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sri lanka e filippine
Confermati nella fede e nella missionarietà Il balsamo della fraternità
Viaggio apostolico in Sri Lanka e Filippine (13-19 gennaio 2015)
«Dopo la visita in Corea (...) mi sono recato nuovamente in Asia, continente di ricche tradizioni culturali e spirituali. Il viaggio è stato soprattutto un gioioso incontro con le comunità ecclesiali che, in quei paesi, danno testimonianza a Cristo: le ho confermate nella fede e nella missionarietà». Così Francesco nell’udienza generale del 21 gennaio ha ricordato il suo viaggio apostolico in Sri Lanka e Filippine (13-19.1.2015). Impressionato dalla festosa accoglienza delle folle – «in alcuni casi addirittura oceaniche» –, che hanno assistito ai momenti salienti del viaggio, il papa ha sottolineato l’importanza del dialogo, del rispetto per la dignità umana, dello sforzo di coinvolgere tutte le dimensioni sociali per trovare «soluzioni adeguate in ordine alla riconciliazione e al bene comune». Ha inoltre ribadito il ruolo significativo che le diverse religioni devono avere a riguardo. Forte il richiamo, per la costruzione di un tessuto sociale sano, all’importanza della famiglia, che occorre proteggere da quanto oggi seriamente la minaccia.
Incontro interreligioso a Colombo
Cari amici, sono grato per l’opportunità di partecipare a questo incontro, che riunisce insieme, tra gli altri, le quattro comunità religiose più grandi, parte integrante della vita dello Sri Lanka: buddhismo, induismo, islam e cristianesimo. Vi ringrazio per la vostra presenza e per il caloroso benvenuto. Ringrazio anche quanti hanno offerto preghiere e benedizioni, e in modo particolare esprimo la mia gratitudine al ve-
1 In Sri Lanka e nelle Filippine
Le parole di papa Francesco nei momenti salienti del suo recente viaggio apostolico in Asia.
13 «Alla tua luce!»
Il card. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, all’apertura dell’Anno internazionale della luce dell’UNESCO.
16 Grandi disuguaglianze crescono In vista del World Economic Forum di Davos, Oxfam denuncia la crescente, drammatica disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza mondiale.
Stampa (20.1.2015) da sito web www.vatican.va.
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scovo Cletus Chandrasiri Perera e al venerabile Vigithasiri Niyangoda Thero per le loro cortesi parole. Sono giunto in Sri Lanka sulle orme dei miei predecessori, i papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, per dimostrare il grande amore e la sollecitudine della Chiesa cattolica per lo Sri Lanka. È una grazia particolare per me visitare la comunità cattolica locale, confermarla nella fede in Cristo, pregare con essa e condividerne le gioie e le sofferenze. Ed è ugualmente una grazia l’essere con tutti voi, uomini e donne di queste grandi tradizioni religiose, che condividete con noi un desiderio di sapienza, di verità e di santità. Nel concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. Ha dichiarato che «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto [quei] modi di agire e di vivere, [quei] precetti e [quelle] dottrine» (Nostra aetate, n. 2). Da parte mia, desidero riaffermare il sincero rispetto della Chiesa per voi, le vostre tradizioni e le vostre credenze. È in questo spirito di rispetto che la Chiesa cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi. Spero che la mia visita aiuterà a incoraggiare e approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti. Le religioni e la riconciliazione nel paese
Queste lodevoli iniziative hanno offerto opportunità di dialogo, essenziale se vogliamo conoscerci, capirci e rispettarci l’un l’altro. Ma, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo e incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia. Tali sviluppi positivi nelle relazioni interreligiose ed ecumeniche assumono un significato particolare e urgente nello Sri Lanka. Per troppi anni gli uomini e le donne di questo paese sono stati vittime di lotta civile e di violenza. Ciò di cui ora c’è bisogno è il risanamento e l’unità, non ulteriori conflitti o divisioni. Certamente la promozione del risanamento e dell’unità è un impegno nobile che incombe su tutti Il Regno -
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coloro che hanno a cuore il bene della nazione e dell’intera famiglia umana. Spero che la collaborazione interreligiosa ed ecumenica dimostrerà che, per vivere in armonia con i loro fratelli e sorelle, gli uomini e le donne non devono dimenticare la propria identità, sia essa etnica o religiosa. Quanti modi ci sono per i seguaci delle diverse religioni per realizzare questo servizio! Quanti sono i bisogni a cui provvedere con il balsamo della solidarietà fraterna! Penso in particolare alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza. Penso qui anche alle molte famiglie che continuano a piangere la perdita dei loro cari. Soprattutto, in questo momento della storia della vostra nazione, quante persone di buona volontà cercano di ricostruire le fondamenta morali dell’intera società! Possa il crescente spirito di cooperazione tra i dirigenti delle diverse comunità religiose trovare espressione in un impegno a porre la riconciliazione fra tutti gli srilankesi al cuore di ogni sforzo per rinnovare la società e le sue istituzioni. Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi. Cari amici, vi ringrazio ancora per la generosa accoglienza e per la vostra attenzione. Che questo fraterno incontro confermi noi tutti negli sforzi per vivere in armonia e diffondere le benedizioni della pace. Colombo, Bandaranaike Memorial International Conference Hall,13 gennaio 2015. Francesco
Oltre le divisioni Preghiera mariana a Madhu
Cari fratelli e sorelle, ci troviamo nella dimora di nostra Madre. Qui lei ci dà il benvenuto nella sua casa. In questo santuario di Nostra Signora di Madhu, ogni pellegrino si può sentire a casa, perché qui Maria ci introduce alla presenza del suo figlio Gesù. Qui srilankesi, tamil e singalesi, tutti giungono come membri di un’unica famiglia. A Maria essi affidano le loro gioie e i loro
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Giuseppe Vaz: modello per i cristiani in Sri Lanka
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l «momento culminante del mio soggiorno in Sri Lanka è stata la canonizzazione del grande missionario Giuseppe Vaz. Questo santo sacerdote amministrava i sacramenti, spesso in segreto, ai fedeli, ma aiutava indistintamente tutti i bisognosi, di ogni religione e condizione sociale. (...) Ho indicato san Giuseppe Vaz come modello per tutti i cristiani, chiamati oggi a proporre la verità salvifica del Vangelo in un contesto multireligioso». Così papa Francesco nell’Angelus del 21 gennaio ha ricordato la canonizzazione di Giuseppe Vaz, lo scorso 14 gennaio, durante la sua visita in Sri Lanka. Riportiamo alcuni passaggi dell’omelia del papa in quell’occasione (www.vatican.va). «San Giuseppe ci ha mostrato l’importanza di superare le divisioni religiose nel servizio della pace. Il suo indiviso amore per Dio lo ha aperto all’amore per il prossimo; egli ha dedicato il suo ministero ai bisognosi, chiunque e dovunque essi fossero. Il suo esempio continua oggi a ispirare la Chiesa in Sri Lanka. Essa volentieri e generosamente serve tutti i membri della società. Non fa distinzione di razza, credo, appartenenza tribale, condizione sociale o religione nel servizio che provvede attraverso le sue scuole, ospedali, cliniche e molte altre opere di carità. Essa non chiede altro che la libertà di
dolori, le loro speranze e le loro necessità. Qui, nella sua casa, si sentono sicuri. Sanno che Dio è molto vicino; sentono il suo amore; conoscono la sua tenera misericordia, la tenera misericordia di Dio. Ci sono famiglie qui oggi che hanno sofferto immensamente nel lungo conflitto che ha lacerato il cuore dello Sri Lanka. Molte persone, dal Nord e dal Sud egualmente, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue di questi anni. Nessuno srilankese può dimenticare i tragici eventi legati a questo stesso luogo, o il triste giorno in cui la venerabile statua di Maria, risalente all’arrivo dei primi cristiani in Sri Lanka, venne portata via dal suo santuario. Ma la Madonna rimane sempre con voi. Lei è madre di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare a un’esistenza pacifica. Oggi la ringraziamo per aver protetto il popolo dello Sri Lanka da tanti pericoli, passati e presenti. Maria non dimentica mai i suoi figli di questa splendida isola. Come è sempre rimasta accanto al suo figlio sulla croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli srilankesi sofferenti. Il Regno -
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portare avanti la sua missione. La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale. Ogni individuo dev’essere libero, da solo o associato ad altri, di cercare la verità, di esprimere apertamente le sue convinzioni religiose, libero da intimidazioni e da costrizioni esterne. Come ci insegna la vita di Giuseppe Vaz, l’autentica adorazione di Dio porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti. Infine, san Giuseppe ci offre un esempio di zelo missionario. Nonostante fosse giunto a Ceylon per soccorrere e sostenere la comunità cattolica, nella sua carità evangelica egli arrivò a tutti. Lasciandosi dietro la sua casa, la sua famiglia, il conforto dei suoi luoghi familiari, egli rispose alla chiamata di partire, di parlare di Cristo dovunque si recasse. San Giuseppe sapeva come offrire la verità e la bellezza del Vangelo in un contesto multireligioso, con rispetto, dedizione, perseveranza e umiltà. Questa è la strada anche per i seguaci di Gesù oggi. Siamo chiamati a “uscire” con lo stesso zelo, con lo stesso coraggio di san Giuseppe, ma anche con la sua sensibilità, con il suo rispetto per gli altri, con il suo desiderio di condividere con loro quella parola di grazia (cf. At 20,32) che ha il potere di edificarli. Siamo chiamati a essere discepoli missionari».
