La Newsletter di Stannah Montascale
Persone di cui fidarsi. Dal 1867.
Focus on Da
Carosello a oggi: com’è cambiata la pubblicità I
nuovi spot de “Il Segreto di Peppino”
Comunicare Farsi
il sociale
pubblicità sui nuovi media
Stannah
nel film Soap Opera n° 02/2014
Editoriale
Stannah è vicina e avvicina
Non è facile trovare comunicazioni rivolte ai senior che rispecchino la loro vita, le loro personalità e le loro difficoltà. Spesso gli spot sugli anziani vivono nei tabù. Si ha paura di raccontare i problemi reali e, di conseguenza, si sceglie di mostrare un mondo “patinato”, lontano da quello vissuto tutti i giorni. Questo semplicemente per una diffusa e non detta paura della vecchiaia che lascia ancora più soli proprio gli anziani. Con gli spot de “Il segreto di Peppino” Stannah si è voluta distanziare da questo tabù per parlare con naturalezza di quello che davvero è un problema che assilla molti over 65 e per fornire loro una soluzione. Per essere loro vicina. Nel farlo, abbiamo scelto di partire dal sentimento di imbarazzo che provano gli anziani quando devono ammettere di non potersi più muovere liberamente. E lo abbiamo trasformato in un atto d’amore. L’amore di Peppino che rivela spontaneamente al suo amico la soluzione per affrontare le scale senza che lui gli chieda aiuto, e l’amore tra Peppino e Gemma che può finalmente essere vissuto grazie al montascale. Il montascale è visto e vissuto come un prodotto che restituisce socialità, che dà libero accesso a un amore contrastato dagli impedimenti. Questo è ciò che è emerso dai colloqui che ho avuto con i venditori che vivono la realtà del rapporto con i tanti clienti. Stannah aiuta a non vivere più le scale di casa propria come una montagna invalicabile che separa il nostro bene dal bene degli altri. Stannah è vicina e avvicina. Abbiamo pensato che questa pubblicità avrebbe potuto comunicare che i problemi esistono e spesso sono anche gravi. Però esistono anche le soluzioni, e una vita normale o più vicina al normale è possibile. Abbiamo scelto di non temere e non
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nascondere le fragilità, quelle con cui tutti, prima o poi, dovremo fare i conti. Ma questo non significa perdere le speranze, anzi! Studiare questi temi e dirigere gli spot di Stannah mi ha dato un’ulteriore conferma del fatto che le nuove prospettive nella vita non mancano mai, e che non è mai troppo tardi per cercare di vivere bene e a fondo. Leone Pompucci, regista degli spot “Il Segreto di Peppino”
Amarcord Quando si rivedono alcuni spot del passato bastano pochi secondi per emozionarsi e attivare tutti i meccanismi nostalgici del “come eravamo”. I motivi per cui uno spot diventa un cult sono diversi. La colonna sonora: si pensi al coro di voci dello spot natalizio della Coca Cola, al motivetto dell’idraulico che cercava di bloccare le perdite dei tubi, a quello delle caramelle gommose Fruitjoy che vanno assolutamente masticate e al ballo dell’omino in bianco e nero delle caramelle Tabù. I personaggi: come dimenticare l’autista Ambrogio che offriva dei golosi cioccolatini, Kaori che preparava gustosi manicaretti a base di formaggio spalmabile e Nino Manfredi che più mandava giù il caffè e più si tirava su? O, ancora, i sentimenti: quanto abbiamo amato la bambina che, in una giornata di pioggia, portava un gattino abbandonato a casa dalla mamma intenta a cucinare la pasta? Ce ne sarebbero tanti altri ma siamo convinti che sia bastato citare questi pochi esempi per scatenare in voi un vero e proprio “amarcord” o, quantomeno, per strapparvi un sorriso.
