FONDI COMUNI, HEDGE FUNDS, FONDI PENSIONE Lucidi di Marco Di Antonio Università di Genova
GLI OICR • Il TUIF (art. 1) definisce il fondo comune come: “il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti, gestito in monte”
LE CARATTERISTICHE DEI FONDI COMUNI • La gestione avviene su base collettiva per conto dell’investitore (e quindi a suo rischio) • Il patrimonio è privo di personalità giuridica e suddiviso in quote • Il patrimonio è autonomo a quello della società di gestione e a quello dei partecipanti • La gestione è affidata a una società specializzata (SGR) che può svolgere solo la gestione individuale e collettiva • Il rapporto tra risparmiatori e società di gestione è regolato dalle norme di legge e dal regolamento del fondo • L’informazione all’investitore è assicurata sia nella fase che precede l’investimento (prospetto informativo) sia nel corso dell’attività di gestione • I fondi hanno la piena titolarità delle azioni possedute e possono esercitare i diritti di voto relativi
IL REGOLAMENTO DEL FONDO Indica, tra le altre cose: - la società promotrice; - il gestore; - la banca depositaria; - le modalità di sottoscrizione e rimborso delle quote; - le tipologie di valori in cui investe il fondo; - le provvigioni; - le modalità di pubblicità del valore delle quote; - il benchmark; - la composizione del fondo e la categoria cui appartiene
I SOGGETTI • SGR promuove e gestisce il fondo; garantisce la sua gestione professionale • FONDO (OICVM) garantisce la diversificazione • BANCA DEPOSITARIA garantisce la custodia degli strumenti finanziari e delle disponibilità liquide che costituiscono il fondo e l’esecuzione delle operazione; svolge funzioni di verifica e controllo su una serie di atti della società
LE CARATTERISTICHE DEI FONDI COMUNI (II) • GESTIONE: – Asset allocation strategica – Asset allocation tattica – Stock picking
• COSTI – – – – –
Commissioni di ingresso e di uscita/rimborso Commissioni di gestione Commissioni di performance Costi di transazione e amministrazione Oneri fiscali (imposta sul capital gain)
• PERFORMANCE – tenere conto del rischio (indice di Sharpe) – tenere conto del timing dei flussi (indici time weighted) – tenere conto del benchmark
IL VALORE DELLA QUOTA (NAV): esempio Giorno 1: 50 azioni Fiat a 1 euro + 25 azioni Enel a 2 euro, 10 quote NAV ( 50 x 1 + 25 x 2 ) / 10 = 10 a) Ipotesi 1: Giorno 2 crescita Fiat del 10 % NAV ( 50 x 1,1 + 25 x 2 ) / 10 = (55 + 50) / 10 = 105 /10 = 10,5 + 5% b) Ipotesi 2: sottoscrizione di 1 quota al giorno 1: Prezzo = 10 Investimento in liquidità (depositi bancari) NAV post acquisto ( 50 x 1 + 25 x 2 + 10 ) / 11 = (110 / 11) = 10
NORMATIVA COMUNITARIA • La direttiva 2001/107/CE, modificando la precedente direttiva del 1985, ha introdotto regole coordinate in tema di accesso al mercato e condizioni di esercizio dell’attività di gestione, nonché disposizioni prudenziali che devono essere rispettate dall’intermediario cui è affidata la gestione degli OICVM. • La SGR (o SICAV) è così equiparata agli altri operatori del settore dei servizi finanziari (II direttiva banche, III direttiva assicurazioni vita e direttiva sui servizi di investimento), con il riconoscimento della possibilità di esercitare le attività cui è abilitata in tutti i Paesi dell’UE, mediante la costituzione di succursali o in regime di libera prestazione dei servizi. • Alle SGR comunitarie, oltre all’attività di gestione collettiva, sono consentite per legge le attività di gestione individuale, la consulenza in materia di investimenti in strumenti finanziari, il servizio di custodia e amministrazione delle quote degli OICVM gestiti, attività accessorie: il gestore diventa un’impresa finanziaria polifunzionale
