e mi riferisco a quanto accaduto qualche tempo fa a Padova. Prostituzione in strada. Godega per il fatto di essere atraversata dalla statale Pontebbana è colpita da questo fenomeno. Come si pone l’aministrazione rispetto ai nuovi provvedimenti dei ministri Maroni e Carfagna? La mia amministrazione è stata la prima della zona ad adottare l’ordinanza anti-prostituzio-
valore aggiunto: la Fiera. Che ruolo riveste la fiera oggi e quale ruolo rivestirà in futuro? La Fiera è reduce da un decennio difficilissimo con una gestione, a detta di tutti, fallimentare per mancanza di investimenti economici e assenza di idee e metodo di lavoro. Tutto questo lo si può comprendere analizzando i dati delle presenze che hanno registrato un progressivo enorme calo di visitatori paganti e di espositori. Il 2007 è stato il primo anno di gestione della Fiera da parte della mia amministrazione e si sono già visti i primi risultati: abbia-
mo saputo bloccare l’emorragia di visitatori paganti che prima era in caduta libera e abbiamo aumentato il numero di espositori e superficie espositiva. Ma quel che più importa è la ventata di novità che siamo riusciti ad introdurre grazie al cambio di mentalità, a un gruppo di volontari infaticabili. La conseguenza è stato il ritorno dell’ottimismo e dello spirito di iniziativa. Il 2008 è stato solo l’inizio. Il 2009 porterà novità tra cui, dopo un vuoto di 30 anni, la nascita del nuovo padiglione verde dedicato all’agroalimentare e alle innovazioni. Ma il futuro dell’Antica Fiera sta nell’ esternalizzazione delle fasi operative a una struttura diversa dal Comune per fare in modo che si sfruttino tutte le potenzialità di un’attività economica come questa grazie a una gestione di tipo privatistico, ma con finalità pubbliche. Insomma, la Fiera deve diventare sempre più una risorsa per i godeghesi! In questo periodo si notano manifestazioni di alcuni cittadini che chiedono la chiusura dell’uscita dell’A28 nel comune di Godega fino a quando non verrà realizzata la bretella in grado di evitare il transito per il centro di Pianzano. Qual è la vera situazione? La situazione a Pianzano è critica. La mia amministrazione si è impegnata assieme alla Provincia, con tutte le risorse disponibili, a creare un sistema di viabilità alternativa a barriere ferroviarie chiuse con semafori e pannelli informativi, ha realizzato la pista ciclabile in via dell’Albera, sta portando avanti quella in via Baver, ha investito decine di migliaia di euro in segnaletica verticale e orizzontale aggiuntiva, ha inoltre avviato un ricorso al Consiglio di Stato per la chiusura del casello.
Da parte mia, faccio continuamente pressione, pur nelle difficoltà, su Autovie, Regione e Ministero per velocizzare l’iter di realizzazione della bretella e del lotto 29 della A28. Una strategia, la mia, fatta di piccoli, ma significativi passi lungo l’unica via percorribile e perseguita dall’unica autorità istituzionale, sempre il sottoscritto, che abbia fatto qualcosa di concreto per migliorare la situazione a Pianzano. Certe manifestazioni pubbliche rischiano di assumere una connotazione politica, a mio avviso da evitare. Purtroppo, accanto a gente che si batte per la vivibilità del proprio territorio ci sono personaggi il cui unico interesse è quello di fare polemica politica. Attualmente, per quel che concerne l’iter della bretella, dopo il ricorso presentato dalla ditta esclusa dall’appalto e l’accoglimento dello stesso da parte del Tar di Trieste, Autovie Venete ha aggiudicato l’appalto in data 17.10.2008 e la ditta vincitrice avrà 90 giorni di tempo per realizzare la progettazione e 2 anni per ultimare i lavori. Facendo un salto nel futuro, per cosa in particolare vorrebbe essere ricordato il suo operato di sindaco? Mi piacerebbe essere ricordato per quello che sono: un uomo onesto, volenteroso e che ha voluto dedicare una parte del proprio tempo, sottraendolo alla famiglia (non me ne volga!), alla propria comunità per dare un personale contributo alla crescita della medesima. In verità, non so se e come sarò ricordato, ma posso dire che, da parte mia, non dimenticherò mai le tante persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso problematiche, speranze e progetti. Alessandro Biz
Sant’Urbano
Novembre 2008
Godega Basket una splendida realtà sportiva
L
’a.s.d. Godega Basket, partita con il contributo di poche persone, si è affermata, con oltre 120 atleti, iscritti attualmente, come una delle più belle realtà locali, avente lo scopo di far conoscere lo sport e il basket, a tutti i ragazzi del Comune e delle zone limitrofe. Il nostro impegno, continuo, da oltre un ventennio, riguarda sopratutto lo sviluppo del settore giovanile, pur potendo contare su un’ ottimo gruppo femminile militante in serie C e una prima squadra maschile in 1^ Div. Senza nulla togliere alle suddette compagini, i giovani, ma soprattuto i bambini, sono il nostro punto di partenza. E’ da loro, infatti, che domani ci aspettiamo grandi cose e soddisfazioni; il nostro settore Minibasket, anche quest’ anno, ha avuto oltre una ventina di nuovi iscritti, incrementando i buoni numeri della
Incontro con il maestro Carlo Callegari autore del libro “La grande truffa”
I
ncontriamo il maestro Carlo Callegari residente a Pianzano di Godega S.U. dove ha insegnato alle elementari del Comune, autore del libro “La grande truffa” che parla della scuola e degli scolari. Con l’occasione delle proteste studentesche di questi giorni gli chiediamo che cosa ne pensa. Mi auguro che sia l’inizio di una grande riforma per dare alle nuove generazioni un fu-
turo di benessere e di sicurezza. È il tema del mio libro che ho scritto nella speranza che sia letto per dare ai genitori le indicazioni per una retta educazione ai figli e non finire nel terzo mondo nel quale siamo incamminati. Molta gente è disinformata sulla scuola e non immagina che sia una casta organizzatissima che cerca di difendersi tenendo nascosta la pedagogia moderna che non può essere attuata in un ambiente inadatto come le quattro pareti di un’aula, con cinque, dieci e spesso anche più alunni. I maestri non ne hanno colpa. Anch’essi ne sono vittime. Perché dice che i maestri sono vittime della scuola? Perché non possono cambiare l’ambiente che non consente di esercitare la pedagogia moderna.
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Che cosa dice la pedagogia moderna? Dice che non si educa con le parole ma con l’esempio. Tenere bambini sacrificati ad ascoltare cose che non lo interessano è violenza e si cade nel tanto biasimato nozionismo. È il motivo per cui Pierpaolo Pasolini disse che noi non edu-
chiamo con quello che diciamo ma con quello che siamo. Quali possono essere i danni della scuola? Per la legge scolastica il bambino non può muoversi per non disturbare ma lo stare fermo non è nella sua natura. Egli deve crescere nel fisico e nell’intelligenza. È il motivo per cui la scuola ostacola lo sviluppo del corpo e della mente. Lo stare troppo seduto è dannoso anche per la medicina. Qual è l’ambiente adatto per educare? È la famiglia saggiamente condotta, che ama intensamente il bambino in ambiente di serenità e di sorrisi e gli prepara l’ambiente nel suo interesse, lo prepara cioè alla vita. Come sarebbe a dire? Il bambino vive in una abitazione e in essa deve imparare la cura della persona, la tenuta della casa, la coltivazione dell’orto. Ma anche deve imparare un mestiere. Si sceglie il mestiere del padre che porta con lui nell’opificio e lo affida all’operaio migliore e lo lascia giocare vicino a lui perché si affezioni al lavoro. Può diventare il successore nell’azienda, ma anche uno scienziato, un latinista, un ingegnere, un medico. A proposito di medico, non avremo la malasanità perché il bambino, essendo un lavoratore sceglie il mestiere che ama. Se è in ospedale come infermiere si perfezionerà per diventare medico e se sono troppi quelli che vi aspirano continuerà a fare il suo mestiere di infermiere e non avremo disoccupati. In una breve intervista non si può dire molto. Chi vuole saperne di più legga il mio libro. Roberto Momo
buone prestazioni, maturando l’ esperienza necessaria per l’ anno appena iniziato. Il nuovo allenatore, Michele Gerlin saprà sicuramente farli rendere al meglio, sviluppando le doti tecniche che ciascuno ha dimostrato lo scorso anno. Saliamo ancora. Per trovare la squadra Under17, allenata da Andrea Dal Pos. Poche parole per dire che questa tra qualche anno, sarà la prima squadra della società, quindi ci aspettiamo tante soddisfazioni. Lo scorso anno qualificata ai play-off , nel campionato attuale ci ha già regalato due vittorie su due, con oltre 100 punti segnati a partita. Tecnica e agonismo non mancano e se il buon giorno si vede dal mattino... Infine le due prime squadre: la serie C femminile e la Prima Divisione Maschile. La prima allenata, da Graziella Zanchetta, acquista quest’ anno due nuove ragazze, che vanno a rimpolpare un gruppo ben affiatato, proveniente dal nostro vivaio. Lo scorso anno, dopo aver ottenuto un buon piazzamento, le nostre ragazze, si sono tolte anche qualche soddisfazione, andando a
passata stagione e rendendoci ottimisti per altri arrivi. La nostra politica giovanile, prevede interventi mirati presso le scuole, tenuti da personale adeguatamente preparato, che sa come coinvolgere i ragazzini, farli socializzare, rapportarsi con i pari età, soprattutto educarli a svolgere attività fisica, cosa in questi tempi un po’ sottovalutata. Proprio per questo proponiamo, successivamente ai corsi, anche dei periodi di prova in palestra, per, è proprio il caso di dirlo, toccare con mano, cosa significhi sentirsi parte di un gruppo. Quest’ anno il settore Minibasket, coordinato e allenato da Vania Tesolin, porterà alla formazione di alcuni gruppi di miniatleti (Pulcini e Scoiattoli), che parteciperanno ai rispettivi campionati, oltre a presenziare a raduni e feste con altre società delle zone limitrofe. Stessa cosa dicasi per le categorie Aquilotti ed Esordienti, che muoveranno i primi passi verso il basket vero e proprio. Allo scalino successivo, troviamo ai ragazzi dell’ Under14, che pur giocando, lo scorso campionato, contro atleti un anno più vecchi, si sono contraddistinti con
vincere contro avversari più blasonati o tecnicamente migliori. Il gruppo fa la forza! La squadra maschile, allenata da Alessandro Perozzo, riassapora l’ avventura in Prima Divisione, dopo alcuni anni nel campionato Uisp, categoria in cui non sono mancate vittorie e ottimi piazzamenti. Anche questa squadra, composta per lo più, da atleti del vivaio, vuole essere l’ esempio per le nuove leve, insegnando ad amare il basket e lo sport, mettendo in campo un sano mix di esperienza e tecnica, che speriamo si riveli l’ arma in più per il campionato che inizierà a metà novembre. Infine, doveroso un ringraziamento a tutti i volontari, dirigenti e sponsor che contribuiscono in maniera fattiva alla nostra realtà, che per quanto piccola non è semplice da gestire. Visti questi buoni presupposti non ci resta che sperare in un’ altra annata buona come quella passata, aspettando il nuovo palazzetto, in costruzione, necessario allo sviluppo della nostra attività, che ci auguriamo sempre in crescita. Venite in palestra: il Basket è spettacolo!!
