LINITA BERETTA
Dell' •k
-k
del
-«■
della
-k
-k
e
-k
leggenda
animo italiano
con
•k
interpretazione
della
-k
-k
-k
Q
romana
-k
-k
-k
preparazione
régime biconsolare
rtt£)-
Genova MDCCCC.
-k
-k
*
FINITA
BEKETTA,
Studente
in
coiitril >uir¿f
,-illf
e
istitutp;ioiio
Prof.
Xleclicina, i
in
,1'vettere
desiderosa
svoljíersi tielln
cli
s;ei torosa
Genovese la
POLICLÍNICA
G
cli
far
noto
l'animo
pagni, intitola ad essi quiesco
lavuro.
su o
ecl
grato
ai
coni=
alia IVolR.-liiiii.-.-i
1^
4
4 *
|,
*
*
M M*4MMMH
PREFAZIONE
Jü
f£ompa£jiti.
A'íií; m'accinsi ad di docuinenti storico
una
íntica di
mera
collezione
opinioni; non scelsi il método degli aridi scrupoli e delle sterilitá erudite; e
di
elessi, adecuándola naturalmente alie mié xtuúli forze, una lógica, una coslrizioue raziouale che coime l te,
avvinghia caleña:
e
e
salda le vieende
non
come
gli
anelli di
una
dimeutieai che l'analisi i subordínalo
strumento della
sintesi, dovendo
altro che ¡'intima elabóraseme
essa
non
mentóle
apparire
dello
sttt-
al
pubblico la couclusione. Sicch'e si comprenderá agevulmente com'w alia parola analisi, che implica in se tino sfibraio concetto di distruzíone, preferisco, peí coso mió, dioso,
aeche
quella
di crítica, che
lezione, il
sereno
Le varíe
mónteme,
et¡li pos su ofj'vire
significa il discernimenlo, t'eprivilegio della potenza nmana.
Eía sembruno
delle
quali
la
visione
di
s/riscie
le pin vicine emergono in si-
6
le piü e di frastaglio, e sperdono sfumate mi cielo. II nostro sguardo ¡ton ne percepisce il profilo; eppure dob-
curezza
lontaue
crescente di tono si
biamo noi loro negare le sublimi veite'í
II Mommsen, "
espresse: che la
noce
a
proposito
molte volte chi ruóla.
e
—
„
atttvitá é un'occusa contra il gran
Egli, scorse sacra come
si
profundamente
sotto il
che
le
accarezza
invase
cose
quella
sita
frase. tra-
inedesima
Lirio; egli, che,
antico „
e
vibra
coll'occhio vivido de'
contempla
—
sua
diapasón del passato; egli,
remóte
lampi dell'amore, in simboli, profonda timadi, di pensieri.
di un
diventare
senté
trovo
ciascima
stessa
questa
racconti,
gheriglio
Tuttavia
compenetra
che
commozione
Livio, "si
il
che, accostondosi alie
moderno
generazioni,
vetnsfi
da
cerca
la
leggenda figúrala faiti, di sen-
concentrazloue di
ogni valore sastanagli esnrdii roma ni, eslingiteihloli ame fiabe pie, finzioni sacerdotali, vane fasi mitologjche; si concemerebbe di divinitd che assumono forme e svolgimenii fragili. La qual veduta mi sembró inesatia, ed anzi, a léale diré, eapovolta, se teniamo considerazione delV índole quiríta che ai suoi albori miró piutioslo che a vivificare livianamente gli iddii, a elevare 1 medesimi favolcggiatori olímpicamente gli eroi. soff'usero di ttebbie dórate le persoualitá che, dileguaíesi nel tempo, avevano smarrito i meriti e le All'incontro il Pais rifiuta
ziale
■
i1) Livio, XLI1I, 13,
2.
colpe de' morlali. un periodo umano,
Se
—
esseri
é
la
palese
istessa
fola
inaugura
che entraño in campo
che, almeno
nei tratti tipici, ispirano gíá persuasione ed istinliva sicurezza di realta. Quedara il giudizio del País si rivolgesse alie origiui greche, sarebbc consono alie qualitá el/eniche; ma egli scorda lo speciale carattere della primitiva razza latino, la quede ebbe in religioue l'astrazione insino a tanto che furono venérate le ingenue are indigéne, spoglie dei fiorami artistici, ¡guare ancora dei puri cantor ni delle concezioui di Fidia. Orbene, come inai una stirpe che provb la inania di inagilire idealmente il concreto, una schiatta che adorara a cielo aperto, davauii le natural! maul le stazioni i suoi uumi, iuconscii delle. immagiui, sicché Vasto simsegualati al püt da un ceuuo, non aveva preso vagliezza di boteg.±:iava Marte, irasformare in dei i suoi re? La ninfa Egeria con siglia Numa; Silvano all'Arsia annuncia che dalla parte degli Etruschi e caduto un morto di püt; i Dioscuri iutervengono olla baltaglia del lago Regulo, ma le al/re iudividualitii acuno talle esi-
valida
■
—
stenze schiette. rate
Che,
ció deriva da
sempre
da
con
accade di
se
inverosimiglianze
ed in
errori
civili,
cozzare
in esage-
flagran! i contraddizioui,
fusione di date non
e
di
avveuimenti,
mai da oscuritd ie-
r al i che.
Per lo che lo
congeitura del
magg/i trmente tlel sito Clelia non avrebbe mai sendo
ancora
nato
la
r ¡cércalo
guodalo sparlaua
fois
-m'allrae
-non
scherzo,
per
¡l Tevere, Chusca
non
ci/i
es-
di Arela-
(del
danto
380
av.
Cr.),
prima fanciulla esperta siero.
la
quale sarebbe stata la destreggiare- un cor-
ncl
"i
Uanüchitd
non
dev'essere
stuzzicata con
eon
vasta
intel-
cosaenza
puntiglioso, ma compresa nei cuori filosofea. Alio storico spetta d'imtnergersi calore ed dei popoli, tuffarsi ncl sangue che ebbe il grido che irimpulso, sentir si salire alia gola i mili ruppe dai vissuti pe/ti. Bisogna contemplare delle genti come le fluthianti ciñóme forestali che si cangíano verde ad ogni spiro, poiche il passato rimoderna sempre, siccoine quello che racchiude estudio di coucetto, suficiente ad oceupare le inletto
telligenze futurc. Soltanto a questo paito geranno
le
ínterpretazioni
i recenti
Varroni attin-
generóse
e
ic
possenti
ricoslruzioui, stcclte l'iudagiue, l'esamc. l'acume, i!
vigore e la campar azionc non spegueranno la del eompudo, ma s¡ convertiranno in nerbi muscoli
psiche ed in
di daré scatto all'ordiineuto.
capaci Aliara il pensicro frailera intime ebbrezze, e la feconda ragione avra infuso alito ad nn'idea delle favole nuova. Allora dalle mununie di pupa marte si sprigiouerá ahilo, variopinta fuga di ve~zose farfulle, e dal tufo e dalle mu/fe archeologicht balzerd la freschezza e l'elastlcitd dello splrilo. Allora l'esplorazione sorridera proinesse e fascini, c
le radicali
pare
(J)
iuvesiiguzioni serberunno
degli ¡ugt^iii PAUSAXIA, III, 81.
liberi ed
energici
tutto
il
so
che le hanno
[I
la
imprcse;
dlscussione
appassionate, •e,enes¡.
e
la
¡alia
uppurira
tradizione
di
anime
avrá tróvalo la
su a
Trioufi dagli squureioti vapori della fantasía il ragione; ma se ancora qualche roseo
monte della
dondolerd
nuvoíetta
voluttuosa
ribelle sulle
e
site
sciogli'amo, rispar ¡ni amóla come ca púcelo poético della gioviuezzo fragranté dei popal i. I miel coiupagui mi perdonino se io dedico alia florida etá loro ruderi crollali e il tentativo arcigno di palesare e colmare la lactina staricu degli sladii che hanno condolió al vegime, bieonsolart. I\ "••iuo chine
non
la
che si tratta di metiere in evidenza l'evoluzione del serio ed
origínale
reggíaute, copiosa, non
mai
civilta
nazione
governo
che
d lindura
colse
inesse
poté vantursi,
la
piü
lussu-
di civilta di
vale
a
au
diré dello
romana.
Fraltanto
volta ad
non
offrire
mi
loro
scoruggio
di
riuscire
ultra
pin degno luvoro,
Univcrsila di Gjim™. il míiggio clsl 1900.
LINITA BERETTA.
JL-I-Ji &_§_&.§_§_& &_§_&
gnun
che volle riassumere il nostro secólo.
ormai svolto, lo definí il ticismo
e
piü
periodo dello
scet-
della critica.
Ecco il come
I i I § I
di
paradosso
chi dicesse il
secrete ed
un' uta
periodo
di
transizione,
della atarassia
e
delle
indomite forze
Controsenso
dell'encrgia. epicúreo, splendida
tutto
men-
zogna lucreziana, che, sotto il muto riserbo della
índifferenza, Povero
pulso! frcdda
freme della
cuore
umano,
piü
ávida vita intelieltuale. da inesauribile im
mosso
atteggia superiore nell'amaro sorriso della incredulitá; cppure, ancora una volta, opera
Si
nell'istesso demolire ubbidisce all'
e
imperioso
nello sradicare, ed
ancora
affetto del ricostrurre.
inattivitá, e, pur negativa, riannoda
Simula noncuranza, ostenta innamorandosi d'una ancora
che
una
formula
volta l'intime
egli aspira
suc
forze. E
nell'animo per sentirvi
un
vuoto
poi
fluiré
verginc, vita sua, mai sofferta, ne gioita. Violenta contrazione che
intelligenza
non
gravino,
di lei di
vanto
essere
chimica fonditrice
turo,
di
e
avere
proporzionatc
il
secreto
fornace
la
cioé
e
caos,
sentito nel
seno suo
ven
le affinitá
punto della concretazione delle
forme.
nuove
che avrá battute le
Vulcano
Modesto
che illustreranno il
folgori II
idee!
colpe che
le
sieno
non
della
spasimo
degli elementi del pensiero
gia il
e
nuova
tuttavia sempre il
avra
stata
e
palpitata,
ordine di
nuovo
qualunque
La nostra etá, su
mai
divino
e
un
crea
vita,
tutta la
impeto
d'un
precipitare
e
vita, vita
preveggente
mente
tutto ció
é
che
Voltaire
lo
aleggiato
gia
aveva
ormai
di
manifestazionc
precoce-
distruzione
della
spirito
splendide
cielo.
nuovo
su
troppo risolto
senile concetto; vide che il passato si era in pregiudizio, ed a tutto ció che ebbc una fede
degenerata tura
in
il dissolvimento.
scrupolo egli infuse grazia, che
miracolo di
Quel
del dolore individúale ebbe
ogni s fu-ma cesello; quella
per un
quintessenza dell'egoismo ralfinato che gemette nel Rolla, raccapricciando : —
Dors tu content, Voltaire, et ton hideux sourire
Voltige-t-il
encoré
sur
tes os diicharnrjs
Ton siécle était, dit-on, trop Le nótre doit te
II est tomhé
Que
la il Musset
de tes
plaire,
sur
et
nous
larges mains
quatre-vingts
tes
tu
ans
sapais
avec
:
lire
te
hommes sont nés.
cet edilice
La Mort devait t'attendrc Pendant
jeune pour
ímmense nuit et
jciur.
—
impatience
que tu luí lis ta court.
—■
13
Ma ognuno che volontieri
sacrifichi
la delu-
sionc
personale all'istancabile legge del continuo divenire, piuttosto che contemplare gli screzii
delle lacrime
presterá e
a
sue
che irrorano
robusto braccio
lasciare libero
il
a
una
sfatata fíducia,
sgombrare
passo
al
le
macerie
progresso
scicn-
tifico delle GH
generazioni. é per questo, che,
portare nel
corso
essendomi
del mió lavoro sul
la cacciata dei
proposto
di
periodo che la proclama-
Tarquinii c Repubblica, il nuovo criterio che in forma la storia leggendaria, sentó il dovere di ricordare qucgli iniziatori gemelli al Voltaire, i quali previdero lo spirito moderno di introdurre il concerne
zione della
discernimento scusse
critico
nelle
tradizionali ed
indi-
credenze dei
primordii di Roma. quindi male il nome di Lorenzo l'Erasmo del XV secólo, il quale mor-
Xon suonerá
Valla,
per ía prima volta la parola del dubbio quell'elvetico Glareanus, che, nel suo csamc di Livio, offre flagrante il dibattito tra l'audacia della morava
a
contcstazione
e il riguardo alia autoritá. giovanile ragione, bella e succinta nei suoi mobili nerbi, che, prima di spiccare il deci sivo assalto, rimisura d'un rápido sguardo le forze dell'avversario, ed ancora una volta contempla ammirata l'imponenza del colosso.