FONDI E SICAV ARMONIZZATI • Sono organismi costituiti nei Paesi dell’UE che investono prevalentemente in strumenti finanziari quotati e che seguono regole e criteri comuni, previsti a livello comunitario (direttiva 85/611/CE) e recepiti nelle legislazioni nazionali, volti a tutelare gli interessi dei risparmiatori attraverso una limitazione dei rischi assumibili e la predisposizione di una serie di controlli
FONDI E SICAV ARMONIZZATI (II) Essi non possono investire: - più del 10% del patrimonio in strumenti finanziari di un singolo emittente - più del 10% del patrimonio in altri OICR e prodotti derivati - più del 10% del patrimonio in titoli non quotati nei mercati regolamentati - più del valore netto del fondo in strumenti derivati per la copertura dei rischi - più del 5% del valore nominale complessivo di tutte le azioni con diritto di voto in azioni con diritto di voto di una singola società - In beni ceduti da soci, amministratori, direttori generali o sindaci della SGR o di società del gruppo limite comune agli OICR non armonizzati)
LE CATEGORIE DI FONDI AZIONARI
> 70% azioni
OBBLIGAZIONARI 0 azioni; 70-80% obbligazioni BLANCIATI
DI LIQUIDITA’
% azioni variabile es. bilanciati azionari: 50-90; bilanciati obbligazionari: 10-50 0 azioni
FLESSIBILI
come da regolamento
LE SICAV • Il TUIF (art. 1) definisce la SICAV come: “la società per azioni a capitale variabile con sede legale e direzione generale in Italia avente per oggetto esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l’offerta al pubblico delle proprie azioni” • Introdotte in Italia con il D.Lgs. 84/1992 • Sono SPA con un oggetto sociale esclusivo rappresentato dall’investimento collettivo del patrimonio raccolto presso il pubblico mediante l’emissione di proprie azioni • Gestiscono quindi il proprio patrimonio e non un’entità distinta come nel caso dei fondi comuni • La partecipazione prevede l’acquisto di azioni anziché di quote; il risparmiatore può intervenire sulle politiche di investimento e sulla gestione attraverso il diritto di voto. • Per evitare però la confusione di ruoli tra gestore e investitore-azionista, la legge dispone che la gestione dei mezzi raccolti debba essere affidata agli organi amministrativi della società o delegata a una SGR. • Il capitale sociale della Sicav non è fisso, ma varia in base alle nuove sottoscrizioni e alle richieste di rimborso
I MONEY MARKET FUND USA •
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Fondi comuni di tipo aperto le cui disponibilità sono investite in strumenti di mercato monetario (commercial papers, titoli di stato, accettazioni bancarie, certificati di deposito, ecc.) I partecipanti possono prelevare dal fondo con assegni o disposizioni inviate via telefono Le quote non sono assicurate dal governo federale Le variazioni del valore del patrimonio netto, calcolate ogni giorno, non si riflettono sul valore della quota, ma sul loro numero (le nuove quote sono assegnate ai partecipanti in proporzione a quelle possedute il giorno prima). Principio “Do not break the buck” obiettivo di mantenimento di NAV il più stabile possibile e comunque mai inferiore a 1 dollaro (questa è la soglia da non sfondare, il buck). Anche nella crisi qusto non è quasi mai successo e quando rischiava di accadere la società di gestione interveniva con il proprio patrimonio Maturity (scadenza media degli investimenti detenuti) non > 60 gg (ai sensi dell’Investment Company Act del 1930 emesso dalla SEC). Scadenza max: 13 mesi.
I FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO CHIUSI • Fondi nei quali il diritto al rimborso delle quote viene riconosciuto ai partecipanti sol a scadenze predeterminate; per tutta la durata dell’investimento il numero di quote in circolazione rimane fisso • Il patrimonio è in genere investito in strumenti finanziari anche non quotati (per una % pari ad almeno il 10%), in beni immobili, in diritti reali immobiliari, in azioni di società immobiliari, in depositi bancari e alti beni per i quali esista un mercato e il valore dei quali sia determinato con certezza con una periodicità almeno semestrale. • Se la società di gestione intende aumentare il volume della massa gestita, dovrà deliberare il collocamento di nuove quote secondo una procedura molto simile a quella prevista per gli aumenti di capitale delle SPA. • Non essendo prontamente rimborsabili, le quote dei fondi chiusi sono quotate e negoziate sul mercato di Borsa • In molti casi i fondi chiusi investono in azioni, non quotate, di PMI
I FONDI DI FONDI • Investono il patrimonio in quote di altri fondi armonizzati; possono investire anche in quote di altri OICR armonizzati collegati, ossia gestiti dalla medesima SGR,a condizione che ciò sia previsto dal regolamento; nel caso di quote di OICR collegati non armonizzati, è previsto un limite del 30% del patrimonio • Sono simili alle gestioni patrimoniali in fondi, ma con un duplice vantaggio per il sottoscrittore: - un regolamento Bankit impone l’obbligo di eliminare la duplice commissione (per la propria gestione e per quella degli OICR nei quali si investe) - la loro gestione è più trasparente in quanto il valore della quota è pubblicato sulla stampa specializzata
GLI ETF • • • • • •
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Introdotti in Italia nel luglio 2002 Rappresentano una forma particolare di fondo comune aperto di tipo indicizzato, ossia a gestione passiva Il loro obiettivo è replicare esattamente il benchmark di mercato (indice di mercato), investendo il patrimonio nei titoli che compongono tale indice. Forniscono al sottoscrittore vantaggi in termini di commissioni, in quanto l’intervento dell’asset manager è ridotto al minimo, la rotazione del portafoglio è molto bassa, le grandi dimensioni del patrimonio consentono economie di scala Si distinguono dai normali FCI per il fatto di essere negoziati in Borsa, in maniera analoga a un titolo azionario (non prevedono quindi la facoltà, per il sottoscrittore, di ottenere il riscatto della quota) In fase di lancio, la SGR suddivide il patrimonio in poche quote di elevato importo (creation shares) che sono riservate, in fase di emissione, a intermediari qualificati; successivamente questi le suddividono in quote di valore inferiore e le cedono alla clientela retail, tramite loro quotazione e negoziazione su un mercato secondario regolamentato. Su tale mercato, gli intermediari collocatori assumono il ruolo di market makers o specialisti; dal settembre 2002 la Borsa Italiana quota gli ETF in un apposito segmento dell’ MTA (MTF), chiedendo a tal fine la presenza di almeno un operatore specialista che si impegni a garantire la liquidità degli ETF quotati.
ETF (2) • •
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Recentemente sono stati introdotti prodotti complessi la cui attività contempla l’uso di strumenti derivati o l’investimento in titoli diversi da quelli inclusi nell’indice di riferimento. Gli ETF possono replicare gli indici di riferimento sia acquistando direttamente i titoli in essi compresi (ETF physically based o a replica fisica) sia acquistando un paniere di strumenti finanziari diversi da quelli contenuti nell’indice attraverso contratti di total return swap (stipulati di norma con una banca di investimento appartenente allo stesso gruppo; ETF swap based o a replica sintetica). Gli ETF swap based possono essere a loro volta funded o unfunded. Quelli del primo tipo non detengono portafogli di proprietà, ma cedono il risparmio raccolto a un ente esterno (o swapper) in cambio del rendimento del benchmark. Gli ETF unfunded detengono invece strumenti finanziari di proprietà, il cui rendimento è scambiato con quello del benchmark attraverso contratti finanziari stipulati con lo swapper.