Oggi vogliamo ringraziare la Madonna per questa presenza. Dopo tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione, vogliamo ringraziarla perché continua a portarci Gesù, che solo ha il potere di sanare le ferite aperte e di restituire la pace ai cuori spezzati. Ma vogliamo anche chiederle di ottenere per noi la grazia della misericordia di Dio. Chiediamo anche la grazia di riparare i nostri peccati e tutto il male che questa terra ha conosciuto. Non è facile fare questo. Tuttavia, solo quando arriviamo a comprendere, alla luce della croce, il male di cui siamo capaci, e di cui persino siamo stati partecipi, possiamo sperimentare vero rimorso e vero pentimento. Solo allora possiamo ricevere la grazia di avvicinarci l’uno all’altro con vera contrizione, offrendo e cercando vero perdono. In questo difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, Maria è sempre qui a incoraggiarci, a guidarci, a farci fare un altro passo. Proprio come lei ha perdonato gli uccisori di suo Figlio ai piedi della sua croce, tenendo tra le braccia il suo corpo senza vita, così ora lei vuole guidare gli srilankesi ad una più grande
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riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti. Infine, vogliamo chiedere alla madre Maria di accompagnare con le sue preghiere gli sforzi degli srilankesi di entrambe le comunità tamil e singalese per ricostruire l’unità che è stata perduta. Come la sua statua è rientrata al suo santuario di Madhu dopo la guerra, così preghiamo che tutti i suoi figli e figlie srilankesi possano ritornare ora alla casa di Dio in un rinnovato spirito di riconciliazione e fratellanza. Cari fratelli e sorelle, sono felice di essere con voi nella dimora di Maria. Preghiamo l’uno per l’altro. Soprattutto, chiediamo che questo santuario possa sempre essere una casa di preghiera e un rifugio di pace. Per intercessione di Nostra Signora di Madhu, possano tutti trovare qui ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace per i figli di questa amata terra. Amen. Madhu, Santuario di Nostra Signora del Rosario, 14 gennaio 2015. Francesco
Una lezione importante Alle autorità e al corpo diplomatico filippino
Signore e signori! La ringrazio, signor presidente, per il suo gentile benvenuto e per le sue parole di saluto a nome delle autorità e del popolo filippino, e dei distinti membri del corpo diplomatico. Sono molto grato per l’invito a visitare le Filippine. La mia visita è anzitutto pastorale. Avviene in un momento in cui la Chiesa in questo paese si sta preparando a celebrare il quinto centenario della prima proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo su questi lidi. Il messaggio cristiano ha avuto un immenso influsso sulla cultura filippina. È mia speranza che tale importante anniversario faccia risaltare la sua costante fecondità e la sua capacità di ispirare una società degna della bontà, della dignità e delle aspirazioni del popolo filippino. In modo particolare, questa visita vuole esprimere la mia vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che hanno patito le sofferenze, i danni e le devastazioni causate dal tifone Yolanda. Insieme ai popoli di tutto il Il Regno -
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mondo, ho ammirato la forza, la fede e la resistenza eroiche dimostrate da tanti Filippini di fronte a questo disastro naturale, e di tanti altri. Quelle virtù, radicate non da ultimo nella speranza e nella solidarietà istillate dalla fede cristiana, hanno dato origine a una profusione di bontà e generosità, specialmente da parte di tanti giovani. In quel momento di crisi nazionale, innumerevoli persone sono venute in aiuto dei loro vicini bisognosi. Con grande sacrificio hanno offerto il loro tempo e le loro risorse, creando una rete di mutuo soccorso e di impegno per il bene comune. Questo esempio di solidarietà nel lavoro di ricostruzione ci offre una lezione importante. Come una famiglia, ogni società attinge dalle sue più profonde risorse per far fronte a nuove sfide. Oggi le Filippine, insieme a molte altre nazioni dell’Asia, si trova davanti all’esigenza di costruire una società moderna fondata su solide basi – una società rispettosa degli autentici valori umani, che tuteli la nostra dignità e i diritti umani, fondati su Dio, e che sia pronta ad affrontare nuovi e complessi problemi etici e politici. Come molte voci nella vostra nazione hanno segnalato, è ora più che mai necessario che i dirigenti politici si distinguano per onestà, integrità e responsabilità verso il bene comune. In questo modo potranno preservare le ricche risorse umane e naturali con cui Dio ha benedetto questo paese. Così saranno in grado di fornire le risorse morali necessarie ad affrontare le istanze del presente, e trasmettere alle generazioni future una società veramente giusta, solidale e pacifica. La famiglia e il rinnovamento della società
Indispensabile per la realizzazione di questi obiettivi nazionali è l’imperativo morale di assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana. La grande tradizione biblica prescrive per tutti i popoli il dovere di ascoltare la voce dei poveri e di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, che danno origine a palesi e scandalose disuguaglianze sociali. La riforma delle strutture sociali che perpetuano la povertà e l’esclusione dei poveri, prima di tutto richiede una conversione della mente e del cuore. I vescovi delle Filippine hanno chiesto che quest’anno sia proclamato «Anno dei poveri». Spero che questa profetica istanza determini in ciascuno, a tutti i livelli della società, il fermo rifiuto di ogni forma di corruzione che distolga risorse dai poveri. Possa essa ispirare la volontà di uno sforzo concertato per includere ogni uomo, donna e bambino nella vita della comunità.
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Un ruolo fondamentale per il rinnovamento della società è rappresentato, naturalmente, dalla famiglia e specialmente dai giovani. Un aspetto particolare della mia visita sarà il mio incontro con le famiglie e con i giovani qui a Manila. Le famiglie hanno un’indispensabile missione nella società. È nella famiglia che i bambini vengono cresciuti nei valori sani, negli alti ideali e nella sincera attenzione agli altri. Ma come tutti i doni di Dio, la famiglia può anche essere sfigurata e distrutta. Essa ha bisogno del nostro appoggio. Sappiamo quanto sia difficile oggi per le nostre democrazie preservare e difendere tali valori umani fondamentali, come il rispetto per l’inviolabile dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti di libertà di coscienza e di religione, il rispetto per l’inalienabile diritto alla vita, a partire da quella dei bimbi non ancora nati fino quella degli anziani e dei malati. Per questa ragione, famiglie e comunità locali devono essere incoraggiate e assistite nei loro sforzi di trasmettere ai nostri giovani i valori e la visione capaci di aiutare a promuovere una cultura di onestà – tale da onorare bontà, sincerità, fedeltà e solidarietà, come solide basi e collante morale che mantenga unita la società. Un incoraggiamento e una sfida
Signor presidente, distinte autorità, cari amici, all’inizio della mia visita a questo paese, non posso non menzionare l’importante ruolo delle Filippine nel promuovere la comprensione e la cooperazione tra le nazioni dell’Asia, così come il contributo, spesso trascurato, ma non meno reale dei filippini della diaspora alla vita e al benessere delle società in cui vivono. È proprio alla luce della ricca eredità culturale e religiosa di cui la vostra nazione va fiera, che vi lascio una sfida e un incoraggiamento. Possano i più profondi valori spirituali del popolo filippino continuare a trovare espressione nello sforzo di offrire ai vostri concittadini uno sviluppo umano integrale. In questo modo, ogni persona sarà capace di realizzare le proprie potenzialità e così contribuire saggiamente e positivamente al futuro di questo paese. Confido che i lodevoli sforzi per promuovere dialogo e cooperazione tra i seguaci delle diverse religioni porteranno frutto nel perseguimento di questa nobile finalità. In modo particolare, esprimo la mia fiducia che il progresso compiuto nel portare la pace nel Sud del paese produrrà soluzioni giuste in accordo con i principi fondanti della nazione e nel rispetto dei diritti inalienabili di tutti, comprese le popolazioni indigene e le minoranze religiose. Il Regno -
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Su di voi e su ogni uomo, donna e bambino di questa amata nazione invoco di cuore abbondanti benedizioni di Dio. Manila, Palazzo presidenziale, 16 gennaio 2015. Francesco
La famiglia e il sogno Incontro con le famiglie
Care famiglie, cari amici in Cristo, sono grato per la vostra presenza qui questa sera e per la testimonianza del vostro amore per Gesù e la sua Chiesa. Ringrazio il vescovo Reyes, presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, per le sue parole di benvenuto a vostro nome. In maniera particolare ringrazio coloro che hanno presentato le testimonianze – grazie! – e hanno condiviso la loro vita di fede con noi. La Chiesa nelle Filippine è benedetta dall’apostolato di molti movimenti che si occupano della famiglia, e io li ringrazio per la loro testimonianza! Le Scritture parlano poco di san Giuseppe e, là dove lo fanno, spesso lo troviamo mentre riposa, con un angelo che in sogno gli rivela la volontà di Dio. Nel brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, troviamo Giuseppe che riposa non una, ma due volte. Questa sera vorrei riposare nel Signore con tutti voi. Ho bisogno di riposare nel Signore con le famiglie, e ricordare la mia famiglia: mio padre, mia madre, mio nonno, mia nonna… Oggi io riposo con voi e vorrei riflettere con voi sul dono della famiglia. Ma prima vorrei dire qualcosa sul sogno. Il mio inglese però è così povero! Se me lo permettete, chiederò a mons. Miles di tradurre e parlerò in spagnolo. A me piace molto il sogno in una famiglia. Tutte le mamme e tutti i papà hanno sognato il loro figlio per nove mesi. È vero o no? Sognare come sarà questo figlio… Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l’esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l’amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la sto-
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ria fino a me? È tanto importante sognare. Prima di tutto, sognare in una famiglia. Non perdete questa capacità di sognare! E quante difficoltà nella vita dei coniugi si risolvono se noi conserviamo uno spazio per il sogno, se ci fermiamo a pensare al coniuge, e sogniamo la bontà che hanno le cose buone. Per questo è molto importante recuperare l’amore attraverso il «progetto» di tutti i giorni. Non smettete mai di essere fidanzati! Riposare nel Signore
Il riposo di Giuseppe gli ha rivelato la volontà di Dio. In questo momento di riposo nel Signore, facendo una sosta tra i nostri numerosi doveri e attività quotidiani, Dio parla anche a noi. Ci parla nella lettura che abbiamo ascoltato, nelle preghiere e nelle testimonianze, e nel silenzio del nostro cuore. Riflettiamo su che cosa il Signore ci sta dicendo, specialmente nel Vangelo di questa sera. Ci sono tre aspetti di questo brano che vi prego di considerare. Primo: riposare nel Signore. Secondo: alzarsi con Gesù e Maria. Terzo: essere voce profetica. Riposare nel Signore. Il riposo è necessario per la salute della nostra mente e del nostro corpo, eppure è spesso così difficile da raggiungere, a causa alle numerose esigenze che pesano su di noi. Il riposo è anche essenziale per la nostra salute spirituale, affinché possiamo ascoltare la voce di Dio e comprendere quello che ci chiede. Giuseppe fu scelto da Dio per essere padre putativo di Gesù e sposo di Maria. Come cristiani, anche voi siete chiamati, come Giuseppe, a preparare una casa per Gesù. Preparare una casa per Gesù! Voi preparate una casa per lui nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre parrocchie e nelle vostre comunità. Per ascoltare e accogliere la chiamata di Dio, e preparare una casa per Gesù, dovete essere capaci di riposare nel Signore. Dovete trovare il tempo ogni giorno per riposare nel Signore, per pregare. Pregare è riposare nel Signore. Ma voi potreste dirmi: santo padre, lo sappiamo; io vorrei pregare, ma c’è tanto lavoro da fare! Devo prendermi cura dei miei figli; ho i doveri di casa; sono troppo stanco perfino per dormire bene. È giusto. Questo potrebbe essere vero, ma se noi non preghiamo non conosceremo mai la cosa più importante di tutte: la volontà di Dio per noi. Inoltre, pur con tutta la nostra attività, con le nostre mille occupazioni, senza la preghiera concluderemo davvero poco. Riposare in preghiera è particolarmente importante per le famiglie. È prima di tutto nella famiglia che impariamo come pregare. Non dimenticate: quando la famiglia prega insieme, rimane insieme. Il Regno -