E la
Frattanto la
stampa
ne
riforma
favorisce lo
cova
spirito
i suoi trionfi, della
c
la
discussione;
egli é naturale che le accorate « Animadversiones » Perizonius, professore all'Universitá di Leida,
del
l'acre interesse della
spirino
disputa,
rino per le remote notizie di Roma
ed inauguquella ineso-
lógica nórdica, quel minuzioso método com parativo, che ti denudano le contraddizioni e le inverosimiglianze, e ti danno il piccone su piü
rabile
Per lo che
d'uno dei monumenti della erudizione. íí
ebbe
Bayle
a
l'errata-corrige degli
chiamarle:
storici
e degli archeologi. Spettava pero al Beaufort
a
Dissertation
nel
l'incertitude....
sur
opuscolo raggiun-
suo
<■>
»
il
grado épico della distruzione: fonti, addita le lacune, rac-
gere addirittura il
solo analizza le
non
i controsensi,
cozza
fulsiticazioni
fa
il
rilievo
gencalogiche;
ma
alie
crolla
impudenti
e
nega tutto
passato.
un
Chi
avrebbe
pensato che il freddo rigore d'un
método sapesse fare ció che solo
agli
acri zolfi
cenerirono
Pompei
la
natura
concesse
ed alie infuocatc lave
che in-
?
Eppure ha egli schiettamente profferita tutta perché Topera sua é incompleta ed
la verita? Xo, unílatere.
Demolisce, intuisce, né fine
(')
a
se
ma
stessa,
I)K BKAUl-ORT.
¡le llmt.
rom.
riedifica; annicnta, Ignora che l'analisi
non
divina. ma
subordinato
jlisscí;'.
sur
Mém. de l'Acad. des Inscr., continuatore del
critique
de la
non
é
strumento della
ViucetiUuile des
clnq
prem. siéc.
Utrecht, 1733.
M;t il promotore di qutstn indirizze
t
ma non
Pouilly
t. e
tráncese appare il
PouiLLY,
VI, del Beaufort Cu.
Républiquc romaine,
1807.
LkveSque.
Hisloire
sintesi. Roma avrebbe potuto cidi il
la
una
cittá morta,
—
Maramaldo, giacche intensamente
resé
tu ucgridargli: egli ne sarebbe stato
ed
non
—
comprese l'anima che
lungamente
e
viva,
Finché Turnan genere serberá forzc latenti rinnovellatrici
e
sentirá Tistinto
gloria é quella
di colui che
d'esistenza, non
debole
crea.
Chi non sa che dubitarc manca di profonditá larghezza persino nello stesso dubbio » gli rimproveró il Miehelct con melanconica filosofía.'1) I secoli trattennero Talito dinanzi ai frágil i carbón i di Pompei; toccava al Beaufort scuotere k
e
di
le rovine di Roma? Xon sorge rudera il
quale non abbia funda popoli; perché non sappiamo rifabbricare T edificio al quale T avanzo appartenne, abbiamo noi dírítto di rovcsciarlo? No, perché esso chtu.de in sé un intenso pensiero, che, oggi muto, puó essere un giorno una rivelazione.
mento
nell'anima dei
E la rivelazione fu fatta,
e
chi la raccolse
fu
il Vico.
Grand'anima, ricca di divinazione, riosa comunicazione colle late
e
in miste
víbrate
dal-
dall'ignoto; fulgida c gloria della scuola napoletana, aveva com che per indagare e ricostrurre la leggenda
Toscuro, seria
preso
occorreva aveva
(i)
idee
dall'indefinito
elevarsi al
c
vero
concetto
che
sempre
informato Roma.
M. MicheleT.
Hisloire
rcnname-répttblique. Paris, 1843,
3™
édition, vol. I, pag. 3. a
10
Meditabundo dinanzi al passato, comprese che per
cada veré che ritiene nella
quelTimmane
pupilla
spenta il possentc misten) che spirano i sccoü, e che visse la vita della civilta poco giova lo —
studio del bisturí. la fisiología e etá; ed egli da questa scppe palesarne la remota coscienza.
Ció che eostituisce la storia é non
l'anatomia della
pervenire La
apparc
quella,
a
e
Xuova
Scienza
veramente
«
non
solo il fondatore della metafísica della il
ma
derno indirizzo
manifestazione di
una
é amata
con
Roma vi
i
tutti
concepitore di speculativo, profonde dell'antico, che ti
storia,
cui
in
»
sua
—
lavori del
mo
ha intuizioni cosi come
commuove
la
smisurata vastitá d'affctto: la
tutta
generositá
delle
forze della
ragione. Ció che peí Beaufort
di mal
connesse
di
densazione
era
stato
puerile
insieme
novelle, divenne peí Vico la
pensiero
che
in
se
con-
racchiude il
símbolo. Bello é lo
sfogo delle
intime ribelüoni; dello
quilina profondítá. Dalle
sguardo
assorte
umane
possente i
ma
che
non
audacie
e
delle
Tolimpica
tran
s'annebbia
nelle
contemplazioni balzano visioni, contorni, fatti di
nitide ed aspre nei loro decisi definito
pensiero.
Roma si
profiló
dinanzi
agli
occhi
del
Vico
Teccelsa severitá della rupe in sublime do minio sulla uniformitá marosa dei barban, che come
invano le
flagellano
il fianco.
17
Ma
nell'energie della bufera quell'avide onde, ingrossatc, ritrovano si poderosa furia d'assalto, che,
tuffo
a tuffo, tutte ne sommergono, e schegspogliano la impávida vetta, che dal gorgo rincreggia piü rude, piü fiera, piü sovrana di prima, superba espressione di chi sa compatire. a
giano,
e
II cielo
ama va quell'alpestre profilo e distruzione; lo volle superante
la
permise
storicamente delineato in sul
Orbene, ció che Tinesorabilc basi di
e
barbari, potra a
rodé
ñor
del
grand'anima
vide
Vico;
la secreta mina insinuata nelle fondamenta
macigni
le
d'acqua
crolla traditoriamente la cima?
Tutto ció sentí la
storia della
ne
sccoli, sfondo.
suo
che
il litodomo frana
come
ne
Turto dei
delT erudito,
pazienza
Roma,
la roccia,
poté
non
sereno
non
i
ed
Roma,
sua
ritrovó
egli
i
della validi
che poterono riassicurarle.
Le antiche glorie erano divenute favola di poeti, mito di sacerdott, menzogna di un gruppo d'ambiziosi, aprocrifa invenzione di un popólo :c
SJauvinistico? Eppure,
rivela é in
»
il carattere che la
perfetto
guentc istoria vide intero
masso
ragionevole
é tutto
cssa
é
linee
consona
Da ció si
vetusto
del
Abbiamo
strato.
della
dubitare
osserveremo
compiuta col
essenziali
con
d'uno
motivo di
delle fondamenta?
zionc fu le
primitiva leggenda quello che la susseaffermarsi; ed il granito dello stile
che
la
materiale,
noi
autenticitá restaurae, secondo tanto
disegno origínale,
coll'intero edificio.
comprende
come
li
método
di
cri-
stato
era
inverso
riuscito
tica del Vico sia
dai
tenuto
a
che
quello
delia
precursorí
moderna
scuola nórdica. Gia coloro
rimasti
impenetrati
stringata
notizie
scarse
ed
dogmi;
come
che
mistero
dal
densitá
diffonde dalla
delle
riso
avevano
antiche, profterite succinte
erano
sempre
dell'idea.
—
si
Essi
ncgarono ed annullarono. L'intelletto sintético del Vico, spontaneamente ricco di creazione, sentí che
dagare
per
svolgere
Gli si offriva rare,
le cui
un
che avrebbe
la volta
era
dell'in-
dilatare.
ch'egli
sunto
incongruenze
che avrebbe
\-uoti
e
e
ricolmato
doveva svisce-
contraddizioni e
balzi
di
erano
periodi
reintegrato.
Prima del Creuzer
e
del
Goerres
inverosimiglianze dell'esagerazione
e
sciolse
le
Tes-
colpi
del símbolo.
senza
Che
codesti idolí storici,
sonó
croi
insupera-
compiono le imprese di fitte schiere? che, codesti meravigliosi atleti, veri cataclismi umani, dinanzi ai quali la natura cede le sue forze? codesti possenti iegislatori che conducono uomo la lunga opera a termine nella vita d'un bilí che da sé
dei secoli? Sonó nomi che
pienza di
delle infero
un
avviluppano il valore e la sagenerazioni, e riassumono le imprese ciclo; sonó decreti che racchiudono
la lenta evoluzione del contrastato nano
la calma ed istancabile lotta
popólo
diritto,
política
e coro-
di
che fu tenace ed insieme innovatore.
un
l!l
La vita delle etá s'accumula nel di
pochi anni;
pensiero,
che avvicinano Che
deriva
ne
densítá di
una
importa
di
rapíditá
azionc
Dio.
un
Clelia
Orazio,
se
corso
miracolo di coraggio,
un una
l'uomo ad
breve
Scevola
e
non
abbiano mai esistito, ed
appaiojio invcnzioni fatte Porscnna, quando nella stessa loro finzione sonó la piü manífesta dell'alto il prova patriottismo romano, quale non per simulare il dominio di
volle
ricordare
tema che
i
il
—
disdoro
di
sconfitta per
una
s'abituasscro all'idea
figli
della
umi-
liazione? Che
giova se non Lucrezia, e
sangue di
mai se
suoi, quando sappiamo
genda palesa
piü
puó
popólo leggenda.
di
che
non
nulla
1'intima natura
nulla
del
pugnale grondó
Bruto
di
come
una
la
figli leg-
schiatta,
e
il
palpito? Se fu provato che il sogno é la piü delicata bilancia del sincero coraggio degli individui, ben essa
un
nella
ripercuote
uccise i
ne
misurare la
Le stesse fantasie e
gli
«
spontanea audacia
adeguate agli
intelletti.
intelletti aüc opere.
Chi ebbe la
poté
sonó
sua
essere
hórrida
un
religione della forza d'animo, vile;
romana
non a caso
virtus
non
fu creato il motto:
».
Rompiamo ia crisalide del mito: se ne sprigionerá alata Tindole di una stirpe. Roma ha concentrato e personificato se stessa nei suoi eroi; sotto quelle spoglie quanti sacrifici non indegni della sposa di Collatino, di Giunio,
•!■■■•
a
Virginio, compiuti a mille ignorati! quanti futuri Manlii,
del tribuno
di Muzio,
mille da cittadini
Rcgoli, Cornelie, Catoni
Trasei !
e
Sostituisci al culto dell'eroc il culto del
comune
sentimento. L'uman genere che di sé vuol storia che
si merita.
egli
Collocato nel Tocchio
largo
puó riconoscersi nella traccia ogni popólo scrivc la
lasciare;
punto di vista dominatore,
vero
sintético.
sguardo specula, che
da codesto vasto
il Vico innalzó la filosofila
avrebbe
cela
d'incerto
c
doveroso
orgoglio poggia
di
in sé
indagato ció che Tantico
d'ignoto. E
giacché,
mostrare
il
saziando
le valide basi
piü gcniale
italiane,
la
ultra
critica
moderna
della
scuola
cu¡
su
montana, abbiamo nello stesso tempo colta Toccaluci al genérale carattcre della
sione di fare le storia di
Roma;
potremo
—
inoltrarci nelToscurita suoi simboli
meno
ora piü sicuramente esplorata di uno dei
piü importanti.
II troppo stretto vincolo che rannoda ciata dei
doppio moda
Tarquinii
consolato
inaugurazíonc
metiera
la
cac-
dell'annuale
in evidenza
Tantica
la quale, se lapidario, c in po lítica le pronte decisioni, nella primitiva istoria le lasció quell'accumulamento di pensiero e di
quirita
di
alia
—
concentrazione,
—
in letteratura le diede lo stile —
azione,
fatti,
che
rivela
trascurante
le
¡'accozzo
lunghe
zioni intermedie, che
ne
e
dei
meri
necessarie
maturarono
il
esiti dei preparasuccesso.
