SABATO 19 GENNAIO 2013 ANNO 138 - N. 16
In Italia con "Io Donna"
Fondato nel 1876 Oggi
Tempi liberi
Dibattito delle idee Il feticcio ideologico della «questione etica»
di Elvira Serra a pagina 28
di Pierluigi Battista nel supplemento
Sfida politica sul Fisco. La patrimoniale divide Bersani e la Cgil. Grillo: eliminare i sindacati
C’È UN PAESE CHE NON S’ARRENDE
Bankitalia: 2013 ancora difficile
di DARIO DI VICO
Redditest beffa per i pensionati sulle spese sanitarie anticipatrici. Sarà dunque interessante vedere come l’arrivo americano rimodulerà i rapporti, spingerà o meno i Piccoli a mettersi assieme, aprirà magari nuove opportunità di collaborazione finalizzate ai mercati terzi. Il cambiamento vede protagoniste anche diverse multinazionali che operano da tempo in Italia, si sono radicate e in qualche modo ibridate. I loro country manager sono degli alleati che qualsiasi governo dovrebbe cercare di portare dalla sua/nostra parte affinché si stabiliscano in Italia nuove localizzazioni produttive e affluiscano risorse per gli investimenti necessari a globalizzare i nostri marchi. Dove il mutamento di pelle fatica a venir fuori è il mercato interno, troppo debole perché ci possano essere prospettive rosee per le piccole imprese che non esportano e di conseguenza per i livelli occupazionali che hanno garantito finora. Allora i dossier da prendere in mano subito — prima delle urne — possono essere anche solo due: la filiera dell’edilizia e i pagamenti pregressi della pubblica amministrazione. Nel primo caso è stato annunciato un tavolo per monitorare la concessione dei mutui alle famiglie. In quella sede per sostenere la domanda di abitazioni si dovrà valutare l’ipotesi di tornare alla tradizione delle cartelle fondiarie sottoscritte in una prima fase da investitori istituzionali, magari a partire dalla Cassa depositi e prestiti. Quanto ai pagamenti siamo ancora in fase di stallo perché troppe pubbliche amministrazioni, comprese alcune Procure della Repubblica, non hanno i soldi per pagare e le banche faticano a scontare i crediti pur perfettamente certificati. Ma non si può lasciare che tutto marcisca.
Il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, spiega che «anche il 2013 sarà difficile: l’Italia è ancora in recessione». E sull’economia, Fisco in particolare, si sfidano i leader politici. Con Pd e Cgil divisi sulla patrimoniale.DA PAGINA 4 A PAGINA 13
Cosentino in lista
Giannelli
UN CANDIDATO DA NON PRESENTARE
Settegiorni
icola Cosentino, detto «Nick ’o mericano», deputato del Pdl, imputato in due processi come «colletto bianco» del clan dei Casalesi (concorso in associazione camorristica, corruzione, reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla finalità mafiosa), per due volte oggetto di una richiesta di arresto respinta dal voto della Camera, è un uomo innocente. È innocente finché una sentenza di primo grado, una di appello ed eventualmente un giudizio di Cassazione non affermino il contrario. CONTINUA A PAGINA 50
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l Professore dovrà prendere trenta al Senato per potersi laureare alle elezioni. Trenta sono infatti i seggi che gli consentirebbero di essere determinante nella formazione della maggioranza a Palazzo Madama. CONTINUA A PAGINA 9
Restano numerosi stranieri nelle mani dei terroristi. Che chiedono uno scambio
Ricatto sugli ostaggi per lo Sceicco cieco Continua l’incubo del raid. A In Amenas almeno 100 ostaggi sono stati sottratti ai terroristi, ma alcuni non si trovano. Il capo del gruppo chiede agli Usa uno scambio con lo Sceicco cieco. ALLE PAGINE 2 E 3
LA FORZA CHE MANCA (ANCORA) ALL’EUROPA di GIUSEPPE SARCINA
L’
insidia del terrorismo fondamentalista riguarda tutti. Il premier britannico David Cameron l’ha detto chiaro: «L’appoggio alla Francia è vitale, altrimenti la minaccia di Al Qaeda crescerà nella regione». È per questo che in Mali ci deve essere anche l’Europa. A PAGINA 50
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Il personaggio
CHE COSA VUOLE L’«OSAMA DEL DESERTO» di GUIDO OLIMPIO
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l guercio punta al conflitto globale. Ecco come si spiega il prezzo impossibile fissato da Mokhtar Belmokhtar, detto «il guercio», per liberare due ostaggi americani. Washington, è la richiesta, deve rilasciare lo sceicco egiziano Omar Abdel Rahman e la pachistana Aafia Siddiqui, due icone islamiste. A PAGINA 3
Intercettata dai pm: finse commozione Caos sulle regole, interviene un sindaco
E la prefetto rise Quel primo divieto sul sisma dell’Aquila per la tecno-sigaretta di FULVIO BUFI e FIORENZA SARZANINI l giudice di Napoli mette fuori dai ranghi l’ex vicecapo della polizia Nicola Izzo e la prefetto Giovanna Iurato, indagati nell’inchiesta Finmeccanica. Le carte svelano anche come la Iurato, prefetto a L’Aquila, avrebbe finto di piangere commemorando le vittime del sisma. A PAGINA 23 Piccolillo
AGNELLI INTERPRETE DEL NOVECENTO RIMOSSO A dieci anni dalla scomparsa di Gianni Agnelli, avvenuta il 24 gennaio 2003, il Corriere ricorda la figura e l’opera dell’Avvocato.
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La trincea centrista: trenta senatori
Il blitz in Algeria
Il ricordo
di ANTONIO POLITO
di Francesco Verderami
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n altre stagioni ci saremmo divisi tra ottimisti e pessimisti. Oggi, purtroppo, non c’è partita e i dati del Bollettino economico di Banca d’Italia lo ribadiscono. Peggiorano le stime sul Pil che nel 2013 scenderà dell’1% e non dello 0,2% come indicato in precedenza e anche l’occupazione subirà un ulteriore taglio dell’1%. Scattata e condivisa la fotografia dei guasti della recessione, si sente però l’esigenza di completare l’operazione e di parlare a quella parte del Paese che non solo non si arrende ma qualche risultato lo porta a casa pur camminando controvento. E sì, perché la recessione non equivale a una caduta verticale delle attività, anche questa volta è un mutamento di pelle che, rispetto al passato, sconta in vari settori un arretramento più secco e una drastica contrazione dell’offerta. Lo stesso documento della Banca d’Italia, ad esempio, riconosce la straordinaria vitalità delle nostre aziende esportatrici, che tra l’altro stanno animando una discreta campagna di acquisizioni all’estero. Troppo spesso dimentichiamo che a fare la differenza tra i tedeschi e noi, più che la qualità del prodotto industriale, è l’efficienza della catena distributiva. E purtroppo noi italiani, salvo qualche lodevole eccezione, in logistica e vendita al dettaglio non siamo mai stati tra i primi della classe. Interpretare il mutamento di pelle è sempre un esercizio difficile ma ci sono episodi che in qualche modo vanno colti perché possono segnare la transizione. Uno di questi è lo sbarco a Sassuolo del colosso americano Mohawk che ha comprato la Marazzi. Quello emiliano della ceramica è il fratello maggiore dei distretti del made in Italy e le dinamiche che lo coinvolgono sono
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LA CRISI E QUALCHE SEGNALE DALLE IMPRESE
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di EMANUELE CASO e GIANNI SANTUCCI
L’acciaio e la città
Femminicidi
«Chiudere l’Ilva?» Referendum a Taranto
Un sito svela gli uomini che uccidono le donne
di GOFFREDO BUCCINI
di GIAN ANTONIO STELLA
umare negli uffici pubblici? Un’abitudine desueta: chi ci prova più? Ma a Lomazzo, paese del Comasco, è vietato anche fumare la nuovissima sigaretta elettronica, che il tabacco non ce l’ha. Così ha deciso il sindaco: bandita pure da biblioteca, asili e scuole.
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(f. de b.) Il passato prossimo è un tempo ormai scomparso. Caduto in disuso. In una società così aggrappata al presente, la storia si impossessa più rapidamente della cronaca appena vissuta. La divora. Ed è come se personaggi e avvenimenti venissero risucchiati inesorabilmente nelle viscere dei secoli. Sono trascorsi già dieci anni dalla morte di Giovanni Agnelli. In realtà molti di più. Un’epoca. Potremmo dire parlando dell’Avvocato: «Sembrava ieri...». Ma sarebbe una bugia pietosa, un’inutile cortesia post mortem. Personaggi che hanno riempito fino all’inverosimile l’allora nostro presente, dei quali mai avremmo pensato di poter fare a meno, sono scomparsi dall’orizzonte quotidiano dei loro posteri con una velocità insospettabile. Non ci sentiamo orfani nemmeno per un attimo e di nessuno. Immersi in un presente liquido, sovrabbondante di miti e mode, coltiviamo una memoria elettrica assai labile, che rimuove in fretta nomi e fatti con la stessa velocità con la quale si passa da uno strumento multimediale all’altro. CONTINUA ALLE PAGINE 48 E 49 con un’intervista a Cesare Romiti di Aldo Cazzullo
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Primo Piano
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
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La guerra in Nord Africa
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Le autorità algerine hanno ritenuto di non avere altra scelta. Parigi informata regolarmente Philippe Lalliot, portavoce ministero Esteri francese
Sangue su sangue, la vecchia tattica delle forze algerine
di LORENZO CREMONESI
È
di lunga data la storia dell’inflessibilità delle autorità algerine nei confronti dell'eversione islamica. Le sue radici risalgono agli anni della guerra di liberazione contro i francesi. Ottenuta l’indipendenza nel 1962, i vecchi dirigenti del Fronte di Liberazione Nazionale avviarono una proficua collaborazione con i militari dell’ex nemico. Il nuovo socialismo autoritario di Houari Boumédiène con pragmatica spregiudicatezza facilitò i rapporti tra le sue unità dell'antiterrorismo e quelle francesi. «Con i terroristi non si tratta. Nessun cedimento a costo di mettere a repentaglio la vita dei civili», hanno metodicamente ripetuto da allora i responsabili della sicurezza nazionale. Slogan che divenne prassi quotidiana dopo il colpo di Stato militare del gennaio 1992 volto a impedire il secondo turno delle elezioni legislative, dove era data per scontato il trionfo dei partiti religiosi legati al Fronte Islamico di Salvezza (Fis). Poi sino almeno alla fine del 1997 fu guerra civile senza esclusione di colpi. Gli estremisti musulmani del Gia (il Gruppo Islamico Armato) lanciarono una lunga serie di gravissimi attentati. I loro prigionieri venivano metodicamente sgozzati. I militari risposero per le rime arrestando e facendo sparire le loro vittime (si calcolano almeno 15.000 desaparecidos). La peggiori torture furono adottate su larga scala. Si affinò la tecnica dei massacri di civili imputandoli poi agli islamici per ingraziarsi la popolazione. Mohammed Samraoui, ex numero due dell’antiterrorismo, in un libro del 2003 («Cronache di un anno di sangue») citava una frase che usava ripetere il suo capo diretto, Smail Lamari: «Sono pronto ad eliminare tre milioni di algerini pur di mantenere la legge e l’ordine». In pochi anni il numero dei morti sfiorò quota 200.000. Ma il regime è rimasto al suo posto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Incubo senza fine nel deserto Mancano ancora decine di ostaggi Algeria, centinaia in salvo. Incerto il bilancio delle vittime Cominciano ad arrivare i racconti dei sopravvissuti. Chi si è nascosto in un buco del soffitto dei dormitori, chi è rimasto sotto il letto per oltre 40 ore aiutato da un collega algerino che di tanto in tanto passava un boccone di pane e la borraccia dell’acqua approfittando di un momento di distrazione dei rapitori. Il radio operatore dell’impianto, Azedine, 27 anni, ha detto ai media locali di aver visto il corpo senza vita del suo caporeparto francese: «L’hanno ucciso a colpi di mitra. Non ho assistito all’esecuzione. Ho solo sentito la raffica. Poi, scappando, l’ho visto sdraiato a terra nel sangue». Alcuni tecnici inglesi parlano della loro fuga disperata nel caos
del blitz delle teste di cuoio algerine giovedì mattina. Qualcuno testimonia di aver udito centinaia di colpi. Molti all’inizio manco avevano capito si trattasse di un attacco terroristico. «Pensavamo fosse un’esercitazione. Solo più tardi ci siamo resi conto che volevano prenderci davvero», dicono alle radio occidentali. «Cercavano gli stranieri. A noi algerini hanno ordinato di prendere la nostra roba e andare via subito», spiegano i locali di questa primitiva e spiccia selezione imposta dai terroristi. Sono le prime testimonianze dei lavoratori stranieri e locali nel grande impianto di estrazione del gas di In Amenas, nel cuore del deserto alge-
rino, poco distante dal confine con la Libia. E sono conferme della situazione di caos, violenza e morte che ancora impera sul posto. Ci si salva per puro caso, non è strano, sull’impianto lavorano oltre 700 persone, circa un quinto stranieri: la barba lunga, i capelli scuri e magari una rudimentale conoscenza dell’arabo, possono rappresentare la vita al posto della morte. Ieri sera ancora non era
Conferme L’Eliseo conferma la morte di un prigioniero francese. Ucciso anche un americano
chiaro il bilancio delle vittime. Nonostante giovedì sera ad Algeri la tv di Stato avesse annunciato «la fine del blitz», ieri è stato evidente che le operazioni continuavano e dunque il numero finale delle vittime potrebbe essere molto diverso. Comunque, questi i dati forniti nelle ultime ore dalla agenzia stampa algerina Aps: il blitz lanciato giovedì mattina dai commando governativi (24 ore dopo l’attacco di una trentina di qaedisti) avrebbe liberato oltre 670 lavoratori, di cui 100-130 stranieri. «Tra i morti accertati vi sono 18 terroristi e 12 ostaggi tra stranieri e algerini», ha sostenuto l’Aps senza fornire dettagli sulla nazionalità. Altre fonti indicano che si-
Il racconto dei sopravvissuti In mensa Quaranta persone prese prigioniere mentre sono in mensa per colazione. I terroristi dividono gli stranieri dagli algerini (alcuni pachistani riescono a passare per locali) La telefonata Garry Barlow, 49 anni, chiama la moglie Lorraine in Inghilterra: «Hanno assaltato il campo, siamo ostaggio dei mujahedin. Sono seduto al mio posto con una cintura esplosiva addosso»
Visto da Roma Avviati contatti tra governo e partiti per capire quanto l’Italia potrà aiutare i francesi
Il segretario del Pd si schiera al fianco di Parigi Per il leader Sel l’azione militare è un «errore» ROMA — Il governo dovrebbe riferire ufficialmente martedì prossimo alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato in che cosa consisterà il «supporto logistico» all’offensiva francese contro i guerriglieri fondamentalisti islamici in Mali, annunciato mercoledì scorso dal titolare della Farnesina Giulio Terzi. Il decreto di finanziamento sulle missioni all’estero che sarà esaminato a Montecitorio in aula il 22 gennaio prevede già la spesa di 1.900.524 euro «per la partecipazione di personale militare» alla missione dell’Ue «Eucap Sahel-Niger» e «alle iniziative dell’Unione europea in Mali». Da lì potrà venire l’autorizzazione a mandare un massimo di 24 istruttori per le forze armate maliane, ma anche altro servirebbe per realizzare
il proposito di aiutare Parigi e gli Stati africani autorizzati dall’Onu a intervenire in Mali con aerei da trasporto C130-J, C-271 e con Boeing 767 capaci di rifornire in volo di carburante caccia amici. Un emendamento aggiuntivo? Un ordine del giorno? Entrambi? O strumenti ulteriori? Dettagli per addetti ai lavori, se non ci fosse di mezzo una campagna elettorale. L’Italia rischia di sperimentare che la propria condizione di bagnomaria — governo in carica per gli affari correnti, legislatura in agonia e una guerra non troppo lontana da casa — può essere urticante dentro e fuori, in politica internazionale e interna. Dalle informazioni arrivate al governo di Mario Monti risulta che i francesi
si trovano davanti a nemici abili, da contrastare con un impegno militare di lungo periodo. Sarebbe formato da duemila uomini addestrati e ben armati il nocciolo duro dei combattenti di al Qaeda del Maghreb, Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, Movimento per l'unità e la Jihad nell’Africa occidentale e Ansar Dine. Intorno a loro, altri tre-quattromila guerriglieri. Ansar Dine è stato descritto da nostri alleati abile nel raggirare mezzo mondo negoziando con Stati africani per poi favorire, prima della reazione francese, l’espansione dei più radicali nel Mali del Nord. Benché tutti oggi a Roma escludano invii di soldati, è ipotizzabile che nella prossima legislatura militari tolti via via dall’Afghanistan potrebbero servire in Africa. Senza clamore, il governo ha in corso contatti con i partiti per capire quanto è in grado di fornire adesso a Parigi senza attirarsi troppi attacchi dalle forze politi-
che. Tra Partito democratico e Sinistra ecologia e libertà si vedono crepe. «Non possiamo lasciare sola la Francia», ha dichiarato il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Ci sono «cinquemila chilometri di Sub-Sahara in instabilità» con «infiltrazioni di jihadisti e trafficanti di droga, ha aggiunto, e «bisogna fermare questa cosa». Nichi Vendola, Sel, ha definito invece «errore clamoroso» l’intervento francese. Il Consiglio dei ministri ha ascoltato una relazione del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e comunicato di aver «condiviso» la linea dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri. Che cosa aveva detto Catherine Ashton? «La Francia non è sola (...) ha agito esattamente come doveva. (...) Un certo numero di Paesi ha informato che sarebbero pronti a sostenerla con tutti i mezzi». Come, per l’Italia, resta da vedere.
Maurizio Caprara © RIPRODUZIONE RISERVATA
ILLUSTRAZIONI DI FRANCO PORTINARI
E il conflitto già divide Vendola e Bersani
La fuga L’irlandese Stephen McFaul è tra gli ostaggi caricati dai miliziani su 5 gipponi. Un elicottero delle teste di cuoio ne distrugge 4. Sul quinto il guidatore perde il controllo, illeso McFaul in mezzo al caos riesce a fuggire
Primo Piano
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
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Siamo profondamente preoccupati per coloro che ancora sono in pericolo in Algeria Hillary Clinton, segretario di Stato Usa
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Non daremo tregua ai terroristi di Al Qaeda in Algeria e in Nord Africa David Cameron, primo ministro britannico
Il personaggio Così Belmokhtar «il guercio» mira a diventare un leader globale
«Scambio con due superterroristi» L’Osama del Sahara alza la posta Ricatto all’America: «Rilasciate lo Sceicco cieco e Lady Al Qaeda» I detenuti
1993, e della scienziata pachistana Aafia Siddiqi, condannata nel 2010 per aver cercato di assassinare cittadini americani. La risposta da Washington non si è fatta attendere. «Gli Stati Uniti non trattano con i terroristi», replica il Dipartimento di Stato, in accordo con la politica di inflessibilità adottata dal governo di Algeri. A rincarare la dose c’è anche il segretario alla difesa Usa, Leon Panetta, che, dopo aver incontrato il premier britannico David Cameron a Londra, ha aggiunto: «Non daremo tregua ai terroristi di Al QaeGli ostaggi algerini e da in Algeria e in Nord stranieri uccisi nel blitz, Africa». Ma ciò non sisecondo le fonti ufficiali gnifica che a In Amenas il pericolo sia cessato. Tutt’altro: ad Algeri i giornalisti locali sottolineano che i comI miliziani morti battimenti continuanell’attacco delle no. «Siamo preoccupaforze speciali algerine ti per gli ostaggi», ha dichiarato il segretario di Stato uscente, Hillary Clinroristi hanno comunque nelle ton. A sottolineare l’emergenloro mani degli americani sta za sono stati istituiti aerei spela loro proposta per uno ciali per evacuare le migliaia di «scambio di prigionieri»: due lavoratori stranieri da tutto il ostaggi Usa in cambio di Omar Paese. Abdel Rahman, lo sceicco in L. Cr. carcere per il tentativo di attentato al World Trade Center nel © RIPRODUZIONE RISERVATA no ad ora gli stranieri morti sarebbero tra 4 e 6. Però sarebbero ancora 32 quelli nelle mani dei qaedisti. Chi sono? Difficile specificare. Il Giappone segnala 14 cittadini mancanti e solo 3 salvi. Per la Norvegia i dati sono rispettivamente 8 e 5. Parigi parla di 2 francesi salvi, confermando una vittima (tra i morti anche un americano). Tra gli ostaggi liberati ci sarebbero 5 cittadini Usa, un irlandese e un austriaco. A conferma che i ter-
Carri armati Unità dell’esercito algerino intorno al sito attaccato (Afp); in alto a sinistra i primi ostaggi liberati (Afp, Epa)
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L’offerta Il commando jihadista «Battaglione di sangue» chiede il rilascio di due superterroristi in carcere negli Usa in cambio della liberazione di due americani prigionieri nell’impianto algerino Lo sceicco cieco Il primo superterrorista è Omar Abdel Rahman (in alto), «lo sceicco cieco» egiziano che a 74 anni sta scontando l’ergastolo ed è considerato il capo del gruppo estremista Al Jamaa Al Islamya: responsabile di azioni come l’attacco al World Trade Center del 1993 La scienziata pachistana La seconda è Aafia Siddiqui, 40 anni, scienziata pachistana: sposata con un nipote della «mente» dell’11/9 Khalid Sheikh Mohammed, è stata condannata a 86 anni di carcere perché attiva in Al Qaeda
WASHINGTON — «Il guercio» ha ambizioni transnazionali, da jihadista vero, che non riconosce confini e Stati. Punta ad un conflitto globale. Si spiega così il prezzo impossibile fissato da Mokhtar Belmokhtar, detto appunto «il guercio», per liberare due ostaggi americani. Se Washington li vuole, ha fatto sapere, deve rilasciare lo sceicco cieco egiziano Omar Abdel Rahman e la pachistana Aafia Siddiqui. Due icone islamiste. Un modo per Belmokhtar di conquistare consensi in Nord Africa e in Oriente sposando la causa di personaggi per i quali si sono mobilitate piazze e leader. Vorrà dire qualcosa se, nel suo primo discorso, il presidente egiziano Morsi ha speso parole per sollecitare la liberazione dello sceicco. Ancora più duro Ayman Al Zawahiri che ha suggerito i rapimenti di stranieri per proporre lo scambio. Ci provano pur sapendo che la risposta degli Stati Uniti è negativa: «Non trattiamo con i terroristi», hanno ribadito ieri. La mossa di Belmokhtar è in linea con la sua lunga storia di militante che si è dipanata dal ventre dell’Algeria fino all’Afghanistan. Andato giovanissimo a combattere i sovietici, Belmokhtar è tornato in Algeria portandosi dietro la menomazione all’occhio sinistro e qualche legame. Dimissionato più volte dai capi gelosi delle sua forza, Belmokhtar ha retto grazie alla base di potere personale. I sequestri degli occidentali e i traffici (armi, droga, sigarette) gli hanno portato palate di denaro. I legami con tuareg e popolazioni nel Sahel gli hanno garantito supporto. I rapporti sotterranei con alcuni governi africani gli hanno permesso di navigare in un’area difficile. Le armi acquistate a più riprese in Libia hanno portato un buon arsenale alla sua falange, «quelli che si firmano con il sangue». Una realtà temuta perché fin dal 2002 ha cercato di avere un filo diretto con la casa madre qaedista. Un link contestato da alcuni esperti e confermato da altri, convinti che le notizie sui viaggi di emissari nel Sahel siano fondate. Di sicuro Belmokhtar ha tenuto conto dei consigli di questi anni. Colpendo il sito della Bp, i terroristi hanno attaccato un bersaglio che simboleggia lo sfruttamento delle risorse energetiche da parte
dell’Ovest. Proprio uno dei target consigliati, nel tempo, da Osama e Al Zawahiri. Un piano affidato da Belmokhtar a Lamine Muhamad Bouchanab, un militante che sarebbe stato ucciso a In Amenas. Sempre in sintonia con la vecchia guardia è la richiesta di rilascio dei due prigionieri. Abdel Rahman, arrestato a Brooklyn dopo il primo attentato alle Torri Gemelle (1993), è una guida spirituale molto ascoltata della Jamaa Islamya. Una stella dell’integralismo le cui cassette sono ascoltate a Islamabad come a Milano. Più controverso il profilo di Aafia Siddiqui, «Lady Al Qaeda». Quarantenne, ex studentessa al Mit di
La risposta La replica della Casa Bianca alle condizioni del miliziano: «L’America non tratta con i jihadisti»
Harvard, laureata, sposata ad un nipote della mente dell’11 settembre, madre di 3 figli, è stata accusata di far parte di Al Qaeda e per questo condannata a 86 anni di galera. Sospettata di far ricerche su sostanze tossiche, coinvolta (forse) nello smercio di pietre preziose per l’autofinanziamento, è scomparsa verso la fine del 2002. Arrestata, è stata rinchiusa nella prigione di Bagram (Afghanistan), dove era conosciuta — sembra — come il «prigioniero 650». Per i suoi familiari, invece, è una vittima innocente. Due biografie perfette per il piano di Belmokhtar che, secondo un testimone, avrebbe guidato personalmente gli assalitori. Presenza possibile anche se sembra strano abbia rischiato una pallottola. Il «principe» del Sahel, convinto di poter andare molto lontano, ha sempre evitato le trappole. Almeno fino a ieri.
Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Il politologo parigino e la guerra africana del presidente socialista: «Abbiamo agito da soli perché Obama ha scelto un ruolo defilato»
«Dall’Iraq di Bush al Mali di Hollande. Il nuovo interventismo francese» Moïsi riflette sui rischi legati all’azione «Ma questa volta la minaccia era reale» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Professor Moïsi, non trova un po’ ironico che i valori della «guerra al terrorismo» proclamati un tempo dalla vituperata America di Bush siano difesi oggi dalla Francia di Hollande? E che sia Parigi, oggi, a chiedere aiuto militare a alleati riluttanti, proprio come a lungo è capitato a Washington? «La storia sta cambiando. La Francia si trova in guerra da sola, in prima linea, per tre ragioni. La prima è che gli Stati Uniti non sono più quelli di una volta. Leading from behind, guidare ma un passo indietro, è la nuova dottrina dell’America, lo si è
visto anche in Libia. Ma, vista da Parigi, c’è una differenza fondamentale tra Iraq 2003 e Mali 2013: quella fu una guerra per scelta, questa è per necessità. A Bagdad non esistevano armi di distruzioni di massa; a Timbuctù i terroristi ci sono davvero». Il politologo francese Dominique Moïsi dice di comprendere le ragioni dell’intervento di Hollande. «Ma, come si è visto subito, basta guardare all'Algeria, è una mossa carica di rischi». Per quali altre ragioni la Francia è sola? «Oltre al basso profilo degli Stati Uniti, c’è quello dell’Europa. In materia di sicurezza e difesa l’Ue è ancora meno presente che in passato.
Nessuno vuole aiutare la Francia, e il caso più spettacolare è la Germania». Un nuovo colpo all'asse franco-tedesco? «E proprio nei giorni in cui celebriamo il 50˚ anniversario del Trattato dell’Eliseo che ne è all’origine. In realtà oggi assistiamo all’insensato divorzio tra Francia e Germania». E il terzo motivo dell’isolamento della Francia? «L’Africa non è ancora quel che vorremmo, cioè un continente in grado di fronteggiare da solo il pericolo terrorista. La forza africana non sarebbe stata pronta prima di settembre. Per questo la Francia ha agito subito, da sola». Non c’è anche un silenzioso cambiamento ideologico? E’ una paradossale vittoria in Europa della visione neocon, come dice furibondo l'ex premier Villepin?
«Non andrei così lontano, l’intervento francese è basato sul principio di realtà. Già in Afghanistan, e dal 2001, Parigi conduceva la guerra al terrorismo di cui oggi parla Hollande. A Kabul si trattava di combattere uno Stato terrorista; ora la Francia cerca di impedire che ne nasca un altro, in Mali, alle porte di casa». Non contano anche ragioni economiche? Petrolio, gas, uranio? «Io penso di no. E’ una mentalità diffusa, ci si sente smaliziati a denunciare inconfessabili ragioni nascoste. La Francia non combatte in Mali per l’uranio, ma neanche per vaghe ragioni ideali: la necessità di stroncare sul nascere uno Stato terrorista che potrebbe minacciare l'Europa è
una motivazione sufficiente e molto concreta». L’opinione pubblica europea e gli intellettuali anti-guerra per il momento non si mobilitano. C'è un pregiudizio favorevole a Hollande perché francese, e di sinistra? Dominique Moïsi, politologo francese. Tra i suoi libri, «Geopolitica delle emozioni», pubblicato in Italia da Garzanti
«In Francia, l’opinione pubblica è dietro Hollande oggi. Vedremo domani se ci sono molte perdite o attentati in patria. Gli europei non protestano, ma neanche chiedono ai loro governi più decisione nel sostenere un’azione a difesa di tutti». Ma se fossero stati gli Stati Uniti
a intervenire in Mali? Non si sarebbe già gridato all'assalto imperialista? «E’ una vecchia storia. La Francia suscita meno impressione, è un Paese più debole. Un suo intervento è percepito come più accettabile. Se l’opinione pubblica europea è indulgente, non credo lo saranno i fondamentalisti islamici. La Francia oggi rischia di soppiantare gli Stati Uniti nel ruolo di Grande Satana». Ieri Lione, la seconda metropoli francese, è rimasta paralizzata per ore, il metro bloccato per un allarme bomba. «Inviando gli aerei e le truppe in Mali la Francia ha deciso di correre dei rischi. Bisogna prepararsi a una certa "israelizzazione" della nostra vita quotidiana».
Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Le previsioni Il Bollettino
«Recessione nel 2013, ma è quasi finita» Bankitalia: Pil in calo dell’1%. Visco contestato all’Università di Firenze ROMA — «Anche quest’anno sarà un anno difficile. L’economia italiana è ancora in recessione». Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, annuncia la revisione al ribasso delle previsioni che indicano la possibilità, ma solo al 50% e con tanti rischi, di una ripresa nella seconda metà del 2013. Nello scenario disegnato dal governatore, di una recessione che persiste anche se rallenta, che accentua la disoccupazione e continua a frenare i consumi delle famiglie, spiccano tuttavia gli elementi positivi della tenuta delle esportazioni e soprattutto dell’allentamento delle tensioni sui mercati con la riduzione dello spread tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi ed il netto miglioramento delle condizioni di finanziamento del Tesoro sui mercati. Ci sono «rinnovati segnali di interesse per i titoli di Stato italiani», ha detto Visco intervenendo all’Università di Firenze dove ha svolto una lectio magistralis sulla politica monetaria e la crisi. «Il nostro Paese deve saper trovare le motivazioni e gli incentivi per affrontare con decisione il problema della crescita» ha affermato il governatore. «Guadagni di competitività possono essere solo il risultato di un impegnativo ma imprescindibile disegno organico di riforma» ha
aggiunto, spiegando che si tratta di proseguire la strada delle misure già avviate «dalle liberalizzazioni nell’accesso ai mercati al loro migliore funzionamento e al sostegno dell’accumulazione di capitale umano e fisico, dal miglioramento della qualità dei servizi pubblici alla riduzione degli ostacoli burocratici, dal contrasto all’evasione fiscale e alla corruzione a una maggiore efficienza della giustizia civile. La crescita della produttività dipende da un progresso netto in tutte queste componenti». L’equilibrio dei conti pubblici, che non esclude, dice Visco, ricomposizioni nelle principali poste di bilancio senza cambia-
re i saldi, «è la precondizione per il successo». Ma torniamo alle stime della crescita. Per il 2012 è confermata la riduzione del Pil attorno al 2,1%, per il 2013 la previ-
sione fatta a luglio scorso di un calo pari allo 0,2% è stata rivista con una contrazione dell’1%. La correzione è consistente ed è l’effetto — spiega il Bollettino economico di Pa-
Bini Smaghi sul «Ft»
«Italia, ora più decisioni» Dai leader dei maggiori partiti non vengono «misure che potranno risolvere i problemi». Lo ha scritto, in un intervento sul Financial Times, l’economista Lorenzo Bini Smaghi. Per l’ex membro del board Bce servono decisioni che «richiedono la determinazione nel combattere l’opposizione dei molti gruppi di interesse».
lazzo Koch — «del peggioramento del quadro internazionale, nonché delle conseguenze dell’incertezza e del perdurare delle condizioni di credito restrittive». Tuttavia «lo scenario prefigura un ritorno alla crescita nella seconda metà dell’anno, sia pure su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza»: per gli economisti di Via Nazionale vuol dire una probabilità di avverarsi di circa il 50%. Il recupero, che peraltro è già in atto, sarebbe insomma lento e in qualche caso, come purtroppo nel lavoro, ritardato: «Gli effetti della recessione non si sono finora riflessi in una caduta dell’occupazione, ma hanno determina-
to soprattutto un maggiore ricorso alla cassa integrazione e un aumento delle persone in cerca di lavoro». Si stima che l’occupazione si riduca quest’anno (in media di quasi l’1%) e ristagni nel successivo. Il tasso di disoccupazione aumenterebbe, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, e toccherebbe il 12% nel 2014». Colpendo soprattutto i giovani e il Sud. «Il cammino da compiere», ha sottolineato Visco, «è ancora lungo, va percorso con impegno e attenzione, ma una fase acuta della crisi è stata superata». Ulteriori riduzioni dello spread, ha spiegato, «potran-
no derivare dal pieno dispiegarsi delle riforme nazionali». Un contributo positivo è atteso anche dalle ipotesi più favorevoli riguardanti i rendimenti dei titoli di Stato. «La loro riduzione — dice il Bollettino — riflette l’annuncio delle operazioni della Bce nonché la credibilità dei programmi nazionali di aggiustamento». I rischi sono però ancora tanti, avverte Palazzo Koch, legati all’andamento della domanda interna e alle condizioni del credito, tornate restrittive perché le banche temono di avere troppe sofferenze, prestiti non rimborsati.
Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA
Protesta
L’ateneo
L’ingresso degli studenti dei Collettivi nell’aula magna dell’Università di Firenze ha costretto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a interrompere la sua lectio magistralis. In precedenza, il rettore dell’ateneo era uscito dall’aula per cercare di calmare la protesta degli studenti. Il Collettivo studentesco rivoluzionario ha rivendicato la partecipazione.
La lezione interrotta del Governatore: sono attento ai giovani ROMA — Volantini, striscioni e slogan. «Contro la crisi e l’austerità fuori Bankitalia dall’Università», gridava un gruppo di studenti dei collettivi dell’Università di Firenze all’arrivo del governatore Ignazio Visco, atteso in aula magna per la lectio magistralis sul ruolo e le responsabilità della Banca centrale nella crisi. La contestazione era stata annunciata e la polizia ha fatto cordone per evitare che le proteste impedissero lo svolgersi della cerimonia voluta dal rettore Alberto Tesi. Il quale ha pure cercato di convincere i ragazzi a desistere. Ma senza successo. La protesta ha accompagnato, fuori dall’aula, l’inizio della relazione di Visco. Fino a quando il rettore ha deciso di fare entrare i contestatori per dire la loro. Ma l’invito è stato solo l’occasione per ripetere più da vicino gli slogan. «Voi la chiamate crescita noi sfruttamento», hanno ripetuto i giovani dei Collettivi che nei loro volantini se la prendevano con la crisi, le banche, la Bce ed anche il governo. Visco, che aveva iniziato a spiegare l’azione dell’Istituto di Francoforte e della Banca d’Italia per affrontare la crisi e le tensioni dei mercati, si è interrotto, pronto ad I ruoli diversi ascoltare le proteste e magari «Le responsabilità anche a rispondere. Ma gli studenti non sono riusciti, o non della crisi? hanno voluto, raccogliere la Bisognerebbe sollecitazione del rettore ad spiegare i ruoli» andare sul palco per esprimere, con un’unica voce, le rivendicazioni e le proteste. Così dopo una decina di minuti sono usciti e Visco ha ripreso a parlare. Anche se c’è stata un’altra interruzione: l’allarme antincendio e il richiamo, subito rientrato, ad evacuare l’aula, fatto scattare da una sigaretta accesa, magari proprio da uno studente dei Collettivi, troppo vicino ai sensori anti-fumo dell’università. Non ci sono state altre interruzioni: il Governatore ha proseguito la sua lezione per circa due ore senza fare commenti sull’accaduto. Non ha dato, del resto, l’impressione di essersela presa per le contestazioni. Sembra anzi che volesse andare a spiegare direttamente agli studenti il ruolo della Banca d’Italia nella crisi. «Bisognerebbe, poi, dire loro chi sono e che cosa realmente fanno i banchieri centrali e i regolatori... Forse dovrebbero leggere la relazione», ha mormorato sperando di far capire ai giovani come vanno le cose. Ovviamente secondo un banchiere centrale.
S.Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cinque anni dopo Escono le trascrizioni dei vertici della Banca centrale: i governatori non avevano capito
«La grande crisi? Una buona cosa» I verbali (imbarazzanti) della Fed «Non mi aspetto insolvenze o semi-insolvenze delle grandi istituzioni finanziarie». Così parla Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, nel dicembre 2007. Nel marzo 2008 scoppia il caso Bear Stearns, che per evitare la bancarotta fu svenduta a Jp Morgan. Nel settembre 2008 fallisce Lehman Brothers. Sono dovuti passare 5 anni, per poter leggere le trascrizioni imbarazzanti delle riunioni dei vertici della Banca centrale americana. Ma adesso è evidente, scritto nero su bianco: per la maggior parte del 2007 la Fed ha sottovalutato i rischi di quella che si è trasformata nella peggiore crisi finanziaria dagli anni 30. Nessuno sembra aver colto i segnali di pericolo, dopo che già nell’estate 2007 cominciano a manifestarsi i pri-
mi problemi legati ai mutui subprime. Ascoltate cosa dice Tim Geithner, attuale ministro del Tesoro americano (in uscita) e allora presidente della Fed di New York nel corso di una telefonata del 10 agosto 2007: «Non abbiamo indicazione che maggiori e più diversificate istituzioni stiano avendo problemi di finanziamento. In effetti molte di esse riportano quello che classicamente avviene in una fase del genere e cioè che il denaro stia affluendo». L’abbaglio sembra totale. Frederic Mishkin, allora membro del Federal Open Market Committee, dice che «quello che sta succedendo è una cosa buona. Eravamo preoccupati che i mercati fossero troppo ottimisti, che c'era troppo opacità e che le persone
non fossero intimorite di questo. Adesso lo sono e credo si tratti di una situazione salutare». «Il risultato più probabile è che la crisi dei mutui subprime sarà limitata in durata ed effetti», dichiara l’allora vice presidente della Fed Donald Kohn. E ancora. William Dudley, che successivamente ha sostituito Geithner a capo della Fed di New York e che all’epoca era il responsabile del de-
Così parlò Ben Bernanke «Non mi aspetto - dice Bernanke nel dicembre 2007 insolvenze o semi-insolvenze delle grandi istituzioni»
sk sulle operazioni di mercato, nel corso della telefonata dell’agosto 2007 sostiene che Washington Mutual e Countywide, due banche poi collassate, «hanno problemi temporanei». Alla riunione del 30 ottobre, Janet Yellen, allora presidente della Federal Reserve di San Francisco intravede «rischi crescenti», ma scommette ancora in un «atterraggio morbido dell’economia». Soltanto con il passare dei mesi la Fed sposta la sua attenzione dal rischio di inflazione e comincia a riconoscere i sintomi della crisi e ad agire di conseguenza. Ma ormai è troppo tardi. La domanda che ora circola a Wall Street è questa: la crisi sarebbe stata meno severa se la Fed avesse intuito prima la portata della crisi finanziaria e agito con più prontezza anziché continuare a prevedere una crescita costante dell’economia americana?
Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
» Approfondimenti
I controlli del Fisco e i bilanci delle famiglie
LA BEFFA PER GLI ANZIANI NEL REDDITEST LA SPESA SANITARIA? INNESCA L’ALLARME Le simulazioni sul tenore di vita dei pensionati: bastano 2.000 euro «di troppo» MILANO — Pensi al nuovo Redditometro e ti immagini che abbia nel mirino potenziali grandi evasori: banchieri, finanzieri, insospettabili venditori. E se invece qualche perfido occultatore di ricchezza si nascondesse sotto le mentite spoglie di un pensionato? In effetti, direte voi, in Italia c’è una categoria di pensionati d’oro che potrebbe benissimo finire sotto la lente accertatrice del Fisco. Ma, come è noto, i nuovi strumenti messi a punto dall’Agenzia delle Entrate setacciano a maglie molto strette e per capire meglio quanto tocchino la categoria dei pensionati, meglio andare nello specifico. E a riservare le maggiori sorprese, ancora una volta, è il Redditest: gli esperti di Eutekne.info hanno scelto di analizzare i pensionati, che, viste le entità delle retribuzioni erogate dall’Inps, di certo non possono essere considerati una categoria privilegiata. Prima è d’obbligo una precisazione in merito alle pensioni minime: anche loro saranno soggette ad accertamenti, visto che i controlli si «accendono» in conseguenza delle spese e non del reddito. Esiste però la franchigia dei 12 mila euro annunciata da Equitalia: se lo scostamento tra spese e reddito dichiarato rimane entro la soglia di quella cifra, non scatta l’accertamento. «Ma bisogna ricordare — avvertono da Eutekne.info — che, per quanto lodevole, la franchigia, anche se dovesse essere pubblicata nelle circolari, non è una legge e quindi non mette al riparo con Stato di diritto». A questo punto, meglio passare ai casi concreti. E sottoponendo al vaglio del Redditest qualche simulazione, è facile scoprire dei sorprendenti paradossi. Prendiamo l’esempio di un pensionato che vive da solo: ha
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20 56 12 4 Per cento differenza tra reddito dichiarato dal contribuente ed entrate accertate dal Fisco che dà l’avvio al controllo con il Redditometro
Le voci che compongono il Redditometro. Trenta di queste, per esempio i consumi domestici, saranno rilevate attraverso banche dati
Mila euro la franchigia annuale ammessa dall’Agenzia delle Entrate in termini di scostamento tra reddito e spesa
Milioni famiglie che secondo la prima simulazione del Fisco risulterebbero passibili di accertamento con il Redditometro
un’età superiore ai 65 anni, abita a Macugnaga, in provincia di Verbania, con una casa di 55 metri quadri e un’utilitaria «schedata» (in gergo fiscale) da 50 kilowatt. Supponiamo che il nostro protagonista disponga complessivamente di un reddito di 15 mila euro e che, nell’arco di un anno, spenda 5.600 euro a vario titolo: 200 per le bollette dell’elettricità, 400 per quelle del gas, 200 per la telefonia, 100 per gli elettrodomestici, 600 per Rc auto, 100 per i circoli ricreativi, 2 mila li spende per le vacanze e altri 2 mila per le spese mediche (che dopo una certa età assumono un peso determinate all’interno del bilancio). Con questi dati il nostro protagonista vedrà accendersi il semaforo verde: la sua posizione fiscale è coerente, quindi, almeno si spera, potenzialmente al riparo da accertamenti sintetici. Ma la musica cambia sensibilmente se alteriamo un particolare: imma-
Le procedure dell’Agenzia delle Entrate
Scostamento del 20%, parte il contraddittorio
Bonus di 12 mila euro per bilanciare le medie
Fallito il confronto, scatta l’accertamento
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Il Redditometro mette sotto osservazione il reddito dichiarato (dal 2009 in poi) e le spese sostenute, ma anche gli investimenti e i risparmi fatti. Tra i due valori lo scostamento non deve superare il 20%. In caso contrario il Fisco chiederà chiarimenti al contribuente in un contraddittorio
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che se lo scostamento tra il reddito dichiarato e quello presunto è pari o inferiore a 12 mila euro (mille euro al mese), al contribuente non saranno chieste spiegazioni. Si tratta di un modo di tenere in conto gli eventuali errori di approssimazione dovuti all’uso delle medie Istat
In sede di contraddittorio il contribuente deve rispondere alla richiesta di spiegazioni mossa dal Fisco. La richiesta in questa fase è circoscritta al singolo addebito, non all’intera posizione del contribuente. Ma se questi non sarà in grado di fornire spiegazioni, partirà l’accertamento sull’intero profilo fiscale
Da marzo Redditest È uno strumento, il cui funzionamento è simile al Redditometro, che permette al contribuente di autotestare la propria coerenza tra redditi dichiarati e spese sostenute. La verifica avviene attraverso un software disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il contribuente che desidera controllare la sua situazione deve inserire tutti i dati richiesti: al termine una luce verde indicherà coerenza tra reddito e spese, mentre la luce rossa evidenzia incongruenze. Redditometro Il meccanismo del Redditometro prevede invece l’analisi reddituale del contribuente, o del nucleo familiare, attraverso il confronto tra reddito dichiarato e una serie di spese che si ritengono effettuate in ogni caso. Il «paniere» delle spese verrà rilevato sulla scorta dei dati presenti nella «Banca dati tributaria» o, in assenza, o in via presuntiva sui parametri base previsti dalle tabelle Istat.
giniamo che lo stesso pensionato nel 2009 abbia effettuato un investimento (magari qualcosa di poco evidente come un conto deposito) e immaginiamo che il capitale messo al sicuro non sia una cifra da poco (per esempio 20 mila euro), ma un vero e proprio tesoro: quello stesso pensionato ha messo da parte un milione di euro. Ci crederete? Il Redditest accenderà ugualmente il semaforo verde della coerenza. Non così se, però, l’investimento da 1 milione di euro è avvenuto nel 2011. Ma non è finita, c’è anche la beffa: con gli stessi dati, se invece aggiungiamo ulteriori 2 mila euro di spese mediche, arriva pronta e inesorabile la falce dell’incoerenza. Ora, passiamo ad esaminare un’altra simulazione: una coppia di pensionati, sempre di età superiore a 65 anni, vive a Milano in un’abitazione di 75 metri quadri, con un’auto familiare da 60 kilowatt, con reddito complessivo di 20 mila euro. Le spese annuali della coppia ammontano a 9.900 euro (300 per l’elettricità, 500 per il gas, 200 di telefonia, 800 per la Rc auto, 100 circoli ricreativi, 5.000 per viaggi, 3.000 spese mediche). Un assetto che fa scattare il pollice verso del Fi-
Meglio il «tablet» Per il sistema dell’Agenzia delle Entrate, meglio comprare un tablet che spendere per una clinica Cure pubbliche o private L’uso della sanità privata invece di quella pubblica fa accendere le spie dell’«incoerenza» tributaria sco: la situazione è di incoerenza. Però il colpo di scena è dietro l’angolo: proviamo a immaginare che il vecchietto, attratto da quelle che egli definisce «diavolerie moderne» e soprattutto da un irrefrenabile desiderio di sentirsi giovane, spenda 8.400 euro tra iPad, tablet, maxi televisore a schermo piatto e magari anche una videocamera professionale, magari tagliando le spese per le vacanze. Incredibilmente la sua posizione per il Redditest diventa coerente. Da tutto ciò si evince un concetto chiaro: il Redditest è fermamente convinto che sia molto meglio che un pensionato eviti di spendere inutilmente soldi per pagarsi la clinica privata e ottenere un servizio più celere rispetto alla sanità pubblica, per dedicarsi alle più nuove tecnologie. E chissà, magari ha davvero ragione lui.
Isidoro Trovato © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento
NIENTE MAXI RIFORME, PER IL LAVORO ORA PASSI CONCRETI di MICHEL MARTONE * Caro direttore, Oggi la priorità nel mercato del lavoro è ricollocare gli occupati che hanno gli ammortizzatori sociali in scadenza e creare nuove occasioni di lavoro per le donne e i giovani. Tutti gli sforzi delle istituzioni preposte e delle parti sociali dovrebbero essere concentrati su questo obiettivo. Invece, complice la campagna elettorale, si parla d’altro. Le scrivo, quindi, perché non credo che, in questa difficile congiuntura economica e occupazionale, il Paese abbia bisogno di un’altra rivoluzione del mercato del lavoro, come già si comincia a promettere nei dibattiti elettorali. L’esperienza di tante riforme del lavoro ha già ampiamente dimostrato che per creare posti di lavoro non bastano le leggi o le sentenze dei giudici ma serve un’economia sana e competitiva nella quale sia possibile fare impresa e investire a lungo ter-
mine nel capitale umano come nell’innovazione e nello sviluppo di nuovi prodotti. Ma perché ciò accada è necessario fare un salto di qualità nell’azione riformista, abbandonare la logica delle riforme rivoluzionarie e delle controriforme radicali per passare a quella della loro difficile implementazione politica e amministrativa. I giovani non vengono assunti perché il cuneo fiscale è troppo alto e non perché esistono troppe o troppo poche tipologie di contratti di lavoro. I disoccupati che cercano lavoro hanno bisogno di imprese che assumano e di centri per l’impiego che funzionino, non di una nuova iniziativa legislativa che, nelle intenzioni dei promotori, si proponga di riformare integralmente l’ordinamento del lavoro ma che poi nei fatti si traduca, dopo estenuanti trattative sindacali e infiniti dibattiti parlamentari, in un risultato diverso da quello immaginato. Ciò non significa che la riforma Fornero
non possa essere modificata. Anzi, penso che alcune modifiche siano necessarie, specialmente nella parte relativa alla flessibilità in entrata ma anche in quella che riguarda gli ammortizzatori sociali. Ma resta il fatto che, al di là delle polemiche elettorali, si tratta di un’importante opera di manutenzione del nostro mercato del lavoro che ha intaccato alcuni tabù, come l’articolo 18 o la cassa integrazione, e ha già comportato notevoli costi politici e sociali. D’altra parte a questa riforma hanno comunque partecipato le principali forze politiche e sociali. Basti pensare che il testo
uscito dal confronto con le parti sociali ha poi subito, in sede parlamentare, quasi un centinaio di emendamenti. Per questo è auspicabile che non ci si perda nella velleitaria illusione di rivoluzionare per l’ennesima volta il mercato del lavoro ma si scelga di procedere con spirito pragmatico, dando alla riforma il tempo di produrre i suoi effetti per poi fare le modifiche che si dimostreranno necessarie alla luce dei risultati del monitoraggio che è già stato avviato. Nel frattempo, gli impeti riformatori di chi vincerà le elezioni si potrebbero concentrare sul difficile versante
❜❜ ❜❜ Giusto poter potenziare Dobbiamo lavorare l’apprendistato, servono migliori relazioni sociali
sul cuneo fiscale e sui servizi per l’impiego
della gestione amministrativa delle istituzioni del mercato del lavoro, dai servizi per l’impiego agli enti bilaterali o ai fondi interprofessionali; del reperimento delle risorse necessarie a ridurre il cuneo fiscale a cominciare da quello che grava su donne e giovani; del potenziamento dell’apprendistato; della costruzione di quelle relazioni industriali collaborative che sono indispensabili per assicurare la reale partecipazione dei lavoratori all’andamento delle aziende. Per tornare a creare posti di lavoro il nostro sistema ha bisogno di unità e coesione mentre l’esperienza dimostra che le riforme, soprattutto quelle che riguardano il mercato del lavoro, dividono. E non è quello di cui hanno bisogno i cittadini nel mezzo dell’estenuante crisi economica che ci travaglia ormai da anni. * Viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Il forum Il negoziato
Italia-Svizzera, il dialogo va avanti Sul tavolo arriva il caso Campione Il nodo delle tasse nella città del Casinò. Terzi: intesa possibile Confini
Il Fisco Il tavolo Berna-Roma sulle imposte Tra Italia e Svizzera sono in corso trattative sulla tassazione delle attività portate dagli italiani nella Confederazione e non dichiarate al Fisco tricolore. La trattativa è «ora incanalata in modo sicuro» ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi
L’ultimatum Il segreto bancario, la Svizzera e la black list La Svizzera ha sei mesi di tempo per fare progressi nello scambio delle informazioni bancarie o non potrà evitare di essere sulla lista nera. È l’ultimatum lanciato dal commissario Ue alla Fiscalità Algirdas Semeta.
Oltre confine Lavoro, la decisione sul salario minimo Il Consiglio di Stato (in pratica il governo) ticinese ha deliberato di introdurre in tre settori — il commercio, la meccanica di precisione e l'informatica — dal primo aprile una paga oraria minima di 17,30 franchi l’ora. Il che porta, in regime di orario normale, a un salario mensile di 3.000 franchi.
ROMA — Le tasse potrebbero scendere davvero per gli italiani. Ma solo per i 2 mila o poco più che vivono a Campione d’Italia, il paesino della provincia di Como circondato dal Canton Ticino, la nostra piccola enclave in terra svizzera, da sempre in testa nelle classifiche per ricchezza e reddito pro capite. Non si tratta dell’ennesima promessa elettorale di casa nostra. Ma dell’ultimo sviluppo della lunga trattativa che Roma e Berna stanno portando avanti da mesi sul fisco e sui capitali italiani depositati nelle banche della Confederazione. Ieri a Roma si è aperto il primo Forum per il dialogo tra Italia e Svizzera. Si tratta di un appuntamento organizzato dall’ambasciata elvetica e dalla rivista di geopolitica Limes per sviluppare la collaborazione tra i due Paesi in tutti i settori, mettendo insieme personalità della cultura, dell’economia e della politica. Ed è stato Didier Burkhalter, il capo del dipartimento federale degli affari esteri, a citare la «fiscalità di Campione d’Italia» come uno dei sei punti sul tavolo del negoziato. Una novità, come hanno osservato diversi partecipanti all’incontro visto che finora di Campione non si era ufficialmente parlato ed i punti sul tavolo erano cinque. Qual è il nodo da sciogliere? Campione è territorio italiano a tutti gli effetti, anche per il fisco e quindi anche per il peso delle tasse. Ma è circondato dal Canton Ticino dove la pressione fiscale è molto più bassa rispetto a quella di casa nostra. Uno squilibrio che i residenti di Campione vorrebbero correggere. La questione è arrivata sul tavolo del gruppo di pilotaggio, come è stata chiamata la squadra di tecnici svizzeri e italiani che lavorano ai dettagli dell’intesa. E l’ipotesi — tutta da costruire — è quella di prevedere un livello di tassazione intermedio tra quello italiano e
quello del Canton Ticino. Oltre al caso Campione, però, i problemi da risolvere sono ancora parecchi. C’è la questione dei lavoratori transfrontalieri, quella della convenzione sulla doppia imposizione, la possibilità di offrire servizi bancari oltre frontiera e l’accesso ai mercati. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi
si dice ottimista: «Le complesse questioni fiscali sono state incanalate, il gruppo di pilotaggio è uno strumento efficace e in grado di dare i risultati auspicati». Ma il vero nodo dell’intesa resta la percentuale da far pagare, per chiudere i conti con il fisco e la giustizia, a chi nel passato ha esportato capitali in Svizzera. «Non
I transfrontalieri I dossier: i lavoratori transfrontalieri, la doppia imposizione, i servizi bancari oltre frontiera, l’accesso ai mercati
sarà un condono — dice il responsabile svizzero degli Esteri, passando al francese dopo un apprezzabile italiano — perché i pagamenti si farebbero sulla totalità di ciò che è dovuto secondo una formula che tiene conto della durata del deposito, dell’aliquota fiscale del Paese d’origine e dei termini di prescrizione».
Lo stesso Burkhalter si dice «fiducioso che l’accordo sarà raggiunto a breve» e chiede che la nostra campagna elettorale non interrompa i negoziati. Anche se è chiaro a tutti che per arrivare al dunque bisognerà aspettare il nuovo governo che avremo dopo le elezioni. E anche se il segnale arrivato ieri da Bruxelles va esattamente nella direzione opposta. Il commissario europeo alla fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, ha detto che la Svizzera ha sei mesi di tempo per fare progressi nello scambio delle informazioni bancarie o finirà nella lista nera dei paradisi fiscali. L’Ue chiede alla Svizzera di seguire il modello dello scambio automatico delle informazioni inserito dell’accordo chiuso con gli Stati Uniti. In base a quell’intesa le banche svizzere sono obbligate a comunicare al fisco Usa i conti attivati dai clienti americani. Lo stesso principio non è previsto negli accordi siglati con i Paesi europei come la Germania o l’Austria e Berna non ha nessuna intenzione di inserirlo nemmeno in quello con l’Italia. Non solo. Perché il commissario Semeta dice anche che Berna l’accordo lo deve fare direttamente con Bruxelles. Un bel bastone fra le ruote di tutti i trattati bilaterali. E anche del prossimo governo italiano.
Lorenzo Salvia
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La Commissione Il commissario Semeta: sei mesi per fare progressi nello scambio delle informazioni bancarie
E l’Ue avverte Berna: più trasparenza o lista nera MILANO — Londra o Berlino? È questo il bivio nella strada italiana che porta ai forzieri svizzeri: una via che Roma dovrà seguire per alzare il velo sui valori tricolore non dichiarati al Fisco nazionale e portati nella Confederazione. Le trattative con Berna hanno davanti a sé il modello accettato dagli inglesi — che permette di tassare senza svelare, mantenendo quindi la segretezza davanti al Fisco nazionale — e il caso tedesco, in cui il parlamento ha bocciato la strada già seguita da Londra. I tedeschi, a quanto sembra, vogliono non solo i soldi (le tasse) ma
anche più luce sui nomi dei propri facoltosi connazionali. Ma il dossier sul tavolo italo-svizzero non è solo questo: comprende — per esempio — anche la revisione dell’accordo sulla doppia imposizione, l’accesso de-
Gli Stati Uniti A dicembre Berna ha siglato un accordo con gli Usa relativo ai conti correnti dei cittadini americani
gli istituti finanziari elvetici al mercato italiano, la questione della «black list» tricolore in cui figura la Svizzera e la tassazione per i lavoratori frontalieri. Ma se sul versante europeo restano ancora diversi passi da fare, su quello americano la situazione sembra essere molto più avanti. A dicembre Berna ha siglato un accordo con gli Stati Uniti per l’applicazione della legge americana, che obbligherà le banche svizzere a comunicare al fisco tutti i conti attivati dai clienti Usa. A Bruxelles, invece, la Commissione europea ha appena avverti-
to la Svizzera: se entro sei mesi non si otterranno «risultati concreti» sulle trattative riguardanti i dissensi sul regime fiscale, alcuni Paesi dell’Ue potrebbero decidere «misure difensive», ha spiegato il commissario europeo responsabile di Fisco e Dogane Algirdas Semeta, in un’intervista ai quotidiani svizzeri «Tages Anzeiger» e «Le Temps». «Se ci saranno progressi nei colloqui, la Svizzera sarà in grado di evitare di essere sulla lista nera» ha detto il commissario.
Giovanni Stringa © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ex magistrato elvetico «Ma se l’Italia dovesse mai rischiare il default, la prima regione a finire nel baratro sarebbe il Canton Ticino»
Bernasconi: perché vedo crescere il sentimento anti-italiano Suo padre era il famoso avvocato Pino Bernasconi che a Lugano, negli anni della guerra, ospitò in casa sua molti rifugiati italiani e che nel 1943 pubblicò, nella sua collana editoriale, la raccolta poetica di Eugenio Montale Finisterre le Ultime cose di Umberto Saba. Si capisce dunque perché Paolo Bernasconi non tolleri l’aria di anti-italianità crescente che si respira da qualche anno in Ticino. Per la verità, al Forum per il dialogo tra l’Italia e la Svizzera, che si è aperto ieri a Roma e che prosegue oggi all’Hotel Parco dei Principi, interverrà su questioni fiscali, i temi di cui si occupa professionalmente, essendo, da ex magistrato, uno dei massimi esperti della criminalità economica internazionale oltre che professore universitario a San Gallo e a Milano. «La Svizzera — dice — non è più il Paese dell’accoglienza e dell’ospitalità: il clima è molto cambiato. È significativo che nel 2009 sia passata l’iniziativa popolare contro i minareti». Manifestazioni di paura irrazionale rispetto al mondo islamico come se
ne trovano un po’ ovunque, nei Paesi occidentali, Italia compresa? «Si fa coincidere l’islamismo con il fondamentalismo: sarebbe come dire che nel periodo delle Br gli italiani erano tutti dei terroristi. Ma la questione più allarmante è il sentimento anti-italiano che si sta diffondendo». Non è una novità: tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, l’Azione Nazionale di James Schwarzenbach sottopose al giudizio dei cittadini diverse iniziative che intendevano limitare la presenza straniera nella Confederazione. «Sì ma non c’era un terreno xenofobo fertile come oggi e infatti i referendum furono respinti. Da un decennio almeno si distribuisce veleno anti-italiano, il che è un atteggiamento contrario alla tradizione elvetica». Il problema su cui spesso si punta sono i 56 mila frontalieri italiani che quotidianamente vengono a lavorare a Lugano e dintorni dalle provincie di Varese e di Como, e la sera tornano a casa. «La presenza
numerosa dei frontalieri viene enfatizzata dagli organi di stampa leghisti, che ne danno una rappresentazione anche grafica decisamente razzista con proclami tipo "Fuori dalle balle!" eccetera, le stesse che Bossi utilizzava contro gli immigrati. Però bisogna tener conto di un fatto importante: si tratta delle espressioni estremiste lanciate non da gruppuscoli marginali ma dal primo partito ticinese, che ha una rappresentanza maggioritaria nel governo cantonale e che adesso avanza la sua candidatura per la poltrona di sindaco della città di Lugano, tradizionalmente liberale (le ele-
zioni si terranno il 14 aprile, N.d.R.)». È vero che qualche mese fa la Lega dei Ticinesi si oppose all’istituzione di una strada dedicata a Eugenio Montale, però trovò la reazione dell’opinione pubblica e della società civile, e la cosa andò felicemente in porto. «L’opinione pubblica ticinese ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente: da una parte si compiace della familiarità con gli italiani, dall’altra manifesta una certa insofferenza. Fatto sta che il motivo ricorrente della stampa leghista, molto seguita dai lettori, si riassume in tormentoni come "Fallitalia",
un termine che pone l’accento con disprezzo sullo spauracchio della crisi economica e sulla Repubblica italiana come un Paese in fallimento sul piano generale. Senza dimenticare i proclami sul Muro da tirar su alla dogana di Brogeda o l’appello ai blocchi stradali per impedire l’ingresso ai lavoratori stranieri». Ma sono espressioni folcloristiche e tutto sommato innocue o si traducono poi in proposte politiche? «È in corso la richiesta di una cosiddetta ecotassa, che non ha nulla di ecologico, da imporre ai frontalieri…». Un capro espiatorio per la crisi economica che non risparmia
❜❜ L’opinione pubblica
❜❜ Il motivo della stampa
ticinese ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente
leghista, molto seguita dai lettori, si riassume in tormentoni come «Fallitalia»
L’analisi Paolo Bernasconi
neanche il mondo economico e finanziario ticinese? «Il concetto che viene ripetuto è: gli italiani ci rubano il lavoro. Ma si tratta di un’argomentazione antieconomica e autolesionista perché se l’Italia, per delirio d’ipotesi, dovesse mai rischiare il default come la Grecia, la prima regione a finire nel baratro sarebbe il Canton Ticino». Cioè? «La nostra economia bancaria dipende in buona parte dalla salute dell’Italia: negli ultimi cinque anni in Ticino quasi tutte le banche italiane sono state chiuse o assorbite, e la clientela è diminuita del 30-40 per cento». Eppure gli scambi non sono mai venuti meno. L'Italia rimane il secondo partner commerciale della Svizzera dopo la Germania e le università federali sono piene di docenti e studenti italiani, a cominciare da quella luganese: «In Ticino dobbiamo accendere dei ceri tutti i giorni perché l’Italia superi la crisi e combattere questa martellante rappresentazione di anti-italianismo».
Paolo Di Stefano © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
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La crisi Trend globali
Un altro (piccolo) balzo Riparte l’economia cinese Inversione di tendenza nell’ultimo trimestre del 2012 Il Paese torna a crescere, ma la forza lavoro è ai minimi
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DAL NOSTRO INVIATO
La pax politica e il rischio di cifre gonfiate
di DANILO TAINO
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unque la Cina ci stupisce ancora. Il famoso hard-landing, l’atterraggio brusco dell’economia, sarebbe stato evitato anche questa volta, a dare retta ai numeri resi noti ieri dall’Ufficio di Statistica: la crescita non sarebbe mai scesa sotto il 7% durante tutto il 2012. Qualche giorno fa, però, Alberto Forchielli — fondatore di Mandarin Capital e dell’Osservatorio Asia — da Pechino sosteneva che le statistiche sulle esportazioni non corrispondevano «ai movimenti di beni attraverso i porti e alle importazioni dei partner commerciali». E si domandava se fossero numeri «contraffatti». In effetti, non si può escludere che i nuovi dirigenti del partito, impegnati in una non tranquilla fase di transizione di potere, massaggino le statistiche per farle sembrare migliori. Non sarebbe la prima volta. A conferma, ieri il Financial Times riportava quello che ironicamente viene chiamato l’indice Li Keqiang — dal nome del primo ministro entrante che nel 2007 definì «fatte dall’uomo» le statistiche cinesi. È un indice che misura l’andamento del Pil ma sulla base dei consumi di energia, dei trasporti ferroviari e di indicatori del genere. Bene, l’indice Li Keqiang dice che l’economia cinese cresceva del 3,5% a metà 2012 e ancora oggi l’aumento non supererebbe il 5,5%. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA
PECHINO — Il piccolo balzo in avanti. La Cina chiude il 2012 con una crescita media del Prodotto interno lordo (Pil) del 7,8%, un risultato che riporta le lancette dell’economia indietro di 13 anni. E tuttavia ci sono ragioni di ottimismo. Perché, spiega l’Ufficio nazionale di statistica nel suo rapporto annuale, l’ultimo trimestre ha visto una crescita del 7,9% quando a metà anno gli indici avevano segnato un timido 7,4% con timori per il futuro (e un obiettivo ufficiale fissato al 7,5%: nel 2011 la crescita era stata del 9,3%). «La nostra economia si sta stabilizzando», fa sapere il direttore dell’Ufficio Ma Jiantang. Buone notizie, insomma, almeno sul fronte orientale. Tali da infondere ottimismo alle diverse Borse asiatiche che si sono trovate in terreno positivo soprattut-
7,9% La crescita cinese nell’ultimo trimestre del 2012. Dopo sette trimestri di continua discesa e dopo aver segnato il 7,4% tre mesi fa, l’economia cinese ha finalmente registrato un rimbalzo
fatti, sono diminuiti di 3,45 milioni, portando il totale a 937,37 milioni. Ciononostante, gli occupati (per via della migrazione interna) sono complessivamente aumentati così come i consumi interni, per quanto i bassi redditi medi dei cinesi non abbiano consentito di bilanciare del tutto il calo delle esportazioni dovuto alla crisi in corso in gran parte del mondo. Naturalmente non mancano i timori: c’è chi esprime dubbi sulla tenuta dell’economia cinese nel lungo periodo. In particolare si pensa a una possibile bolla immo-
biliare o a una crisi a livello locale visto che il governo centrale ha posto limiti alla possibilità delle province di indebitarsi pur di completare il piano di crescita assegnato. Un altro problema è quello della disparità di reddito, per quanto — secondo i numeri ufficiali presentati in conferenza stampa da Ma
Jiantang — il coefficiente Gini (inventato dallo studioso italiano Corrado Gini) è sceso a 0,474 dallo 0,477 del 2011 (il numero è compreso tra 0 e 1 e, quanto più si avvicina allo zero, tanto più indica armonia: l’obbiettivo per la Cina è 0,4). Il tasto della disparità è molto sentito. È la prima vol-
Il corso
ta in dieci anni che vengono forniti dati «ufficiali» che in parte contraddicono una percezione reale delle disparità da parte della popolazione, così come è riportata dai media del Paese. Ma avvicinandosi il cambio al vertice dello Stato — a marzo Hu Jintao dovrebbe passare a Xi Jinping l’ultima carica rimasta, quella di presidente, mentre Li Keqiang dovrebbe prendere il posto di Wen Jiabao a capo del governo — la Cina ha bisogno di stabilità e «pace sociale». Condizioni che soltanto una crescita sostenuta ma «non eccessiva» può garantire perché capace di raffreddare l’inflazio-
Figlio unico La politica del figlio unico presenta il conto: i cinesi in età da lavoro diminuiti di 3,5 milioni
Politiche efficaci Due le spinte alla ripresa: gli investimenti nelle infrastrutture e i tagli dei tassi d’interesse
to sull’onda delle novità in arrivo da Pechino. Sempre secondo le statistiche ufficiali, questa inversione di tendenza negli ultimi tre mesi è dovuta soprattutto a due fenomeni. Da una parte i rinnovati, massicci investimenti del governo centrale nelle infrastrutture (ferrovie, strade, metropolitane) e dall’altra una politica monetaria più «indulgente» hanno favorito la ripresa di attività e consumi, spingendo verso l’alto gli indici. E questo nonostante, per la prima volta nella sua Storia recente, la Cina abbia visto una contrazione della sua forza lavoro, dovuta ovviamente alla ultradecennale politica sul figlio unico: i cinesi compresi nella fascia di età tra i 15 e i 59 anni, in-
ne, vera nemica dei redditi medio-bassi. «I leader cinesi — ha detto Zhang Zhiwei, economista della Nomura, al Wall Street Journal — si concentreranno proprio sul controllo dei rischi di una finanza facile e sull’inflazione piuttosto che spingere ancor di più l’acceleratore dell’economia». Zhang si aspetta che il Pil della Repubblica Popolare cresca dell’8% nella prima metà del 2013 per poi attestarsi al 7,3 nella seconda metà dell’anno. Numeri quasi modesti per la Cina, e tuttavia adatti a mantenere stabile il Paese. Numeri comunque che per noi, in Occidente, restano un sogno.
Così Pechino addestra le bodyguard
Alcune reclute durante l’allenamento quotidiano che prevede, tra l’altro, lezioni sulla condotta da tenere in caso di evasione e tiro al bersaglio come parte della preparazione per proteggere il crescente numero di uomini d’affari che si reca nelle regioni calde dell’Africa e del Medio Oriente. La Genghis International Security Academy è una delle tante scuole per
guardie del corpo in Cina che offrono protezione ai nuovi ricchi ma in questo caso il focus è sul territorio internazionale. Il corso dura tre settimane ed è tenuto dall’ex soldato delle forze speciali portoghesi Marco Borges. Per ora gli iscritti sono 24 uomini e nove donne. Tra loro ex militari ma anche atleti, imprenditori e persino laureati. (Ap photo/ Alexander F. Yuan)
Paolo Salom @PaoloSalom © RIPRODUZIONE RISERVATA
Riforme Un registro pubblico conterrà i nomi di società e amministratori domiciliati nell’arcipelago. Gli Usa: «Non basta»
Isole Cayman, il paradiso fiscale apre ai controlli Tanto per avere un’idea di che cosa siano le Isole Cayman: 80 mila società fiscalmente domiciliate; 9.438 Fondi di investimento (hedge fund), vale a dire un numero pari a tre quarti del totale nel mondo; depositi per 1.900 miliardi di dollari, quattro volte più della somma custodita in tutte le banche di New York. Un cittadino normale fatica a ritrovare quei tre puntini nel mare delle Antille, quasi nascosti dal profilo di Cuba: Grand Cayman, Little Cayman e Cayman Brac, 56 mila abitanti, uno dei quattordici Territori d’oltremare britannici. Ma per i manager e finanzieri di mezzo mondo, compresi gli amministratori dei 138 fondi della Bain guidata da Mitt Romney,
Abitanti Le Cayman, territorio britannico d’oltremare, sono tre isole a sud di Cuba: 56 mila persone per 259 km²
Fondi Alle Cayman hanno sede 9.438 fondi speculativi (hedge fund). Alle Bahamas (350 mila abitanti) 3 mila
le Isole sono un ambiente intimo, un bunker tra palme, sole, e qualche irriducibile pescatore. Insomma il perfetto paradiso fiscale: tasse irrisorie, zero controlli e segretezza totale su provenienza e movimenti dei capitali. Ora, però, scrive il quotidiano inglese Financial Times, le «autorità locali» sarebbero pronte ad aprire una fessura. Nel concreto: sarà istituito un registro pubblico in cui trascrivere i nomi delle società e dei loro amministratori. I fiduciari delle finanziarie dovrebbero poi sottoporsi a una specie di esame per dimostrare di essere effettivamente al servizio degli investi-
tori domiciliati alle Cayman. La richiesta di apertura è partita dagli stessi clienti del piccolo arcipelago. La crisi finanziaria mondiale ha lasciato sul campo un pervicace sentimento di diffidenza nei confronti dei gestori di fondi. Governi, risparmiatori, opinione pubbli-
ca chiedono più trasparenza. Ed ecco allora la mossa degli Hedge fund, accolta, a quanto pare, dalla Cima (Cayman Islands Monetary Authority) con la stessa sollecitudine con cui anche il biscazziere più consumato riserva un trattamento di favore al frequentato-
Draghi su «Time» Il settimanale americano Time, in edicola ieri, ha dedicato la copertina al presidente della Bce. Il titolo è evocativo: Euro Vision. «La lotta di Mario Draghi per salvare l’euro e il sogno di un’Europa unita sono appena all’inizio — scrive la rivista —. In alcune parti dell’eurozona solo la disoccupazione è in crescita».
re abituale. Le riforme allo studio, però, sono praticamente nulla per il Tesoro americano, che sta esercitando da mesi pressioni sull’intero sistema dei «paradisi fiscali» per ottenere informazioni sui conti intestati a cittadini americani. Ma è poco anche se consideriamo qual è il punto di partenza locale. La legge cardine del sistema risale al 1976, e fu varata proprio come risposta a un’indagine americana su un flusso clandestino di capitali. Il nome della norma è programmatico: Confidential Relationships Preservation Law, che si può tradurre, senza il timore di cedere alla volgarità in modo semplice, come racconta il giornalista Nicholas Shaxson nel fondamen-
tale «Le Isole del Tesoro» (pubblicato in Italia nel 2011 da Feltrinelli). Signori e signore, se venite alle Cayman fatevi i fatti vostri, perché la legge punisce con il carcere chiunque riveli accordi finanziari o bancari conclusi qui. Sono previste sanzioni anche semplicemente per chi chiede informazioni. Nel 2009 la Confidential Law è stata un po’ addolcita, ma la sostanza non cambia. È lecito, dunque, coltivare lo scetticismo di fronte agli annunci e ricordare che le Cayman sono inserite in una rete di protezione che, di fatto, riporta alla grande finanza di Londra. Anche se spesso il governo di Sua Maestà (e la Regina nomina direttamente il Governatore delle Cayman) mostra di non ricordarlo.
Giuseppe Sarcina
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Primo Piano
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Verso il voto Gli scenari
Tasse e giovani, offensiva dei leader La patrimoniale divide la Cgil e Bersani La Nota di Massimo Franco
Le promesse esagerate allungano l’ombra di altra instabilità
I
propositi di verità e di sobrietà stanno diventando le prime vittime di questo inizio di campagna elettorale. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, avverte che il 2013 sarà probabilmente un altro anno di recessione; e che la disoccupazione rischia di toccare il 12 per cento. Ma in gran parte delle forze politiche la consapevolezza di una crisi economica destinata a durare è come messa fra parentesi, quasi si trattasse di una narrativa troppo impopolare per essere tollerata e capita dagli elettori. All’opposto, sembra che tutto congiuri per un’iperbolica impennata delle promesse e dello scaricabarile. E in questo, l’offensiva che Silvio Berlusconi sta sferrando sembra costringere tutti a scendere sul suo terreno: magari rimproverandogli la sua eredità disastrosa, ma senza riuscire ad affermare una contro-verità in grado di inchiodarlo. E pazienza se il risultato potrebbe essere quello, pesante e alla fine suicida, di ritrovarsi dopo le urne con una montagna di impegni impossibili da mantenere; e con una delusione dell’elettorato non solo bruciante ma pericolosa. Alcide De Gasperi, l’uomo della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, consigliava ai politici di promettere un po’ meno di Il rischio di un quello che potevano mantenere, per lasciare al governo un «modello margine di manovra e dare berlusconiano» qualcosa in più. Il modello che si sta imponendo è inveanche per gli opposto. Per contrastare altri capipartito ce l’antipolitica di Beppe Grillo e scuotere gli astensionisti, si additano obiettivi sempre più irrealizzabili. E da questo punto di vista, Berlusconi si conferma il più abile, inducendo anche gli avversari alla tentazione di inseguirlo su quel terreno. Il risultato paradossale è quello di una continua oscillazione fra richiami alle difficoltà da fronteggiare, e assicurazioni che le cose andranno meglio. L’aspetto più sconcertante di quanto sta avvenendo è la finzione di concretezza che tende a imporsi nei discorsi televisivi e nelle apparizioni in pubblico. Si spiegano in dettaglio i «provvedimenti da prendere»: si tratti di Imu, di posti di lavoro, di spese per l’istruzione o la sanità, di sgravi alle imprese, investimenti, evasori fiscali o diminuzione delle tasse. La descrizione minuziosa delle ricette dovrebbe renderle in sé credibili, nonostante non sia affatto da escludere una manovra correttiva a primavera; e sia ragionevole prevedere che, come quasi tutte le altre nazioni europee, la politica economica dell’Italia non potrà discostarsi dagli impegni già presi. Dunque, entrare nel merito degli strumenti legislativi per addolcire il rigore e promuovere la ripresa finisce, in certi casi, per apparire un modo di parlare d’altro rispetto alla dura realtà della crisi; e ipotizzare soluzioni tanto miracolose sulla carta quanto impossibili da applicare, a meno di destabilizzare ulteriormente i conti pubblici. È l’effetto di un sistema di voto teso a incoraggiare vecchi schieramenti e un’offerta elettorale che raschiano il fondo del barile sia come alleanze che come contenuti, pur di sedersi da posizioni di forza al tavolo della trattativa dopo il 24 e 25 febbraio. È forte il sospetto che tutto questo non porterà alla stabilità ma ad un’altra legislatura convulsa, e più breve dell’attuale. Ma conta relativamente, rispetto alla convinzione che un bombardamento di promesse possa creare attese e speranze più di una descrizione puntuale delle sfide appena cominciate. Il contorno dei processi contro Berlusconi aggiunge fumo e tensioni ad una campagna che già tende da sola a incattivirsi e a confondere ulteriormente le scelte dell’elettorato. E, puntando su una radicalizzazione dello scontro, cerca di delegittimare qualunque voce che si appelli alla serietà e alla moderazione. Mario Monti ha commissionato un manuale con le istruzioni che i candidati della sua lista dovrebbero seguire. Ma forse, dovrà sostituirlo con un manuale di guerra.
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ROMA — Niente patrimoniale, annuncia Pier Luigi Bersani giurando di avere al suo fianco l’alleato Nichi Vendola ma aprendo un fronte polemico con la Cgil di Susanna Camusso. La questione fiscale, quindi, entra prepotentemente in questa fase iniziale della campagna elettorale. Come entrano, anche dopo la sortita di Silvio Berlusconi, le misure a sostegno dell’occupazione giovanile proposte dal premier Mario Monti che immagina forme di detassazione a favore di chi assume giovani sotto i 30 anni. E proprio sulla questione tasse Pier Ferdinando Casini denuncia la presenza in tv di troppi buffoni e smemorati. Su tutto questo arriva a sorpresa l’attacco di Beppe Grillo ai sindacati che andrebbero «eliminati». Il leader del Pd Pier Luigi Bersani assicura che, una volta al governo, non ha alcuna intenzione di introdurre una patrimoniale sulle ricchezze finanziarie. Non credo a un’imposta del genere, obietta il leader del Pd, «non voglio fare il Robespierre, l’abbiamo già sugli immobili e si chiama Imu; ritengo, invece, che ci debba essere una maggiore progressività». Bersani
Le proposte
Il proposito di Monti
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Monti ha parlato di volontà di ricalibrare l’Imu: «Voglio ridurla, ma non come il governo precedente che creò situazioni per cui poi ha dovuto rimetterla»
La linea di Berlusconi
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Berlusconi: «Aboliremo l’Imu sulla prima casa: per coprire il gettito basterà un leggero aggravio delle imposte su lotto, scommesse, alcol, tabacchi»
L’idea di Bersani
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Per Bersani «la patrimoniale esiste già ed è l’Imu». Il Pd intende rielaborarla inserendo una progressività che favorisca le fasce deboli e le più in difficoltà
aggiunge che «il nostro problema è la tracciabilità dei patrimoni» in modo da definire una sorta di «Maastricht della fedeltà fiscale». E quindi «mai più condoni perché noi lavoriamo per la fedeltà fiscale in modo che ogni euro che ricaviamo lo mettiamo a ridurre le tasse per chi le paga. Se non cominciamo mai non ne usciamo mai». Bersani è convinto che sia «necessario rendere più progressiva l’Imu e quindi di fare di quell’imposta una imposta più giusta» e cioè che a pagarla siano «le grandi ricchezze immobiliari, non sono per mettere delle patrimoniali sulle grandi ricchezze non immobiliari». Ma Nichi Vendola è d’accordo? «Penso proprio di sì», garantisce il leader del Pd. E Vendola, soffermandosi su un possibile accordo con l’ex pm Antonio Ingroia, afferma che «si deve fare un appello alla luce del sole, non la desistenza». Un modo per raccogliere l’invito che l’altro giorno aveva fatto lo stesso Ingroia, contrario a intese sottobanco. Cgil, sì alla patrimoniale Susanna Camusso ritiene che «sia indispensabile fare la patrimoniale». Una posizione contraria a quella del segretario del Pd
Le regioni e il Senato
Il segretario pd: c’è già l’Imu. Monti: detassare chi assume under 30 Grillo attacca i sindacati: vecchi come i partiti, vanno eliminati Lombardia
Veneto
49
24
I senatori espressi dalla Lombardia (10 milioni e 202 mila abitanti nel giugno scorso) sono 49. Il premio di maggioranza per il Senato assegna 27 seggi alla coalizione vincente, alle opposizioni ne restano 22. È la regione al centro di tutti i calcoli sulla composizione di Palazzo Madama
I 4 milioni e 945.635 veneti (nell’ottobre 2011) i prossimi 24 e 25 febbraio eleggeranno 24 senatori. La coalizione che uscirà vincente dalle urne potrà contare su 14 eletti nella camera «alta». Le opposizioni, quindi, invieranno a Roma dieci senatori.
