Giovedì 18 Marzo 2010 Anno 12 n. 2
Unione italiana lavoratori agroalimentari
Unione italiana lavoratori agroalimentari
EDITORIALE
Uil, riforma fiscale necessaria e urgente
Arbitrato: negoziamo DI
STEFANO MANTEGAZZA
L’11 marzo scorso, mentre la Cgil metteva a punto il suo solitario sciopero dell’indomani contro «l’aggiramento per via arbitrale» dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, la Uil e la Cisl hanno sottoscritto, con le altre 32 più importanti organizzazioni del lavoro e dell’impresa, un avviso comune che esclude dall’arbitrato proprio le controversie sui licenziamenti. Non si è trattato di un colpo di mano contro la Cgil, come qualcuno ha ipotizzato, ma della giusta decisione di sgomberare il campo da ogni possibile equivoco. L’avviso comune, infatti, vieta di inserire nel contratto di assunzione clausole che impongano ai lavoratori di affidare agli arbitri la valutazione della legittimità del loro eventuale licenziamento e, soprattutto, l’accertamento del loro diritto ad essere reintegrati nel posto di lavoro. Le nuove disposizioni sull’arbitrato, perciò, potranno essere utilmente applicate per ridurre i tempi dei giudizi e per ampliare e valorizzare il ruolo delle parti sociali. Piaccia o no, sarà la contrattazione collettiva a definire contenuti e limiti della clausola compromissoria e, quindi, gli effetti e le conseguenze della conciliazione e dell’arbitrato nelle controversie di lavoro. Altrettanto fondamentale sarà il ruolo degli enti bilaterali per la certificazione dei contratti di lavoro e, in particolare, delle eventuali «clausole compromissorie» in essi contenute. Per il sindacato e per i lavoratori questa è una opportunità, non una minaccia, da cogliere rapidamente, per non delegare ad altri spazi e funzioni «bilaterali» che appartengono, innanzitutto, al sindacato e ai lavoratori. La Cgil, più di qualunque altra organizzazione, avrebbe dovuto apprezzare e condividere l’avviso comune sottoscritto che elimina la possibilità di qualsiasi «aggiramento» dell’art. 18 al momento dell’assunzione, quando il lavoratore è obiettivamente più indifeso dalle pressioni, se non dai ricatti, del datore di lavoro. E, invece, la Cgil non solo ha rifiutato di sottoscrivere quell’avviso comune ma ha confermato il suo «sciopero separato» contro le nuove disposizioni di legge sull’arbitrato. Trasformando, così, un «motivo dello sciopero» in un «pretesto per scioperare», a testimonianza e conferma di un’antica e preoccupante propensione «a non arrendersi mai di fronte a nulla, nemmeno all’evidenza». Così non va. Il sindacato italiano, lacerato da «riforme separate» della contrattazione collettiva e da «scioperi separati» sull’occasionale pretesto di turno, si dissangua nelle polemiche interne che mettono sempre più in dubbio la sua stessa autorevolezza sociale e negoziale quando, al contrario, il sindacato dovrebbe unitariamente occupare da protagonista i crescenti spazi che la legislazione e la contrattazione gli affida. Il sindacalismo confederale, ove continuasse a scivolare su questo devastante piano inclinato, condannerebbe se stesso a una «agonia politica» dolorosa e senza speranza. È certo che a questo pericolosissimo stato di cose si è arrivati per responsabilità di qualcuno più che di qualcun altro, ma è certissimo che se ognuno non farà la sua parte per porvi rimedio, il danno sarà comunque di tutti. Lo sciopero del 12 marzo è ormai acqua passata; auguriamoci, anzi, facciamo in modo, che la sua corrente, un po’ limacciosa, porti via assieme alle ormai inutili proteste contro l’arbitrato, ogni altro pretesto di divisione che, in definitiva non fa altro che contrapporre il sindacato a sé stesso.
Il ministro Tremonti al congresso g della Uil è stato chiaro: «È arrivato il tempo per la riforma fiscale» e per «costruire un sistema più moderno e efficiente». Lo prendiamo in parola. La proposta di una riforma fiscale, già dal 2010, è stata una delle priorità ribadite dal congresso confederale, con due obiettivi: aprire il tavolo di confronto subito dopo le elezioni regionali; riuscire, come ha ben spiegato Luigi Angeletti, a convincere la maggior parte dell’opinione pubblica della assoluta urgenza di una riforma fiscale che aumenti il reddito reale dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. A parole tutti si dicono d’accordo, ma sappiamo che al momento opportuno, la politica sa inventare mille altre urgenze per spendere le risorse necessarie alla riforma fiscale. Per questo dobbiamo continuare a spiegare che ridurre le tasse a lavoratori e pensionati non è solo una scelta di equità ma un bene per tutto il paese. Perché solo rimettendo in moto i consumi interni, torneranno a crescere gli investimenti e, con loro, la ricchezza nazionale. Non servono gli scioperi, è necessario convincere il paese e la politica che è questo l’interesse di tutti. Un’altra obiezione da confutare è che manchino le risorse. Infatti, in tempi di bassa inflazione, il gettito tributario è cresciuto e continuerà a crescere nei prossimi anni e anche la ripresa, oggi ancora
FUORIGIOCO
Elezioni all’amatriciana È forte la tentazione di infierire sulle liste del Pdl che a Roma appaiono e scompaiono, presentate o forse p f no,, e forse f riammesse. È troppo ghiotta la commedia degli errori e degli orrori in cui si maneggiano scatoloni di firme senza saperli maneggiare, in cui i diritti sovrani del «popolo elettore» dipendono da un panino ingozzato in fretta o da un nome aggiunto o cancellato ancor più di corsa. Il tutto condito da timbri tondi e quadri, da firme tirate al ciclostile, da personaggi di cui qualsiasi autore disconoscerebbe la paternità. Con la regia di un Berlusconi preoccupato, che forse sogghigna sotto i baffi che non ha, e di un Bersani che sotto il sogghigno forse nasconde le sue preoccupazioni. A far da sfondo una Bonino che nessuno sciopero della fame riesce a rabbonire e una Polverini in sempre minor spolvero, entrambe rassegnate allo «tsunami degli eventi», sul cui esito sarà comunque il caso di ridere, se non altro per non dover piangere.
modesta, metterà a disposizione risorse progressivamente crescenti. Del resto, già più di una legge, tra le tante promulgate nel nostro paese, impegna il governo a utilizzare i proventi della lotta alla evasione per la riforma fiscale. E nel 2009, a questo titolo, sono stati incassati oltre 9 miliardi di euro, pari al costo della finanziaria 2010. In aggiunta si può aumentare la tassazione sulle plusvalenze finanziarie (escludendo Bot e obbligazioni di stato) oggi al 12% contro il 20% del resto d’Europa. Infine si può iniziare a spostare la tassazione dai redditi da lavoro ai consumi, nel rispetto delle norme comunitarie e con un occhio all’inflazione. In sostanza aumentando l’Iva su alcuni beni di lusso. Quindi le risorse ci sono, il problema è convincere l’Italia a spenderle per questo scopo. Dobbiamo trovare alleati, a partire dalle imprese, interessate quanto noi alla ripresa dei consumi. La Uil è pronta con il suo ambizioso progetto per un fisco meno esoso sul lavoro dipendente. Un fisco «più giusto» che riduca le tasse sul lavoro dipendente, magari con maggiori deduzioni. Dice Tremonti che l’attuale sistema tributario «non funziona, incoraggia l’evasione ed è quanto più iniquo e inefficace si sia potuto immaginare». Il governo si dia quindi da fare e subito. Altrimenti non staremo a guardare. Non aspetteremo il 2013.
Zucchero e tabacco, l’Italia perde soldi e posti di lavoro
Forse arriveranno i finanziamenti promessi dal ministro Zaia al settore saccarifero. Forse arriveranno le misure agro-ambientali per il tabacco. Ma arriveranno probabilmente troppo tardi. È inaccettabile che il sistema delle imprese di questi settori non sia in grado di programmare il proprio futuro con qualche settimana di anticipo sulla data delle semine, ormai dietro l’angolo. È inaccettabile, soprattutto, che le retribuzioni di migliaia di lavoratori siano a rischio per ignavia e incapacità. Non so se il ministro Zaia pensi di aver fatto tutto il suo dovere per far si che la decisione della commissione europea sia quella richiesta da tutta la filiera del tabacco. Di sicuro il rinvio ad aprile (vedi articolo a pagina 3) mette a serio rischio tanta ricchezza per il paese e migliaia di posti di lavoro. Ma il ministro competente sembra poco interessato al problema. Peggio ancora nel settore dello zucchero, dove i ritardi, l’indifferenza e il pressappochismo sono tutti e solo italiani. Il ministro e il governo non hanno ancora trovato il modo o il tempo per stanziare gli 86 milioni di euro dovuti per gli anni 2009 e 2010 dallo stato italiano alle aziende e ai coltivatori. Si tratta di soldi dovuti che l’Ue ha già erogato, per la sua parte, e l’Italia ancora no. Anche in questo caso si finisce per distruggere una intera filiera, per responsabilità tutta nazionale. Quello che più stupisce è che il ministro Zaia venga ancora invitato ai convegni e ai congressi di questa o quella organizzazione. La Uila ha deciso diversamente, a suo tempo, ed è stata una scelta giusta della quale non siamo pentiti. A Zaia auguriamo grandi successi nei suoi futuri incarichi istituzionali, nel cui assolvimento, speriamo, si impegni di più e con risultati migliori, di quanto abbia fatto e ottenuto finora nella sua veste di ministro dell’agricoltura.