21
Tuttavia le vicende
e
delle
í'csperienza
na-
zioni hanno oramai formúlate
matematiche leggi avranno rigore tanto mcno i remoti Esse ci potuto sfuggire. permctteranno di svolgere Tintrico del riassunto, dando aria agli avvenimenti umane, al cui
e
—
tracciando la teoría della evoluzione.
La consuetudine distinse nella duc
opposti
Irtamente
campi.
d'una linca che
non
possibile fusione,
ammette
Tuno
storia
dívisi
romana
dal
rigore
le sinuositá di
porta le
insegne
una
regali,
l'altro i fasci consolari. Codesti due
campi sonó due periodi. periodo monarchico nella sua intonazione che rivela la vaga voce di chi oral favolosa, 11
—
mente
riferisce,
—■
ebbe
Tindirizzo scientifico
cipio zione
del
riconfermó
Vico, secondo il quale
dell'ingegno
per Heve
negligenti sprczzi, finché
non
e
umano
deve
ogni
quel
prin
manifcsta-
cssere
raccolta
fantástica che sia.
II
periodo repubblicano invece, nella troppo sue registrazioni annalistiche, godette fiducie soverchie pe' primordii insino a che non sopratutto, prevalsc quel giusto ed accurato discernimento storico, senza il quale lo scrittore vagherebbe sempre nei campi dcll'incerto, o cederebbc al capriccio dell'autoríta, Xe scaturi che quel medíale periodo di collcgamento, che resé possibile la trasformazione e indiscussa esattezza delle
12
di
piü
l'innovazione di governo, rimanesse
ogni
altro avvolto da accentrate ncbbie.
II tenebrore dell'incuria da
cecitá
la
lato,
un
dell'accettazione dall'altro, fccero si che la prepa-
repubblicano riposasse assai lungo inoffesa dai lumi della critica. Ma quando ci si avvide che nella storia dei e degli sette re, oltre la vaporositá dei prodigi
razione del concetto a
interventi divini, csiste anche dei fatti reali
del
e
il profondo soleo pratico; e quando
agli occhi nostri e gli esiti
evidente
spiecó
pensiero
il disaccordo tra delle
le cause, la condotta, cane
gli Ktruschi
guerre contro
manifestó l'immenso
soltanto apparve aveva
dell'elemento mitico
prive
csse
neppur
ingoiata
repubbli-
cd i Latini
la necessaria etá di
—
—
certo
Ci, allora
vuoto
che
transizionc,
e
fu scoperta Tinconsistenza di quellc fonti che per tanto tempo si credettero tcstimoni oculari dello
stabilimento del governo biconsolarc. Bu
basi, lungamente prepárate
valide
quali
poggia la seria piü splendida,
definitivamente connesse, zione che duratura
condusse esistenza
alia
che
non
mai
e
costituvasta
e
nazione abbia
vissuto?
Quali
sonó
i
politici
tentativi,
(') Xella battaglia presso la selva Arsia Lino) o il dio Orato (secondo Dionisio) che
le
cittadine
é il dio Silvano
(secondo
annuncia che dalla parte
degli Etruschi era caduto un uoino di piü che da quella dei líomani. Livio, II, 7, 2. Dionisio, V, 14, -
E nella romane.
battaglia
al
lago Regillo
Dionisio, VI, 13.
i Dioscuri combattono nelle file
2:¡
esperienze, le lotte feconde, la progredientc complessione di idee, il perfezionamento incalzante che maturarono di
concretarono
e
la risolutiva forma
governo? Gli autori
ne
tacciono
disinvoltura
ingenua
Tevoluzione,
fondono il
lutismo monarchico colla
colla
e
inviso
piü
piü gelosa
piü
asso-
controllata
e
liberta
repubblicana. Questo sbalzo di
termedie é la consolari ma
il Devaux
regia. —
qu'ils
ce
órale —
sont
ce
«
del Les
aiment
le
in bi-
—
a
les
comme
mieux
de
conserve
en
les
qui
origini
popólo, né piü né osserva peuples
longtemps
mémoire
que leur
de soin, c'est
necessarie fasi
dominio dei documenti,
non sonó ancora
delTetá
fants:
le
sicura prova che le
viva tradizione
meno
ce
piü
tutte
frappés
le
avec
le
en
l'histoire,
plus c'est-
plus;
á-dire
le moins de vraisemblance
et
de la réalité. La connais-
ce qui a souvent s'éloigne davantage
nous
bien
des
faits fondamentaux
primitive
des
nations
de
sance
stoire
sans
en
le charme de cette
a
(v)
coscienza ama
sem
parte ragíonativa e favorisce lo svoleroico, ha puré in questa occasione
la
plificare gimento ceduto
l'hi
perdue pour enveloppe fabuleuse
defiguré les détails. » Infatti, il popólo colla sua vasta tanto appassionata, quanto illogica, che
qui
de
serait
al
Paul
bisogno
Iíkvaux.
di
Eludes
commuovere
puliiiques
meitls de l'histoire remoline. Vol.
sur
I, cap. III,
les p.
e
di
essere
principaux 29.
événe-
L'4
di ottenere dalla disparita Tapparisccnza del colpo d'effetto; gli uomini vi prendono le epiche proporzioni dei giganti del pensiero e dell'azione, appetto ai quali l'impossibile diventa verosimile, e Tinspiegabile é
cercando
commosso,
dell'accozzo
risolto dal
maraviglioso.
II racconto di bocea in bocea s'arricchisce del
generazione, e, mentre piü s'allontana dalla realtá, impoverendosi dei particolari storici, e carican^-dosi dei fronzoli soggettivi, la credulitá aumenta insino alia venerazione e difende col piü tenero affetto la splentributo artístico di ciascuna sempre
dida finzione dei suoi drammi.
Tuttavia, giacché é dato
Devaux, che
sempre
meglio
«
nell'animo del ricor-
pur
nella storia la menzogna
giova
del muto silenzio », riudiamone la
alteralíyoce. Settimo —
di
re
Roma,
e
ultimo
prófugo
corinzio
cittá di Anco per il Tanaquilla intrigo, —
,
violento certo
a
Demarato)
sovrano
etrusco
Tarquinia (liglio del
disceso dal Lueumone di
che
venuto
era
nella
¡stigazione augúrale della moglie Superbo era salito al trono con come
buon diritto
del
aveva
resto
il
Prisco
non
allontanato dal governo
i
figli del suo regale benefattore ('). Tuttavia, mentre TAntico non volgare ambizioso, ed aveva saputo
l1) il
Mandatili
suglí Apennini
ad
una
parlita
popólo, conquistándoselo coll'accoi'tissima liglio di un greco. Di lui s'intrattiene
rola. Era
era
stato
essere
di cácela,
careiü'.a
Ennio in
un
T in-
aninge
de 1 1' o mata, pa
Feslo, pag.
301.
25
terprete
dei
tempi,
cattivarsi coi
personali meriti Tamore e Tubbidienza dei sudditi; il Nuovo Tarquinio spiegó si scellerata pompa di crudeltá, e
che Tuccisione di Servio tristissimo di
un
non
fu
che
Tesordio
tristissimo regno.
Despota efferato tolse al popólo Túnica guarcntigia di liberta; il Scnato, il quale ebbe fraudolentcmente uccisa la maggior parte dei suoi membri, aboli i pubblici giudizi e le riunioni; levó dal Foro <2' le leggi servianc della riforma centuriata; esauri la cittadinanza in continué guerre, e condannó la spossata plebe a terminare senza compenso le gravosissime costruzioni del tempio di Giove Capitolino i3', della Cloaca Massima e dei portici del Circo 14'. La
monarchia
sua
era una
vasta ala di triste
au
gurio, la quale covava universali, nutriti odii, vagheggianti soltanto Topportunitá di un ultore sfogo. E Toccasionc venne, lúgubremente íntrisa del
ll) LIVIO, terno
I. 47,
ama
commuoverci coi
piü
minuti
particolari
in
alia mortc di Tullio.
Dionisio, IV, 39. Diodoro, X,
1.
Hist., III, 20, discorre delle leggí di Servio. Livio, I, 55, dice che la presa di Suessa-Pomezia forni le 40 Tácito.
(*) (3)
d'argento per il materiale del tempio. Cassio Emina in Servio, XII, 603, racconta che i cittadmi dalla falica, che preferivano uccidersi. Cosí puré
mila libbrc
(4> erano
cosi
oppressi
PUNIÓ N H.
XXXVI, 107. C. Rabirio, 4, 13, ricorda i
Cicf.kone nel Pro mina
»
di
Tarquinio
LYDO, de naüstica.
mens,
«
«
cruciatus
superbissimi atque crudelissimi regis
car
».
IV, 24, ha forse inaggiori traccie di origine
an-
che, vittima
Lucrezia, sangue della romanissima
la morte ad
colpa di Sestio, preferí oltraggiata <'>.
della
Era il favorevolc
Tarquinio,
in cui
momento
si trovava lonsotto le mura ardeatine,
accampato
da Roma.
tano
della assai nobile donna
parenti
Gli addolorati
raccolgono dalle
care
labbra morenti
un
grldo
cittá:
la
sbarra le
e
quale
sorge
porte al Re, allorche egli
di
tutta
pazzi d'ira, per improvvisamcntc in
vendetta, che essi portano, la
vita
una
armí
accorre
per
domare il tumulto.
Proscritto il
dopo
Superbo ed i Principi,
la cacciata dei
pubblica:
si
consoli;
eletti due
sonó
soguaci, proclama
súbito
suoi
ed
la Re-
immediata
quella maravigliosa costituzione, al che, spontanca, sboccio d'un flore, perfetta di alcuna punto da non avere mai piti bisogno
mente funziona
radicale modificazione. come Per quanto l'ora rivoluzionaria possa, d'un masso e di lampo del genio, conccpire dei secoli a siento uno stile ci6 che la sapienza
il
radUnerebbe; per quanto possa infrazione la inflessibile leggc, non
mai
necessaria
resiste
rate
(')
e
messo
la
del
rapidita
in atto il
Diodobo, X, 20,
accarezza
ruminato
con
almeno
secondo la
all'esperimcnto ció
risultante
generazioni;
avere
che
non
e
delle
lavoro
cui fu ideato,
una
quale
elabó
régime biconsolare é cosi
ravvenimento
con
affettuosi
partí-
sbalorditiva,
che
gli
stcssi antichi
ne
diffidarono,
e
ricorsero alia fama, secondo cui gia Servio Tullio avrebbe
i
paragrafato
repubblicani
allorche avrebbe
avuto
lasciare libero di
se
non
ne
lunga
intorno
pczza,
al
gloria
venerata
popolare,
re
e
di
il genero
se
lui la bella
con
intenzione, che,
testamento del
sacro
commcntarii.
in animo di abdicare
popólo Romano,
uccisa
avesse
Ma siffatta
il
<">. il
come
diffuso, per
aveva
preteso concepitore
suo
un' aureola incontrastata di generosa idealitá, altro che un tocco di piü spiccato cffetto,
non
fu
aggiunto
quel fortunato regno, che fu vezzeggiato fantasie, e che sempre la plebe ebbe caro símbolo della liberta nascente, i
nella
primi passi la leggenda
mosse
Ma
de
[') Plutarco, LíVIO, I, 48,
«
id
fon. Rom., 10. ipsum tam mite
lamen, quia unius esset, deponcre ductores suul.
Forse
a
ni scelu.s
ció allude il «
verso
di Accio
apud
»
La tradmone
(2)
e, siccome
None,
plebe
Cíe. Pro
normo
aveva
^iomi
non
consilia ;isritanti
Sexlio, 58, 123
di
facesse
no:ia,
fatto
nascere a
nascita
comitienUinh-.Servil
repubblica
qual ogni
sServio in
re
sarebbero
di ciascun
di
l'a^gruppato
non
giorno di qtielle none,
un
attribuire
mese nona
precauzione
accioccliü
nascer
v
ed i dettami della costitu/.iinj servhnal.
si sapeva sua
ex
due consoli della
(I primi
non
celebrava la
impcrium
habrrisse quídam
patria;
:
Dal che il Senato prese la in
correttore
un
animo
Dúo cónsules inde comitis centuriatiis....
i
Tullii creati sunt.
gnolí
in
cui ella
modcrutuM
tam
ac
eum
in
del diritto <2>.
