Esperienze e Procedimenti Terapeutici __________________________________ Psicologia Psicoterapia e Salute, 2001, Vol. 7, No. 2, 291-303.
Prevenzione primaria: un’esperienza concreta con i genitori Mario A.Procacci Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica, IFREP
Premessa introduttiva Gli interventi di prevenzione primaria con i genitori specie nei primi anni di vita dei figli sono di sostanziale importanza. Infatti intervenire in questo periodo permette precocemente di evidenziare forme relazionali che non favoriscono lo sviluppo armonico del bambino e sono potenziale fonte di disagio. In particolare nei primi tre anni di esperienza genitoriale, specie in occasione del primo figlio, la coppia di genitori si trova a vivere il mutarsi di molte condizioni personali e interpersonali che riguardano aspetti psicologici e sociali. Si pensi all’ampliamento del nucleo familiare e al rapporto con le altre componenti generazionali della famiglia allargata (nonni, zii, ecc); si pensi al divenire “mamma” e non solo più “moglie”, e al divenire “papà” e non solo più “marito”. Queste sono mutazioni spesso accompagnate da disagio e, purtroppo, anche da “solitudine”, che a volte va ad incrinare l’equilibrio familiare con conseguenze negative sullo sviluppo del bambino. Nella pubblicistica del settore viene ormai ampliamente riconosciuto che l’intervento con i genitori ha un effetto positivo, anche se indiretto, sul benessere e sullo sviluppo dei figlio. Offrire ai genitori occasioni di scambio, di confronto e di sostegno, fornire loro le opportune informazioni, accogliere le loro esperienze, li favorisce nell’utilizzazione consapevolmente delle proprie risorse e del loro potere di risolvere le situazioni di disagio. Verso tale direzione si rilevano numerose metodologie di intervento, tra cui personalmente prendo a riferimento prevalentemente quella di P. Milani (1993) e R. Mastromarino (1993). In questo genere di interventi il riferimento alla teoria dell’Analisi Transazionale mi è sembrato molto efficace, soprattutto per facilitare la consapevolezza dei genitori sulle modalità relazionali che mantengono con i propri figli. In particolare si è rilevato efficace l’utilizzo dei concetti di “carezze”, di “permessi”, di “ingiunzione” e di “controingiunzione” nella descrizione delle diverse modalità attraverso cui avviene la trasmissione dei messaggi dai genitori ai figli. Con questo articolo intendo contribuire alla diffusione di interventi di prevenzione primaria con i genitori all’interno di Servizi rivolti alla prima infanzia ed offrire una modalità operativa ai colleghi che lavorano come me in questo settore. Inoltre è per me significativo offrire una testimonianza dell’utilizzo dell’AT in questo settore applicativo. Descrizione dell’intervento e contesto di applicazione Il progetto qui presentato consiste nella proposta di sei incontri con i genitori di bambini e bambine con età compresa da 18 a 36 mesi: tre incontri chiamati “di orientamento”, svolti con le coppie di genitori e tre
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incontri detti “di gioco” realizzati con il coinvolgimento dell’intera famiglia. Negli incontri di orientamento i genitori vengono sollecitati a “mettersi in gioco” nell’affrontare specifiche tematiche attinenti alla genitorialità proposte dal conduttore. Negli incontri di gioco i genitori e i bambini sono invitati a giocare tra loro, anche attraverso gli stimoli offerti da animatori, particolarmente preparati. I destinatari di questi interventi sono i genitori i cui figli frequentano un asilo nido a tempo parziale (max 5 ore di frequenza giornaliere), che viene gestito da un’Associazione nel territorio della IX Circoscrizione del Comune di Roma. Il progetto qui presentato esula da altri interventi rivolte ai genitori, che sono finalizzati prevalentemente all’adattamento del bambino nel nido o alla realizzazione della programmazione educativa, come: colloqui individuali, riunioni con i genitori, verifica dei “lavori” svolti dai bambini, ecc. Gli operatori del nido (educatrici, coordinatrice, laboratoristi) seguono un progetto educativo che prevede un atteggiamento interpersonale caratterizzato da empatia, cordialità e disponibilità sia verso i bambini che verso i genitori. Questo atteggiamento