Aurora Volley
Lo sport in rosa dai tanti successi
È
iniziata la nuova stagione anche per la Aurora Volley, una grande realtà formata da un esercito di pallavoliste che svolge attività sportiva in tre comuni: Godega, Gaiarine e Orsago. Godega è terra di pallavolo perchè proprio qui è nata negli anni ottanta la Bibanese, capostipite della attuale Aurora Volley. La Prima squadra milita nel campionato di Prima divisione e il settore
giovanile si distingue per essere uno di migliori del territorio sia per numero di atlete iscritte sia per gli ottimi risultati che ogni
anno le squadre conseguono. Presidente è il sig. Sergio Serafin, coadiuvato da un cospicuo team di validi collaboratori.
12 speciale
• Novembre 2008
Calcio Orsago
INCONTRO CON IL PRESIDENTE WALTER BONALDO
Fra passato e presente, una vita di calcio e valori
Il Presidente Walter Bonaldo
W
alter Bonaldo 52 anni, imprenditore nel settore del mobile, uomo di grandi passioni sportive e vero mecenate di una disciplina, il calcio, che lo ha visto alla guida del sodalizio dapprima agli inizi degli anni Ottanta e poi con il ritorno dal 2007. Ed è per questo che gli sportivi orsaghesi, gli sono riconoscenti, per l’impegno costante in prima persona. Lo abbiamo incontrato tra un impegno e l’altro per una breve chiacchierata a ruota libera e per conoscere il suo modo di intendere il calcio e lo sport in genere. Cosa spinge un imprenditore di successo, che molto deve alla propria azienda in termini umani, di tempo e di dedizione al lavo-
ro, ad investire nello sport? Certamente la passione per lo sport in genere ed per il calcio in particolare, avendo anche due figli che giocano entrambi nell’Orsago, il maggiore in prima squadra mentre l’altro nel settore giovanile. Sono ritornato lo scorso anno, dopo una parentesi negli anni Ottanta, al timone della società perché ho ritrovato un gruppo di miei ex giocatori e dirigenti di allora, i quali mi hanno stimolato a riprendere questa nuova avventura insieme a tutta la mia famiglia compresi i miei fratelli. Quanti sono i vostri atleti? Attualmente sono circa 120 e provengono anche da vari paesi limitrofi. Quali squadre avete allestito per questa stagione sportiva? Oltre la prima squadra che milita in Prima Categoria, abbia-
mo una formazione di Juniores, una di Esordienti, i pulcini A e B ed infine i “primi calci”. Chi sono gli allenatori? Gianni Esposito per la formazione maggiore, Alberto Pagotto per la Juniores, per gli esordienti, pulcini e tutto il settore giovanile l’allenatore è Sandro Sara
Juniores affiancato da Renato Posocco. Quali sono gli obbiettivi della formazione maggiore? Insieme con i miei collaboratori abbiamo elaborato un piano triennale partendo dalla cosiddetta “linea verde” la quale fa una media di 22 anni, con l’obbiettivo finale di fare il salto di qualità vale a dire il passaggio ad una categoria su-
Pulcini
La prima squadra che milita in Prima Categoria periore. Speriamo di riuscirci. Cosa è cambiato nel calcio locale dagli anni Ottanta ad oggi? E cosa invece non è cambiato? Devo dire che sono cambiate parecchie cose soprattutto per quello che può riguardare i calciatori i quali ora hanno la possibilità già a 25 anni di essere svincolati e pertanto si trovano liberi di accasarsi dove vogliono. Secondo me questa cosa non fa bene alla società la quale magari nel frattempo li aveva fatti crescere investendo energie su di loro. Non è cambiato invece l’agonismo, la voglia di emergere e il classico campanilismo quando si trovano a fronteggiarsi due società di paesi limitrofi. Cosa ha dato il calcio Orsago a Walter Bonaldo e cosa da’ quest’ultimo al Calcio Orsago? Il calcio Orsago mi ha dato molto sotto il profilo sportivo ed umano nello stare quasi quotidiana-
mente a contatto con gli atleti. Penso di avere dato il massimo delle mie qualità per questa associazione che sento nel cuore, perchè rappresenta lo sport del mio paese, sia nel florido settore giovanile dove i ragazzini ricevono una formazione umana oltre che sportiva, sia nella prima squadra che rappresenta agonismo e spettacolo. Roberto Momo
Il D.S. Fanie Bonaldo
Esordienti
Primi Calci
venezia
Novembre 2008 •
direttore: Alessio Conforti tel: 340 7064851 e-mail:
[email protected]
Laguna: patrimonio da mantenere e valorizzare
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Il vicesindaco, particolarmente sensibile al territorio lagunare,delinea in merito progetti e ambizioni JESOLO. Il legame con la propria terra natia è una delle componenti essenziali che accompagnano l’uomo durante tutta la crescita, sia essa professionale o puramente legata al passare degli anni, che portano a loro fianco inevitabili cambiamenti legati alla modernità e al progresso sociale. In una città come Jesolo, sede di esponenziale crescita urbanistica verso un ambizioso rinnovamento, c’è ancora chi, pur d’accordo con la trasformazione architettonica, ha una particolare sensibilità nei confronti di aspetti che molte volte passano in secondo piano, non perché inapprezzati ma perché sconosciuti. E questo è proprio
il caso di Valerio Zoggia, vicesindaco di Jesolo, 59 anni, nato a Lio Maggiore, frazione di Jesolo che si affaccia sulla laguna Nord e che conserva intatto il puro fascino lagunare delle origini, tempi in cui l’asfalto era pura astrazione e in cui certi profumi naturali aleggiavano nell’aria incontrastati.Il territorio jesolano, conosciuto soprattutto come meta del divertimento e della tintarella, ha la fortuna di trovarsi tra il mare, la foce di due fiumi come il Piave ed il Sile e appunto la laguna, luogo in cui flora e fauna dominano inesorabilmente. Tematiche alle quali Zoggia, da quasi due anni in carica Istituzionale,pone tra
le proprie priorità:” Nei confronti del paesaggio lagunare- spiega il vicesindaco- sono legato da passione e affetti, oltre che da una forte attenzio-
Cambiamenti climatici, i media risorsa fondamentale
S
erve consapevolezza pubblica per contrastare i gravi danni ambientali. L’informazione riveste un ruolo di primo piano. VENEZIA. Il messaggio è chiaro: l’opinione pubblica deve essere maggiormente sensibilizzata a fronte della grave situazione climatica che interessa l’intero globo e in questo senso il potere e l’importanza odierno dei mezzi di comunicazione possono segnare una svolta decisiva. Questo è quanto si evince dalla conclusione del convegno svoltosi all’isola di San Servolo (Venezia) intitolato :”From Global Warnings to Media Alert – Dagli Allarmi Globali all’Allerta dei Media”, fortemente voluto dalla Provincia di Venezia in collaborazione con il World Political Forum di Torino e il
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contributo del Governo italiano e dell’Unione Europea. Nel quadro della crisi ambientale globale, l’occasione è servita per sottolineare come in questi anni la politica e la società pubblica in generale non hanno prestato la dovuta attenzione a problematiche lanciate a suo tempo dagli esperti in materia. In quest’ottica una corretta informazione sarebbe determinante per fare passi decisivi nella salvaguardia generale in una situazione alla quale è inevitabilmente legata anche la stessa Venezia, minacciata dall’impatto del cambiamento climatico. Dunque serve maggiore consapevolezza pubblica dei gravi rischi che si prospettano di fronte a noi.“E’ una sfida- sostiene Mikhail Gorbachev, presidente del WPF, intervenuto alla conferenza stampa conclusiva - che
Passante di Mestre Lavori quasi ultimati
rende forma l’opera che risolverà le problematiche della viabilità veneta. La tangenziale di Mestre, che divide in due tronconi l’autostrada A4, è un’arteria dove passano mediamente 150 mila veicoli al giorno,. La realizzazione risulta ormai in rotta di arrivo. Con la terminazione dei lavori dell’ultima “grande opera”, costituita dal gigantesco monolite di calcestruzzo, dal peso di dodici mila tonnellate, appositamente collocato sotto i quattro binari della ferrovia Padova- Mestre in località Vetrego (Mirano) è giunta finalmente l’ora di tirare un gran sospiro di sollievo. Il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, presente con l’Assessore Chisso all’avvio della spinta lunga 70 km della carreggiata est del grande sotto passo ferroviario, annuncia con soddisfazione l’iter verso il termine dell’opera:”Ora il percorso del
Passante è tutto in discesa e i lavori saranno portati a termine a dicembre, proprio come previsto”. Il tratto interessato è al giorno d’oggi il più grosso nodo viario d’ Europa, dove da troppo tempo il crescente aumento della mobilità e i traffici merci con i Paesi dell’Est intasano e schiacciano con il loro peso un’arteria inefficiente per il servizio generale.”Questa è una delle tante sfide che il Veneto sta vincendo”, commenta Galan a fronte delle numerose grandi opere concluse durante il suo mandato e nei confronti delle numerose opposizioni preconcette sorte nel corso del tempo. La lunghezza totale del percorso sarà di 32,3 km per un costo totale di 750 milioni di euro : l’arteria partirà dall’interconnessione con la A4 Milano- Venezia fra Dolo e Mirano, località Vetrego, fino all’interconnessione con la A4 Venezia Trieste, in prossimità di Quarto d’Altino.