Tullías qui lii-eiialctu ci ribas s.'tihilii;:- :■:■'.
stati creati secondo le
can
avere
intestinum liberando
LíVIO, I, 60, dice che
la
conquista
do ve- va
siccome il
il tempo
e
a
da tutte le
meso.
permettere
nuineni
dei
vaghezza nel popólo di ristabilire
i
mer
cainpale
leggi
:
2H
il
nel rettore d'Alicarnasso,
quale peí primo
in
astuzia di un'artificiale rinunzia
sinuó la
possibile
originata
per forse due volte dal
pcricoloso squi-
librio che sbilanciava le forze dello stato O.
parer mió, manifesta troppo greco apprezzamento, laddove attribuisce a Bruto <2> il troMa Dionisio,
vato dei
nuovi
a
magistrati annuali, perche avendo a Delfo <3> i figli di Tarquinio,
egli accompagnato invano
non
dei
doveva
Pisistratidi,
avere
alia cacciata
assistito
fespirato
e
nel
clima in cui
si
svolsero le riforme di Clistene. Gli é evidente che
imbattuti, htti
¡ntrichi tra assai
ancora amore
la selva
in
riannoda ed
serpeggia,
cupe
cui
i
suoi
ombre, tuttavia
non
dispcriamo, lusingati dal n ostro di penetrazione e di trasparcnza.
Divisa la discussione in due Tabolizione della
parti, da monarchia, dall'altra
mento
da
consolare; etá, dalTaltro
un
vecchia —
sull'una
e
gli
elementi
insaziato
una
Tesordio di
rivolgeremo, forze, e cercheremo ad
di
una
un'éra nuova; volta
necessari
banda
lo stabili-
lato la catástrofe
sulTaltra
le raccolte nostre scere
ci siamo
arruffa
una
a
volta,
di far
sintesi,
na
la
quale ci rassodi un' opinione convincente i n torno all'argomento che ci preoccupa.
(') Dionisio, IV, 11 e IV, 34. parlerebbe una volta sola, I, 46. V2) Dionisio, IV, 74.
Anche LíVIO
l'accenna,
ma
ne
(3) Secondo la verskme di Lloo, de mag. I, 32, l'ambascena non sarebbe stata inviata in Grecia per consultare l'oracolo, ma per studiare le leggi Ateníesi.
II
ritratto
tradizione
ce
del
secondo
Tha
colorito,
Tarquinio, quale sicuramente
e
la
con
forme alia realtá? Di gran fede
dubitiamo.
ne
ci sia lecito l'affermare
che il governo
che,
se
Ma innanzi
tutto
é pur attendibile
abbia dovuto
la sua rovina regio poütiche di Tarquinio il giovane, un dissolvimento precipitare i cui germi datavano pero da lunga pezza. Alia conferiría della quale opinione varrá la storia dal progresso delle concessioni fatte dagli
alie inabilita costui
non
ultimi
re.
Se
il
gia
Prisco, invece di raddoppiare il
delle tribu,
mero
che le arte
fece che
Tirritazione
governo
Navio, vale classe
a
patrizia,
re
Titii
etrusco
stocrático novo
[')
la
osa
la
e
tradizionale trinita
la dei
Luce res;
sfidare il
piü
romano,
facendo
elettissima
classe
11 Prisco
sacerdote
Atto
opposizione dflll'avita quale, per impediré la registracittadini, voleva ad ogni prezzo
conservata intatta
dei
argutissima
con
del
nu
sczioni
diré Tintera
zione dei recenti
uijtcs,
eludendo
componevano,
di
delle
raddoppió quello
raddoppió
il
numero
—
dei Ra-
Tavveduto
vecchio
orgoglio
ari
invadere
dalla
gens
cavalieri <",
por-
dei
dei
se
componenti
la
classe
cavalieri, Introducendo la distinzione degli equíles séniores
e
dei
degli
30
tando da dugento diede i
treccnto i membri del
a
nobiítá
quella
istituendo
e
paires
minorttm
gentium &\
ed
nata
popólo, irrespingibilc pressione
sul
erano
di
punto
che certo
dietro osti-
ma
coloro
di
che
sé i reclamati
da
ottenere
data
ció
—
fece per tenerezza di
non
Senato*",
fresca
di
diritti. Un radicale provvedimento stringente necessitá di ovviare urge ed ingigantisce.
Epperó,
che dovette puré
sempre suppone la ad
pencólo che
un
la
essere
tanto
fe-
stcggiata legislazione plutocrática di Servio Tullio í3', se non il raffinato espediente che proporzionando T importanza del voto a quella della fortuna, salvava con un'astuzia il patriziato e lo Stato e calmava con un'illusione la plebe W, che tanto
combattuto
aveva
per
essere
di
ancora
pubblica, e per vedere perdutc le sue piü energiche forze rivoluzionarie in quei ricchi suoi figli, che, soddisfatti nella
fatto esclusa dalla
cosa
í1) In seguito anche Servio Tullio fu obbligato plebei. Servio, del Aen. I, 426. [s)
Si
iudicassf
ignora una
se
la denominazione
¡nferinrita
di
i
Luceies, costituenti
¡nnalzati alia
dignita
dei
ptilrc*
diritti, npj.urc
di scherno intlitta dai vecchi se
di
una
patrízii
ai
se
l'osse
IV, 21:
componenti le altre
la
una
tribu,
Senatori
gcittium designa? \u\-x
i
non
quali
si
sa
seniliraní::
due tribu.
Cosi dice lo SCH.VküLEii, XV. 10-12 Rom.
,A) Dionisio,
creare
nuovi. Parimcnti
delle tre antiche
(3) Tácito, Anticues, IH, 26,
a
iiiiinirniit
discorre delle
gesch. leggi tulliane.
plebe in sulle prime
non
si
accorse
di
loro ambizione
personale, Tabbandonavano, ormai a fianco della piü venerata no-
di sedere
paghi
bilta?^ Se consta che Servio abbia tuttavia incontrato bestiale odio nella cocciuta
crática, ció
fautorc della
roso
attribuirgli. la démocratie,
—
intorno
étendit
priviléges
partie
en
celle de
Tutto ció ostenta
du
patriciat,
»
ciali, che
se
come
si
in
dall'esperienza, non abbindolare dall'inganno avrebbe
da
ebollizionc;
secreta
delle
fatta incré
plebe,
piü
lasciata
misure,
mezze
ed
direttamente attinto lo scopo.
Fatta ardita dalle ricchezze il commercio, scambio di le
nazioni,
Greci
procacciava, chiamavano
diritto
e
dalla coltura che
prodotti comprese
di
e
di idee tra le di
essere
srveíjjis (sinedrio) quello
la
di
primi posti,
(s| Op. i5!
la naissance
contorcessero
si sarebbc
dula
cit., vol. I, cap. VII, pag. 116.
pittore apud Livio 1,44 e L. Calpukmo Pisoxü apud IV, 15 parlano del censimento di Servio Tullio.
Fabio
Dionisio
II
mais il les
alio Stato assai
s'avvicinava Tistante in cui la
I
—
<3>.
II fermento maturava
:')
pas
«
definitivamente.
giurarc
sedere ai
—
gravi difficoltá sogli accorti maneggiamenti potevano ritardare, non valevano pero a scon-
seno
momento
¡1 Devaux'2'.
de Taristocratie de
la fortune
tempo in
peí
aristo
vollero
qu'il protcgea ce ne fut propriété plébéienne »
lui ben riassunse
a
molti
democrazia, che Ce
«
imprevidenza
merita pero il titolo di gene
mais la
n'abolit pas les
a
gli
non
32
di Roma, floridezza, la civilta, Tavvenire le latenti
compiacenza rimisurava
secreta
nella stessa rítmica
cui,
con
pulsazione,
e
con
sue
forze
túrgida
arteria di sempre rinnovcllato sangue, distribuiva della vita. per tutto Tinesauribilita Roma
m
la medcsima
sentito la
dimostra sua
bisogno
con
vedute,
perspicaci
come
origine abbia appunto risposto al una stazione céntrale,
di stabilire
favorisse Tincremento che andava
quale
ed
esscnzíalmente cittá trafficante,
era
íl Bertolini
pren-
dcndo nel Lazio la mercatura.
naturale
Era
che
frequenti gli inferessi piü
cittadini alie volti
¡1
negoziare obbligasse
assenze
alie
;
cose
e
ne
tenessc
esterne
che
i
rinon
alie interne.
che, quando codesti smerciatori ritorpatria a fruiré del loro discreto pecunio, e non ebbero migliore accoglienza dei forestieri, si trovarono esclusi dai pubblici ufiíci, i quali Per lo
narono
in
pcrvenuti nelle mani della classe meno intraprendente, che si era data alTagricoltura, c non aveva quindi abbandonata la
erano
invece
ardita
e
meno
cittá natale.
proprietá deTagraria, c che il lucro era l'avere disprezzabile ; per lo che essi fupatrizii, e gli altri i plebei. Da qui scaingiusto disquilibrio che cagionó la piü
I latifondisti dichiararono che la gna di invece rono
i
turi
T
(') Sul
rispetto
Francesco
periodo
dei
re
era
Bertolini. Articolo di Roma.
Genn.
nella
«.
Nuova
1871, pag. 34-58,
Antología»:
:¡:i
sorda ed
impertérrita
lotta
a
cui Tantichitá abbia
assistito. I re udirono il prolungato tuono che rumoreggiava minaccie dai remoti sccoli, e ne trassero la previdente interpretazione dell'avvenire; cui
per
forze
s'accorsero
dirette
che
calmare
a
non
erano
sprecate
le
l'irruentc urlo del diritto
offeso. Ma la
nobiltá,
discussione
del
e
cessioni che lo
gio,
e
provó
bieca lo essa,
cieca dalTabitudine dell'innon
brivido
sguardo
come
debolczza:
sua
sotto
lo
smasche-
eppcró gia figgeva chi, secondo
la tradiva.
abile timoniere per
essa
con-
della vendetta in
La monarchia doveva
mare
vide nelle loro
strappo alTesclusivitá del privile
un
della
ramcnto
resa
dogma,
essere
diretta
poter equilibrarsi
da
su
ben
sifl'atto
da opposte procelle; ed appunto poteva resistero che colTarte del saper
scontrato non
galleggiare,
e
coll'
accoglicre
tutta
Toscillazione
dell'onda che le si offriva. Di questa índole fu infatti la dcstrezza
dei due
predecessori
correva
ad
un
del
Superbo;
tempo tale elasticita
si opportuna energía di decisioni, non
di che
trovati
oce
entrambi,
appena Teta ritardó loro i nerbi dello
perirono
política
nullameno
spirito,
vittime della situazione. \'é Tuno, né Tai-
patriziato poneva nelle principi diseredati del potere; il Prisco, mentre scioglieva una disputa, spiró nella sua stessa reggia sotto l'ascia dei figli di Anco, trastro
evitarono Tarma che il
mani dei
u
da coltivatori
vestiti
trafitto dal
<>>;
Tullio in
e
del
pugnale
esanime nella vía che la
gittato
prfina Curia Tarquinio, fu figlia sua resc
di
ñipóte
scellcrata.
Tuttavia, delitto
suo
ció
se
il
con
dovette al
non
Tarquinio
nuovo
compró
prezzo del
a
poca resistenza il attivo
concorso
alcuna classe della
trono,
simpático
e
ad
di
atto di
popolazione, personalc audacia, che s' impose in un momento in cui gli animi erano distratti dalle scissure soma
un
ciali. Ma alia
quale
era
lo Stato che
ambizione?
sua
la difticile crisi di un'etá
procacciato volge a superare transizionc; vale a aveva
che
quello
di
quello che avrebbe segnata la fine del pe re per disporre le cittadine questioni su
diré
riodo dei un
campo di lotta aperta. Per tutto dominava Tunivcrsalitá del
tento:
un
patriziato invidioso
pulare floridezza,
irritato
e
Taristorazia dei natali
plebe
povera,
che finiva ad
(])
Mi
Op. cil.,
vol.
de
sur
I, cap. VI,
l'épaule,
di
vedere del
quella della
nelle
la facile
píace riprodurre
leurs oulils
a
indignata avere
pag. 93:
simulercnt
rapidita «
.
.
danaro;
.