interpersonale ha come obiettivo quello di creare con i genitori un clima socioemotivo che faciliti lo scambio di opinioni ed il confronto, e la ricerca di sostegno di fronte alle difficoltà relative alla genitorialità. Questo atteggiamento di fondo nelle relazioni interpersonali crea un buon livello di alleanza e persegue l’intento di sollecitare nei genitori fiducia nei confronti degli operatori e dell’Associazione stessa, e stimolare la loro partecipazione alle attività da noi proposte, tra cui anche quelle descritte nel presente elaborato. Struttura dell’intervento proposto Gli incontri vengono svolti uno al mese secondo la seguente sequenza: 1. Incontro di orientamento: “Mi allontano o non mi allontano da mamma e papa” 2. Incontro di gioco: “Giochiamo con la musica” 3. Incontro di orientamento: “Come comunicare con i figli” 4. Incontro di gioco: “Manipolando si impara” 5. Incontro di gioco: “Raccontiamoci una fiaba” 6. Incontro di orientamento: “ Come gestire i conflitti con i figli” In questo elaborato descriverò nel dettaglio il programma seguito negli incontri di orientamento, mentre darò una illustrazione sintetica degli incontri di gioco. Finalità generali del progetto Il progetto intende orientare i genitori verso l’assunzione di un atteggiamento educativo consapevole ed efficace, e far assumere una maggior consapevolezza rispetto ad aspetti significativi della relazione con i figli, quali: il processo di individuazione e di separazione dei bambini, la comunicazione efficace tra genitori e figli, e la gestione dei conflitti. Inoltre si vuole accrescere la dimensione ludica del rapporto tra genitore e figlio, in quando questa risponde ai bisogni evolutivi del bambino nella prima infanzia e rappresenta un significativo campo di esperienza interpersonale tra genitori e figli. Si intende così prevenire il disagio all’interno delle famiglie ed offrire ai genitori un contesto di contenimento e di confronto rispetto al loro “essere genitori”, affinché venga promosso il benessere del bambino ed il suo armonico sviluppo. Programma degli incontri In questo paragrafo, prima illustro sinteticamente gli incontri di gioco, poi offro una descrizione più dettagliata degli incontri di orientamento. Gli incontri di gioco
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In questi incontri gli animatori propongono alcune situazioni ludiche che coinvolgono i genitori e i loro figli. La musica, il racconto di fiabe e la manipolazione di materiali plastici diventano occasioni per il genitore e il bambino di stare insieme e giocare, di sentire l’altro disponibile e reciprocamente impegnato nel condividere. Il genitore viene chiamato a coinvolgersi direttamente e ad acquisire le necessarie tecniche che occorrono per farsi promotore di situazioni ludiche proprie dell’età del figlio. Gli animatori infatti invitano i genitori a farsi promotori di giochi diadici, di piccolo gruppo o di grande gruppo in maniera spontanea, ma offrono anche informazioni su come poter utilizzare la musica, il racconto di fiabe e la manipolazione di materiali naturali (farina, cacao, pasta, ecc) durante il tempo libero trascorso con i figli. Facendo questo il genitore diventa maggiormente consapevole delle proprie capacità creative e intuitive, “si mette in gioco” recuperando una dimensione ludica del rapporto con il proprio figlio. Secondo un linguaggio proprio della teoria dell’Analisi Transazionale, i genitori attraverso questi incontri hanno l’opportunità di attivare, a livello funzionale, il proprio Bambino Libero e di acquisire competenze Adulte da utilizzare nei momenti di gioco che condividono con i propri bambini. Durante gli incontri i genitori vengono anche sollecitati a riflettere sulle possibilità concrete che hanno di gestire il loro tempo al fine di proporre simili situazioni nella vita quotidiana, ricercando una diversa qualità del tempo trascorso con il proprio figlio. Gli incontri di orientamento Questi incontri, di tre ore ciascuno, sono stati condotti seguendo uno stesso iter. Si prevede infatti, una prima parte introduttiva nella quale viene trattato l’argomento nei suoi aspetti ritenuti più significativi e vengono ascoltate le opinioni e le convinzioni dei partecipanti; una seconda in cui il conduttore propone degli “stimoli” attraverso