Alessio Conforti
deve essere affrontata globalmente. Anche gli Stati più ricchi da soli non possono cavarsela. Di fronte alla crisi che minaccia l’ambiente dobbiamo dare all’opinione pubblica un’informazione corretta e trasparente per far comprendere quanto sta accadendo a livello planetario e dare a tutti la possibilità di fare la propria parte”. E non è ovviamente casuale il fatto che il monito venga lanciato proprio da Venezia, come sottolineato dal Presidente della Provincia di Venezia :”Venezia e la sua laguna vivono costantemente sotto la minaccia dell’acqua alta. Ma gli interventi realizzati in questi anni, fra antichi saperi e tecnologie moderne, dimostrano che l’esperienza qui maturata può diventare modello per tutto il mondo.” Concetto di seguito ampliato anche da Giovanni Cecconi, ingegnere del Consorzio Venezia Nuova :” Grazie allo studio del complesso sistema lagunare abbiamo imparato a lavorare di concerto con la natura, superando la logica dell’emergenza e ponendoci obiettivi di lungo periodo”. Ottimismo e fiducia nelle nuove tecnologie sono comunque tematiche alle quali si può fortunatamente fare ancora riferimento:”Esistono soluzioni positive per invertire la rotta – ha sottolineato Martin Lees, segretario generale Club di Roma – la scienza e le innovazioni tecnologiche sono in grado di offrire delle alternative al modello di sviluppo. Ma tutto questo non è sufficiente se non cresce la consapevolezza attorno a questi temi da parte della politica e della società civile”. E proprio per far seguito alla problematica Venezia ospiterà nell’isola di San Servolo un osservatorio sui media che coinvolgerà tutti gli operatori del settore, al fine di mettere in atto una strategia comune che serva a potenziare l’informazione, in modo da affrontare obiettivamente i gravi problemi ambientali. Alessio Conforti
ne verso le peculiarità offerte zionale ed internazionale:”Io mensali. Si tratta di usanze e dallo stesso: basti pensare al credo che Jesolo abbia la pos- rievocazioni che spesso pasfatto che in esso vi si trova la sibilità di costruire un vero e sano in secondo piano a fronte fauna europea più significativa proprio turismo naturalistico, del costante progresso di rine un esempio eclatante è si- viste le caratteristiche uniche novamento urbanistico, imporcuramente la popolazione dei sia dal punto di vista naturale, tante ma non unico motore per Gruccioni, composta da circa culinario e paesaggistico. Il una località come Jesolo, che 400 individui. L’unicità del comune deve impegnarsi per appunto vanta una simile uninostro territorio vanta una ric- far costruire una pista ciclabile cità territoriale.Al momento vi chissima biodiversità tutta da che si inserisca nel territorio, è già un forte interesse da parte scoprire, conservare di turisti provenienti Da parte del vicesindaco e tutelare. A questo da Olanda, Danimarproposito mi sono ca e Svezia, giunti Valerio Zoggia incaricato di far coappositamente per la volontà di porre Jesolo noscere le principali fotografare ed amsul podio delle località balneari attività di agricoltura mirare il paesaggio. e pesca, in un luogo anche per lo sviluppo e per l’attenzione Ma l’ambizione del magico dove le valvicesindaco è ben verso un ambiente lagunare li ittiche assumono altra e viene da una da mantenere e valorizzare. antichi splendori. componente affetIl mio obiettivo è tiva che negli anni quello di tramandare le usanze in modo tale che più persone non è mai venuta meno e che e allo stesso tempo mantenere possano ammirare luoghi che ora si fa sempre più concreta: intatte le particolarità del ter- le parole difficilmente possono la volontà di porre Jesolo sul ritorio, ostacolando la bonifica ben rappresentare. Penso poi podio delle località balneaed evitando l’ antropizzazione. alla possibilità di creare veri ri non solo per le torri e per Abbiamo la fortuna di avere e propri punti di ritrovo senza i grattacieli, ma anche per lo questa realtà e a fronte della ovviamente danneggiare il ter- sviluppo e per l’attenzione mia carica politica mi sen- ritorio, con tanto di visite gui- verso un’ambiente lagunare to in dovere di valorizzarla e date come elemento aggiunti- da mantenere e da valorizzafarla conoscere al di fuori.” In vo all’offerta.” Poi vi sono le re. E per farlo fortunatamente merito il vicesindaco pensa ad specialità culinarie come la non ci vogliono anni e grandi un vero e proprio turismo mi- selvaggina, perle uniche dal investimenti, perché questa è rato, che abbia la capacità di punto di vista gastronomico, una caratteristica di cui Jesoarricchire un’offerta turistica delizie che consumate nell’at- lo è naturalmente dotata. Precome quella jesolana, già mol- mosfera lagunare difficilmente supposto da non dimenticare. to competitiva sul mercato na- verrebbero scordate dai comAlessio Conforti
XXIII Venice Marathon Il keniano Lomala vince in volata
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l keniano Joseph Lomala si è aggiudicato la 23a Venicemarathon Casinò in 2h11’04”, vincendo in volata sul connazionale e compagno di squadra Jacobs Chesire, e davanti all’etiope Kidane Abdi, terzo al traguardo in 2h11’57”. Primo italiano al traguardo è Federico Simionato dell’Aeronautica che ha ottenuto un onorevole ottavo posto in 2h18’05.
Tra le donne, l’ungherese Aniko Kalovic rispetta i pronostici vincendo la gara con un crono di 2h31’24, mettendo così fine al dominio africano delle ultime sei edizioni.Grande successo di pubblico lungo i 42 km di corsa, animati dalla carovana d’apertura composta da oltre 100 Harley Davison e dai 21 gruppi di “Anima la Maratona”. Tante anche le curiosità legate
alla 23a Venicemarathon Trofeo Casinò di Venezia, che ha visto la partecipazione di oltre 6400 iscritti, 5328 arrivati, di cui un 30% stranieri. La nazione più rappresentata dopo l’Italia è stata la Francia con 345 atleti, poi la Gran Bretagna con 221 e gli Usa con 150. L’atleta più vecchio è stato un italiano di 80 anni ed il più giovane un ragazzo di 18. Perle donne la più anziana ha 76 anni e la più giovane 20. La regione italiana più rappresentata è stata il Veneto con 2343 iscritti, seguito da Lombardia 896 e Friuli Venezia Giulia 297.Madrina d’eccezione alla partenza di fronte a Villa Pisani, l’ex pallavolista azzurra Maurizia Cacciatori che al traguardo ha accolto i vincitori con i due campioni dell’atletica Alex Schwazer e Oscar Pistorius, che per una volta sono saliti sul podio a consegnare loro stessi i premi. Andrea Catra
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belluno
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Feltre: incontri di formazione per genitori
DAL RACCONTO INEDITO DI ALVISE GANDIN
Vajont, 45 anni dopo...
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’anziana donna era riuscita a superare il cordone delle forze dell’ordine e si era inginocchiata davanti al Presidente della Repubblica Antonio Segni appena sceso dal suo elicottero. Poco più avanti il Ministro Giulio Andreotti a chiederci informazioni sulle operazioni di soccorso. Raccolti a terra sassi e fango la donna cominciò a lanciarli contro il Presidente urlando “Assassini, assassini! Ci avete ammazzato. Siete voi i colpevoli!” Segni a quel punto rientrò in elicottero e si diresse a Belluno. La sera quando ci trovammo davanti alla televisione, venne messo in onda il servizio da Longarone e il cronista disse: “Nelle immagini una donna anziana si inginocchia davanti al Presidente Segni per ringraziarlo per quanto si sta prodigando per le comunità colpite dal disastro”. A raccontare l’episodio è Alvise Gandin all’epoca 22enne, oggi titolare dell’Albergo All’Alba a Tambruz di Tambre (BL) dove ha allestito anche un museo sulle due guerre mondiali e sulla tragedia del Vajont. (Per informazioni Albergo All’Alba tel 0437 439700). Alvise Gandin faceva parte della VI artiglieria da montagna alla caserma “D’Angelo di Belluno”. Un episodio, quello raccontato, impossibile da dimenticare. Ma il racconto di Alvise prosegue con altri particolari poco noti alla storiografia ufficiale. Prima del disastro del Vajont di quella tragica notte del 9 ottobre 1963 erano tre mesi che il comandante di tanto in tanto lanciava l’allarme per verificare se eravamo pronti ad intervenire. Visto che erano operazioni senza armi, volli sapere il motivo di queste brevi esercitazioni. Il tenente mi disse: “dobbiamo stare pronti per sgomberare un paese del Cado-
Nella foto: gli artiglieri alpini Mosè Lavina a sx e Alvise Gandin a dx (1963) re”. Un paio di giorni prima del 9 ottobre andammo sul passo Falzarego per una dimostrazione dell’obice. Di solito, in casi come questi si stava via cinque o sei giorni. Quella volta no. Dopo quarant’otto ore fu dato l’ordine di rientrare e verso le sei di sera di quel maledetto 9 ottobre, era un mercoledì, passammo Longarone con la batteria di artiglieri. Eravamo un centinaio. Rientrammo in caserma e andammo a dormire. Verso le undici suonò l’allarme e in fretta e furia partimmo. Fummo fermati a Faè. Era buio ed iniziammo a dirigerci a piedi verso Longarone in mezzo ad un mare di fango. Io ero proprio in testa e fui uno dei primi militari a vedere quel terribile disastro. Prima del ponte le rotaie della ferrovia erano contorte in maniera innaturale. Arrivati al cimitero di Pirago
c’erano delle casse con salme riesumate dalla forza del vento e dell’acqua. Uno spettacolo agghiacciante. Longarone non c’era più. Per tre giorni non mangiammo presi da una situazione orribile in un luogo annientato dall’acqua”. Alvise Gandin racconta poi uno fra gli episodi più dolorosi di questa tragedia umana. Un paio di giorni dopo arrivò un uomo da Milano, cercava la moglie e la figlia di cinque anni che aveva lasciato all’Albergo Posta. Disperato cominciò a cercare e quando misero i picchetti per riconoscere le varia zone del paese, la chiesa, le piazza, le vie, andò lì dove era l’albergo. Scavò, scavò finchè vide sorgere dalla terra i capelli biondi di una bambina. Erano proprio quelli della sua bambina, che trovò abbracciata alla madre”. A.B.