ZUCCHERO
TABACCO
LAVORO NERO
PESCA
CONGRESSO UIL
Settore a rischio chiusura in attesa dei finanziamenti dovuti dal governo
Zaia assente. Bruxelles rinvia ancora la decisione su aiuti al settore
Attivo unitario di Fai-Flai-Uila a Rosarno “per non dimenticare”
Fai-Flai-Uilapesca e Federpesca sottoscrivono la stesura del Ccnl
Luigi Angeletti parla in occasione del 60° anniversario dell’organizzazione
a pagina 2
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Giovedì 18 Marzo 2010
Il governo continua a negare e a rinviare il pagamento dei contributi decisi nel 2006 con l’Ue
Zucchero, ore decisive per il settore Non può morire un intero comparto produttivo del paese DI
I
PIERLUIGI TALAMO
l settore dello zucchero sta attraversando momenti di grande preoccupazione poiché ancora oggi, nonostante tutti gli sforzi messi in campo dalle organizzazioni sindacali e da tutti gli altri attori della filiera, Unionzucchero, aziende di trasformazione e associazioni dei bieticoltori, non sono ancora stati stanziati i finanziamenti per gli anni 2009 e 2010 che lo stato italiano deve corrispondere alle aziende e ai coltivatori. Si tratta di 86 milioni di euro, 43 per ciascun anno che, in base alla normativa comunitaria e alla legge 81/06, lo stato deve erogare a sostegno dell’intero sistema a seguito della riforma Ocm zucchero che ha portato alla chiusura di 15 dei 19 stabilimenti produttivi del paese. Aiuti di stato, stabiliti nel 2006, che dovevano essere erogati per il quinquennio 2006-2010, sia da parte dell’Unione europea che dello stato a sostegno dei processi di chiusura degli stabilimenti e delle riconversioni in agro energie. Il paradosso è che l’Ue ha puntualmente erogato i fondi di sua
competenza, mentre il governo italiano ancora non ha stanziato i fondi dovuti, per i quali l’intera filiera reclama il pagamento con scioperi e manifestazioni. È del tutto evidente la responsabilità dell’attuale ministro delle politiche agricole Luca Zaia che solo negli ultimi tempi ha dimostrato (ma per ora solo a parole), di voler sostenere questa causa presso la presidenza del consiglio, oggi più che mai coinvolta sul tema, poiché i finanziamenti in questione dovrebbero essere inseriti in un decreto legge di prossima emanazione. Il ministro, poi, si è sempre disinteressato del futuro del settore pur sapendo molto bene quali sono i rischi reali che questo corre, poiché in assenza dei finanziamenti tutto il sistema salterebbe e l’immediata conseguenza sarebbe la chiusura degli ultimi quattro stabilimenti attivi con conseguenze drammatiche per l’occupazione di circa 10 mila lavoratori, oltre alla perdita totale di un segmento produttivo del paese che assicura il 35% dei consumi interni. Ad aggravare questa situazione c’è l’annoso problema delle mancate riconversioni degli
ex zuccherifici. Anche qui si segna il passo a causa dei problemi frapposti da troppe amministrazioni locali assolutamente irresponsabili, che ancora oggi, a distanza di quattro anni dalla riforma, non rilasciano le autorizzazioni necessarie all’avvio dei progetti. Il comitato interministeriale, costituito dalla legge 81/06, si è riunito recentemente ma, ancora una volta, piuttosto che risolvere il problema alla radice decidendo di nominare dei commissari adacta con poteri decisionali sul rilascio delle autorizzazioni, ha semplicemente riconfermato la validità dei progetti e la loro imminente realizzazione, riservando al Mipaf la possibilità di nominare i commissari solo per i comuni inadempienti rispetto al rilascio delle autorizzazioni. Seguiremo con grande attenzione l’evoluzione dei fatti nei prossimi giorni, consapevoli del fatto che, se non ci saranno atti concreti nell’immediato, saremo ancora una volta costretti a nuove iniziative di lotta a difesa di un settore che ha già pagato un prezzo troppo alto in termini occupazionali.
Cigs in deroga per il 2010 Sono stati firmati a gennaio presso il ministero del lavoro gli accordi di proroga degli ammortizzatori sociali per il settore saccarifero per il 2010, resisi necessari a causa del mancato avvio dei processi di riconversione degli ex zuccherifici. Quest’anno abbiamo dovuto attivare lo strumento della cigs in deroga, unico strumento applicabile a fronte di uno stato di crisi che dura ormai da quattro anni. Il percorso che ha portato agli accordi con le aziende e poi con il ministero del lavoro è stato particolarmente difficile a causa di alcune resistenze da parte delle aziende a riconfermare quanto concordato gli anni precedenti riguardo le integrazioni salariali alla Cigs e gli incentivi alla mobilità erogate dai singoli gruppi. Le maggiori difficoltà sono sorte con Eridania-Sadam con la quale si è determinato uno scontro molto forte, sfociato, inizialmente, in un mancato accordo. Dopo due scioperi, con relative manifestazioni a Bologna sotto la sede sociale, l’azienda ha rimosso parte delle pregiudiziali e si è potuto pertanto ricomporre la vertenza e sottoscrivere un verbale d’intesa. Il risultato ottenuto è senz’altro soddisfacente poiché tutti gli addetti del settore saranno adeguatamente tutelati anche per quest’anno. È però urgente che tutte le amministrazioni locali che non l’hanno ancora fatto, diano le necessarie autorizzazioni alle riconversioni al fine di centrare l’obiettivo indicato dalla legge 81/06 di rioccupare tutti gli addetti degli ex zuccherifici. Se ciò non avverrà nel corso di quest’anno e non ci sarà lo sblocco dei progetti di riconversione, nel 2011 non avremo più a disposizione lo strumento della cigs e per i lavoratori interessati si aprirebbero inevitabilmente le procedure di messa in mobilità con le evidenti drammatiche conseguenze.
Riconversione ferma per quasi tutti gli zuccherifi h ificii di dismessii La filiera dello zucchero è stretta in una morsa. In seguito alla riforma europea dell’Ocm zucchero, dei 19 zuccherifici esistenti solo quattro sono rimasti in attività. Gli altri 15 sono stati chiusi e per loro si è aperta la prospettiva della riconversione. Solo che, a tutt’oggi, i progetti non sono ancora partiti e, di seguito, vediamo quale è la situazione. Sei i siti in attesa di riconversione per Eridania-Sadam. A Jesi si è da poco raggiunta l’intesa fra comune, provincia e regione per la nascita della centrale di energia elettrica di origine vegetale, un impianto di biogas e uno fotovoltaico (investimento da 10 mln di euro). Un accordo arrivato in ritardo, rispetto agli altri, ma comunque positivo per la riconferma di tutti i 143 lavoratori dell’ex zuccherificio. Quasi in porto il progetto per lo stabilimento di Russi. La costruzione della centrale da biomasse legnose e biogas dovrebbe partire entro un mese, manca solo il procedimento di via. E, anche qui, il personale è stato ricollocato. Inoltre l’azienda ha già effettuato diverse assunzioni. A Fermo, comune e provincia negano l’autorizzazione per la costruzione della centrale ad alto rendimento di olio vegetale e biogas nel loro sito. La regione si è espressa favorevolmente ma intanto il progetto è fermo. Riconversione ferma anche a Castiglion Fiorentino, dove la burocrazia e la guerra fra le istituzioni blocca la costruzione di uno stabilimento a ciclo combinato a due linee olio vegetale e biomasse. Ci vorranno, invece, 30 mesi per la costruzione a Villasor, della centrale a biomasse e olio vegetale, un
frantoio per la spremitura di seme da brassica, un impianto di biogas e uno fotovoltaico, per la quale si attende solo la procedura di via. Per la centrale termoelettrica a biomasse legnose, a Celano, la situazione sembrava essersi sbloccata con l’approvazione del progetto da parte della giunta comunale. Che, però, ora è cambiata.
Coprob-Italia Zuccheri ha tre siti per la produzione elettrica da biomasse agricole fermi. A Porto Viro e Finale Emilia gli accordi sono stati firmati mentre ad Ostellato sono stati presentati tre progetti, sui quali gli enti locali hanno espresso valutazioni difformi. In questi casi, però, non pesano tanto i contrasti fra le amministrazioni locali, ma piuttosto la partenza degli impianti è subordinata ai decreti attuativi per gli incentivi ai certificati verdi. Sono previsti investimenti per 130 milioni di euro ma solo con la certezza degli incentivi c’è possibilità di sostenere economicamente
i progetti. La mappa degli impianti Finbieticola ha due siti in atGRUPPI SACCARIFERI STABILIMENTI PROVINCIA tesa di riconverPontelongo PADOVA sione. A BondeMinerbio BOLOGNA no, il progetto COPROB - ITALIA Porto Viro ROVIGO per l’impianto ZUCCHERI Ostellato FERRARA di energia elettrica da olio Finale Emilia MODENA vegetale (soia, Casei Gerola PAVIA FINBIETICOLA colza, girasole, Bondeno FERRARA olio da palma) è Fermo ASCOLI PICENO stato approvato Russi RAVENNA dal comune nel Castiglion 2007 ma, in atAREZZO Fiorentino tesa dei decreti ERIDANIA - SADAM Villasor CAGLIARI attuativi sui certificati verdi, Celano L’AQUILA la situazione è S. Quirico PARMA ferma. Jesi ANCONA L’impianto di S. Pietro In Casale BOLOGNA Casei Gerola, Forlimpopoli FORLì-CESENA che doveva esSFIR Foggia FOGGIA sere originariamente destinato Pontelagoscuro FERRARA alla produzione Sede Cesena CESENA di bioetanolo ZUCCHERIFICIO DEL Termoli CAMPOBASSO da mais, è stato MOLISE riprogettato per In neretto sono evidenziati i quattro stabilimenti attivi la produzione di energia elettrica da sorgo a causa dell’andamento Pietro in Casale sono stati destinati al del mercato internazionale e nazionale. I canale Horeca e al confezionamento dello costi di progettazione sono alti, così come zucchero, il primo, alla trasformazione gli investimenti necessari e il problema di prodotti agroalimentari e derivati da serio sono le famiglie che restano a casa pomodoro, il secondo e ai contenitori bioin attesa di sapere cosa sarà del loro fu- degradabili e al confezionamento dello turo. Il controsenso è che non si compren- zucchero, il terzo. In attesa di realizzade l’importanza che questi investimenti zione invece il sito di Foggia per un polo avrebbero come indotto nei comuni in cui multifunzionale, di ristorazione e di converrebbero realizzati. Situazione com- fezionamento. A Brindisi, l’unico stabipletamente diversa per la Sfir, per cui limento per la raffinazione di zucchero ben tre piani di riconversione sono par- grezzo di canna e la centrale elettrica ad titi. La nuova produzione non riguarda olio vegetale. Il progetto è in fase avanzaperò le bioenergie, ma gli stabilimenti di ta e si prevede l’inizio della produzione Forlimpopoli, Pontelagoscuro e San già dal prossimo mese di agosto.