cui sollecitare il coinvolgimento diretto dei genitori. Primo incontro: “Mi allontano o non mi allontano da mamma e papa” Obiettivi Acquisire una consapevolezza maggiore delle difficoltà evolutive legate alla separazione del bambino dai propri genitori. Orientarsi a soddisfare i propri bisogni di adulto per essere di supporto al figlio, inviando i permessi necessari alla fase evolutiva in cui lui si trova. Stimolare l’acquisizione di una rappresentazione positiva di sé e del figlio, da utilizzare come risorsa nei momenti di difficoltà. Introduzione L’incontro viene appositamente svolto proprio durante il periodo dell’anno in cui è in atto il processo di adattamento dei bambini al nido. La separazione è un tema normalmente sentito dai partecipanti, poiché vissuto in prima persona. La parte introduttiva viene dedicata a: • illustrare l’intero ciclo degli incontri, proponendo le motivazioni del progetto; • collegare il tema trattato con il periodo di adattamento vissuto dai bambini e dai genitori; • verificare le opinioni dei genitori sul “comportamento di attaccamento” nelle situazioni di separazione, anche a quelle osservate durante l’adattamento al nido, per condividere quali sono le convinzioni e le esperienze personali al riguardo. Il conduttore stimola il confronto attraverso domande relative a: cosa fa, cosa sente e cosa pensa il bambino e il genitore nelle situazioni di separazione. Il conduttore ha il compito di mettere in evidenza tutti i concetti espressi che descrivono i comportamenti di attaccamento del bambino, i suoi bisogni e i modi più efficaci di rispondere ad essi, ma anche le diverse modalità attraverso cui i genitori rispondono a tali comportamenti. Nella discussione la diversità dei punti di vista o delle esperienze offre ricchezza al confronto. E’ importante accogliere i genitori nel caso che mettano in evidenza i propri sensi di colpa o alcuni comportamenti del figlio giudicati atipici o ritenuti non “normali”. La direzione del conduttore può essere orientata dal mettere a fuoco il concetto di “base sicura” di Bowlby.(1988); o quelli di “sfida” (intesa come permesso all’esplorazione) e “consenso” (inteso come
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sostegno offerto al bambino) che insieme rappresentano l’efficace atteggiamento che stimola lo sviluppo del bambino, anche nelle situazioni di separazione; Stimolo 1 Vengono letti insieme i “Permessi per pensare e per sentire” e i “Bisogni dei genitori e compiti verso di sé” tratti dal training per genitori proposto da R.Mastromarino (1993), relativi allo “Stadio della prima separazione” riferito alla fascia d’età 18 mesi – 3 anni. Compito del conduttore è quello di stimolare la discussione e la riflessione personale in base allo stimolo dato, focalizzando l’attenzione su quanto possano essere legati i bisogni dei bambino al prendersi cura di sé da parte del genitore. Stimolo 2 Viene distribuito un cartoncino di grandezza simile ad un biglietto da visita e viene data la consegna di scrivere nelle due facciate rispettivamente tre caratteristiche positive del proprio figlio o figlia e tre di sé stesso come genitore. Una volta terminata la consegna ognuno viene invitato a mettersi il cartoncino nel portafoglio e di “leggerlo” nei momenti di separazione o di conflitto, in cui è necessario far leva sulle proprie capacità genitoriali e sulle risorse del bambino. Lo stimolo viene terminato facendo un giro sulle riflessioni di ciascuno al riguardo. Normalmente si riscontrano maggiori difficoltà nello scrivere aspetti positivi di sé e del figlio rispetto a quelli negativi, e questo può essere un buon spunto di riflessione. E’ utile anche proporre una situazione tipica durante le quali è opportuno far leva sulla visualizzazione degli aspetti positivi di sé e del bambino. Conclusione dell’incontro E’ importante che alla fine dell’incontro venga fatto un sommario dei concetti significativi emersi e venga sottolineato il livello di partecipazione e coinvolgimento dei genitori. In particolare è importante che il conduttore metta in evidenza la necessità di mantenere da parte dei genitori un atteggiamento di supporto e di sostegno per sé stessi e per il bambino, attivando per questo il proprio Genitore Affettivo. Secondo incontro: “Come comunicare con