HEDGE FUNDS (FONDI SPECULATIVI) • Fondi non armonizzati, che godono di ampia libertà di gestione • Caratterizzati da elevata propensione al rischio, bassa regolamentazione ed elevato investimento minimo richiesto • Possono investire senza limiti in strumenti derivati; ricorrere all’indebitamento (leva finanziaria); concentrare gli investimenti • Non sono soggetti a obblighi informativi, di pubblicità del rendiconto di gestione e della relazione semestrale; possono regolare liberamente le modalità di sottoscrizione e rimborso • Essendo caratterizzati da alto rischio, non possono essere oggetto di sollecitazione al pubblico risparmio, devono avere un numero massimo di partecipanti (100) e un richiedono un elevato investimento minimo (500.000 euro) • Possono speculare al ribasso, vendendo titoli acquisiti a prestito e rimborsandoli in futuro tramite loro riacquisto sul mercato ai p più bassi
FONDI DI FONDI HEDGE • Investono in quote di diversi hedge funds, selezionando opportunamente i gestori • Garantiscono una maggiore diversificazione del rischio • A causa della maggiore diversificazione, sono strumenti finanziari più adatti anche ad investitori medi; è inoltre più semplice liquidare le quote • Hanno lo svantaggio della duplicazione dei costi (commissioni) • L’investimento minimo in Italia è di 50.000 euro
IL WELFARE STATE • FINALITA’ ASSISTENZIALE prestazioni in denaro e natura per sostenere soggetti che non dispongono di redditi sufficienti /sussidi di disoccupazione, pensione sociale) • FINALITA’ ASSICURATIVA si proteggono gli assicurati e i loro familiari dai rischi di premorienza e invalidità • FINALITA’ PREVIDENZIALE al termine dell’attività lavorativa, si erogano benefici pensionistici sostitutivi del reddito
I TRE PILASTRI PREVIDENZIALI • PREVIDENZA OBBLIGATORIA PUBBLICA • PREVIDENZA COMPLEMENTARE COLLETTIVA • PREVIDENZA COMPLEMENTARE INDIVIDUALE
LA PREVIDENZA OBBLIGATORIA PUBBLICA • Finanziata da contributi pagati da lavoratori e datori di lavoro e proporzionali alla retribuzione • Gestita da enti di previdenza statali e casse professionali (es. INPS per settore privato, INPDAP per quello pubblico, ENPALS per lavoratori dello spettacolo, ENASARCO per agenti di commercio, ENPAM per medici…) • E’ passata dalle regole della ripartizione a del metodo retributivo a quelle della capitalizzazione e del metodo contributivo (l’indice di dipendenza strutturale degli anziani, cioè l’incidenza degli ultrasessantacinquenni sulla popolazione attiva 20-64 anni, passa dal 20% del 2000 al previsto 70% nel 2050 (OCSE) )
METODI RETRIBUTIVO E CONTRIBUTIVO - Retributivo pensione basata sulle ultime retribuzioni; non considera né i contributi versati né la speranza media di vita del soggetto al momento del pensionamento; a parità di ultimo stipendio, la pensione è la stessa per chi andava in pensione a 50 o 60 o 70 anni - Contributivo introdotto dalla Riforma DINI (legge 335/1995), con decorrenza dal 1996; la pensione è calcolata come sommatoria dei contributi effettivamente pagati durante tutto l’arco della vita lavorativa, moltiplicati per un fattore di capitalizzazione e per un coefficiente di trasformazione che tiene conto della speranza di vita media del soggetto al momento della cessazione dell’attività lavorativa
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE - Collettiva risponde agli interessi di determinate categorie di lavoratori; fondi pensione aziendali - Individuale soddisfa le esigenze previdenziali dei singoli in modo più personalizzato; es. polizze assicurative • Opera secondo il meccanismo della capitalizzazione • Prevede diverse forme: – a prestazione definita si stabilisce la prestazione dovuta al termine dell’attività lavorativa, mentre l’importo dei contributi da versare per garantire tale prestazione potrà variare in base ai risultati degli investimenti effettuati – fondi a contribuzione definita sono prefissati i contributi da versare, mentre l’importo della prestazione da ricevere al momento del pensionamento dipenderà dall’andamento della gestione finanziaria