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Questo è importante. Lì arriviamo a conoscere Dio, a crescere come uomini e donne di fede, a sentirci membri della più grande famiglia di Dio, la Chiesa. Nella famiglia impariamo ad amare, a perdonare, a essere generosi e aperti e non chiusi ed egoisti. Impariamo ad andare al di là dei nostri bisogni, a incontrare gli altri e a condividere la nostra vita con loro. Ecco perché è così importante pregare in famiglia! Così importante! Ecco perché le famiglie sono così importanti nel piano di Dio per la Chiesa! Riposare nel Signore è pregare. Pregare insieme in famiglia. Vorrei anche dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di san Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema! Attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche
Ora consideriamo «alzarsi con Gesù e Maria». Questi preziosi momenti di riposo, di pausa con il Signore in preghiera, sono momenti che vorremmo forse poter prolungare. Ma come san Giuseppe, una volta ascoltata la voce di Dio, dobbiamo scuoterci dal nostro sonno; dobbiamo alzarci e agire (cf. Rm 13,11). In famiglia, dobbiamo alzarci e agire! La fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più profondamente in esso. Questo è molto importante! Dobbiamo andare in profondità nel mondo, ma con la forza della preghiera. Ognuno di noi, infatti, svolge un ruolo speciale nella preparazione della venuta del regno di Dio nel mondo. Proprio come il dono della santa Famiglia fu affidato a san Giuseppe, così il dono della famiglia e il suo posto nel piano di Dio viene affidato a noi. Come san Giuseppe. Il dono della santa Famiglia è stato affidato a san Giuseppe, perché lo portasse avanti. A ciascuno di voi e di noi – perché anch’io sono figlio di una famiglia – viene affidato il piano di Dio perché venga portato avanti. L’angelo del Signore rivelò a Giuseppe i pericoli che minacciavano Gesù e Maria, costringendoli a fuggire in Egitto e poi a stabilirsi a Nazaret. Proprio così, nel nostro tempo, Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a proteggerle dal male. Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal
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sogno, dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire «no» a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire «no» a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è amico dell’angelo, che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire «sì» e quando dobbiamo dire «no». I pesi che gravano sulla vita della famiglia oggi sono molti. Qui nelle Filippine, innumerevoli famiglie soffrono ancora le conseguenze dei disastri naturali. La situazione economica ha provocato la frammentazione delle famiglie con l’emigrazione e la ricerca di un impiego, inoltre problemi finanziari assillano molti focolari domestici. Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le colonizzazioni ideologiche. La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita. Penso al beato Paolo VI. In un momento in cui si poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita nella famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in ogni famiglia, per questo nella sua enciclica era molto misericordioso verso i casi particolari, e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre: guardò i popoli della terra, e vide questa minaccia della distruzione della famiglia per la mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e mise in guardia le sue pecore dai lupi in arrivo. Che dal cielo ci benedica questa sera. Minacciare la famiglia è minacciare la società
Il mondo ha bisogno di famiglie buone e forti per superare queste minacce! Le Filippine hanno bisogno di famiglie sante e piene d’amore per custodire la bellezza e la verità della famiglia nel piano di Dio ed essere di sostegno e di esempio per le altre famiIl Regno -
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glie. Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa. Il futuro dell’umanità, come ha detto spesso san Giovanni Paolo II, passa attraverso la famiglia (cf. Familiaris consortio, n. 85). Il futuro passa attraverso la famiglia. Dunque, custodite le vostre famiglie! Proteggete le vostre famiglie! Vedete in esse il più grande tesoro della vostra nazione e nutritele sempre con la preghiera e la grazia dei sacramenti. Le famiglie avranno sempre le loro prove, non hanno bisogno che gliene aggiungiate altre! Invece, siate esempi di amore, perdono e attenzione. Siate santuari di rispetto per la vita, proclamando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che grande dono sarebbe per la società se ogni famiglia cristiana vivesse pienamente la sua nobile vocazione! Allora, alzatevi con Gesù e Maria e disponetevi a percorrere la strada che il Signore traccia per ognuno di voi. Infine, il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda che il nostro dovere di cristiani è essere voci profetiche in mezzo alle nostre comunità. Giuseppe ha ascoltato la voce dell’angelo del Signore e ha risposto alla chiamata di Dio di prendersi cura di Gesù e Maria. In questo modo egli ha svolto il suo ruolo nel piano di Dio ed è diventato una benedizione non solo per la santa Famiglia, ma per tutta l’umanità. Con Maria, Giuseppe è stato modello per il bambino Gesù mentre cresceva in sapienza, età e grazia (cf. Lc 2,52). Quando le famiglie mettono al mondo i bambini, li educano alla fede e ai sani valori e insegnano loro a contribuire al bene della società, diventano una benedizione per il mondo. Le famiglie possono diventare una benedizione per il mondo! L’amore di Dio diventa presente e attivo attraverso il modo con cui noi amiamo e le buone opere che compiamo. Così diffondiamo il regno di Cristo nel mondo. Facendo questo, siamo fedeli alla missione profetica che abbiamo ricevuto nel battesimo. Abbiate cura di chi non ha famiglia
Durante quest’anno, che i vostri vescovi hanno qualificato come «Anno dei poveri», vi chiederei, in quanto famiglie, di farvi particolarmente attenti alla nostra chiamata a essere discepoli missionari di Gesù. Questo significa essere pronti ad andare oltre i confini delle vostre case e prendervi cura dei fratelli e delle sorelle più bisognosi. Vi chiedo di interessarvi specialmente a coloro che non hanno una famiglia propria, in particolare degli anziani e dei bambini
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orfani. Non lasciateli mai sentire isolati, soli e abbandonati, ma aiutateli a sentire che Dio non li ha dimenticati. Oggi mi sono commosso tantissimo dopo la messa, quando ho visitato questa casa di bambini soli, senza famiglia. Quanta gente lavora nella Chiesa perché questa casa sia una famiglia! Questo significa portare avanti, profeticamente, il significato di una famiglia. Potreste essere voi stessi poveri in senso materiale, ma avete un’abbondanza di doni da offrire quando offrite Cristo e la comunità della sua Chiesa. Non nascondete la vostra fede, non nascondete Gesù, ma portatelo nel mondo e offrite la testimonianza della vostra vita familiare! Cari amici in Cristo, sappiate che io prego sempre per voi! Prego per le famiglie, lo faccio! Prego che il Signore continui ad approfondire il vostro amore per lui, e che questo amore possa manifestarsi nel vostro amore vicendevole e per la Chiesa. Non dimenticate Gesù che dorme! Non dimenticate san Giuseppe che dorme! Gesù ha dormito con la protezione di Giuseppe. Non dimenticate: il riposo della famiglia è la preghiera. Non dimenticate di pregare per la famiglia. Pregate spesso e portate i frutti della vostra preghiera nel mondo, perché tutti possano conoscere Gesù Cristo e il suo amore misericordioso. Per favore, «dormite» anche per me: pregate anche per me, ho davvero bisogno delle vostre preghiere e conterò sempre su di esse. Grazie tante! Manila, Mall of Asia Arena, 16 gennaio 2015. Francesco
«Dovevo venire qui»
Omelia nella messa a Tacloban City «Perché Signore...?»
Nella prima lettura abbiamo ascoltato che abbiamo un grande sacerdote che è capace di compatire le nostre debolezze, perché è stato lui stesso provato in ogni cosa eccetto il peccato (cf. Eb 4,15). Gesù è come noi. Gesù ha vissuto come noi. È uguale a noi in tutto, in tutto tranne nel peccato, perché egli non era peccatore. Ma per essere più uguale a noi si è rivestito, ha preso su di sé i nostri peccati. Si è fatto peccato (cf. 2Cor 5,21)! E questo lo dice san Paolo che lo conosceva molto bene. E Gesù va davanti a Il Regno -
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noi sempre, e quando noi passiamo attraverso qualche croce, lui è già passato prima. E se oggi tutti noi ci siamo radunati qui, 14 mesi dopo che è passato il tifone Yolanda, è perché abbiamo la certezza che non saremo delusi nella fede, perché Gesù è passato prima. Nella sua passione egli ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. E quando – permettetemi questa confidenza – quando io ho visto da Roma questa catastrofe, ho sentito che dovevo venire qui. Quel giorno, in quei giorni ho deciso di fare il viaggio qui. Ho voluto venire per stare con voi – un po’ tardi mi direte, è vero, ma sono qui. Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non delude. «Padre – mi può dire uno di voi – a me ha deluso perché ho perso la mia casa, ho perso la mia famiglia, ho perso quello che avevo, sono malato…». È vero questo che mi dici, e io rispetto i tuoi sentimenti; ma lo vedo lì inchiodato, e da lì non ci delude! Egli è stato consacrato Signore su quel trono, e lì è passato per tutte le calamità che noi abbiamo. Gesù è il Signore! Ed è il Signore dalla croce, là ha regnato! Per questo egli è capace di comprenderci, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: si è fatto in tutto uguale a noi. Per questo abbiamo un Signore che è capace di piangere con noi, è capace di accompagnarci nei momenti più difficili della vita. Molti di voi hanno perso tutto. Io non so che cosa dirvi. Lui sì, sa che cosa dirvi! Molti di voi hanno perso parte della famiglia. Solamente rimango in silenzio, vi accompagno con il mio cuore in silenzio… Molti di voi si sono domandati guardando Cristo: «Perché Signore?». E a ognuno il Signore risponde nel cuore, dal suo cuore. Io non ho altre parole da dirvi. Guardiamo Cristo: lui è il Signore, e lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che ci hanno colpito. Ci ha preceduto e ci accompagna
E insieme a lui crocifisso stava la madre. Noi siamo come quel bimbo che sta laggiù: nei momenti di dolore, di pena, nei momenti in cui non capiamo niente, nei momenti in cui vogliamo ribellarci, ci viene solo da tendere la mano e aggrapparci alla sua sottana e dirle: «Mamma!». Come un bambino che quando ha paura dice: «Mamma!». È forse l’unica parola che può esprimere quello che sentiamo nei momenti bui: «Madre! Mamma!». Facciamo insieme un momento di silenzio. Guardiamo al Signore: lui può comprenderci perché è passato per tutte queste cose. E guardiamo a nostra Madre, e come il bimbo che sta laggiù ag-