Giovedì 18 Marzo 2010
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Il ministro Zaia assente a Bruxelles, la Dg agricoltura decide di non decidere
CCNL AGRICOLI
Tabacco, ancora un rinvio
Proseguono le trattative per il rinnovo
A rischio l’occupazione per 60 mila lavoratori PIETRO PELLEGRINI
ermane il disagio e la preoccupazione del settore del tabacco dopo la riunione bilaterale, l’11 marzo a Bruxelles, fra i rappresentanti della Direzione generale agricoltura della Commissione europea e una delegazione del ministero delle politiche agricole, guidata dal capo dipartimento Giuseppe Nezzo, che doveva chiudere il negoziato sull’innalzamento del massimale degli aiuti agro ambientali per il settore. Ma così non è stato e l’unica decisione presa è stata quella di rinviare ad aprile la decisione, quando forse sarà troppo tardi, mettendo così a rischio la sopravvivenza di molte aziende e 60 mila posti di lavoro. L’esito della riunione di Bruxelles ha due precise responsabilità. Da un lato la rigidità della commissione europea su questo argomento, dall’altro la colpevole assenza del ministro per le politiche agricole italiano dal tavolo del negoziato. La richiesta della Dg Agricoltura di ulteriori elementi per valutare la possibilità di concedere, nell’ambito
degli interventi agro-ambientali previsti dai piani di sviluppo rurale, un contributo specifico alla tabacchicoltura, ha il sapore di una «presa in giro». È incredibile che le responsabilità politiche e tecniche non siano consapevoli che rimandare significa chiudere un settore e perdere migliaia di posti di lavoro. Non capiamo poi l’atteggiamento della Comunità europea che ha già accordato delle deroghe (superiori a 2 mila €/ha) al regime degli aiuti per il vino in Lussemburgo, per l’ortofrutta biologica in Austria e, per valori inferiori, per lo stesso tabacco alla Spagna. Ingiustificata e deplorevole invece è l’assenza a Bruxelles del ministro Luca Zaia, che avrebbe potuto giocare un ruolo decisivo nella trattativa, perché impegnato nella campagna elettorale in Veneto. Un’assenza che si commenta da sola. Il settore del tabacco in Italia sta giocando la sua partita più importante con l’applicazione definitiva delle nuove regole comunitarie che prevedono aiuti completamente slegati dalla produzione e ridotti del 50%. Un provvedimento che
CCNL FORESTALI
CONTOTERZISTI
DI
P
comporta una riduzione dei premi di circa 160 milioni di euro. Nonostante ciò, la filiera tabacchicola è unitariamente impegnata nello scongiurare un ulteriore peggioramento della situazione del settore, già profondamente in crisi dal 2004 con la riforma dell’Ocm che prevedeva, appunto, la soppressione progressiva degli aiuti alla produzione e la loro sostituzione mediante pagamenti interamente disaccoppiati. Allora si raggiunse un compromesso e per il periodo 2006-2010 gli aiuti sono stati accoppiati alla produzione per il 60% e «disaccoppiati» per il 40%. Da quest’anno, invece, la metà degli aiuti destinati al tabacco sarà investita in programmi di ristrutturazione e di sviluppo rurale nelle principali regioni produttrici. La riforma ha minato la competitività del settore e la tenuta occupazionale. In Italia, dove in alcune regioni il tabacco rappresenta l’unica fonte di reddito per molti nuclei familiari, la produzione è fortemente calata e, dal 2005, sono andati persi 30 mila posti di lavoro (in Puglia la scomparsa del settore è stata totale). Per richiamare l’attenzione sulla
drammatica situazione del settore, nei mesi scorsi Fai-Flai-Uila hanno inviato al ministro Zaia una lettera, a un anno di distanza dall’ultimo incontro del tavolo di filiera, per chiedere nuovamente misure di sostegno al settore e invitando il governo a non accettare da Bruxelles una soluzione inferiore ai 2 mila €/ha, cifra che consentirebbe il mantenimento dei livelli occupazionali. Lo scorso 9 marzo, infine, in vista dell’incontro a Bruxelles, abbiamo svolto a Roma una manifestazione sotto le sedi del governo e del Mipaaf per ribadire la proposta unitaria della filiera. Assente ancora una volta il ministro, la Uila ha accolto di buon grado le rassicurazioni fornite da diversi importanti interlocutori e il sostegno espresso dalle commissioni agricoltura di Camera e Senato, riservandosi di verificare i risultati dell’appuntamento a Bruxelles. Alla prova dei fatti, purtroppo, ancora una volta le buone intenzioni non si sono trasformate in fatti concreti. Ma la Uila non si rassegna e continuerà a lottare per la difesa del settore e dell’occupazione.
Proseguono le trattative per il rinnovo del Ccnl per gli operai agricoli e florovivaisti, scaduto il 31 dicembre scorso. In base al calendario stabilito nel corso del primo incontro con le controparti Confagricoltura, Coldiretti e Cia, lo scorso 16 dicembre, si sono svolte numerose riunioni in sede tecnica (8 e 18 gennaio, 5, 19 e 23 febbraio, 4 marzo), mentre una prima «plenaria» si è svolta l’11 febbraio. Nel corso dell’incontro svoltosi lo scorso 4 marzo, in considerazione del fatto che le controparti hanno fornito alcuni testi iniziali (struttura del contratto) Fai, Flai e Uila hanno deciso di proseguire il confronto in sede tecnica anche nei giorni 15 e 16 Marzo (appuntamento inizialmente previsto in sede plenaria), al fine di avere il quadro completo delle risposte fornite dalle controparti su tutti i punti della piattaforma, per poi fissare il prossimo appuntamento, in forma plenaria, con tutta la delegazione trattante.
LAVORATORI UTB Il 20 marzo la giornata della memoria
Fai-Flai-Uila convocate il 15 aprile
Rinnovato il biennio economico
Da 4 anni in attesa del contratto
L’8 marzo 2010, le segreterie di Fai Flai e Uila hanno riunito la delegazione trattante del rinnovo del Ccnl dei lavoratori forestali al fine di valutare congiuntamente le iniziative da intraprendere per costringere le controparti ad avviare il confronto di merito sulla piattaforma presentata a ottobre 2009. Il contratto in questione è scaduto il 31 dicembre 2009 e pertanto il ritardo accumulato è intollerabile, pertanto le segreterie nazionali e la delegazione trattante hanno deciso di prevedere due giornate di sciopero, una regionale la cui organizzazione è demandata alle segreterie regionali ed una nazionale, con manifestazione a Roma di tutti i lavoratori forestali. Le iniziative intraprese hanno determinato una risposta immediata delle controparti, Uncem, Lega Coop Agro-Alimentare, FedAgri - ConfCooperative, Agci, Federforeste che hanno prontamente convocato, per il giorno 15 aprile 2010, la prima riunione per iniziare il confronto sulla piattaforma presentata da Fai, Flai e Uila. Esprimiamo quindi grande soddisfazione per il risultato raggiunto e naturalmente abbiamo revocato tutte le iniziative nel frattempo programmate.
Il 16 febbraio 2010 è stato sottoscritto dall’Unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola (Unima) e i rappresentanti sindacali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil l’accordo relativo al rinnovo del secondo biennio economico del Ccnl contoterzisti. L’accordo prevede un aumento economico di 77 euro al terzo livello (ex parametro 175), suddiviso in tre tranche con le seguenti decorrenze: 30 euro dal 1° gennaio 2010; 25 euro dal 1° gennaio 2011; 22 euro dal 1° luglio 2011. Soddisfazione è stata espressa da Enrico Tonghini, responsabile Uila del settore, che ha dichiarato: «L’accordo è il risultato di una fattiva collaborazione fra tutte le parti coinvolte nella contrattazione. Abbiamo lavorato insieme per recuperare e difendere, in un momento di calo dei consumi e di forte crisi, il potere d’acquisto di tutti quei lavoratori che prestano la propria attività per conto terzi in agricoltura; il risultato economico inoltre valorizza in maniera adeguata la professionalità dei lavoratori del settore agro meccanico».
Prosegue l’agitazione dei lavoratori degli Uffici territoriali per le biodiversità (Utb) del Corpo forestale dello Stato che da quattro anni chiedono il rinnovo del contratto di lavoro di 1.500 lavoratori e la stabilizzazione di altri 300. Il 10 marzo si è svolto uno sciopero nazionale con manifestazione a Roma, sotto la sede del ministero per le politiche agricole, che si è conclusa con un incontro con il capo di gabinetto Giuseppe Ambrosio. «Abbiamo espresso al governo l’insoddisfazione e la grande preoccupazione dei lavoratori che ormai da quattro anni non riescono ancora ad avere risposte chiare e certe», ha dichiarato Maria Laurenza della segreteria nazionale Uila a conclusione dell’incontro. «Nonostante la legge finanziaria preveda risorse specifiche per gli Utb non conosciamo né la consistenza né i tempi di erogazione di tali fondi. Inoltre riteniamo assolutamente insufficiente l’iniziativa assunta dal ministro Zaia nei confronti del ministro delle Finanze. Ambrosio si è impegnato a riconvocarci entro aprile per darci, ci auguriamo, finalmente delle risposte certe, altrimenti saremo costretti a mettere in campo nuove e più decise iniziative di lotta».
Sindacati contro tutte le mafie
L
a Uil, assieme a Cgil e Cisl, aderisce e partecipa, anche quest’anno, alla «giornata della memoria» e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si terrà a Milano sabato 20 marzo. La giornata della memoria è organizzata ogni anno da « Libera, nomi e numeri contro le mafie» e dalle altre associazioni che intendono partecipare a questo evento in ricordo di tutte le vittime delle mafie e per essere vicine alle famiglie delle vittime che ogni anno partecipano numerose continuando a testimoniare il loro dolore e il loro impegno civile e politico, anche a nome dei loro cari scomparsi per la violenza criminale delle mafie. Il senso della giornata della memoria è quello di manifestare tutta la solidarietà per le famiglie delle vittime di mafia, ma anche e soprattutto è la testimonianza di associazioni e organizzazioni che chiedono alla società civile e agli organi dello stato di mantenere sempre alto il livello di contrasto e di lotta alle mafie e alla loro infiltrazione nella società civile ed economica del nostro paese. In particolare Cgil, Cisl e Uil segnalano nella loro partecipazione alla giornata del 20 marzo un grande interesse ai temi della legalità e della difesa dei diritti
del lavoro, della trasparenza della vita economica e del mercato e della necessità del pieno rispetto dei diritti delle persone e dei lavoratori. Le organizzazioni confederali sono impegnate e chiedono una chiara lotta al lavoro nero, alla usura, al pizzo e al racket e alla nuova riduzione in schiavitù di giovani, uomini e donne, usati per alimentare il traffico clandestino delle persone e per sfruttarli poi nel nostro paese, costringendoli spesso alla clandestinità. Anche la Uila sarà presente, con le proprie bandiere, alla manifestazione che si svolgerà a Milano, con un corteo che partirà alle ore 10 da porta Venezia e giungerà a piazza del Duomo, dove saranno letti i nomi di tutte le vittime di mafia. Nel pomeriggio sono previsti vari seminari di approfondimento, fra cui uno sul tema «lavoro e legalità», a partire dalle ore 15,00, organizzato da Cgil-Cisl-Uil della Lombardia.