Bersani: «Non ci raccontino che l’Imu c’è già o altro c’è già. Oggi c’è una straordinaria diseguaglianza tra chi paga regolarmente le tasse sul suo reddito e sulla casa e chi invece non paga sulla multiproprietà immobiliare e sulle rendite». Ed è su questo che, insiste la Camusso, «bisogna ricongiungere la forbice applicando la regola fondamentale, prevista dalla Costituzione, che la tassazione è progressiva sul reddito delle persone». Il premier Rispondendo via Twitter alle domande poste dal Forum dei giovani, Mario Monti illustra alcuni provvedimenti che ha in mente per favorire l’ingresso delle nuove generazioni nel mondo
del lavoro, tema sul quale nei giorni scorsi era intervenuto anche Berlusconi proponendo un’esenzione contributiva per un certo numero di anni. Monti scrive al riguardo che «occorre introdurre forme di detassazione per chi assume under 30». E sottolinea anche la necessità «di migliorare i servizi di orientamento e consulenza per la ricerca di impiego». Il Professore ricorda poi
Susanna Camusso «Non ci raccontino che l’Imu c’è già o altro c’è già. Serve una patrimoniale»
La corsa per la Regione
Lazio, Radicali con Storace Pannella: «Imbarazzo? No, lui non è la Binetti» ROMA — Sul «taxi» di Francesco Storace verso la Regione Lazio, c’è posto anche per i Radicali, fino a ieri alleati del centrosinistra (nel 2010 fu Emma Bonino la sfidante della Polverini) e oggi «tecnicamente apparentati» col candidato del centrodestra: così, per entrare alla Pisana, gli basterà superare l’1%. Marco Pannella annuncia: «Accogliamo l’invito di Storace, anche per un minimo di rivolta morale contro comportamenti vergognosi che ci hanno ingannato e tagliato fuori». Riferimento a Nicola Zingaretti, sfidante di Storace, che aveva chiesto «di non ricandidare gli eletti dello scorso consiglio regionale». Compresi Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, che denunciarono la mole di soldi pubblici che affluivano nelle casse dei gruppi regionali, «base» dello scandalo Fiorito-Maruccio. Pannella viene sommerso dalla critiche. Contrario Mario Staderini, segretario nazionale: «Contribuiremmo alla vittoria di una coalizione in continuità Marco Pannella, 82 con quella della Polverini». In silenzio Emma Bonino, che già aveva espresso il suo «no». Furiosi candidati e attivisti: in molti vogliono ritirare il proprio nome dalle liste di «Amnistia, giustizia, libertà», e sul profilo Facebook di Pannella si va dalle critiche agli insulti («Marco, che c... fai? Coi fascisti no!»). Gad Lerner twitta: «Un’umiliazione per la comunità ebraica». Roberto Morassut (Pd), attacca: «Ritirerò la mia firma per Pannella senatore a vita». Il leader, parlando al partito, risponde: «Storace un bandito? ’Sto c... Nessun imbarazzo, non è la Binetti». Che replica: «Pannella-Storace, la strana coppia». L’ex governatore incassa: «Mi farebbe piacere una vera alleanza: i valori della democrazia e della libertà ci uniscono». Zingaretti non ci sta: «Sono per il rinnovamento, senza privilegi e furbizie. Quella dei Radicali è una scelta politica, non tecnica».
Ernesto Menicucci @menic74 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Scenari Berlusconi punta su 4 regioni per imporre al Pd una grande coalizione
Quei trenta senatori per avere un ruolo-chiave Campania
Sicilia
29
25
Con i suoi 5 milioni e 834 mila abitanti, è la seconda regione italiana più popolosa dopo la Lombardia. Invia a Palazzo Madama 29 senatori, di cui 16 destinati alla coalizione che, nella Regione, avrà più voti. Sempre che abbia superato il 20% del totale
I siciliani, secondo l’ultimo censimento, sono poco più di 5 milioni. Dall’Isola partiranno, alla volta di Roma, venticinque senatori, di cui quattordici espressi dalla maggioranza che prevarrà nella due giorni del voto. Qui il centrodestra può contare su una delle coalizioni più ampie
a proposito dei modi con cui i giovani possono accedere al credito che «il piano famiglia prevede già mutui agevolati a giovani coppie per la prima casa». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini vede che il dibattito di questo avvio di campagna elettorale è popolato da «tanti smemorati». In tv, argomenta il leader dell’Udc alludendo a Berlusconi senza mai farne
Il premier Il Professore via Twitter: «Già previsti mutui agevolati per le giovani coppie»
il nome, «ci sono tante Alici nel Paese delle meraviglie con un signore che, dopo avere alzato il prelievo fiscale per cinque anni, ci viene a dire che cancellerà tutto». Ma fa notare, «noi non possiamo dimenticare che dall’Imu al redditometro quelle imposte, le ha introdotte lui». Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, nel suo tsumami tour che ieri lo ha portato a Brindisi, sferra un durissimo attacco alle organizzazioni sindacali: «Voglio uno Stato con le palle, eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono essere di chi lavora».
L. Fu. © RIPRODUZIONE RISERVATA
È questa la linea del Piave di Monti, la sua trincea, il numero che lo divide dal trionfo o dalla disfatta. Perciò dovrà attestarsi a «quota 15%», perché arretrando rischierebbe di diventare irrilevante se Berlusconi fosse in grado di vincere la battaglia del Quadrilatero, se riuscisse cioè a conquistare, oltre al Lombardo-Veneto, anche la Sicilia e la Campania. Così il Cavaliere trasformerebbe in vittoria la sconfitta che per lui si profila alla Camera, e grazie ai premi di maggioranza in quelle quattro regioni non consentirebbe a Bersani di formare il governo senza i suoi voti. La sfida delle urne sta tutta qui, è descritta in uno studio che il premier e i suoi alleati hanno analizzato, una mappa che i numeri hanno trasformato in una zona di guerra, dove sono dispiegate le forze in campo e il loro peso. In questa «simulazione di distribuzione dei seggi per il Senato» vengono prese in esame «diverse ipotesi di vittoria delle coalizioni». E non è un caso se il report si sofferma solo su tre casi. Il primo contempla la vittoria del centrosinistra in tutte le regioni, tranne la Lombardia, il Veneto e la Sicilia assegnate al centrodestra. Con questo scenario Bersani arriverebbe a 148 senatori, restando dieci seggi sotto la maggioranza. I trenta montiani sarebbero fondamentali per garantire il varo dell’esecutivo, e renderebbero marginali i 106 senatori del Cavaliere. Il Professore sarebbe ancor più determinante nel caso in cui Berlusconi conquistasse l’intero Quadrilatero, aggiungendo la Campania alla Sicilia e al Lombardo-Veneto, e arrivando a 116 seggi contro i 138 di Bersani.
C’è dunque un motivo se nei giorni scorsi Casini, in una conversazione riservata, ha commentato con una battuta la «rimonta» del Cavaliere: «Meno male che è risalito un po’ nei sondaggi, altrimenti il centrosinistra avrebbe vinto anche al Senato». Ma la confidenza disvela una preoccupazione latente, che poi è tema di dibattito nel Pdl e nel Pd. Come si comporterà Monti in campagna elettorale? Riuscirà ad espandere il proprio consenso? O quantomeno, sarà in grado di tenere le posizioni di qui alle urne? Perché la terza proiezione spiega che il premier non può arretrare dalla linea di trincea del 15%: in quel caso otterrebbe solo venti seggi al Senato, e se Berlusconi conquistasse le quattro regioni chia-
Settegiorni di Francesco Verderami ve rovescerebbe il risultato della sfida. Per il centrosinistra si rinnoverebbe l’incubo del 2006: i 138 senatori di Bersani e i venti di Monti arriverebbero infatti a stento alla quota necessaria per la maggioranza, ed è chiaro che non basterebbero, che l’ingovernabilità potrebbe essere scongiurata a Palazzo Madama solo dall’appoggio dei 126 voti del centrodestra. Stretto nella morsa delle due maggiori forze politiche, salterebbe così il disegno del Professore e anche quello
Effetto 2006 Con Monti sotto il 15% (e solo 20 seggi) l’asse con Bersani raggiungerebbe a stento la maggioranza. Come nel 2006
del leader democratico. Ecco perché il Cavaliere sta puntando tutto su quelle quattro regioni, ecco perché — pur di rendere marginale Monti — invita gli elettori a dare il loro voto «al Pd piuttosto che agli altri partiti». C’è nel Cavaliere — come dicono i suoi stessi avversari — una «feroce determinazione» nel perseguire l’obiettivo: «I tempi sono stretti ma noi siamo abituati ai miracoli», dice Berlusconi. È tutto da vedere se riuscirà nell’impresa. A far da contrappeso c’è però qualche esitazione del Professore, che ha insinuato timori e perplessità negli alleati. Sono dubbi dettati dall’impostazione della campagna elettorale e dalle carenze organizzative della sua struttura, se è vero che il premier ha dovuto chiedere aiuto a un «professionista della politica» come il segretario dell’Udc Cesa per raccogliere le firme necessarie alla presentazione delle liste. Se Monti non facesse trenta, Berlusconi farebbe trentuno. Lo s’intuisce dal modo in cui parla di Bersani, «persona molto simpatica»: «Ricordo quando venne a trovarmi in clinica dopo che ero stato colpito al viso alla manifestazione di Milano. Con grande naturalezza mi prese la mano e parlammo per venti minuti. Da allora conservo di lui un buon ricordo. Ogni tanto fa il duro, ma io al massimo della durezza rispondo che è un uomo del vecchio apparato». Sembra un brano del libro cuore, è l’approccio di chi nel 2006 — appena aperte le urne — propose a Prodi un governo di larghe intese. Perciò Bersani confida che Monti resista, anche se — a leggere le tre simulazioni — il Professore si sarà reso conto che non sarebbe il capo di un terzo polo ma il leader di una quarta forza. Perché in quei report Grillo ha sempre e comunque 31 seggi.
Francesco Verderami
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La strategia Secondo i consulenti del premier il 50% di chi non ha ancora scelto potrebbe disertare le urne o sceglierlo
I sondaggi di Monti sugli indecisi: metà lo voterebbe Giallo sul manuale per i candidati: rigore, poco trucco e profili online ROMA — Una società americana che lavora per Monti ha calcolato che il 50% degli indecisi, che in Italia al momento sono diversi milioni di cittadini, tentenna sul nome del Professore. In altri termini: o non andrà a votare o se lo farà darà il voto all’ex rettore della Bocconi. Il committente ha accolto il dato con soddisfazione. L’altra metà di coloro che non hanno ancora deciso, che stanno valutando, che attenderanno l’ultimo momento per sciogliere la riserva, si dichiarano oggi propensi a votare per tutti tranne che per Monti, ammesso che alla fine decidano di recarsi alle urne. Il moderato ottimismo che si coglie fra chi lavora per il premier dimissionario è fatto anche di queste cose. I numeri dei sondaggi attuali vengono analizzati con un certo distacco. Sono forse non confortanti, la forchetta resta al momento ferma fra il 13% e il 15%, ma è quella che viene individuata come «la prateria degli indecisi» a dare motivi di speranza. Altra speranza è offerta dal valore attuale delle rilevazioni: «In gran parte su utenze fisse, con campioni obsoleti». E dunque? «E dunque non valgono molto, anzi quasi nulla». Alcuni negli anni passati ci hanno azzeccato: «Siamo ufficialmente
in corsa da appena 16 giorni, abbiamo iniziato con il 3% e siamo arrivati ai numeri attuali, siamo stati sempre in crescita, almeno nel trend complessivo. Abbiamo rilevazioni nostre, che teniamo per noi, che sono profondamente diverse dalle cifre che ogni giorno pubblicano i quotidiani e le televisioni». Domenica a Bergamo, con tutti i candidati, Monti presenterà una sorta di gemmazione della sua Agenda. Poi, dopo qualche giorno, dovrebbe prendere forma una versione più concreta, elettorale. Al programma declinato con numeri, cifre, proposte dettagliate stanno lavorando in tanti: dall’esperto di spending review Enrico Bondi, sui costi del Paese, a Linda Lanzillotta, sulla semplificazione amministrativa; da Lorenzo Dellai (riformulazione delle auto-
I montiani domani in convention
nomie) all’economista Marco Simoni. Il team di coloro che scrivono, offrono contributi, inviano schede, è molto ampio: nomi meno noti si affiancano a quelli di personaggi conosciuti dalle cronache, il ministro Riccardi e Andre Olivero, Mauro Mario e Pietro Ichino. A caccia di idee forti, in grado di far breccia sugli indecisi, si formano in queste ore vari capitoli di intervento. Una grande parte sarà sicuramente riservata al welfare e al lavoro, ma in questo caso fermarsi alle modifiche possibili alla legge Fornero è fuorviante. «Non è quella la traccia, non è solo questione politica, non è quello che ci guida: chi dice che il Pd non ci ha consentito di fare delle cose che invece presenteremo nel programma non ha capito ancora lo spirito dell’iniziativa montiana. Certo, aumenteremo la flessibilità in entrata, ma non siamo concentrati su questo, o solo su questo». Un esempio è sul sistema del col-
locamento: in Italia non funziona, la Fornero non l’ha toccato, all’estero è integrato fra lavoro pubblico e privato, incrocia realmente domanda e offerta, si offre come trasparente ai disoccupati. In sintesi: «Fuori dall’Italia funziona, da noi no e occorre una grande riforma». Ci sarà poi tutto un capitolo articolato di detassazione: delle contribuzioni per i nuovi assunti, probabilmente, secondo un sistema a scalare; degli utili reinvestiti, in ragione del lavoro nuovo creato dalle imprese. Per ora sono idee all’attenzione del Professore, provenienti da diversi soggetti, articolate in modo diverso: entro pochi giorni dovranno definirsi come ossatura di un pro-
Il programma Da Bondi a Lanzillotta, un team lavora sul programma L’obiettivo di alleggerire il fisco per il ceto medio e basso
L’appuntamento
Il programma
Candidati faccia a faccia
Riunione di lavoro
Si svolgerà domani al parco scientifico Kilometro rosso di Bergamo (Stezzano) la prima convention, a porte chiuse, di «Scelta civica», il movimento che sostiene Mario Monti
La convention avrà il carattere della riunione di lavoro per definire i punti programmatici della lista. Tra l’altro, si parlerà della bozza messa a punto da Pietro Ichino sulla «FlexSecurity»
Il Porcellum
La legge Si torna al voto con le norme di 2006 e 2008
La «linea del Piave» dei centristi SEGUE DALLA PRIMA
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gramma molto dettagliato. Una strategia elettorale definita anche con gli esperti all’Akpd sta spostando la maggior parte delle novità nelle ultime settimane: sarà allora che gli indecisi forse si decideranno, magari ascoltando Monti che spiegherà le proposte che si appresta a pubblicare. Sul fisco invece si procede su due fronti: cercare di aumentare la progressività di alcune imposte, a partire dall’Imu, in modo da togliere meno risorse al ceto medio e basso; introdurre una fiscalità di vantaggio con qualche segnale, sulla famiglia, magari riuscendo a rimodulare il carico tributario in relazione al numero di figli. A fine giornata un piccolo giallo su un presunto kit per i candidati distribuito in Lombardia: un filo di trucco, pochi gioielli, mai interrompere i giornalisti, o gli altri ospiti, in un talk show. Ma non solo: poche spese, sobrietà non solo davanti allo specchio, e dunque anche negli acquisti, con lo stile di vita, con i comportamenti pubblici. E infine un pizzico di tecnologia: aprite un profilo su un social network. Anche Monti si è convertito all’idea, importata anni fa da Berlusconi? Nemmeno per sogno: l’iniziativa c’è stata ma è locale e disconosciuta in modo secco dal team elettorale del Professore. «È una cultura che non ci appartiene; l’unico materiale che distribuiamo è il programma».
Marco Galluzzo
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Il «Porcellum» (270/2005) è la legge con cui si andrà al voto il 24 e il 25 febbraio dopo il fallimento (peraltro annunciato) di tutti i tentativi di cambiarla che si sono susseguiti nell’ultimo anno, anche a seguito dei numerosi richiami del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Con la «legge Calderoli» si è andati alle urne nel 2006 e nel 2008
Al Senato Il premio è assegnato per regione La legge Calderoli prevede che al Senato il premio di maggioranza sia assegnato su base regionale. In sostanza, la coalizione che prevale in ciascuna regione, invia a Palazzo Madama il 55% dei senatori che spettano alla regione stessa. Lo sbarramento è al 20% per la coalizione o all’8% per le liste singole
Il nodo Risultati difformi tra le Camere Il rischio che deriva dall’impostazione del Porcellum è che le due Camere possano essere formate da maggioranze diverse, o che la maggioranza «nazionale» che emerge a Montecitorio si trovi con soltanto pochi o pochissimi seggi di vantaggio al Senato. Ed è il rischio che, almeno secondo i sondaggi, potrebbe concretizzarsi alle prossime Politiche
Il caso Lombardia, la Regione chiave Il testa a testa in Lombardia, la Regione che porta a Palazzo Madama il maggior numero di senatori, complica le previsioni sulla composizione del prossimo Senato. Se il centrosinistra perdesse la Lombardia manterrebbe la maggioranza in Senato soltanto se vincesse in tutte le altre regioni
Composizione L’Istat cambia la ripartizione dei seggi Il 23 dicembre un decreto del capo dello Stato ha modificato, in base ai dati Istat sulla popolazione residente, la ripartizione dei seggi che spettano a ciascuna regione. A trarne giovamento sono le regioni del Nord a scapito di quelle del Sud. La Lombardia, per esempio, guadagna tre seggi alla Camera e due al Senato
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Verso il voto Il centrodestra
Berlusconi: sbagliai a dimettermi Liste, partita aperta sugli inquisiti Il Cavaliere pretende 15 posti sicuri. No del prete anticamorra ROMA — Silvio Berlusconi continua a sfruttare ogni possibilità televisiva per convincere gli elettori a rendere la campagna elettorale meno scontata di quanto sembri. Ieri a «Italia domanda» è tornato ad incolpare la «tempesta perfetta» per la crisi del suo governo, ha detto forse per la prima volta di aver «sbagliato a cedere il passo a Monti («ma del senno di poi son piene le fosse»), ha accusato Fini di aver rotto per la promessa di «fare il premier», ha scherzato con Fiorello: «È il mio tipo, ma se ci separassimo non ho più soldi per pagare gli alimenti...», ha difeso Marchionne: «Lo stimo, èé persona seria. Ho fiducia che continuerà a investire». Ma intanto, ad angosciare big e peones del Pdl, è altro. Ed è il numero, risicato, di posti a disposizione. Ridotti per di più da un Cavaliere che continua a pretendere per i suoi «nomi nuovi» una quindicina di candidature sicure. Ma oltre ai conti da far quadrare, alle poche deroghe che alla fine verranno concesse (c’è chi parla di «qualche decina», chi di una quindicina massimo a fronte di oltre 120 richieste potenziali), i vertici del Pdl (Alfano, Verdini, Letta,
I nomi Roberto Formigoni Il governatore della Regione Lombardia, 65 anni, ha confermato ieri che sarà candidato a Palazzo Madama. Formigoni è in carica (anche se dimissionario) al Pirellone dal 1995. Era già stato in Parlamento con Dc e Ppi. Nicola Cosentino Il nome dell’ex sottosegretario all’Economia, 54 anni, è apparso in una inchiesta sulla camorra, ma il 12 gennaio 2012 la Camera ha negato l’autorizzazione all’arresto. La sua ricandidatura, a lungo dibattuta, dovrebbe ormai essere assicurata. Federica Guidi Modenese, 43 anni, laureata in legge, vicepresidente (dal 2005 al 2008) e poi presidente (dal 2008 al 2011) dei Giovani Imprenditori di Confindustria: è molto probabile la sua candidatura nelle file del Pdl. Gaetano Quagliariello Il vicecapogruppo uscente a Palazzo Madama, 52 anni, rischiava di non essere in lista. Invece nelle ultime ore, nonostante non ci sia ancora l’ufficialità, è spuntata una nuova ipotesi: dovrebbe essere candidato in Abruzzo, sempre al Senato.
Bondi, Cicchitto e lo stesso Cavaliere) sono ormai da giorni sepolti tra Palazzo Grazioli e via dell’Umiltà per risolvere il problema dei problemi: che fare dei tanti inquisiti che pretendono la ricandidatura? Chiaro che con un Berlusconi che si sente sotto attacco della magistratura il richiamo garantista ha la sua efficacia. Così come la constatazione che gli inquisiti sono tanti — e di peso (basti pensare a Verdini) — per immaginare anche solo di escluderli tutti. E soprattutto, il Cavaliere finora è stato chiaro: chi porta voto in regioni chiave e decisive al Senato deve essere ricandidato. E però, un po’ la decisione del Pd di escludere dalle proprie liste candidati chiacchierati nonostante abbiano vinto le primarie, un po’ le parole tranchant del prete anticamorra Merola che, pur interessato a correre con il Pdl, ha declinato l’offerta candidatura per «i nomi che ho visto mettere in lista in Campania», un po’ la ferma linea di resistenza di Alfano (che non si candiderà in regione per marcare la distanza) e il timore di un effetto boomerang continuano ad agitare il Pdl. E la lite continua tra Alfa-
La gag Silvio Berlusconi, 76 anni, ieri è stato ospite del programma di Canale 5 «Italia domanda». «Se le inventa sul momento le gag?», gli ha chiesto Alberto Bilà, 48 anni. «Ma lei pensa che io sia stato a prepararmi cose del genere? Io sono giocoso, allegro». Poi ha scherzato: «Prendo atto che questa sera il conduttore si tiene a debita distanza...». (Ansa)
no e Verdini, dicono, non accenna a placarsi. Tanto che, a ieri sera, era data per molto a rischio la presenza in lista di Scajola (per ragioni più di opportunità dopo la vicenda della casa del Colosseo che non giudiziarie), ancora non era stata ufficializzata la candidatura di Cosentino (pur data per scontata), come quelle di Cesaro e Laboccetta, erano a massimo rischio quelle di Milanese e Papa, e nelle esclusive
mani di Berlusconi quella di Dell’Utri: «Questa è una vicenda che si vedranno loro due, nessuno ha voce in capitolo per decidere», dice uno dei partecipanti al tavolo delle trattative. Ma i nodi da sciogliere restano tanti: in Sicilia è bagarre, con liti sul territorio fra pidiellini ed esponenti di Grande Sud, da Micciché a Romano. E se in Abruzzo alla fine Quagliariello dovrebbe spuntarla co-
me capogruppo al Senato, nel Lazio è sfida per i posti certi, con le new entry che rischiano di far saltare le gerarchie (per la Polverini non si è ancora trovato un posto): una sarebbe una delle segretarie del Cavaliere, Elisabetta Lodovico, mentre tra i nomi top secret della società civile si continua a fare quello di Federica Guidi, di Cesare Paciotti, di Bernabò Bocca.
Paola Di Caro
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Primo Piano 11
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Nel partito Scilipoti chiuso in lunghe riunioni. Viespoli: niente è peggio dell’incertezza
Nel limbo dei big che rischiano: non so neanche a chi rivolgermi Bruno: ho la deroga, vediamo la posizione. E Scajola si aspetta la conferma
La protesta di studenti e rettori
Voto negato agli Erasmus, ora si muove il governo MILANO —Il governo prova a risolvere il nodo del voto degli studenti in Erasmus. «Stamattina (ieri, ndr) ho parlato con il ministro dell’Interno perché gli studenti che sono all’estero per il programma Erasmus possano poter votare. Sono 24 mila, ed è un loro diritto che deve essere garantito — ha detto il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini —. Non possiamo permettere che le famiglie paghino un viaggio di andata e ritorno per un diritto. Stiamo cercando strade per risolvere il problema». Si mobilita anche l’Unione degli Universitari, che lancia la foto-petizione degli studenti italiani all’estero che vogliono votare. «In un momento in cui i cittadini sono chiamati ad esercitare il diritto-dovere del voto, è necessario dare una risposta ai tantissimi giovani che vedono questo loro diritto negato solo a causa delle loro scelte di studio», precisa l’Udu. Per aderire bisogna inviare una foto con lo slogan alla mail vogliovotare.erasmus2013 @gmail.com. Le foto saranno pubblicate su Facebook. Anche i rettori si schierano: la situazione è «incresciosa», secondo Marco Mancini, presidente della Conferenza dei Rettori delle università italiane (Crui). © RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Pasquale Viespoli: «Vorrei sapere anch’io che succede». Claudio Scajola: «Liste Pdl? Non so». Domenico Nania: «Confesso: non ho la minima idea». Giorni così. Chi non è sicuro di ottenere la candidatura nel Pdl vive uno stato di ansia, perlopiù impotente. «Non c’è condizione peggiore dell’incertezza», dice Viespoli, che è stato sindaco di Benevento per otto anni e poi dal 2001, parlamentare della Repubblica. Scajola, tre volte ministro e due volte dimissionario (una frase su Marco Biagi, la casa con vista Colosseo) per la prima volta non siede personalmente a «quel tavolo». Quale tavolo? Là, dove si decidono i nomi delle liste di Berlusconi. Scajola entrò in Forza Italia diciotto anni orsono ed è stato uno dei cuori dell’organizzazione. Sa bene che l’ultima parola spetta sempre a Berlusconi, che stavolta la coperta è più corta, i posti sicuri dovrebbero essere di meno. Scajola confida alle persone più vicine che anche se nessuno gli ha assicurato nulla, lui è sicuro di se stesso, essendo una colonna dagli albori. Può pesare la storia della casa al Colosseo? Pensa di no, gli argomenti a quel tavolo sono ben altri, la vicenda della casa si sgonfia da sola. Domenico Nania, vicepresidente del Senato uscente, Msi, poi An, poi Pdl, nella sua Sicilia legge le notizie sui giornali. D’altronde, «non c’è un soggetto preciso a cui rivolgersi sul tema candidature, non ci sono procedure specifiche da seguire». La voce è mesta, ma dice che il suo vero dispiacere politico fu quando Fini «ha fatto ciò che ha fatto». Non è dispiaciuto
de dalla posizione in lista...». E’ una scacchiera, aggiunge, ma laggiù a Roma, comunque decidano, decideranno bene. «So che c’è gente che staziona a Palazzo Grazioli, per cercare di influenzare le scelte». Lui no, si trova a Milano: «Ringrazio chi ha fatto le valutazioni sulle deroghe. Avranno tenuto conto della mia produttività in Parlamento: primo posto, per presenze e attività svolta!». Fra i sospesi, c’è perfino Domenico Scilipoti, l’uomo che passò dal Psdi al partito di Di Pietro e superò quindi il guado dal centrosinistra al centrodestra, salvando il governo Berlusconi, dicembre 2010. Sta chiuso in lunghissime riunioni, non intende comunicare stati d’aniLe procedure mo. La battaglia L’ex an Nania: non ci sono procedure è pesante e ingarbugliata, si sta specifiche da seguire. Continuerò giocando tutte le l’impegno e tornerò a fare l’avvocato sue possibilità, spiegano attorno a lui. Alcuni non La scelta hanno voluto imValducci, uno dei fondatori di Forza mergersi in queItalia: avevo già deciso, farò di nuovo sto gorgo paludoso. Mario Valducil manager, il revisore dei conti ci, per esempio, è uno dei sette pre offerto apprezzamento per fondatori di Forza Italia (gennail contributo politico e parla- io 1994): «Il 2 gennaio scorso, mentare dato dal nostro grup- ancor prima che si parlasse di po al suo governo e al centrode- deroghe, ho comunicato: basta, stra e ha sempre espresso l’im- non mi candido più. Tornerò a pegno a confermarlo nella vi- fare il manager, il commercialicenda elettorale. Non mi risulta sta, il revisore dei conti». E Antonio Mazzocchi, questore delabbia cambiato opinione». L’avvocato Donato Bruno, da la Camera: «Dopo 18 anni nel Noci (Bari), che fu in predicato partito, non mi ricandido, ma di succedere ad Alfano come raddoppierò il lavoro sul terriministro della Giustizia, è relati- torio. Largo ai giovani». Andrea Garibaldi vamente più tranquillo: «Ho ottenuto la deroga, lunedì. E
[email protected] so sono sul pezzo. Molto dipen© RIPRODUZIONE RISERVATA per se stesso, è dispiaciuto «per il destino della destra italiana». D’altronde, lui rientra perfettamente in una delle regole di chi dovrebbe restare fuori dalle liste: ha trascorso in Parlamento già tre legislature. Ci sono le celebri deroghe, però: «Ma io non ho chiesto deroghe!». Orgoglioso: «Ho fatto politica fin da ragazzo, per vocazione, continuerò a impegnarmi. E riprenderò la mia professione, avvocato civilista...». Viespoli anche è stato nel Msi, poi An, Pdl, ma uscì con Fini e si è poi riavvicinato assieme alla sua nuova formazione — Coesione nazionale, 13 senatori — a Berlusconi. Dice: «Sono sereno. Berlusconi ha sem-
Ma bisogna dirlo prima, e chiaramente, agli elettori. Se non ci fosse una maggioranza in Parlamento, come potrebbero accordarsi dopo essersi combattuti?» Ormai «da fuori», cosa pensa dei tempi di questa campagna elettorale? «Finora, la cosa più impressionante è che ciascuno rinfaccia le colpe all’altro: su tasse, disoccupazione, debito, mancato sviluppo, tutto è inchiodato al passato. Presenterò tra due settimane a tutte le forze riformiste in campo una proposta di legislatura, una strategia per creare molti posti di lavoro e nuove attività produttive con la green economy. Ci sta lavorando un team di tecnici e giovani economisti. A questo punto, Rutelli, qual è il suo futuro? «Sono stato fuori dal Parlamento altre volte nella mia vita: è un "sabbatico" che può far bene, e certo non significa minore impegno politico. Ho alcuni compiti internazionali, oltre alla presidenza del Partito democratico europeo, e alcuni progetti pronti in Italia, sui temi che mi stanno a cuore da sempre. E sto preparando qualcosa, di personale e non politico, che sorprenderà molti. Ma non ne parlerò prima delle elezioni...»
Paolo Conti
Andrea Senesi
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«No ai massimalisti, meglio un anno sabbatico» ROMA — Dunque, Francesco Rutelli non si candida alle elezioni. Qual è il vero perché di questa scelta? «Dopo il 2008, alla caduta del governo Prodi, mi sono impegnato a concorrere a un polo liberale e riformatore, e a non partecipare più a coalizioni condizionate dalla sinistra massimalista. Alleanza per l’Italia, Api, ha deciso di non presentare proprie liste, ma di partecipare a questo progetto: un’alleanza di centro-sinistra, ma "di nuovo conio". Purtroppo, non c’è. Anziché un nuovo film, vedremo i titoli di coda dei film già visti. Una sinistra che non riesce a fare a meno di posizioni del passato. Conservatori che si uniscono a leghisti e populisti anti-europei. E il polo di Monti che ha avuto poco tempo per diventare una forza davvero unitaria». Bruno Tabacci ha detto: «Rutelli non c’è perché era perplesso sul progetto del Centro democratico». Perplesso perché? «Quella lista, e mi dispiace, ha due limiti insuperabili: una base di consenso insufficiente ad equilibrare
una coalizione troppo a sinistra. Non poche persone che la formano sono perbene. Ma una parte ha appoggiato il governo Monti fortemente, e una parte lo ha combattuto aspramente: la contraddizione è eccessiva». Lei ha scritto su Twitter: «Elezioni: come sempre, e a maggior ragione stavolta, eserciterò la mia piena libertà» Che vuol dire? «Che Api continuerà il proprio impegno. Il 25 gennaio riuniamo il Consiglio nazionale e ci pronunciamo sulle liste in campo. L’anno prossimo parteciperemo alle Europee, e continueremo a essere presenti nei territori e nelle amministrazioni locali. Io continuo a occuparmi del futuro della mia città, Roma». Qual è l’alleanza che la convincerebbe? «Un’alleanza tra Polo di centro e Pd. Il dramma è che nessuno può dirlo agli elettori, e se Pd e Monti si parlano, debbono farlo di nascosto. Perché Vendola lo impedisce a Bersani, e i montiani non hanno la possibilità di dire prima quello che faranno dopo il voto. Questo finirà per rafforza-
re il ritorno di Berlusconi, e rilanciare il voto di protesta. A sinistra, insomma, Sel vuol mandare i "ricchi all'inferno" e si cercano accordi con la lista Ingroia. Dall’altra parte, non aveva torto Passera a chiedere una scelta coraggiosa, e un vero e proprio nuovo soggetto politico» Lei dunque giudica bene un asse Monti-Bersani... «Penso sarebbe la cosa migliore.
❜❜ Io continuo l’impegno politico e per il futuro di Roma. E sto preparando qualcosa di personale che sorprenderà molti
Padre e figlia ancora in corsa La saga (con giravolta) dei leader dei «Pensionati» MILANO — La «pensionata» di 44 anni ci riprova. Per Elisabetta Fatuzzo potrebbe essere la terza volta al Pirellone. Il partito è sempre quello: i Pensionati. Un logo che più anonimo non si potrebbe, sfondo bianco e scritta blu. Un movimento piccolo, che oscilla tra l’uno e il due per cento (il picco nel 1990 a Milano: tre e mezzo per cento). E con gli stessi «leader». Da sempre. Padre e figlia. Carlo Fatuzzo ebbe l’idea nel 1987: la popolazione invecchia, perché non dare voce e rappresentanza alla terza età? Una rendita di voti piccola ma costante. Quello che di volta in volta cambia è la collocazione della giovane «pensionata». Solo due anni fa il movimento della famiglia Fatuzzo scelse in Lombardia la sinistra e l’alleanza con Filippo Penati, allora candidato governatore di Pd e soci. Un’alleanza mai messa in discussione durante il Formigoni quater. Sempre all’opposizione di Pdl e Lega. Mai un dubbio, rarissime le votazioni in dissenso dagli altri gruppi del centrosinistra. A legislatura terminata, ecco la capriola. A capo della lista a Bergamo, Elisabetta appoggerà ora la corsa di Bobo Maroni, mentre il babbo, il fondatore della «ditta», piazzerà il simbolo a fianco del centrodestra a sostegno di Berlusconi. Il papà al Senato (ora è europarlamentare), la figlia al Pirellone. La famiglia «Pensionati» andrà fortissimo anche a questo giro, c’è da scommetterci. Elisabetta è una donna gentile e timida. Una persona dolcissima, giurano i colleghi del Consiglio regionale. Fa l’avvocato a Bergamo, è sposata, non ha figli. L’unico hobby, dice lei, è il «partito». «Avevo tredici Le spese in Regione anni e il progetto di mio padre mi colpì così «Funzionamento» e tanto che passavo i «comunicazione» del pomeriggi a infilare i (mono)gruppo sono volantini nelle buche costati 116 mila euro delle lettere». A 27 anni Elisabetta è già consigliere regionale. Non della Lombardia, però. Per il debutto della rampolla meglio la Liguria, non a caso la regione più anziana d’Italia. Essere stata consigliere di due diversi parlamentini fa di Elisabetta un caso politico unico. Quando sarà davvero in età da pensione sommerà due vitalizi, il ligure e il lombardo? «Con le riforme di Monti, chissà se ci saranno ancora i vitalizi. Qua non si capisce più niente», risponde lei. Chissà. Nel frattempo, ecco Maroni, la Lega e la proposta di mantenere il 75 per cento delle tasse sul territorio. Un eldorado anche per i «tartassatissmi pensionati di Lombardia». A favore dei quali Elisabetta ha presentato nell’ultima legislatura una lunga serie di proposte di legge. «Contributi regionali per l’installazione della videosorveglianza nei condomini», per esempio. E poi mozioni a sostegno degli esodati o per garantire gli assegni familiari anche «alle vedove e vedovi dei lavoratori autonomi». Ma il coup de théâtre è arrivato coi titoli di coda. Ultima seduta di Consiglio dell’era formigoniana: «Approfitto della presenza massiccia dei giornalisti», ha annunciato prima di esibire, a beneficio di flash e telecamere, la bandiera del partito «così poco presente sui media». La legislatura degli scandali ha vissuto l’ultimo epilogo con la storiaccia dei rimborsi spese dei gruppi. Lei, come tutti quelli dell’opposizione, ha consegnato pochi giorni fa alla Guardia di Finanza la documentazione di scontrini e fatture. A ottobre Elisabetta aveva già pubblicato online il rendiconto per l’anno 2011. Tra «funzionamento» e «comunicazione» il gruppo ha speso più di 116 mila euro. Niente male per un gruppo con un solo consigliere. «Ma i miei scontrini sono limitatissimi, meno di 1.000 euro in un anno per pranzi e cene», si è giustificata la «pensionata»: «Il resto sono rimborsi ai collaboratori».