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grappiamoci alla sua sottana e con il cuore diciamole: «Madre!». In silenzio facciamo questa preghiera, ciascuno le dica ciò che sente… (silenzio) Non siamo soli, abbiamo una madre. Abbiamo Gesù nostro fratello maggiore. Non siamo soli. E abbiamo anche tanti fratelli che, nel momento della catastrofe, sono venuti ad aiutarci. E anche noi ci sentiamo più fratelli... noi che ci siamo aiutati gli uni gli altri. Questo è tutto quello che mi viene da dirvi. Perdonatemi se non ho altre parole. Ma siate sicuri che Gesù non delude. Siate sicuri che l’amore e la tenerezza di nostra Madre non delude. E attaccati a lei come figli e con la forza che ci dà Gesù nostro fratello maggiore andiamo avanti. E come fratelli camminiamo. Grazie! (Dopo la Comunione) Abbiamo celebrato la passione, la morte e la risurrezione di Cristo. Gesù ci ha preceduto in questo cammino e ci accompagna in ogni momento in cui ci riuniamo a pregare e celebrare. Grazie, Signore, di essere oggi con noi. Grazie, Signore, di condividere le nostre sofferenze. Grazie, Signore, di darci speranza. Grazie, Signore, per la tua grande misericordia. Grazie, Signore, perché hai voluto essere come uno di noi. Grazie, Signore, perché sei sempre vicino a noi, anche nei momenti di croce. Grazie, Signore, perché ci dai la speranza. Signore, che non ci rubino la speranza! Grazie, Signore, perché nel momento più buio della tua vita, sulla croce, ti sei ricordato di noi e ci hai lasciato una madre. Grazie, Signore, di non averci lasciati orfani. Tacloban City, 17 gennaio 2015. Francesco
Al mondo di oggi manca il pianto! All’incontro con i giovani
Cari giovani, quando parlo spontaneamente, lo faccio in spagnolo… No?... Perché non conosco bene la lingua inglese… Posso farlo?... Grazie tante! Qui c’è padre Mark, un bravo traduttore! Prima di tutto una notizia triste. Ieri, mentre stava per iniziare la messa, è caduta una delle torri e Il Regno -
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cadendo ha colpito una ragazza ed è morta. Il suo nome è Kristel. Lei ha lavorato nell’organizzazione di quella messa. Aveva 27 anni. Era giovane come voi e lavorava per un’associazione che si chiama Catholic Relief Services. Era una volontaria. Vorrei che noi tutti insieme, voi giovani come lei, pregassimo in silenzio un minuto e poi invochiamo la nostra Madre del cielo. (Silenzio... Ave Maria). Facciamo una preghiera anche per suo papà e sua mamma. Era figlia unica. Sua mamma sta venendo da Hong Kong. Suo papà è venuto a Manila ad aspettare la mamma. (Padre nostro...). È una gioia per me stare oggi con voi. Saluto cordialmente ciascuno di voi e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro. Nel corso della mia visita alle Filippine, ho voluto in modo particolare incontrarmi con voi giovani, per ascoltarvi e parlare con voi. Desidero esprimere l’amore e la speranza che la Chiesa ha per voi. E voglio incoraggiarvi, come cittadini cristiani di questo paese, a dedicarvi con passione e con onestà al grande impegno di rinnovare la vostra società e di contribuire a costruire un mondo migliore. Impariamo a dirlo con le lacrime
In modo speciale, ringrazio i giovani che mi hanno rivolto parole di benvenuto: Jun Chura, Leandro Santos II e Rikki Macalor. Grazie tante! E la piccola rappresentanza delle donne. Troppo poco! Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi. A volte siamo troppo maschilisti, e non lasciamo spazio alla donna. Ma la donna sa vedere le cose con occhi diversi dagli uomini. La donna sa fare domande che noi uomini non riusciamo a capire. Fate attenzione: lei [indica Glyzelle] oggi ha fatto l’unica domanda che non ha risposta. E non le venivano le parole, ha dovuto dirlo con le lacrime. Così, quando verrà il prossimo papa a Manila, che ci siano più donne! Ti ringrazio, Jun, che hai presentato con tanto coraggio la tua esperienza. Come ho detto prima, il nucleo della tua domanda quasi non ha risposta. Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che voi avete vissuto possiamo capire qualcosa e rispondere qualcosa. La grande domanda per tutti: perché i bambini soffrono? Perché i bambini soffrono? Proprio quando il cuore riesce a porsi la domanda e a piangere, possiamo capire qualcosa. C’è una compassione mondana che non serve a niente! Una compassione che tutt’al più ci porta a mettere mano al borsellino e a dare una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe pas-
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sato, curato tre o quattro persone e sarebbe tornato al Padre. Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere ha capito i nostri drammi. Cari ragazzi e ragazze, al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quello che facciamo una vita più meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere, come lei [Glyzelle] ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo questa testimonianza. La grande domanda: «Perché i bambini soffrono?», l’ha fatta piangendo e la grande risposta che possiamo dare tutti noi è imparare a piangere. Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto nel suo cuore quando ha visto quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. Jun e la sua compagna ci hanno lanciato questa sfida. E quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono? Perché succede questo o quest’altro di tragico nella vita? Che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere! Tante informazioni, ma poca sapienza
E poi è venuto Leandro Santos II. Lui ha posto delle domande sul mondo dell’informazione. Oggi con tanti media siamo superinformati: questo è un male? No. Questo è bene e aiuta, però corriamo il pericolo di vivere accumulando informazioni. E abbiamo tante informazioni, ma forse non sappiamo che farcene. Corriamo il rischio di diventare «giovani-museo», che hanno tutto ma non sanno che farsene. Non abbiamo bisogno di giovani-museo, ma di giovani sapienti! Mi potreste chiedere: padre, come si arriva a essere sapienti? E questa è un’altra sfida, la sfida Il Regno -
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dell’amore. Qual è la materia più importante che bisogna imparare all’università? Qual è la più importante da imparare nella vita? Imparare ad amare! E questa è la sfida che la vita pone a voi oggi. Imparare ad amare! Non solo accumulare informazioni e non sapere che farsene. È un museo. Ma attraverso l’amore far sì che questa informazione sia feconda. Per questo scopo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo: usare i tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E questi tre linguaggi in modo armonioso: quello che pensi lo senti e lo realizzi. La tua informazione scende al cuore, lo commuove e lo realizza. E questo armoniosamente: pensare ciò che si sente e ciò che si fa. Sentire ciò che penso e che faccio; fare ciò che penso e che sento. I tre linguaggi. Siete capaci di ripetere i tre linguaggi a voce alta? Il vero amore è amare e lasciarmi amare. È più difficile lasciarsi amare che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all’amore perfetto di Dio, perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa. Se voi avete solo tutta l’informazione siete chiusi alle sorprese; l’amore ti apre alle sorprese, l’amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. E di Dio diciamo che è il Dio delle sorprese perché lui ci ha amati per primo e ci aspetta con una sorpresa. Dio ci sorprende. Lasciamoci sorprendere da Dio! E non abbiamo la psicologia del computer di credere di sapere tutto. Com’è questa cosa? Un attimo e il computer ti dà tutte le risposte, nessuna sorpresa. Nella sfida dell’amore Dio si manifesta con delle sorprese. Pensiamo a san Matteo: era un buon commerciante: in più tradiva la sua patria perché prendeva le tasse dei giudei per darle ai romani, era pieno di soldi e prendeva le tasse. Passa Gesù, lo guarda e gli dice: vieni! Quelli che stavano con lui dicono: chiama questo che è un traditore, un infame? E lui si attacca al denaro. Ma la sorpresa di essere amato lo vince e segue Gesù. Quella mattina quando aveva salutato sua moglie non avrebbe mai pensato che sarebbe tornato senza denaro e di fretta per dire a sua moglie di preparare un banchetto. Il banchetto per colui che lo aveva amato per primo. Che lo aveva sorpreso con qualcosa di più importante di tutti i soldi che aveva. Lasciatevi sorprendere dall’amore di Dio! Non abbiate paura delle sorprese, che ci scuotono, ci mettono in crisi, ma ci mettono in cammino. Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote. Pensiamo a san
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Francesco: lasciò tutto, morì con le mani vuote ma con il cuore pieno. D’accordo? Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per essere sapienti, usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per essere sapienti, lasciarsi sorprendere dall’amore di Dio, e vai, e spendi la vita! Grazie per il tuo contributo di oggi! Saper mendicare da coloro che aiutiamo
E quello che è venuto con un buon programma per aiutarci a vedere come possiamo fare nella vita è stato Rikki! Ha raccontato tutte le attività, tutto quello che fanno, tutto quello che vogliono fare. Grazie Rikki! Grazie per quello che fate tu e i tuoi compagni. Però ti voglio fare una domanda: tu e i tuoi amici vi impegnate a dare, date, date, date, aiutate… ma lasci che ti diano?... Rispondi nel tuo cuore. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa, c’è una frase che per me è la più importante di tutte: dice il Vangelo che Gesù, quel giovane, lo guardò e lo amò (cf. Mc 10,21). Quando uno vede il gruppo di Rikki e i suoi compagni, li ama molto perché fanno cose molto buone, però la frase più importante che dice Gesù è: «Una cosa sola ti manca» (Mc 10,21). Ognuno di noi ascolti in silenzio questa parola di Gesù: «Una cosa sola ti manca». Che cosa mi manca? A tutti quelli che Gesù ama tanto perché danno tanto agli altri io domando: voi lasciate che gli altri vi diano di quell’altra ricchezza che voi non avete? I sadducei, i dottori della legge dell’epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa. È dovuto venire Gesù per lasciarsi commuovere dal popolo. Quanti giovani come voi che sono qui sanno dare però non sono altrettanto capaci di ricevere! «Una cosa sola ti manca». Questo è ciò che ci manca: imparare a mendicare da quelli a cui diamo. Questo non è facile da capire: imparare a mendicare. Imparare a ricevere dall’umiltà di quelli che aiutiamo. Imparare a essere evangelizzati dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare? Voi che vivete dando sempre e credete che non avete bisogno di niente, sapete che siete veramente poveri? Sapete che avete una grande povertà e bisogno di ricevere? Ti lasci aiutare dai Il Regno -
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poveri, dai malati e da quelli che aiuti? Questo è ciò che aiuta a maturare i giovani impegnati come Rikki nel lavoro di dare agli altri: imparare a tendere la mano a partire dalla propria miseria. Ci sono alcuni punti che avevo preparato. Il primo, che già ho detto, imparare ad amare e a lasciarsi amare. C’è un’altra sfida, che è la sfida dell’integrità morale. Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro paese, più di altri, rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico. È la sfida del prendersi cura dell’ambiente. E infine c’è la sfida per i poveri. Amare i poveri. I nostri vescovi vogliono che siate attenti ai poveri soprattutto in questo «Anno dei poveri». Voi pensate ai poveri? Sentite con i poveri? Fate qualcosa per i poveri? E chiedete ai poveri di darvi quella sapienza che loro hanno? Questo è ciò che volevo dirvi. Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo preparato Ma c’è una espressione che mi consola un po’: «La realtà è superiore all’idea». E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato. Grazie! Università Santo Tomas di Manila, 18 gennaio 2015. Francesco
«Siamo tutti figli» Omelia nella messa conclusiva
«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5). È per me una particolare gioia celebrare la domenica del Santo Niño con voi. L’immagine del Santo Bambino Gesù ha accompagnato la diffusione del Vangelo in questo paese fin dall’inizio. Vestito con gli abiti regali, coronato e dotato di scettro, globo e croce, egli ci ricorda continuamente il legame tra il regno di Dio e il mistero dell’infanzia spirituale. Egli ci parla di questo nel Vangelo odierno: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15). Il Santo Niño continua a proclamare che la luce della grazia di Dio è brillata su un mondo che abitava nelle tenebre, portando la buona novella della nostra liberazione dalla schiavitù, e guidandoci sul sentiero della pace, del diritto e della giustizia. Egli inoltre ci ricorda che siamo stati chiamati a diffondere il regno di Cristo nel mondo.