i figli” Obiettivi Focalizzare l’attenzione sulla comunicazione come veicolo di trasmissione di aspetti relativi a sé, all’altro e al mondo.Aumentare le capacità di ascolto. Acquisire abilità nella formulazione dei riconoscimenti. Introduzione Per introdurre l’argomento della comunicazione si richiama l’esperienza precedente svolta durante l’ incontro di gioco precedente, in cui attraverso il gioco si è ricercata una forma di espressione e di comunicazione tra bambino e genitore. Per entrare più nello specifico vengono illustrati il primo (“tutto è comunicazione”) ed il secondo assioma (“compresenza di contenuto e di processo”) della “Pragmatica della comunicazione” di P. Watzlawick (1967), invitando una riflessione comune sull’impossibilità di non comunicare e sull’importanza del “come” e del “cosa” si comunica. E’ importante stimolare la consapevolezza del legame tra comportamento e comunicazione, a livello verbale e non verbale, e dell’inevitabilità dell’espressione e della comunicazione. Per offrire uno spunto di riflessione al riguardo si propone lo stimolo seguente. Stimolo 1 Questa proposta consiste nella proiezione di un breve frammento del film “L’attimo fuggente” in cui si vede un ragazzo, di nome Neil (uno degli attori principali) che, dopo aver recitato al teatro, senza il consenso
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dei propri genitori, discute con la madre ed il padre. La proiezione viene preceduta da una breve descrizione del contesto del film e dall’invito ad osservare le modalità verbali e non verbali di comunicazione degli attori. Terminata la proiezione (2’ circa) si raccolgono le impressioni personali e le diverse modalità di comunicazione manifestate dagli attori. Il conduttore sollecita la riflessione sui messaggi latenti che vengono inviati dai due genitori al figlio. A tale proposito, per ampliare la consapevolezza dei diversi generi di messaggi genitoriali vengono utilizzati i concetti di “ingiunzione” e “controingiunzione” propri della teoria AT. Per approfondire l’argomento viene introdotto il concetto di “carezze” di Berne (1979), spiegando come esso soddisfa il bisogno di riconoscimento del bambino e come quest’ultimo viene vissuto dal bambino da rinforzo al proprio comportamento. Si descrivono i diversi tipo i di carezze (I. Steward , V. Joines , 1987): verbali/non verbali; positive/negative; condizionate/incondizionate. E’ opportuno proporre esemplificazioni specie per differenziare quelle condizionate da quelle incondizionate e spiegare quanto il riconoscimento dei genitori incrementi l’autostima del bambino e la sua potenzialità nell’esplorazione, e la necessità di condizionare i riconoscimenti negativi al singolo comportamento del bambino. Dopo tali specificazioni si passa alla seconda proposta. Stimolo 2 Ogni genitore viene invitato a scrivere su un foglio un riconoscimento immaginando di inviarlo al proprio figlio rispondendo alle seguenti domande: • Cosa dici a tuo figlio/a che ti porta un foglio su cui ha disegnato uno “scarabocchio”? • Cosa dici a tuo figlio/a che ti mostra una torre fatta da lui/lei con i cubi? • Come puoi comunicargli l’affetto che hai nei suoi confronti? • Quale gesto potresti adottare per comunicare l’amore che hai per lui/lei, che potrai utilizzare abitualmente? Una volta terminato si leggono i diversi riconoscimenti e si riflette collettivamente su quanto emerso. E’ significativo sottolineare l’importanza della congruenza tra messaggio e il modo in cui viene inviato. A tale proposito dopo aver dato un esempio di incongruenza tra contenuto verbale e non verbale (ad esempio: “ Mi piace molto questa costruzione che hai fatto, bravo!” detto con distrazione e indifferenza) e utile introdurre il concetto di “dare lo zuccherino” di Berne o “carezze di plastica” di altri autori che fornisce una descrizione sintetica dell’argomento trattato. Conclusione dell’incontro Anche in questo incontro il conduttore fa un riassunto dei concetti più significativi trattati e invita i genitori a descrivere il significato personale dell’esperienza svolta. In particolare è rilevante mettere in risalto la necessità di gestire in maniera più consapevole la comunicazione con i propri figli, al fine di discriminare i diversi messaggi trasmessi ed aumentarne l’efficacia.