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Giovedì 18 Marzo 2010
Grande partecipazione all’attivo unitario di Fai-Flai-Uila un mese dopo i tragici avvenimenti
A Rosarno per non dimenticare Mantegazza: affermare la legalità contro il lavoro nero DI
I
MARIA LAURENZA
l 17 febbraio 2010 presso l’Auditorium comunale di Rosarno si è svolta, con una importante partecipazione di pubblico, un’iniziativa unitaria delle segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila, d’intesa con i direttivi regionali e provinciali. L’obiettivo dell’attivo unitario «Il lavoro agricolo: dignità, legalità, integrazione» è stato di riportare l’attenzione ai fatti di Rosarno (di cui nessuno parla più) e ricordare a tutti che in Italia Rosarno non è l’unico luogo in cui si concentrano illegalità e lavoro nero. Hanno partecipato i segretari generali di categoria, i segretari territoriali e rappresentanti dei lavoratori immigrati delle tre confederazioni. La relazione introduttiva è stata affidata a Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil che ha aperto il suo intervento affermando: «Una strada per sconfiggere il lavoro nero e l’illegalità esiste, seppur lunga e difficile, e comincia con il combattere le cause e non le vittime del lavoro nero, ossia i piccoli agricoltori strangolati dalla crisi economica
e i lavoratori condannati al sottosalario e all’illegalità». Si tratta di una realtà complessa, che mal si presta a una lettura semplicistica e che mal si governa con il solo ricorso a più controlli e alle cancellazioni di massa dagli elenchi anagrafici. Mantegazza ha posto l’accento sulla difficile situazione in cui versa l’agricoltura italiana, parte della quale è andata fuori mercato e non è più in grado di sostenersi né di riconvertirsi. Occorre, dunque, innanzitutto ripensare la politica agricola nazionale, che fino ad ora si è dimostrata non in grado di tutelare il settore, la sua ricchezza e la sua competitività. È arrivato il momento di reagire a questa situazione, imponendo al governo una maggiore attenzione nei confronti del sistema agro-alimentare, sollecitando una strategia che sappia valorizzare le risorse migliori, che nel nostro caso sono la qualità del prodotto e
il lavoro. Occorre, inoltre, agire a livello europeo pretendendo una nuova Politica agricola comune (Pac) che ruoti intorno al lavoro e alla produzione. All’interno di un’agricoltura in grado di pro-
durre ricchezza è più facile anche affrontare la questione immigrazione. Le cose da fare per risolvere il problema sono molte: migliorare la legge che regola gli ingressi stagionali, semplificare le procedure per il rinnovo dei permessi di soggiorno, eliminare il reato di clandestinità, esten-
Il testo dell’ordine del giorno approvato I direttivi di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, convocati a Rosarno il 17 febbraio 2010, richiamano ancora una volta l’attenzione del governo, delle istituzioni locali, dei partiti e delle organizzazioni sociali sul grave fenomeno del lavoro nero, del caporalato in agricoltura e delle condizioni dei lavoratori immigrati nel settore. In spregio ai fondamentali diritti della persona, sanciti dalla Costituzione repubblicana, ai diritti e alle tutele sanciti nella contrattazione collettiva e dalla legislazione sociale, lavoro nero e caporalato calpestano la dignità umana di lavoratori italiani e stranieri, sottraggono ingenti risorse alla previdenza pubblica e al fisco producendo gravi danni all’economia del paese. I gravi fatti di Rosarno sono soltanto l’ultima rappresentazione in ordine di tempo di una piaga sociale che investe molte realtà del paese in cui lavoro nero, sottosalario, caporalato e talvolta vere e proprie forme di schiavismo costituiscono la condizione occupazionale e di vita di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri ma anche italiani. Inoltre, la pressione sulle aziende agricole da parte della criminalità organizzata, in alcuni territori, determina gravi conseguenze alla coesione sociale e insidia lo stesso ordine democratico. Occorre, perciò, una terapia d’urto duratura nel tempo, con efficaci misure di prevenzione e di repressione, ma anche di tutele verso le aziende che operano nella legalità e che si rifiutano di sottomettersi ai ricatti. A tal fine Fai-Flai-Uila propongono: 1. estendere il reato di associazione a delinquere, con conseguente confisca dei beni, ai caporali, ai datori di lavoro e ai proprietari di aziende che in concorso tra loro ricorrono o assecondano il lavoro illegale; 2. attivare in via ordinaria e costante ispezioni incrociate con la guardia di finanza nei confronti di quelle aziende che denunciano scarti significativi tra produzione lorda vendibile e manodopera dichiarata; 3. definire un percorso di regolarizzazione
per gli immigrati che da tempo lavorano in Italia nella condizione di clandestinità in quanto lo sfruttamento e le umiliazioni subite debbono essere riconosciuti come passaporto in qualsiasi paese civile; 4. attuare le misure proposte dalle parti sociali attraverso l’avviso comune in materia di premialità per le aziende virtuose, di semplificazione di procedure per i permessi di soggiorno, di riforma della contribuzione sociale condizionata alla qualità del lavoro; 5. avviare un confronto tra le istituzioni e le parti sociali per individuare specifiche misure a favore dell’integrazione dei lavoratori stranieri, superandone definitivamente il carattere di emergenza; 6. istituire a livello territoriale organismi tripartiti tra servizio per l’impiego e parti sociali per il governo del mercato del lavoro. Fai, Flai e Uila ritengono, inoltre, che le lavoratrici e i lavoratori non italiani, occupati a tempo determinato e iscritti negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli, debbano avere un permesso di soggiorno che sia valido per tutto l’anno successivo all’anno d’iscrizione. Gli elenchi anagrafici si sono dimostrati per i lavoratori italiani uno strumento di stabilizzazione dei rapporti di lavoro in agricoltura e, pertanto, riteniamo che essi debbano svolgere questo ruolo di stabilizzazione, di emersione dall’illegalità e di reale integrazione sociale. Fai-Flai-Uila denunciano, inoltre, la grave sottovalutazione da parte del governo della crisi economica del settore agricolo e sollecitano l’adozione di un programma straordinario di sostegno, purché condizionato al rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro. Fai-Flai-Uila, infine, sollecitano il ministro del lavoro ad avviare il già richiesto confronto sui problemi del mercato del lavoro e della previdenza in agricoltura e si riservano di promuovere iniziative di mobilitazione nazionale della categoria a sostegno dei diritti contrattuali e previdenziali di tutti i lavoratori, italiani e stranieri.
dere al caporalato il reato di associazione a delinquere. Fondamentale, inoltre, modificare la normativa che regola il mercato del lavoro, a partire dalla riforma della contribuzione che favorisca le aziende che occupano di più fino ad arrivare allo sviluppo della bilateralità sul territorio. Non bisogna dimenticare che le cause che hanno prodotto la rivolta, dunque, sono ancora presenti e attuali e che occorre mettere in campo le soluzioni in tempi brevi; si tratta di una sfida che non riguarda solo Rosarno, ma molte altre aree agricole del paese. Presieduto dal segretario generale Flai-Cgil Stefania Crogi, l’attivo unitario ha dato voce a numerose testimonianze importanti dei rappresentanti dei lavoratori immigrati. Hassan El Mazi, responsabile ufficio immigrazione Uil Reggio Calabria, ha ricordato il dramma dell’immigrazione, di chi è costretto a lasciare il proprio
paese e i propri cari e la necessità che immigrati e italiani si vengano reciprocamente incontro con l’obiettivo di costruire una vera integrazione nel nostro paese, che è esso stesso paese di migranti. El Mazi si è inoltre soffermato sulla crisi del settore, a causa della quale negli ultimi anni il prezzo pagato per le arance ai produttori è sceso di molto, provocando una situazione insostenibile per i produttori e per gli stessi lavoratori. Sono intervenuti tra gli altri, Samir Beghouazi, responsabile giovani seconda generazione della Cisl e El-Hafia Delilah, responsabile immigrazione Cgil Gioia Tauro. L’attivo è stato chiuso dall’intervento del segretario generale Fai-Cisl Augusto Cianfoni e dall’approvazione di un ordine del giorno (vedi altro articolo in questa pagina), con il quale Fai, Flai e Uila hanno voluto rilanciare, da Rosarno, una piattaforma unitaria da sostenere nei confronti del governo, delle istituzioni locali, dei partiti politici e all’interno dei luoghi di lavoro per riportare alla ribalta il problema dei lavoratori stranieri.