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Socialità & Stili di vita Tutti a letto dopo Carosello Dovendo tracciare una breve storia della comunicazione televisiva in Italia, “all’inizio fu Carosello”. Eravamo alla fine degli anni ‘50 e intorno alle 9 di sera. Durava una manciata di minuti fino a quando, nella sigla, i sipari si chiudevano e i bimbi sapevano che era ora di andare a dormire. Insomma, diciamo che per la generazione del boom economico Carosello aveva sostituito egregiamente la favola della buonanotte. Ma non è l’unico motivo per cui è riduttivo confinare questo programma all’interno del perimetro dei cosiddetti “consigli per gli acquisti”. Era molto di più. Si trattava di vere e proprie minifiction, sceneggiate, interpretate e dirette dai più illustri nomi del cinema e del teatro (Pasolini, Olmi, Fellini e De Filippo giusto per dare un ordine di riferimento) e addirittura da star internazionali del calibro di Jerry Lewis e Frank Sinatra. I prodotti? Secondo le rigide tavole della legge RAI dell’epoca potevano arrivare solo in coda, alla fine dello sketch. E, forte di tante nobili origini, anche quando la pubblicità più direttamente imparentata con quella di oggi arriva sui teleschermi negli anni ‘70 e ha alcuni nomi di riferimento. Il primo è Armando Testa che ha dato vita a una galleria di personaggi che sono diventati un pezzo di storia del costume italiano: da Papalla alla Carmencita. Il secondo è Emanuele Pirella che cavalca l’energia della provocazione e della rottura degli schemi. Ma anche il “nostro” Silvio Dolci, primo italiano a osare l’apertura di un’agenzia italiana all’estero, a Parigi. E arriviamo così agli anni’80. Carosello da qualche anno ha chiuso il sipario per l’ultima volta, è arrivata la televisione commerciale e il linguaggio della pubblicità italiana sposa la grammatica americana. È l’epoca di Michele l’”intenditore” di whiskey, della Milano da bere, dei mulini bianchi, dei genitori che attendono la bimba adottata all’aeroporto pregustando la pasta che “fa subito casa”, ecc. Ma è anche l’epoca in cui il corpo femminile viene mostrato nella “nuda verità” in campagne supersexy, ammiccanti
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e – viste con gli occhi di oggi – decisamente sessiste. In entrambi i filoni si tratta di storie semplici, un po’ stereotipate forse, ma curatissime sotto il profilo della regia, della fotografia e della colonna sonora. In piena linea con lo spirito del tempo, dominato dalla cultura dei videoclip musicali e del culto estremo dell’estetica. In ogni caso, con gli anni ‘80 si chiude un’epoca. Gli anni ’90 segnano infatti, per la comunicazione pubblicitaria, un punto di svolta. Da una parte i sogni in technicolor e kolossal lasciano il posto a un approccio maggiormente razionale e il prodotto torna a essere protagonista. Dall’altra gli effetti speciali vengono sostituiti da storie che, dai tempi di Carosello, avevamo dimenticato. È il decennio di Massimo Lopez prigioniero che si allunga la vita davanti al plotone di esecuzione con interminabili telefonate e di mille altre saghe giocate a suon di 30 secondi a puntata. Con il nuovo millennio il linguaggio della pubblicità prende nuove strade. Da una parte diventa globale e punta tutto sull’estetica della spettacolarizzazione: ipertecnologia, star del cinema e del pop internazionale e grandi effetti speciali. Dall’altra prende la via delle telepromozioni, semplificandosi fino al limite del banale e puntando tutto sull’”offerta irrinunciabile”, i treperdue e i sottocosto.
Detto questo in questi sessant’anni di pubblicità italiana si è dibattuto parecchio sul fatto che la pubblicità potesse essere considerata cultura o in alcuni casi una vera e propria espressione artistica.
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L’interrogativo, ovviamente, è ancora aperto. Ma una cosa è certa. Se anche non fosse riuscita a darsi uno status riconosciuto di espressione artistica e culturale la pubblicità ha saputo essere fedele riflesso della cultura dei tempi che ha raccontato. E se non è diventata arte, sicuramente l’ha ispirata. Quella vera e propria, quella che alberga in musei e in galleria. Partendo negli Stati Uniti e negli anni ’70 con Andy Warhol e le sue Campbell Soup, arrivando in Italia oggi con il Bel Paese interpretato da Maurizio Cattelan.