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n occasione delle celebrazioni per il Bicentenario dell’Istituto Canossiano di Feltre, sono stati proposti ai genitori alcuni incontri di formazione. La presenza e l’attiva partecipazione hanno evidenziato il bisogno e la domanda dei genitori di avere la possibilità di essere preparati e sostenuti per il compito educativo loro affidato. Un gruppo di genitori, alcuni insegnanti e un’operatrice di formazione si sono incontrati valutando alcune esperienze in atto sul territorio e nelle vicinanze e mettere insieme una proposta per i genitori del feltrino. Madre Angelina responsabile del progetto così sintetizza: “Il progetto Educare intende promuovere una cultura della famiglia che riconosca valore e dignità ai legami parentali, favorisca rapporti di collaborazione tra scuola-famiglia-impresa ed agevoli la comunicazione tra soggetti disponibili al confronto e all’approfondimento, nella certezza che tutto ciò è indispensabile affinché la nostra comunità possa crescere in sintonia con la complessità
Lettera aperta al Ministro della Giustizia On. Alfano professionisti legali, dei CTU. Cittadini travolti da sentenze ingiuste, dovute generalmente a controversie mal condotte o a preordinati intralci violativi che assieme all’associazione hanno potuto ritrovare dignità e rialzare la bandiera della speranza. Fiducioso comunque nei principi della Giustizia, voglio adoperarmi a tal fine usando un linguaggio pacifico, non aggressivo, né lesivo, sempre nel rispetto dei crismi della legge. Credo sia doveroso ora attuare una forma di dialogo e collaborazione fattiva fra le istituzioni e le associazioni come la nostra per sostenere un’attività alla difesa del cittadino, intesa a rafforzare la trasparenza e a correggere errori o evitarli. Si evince altresì l’urgenza della rimozione o modifica dell’istituto del decreto ingiuntivo e dell’atto di citazione, ora possibili anche in assenza di ragioni fondate o prove tan-
gibili. Questi provvedimenti obbligano il cittadino colpito ad avvalersi comunque di un legale per ripristinare la verità, negandogli la possibilità di presentarsi da solo davanti al Giudice e divenire così patrocinante della propria causa. Rimuovendo questo ostacolo si eviterebbero lungaggini che comportano frustrazioni dilanianti e dissanguanti e si snellirebbe la mole di lavoro dei Giudici, scongiurando il rischio di una reale paralisi della giustizia. A tutto ciò si aggiunge, in molti casi da noi riscontrati, una scarsa collaborazione da parte dei professionisti legali e dei vari consulenti che vengono coinvolti nelle cause, ove non si evinca, addirittura, una loro diretta azione di corresponsabilità. Si ribadisce quindi la necessità urgente di una modifica dell’ordinamento giuridico che permetta di
e attuabili nella quotidianità mediante un processo di coinvolgimento del genitore. I laboratori saranno condotti presso l‘Istituto Canossiano nelle seguenti date: venerdì 12 dicembre 2008 ore 20.30, venerdì 13 febbraio 2009 ore 20.30, venerdì 24 aprile 2009 ore 20.30. Le attività saranno coordinate da esperti counsellor, psicologo e pedagogista. Il ciclo formativo ha avuto il patrocinio dell’Enaq, dell’Istituto Cavanis di Possagno della Diocesi di Belluno Feltre, della regione Veneto, Provincia di Belluno, della Comunità Montana Feltrina, del Comune di Feltre e la sponsorizzazione della Cassa Rurale di Castello Tesino, della Colle spa tecnologie ed attrezzature per prodotto in calcestruzzo di Lentiai, della Pizzocco Viaggi, della Polli servizi tecnologia informatica di Feltre e dalla Virosac di Pederobba. Ulteriori informazioni potranno essere richieste telefonicamente al n. 0439 840947 via e-mail: genitori@istitutocan ossianofeltre.org Fabiano Zucco
I giovani del Calcio U.S.Piave
DALLA PRIMA (...) imprenditori, industriali dei vari settori e in genere, povera gente ridotta sul lastrico da una lotta lenta e logorante. Decisi di impegnarmi nel creare una associazione dopo essere rimasto vittima della cattiva giustizia. Nel 1990, per effetto di un atto di citazione, mio nonno, Martinelli Giosuè, venne dichiarato morto, senza produrre atto di morte in quanto era vivente (morirà nel 1996). Il giudice sentenziò sulla base di questa falsa dichiarazione e da allora la verità non è ancora emersa. Ancora nel 1993 la mia famiglia venne colpita da un falso decreto ingiuntivo per una somma di cinquemilioni di lire maturate nel 1991 e ad oggi, dopo quattordici anni, la procedura esecutiva non si è ancora conclusa, causando la perdita di un consistente patrimonio immobiliare. I due casi sottoposti alla Sua cortese attenzione sono solo la punta dell’iceberg rispetto ai numerosi che mi vengono portati quotidianamente da persone che avevano perso ogni speranza nei confronti delle varie istituzioni, dei
dei tempi che viviamo.” Ecco nel dettaglio il progetto ed i singoli argomenti che verranno trattati nelle singole conferenze: Mercoledì 12 novembre 2008 alle ore 20.30 Pasquale Borsellino, Psicologo, Psicoterapeuta, Responsabile di Consultorio Familiare tratterà il tema Essere padri oggi “Papà... smettila di prendere la mia playstation!” Venerdì 16 gennaio 2009 alle ore 20.30 Alberto Faccini Insegnante, dirigente scolastico e scrittore tratterà il tema “Il diverso ruolo del padre e della madre con il sottotitolo “... quando arriva papà glielo dico!” Venerdì 13 marzo 2009 alle ore 20.30 Bruno Fasani Educatore, teologo, giornalista e scrittore tratterà il tema della comunicazione “Dai segnali di fumo agli sms, la forza del linguaggio” Accanto al progetto delle conferenze sono stati inoltre programmati dei laboratori per genitori per verificare e migliorare le loro competenze di educatori ed apprendere dei modelli educativi concreti
riconoscere la responsabilità civile e penale anche per i professionisti che promuovono e patrocinano infedelmente la causa del cittadino. A Lei On. Angelino Alfano, in qualità di Ministro della Giustizia, rivolgo urgente richiesta di incontro. Il giornale Il Piave è lieto di poter ospitare una risposta scritta alla presente lettera. RingraziandoLa fin d’ora per la Sua cortese attenzione e auspicando un favorevole accoglimento della presente porgo distinti saluti.
Ileno Bronzin PresidenteA.D.D. Ass. Veneta per la Difesa dei Diritti del Cittadino www.add-giustizia.org
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mportantissime novità si sono avute proprio a livello dirigenziale, dopo anni di ottimo lavoro (il nostro Settore Giovanile può contare su nr. 52 calciatori), il Presidente uscente Bianchi Nicola, ha lasciato il posto a Dal Mas Paolo, già vice presidente nella stagione precedente. Le categorie cui la Società partecipa ai campionati provinciali sono: Esordienti (nati nel 1996 e1997) presenti nr. 17 ragazzi; Pulcini presenti nr. 26 ragazzi, suddivisi in due squadre a seconda della loro età (nati nel 1998 e 1999 e nati nel 2000), in collaborazione con l’U.S.D. Castion; Piccoli Amici (nati nel 2001, 2002 e 2003) presenti nr. 9 ragazzi.
Le numerose presenza di giovani che frequentano il campo di Borgo Piave, rendono la Società U.S. Piave fiera ed orgogliosa del lavoro fin qua svolto: pur conservando l’esperienza e la disponibilità di alcuni Dirigenti si é voluto creare una Società giovane nel settore dirigenziale. L’attività viene svolta presso il Campo Sportivo “Ezio Da Rold” e la struttura viene messa a disposizione dei piccoli atleti nelle giornate di Mercoledì e Venerdì dalle ore 15,00 fino alle ore 19,00 (orario diversificato a seconda della categoria di riferimento). Durante la stagione invernale l’attività all’aperto verrà sospesa per continuarla presso una palestra del nostro capoluogo.