Riflessioni sul 1° marzo Sull’onda dello sciopero dei lavoratori immigrati proclamato in Francia con lo slogan «un giorno senza di noi», anche in Italia per il 1° marzo ci sono state iniziative di mobilitazione in diverse città. Anzi, col senno di poi si può dire che la mobilitazione è andata meglio in Italia che in Francia. Non si è trattato di uno sciopero, bensì di manifestazioni, fiaccolate, feste e dibattiti che hanno coinvolto lavoratori stranieri e italiani. Una giornata che ha evidenziato la drammaticità delle condizioni di lavoro e di vita degli stranieri e le caratteristiche xenofobe della politica migratoria dell’attuale governo di centro destra.Ma anche una giornata che ha dimostrato come la costruzione di un movimento per l’inserimento degli stranieri nella società italiana sia possibile e destinato a diventare anche maggioritario. Ora il problema all’ordine del giorno diventa appunto questo: come e con quali sbocchi costruire un movimento fondato sui valori della tolleranza, della solidarietà e dell’accoglienza, che appartengono a vasti strati dell’opinione pubblica nel nostro paese. Un contributo determinante in tal senso può venire dal sindacato, purché prenda consapevolezza che le politiche migratorie dell’attuale governo sono lesive dei più elementari diritti della persona umana e oggettivamente discriminatorie nei confronti degli stranieri che lavorano nel nostro paese. E purché si renda conto che il «dumping» sociale in atto rischia di compromettere i diritti e le tutele degli stessi lavoratori italiani, svuotando le conquiste contrattuali e sociali. La Uila, con il suo ultimo congresso, lo ha fatto dando «la parola agli immigrati» e individuando con loro gli obiettivi utili a realizzare l’unità di tutti i lavoratori, italiani e stranieri. C’è da augurarsi che Fai e Flai maturino orientamenti analoghi e che al più presto si possano creare le condizioni per proclamare nel settore agro-alimentare una giornata unitaria di lotta con lo slogan «un giorno con noi», per l’inclusione e contro ogni separazione. di Pasquale Papiccio
Giovedì 18 Marzo 2010
Nel collegato alla Finanziaria nuove norme sul lavoro
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Ogm, dopo 12 anni rotta la moratoria
Arbitrato, tutela in più
Dall’Ue via libera Garanzia aggiuntiva per i lavoratori alla patata Amflora DI
GIAMPIERO SAMBUCINI
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l «collegato lavoro» alla Legge Finanziaria per il 2010 affronta un vastissimo arco di argomenti (lavori usuranti, orario di lavoro, assistenza ai familiari disabili, lavoro sommerso, assenze per malattia, termini di impugnazione del licenziamento, certificazione dei contratti) e introduce significative innovazioni alla vigente legislazione sulla conciliazione e sull’arbitrato nelle controversie di lavoro. Su quest’ultimo tema, senza entrare nel dettaglio giuridico, ci preme solo sottolineare che la procedura arbitrale ha il vantaggio, rispetto al ricorso giudiziale, di durare al massimo 110 giorni e non diversi anni, assicurando così una tutela rapida ed efficace dei diritti dei lavoratori. Proprio per questo, l’arbitrato è molto utilizzato in quasi tutti i maggiori paesi industrializzati (Stati Uniti, Germania, Francia, Inghilterra, fino alla Spagna e ai paesi scandinavi). Ciò premesso e ciò malgrado, la Cgil si è subito mobilitata contro le nuove disposizioni, addirittura
evocando «l’aggiramento per legge» dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In realtà quelle nuove disposizioni di per sé non aggirano un bel niente; anzi, affidano alle parti sociali la concreta regolazione dei modi e dei limiti di utilizzo dell’arbitrato nelle controversie di lavoro, in quanto il ricorso agli arbitri, anziché ai giudici del lavoro, è possibile solo se previsto e disciplinato da specifici accordi interconfederali o dai contratti collettivi. Inoltre, solo quegli accordi e quei contratti possono autorizzare i collegi arbitrali a decidere il merito delle controversie prescindendo dall’osservanza delle disposizioni di legge sul lavoro, ivi compreso l’art. 18, o dal rispetto delle clausole contrattuali che regolano, in modo ormai vincolante per gli stessi giudici, la giusta causa e il giustificato motivo di licenziamento. Per di più, nei giorni scorsi tutte le organizzazioni sindacali e delle imprese (con la solita e ancor più incomprensibile eccezione della Cgil) hanno sottoscritto un avviso comune che esclude dall’arbitra-
Agricoltura priorità strategica per il 2020
Il Parlamento Ue sconfessa Barroso
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ui temi agricoli sembra esserci ormai uno scontro aperto tra commissione europea ed Europarlamento. Il 10 marzo l’aula di Strasburgo ha infatti approvato, a larghissima maggioranza (462 voti a favore, 140 contrari e 58 astensioni), una mozione che, ribaltando una proposta dell’esecutivo Barroso che mirava ad estromettere l’agroalimentare dalle priorità strategiche dell’Unione europea verso il 2020, ricolloca la politica agricola comune al centro della politica europea, definendola pilastro dello sviluppo economico e sociale del Vecchio continente. Uno sviluppo legato a obiettivi che la stessa Ue si è data su clima, sicurezza alimentare e creazione dei posti di lavoro. La correzione di rotta è un eclatante altolà per Barroso, visto che è il frutto di una risoluzione comune, firmata dai vertici dei tre gruppi più importanti dell’Europarlamento, Joseph Daul, per i popolari (Ppe), Martin Schulz per i socialisti e democratici (S&D) e Guy Verhofstadt, per i liberali (Alde). Lo stop degli eurodeputati contiene un palese quanto inusuale rimbrotto alla commissione: nel testo della mozione, l’Europarlamento si dice «deluso delle proposte iniziali per la strategia Ue 2020», nelle
quali «non viene fatta menzione alcuna del settore agricolo». Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, è stato protagonista della battaglia in aula, che ha portato gli eurodeputati a puntare i piedi sulla Pac. «Già in febbraio», ha dichiarato De Castro, «intervenendo in aula, avevo sottolineato come fosse grave l’esclusione dell’agroalimentare dal futuro dell’Unione, proprio quando la stessa Europa viene chiamata a centrare obiettivi, che vedono l’agricoltura in prima linea. Parole chiave del futuro, come sviluppo sostenibile, sicurezza alimentare e cibo per tutti non possono fare a meno della Pac, che non è interesse esclusivo degli agricoltori, ma è una politica per tutti i cittadini europei». Se l’Ue dovesse decidere di cancellare la politica agricola dalle sue priorità, ha spiegato De Castro, finirebbe per chiudere gli occhi sugli interessi di 30 milioni di lavoratori agricoli e sul fatto che il 45% del territorio europeo è gestito da agricoltori. Non solo. Oggi l’agricoltura fornisce servizi essenziali: dal cibo alla biodiversità, dal paesaggio all’ambiente, senza dimenticare le funzioni svolte per la vitalità sociale ed economica dei territori rurali.
to proprio le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro. Quanto ai pochi rapporti individuali di lavoro privi di ogni disciplina interconfederale o di categoria, ovvero non ricompresi nel vastissimo ambito di applicazione dell’avviso comune, le relative controversie potranno essere affidate alle decisioni arbitrali soltanto se la corrispondente «clausola compromissoria» sia stata validamente «certificata» nei modi stabiliti dalla legge «Biagi» del 2003. Perciò e riassumendo, la generalità dei lavoratori (salvo marginali eccezioni, comunque tutelate dalla obbligatoria certificazione della clausola compromissoria) sarà tenuta a ricorrere all’arbitrato, anziché al giudice, solo nei limiti fissati e alle condizioni stabilite dalla contrattazione collettiva. Peraltro, l’utilizzo dell’arbitrato non priva automaticamente i lavoratori di qualsiasi tutela giurisdizionale, dal momento che il lodo arbitrale in contrasto con precise disposizioni di legge o di contratto può, in mancanza di improbabili «deroghe» negoziali, essere annullato dal giudice.
DI
ANTONIO MATTEI
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ia libera della Commissione Ue alla coltura in Europa della patata transgenica Amflora, per uso industriale. Tale annuncio mette di fatto fine, dopo 12 anni, alla moratoria sulla coltivazione di ogm in Europa. La decisione sulla patata Amflora riguarda la sua coltura ai fini industriali e l’utilizzo dei prodotti derivati dall’amido Amflora negli alimenti per animali. Il via libera sarà accompagnato dal lancio del dibattito politico sul futuro degli Ogm nell’Ue seguendo la linea del presidente della commissione Josè Manuel Barroso che ha dichiarato «di non voler imporre la coltura degli Ogm in Europa». Sulla Amflora Germania, Repubblica Ceca, Svezia e Olanda si sono dichiarati interessati a produrla. E nelle dimostrazioni di interesse forse non è un caso che tre delle principali multinazionali produttrici di amido da patate siano l’olandese Avebe, la svedese Lyckeby e la tedesca Emsland, dislocate anche in Repubblica Ceca. Se la posizione svedese e olandese può non sorprendere, avendo questi paesi
più volte appoggiato la commissione nelle votazioni sulla revoca delle moratorie nazionali, diverso è il caso della Germania, appena uscita da un difficile percorso di convivenza con il mais transgenico Mon810, prima autorizzato e poi vietato a causa di riscontrati pericoli ambientali. La vicenda costituisce l’ennesima occasione di scontro politico e scientifico sugli Ogm, tra commissione e Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) da un lato e molti degli stati membri dall’altro. La decisione della commissione Ue, oltre alla patata Amflora, riguarda anche la messa sul mercato di tre mais geneticamente modificati destinati ad essere utilizzati nell’alimentazione umana e animale. Gli ogm autorizzati, ha sottolineato l’esecutivo Ue, «sono stati esaminati con la più grande attenzione, in modo che le preoccupazioni espresse al riguardo della presenza di un gene resistente agli antibiotici siano pienamente tenute in considerazione». La decisione, ha precisato un portavoce, essendo una procedura scritta, è stata presa all’unanimità del collegio dei commissari.