La storia del montascale attraverso le pubblicità Stannah Prima del 1995, anno di ingresso di Stannah nel nostro paese, il montascale era un prodotto praticamente sconosciuto. A differenza dell’Inghilterra dove lo “stairlift” già da tempo aiutava le persone anziane a raggiungere il secondo piano delle tipiche case vittoriane inglesi, da noi era per lo più un prodotto artigianale ingombrante e complesso. Con il suo arrivo, Stannah, oltre ai suoi prodotti, ha portato con sé la voglia di far conoscere un prodotto che sempre più sta diventando un alleato prezioso per chi fatica a fare le scale. E lo ha fatto innanzitutto attraverso la comunicazione, di cui è stata pioniera. Ma come è cambiata, negli anni, l’immagine del montascale nella comunicazione di Stannah? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Messina, amministratore Delegato di Stannah Montascale.
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Alcuni temi sono rimasti costanti: per esempio, le caratteristiche di sicurezza, affidabilità, comodità, realizzazione “su misura” e semplicità di utilizzo del montascale. Il tema della modernità e dell’eleganza del prodotto è stato invece introdotto soprattutto a partire dalle campagne pubblicitarie del 2005. Nel 2011 Stannah ha dato il via a un rinnovamento della propria immagine. Come avete gestito la comunicazione in quell’occasione? La campagna di comunicazione realizzata per il rebranding del 2011 si è focalizzata sul concetto di “take care”, sulla vicinanza e la cura che l’azienda garantisce al cliente dal primo contatto fino al post installazione e dunque sull’importanza da sempre attribuita al customer care. A questi elementi si sono accompagnati concetti nuovi come quello di “gamma” e quindi della vasta possibilità di scelta di modelli, di “competenza” e di “servizio” che l’azienda mette a disposizione di chiunque abbia bisogno
di accostarsi al mondo dei montascale. Su quali messaggi avete puntato, invece, nella campagna del 2013? La campagna del 2013 propone il montascale come alternativa valida e concreta a soluzioni drastiche e complesse (specialmente per una persona anziana) come il trasloco e le opere di ristrutturazione. Il montascale è presentato quindi come il rimedio preferibile in caso di problemi nell’affrontare le scale all’interno e all’esterno delle mura domestiche. Inoltre, la campagna del 2013 propone il montascale come un ottimo strumento di prevenzione degli incidenti domestici. Viene riproposto anche in questo caso il tema dell’estetica: uno dei quattro soggetti, infatti, ricorda di non accontentarsi di un montascale qualunque ma di scegliere la cura e l’eleganza del design che Stannah riserva a tutta la sua gamma di prodotti. E nel 2014? Nel 2014… è arrivato Peppino!
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News Venite a scoprire il segreto di Peppino! Siamo orgogliosi di svelarvi “Il segreto di Peppino”, la saga dei quattro spot pubblicitari di Stannah dal sapore tutto italiano che, attraverso i volti di Peppino, dei suoi compagni di avventura Michele e Giovanni e della sua amata Gemma, svela il segreto di affrontare le scale dentro e fuori casa senza alcun problema grazie al montascale e ai suoi innumerevoli vantaggi. La freschezza e la leggerezza del linguaggio con cui viene affrontato il tema della terza età nei nuovi spot pubblicitari passa attraverso l’italianità, la genuinità e l’ironia delle parole e dei gesti dei suoi protagonisti, interpretati da quattro volti noti del nostro teatro e della nostra televisione: Antonello Liegi, Gianfranco Barra, Claudia Lawrence e Luciano Casaredi. Tre amici in età avanzata che passeggiano per una tipica piazza di paese e disquisiscono di cucina, il tenero sbocciare dell’amore nella terza età e l’ironia burlesca con cui si vince lo scetticismo verso il montascale sono gli elementi di sfondo degli spot, che mirano a scardinare la visione dell’anziano come ultimo tassello di quel complesso mosaico che è la nostra società. Lo spirito con cui è stato ideato il nuovo spot pubblicitario di Stannah rappresenta il normale prolungamento di uno sguardo più ampio sulla vecchiaia, che si è voluto raccontare come l’ennesimo traguardo di quella lunga corsa che si chiama vita e che,