L’intervista Il leader di Api: il 25 decideremo sulle liste in campo, noi torneremo alle Europee
Rutelli: con Vendola un film già visto Bersani e Monti si alleino subito e lo dicano
Dal centrosinistra al centrodestra
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Verso il voto Il centrosinistra
Nel partito
Il Pd esclude gli «impresentabili» Fuori Crisafulli, Papania e Caputo Il senatore uscente di Enna: così vincono giacobini e giustizialisti ROMA — Una decisione tecnica, basata sulle norme dello statuto e del codice etico. Ma anche e soprattutto una valutazione politica. Che non sia stata facile, la decisione della Commissione di garanzia, lo si desume dalla lunga gestazione della riunione, cominciata alle 13.30. Solo alle 20 arriva il sofferto verdetto: bocciati senza appello i due senatori uscenti Mirello Crisafulli, di Enna, e Antonio Papania, di Trapani, entrambi campioni di preferenze. La Commissione considera inoltre decaduta la deroga concessa a Nicola Caputo di Caserta, nel frattempo indagato nell’inchiesta sull’improprio dei fondi regionali. Si prende poi atto di due rinunce volontarie alla candidatura da parte di Bruna Brembilla e Antonio Luongo. Decapitato mezzo Pd siciliano, si salvano gli altri due big del partito, Fran-
La sfida Letta: «Aspetto di capire cosa faranno Pdl, Lega e tutti gli altri: useranno il nostro rigore?» cantonio Genovese e Angelo Capodicasa. Salva anche Rosaria Capacchione, la giornalista anti camorra sotto processo per calunnia. Crisafulli è un senatore molto noto, campione di preferenze a Enna, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. Lui si era difeso dicendo di essere «pulitissimo». E in sua difesa si era schierata una parte del partito siciliano. Ma non è bastato. Dopo la decisione, Crisafulli è una furia: «Questo è giacobinismo allo stato puro. Un errore e una scorrettezza clamorosa. Spero che il mio partito non continui su questa strada. Quando si sceglie la via della purezza c’è sempre uno più puro che ti epura». Intervenendo alla «Zanzara», parla di «giustizialismo» e chiede: «Come farò a spiegarlo alle 6.600 persone che son venute a votarmi alle primarie? Potevano anche dirmelo prima». Caputo si dichiara «esterrefatto»: «Mi chiedo se le regole valgono in tutte le regioni. Basta un avviso
Nel partito
Le primarie per i parlamentari Tra il 29 e il 30 dicembre il Pd ha indetto le primarie per la scelta dei futuri parlamentari da inserire nelle liste delle Politiche di febbraio. Al voto hanno partecipato più di un milione di militanti ed elettori
La questione degli «incandidabili» La Commissione di garanzia del Pd ha deciso ieri di escludere i due senatori uscenti Mirello Crisafulli (Enna) e Antonio Papania (Trapani) e di non rinnovare la deroga a Nicola Caputo (Caserta)
Il criterio scelto: l’opportunità politica Alla Commissione il Pd è ricorso perché lo statuto e il codice etico non erano sufficienti a coprire molti dei casi in discussione che riguardavano reati meno gravi e situazioni limite. Il criterio, perciò, è stato l’«opportunità politica»
Il partito e la tutela dell’onorabilità Molti sono stati salvati dall’esclusione. La Commissione ha spiegato: la scelta tiene in considerazione «il principio costituzionale della presunzione di innocenza e quello che ci impone la tutela dell’onorabilità del Pd»
di garanzia per metterti fuori gioco?». Dalla Commissione spiegano che il suo caso era più lieve, ma si era fatta una deroga per i consiglieri regionali a patto che fossero «cristallini». Luigi Berlinguer, presidente della Commissione, spiega così le decisioni: «Abbiamo voluto mantenere fermi due principi in difficile equilibrio: quello costituzionale che si fonda sulla presunzione di innocenza del singolo e quello che impone alla Commissione che presiedo la tutela dell’immagine e della stessa onorabilità del partito». Berlinguer respinge già nella delibera le prevedibili accuse di giustizialismo: «Di fronte a polveroni mediatici e
a sommari processi di piazza (magari via web) che creano un irrespirabile clima di intolleranza, la Commissione di garanzia ha scelto sulla base dell’interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato». Interpretazione severa che mette in subbuglio il partito, in particolare al Sud. Papania, che ha patteggiato 2 mesi e 20 giorni per abuso d’ufficio, aveva spiegato nei giorni scorsi che «il reato è estinto e quindi sono completamente riabilitato». Non è servito, perché la Commissione ha deciso di bocciare chi aveva avuto condanne (o patteggiamenti) o rinvii a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione. Ora al telefono
dice di rispettare la decisione, anche se aggiunge: «È una sentenza politica, ingiusta, che mi amareggia». Dopo una conversazione telefonica di mezz’ora con Berlinguer, Luongo ha deciso di anticipare la decisione, rinunciando alla candidatura. Come aveva fatto anche la Brembilla, che pure aveva respinto le accuse di avere avuto contatti con i clan calabresi. Nessuno degli esclusi sarà sostituito. Enrico Letta è soddisfatto del lavoro fatto: «Adesso aspetto di capire cosa faranno Pdl, Lega e tutti gli altri con le loro liste. Voglio vedere se useranno il nostro stesso rigore».
Alessandro Trocino
E i democratici candidano i «nuovi italiani» «I nuovi italiani sono la rivoluzione di queste elezioni, insieme alla scelta di avere più donne in Parlamento». Così il vicesegretario pd Enrico Letta ha presentato ieri le candidature di (da sinistra) Khalid Chaouki, nato in Marocco, in Italia dall’età di 9 anni, giornalista, responsabile Nuovi italiani del Pd; Fernando Biague, originario del Guinea Bissau, in Italia da 27 anni; Cecile Kyenge, nata in Congo, medico, responsabile immigrazione in Emilia Romagna e Nona Evghenie, nata in Romania, laureata in Economia, in Italia dal 2002, consigliere comunale di Padova. «La rappresentanza non può avere un’unica origine mentre nella società vi sono provenienze diverse», ha detto Letta.
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L’ex governatore L’accusa: «Nomi deboli, il Pci era più aperto». E la moglie è finita al quindicesimo posto
Fondazione chiusa e silenzi La caduta di «re» Bassolino La rabbia per non essere stato consultato sui candidati NAPOLI — Lui è fuori da tutto, e praticamente ormai anche dalla sua Fondazione che si avvia a chiudere per mancanza di finanziamenti. Però è pur sempre Antonio Bassolino, uno che ha contato parecchio, che nel Pd (e denominazioni precedenti) ha avuto voce in capitolo ai massimi livelli, e nella politica del Paese il suo peso lo ha fatto sentire. Adesso invece non gli hanno nemmeno chiesto un parere prima di compilare le liste elettorali. E lui se l’è presa. Ma proprio molto. Lo dice nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al Mattino, in cui esordisce così: «Scriva che sono fuori di me, che sono incazzato». Incazzatura politica, ovviamente, niente di personale. Quindi se il suo stato d’animo possa dipendere anche dal fatto che la moglie Anna Maria Carloni (che alle primarie è passata ma raccogliendo molto meno di quanto sperasse) sia stata messa in lista alla Camera soltanto al quindicesimo posto, non è dato saperlo. Bassolino accusa il Pd di aver fatto liste deboli che potrebbero mandarlo incontro a brutte sorprese, e magari i risultati del voto gli daranno anche ragione, perché lui è sempre stato uno che capiva le cose un attimo prima di molti altri, e il fiuto politico certamente ce l’ha ancora. Quindi al Pd fa-
Ex sindaco Antonio Bassolino, 65 anni, è stato sindaco di Napoli dal 1993 al 2000 e governatore della Campania dal 2000 al 2010
ranno gli scongiuri davanti alle sue previsioni. Se andrà male, dice, «se la saranno cercata», perché «hanno fatto liste deboli, segno di una chiusura interna del partito. Persino il Pci dei tempi andati era più aperto verso gli intellettuali esterni e alla società». E lui i rigidi schemi del Pci li ha conosciuti, e diciamo che li ha anche applicati. Insomma non parla per sentito dire. Però che arrivasse a parlare così del suo partito è una sorpresa. Perché è vero che sicuramente lo voterà («come cittadino ed elettore non verrò meno al mio dovere») ma «una volta entrato nella cabina farò molta fatica a mettere la croce sul simbolo del mio partito», giura. E ammette che lo farà «solo per rispetto alla mia storia politica». Cose così forti non si spiegano solo con una questione di permalosità, per la storia della Carloni o perché nemmeno il Pd si è fatto avanti quando la Fondazione Sudd è finita in cattive acque, o anche perché nessuno nel partito gli ha offerto più niente, da quando è uscito di scena travolto dalla tragedia dell’emergenza rifiuti che colpì Napoli e la Campania con lui governatore. Ad Antonio Bassolino bisogna riconoscere una onestà intellettuale e politica che lo ha sempre tenuto lontano da certe bassezze.
Ragiona così perché ne è davvero convinto: «Nessuno mi ha chiesto di esprimere un parere sulle liste, me le hanno mostrate a cose fatte». Quindi «io ho espresso solo la mia preoccupazione. Con questi nomi non funzionerà e se ne accorgeranno». A colpire Bassolino non è tanto il fatto che i capilista dei due collegi della Campania (Epifani e Letta) non siano campani. «Questo ci può pure stare, non mi scandalizzo. Anche in passato è stato fatto spesso». Ma, insiste, «bisognava allargarsi di più all’esterno, agli intellettuali, alla società civile. Invece le liste sono state fatte per tutelare gli apparati, sono state gestite con una logica tutta interna. L’ho detto, persino il Pci sapeva aprirsi di più. Anzi, si apriva di più». Se non si conoscesse il suo percorso politico e personale degli ultimi vent’anni, i discorsi di Bassolino sul Pci potrebbero addirittura sembrare nostalgici. Non lo sono, ma che ormai non si riconosca più nel Pd lo dice lui stesso, e molto chiaramente, nell’intervista al Mattino: «Non mi riconosco in nessuna componente del partito, né bindiani, né lettiani, né dalemiani, né franceschiniani, né cozzoliniani e tutti gli altri. Sto a casa, per conto mio. E parlo a nome mio, di Antonio Bassolino». Che si era ritagliato un nuovo ruolo e uno spazio con la Fondazione Sudd ma è finita male anche lì: «Speravo che qualcuno si facesse avanti per sostenerci, ormai la notizia che fossimo in difficoltà era nota. Ma non si è mosso nessuno. Non solo il partito, ma nemmeno le istituzioni. Proprio nessuno».
Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 13
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Trento Il Carroccio: non è democrazia. Solidarietà delle istituzioni
Blitz degli anarchici al gazebo della Lega Ferite tre persone Secondo assalto in due giorni
Il personaggio Il fondatore di «Agende rosse»: si è mosso come i vecchi partiti
Salvatore Borsellino: Ingroia? Sia ministro, ma sulle liste sbaglia Il fratello del magistrato: potrei anche votare Grillo PALERMO — Non si vedevano da quando Antonio Ingroia era partito per il Guatemala e si sono riabbracciati ieri sera davanti a Lucia Annunziata, arrivando in tv sulla scia delle dure dichiarazioni di Salvatore Borsellino. Il fratello del giudice contro il pupillo del bersaglio di via D’Amelio? Non era mai accaduto. E lui, il fratello che sembra il gemello di Paolo Borsellino, ingegnere in pensione a Milano, anima del movimento delle «Agende rosse», una battaglia continua accanto ai pm di prima linea, non smentisce la critica al neocandidato di Rivoluzione civile sulla composizione delle sue liste, ma s’indigna con «chi strumentalizza la critica, spacciandola per un attacco a Ingroia, che mai attaccherò». Caso chiuso? «Solo in parte», spiega questo combattivo fratello, fiaccato anche dalla notizia che la figlia ha appena perso il lavoro in un’azienda tedesca, settore marketing, chiusa a Milano. «Ma ci sono problemi più gravi, quelli del Paese. E su quelli dobbiamo impegnarci». Che cosa rimprovera a Ingroia? «Avrebbe dovuto operare una diversa gestione nella composizione delle liste perché così anche il suo movimento finisce per muoversi come i vecchi partiti». Sono mancati spazi per candidati delle Agende rosse? «Era scattato un invito alla società civile. A cominciare dal mio movimento. Ho subito detto che io non mi sarei candidato. Ma ci sono ragazzi d’oro da lanciare. E non è stato dato il giusto peso a questa disponibilità». Perché? «Volevano metterli in lista per portare voti a politici che, senza il sostegno della società civile, non entrerebbero in Parlamento. Gli stessi che adesso si candidano occultando i loro simboli. Già, siamo all’occultamento di simboli». Stiamo parlando del partito di Di Pietro e Orlando? «Non c’è bisogno di fare nomi. Certo, Italia dei valori. Ma anche quelli che in Parlamento non c’erano. A noi hanno pensato all’ultimo momento». Ingroia assolto a metà? «Riflettendo ho capito che è colpa della leg-
Chi è L’attivismo Palermitano, 70 anni, Salvatore Borsellino è il fratello minore del magistrato Paolo, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio il 19 luglio 1992 con i cinque uomini della scorta. Dopo l’omicidio, Salvatore si è dedicato alla lotta alla mafia
L’agenda rossa Nel 2009, a Palermo, in occasione del diciassettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, Borsellino ha promosso con il «Comitato cittadino antimafia» la prima marcia delle «Agende rosse» (dall’agenda di Paolo, sparita dopo la strage) da cui nascerà il «Movimento delle Agende rosse» di cui Salvatore è leader
ge elettorale. E che tutti i partiti non hanno voluto cambiarla. Ipocriti, tutti i segretari di partito. Lamentosi e inattivi». Interessati a cosa? «A poter scegliere loro chi metterci nelle liste». E Ingroia s’è lasciato prendere la mano? «S’è lasciato prendere pure lui da questi meccanismi. Ma il problema è generale. Napolitano ci ha provato a chiedere una diversa legge con un appello pressante, ma non se ne è fatto niente». Il suo voto, a questo punto? «Forse a Ingroia, ma forse a Grillo perché fra tanti giovani delle Agende rosse molti hanno già votato per "5 Stelle". Tante idee convergono, potessero camminare insieme...». Auspica un governo Grillo-Ingroia? «Se il Pd avesse aderito al primo appello mosso da Ingroia ci saremmo mobilitati tutti per il meglio che potrebbe avere questo nostro Paese: un governo Bersani con Ingroia ministro della Giustizia». Qualcuno ha anche parlato di un ritiro della sua candidatura. «Altra bufala. Non mi sono mai sognato di porla. Non lo posso fare per il cognome che porto, per mio fratello...». Ma l’ha fatto sua sorella Rita, eletta europarlamentare. «Rispetto Rita, ma io faccio le mie valutazioni. Ho sempre ammirato il suo coraggio, sin dai tempi in cui si presentò contro Cuffaro, perdendo. Ma io non mi sento di trascinare il mio cognome in una campagna elettorale. Io potrei candidarmi come Salvatore, non come Borsellino». Un giudizio su Monti? «Io sono ingegnere, anche se da vent’anni mi occupo di giustizia... Sicuramente Monti è persona degna, messo però lì non per salvare l’Italia, ma banche e poteri finanziari forti».
Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Leoni si è autosospeso dall’organizzazione ambientalista
Il leader wwf in lista con l’ex pm
Antonio Ingroia ha annunciato l’ingresso nelle liste di Rivoluzione civile come candidato alla Camera di Stefano Leoni, che ieri si è autosospeso dall’incarico di presidente del Wwf. «Lo ringrazio per aver voluto mettere a disposizione della nostra squadra e di tutti gli italiani la sua
pluriennale competenza sui temi ambientali», ha detto Ingroia. L’obiettivo di Leoni, docente di Diritto ambientale all’Università del Piemonte orientale, è quello di «rafforzare la presenza della tematica ambientale nell’agenda politica nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Tre feriti, il tendone ribaltato, i tavolini di plastica con tutti i fogli e i manifesti per aria, un’ambulanza sul posto e tanti agenti di polizia. Ieri pomeriggio, a Trento, in una ventina, anche molte ragazze, del gruppo anarco-insurrezionalista di Rovereto hanno assalito un gazebo della Lega in piazza Duomo: una spedizione punitiva in piena regola — come scrive oggi il Corriere del Trentino — che ha colpito giovani e anziani, militanti e passanti con una scarica di calci, pugni e spintoni. Due attivisti del Carroccio sono stati feriti al volto e il titolare di un bar che si era precipitato fuori a vedere cosa stava succedendo è finito in ospedale. L’ex presidente del consiglio regionale Franco Tretter, del partito Autonomista — che si era fermato a parlare con il senatore del Carroccio Sergio Divina — per aver cercato di bloccare una ragazza impegnata a strappare una bandiera della Lega, ha ricevuto un pugno in faccia e un calcio alla schiena. Dopo il blitz, gli anarchici si sono dispersi tra le vie del centro. È il secondo attacco in due giorni. Giovedì, lo stesso gruppo aveva minacciato coi megafoni gli attivisti impegnati al gazebo in una raccolta firme che è all’origine della rabbia antagonista: i militanti del Carroccio chiedono ai trentini di schierarsi contro la legge dell’Autonomia che prevede contributi di disoccupazione per gli immigrati. La Digos della questura di Trento, che li conosce da tem-
po, è impegnata nell’identificazione degli anarchici e sono in corso le indagini per stabilire le responsabilità di ognuno. «Non è possibile — ha detto il senatore Divina — che pochi ragazzi tengano in mano una città senza rispetto per nessuno. Si può andare avanti così per i 40 giorni di campagna elettora-
In piazza Duomo In alto il gazebo della Lega in piazza Duomo a Trento dopo l’assalto degli anarchici; qui sopra i leghisti trentini, con al centro il segretario del Carroccio Maurizio Fugatti, martedì scorso davanti a un gazebo
le che ci aspettano?» «È inaccettabile — aggiunge Maurizio Fugatti, segretario locale del partito —. Già giovedì ci avevano impedito di raccogliere le firme. Questa è l’idea di democrazia che ha chi si ispira ai partiti della sinistra. Noi, comunque, saremo ancora qui a dimostrare che Trento non è così. Il sindaco faccia emergere il senso civico di questa città». E l’intervento del primo cittadino, Alessandro Andreatta (Pd) — che ha espresso immediata solidarietà al Carroccio — non si è fatto attendere: «Esprimo una ferma condanna per l’aggressione al gazebo della Lega. È con amarezza che si registra un gesto di questo tipo in una città dove da sempre chiunque può esprimere il proprio credo politico in modo libero e democratico. Non è certo con atti di aggressione verbale e soprattutto fisica che si manifestano le diversità di espressione politica». «È un atto che offende l’intera comunità democratica del Trentino», ha commentato il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti.
R. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Esteri Il verdetto Ancora sospeso il giudizio sul rinvio in Italia
In India
Dal Kerala a New Delhi Un primo spiraglio nella vicenda dei marò
I marò Salvatore Girone (a destra) e Massimiliano Latorre lasciano il commissariato di polizia di Kochi, nello stato indiano del Kerala (Reuters/Sivaram)
Terzi e della positività della «de-keralizzazione» ha parlato il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che ha seguito il caso sin dall’inizio. E felici di lasciare lo Stato indiano del Sud si sono detti Girone e Latorre. Il fatto è che, im-
Il governo indiano esautora i giudici locali Nel caso dei due marò italiani detenuti in India, la lentezza con cui si muove la giustizia indiana continua a essere esasperante. Una novità, però, ieri si è registrata: la Corte Suprema del Paese ha di fatto messo la faccenda in mani politiche. La Corte, infatti, ha disposto la creazione di un tribunale speciale, a New Delhi, per esaminare il caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. E ha dato disposizione che a istituire il nuovo tribunale siano gli organi esecutivi dello Stato indiano, sentito il Chief Justice, cioè il giudice più alto in grado nel Paese, che presiede la Corte Suprema stessa. La prima cosa che il tribunale speciale dovrà fare sarà decidere la questione della giurisdizione, cioè se i due marò vadano processati nel merito delle accuse a loro mosse in India oppure in Italia. È la questione chiave fin dall’inizio della vicenda, lo scorso 15 febbraio, e attorno a essa si è mossa tutta
La vicenda L’incidente Il 15 febbraio 2012 due pescatori vengono uccisi al largo di Kochi, nello stato indiano del Kerala. Le autorità locali accusano i marò, che si trovano a bordo della nave «Enrica Lexie», di aver sparato contro il peschereccio L'arresto Le autorità indiane arrestano Massimiliano Latorre e Salvatore Girone con l'accusa di omicidio. La Farnesina contesta un conflitto di giurisdizione Il processo La Corte Suprema indiana ha disposto ieri la creazione di un tribunale speciale, a New Delhi, per esaminare il caso e decidere se i marò vadano processati in India o in Italia
la difesa diplomatica e giudiziaria delle autorità italiane che hanno seguito il caso, con l’obiettivo di svolgere il processo in Italia. «Ora sembra esserci un margine di manovra politica da parte del governo indiano», commentava ieri un funzionario: nel senso che l’argomentazione usata finora dai ministri di Delhi per non esprimersi — l’indipendenza della magistratura — è adesso un po’ più pallida. Se il tribunale speciale dovesse comunque decidere che la giurisdizione è indiana, sarà esso stesso a tenere il processo di merito. Ieri la Corte Suprema ha stabilito «l’incompetenza» dei tribunali del Kerala a giudicare Girone e Latorre. Nonostante i due pescatori uccisi — secondo l’accusa, dai due militari italiani che erano in missione anti-pirateria sulla nave Enrica Lexie — fossero originari di quello Stato, l’incidente avvenuto il 15 febbraio «non era avvenuto nelle acque territoriali indiane». Ragione per cui, i tri-
Convenzione Onu Il tribunale speciale terrà conto dell’attività di lotta alla pirateria che i marò stavano svolgendo Guarda il video con una chiamata gratuita al
bunali del Kerala non hanno parola nella vicenda e le decisioni vanno prese al livello «federale», cioè nella capitale del Paese, Delhi. Nella sentenza, i giudici hanno anche detto che, nel corso del servizio a bordo della Enrica Lexie, Girone e Latorre «non godevano di quella immunità sovrana» che avrebbe automaticamente comportato che il processo si tenesse in Italia.
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Ciò nonostante, la Corte Suprema ha invitato il tribunale speciale che sarà costituito a tenere anche conto dell’articolo cento della convenzione Onu sul diritto alla navigazione, Unclos, che sottolinea il dovere degli Stati a cooperare «al massimo nella repressione della pirateria in alto mare o in ogni luogo fuori dalla giurisdizione di qualunque Stato». Attività che Girone e Latorre sta-
mesi La durata del caso del marò detenuti in India. La vicenda è iniziata il 15 febbraio 2012
vano svolgendo quel 15 febbraio 2012. Il governo italiano ieri ha espresso una certa soddisfazione per la piccola svolta. «L’Alta Corte ha riconosciuto che i fatti avvennero in acque internazionali e che la giurisdizione non era della magistratura locale del Kerala — ha scritto in una nota Palazzo Chigi — La decisione incoraggia l’ulteriore impegno già assicurato in questi mesi dalla Repubblica italiana». L’obiettivo del governo «resta il rientro in Italia dei due marinai». Sul trasferimento del caso via dal Kerala si è detto soddisfatto anche il ministro degli Esteri Giulio
mediatamente dopo l’uccisione dei due pescatori, nel Kerala il clima si è fatto piuttosto ostile nei confronti dei marò. Spostare tutto a Delhi è dunque visto come un passo avanti. Ieri sera, Girone e Latorre sono partiti in aereo da Kochi diretti nella capitale. Lì dovrebbero rimanere a piede libero, alloggiati nell’ambasciata italiana, con il solo obbligo di presentarsi una volta alla settimana alla stazione di polizia di Chanakyapuri, l’enclave diplomatica di Delhi.
Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La storia
Sergei Filin, ex étoile del mitico teatro russo, era stato «avvertito». Forse una vendetta per le sue scelte impopolari
Balletto macabro al Bolshoi Direttore sfigurato con l’acido Faide, scandali, minacce. E ora il finale choc MOSCA — Da sempre si sa che la più grande istituzione russa per la musica e il balletto è un covo di vipere, con gelosie e lotte intestine fra personaggi più o meno famosi, dirigenti e burocrati. Adesso esce fuori che al Bolshoi potrebbero esserci anche veri e propri criminali e potenziali assassini. Tutto lascia infatti credere che l’attentato di giovedì notte contro il direttore artistico del balletto Sergei Filin sia maturato all’interno della prestigiosa organizzazione. Colpito in faccia dall’acido lanciato da un ignoto attentatore, Filin rischia la vista, dopo una lunga e delicata operazione portata a termine ieri. Un attacco che segue altre intimidazioni, come il taglio degli pneumatici della sua auto, ed episodi di molestie via Internet. E tutto, forse, solo perché la sua gestione del balletto ha dato fastidio a qualcuno. L’attacco è avvenuto alle undici di sera nel parcheggio sotto l’abitazione di Filin dove vivono parecchi artisti del Bolshoi. La vittima stava rientrando a casa e, dato che nevicava, aveva il cappuccio della tuta sulla testa. Qualcuno lo ha raggiunto con passo svelto e lo ha affiancato. Quindi lo ha chiamato per nome e quando Filin si è girato, gli ha lanciato in faccia il contenuto di un barattolo che teneva in mano. L’intera scena è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza, anche se le immagini sono molto confuse (http://lifenews.ru/news/109605). Soccorso, Filin è stato portato in
Prima e dopo Sergei Filin, il direttore del Bolshoi aggredito (Ap)
ospedale dove gli sono state riscontrate diverse ustioni al volto e al collo, oltre alle gravi lesioni ad un occhio. Ma cosa succede al Bolshoi? Filin è un «figlio» del teatro, nel senso che gran parte della sua carriera si è svolta all’interno dell’antica istituzione russa. Diplomato nel 1988, è entrato subito nell’équipe del balletto, dove è emerso grazie alle sue interpretazioni sia in gruppo che da solista. Nel 2007 era diventato direttore artistico del balletto
Ucraina
Il teatro
L’incarico Sergei Filin, 42 anni, è direttore artistico del Teatro Bolshoi di Mosca dal 2011
L’istituzione Il Bolshoi è la più grande istituzione russa di musica e balletto. Fondato nel ’700 come Teatro Imperiale, decaduto nel ’900 sovietico, è stato restaurato tra il 2005 e il 2011
Brevi
del Teatro Stanislavskij e Nemirovich-Danchenko, la seconda compagine moscovita. La sua attività era stata molto apprezzata, con nuovo spazio a ballerini giovani e a un repertorio rinnovato. Così nel 2011 il Bolshoi, che già si trovava in mezzo alle polemiche per vari scandali più o meno rilevanti, decise di affidare il balletto a Filin. Fin dall’inizio i suoi propositi si sono rivelati «rivoluzionari», come aveva preannunciato lui stesso in una intervista prima di assumere l’incarico. «La troupe del balletto deve essere completamente riformata», aveva detto alla britannica Dance Gazette. «Inoltre c’è bisogno di una nuova ideologia del repertorio, con decisioni coraggiose su cosa tenere e cosa aggiungere. È necessario, poi, esercitare uno stretto controllo sulle attività esterne dei ballerini e sui loro ritmi di lavoro. A volte sembra che nessuno voglia più essere una ballerina. Ciò che vogliono è trovare un marito ricco, oppure diventare una star televisiva o finire in Parlamento come la prima ballerina Svetlana Zakharova. Se tutti questi problemi non saranno affrontati urgentemente, la compagine finirà semplicemente a pezzi». Un programma che sicuramente ha suscitato risentimenti in una istituzione con 220 ballerini e tanti senatori. Negli ultimi anni ci sono state ballerine licenziate perché troppo pesanti, come la bionda Anastasia Volochkova; un direttore del balletto, Gennadij Yanin, quasi nominato e poi giubilato per un filmino a sfondo sessuale finito su Internet; un altro, Makhar Vaziyev, sul punto di accettare ma che poi decise di rimanere alla Scala, vista, forse, l’aria che tirava al Bolshoi. Faide, gelosie, dispetti. Ma il vetriolo in faccia è un’altra cosa.
Fabrizio Dragosei @drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Ordinò un omicidio» L’ultima accusa a Yulia KIEV — La Procura generale ha formalizzato contro l’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko l’accusa di aver ordinato l’omicidio di un deputato imprenditore nel 1996. Secondo i pm, Tymoshenko e l’allora premier Pavlo Lazarenko avrebbero pagato ai killer più di due milioni di dollari. La leader dell’opposizione, che sta già scontando una condanna a sette anni per abuso d’ufficio, rischia l’ergastolo.
Pakistan
Poliziotto trovato morto Indagava sul premier ISLAMABAD — Kamran Faisal, ufficiale della polizia pakistana che aveva indagato sul primo ministro Raja Pervaiz Ashraf per corruzione, è stato trovato impiccato al ventilatore nella sua stanza. Martedì la Corte suprema aveva chiesto l’arresto del premier, arresto poi sospeso dal capo della squadra anticorruzione Fasih Bokhari (lo stesso che aveva rimosso per scarso rendimento l’investigatore trovato morto ieri).
Stati Uniti
Sindaco «eroe» di New Orleans alla sbarra per corruzione NEW ORLEANS — L’ex sindaco di New Orleans Ray Nagin è stato incriminato per corruzione: 21 le accuse tra cui quella di aver preso tangenti in cambio di contratti per la ricostruzione della città dopo l’uragano Katrina. Nagin, eletto nel 2002 grazie al voto dei neri, era diventato un personaggio noto a livello nazionale nel 2005 quando l’uragano si abbatté sulla città. Per aver ricostruito New Orleans si era dipinto come un eroe nella sua autobiografia.
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Cronache
Procuratore Il pg Laura Bertolè Viale (foto Maurizio Maule)
Giustizia La sentenza per Berlusconi prevista dopo il voto
adeguato» per dedicarsi alla campagna elettorale, e che ciò «trovi degna tutela» in due articoli della Costituzione: il 51 («Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza»), già richiamato dai giudici dell’intercettazione-Fassino quando giovedì avevano concesso a Berlusconi lo stop elettorale, e il 2 («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità»). Ma per i giudici del processo Mediaset l’argomento dell’«opportunità» va «raffrontato» e bilanciato «con la ragionevole durata del processo», e le ragioni di sospensione devono per legge essere «qualificate e specifiche», mentre le argomentazioni proposte da Berlusconi sono «talmente generiche da non far comprendere» come le udienze «possano interferire in termini confliggenti con gli articoli 2 e 51». Anche perché «il mero svolgimento delle udienze non sembra avere come effetto» quel «clamore mediatico» paventato da Berlusconi. «Si trattava di rinviare solo di un mese con la prescrizione bloccata», protesta Ghedini contro una decisione «che, incidendo pesantemente sulla possibilità di svolgere efficacemente e liberamente la campagna elettorale», a suo avviso segnala che «la situazione a Milano nei processi al presidente Berlusconi è ormai insostenibile e fuori da ogni logica».
Il processo Mediaset non si ferma per le elezioni Terza decisione diversa in una settimana MILANO — Non arriverà prima del voto la sentenza del processo d’Appello sui diritti tv Mediaset nel quale il 26 ottobre scorso Silvio Berlusconi era stato condannato in primo grado a 4 anni per frode fiscale: i giudici della seconda sezione, che ieri mattina hanno respinto la richiesta difensiva di sospensione generale delle udienze durante la campagna elettorale, e che nel pomeriggio hanno svolto la relazione introduttiva, hanno infatti comunque già fissato almeno altre 4 udienze (tutti i venerdì a partire dalla requisitoria il 28), l’ultima delle quali il primo marzo per una sentenza che dunque arriverà in ogni caso dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio. La prospettiva non soddisfa comunque l’ex premier e attuale capolista del Pdl, che molto contava su una generale moratoria elettorale (negatagli lunedì scorso dalle tre giudici del processo Ruby per concussione e prostituzione minorile)
una volta che a concedergliela l’altro ieri erano invece stati altri giudici: quelli del processo a Silvio e Paolo Berlusconi per concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio con la pubblicazione nel 2005 su Il Giornale di un’intercettazione, segreta e non depositata, tra il numero uno di Unipol Giovanni Consorte e l’allora segretario ds Piero Fassino. Forse perché fiduciosi in questo precedente, ieri gli avvocati parlamentari Piero Longo e Niccolò Ghedini non insistono tanto sulla richiesta di «legittimo impedimento» di Berlusconi impegnato in una riunione di partito per la formazione delle liste, ma confidano direttamente nella sospensione elettorale delle udienze. La prima richiesta viene liquidata dai giudici Galli, Scarlini e Minici con la constatazione che l’impedimento non è né «tempestivo», visto che la riunione viene evocata ieri ma la convocazione è del 15 gennaio e in ogni caso successiva al ca-
lendario del processo già fissato da tempo, né «assoluto», giacché «non è evidente la ragione» per cui la riunione non poteva essere collocata «in altra data» rispetto all’udienza. La richiesta di stop generale, riassumono invece i giudici, «muove dal presupposto che Berlusconi, essendo capolista, debba disporre di tempo
Le tre scelte
Lo stop negato nel caso Ruby
Unipol, la sentenza slittata a marzo
La decisione di ieri
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I difensori di Silvio Berlusconi lunedì scorso avevano avanzato la richiesta di sospensione per via della campagna elettorale anche per il processo Ruby, ma è stata respinta. Il processo pertanto prosegue
Nel processo sull’intercettazione sulla tentata scalata di Unipol a Bnl i giudici hanno accolto la richiesta dei legali di Berlusconi. La sentenza, prevista per il 7 febbraio, giovedì è stata rinviata al 7 marzo, dopo il voto
Richiesta negata anche nel processo sulle presunte irregolarità nella compravendita di diritti cinematografici e tv da parte di Mediaset: i giudici ieri hanno definito «generiche» le ragioni degli avvocati di Berlusconi
Doppia sede
Un prefetto per Milano e Bergamo MILANO — Se ne va per raggiunti limiti di età ma «amareggiato» e «deluso» per due macchie che hanno lasciato ombre su una carriera quarantennale. Gian Valerio Lombardi il primo febbraio raggiungerà la soglia dei 67 anni e sarà collocato a riposo. Ieri il governo, su proposta del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, ha nominato nuovo prefetto di Milano Camillo Andreana proveniente da Bergamo (manterrà entrambe le funzioni). Nomina di transizione: Andreana compirà 67 anni il primo luglio e lascerà a sua volta l’incarico. Il nuovo governo nominerà il prefetto che guiderà nei prossimi anni corso Monforte. Lombardi sarà ricordato per due sue «imprudenze». «La mafia a Milano non esiste» disse alla commissione antimafia nel 2010. E poi, al telefono (intercettato) con Marysthell Polanco, una delle Olgettine protette da Berlusconi, chiuse ossequiosamente: «Mi saluti il presidente».
Luigi Ferrarella
Al. Be.
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Cronache 21
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Palermo La requisitoria nel processo d’appello: «Ha inquinato la vita imprenditoriale e politica del Paese» l’assoluzione del senatore per questo segmento: secondo il pm i fatti restano e dimostrano che il legame tra il parlamentare e la mafia non s’è mai spezzato. Fino a realizzare un accordo politico-mafioso che il segretario del Pdl Alfano respinge giudicando le affermazioni di Patronaggio «un vero e proprio vilipendio della storia di Forza so a Berlusconi è proseguito. «Cambiano i vertici di Cosa Italia». Sostiene il pm: «Cosa nostra nostra — accusa il pm — ma non il rapporto con Dell’Utri non è un’agenzia di assicurazioche va avanti grazie a un nuo- ne ma un’organizzazione crimivo patto stipulato con il nuovo nale che ha come fine il controlcapo Totò Riina, che tramite lo del territorio e dell’imprendiBerlusconi, vuole agganciare toria»; una volta agganciato Craxi; dopodiché, venuto me- Dell’Utri non l’ha mai mollato, no Craxi, la mafia posa le sue anche grazie al boss Vittorio attenzioni sul nuovo partito Mangano, il famoso «stalliere fondato proprio da Berlusconi, di Arcore» del quale il senatore cioè Forza Italia». E il «patto conosceva bene la caratura descellerato» passa dalle tangenti linquenziale: «Finiamola con la allo scambio politico-mafioso. storia del semplice allevatore Prima con i boss stragisti Baga- di cavalli!». E ci sono intercettarella e Graviano, poi con Pro- zioni tra «uomini d’onore» che dimostrano come la mafia ha Il regalo di Natale continuato a pretendere che il se«I boss inviarono una cassata natore «rispettasdi 11 chili con la scritta "Canale 5" se gli impegni al Cavaliere per il Natale 1986» presi». È la stessa ricostruzione del provenzano: «Non dico che Cosa cesso sulla presunta trattativa nostra ha fatto vincere Forza fra lo Stato e la mafia al tempo Italia alle elezioni del ’94, ma è delle stragi, dove pure Dell’Utri sicuro che Cosa nostra ha vota- siede sul banco degli imputati. to Forza Italia» scandisce il pm. Lì il giudice deve ancora decideDi più. Patronaggio afferma re sull’eventuale rinvio a giudiche Dell’Utri — uomo dalle zio; qui siamo alla fine dell’ap«amicizie pericolose» così lon- pello bis e il pm chiede la congeve da stabilire quasi un re- ferma della precedente sentencord, il cui fratello parlò al teleza: condanna a sette anni di carfono con un sospetto mafioso di una cassata da 11 chili con la cere. A febbraio la parola passescritta «Canale 5» spedita da Pa- rà alla difesa, il verdetto è attelermo a Milano per gli auguri so per i primi di marzo. Dopo del Natale 1986 — ha coltivato le elezioni, alle quali l’imputato le sue relazioni con gli uomini aspetta di sapere se sarà ricandi Cosa nostra per tutti gli anni didato, come vorrebbe. Gio. Bia. Novanta. E poco importa se la Cassazione ha reso definitiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Condannate Dell’Utri a sette anni»
Il pg: condizionò Berlusconi rafforzando Cosa nostra. Alfano: storia vilipesa Senatore Marcello Dell’Utri, senatore per il Popolo della Libertà e braccio destro di Silvio Berlusconi: il sostituto procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio chiede per lui una condanna a sette anni di carcere L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa (Imagoeconomica)
DAL NOSTRO INVIATO
La vicenda
Caso Guazzelli
L’omicidio di un maresciallo nella trattativa Stato-mafia DAL NOSTRO INVIATO
PALERMO — C’è un nuovo omicidio nella trama della trattativa fra Stato e mafia, avviata — secondo l’accusa — nella primavera del 1992 con l’assassinio dell’eurodeputato Salvo Lima. È quello del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, ucciso la mattina del 4 aprile ’92 (vigilia di elezioni politiche), sulla strada tra Agrigento e Porto Empedocle. Il sottufficiale era un buon conoscente dell’allora ministro dc Calogero Mannino, e l’avrebbe messo in contatto con l’ex generale Antonio Subranni, all’epoca comandante del Ros; Mannino e Subranni sono oggi imputati nel processo sulla trattativa, e la morte di Guazzelli diventa, per la Procura, un elemento in più per sostenere la loro responsabilità. Quel delitto venne spiegato come un tentativo mafioso di bloccare le indagini dell’Arma sugli appalti, ma ora i pubblici ministeri ritengono che fu un avvertimento per Mannino, che proprio a Guazzelli aveva confidato
di sentirsi in pericolo dopo l’omicidio Lima. E ieri hanno inviato al giudice Morosini — che deve decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per l’ex ministro, l’ex generale e altri nove imputati — nuovi atti che sosterrebbero questa interpretazione. Innanzitutto la rivendicazione di quel delitto, mai presa sul serio prima d’ora. È una telefonata alla sede dell’agenzia Ansa di Bari, alle 11.25 del 5 aprile ’92: «La Falange Armata si assume la paternità politica e la responsabilità morale dell’azione condotta ieri in Sicilia contro il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli». La sigla Falange Armata è sempre rimasta misteriosa, ha costellato decine di rivendicazioni e avvertimenti in quella stagione di sconvolgimenti politici e criminali che ha segnato il passaggio dalla cosiddetta Prima Repubblica alla seconda. Compresa la strage di Capaci e quelle del
Il «mastino» Soprannominato il «mastino» per l’abilità di investigatore, il maresciallo Giuliano Guazzelli era un esperto della mafia: fu assassinato il 4 aprile 1992 sulla strada Agrigento-Porto Empedocle (Ansa)
Ex ministro Calogero Mannino: l’ex ministro dc confidò a Guazzelli di sentirsi in pericolo. Fu proprio il maresciallo a metterlo in contatto con l’ex generale Antonio Subranni (Emblema)
1993. Attribuite a Cosa nostra, ma sempre sospettate di altre complicità e adesso inserite nella complessa vicenda della «trattativa», dove compaiono apparati e rappresentanti delle istituzioni. Secondo i pm è molto rilevante, nella nuova lettura del delitto Guazzelli, anche un’altra telefonata arrivata alla stessa redazione barese dell’Ansa due giorni prima dell’agguato, il 2 aprile. «È la Falange Armata» disse la voce anonima prima di leggere un comunicato in cui si affermava che «l’attuale momento di tregua è figlio necessario di una convenzione strategica unitaria e di un compromesso politico a termine», promettendo una «legittima rappresaglia» da eseguire «al momento propizio». Quarantottore dopo venne assassinato il maresciallo Guazzelli e nella rivendicazione del 5 aprile il sedicente «falangista» spiegò che l’omicidio era stato fatto per «tenere fede all’annuncio fatto in margine al comunicato qualche giorno fa a questa stessa sede». Dunque ci sarebbe consequenzialità tra le due telefonate, inframmezzate dal delitto e da un altro avvenimento: la visita di Guazzelli a Subranni, per la quale il maresciallo si recò appositamente a Roma, alla vigilia della sua morte. E tra le carte trasmesse al giudice c’è pure un verbale del figlio di Guazzelli, reso nel dicembre ’92, in cui il ragazzo dava conto del «rapporto molto intenso» tra il generale e il sottufficiale, specificando che suo padre aveva rinviato di qualche giorno la missione romana proprio per «far coincidere quel viaggio con un incontro con Subranni». Secondo l’accusa in quell’occasione Guazzelli avrebbe rivelato (o ribadito) al generale i timori di Mannino, all’indomani dell’eliminazione del vecchio referente politico Salvo Lima, di essere la vittima designata successiva. Subito dopo la mafia uccise il maresciallo per rafforzare l’intimidazione agli esponenti democristiani siciliani più potenti dell’epoca; di lì la richiesta di Mannino al Ros «di acquisire informazioni da uomini collegati a Cosa nostra e aprire la trattativa con i vertici dell’organizzazione mafiosa, finalizzata a sollecitare eventuali richieste di Cosa nostra per far cessare la programmata strategia omicidiario-stragista già avviata», come recita il capo d’accusa. Fu allora che i carabinieri cercarono i contatti con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, il corleonese con il quale cominciò la ricerca del presunto «patto scellerato».
Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA
La richiesta Il senatore Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, deve essere condannato a sette anni di carcere: lo ha chiesto il pg di Palermo Luigi Patronaggio a conclusione della requisitoria svoltosi ieri in Corte d’appello Le tappe Durante il processo di primo grado, l’11 dicembre 2004, Marcello Dell'Utri è stato condannato a nove anni. In Appello, il 29 giugno 2010, la pena è stata ridotta a sette anni. Il 9 marzo dell'anno scorso, però, la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna
PALERMO — «Per trent’anni il senatore Marcello Dell’Utri ha inquinato la vita imprenditoriale e politica del Paese»; un arco di tempo nel quale l’amico siciliano e braccio destro di Silvio Berlusconi «è stato a disposizione dei vertici di Cosa nostra» dice il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio, pubblico ministero nel giudizio d’appello contro il parlamentare del Pdl. Il processo è ormai giunto alla fine e nell’aula della corte d’appello il magistrato si appresta a chiedere la conferma della condanna a sette anni di carcere per il parlamentare imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. «Forte delle sue amicizie mafiose — spiega ai giudici il rappresentante dell’accusa — fin dai primi anni Settanta Dell’Utri ha permesso a Cosa nostra di contattare Berlusconi, di metterlo sotto protezione e di condizionare la sua attività di imprenditore». È la storia dei contatti con la mafia dei vecchi boss Teresi e Bontate, che dal futuro premier avrebbe incassato centinaia di milioni di lire per lasciarlo tranquillo nelle sue attività economiche, che pure la corte di cassazione considera provata. Ma anche dopo, fino al 1992 (periodo sul quale la Cassazione ha annullato la condanna di Dell’Utri chiedendo una motivazione più convincente), il ricatto mafio-
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Il caso Alle urne il 14 aprile per lo stop totale o solo dell’area a caldo
Il referendum dei tarantini sulla chiusura dell’Ilva
Intanto lo sciopero mette a rischio la sicurezza, spiega il prefetto, perché lo stop dell’altoforno 5, il più grande, non è cosa da decidere su due piedi, possono esserci conseguenze, esplosioni, anche la città sarebbe in pericolo. Dunque Sammartino pare optare per la precettazione di centotrenta operai, trapela in serata. Davanti al cancello C, decine di loro tengono i cappucci sulla testa, le sciarpe quasi a coprire il viso, hanno «dissuaso» amichevolmente qualche autotrasportatore dall’idea di forzare il blocco. C’è chi teme che la precettazione possa essere un innesco, chi paventa l’idea di una fabbrica dove si lavora con i carabinieri accanto. «In realtà vogliono più manodopera di notte per tornare a produrre», mormora qualcuno. Ma i leader della Fim in scio-
Il governo prepara un’altra legge sulla fabbrica Taranto guarda già dal mattino all’in- l’azienda, chiedeva a Stefàno «la data contro fissato per la serata da Monti a più lontana possibile» per la consultaTARANTO — A mezzogiorno Ippa- Palazzo Chigi, con Ilva, sindacati, Passe- zione popolare, «per farci lavorare un zio Stefàno è la faccia tragica di questa ra e la Cancellieri (la presenza del mini- po’ tranquilli», e il sindaco, conciliancrisi: «Vivo sotto una cappa di piombo, stro degli Interni la dice lunga sulle pre- te, lo rassicurava: «Tranquilli! Va benisè un momento di grande dolore per la occupazioni di quaggiù, mezzo Sco ro- simo, Girolamo!». Era il 29 luglio del città, l’epilogo di un’operazione colo- mano s’è trasferito sulle rive dello Io- 2010, Archinà era un padreterno. Ora niale fatta dall’Ilva». Il sindaco guarda nio nelle ultime ore, «ordine pubblico che il mondo s’è rovesciato e che «Giroa rischio»). Nichi Vendola anti- lamo» sta in galera, Stefàno spiega di cipa il senso d’un dramma che essere stato in realtà vittima di quel Il presidio degli operai tutti conoscevano ma sembra- braccio aziendale che i magistrati deno scoprire solo adesso, «non scrivono come un’associazione crimiPer il prefetto Sammartino lo ci sono soldi per gli stipendi, nale. «Mi consideravano un nemico. sciopero rende pericoloso l’altoforno: l’ho detto al premier», mormo- Hanno pagato giornalisti per diffamarpotrebbe precettare i lavoratori ra sconsolato, proprio mentre mi. E c’è un’intercettazione in cui si l’Ilva si ferma, tre altiforni su parla di certi calabresi che dovrebbequattro sono spenti, la più ro... occuparsi di me». La giornata scorre sul filo della tenpassare i blindati della polizia davanti grande acciaieria d’Europa è già un versione, poliziotti e carabinieri si posizioa piazza Ebalia, cuore chic della sua Ta- bo coniugato al passato. «Non ce l’ho con loro, è un atto do- nano davanti ai cancelli, presidiati dai ranto: «È come una rivoluzione». In realtà è peggio, perché la sensazione è vuto», spiega il sindaco, sotto pressio- lavoratori in sciopero: parzialmente, che tutto sia ormai perduto, che il tem- ne. Quanto l’Ilva considerasse esiziale perché nella babele dell’Ilva gli operai po delle rivoluzioni sia passato senza quel referendum nato nel 2007 da tre- sono divisi, Fim e Usb incrociano le che i tarantini se ne accorgessero. Side- mila firme di cittadini è raccontato da braccia, Fiom e Uilm «non comprendorurgia agonizzante, malapolitica, fine un’intercettazione in cui il potente no le ragioni dello sciopero», e tuttavia dei miraggi operai del Sud, corruzione Archinà, vero uomo di manovra del- anche molti lavoratori non sindacaliz- La protesta I tarantini in corteo lo scorso agosto contro l’inquinamento dell’Ilva e assistenzialismo, tutte queste pagine zati aderiscono, bloccano ai cancelli i vengono infine stracciate, inglobate da camion per la fabbrica «sorella» di Geuna questione ambientale ineludibile, I quesiti nova, «perché se non lavoriamo noi dalla morte per cancro di troppi tarantinon lavorano neanche loro». C’è queni sotto le ciminiere dell’acciaieria. Nel «Volete voi cittadini di Taranto al «Volete voi, cittadini di Taranto, sta logica del tanto peggio tanto mesuo piccolo, Stefàno dà una spinta pofine di tutelare la vostra salute, al fine di tutelare la vostra glio che si fa largo mentre il prefetto tente a eventi che segneranno comunnonché la salute dei lavoratori salute e quella dei lavoratori, Sammartino convoca i sindacati assieque la storia nazionale, fissando per il contro l'inquinamento, proporre la chiusura dell’area me al direttore della fabbrica Buffo e, 14 aprile il referendum cittadino sulla proporre la chiusura dell’Ilva?» a caldo dell’Ilva, maggior quasi alla stessa ora, Monti riceve il prechiusura della fabbrica intera o della sidente dell’Ilva Ferrante, da cui sentisua sola area a caldo (la più inquinanfonte di inquinamento, con rà parlare di sblocco dei prodotti sequete), un referendum consultivo ma policonseguente smantellamento strati o cassa integrazione per tutti. Il ticamente deflagrante. L’ultimo grande del parco minerali?» governo promette un provvedimento pezzo di industria sta per abbandonare per martedì. il Meridione. DAL NOSTRO INVIATO
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Il numero di cittadini di Taranto che dovrebbero votare per rendere valido il referendum consultivo
pero non soffiano sul fuoco, la stanchezza stempera le rabbie, il gelo scende nei cuori. E mentre la fabbrica dei fumi e dei veleni vive questa nuova, lunghissima serata, aspettando che Roma decida sul suo improbabile futuro, il sindaco Stefàno medita triste: «Tutti ci hanno abbandonato. Io sono rimasto solo. Sono venuti in cinquanta a minacciarmi sotto casa, per questo avevo preso la pistola. Adesso ho smesso di portarla». Chi non lo ama gli rinfaccia qualche morbidezza di troppo verso la grande acciaieria. «Infamie! Io sono l’unico che è persino riuscito a far pagare cinque milioni di Ici a Riva. Per questo mi odiavano». Sospira. Altri blindati passano su viale Virgilio. «Sa? In questi giorni mi hanno pure consigliato di riprenderla, la pistola. Ma io resisto, non mi faccio più spaventare».
Goffredo Buccini @GoffredoB © RIPRODUZIONE RISERVATA
FONDAZIONE ARENA DI VERONA UNIONE EUROPEA
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Regione Calabria Giunta Regionale
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DIPARTIMENTO 3 PROGRAMMAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA Via E. Molè - 88100 Catanzaro AVVISO PUBBLICO DI SELEZIONE - estratto La Regione Calabria informa che, nell’ambito delle Attività di Assistenza Tecnica alla Programmazione Regionale Unitaria 2007/2013 (POR Calabria FESR 2007/2013), è avviata la selezione di n. 25 (venticinque) esperti esterni individuali con funzioni di “Agenti di Sviluppo” per la costituzione dei Gruppi Tecnici Regionali, da svolgersi ai sensi del Regolamento Regionale n. 8 del 10 giugno 2009, modificato ed integrato dal Regolamento Regionale n. 9 del 7 giugno 2010. L’Avviso di Selezione è stato pubblicato sul Supplemento Straordinario n. 1 del 18/01/2013 alla parte III del BURC n. 3 del 18/01/2013 e sul sito istituzionale www.regione.calabria.it/calabriaeuropa. Il termine entro il quale gli interessati potranno candidarsi alla selezione iscrivendosi o aggiornando la loro posizione nel sistema elettronico della Banca Dati Esperti della Regione Calabria, scadrà il 20° giorno, a partire dalla data di pubblicazione sul BUR Calabria. Per maggiori informazioni sulla Selezione, è possibile contattare il Settore n. 1 “Programmazione” del Dipartimento n. 3 “Programmazione Nazionale e Comunitaria” della Regione Calabria, ovvero l’ufficio del Responsabile del Procedimento, ing. Francesco Mercuri tel. 0961/853189, e-mail:
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DIPARTIMENTO 3 PROGRAMMAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA Via E. Molè - 88100 Catanzaro AVVISO PUBBLICO DI SELEZIONE - estratto La Regione Calabria informa che in esecuzione della Delibera di Giunta Regionale n. 583 del 28/12/2012 è indetta una procedura di selezione pubblica di n. 4 (quattro) Esperti per l’affidamento dell’incarico di componenti esterni del Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Calabria (N.R.V.V.I.P.). L’ Avviso di Selezione è stato pubblicato sul Supplemento Straordinario n. 1 del 18/01/2013 alla parte III del BURC n. 3 del 18/01/2013, sul sito istituzionale www.regione.calabria.it e sul portale Calabria Europa www.regione.calabria/calabriaeuropa (Sezione Bandi e Avvisi). Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro venti giorni dalla data di pubblicazione dell’Avviso sul BURC. Entro il termine suindicato, gli interessati potranno presentare istanza di partecipazione alla selezione, esclusivamente a mezzo raccomandata postale con ricevuta di ritorno o consegnata a mano, al seguente indirizzo: REGIONE CALABRIA - Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria, via Enrico Molè 79, 88100 Catanzaro. Per maggiori informazioni sulla Selezione, è possibile contattare il Settore n. 1 “Programmazione” del Dipartimento n. 3 “Programmazione Nazionale e Comunitaria” della Regione Calabria, ovvero l’ufficio del Responsabile del Procedimento, dr.ssa Simona Cangelosi tel. 0961/853206, e-mail:
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EQUITALIA S.p.A. Avviso esito di gara In data 27.12.2012 è stata aggiudicata la procedura negoziata ex art. 57, comma 2, lett. b), D.Lgs. n. 163/2006 per l’affidamento dei servizi informatici funzionali al sistema della riscossione al R.T.I. CAD.IT S.p.A. (Mandataria); CAD S.r.L.; Smart Line S.r.L.; DQS Data Quality Systems S.r.L. con il criterio del prezzo più basso. Importo massimo del contratto: Euro 25.000.000,00. Durata 36 mesi. Il presente avviso è stato inviato in data 07.01.2013 alla GUUE e, successivamente, alla GURI per le previste pubblicazioni di legge. Il Dirigente delegato - Antonio Piras
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ESTRATTO DI ESITO DI GARA CIG: 41432058EB CUP: H72I12000000006 Questa Società comunica che, mediante procedura ristretta con il criterio del prezzo più basso, in data 11.01.2013 ha aggiudicato la gara “Esecuzione di indagini preliminari e Messa in Sicurezza mediante rimozione rifiuti presso la discarica C.da Belluzza nel comune di Melilli (SR)”. Importo complessivo a base d’asta pari a Euro 99.570,03 di cui Euro 555,46 per oneri sicurezza non soggetti a ribasso, oltre IVA. Importo di aggiudicazione pari a Euro 43.858,96 di cui Euro 555,46 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso, oltre IVA. Numero di offerte pervenute: 3. Impresa aggiudicataria: C.A.D.A. Chimica Applicata Depurazione Acque di Giglio Filippo & C. s.n.c. Invitalia Attività Produttive S.p.A. L’Amministratore Delegato Dott. Giovanni Squitieri
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P.Q.M. accoglie il reclamo e per l’effetto, in integrale riforma dell’ordinanza del giudice del lavoro del Tribunale di Ferrara in data 25/26.10.2012 nel
proc. n. 169/2012 R.G.L., respinge il ricorso ex art. 700 c.p.c. promosso da Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A. nei confronti di Marangon Simone e Veneto Banca S.c.p.a..
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Cronache 23
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
L’inchiesta Intercettata nel fascicolo sugli appalti per la sicurezza. Nelle telefonate il capo della direzione anticrimine
NAPOLI — Li hanno interdetti dai pubblici uffici. Mandati via dal Viminale, sospesi dai loro incarichi. Il giudice di Napoli accoglie la richiesta dei pubblici ministeri e mette fuori dai ranghi l’ex vicecapo della polizia Nicola Izzo (i cui legali Larosa e Coppi hanno annunciato ricorso) e il prefetto Giovanna Iurato, entrambi indagati nell’inchiesta sugli appalti affidati a Finmeccanica. Sono le carte processuali a svelare i loro ruoli nell’assegnazione delle commesse. Ma anche a rivelare come la Iurato, nominata prefetto a L’Aquila dopo il terremoto, avrebbe finto di piangere durante una cerimonia di commemorazione delle vittime. I magistrati sottolineano come nel corso di una telefonata intercettata il prefetto «scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani». E aggiungono: «Gli eventi tragici di quelle ore avrebbero imposto al rappresentante del governo di assumere
Il simbolo e le rovine Le macerie del Palazzo del governo all’Aquila, una delle foto simbolo del terremoto in Abruzzo. La scossa principale di magnitudo 5.9, dopo una sciame durato diversi mesi, si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009: i morti furono 308, 1.600 i feriti e circa 80 mila gli sfollati (Tersigni/Eidon)
La prefetto e il sisma dell’Aquila I pm: finse di essere commossa Iurato e Izzo interdetti. L’ex capo della Dia informava gli indagati comportamenti ben diversi e non certo (a proposito di cinismo) legati alla predisposizione di condotte e strumenti atti a prevenire e/o scongiurare indagini in corso». Le intercettazioni e le testimonianze acquisite durante l’istruttoria danno poi conto dei tentativi di depistaggio e di inquinamento dell’inchiesta. L’attenzione degli inquirenti è puntata sull’ex capo della Dia — che era stata delegata a indagare — identificato come una delle «talpe» che soffiava notizie sugli accertamenti in corso.
Le lacrime del prefetto È il 28 maggio 2010, un mese e mezzo dopo il sisma in Abruzzo. Iurato parla al telefono con Francesco Gratteri, all’epoca capo della Direzione anticrimine, condannato a 4 anni per la perquisizione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova e per questo costretto a lasciare la polizia. Iurato: «Allora senti sono andata, sono arrivata, subito. Mio padre, che è quello che mi dà i consigli, quelli più mirati...». Gratteri: «Sì lo so...».
Il precedente
❜❜ Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto Francesco Piscicelli 6 aprile 2009
Iurato: «Perché è un uomo di mondo, saggio, dice: "Appena metti piede in città subito con una corona vai a rendere omaggio ai ragazzi della Casa dello studente"». Gratteri: «Brava». Iurato: «Eh allora sono arrivata là, nonostante la mia cosa che volevo... insomma essere compita... mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai fino a...». Gratteri: «Ti mettesti a piangere... sicuramente!». Iurato: «Mi misi a piangere». Gratteri: «Ovviamente, non avevo dubbi» (ride). Iurato: «Ed allora subito... subito... lì i giornali "Le lacrime del prefetto"». Gratteri: «Non avevo dubbi, eh, eh» (ride). Iurato: «Ehhhhhhh (scoppia a ridere) i giornali: "Le lacrime del prefetto"». Gratteri: «Non avevo dubbi». Iurato: «Poi si sono avvicinati i giornalisti: "Perché è venuta qua?". Perché voglio cominciare da qui, dove la città si è fermata perché voglio essere utile a questo territorio».
Le «talpe» al vertice della Dia È Antonio Girone, ex capo della Dia, uno degli alti funzionari che secondo l’accusa avrebbe passato noti-
zie riservate ai vertici del Viminale. Proprio dopo essersi resi conto di alcune fughe di notizie, i pubblici ministeri avevano deciso di estromettere il pool investigativo passando il fascicolo alla Guardia di Finanza. E per dimostrare la provenienza di queste «soffiate», agli atti sono allegate le telefonate tra i vari protagonisti, ma anche le consultazioni con l’attuale vicecapo della polizia Francesco Cirillo, direttore della Criminalpol. In una telefonata del 2 giugno 2010 quest’ultimo avrebbe infatti discusso delle verifiche in corso proprio con Izzo. Izzo: «Io non ho ancora capito se Giovanna l’ha indagata o meno». Cirillo: «A me mi ha detto, come si
Il prefetto e la corona
chiama, Girone, che gli indagati sono: Giovanna, Saporito (il viceprefetto che si suicidò dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta ndr) e... non so come sa questo... perché‚ esce all’improvviso fuori questo Castrese De Rosa». Scrivono i pubblici ministeri: «In altre conversazioni emerge la reiterazione dei contatti tra la Iurato e Girone, nonché i contatti tra quest’ultimo e l’altro vicecapo della polizia, Francesco Cirillo a cui comunica illegittimamente il nominativo delle persone iscritte nel registro degli indagati». A proposito del ruolo di Girone, i pm fanno anche riferimento a una telefonata tra Iurato e Izzo «nel corso della
Con Gratteri «Mi misi a piangere E subito lì, i giornali fecero i titoli sulle lacrime del prefetto»
Giovanna Iurato nel maggio 2010, appena nominata prefetto dell’Aquila, porta una corona di fiori davanti alla Casa dello studente e si commuove davanti alle foto delle vittime (foto Fabio Iuliano)
quale concordando la linea difensiva comune da adottare, la prima riferisce di ricevere indicazioni e notizie dal generale Girone su quale fosse la linea investigativa seguita dalla pubblica accusa». Girone, scrivono ancora i pm, «non si limitava a fornire informazioni (coperte da segreto investigativo)», ma «dettava una linea difensiva utile alla sua posizione processuale».
Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini © RIPRODUZIONE RISERVATA
La sentenza Le motivazioni della condanna dei vertici della Grandi rischi
«Sul terremoto gli scienziati rassicurarono i cittadini in base a valutazioni superficiali» ROMA — Uccisero il loro «sapere». E lasciarono rassicurare gli aquilani sulla base di valutazioni «approssimative, generiche e inefficaci». Mentre con una corretta analisi del rischio «si sarebbero potute salvare vite» umane. Eccola la motivazione della condanna ai vertici della commissione Grandi rischi, riunita all’Aquila, pochi giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009. Condannati a sei anni per omicidio colposo e lesioni colpose, i protagonisti di quella riunione ricorreranno in Appello. «Non ho dato alcuna rassicurazione. E non mi sento assolutamente colpevole»,
assicura Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, condannato assieme a Franco Barberi, ex presidente vicario della Grandi rischi; Bernardo De Bernardinis allora vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazio-
Boschi La replica di Enzo Boschi: «Non ho dato alcuna rassicurazione e non mi sento colpevole»
nale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre; Claudio Eva, ordinario di Fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio Rischio sismico della Protezione civile. Per tutti il giudice parla di «cooperazione colposa». I familiari delle 42 vittime rappresentate in questo processo chiedono di andare oltre: «Venga chiamato a risponderne Bertolaso», chiede Antonietta Centofanti, presidente del Comitato vittime Casa dello studente. Nelle 946 pagine di motivazione depositate ieri a l’Aquila, il giudice Marco Billi accoglie le ac-
La vicenda
La scossa Il 6 aprile 2009 all’Aquila, un sisma di 5.9 gradi Richter uccide 308 persone La condanna I vertici della commissione Grandi rischi (sopra Enzo Boschi) sono stati condannati a 6 anni per omicidio colposo: avrebbero minimizzato lo sciame sismico
cuse del pm Fabio Picuti. E chiarisce: «è pacifico che i terremoti non si possono prevedere», non fu un «processo alla scienza» ma contro sette funzionari che violarono le regole. «Sulla corretta analisi del rischio andava calibrata una corretta informazione», fa notare. Invece si minimizzò lo sciame sismico in corso, per neutralizzare l’allarme lanciato da Giampaolo Giuliani. Inducendo chi prima fuggiva a rimanere in casa, anche dopo la prima scossa. Lo aveva detto Bertolaso per telefono all’assessore alla Protezione civile, Daniela Stati: «Ti chiamerà De Bernardinis, il mio vice, si è detto di fare una riunione lì all’Aquila su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille». «Un’operazione mediatica» la chiamò. E andò così. La Stati disse a verbale: «Grazie per le vostre affermazioni che mi permettono di andare
a rassicurare la popolazione attraverso i media». Il giudice analizza, uno ad uno, gli ultimi attimi delle vite che potevano essere salvate: i comportamenti mutati dopo le rassicurazioni dell’assessore e del sindaco, Massimo Cialente, dai letti riscoperti al posto dell’auto, alle raccomandazioni respinte con sarcasmo. Fatali. Sindaco e assessore sono fuori dal processo: avendo partecipato alla riunione non da esperti per esprimere valutazioni, ma solo per prenderne atto. I «luminari» invece condannati in blocco. Per il giudice vi fu «cooperazione colposa»: «ciascuno era perfetta-
Ricorso in appello Gli imputati, condannati a 6 anni per omicidio colposo e lesioni colpose, ricorreranno in Appello
mente a conoscenza dell’oggetto della riunione», «della rilevanza del proprio contributo» e di quello degli altri. «Le condotte sono risultate avvinte da un legame», scrive Billi, indicando che invece il «sapere» non doveva essere lasciato «come morto», ma servire a «valutazione, prevenzione e previsione del rischio». «Si getta alle ortiche il lavoro di generazioni di sismologi», commenta Giulio Selvaggi. «Questo processo — nota Stefano Gresta, presidente Ingv — rischia di mettere in secondo piano l’assenza di prevenzione e l’incapacità del sistema Paese di gestire le informazioni sul rischio sismico». E Alessandro Amato, direttore dell’Istituto, attacca: «Ignorano la mancata prevenzione, che avrebbe dovuto portare alla messa in sicurezza degli edifici su lungo periodo, e puntano solo sulla prevenzione a brevissimo termine».
Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA
24 Cronache
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Sanità I fascicoli inviati alle procure. Il ministro Balduzzi: sprecati 85 milioni di fondi pubblici
Napoli
Inchiesta sui parti cesarei Quasi la metà senza motivo
Ambulanza bloccata dalle bancarelle Muore una donna
Mille cartelle cliniche analizzate. I Nas: diagnosi false condizionano il parto successivo) non sono giustificati in base ai documenti raccolti dai Nas, il nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, allertati un anno fa del ministro della Salute, Renato Balduzzi. I dati dell’Agenzia Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) avevano già mostrato un’anomalia nelle percentuali relative ad alcune regioni, la Campania in particolare, dove risultava un record di bambini posizionati nel ventre materno all’incontrario — di piedi anziché di testa — e dunque candidati al cesareo. L’indagine dei Nas ha i cesarei praticati confermato i sonel 2012 sul spetti. La presentotale dei parti tazione anomala dei feto, che ha te alle informazioni della car- una frequenza media a liveltella clinica». Il 43% dei cesa- lo nazionale dell’8%, in alcurei in Italia, paese dei prima- ne strutture ha raggiunto il ti in questo campo (il 29,2% 20% e in casi speciali il 50%. delle nascite totali nel Sorprendente il fenomeno dell’assenza di documenta2010), sono impropri. È la conclusione di un rap- zione, caratteristica di 12 reporto preliminare del mini- gioni. In alcuni casi, oltre a stero della Salute dopo l’ana- data e luogo di nascita del lisi a campione di 1.117 car- bebè, non c’erano altre infortelle cliniche di 78 strutture mazioni. Si distinguono in pubbliche e private conven- negativo il centro sud (Camzionate. In pratica, quasi la pania, Basilicata, Lazio, Pumetà degli interventi di pri- glia, Calabria e Sicilia) ma mo cesareo (che dunque anche la Lombardia. ROMA — Carmine è nato nel gennaio del 2010 in una clinica di Posillipo. Si è tuffato nel nuovo mondo con la più classica delle posizioni, di testa. Però nella scheda di dimissione è stata scritta una verità diversa. «Presentazione podalica» (cioè di piedi) hanno annotato i sanitari, motivando così il ricorso al taglio cesareo. Carmine non è l’unico bebè ad aver urlato il primo strillo in sala operatoria anziché in sala travaglio per una diagnosi non veritiera o comunque «non corrisponden-
28
%
Il record Il feto podalico ha una frequenza nazionale media dell’8 per cento, in Sicilia raggiunge il 78
Se si allargano questi risultati ad altre diagnosi propedeutiche all’intervento (ad esempio la sofferenza del feto) si può calcolare una spesa inutile per il servizio sanitario pubblico di 85 milioni. Secondo il ministero infatti «ogni cesareo condotto in assenza di indicazione com-
porta un impegno di spesa non necessario di 1.139,08 euro» in più rispetto ai parti naturali. «È un campanello d’allarme — dice Balduzzi —. Abbiamo prodotto a livello di linee guida e pareri tutto il necessario per spingere verso l’appropriatezza che invece resta un fenomeno poco diffuso. Bisogna fare di più perché non è solo problema di costi. Donna e bambino rischiano di più con la chirurgia». Le cartelle cliniche non coerenti con le schede di dimissione verranno inviate dai Nas alle Procure che valuteranno se esistono gli estremi per ipotizzare reati come lesioni gravi o gravissime, truffa, falso in atto pubblico. C’è però risvolto positivo. Nel 2012 per la prima volta negli ultimi 3 anni la proporzione dei cesarei è diminuita scendendo sotto il 28% probabilmente per effetto delle visite dei Nas. «Restiamo però ampiamente sopra la media europea — non si illude Carlo Perucci, epidemiologo di Agenas —. Il quadro è molto diversificato. In certe Asl solo un parto su 10 è chirurgico, ad esempio a Treviso, mentre a Reggio Calabria e Messina oltre la metà sono cesarei. Al policlinico Federico II di Napoli si supera il 60%». Ieri Balduzzi ha anche incontrato ginecologi e ostetriche che anno annunciato lo sciopero dei parti il 12 febbraio. L’iniziativa è confermata. Quel giorno le nascite sono rimandate.
Morire di caos. Una donna di sessant’anni, che aveva avuto un malore in strada, è morta a bordo dell’ambulanza bloccata dalle bancarelle dei commercianti e degli abusivi in provincia di Napoli. Parenti e amici, esasperati dal ritardo nei soccorsi, hanno sfogato la loro rabbia sui medici e i vigili urbani. La tragedia — che i residenti hanno subito definito «annunciata» — si è consumata ieri mattina a Torre del Greco, in via Falanga, nella zona del mercato. L’allarme viene lanciato alle 10,30, quando la figlia della signora si accorge che la madre sta male e ha perso conoscenza. Il centralino del 118 fa partire subito un’ambulanza ma la vettura resta intrappolata nella «foresta» di banconi colmi di mercanzie. Non c’è spazio. Si cerca tra enormi difficoltà di farla avanzare, i minuti passano e le condizioni della donna peggiorano sempre di più. Accorrono in tanti, anche i vigili urbani, tutti si A piedi rendono conto della gravità della situazione e Colta da malore, segnalano la necessità di i soccorritori la fare presto, l’autolettiga raggiungono a piedi: però è avvolta da una ma è troppo tardi ragnatela di uomini e cose. Non serve la sirena, i sanitari lasciano il mezzo e si precipitano a piedi facendosi largo tra la folla, tra le mani anche un defibrillatore. E, tra le urla di rabbia di chi ha assistito impotente a tutta la scena, cominciano le manovre di rianimazione. Come sempre in questi casi è una lotta contro il tempo, solo che stavolta il tempo è già stato buttato via. Alla fine l’ambulanza arriva, carica la barella e tra le grida parte alla volta dell’ospedale «Maresca». Tutto inutile. La sessantenne arriva al Pronto soccorso già morta. La notizia del decesso provoca ulteriori tensioni nel mercato, dove in molti si scagliano contro la polizia municipale, peraltro sempre nel mirino in questo sovraffollato paesone di oltre 90 mila abitanti alle falde del Vesuvio. E dove ora si riapriranno le polemiche sul caos nell’area mercatale e dove un magistrato dovrà dire di chi è stata la responsabilità di questa morte «annunciata».
Margherita De Bac
Antonio Emanuele Piedimonte
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La ricerca Gli esperti: non bisogna mai sostituire il medico
Quelle app per autodiagnosi che ci rendono ipocondriaci MILANO — Chissà cosa farebbe «Carlo Verdone l’ipocondriaco» del film Maledetto il giorno che ti ho incontrato. Adesso che le diagnosi arrivano sugli smartphone. Le app aprono nuove frontiere nella medicina fai da te. Uno studio appena pubblicato dall’Università di Pittsburgh (Pennsylvania) — che riguarda i melanomi — scatena un dibattito sull’utilità e sui rischi delle applicazioni a uso medico. Il risultato è che — come sottolineano i ricercatori — le nuove tecnologie possono essere utili per migliorare la consapevolezza dei cittadini sui segnali delle malattie, ma non devono mai sostituire il ruolo del medico. Attenzione, poi, a non fare lievitare l’ansia, magari inutilmente. Il rischio è di rimanere incastrati nel tunnel dell’ipocondria. Basta entrare in un negozio di smartphone per essere inondati dalle proposte. Fotocamere che permettono di misurare il battito cardiaco con software sofisticati e che monitorano la frequenza della respirazione attraverso il movimento delle spalle. Esami del sangue che possono essere controllati sul cellulare con app che forniscono i valori di riferimento, gli eventuali organi interessati e le possibili patologie. Programmi che sono in grado di guidarci passo per passo persino nelle operazioni di pronto soccorso (con illustrazioni che aiutano a capire cosa stiamo facendo). Ma la comunità scientifica si interroga sull’uso appropriato delle nuove tecnologie e invita alla cautela. Un esempio arriva dal-
la ricerca dell’Università di Pittsburgh — riportata ieri dal Wall Street Journal — che esamina quattro app dedicate ai tumori della pelle. Sono state esaminate 188 immagini di lesioni cutanee inviate alle quattro applicazioni testate. La percentuale delle diagnosi che si sono rivelate corrette oscilla molto: la forbice va dal 7% al 98%. La differenza è dovuta al fatto che una delle app invia le immagini a un dermatologo certificato, mentre negli altri tre casi, senza l’intervento di un professionista, i risultati
La ricerca Lo studio L’Università di Pittsburgh ha pubblicato uno studio che ha acceso il dibattito su utilità e rischi delle app a uso medico Il metodo Gli autori della ricerca hanno esaminato 4 app dedicate ai tumori della pelle. La percentuale delle diagnosi generate dalle app che poi si sono poi dimostrate corrette oscilla dal 7 al 98% a seconda se i dati raccolti via smartphone venivano inviati o meno a un dermatologo certificato Le conclusioni Il risultato, secondo i ricercatori, è che le nuove tecnologie possono essere utili per migliorare la consapevolezza sui segnali delle malattie ma non devono sostituire il ruolo del medico
sono piuttosto deludenti. Mentre un dermatologo — come sottolinea lo studio — può individuare con certezza un melanoma nove volte su dieci al primo esame. E il pericolo di finire tutti vittime dell’ipocondria? «Non sono sbagliate le app in sé — spiega Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia della decisione della Statale di Milano —. Il problema è l’uso che ne viene fatto. Il rischio è di autoalimentare un processo di distorsioni cognitive. L’utilizzo degli smartphone per farsi un’autodiagnosi può rafforzare l’ipocondria in chi già ne soffre. E l’assenza di un confronto con il medico può alimentare i disturbi d’ansia già esistenti». Invita alle cautela anche Emilio Bombardieri, direttore del Dipartimento di diagnostica per immagini e radioterapia dell’Istituto nazionale dei Tumori: «Le app che contengono algoritmi per identificare, per esempio, i tumori della pelle possono aiutare i pazienti ad avere una risposta immediata ai propri dubbi e a tenere sotto controllo l’evolversi di un neo. Ma nessuno, neppure per un minuto, deve pensare che possano sostituirsi a una vera visita specialistica». Una volta in casa c’era solo l’apparecchio per misurare la pressione. Oggi gli smartphone vanno per la maggiore. Solo il tempo ci dirà se le nuove tecnologie ci aiutano a curarci meglio o se semplicemente fanno moltiplicare l’ansia.
Simona Ravizza
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Cronache 25
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
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L’iniziativa
Un sito raccoglie le storie delle tante vittime con quelle dei loro carnefici. Anziane o ragazzine, toste o deboli: cosa c’è dietro i femminicidi
di GIAN ANTONIO STELLA
È
un pugno allo stomaco il mucchio selvaggio di foto di mariti, fidanzati, conviventi, padri che hanno ammazzato la «loro» donna. Di bacheche zeppe di madri, figlie, fidanzate, amanti assassinate ne avevamo viste tante, in questi mesi. Ma mai una tale carrellata di assassini. Facce banali. Facce normali. Facce serene. Facce spesso «rassicuranti». E proprio per questo, messe tutte insieme, terribili. La bacheca delle vittime e dei «sicari domestici», che si propone di diventare la banca dati per tutte le donne che si battono contro la violenza e per chi se ne occupa per i più diversi motivi professionali, dai poliziotti ai cronisti alle associazioni, è da oggi online. Si chiama inquantodonna.it ed è stata costruita giorno dopo giorno da Emanuela Valente, che per mesi ha raccolto nomi, foto, storie, documenti processuali, link di articoli, telegiornali, trasmissioni televisive per raccogliere la documentazione più ampia possibile intorno al cosiddetto «femminicidio». Non ci sono tutte, chiariamo subito, le donne assassinate negli ultimi anni. Proprio perché la curatrice, che via via sta aggiornando l’elenco coi nomi e le storie anche delle vittime di cui non esistono le fotografie, non ha voluto mischiare tutti i casi insieme: «Se una poveretta è stata uccisa in una rapina in banca o per aver litigato su un prestito, ad esempio, ho preferito lasciar perdere. E
Il professore che uccise con due lame
Il 6 luglio 2010 Andrea Donaglio, professore di chimica di 47 anni (a sinistra), secondo l’accusa ha ucciso a coltellate Roberta Vanin, 43 (sopra). Era la sua ex fidanzata. Si sarebbe accanito colpendola con due diversi coltelli
L’amico che diventa un assassino
Il 7 dicembre 2009 a Gallicano (Lucca) Simone Baroncini (a sinistra), operaio di 35 anni, strangola Vanessa Simonini (sopra), 20. Per l’accusa l’uomo non si rassegnava a essere per lei solo un amico: dopo le ennesime avance rifiutate, la uccide
La furia della guardia giurata
Il 14 settembre 2012 Fabrizio Lottario (foto a sinistra), guardia giurata di 38 anni, sorprende la moglie Manuela Grippo (sopra), 34, a casa dell’amante Antonio Pasqua, 39, a Savigliano. Secondo gli inquirenti Lottario spara e uccide entrambi
Il massacro con la bimba in casa
Il 7 ottobre Paolo Rao (foto a sinistra), ingegnere di 30 anni, secondo l’accusa in un raptus uccide a coltellate l’ex compagna Erica Ferrazza (foto sopra), di 28. Il delitto avviene a Padova, mentre in casa c’è anche la loro bambina di tre anni
Le pugnalate alla madre dei sui 3 figli
Il 9 dicembre 2012 Giovanni Venturato (foto a sinistra), fruttivendolo di Acerra, pugnala a morte la moglie Giovanna De Lucia (sopra), madre dei suoi 3 figli. Entrambi 27 anni, la coppia era in crisi. Lei si era trasferita dalla madre, lui voleva riconciliarsi
I 46 colpi di forbice del militare
Il 2 aprile 2011 a Baricella (Bologna) Claudio Bertazzoli (a sinistra), carabiniere di 45 anni, massacra con 46 colpi di forbice e martello la moglie Camilla Auciello (sopra), 35, davanti alla loro figlia di due. Per l’accusa, voleva che lei se ne andasse di casa
Uomini che uccidono le donne Una bacheca mette online i volti Facce normali, rassicuranti, che tutte insieme diventano terribili questo per sottolineare quante siano le donne uccise proprio "in quanto donna". A causa di un "amore" malato, patologico, delirante. Meglio: a causa dell’idea di "possesso" che avevano i loro assassini». Spiega il sociologo Marzio Barbagli, che forse meglio di tutti ha studiato la storia della criminalità in Italia, che «in realtà non è che oggi siano uccise più donne rispetto a una volta». Se ogni 100 mila abitanti venivano assassinate 3,4 donne nel 1865, la quota già dimezzata a 1,7 nel 1991 (l’anno più violento degli ultimi decenni) è calata nel 2007, ultimo anno di riferimento statistico, a 1,4: un terzo circa rispetto a un secolo e mezzo fa. Mentre in parallelo il tasso di maschi ammazzati scendeva in modo ancora più vistoso di quasi sei volte: da 20 omicidi ogni 100 mila cittadini subito dopo l’Unità a 3,6 oggi. «Quella che è cambiata però, grazie a Dio, è la percezione
della gravità del fenomeno», insiste il criminologo, «insomma, l’omicidio di una donna massacrata "in quanto donna" ci sembra ogni giorno più insopportabile». Giovanissime e anziane, poco vistose e bellissime, povere e benestan-
ti, remissive o toste, orgogliose o rinunciatarie: erano una diversa dall’altra, le donne assassinate. Facevano le professoresse e le infermiere, le casalinghe e le operaie, le studentesse o le pensionate. E toglie il fiato scorrere quelle immagini di una
quotidianità brutalmente interrotta: Elena con un vaso di fiori, Maria Silvana con lo zainetto in montagna, Giulia col vestito da sposa, Anna con un cappellino di paglia, Ilaria che brinda con un calice di prosecco, Lia che coccola il figlioletto nella
Brindisi
Gioca all’Uomo Ragno, muore soffocato a 6 anni BRINDISI — Insieme con il fratellino più grande stava giocando ad imitare Spiderman, l'eroe dei fumetti. Ma qualcosa nel gioco è andata male e il bimbo, sei anni, è morto soffocato. La tragedia è avvenuta ieri sera a Latiano, nel Brindisino. Dopo l'allarme sono intervenuti i carabinieri che, dopo una lunga ispezione nell'abitazione, hanno ricostruito l'accaduto grazie anche all'aiuto del fratellino della vittima che ha 10 anni. Nel pomeriggio di ieri i due bambini stavano giocando imitando i loro
personaggi dei fumetti preferiti. Ad uno dei due è venuta in mente l'idea di imitare Spiderman. Hanno appeso un laccio alla maniglia della porta — stando a quanto ricostruito dagli investigatori — e il più piccolo ha legato la corda attorno al collo facendo finta che fosse una ragnatela. Poi si è lanciato sul divano ed è rimasto soffocato. Inutili i tentativi dei soccorritori di rianimarlo.