Occorre pensare oggi alla Pac del futuro È indubbio che il mondo agricolo italiano, ma anche quello del resto dell’Europa, si interroghi, soprattutto in questi mesi di crisi, su quale sarà il futuro della Pac dopo il 2013. La domanda è tanto più preoccupata, alla luce del nuovo bilancio pluriennale che l’Ue si appresta a predisporre e, soprattutto, rispetto alla necessità di dare delle risposte concrete ai tanti settori che negli anni passati avevano un ruolo marginale nei capitoli di bilancio dell’Ue. Ci chiediamo: l’agricoltura europea può essere considerata solo una variabile contabile o, invece, deve essere considerata il più importante comparto produttivo europeo? E, ancora: visto che all’agricoltura non si chiede più solo di produrre «cibo» ma anche di essere multifunzionale, come gestire questo passaggio di competenze senza però perdere di vista il suo ruolo primario e l’esigenza, da un lato, di produrre cibo sufficiente e di qualità, dall’altro di esaltare le tipicità e le diversità delle varie aree dell’Ue? In questo momento di incertezza, il mondo agricolo italiano, anziché dividersi, deve ricercare delle valutazioni condivise che possano trasformarsi in posizioni forti, in risposte certe, in obbiettivi raggiungibili che diano certezze per il futuro dell’agricoltura europea. Solo se il sistema Italia saprà unirsi intorno a delle proposte credibili e condivise sarà possibile far pesare di più le nostre posizioni e il nostro ruolo in Europa. In questi anni abbiamo assistito a continue modifiche della Pac, ispirate da varie cause: i progressivi allargamenti della Ue a nuovi paesi, le esigenze derivanti dai rapporti internazionali (Wto), l’esigenza di mantenere i costi della Pac entro una soglia accettabile. Tutte queste modifiche vanno oggi riviste anche alla luce degli effetti provocati dalla nuova e drammatica crisi economica mondiale, dalle difficoltà sempre maggiori che le aziende agricole stanno vivendo, dal numero crescente di aziende costrette a chiudere, dall’aumento preoccupante del numero di disoccupati in tutti i paesi europei. L’Ue non può abdicare al ruolo di gestore della
Pac, non può riconsegnare la politica agricola ai 27 paesi, perché ciò scatenerebbe una guerra fra poveri che vedrebbe soccombere tutti nei confronti del mercato internazionale. Mentre negli Usa aumentano le risorse del «Farm Bill» per le aziende agricole, in Europa si riflette sui tagli da apportare alla nuova Pac invece di ragionare su come favorire una crescita della produzione agricola. Noi crediamo sia opportuno fare, in questo momento, una seria riflessione sul ruolo e le competenze che vogliamo attribuire alla Pac e su che tipo di agricoltura vogliamo sviluppare in futuro, ben sapendo che non possiamo prescindere da un’agricoltura, rivolta al mercato, che sia sostenibile, sufficiente e di qualità. Dobbiamo garantire un tenore di vita dignitoso alle comunità agricole, favorendo una crescita occupazionale e garantendo una buona occupazione. Dobbiamo rafforzare il ruolo dell’Ue nel Wto e pretendere gli stessi standard produttivi sia dei cibi esportati che di quelli importati. Dobbiamo valorizzare sempre più il ruolo ambientale e paesaggistico dell’agricoltura, la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle risorse. Occorre che le risorse previste per il secondo pilastro siano utilizzate tutte, correggendo quelle norme troppo complesse che scoraggiano o rendono impossibile l’accesso ai fondi. Occorre infine che la nuova Pac tenga conto delle nuove emergenze mondiali, da quella alimentare con oltre 1,2 miliardi di persone che soffrono la fame a quella delle sempre maggiori masse di lavoratori che si spostano alla ricerca di una occupazione, alimentando nuove forme di schiavismo. Credo che la realizzazione di questi obbiettivi possa essere avviata da una visione non ragionieristico-contabile del bilancio Ue, ma da una seria presa di coscienza del ruolo economico e sociale che l’agricoltura può e deve svolgere nella futura Europa, sempre più grande e unita. Alessandro Ranaldi
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Giovedì 18 Marzo 2010
Fai-Flai-Uilapesca e Federpesca firmano stesura del Ccnl Il Mipaaf su regolamento Mediterraneo
Pesca, più bilateralità Deroghe sulle reti Nuove competenze all’Osservatorio DI
GUIDO MAJRONE
I
l 19 febbraio Fai, Flai Uila pesca e Federpesca hanno sottoscritto la stesura definitiva del Ccnl per il personale imbarcato sulle navi adibite alla pesca marittima; il tempo trascorso dall’accordo di rinnovo (20 maggio 2009) è dovuto ad alcune novità che nel frattempo sono intervenute in tema di bilateralità e che hanno portato a una ulteriore negoziazione tra le parti firmatarie. A tal proposito, occorre fare un passo indietro e ricordare il protocollo di intesa sottoscritto nel novembre 2009 dall’Osservatorio nazionale della pesca e dal Mipaaf, nel quale vengono riconosciute al nostro ente bilaterale contrattuale nuove competenze in tema di rilascio del documento unico di certificazione e di integrazione al reddito in caso di sospensione dell’attività di pesca, così come ne viene confermata la competenza in tema di formazione continua e riqualificazione professionale del personale con particolare riferimento alla sicurezza sul lavoro e all’acquisizione dei titoli necessari
per essere imbarcati. Il protocollo, quindi, interviene, seppur indirettamente, anche sui contenuti del contratto nazionale di lavoro poiché l’accordo del 20 maggio 2009 (precedente alla firma dell’intesa con il ministero) prevedeva di assegnare ad E.Bi.Pesca, l’altro ente bilaterale contrattuale, alcune delle attività che il documento condiviso con il governo affida all’Osservatorio. La stesura, quindi, tenendo conto delle novità descritte, ha ampliato le competenze di quest’ultimo e, per coerenza e semplificazione, ha previsto l’abolizione di Ebiform (ente nato con il Ccnl 13 giugno 2001 per rendere operative le attività di formazione poi affidate all’osservatorio dal protocollo). Inoltre, le parti hanno deciso di accorpare gli articoli 59, «Ente bilaterale» e 60, «E.bi.fondo»: il nuovo testo contrattuale, «E.Bi.Pesca», descrive in modo più chiaro le attività dell’ente e ricomprende al suo interno il fondo di integrazione malattia e infortunio. L’altro cambiamento fondamentale, resosi necessario dopo le indicazioni date dal ministero del lavoro in tema di bilateralità,
Tre regioni gestiranno in comune la pesca
riguarda l’articolo 22 «retribuzione» del contratto; in sintesi, è stato introdotto un capitolo che riguarda la contrattualizzazione delle prestazioni bilaterali; le nuove norme in materia stabiliscono che tali prestazioni sono un diritto contrattuale di ogni singolo lavoratore e completano i trattamenti economici e normativi loro dovuti; pertanto, in caso di non adesione alla bilateralità, le imprese di pesca dovranno erogare direttamente le prestazioni (attualmente i sette euro giornalieri integrativi di malattia e infortunio) e, a partire dal 1° aprile 2010, in aggiunta a tali prestazioni, 13 euro al mese quale indennità sostitutiva dei diritti contrattuali derivanti dalla bilateralità. Infine, la riscossione delle risorse legate al sistema bilaterale verrà affidata, in regime di convenzione, all’Ipsema. Con queste ulteriori modifiche al vecchio Ccnl riteniamo di aver modernizzato ulteriormente la bilateralità nella pesca marittima, mantenendo, su questo tema, il nostro settore tra quelli più all’avanguardia all’interno del comparto agroalimentare.
scadono a maggio
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on circolare del 3 marzo 2010, la direzione generale pesca del ministero per le politiche agricole ha informato il settore sulla imminente scadenza del 31 maggio, quando entrerà pienamente in vigore il cosiddetto «regolamento Mediterraneo» dell’Unione europea (Regolamento n. 1967/2006 del consiglio relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo) e terminerà, in particolare, la possibilità di deroga transitoria alle disposizioni dell’art. 9 par. 3 del regolamento stesso relativo alle dimensioni delle maglie delle reti da traino. Pertanto, a partire dal prossimo1 giugno, gli attrezzi trainati dovranno avere una pezza di rete a maglia quadrata da 40 millimetri nel sacco o, su richiesta debitamente motivata da parte del proprietario del peschereccio, una rete a maglia romboidale da 50 millimetri. I pescherecci potranno utilizzare e tenere a bordo solo una delle due tipologie di rete. Sulla base delle intese raggiunte con la direzione generale Mare
della commissione europea, anche ai fini della semplificazione degli adempimenti, il Mipaaf comunica quanto segue: gli operatori che scelgono di optare per la rete a maglia romboidale dovranno inviare apposita comunicazione a questa direzione generale dell’ufficio marittimo di iscrizione dell’unità. Le comunicazioni potranno essere effettuate anche tramite le associazioni di categoria e le singole cooperative. Si sottolinea che, per finalità di controllo, copia della comunicazione dovrà essere conservata insieme alla licenza di pesca. La direzione generale non dovrà pronunciarsi sulle comunicazioni pervenute, mentre provvederà a redigere un elenco che sarà trasmesso alla commissione europea. L’opzione per la maglia romboidale da 50 millimetri non è definitiva e potrà essere esercitata anche dopo il 1° giugno. Inoltre, trascorso almeno un anno dalla data della prima comunicazione, i proprietari delle imbarcazioni potranno rivedere la scelta fatta, dandone tempestiva informazione alla direzione generale e all’ufficio marittimo di iscrizione dell’unità da pesca.
La conferenza dei 175 stati membri della Cites a Doha il 13-25 marzo
Nasce il distretto Tonno rosso, probabile stop Nord Adriatico al commercio internazionale
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on decreto ministeriale del 22 febbraio 2010 è stato istituito il distretto di pesca Nord Adriatico che includerà le aree marine e costiere di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il distretto è frutto di una proposta delle tre regioni per la gestione comune di politiche per la pesca e per il mare attraverso piani di gestione in partenariato con le organizzazioni dei pescatoriproduttori e le imprese. Le tre regioni hanno negli ultimi tre anni promosso e sperimentato molte azioni e strumenti comuni, come il marchio del prodotto certificato del pesce dell’alto Adriatico, l’Osservatorio Adri-Fish o l’atlante georeferenziato delle specie ittiche adriatiche, Il distretto costituisce un nuovo organismo per la gestione comune di politiche e azioni europee, nazionali e regionali per la pesca e per l’ambiente mare attraverso la predisposizione di piani di gestione in partenariato con le organizzazioni dei pescatori-produttori e le imprese. Tali misure vedranno linee comuni delle tre regioni per lo sviluppo delle organizzazioni dei produttori con regole di autodisciplina per una pesca responsabile in grado di garantire le risorse e il patrimonio ambientale del mare.
Il distretto è una grande innovazione nelle politiche della pesca, che attiva per la prima volta in Italia, un vero partenariato Ministero/Regioni, e la sperimentazione di soluzioni coerenti con le politiche europee per la regolazione dello sforzo di pesca; soluzioni che salvaguarderanno contemporaneamente il patrimonio della pesca marittima adriatica con iniziative rivolte alla qualità certificata della produzione e della distribuzione commerciale, all’ammodernamento delle flotte e al potenziamento delle infrastrutture, e alla promozione di zone per il ripopolamento. Il decreto stabilisce che il Distretto è diretto da un comitato di gestione composto dai rappresentanti del ministero e delle tre regioni supportato da un comitato tecnico-scientifico di dieci membri ed è rivolto anche a promuovere l’adesione dei governi transfrontalieri, dell’altra sponda dell’Adriatico, di Slovenia e Croazia. È prevista anche la prospettiva di adesione al distretto delle altre regioni italiane adriatiche. Il decreto stabilisce che il comitato di gestione che dovrà essere subito insediato per l’incarico di promuovere tutta la organizzazione del Distretto è coordinato dalla regione Emilia-Romagna.