in quanto tale, deve essere vissuta al massimo. È anche per questo motivo che, nel concepire il nuovo spot pubblicitario, si è deciso di portare in scena alcuni frammenti di quella quotidianità che meglio rispecchiano la realtà odierna e le persone che ne fanno parte. Il messaggio centrale della nuova campagna di comunicazione è che la terza età non deve essere vista come una condizione limitante, ma come un traguardo, un’opportunità che merita di essere vissuta al meglio. Il segreto che Peppino, il protagonista, svela ai suoi curiosi amici è proprio il montascale, che gli permette di superare le scale della sua abitazione in tutta autonomia, consentendogli di godere a pieno della sua libertà e del suo tempo. Grazie al lavoro di Dolci Advertising, l’agenzia che ha realizzato gli spot e che rappresenta uno dei nomi storici del settore pubblicitario italiano, di Leone Pompucci, rinomato regista per cinema e tv, e degli attori, si è cercato di tradurre un pensiero in un bel racconto di vita, dove il montascale è considerato come un valido alleato per le piccole e grandi scalate della quotidianità. In fondo, come qualcuno un giorno disse: “La vita è come una scala: se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto”.
Il cast de “Il segreto di Peppino” Antonello Liegi (Peppino) Dopo gli esordi in teatro, fonda il primo laboratorio di Cabaret. Negli anni ‘90 è Direttore Artistico della rassegna “Invito alla lettura” e della manifestazione “Il verde d’Irlanda nel verde di Roma”. La sua carriera vanta partecipazioni in radio ma soprattutto in televisione
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(con il programma Ieri, oggi e Domani, condotto da Loretta Goggi, e note serie tv come un Posto al sole e Un medico in famiglia) e al cinema, dove ha preso parte a Il cielo in una stanza di Carlo Vanzina e È meglio lasciar perdere di Enrico Brignano. Nel 1997 riceve il Premio Leonardo da Vinci. Gianfranco Barra (Michele) Formatosi all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, lavora al cinema con registi importanti come Pupi Avati, Mario Monicelli e Lina Wertmuller. In tv lo abbiamo visto in serie di successo come Il peccato e la vergogna, Tequila e Bonetti, L’onore e il rispetto e Un ciclone in famiglia. Al Piccolo Teatro di Milano ha recitato nelle
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Dolci Advertising e la pubblicità: un amore che dura da 60 anni “La nostra è una storia di oltre cinquant’anni di idee, progetti, di sfide affrontate con passione e, soprattutto, di innovazione. Perché, per superare le difficoltà del momento, occorre soprattutto rivolgere uno sguardo al futuro e saper captare i cambiamenti”. In questo pensiero dell’amministratore delegato Marco Benadì risiede la chiave del successo di Dolci Advertising, l’agenzia di pubblicità che ha realizzato la nuova campagna di comunicazione di Stannah “Il segreto di Peppino”. Fondata nel 1962 da Silvio Dolci, l’agenzia conquista subito budget pubblicitari notevoli e clienti di fama internazionale. La sua storia è caratterizzata da una scalata di successi che porta all’apertura anche della sede parigina Dolci France. In Italia, negli anni, Dolci Advertising diventa, grazie all’effervescenza creativa del suo staff, una delle realtà più note e consolidate nel campo della comunicazione. Lo stile di Dolci Advertising si distin-
gue per aver sempre saputo mantenere un’anima creativa italiana che le consente di essere più vicina alle aziende, agli imprenditori e ai consumatori. La forte empatia nei confronti dei clienti, la capacità di tirar fuori dalle marche talenti e valori nascosti e la continua voglia di sperimentare fanno dell’agenzia non un semplice consulente della comunicazione ma un vero e proprio partner di strategia. Un partner che ama supportare e incoraggiare il cliente a intraprendere strade nuove e a esplorare nuovi linguaggi e nuovi modi di comunicare. Il tutto, con lo stile creativo di chi riesce sempre ad adeguarsi al mutamento della società e, anziché restare aggrappato ai successi passati, crede nelle novità e nell’indipendenza del pensiero. Oggi Dolci Advertising lavora con Stannah, Natuzzi, Gruppo illy, Zambon, Rovagnati, Paglieri Sell System, Italsempione, Scarpe&Scarpe, Sil Ceramiche, Martini Alimentare, Rohto Pharma, Agrimontana, Barbieri, Professional by Fama e molti altri.