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La nostra più profonda identità
Nel corso della mia visita vi ho sentito cantare la canzone «Siamo tutti figli di Dio». Questo è ciò che il Santo Niño viene a dirci. Ci ricorda la nostra più profonda identità. Tutti noi siamo figli di Dio, membri della famiglia di Dio. Oggi san Paolo ci ha detto che in Cristo siamo diventati figli adottivi di Dio, fratelli e sorelle in Cristo. Questo è quello che siamo. Questa è la nostra identità. Ne abbiamo visto una bellissima espressione quando i filippini si sono stretti intorno ai fratelli e alle sorelle colpiti dal tifone. L’Apostolo ci dice che, dal momento che Dio ci ha scelti, noi siamo stati abbondantemente benedetti! Dio «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (Ef 1,3). Queste parole hanno una speciale risonanza nelle Filippine, perché è il primo paese cattolico in Asia; questo è già uno speciale dono di Dio, una benedizione speciale. Ma è anche una vocazione. I filippini sono chiamati a essere eccellenti missionari della fede in Asia. Dio ci ha scelti e benedetti per uno scopo: essere santi e irreprensibili ai suoi occhi (cf. Ef 1,4). Egli ha scelto ciascuno di noi per essere testimone in questo mondo della sua verità e della sua giustizia. Ha creato il mondo come uno splendido giardino e ci ha chiesto di averne cura. Tuttavia, con il peccato, l’uomo ha sfigurato quella naturale bellezza; mediante il peccato, l’uomo ha anche distrutto l’unità e la bellezza della nostra famiglia umana, creando strutture sociali che hanno reso permanente la povertà, l’ignoranza e la corruzione. Qualche volta, vedendo i problemi, le difficoltà e le ingiustizie, siamo tentati di rinunciare. Sembra quasi che le promesse del Vangelo non si possano attuare, siano irreali. Ma la Bibbia ci dice che la grande minaccia al piano di Dio per noi è ed è sempre stata la menzogna. Il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere «moderni», di essere «come tutti gli altri». Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano. Trascuriamo di rimanere interiormente come bambini. Questo è il peccato: dimenticarsi interiormente di essere figli di Dio. I bambini infatti, come ci insegna il Signore, hanno la loro propria saggezza, che non è la saggezza del mondo. Ecco perché Il Regno -
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il messaggio del Santo Niño è così importante. Egli parla a ciascuno di noi profondamente. Ci ricorda la nostra più profonda identità, ciò che siamo chiamati a essere in quanto famiglia di Dio. Vite da proteggere
Il Santo Niño ci ricorda anche che questa identità va protetta. Il Cristo bambino è il protettore di questo grande paese. Quando egli venne in questo mondo, la sua stessa vita si trovò minacciata da un re corrotto. Gesù stesso si trovò nella necessità di venire protetto. Egli ha avuto un protettore sulla terra: san Giuseppe. Ha avuto una famiglia qui sulla terra: la santa Famiglia di Nazaret. In tal modo egli ci ricorda l’importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il mondo, la nostra famiglia umana. Oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello. Nel Vangelo Gesù accoglie i bambini, li abbraccia e li benedice. Anche noi abbiamo il compito di proteggere, guidare e incoraggiare i nostri giovani, aiutandoli a costruire una società degna del suo grande patrimonio spirituale e culturale. In modo specifico, abbiamo bisogno di vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere. E dobbiamo prenderci cura dei giovani, non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada. È un fragile bambino che portò la bontà di Dio, la misericordia e la giustizia nel mondo. Egli resistette alla disonestà e alla corruzione, che sono l’eredità del peccato, e trionfò su di esse con il potere della croce. Ora, al termine della mia visita alle Filippine, vi affido a lui, a Gesù che venne fra di noi come bambino. Egli renda capace tutto l’amato popolo di questo paese di lavorare unito, proteggendosi gli uni gli altri, a partire dalle vostre famiglie e comunità, nella costruzione di un mondo di giustizia, onestà e pace. Il Santo Niño continui a benedire le Filippine e a sostenere i cristiani di questa grande nazione nella loro vocazione a essere testimoni e missionari della gioia del Vangelo, in Asia e nel mondo intero. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Dio vi benedica! Rizal Park di Manila, 18 gennaio 2015. Francesco
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«Alla tua luce vedremo la luce!»
La luce, archetipo simbolico universale
Card. Gianfranco Ravasi all’apertura dell’Anno internazionale della luce
«Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!». Era intitolata «La luce, un simbolo religioso tra immanenza e trascendenza» la relazione con la quale il card. Gianfranco Ravasi è intervenuto – lo scorso 19 gennaio, nella sede dell’UNESCO a Parigi – alla cerimonia di apertura dell’Anno internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla luce, che «mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza» sul modo in cui tali tecnologie «promuovano lo sviluppo sostenibile e forniscano soluzioni alle sfide globali (...) nei campi dell’energia, dell’istruzione, delle comunicazioni, della salute e dell’agricoltura». Il prefetto del Pontificio Consiglio della cultura ha affrontato il tema della simbologia religiosa della luce comune a tante civiltà e culture, dalla teologia dell’Egitto faraonico a quella indiana dei Rig-Veda, dal buddhismo all’islam al «grande codice» della cultura occidentale: la Bibbia. Due gli aspetti su cui la relazione di Ravasi si è concentrata: la qualità «teo-logica» della luce, ovvero la luce come «analogia per parlare di Dio»; e «la dialettica luce-tenebre nel suo valore morale e spirituale». Stampa (22.1.2015) da sito web www.cultura.va.
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In tutte le civiltà la luce passa da fenomeno fisico ad archetipo simbolico, dotato di uno sterminato spettro di iridescenze metaforiche, soprattutto di qualità religiosa. La connessione primaria è di natura cosmologica: l’ingresso della luce segna l’incipit assoluto del creato nel suo essere ed esistere. Emblematico è l’avvio stesso della Bibbia, che è pur sempre il «grande codice» della cultura occidentale: «Wayy’omer ’elohım: Yehı ôr. Wayyehı ’ôr»; «Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!» (Gen 1,3). Un evento sonoro divino, una sorta di Big Bang trascendente, genera un’epifania luminosa: si squarcia, così, il silenzio e la tenebra del nulla per far sbocciare la creazione. Anche nell’antica cultura egizia l’irradiarsi della luce accompagna la prima alba cosmica, segnata da una grande ninfea che esce dalle acque primordiali generando il sole. Sarà soprattutto questo astro a diventare il cuore stesso della teologia dell’Egitto faraonico, in particolare con le divinità solari Amon e Aton. Quest’ultimo dio, con Amenofis IV-Akhnaton (XIV secolo a.C.), diventerà il centro di una specie di riforma monoteistica, cantata dallo stesso faraone in uno splendido Inno ad Aton, il disco solare: tale riforma, però, passerà come una meteora di breve durata nel cielo del tradizionale politeismo solare egizio. Similmente l’arcaica teologia indiana dei Rig-Veda considerava la divinità creatrice Prajapati come un suono primordiale che esplodeva in una miriade di luci, di creature, di armonie. Non per nulla, in un altro movimento religioso originatosi in quella stessa terra, il suo grande fondatore assumerà il titolo sacrale di Buddha, che significa appunto «l’Illuminato». E, per giungere in epoche storiche più vicine a noi, anche l’islam sceglierà la luce come simbolo teologico, tant’è vero che un’intera «sura» del Co-
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rano, la XXIV, sarà intitolata An-nûr, «la luce». Al suo interno un versetto sarà destinato a un enorme successo e a un’intensa esegesi allegorica nella tradizione «sufi» (in particolare col pensatore mistico al-Ghazali nell’XI-XII secolo). È il verso 35 che suona così: «Dio è luce in cielo e sulla terra. La sua luce è come quella di una lampada collocata in una nicchia. La lampada è rinchiusa in un cristallo, è come una stella dallo splendore abbagliante ed è accesa dall’olio di un ulivo benedetto (...). Luce su luce è Dio. Egli guida chi ama verso la sua luce». Si potrebbe continuare a lungo in questa esemplificazione passando attraverso le molteplici espressioni culturali e religiose di Oriente e di Occidente che adottano come cardine teologico un dato che è alla radice della comune esperienza esistenziale umana. La vita, infatti, è un «venire alla luce» (come in molte lingue è definita la nascita), ed è un vivere alla luce del sole o guidati nella notte dalla luce della luna e delle stelle. La luce come simbolo «teo-logico»
Dati anche i limiti della nostra analisi, noi ora ci accontenteremo di due sole osservazioni essenziali, destinate soltanto a far intuire la complessità dell’elaborazione simbolica edificata su questa realtà cosmica. Da un lato, approfondiremo la qualità «teo-logica» della luce per cui essa è un’analogia per parlare di Dio; dall’altro lato, esamineremo la dialettica luce-tenebre nel suo valore morale e spirituale. Avremo come punto di riferimento esemplificativo la Bibbia che ha generato per la cultura occidentale un «lessico» ideologico e iconografico fondamentale. Essa può offrirci un paradigma sistematico esemplare generale, dotato di una coerenza interna significativa. Le Scritture ebraico-cristiane sono state, per altro, un rimando culturale capitale per interi secoli, come riconosceva un testimone ineccepibile e alternativo come il filosofo Friederich Nietzsche: «Tra ciò che noi proviamo alla lettura di Pindaro o di Petrarca e a quella dei Salmi biblici c’è la stessa differenza tra la terra straniera e la patria» (dai «materiali preparatori» per Aurora). A differenza di altre civiltà che, in modo semplificato, identificano la luce (soprattutto solare), con la stessa divinità, la Bibbia introduce una distinzione significativa: la luce non è Dio, ma Dio è luce. Si esclude, perciò, un aspetto realistico panteistico, e s’introduce una prospettiva simbolica che conserva la trascendenza, pur affermando una presenza della divinità nella luce che rimane, però, «opera delle sue Il Regno -
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mani». Si devono intendere così le affermazioni che costellano gli scritti neotestamentari attribuiti all’evangelista Giovanni. In essi si dichiara: «ho Theòs phôs estín», «Dio è luce» (1Gv 1,5). Cristo stesso si auto presenta così: «Egô eímì to phôs tou kósmou», «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12). In questa linea va quel capolavoro letterario e teologico che è l’inno che apre il Vangelo di Giovanni ove il Lógos, il Verbo-Cristo, è presentato come «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Quest’ultima espressione è significativa. La luce viene assunta come simbolo della rivelazione di Dio e della sua presenza nella storia. Da un lato, Dio è trascendente e ciò viene espresso dal fatto che la luce è esterna a noi, ci precede, ci eccede, ci supera. Dio, però, è anche presente e attivo nella creazione e nella storia umana, mostrandosi immanente, e questo è illustrato dal fatto che la luce ci avvolge, ci specifica, ci riscalda, ci pervade. Per questo anche il fedele diventa luminoso: si pensi al volto di Mosè irradiato di luce, dopo essere stato in dialogo con Dio sulla vetta del Sinai (cf. Es 34,33-35). Anche il fedele giusto diventa sorgente di luce, una volta che si è lasciato avvolgere dalla luce divina, come afferma Gesù nel suo celebre «discorso della montagna»: «Voi siete la luce del mondo (...). Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Mt 5,14.16). Sempre in questa linea, se la tradizione pitagorica immaginava che le anime dei giusti defunti si trasformassero nelle stelle della Via lattea, il libro biblico di Daniele assume forse questa intuizione ma la libera dal suo realismo immanentista trasformandola in una metafora etico-escatologica: «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). E nel cristianesimo romano dei primi secoli – dopo che si era scelta la data del 25 dicembre per il Natale di Cristo (quella data era la festa pagana del dio Sole, nel solstizio d’inverno che segnava l’inizio dell’ascesa della luce, prima umiliata dall’oscurità invernale) – si inizierà nelle iscrizioni sepolcrali a definire il cristiano là sepolto come eliópais, «figlio del Sole». La luce che irradiava Cristo-Sole era, così, destinata ad avvolgere anche il cristiano. Anzi, nella successiva tradizione cristiana, si stabilirà una sorta di sistema solare teologico: Cristo è il sole; la Chiesa è la luna, che brilla di luce riflessa; i cristiani sono astri, non dotati però di luce propria ma illuminati dalla luce suprema celeste. Che si tratti di una visione squisitamente simbolica destinata a esaltare la rivelazione e la comunione tra la trascendenza divina e la realtà storica umana appare evi-