veneto
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Anche a Padova il “Giardino dei Giusti”
nche a Padova è stato realizzato il “Giardino dei Giusti”, inaugurato lo scorso 5 ottobre nell’area prospicente il tempio dell’Internato Ignoto e dedicato a chi si è adoperato nella difesa di cittadini ebrei dallo sterminio nazista. La cerimonia è avvenuta alla presenza delle autorità ed ai figli dei “Giusti“, fra cui il padovano Franco Perlasca, figlio del celebre “Giusto“ Giorgio Perlasca. Facendo un salto nella storia, vediamo che nel 1953 la Knesset, il Parlamento israeliano, varò la “legge per la commemorazione dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto”, istituendo, quello che è passato alla Storia come il “Tribunale del Bene”, una sorta di Commissione (Dipartimento dei Giusti) del Museo di Yad Vashem (Gerusalemme) affidata alla Suprema Corte di Giustizia israeliana che, in seguito a un’attentissima analisi delle testimonianze, rende onore a chi, rischiando la vita, aiutò degli ebrei a salvarsi dalla deporta-
zione e dello sterminio nazista. Una persona che ha operato in questo ordine di idee viene riconosciuta Giusta tra le Nazioni e riceve onorificenze, tra le quali una medaglia col proprio nome, la cittadinanza israeliana, il privilegio di apporre il proprio nome sul Muro del Ricordo, nel Viale dei Giusti, e la possibilità di piantare un albero sulle colline di Gerusalemme, nel Giardino dei Giusti. L’idea di piantare un albero, e quindi di generare una vita, riprende quella di aver dato la possibilità ad un uomo di salvarsi. Il Giusto si è adoperato per la salvezza dei perseguitati o è intervenuto contro i tentativi di giustificare il genocidio o di occultare le responsabilità dei carnefici. Il “Giardino dei Giusti del Mondo” di Padova, nell’ambito del progetto Padova - Città dei Giusti (Padua – Home of the Righteous), onorerà ciascun Giusto con una pianta recante il suo nome, e accoglierà in un centro di documentazione la storia dei
Giusti per trasmettere la memoria e i valori del loro operato. Come luogo destinato alla realizzazione del “Giardino dei Giusti del Mondo” è stata individuata, per il suo alto valore simbolico, l’area prospiciente il tempio dell’Internato Ignoto, insignito di medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica. Il progetto prevede anche la realizzazione di un centro di documentazione e di spazi per accogliere esposizioni e promuovere attività didattiche. Padova è la prima città ad ospitare un Giardino per onorare i Giusti di tutti i genocidi a partire dal XX secolo. A differenza degli altri Giardini, dove vengono commemorati i Giusti legati a uno specifico genocidio (Shoah a Gerusalemme, genocidio armeno a Erevan, bosniaco a Sarajevo), Padova ha voluto creare una Casa che ricordasse tutti coloro che, nelle varie parti del mondo, hanno compiuto azioni di grande umanita’ anche a costo della loro vita. Alberto Franceschi
Redazione di Padova - Direttore dott. Alberto Franceschi - Tel 333 2893662
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Padova
Convegno sul federalismo fiscale
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l punto sul federalismo fiscale Si è svolto all’Università degli Studi di Padova un Convegno Nazionale denominato “Il punto sul federalismo fiscale” organizzato dalla Regione Veneto con la collaborazione dell’Università di Padova, e il patrocinio delle regioni e delle province autonome. Il programma ha previsto l’intervento di apertura ad opera del Magnifico Rettore dell’Univer-
Verona
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sità di Padova, dott. Milanesi e del Presidente della Regione del Veneto, Galan, seguiti dall’ill. mo prof. Bertolisi, ordinario dell’Università di Padova, e direttore della rivista di diritto ed economia “Federalismo fiscale”. Molti gli interventi di competenti studiosi, professionisti di finanza. Alle relazioni accademiche del mattino, ha seguito una tavola rotonda composta principalmente da amministra-
tori pubblici tra cui Marialuisa Coppola, Raffaele Fitto, Roberto Formigoni, e tanti altri. Novecento persone accreditate divisi tra l’Aula Magna “Galileo Galilei”e le numerose aule in videoconferenza. Il convegno ha inteso proporre una riflessione sulle proposte legislative, sulla strada da percorrere per giungere ad un efficiente federalismo fiscale. Claudia Carraro
Europa 2008: il progetto che porta Verona nel mondo
uropa 2008: il progetto che porta Verona nel mondo Verona rappresenta una delle città più importanti per quel che concerne il panorama dei trasporti e della logistica in ambito europeo; un nodo focale di autostrade e ferrovie che unisce il Nord con il Sud, l’Est con l’Ovest. Con l’allargamento dell’Unione Europea la Provincia di Verona è al centro dei collegamenti con i Paesi dell’Est europeo (Corridoio 5 – Lisbona-Kiev) e tra il nord e il sud dell’Europa (Cor-
ridoio 1 – Berlino-Palermo). Il progetto formativo “Europa 2008”, presentato dall’assessore ai Rapporti con i veronesi Vittorio Di Dio, rivolto a 10 giovani oriundi veneti, tra i 18 e i 35 anni, residenti in Europa e nei paesi del mediterraneo, mira a valorizzare l’importanza della città scaligera nel contesto socio-economico europeo. L’iniziativa è promossa dal Comune di Verona in collaborazione con l’Associazione Veronesi nel mondo, l’Associazione Veneti nel Mondo ed il Comitato Tricolore per gli Ita-
liani nel Mondo (CTIM). “Obbiettivo del progetto – spiega l’assessore Di Dio – è proporre ai partecipanti lo studio del sistema logistico del Veneto, con particolare riferimento al ruolo centrale di Verona all’interno della rete transeuropea dei trasporti per la mobilità delle persone e delle merci”. Il corso prevede un’attività formativa di 150 ore, per un periodo di 20 giorni, con visite guidate, lezioni e momenti di incontro e di confronto con il mondo imprenditoriale veronese. Federico Maccadanza
Redazione di Verona - Direttore Dott. Federico Maccadanza - Tel 349 8345014 Vicedirettore Michela Danzi
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alto livenza - pordenone
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A Sacile Liberarte
La più grande mostra di quadri permanente
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Sacile di recente è stata inaugurata Liberarte, la nuova mostra espositiva allestita in via Borgo Lacchin, sulla statale Pontebbana (aperta tutti i giorni dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 19). Si tratta di uno spazio espositivo permanente di 450 metri quadri, il più grande della regione ed ai vertici nazionali. Riconoscimenti sono arrivati dalle autorità regionali. Flavio Cian, presidente del-
l’associazione, sottolinea l’importanza di avere creato uno spazio permanente che unisca opere di artisti ormai affermati nel circuito internazionale insieme ad altri che stanno compiendo i primi passi nel mondo dell’arte. Liberarte al momento ospita 240 opere di 60 artisti, la cui attività spazia dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, fino all’iconografia: “Nel creare questa realtà dedicata al mondo dell’arte, volutamente distante da ogni influenza politica, ho voluto costruire un gruppo di artisti che fosse in grado di condividere con maturità il valore di questo progetto”. Tra le attrattive principali, le opere del bellunese Armando Comin, famoso per le sue “sculture viventi” aventi come soggetto i batteri. L’originalità dell’opera di Comin ha già richiamato l’attenzione di appas-
sionati e critici, oltre di quella del museo d’arte di Tokio che ospita una delle sue sculture. Presenti anche le icone di Enzo Bozzer insieme ai bronzi di Natale D’Agostini premiati ai concorsi internazionali di scultura di Roma e Treviso. Presenti anche le opere dell’eclettico Angelo Bassega, di cui a novembre pubblicherà il primo romanzo.
Nei 450 metri quadri di Liberarte troveranno spazio, di volta in volta, iniziative dai contenuti più diversi, dalle rappresentazioni teatrali, ai concerti, fino alle presentazioni enogastronomiche. In previsione l’inserimento della mostra nel circuito televisivo con la collaborazione del critico Andrea Di Prè e visite guidate per le scuole.
A Caneva iniziati i corsi di minivolley
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nche per il volley è ripartita la stagione sportiva. A Caneva, nella palestra delle scuole medie, sono iniziati i corsi di minivolley per bambini e bambine dai sei agli undici anni. Per partecipare all’attività sportiva è sufficiente presentarsi in palestra nei giorni di lunedì dalle ore 17 alle 18.30. Per informazioni tel. 349 4081615. Solandra Volley
Perle - Festival di musica antica Michael Change inaugura la stagione 2008 PORDENONE. Si apre sabato 8 novembre la seconda edizione di Perle, il festival di musica antica di Pordenone, promosso dalla Provincia e dall’Istituto Laboratorio di Musica Antica, creato dall’ente pordenonese e dall’associazione Antiqua. Alle 20.45 la Sala Consiliare della Provincia di Pordenone ospiterà A Musical Banquet – Inghilterra, Italia e Friuli Venezia Giulia tra Cinque e Seicento, grand opening con una celebrità internazionale, il controtenore inglese Michael Chance, accompagnato dal liuto di Paul Beier. “Chance prosegue la serie di grandi nomi della musica antica iniziata lo scorso anno con Hopkinson Smith, il più grande liutista vivente, e il celeberrimo cembalista e direttore americano Alan Curtis” – dice Gian Paolo Fagotto, direttore artistico della manifestazione, che ricorda di aver conosciuto Chance al Festival di Innsbruck, dove entrambi si esibivano – “Michael è a suo agio non solo nei grandi ruoli di protagonista delle opere soprattutto del Settecento, ma anche come concertista da camera, con un repertorio che va dalle songs per liuto e voce, come nel concerto di Pordenone, fino aI brani composti espressamente per lui da importanti compositori contemporanei”.Sono infatti pochi i grandi teatri, le sale da concerto o i festival di rilievo dove questa star della musica antica non abbia cantato: si comincia dalla Scala per
continuare col Festival di Salisburgo, Glyndebourne, l’Opera di Sidney, il Covent Garden e il Mozarteum di Salisburgo, sotto la bacchetta di direttori dai nomi altisonanti come John Eliot Gardiner, Trevor Pinnock, Franz Bruggen, Ton Koopman, Nicholas McGegan e Sir Simon Rattle. Chance propone al pubblico pordenonese un repertorio di particolare fascino e raffinatezza, che comprende compositori inglesi ed italiani fra Cinque e Seicento, giocando tra virtuosismo italiano (soprattutto nei brani “passeggiati”), espressività inglese (Dowland, John Danyel), tono popolaresco (Gorzanis), eleganza (Orologio) e semplicità (Rosseter). “I Brani di Dowland fanno parte di un repertorio molto frequentato che si esegue ormai dappertutto ed è molto amato dal pubblico – spiega Fagotto – un particolare merito del concerto di Pordenone è però il confronto tra Dowland e i due italiani Gorzanis e Orologio. Quest’ultimo, che tra l’altro è un importante compositore della nostra regione, è stato in contatto col grande compositore inglese, che lo ricorda con parole di grande stima”. Il festival di musica antica prosegue poi il 15 novembre con Nuit de Merveille e il 29 con The Microcosm Concerto, sempre approfittando dell’incredibile acustica della sala consiliare. Dopo il concerto il pubblico è invitato a brindare in compagnia degli interpreti.