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE: incidenza nel sistema (risorse gestite da fondi pensione/PIL) Paesi
2002
2007
Italia Francia (minimo)
2,3 1,3 (2002)
3,3 1,1
Germania UK
3,5 59,2
4,1 86,1
USA Giappone Olanda (massimo) Danimarca
63,3 17,1 85,5 26,0
74,3 20,0 132,2 32,4
Spagna
5,7
7,5
Irlanda
34,5
46,6
LA RIFORMA DEI FONDI PENSIONE •
Il D.Lgs. 124/1993 ha disciplinato la materia dei trattamenti pensionistici complementari (secondo pilastro) • Per i lavoratori dipendenti, possono essere istituiti solo fondi a contribuzione definita. • La gestione delle risorse raccolte deve avvenire: a) sulla base di convenzioni con imprese assicurative, SGR, banche ed enti gestori di forme di previdenza obbligatoria b) tramite sottoscrizione e acquisizione di azioni, quote di società immobiliari, quote di fondi mobiliari e immobiliari chiusi Il processo di selezione dei gestori va condotto secondo le regole emanate dalla Covip I fondi non possono contrarre o concedere prestiti Sono previste 2 tipologie di fondi: Fondi pensione chiusi di categoria (“negoziali”) avviati dalla contrattazione collettiva o da accordi aziendali Fondi aperti, rivolti a lavoratori autonomi e professionisti
LA RIFORMA DEL TFR E LA PREVIDENZA INTEGRATIVA • Dall’ 1/1/2006 è entrato in vigore il D.lgs 252/2005 che prevede la riforma della previdenza complementare, che individua il soggetto a cui verrà devoluto il TFR • Il TFR è un prestito obbligatorio dei lavoratori alle imprese che si determina accantonando per ciascun anno di lavoro una quota pari al 6,91% della retribuzione lorda • Gli importi accantonati sono rivalutati, al 31-12 di ogni anno, applicando un tasso dell’ 1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo ISTAT
LA RIFORMA DEL TFR E LA PREVIDENZA INTEGRATIVA (2) • Dall’ 1/1/07 al 30/6/07 quasi 11 milioni di lavoratori del settore privato hanno deciso dove trasferire la quota annua del TFR futuro. • Quello maturato fino alla data di esercizio dell’opzione resta accantonato presso il datore di lavoro e sarà liquidato alla fine del rapporto di lavoro • La scelta è avvenuta con modalità esplicite o tacite
LA SCELTA ESPLICITA • Attraverso una dichiarazione scritta indirizzata al proprio datore di lavoro, il lavoratore ha scelto di destinare il TFR futuro a una forma pensionistica complementare: fondi pensione chiusi negoziali, i fondi pensione aperti, i piani pensionistici individuali o PIP oppure mantenere il TFR futuro presso il datore di lavoro • In quest’ultima ipotesi, nel caso di aziende con più di 50 dipendenti, l’intero TFR è trasferito dal datore di lavoro al Fondo apposito gestito, per conto dello Stato, dall’INPS • Nel caso di aziende con meno di 50 dipendenti (99,5% del totale) il fondo resterà in azienda
LA SCELTA IMPLICITA • Se il lavoratore non fornisce alcuna indicazione,(silenzioassenso), il datore di lavoro dovrà automaticamente trasferirlo alla forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali (fondi negoziali) o ad altra forma collettiva individuata con un diverso accordo aziendale, se previsto. • In caso di conferimento tacito, l’investimento avviene nella linea a contenuto più prudenziale, in modo da garantire la restituzione del capitale e rendimenti comparabili al tasso di rivalutazione del TFR, con commissioni di gestione più basse rispetto ad altri piani finanziari • Gli investimenti in forma pensionistiche integrative prevedono una deducibilità dei versamenti e una aliquota di tassazione più bassa di quella delle rendite finanziarie (11% contro 12,5%)