Terzo incontro: “Gestire i conflitti con i figli” Obiettivi Far riflettere e far confrontare i genitori sulle situazioni conflittuali che attualmente hanno in atto con i propri figli. Far acquisire un atteggiamento efficace alla risoluzione costruttiva dei conflitti. Introduzione Inizialmente il conduttore ricorda i bisogni del bambino che vive lo “Stadio della prima separazione”, già esaminati durante il primo incontro, per poi introdurre la discussione formulando le domande seguenti:
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Quali sono i conflitti che normalmente si attivano tra voi e vostro figlio/a? Quali sono le strategie adottate dal padre? Quali quelle della madre? Quali i comportamenti il bambino mette in atto? L’analisi così sollecitata è finalizzata essenzialmente alla discriminazione delle diverse tipologie di conflitti, normalmente vissuti con bambini di quest’età . Si possono evidenziare così tre situazioni tipiche: quelle in cui il genitore si muove prevenendo un rischio ipotetico o reale, quelle in cui egli tende ad affermare una regola o quelle in cui il bambino insiste in richieste inadeguate al contesto o che non possono essere oggettivamente soddisfare dal genitore (normalmente durante gli incontri quest’ultimo genere di situazioni viene descritto sinteticamente dicendo che il bambino “si impunta”). Il conduttore facilita il confronto tra genitori evidenziando le dinamiche conflittuali che emergono nelle diverse situazioni da loro descritte. Stimolo 1 I genitori vengono invitati a risolvere singolarmente la seguente situazione di conflitto: “ Un bambino, che sta giocando su una giostrina in un parco, si allontana ripetutamente dal genitore. Il genitore cerca invece, più volte, di non farlo allontanare” Ai genitori si chiede di specificare il tipo di intervento verbale e le azioni compiute per risolvere il problema. Attraverso la lettura delle diverse soluzioni si cerca di ampliare la consapevolezza circa le conseguenze dei tre stili educativi: autoritario, autorevole e permissivo. Viene sollecitata la discussione di gruppo e messo in risalto come i tre stili considerano in misura differente le tre componenti essenziali per la risoluzione del conflitto, e cioè: - il bisogno del bambino (svalutato nello stile autoritario) - il desiderio di genitore (svalutato nello stile permissivo) - la valutazione delle diverse opzioni e delle diverse strategie (prese in considerazione esclusivamente dallo stile autorevole) Dopo l’analisi del primo stimolo il conduttore introduce le azioni da seguire nella soluzione efficace dei conflitti, che permettono di inviare i permessi per pensare e per sentire (discussi nel primo incontro) anche nelle situazioni di conflitto: • Segnalare al bambino il problema relativo al suo comportamento; • Spiegare le motivazioni per cui il bambino non può fare quello che ha fatto (specificare i rischi, le conseguenze, ecc). Rispetto a questo punto, far notare come spesso si interviene pronunciando solo un “no” piuttosto che fornire spiegazioni e orientare il bambino verso il comportamento più opportuno. Per questo è necessario adottare interventi che indicano “cosa fare” anziché “non fare”. Meglio dire allora: “Aspetta” piuttosto che “Non scappare”; o “Sii accorto” piuttosto che “ Non farti male”. E’ importante sottolineare che con il crescere del bambino i messaggi potranno essere più complessi ed includere maggiori informazioni che possano orientare il suo comportamento. • Verbalizzare il proprio stato emotivo riferendolo, quindi condizionandolo, allo specifico comportamento manifestato dal bambino. Per comprendere l’efficacia di questa azione, il gruppo viene sollecitato ad analizzare una frase tipica, generalmente utilizzata dai genitori nei momenti di conflitto, come ad esempio “così, mi fai arrabbiare” o “basta, sei insopportabile” . E’ opportuno che il conduttore metta in risalto l’incongruenza e l’inefficacia di questo genere di messaggi, attraverso i quali i genitori rendono responsabili i figli di un proprio stato emotivo o attribuiscono loro delle caratteristiche personali non riferiti al comportamenti osservati. Si evidenzia così la necessità di modificare tipiche espressioni, come ad esempio: “Mi fai arrabbiare”;“Mi fai diventare scemo”;“Mi fai sentire un padre fallito” con alcune più efficaci, quali: “Quando tu fai … io non approvo il tuo comportamento”; “Se tu continui a … io sono sconvolto” ; “…..mi sento triste” o “…..sento di aver sbagliato qualcosa” • Proporre alternative al comportamento adottato dal bambino. Assunzione di un atteggiamento contrattuale