.
e
una
influenza
gia fissantesi
dello stile
déguisés
querelle
po
abbassata
nessuna
centurie,
une
malcon
della crescente
aux
del DEVAUX,
en
cultivateurs.
portes du palais
Tarquín et demandérent a étre introduits devant son tribunal poui qu'il régk'rit le diffiirend. Ouand on cut Iaissé pónclrer tout le groupe dans le palais, pendant que l'un des deux adversaires exposait le sujet de la dispute, l'autre tomba sur le roí á coups de hache et
ncl solé
delTidca;
una
ricca
plebe
forte aggravio delle liturgie,
che
e
ribellantcsi
al
gia aspira agli
onori delle cariche. Come mai la tradizione
di
la
regalare
Roma
era
Repubblíca,
preparata
lode della favola
quella
di chi
sa
a
quaT
senza
Servio deciso
ammcttere che
riceverla? altra
concederé
che avesse
sostiene
Tullío, dopo quarant'anni di regno, e
gloria diffonde, a
giá
T entusiástica
tcmpo
ció
se
non
che
a
viva lorza sta per
essergli strappato? Dunquc non piü Timpazienza della successione, ma Tagonia di assistcre proprio alia soglia degli scettrati onori, alio sfumo della piü blandita brama mossc Tarquinio contro Ib suocero, poi impedí che il popólo gli richieTadempimento della promessa di Servio? Col dispotismo, Ma, per quantb ragíonevole possa essere questa mia deduzione, non intendo che essa giovi alia E
come
desse
Superbo, perché non credo che la risappia avere piü dcfinita espressione di quella che possa trasparire dal tentativo un popolare di daré fisonomía ai primi sentori di esteso desiderio político. II concetto repubblicano aveva ancora bisogno di maturare sotto altri monarchi; senonché Tassolutismo, a cui Tarquinio ricorse per pareggiare íl pericoloso disequilibrio delle classi, ne anticipó causa
del
nuncia tulliana
Tattuazione.
Ignoró
che la violenza
míno dell'idea, che
«
Todio
non
arrestó mai il
consacro
sempre il
camsuc-
cesso »
(n, che
non
mai le uccisioni salvarono lo
difficoltá sociale, ed ottenéro Tuni-
Stato da
una
ficazione
degli
Conobbe
strati.
sferza che affrctta ¡1 rovcscio nel della
Tintelligente energía
briglia
T insolenza
precipizio;
della e
non
che sostiene
una
caduta.
Tuttavia la
sua
colpa
si riduce ad
aver
cre-
attingere piü direttamente lo stesso scopo, che gia i suoi predecessori si erano proposto; solai metanto che, mentre qucsti si erano rivolti todi concíliativi egli si appiglió alie misure duto di
,
estreme.
La
leggenda
si vendicó di chi
non
seppe
man-
tempi, e volle punirlo con que$fo stesso torto che egli aveva commesso verso il popólo romano; spese per lui le troppo primi tive fosche tinte dei puerili tiranni da commedia, tenersi in carattere coi
piü leggiero toecó dell'elaborato atpsicológico, ch' ella certo non íesina con Bruto, giudice condannatorc dei figli. Tarquinio aveva infatti riposte soverchie fiducie
e
gli negó
il
tenuamento
nella irrazionale
fortuna delf audacia.
Avcndo compreso che T incalzante urto
degli antagonismi sociali avrebbe presto condotto al travolgimento della monarchia, speró salvarla, tutto livellando nella moría gora delTinazione; per questo abolí la
costituzione
centuriata,
ed
insíeme
annientó il Senato.
;.') a
LoUiS BLANC.
Origine
e
causa
della Rivuhizione
proposito dell'accoglienza che ebbe il libro del Necker.
francese
—
37
Aggiungi che,
essendo
pervenuto al regno senza la sanzione del popólo, né quella dei paires, non poteva altrimenti affermare i diritti sovrani che colTautoritá indiscutibile
piü famigliare importune difese.
lo
governo
X'e derivó che
solo
non
dell'autocrazia:
avrebbe
si
tempo Tappoggio della plebe
ziato; della
tica
invece di fonderc la
ma
sottomissione,
bellione,
alíenasse
quello
e
la
contro
guardia
pacifica amalgama della ri-
giovarongli la csostipendiato tra i Latini ('),
nonché le esterne alleanze, riconfermate ogni al
di Giove del Monte Albano *2\
tempio <3>
vassalli
cittá del Lazio, che,
Roma,
erano
tere
danno dell'aristocrazia W.
a
Ma
se
(') Livio, I,
rette da tiranni
Tarquinio 49
«.
non
Latinorum
ad
fu
esse
¡4)
cune
il
quale
cittá latine
perbo;
erano
Tarquinio,
nella fine
gentera conciliabat,
ut
».
e
erano
sentiré
ac
pero in
teso l'insidia di ucciderne i —
comune
Circe,
e
che
d'una
cum
comune
rege
idea.
Tuscülo, che si vanla figlia di
poi sposó
per i suoi talenti milítari. Alrimaste stranicrc all'appello del Sucaro
da Turno Herdonio di Aricia. Di lui si disfece
acensándolo
Livio, I, 51.
da
l'aveva assai
guidate
causa
Ottavio Mamilio di
era
discendere da Ulisse
Tarquinio,
di
del po-
.,
Era naturale che facessero
II capo di ques ti tiranni tava
anno
quelle
imitazione
esperto
Dionisio, IV, .10, c1) Dionisio, IV, 45. [3) SCHWEGLER, XVIII, 12. RiJllt. gCích. Livio, I, 52 a Capita nominis Latini stare videhant.
con
impadronitisi
slbi máxime
quoque tutior ínter cives
peregrinis
un
patri-
mal
quale
Tescrcito
e
ad
ad
del
Taccordo
ottenessc
un
obbligato
un' assemblea di tutto il Lazio di
príncipali capi; Dionisio, IV, 48.
per lo
che tu
avere
affogato,
scienza dei
ardí
quc
rapport i coi cittadini, non difettó di larghc qualitá, per cui chiun-
delle altre
nessuna
Stato
di
colpo
un
conobbc
sempre
quanto possano distrarre le menti la militare glo ria delle fortúnate
imprese imponenze edilizic.
delle
Se é pur
lo
e
artístico
splendore
che le costruzioni matcriano il
vero
progresso intellettuale delle
generazioni,
per quanto
leggenda abbia aggiunto al peso della sventura quello dell'ignominia, la Cloaca Massima sem pre attesterá che sotto i Tarquinii Roma fu ro la
poderosa civilta quale greca agilita
busta della E di il
suo
rita
di
un
fosse allora
documento
spiglíato
lo prova coll' auto-
"> ce
commercio Polibio
prezíosa
etrusca.
contemporáneo, che
navigazione conchiuso fra Roma e Cartagine, ¡1 primo anno della Repubblica i2'. Dallo scrupolo dei dati Roma tarquinia si rivela balda potenza marittima, che insolca nel Meé
il
trattato
di
(') Polibio, III,
¡!)
Rkrtolini.
22, crilici
Saggi
di
Storia Italiana. Milano,
1883.
pag. 17. Ouesto documento 11 I.aNüe. Rom.
tura. Per Xel
primo
suo
Alt., 1876, vol. I, 130
contó
volume
ando pero esentc da molte
non
poi
vcrtrag) falschlich in
non
ha determínala
das erste Jahr der
secondo volume la mette
soltanto
Karthago hatte Rom vielleicht Handelsvertrag.... geschlossen. E
poiche
s.econdo é del
negazione
la edizione del
1879, si
al dubbio.
ne
la appunto la litera
npinionc
nega addirittura la data:
ne
pub
in
sulla
qucstione.
der
(Handels-
«
Republilt gesetzt wird.
dubbio:
schon im
oppugnazioni,
«
Anfange
»
Xel
Mit
der Seemacht
der
Republik einen
»
primo volume é del 1876, diré che il
Lange
sia
del e quella progredito dalla
ditcrraneo le vie della ricchezza
e
della coltura.
K
poiché queste vele sonó le bandícre che segnalano la oltraggiata Signoria del Superbo, una volta di piü rimpíangiamo che lo spirito di parte abbia invclenito la leggenda al punto da uccidere uno dei piü bei pcriodi di civilta espansiva che potrebbe vantare Tantica riostra Roma. Ma
l'odio sempre conobbe che la
puó
essere
assaí
piü
congiura
terribile
purtroppo
del silenzio
delT insidia
della
calunnia, giacché la calunnia si risolve coll' antitesi, ma il silenzio lascia ignorare. I due
regni
del Scniore
c
del Juniore comba-
cierno in adérente contatto, soltanto che, per
amor
di contrasto, ció che per
qucgli é causa di gloria, cagione d' infamia; Tuno é la lastra Taltro la positiva, negativa; i mcriti del primo contengono giá in sé la necessaria conseguenza di altrettante colpe del secondo. II Michelet <•> non dura certo fatica a parigliarne c
—
quoique separes par le législateur Xuma, se repré sente entre 'Tarquín TAncien et Tarquín le Superbe, tout separes qu'ils sont par le législateur Servius. k
du Capítole et des égoust, suprcmatie de Rome sur les également attribués aux deux
La construction
Tétablissement de la alliés
(')
latins
sont
M. Michelet. Hisloire
Roniaiue-r, 'publique.
tion. Paris, Hachette, 1843, tit. I, lio. I, ch.
—
Troisiime édi-
I, pag. 105.
Tarquins. Tous deux défont les Sabins; tous deux régncnt sans consulter le Sénat. Le premier y introduit les pedrés minorum genlium, chefs de nouvelles familles patriciennes; le second appelle autour de lui des étrangers, ce qui est problableméme chose
ment la
sous une
autre forme.
Méme
caractére religieux dans les deux Tarquins: TAncien éléve une statue á Accius Xaevius oü il est
représente coupant
un
caillou
second acheté les livres
rasoir ; le
un
avec
sybillins.
">—
Voilá deux
régnes qui se ressemblent fort, et peut-étre n'en est-ce qu'un raconté de deux manieres différentes. Malgré toutes ces ressemblences, le premier Tar quín est traite avec autant de faveur que l'autre avec
sévérité.
»
—
Cosí in quella esaltano
il
Secondo
ne
suo
guisa che le guerre del Prisco ingegno militare, le imprese del
manifestano l'odioso método di
rimento; le costruzioni dell'uno
gloria, quelle siccome scopo di essere
consumare
(')
se
Giova notare che
con
(2)
ne
esau-
solidiñcano la
perennano Tesecrazione,
d'oppressione
<3>
ordinati
alio
le forze che avrebbcro potuto
spese per abbattere la tirannide.
Curto che
vece
delTaltro
monumenti
ne
é
vero
che sotto
il
Superbo
Lattanzio, De fas. reí. I, 6,
il Prisco la storia dei libri sibillini.
Cassio
Emika, in Servio Aen. XII, 603. Plinio, XII XXXVI, 107.
Lvoo. de mens, IV, 24.
Cicerone, pro C. Rabírio, p. 4, 13. Hertoi.ini, Op. cit, p. 16.
la
connette in
plebe dovesse coll'Avolo
lavorare
senza
retribuzione, ció che
fonte di popolare Ñipóte diventava aborrita causa di miseria e di prostrazione. A proposito dei mali che apparecchíarono la Rivoluzione Tráncese, Louis Blanc resé aü'evidenza
benessere,
come <( suna
stata benedetta
era
col
di tutte le
fosse stata e
penso,
iniquitá piü odiosa
del
dannosa nelle
piü
Ma chi alcuna volta
régime
della fatica sue
parló
feudale
nes-
senza com
conseguenze
dei vichi di
i1'
».
Roma,
percorsi dai regi ufficiali strappanti í poveri artigiani dai loro tuguri? Chi raccolse il gemito delle abbandonatc famiglie, che, prive del loro capo, langu¡#$&íío di famer Udiamo con quali accenti Lívio avvalori il fré mito dell'indignazione di Bruto: « Romanos nomi nes, victores omntilm circa populorum, opifices ac lapicidas pro bellatoribus factos ¡2> ». Ed altrove, di sua spontanea considerazione, aggiunge : « regno infestos... quod se in fabrorum ministerio ac servili tamdiu hábitos opere ab rege indignabantur <■'"». Per lo che Torribile crudeltá delle imposizioni tiranniche si riduce all'avere il Re trasformati in
operai
e
in
tagliatori
di
avrebbero
rierí, i quali
pietre degli prediletto i
uomini guertrionfi
delle
vittorie. Davvero che Tumiliazione del lavoro b
(i)
Louis Bi.anc.
(s)
LIVIO, I, 59.
(3)
LíVIO, I,
r,7.