LE FORME DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE • Fondi pensione negoziali • Fondi pensione preesistenti rispetto alla normativa del 1993 • Fondi pensione aperti ad adesione collettiva o individuale • Piani individuali pensionistici (di carattere assicurativo)
I FONDI PENSIONE NEGOZIALI O CHIUSI • I fondi negoziali nascono da contratti o accordi collettivi o regolamenti aziendali (tipicamente accordi tra sindacati e associazioni di imprenditori) fondi di categoria • Rappresentano associazioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica la cui finalità è gestire le risorse destinate dai lavoratori alla costituzione di una pensione • Nella fase di accumulazione il CDA conferisce le risorse in gestione a intermediari finanziari specializzati (SGR, SIM; compagnie di assicurazione, banche), definendo la politica di investimento • Ogni lavoratore sceglie la linea di investimento (se fondo è monocomparto) o il comparto (se è pluricomparto) più confacente alle proprie caratteristiche • Nella fase di erogazione il CDA conferisce le risorse a una compagnia di assicurazione definendo i coefficienti di conversione dei contributi in rendita, le tipologie di rendita, le eventuali opzioni aggiuntive (reversibilità, differimento) • Registrano il numero più alto di aderenti (in alcuni settori, l 90% dei lavoratori potenziali aderenti)
Fase di accumulo
- Contributi - Rendimenti
Adesione
- Trasferimento da altre forme
Fase di erogazione
- Anticipazioni - Riscatti parziali o totali - Trasferimento verso altre forme
Pensio namento
Montante Pensione
I FONDI PENSIONE APERTI • I fondi aperti sono costituiti da banche, SGR, SIM, compagnie di assicurazione, che costituiscono un patrimonio separato ed autonomo finalizzato esclusivamente all’erogazione delle prestazioni previdenziali • Sono privi di soggettività giuridica (la struttura è interna al soggetto istitutore) • Hanno una matrice individuale: ogni lavoratore definisce le sue scelte in tema di contribuzione, investimento e prestazione in modo indipendente rispetto alla categoria o all’azienda cui appartiene (fondi aperti ad adesione individuale) • Possono anche essere scelti di comune accordo tra sindacati e datori di lavoro quando non è conveniente istituire un fondo negoziale fondi aperti ad adesione collettiva)
PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTICI (PIP) • Sono istituiti esclusivamente da imprese assicurative attraverso la stipula di contratti di Ramo I (polizze tradizionali con prestazioni rivalutabili collegate a gestioni separate) o di Ramo III (unit-linked collegate a fondi interni alla compagnia o a fondi comuni di investimento) • Il piano costituisce un patrimonio separato all’interno della compagnia • Il Responsabile del Piano (dipendente della compagnia) si occupa della salvaguardia degli interessi dei lavoratori attraverso il controllo di coerenza tra la politica di gestione della compagnia e quanto dichiarato nel Regolamento del pano al momento della costituzione
PROSPETTIVE E PREVISIONI • Decollo (finalmente !) della previdenza complementare e dei fondi pensione (anche per il regime fiscale di favore e la crescente consapevolezza sul minor livello e sulle incertezze legate all’entità delle pensioni future) • Le maggiori opportunità di sviluppo si concentrano nei fondi chiusi negoziali, e nei fondi pensione aperti cui aderiscono i datori di lavoro, in quanti altrimenti il lavoratore non potrà avere accesso ai contributi del datore di lavoro stesso • Si stima che i fondi chiusi negoziali beneficeranno della quota di mercato più elevata (70% ?), grazie alla presenza dei sindacati e ai più bassi costi di gestione