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• Accettare qualsiasi soluzione di mediazione accettata dal bambino. • Limitare, se necessario, il comportamento del bambino, accettando la sua rabbia e visualizzando in maniera positiva sé stessi e il proprio figlio proiettati nel futuro (utilizzando gli aggettivi positivi scritti durante il primo incontro) Stimolo 2 I genitori vengono invitati a formare gruppi di 4/5 persone, in ognuno dei quali elaborare soluzioni ad una delle tre situazioni conflittuali tipiche descritte durante la fase introduttiva dell’incontro, utilizzando le azioni prima esposte per la ricerca efficace dei conflitti. Le situazioni da analizzare possono essere prese tra quelle illustrate all’inizio dell’incontro (con il consenso del genitore che l’ha proposta) o, in alternativa, sono proposte direttamente dal conduttore. Ogni gruppo è invitato a cercare soluzioni e a riportarle al gruppo intero per la discussione. Il conduttore, durante la discussione plenaria fornisce il feedback rispetto alle soluzioni adottate. Conclusione dell’incontro Anche in questo incontro il conduttore fa il riassunto dei concetti più significativi trattati, mettendo in risalto le competenze adulte che possono essere esercitate nella gestione dei conflitti con i figli. Essendo questo l’incontro “di chiusura” il conduttore invita i genitori a comunicare il significato personale dell’esperienza compiuta durante l’intero percorso. Considerazioni finali La mia esperienza permette di rilevare che gli interventi di prevenzione primaria rivolti ai genitori aumentano la loro efficacia, quando quest’ultimi fruiscono di altri servizi rivolti all’infanzia. Ritengo che in questo genere di Servizi (asili, scuole, ludoteche, ecc) si possa creare un contesto di contenimento e di confronto che costituisce un riferimento per i genitori coinvolti. La valutazione del presente progetto da parte dell’Associazione è positiva. Il livello di coinvolgimento dei genitori, la loro partecipazione agli incontri (circa il 70% degli iscritti al nido) e le richieste di “aiuto” che sono pervenute ci consentono di mantenere questa nostra valutazione, fermo restando che ci motiva maggiormente la convinzione di volerlo fare. Ritengo che questo genere di iniziative rafforzino la convinzione che l’Analisi Transazionale possa essere utilizzata efficacemente negli interventi di prevenzione primaria con i genitori. Il progetto qui descritto si focalizza non solo sull’accrescimento delle capacità Adulte, in termini di maggiore consapevolezza, ma anche sull’ampliamento di quelle proprie del Genitore Affettivo, relativamente all’invio di permessi appropriati all’età evolutiva dei bambini, e del Bambino Libero, attraverso cui il genitore arricchisce la dimensione ludica del rapporto con il proprio figlio. Spero che questo contributo possa offrire uno spunto ad altri colleghi che lavorano presso servizi rivolti all’infanzia, e che questo porti a promuovere interventi di prevenzione primaria con genitori, la cui realizzazione, già di per sé richiede un impegno organizzativo ed economico di una certa entità. Bibliografia Berne E. (1972) What do you say after you say hello? New York: Grove Press. Bowlby, J. (1988). A Secure Base. London: New Fetter Lane. Steward, I., Joines, V., (1987). L’Analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani. Milano:Garzanti. Mastromarino, R. (1993). Prendersi cura di sé per prendersi cura dei figli. Roma: IFREP. Watzlawick, P. (1967). Pragmatic af human comunication. A study of interactional patterns, phthologies and paradoxes. New York: Norton.