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dente in un passo sorprendente ma coerente dell’ultimo libro biblico, l’Apocalisse, ove nella descrizione della città ideale del futuro escatologico perfetto, la Gerusalemme nuova e celeste, si proclama: «Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà» (Ap 22,5). La comunione dell’umanità con Dio sarà allora piena e ogni simbolo decadrà per lasciare spazio alla verità dell’incontro diretto. La dialettica luce-tenebre
È interessante notare che nel testo citato si fa menzione della fine della notte e, quindi, del ritmo circadiano. È questo un tópos caratteristico dell’escatologia (cioè della fine dei tempi), come si legge nel libro del profeta Zaccaria il quale, quando descrive l’approdo finale della storia, lo raffigura come «un unico giorno: non ci sarà più né giorno né notte, e verso sera risplenderà di nuovo la luce» (Zc 14,7). Ora, nella vicenda storica quel ritmo quotidiano tra luce e oscurità permane, e diventa anch’esso un segno di natura etico-metafisica. Intendiamo parlare della dialettica luce-tenebre che appare già nel testo sopra citato del libro della Genesi. L’atto creativo divino, espresso attraverso l’immagine della «separazione» mette ordine nel «disordine» del nulla: «Dio vide che la luce era cosa buona/bella e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte» (Gen 1,4-5). Significativa è la definizione della luce come realtà tôb, un aggettivo ebraico che è contemporaneamente etico-estetico-pratico e, perciò, designa qualcosa che è buono, bello e utile. Per contrasto, allora, la tenebra è la negazione dell’essere, della vita, del bene, della verità. Per questa ragione, mentre lo zenit paradisiaco è immerso nello splendore della luce, il nadir infernale è avvolto dall’oscurità, come si legge nel libro biblico di Giobbe ove gli inferi sono descritti come «il paese delle tenebre e delle ombre mortali, il paese della caligine e dell’opacità, della notte e del caos, in cui la stessa luce è tenebra fonda» (Gb 10,21-22). Per lo stesso motivo l’antitesi luce-tenebre si trasforma in un paradigma morale e spirituale. È ciò che appare in molte culture e che ha un suo apice nel citato inno-prologo del Vangelo di Giovanni ove la luce del Verbo divino «splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5). E più avanti,
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nello stesso quarto Vangelo, si legge: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che non la luce (...). Chi fa il male odia la luce e non viene alla luce (...). Chi fa la verità viene invece verso la luce» (Gv 3,19-21). Anche nella comunità giudaica attiva dal I secolo a.C. in avanti, scoperta a Qumran lungo le sponde occidentali del mar Morto, un testo descrive «la guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre», seguendo un modulo simbolico costante per definire il contrasto tra bene e male, tra eletti e reprobi. Questo dualismo si riflette anche nell’opposizione angeli-demoni o nei principi antitetici yang-yin, nelle divinità in lotta tra loro come il Marduk creatore e la Tiamat distruttrice le divinità delle cosmogonie babilonesi, o come Ormuzd (o Ahura Mazdah) e Ahriman della religione persiana mazdeista o come Deva e Ashura nel mondo indiano. La stessa dialettica acquista una nuova forma nell’orizzonte mistico, quando si introduce il tema della «notte oscura», perlustrata da un grande autore mistico e poetico del Cinquecento spagnolo, san Giovanni della Croce. In questo caso il tormento, la prova e l’attesa della notte dello spirito è come un grembo fecondo che prelude alla generazione della luce della rivelazione e dell’incontro con Dio. In sintesi, potremmo condividere l’affermazione di Ariel nel Faust di Goethe: «Welch Getöse bringt das Licht!», «Quale tumulto porta la luce!» (II, atto I, v. 4671). Essa è, infatti, un segno glorioso e vitale, è una metafora sacra e trascendente, ma non è inoffensiva perché genera tensione col suo opposto, la tenebra, trasformandosi in simbolo della lotta morale ed esistenziale. La sua irradiazione, quindi, dal cosmo trapassa nella storia, dall’infinito scende nel finito ed è per questo che l’umanità anela alla luce, come nel grido finale che si attribuisce allo stesso Goethe, «Mehr Licht!», «più luce!»: in senso fisico a causa del velarsi degli occhi nell’agonia, ma anche in senso esistenziale e spirituale di anelito a un’epifania suprema di luce. È quello che invocava l’antico poeta ebreo dei Salmi: «È in te, o Dio, la sorgente della vita, alla tua luce vedremo la luce!» (Sal 36,10). Parigi, Palazzo Fontenoy, Sede UNESCO, 19 gennaio 2015. ✠ Gianfranco card. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura
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giustizia sociale
Grandi disuguaglianze crescono
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Rapporto di Oxfam in vista del World Economic Forum di Davos, gennaio 2015
resentazione
In vista dell’incontro annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera (2124.1.2015), la Oxfam – una confederazione di 17 organizzazioni di paesi diversi impegnata nell’aiuto umanitario e in progetti di sviluppo in diverse parti del mondo – ha pubblicato un rapporto dal titolo Grandi disuguaglianze crescono (nell’originale inglese: Wealth: Having it all and wanting more). Il Rapporto contiene una denuncia forte – corroborata da dati economici recenti di fonti attendibili (come Credit Suisse e Forbes) e istituzionali – della continua crescita di una disuguaglianza già drammatica nella distribuzione della ricchezza mondiale. L’annuncio sconcertante che «la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supererà nel 2016 quella del restante 99%» rende urgente invertire la tendenza, perché tale disuguaglianza «frena la lotta alla povertà in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno». Il Rapporto intende anche denunciare il perverso potere di lobby delle élite più ricche, che possono mobilitare ingenti risorse per esercitare pressioni sulla politica e sulle istituzioni al fine di piegare regole e leggi a loro favore. Stampa (23.1.2015) da sito web www.oxfamitalia. org. Questo rapporto è basato sull’originale inglese D. Hardoon, Wealth: Having it all and wanting more. L’adattamento in italiano è a cura di Federica Corsi. Titolazione redazionale.
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La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta élite di ricchi, che hanno generato e sostenuto le loro ingenti ricchezze grazie a interessi e attività in alcuni importanti settori economici, tra i quali la finanza e l’ambito farmaceutico e sanitario. Le imprese appartenenti a questi settori spendono milioni di dollari all’anno per attività di lobby volte a favorire un contesto politico che possa proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi. Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione piuttosto che rispondere agli interessi di potenti lobby.
1.
Ricchezza globale sempre più concentrata nelle mani di pochi
La ricchezza globale è sempre più appannaggio di un gruppo elitario di ricchi individui. I dati di Credit Suisse mostrano che a partire dal 2010 l’1% più ricco di individui nel mondo ha visto crescere la propria quota di ricchezza globale totale (come si evidenzia nella figura 1). Nel 2014, l’1% più ricco della popolazione mondiale possedeva il 48% della ricchezza globale, lasciando appena il 52% da spartire tra il restante 99% di individui sul pianeta.1 La quasi totalità di quel 52% è posseduto da persone che rientrano nel 20% più ricco, lasciando quindi solo il 5,5% al 1 Cf. Credit Suisse, Global Wealth Databook, edizioni degli anni 2013 e 2014 rispettivamente; reperibili sul sito web www.credit-suisse.com. L’ultimo accesso alle fonti web risale a dicembre 2014, se non diversamente specificato.
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Figura 3: La ricchezza delle 80 persone più ricche al mondo è raddoppiata in termini nominali tra il 2009 e il 2014, mentre la ricchezza del 50% più povero nel 2014 è inferiore a quella posseduta nel 2009.
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restante 300080% di persone. Se questa tendenza continuerà, con una crescita a favore dell’1% più ricco, in soli due anni si determinerà una situazione per cui 2500 3000 l’1% più ricco possiederà più del totale posseduto 2000 dal restante 99% delle persone, come si evidenzia 2500 nella figura 2, con una quota di ricchezza dell’1% 1500 che supererà il 50% entro il 2016. 2000 più ricco 1000 1500 80 persone hanno la stessa ricchezza 500 1000 della metà più povera del pianeta
5000 2 2 20 20 20 20 20 20 I super-ricchi 14 06 a008quell’1%, 04 12 gli 0ul10 00 0appartenenti 2 2 hanno visto le tramiliardari della «lista Forbes», 0 delle Ricchezza 20 20 20 Ricchezza 20 20 8020persone 20 accumularsi 20 del 50% loro ricchezze anche 08 più 14 06 più ricche 04 12 1velocemente più 00povero 02 («lista 0 Forbes») in questo periodo storico. Nel 2010, le 80 persone Ricchezza delle 80 persone del 50% 3 detenevano più ricche Ricchezza alpovero mondo una Forbes») ricchezza più più ricche («lista 2 Cf. Forbes, Billionaires list, disponibile e aggiornata in tempo 450 reale su www.forbes.com. I dati annuali sono presi dall’edizione pubblicata nel marzo dell’anno corrispondente. 400 388 3 Non si tratta di un gruppo fisso; di anno in anno alcuni 350 450 miliardari 300 possono uscire da questa élite e altri entrarvi.
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Ricchezza delle 80 persone più ricche («lista Forbes»)
netta pari a 1.300 miliardi di dollari. Nel 2014 le 80 persone in cima alla «lista Forbes» avevano una ricchezza complessiva di 1.900 miliardi di dollari; un aumento di 600 miliardi di dollari in soli 4 anni, 450 ovvero il 50% in termini nominali.4 400 388 Se 350 tra il 2002 e il 2010 la ricchezza totale della metà 300più povera della popolazione mondiale, misurata250 in dollari statunitensi, è cresciuta più o meno allo200 stesso ritmo di quella dei miliardari, lo stesso 177 159 non150 si è verificato a partire dal 2010, quando invece 92 100 è andata sempre più diminuendo. 80 50 La0ricchezza di questi 80 individui è ora la stessa di quella posseduta dal 50%2012 più povero popo2010 2011 2013 della 2014 lazione mondiale. Questo vuol dire che 3,5 miliardi di persone spartiscono tra loro un ammontare di ricchezza equivalente a quello degli 80 super-ricchi.5 Poiché nessuno ha visto crescere la propria ricchezza allo stesso ritmo delle 80 persone posizionate in cima alla «lista», la quota di ricchezza globale posseduta da questo gruppo è aumentata e il divario tra i super-ricchi e chiunque altro si è nettamente accentuato. Di conseguenza, il numero di miliardari che hanno la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta si è rapidamente ridotto negli ultimi cinque anni. Nel 2010, ci volevano 388 4
Dati in «valore corrente» (Money of the Day) per ogni anno sulla base del tasso di cambio corrente in dollari americani (USD). Il valore di 970,9 miliardi di USD in denaro del 2014 è di circa 1.042 miliardi di USD, quindi tra il 2009 e il 2014 i miliardari hanno incrementato la loro ricchezza in termini reali di circa l’82%. La variazione della ricchezza nel tempo può anche essere condizionata dalle fluttuazioni dei tassi di cambio, là dove i beni sono posseduti in valute diverse dallo USD; ma vanno convertiti in USD ai fini del calcolo di questo indice. 5 Maggiori dettagli e spiegazioni relative al calcolo all’indirizzo http://oxfamblogs.org.