DALLA PRIMA
Giustizia. Esiste ancora la libertà di stampa? (...) gato dalla storia in molti Sta- sotto il tappeto polvere e sporcizia, ti laici, ma sopravvissuto nel nostro perché fa comodo e si fatica di meno? sventurato Paese per una sola ca- No, qualcuno di noi, più faccia tosta, tegoria professionale: i magistrati. più temerario, più donchisciottesco, Costoro, vantano una soglia di onora- più kamikaze, ci prova, a scrivere la bilità, di rispettabilità, di prestigio, di verità, prima di dimenticarla del tutreputazione, di immagine molto, ma to, in questa nube di obnubilamenmolto più alta di ogni altro comune to e demenza senile che ci avvolge e cittadino. Pertanto, se osate esprimere stordisce. Come conseguenza, finisce opinioni critiche su una toga, che non nei guai. Appunto per lesa maestà. siano frasi men che morigerate, conte- Perché la libertà di stampa, altro feticnute, generiche, astratte, forbite, edul- cio, altro idolo vuoto come la succita-ta corate, siete nei pasticci. Mi viene in sacrale obbligatorietà dell’azione permente Desdemona che chiede a Jago: nale, è morta. Non c’è più. E’ pas-sata “E che parole userebbe se dovesse fare a miglior vita. Ammesso e non concesil mio pubblico elogio?”. Ecco qua: so sia mai esistita, nella melassa dei che parole dobbiamedia di regime, Se osate esprimere mo usare per eloche cloroformizgiare questi signori zano la gente. opinioni critiche sciolti dai vincoli di Ma la libertà di su una toga, legge, che interprestampa, di parola tano le norme come e di pensiero, sanche non siano frasi gli pare, che si inalcite dalla Costitumen che morigerate, zione repubblicaberano e berciano che l’azione penale na (come usa dire) siete nei pasticci. è “obbligatoria” e allo strombazzato poi aprono il fascicolo di indagine che e celebrato articolo 21, è un ferro di gli pare e piace, che si giudicano tra di legno: come potete pensare che possa loro, che sono più u-guali di ognuno sopravvivere indenne al ricatto, alla di noi di fronte alla Legge, che sono pressione, alla spada di Damocle delun potere pur non a-vendone ricevuto l’azione penale e civile di risarcimento? una investitura elettorale né un man- Impossibile. E infatti, sapete cosa dato democratica-mente conferito? succede? Che come sempre se ne colSolo che a me, monello indisciplinato pi-sce uno per educarne altri cento e e discolo, non piace elogiare chi non mille. C’è un passa parola. E i cronise lo merita ma lo pretende ope legis. sti, che come tutti tengono famiglia, Allora. Che dobbiamo fare, noi po- capiscono che è nel loro bene e per veri pennivendoli? Nasconder questo la loro sopravvivenza fisica non tocbel quadretto edificante di un regime care quei fili ad alta tensione. Che giudiziario strisciante, carsico, come lasciano folgorati. Meglio girare al fa la cattiva governante che nasconde largo, meglio essere forti con i debo-
li e deboli con i forti. Prendiamocela con i fanti, ma lasciamo stare i santi, cioè le to-ghe, che hanno gli strumenti per farci un mazzo come un paiolo. Questo sappiamo. E questo ci diciamo, tra di noi, nei nostri pavidi organi-smi corporativi. I cittadini-lettori di questo sgangherato Paese delle mezze verità, questi cittadini che dovrebbero essere i nostri autentici editori di ri-ferimento, lo sappiamo e si tolgano le fette di prosciutto davanti agli occhi: la nostra rappresentazione della realtà non è attendibile, non è credibile, non è completa, non è vera né verosimile. Perché abbiamo paura di essere davvero contropotere di un potere troppo forte, ripeto quello della magi-stratura, cui resisti non potest come dicevano i latini, cioè a cui non pos-siamo opporre resistenza alcuna. E’, quella di Versace, una dichiarazione di resa? La vostra domanda, che mi pare di cogliere nel labiale meccanico mentre leggete queste poche ri-ghe, è legittima. Di più: inevitabile. La risposta è no. Il giramento vorticoso di scatole che provo solo intuendo, fiutando, immaginando che di questo passo pure io mi auto-censurerò, per opportunismo, per convenienza, per quieto vivere, per fifa blu, perché in-somma – come insegna Giovenale – propter vitam vivendi perdere causas (traduco in volgare: la vita! La vita anzitutto! E pur di sopravvivere, chi se ne fotte dei motivi che ci portarono a combattere?), è qualcosa di irriduci-bile, e proverei una frattura finanche epistemologica se venissi meno a tut-to ciò per cui sono vissuto. Non avrei più il coraggio di
guardarmi nello specchio. E mi fareb- personalità altrui; ed è nostro obbligo be pure schifo di sputarmi in un occhio. inderogabile il rispetto della verità soA margine aggiungo che il magistrato stanziale dei fatti, osservati sempre imin questione non posti dalle lealtà e qualcuno di noi avrebbe digerito dalla buona fede. le mie opinioni Così, male più kamikaze sulla morte di una non fare, paupovera ragazza di prova a scrivere la verità. ra non avere. San Remo, masE io non ho pauCome conseguenza, sacrata a coltellara. Sbagli se ne te da un fidanzato fanno e si dovrebfinisce nei guai. che, forse, poteva be chiedere venia e doveva stare Appunto per lesa maestà settan-ta-voltedietro le sbarre, sette. Ma sono ervisto che era stato accusato di aver rori in buona fede, appunto. Compiuti ucciso un’altra fidanzata precedente. sullo slan-cio di una passione civile, di Se si è offeso, signor pm, le chiedo una capacità di provare indignazione, pubblicamente scusa e lo faccio for- senza le quali è meglio fare gli impiegati malmente chiedendo ospitalità a questo del catasto piuttosto che i cronisti. Tanto libero foglio: scusi questo giorna-lista più che non ce l’ha ordinato il medico. idealista e illuso di poter stare dalla par- Ai pm ricordo due cosette di un tale te dei più deboli, cioè i cittadi-ni iner- che si chiamava Piero Calamandei, mi. Mi creda, signor pm, non ce l’avevo forse qualcuno di loro lo conosce. con lei, ma con un modo dispotico, ar- La prima: i giudici non devono gobitrario, assoluto, arrogante, prepotente dere del potere che hanno, bensì ne di usare e abusare di un potere enorme debbono soffrire. La seconda: la giu– vitae ac necis, di vita e di morte stizia è una spada senza impugnatu– quale è quello che avete tra le mani, ra: ferisce anche chi la brandeggia. voi magistrati. Lei non fa così e se n’è Piccola postilla: gentile pm, che gli farà adontato? Non se la prenda. Non saran- a Maurizio Gasparri, che ha defi-nito il no poche mie espressioni a farle ombra. Csm, che è pur sempre il suo organo di Mi spiace se se l’è presa. Ol- autogoverno, “una cloaca scandalosa”? tre tutto, Maria Antonietta Multari non tornerà in vita comunque. Infine, vorrei ricordare il caposaldo di questa mia professione, la legge istitutiva dell’Ordine, che è del lontano anno ’63: è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza del- Gianluca Versace le norme di legge dettate a tutela della Canale Italia
quartier del piave
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La riqualificazione di Pieve
Pieve di Soligo
Al via ben sei interventi per migliorare la città Mattia Perencin Pieve di Soligo
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ono sei gli interventi di riqualificazione urbana ed eliminazione delle barriere architettoniche programmati dal Comune di Pieve di Soligo per un quadro economico complessivo di 720 mila euro, alcuni già conclusi, altri in corso ed altri sul punto di iniziare. Uno degli interventi che richiederà maggior tempo di realizzazione è il rifacimento della pavimentazione di porfido a cubetti e lastre di via Borgo Stolfi, previsto in due fasi. Nella prima fase oggetto di intervento sarà il tratto da Piazza
Balbi fino all’accesso carraio al Centro Balbi. La seconda fase inizierà a completamento della prima a fine dicembre e prevedrà l’asfaltatura del tratto fino all’incrocio con via Aldo Moro. Inizieranno invece il 29 ottobre i lavori in via Vittorio Veneto per la realizzazione del percorso ciclopedonale dall’incrocio tra via Montello e via Sernaglia fino a via Frecce Tricolori, con riqualificazione dell’incrocio stesso. Altro intervento in programma riguarda la realizzazione della pista ciclabile sul lato nord di via Conegliano, dall’incrocio con via Pezzolle fino alla zona verde all’altezza dell’imbocco con via Vecellio. La pista
ciclabile favorirà la sicurezza di pedoni e ciclisti, prevede l’abbattimento di barriere architettoniche e costituirà un elemento di arredo urbano che andrà ad arricchire i molti percorsi ciclabili già attivi nel territorio comunale; l’intervento è iniziato il 30 settembre e durerà circa 80 giorni. Di prossima realizzazione sono il marciapiede e l’asfaltatura in via Pio X, la manutenzione straordinaria della fontana del Parco Vela; in fase di completamento invece la sistemazione della strada laterale ad ovest della scuola elementare di Barbisano, ora sede di un nuovo parcheggio che rende più agevole e sicuro l’accesso degli alunni.