DI
FABRIZIO DE PASCALE
Ore decisive per il futuro del tonno rosso (Thunnus thynnus), una tra le specie ittiche più pregiate presenti nel mar Mediterraneo e nell’Atlantico. In questi giorni (13-25 marzo) a Doha, la conferenza triennale della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate d’estinzione (Cites), deciderà se includere o meno il tonno rosso nella lista delle specie di cui è vietato il commercio internazionale. L’inclusione nell’allegato I della Cites (che comprende circa 530 specie animali) determinerà il divieto di commercializzare il tonno rosso sui mercati internazionali; il che significa che questa specie potrà comunque continuare ad essere pescata e consumata sui mercati nazionali. In realtà però, dato che l’80% del tonno rosso pescato (in particolare da Italia, Francia e Spagna) finisce sul mercato giapponese, si comprende come tale inclusione dovrebbe avere gli effetti benefici sulla conservazione della specie, auspicati dai sostenitori della proposta. Proposta che giunge a conclusione di un lungo periodo che ha visto il tema «tonno rosso» dominare il dibattito internazionale. Nel periodo di 50 anni (tra il 1957 e il 2007), secondo i dati dell’Iccat (organizzazione composta da 42 stati, tra cui anche l’Ue, che è responsabile della gestione di questa risorsa), la misura assoluta del declino del tonno rosso è stimata nel 74,2%, di cui il 60,9% nel corso dell’ultimo decennio. Nel 2006 l’Iccat, propose e adottò un piano decennale di ricostituzione del tonno rosso che prevede una riduzione progressiva delle catture e dei periodi di pesca, l’aumento della taglia minima pescabile, regole e controlli più severi. Fino al 2006, le catture consentite erano di 32 mila tonnellate l’anno. Per il 2007, a fronte della richiesta del suo comitato scientifico di autorizzare non più di 15 mila t., l’Iccat decise una riduzione progressiva delle
quote da 29.500 t nel 2007 (di cui 16.780 per l’Ue) a 25.500 t nel 2010; quote poi ulteriormente ridotte nel 2008, a 22.000 t nel 2009, 19.950 t nel 2010 e 18.500 t nel 2011). Ma il vero problema riguarda la pesca illegale che, a giudizio delle associazioni ambientaliste, ha raggiunto livelli a volte superiori alle stesse quote di cattura permesse. La proposta di inserire il tonno rosso nell’allegato I del Cites è stata avanzata un anno fa dal principato di Monaco ma numerosi paesi, tra i quali gli Stati Uniti, hanno successivamente appoggiato la proposta, così come anche l’Unione europea che ha assunto tale decisione (con il voto contrario di Malta e Polonia) lo scorso 10 marzo nel corso della riunione del comitato dei rappresentanti permanenti dei 27 paesi dell’Unione. Su richiesta dell’Italia, l’Unione europea dovrà prevedere delle misure specifiche necessarie per compensare l’impatto negativo che la decisione della Cites avrà sul settore e sull’industria della pesca europea. Sulla questione dell’inclusione del tonno rosso nell’allegato I della Cites ha preso posizione anche la federazione europea dei lavoratori dei trasporti (Etf), il sindacato europeo che rappresenta anche i lavoratori della pesca. In una dichiarazione rivolta all’Unione europea l’Etf ha chiesto, tra l’altro, l’adozione di una strategia mirata per eliminare la pesca illegale del tonno rosso e delle misure sociali di accompagnamento per i lavoratori dipendenti che, a causa della decisione della Cites, perderebbero il posto di lavoro.
Pagina realizzata con il contributo del Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali
Giovedì 18 Marzo 2010
La Uila a difesa e sostegno del settore acque minerali
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Positivi risultati nei rinnovi delle Rsu
Acqua, fonte di lavoro
La Uila si afferma Un protocollo con la San Pellegrino in quattro aziende NICOLA STORTI
o scorso 18 febbraio Fai, Flai e Uila hanno sottoscritto, con il gruppo San Pellegrino, e in presenza del ministero dello sviluppo economico, un protocollo per la valorizzazione e il sostegno alla produzione delle acque minerali nel nostro paese. Il comparto delle acque minerali è caratterizzato da alti livelli competitivi e ingenti costi, derivanti dalle complesse attività di controllo delle fonti, imbottigliamento e distribuzione necessarie a salvaguardare una risorsa naturale di alta qualità, al fine di preservare le proprietà salubri dell’acqua minerale destinata a un vasto pubblico di cittadini che vogliono fruire di questo bene. L’attività di imbottigliamento rappresenta, da un punto di vista economico, la principale, se non unica, opportunità occupazionale nei territori montani dove sono localizzate le fonti. Il settore occupa circa 40 mila addetti in oltre 150 aziende, dislocate soprattutto in piccoli centri. Con diverse motivazioni e da diversi fronti, da diverso tempo
è in atto nel paese un attacco a questo settore produttivo, con iniziative legislative finalizzate a far «pagare di più» l’acqua ai produttori, con polemiche sul tema della privatizzazione della risorsa acqua, e con campagne stampa di sensibilizzazione mirate a disincentivarne il consumo. La Uila quindi, insieme a Fai a Flai ha ritenuto necessario definire questo protocollo, impegnando San Pellegrino a farsi promotrice, con gli altri operatori, di linee guida alle quali attenersi per stare sul mercato, e chiedendo alle istituzioni per sostenere qualità del prodotto e occupazione. Il protocollo prevede la definizione di linee guida per la responsabilità sociale, etica e ambientale nella produzione di acqua minerale, investimenti nella ricerca, valorizzazione del lavoro, promozione del valore dell’acqua minerale nell’alimentazione. Questa intesa segue l’impegno, preso dalle parti nel maggio 2008, di evidenziare il valore di un bene tipico e salubre come l’acqua minerale e di orientare le attività industriali connesse per garantire uno sviluppo di lungo
CCNL ARTIGIANI
ALIMENTARE
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Involucri Avviate le trattative naturali, per il rinnovo Ccnl rinnovato Dopo l’illustrazione nel mese di gennaio da parte di Fai, Flai e Uila della piattaforma per il rinnovo del Ccnl per i lavoratori dipendenti da imprese artigiane dell’area alimentare (alimentaristi e panificazione), le parti stipulanti il contratto hanno deciso di proseguire la trattativa in sede tecnica per cominciare a condividere alcuni testi da portare all’attenzione delle rispettive delegazioni nella riunione plenaria prevista il prossimo 8 aprile. Le controparti hanno presentato proposte scritte sui seguenti argomenti: premessa e sfera di applicazione, classificazione del personale, relazioni sindacali con particolare riferimento alle sezioni osservatorio nazionale e commissioni pari opportunità, molestie sessuali, mobbing, contratto a tempo determinato, stagionalità. La prossima riunione tecnica, prevista per il 19 marzo servirà a trovare la definitiva condivisione sui testi consegnati e, ci auguriamo, a entrare nel merito delle questioni più complicate quali la contrattualizzazione del sistema bilaterale, la contrattazione integrativa, le nuove procedure di rinnovo e, naturalmente, gli aumenti retributivi.
L’11 dicembre 2009 è stato sottoscritto da Fai-Flai-Uila e Aiipa il rinnovo del Ccnl per gli addetti dell’industria degli involucri naturali per salumi. L’accordo prevede la piena confluenza di questo contratto in quello dell’industria alimentare a partire dal 30 settembre 2012. L’accordo fissa i minimi nazionali per il periodo 1° dicembre 2009-30 settembre 2012 e prevede un aumento salariale di 154,71 € mensili a parametro 120, da erogare in 4 tranche: 42,00 € dal 1° dicembre 2009, 41,00 € dal 1° ottobre 2010, 40,00 € dal 1° ottobre 2011, 31,71 € dal 1° giugno 2012. Per il periodo 1 giugno-30 novembre ’09, i lavoratori hanno diritto a una «una tantum» di 294,00€ a copertura economica del salario, erogata in due tranche. L’intesa prevede inoltre che il valore degli scatti di anzianità, con decorrenza dal 1° gennaio 2012, venga parificato a quello del Ccnl dell’industria alimentare. Per quanto riguarda la parte normativa, le parti attiveranno la commissione tecnica per verificare la completa armonizzazione anche di altri istituti contrattuali come la riduzione annua di orario di lavoro.
periodo che ponga l’attenzione sia sulla valenza ambientale, sia su quella sociale e occupazionale propria delle attività economiche di questo comparto. Tra le regioni italiane più attive nella produzione di acque minerali e al centro delle polemiche, da molti mesi c’è il Veneto. E proprio in Veneto, a Recoaro Terme, la Uila ha organizzato un convegno, dal titolo emblematico «Acqua, una risorsa… fonte di lavoro». A discutere sul tema, insieme al segretario nazionale della Uila Pietro Pellegrini, i rappresentanti di diverse aziende produttrici, esperti del settore e quattro consiglieri regionali, sia di maggioranza che di minoranza. Un incontro molto partecipato, nell’ambito del quale la Uila ha ribadito la rilevanza della questione occupazionale, auspicando che il percorso avviato con San Pellegrino possa portare a più ampie intese che coinvolgano altre realtà produttive, con l’obiettivo di sostenere e promuovere le acque minerali, come simbolo di eccellenza regionale e preziosa risorsa per la salute dei cittadini e per l’economia dei territori di estrazione.
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rande successo della Uila nelle elezioni di rinnovo delle Rsu in quattro stabilimenti dell’industria alimentare italiana. TAMPIERI GROUP. L’impegno profuso dalla Uila, in particolare dal nuovo funzionario Filippo Errani e dalle altre Rsu uscenti, ha portato al netto successo nel rinnovo delle Rsu alla Tampieri Group, azienda olearia di Faenza (Ravenna) che occupa187 lavoratori (128 operai e 59 impiegati). La lista della Uila ha ottenuto il 62% dei voti, eleggendo 3 Rsu, nelle persone di Gabriele Visani, Gianluca Palermo e Mattia Salsano. Le altre Rsu sono andate 2 alla Flai e una alla Fai. Nel commentare i risultati, il segretario regionale della Uila Sergio Modanesi sottolinea come sulla scorta di questo importante successo è ora importante lavorare per ampliare il numero di iscritti alla Uila. FRESYSTEM. Importante affermazione della Uila anche nel rinnovo delle Rsu alla Fresystem di Caivano (Napoli), importante azienda di prodotti surgelati da forno in cui lavorano 180 lavoratori, tra fissi e stagionali. Le liste
Uila, infatti, hanno avuto 75 voti (43%), eleggendo due Rsu su 4 nelle persone di Giuseppe Pezzella (candidato più votato in assoluto) e Anna Candida Tortora e affermandosi come prima organizzazione sindacale in azienda, anche come numero di iscritti. Le altre due Rsu sono andate una ciascuna a Fai e Flai. Soddisfazione e ringraziamenti ai lavoratori e ai delegati eletti sono stati espressi dal segretario regionale della Uila Campania Gaetano Rivetti. ERIDANIA SADAM. Risultati molto positivi anche presso lo stabilimento Eridania Sadam di Villasor (Cagliari) dove la Uila ha ottenuto il 53% dei voti, aggiudicandosi 3 Rsu su sei (le altre 3 sono andate alla Flai) nelle persone di Vincenzo Agus, Giulio Matta e Marino Serra. SAN PELLEGRINO. Infine presso lo stabilimento San Pellegrino di Recoaro Terme (Vicenza), la Uila ha riscosso il 35,2% dei consensi eleggendo una Rsu su tre nella persona di Mauro Spanevello che, con 21 voti è risultato il candidato più votato. La Flai e la Fai hanno ottenuto una Rsu ciascuna.