Peppino vi aspetta su Youtube Non vi è ancora capitato di guardare in tv gli spot de “Il segreto di Peppino” e vi abbiamo fatto venire la curiosità di vederli? Bene, allora sappiate che li trovate tutti su Youtube che, con 800 milioni di utenti unici al mese e oltre 4 miliardi di filmati visualizzati ogni giorno, è il sito di condivisione di video più cliccato al mondo. I video vengono inseriti dagli utenti e per guardarli basta semplicemente cercarli scrivendo una parola chiave nella barra di ricerca. Il tutto, senza spendere neanche un euro.
Il canale Youtube di Stannah rappresenta un ulteriore strumento per approfondire la conoscenza dell’azienda: nel canale troverete anche gli spot degli anni precedenti, alcuni video che illustrano il funzionamento dei montascale e i video di alcuni eventi, come la visita del Principe Carlo presso la sede inglese di Stannah o le partecipazioni alla trasmissione Settesera. Vi aspettiamo online su: www.youtube.com/stannahmontascale
più importanti opere di Shakespeare, Molière, Goldoni e Pirandello.
Premio Mario Scaccia come Migliore attrice non protagonista per la stagione teatrale.
Claudia Lawrence (Gemma) Dopo anni di studio della danza realizza le coreografie per L’asino d’oro e I viaggi di Gulliver di Paolo Poli, La bella Molinara di Walter Pagliaro e Il borghese Gentiluomo di Filippo Crivelli. Nelle vesti di attrice collabora, sia al cinema e sia in teatro, con personaggi del calibro di Giorgio Strehler, Pupi Avati, Paolo Poli, Alessandro Fersen. In televisione appare nel film Anni 50 di Carlo Vanzina e L’Arcano incantatore di Pupi Avati. Nel 1988 vince il Premio Maschera di Sipario per il Teatro e nel 1994 il
Luciano Casaredi (Giovanni) Entra nel mondo del teatro recitando in vernacolo fiorentino nella compagnia Il Grillo di Firenze. Al cinema lavora assieme a grandi registi del panorama italiano come Neri Parenti e Pupi Avati nei film Amici miei - Come tutto ebbe inizio, Gli amici del bar Margherita, Nel tepore del ballo e ha ricoperto il ruolo di protagonista in La mia squadra del cuore di Giuseppe Ferlito e Domenico Costanzo. In televisione appare nel cast di Il mostro di Firenze, Attacco allo Stato, Carabinieri 3 e Distretto di Polizia.