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Ricchezza totale intotale miliardi di USD4 di USD4 Ricchezza in miliardi
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Figura 1: Quota della ricchezza globale posseduta rispettivamente dall’1% più ricco e dal 99% più povero. Fonte: Credit Suisse, dati disponibili sul periodo 2000-2014.
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Figura 4: Numero di miliardari necessari per raggiungere lo stesso volume di ricchezza posseduto dal 50% più povero della popolazione mondiale. 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0
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miliardari per raggiungere un volume di ricchezza equivalente a quella della metà più povera della popolazione mondiale; nel 2014, questo numero è drasticamente sceso a soli 80 miliardari (come mostra la figura 4). Aggiornamento dei dati sulla ricchezza di Credit Suisse e della statistica elaborata da Oxfam nel 2014 A gennaio 2014 Oxfam ha calcolato che nel 2013 erano 85 le persone che avevano la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione, un numero che è stato citato a livello mondiale perché in grado di dare immediatamente conto del livello di estrema disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.6 Questa statistica si basava sui dati pubblicati a marzo 2013 dalla «lista Forbes» e dai dati di «metà 2013» contenuti nel Global Wealth Databook di Credit Suisse. A ottobre 2014, Credit Suisse ha aggiornato le proprie stime sulla ricchezza; la percentuale di ricchezza posseduta da ogni decile e il totale della ricchezza globale stimata a fine di ogni anno per il periodo dal 2000 al 2014. Le nuove stime includono un aggiornamento sui numeri relativi alla ricchezza per il 2013, valori da cui Oxfam aveva calcolato la statistica degli 85. Il presente rapporto usa invece i numeri aggiornati per il 2013 e per tutti gli altri anni così come pubblicati nel 2014. A seguito di questo aggiornamento va ricalcolato quindi anche il numero di miliardari che nel 2013 possedevano la stessa ricchezza del 50% più povero, in quanto alla luce dei nuovi dati il numero esatto non è più 85 ma 92. 6 Cf. R. Fuentes-Nieva, N. Galasso, Working for the Few: Political capture and economic inequality, Oxfam Briefing Paper n. 178, 20.1.2014; reperibile all’indirizzo http://oxf. am/KHp.
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Ricchezza generata e sostenuta grazie ad alcuni settori economici
Nel 2014 c’erano 1.645 persone nella lista dei miliardari di Forbes. Questo gruppo è ben lontano dall’essere rappresentativo a livello globale. Quasi il 30% (492 persone) sono cittadini statunitensi. Oltre un terzo dei miliardari era già ricco in partenza, con il 34% che ha ereditato parte o la totalità dei loro averi. Questo gruppo è soprattutto di genere maschile e di età avanzata: l’85%7 ha superato i 50 anni e il 90% è maschio.8 Finanziario e assicurativo
Ci sono alcuni importanti settori economici che hanno contribuito all’accumulo di ricchezza di questi miliardari. A marzo 2014, il 20% (321) venivano indicati avere interessi o attività dirette o correlate ai settori finanziario e assicurativo,9 i più comunemente citati come fonte di ricchezza per i miliardari presenti nella «lista». Da marzo 2013, c’erano trentasette nuovi miliardari provenienti da questi settori e sei ne erano usciti. La ricchezza accumulata dei miliardari provenienti da questi settori è aumentata da 1.010 miliardi di dollari a 1.160 miliardi di dollari in un solo anno; una crescita nominale di 150 miliardi di dollari, ovvero il 15%. Farmaceutico e sanitario
Tra il 2013 e il 2014 i miliardari nella «lista» con interessi e attività nel settore farmaceutico e sanitario hanno visto il più alto incremento della loro ricchezza collettiva. Ventinove persone si sono aggiunte alla lista dei miliardari tra marzo 2013 e marzo 2014 (cinque ne sono usciti), facendo salire il numero totale da 66 a 90, costituendo così il 5% del totale dei miliardari presenti sulla «lista». La ricchezza collettiva dei miliardari con interessi in questo settore è aumentato da 170 miliardi a 250 7 Cinquanta persone della «lista Forbes» di cui non si conosce l’età sono state escluse dal calcolo di questa statistica. 8 Sei persone nella «lista» indicate come coppie (maschio/ femmina) sono state escluse dal calcolo di questa statistica. 9 I miliardari sono stati classificati come aventi interessi commerciali o attività nel settore finanziario nel caso in cui la descrizione della fonte di ricchezza è correlata al settore finanziario. In alcuni casi questa correlazione è esplicita dal momento che viene indicato «finance», in altri è deducibile dal nome della società, come ad esempio Bloomberg, un servizio media del settore finanziario. Alcuni miliardari hanno interessi in più di un settore, tra cui quello finanziario.
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Tabella 1: I 10 miliardari più ricchi (dalla «lista Forbes» del 2013) che hanno fatto la loro fortuna (o almeno parte di essa) grazie ad attività collegate al settore finanziario; e l’incremento della loro ricchezza tra marzo 2013 e marzo 2014. Miliardari
Ricchezza nel 2013 in mld di USD
Ricchezza nel 2014 in mld di USD
53.5 27.0 20.0 20.0 19.2 15.9 13.9 13.0 12.8 12.7
58.2 33.0 24.5 20.4 23.0 16.0 14.2 10.9 10.5 17.3
Warren Buffett Michael Bloomberg Carl Icahn Principe Alwaleed Bin Talal Alsaud George Soros Joseph Safra Luis Carlos Sarmiento Mikhail Prokhorov Alexey Mordashov Abigail Johnson
miliardi di dollari, un aumento del 47%, che è la più larga percentuale di aumento in ricchezza tra i differenti settori presenti nella «lista Forbes».
3.
Imprese dei settori finanziario e farmaceutico e loro attività di lobby
Le più grandi e affermate società del settore finanziario e assicurativo e di quello farmaceutico e sanitario raggiungono profitti estremamente elevati e perciò dispongono di imponenti risorse che usano per retribuire i loro proprietari e investitori,
Aumento della Fonte della ricchezza ricchezza 9% 22% 23% 2% 20% 1% 2% -16% -18% 36%
Berkshire Hathaway Bloomberg LP Leveraged buyouts Investimenti Hedge funds Servizi bancari Servizi bancari Investimenti Acciaio; investimenti Money management
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aiutandoli ad accumulare le loro ricchezze personali. Tuttavia, queste risorse potrebbero anche essere potenzialmente utilizzate per esercitare una certa influenza economica e politica. Una modalità a cui le imprese ricorrono per esercitare il loro potere di influenza è attraverso l’attività di lobby diretta sui governi, specialmente su questioni e politiche che hanno delle ripercussioni sui loro interessi aziendali. Settore finanziario
Nel 2013, il settore finanziario, nei soli Stati Uniti, ha speso oltre 400 milioni di dollari per fare
Tabella 2: I 10 miliardari più ricchi (dalla «lista Forbes» del 2013) che hanno fatto la loro fortuna (almeno in parte) grazie ad attività collegate al settore farmaceutico e sanitario; e l’incremento della loro ricchezza tra marzo 2013 e marzo 2014. Miliardari
Ricchezza nel 2013 (mld di USD)
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Aumento della ricchezza
Ernesto Bertarelli & famiglia Dilip Shanghvi Hansjoerg Wyss Patrick Soon-Shiong Ludwig Merckle Stefano Pessina
11.0 9.4 8.7 8.0 7.1 6.4
12.0 12.8 10.5 10.0 8.6 10.4
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Thomas Frist Jr & famiglia Gayle Cook Curt Engelhorn Cyrus Poonawalla
4.8 4.0 4.0 3.9
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Fonte della ricchezza Biotecnologie; investmenti Farmaceutica Apparacchiature medicali Farmaceutica Farmaceutica Farmacie; distribuzione farmaceutici Assistenza sanitaria Apparacchiature medicali Farmaceutica Biotecnologie; vaccini
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lobby,10 il 12% del totale speso nel 2013 negli Stati Uniti dalle lobby di tutti i settori. Inoltre, durante la campagna elettorale del 2012, 571 milioni di dollari sono stati spesi dalle imprese di questo settore come contributo alla campagna.11 Il settore finanziario, secondo il Centre for Responsive Politics, è la più imponente fonte di contribuzione in campagna elettorale per i candidati federali e i partiti. I miliardari statunitensi con interessi nel settore finanziario rappresentano circa la metà del totale dei miliardari presenti sulla «lista Forbes». Il numero di miliardari del settore finanziario statunitense è aumentato da 141 a 150, e la loro ricchezza collettiva da 535 miliardi di dollari a 629 miliardi; un aumento di 94 miliardi di dollari, ovvero un incremento del 17% in un solo anno. Nell’Unione Europea si stima che 150 milioni di dollari vengano spesi ogni anno dal settore finanziario per fare lobby sulle istituzioni.12 Tra marzo 2013 e marzo 2014, il numero di miliardari nell’Unione Europea con attività e interessi nel settore finanziario è cresciuto da 31 a 39, con un aumento nella ricchezza collettiva da 34 miliardi di dollari a 128 miliardi. Mentre le imprese dei settori finanziario e assicurativo spendono le proprie risorse nel fare lobby volta a perseguire i propri interessi, e di conseguenza vedono aumentare i profitti e la relativa ricchezza di quegli individui coinvolti nel settore, i cittadini comuni continuano a pagare il prezzo della crisi finanziaria globale. Il costo a carico del contribuente statunitense per il salvataggio del settore finanziario è stato calcolato essere stato 21 miliardi di dollari.13 Se a seguito di questo salvataggio il settore finanziario si è ripreso bene, 10 Dati
tratti dal Center for Responsive Politics, reperibili all’indirizzo www.opensecrets.org/lobby/indus.php?id=F& year=2013. 11 Dati tratti dal Center for Responsive politics, reperibili all’indirizzo www.opensecrets.org/industries/contrib.php?ind =F&Bkdn=DemRep&cycle=2012. 12 Cf. Corporate Europe Observatory, The Fire Power of the Financial Lobby. A Survey of the Size of the Financial Lobby at the EU level, aprile 2014; reperibile sul sito web corporateeurope.org. La ricerca indica una spesa annuale di 123 milioni di euro, convertiti in USD a 1,24 (tasso al 10 dicembre). I numeri reali sono probabilmente molto più alti. Questa sottostima è dovuta alla mancanza di un registro obbligatorio nell’Unione Europea che dia informazioni attendibili per un opportuno monitoraggio delle attività di lobby. 13 Cf. Congressional Budget Office, Report on the Troubled Assets Relief Program, maggio 2013, reperibile all’indirizzo www.cbo.gov/sites/default/files/cbofiles/attachments/ 44256_TARP.pdf.