Ottimi i risultati economici del gruppo
BIOLOGICO UE
Kraft, per il 2009 110% del premio
Nuovo logo scelto online dai cittadini
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GIULIANO GROSSI
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febbraio, in Assolombarda, il gruppo Kraft ha reso al coordinamento nazionale l’informativa annuale. E, malgrado, la pesante crisi dell’economia e la contrazione dei consumi, si è trattato di buone notizie. I risultati economici, produttivi e commerciali dell’azienda sono stati così lusinghieri da garantire a tutti i dipendenti l’erogazione del 110% del premio a obiettivi messo in palio per il 2009. Cosa più unica che rara, in tempi di recessione, nel panorama dell’industria alimentare italiana e felice eccezione tra gli stessi grandi gruppi del settore. L’azienda ha fatto la sua parte, aumentando gli investimenti commerciali, valorizzando la qualità dei prodotti e l’efficienza dei processi, tenendo in ordine i conti e in equilibrio i bilanci, in coerenza alla «strategia per la crescita» del gruppo che si è tradotta nell’acquisizione della divisione biscotto di Danone e poi della Cadbury. La società e la professionalità dei lavori hanno fatto il resto, consentendo di conciliare il buon andamento aziendale con il consolidamento dell’occupazione. A Milano, ad Andezeno e, malgrado le solitarie ma isolate intemperanze sindacali della Flai locale, anche e soprattutto alla
Simmenthal di Aprilia. In quest’ultimo stabilimento, infatti, sono previsti investimenti importanti e il lancio di nuovi prodotti, smentendo così gli infondati allarmismi diffusi in passato da un parte del sindacato. Insomma, ha funzionato il sistema di relazioni sindacali del gruppo Kraft, in particolare si è confermata la bontà dell’accordo di gruppo che, facendo giustizia di antiche e interessate critiche, ha garantito ai lavoratori un premio variabile più che soddisfacente, pur in tempi difficilissimi. Del sistema delle relazioni sindacali e dell’accordo di gruppo Kraft la Uila è orgogliosa, per il determinante contributo che assicura al buon funzionamento dell’uno e alla negoziazione dell’altro. E che continuerà ad assicurare, onorando la sua «maggiore rappresentatività» negli stabilimenti del gruppo e respingendo senza tentennamenti le «azioni di disturbo» di chi, in particolare a Latina, dimostra tanta arroganza, per quanto scarso consenso riscuote. Siamo certi di aver fatto tutto il nostro dovere a tutela degli interessi economici, sociali e professionali dei lavoratori della Kraft, i risultati ci danno ragione, così con buona pace di tutti e sperando di essere finalmente lasciati in pace.
Le stelle simbolo dell’Unione europea che disegnano il profilo di una foglia su sfondo verde con una cometa: è questo il nuovo logo che, a partire dal 1° luglio prossimo, sarà obbligatoriamente impresso su tutti gli alimenti biologici preconfezionati, prodotti in uno degli stati membri della Ue. Il marchio sarà invece opzionale per i prodotti importati, mentre nei paesi europei potrà essere affiancato da simboli «bio» locali o nazionali. Lo scorso 11 febbraio la commissione europea, ha annunciato il vincitore del concorso paneuropeo, tra studenti di design e arte per il nuovo logo bio, di cui è autore lo studente tedesco Dusan Milenkovic e che ha raccolto il 63% dei circa 130 mila voti espressi online, dopo una selezione tra 3.500 progetti.
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Giovedì 18 Marzo 2010
A Roma il XV congresso nazionale e la celebrazione del 60° anniversario dell’organizzazione
Uil, un grande sindacato riformista Angeletti: per vincere occorre saper convincere gli altri DI
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ALICE MOCCI
i è svolto dal 2 al 4 marzo a Roma il XV congresso nazionale della Uil. Un appuntamento importante che ha riunito nella splendida cornice del palazzo dei congressi all’Eur 1.250 delegati eletti da 28 congressi nazionali di categoria e 20 congressi regionali. Ai lavori hanno partecipato anche le delegazioni di 57 organizzazioni sindacali straniere in rappresentanza di 41 paesi del mondo. Numerosi gli ospiti, in rappresentanza del mondo politico e sociale che hanno ascoltato la relazione introduttiva del segretario generale Uil Luigi Angeletti, preceduta dal saluto del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Tra gli interventi più rilevanti quelli dei segretari generali della Cgil Guglielmo Epifani e della Cisl Raffaele Bonanni del ministro del lavoro Maurizio Sacconi. Il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha, invece partecipato ad una tavola rotonda insieme al segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani. Venerdì 5 marzo si è poi svolta una festa per celebrare il 60° anniversario della nascita della Uil, alla quale ha partecipato anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Nell’ambito di tale evento il segretario Angeletti è stato intervistato dalla giornalista Rai Monica Setta. Intervista della quale pubblichiamo di seguito una sintesi. Domanda. Sui temi dell’articolo 18 la Cgil ha assunto una posizione di rottura. Perché, invece, su questi temi e soprattutto sull’arbitrato, la posizione della Uil è più cauta? Risposta. Noi difendiamo l’articolo 18 perché riteniamo che, malgrado esso si applichi solo al 48% dei lavoratori italiani, è una forma di protezione nei confronti dei licenziamenti senza giusta causa. L’articolo 18 prevede infatti il diritto dei lavoratori di ricorrere alla magistratura per ottenere giustizia e questo non è stato modificato. Accanto a questo c’è uno strumento che sinora non c’era, l’arbitrato, che non si sostituisce al ricorso alla magistratura ma si aggiunge. Quindi non c’è nessuna privazione, sottrazione o sotterfugio. C’è uno strumento aggiuntivo per ottenere, forse più rapidamente, un arbitrato e quindi una sentenza. D. Se è uno strumento aggiuntivo come giudica la posizione della Cgil? R. Io non posso dare giudizi sugli altri. Ritengo utile però sottolineare, anche in presenza di un provvedimento che noi non consideriamo dannoso, che sarebbe utile che il parlamento, che è sovrano e rappresenta la volontà
popolare, si astenesse dall’intervenire in via legislativa su questi temi. È molto più semplice ed efficace affrontarli con il concorso delle parti sociali. Il male di questo paese è di avere troppe leggi e i governi dovrebbero vantarsi non
delle leggi che fanno ma di quelle inutili che eliminano. D. Nei giorni scorsi la Uil ha puntato molto sul fisco. Che cosa propone? R. La battaglia sul fisco non è semplice. A noi poi piace vincere e per farlo dobbiamo, prima di tutto, spiegare alla gente che nel nostro paese abbiamo un’incredibile anomalia: i lavoratori dipendenti producono circa la metà del reddito nazionale, però pagano il 78% delle tasse. Questo porta a un’altra contraddizione: in un’economia di mercato non esiste la possibilità per un paese di accrescere la propria ricchezza se essa non viene ridistribuita. Quindi un fisco più equo è interesse di tutti e non solo dei lavoratori dipendenti. Di questo dobbiamo convincere non solo i cittadini ma anche le associazioni imprenditoriali. Quando la Confcommercio chiede la riduzione delle tasse sulla tredicesima, fa una richiesta che non la riguarda direttamente ma sa che se ci sono più soldi si faranno più acquisti e quindi anche i suoi soci ne avranno un beneficio; è un ragionamento logico che dimostra che questa idea sta andando avanti. Quando la maggioranza dell’opinione pubblica comprenderà che bisogna fare la riforma fiscale, la maggioranza politica del paese e l’opposizione, non potranno che convenire. Ecco perché noi pensiamo che ciò che oggi è vincente è ciò che unisce non quello che divide. D. Nei giorni scorsi lei ha chiaramente detto al governo che non aspetterete il 2013 e che volete si apra un tavolo di confronto subito dopo le elezioni regionali. Sul tema fiscale mi sembra ci sia sintonia in tutto il fronte sindacale? R. Se il governo manterrà la parola cominciando, nel 2010, a discutere di come fare la riforma, la faremo insieme non solo ai sindacati ma anche alle associazioni di impresa. Noi siamo realisticamente fiduciosi, nei prossimi mesi le entrate dello stato aumente-
ranno, sia per la ripresa sia per la lotta all’evasione. È bene che queste risorse vengano subito impiegate per essere ridistribuite a chi le ha fornite, riducendo le tasse, prima che finiscano nelle mani di qualche sindaco, ministro o presidente di regione che già ne spende troppe e, a mio avviso, non sempre bene. D. La lezione dell’autonomia l’avete imparata negli anni del blocco ideologico, è una strada che viene da lontano. Sarà lei a ribattezzare la Uil come sindacato riformista? R. Premetto che la Uil è stata fondata da militanti politici socialdemocratici, repubblicani e socialisti e ne siamo orgogliosi perché la fondazione della Uil fu un atto di coraggio. Nel 1950, infatti, per rifiutare di prendere ordini da Mosca o da
La Uila nel comitato centrale Uil
A conclusione dei lavori, il congresso Uil ha eletto i nuovi organismi dirigenti. Del nuovo comitato centrale fanno parte, in rappresentanza della Uila: Stefano Mantegazza, Tiziana Bocchi, Enrica Mammucari, Pasquale Papiccio, Pietro Pellegrini, Giampiero Sambucini, Enrico Tonghini e Alessandro Ranaldi. Farà parte del Comitato Centrale, ma senza diritto di voto, anche Guido Majrone, componente del Civ dell’Ipsema. Stefano Mantegazza e Tiziana Bocchi, inoltre faranno parte della direzione Uil. Washington ci voleva molto coraggio. Questa è la radice della nostra libertà e della nostra indipendenza. Il riformismo è, secondo noi, l’unica cultura politica in grado di governare società complesse. Per quelle semplici bastavano le ideologie e le religioni. Nelle società libere e complesse c’è una ricerca costante di equilibrio tra la distribuzione del reddito, i poteri, le libertà e i doveri. Al centro di questa cultura c’è la persona con la sua capacità di pensare ed essere libera, di esprimere opinioni e critiche. Noi pensiamo che gli uomini e le donne siano depositari di tutti i valori fondamentali. Questo è riformismo per noi. D. Il Fondo monetario inter-
nazionale dice che il peggio della crisi economica è passato e che l’Italia ha reagito bene. Le chiedo una previsione da qui alla fine dell’anno? R. La nostra società, la nostra economia si trova sotto una torsione. L’unica cosa che dobbiamo fare è evitare di chiudere le imprese e licenziare i lavoratori perché se le chiudiamo non avremo più le condizioni materiali per partecipare alla ripresa che ci sarà. Dobbiamo attraversare il 2010 puntando a salvaguardare le imprese e a tutelare i lavoratori, le loro abilità e conoscenze. Il lavoro è la vera ricchezza del paese e la gente che lavora è la cosa più importante che abbiamo.