An. Ba. © RIPRODUZIONE RISERVATA
culla... E fermano il fiato le didascalie che sintetizzano le tragedie da approfondire con un clic: «Emiliana Femiano, 25 anni, estetista. Massacrata con un numero indefinibile di coltellate (almeno 66 di cui 20 al cuore) dall’ex fidanzato che già l’aveva accoltellata un anno prima». «Mirella La Palombara, 43 anni, operaia. Uccisa con dodici colpi di pistola dal marito». «Alice Acquarone, 46 anni, dipendente di una mensa scolastica, mamma. Uccisa dal compagno che le ha fracassato il cranio con una chiave inglese, ha poi avvolto il corpo in un tappeto e lo ha gettato nel cortile condominiale». Più ancora, però, se possibile, gela il sangue scorrere le foto dei tantissimi «lui». E se qualcosa nei nostri pensieri è rimasto impigliato degli studi di Cesare Lombroso intorno a certe facce che si distinguono «per la esagerazione degli archi sopracciliari, pel naso deviato molto verso destra, le orecchie ad ansa» o certi «uomini bruti che barbugliano e grugniscono», la panoramica del nuovo sito web mostra tutta un’altra categoria di assassini della porta accanto. E se esistono rare facce che ti farebbero cambiar marciapiede la sera, in gran parte quegli omicidi rappresentano in pieno la banalità del male. La ferocia che si nasconde dentro esistenze apparentemente anonime. «Strano, era tanto bravo ragazzo...». «Mai dato problemi sul lavo-
ro...». «Sempre così gentile, così educato...». Alcuni, come Salvatore Parolisi (il marito assassino di Melania Rea) o Mario Albanese (il camionista che un anno fa uccise a Brescia l’ex moglie Francesca, il suo compagno, una figlia e il suo fidanzatino) son finiti sulle prime pagine. Altri hanno avuto qualche titolino qua e là. Quello che li accomuna, accusa Emanuela Valente, è la volontà di affermare il «dominio» sulla donna assassinata. E spesso l’aver beneficiato di una certa «indulgenza» giudiziaria. Come «Ruggero Jucker detto Poppy, 36 anni, rampollo della Milano bene, Re della zuppa. Fa a pezzi la fidanzata con un coltello da sushi e lancia pezzi in giardino. Condannato a 30 anni in primo grado, pena patteggiata in appello e scesa a 16 poi ulteriormente ridotta a 13. Ha già usufruito di 720 giorni di libertà come permessi premio e sarà libero nel giugno 2013». O l’impiegato palermitano Renato Di Felice che qualche anno fa uccise la moglie Maria Concetta Pitasi, una ginecologa, durante l’ennesima lite davanti alla figlia. Non aveva mai avuto grane con la giustizia, era descritto come un uomo mite sottoposto dalla consorte a piccole angherie quotidiane, era difeso dalla figlia: «Non ne potevamo più». Dopo due giorni, in attesa del processo, fu mandato a casa perché «non socialmente pericoloso». Mesi in cella dopo la condanna: dieci. Per non dire di certi recidivi. «Emiliano Santangelo appena esce dal carcere uccide la ragazza che lo aveva fatto condannare per violenza sessuale. Quando Paolo Chieco — condannato a 12 anni e 6 mesi poi ridotti a 8 anni e 4 mesi per il tentato omicidio della convivente Anna Rosa Fontana — ottiene i domiciliari, a 300 metri di distanza dalla casa di Anna Rosa, finisce di ucciderla. E lo stesso fa Luigi Faccetti: condannato a 8 anni per il tentato omicidio della fidanzata, dopo appena 10 mesi ottiene i domiciliari e la uccide con 66 coltellate: 52 in più rispetto alla prima volta». Quasi tutte le donne uccise, accusa la curatrice del sito, avevano subito già minacce e violenze, ma la maggior parte di loro non le aveva denunciate: «Quelle che l’hanno fatto, però, non hanno ricevuto alcuna protezione. Lisa Puzzoli, Silvia Mantovani, Patrizia Maccarini e molte altre sono state uccise dopo aver denunciato chi le minacciava, dopo aver chiesto ripetutamente aiuto. Monica Da Boit ha chiamato il 113, terrorizzata, poche ore prima di essere uccisa ma la pattuglia non è intervenuta. Sonia Balconi è morta per un "guasto elettrico al sistema informatico" che aveva fatto dimenticare le sue denunce...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
La 27ª ora Commenta su corriere.it
In Cassazione Pena definitiva per estorsione ai danni di Trezeguet. Il fotografo introvabile ieri notte. Sul suo sito: guai se non torna a casa
La Procura
Corona condannato a 5 anni, scatta il carcere
«Ferilli non offese dicendo gay»
MILANO — La polizia l’ha cercato a lungo per notificargli l’ordine di carcerazione, ma fino a tarda sera di Fabrizio Corona non c’era traccia dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni per l’estorsione al calciatore Trezeguet riaprendogli le porte del carcere, e stavolta con poche speranze di uscirne presto. Corona perderà anche l’affidamento in prova ai servizi sociali ritrovandosi sulle spalle una pena complessiva di circa sette anni e mezzo sulla quale pendono altri procedimenti ancora aperti. Affidamento che gli impone di rientrare a casa entro l’una di notte, «l’ora X» la definisce il suo sito, se non vuole «peggiorare gravemente la sua già difficile situazione. È l’ultimo capitolo della
vicenda Vallettopoli che, avviata a Potenza dal pm Henry John Woodcock, nel 2007 sfociò in una serie di arresti prima di essere trasmessa a pezzi ad altre Procure. A Milano fu il pm Frank Di Maio a sviluppare e approfondire le indagini chiedendo al processo sette anni di reclusione, ma a dicembre 2009 il tribunale condannò Corona a 3 anni e 8 mesi per due tentativi di estorsione ai danni dei calciatori Adriano e Coco, assolven-
Vallettopoli È l’ultimo capitolo della vicenda Vallettopoli avviata dal pm Henry John Woodcock
dolo da uno al motociclista Melandri e da un’estorsione ancora a Coco. Un anno dopo l’appello ridusse la pena a 17 mesi confermati in Cassazione. Il processo torinese è stato molto più severo. L’accusa per Fabrizio Corona era di aver estorto a colpi di foto 25mila euro al calciatore della Juventus David Trezeguet violandone anche la privacy. Fu condannato in primo grado a tre anni e 4 mesi, pena resa ancor più dura il 16 gennaio 2012 dalla Corte d’appello che la innalzò a ben 5 anni. Confermati ieri dalla Cassazione, subito dalla Procura generale di Torino è partito l’ordine di carcerazione. Dall’arresto in Basilicata e fino a non molto tempo fa Corona non ha perso occasione per confermare la fama controver-
sa di bello e dannato, anche con le sue relazioni sentimentali, dal matrimonio e divorzio tempestosi con la modella croata Nina Moric al naufragio successivo del fidanzamento con la showgirl argentina Belen Ro-
driguez. Con la giustizia ha avuto altri incontri ravvicinati. Ad esempio, ha preso 3 anni e 10 mesi in appello per la bancarotta fraudolenta da 6 milioni della sua agenzia Corona’s, 20 mesi
Paparazzato Sopra, David Trezeguet; a sinistra, Fabrizio Corona
per aver corrotto nei suoi cento giorni di cella un agente di polizia penitenziaria che gli fece arrivare una macchina fotografica a San Vittore e altri 21 per aver speso banconote false. Quando ad ottobre le pene definitive arrivavano ancora a 30 mesi, l’avvocato Giuseppe Lucibello riuscì nel miracolo di far ottenere a Corona (sottoposto a sorveglianza speciale) l’affidamento in prova ai servizi sociali lavorando per la sua nuova agenzia Fenice nata dalle ceneri della Corona’s.
Giuseppe Guastella
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Dare dell’omosessuale non è offensivo. Lo scrive il pm di Bergamo, Gianluigi Dettori, nella richiesta di archiviazione del fascicolo per diffamazione «Francesco Testi contro Sabrina Ferilli». Lei aveva smentito un gossip, facendo riferimento a «profondi rapporti» tra lui e il produttore Alberto Tarallo. Una frase allusiva, per l’attore, che l’ha querelata. Ma per il pm è un riferimento generico e, comunque, la condizione gay è socialmente accettata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Cronache 27
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Società In assenza di una legge, Alitalia le equipara a quelle normali. I ristoranti chiedono chiarimenti al ministero
Le foto su Vogue
Sigarette elettroniche, i primi divieti Un Comune impedisce di fumarle in ufficio, stop su treni e aerei Polemica per le modelle tra le rovine dell’uragano
MILANO — Con o senza tabacco, sempre sigaretta è. Così, almeno, la pensano al Comune di Lomazzo. Conseguenza: il sindaco del paese in provincia di Como ha firmato un’ordinanza che d’ora in poi proibisce l’uso della sigaretta elettronica all’interno del municipio, negli uffici pubblici e nella biblioteca, oltre che in asili e scuole. Si attende invece che il ministero della Salute sciolga il dubbio tra fumo e vapore: sono assimilabili? Non è chiaro. E dunque non esiste ancora un’indicazione chiara su come comportarsi per i gestori di bar, locali e ristoranti. Che in caso di discussioni tra clienti — sempre più frequenti — non possono far altro che ricorrere a dialogo, cortesia, moral suasion e pacifica composizione degli eventuali diverbi. Tutto ruota intorno alla domanda: il divieto di fumo vale anche per il fumo tecnolo-
Stati Uniti
Fumatori celebri
Morgan Il giudice di X Factor trasgredisce, ma senza tabacco: per lui una sigaretta elettronica, anche in trasmissione gico? Alitalia, Trenitalia e Trenord (le ferrovie regionali lombarde) ritengono di sì: la sigaretta elettronica «non è autorizzata» sugli aerei e sui treni. All’interrogativo ha dato una risposta chiara, probabilmente primo in Italia, il sinda-
Vasco Rossi Il rocker è diventato persino testimonial di un modello di sigaretta che porta il suo nome, «Il Blasco»
Il dibattito L’Oms raccomanda restrizioni. Ma per molti medici non vanno demonizzate
Jack Nicholson Anche l’attore hollywoodiano è stato fotografato con la sigaretta elettronica, come Johnny Depp in «Tourist»
co di Lomazzo, Gianni Rusconi (Lega). Che argomenta: «Pur cercando qualche precedente a cui ispirarci, non ne abbiamo trovati. I dubbi su questo prodotto e sui suoi effetti sono ancora troppi e ci è sembrato giusto prendere una po-
sizione». Una fumata elettronica negli spazi comunali costerà una multa da 25 a 500 euro. Bisogna ricordare che la legge Sirchia ruota intorno alla questione del fumo passivo. Va dunque capito se, con la diffusione sempre più massiccia dei marchingegni sostitutivi, si possa parlare di «vapore passivo». L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda «le stesse restrizioni», ma si riferisce soltanto alle sigarette elettroniche che contengono nicotina. «All’inizio dell’anno abbiamo inviato un quesito al ministero — spiega Marcello Fiore, direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi — per sapere se ci sia equiparazione. Per ora esiste un solo parere generico e non conclusivo». Come si regolano allora baristi e ristoratori in caso di discussioni tra fumatori elettronici e vicini di tavolo che non sopportano il vapore (a volte con nicotina, altre con
diversi aromi)? «Col buon senso», risponde Fiore. Che conclude: «Fino a che non ci sarà certezza della legge, non si può fare altro, anche se le controversie aumentano». Tecnicamente, secondo alcuni pareri, il divieto di fumo in luoghi pubblici non prevede distinzioni. Servirebbe quindi un provvedimento che esoneri le sigarette elettroniche dalla legge. Per questo, spiegano da Alitalia, «non sono autorizzate sui nostri aerei». Trenitalia ha optato per una condotta simile: in attesa di una normativa chiara, i capitreno invitano a spegnere. La stessa scelta di Trenord in Lombardia: «Fino a che non si stabilisce il contrario, che siano tradizionali o elettroniche, sempre di sigarette si parla. Quindi non è consentito accenderle in carrozza».
Emanuele Caso Gianni Santucci
Top model in tacchi alti fotografate con i soccorritori dell’uragano Sandy sullo sfondo di una New York colpita dal disastro. Gli scatti, firmati da Annie Leibovitz e pubblicati da Vogue sul numero di febbraio, negli Usa hanno provocato una serie di critiche al mensile diretto da Anna Wintour. A ottobre, a causa di Sandy, un milione di persone sulla costa Nord Est del Paese sono rimaste al freddo e senza luce per settimane, altre hanno perso la casa. Le vittime furono oltre 100. Passato lo choc, in molti non hanno apprezzato il servizio di 12 pagine che accosta i soccorritori a ragazze che indossano «il meglio delle collezioni di New York» per la primavera (sopra una foto, copyright A. Liebovitz/Vogue). «Inadeguato» e «stonato» i giudizi ricorrenti. Ma qualcuno ha ricordato che la rivista contribuì a raccogliere 1,7 milioni di dollari per le famiglie colpite da Sandy. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gioca con Notre Dame University, che lo difende: «È vittima di una burla». Lui sapeva dal 6 dicembre che la ragazza non esisteva
Perché abbiamo creduto al campione che mentiva sulla storia d’amore e morte La stella del football: la mia Lennay se n’è andata. Ma era una donna virtuale DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Sui siti Internet e sotto «hashtag» di Twitter come «#teoing», creati per infierire sul campione beffato, trovi immagini come quella di una doccia vuota sulla quale compare il titolo «Foto della fidanzata di Manti Te’o, nuda». Oppure lo scorcio idilliaco di una spiaggia deserta che fa da cornice ad un messaggio da amore cieco: «Mi piaci così, stesa sulla sabbia sotto il sole; non vedo l’ora di raggiungerti». Sono migliaia i messaggi beffardi che da un paio di giorni i ragazzi americani mettono in rete. Reazioni sarcastiche alla scoperta che la «love story» — amore struggente, malattia e morte come nell’omonimo romanzo di Erich Segal e relativo film — del campione dei campioni del college football era una relazione fasulla. Nello scorso autunno la star del Notre Dame, squadra dell’omonima università dell’Indiana, aveva pianto in poche ore per la morte dell’amatissima nonna e della fidanzata Lennay Kekua, sopravvissuta miracolosamente a un incidente automobilistico solo per morire poco dopo di leucemia (come la protagonista di «Love Story», interpretata 42 anni fa al cinema da Ali MacGraw). «Se n’è andato l’amore della mia vita» aveva detto lo studente-«linebacker» originario delle Hawaii. Poi era sceso in campo giocando straordi-
nariamente bene e trascinando la sua squadra alla vittoria del titolo. Commozione e ammirazione per l’uomo e l’atleta: il professionista col cuore infranto che non si fa piegare dalla disgrazia. Salvo che Lennay Kekua, si scopre ora, non è mai esistita: è una creatura digitale costruita su Internet usando l’immagine di un’altra donna — Diane O’Meara, californiana che lavora nel marketing — e una rete di
Le interviste In un’intervista l’atleta disse che la relazione si svolgeva solo via computer e telefono Ma non è la sua unica versione messaggi sui social network e di telefonate. Tutto orchestrato, a quanto pare, da Ronaiah Tuiasosopo, un ragazzo californiano anche lui con un passato nel football. «Manti è vittima di un’elaborata burla» lo difendono l’università e i suoi fan. «Macché, è lui che ha architettato tutto per farsi pubblicità o con altri scopi» reagiscono gli scettici. Molti siti come Boston.com ipotizzano che Manti, 21enne mormone, abbia inventato la storia per qualche tortuosa esigenza psicologica o per nascondere una presunta omosessualità. Altri pensano che la storia servisse a difenderlo
dalle «supporter» troppo appassionate. Lui, a parte un imbarazzato comunicato in cui ribadisce di essere vittima di raggiro, fino a ieri sera taceva. Avrà molto da spiegare, non solo perché la burla era grossolana e piena di incongruenze, ma anche perché ne è stato quantomeno complice: il giocatore era stato informato il 6 dicembre che Kekua non era mai esistita, ma, nonostante ciò, ha continuato a dare interviste nelle quali ricordava con toni struggenti la sua storia d’amore. Una storia declinata in vari modi: con qualche giornalista Manti aveva accennato ai suoi incontri con Kekua, ad altri aveva detto che la relazione si era sviluppata solo tra pc e telefono. Altri «indizi di reato»: il padre del giocatore ha detto che la fidanzata-fantasma era andata più volte a trovare Manti durante i soggiorni nella casa di famiglia alle Hawaii. E Tuiasosopo, l’architetto della burla, un quarterback di 22 anni, è un vecchio amico di Diane O’ Meara, la ragazza delle foto (che dice di non sapere nulla) e ha frequentato per un certo periodo Manti. Ora lavora in una comunità religiosa come musicista «gospel». Una ragazzata goliardica che la fama dell’atleta trasforma in caso nazionale? La storia appassiona l’America e merita l’attenzione anche di chi non ama il football perché fa salire la stampa sul banco degli imputati e apre gli occhi del pubblico sulla diffusione online di
In campo Manti Te’o, 21 anni, linebacker nella squadra di Notre Dame (AP). In alto il finto profilo Twitter di Lennay Kekua: creatura soltanto digitale
identità inventate. Fenomeno che ha un nome: «catfishing», derivato dal film di due anni fa («Catfish») che racconta di un creatore di identità virtuali. Il caso imbarazza giornali e tv che si sono bevuti per mesi una storia inverosimile (e giudicata falsa da molti in rete), fino a quando la verità è emersa grazie al sito Deadspin.com. Storia di sport e d’amore troppo bella per essere sottoposta al cinico scrutinio dei cronisti è l’accusa ai «media» tradizionali. Colpevoli di aver ignorato l’universo delle storie inventate in rete: un «mondo parallelo» di relazioni incrociate tra identità reali e virtuali che ha un suo «reality» su Mtv con lo stesso titolo (Catfish). Palcoscenico per i personaggi più diversi: dalle mogli che mettono un amante elettronico tra le braccia della rivale che insidia il marito, a uomini che alimentano una storia in rete spinti dalla solitudine. E che poi rinviano all’infinito l’incontro fisico con la partner per paura di un confronto con una realtà che rischia di rilevarsi inesistente o meno suggestiva del romanzo costruito online (l’81% di chi va su siti di ricerca del partner mente su peso, età o statura). «Mescolare identità reali e immaginarie è pratica comune» sostiene Andrew Jarecki, produttore del documentario del 2010 e dello show di Mtv. «Era inevitabile, prima o poi, il coinvolgimento di qualche personaggio noto, con la nascita di un caso». Un gioco di specchi delle identità, l’ultimo regalo della civiltà digitale.
Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Controcopertina
Viaggi
Bambini e bambine, l’idea del codice neutro
B&B e guesthouse Rinascimento Malindi
di Federica Seneghini
di Fabrizio Guglielmini
Tempi liberi Stili di vita, viaggi,
tecnologia e benessere
I nuovi spot Ci identifichiamo con i protagonisti. E i prodotti restano sullo sfondo
Adesso parliamo di te La pubblicità 3.0 di ELVIRA SERRA
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iccolo test sulla pubblicità. Che cos’hanno in comune la mamma rapper che ha appena spopolato su Youtube, la mamma che abbraccia sua figlia alle Olimpiadi e la mamma che partorisce? Tutte madri: risposta troppo facile. Tutte donne che ci emozionano: giusto. Tutte protagoniste nelle quali ci identifichiamo: bingo! Quelle persone siamo noi e quegli spot parlano di noi. Noi ci specchiamo nelle storie raccontate e dopo, soltanto dopo, nel prodotto (a proposito: erano un’auto, un detersivo e un gestore di energia elettrica). È la comunicazione, bellezza. E si evolve come il linguaggio. Una volta era il prodotto, poi il marchio, adesso il consumatore. Fino agli anni Ottanta il messaggio era: compra, compra, compra. L’azienda era forte e imponeva al suo cliente cosa fare. Ora l’acquirente è più critico (e più povero) e per catturarne l’attenzione (e il portafogli) bisogna stabilire con lui empatia: «Siamo sulla stessa barca». «La comunicazione 3.0 sta caratterizzando gli anni Dieci del Duemila: non è più importante cosa faccio io marchio, ma cosa faccio per te consumatore. Al centro ci sei tu, racconto la tua storia e il tuo stile di vita», spiega il pubblicitario Lorenzo Marini, fresco vincitore del «Best Performance Key Award 2012». È lui a raccontare dei tempi in cui bastava un maccheroncino di grano nella tasca di un papà a farci scegliere un prodotto. «La comunicazione 1.0 era molto diretta. Il passo successivo è stato promuovere il marchio, il resto gli ruotava attorno. Oggi quello che si vuole davvero vendere sta sullo sfondo, è quasi un messaggio subliminale. Non ricordi un oggetto, piuttosto un’emozione, uno stato d’animo che ti rimanda a quel prodotto che ha fatto da ponte tra il produttore e il consumatore». Su questo si è specializzato il mondo anglosassone, con spot che appassionano e solo alla fine rendono esplicito il nome del committente. È il caso dei video pro-
posti negli ultimi due anni da John Lewis — catena di grandi magazzini che vendono di tutto, dall’elettronica all’abbigliamento — ormai accolti dagli inglesi come un evento tivù: due anni fa sotto Natale raccontarono l’attesa spasmodica di un bambino, non per scartare i suoi doni, ma per dare il suo ai genitori; il mese scorso invece era la storia di due pupazzi di neve (e buona parte del successo va riconosciuta al riadattamento in versione romantica di canzoni come Please, please, please degli Smiths o The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood). Stessa filosofia per i supermercati Morrisons, che a dicembre hanno trasmesso l’incontro-scontro di una donna con un super-tacchino sul ring delle feste: lei, stremata dai preparativi del pranzo di Natale, cucinava sopra una montagna di piselli. Video anche ironici, ma che emozionano. Tali da giustificare quanto il critico televisivo Aldo Grasso ha scritto più volte: «Succede da tempo, e non è più una battuta di spirito, che l’interruzione pubblicitaria sia più interessante del programma, che gli spot si pongano come profilassi estetica del palinsesto, che gli artisti diano il meglio di sé nei trenta secondi». I filmati «storytelling», che raccontano la (nostra) storia, non sono però solo un adeguamento al linguaggio contemporaneo. Ma una scelta indispensabile. Lo spiega bene il sociologo dei consumi Enrico Finzi: «Questi fenomeni vanno letti co-
me un tentativo intelligente di diminuire il rigetto crescente nei confronti dell’advertising. La critica è eccezionalmente cresciuta e non è più quella ideologica di vent’anni fa. Il consumatore si è stufato delle pubblicità enfatiche che raccontano la realtà per iperboli. Non si riconosce più e si innervosisce». Di qui la ricerca delle soluzioni: «La prima: l’ironia, che funziona sempre». Vedi lo scimmione che beve il drink o la conduttrice che perde la pancia con lo yogurt. Ma c’è chi si spinge ben oltre: l’anno scorso a Cannes è stata premiata la reclame di un condizionatore che mostrava i papà nella loro forma peggiore, in mutande, vinti dal caldo. Finzi prosegue: «Il tentativo di minimalismo, invece, non ha fatto presa. Mentre la scelta dell’empatia si è rivelata fondamentale: il prodotto è diventato una comparsa, i vecchi meccanismi sessuali della conquista non ci sono più, si lavora sulla complicità; io e te siamo dalla stessa parte della barricata». Alessandro Orlandi, direttore creativo per l’Italia della pluripremiata Saatchi & Saatchi, dà una chiave di lettura in più. Perché il bisogno di suscitare emozioni è dettato paradossalmente dai nuovi media. «Chi guarda "sente" qualcosa e lo segnala ad altri, condivide il link. Questo genera free media, grazie al passaparola gli altri parlano di noi». @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fino agli anni 80 il messaggio era «compra, compra, compra», con l’azienda che dettava le regole. Ora che il consumatore è più critico (e povero) per conquistarlo si gioca sull’empatia: «Siamo sulla stessa barca»
In Italia e all’estero
L’evoluzione
Anni 80 Fino a tutti gli anni Ottanta i messaggi pubblicitari si concentrano sul prodotto: è la pubblicità 1.0. Si tratti di un maccheroncino di grano, un detersivo o un aperitivo, il consumatore viene «guidato» in modo palese nella scelta dell’acquisto ed è in una posizione subordinata rispetto al prodotto
Anni 90 Negli anni 90 e fino al Duemila la pubblicità è 2.0: si concentra sul marchio. La marca diventa più importante del prodotto ed è sempre bene in evidenza in tutti i filmati. Non è importante, per esempio, quale telefonino comprare: l’importante è che sia di una certa azienda
Fiat La mamma rapper della nuova 500L nello spot per il mercato inglese. È diventato un tormentone su YouTube
Morrisons La donna che combatte contro un tacchino e cucina su una montagna di piselli per i supermercati inglesi
Procter&Gamble Si chiama «Thank You, Mom» lo spot globale ideato per le Olimpiadi e premiato come il migliore
Bgh Premiata a Cannes l’ironia dei condizionatori che nel mercato argentino hanno «messo in mutande» i clienti
Enel Filmato speciale per i 50 anni dell’azienda: una mamma partorisce sulle note di Elvis «Always on my mind»
John Lewis Premio a Cannes per lo spot natalizio 2011 dei grandi magazzini londinesi sulla lunga attesa di un bimbo
2010 Siamo nel pieno della pubblicità 3.0. Dal 2010 gli spot raccontano sempre di più storie nelle quali il consumatore si identifica. Il prodotto è quasi un messaggio subliminale, il marchio compare raramente o alla fine. Il video crea un ponte tra il consumatore e il prodotto: più si specchia nel protagonista più si riconosce nell’oggetto da comprare
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Tecnologia
Abitare
Arrivano i telefononi (con i maxi schermi)
Il legno trasforma la casa Bentornata boiserie
di Giancarlo Calzetta
di Silvia Nani
La 27ª ora Commenta su corriere.it
I nuovi consumatori La spesa «ragionata» ci costringe a diventare adulti
Al «super» con la lista La ricreazione è finita di ERRICO BUONANNO
L’autore Romano, classe ’79, nel 2003 ha vinto il premio Calvino con «Piccola serenata notturna». Del 2012 «L’eternità stanca», Laterza
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on c’è che dire, le ricette anticrisi sono immancabilmente delle scoperte dell’acqua calda, ma hanno una proprietà comune: rendono in genere molto «smart» ciò che finora ci appariva banale, frustrante, noioso. Sono il regno dell’ovvio e del buonsenso, ma quell’acqua calda, riscoperta, la fanno sembrare più frizzante. Nei tanti siti di consigli domestici messi a disposizione dal web si sta diffondendo in questi giorni, ad esempio, una tendenza americana, la nuova moda importata dagli Usa che sembrerebbe il toccasana per tante arrancanti economie familiari. Un nuovo uovo di Colombo: fare la lista della spesa. Contro gli sprechi di ogni giorno, contro le spese folli e inutili, niente di meglio che munirsi di proverbiale carta e penna (benché molti siti e applicazioni per smartphone ne offrano anche versioni elettroniche: Shopping List, Quicky...). E il risultato è una spesa mirata, che prenda in considerazione quello che manca e che ci serve davvero, e che non eviti soltanto di acquistare «doppioni», ma ci aiuti pian piano a sviluppare una coscienza più chiara di quanto in effetti consumiamo in un mese e di quanto al contrario va buttato. Inutile dire che si parla di una lista strategica, certo ispirata ma perfezionata rispetto a quella della nonna, da compilare con rigore e metodo. Siti specifici come sorel-
Gli elenchi hanno un unico scopo, da sempre: contenere e racchiudere, ovvero combattere l’infinità dell’universo, dei desideri e delle voglie dell’uomo. L’obiettivo contrario dei centri commerciali: tutto, senza ristrettezze né remore
leinpentola.com o bambini.doctissimo.it possono offrire per esempio un decalogo pratico per una lista della spesa perfetta. Regola uno: non meno di dieci devono essere i minuti trascorsi a redigere il catalogo, studiando il frigo e la dispensa con cura. Regola due: bisogna decidere il menù, in partenza, per ogni pranzo, ogni cena, ogni merenda e ogni spuntino della settimana; e dunque conoscere le proprie abitudini, da quelle più sane agli spuntini della mezzanotte. Regola tre: non più di cinque devono essere i prodotti extra-lista che ci possiamo concedere una volta arrivati al supermercato.
Le regole
Dedicare tempo all’elenco Impegnare almeno dieci minuti per «studiare» frigo e dispensa La lista deve essere molto chiara e accurata
Programmare ogni pasto Decidere il menù, in partenza, per ogni pranzo, cena o spuntino della settimana; tener conto delle proprie abitudini alimentari
La strategia del rigore Al supermercato serve rigore: non bisogna concedersi più di cinque «trasgressioni» o acquisti di prodotti extra-lista
E ancora: redigere la lista sempre a stomaco pieno (e a stomaco pieno far la spesa) per farsi guidare dalla testa; e, con un tocco di sessismo, antifemminista e antimaschilista in un unico colpo, lasciare che a fare la spesa siano sempre le donne, che, come è noto, sono più brave a risparmiare. Forniti di queste direttive, potremo ottenere degli acquisti al millimetro, la sicurezza delle mensole, lo scampo dalla tentazioni. Al solito, l’uomo è ciò che mangia. La spesa ci parla di noi e, senza paura di strafare, possiamo dire che i consumi rappresentano forse un consumo più alto: quello dei giorni, il nostro rapporto con la vita e il futuro. Perché la lista è molto pratica, ma ha un unico scopo, da sempre, di qualsiasi tipo essa sia: contenere e racchiudere, ovvero combattere l’infinità dell’universo, dei desideri e delle voglie dell’uomo. Scopo contrario a quello del supermercato, cioè, come sa bene chiunque frequenti questo tempio moderno dell’incontenibilità e della voglia. Gli acquisti più inutili, gli scaffali affrontati a stomaco vuoto, senza pensiero e senza lista. I beni comprati sempre a vanvera, sempre non abbinabili, sempre non calibrati. In una parola, il consumismo, cos’altro sarebbe se non un istinto, uno spicchio illusorio d’immortalità che era stata concessa a noi massai? E la certezza che ci sarà un secondo momento, una seconda possibilità, di tempo, di soldi, per ricomprare quel che serve, ma intanto: senza ristrettezze né remore, il tutto! La spesa, la spesa senza lista, rappresentava la mezz’ora d’infantilismo concessa, senza principio di realtà, senza pensiero del futuro, senza la frutta e l’insalata (lo capivamo troppo tardi), ma con scorte abbondanti di formaggi inutili. La crisi, la lista, ci hanno donato previdenza. Ci hanno costretto a diventare più adulti, o per dir meglio un po’ più vecchi. E la condanna, ed il pregio dei vecchi si sa bene qual è: a differenza dei bambini, loro, sì, pensano al futuro. Lo fanno giorno dopo giorno, di settimana in settimana, purtroppo senza esagerare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Viaggi Itinerari africani
I
resort macinano lunghe giornate sotto le palme, le ville private sono un mistero dietro impenetrabili muri di filo spinato e graziose bouganville. Ma da qualche tempo un terzo incomodo ha fatto capolino sulla scena tropicale: i Bed & Breakfast. In Europa formula collaudata, i B&B sono approdati sulla costa del Kenya come l’Uovo di Colombo. Gennaio 2013, benvenuti a Malindi. Luca e Jessica, modenesi, hanno aperto la loro guesthouse con prenotazioni in continua crescita. Sono i «nuovi» italiani arrivati qui con l’idea di intercettare un turismo indipendente, che pernotta in piccole strutture cercando soluzioni a budget contenuto, senza rinunciare ad atmosfere accoglienti che qui sono declinate in stile swahili, sintesi fra architetture dell’Africa orientale e arredi arabi. Bastano 8/9 giorni, viaggio incluso, per vivere le spiagge e l’atmosfera della località costiera, da un millennio crocevia e luogo d’incontro (e scontro) di arabi, inglesi, portoghesi e indiani. A imporre ritmi e colori sono però gli africani, con i loro tuk-tuk (i taxi «Ape» a tre ruote) e soprattutto con i mercati, regno della trattativa a oltranza. Ma la routine dell’enclave «tricolore» ai tropici sta cambiando. Al «Karen Blixen» o al «Bar Bar» (capisaldi della convivialità fra gli italiani residenti) lo confermano: complice la crisi nella madrepatria, che ha ripercussioni sulle proprietà all’estero, le ville sfitte o invendute si moltiplicano (sono centinaia gli immobili sul mercato, a fronte di circa 3.000 italiani residenti) e in parallelo si espande il nuovo mercato B&B con prezzi resi ancora più competitivi da un cambio molto favorevole per l'euro. Stile e risparmio tropicali Spesso le case riconvertite (come la Simba House, i cui proprietari la abitano da 15 anni; www.simbahouse.net; +254.72.8293784) si trovano nei dintorni della celebre Casuarina Road. Oppure sono nate in zone centrali di Malindi. È il caso della Swahili House nella zona araba (Shella) sul lungomare: la grande casa è stata ristrutturata seguendo le ibridazioni afro-arabe della regione. La formula: prezzi accessibili (70 euro la doppia) e pochi ospiti alla volta (massimo sei persone, www.malindiswahilihouse.com; +254.733.789807). La posizione al centro della Città Vecchia è «strategica» per raggiungere a piedi le strade (Uhuru road e Mama Ngina road) ricche di negozi arabi e indiani. Altrettanto accoglienti sono la Marine Holiday House (www.marineholidayhouse.net), casa con rigoglioso giardino a poca distanza dal Parco Marino. In una zona residenziale (a cinque minuti dal centro), la Joysvilla Guesthouse (tel.
L’altra B&B e guesthouse per turisti indipendenti accanto a resort e superville Nuovi itinerari nella città che rinasce +254.20.2335362) propone cinque camere (35 euro per la doppia standard) circondate da un baobab secolare e piscina.
L’escursione Un tratto del percorso Mida Creek, che si può fare anche in giornata e prevede un percorso tra le mangrovie
La costa, chilometri di spiagge La costa sull’Oceano Indiano a gennaio e febbraio è da sogno per una «fuga all'inglese», complice il clima secco (temperature fra i 26 e i 30 gradi) e le spiagge progressivamente più libere dalle alghe. Malindi e la vicina Watamu possono contare su due grandi Riserve marine protette dalla Kenya Wildlife Authority. Il Malindi Marine National Park ospita tartarughe, coralli e una fauna ittica importante, ed è difeso strenuamente dal leader del «Malindi Green Town Movement» Godfrey Karume contro le iniziative edilizie (come il nuovo resort di Flavio Briatore, all’interno del Parco) già approvate dal governo keniota e che rischiano di danneggiare in modo irreversibile aree (fino a poco tempo fa) protette. Molto popolare è la visita «mordi e fuggi» agli isolotti che emergono con la bassa marea denominati «Safari Blue» (nota ovunque con l’appellativo di «Sardegna due» ma al Karen
Come fare Il viaggio Le principali compagnie aeree e i charter collegano Roma e Milano a Nairobi e Mombasa con voli diretti quotidiani (8/10 ore) e via Addis Abeba, Il Cairo e altri scali (a partire da circa 550 euro a/r) Da Nairobi la compagnia Kenya Airways collega la capitale a Malindi (160 euro a/r) Il luogo Fuso Orario: due ore avanti rispetto all’Italia (un’ora quando in Italia vige l'ora legale). Lingue: swahili e inglese. Moneta: Scellino keniota (circa 110 Kes per un euro)
Blixen non sanno a chi sia venuta la bizzarra idea...) mentre relativamente pochi turisti scelgono la magnifica Che Shale, 30 chilometri a nord di Malindi, dove l’omonimo resort (a gestione inglese) propone servizio ristorante anche per gli ospiti che non pernottano qui, oltre al noleggio e alle lezioni di kitesurf (www.cheshale.com). Ma al di là degli sport da spiaggia, è lo scenario che lascia a bocca aperta: chilometri di sabbia color oro rosa e per giunta deserta, che con la bassa marea diventa impressionante per estensione. Mini safari a Mida Creek A mezz’ora d’auto a sud di Malindi (20/30 euro la tariffa per un taxi) con minimo sforzo si possono fare due safari «tascabili» in giornata: Mida Creek e l’Arabuko Sokoke Forest Reserve. La prima è una zona fra terra e mare, regno delle mangrovie (per accedervi si percorre un lungo ponte di legno sospeso), dei granchi multicolore e soprattutto degli uccelli migratori che vengono qui a svernare: si avvistano aquile, cicogne e fenicotteri. Le preparatissime guide snocciolano disinvolte i nomi scientifici di volativi piccoli, medi e grandi, e ti fanno proseguire in ca-
La Venezia «vegetale» «Mida Creek»: un itinerario in canoa tra mangrovie, granchi multicolore e uccelli migratori, dalle cicogne ai fenicotteri
Last Minute Le migliori proposte per un viaggio conveniente
a cura di Carlotta Lombardo
Perù
Carinzia
Urbino
St Moritz
Saturnia
Gli inca del Machu Picchu e la città dell’eterna estate
Rimettersi in forma in un antico villaggio
Nel Montefeltro cibo bio e massaggio olistico
Vista sulla Val Roseg circondati dalla neve
San Valentino per due alle terme Euganee
Due settimane in Perù visitando Lima, Nazca (eterna estate), Arequipa, (Patrimonio Unesco); il Lago Titicaca, Cusco e il Machu Picchu. Bisogna aspettare marzo: nel pacchetto hotel e voli gratis.
L’Almdorf Seinerzeit, in Carinzia (Austria), è un antico villaggio alpino ora «albergo», con baite e fienili restaurati (camino, vasca in legno, forno, e maggiordomo-guida)
Nel Montefeltro (Urbino), si dorme in un ex villaggio rurale: l’Urbino Resort santi Giacomo e Filippo (32 unità abitative ex case coloniche). Una notte con colazione bio, cena, percorso olistico e massaggio
St Moritz low cost all’hotel Schloss, con centro wellness di 750 mq, vetrate sulla Val Roseg, piatti a km zero. Prezzi anti-crisi: 1 notte in mezza pensione o 2 notti con skipass per 25 franchi svizzeri
Romantic Spa è il pacchetto di Terme di Saturnia Resort, nella Maremma toscana, per San Valentino: 1 notte B&B, cena, massaggio, consulenza cosmetologica, passeggiata con istruttori fitness
2.290 euro a persona (10/3, 28/4, 5-19 e 23/5) tel. 011.5172748, 071.2803752, www.tour2000.it
3 notti (ski pass, cena e massaggio): 595 euro Info: 0043.4.275-7201, www.almdorf.com
175 euro a persona, dal 4 febbraio a marzo Info: 0722.580305, www.urbinoresort.it
117 euro a persona, dal 27/1 al 10/2 Info: 049.2956414, www.th-resorts.com
249 euro a persona, notte del 14 febbraio Info: tel. 0564.600111, www.termedisaturnia.it
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Week endore
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Marche
Dalla piazza di Ancona ai borghi in collina Poesia, arte e cucina Ore 18 di venerdì Aperitivo e stoccafisso
Malindi
(www.malindimuseumsociety.org), il più recente museo aperto in Kenya (nel 2004), la Colonna di Vasco da Gama, simbolo delle grandi esplorazioni europee e la chiesa portoghese (su Mama Ngina Road) a cui noi aggiungiamo l’interessante District Officer’s House (ex residenza pubblica) che al momento ospita la mostra «Mogadisco ieri e oggi».
noa per i canali interni di una Venezia vegetale. Acqua da bere e protezione 50 sono tassative. Al termine della vista è possibile acquistare i prodotti (miele, biscotti) delle comunità locali che hanno lasciato il disboscamento in favore delle attività turistiche (www.watamu.net). A Mida è anche possibile pernottare (www.midaecocamp.com) in un ecocamp senza stelle, ma impeccabile. Dall’altra parte della Statale c’è l’ingresso dell’Arabuko Sokoke Forest Reserve, grande macchia di foresta (endemica) dell’Africa Orientale dove ogni tanto «sconfina» qualche elefante dal vicino parco Tsavo. Itinerari culturali Da otto anni, per iniziativa della Fondazione Sarenco, Malindi ospita una Biennale d’arte (www.fondazionesarenco.com) dedicata soprattutto agli artisti africani contemporanei. La quarta edizione è in corso fino al 28 febbraio ed è una mostra di impianto postcoloniale (curata da Achille Bonito Oliva) che dà spazio ad artisti contemporanei come Charles Lilanga (scomparso nel 2005), John Goba e Margaret Majo. E per chi vuole conoscere la storia della costa è stato creato un circuito in tre tappe: la Casa delle Colonne
I luoghi A Malindi ritmi e colori sono dettati anche dal via vai dei «tuk tuk», i taxi Ape a tre ruote (foto sopra). A sinistra, una delle case riconvertite che posso essere affittate per i pernottamenti: la Joysvilla Guesthouse, circondata da un baobab secolare. Sopra il mare davanti a Malindi. L’illustrazione in alto a destra è di Antonio Monteverdi
La ricerca della storia Un circuito in tre tappe permette di conoscere la storia della costa, dalle grandi esplorazioni europee alla chiesa portoghese
Periscopio
Andar per feste di Armando Torno
Buzzati, il Touring e l’avventura solitaria
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ulla rivista mensile del Touring Club Italiano nel 1948 uscì un articolo di Dino Buzzati dal titolo Grandezza e miseria dei viaggi. Ora è un volumetto-strenna dello stesso Touring, con una premessa di Franco Iseppi. Siamo al terzo della serie, dopo analoghe brevi prose di Italo Calvino e Valentino Bompiani. Buzzati difende, tra l’altro, «la selvaggia solitudine delle nostre Alpi», che in quegli anni stava per essere «demolita meccanicamente». E dichiara, allargando il discorso: «Per mio conto non darò mai un centesimo né spenderò una parola per facilitare il collegamento di un continente all’altro, per il decollo di un esamotore, per una ricognizione geo-topo-grafica nel Mato Grosso inesplorato». Parole care all’avventura che fu; forse, osiamo aggiungere, poco gradite al turismo di massa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
In giro per la città Per la sicurezza valgono alcune precauzioni standard (usare i taxi di notte, non aggirarsi in luoghi deserti dopo il tramonto, in particolare le spiagge). I taxi si trovano facilmente (una corsa circa 3/4 euro) ma sono i tuk tuk ad essere onnipresenti (1/2 euro a corsa). Diffidate sempre degli specializzatissimi «beach boys», squadre di ragazzi che abbordano i turisti per offrire ogni tipo di mercanzia e servizio, dalle conchiglie a un safari. Se volete acquistare prodotti artigianali, merita una visita la Malindi Handcraft Cooperative Society, (strada Malindi-Mombasa, bivio stazione di servizio BP poi 2 km di strada battuta) dove troverete decine di artigiani intenti a scolpire sculture in legno. Per tessuti e souvenir c’è anche il Malindi Curio Market (Mama Ngina Road) e la super fornita Mulla Boutique (Lamu Road +254.422131482) per lampade in stile arabo e tessuti di grande formato. I ristoranti italiani («Malindina», «I Love Pizza») sono ovviamente in netta maggioranza, ma per sapori diversi vale la pena provare l’accogliente «The Old Man and the Sea» (menu di pesce; Mama Ngina Road, 35 euro) e, l’africano «Barani Dishes» (Jamhuri street) dove si assaggiano le specialità keniote. E anche se non siete appassionati di calcio, gli allenamenti della squadra Malindi United (www.malindiunited.net) al campo da gioco «Alaskan ground» (zona dell’aeroporto) sono uno spettacolo da non perdere. L’allenatore Riccardo Botta ha creato un’accademia calcistica con bambini e adolescenti dai 6 ai 18 anni (della baraccopoli di Kisumo Ndogo) e attualmente sta cercando nuovi sponsor. Un punto di vista da «Leva calcistica della classe ’68» di De Gregori. Per vedere un’altra Malindi.