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Approfondimento
Guida all’uso Comunicazione di “valore” La pubblicità non è necessariamente un acceleratore di vendite: da sempre questo strumento viene utilizzato anche per sensibilizzare, sedimentare e condividere valori sociali. Sia da parte di enti pubblici, sia da parte di privati (e oggi più che mai è frequente la casistica di aziende che desiderano affiancare il proprio marchio a cause sociali). Contrariamente a quanto si possa pensare, questo particolare tipo di comunicazione non è meno creativa di quella “commerciale”. Comunicare il sociale, e quindi tematiche molto serie, significa comunque dover massimizzare, in una manciata di secondi, il potere persuasivo del messaggio e della causa che sottintende. E non è un’operazione semplice. Prendiamo il tema della sicurezza sul lavoro. Possiamo rappresentare un operaio che cade da un ponteggio e il suo corpo esanime al suolo. Sicuramente il messaggio arriverebbe forte e chiaro. Ma probabilmente colpirebbe il pubblico con un “pugno allo stomaco” e una possibile reazione potrebbe essere la deflessione rispetto al problema: “so che esiste ma non mi tocca direttamente e pertanto decido di rimuoverlo” (e questo pericolo va tenuto ben presente quando si toccano le tematiche relative alla salute). Ad esempio, Pub-
blicità Progresso, nel 2008 ha deciso di trattare la sicurezza sul lavoro usando un linguaggio di forte impatto ma metaforico. Il protagonista dell’annuncio è un casco giallo anti infortuni che viene colpito e successivamente suturato. E il messaggio della campagna è “un vero amico le prende al posto tuo”. Diretto, efficace, emotivamente carico senza essere terrorizzante. Altre volte, invece il “pugno allo stomaco” è importante per fare passare tematiche che altrimenti potrebbero essere sottovalutate. È il caso, giusto per fare un esempio, delle campagne rivolte ai giovani: da quelle di prevenzione nei confronti della droga a quelle sulla sicurezza stradale. Altre volte, invece, è essenziale puntare diritto al cuore: dalla promozione turistica alle tematiche relative all’infanzia, dalla sensibilizzazione circa il rispetto degli animali alle grandi cause umanitarie, l’efficacia della campagna è sempre direttamente proporzionale al coinvolgimento emotivo del pubblico. Con tutte le sfumature che esistono tra una lacrima e un sorriso.
La persuasione nei messaggi pubblicitari Non è un mistero che ogni messaggio pubblicitario debba informare e convincere lo spettatore a fare un qualcosa (comprare un prodotto, aderire a un’idea, modificare un comportamento, ecc). La pubblicità, infatti, non deve semplicemente limitarsi a dire qualcosa ma deve agire sulla mente del consumatore. Compito del pubblicitario è, da un lato, analizzare la situazione di partenza della marca e capire come questa vorrebbe essere percepita, dall’altro deve conoscere molto bene il target di riferimento, le sue esigenze e i suoi bisogni. Tra le varie correnti di pensiero che negli anni hanno studiato la pubblicità, molte individuano i meccanismi di “persuasione” che stanno dietro un messaggio pubblicitario per “far colpo” sullo spettatore. Secondo lo psicologo americano Robert Cialdini, tra questi meccanismi rientra, ad esempio, la simpatia che scaturisce nei confronti di testimonial noti e amati dal pubblico. O l’autorità, che si ottiene facendo illustrare i benefici di un prodotto da figure che hanno il compito
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di sembrare autorevoli, i famosi “dentisti” degli spot di dentifrici, che incutono rispetto e garantiscono con la loro sola presenza la validità del prodotto. Infine, il timore di restare privi di qualcosa, come avviene nel caso delle promozioni e delle offerte speciali che ci fanno correre al supermercato ad acquistare quel determinato prodotto in tempo prima che l’offerta finisca. Il messaggio pubblicitario risulta efficace, quindi, non solo perché presenta un prodotto, ma anche perché carica il prodotto di valori e significati grazie al ricorso a un linguaggio efficace, pensato appositamente “per vendere”, fatto di messaggi brevi e facili da memorizzare. Secondo alcuni studiosi, i pubblicitari hanno a disposizione tanti stratagemmi per convincerci. Tra i più originali vi è la teoria del colore, secondo la quale certi colori influiscono in modo positivo nel nostro inconscio. Il rosso scuro viene scelto per prodotti “eleganti”, il verde, che evoca la natura, per pubblicizzare cibi sani, prodotti per la casa sostenibili, corsi di yoga. Il rosa, che trasmette tranquillità, viene usato per prodotti e servizi legati alla sfera femminile. Il giallo, colore vivace e solare, si trova spesso nelle immagini di bevande energetiche, attrezzature sportive e servizi ricreativi.