Op. cit.,
a
proposito
delle Corvées.
un
bri-
vido
troppo
aristocrático,
nel
anacronismo
suo
coll'opera del braccio la sposa ed i figli; ed é tanto meno spiegabile in un'etá in cui era piü larga T influenza della pace di quella della guerra, ed in cui lo spirito romano, inagüitosi della greca abilitá di speculazione, sapeva coglicre dal commercio il bel spagnolesco,
per chi deve mantencrc
fiore del sociale bencssere.
L'elegante affettazione, che spira da cosí ricercausa di sdegno, tradisce Tinsinuazione signorile di chi fu troppo interessato a sprezzare un regno che, favorendo gü scambi tra le nazioni, aveva aperto Tadito al pensiero ellenico, ed aveva importato « un ardore di novitá politico-reügiose, le quali erano in perfetta contraddizione coi princata
patriziato i1' ». opinione é avvantaggiata dal fatto che colla Repubblica la romana potenza marittima non tarda a sparire addirittura, sí che per ispiegare la costruzione della fiotta di Duilio si cipii
teocratici del
La
quale
dovette
nostra
ricorrere alia
niío dalla
leggenda quinquereme púnica,
modello
de!
arenatasi
su
fori lidi
italici.
Adunque l'ultima
la
causa
protezione dei traflici per cui il
patriziato
bio
fu
non
fu forse
senza
dub
Timplacabile nemico dei Re. Lo che, se é solennemente confermato dallo speciale indirizzo che presero gli avvenimenti del 244 di R., é puré fácilmente deducibilc dal medeI1) Bertolini, Op. cit.,
pag.
19.
simo carattere
continua difesa
di
dalla
assunto
política delTultima Monarchía. L' alto
i
morte,
in
contó
numerosi sonó
cui
atti estremi
cosí dette
Le
i Rutuli
Sabini,
battaglie campali
i
che
sue
delazione, alia
od
Tarquinio. conquista contro non
sonó
i
altro che
Taristocrazia.
sconta
colla
distruzione
la
accordó ai nobili
essa
Tasilo che ofi'ri
delle
Yolsci,
contro
Suessa-Pomezia
simpatía
di
guerre ed
la
all'esilio
che rivelano Tinfaticabile
senatorio ordito contro
intrigo
e
fu tenuta
condannatí
paires
pcrseguitatí, che, dietro il riparo
coloro
a
eccitavano
rocche,
i
limitrofi
contro
Roma. Ed i
papaveri
di Cabio
staccano
con
la
tutta
macchia della loro porpora per ferire Tattenzione su quel vecchio proverbio di Trasibulo (» che si chiamarc il fulcro della condotta
puó
Ma
la lotta conduceva
tarquinia.
alio sterminio di
am-
bedue le
parti. Mentre il Superbo stava per rinnovare in Ár dea i21 il triste esempio di Suessa, Roma gli si sollevava improvvisamente alie spalle, scoppiando in non fu certo impulsiva, una ribellione, la quale ben nflesso esito di lunga, paziente trama, ma avvolti stati nelle cui lila erano persino i membri (') ERODOTO, V, ríandro di Corinto il
Trasibulo,
92.
consiglio
jogiio.
(El
Tito
bílta offerto
Livio, 1,
57
e
di
tiranno
colpire
le
di
Mílcto,
spiche
di
diede
piü
a
Dionisio, IV, Til, par la no dell'usilo alia
dagli Ardeatini.
Pc-
elevato ri-
no-
44
quel
costituenti
reali
che sempre
cadetto
ramo
favori le rivoluzioni. Forse appunto dalle il
segnale
mura
della rivolta,
e
ardeatine
era
partito
il suicidio di Lucrezia
veniva in colmo per decidere Tesitazionc dei prin-
cipi,
cittadinanza colla vista per commuovere la
e
del sangue. Gia Pisistrato
aveva
fidato in tale
effetto, di
mano
al-
punto di essere abbandonato, si feri, e, fingendosi colpito dagli avversari.
lorché, sul
riconquistó
i
popolari
sua
entusiasmi.
La sollevazione, essendo stata di puro
pimento e preparazione patrizia, capi patrizii; quattro ne furono
conce-
ebbe naturalmente i cardini
:
Giunio
Bruto, tribuno dei Celeri.O d'antica nobiltá albana
padre e ñipóte del Prisco dal lato Spurio Lucrezio, che ebbe per figlia la infelicissima vittima di Sestio; Tarquinio Collatino, per
parte del
materno;
di leí, puré discendente dal vecchio Lucumone¡2'; Publio Valerio, d'antica famiglia sabina, venuta a Roma ai tempi di T. Tazio. t;iCorto che il popólo, cui sempre ripugna la difesa dei despoti, trascinato dagli avvcnimenti, non marito
68.
(') Dionisio, IV, ;*) ETTORE País. cap. III
che a
«
aveva
rossere
dei Scttc
di Roma », p.
preso in guerra, ad
Torino
Sloría di Roma, re
Eíjerio, liglio
250.
s'impadroni di
suo
fnitcllo. che fu poi
Collatino, che divenne lo sposo di Lucrezia.
III,
che ci
ragguaglia
(31 Dionisio, IV,
con
67.
1898, vol. I, parte l, II Prisco,
«
fra le citta
anche di Colladía,
questi particolaii.
»
—
e
padre
la diede di
quel
É il solo Dionisio,
avrá mancato di tributare
contingente alia plebe ha in sé una latente esuberanza di vergini energic che non puó non irrompere in un' occasione di sfogo. Inoltre la larga vita intellettuale, di cui s'era compenétrala comune
causa
il
suo
della liberta. La
nelle estese relazioni mercantili sotto i dovevano delle
sue
averie
politici,
al
tempi, agli
cettó il passo
conseguiré, Epperó,
e
la
Tarquinii,
la coscienza
non
immediati suoi
stette
a
specu-
vantaggi,
del progresso, anche
a
ri-
alti ideali
generositá degli
cui avvicinamento
intorno
ma
ac-
prezzo
di
plebea,
la
Tamarezza della delusione,
aristocrática
senza
léale solidarietá
la
congiura
non
imponenti proporzioni piuto, il quale sbarri le Re, coroni d'armati le tale
con
forze, Tintuizione degli svolgimcnü
chiesti dai
lare
dato, insieme
potenza
d'esempio,
di
avrebbe mai assunto le un
rivolgimento
com-
cittadine porte dinanzi al mura
di Servio,
e
infonda
che Tesercito accampato
Árdea'1' ne segua la ribellione; per cui Tar quinio sia obbligato a riparare a Cere, senza poter reagire contro la proclamazione del governo rcpubblicano, Adunque, guidati dal filosófico filo, che lega ad
un
fatto all'altro, ed insieme li connette in
ligente teoria,
—
(') DIONISIO, IV, 85, stati i
nario.
dice che T. Hermidonio
principali propagatori —
intel-
camminando tra il labirinto delle
e
M.
Horatio sieno
nelf esercito del movimento
Livio, I, 60, vorrebbe che
Biuto stesso
rivoluzío-
fosse ándalo ad
antiche notizie
e
ci siamo
noi
ancor
moderne interpretazioni, lusingati di appianare una ra-
delle
gionevole strada nostra, la quale ci conduca Ü piü agevolmente possibile al fenómeno repubblicano. Collezionati gia dai regni di Prisco e di Servio i sintomi della monarchica decadenza, deducendo il male
dai
lenimenti impiegati a calmarlo, ne seguito Taccentuazionc alTavvcnto del Superbo, il quale, insanamente fiducioso nella causticitá del rimedio, inauguró T imprudente dispoabbiamo
tismo che affrettó il culmine della crisi.
E,
siccome
iniziativa
era
ancora
troppo presto
Tidea rivoluzionaria
popolare,
per
una
partí
dal-
l'aristocrazia.
Quanto
al mió
speciale
sedio di Árdea, per cui mi vamente ai fatti
di
perdonato
almeno
come
campo ín cui anche
a
non
fu
modo di
opinare
Tas-
piace
rannodarlo atti-
mí
veduta
gentilmente origínale in un
lo
del
Roma,
permcsso
sara
sbocco
freno
poche bizzarrie.
Tuttavia se, nonostante le nostre
derivazioni, colpisse che un travolgimento, fecondo di gravi conseguenze, siasi svolto colla piü fluida facilita, ed añ'ermato senza Turto del minimo, im ancora
mediato ostacolo,
portera non Heve persuasione importante trovato dello Schweglcr O, del Devaux <2>, e del Bertolini O), secondo il quale alia —
T
(l) SCIIWEGLER, Rom. Gesch., 1856, vol. II, (s) Devaux, Op. cit., vol. I, pag. 12G. (3) Bertolini, Op. cit., pag. 22.
pag. 70.
riuscita
del
moto
concorresse
lo
spirito pubblico
dell'eta. Gia da tempo il Lazio, la Sabina truria
schierato
avevano
modelli di costituzioni
Italia
state
a
repubblicane,
e
t'E-
Roma
vivi
per cui
mczza
sui sette colli Tidea di innovazione.
spirava
Le navi che erano
intorno
le
attingevano veicoli
Bruto stesso
aveva
delle
spiaggic
ellcniche
della Grecia
commozioni;
assistito alia ateniese cacciata
dei Pisistratidi.
Tutto ció dev' essere stato dolorosamente ditato anche da
giunse lo
Tarquinio.
scoramento
Per
lo
che,
me-
se
ag-
della fatalitá al pondo della
sciagura, dovette pur provare il disperato esaurimento dcll'irreparabile, che fa stramazzarc anche i piü arditi sotto la plúmbea cappa dell'ineluttabile inerzia.
Si
era
inevitabilmentc
voluto
aveva
scongiurare
Aveva della
presentito sua rovina;
guerra.
nella
compiuto ció
nobiltá
per questo le
la
in
definitivamente annientarla in Árdea, é
parenti,
si
essa,
era
mercé
impadronita
la
—
elaborazione
aveva mosso
Ma nel momento istesso
sorpresa che
ch'egli
rabbia feroce.
con
cui
defezione
aspra
credeva
scosso
dalla
de' suoi
di Roma.
che, per colmo di sventura, gli si spezzano nelle mani le forze dell'escrcito, ben si Se é
vero
puó spiegare da lui opposta.
la
nessuna
momentánea resistenza
Ed ora, poiché, dopo essere risaliti alie seaturigini dell'antichissimo antagonismo tra il patriziato e la plebe, abbiamo constatato come esso, a
datare dal Prisco,
dovette
ziato
Anco)
—
della sotto-lotta tra il
la monarchia
e
forse puré da
(e
—
complicarsi
patri{dalla quale derivammo qual-
giusliftcazione alio condolía di Tarquinio'), e siamo pervenuti ad accordare ü piü armónicamente
che
col
possibile
verosimile
dei
tradizionc
la
fatti
profittiamo finalmente delle condizioni opportune per giudicare della istituzione del regime biconsolare. del 244;
—
<•>
Tanto Livio nare
e
il
Dionisio <2>
che
grande cangiamento
spedita
con
fanno
assai
cammi-
disinvolta
maniera.
Senza bisogno di ricorrere alia seria disamina preparatoria di alcuna assemblea deliberatrice, Bruto tiene al
popólo
concione, in cui, ex abrupto, offre complessa novitá repubblicana.
una
la
La cittadinanza e
quindi
non
Taccoglie
occasiona
Peccato pero che che
della
naturale,
e
leggenda
il
ció che trova
60.
IV,
71.
unánime
plauso,
discussione.
passaggío sia piü spigliato la
incosciente
ovvio,
accettabile dalla moderna
[') Livio, l, (*) Dionisio,
con
nessuna
non
sia
esperienza.
ingenuitá
ugualmente
La grave Índole della nostra etá, fatta
profonsconvolgimenti che inghiottirono la societá vecchia, é cosi inna tamente avvczza alia graduazione delle fasi che precedono le grandiose mutazioni, ed alie necessitá che ne conseguono, che, in fatto di intelligenza storica, supera di sicuro le trascorse. damente cogitabunda dai
A gran fu mai zione
senno
titanici
Paolo Devaux sentenzia:
«
Non
posseduto con maggiore esuberanza la nogenérale dei fatti, la larghczza c Timpar-
zialitá
dei
insomma il sentimento della
giudizii,
realtá storica'1'.