Fabrizio Guglielmini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre insolite
di Marco Gasperetti
di Erika Della Casa
Il canale dell’Imperatore Le «grandi onde» che incantò Lord Byron dal Giappone a Genova
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a cinque secoli il Canale dei Navicelli, diciassette chilometri navigabili immersi nel verde del parco naturale di San Rossore-Massaciuccoli, unisce Pisa a Livorno. Ribattezzata la «strada liquida dell’Imperatore» dopo che Francesco I e Maria Teresa d’Austria la scelsero quale unico percorso del loro viaggio in Toscana, il canale ha incantato anche Lord Byron. Poi si è trasformato in una via d’acqua commerciale e strategica e durante le guerre del Golfo grandi chiatte della vicina base militare americana di Camp Darby hanno trasportato da lì armi e munizioni. Adesso, dopo mezzo secolo di quasi totale abbandono, il Canale si apre al turismo. E domani il gruppo di guide Toscana Trekking organizza una gita in battello da Pisa al Calambrone (l’antico Porto Pisano) sino al sentiero che conduce all’Oasi della Cornacchia. È indispensabile prenotare: 347-7922453 oppure al 331-6268397. La mail è
[email protected]
a Grande Onda di Kanagawa, del maestro giapponese Hokusai, è un dipinto ormai entrato nella memoria collettiva, affiancato all’immagine dello Tsunami. Alla Grande Onda si ispirano 63 artisti, provenienti da ogni parte del mondo (dalla Svizzera all’Argentina, dalla Spagna alla Polonia), invitati a interpretare l’opera di Hokusai da Adelina Allegretti, ideatrice e curatrice della mostra appena inaugurata al Galata Museo del Mare di Genova. C’è chi predilige una vena poetica, chi vagamente horror, chi aggiunge un tocco di ironia, spaziando dal dipinto su legno alla scultura in acciaio, alle installazioni libere, alla computergrafica o alla ceramica, i giovani artisti «pensano» al capolavoro del maestro di Edo secondo il proprio stile. Infinite chiavi di lettura affrontano il tema della Grande Onda, come acqua simbolo di vita o come forza distruttrice.
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Ci si tuffa nella movida di Ancona con un aperitivo in Piazza del Papa. Qui, oltre alla statua di Clemente XII, si trovano il Museo della Città e la sede della Prefettura, progettata nel 1484. Cena a base di stoccafisso all’anconetana dal ristorante Gino (Piazza Rosselli 26, tel. 071.43310). Si pernotta al b&b Marchese del Grillo (Viale Foschi 4, tel. 335.1258481)
Ore 10 di sabato L’Anfiteatro e l’arco romano di Traiano In Viale Vanvitelli, a due passi dal porto, vale la pena di ammirare l’elegante sagoma di uno degli archi trionfali romani meglio conservati: quello di Traiano, voluto dal Senato e dal popolo di Roma intorno al 115 d.C. Si prosegue verso il Colle Guasco, tra i resti dell’Anfiteatro, e, risalendo le pendici del colle, si giunge al Duomo di San Ciriaco, simbolo della città
Ore 12 A San Ciriaco (con passaggio sul golfo) Fondato alla fine dell’XI secolo, San Ciriaco è un mix tra stile romanico, gotico e bizantino. In pietra bianca del Conero, ha un portale duecentesco finemente decorato. Ammirato il paesaggio sul golfo, si scende lungo via Giovanni XXIII e in Via Oberdan 2/A, alla Trattoria del Teatro Strabacco che riserva il «tavolo 4» ai «momentaneamente soli». (tel. 071.56748)
Ore 15 La Mole Vanvitelliana e l’esperienza del museo tattile Visita alla settecentesca Mole Vanvitelliana, progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli. La Mole ospita il Museo Tattile Statale Omero per non vedenti con spazi per mostre temporanee (foto) come De rerum fabula di Valeriano Trubbiani: 160 opere tutte esperibili attraverso il tatto (fino al 17 marzo). Cena fuori città, a Varano, all’agriturismo Giuggiola in Via Boranico 204/A (tel. 071.804336)
Ore 10 di domenica Nella rocca quadrangolare Uno dei paesi inseriti nella lista dei «Borghi più belli d’Italia» è Offagna, a soli 15 chilometri da Ancona. Vista mozzafiato e imponente Rocca quadrangolare, edificata tra il 1454 e il 1456 su una rupe tufacea. Da acquistare l’olio del frantoio Natalini, gestito dalla stessa famiglia da 64 anni. Cucina casereccia per pranzo al Casale il Gallo Bianco in Via Aspio 2 (tel. 071.7107483)
Ore 15 Visita a Recanati la città natale di Leopardi Percorrendo 16 chilometri si giunge a Recanati dove, nel 1798, nacque Giacomo Leopardi. Palazzo Leopardi, abitato dai discendenti del poeta, si affaccia sulla piazza della chiesa di Santa Maria Montemorello. Nel convento di Santo Stefano, invece, è ospitato il Centro Mondiale della Poesia e al centro della Piazza si erge la pensosa statua in bronzo dell’illustre cittadino a cura di Giorgia Rozza © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Viaggi La Dolce vita Cantine e vignaioli
La ricetta di Allan Bay
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orre l’Amarone, corre. Così forte da sembrare un campione dopato. La stima per il 2012 è di 17 milioni di bottiglie prodotte, quasi il triplo rispetto al 2000, il 1.140% in più rispetto al 1997, in cui si contavano un milione e mezzo di bottiglie. Il mare delle vigne copre 7.000 ettari, entro l’anno prossimo se ne aggiungeranno altri 343 (erano poco più di 5.000 una dozzina d’anni fa). Un giro d’affari di 320 milioni di euro l’anno, calcola il Consorzio della Valpolicella, che conta 3.000 soci, tra minuscole cantine, super cooperative come quelle di Negrar e Soave e mega aziende. Nove bottiglie su 10 vengono esportate. La terra vale oro, mezzo milione di euro per un ettaro, che dà una rendita annua fino a 20 mila euro, una delle più alte al mondo. Sono questi i numeri che saranno presentati sabato prossimo ad Anteprima Amarone 2009, l’evento giunto al decimo anno, al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Il coronamento di un decennio dorato. Quando si parla del più celebre vino italiano ottenuto da uve Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara con la tecnica dell’appassimento, l’accostamento letterario consueto è alle bevute di Ernest Hemingway, che ordinava fiaschi di Valpolicella all’hotel Gritti di Venezia. Più che Hemingway, per capire come la locomotiva Amarone abbia cambiato uomini e paesaggio della
Democratica ricchezza Il vino che ha trasformato la Valpolicella distribuendo «democratica ricchezza»: oggi un ettaro vale mezzo milione di euro Valpolicella, andrebbe invece riletto Dino Coltro, l’autore di «Lunario veneto». Siamo nel 1987, così descrive il Veronese: «Il popolo contadino crede che ognuno sia segnato, fin dalla nascita, dal destino e che soltanto qualcuno riesce ad incontrare la fortuna, attraverso prove durissime. Si combatte soprattutto con l’astuzia». Ora quei contadini godono, grazie all’Amarone, di una «democratica ricchezza», secondo la definizione di Emilio Pedron, ex presidente del Consorzio. Alcuni, con più arguzia che fatica, sono saliti sul carro dell’imbattibile Amarone, sacrificando talvolta la qualità e abbassando i prezzi. «Siamo riusciti a fermare la corsa all’oro e a imporre dal 2010 una riduzione della produzione. L’effetto si vedrà nel tempo» spiega Christian Marchesini, il presidente del Consorzio. «Sabato le aziende presenteranno un’annata molto buona. Siamo per una nuova etica. La crescita non compromette la qualità, piuttosto il successo ha causato molti tentativi di frode nel mondo». La direttrice del Consorzio è Olga Bussinello, unica donna del vino italiano al vertice in
Il Pan di Spagna
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Decennio d’oro Il 90% è destinato all’estero. Sabato l’Anteprima: «Annata felice»
L’Amarone corre. Troppo? Nel 2012, 17 milioni di bottiglie. Ecco gli emergenti La tecnica
Appassimento L’Amarone è prodotto con uve Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, che sono lasciate appassire per un centinaio di giorni su graticci L’evento Sabato e domenica prossimi al Palazzo della Gran Guardia di Verona, 55 aziende presenti con 110 etichette del 2009. Ognuna presenta il top del decennio. Ingresso 10 €
questo ruolo. Ha 43 anni, ed è convinta che ci sia una nuova classe emergente di vignaioli suoi coetanei che punta a una tradizione rinnovata con un vino secco, di carattere, bevibile. E non troppo potente e dolce come piace al palato americano. Uno di questi nuovi vignaioli è Marco Speri. L’azienda si chiama Secondo Marco, 40 mila bottiglie l’anno. È figlio di uno dei fondatori della storica Speri Viticoltori. «Il nuovo Amarone? Il mio è un ritorno al passato», spiega. «Stile classico, botti grandi, tecniche moderne e tempi lunghi per vini austeri, che non seguano la moda del morbidone». Stessa scelta di Marco Sartori dell’azienda Roccolo Grassi. Nello stesso gruppo ci sono Alessandro e Nicola Castellani, con il padre Pietro, di Ca’ La Bionda; Stefano Campedelli di Marion; Nicola Bonuzzi della Formica; Pierpaolo e Stefano Antolini; l’ex tuta blu Ettore con Filippo Finetto di Fattoria Garbole; un trio di fratelli più avanti con gli anni, Carlo, Angelo e Ornello Ferragù e i 7 fratelli e cugini Morini della Latium. Una delle icone dell’Amarone è Romano Dal Forno, il più noto al mondo con il compianto Bepi Quintarelli. Anche lui parla di un nuovo periodo dopo gli anni del successo «in cui c’è chi ha fatto tutto e di più». «C’è lo sforzo per ottenere maggiore longevità dell’Amarone, oltre l’effimero». Il disciplinare impone due anni di affinamento, ma alcuni produttori raddoppiano o triplicano questo tempo. Come fa Dal
I luoghi Le vigne del Valpolicella (sopra). La zona classica comprende i comuni di San Pietro in Cariano, Fumane, Marano, Negrar e Sant’Ambrogio di Valpolicella. In alto una vendemmia del 1921 nei vigneti Serego Alighieri
Forno, che produce 12 mila bottiglie. «Non è vero che c’è troppo Amarone — sostiene —. Quello che mi preoccupa è che alcuni si siano lanciati nell’affare Amarone con prezzi bassi (non dovrebbe essere venduto sotto i 45-50 euro) e puntando a un vino popolare, intaccandone l’immagine». Lo pensano anche le 12 Famiglie dell’Amarone d’arte che, con Bertani e Bolla, sono parte rilevante della storia di questo vino. Il gruppo, che non partecipa ad Anteprima Amarone, è formato da Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato. Lo guida Sandro Boscaini, presidente di Masi. L’unione di nuovi e storici custodi della tradizione potrà forse far cambiare la rotta. Anche se la domanda di Amarone nel mondo continuerà a crescere. Eppure questo vino era così poco di moda fino a due decenni fa che Hollywood decise di sostituirlo con un Chianti nel «Silenzio degli innocenti». Nel romanzo di Thomas Harris da cui è tratto il film, invece, Hannibal Lecter racconta di aver abbinato il fegato di un addetto al censimento a un buon Amarone. Ma il decennio d’oro era ancora lontano. divini.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
Scatolette del rancio e ricette, ecco la Grande Guerra uando una manifestazione gastronomica rilancia un museo. O meglio, il suo «lato gourmet» . Parliamo di scatolette per il rancio dei soldati della Grande Guerra, che trovano degno posto assieme alle munizioni, agli equipaggiamenti militari, nella raccolta custodita a Forte Tre Sassi in Valparola, tra il passo Falzarego (Bl) e la Val Badia, in Alto Adige. È successo, dunque, che martedì scorso, a Cortina, durante l’evento «Radicchio sulla neve», gli chef del Toulà e l’executive chef Alberto Fol dell’Europa Regina di Venezia hanno reso omaggio alla «Grande Guerra» riproponendo alcune ricette. Certo, non le stesse contenute nel Manuale di preparazione
del rancio, anch’esso tra i cimeli del Forte Tre Sassi, ma, comunque, un cibo della memoria. Buona occasione per riparlare di un Museo nato dalla passione di Loris Lancedelli, il
cui padre era un «recuperante». Cioè una di quelle persone che nel Dopoguerra, quando il Bellunese era un territorio poverissimo, raccoglievano metalli di munizioni, artiglieria e
suppellettili per venderli. Loris, da piccolo, accompagnava il padre nella ricerca. Gli oggetti, però, non furono venduti. Da qui, l’idea del Museo. Che ebbe iter travagliato e conclu-
sione felice nel 1997. Forte Tre Sassi appartiene alla Regola di Cortina d’Ampezzo, ma è gestito dalla famiglia Lancedelli (www.cortinamuseoguerra.it) Il «fascino gourmet» delle scatolette? Sono circa 100 esemplari, dalla mitica carne in gelatina Simmenthal alla Cirio (ce n’è una che contiene ancora la carne), dall’olio di Bertolli e Sasso al tonno di Sicilia e di Sardegna. Fino al dessert: troviamo, ad esempio, la frutta candita in mostarda con il marchio Torregiani. Una curiosità a ricordarci che nell’Italia del ’15-’18 regnava la monarchia: lo slogan di propaganda guerresca stampato sulle scatolette. E cioè «Avanti Savoia!».
Marisa Fumagalli Al fronte La raccolta conta 100 esemplari
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Luciano Ferraro
Il museo In Alto Adige le confezioni del cibo dei soldati: dalla mitica Simmenthal al tonno di Sicilia e Sardegna
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onnipresente pan di Spagna, sa il cielo perché si chiama così, base di mille dolci, non è che una variante della pasta genovese: la principale differenza è che in quest’ultimo caso le uova si montano intere e in parte a bagnomaria, mentre nel pan di Spagna tuorli e albumi sono montati separatamente. Vediamo come si fa. In una ciotola montate con le fruste elettriche 6 tuorli e 1 cucchiaio di acqua fredda. Unite 250 grammi di zucchero semolato, versato a pioggia poco alla volta, fino a ottenere un composto spumoso. Da ultimo, aggiungete la scorza grattugiata di 1 limone e 1 pizzico di sale. La pasta è pronta quando, cadendo dalle fruste, forma degli anelli che restano in rilievo per poco tempo. Montate gli albumi a neve ben dura e amalgamateli delicatamente all’impasto con una frusta a mano. Infine, incorporate 200 grammi di farina setacciandola a pioggia. Versate l’impasto in uno stampo leggermente imburrato e cuocete in forno a 180˚ per circa 30 minuti. Sformatelo, appoggiatelo su una gratella e lasciatelo raffreddare. Variante. A piacere, sostituite metà dose della farina con altrettanta fecola, setacciando le due farine insieme prima di versarle.
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Andar per feste di Daniela Camboni
La parata napoleonica con carne secca e «seupa»
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è chi giura che lo spirito di Napoleone Bonaparte si aggiri fra le gelide montagne della valle del Gran San Bernardo. Beh, pensandoci bene potrebbe anche essere: si è mai visto un generale che lascia soli i propri soldati durante una marcia che è una festa? La parata di personaggi con vestiti ispirati alle abbaglianti divise dell’esercito napoleonico (velluti, marsine, nastri), oggi e domani al Carnevale della Coumba Freida (valle fredda), a Valpelline, 600 anime, 15 minuti da Aosta. Poco conosciuto, rievoca il passaggio di Napoleone, maggio 1800, in direzione Milano. Tutte le case sono aperte e accolgono i soldati (e a ruota gli spettatori) con tavoli imbanditi di carne secca, torte, vin brulé e seupa (pasticcio al forno di pane raffermo e fontina). In cambio loro fanno danze e girotondi un po’ in francese e un po’ in italiano che esorcizzano le disgrazie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Viaggi La Dolce vita Scorribande di Roberto Perrone
Prodotti locali e cucina etica, la ricetta di un ristorante nel Chiantishire
Week endORE
Il coniglio, i cappelletti e la leggenda dei Frati
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Budapest
Musica dal vivo e terme Liberty sulle rive del Danubio
Le scelte
«A
ltro che leggenda, questa è una storia vera» così Giuseppe Calabrese e Marco Bocci nel loro «Ristoranti di Firenze e della Toscana» (La Repubblica editore) battezzano l’avventura di Filippo Saporiti giovane chef de «La leggenda dei Frati». Siamo nel territorio di Castellina in Chianti tra la Val d’Elsa, la Val di Pesa e la Valle del fiume Arbia, in pieno Chiantishire senese (a Castellina esiste, dal 2006, il «Museo Archeologico del Chianti senese»), tra colli e boschi che anche d’inverno possiedono il fascino che da sempre avvolge queste terre. Filippo Saporito è di Colle Val d’Elsa ma i suoi genitori sono siciliani e qualcosa gli è rimasto attaccato di quel mese estivo passato sull’isola, non solo sole, ma mandorle, miele, ricotta salata, agrumi (come in questo periodo). Lui e sua moglie Ombretta si sono conosciuti sui banchi dell’istituto alberghiero di Chianciano. «Lei stava a due banchi di distanza. È di Città della Pieve, in Umbria, come diciamo noi di Siena "aldilà del fosso"». Stanno insieme da 23 anni nella vita e in cucina. Hanno viaggiato (Berlino, Parigi, Atlanta) e prima di lanciarsi da soli nell’avventura della ristorazione, sono transitati da Arnolfo, proprio quando conquistava le due stelle. La leggenda dei Frati prima era a quattro chilometri da qui, ad Abbadia Isola. Quando lo ha rilevato, per contratto, Filippo ha dovuto mantenere il nome. La leggenda parla proprio di un gruppetto di frati che, dopo una notte di libagioni, vennero rinchiusi in un paio di cantine (vuote) per smaltire la sbornia. Ma quelli continuarono a fare schiamazzi per tutta la notte. Secondo la leggenda, ogni 11 luglio, tornano a fare baldoria. Da un anno e mezzo il ristorante si è trasferito qua, in questa struttura
di proprietà della cantina Cecchi, che sta proprio qui davanti, più larga, più accogliente. La filosofia di Filippo segue due linee guida: prodotti il più possibile locali (anche nella scelta dei mobili) alcuni dei quali elenchiamo nell’indirizzario (dal mitico podere forte, alle Forme d’arte per i formaggi, alla macelleria Cec-
Fuori menu Banditi dalla tavola pesci a rischio, come spada e tonno rosso, e «fois gras»
catelli) e scelta etica degli stessi. «Tutto questo viene da mia madre, rivoluzionaria, votata al riciclo anche quando non era diffuso come ora». Fin da piccolo Filippo Saporito è stato abituato a prendere il coniglio dal contadino e a non buttare via quello che si può riutilizzare, dall’olio alle pile, dalla carta ai tappi (perfino quelli delle acque minerali). E nella sua cucina, «che ha radici nel tufo» non si trovano il foie gras («mi piace, eccome, ma questa è la terra dei fegatini e poi ho bandito alimenti costosi») e pesci in difficoltà come spada e tonno rosso. Ma non si
11 Luglio Il giorno in cui, ogni anno, secondo la leggenda, i frati tornano a fare baldoria nel locale in cui furono rinchiusi
resta a bocca asciutta: spiedino di rognoni di coniglio, cipollotto spadellato e cialda al mais; crostata salata ai carciofi morelli, salsa al rosso d’uovo animelle di vitello dorate; zuppa di funghi invernali leggermente piccante, cappelletti tradizionali alle tre carni; tagliata di manzo della «Storica Macelleria Ceccatelli» di Greve in Chianti, carciofi morelli spadellati e nocciole. scorribande.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
VOTA SU CORRIERE.IT Il più scelto: Ristorante Unico, Viale Achille Papa, 30, Milano
La ricetta
Come preparare i pici al pesto di dragoncello di Filippo Saporito *
Per i pici: 600 g di farina 00; 400 g di semola di grano duro; 3 uova; 100 g di olio evo; 280 g di acqua. Per le briciole: pane raffermo; aglio; timo; olio evo. Per il pesto: 75 g di dragoncello; 225 g olio evo; 40 pinoli; 50 g burro; 2 cubetti di ghiaccio. Per finire: filetti di acciughe . Preparazione. I pici: impastare gli ingredienti e lasciare riposare un’ora. Formare dei piccoli cilindri e poi «impiciare». Cuocere in acqua salata. Le briciole: soffriggere l’aglio in una padella
Chef Filippo Saporito e sua moglie Ombretta
di ferro con olio e timo, aggiungere il pane grattugiato e far tostare. Saltare i pici con l’olio e poi impiattare cospargendo di briciole. Per il pesto: frullare gli ingredienti con l’aggiunta di due cubetti di ghiaccio (preservano il colore del dragoncello). Dissalare le acciughe in acqua e aceto, deliscarle e riporle in un recipiente colmando con olio evo e battuto di prezzemolo. Disporre il pesto nel piatto calare i pici e spolverare con le briciole; aggiungere i filetti di acciughe. *La Leggenda dei Frati
Parole in cucina
Pane e Nutella. Cosa c’è di meglio di un panino con la Nutella? Secondo Clara e Gigi Padovani nulla. E per questo i due critici gastronomici hanno deciso di scriverci su un bel libro: «Pane e Nutella» (Giunti), appunto. Se cercate ricette arzigogolate, però, lasciate perdere. Qui troverete solo la mitica Nutella spalmata sulle delizie appena sfornate da uno dei maestri della panificazione, Piergiorgio Giorilli. Ciabattine, pane viennese, focaccine, brioche, pane morbido d’autunno, fette biscottate dolci. Tutto appare una delizia per il palato, con la magica crema al cioccolato che ha allietato la nostra infanzia. Per bimbi/adulti golosi. Il libro di Alice. Viviana Varese, chef e patron del ristorante «Alice», a Milano, ha deciso di mettere nero su bianco la sua arte. E assieme alla sua socia di una vita e maitre Sandra
Ciciriello, grazie alle fotografie di Francesca Brambilla e Serena Serrani, declina la sua passione per il pesce fresco e la sua arte di cucinarlo nei modi più fantasiosi. E soprattutto insegna a imitare la sua arte. È tutto nel libro «Alice e le meraviglie del pesce» (Giunti). Così, se una sera vi venisse voglia di cucinare la zuppetta di ceci con triglie e olio al rosmarino... Beh, potete farlo grazie alla spiegazione passo dopo passo che Viviana fornisce nel libro. E ancora, il prato fiorito. Non è un quadro ma un’insalata di mare poetica, che ha anche fiori commestibili. Per gourmet. Jerusalem in Italia. Yotam Ottolenghi, l’autore di «Jerusalem» (su Amazon) è un ristoratore londinese di origini israeliane. È un food writer. Ma secondo altri è semplicemente un genio culinario. Sta a voi decidere leggendo il suo ultimo libro, sulla cucina di Gerusalemme. Il suo cibo vi stupirà: ricette che raccontano la città, la sua gente. A voi decidere se portarlo in cucina o tenerlo accanto al letto. Per viaggiatori affamati. @angelafrenda
Ore 18 di venerdì Lungo il fiume Il colpo d’occhio delle rive del Danubio, di notte, con i palazzi e i ponti illuminati, vale da solo il viaggio (sito Unesco). Buda su una sponda, Pest dall’altra. Uno spettacolo che avete davanti agli occhi se alloggiate al Sofitel Chain Bridge, 5 stelle (Szechényi Istvàn tér 2, tel. +36.2661234, a partire da 168 euro a notte per 2 persone). Cena al ristorante Kàrpàtia (Ferenciek tere 7-8) con musica tzigana dal vivo, vasta scelta di vini, ottimi anche i merlot e cabernet nazionali.
Ore 9 di sabato Nella pasticceria di Sissi Colazione al Cafè Gerbeaud (Vöröszmarty, 7-8) la pasticceria più famosa di Budapest, fondata nel 1858. Da qui a piedi si attraversa il ponte delle Catene (foto) e si sale con la funicolare sulla collina della Fortezza. All’uscita panorama dal Bastione dei Pescatori. Visita della chiesa di Mattia e del Palazzo reale. D’obbligo un assaggio della torta Dobos o della crema Ruszwurm alla pasticceria che frequentava Sissi (Szenthàromsàg 7) imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria.
Ore 16 Paprika e scacchiere ai mercati coperti Tornati a Pest, la Vàci utca, la via più frequentata della città dai budapestini e dai turisti, si conclude con i pittoreschi mercati generali coperti (tra i più vasti d’Europa). Sono da non perdere, sia per la loro struttura di fine Ottocento in ferro e vetro, sia per l’atmosfera che anima il loro interno. Propongono tappeti, tovaglie e tendaggi, scacchiere, oggetti fatti a mano, oggetti vintage, ma anche ogni sorta di salumi e aromi, compresa naturalmente la paprika.
Ore 18 Nelle antiche piscine fondate dai turchi
Olio & aceto di Angela Frenda
Nutella facile (solo da spalmare)
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1) La Leggenda dei Frati Casina de Ponti 58, Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577-301222 2) Casa Vini L. Cecchi e Figli Casina dei Ponti, 56 Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577-54311 3) Azienda Villa Cerna Cerna, Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577-54311 4) Borgo di Pietrafritta Località Pietrafitta, 46 Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577-741390 5) Villa di Capovento Via Badiola 35 Capovento Castellina In Chianti (Si) Tel. 0577-740755 6) Osteria di Fonterutoli V. Giacomo Puccini 4 Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577-741125 7) Macelleria Ceccatelli P.za Matteotti, 45 Greve in Chianti (Fi) Tel. 055-853062 8) Podere Forte Loc. Petrucci, 13 Castiglione d’Orcia (Si) Tel. 0577-8885100 9) Forme d’Arte, Formaggi di P.Piacenti Via del Castello, 34 Certaldo (Fi) Tel. 0571-663523 10) Azienda Agricola Santa Margherita Via del Colle, 711 Monteroni d’Arbia (Si) Tel. 0577-377101
di Maurizio Di Gregorio
Il balsamico emiliano piace anche a Obama Nel menu dello «Spiaggia», il ristorante di Chicago preferito da Barack Obama, lo chef Tony Mantuano propone il «Bollino Argento» dell’aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop, dell’acetaia San Giacomo di Novellara. Il vero aceto Balsamico della tradizione millenaria, viene prodotto utilizzando solo ed esclusivamente mosto delle uve dell’azienda, cotto a fuoco diretto, invecchiato ed affinato in botticelle di legni diversi per un periodo superiore ai dodici anni. Non derivando dal comune aceto di vino, il Balsamico Tradizionale è, a tutti gli effetti, un condimento alimentare. Andrea Bezzecchi, il titolare dell’azienda, appassionato e competente, realizza una serie di grandi bottiglie che inorgogliscono il made in Italy. Tre le etichette del San Giacomo: aragosta (100 ml, 45 euro), argento (65) e oro (105). © RIPRODUZIONE RISERVATA
Non si può dire di essere stati a Budapest senza aver provato almeno una delle sue terme, la maggior parte fondate dai turchi. Le più famose sono le Gellért (Kelenhegyi ùt. 4), in un edificio liberty, e le Szèchenyi (Allatkerty krt. 11), con 15 piscine. Le più suggestive e meno turistiche sono le Rudas (Döbrentei tér, 9). Cena al Dial M for Dinner (Kertész ùt. 48), bistrot artistico e creativo. Di fianco il Simpla Kert, famosissimo pub «in rovina», ricavato da un vecchio palazzo in disuso.
Ore 9 di domenica Pattinare nella pista più ampia d’Europa Camminata lungo il viale Andrassy, il più grandioso della capitale (sito Unesco). Sotto corre la piccola metropolitana della linea 1, inaugurata nel 1886. Si incontrano l’Opera, l’Accademia della Musica, il monumento a Liszt, il museo dei regimi che hanno governato il Paese e in fondo la piazza degli Eroi. Dietro si estende il parco civico con la più grande pista di pattinaggio all’aperto in Europa. Pranzo in uno dei tanti chioschi (da assaggiare le kürtöskalàcs, rotoli di pasta vuoti ricoperti di noci, cioccolato, vaniglia o papavero). a cura di Massimo Spampani © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Abitare Questa è la mia casa Corte milanese del primo ’900
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a casa della gallerista più cool di Milano è al piano terra di una corte primo ’900 del quartiere Garibaldi, pochi metri dopo lo spazio espositivo, dove oggi è in chiusura una mostra di acquarelli di Aimone Sambuy, e lunedì prossimo ci sarà il primo vernissage del 2013, dedicato alla pittura di Dino Buzzati. Un cane scultura di Velasco Vitali, altro artista molto amato dalla galleria, sta in posa su uno sgabello proprio davanti al portoncino all’inglese protetto da un grande bow window in ferro battuto, su cui s’avvolge a spirale un vecchio glicine. Antonia Jannone arriva, pantaloni antracite e parka nero, lucchetta la bicicletta e ci fa strada nei tre locali rischiarati da grandi finestre, i pavimenti in pietra rossa del Grappa «scelti su consiglio di Massimo Scolari, uno dei primi artisti da me esposti, quando, nel 1979, ho aperto la galleria», spiega la signora, la voce calda che tradisce le origini napoletane. Dopo essersi occupata preminentemente di architettura, dal 1986 Jannone accoglie anche il design, la fotografia e la scultura.
Antonia Jannone L’abitazione della gallerista, «cenacolo» di artisti e designer
E Fornasetti mi disse: fai il divano verde treno La casa, che vanta un civettuolo passato di laboratorio di ciprie, ha oggi una struttura semplice, modellata sul modo di vivere di chi la abita. Veloce, dunque, e essenziale, ma decorata con preziose follie, come le due sedie Chippendale con seduta arancione ereditate dalla casa di Napoli; capricci di design oggi introvabili, come gli estrosi candelabri barocchi e la sedia «Bambi» del cecoslovacco Borek Sipek, «uno dei miei designer preferiti»; quadri di firma,
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incredibili sculture, come il busto di donna in terracotta policroma dell’artista viareggina Claudia Marchetti, sistemata sul tavolo della cucina «povera» dove si pranza con rare porcellane e bicchieri di Fontana Arte. E tante foto del cuore, in salotto, sul trumeau della camera da letto. Le prime che noti sono le tavole apparecchiate da Elena Daverio Gregori e fotografate dal marito Philippe. È quel che resta della mostra filantropica a favore dell’Istituto dei Tu-
I pavimenti in pietra rossa li ho scelti grazie a Massimo Scolari, uno dei primi artisti che ho esposto
mori di Milano, andata in scena da Jannone la scorsa primavera. Un’altra foto è infilata nella libreria incassata del salotto, proprio di fronte all’ingresso: lo scatto ha reso indimenticabili, su uno sfondo veneziano, Antonia e Ettore Sottsass, il grande architetto e designer scomparso nel 2007. Lei sorridente, lui con lo sguardo sognante, «perché Ettorino era una persona serena, disponibile, e un vero sognatore. Lui viaggiava sempre al di sopra della realtà. E soprattutto, non è invecchiato mai. È morto a 90 anni, ma non deve essersi mai accorto di essere diventato grande». Sono di un allievo di Sottsass, Michele de Lucchi, architetto eclettico, uscito dalla costola del gruppo Memphis, i vasetti colorati sul camino in marmo beige. «Mi piace la sera guardare il fuoco», confida Antonia, e me lo godo da questo meraviglioso divano bianco. Che in realtà sarebbe verde, dice, sollevando la fodera di lino candido, come l’ha voluto il suo inventore, il mitico Fornasetti. Piero aveva un gusto incredibile nel disegnare i mobili e nel decorarli con stampe un po’ folli, era pit-
L’ oggetto preferito Un vaso color amaranto di Gae Aulenti, il «Polpo», storico pezzo in vetro opalino di Venini, è l’oggetto del cuore di Antonia Jannone (nella foto sopra). Erano grandi amiche, Antonia Jannone e la signora dell’architettura scomparsa lo scorso ottobre, a Milano, a 84 anni. «Gae era dolce e generosa — ricorda la gallerista con affetto mentre accarezza il Polpo — Quando, 40 anni fa, nacque Viola (la figlia avuta col giornalista Guido Vergani, ndr), Gae mi regalò il Pipistrello, una delle sue lampade più belle. Ma confesso che questo polpo.... mi fa proprio impazzire». (Fotoservizio di Duilio Piaggesi)
tore, scultore, decoratore d’interni. Lui e Gio Ponti, che fu suo direttore negli anni in cui collaborò a Domus, insieme facevano faville. A proposito del divano, un giorno arrivò qui in bicicletta e con quel suo spiccato accento milanese mi disse: "Antonia, lo facciamo di un bel verde treno". Lasciai fare, e quel divano è stato per anni uno degli oggetti più amati della casa, peccato che ormai il tessuto si stia sfilacciando». Un po’ come si sta sgretolando la Milano bombardata nel quadro di Velasco Vitali, appeso sopra il divano Fornasetti. Certo che casa Jannone, negli anni Ottanta e Novanta, è stata un cenacolo di eccellenze. Architetti, pittori, designer, giornalisti. Sopra il camino c’è una scultura di piccolo formato di Orio Vergani, leggendaria firma del Corriere, modellata da Cleto Tomba, finissimo scultore emiliano, «Orio è stato un genio. Per suo figlio Guido, che è morto 7 anni fa, era un mito. Scriveva di lui in maniera commovente. È raro trovare un figlio che si rivolga al padre con tanta devozione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricordi e amicizie
Omaggi Il divano verde e nel giardino il cane di Vitali
Presenze Un busto di donna in terracotta, opera di Claudia Marchetti è accomodata in cucina (sopra). A destra, i vasi di Michele de Lucchi. In alto, una parete della memoria con le foto personali
Letture facoltative
Dietro il giardino
di Lorenzo Viganò
di Carlo Contesso
Bella la neve, ma toglietela. E dissetate le piante
Un secolo di creatività in cucina
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ono spesso guardati con diffidenza. Invece i libri aziendali affascinano, e per due motivi. Il primo perché mostrano e raccontano quella che con un termine abusato viene definita l’eccellenza italiana, svelando l’anima di prodotti che fanno parte della vita quotidiana, ma di cui spesso ignoriamo la genesi. Il secondo perché ripercorrono il successo di imprese familiari, che da un’intuizione e una bottega di pochi metri sono arrivate a conquistare il mercato internazionale, dimostrando che nel secolo scorso con idee, intraprendenza e buona volontà era ancora possibile sfondare. L’ultimo arrivato in libreria è «Guzzini. Infinito design italiano» (Skira, pagine 198, e 34,95) un volume nel quale Moreno Gentili, giornalista e guru delle strategie di comunicazione, ricostruisce un secolo di vita, lavoro e innovazioni della Fratelli Guzzini, azienda marchigiana (di Recanati) leader nel campo dell’oggettistica da cucina. Un viaggio attraverso i prodotti più noti e premiati (ben tre i Compassi d’oro conquistati), le pubblicità, i vecchi cataloghi e soprattutto i racconti e le riflessioni di esperti di stile e impresa, da Gillo Dorfles a Sergio Loro Piana a Oscar Farinetti, affiancati dalle parole dei designer che hanno collaborato con l’azienda, da Matteo Ragni a Carlo Viglino. Emozionante il racconto degli inizi, quando Enrico Guzzini, tra il 1911 e il 1912, iniziò a lavorare il corno di bue creando tabacchiere, pettini, posate da insalata.
are nevichi in tutt’Italia tranne sul mio giardino dov’è solo un cielo tetro e un freddo polare, eppure sarebbe bello che i miei bucaneve avessero qualcos' altro da bucare oltre le foglie morte. Il gelo danneggia le pareti cellulari di piante non rustiche che si afflosciano, prendono un’apparenza traslucida o scura e marciscono. I danni peggiori si hanno dove splende il sole mattutino, il repentino cambio di temperatura è fatale non solo a bellezze delicate, ma anche a cespugli rustici a fioritura invernale come le camelie: i fiori si macchiano di marrone, si rovinano e spesso cadono senza aprirsi. Scegliamo quindi con cura le piante e la loro esposizione, e ricordiamo che quelle variegate sono più delicate e meno fiorifere. Ora paghiamo lo scotto per tarde concimazioni ricche in azoto fatte a fine estate, la crescita esagerata e tenera che n’è seguita mal sopporta i rigori invernali. Come se non bastasse, durante lunghi periodi con il terreno gelato le radici non possono
assorbire l’acqua, e per quanto ridicolo possa sembrare le piante soffrono la sete! La neve protegge le piante dalle temperature più basse e venti disseccanti, ma il suo peso può sfigurare alberi e arbusti spezzando o piegando i rami. Infatti, spesso sciolta la neve i rami non tornano più nella posizione originaria, quindi non lasciate che si accumuli su siepi e cespugli: qualche centimetro è decorativo, ma non appena le fronde si piegano sotto il candido peso, ne vanno subito alleggerite... a meno che non vi piacciano esemplari deformi, con branche rotte e siepi piene di buchi. Cultori del prato perfetto effetto moquette devono poi esimersi dal passeggiare sulla coltre innevata, onde evitare macchie gialle e malattie crittogamiche; sul mio prato rustico, orgoglioso di suoi trifogli e pratoline, potrei farvi passare un Mammouth e non ne risentirebbe affatto!