PaesAgire: rassegna culturale alla ricerca del paesaggio
NUOVA PALESTRA DI PIEVE DI SOLIGO
C
PIEVE DI SOLIGO. PaesAgire nasce da un’esigenza precisa dell’Amministrazione comunale di Pieve di Soligo: innescare una riflessione sul paesaggio da condividere con la propria comunità - una comunità fatta di professionisti che progettano lo sviluppo, di amministratori che lo pianificano, di uomini di cultura che riflettono su di esso e sui suoi effetti, di cittadini che vivono i cambiamenti. Ha preso avvio il 2 ottobre e si concluderà, nella sua prima parte, il 10 dicembre (la mostra, le azioni didattiche e altri incontri continueranno all’inizio del 2009). 14 eventi, fra cui 7 serate di cinema d’autore, e 3 laboratori didattici, 1 mostra d’arte contemporanea. Sono i numeri di PaesAgire, la rassegna culturale sul tema del paesaggio, promossa dal Comu-
ne di Pieve di Soligo in partnership con la Regione Veneto e organizzata da Antennacinema. PaesAgire gode del patrocinio della Provincia di Treviso, della Comunità delle Prealpi Trevigiane, di Unindustria Treviso, dell’Ordine degli Architetti e dell’Ordine dei Geometri della provincia di Treviso, dell’Università IUAV di Venezia e del FAI - delegazione di Treviso. Il prossimo incontro “Fiumi d’ acqua e di storia si terrà Martedì 28 Ottobre presso l’ auditorium Battistella Moccia dal titolo “Il Soligo” relatori della serata saranno Franco Mncuso- Architetto e docente di progettazione Urbanistica, Iuav Venezia, Leopoldo Saccon –Architetto, Michele Zanetti – Naturalista e fotografo. Voci e racconti intorno al fiume: Lucia Da Re – Antropologa, moderatore della se-
VALDOBBIADENE
L’enogastronomia sposa l’Università
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l Comune di Valdobbiadene ha concluso un accordo con l’Università di Ca’ Foscari per l’oganizzazione di un master universitario in “Cultura del cibo e del vino per la gestione delle risorse enogastronomiche” che si terrà nel gennaio ‘09 nelle sale del Palazzo Celestino Piva. Il corso intende crea-
re una figura di esperto per la valorizzazione e la gestione del nosto patrimonio alimentare, con un occhio alle tradizioni e alla storia delle comunità. Le lezioni verranno svolte in aula ma anche nei luoghi di produzione e di lavorazione degli alimenti e saranno fortemente interdisciplinari. Enrico Lancellotti
rata Giancarlo D’Agostino. Prossimi incontri : Martedì 4 Novembre ore 20.30 Auditorium Battistella Moccia dal titolo “Il Piave”, incontro con Ulderico Bernardi – sociologo e docente all’ Università di Venezia, Daniele Ceschin- Storico, Università di Venezia, Francesco Vallerani – Geografo e docente all’ Università di Venezia. Proiezione di “I colori del Piave” di Nic Pinton, presentato dall’ autore, introduce e modera Guido Lorenzon – Giornalista. Giovedi 20 Novembre ore 20.30 presso il Cinema Teatro Careni proiezione di L’ Avventura di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti, Gabriele Ferzetti, Lea Massari, Dominique Blachard, Renzo Ricci, presentazione a cura dell’ Associazione Culturale Careni in contro con Carlo di Carlo, regista e critico cinematografico. Giovedì 27 Novembre ore 20.30 presso il Cinema Teatro Careni, proiezione di “Lungo il Fiume” di Ermanno Olmi, presentazione a cura dell’ Associazione Culturale Careni, incontro con Ermanno Olmi. Giovedì 4 Dicembre ore 20.30 Cinema Teatro Caren, proiezioni di “ L’estate di Davide” di Carlo Mazzacurati con Stefano Campi, Patrizia Piccinini, Sesmudin Mujic, Toni Bertarelli, presentazione a cura dell’ Associazione Culturale Careni, incontro con Carlo Mazzacuratti. Tutti gli eventi, il cui ingresso è libero e gratuito, si terranno a Pieve di Soligo Mattia Perencin
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Un progetto innovativo, a basso impatto paesaggistico
opertura a verde ed edificazione su due livelli, di cui il primo “in trincea”: sono le caratteristiche della nuova palestra di Pieve di Soligo, che la rendono a basso impatto paesaggistico e ambientale. Scavata nel terreno e con il tetto ricoperto d’erba risulterà invisibile dall’alto, perfettamente inserita nel circostante paesaggio collinare. Il tetto verde piantumato, accessibile sono agli addetti alla manutenzione, sarà realizzato con la tecnica daku, caratterizzata dalla leggerezza dei “pacchetti” e dai loro spessori ridotti. Il progetto definitivo della palestra, assieme a quello dei parchi tematici, è stato presentato dall’amministrazione comunale venerdì sera 3 ottobre, nell’ambito della
rassegna PaesAgire, dedicata al tema del paesaggio, in particolare delle sue acque. A illustrare il progetto, oltre all’architetto Alberto Cecchetto, il sindaco
Un impianto perfettamente inserito nel cicostante paesaggio collinare dotato anche di tre campi da tennis Giustino Moro e l’assessore all’Urbanistica Luca Mazzero. «È un progetto strategico, ordinatore – spiega l’assessore Luca Mazzero - Dalla palestra, segno di una nuova architettura e di una nuova pianificazione, da imitare e riprodurre, si dipartono i percorsi che collegano il nuovo
edificio al parco scolastico, a quello agrario, a quello fluviale ed urbano. La nuova palestra è un’opera in grado di ricucire il paesaggio unificando gli spazi pubblici». La struttura sportiva, che sorgerà nell’area pubblica a ridosso di via Mira, è l’occasione per riqualificare un comparto ambientale più ampio, che verrà dotato di aree esterne, anche verdi, ad uso pubblico e percorsi pedonali. Particolare attenzione sarà posta nell’arredo delle aree verdi, che saranno piantumate con alberi autoctoni a medio e alto fusto. Il palazzetto dello sport di Pieve di Soligo che sorgerà a ridosso dell’ area di Via Mira potrà ospitare 513 spettatori. L’impianto sportivo sarà dotato anche di tre campi da tennis. Mattia Perencin
“Amici per Solighetto”
Andrea Piccin presidente dell’Associazione
E’
il ventunenne Andrea Piccin il primo presidente della nuova associazione culturale e ricreativa “Amici per Solighetto” nata nei giorni scorsi nella frazione pievigina. Studente universitario e dipendente del locale presidio de “La Nostra Famiglia”, Piccin attualmente è anche il responsabile foraniale dell’ACR. Il primo consiglio direttivo della neonata associazione ha quindi ratificato la nomina a segretario di Massimo Bottari, eleggendo poi Maurizio Bernardi vice presidente e Daniele Zambon e Aldo Pradella revisori dei conti. Gli altri consiglieri, in rappresentanza del mondo del volontariato locale (ACR, Alpini, Bocciofila, Cacciatori, Consiglio pastorale, Gruppo Giovani, Scuola
materna parrocchiale e Ciclistica Solighetto 1919) saranno Angelo Barisan, Chiara Col-
lot, Pietro Dal Col, Fabrizio Masutti, Bruno Mazzero, Enrico Mazzucco, Daniele Padoin, Marino Padoin, Angela Possamai e Devis Titton. Primo obiettivo degli “Amici per Solighetto” sarà il ripristino
della festa del patrono, Sant’Andrea apostolo, per il prossimo 30 novembre, da abbinarsi al recupero della festa di Santa Maria Immacolata (a cui è invece dedicata l a chiesa parrocchiale). “Il nostro obbiettivo - afferma il neo presidente Andrea Piccin - sarà infatti quello di r i p r o p o r r e lo spirito familiare e paesano di una volta, quando non m mai le occasioni per conoscersi, passando insieme momenti di spontaneità e serenità, alla base del “senso di appartenenza” ad una comunità.” M.P. Per informazioni : Andrea Piccin 348 0952845 Maurizio Bernardi 346 3620615
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conegliano
• Novembre 2008
A Conegliano la Grappa Veneta Doc
Codognè: 100 anni di storia per il Panificio-Pasticceria Busiol
H
a iniziato nel 1908 Luigi Busiol, la data precisa di inizio attività non c’è, forse è antecedente dato che, qualche anno prima, egli si era sposato con Agata Piai figlia di una famiglia di panettieri di Orsago. Purtroppo nessun atto che possa far più chiarezza è stato rinvenuto in Comune; solo nei registri parrocchiali risulta un atto dove compare appunto nel 1908 l’indicazione e la firma di tale Luigi Busiol panettiere. Arrivò poi il figlio Marco il quale insieme alla moglie Adele (per tutti Elda), proseguì l’attività fino alla
sua prematura scomparsa avvenuta nel 1973. Da allora, seppur vedova, Elda seguì il negozio per altri 15 anni mentre suo figlio Renato con il valido supporto della moglie Maria Teresa ebbe l’idea di aggiungere quello che oggi è un altro punto di forza dell’attività: la pasticceria. Infine l’ultima generazione, quella attuale e cioè Luca che entra in Panificio nel 1993 e, poco dopo, lo segue l’adorata moglie Rossella. Da questo punto si riparte... chissà... per quanti altri anni.... Roberto Momo
Nelle foto: il Panificio Busiol ieri ed oggi, ai festeggiamenti per i cento anni di attività.