E
il moderno accorgimento político giovi anche alTintuizione delle antichitá, egli stesso ce Tha classicamente ma-
sociale
»
come
e
nifestato. Per lo che, sebbene le notizie che riguardano origini consolari non abbiano. per fermo, né il pregio della chiarezza, né Tautoritá della certezza: c le lacune e le inverosimiglianze eelino, le
—
ad arte od
a
naturali
i
caso,
ragone delle vicende
umane
il
svolgimenti, ci brucierá
una
pafiac-
cola in questo tenebrore. Come il confronto
sía valido
método
d'inda-
gazione, ci é attcstato dalla conclusione a cui sonó approdate le ricerche del Mommsen intorno alie scarse rícordanzc dei comuni italici, laddove, con
leggier
tono,
ll) Op. cit., possridrj et
au
consentaneo
vol. I, cap.
méme
l'impartialité
non
degré
III,
pag. 33.
ni la notion
—
alia
«
sua
potenza
age n'a largeur historio/je ».
Aucune autre
general des faits,
des vues, ni le sentiment de la
réalité
ni la
50
riflessiva, si maraviglia della: cidenza, per cui la
in circostanze
occorse
l'orbe
il
costituzionalc
in
analoghe
greco-italicot'1 ». quali investigazioni,
Dalle
se
coin-
singolare
«
—
riforma
stessa
tutto
n'esce
quanto
comune
trapasso dalla monarchia ereditaria alia presia vita di un capo elettivo, e da questa alia
denza
magistratura annuale,
—-
nome,
monarchia divenuta
dapprima
a
di
un
vita, é
in
Codro, seguito
del
suo
ereditario *-*,
che,
Alcmeone
(752
spogliata
arcontato
con
limitato alia durata di dieci anni. Nel 714.
Cr.)
av.
la
transitorie, che Atenc
ci documenta.
típicamente La
é evidente pero
non
concatenata serie delle forme
al tempo
d'Ippomene,
l'elezione si cstende
a
tutta
la classe nobiliare. Finalmente l'anno 683 da alia suprema
magistratura la foggia definitiva
delTannualitá
della
carica
suddivisione delle competenze E necessario che anche simile
un
volesse
Apulii
poi
persone,
seguito alcuno
che la evoluzione greca potesse
i
risolutiva, e Latini, i Sabelli, gli Etrusci le
quinte mura governi annuali, aggiungeremo
(')
nove
abbia Se
della
ma
addirittura la forma
invano
non
da
ragionato procedimento.
osservare
suggerirle
tra
Roma
solo
non
eupatrida,
coronassero
di che
cittá,
che e
gli
rette
ancor
no¡
Teodoro Mo.UUSEN.
Storia Romana, prima versione di GiuTorino, 1857. Vol. I, libro II, cap. I, p. 258. Grecia, cap! X, p. 97: « Medone figlio di Codro, fu il primo arconle; e gli tennero dietro undici sucseppe Santini.
(a)
Gold Smiht. Storia di
,
sappiamo dal Mommsen
<')
particolaritá che i a popólo in tempo
la
dei Lucani si reggessero
paesi
di pace,
solo per la guerra nominassero
c
un
Re,
quale dittatore; che non ignoriamo come gia Capua e Pompei ubbidissero alT annual e mcdix tuticus; tuttavia teniamo per fermo che Taltrui espe-
ma
rienza
mai
profittó
non
sostenne
ne
chi individualmente
a
non
la dura prova,
Per questo il progresso, invece di ubbidirc alia diretta trazione
gnarlo che
delTideale, é
mito di
(bel
Epperó, abbia
sarie;
compiuto di
intatte, ad
curiati, tenza
origine aristocrática, innovazioni
le
e —
modo
che,
neces-
il Senato
concetto
bisogno
di
a
il
ac-
i comizi sua
po del
cambiamento
governativo,
ricevcre
Tullio,
perdurare la vetusta
riacquistó
troppo radicale fu
fu riattivata la
se
Servio
di
continuarono
essa
fundaméntale avesse
che
non
romana
sua
centuriata
organizzazionc canto
la
quanto
per
marea
attinge. rivoluzione,
c
le antiche istituzioni sieno rimaste pres-
e
soché
lambe
Tántalo!)
sempre consentanea alia non
condannato ad ago-
tutta la pena del movimento della
con
perché
non
da
una
intonazione
scala di sfumature intermedie.
Canuleio, in
un.
discorso contro i
ferito da T. Livio
, csclamó:
noi abbiamo intercesso Tadito
(L) Pag. 259 dell'Op. cit. (s) IV, 3: «Si non ad fastos,
non
—
alia
patrizii, giova,
Che
rise
consultazione
ad commentarios
ne ac quidem scimus, quae omnes cónsules in locum regum successisse ?... »
admittimur,
«
peregrini
pontíficum
etiam sciuní.
52
dei fasti
dei
e
che anche soli sieno
noi
Ma
commentarii, quando sappiamo ció
gli stranieri susscguiti ai
sanno,
Re!
Mommsen laddove tile
T
indagare
al
partecipiamo
le
del
Toscuro
Consoli
ravveduto
suo
appena
sulle
valoróse
notizia
cause
imprende il potere biconsolare, deplora di non
del
della
« m
sombra ritrovare
egli
sottilmente
Roma sottentrassero ai Re i
quando,
con-
non
concordiamo certo coll' ¡Ilustre
non
e
appaga;
i
come
piü pretenziosi
siamo
tribuno; per cui la generalitá ci
cioé
»
per —
»
...
mu
cui
in
sibbene
rincrescimento, bel
suo
essere
«
rilievo t2'
....
al-
storiche connessioni di questo im
portante avvenimento.
»
repubblicana macchina quirita é una tale complicazione di ordigni e di ingranaggi delicatissimi che decisamente non puó essere fattura d'un improvviso colpo rivoluzionario; il Ü44 Tavrá La
il
perfezionamento dovette essere quella dolorosa esperienza per cui i popoli sanno divenirc lcgislatori. Tutta propria ed originariamente romana é la forma bina della magistratura, che appunto nel nome di cónsules ne pariglia lo sdoppiamento. Non nuovo era il principio collegiale; ma la dualitá abbozzata,
ma
lentamente elaborato da
appartenne soltanto I') Op. cit, pag. {-) I'ag. 260.
259.
(3)
a
11
Mommskx.
collegialitá, due
Re
che
annuali
a
Roma l3>.
pag. 260
piü tardi (quello
dice:
«
definitivo
e
dell'Op. cit.,
diede il di
nome
cónsules, poiche
prima
II
principio della
piü usitalo si
ai
chamarono
11 Devaux
<>>
di
Sparta;
rivaleggianti.
E
ricco di
spiega come espediente tempo due potenti ambizioni
giacché
siamo in
discussione,
un
in
e
campo
tut-
argomento
un
opinioni, colgó Toccasione
di
ac-
anche alia mia,
cennare
La
un
alia
aperto
tanto
parallelismo del du duplice Sovranitá
di Roma colla
ed entrambi li
per soddisfare ad
tora
fare il
ama
plico Consolato
del principio plurimo ateniesc piaciuta anche ai romani; senonché la militare Índole quirita delle pronte decisioni e delle rapide mosse trovó, forse, un ritardo ed un íntoppo nella eccessíva suddivisione delle funzioni; il tentativo di concillare ad un tempo la
puó
guarentigia
essere
sollecita esecuzione
la cautela
e
controllo la
del
condusse alia riduzione massima della
arcontale.
La
—-
quale
dal fatto che i due consoli
suffragata
distinzione
di
attribuzioni,
trambi esercitavano,
supremo potere veniva in
potere,
osserva
lega proibiva
ma,
perproprio
i'intera autoritá dei fasci.
—
—
«
praetores, dum
e
non
avevano
ugualmente,
contó,
senza
Soltanto col
conflitto
il Mommsen <3>
—
e
appunto
en
limiti,
la dove il supremo Tun
ció che l'altro comandava, si
tralizzavano le sentenzie consolari
Orbene,
collegialitá
mia congettura mi sembra
col ncu-
».
perché questa argutissima
LIVIO, III, 55, his temporibus quindi judices. judicem, sed príetorem appellari mos fuerat) —
consulem
presenta qui con una specialissima forma (l) Op. cit., vol. I, cap. IX, p. 157. f2) Op. cit. pag. 261.
».
non-
ci si
instituzione od
piano
che
magistrati gemclli,
dei
elidono le loro forze,
fatto esclusiva ai Romani,
é
neppure loro
e
raddop-
concezione af-
suggerita
col Devaux Cl: dagli antenati, si puó affermare d'antécédcnts et n'était k qu'elle avait trop peu étre sortie du premier jet pas assez simple pour des passions rcvolutionnaires. » Dal che,
escludendo la favola dei commentarii
repubblicani rcdatti da godette favore presso il
la
Servio,
re
Niebuhr <2>,
quale,
se
il Becker ':i>,
<4>, fu definitivamente sfatata dal
ed il Wachsmuth
<7>
e dallo Gottling <ñ>, dal Gerlach «*>, dal Klee Schwegler '«), seguaci tutti del vecchio acume cri tico del Sigonio ¡9>, ne sgorga límpida la ipotesi che la coppia consolare non sia immediatamentt: successa alia espulsione dei Re; ma sia stata preceduta almeno o da un'assemblea di cittadiní,
C) Op. cit., vol. I, (!) Riim. Gesch., I,
í3)
Handbuch der
150.
cap. IX, p. p. 450.
rom.
AU.
II, I, 87. Slaats, p. 180.
(4| Aelkre Gesch. des rom. (s) Gesch. der riim. Siaalsverf, p. 265. (B| Hislorische Studien, 1841, I, 306. [') De Magistratn consulari Romatiorunt, 1832, I6) Op. cit., II, 78.
O frase:
La citazione dei commentarii serviani che
Dúo cónsules indo comitiis centuriatis...
«
Servii Tttllit creati sunl
»
fu
p. 5.
LíVIO, I, 60 ex
fa nella
cotatueiitititis
di moltissime architetture. Eb-
causa
bene, gia nel secólo XVI il SlGONio, nel Co minen tari o di Livio, spiept) che di
«
ex
norme
connv.cr.tai'Jin Servii
ípeciale
uno
sislrati,
ma
ncl
Tullíi
documento che
sígnificato
»
non
prevedesse
che la
é da intendersi nel l'elczionc dei nuovi
votazione l'osse
senfu
ma-
tenuta secondo
le
della costituzione serviana, che afñdava il mandato clettivo ai
costituitisi in comitato di salute pubblica, oppure dai
pieni poteri
di
dittatore. La
probabilitá di avvantaggiata dall'inle appunlo origini della straordinaria magistratura <*'. E siccome il passo di Livio, III, 55, dice che
qucsto ultimo
i
un
sarebbe
caso
in cui
certezza
versano
consoli portarono
primi
i nomi
pretori <3>, é
di
ammissibile la arguta supposizionc del Bertolini, secondo la quale il dittatore dovesse gerarchicachiamarsi
mente
tolo,
costituzione
volta sola in
una
máximas
prxior
alia
ignoto
l3>, il
quale tisi
romana,
Livio, laddove,
trova
desenvendo la
antichissima
cerimonia
[clavi figendi),
al lato destro delTaltare di Minerva,
nel
di
tempio
tusta est,
Giove
maxlmus
pangat
»
del chiodo
Capítolino, scrive: « Lex ve verbisque scripta, ut qui Idibus septembribus clavum
litteris
priscis
pnvtor
delTinfissione
sit
<4>.
Dalle fonti storiche non possiamo sperare migliore aiuto della somministrazione degli elementi adatti alie ipotesi, tanto piü che, non appena esse
[<) Livio, II, consta:
appcllari
(3)
18: «Nec
anno
nec
dictator sit, satis
quis primum
».
His
(2)
temporibus
e
Orazie i consoli si cbiamarono desse
l'appellativo
supremo sostituito al
(*) VII,
3.
príetorem
—
rex.
di
poiche, prima pretori, ne segué
pra-lar
máximum
al
delle ovvía m.a-
»
11 rito del chiodo fu
piü tardi
usato
pestilcnza o di qualchc prodigio; e ven iva apposilo dittatore, dictator clavi figendi causa.
casi di
sed
pag. 32. Dice il Bertolini: «E
!a induzione che si
gistrato
consulem, judicem,
f'ueral,
mos
Op. cit.,
¡c-stíP Valerie
nondum
solíanlo nei
celebrato da
un
56
particolari delTavvenimento, non in Cosi, mentre i Fasti
scendono ai
altro s'accordano che nel disaccordo.
fare a
una
collezione di
bisticci,
non
abbiamo che
<3i raggruppare insieme la raccolta del Bertolini
Livio <5) quella intrapresa dal Devaux 14'. pazienza tra Tarruffamento degli annalisti, alcuni dei quali danno per successore a Bruto Sp. Luerezio, altri M. Orazio; coloro che —-
con
esercita la
fra
Bruto
Orazio
ed
contraddetti da nel 245 di
R., vale
preteso consolato(fi).
pongono
Luerezio
che fanno moriré
quelli a
diré due anni
—
sonó
Luerezio
prima
del
suo
Publio Valerio fu nominato
quattro volte nel giro di cinque anni,
per
Livio;
Questi '8> cita Sp. Larcio e Erminio, i compagni del Coclite nella ¡Ilustre difesa del ponte Sublicio, come consoli del 248, di sel per Dionisio'7'.