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Ma su Facebook esiste la pubblicità? Cominciamo da una domanda. Perché le persone passano molto tempo su Facebook? Sicuramente per restare in contatto con gli amici, conoscere nuove persone, condividere momenti di vita quotidiana. Ma in fondo essere su Facebook non è anche una forma di “pubblicità” a se stessi? Che emerge dalla scelta delle foto, dal tipo dei messaggi e da tutta un’altra serie di elementi che sulla rete ognuno di noi sceglie di rendere pubblici. Allo stesso tempo per un’azienda, magari una di quelle che fino a oggi pensava di non potersi permettere lo strumento pubblicitario, Facebook ha aperto prospettive inimmaginabili. Investimenti limitati (bastano poche decine di Euro), un pubblico che potenzialmente può arrivare a un miliardo di persone (quando un quotidiano a larga diffusione al massimo ne raggiunge 400 mila), nessun bisogno di competenze grafiche (di fatto la pubblicità su Facebook ha come messaggio i contenuti pubblicati) e risultati verificabili in tempo reale dato che il meccanismo è quello del passaparola. Come si presenta la pubblicità su Facebook? Le opzioni principali sono due: il post sponsorizzato (per evidenziare un parti-
colare contenuto o un evento) e la sponsorizzazione della pagina (per fare in modo di acquisire contatti stabili nel tempo). Poi basta scegliere, in base a parole chiave e fattori demografici il perimetro entro il quale vogliamo fare viaggiare il nostro messaggio e il gioco è fatto. Come abbiamo detto prima, questo vale per tutti: dalla multinazionale alla latteria sotto casa. E anche per i “comuni mortali come noi”. L’unica differenza è che per farci pubblicità dobbiamo aprire una “fan page”, come quella che hanno i personaggi celebri. Poi dobbiamo riempirla del nostro talento (dalle ricette culinarie al bricolage passando per fotografia, narrativa e qualunque cosa pensiamo sia un nostro cavallo di battaglia) e invitare i nostri amici a cliccare sul fatidico “Mi piace”. Infine mettiamo mano alla carta di credito e organizziamo la nostra personale campagna. Giusto per dare un ordine di grandezza: con cinquanta Euro ci guadagniamo più di un migliaio di fan. E il sapore del nostro piccolo pezzo di celebrità.
Farsi pubblicità sul web È ormai qualche anno che internet è entrato nelle nostre case, portandosi dietro un nuovo modo di fare pubblicità. Con il crescere del numero di utenti e l’evolversi della tecnologia, le aziende hanno oggi a disposizione un potentissimo mezzo per farsi notare, una vera e propria manna per chi vuole promuovere servizi o prodotti, che sta piano piano soppiantando la classica pubblicità sui giornali e gli spot in televisione. A voi tutti, navigando in rete, sarà capitato di vedere riquadri con pubblicità varie, video, slogan o animazioni. SI tratta di quelli che in gergo sono chiamati Banner. Solitamente posizionati nelle fasce laterali dello schermo, pieni di messaggi accattivanti, invitano a cliccarci sopra per venire indirizzati in automatico al sito del prodotto pubblicizzato. In pratica hanno lo stesso scopo della pubblicità sulle riviste, con l’aggiunta che, se interessati, si può cliccare per avere maggiori informazioni o dettagli. E che dire di quelle, spesso, fastidiose finestre contenenti immagini o video, che si aprono quando ci si collega ad alcuni siti web e non se ne vanno fino a quando non li abbiamo visti per bene? Quelli sono i pop-up,
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dei messaggi pubblicitari che, per attirare meglio l’attenzione, vengono posizionati sopra la pagina che vogliamo leggere. A volte basta chiuderli e continuare la navigazione, ma se proprio vogliamo evitare di vederli è possibile bloccarli modificando le impostazioni del proprio browser internet (firefox, safari, internet explorer, ecc). Ma i pubblicitari hanno anche altri modi per “promuovere”. Quello al momento più in voga, e anche il più evoluto tecnicamente, lo vediamo, magari senza accorgercene, ogni volta che facciamo una ricerca su Google. Si chiama Google Adwords ed è una vera e propria spia delle vostre abitudini sulla rete. Ogni volta che fate una ricerca su internet, Google associa la vostra analisi con aziende e prodotti in linea con la vostra ricerca e vi mostra, come primi risultati o nella parte destra dello schermo, i link a siti che offrono quei prodotti. Ma non finisce qui. Questo potente motore di ricerca può “ricordare” i vostri interessi in base ai siti che avete visitato e pilotare la pubblicità, sotto forma di banner o altro, della stessa azienda o di aziende che propongono prodotti similari. In gergo si chiama “retargeting” ed è l’ultima frontiera della comunicazione online.