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i livelli medi di reddito negli Stati Uniti devono invece ancora riassestarsi sui livelli pre-crisi.14 Secondo le stime del Fondo monetario internazionale l’attuale costo sopportato dal contribuente per le «istituzioni finanziarie strategicamente importanti» – ovvero per le «too big to fail» – è di 83 miliardi di dollari ogni anno.15 Settore farmaceutico e sanitario
Nel 2013 i settori farmaceutico e sanitario hanno speso più di 487 milioni di dollari per attività di lobby nei soli Stati Uniti.16 Di più di quanto speso da qualsiasi altro settore negli Stati Uniti, costituendo il 15% dei 3,2 miliardi del totale delle spese di lobby nel 2013. Inoltre, durante la campagna elettorale del 2012, 260 milioni di dollari sono stati spesi da questo settore in contributi alla campagna.17 Ventidue dei novanta miliardari coinvolti nel settore farmaceutico e sanitario sono cittadini statunitensi. Almeno 50 milioni di dollari18 vengono spesi dall’industria farmaceutica e sanitaria per fare lobby ogni anno nell’Unione Europea, dove risiedono venti dei novanta miliardari che hanno fatto la loro fortuna in questi ambiti e che insieme hanno visto nell’ultimo anno un aumento della loro ricchezza di 28 miliardi di euro. Mentre milioni vengono spesi nel fare lobby dalle imprese farmaceutiche e sanitarie e miliardi vengono accumulati da individui coinvolti nel business di queste aziende, una crisi sanitaria è dilagata nell’A14 Cf. United States Census Bureau, Income and poverty in the United States – 2013, reperibile all’indirizzo www.census.gov/content/dam/Census/library/publications/2014/ demo/p60-249.pdf. 15 Cf. Fondo monetario internazionale, Quantifying Structural Subsidy Values for Systematically Important Financial Institutions, 2012. I valori dei sussidi calcolati in dollari americani per periodi dell’anno da Bloomberg sono reperibili sul sito web www.bloombergview.com. 16 Dati tratti dal Center for Responsive Politics, reperibili all’indirizzo www.opensecrets.org/lobby/indus.php?id=H& year=2013. 17 Dati tratti dal Center for Responsive Politics, reperibili all’indirizzo www.opensecrets.org/industries/indus.php? ind=H. 18 Cf. Corporate Europe Observatory, Divide and Conquer: A look behind the scenes of the EU pharmaceutical industry lobby, 2012, disponibile sul sito web corporateeurope.org. Poiché la registrazione al Registro per la trasparenza è volontaria molte ditte farmaceutiche scelgono di non dichiarare le loro spese. Se registrate opportunamente, le spese in attività di lobby sopportate da queste industrie potrebbero risultare ben più alte dei 91 milioni di euro all’anno.
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frica occidentale. Il virus Ebola ha minacciato nel 2014, e continua a minacciare, la vita di milioni di persone in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Le imprese hanno risposto positivamente alla crisi provocata da Ebola: alcune ditte farmaceutiche stanno investendo in ricerca per trovare il vaccino, il cui costo non è ancora conosciuto. Le tre principali aziende farmaceutiche,19 che sono membri dell’International Federation of Pharmaceutical Manufactureres & Associations (IFPMA) e che hanno dato il più ampio contributo allo sforzo per i soccorsi, hanno donato complessivamente più di 3 milioni di dollari in liquido contante e in prodotti sanitari.20 Tuttavia la quantità di soldi spesi per Ebola e altre attività che hanno un più ampio beneficio per i bisogni della collettività devono essere inquadrati nel contesto delle spese effettuate per attività di lobby volte a tutelare i propri interessi. Nel 2013, soltanto negli Stati Uniti, queste tre aziende insieme hanno speso più di 18 milioni di dollari in attività di lobby. Per dare una visione dei fondi da destinare per la crisi dell’Ebola, la Banca Mondiale stima che i costi economici per la Guinea, Liberia e Sierra Leone sono stati di 356 milioni di dollari nel 2014 e ulteriori 815 milioni di dollari serviranno nel 2015 se l’epidemia non viene contenuta in tempi rapidi.21 L’incremento maggiore registrato in termini di ricchezza tra il 2013 e il 2014 da un unico miliardario coinvolto nel settore farmaceutico potrebbe coprire, ben tre volte tanto, il costo complessivo di 1,17 miliardi di dollari stimato per il 2014-2015. Stefano Pessina22 ha visto aumentare la sua ricchezza netta di 4 miliardi di dollari, da 6,4 miliardi a 10,4 miliardi in un solo anno; il più ampio incremento di ricchezza individuale tra tutti i miliardari presenti nella «lista» con interessi nei settori farmaceutico e sanitario.
4.
Le più fruttuose attività di lobby riguardano il bilancio e il fisco
I miliardi spesi dalle imprese per fare lobby, così da avere accesso diretto ai legislatori a Washington e Bruxelles, sono considerati un investi19 I tre più grandi donatori in denaro e beni sono GSK, Johnson & Johnson e Novartis, tutti membri di IFPMA. 20 Cf. www.ifpma.org/global-health/ebola-outbreak/ebola-capacity-building.html. 21 Cf. Banca Mondiale, The Economic Impact of the 2014 Ebola Epidemic, World Bank Group, 2.12.2014; rapporto reperibile sul sito web openknowledge.worldbank.org. 22 Cf. www.forbes.com/profile/stefano-pessina.
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Tabella 3: Numero di casi di lobby registrati negli Stati Uniti nel 2013 per ciascun tema (Fonte: Center for Responsive Politics). Tema
Numero di clienti
Budget federale e stanziamenti Fisco Sanità Trasporti Difesa Energia e nucleare
3219 1951 1898 1371 1297 1238
mento. L’aspettativa è che questi miliardi contribuiscano a politiche volte a creare margini di profitto più favorevoli per il business aziendale, così che il costo sostenuto per fare lobby sia più che compensato. Negli Stati Uniti, le questioni su cui si registra una maggiore attività di lobby sono il bilancio federale, gli stanziamenti e le tasse.23 Si tratta di risorse del pubblico, che le imprese vogliono influenzare per averne dei benefici, avvalendosi di ingenti risorse proprie. Fare lobby su questioni fiscali può essere particolarmente pericoloso per la tutela del pubblico interesse, in quanto una riduzione del carico fiscale sulle imprese determina meno fondi per i servizi pubblici essenziali.
5.
L’aumento della disuguaglianza non è inevitabile
A ottobre 2014 Oxfam ha lanciato il rapporto Partire a pari merito, chiedendo ai governi, alle istituzioni, alle grandi imprese di affrontare il tema della disuguaglianza. Con questo briefing s’intende evidenziare ulteriormente il fatto che è necessario dare vita a un sistema economico e politico più giusto, che vada a beneficio di ogni singolo cittadino. Oxfam rivolge un appello ai leader mondiali, tra cui coloro riuniti quest’anno al World Economic Forum di Davos, affinché rimuovano i fattori che causano oggi questa spirale di crescente disuguaglianza e attuino politiche di redistribuzione della ricchezza e del potere che tolgano ai pochi per dare ai molti. 23 Dati
tratti dal Center for Responsive Politics, reperibili all’indirizzo www.opensecrets.org/lobby/top.php?indexType =u&showYear=2014.
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1. Indurre i governi a lavorare per i cittadini e contrastare la disuguaglianza estrema
Gli impegni specifici devono comprendere: accordo su un obiettivo post-2015 per l’eliminazione della disuguaglianza estrema entro il 2030; commissioni nazionali sulla disuguaglianza; trasparenza sulle attività di lobby; libertà di espressione e di stampa. 2. Promuovere la parità economica delle donne e i loro diritti
Gli impegni specifici devono comprendere: compensazioni per il lavoro di cura non retribuito; fine del divario salariale di genere; pari diritti ereditari e di proprietà terriera; raccolta di dati per valutare l’impatto delle politiche economiche sulle donne e le bambine. 3. Pagare ai lavoratori un salario dignitoso e colmare il divario con gli stipendi dei manager
Gli impegni specifici devono comprendere: passaggio dai salari minimi a salari dignitosi; obiettivo di una proporzione retributiva 20:1; trasparenza sulle proporzioni retributive; tutela dei diritti di associazione e di sciopero dei lavoratori. 4. Dividere equamente il carico fiscale per dare pari opportunità a tutti
Gli impegni specifici devono comprendere: riduzione del carico fiscale sulla forza lavoro e i consumatori e suo trasferimento sulla ricchezza, il capitale e il reddito da essi derivante; trasparenza sugli incentivi fiscali; tassa sulla ricchezza nazionale e analisi di fattibilità di una tassa sulla ricchezza globale. 5. Eliminare le scappatoie fiscali internazionali e colmare le lacune della governance fiscale
Gli impegni specifici devono comprendere: un processo di riforma al quale i paesi in via di sviluppo partecipino su un piano di parità, e un nuovo ente di governance globale in materia fiscale; rendicontazione pubblica paese per paese; pubblici registri delle beneficial ownership, ovvero dei proprietari ultimi delle imprese; scambio multilaterale automatico di informazioni fiscali, anche con i paesi in via di sviluppo che non possono contraccambiare; eliminare il ricorso a paradisi fiscali anche per mezzo di una
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lista nera e sanzioni; far pagare le imprese in base alla loro reale attività economica. 6. Arrivare alla totalità dei servizi pubblici gratuiti entro il 2020
Gli impegni specifici devono comprendere: eliminazione dei ticket per servizi pubblici essenziali e per persone con scarso reddito; rispetto degli impegni di spesa da parte dei governi; priorità di investimento per servizi pubblici di qualità; esclusione dei servizi pubblici e dei medicinali dagli accordi commerciali e di investimento. 7. Cambiare il sistema globale di ricerca e sviluppo e del costo dei medicinali affinché tutti abbiano prodotti validi a prezzi accessibili
Gli impegni specifici devono comprendere: un nuovo trattato globale sulla ricerca e sviluppo; maggiori investimenti in medicinali, ivi compresi i generici a minor costo; esclusione dagli accordi commerciali delle normative sulla proprietà intellettuale. 8. Istituire una base minima di tutela sociale universale
Gli impegni specifici devono comprendere: servizi universali di assistenza ai bambini e agli anziani; reddito base garantito tramite assegni familiari, indennità di disoccupazione e pensioni. 9. Destinare i finanziamenti per lo sviluppo alla riduzione della disuguaglianza e della povertà e rafforzare il patto tra cittadini e governi
Gli impegni specifici devono comprendere: maggiori investimenti da donatori in servizi pubblici gratuiti e mobilitazione delle risorse interne; valutazione dell’efficacia dei programmi in termini di sostegno ai cittadini nella lotta alla disuguaglianza e nella promozione della partecipazione democratica. L’intera lista delle raccomandazioni Oxfam a governi, istituzioni e imprese è contenuta nel rapporto Partire a pari merito, pubblicato a ottobre 2014.24 Gennaio 2015. 24 Cf. E. Seery, A. Arandar, Partire a pari merito. Eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema, 2014, disponibile sul sito web www.oxfamitalia.org.
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