T.
mentre
che Livio li
ignora.
Dionisio, (') Livio, I, 60 (!) 1'olieio, III, 22. (3) Op. cit., pag. 12 e 24. -
V,
1.
(4) Op. cit., vol. I, cap; IX, p. 157. (5) Livio, II, 8 « apud quosdam veteres
auctores
Lucretium consulem; ISruto statim Horatium suggerunt.
(s) (') chiami
Dionisio, V,
non
invenic
»
19.
Si
puó aggiungere l'esempio di Plutarco, il quale, sebbene padre della patria Bruto, attribuisce a Valerio i prineipali
ordinamenti.
(6) Dionisio,
V, 37.
II Patavino
d>
fa
sios urbis
d'Alicarnasso
interré creato
qualitá
¡2>
invece
parla
questo fine da
a
Bruto
ci dimostra che il
Lange
un sua
¡3>
non
prefetto
facoltá di radunare le centurie,
aveva
di
nella
di tribuno dei Celeri.
Ma il
ufficio spettava, secondo il
mas
primo degli interré, sibbene
al
é
Gli
nella
popólo, per Telepreefectus o cu
dal
Luerezio.
Sp.
II retore
il
convocare
zione dei nuovi magistrati,
ncll'incerta
come
quale ognuno
e
che questo
maiorum,
non
successore suo
del
ora
al
<4>.
crepuscolo,
vede le forme che la
sua
fan
tasía compone. La confusione delle mínuzie finisce daré
per linee
una
generali;
vaporositá misteriosa anche alie gli stessi personaggi, su questo
e
sfondo di sogno,
tardano
non
soffondersi d'una
a
luce strana.
Tuttavia, in
punti
attirano
esordiscc
trizii:<5)
«
un
In
mezzo
—
veíame,
tre
universal-
Bruto,
il fondatore della
Repubblica, cosí
discorso
pronunciato davanti ai patempi tranquilli si potra riñettere se
convenga introdurre
pubblica diverso da Xuma e dagli
da
Roma pervenne
ad
(') Livio, i,
al funiforme
Tattenzione.
mente ritenuto
ordinamento
un
stabilito
quello
altri re, un
e
alto
per
mezzo
grado
co.
[') DlOKISIO, IV, 71. (3) Lange, Op. cit., vol. I, p. (') Lange, vol. I, 294. Ascon. L5) Dionisio, IV, 73.
della da
378. ad Cic. Mil.
di
cosa
Romolo, del
quale splendore
di
e
potenza: per ora bisogua riparare al degenemonarchia, che si é fatta tirannide ».
ramento della
Queste parole sonó una rivelazione, e fanno pugni colla proposta finale di istituire a
a
uopo il consolato, che
preconcetto, rico, mcsso
davvcro
tra
le
strette
della
tale
ostentano
l'imbarazzo
mostrano
c
ne
cosi
dello
lógica
il
Stodella
e
tradizione.
E, giacché Bruto trascina
con
sé i suoi colleghi,
rivolgendoci a Collatino, osserveremo che lo spoglio degli onori ch'egli dovette soffrire per Tindugio da luí opposto a deporre la sua carica, e ad accettare l'osiglio, insistentemente addita che abbia cagionato piü definita accusa, che non quella dello sgradcvole nome ricordante i regi. Ed anche le che abbiano
un
ambizioni
di
Valerio
appannato il
poco
sembrano
cristallo
del-
l'onestá. II
lungo consolato; i privilegi eccezionali di cui frui('); la casa eretta sul Velia(->, presso le dimore dei re (3I, e cioé in luogo fortificato e dominante il foro<4>, hanno occasionato (') di e
Solo la
cssci'i
Valeria, fra
i'iumala
che
era
tutte le
íiell'i'ncniíi della
in sedia curule al
Circo,
e
famiglie cilla. U:
aprire
romane, ebbe il sedeie i'i
sulla via
privilegio
pnslo disli-V.n
I'uscio
di
casa, il
vietato univcrsalmenle.
Dionisio, V,
38.
Livio, II, 31. Plutarco, Popí. 21, II, 7, «, Regnum
(*) Livio, ñcabat in
(a)
di
Vi
summa avevano
velia
eum
affectare fama ferebat,
quia
e
i due
Tarquini.
Rep. II, 31. SOLINO, 1, 24. (4) Plutarco, Pop!. 10, omí'av fVmiíxpsus'xv,* -f, ayopi. -
sdi-
».
abitato Tullo Ostilío
Cíe. De
rumor di popólo, che ben puó essere stato il grido di una nuova rivoluzionc. Orbene, su questa triado d'argomenti, poggia
un
la bene abbozzata teoría del
plice graduazione La prima fase dalla
scíssura
Bertolini
della
trí
rivoluzionaria -l), si
svolge nella reggia, sorta principesca famiglia (2*. La
della
ereditarietá della monarchia é soppressa, ed é pur soppresso il
potcsta,
regio
passata
nome.
al
Ma
ramo
permane cadetto dei
la regia Tarquinií.
Quest'opinione s'avvicina a quella dello Schweglcrt3), il quale crede a una specic di suprema ma gistratura tenuta da Collatino. II secondo grado muove dalle curie e cioé dal patriziato. La famiglia dei Valern guida Tagitazione, ne raccoglic il frutto, e si sostituisce a quella dei TarquinÜ. II Niebuhr14* aveva preludiato a questa congettura dell'Ihne (5); ma entrambi rimangono addietro d'un passo, perché entrambi opinarono che la dittatura di Valerio fosse immediatamente
seguita
sus-
alia Sovranitá. ed ultimo progresso il moto
Soltanto nel terzo
piglia forze dallo intero popólo, e cioé dalT insieme del patriziato e della plebe riunito in comune ac-
(i) Op. cit.,
p. 30.
(a) RANKE. Weltgeschichíe. Leipzig, 1882, (3) Op. cit., XXI, 4, 5, 6. (*)
(s) PORSCH, Rom.
p.
35.
Hisloire romaine, I, pag. 508.
liberd.
Geb.
Gesch., I, pag. 107.
d.
rom.
Verfassttiigsi:esch..
pasí.
IL*.
60
cordo per
dell'esclusivitá
Valerii
i
spogliare
del
potere 0). Tale fusione ha un'estensione di convince ed
della
che
ragione.
Cosí siamo umana
probabílitá
sempre sapore di date dalle vittorie
soddisfazioni
commozione le
ginnichc
Hanno
avvince.
gíunti
delle lotte di
a
considerazione
una
Roma,
e
forse
di certo
pió piü perché pió quindi
piü attraente, espansioni vitali. Vi sonó degli impulsi d'ira che sanno strappare !e gomene che ancor légano nei cantieri delTintellígenza le idee in formazione; ma offrono il triste spettacolo dei vari che affondano, non appena funi forme elemento sottentra alia tensione dei sostegni. Ma qui non si tratta di un progresso precoce; Roma non é un'effimcra elevazione; non il for tuito apparire di una meteora che infiamma d'un dolorosa,
ma
all'unissono colle
soleo il
cielo; Roma é la sublime opera della
stanza, la quale,
non
certo
consiste nella
immobüitá della conservazione,
gente attívitá del (')
Tuttavia
crescente
la perenne
gratitudine
del
buone
alfa
nella
intelli-
patriottico affetto.
Valerio, falto saggiamente
Collatino, si rassegna colle
ma
co-
stupida
sua
accorto sortc o
dairesempio sa
popólo, promulgando, prima
di
p roca ce i ais i di
deporre
il
la legge de prtivucalituic, per cui le condanne capitali e le pene corporali non potessero aver luogo senza la previa sanzione dei comizii centuriati. Cíe, lie Rep.. 11, ;U. dice:..ne l;uís ma iris iranís civem romanum adversus provocationem necaret nevé verb|¡faMÍ>.
potere,
Ció
gli
fatlore del
mérito il
popólo.
glorioso appellativo di Poplicola. cioe di bene-
APPENDICE,
Mi
permctto d'aggiungere, sull'intero
ímpressione
nota,
come
periodo
dei sette
mia
una
genérale
Passando in
re.
ras-
segna le loro successioni, mi pare che possa emergeré chiara la distinzione di un momento oligarchico e di un momento individúale
tirannico. L'uno
o
rappresenterebbe la fase conquella ¡nnovatrice dei
servatrice del gruppo senatorio; l'altro
che si elevano in gran
despoti popolari, Grecia dalla
dai
Presidenti
«
Usurpatori, il secondo
a
sione ereditaria,
Roma
con
non
in
ne
una
avrebbe dovuto
gittimare
—
re romano e
esercitata dai
quella
re
sabino,
dai loro voleri,
e
—
ch'egli
il ratto delle per le-
loro.
La
Senatori, costituenti
cosi grande, che, il Re
era
faceva
non
monar-
patrizü
convenisse
dai
e
che
pero
il fondatore. La pro
del
piü
altra
funzione che
di mascherare la oligarchia.
Infatti,
non
appena
egli
si
permetta qualche spontanea
iniziativa, lo incoglie la miracolosa in
curioso
ereditarietá
Sabini, dopo
pontefici
appunto la vecchia aristocrazia,
dipendeva
dagli Anco;
una certa succes-
mi sembra accorto trovato dei
la nomina del capo che
prevalenza
E
vera essere
stesso avrebbe fatta per concilíarsi i
figlie,
l'altro
muore con
potere passa nelle mani del Ge
quelle del Ñipóte.
posta dell'alternazione del loro
primo
ed occasiona
Prisco, il
II
plebe.
abbia il ricordo di
chica. Romolo
anche nella
li chiama íl Mommscn,
come
eletti dagli Anziani;
»,
giacche
perviene
e
nero,
vita
acclamati dalla nasce
numero
del settimo secólo sino alia fine del sesto,
meta
L'uno sarebbe incarnato dai Re, o,
cielo,
a
modo di Dio
dal fulmine di
pose la
mano
Giove,
come
sorte di
oppure di
Quirino,
accadde
sull'altare dei sacerdoti.
sbriga bene, ma espressione della
é il
ré-jeratico,
classe
vale
dirigente.
essere essere
assunto
folgorato
Tullo Ostilio, allorché
a
—
a
Solo
Numa
se
la
diré la caratteristica
lili
Frattanto
l'oppresso popólo
il regno di Anco
stabilivasi avvezzo
gcgno,
é
raduna i suoi
alquanto
malcontenti,
e
turbato. Era il tempo in cui
Tarquinio, che, figlio
d'un greco,
paterni dei greci tumulti, aveva la fan quelle potenti individualitá, che, ricche d'insimpatiche, si erano fatte arbitre
ai racconti
tasía colma di e
ne
Roma l'etrusco
a
umversalmente
dell'ambita pace,
e
messe
Allorché Anco mori,
a
egli
capo della era
gia
cosa
pubblica.
idolatrato dal
popolare
favorc. Innatamente avveduto dell'irresistibile fascino dell'ele-
gantissima eloquenza degli ambiziosi ellenici, allontanati in
figli del re, scioglie l'armonioso canto conquista il popólo. Fatto principe, per resisi appoggia alie classi inferiori, or lusingando la plebe povera, or creandosi una propria fazione nella plebe ricca. Servio Tulüo ne segué la política, ed inaugura il principio tiraocratico della costituzione centuriata. Per cui dalla decadenza del potere oligarchico, avrebbe preso vita il concetto tirannieo, il quale é occasionato da una sccltadi popólo, e quindi segna un passo verso il régime republi una
partita
di caccia i
che inebbria stere
cano.
della
ai
e
patrizii,
L'eta dei Tarquinii potrebbe
tirannia,
prova la
e
Grecia,
dunque
il
essere
quindi
il
periodo transitorio, che,
conduce alia
Repubblica.
^
periodo come
ci