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Simona Atzori
Una storia di fiducia ed estrema forza quella contenuta nell’intervista di Alessandra Cicalini a Simona Atzori, ballerina-coreografa, pittrice ed esperta di coaching motivazionale, autrice del libro Dopo di Te, edito da Mondadori. L’opera, dedicata alla madre persa un paio di anni fa, racconta un’esperienza la cui specialità va oltre il fatto dell’essere stata scritta da una donna priva di braccia. Non è certo la disabilità, spiega infatti Simona, a rendere il suo dolore più forte di quello che provano gli altri in analoghe circostanze. Per riuscire “ad attraversarlo”, tuttavia, ha sentito il bisogno di condividerlo, fissandolo sulla carta. Qui vi proponiamo uno stralcio dell’intervista che vi invitiamo a leggere sul nostro blog Muoversi Insieme. Secondo te, c’è un momento in cui si comincia a dimenticarsi della sofferenza?
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Foto Simona Atzori: Gabriele Rigon
Dalla parte di …
Per me, il dolore ha delle fasi: ci sono stati momenti in cui mi sembrava di farcela, altri invece di crolli improvvisi. Poi pian piano impari a gestirlo e a sentire la persona che hai perso in un altro modo. Quanto ti ha guidato la fede di tua mamma? Ammiravo molto la sua fede perché era concreta. Poi so che durante la malattia è stata abbastanza critica con Dio, perché voleva vivere ancora. A un certo punto, però, è arrivata a nutrire fiducia. E ha vissuto, fino alla fine. Ti piacerebbe diventare madre? Penso che ognuno debba seguire il suo percorso senza ostinarsi a seguirne uno che non è il suo. Mia mamma diceva sempre: la vita ricomincia a quarant’anni e aveva proprio ragione. Sto imparando a immergermi nella vita senza farmi troppe domande, il risultato è che oggi riesco a vedere molte cose che prima non avrei visto.
Ciak, si gira (per la seconda volta)!
Stannah torna al cinema! Questa volta con la presenza del montascale Sofia sul set del film Soap Opera, interpretato da alcuni degli attori italiani più brillanti e amati di oggi come Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis, Chiara Francini, Elisa Sednaoui, Ale e Franz, Caterina Guzzanti e Diego Abatantuono e prodotto dalla Colorado Film. È 800 226793 la seconda volta che un Numero Verde montascale Stannah partecipa alle riprese di un “Il consulente Stannah risponde” film. Due anni fa, infatti, La rubrica per le vostre domande:
[email protected] Dustin Hoffman scelse l’azienda per dotare di www.muoversinsieme.it un montascale l’eleganIl blogzine, punto di riferimento per gli over 60 te scalinata della casa e i loro familiari. di riposo per musicisti dove era ambientata la www.stannah.it trama di Quartet. In Soap Opera, invece, Sofia Il sito, dove trovare tutto sui montascale Stannah e richiedere è installato nella scala del condominio dove si o scaricare gratuitamente le newsletter. intrecciano le divertenti vicende dei personaggi del film. A utilizzarlo è Franz, che vive da Stannah Montascale Muoversi Insieme più di un anno su una sedia a rotelle a causa di un incidente provocato dal fratello, che usa il montascale per raggiungere gli amici nei diversi appartamenti del palazzo. Un’interpretazioMUOVERSI INSIEME – Stannah Montascale S.r.l. ne da “Oscar” per il nostro montascale che si Via Idiomi 24/36 - 20090 Assago MI dimostra ancora una volta il preferito dalle star.
Contatti
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