Un progetto ambizioso di alta qualità
È
la più piccola distilleria d’Italia, ma ha in serbo uno dei progetti più ambiziosi per il Veneto e non solo: la realizzazione della grappa veneta doc. Si trova nel cuore del polo universitario più antico d’Europa, la scuola enologica “G. B. Cerletti” di Conegliano e precisamente nel Centro per la Viticoltura, l’Enologia e la Grappa. È nata nel 2000 e nel Veneto sono solo sedici le strutture simili. “La piccola grapperia coneglianese è un esempio riuscito di collaborazione tra pubblico e privato – spiega il responsabile Stefano Soligo – i soggetti coinvolti sono Veneto Agricoltura, ente strumentale della Regione per il settore primario, proprietario della distilleria e coordinatore dei progetti; la scuola enologica, che fornisce la manodopera, impiegando gli studenti anche per fini didattici e l’Istituto Grappa Veneta, che si occupa dell’attività di distillazione. Fondato nel 1994 l’Istituto intende valorizzare la grappa regionale quale prodotto tipico veneto, radicato nel territorio e depositario di tutte le sue peculiarità. Mira inoltre a promuovere e ad incentivarne lo sviluppo commerciale in Italia e all’estero. Proprio in Veneto si distilla più del 40% dell’acquavite italiana, così che è diventata uno dei simboli del Nord Est. “Una migliore caratterizzazione della provenienza territoriale garantirebbe e difenderebbe la nostra grappa, dagli altri prodotti immessi nel mercato, che pur fregiandosi di questo nome, non hanno gli stessi requisiti”, riba-
disce il dottor Stefano Soligo. L’ambizioso progetto del Centro Regionale per la Viticoltura, l’Enologia e la Grappa ha innanzitutto l’obiettivo di analizzare campioni di prodotto provenienti dall’area est e ovest della Regione. Il passo successivo implica la formazione di un gruppo di esperti degustatori, capaci di valutarne le caratteristiche sensoriali, eliminando così ogni difetto organolettico. Per creare questo gruppo specializzato sarà programmato un corso di formazione all’assaggio del prodotto, dopo aver definito semplici, ma precise caratteristiche della grappa veneta. A questo punto sarà necessario scrivere i risultati ottenuti in un disciplinare, spiegando le metodologie di lavorazione e le sue peculiarità, a tutela del marchio doc. Saranno una serie di analisi chimiche e sensoriali a certificarne la qualità. Il disciplinare sarà poi applicato da tutte le distillerie e in futuro potrà essere certificato da un ente accredi-
tato. È importante quindi che i principali requisiti della grappa veneta doc siano individuati e uniformati con precisione. “Questo prodotto di qualità, potrà avere una spinta sul mercato”, sottolinea il sindaco di Conegliano Alberto Maniero. “Anche la grappa potrà toccare le punte di eccellenza che ha conquistato in questi anni il vino, soprattutto il prosecco”, spiega Loris Zava, assessore al turismo e alla valorizzazione dei prodotti locali. La piccola distilleria coneglianese è un vero gioiello, che sa unire tradizione ad innovazione. Vi si possono infatti trovare i più tradizionali impianti discontinui, come l’alambicco a bagnomaria e le caldaiette a vapore, perfettamente integrati con le più moderne tecnologie di monitoraggio computerizzato del processo produttivo. Qui tradizione e innovazione si fondono in un prodotto aromatico e gentile, ma dalla forte personalità, invidiato da tutto il mondo. Ylenia Dal Bianco
Sfilata di Campioni al Gran Galà Internazionale di Ciclismo
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eatro pieno di campioni e caloroso pubblico alla serata del Gran Galà Internazionale di Conegliano, giunto alla 24esima edizione, trasmessa dalle telecamere della Rai. Presenti il Presidente della Federazione Ciclistica Renato Di Rocco, che ha ricordato i successi ottenuti dalla nazionale nella stagione 2008. Premiati il Campione del Mondo cronometro Under23 Adriano Malori e il
suo commissario tecnico Rosario Fina, Valentina Scandolara, Giulia Donato e Fabiana Luperini. Grandi applausi poi per lo spagnolo Alberto Contador vincitore del Giro d’Italia e della Vuelta di Spagna 2008. Con lui, sul palco, anche il patron del Giro, Angelo Zomegnan. Un altro spagnolo, dopo Contador, è stato premiato. Il Campione Olimpico Samuel Sanchez. Anche per Tatiana Guderzo, bronzo su strada a Pechino,
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gli applausi sono stati molti a testimonianza di un ciclismo femminile che continua a guadagnarsi i favori del pubblico e della gente che segue e apprezza anche le ragazze in bicicletta. Sempre riguardo alle Olimpiade, un premio extra-ciclismo a Chiara Cainero (oro nel tiro a volo), mentre un premio speciale è stato poi conferito a due atleti speciali, Paolo Viganò e Fabio Triboli. I due ciclisti hanno conquistato numerose medaglie alle Paraolimpiadi di Pechino. Una vera ovazione è stata riservata ai due azzuri di Varese, Matteo Tosatto e Marzio Bruseghin. Dopo i due “gregari” di lusso, è stata la volta di Damiano Cunego, fresco dominatore del Giro di Lombardia, nonché argento al mondiale di Varese. E’ stato l’iridato l’ultimo a salire sul palco delle premiazioni. Appuntamento al prossimo anno per la 25^ edizione che celebrerà le nozze d’argento tra il ciclismo e Conegliano. LEGNAMI E SEMILAVORATI: Rovere, Castagno, Faggio Nat Ev, Frassino, Ciliegio eur/amer Tiglio, Olivo, Acero, Ontano, Pero, Betulla, Acacia, Noce eur/amer Toulipier, Carpino, Pioppo, Noce boliviana, Cedro, Lenga.
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la parola ai lettori
Novembre 2008 •
le lettere
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A proposito di turismo
IL DIRETTORE RISPONDE PERICOLO SULLE STRADE
Leggi il tuo quotidiano on line
www.ilpiave.it
Ho letto quanto Franco Manzato, Vice-presidente della Regione Veneto scrive sulle iniziative per far rifiorire il turismo. Si dice di voler predisporre provvedimenti per i prossimi vent’anni. In un mondo in rapidissima evoluzione, ritengo che lo sguardo non possa andare oltre il medio termine. La crisi economica non si risolverà in tempi brevi. La crisi energetica tenderà a limitare gli spostamenti privilegiando destinazioni vicine. La nuova parola d’ordine per gli operatori turistici deve essere “offerta di qualità per un turismo di qualità”. E’ bene non chiudere gli occhi e pensare che già ci siamo! Chi gira per il mondo avrà sicuramente potuto fare confronti sulle diverse modalità di approccio. Già in Italia si possono notare diversità da una zona all’altra. L’Italia ha perduto negli anni posizioni di preminenza. Chi veniva da noi era si attratto dalle memorie storiche ma anche dai paesaggi, dalla gente, dalle tradizioni. Cosa è rimasto di tutto questo? Le bellezze archeologiche ed architettoniche ci sono ancora anche se spesso mal conservate e custodite. Il paesaggio è stato deturpato da colate di cemento. Le tradizioni travolte dal miope modello del guadagno facile.
Negozi chiusi alla domenica il direttore Alessandro Biz
Egregio direttore La nostra società è in continua evoluzione. Siamo sempre più sommersi dalla pubblicità, dal consumismo, da una vita sfrenata che non si ferma mai.
Nell’era dei centri commerciali non c’è giorno in cui il Paese si ferma. La domenica come giorno di festa e riposo della famiglia quasi non esiste più. Non c’è più religione. Non ci sono
più regole. Siamo schiavi del mercato e della globalizzazione. Sarò anche vecchio di età e di mentalità, ma questo mondo non mi piace più. Toni Francescon (Treviso)
Caro lettore, la sua visione quasi bucolica e romantica della vita passata non può che affascinare. Mi ricorda da piccolo come la domenica fosse un giorno diverso da tutti gli altri, atteso per tutta la settimana. Al mattino la Santa Messa, poi il pranzo in famiglia e il pomeriggio con i nonni o allo stadio a tifare la squadra del paese in un clima di genuino campanilismo. Oggi la vita, come dice lei, è un po’ cambiata. Soprattutto l’ avvento dei grandi centri commerciali ci ha avviato in una strada lontana dai valori e dai ritmi di vita di un tempo. Oltretutto chi lavora la domenica non può stare con i propri figli. Si perde l’insegnamento di valori educativi e cristiani. La globalizzazione è un evento che non può essere fermato ma andrebbe meglio gestito. Chi vuole rilanciare il turismo si è posto queste riflessioni? Per quale motivo i turisti dovrebbero ancora preferire il nostro paese rispetto al richiamo di altre località od al fascino dei paesi emergenti? Per porre rimedio ci vorranno anni sempre che gli operatori, gli amministratori gli intellettuali vogliano intervenire per bloccare lo sravolgimento delle nostre più belle località con il dilagare di architetture scimiottate da altri paesi, per evitare che monumenti vengano assediati da volgari, anonime costruzioni moderne, che i centri storici si vuotino , che locali storici e tra-
dizionali finiscano in mani straniere che nulla sanno sul come un luogo ha assunto una determinata irripetibile configurazione. E’ su questo fronte che verranno misurare e valutate le iniziative degli amministratori locali, regionali, nazionali non certo sull’aumento di stanziamenti per presenze frammentate alle fiere internazionali o su messaggi mediatici slegati da ogni utile sinergia. La fiducia e la speranza non ci devono mancare anche se, fino ad oggi, ben poco si è fatto per alimentarle. William Pinarello e-mail
Il Piave da’ la possibilità, agli studenti che lo desiderano, di poter iniziare l’attività giornalistica. Per informazioni contattare la redazione
Dizionario Poetico di Licio Gelli Un’ Antologia composta da 2535 poesie dal 1950 al 2008 Dal 1950 oltre duemilacinquecento poesie hanno accompagnato la vita di Licio Gelli, apostrofando stati d’animo, gioie e dolori che venivano immancabilmente immortalate con la penna sulla carta, o meglio, venivano battute con la macchina da scrivere dallo stesso poeta. Un’opera unica dunque, è nata dopo un anno di lavoro ed ore e ore passate assieme al Poeta, parlando delle poesie, dei momenti in cui sono state scritte e ricercando quelle oramai disperse dal tempo. Momenti trascorsi chiudendo gli occhi e leggendo passaggi di una vita e di un tempo che non esistono più; leggendo frasi in uso ed altre arcaiche che riflettono un’Italia che stava e che è cambiata. Passaggi importanti sulla Natura, sulla Fede e sulle esperienze personali faranno apprezzare la poesia pura del Poeta Licio Gelli che lascerà un’impronta letteraria non solo al lettore ma a tutti coloro i quali utilizzeranno parte delle poesie facendole proprie. L’idea del volume, infatti, è quella di dare la possibilità al lettore di poter adoperare frasi, versi e dare uno spunto romantico, offrendo passionalità e nostalgia da usare a piacimento, magari riscoprendo un po’ di sano romanticismo rubando versi d’amore da donar all’amata. Il lavoro, dunque, è un’opera completa con poesie divenute musica e con versi battuti all’asta, del 15 giugno 2006, dalla società Christie’s, che portano il Poeta Licio Gelli ad essere apprezzato nelle premiazioni Internazionali, nelle traduzioni di alcune sue opere anche in nove lingue, in ultimo in lingua mandarino - cinese e, nel 1996, essere candidato al Nobel per la Letteratura. Tratto dalla Presentazione del volume a cura di Amos Silvio Cartabia
Titolo: Dizionario Poetico Autore: Licio Gelli Editore: A.Car. s.r.l., Lainate (MI) Prima edizione: Settembre 2008 Numero pagine: 1549 Distribuzione nazionale: www.alilibri.it