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Melisa Garzonio
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Abitare Le idee Illusioni A fianco, effetto vecchie assi per la carta da parati Scrapwood Wallpaper, design P.H. Eek. A sinistra, la boiserie gioca l’illusione di un parquet verticale al caffè D’Espresso, New York (e le piastrellelibreria creano un mondo «sottosopra»)
Vera o falsa Bentornata boiserie Essenze contemporanee
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oghe dall’aspetto vissuto posate a spina di pesce, scaffali fitti di libri che le incorniciano. Ma il parquet è a parete, e la biblioteca, riprodotta a stampa fotografica, lo avvolge arrampicandosi da pavimento a soffitto. Gioco straniante di una stanza ribaltata che fa rivivere — in un’atmosfera surreale un po’ da Alice nel Paese delle Meraviglie — il concetto della boiserie: rivestimento di legno in grado di dare calore anche a un ambiente contemporaneo. Succede al caffè D’Espresso, in Madison Avenue a New York e oggi anche nelle nostre case. Certo, la boiserie è un tema antico, tra funzionalità (l’isolamento dal freddo) e decorazione: «Così si intendeva nel ’700 in Francia; in certi paesi nordici e in montagna diventava persino parte strutturale: era lei a creare la stanza stessa e a trasformarla in un luogo caldo e avvolgente», spiegano Roberto Peregalli e Laura Sartori Rimini, allievi di Mongiardino e autori da oltre vent’anni (tra l’altro) di raffinate boiserie in stile antico per appartamenti cittadini, ville e ristoranti alla moda. «Il luogo è fondamentale ma il concetto rimane identico: alla stregua di un colore o di una carta da parati, la boiserie in legno è una "pelle" sulla parete. Con il vantaggio, rispetto ad altri materiali, di saper invecchiare bene: è una materia viva, ha il fascino delle cose che evolvono», dicono. Ecco perché molti dei loro committenti la scelgono per dare un senso di vissuto a un luogo, persino al di fuori della casa. Basta guardare la versione a libreria protagonista da Giacomo Bistrot o quella in stile Novecento dell’omologo ristorante all’Arengario, entrambi a Milano: «L’idea è stata riuscire a mettere la cura e l’atmosfera di una casa anche in uno spazio pubblico. E la boiserie in questo caso fa molto». Per Peregalli e Sartori legni nuovi trattati, di recupero («Dalle assi centenarie di abete a strutture preesistenti restaurate e dipinte») o che sembrano tali, e artigiani maestri nell’esecuzione. Un effetto d’antan che oggi piace ed è adottato persino in soluzioni contemporanee, come il parquet-boiserie che dal pavimento si estende alla parete. Spiega Andrea Margaritelli di Listone Giordano, il marchio
Raffinati parquet verticali o ironici trompe l’oeil. Il legno muta le stanze in nidi moderni. Come una pelle, che invecchia bene
I consigli dell’architetto
Compensato marino e un’area musica
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oiserie: per chi è di un’altra generazione è sinonimo di stile ed eleganza. Per i più giovani, un termine straniero, da riscoprire. Come utilizzarlo nelle case di oggi? Una calda scenografia Per creare una Wunderkammer contemporanea ricorrendo a essenze di nuova generazione: compensato marino o legni di riciclo. Isolante termico e acustico Le prestazioni delle fodere di legno sono efficaci. In più consentono il passaggio di cavi elettrici senza demolire porzioni di muro. La soluzione, abbinata ad appositi materiali fonoassorbenti come sughero o polistirolo, è perfetta per chi vuole creare una stanza della musica. Separare o nascondere. Un locale di servizio, una camera, un angolo relax possono essere celati da pareti trompe l’oeil che simulano arredi. Importante trovare nuovi linguaggi e non emulare lo stile classico. Due esempi? Il segno narrativo di Fornasetti o i decori visionari di Studio Jobs.
Benedetta Lamberti © RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’architetto risponde» di AtCasa.it
Uomini e oggetti
Passato e presente A destra, stampe antiche e legno dipinto color avorio per la boiserie-guardaroba, progetto studio Peregalli. Accanto, boiserie a moduli Argo di Gravina, qui sopra boiserie Modanato in tek di Listone Giordano
Magistretti e la lampada Eclisse
di Marco Vinelli
Una luce «bruciante» nata nel metrò
«H
o raccontato tante volte la storia dell’Eclisse, una lampada che forse mi ha reso famoso ma che non sopporto più perché finiranno per mettermela sulla tomba», così si schermiva Vico Magistretti quando gli chiedevano di parlare della sua lampada. Come molte cose belle e importanti, anche l’Eclissi era nata quasi per caso. All’Artemide (l’azienda produttrice) avevano fatto una considerazione banale: tutti hanno un letto, ergo, tutti avranno bisogno anche di una lampada da comodino. Così, ecco nascere la proposta di idearne una. Un giorno, mentre era in uno dei lunghi e bui tunnel della metropolitana milanese a Magistretti venne in mente la lanterna utilizzata da Jean Valjean ne «I miserabili» di Victor Hugo e, più in generale, le lanterne cieche usate dai la-
dri. Sul retro del biglietto del metrò traccia un breve schizzo («per disegnare un’idea non c’è mica bisogno di tanta carta») e, appena il treno si ferma, telefona in studio al suo fido assistente descrivendogli la forma. La lampada, alta poco meno di una ventina di centimetri, è formata da tre semisfere, una fa da basamento, le altre due fungono
1965 Magistretti studia l’Eclisse per Artemide
da paraluce. In particolare, una delle due semisfere, di diametro leggermente inferiore, può ruotare all’interno di quella più grande permettendo di modulare la luce, con un effetto che richiama quello di una palpebra o, appunto, un’eclissi di luna. La lampada, che debutta nel 1965 e ottiene il premio «Compasso d’oro» nel 1967, ha un solo difetto: per regolare la mezza sfera girevole che permette di modulare la luce è quasi impossibile non scottarsi i polpastrelli. Magistretti, che se ne era accorto subito, sosteneva con ironia, che con la sua invenzione aveva bruciato le dita di tre generazioni di architetti. La Eclisse è tuttora in produzione, con una piccola ghiera per evitare scottature e fa parte della collezione permanente di design del MoMa di New York. © RIPRODUZIONE RISERVATA
che l’ha ideato: «Il punto di partenza è stato architettonico: grandi moduli a listelli sagomati per adattarsi persino alle curve di un muro. Finiture naturali che valorizzano le piccole imperfezioni date dalla natura, oppure superfici piallate a mano con un impatto quasi tridimensionale: l’effetto è di autenticità». Elementi da comporre secondo un progetto ma anche doghe semplicemente applicate alla parete proprio come il classico parquet: «Danno un senso di protezione: così la casa diventa un nido, un rifugio accogliente». Un appagamento che non deriva solo dallo sguardo ma anche dal tatto. Sì, perché oggi molto si gioca sul piacere che una superficie è in grado di comunicare toccandola, che sia attraverso una finitura-non finitura (dalla cera all’olio) oppure grazie a una «mano» vellutata. Dice Giovanni Caruso, di Gravina Parquet, che ha riletto la boiserie attraverso i pannelli componibili: «In essenze classiche o esotiche ma con la novità di una superficie liscia e morbida come la nostra pelle». E, se ancora non basta, i moduli da circa 70 cm hanno un andamento mosso, asimmetrico e «variabile»: «Ciascuno può disporli a piacere, ruotarli, cambiarli grazie a un sistema di aggancio a pressione», spiega. Versatilità: se un tempo decorava e tratteneva la temperatura, oggi la boiserie può servire a valorizzare una parete anonima o nascondere con eleganza l’accesso a una stanza di servizio. Estetica combinata a flessibilità d’uso, quindi: «Grazie alla tecnologia, che ci permette di ricreare qualsiasi effetto, dalla stampa alla graffiatura della superficie. Da una parte invenzione continua, dall’altra intrinseca autenticità», dice Francesco Zurlo, docente di design al Politecnico di Milano e commenta: «Un’ambiguità di fondo, una sorta di effetto Zelig che oggi rende la boiserie moderna ma soprattutto intrigante». Pareti-parquet, pannelli ad andamento mosso, boiserie che diventano ante. C’è persino il rivestimento di carta trompe l’oeil che simula vecchie doghe sconnesse: più facile, è vero, economica (forse) ma con il difetto di essere immutabile. A ciascuno la scelta, se puntare all’ironia o a una magica poesia.
Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Moda I protagonisti Dietro i grandi marchi Ha 43 anni, da quattro è alla guida creativa, ispirato dalla
Quelli che sperimentano
sorella Michi
Marco, cervello in fuga e i tessuti «alti» di Rochas
Ritratto L’abito e il vaso Un modello della collezione invernale, ispirato alle ceramiche del pittore svedese, Wilhelm Kage, una delle passioni di Zanini La vita Marco Zanini è nato a Milano nel 1971. Alto e dinoccolato, porta sempre lunghe basette e grandi occhiali. E ha un accento milanese spiccatissimo. Ha studiato all’Accademia di Brera. Appassionato di moda sin da ragazzino, dopo la laurea in Belle arti nel ’95 va a lavorare con Lawrence Steele La carriera Diventa assistente di Domenico Dolce sulla collezione donna e dopo un paio di anni passa a capo dell’ufficio stile di Versace. Nel 2004 è nominato designer alla maison Rochas. Quel che ispira il suo lavoro «è la curiosità»
Zanini, l’ex ragazzo che si imbucava alle sfilate: «Chi nasce in Italia ha una cultura estetica privilegiata»
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ell’elenco dei «cervelli» in fuga, Marco Zanini potrebbe avere tranquillamente un posto. Quarantatré anni, papà milanese e madre svedese, da quattro anni è lo stilista di Rochas, proprietà americana (Procter&Gamble) e produzione italiana (Gibò). Grazie a lui la maison, che negli ultimi decenni era conosciuta più per il profumo che per le collezioni, sta dicendo la sua. E con stile, riconoscibile. Certe gonne gonfie, gli stampati «colti», i tessuti ricercati e gli accessori puliti. Laurea all’Accademia di Brera, la gavetta con Lawrence Steele («a lui devo tutto»), gli anni in Dolce & Gabbana e da Versace. Poi il volo di solo andata per Parigi. Non il primo, né l’ultimo degli italiani. Eppure non è che i francesi siano teneri con «les italiens»: «Ma è il Paese Italia a non essere preso seriamente, non noi creativi». Mai costretto a difendere la sua «italianità»? «Direi che nell’individualità e nell’eccellenza rappresentiamo il massimo e dunque ci rispettano. Se invece ci riferiamo al sistema moda, beh quello... È un po’ carente. È come se non ci approvassero. Nel senso che è come se avessimo un po’ pasticciato nel modo di presentarci, ecco. Ma come individui, nessun problema. Abbiamo la qualità che è la più alta. Sono stato fortunato nel mio lavoro perché nascere in Italia significa crescere con una consapevolezza e una cultura estetica privilegiata. E continuo a coltivare la mia italianità ritornando a Milano dopo ogni viaggio, qui è la mia base!». E una linea Marco Zanini? «Non l’ho mai escluso. Solo che fatti e cose per ora mi hanno portato qui da Rochas, che sento comunque mia. Non ho mai considerato una linea "MZ" come priorità e non sono mosso dalla vanità di vedere il mio nome su un’etichetta. Potrebbe accadere e sarebbe una bella sfida. Ma prima di me c’è il lavoro e la passione per la moda». Certi stilisti non stanno esagerando in protagonismo? «Dice? Forse ce ne sono alcuni, è vero, intossicati dalla celebrità, però da lì a dire che si sentano "Dio-in-terra"... Per fortuna di questo genere non ne conosco. E se li conoscessi non li frequenterei. Certo che spesso sono sottoposti a una esposi-
zione così forte che può essere che perdano il contatto con la realtà. D’altronde è impossibile sottrarsi. Il nostro è un lavoro che oggi ha bisogno di essere raccontato». E di un caso come quello di Galliano, che era un Dio e non è più nessuno. O di un Ghesquière, «allontanato» dalla sera alla mattina da Balenciaga mentre era all’apice del successo? «Galliano l’ha combinata grossa. La concorrenza è tanta e la moda ha la memoria breve. Dunque hanno fatto in fretta Nuovo Un abito della pre collezione dell’inverno prossimo
a cancellare. Penso anche ad altri colleghi o alle modelle: è una carriera che è molto meno sicura di quanto si possa immaginare. E che non ti concede momenti in cui ti possa sentire arrivato, perché dietro a te ce ne sono altri settecento. È un motore e ha sempre bisogno di molto entusiasmo per continuare a girare. Ma tutto è maneggiabile se mantieni equilibrio... altrimenti il rischio è dietro l’angolo. Non aiuta il fatto di essere sempre esposti al giudizio, davanti a un immaginario plotone di esecuzione pronto al fuoco ad ogni collezione. Detto questo, per me resta la professione più bella, ma non per questo la più importante, del pianeta. Non decidiamo le sorti del mondo!». E sua sorella Michi, l’inseparabile, entra in gioco quando? «Da sempre. Lei aveva la fissazione di fare la modella, io quella di fare lo
Visti dagli altri
Anni Ottanta «Da un garage arrivai al backstage di Versace quella volta che Cindy e Christy entrarono in scena cantando Freedom»
Pomellato, il «Paese che funziona»
stilista e l’accrocchio è stato perfetto. Passavamo pomeriggi interi a sfogliare le riviste che ci compravamo con la paghetta. Erano gli anni più belli: fine Ottanta. C’era la passione per la moda e noi eravamo votati a quella. Ogni stagione sgattaiolavamo nei retro della fiera per imbucarci alle sfilate. Da un garage arrivai anche al backstage di Versace quella volta in cui Cindy, Christy e Naomi entrarono in scena cantando Freedom. Eravamo pazzi scatenati e ogni occasione ci sembrava quella della vita. Quando prendevamo il treno per Parigi poi, che sogni». Dice di aver avuto un maestro in Steele, ma lei a sua volta è uomo da squadra? «Il nostro mestiere non più è un lavoro da primadonna. È come una band. Non basta solo lo stilista o il manager aggressivo. È un’alchimia complessa. Non è più il mondo naif degli anni 80-90. Si gioca una partita piu smaliziata dove serve un coro per cantà ’sta canzone...».
«È
esattamente il tipo di riconoscimento di cui l’Italia ha bisogno, un apprezzamento che vale doppio: per Pomellato e per il Paese». Così il ministro Vittorio Grilli rivolto ad Andrea Morante, l’amministratore delegato dell’azienda di gioielli al centro di due ampi servizi sulla stampa internazionale: «I» dell’Independent ha dedicato una pagina a «Dodo», i ciondoli «che con i loro messaggi parlano la lingua universale dei sentimenti», mentre l’americano Wall Street Journal magazine ha elogiato i gioielli Pomellato «dalla forte identità, eppure portabili. Non ti fanno sentire come se gocciolassi diamanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pollo
L’abbraccio Marco Zanini e l’inseparabile sorella Michi con lo sfondo della Tour Eiffel
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Gli stranieri ci guardano
La tribù delle passerelle e l’elogio a Milano: «Non vediamo l’ora di tornare»
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i vedevi procedere in formazione a testuggine, buyer di grandi magazzini del lusso americani come Josh Peskowitz di Bloomingdale’s e fashion editor di riviste inglesi, e attraversare il cortile di Palazzo Moriggia, progettato nel 1775 dal Piermarini, guardandosi intorno come normali turisti di una città italiana e sorridere del fatto che l’edificio che ospita il Museo del Risorgimento — dove Massimo Piombo durante le sfilate milanesi appena concluse ha presentato la sua collezione «MP di Massimo Piombo» — è di un anno più vecchio degli Stati Uniti. Vedevi l’eccentricissimo maestro del menswear Masafumi Suzuki, direttore di GQ giapponese, seduto nel suo solito bar al suo solito tavolino all’aperto fumando
con un’espressione estatica la pipa e osservando lo street style dei passanti, raccogliendo idee nuove con gli occhi come fanno i giornalisti occidentali quando visitano il quartiere di Shinjuku nella sua Tokyo. Vedevi Catherine Hayward, direttore moda di Esquire britannico, a bocca aperta davanti all’installazione a sorpresa di design d’interni alla sfilata di Prada. Adrien Brody — che come
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premio Oscar è abituato alle feste su scala globale — ripeteva «amazing, amazing» guardando Palazzo Cicogna Mozzoni — dove Lucio Fontana aveva lo studio — illuminato nella notte per la mostra fotografica benefica de L’Uomo Vogue (bonus: la mamma di Brody, Sylvia Plachy, una delle più grandi fotografe americane). E infine sotto la pioggia fastidiosamente gelida di martedì,
Noi che viaggiamo in Italia per lavoro non vediamo l’ora di arrivare e non vorremmo ripartire Michael Hainey
ultimo giorno di sfilate, sentivi i visitatori stranieri della settimana della moda un po’ meno dispiaciuti del solito di lasciare la città e il Paese nei quali, come dice Michael Hainey vicedirettore di GQ americano, «tutti noi americani non vediamo l’ora di tornare». E Pat McGrath, la make-up artist numero 1, inglese, lasciando la città all’alba fotografava (in bianco e nero)
❜❜ Quest’anno sono andato soltanto a Firenze per Pitti, ma Milano mi manca Nick Wooster
nella quiete la sua amata Santa Maria delle Grazie. L’unico scontento? Scott Schuman, blogger di «Sartorialist»: i suoi barbieri preferiti, Gaetano e Luigi di via Moscova, non sono più in attività. Perché al di là delle incertezze e del pessimismo, l’appeal di Milano, sulla tribù della moda che arriva quattro volte all’anno per le sfilate, resta sempre alto: come spiega Nick Wooster, superconsulente e ex direttore creativo di Neiman Marcus, pioniere della moda mimetica che ora infuria, «con il mio nuovo lavoro (direttore di JC Penney, ndr) vado a Pitti ma non più a Milano: il lavoro è meraviglioso, ma le sfilate — e Milano — mi mancano».
Matteo Persivale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Moda Cabina armadio Pitti bimbo Non si vende solo all’estero: nell’abbigliamento per i piccoli c’è spazio anche qui
Giochi di stile
Neoprene e tecno-abitini C’è un’Italia che cresce
Da Brummel a Siviglia: strategie delle aziende
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al neoprene al nylon all’ ecocamoscio, nel nome del «riuso» quotidiano e lavaggi no problem, anche il «bon ton» cede alle lusinghe dei materiali tecnho per abitini, cappotti, lavorazioni «sartoriali». E mentre i grandi brand della moda bimbo cercano l’espansione sui mercati esteri, aziende come Brummel, Siviglia o Elsy dimostrano che si può «crescere» anche in Italia. Monnalisa veste una bambina romantica ma contemporanea con languidi fiori stampati a caldo su neoprene color avena mentre dal Gufo una giacchina, confezionata sempre con lo stesso tessuto delle mute subacquee, è addolcita da tre grandi rose azzurre. Patrizia Pepe abbina invece il vestito a una morbida cappa in lana. Ma è il «tartan», dal classico scozzese a più audaci abbinamenti nero e ciclamino di Sarabanda, a dettare la tendenza per il prossimo autunno-inverno. Moncler compone il guardaroba baby, boy e girl con l’inserimento di fantasie scozzesi e pied-de-poule arricchite da dettagli in pelo e montone. Moschino declina il tartan in tutta la collezione, sia nei capi dal taglio classico che in una rivisitazione delle divise college. Come Biagiotti Dolls, che ricorre a gonnelline scozzesi sui toni del blu e del verde per lanciare la nuova linea
controcorrente
Back to school. Terzo elemento che accompagna il look dei più piccoli, in questa seconda giornata di Pitti Bimbo, è l’osare con i colori. Fay, Ermanno Scervino, Herno Kid’s (al suo debutto nel bambino), Hydrogen o Woolrich declinano le linee uomo sulla collezione kid esaltando la luminosità. Dai piumini alle felpe, alle maglie, per i maschietti si passa dai verdi ai gialli, agli azzurri mentre le bambine vestono panna, rosa cipria e grigio chiaro. Le bimbe giocano con i collettini di raso, piume o ricamati, indossandoli e sfilandoli come collane. Per i tipetti vivaci, Fay propone il piumino con bretelle, fissato alla schiena anche quando si sfilano le maniche. E un «fiocco rosa»: la nascita della nuova linea junior di Dsquared² prodotta da Renzo Rosso. Minitop dagli occhi di ghiaccio sulle passerelle e ricchi moscoviti nel parterre delle sfilate. Iniziative, feste e presentazioni tutte dedicate ai coccolatissimi buyer russi. Sono loro in questo momento, a rappresentare il mercato che ha più appeal per le aziende italiane. Abbastanza maturo per apprezzare il prodotto di qualità, abbagliato dal lusso e folgorato dal made in Italy. E se fino a qualche anno fa la ricerca di nuovi sbocchi commerciali rientrava in una normale attività imprenditoriale, oggi, soprattutto per i gradi brand,
Campana Da sinistra, l’abitino Miss Blumarine, il completo per lui Il Gufo, l’abitino bianco in neoprene di Monnalisa Sotto, da sinistra il rosa di Twin-Set, il cappottino verde di Scervino, il piumino glicine di Herno
Flavia Fiorentino © RIPRODUZIONE RISERVATA
Collaborazioni
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Oscar de la Renta e il ritorno di Galliano «Tre settimane nel mio studio»
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n invito in atelier per «riacclimatarsi». Cioè per riprendere confidenza con l’ambiente della moda lasciato in malo modo due anni fa, dopo il licenziamento su due piedi da parte di Dior. È un invito in piena regola quello che Oscar de la Renta ha spedito da New York a John Galliano (foto), lo stilista maledetto, osannato come uno dei massimi geni dello stile prima di essere messo da parte, precipitosamente, a seguito di alcune sue dichiarazioni farneticanti (dette in stato di ubriachezza) contro gli ebrei. Lo scrive il quotidiano della moda Women’s Wear Daily, che riporta le parole di de la Renta: «Ci conosciamo da anni, ammiro molto il talento di John. Ha lavorato sodo e a lungo alla sua riabilitazione e sono contento di potergli dare una possibilità di im-
Lizzy, la cellulite e i jeans «estetici» (con la ricarica)
mergersi di nuovo nel mondo della moda, in cui è stato così creativo». «Tutti hanno diritto a una seconda occasione, soprattutto persone dotate come Galliano» ha continuato lo stilista americano, classe 1932. Secondo il quotidiano, Galliano, 52 anni, passerà dunque a New York nello studio di de la Renta le prossime tre settimane, quelle in cui si mette a punto la collezione che verrà presentata nella fashion week di febbraio. È dunque il primo passo del ritorno del creativo che per quindici anni ha tenuto alto il nome (e lo stile) di Dior. La sua eccentricità, il suo perfezionismo e anche la carica magnetica personale hanno reso per anni le sfilate di Dior gli eventi da non perdere della settimana della moda parigina.
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Sui binari del trend
Diciassette rubini di Gian Luigi Paracchini
Da talento tardivo a icona dei feticisti Il cappotto illusionista della bionda Naomi
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ella Hollywood dei tempi d’oro, a 33 anni molte grandi attrici venivano guardate con il rispetto dovuto a signore già proiettate sulla strada della pensione. Nel 2001, a 33 anni, Naomi Watts ha invece cominciato. Non da zero, essendosi fatta conoscere in televisione e in qualche filmetto, ma quasi. La sua carriera di stella del cinema e di portatrice di glamour è arrivata con la partecipazione al thrilling psicologico di culto Mulholland Drive, regia di David Linch, in cui lei incrocia le sue inquiete arti se-
da Young Versace a Cavalli a Diesel, o Miss Blumarine, ma anche prodotti high level come Simonetta e Il Gufo, la «crescita» guarda solamente all’estero. «La salvezza», dicono in molti «che ci permette di continuare l’attività». La percentuale di export, destinata a Russia, Cina, Usa, Brasile ma anche verso la «vecchia Europa» è in media dell’80% ed in continua espansione, mentre il mercato interno si presenta sempre meno attraente. Così il luxury attraversa le frontiere e a casa nostra spopolano i marchi low cost e quelli che assicurano prezzi contenuti garantendo standard di qualità. Come Preca Brummel (Brums, M9k, «500», Bimbus), 98 milioni di fatturato nel 2012 (5% estero, 95% Italia) con un più 20% rispetto all’anno scorso. È Bimbus il più richiesto è il più «accessibile» nel prezzo con uno «scontrino medio» di trenta euro per due capi. «Un prodotto curato con un occhio alle tendenze ma economico — assicura il direttore generale Carola Prevosti — Bimbus è il marchio che è cresciuto di più, 30% in due anni mentre Brums, fascia medio alta, è quello che si esporta meglio: per noi è diventato costoso, per l’estero invece è conveniente». La sfida di puntare sull’Italia sembra vincerla anche Siviglia, un’azienda di Pesaro che produce anche l’adulto, con un giro d’affari di 40 milioni di euro e una quota di mercato italiano pari ancora all’80%. «Non disinvestire nei momenti di difficoltà e credere nella bontà del prodotto», le strategie del proprietario-titolare Sauro Bianchetti. Anche Elsy girl, una storica casa di moda bimbo di Asti, «total look» dai 6 mesi ai 16 anni, mercato italiano per il 70%, nel 2010 e 2011 ha segnato un più 25%. Oggi la crescita si è fermata, ma è solo una sosta per ripartire con più grinta.
Attrice Naomi Watts
di Augusto Veroni
duttive con Laura Harring. La bionda e la bruna: coppia ben scolpita nella memoria dei fans di Linch, ma non solo. Mentre Harring, carattere temperamentoso però imperscrutabile, ha segnato il passo, Watts ha cominciato a galoppare, da King Kong a 21 grammi, da La promessa dell’assassino all’ultimo Diana. E non s’è ancora fermata. Anzi, in vista dei 45 anni, ha aumentato la velocità: film a ripetizione e un ruolo sempre più marcato anche come simbolo di stile. L’ultima apprezzata esibizione nel campo è in questa immagine che esalta il ruolo della zip, amata dai feticisti ma utile pure contro il freddo per chiudere il cappotto (Calvin Klein). Cappotto? Non sembra più un completo giacca e gonna? Come in Mulholland Drive, film di puro illusionismo, Naomi ama sorprendere. Anche quando sceglie il guardaroba. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Vetro in zaffiro, cifre in rilievo L’anno dell’orologeria comincia bene
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pre lunedì 21 il Salon International de la Haute Horlogerie, a Ginevra. Riservato ai professionisti del settore, è il primo appuntamento fieristico dell’anno, quello da cui si inizia a ricavare alcune fondamentali indicazioni sull’andamento del 2013. Per quanto riguarda le tendenze dei produttori appare esemplare il Clifton di Baume & Mercier che, a prima vista, sembra un semplice orologio solo tempo, con movimento meccanico a carica automatica. A saper leggere un orolo-
Vetro zaffiro Clifton di Baume & Mercier movimento meccanico
gio, però, si scopre che il Clifton è ricco di particolari qualificanti: il vetro zaffiro bombato, l’alternanza di finiture lucide e satinate, gli indici applicati (ossia le cifre in rilievo sul quadrante, fissate manualmente con due minuscoli piedini inseriti in altrettanto minuscoli fori praticati sul quadrante: un’operazione da eseguire con la massima precisione per non far «pendere» le cifre), il fondello in vetro zaffiro per ammirare l’eccellente finitura del movimento e altre caratteristiche ancora rivelano un’attenzione elevatissima per i dettagli qualificanti, quelli che davvero fanno la differenza. In quest’ottica la classica eleganza del Clifton va letta positivamente anche per il prezzo, ancora provvisorio, che dovrebbe attestarsi intorno ai 2.500 euro. L’anno, per l’orologeria, comincia bene. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ella come la mamma (la modella Jerry Hall) intrigante come il padre (Mick Jagger), filiforme come entrambi i genitori. Elizabeth Jagger, nata a New York 28 anni fa, il destino da indossatrice ce l’aveva segnato. Ma lei dice che preferisce posare per le campagne pubblicitarie piuttosto che sfilare. Del resto un volto affisso sui muri di tutte le città del mondo promette fama... Lizzy è la testimonial di Wrangler, il denim dei cowboy che negli anni Sessanta i ragazzi di Woodstock e i Rolling Stones contribuirono a trasformare in simbolo della contestazione. La novità è che i jeans indossati dalla bella Lizzy sono realizzati con uno speciale tessuto arricchito da sostanze idratanti e leviganti. I jeans «estetici» saranno in vendita in Italia da metà febbraio in versione Smooth leg (anticellulite), Olive extract (idratante) e all’aloe (lenitiva). Trattamenti estetici, che spiega l’azienda, vengono rilasciati per azione dello sfregamento. L’azione è più efficace con i modelli aderenti, ma quello anticellulite è venduto con spray di ricarica da usare ogni 15 giorni. Oggi che la moda ha bisogno di simboli il marchio americano ripropone anche camicia 27MW. E i nuovi jeans? Scolpiti sul corpo: gamba dritta per l’uomo, attillati a vita alta i femminili. Per quanto riguarda la primogenita di Jagger, il suo jeans preferito è stretto, classico indaco scuro.
M. T. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Guida al benessere I prodotti per stare bene
TrekDesk Consente di muoversi e camminare lentamente mentre si lavora. Costa 590 dollari www.trekdesk.com
Hapilabs Hapifork Forchetta con sensore che indica come mangiare. Circa 100 dollari www.hapilabs.com
Lapka Organic Collegato all’iPhone ci dice se il cibo è bio. Il kit costa 220 dollari mylapca.com
DreamBots WheeMe Ideale per massaggi fai da te. Costa 69 euro, www.wheeme.com
Su un display come mangiare o fare attività fisica (e quando farla)
Curiosando
Cibo, corsa e massaggi La bellezza fai-da-tech
di Giancarla Ghisi
Tra sensori biometrici e calcolo delle calorie Per il corpo e la mente
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alla palestra al benessere fai-da-tech, questo è il trend del 2013. L’edizione appena conclusa del Consumer Electronic Show di Las Vegas, la più importante fiera dedicata al mondo dell’elettronica, ha infatti suggellato il definitivo connubio tra tecnologia e wellness. Un binomio certo non nuovo, ma ora facilmente accessibile a tutti grazie alla disponibilità di apparecchi di ultima generazione, alcuni dei quali a basso costo. La miniaturizzazione dei sensori, la possibilità di trasmettere dati senza fili e la presenza sempre più diffusa degli smartphone offrono oggi le condizioni ideali per questi dispositivi. Il boom più robusto riguarda i Personal Activity Tracker come quello di Withings, piccoli sensori da mettere in tasca o sul polso, che tengono traccia di ogni nostro movimento. L’obiettivo è chiaramente quello di combattere la vita sedentaria spronandoci a fare attività fisica a basso impatto. Camminare di più, prendere le scale invece dell’ascensore, farsi una corsetta ogni tanto, sono tutti esercizi che migliorano il nostro stato di salute. A fine giornata è possibile vedere sul display del cellulare o sul computer quanto calorie ab-
biamo effettivamente bruciato e quanto ci siamo mossi. Si possono anche impostare dei veri e propri obiettivi per incentivare i nostri sforzi, mentre per ricevere l’approvazione degli amici i dati possono essere automaticamente pubblicati sui siti social come Facebook. Alcuni di questi dispositivi, come il Zensorium Tinké, registrano in modo accurato anche parametri vitali come il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, il livello di ossigeno nel sangue, il tutto sempre inviando i dati al nostro smartphone. Questo meccanismo di analisi e trasferimento dei dati viene sfruttato inoltre da sensori che si possono addirittura indossare. È il caso degli indumenti BioMan realizzati dalla taiwanese AiQ o da Under Armour che ha già reso disponibile la maglietta E39 equipaggiata con un innovativo sistema di valutazione della prestazione atletica sulla base dei parametri biometrici. Parametri che servono anche per ripensare totalmente oggetti tradizionali del fitness casalingo come la cyclette e il tapis roulant. Il sistema Bkool, ad esempio, permette di registrare le sessioni fatte realmente su strada da se stessi o da altri atleti e di replicarle tra le mura domestiche, seguendo i medesimi itinerari. Il tutto addirittura guardando in tv un video sincronizzato del percorso mentre si corre o si va in bicicletta. Il livello di sofisticazione di questi apparecchi ha sconfinato anche in dimensioni quasi da fantascienza. Oltre ad allenare il fisico, ora esistono dispositivi che fanno fare ginnastica alla nostro cervello. Questo almeno è lo sco-
Screeneye Tiene sotto controllo vari parametri durante l’attività sportiva 149,90 euro o-synce.com Muse Brain La fascia anti stress e ansia consente di misurare le onde celebrali Circa 199 dollari xon.ca/muse/
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bkool In casa le stesse difficoltà esterne. 595,99 euro; www.bkool.com
Activity Tracker Controlla passi, scalini, ritmo cardiaco e calorie. www.withings.com
di Eva Cantarella
gran numero di uccelli canterini e li allevò in un luogo oscuro, insegnando loro a dire un sola cosa: Annone è un dio. E quando ebbero imparato a farlo li liberò, perché volassero in tutte le direzioni, pensando di diffondere il canto che parlava di lui. Ma gli uccelli, una volta trovata la libertà, seguirono i loro costumi abituali, «cantando i propri canti e componendo le loro melodie di uccelli» (Eliano, Storia varia, XIV, 30). Dà a riflettere, oggi, questa storia che attribuisce agli uccelli il ruolo di mezzi di comunicazione di massa: questi possono essere strumentalizzati — sembra dire — ma solo se e fino a quando sono asserviti. Quando sono liberi, decidono loro quali notizie diffondere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Uomini di Maria Teresa Veneziani
Libere e veloci come colombe Quando le parole hanno le ali uando e perché nasce l’espressione «parole alate»? Una cosa è certa: già i greci collegavano metaforicamente la parola a un volatile. Iris la messaggera degli dèi «dai piedi veloci come il vento», come la definisce Omero, in Aristofane assomiglia a una «timida colomba» (Uccelli, 571-575). Ed Eliano racconta che, nel III secolo a.C., il generale cartaginese Annone, per follia di grandezza, tentò di fare diffondere nel mondo il suo nome servendosi degli uccelli: Annone — scrive — non volle restare nei limiti umani, ma concepì l’idea di diffondere la sua fama in modo che questa gli facesse superare i limiti della natura che la sorte gli aveva attribuito. A questo scopo comprò un
Mark Perna
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edicato alle donne over 40. Il nuovo Liftactiv Serum 10 Occhi e Ciglia di Vichy è il primo trattamento globale dello sguardo. Da una ricerca dell’azienda francese emerge che il sessanta per cento delle donne non è a suo agio a causa di occhiaie e segni della fatica e l’ottanta per cento sostiene di non avere belle ciglia. Purtroppo questa zona del viso è particolarmente delicata con la pelle più sottile ed è sollecitata da 10 mila battiti di ciglia al giorno per assicurare alla cornea un’idratazione costante. Stanchezza e stress si fanno vedere immediatamente. «Questo siero — spiegano i ricercatori — corregge i segni dell’invecchiamento del contorno occhi, come rughe e borse, ma rende anche le ciglia più spesse e morbide. Nella sua formula c’è una concentrazione al dieci per cento di "Rhamnose", uno zucchero vegetale dalle proprietà anti-età, micro perle che illuminano la zona trattata e ceramidi che fortificano le ciglia». Il siero deve essere applicato con una gestualità precisa: evitare lo sfregamento ma distribuire il prodotto con pressioni leggere su tutto il contorno partendo dall’angolo interno verso l’esterno. Poi, appoggiare l’indice lungo la frangia delle ciglia ed effettuare un movimento verso l’alto premendo leggermente per un effetto piega-ciglia naturale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Vanitas
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po che vogliono ottenere gli sviluppatori di Muse, una fascia che si mette in testa e che registra le onde celebrali. Attraverso degli specifici esercizi questo dispositivo dotato di 4 sensori, punta a ridurre gli stati di ansia e di stress ma anche le situazioni di sovreccitamento, imparando a controllare il potere della nostra mente. Qualcosa di smile si può ottenere con gli occhiali PSiO che utilizzando emissioni di luci colorate, insieme a suoni e musiche, provano a farci recuperare il nostro equilibrio psicofisico. L’ultima frontiera hi-tech arriva però da un argomento piuttosto tradizionale come quello tra cibo e benessere. Anche in questo caso i gadget non mancano. Tra quelli più curiosi presentati a Las Vegas ha destato molto interesse la Hapifork, la forchetta che registra il ritmo con cui mangiamo. Il principio secondo cui più lentamente si mastica, più facilmente si digerisce e quindi meno si ingrassa trova ora un valido alleato tecnologico in questo dispositivo che non solo ci avvisa con un led luminoso quando ci stiamo abbuffando, ma invia i dati a pc e smartphone per controllare i tempi con cui consumiamo abitualmente i nostri pasti. Generalmente troppo in fretta. Tra i prodotti più innovativi non manca neppure il sensore che ci dice se il cibo che mangiamo e biologico o meno. L’indicatore sviluppato dalla start up californiana Lepka misura il tasso di nitrati negli alimenti che nel caso di coltivazioni con fertilizzanti chimici è spesso elevato.
Un siero che salva lo sguardo
Riccardo Rossi: «Il sogno? Gli addominali di Newman»
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Messaggera La dea Iris in un affresco di Luca Giordano
iccardo Rossi, 50 anni, attore, intrattenitore. Com’è il rapporto con il corpo? «Ho cominciato a tollerarlo». Quando e che cosa è successo? «Dieci anni fa. Ho capito che erano tutte paranoie mie e che non avrei mai avuto la tartaruga di Brad Pitt in Thelma & Louise. E comunque gli addominali più belli della storia restano quelli di Paul Newman». È vanitoso? «Mi piace essere in ordine. Dopo la barba metto un idratante. Però ora ho scoperto un siero americano pazzesco: un filler di Kiehl’s. Pare lo usi anche Brad Pitt». Che cosa fa per la forma? «Seguo la dieta del pasto distribuito nella giornata. Mattina un caffè americano e due biscotti. Carboidrati a pranzo e proteine a cena, se riesco. Ma se so di avere una cena, a pranzo
Ironico Riccardo Rossi, sarà a teatro a Roma con «Riccardo Rossi Show»
mi limito a un’insalata con tonno. E se proprio mi voglio punire solo un’insalata e una pera. Poi la sera mi sfondo di cibo...». Ginnastica? «Un’ora di passeggiata tutte le mattine in un parco, ascoltando la musica». La parte del corpo più problematica? «La pancetta, ma odio fare gli addominali». Descriva il suo armadio. «Sono classico, camicie azzurre e bianche Brooks Brothers: sono stato plagiato da Gianni Agnelli e Kennedy. Unica alternativa la Lacoste... Pantaloni blu e cachi. Cappotto blu, piumino o giubbotto in pelle quando vado in motorino. Scarpe da ginnastica o polacchina». Come veste in casa? «Uguale. Non mi piace il concetto del vestito da casa. Però indosso le Birkenstock». Possiede uno smoking? «Sì, sartoriale, bellissimo». Porta il cappello? «Solo il berretto dei New York Yankees, blu. Quando si sciupa ne faccio arrivare un altro dall’America». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Le tecnologie provate Cosa c’è sul mercato
I «phablet» conquistano il mercato, superando la barriera dei dodici centimetri
Lo smartphone si fa tablet L’invasione dei telefononi La tendenza: prima navigare sul web, poi le chiamate
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opo anni di battaglie tecnologiche per fare cellulari sempre più piccoli e tascabili, la tendenza si inverte e arrivano i «phablet», smartphone con schermi così grandi da essere quasi dei tablet. Quando 2 anni fa Samsung ha presentato il Galaxy Note, pochissimi avrebbero immaginato che quella «padella» da più di 5’’ di diagonale sarebbe stata così apprezzata. Certo, navigare sul web con uno schermo che è quasi il doppio di quello di iPhone 4 è sicuramente comodo, ma avvicinare un oggetto così ingombrante al viso per telefonare sembrava davvero poco elegante. Le mode, però, dipendono dalle abitudini e i nostri smartphone vengono usati sempre meno per telefonare. Per questo lo schermo grande piace sempre di più: le vendite di smartphone da 4,6’’ o più son passate da 1,8 milioni di unità del 2011 a oltre 82,7 milioni nel 2012, sfondando in Asia, Giappone ed Europa. Un’esplosione che ha letteralmente scatenato i produttori, causando una corsa convulsa e anche molto disordinata al lancio di nuovi phablet.
vuole qualche ora prima di entrare in confidenza con la nuova interfaccia, ma una volta passato lo sconcerto iniziale ci si rende conto di quanto sia potente e semplice da usare. A seguire troviamo, con schermi da 4,7’’, il Motorola Razr Maxx HD e il Padfone2 di Asus. Entrambi con Android, il primo è già disponibile negli Usa da qualche mese mentre per l’Italia ancora non si ha una data di distribuzione ufficiale. Fonti «ufficiose» parlano di fine marzo, ma il fatto che adesso Motorola stia lavorando sul nuovo smartphone di Google (nome in codice X-Phone) ha fatto passare questo lancio un po’ in secondo piano. È invece già disponibile il Padfone2 di Asus il quale, pur solo con 4,7’’, potrebbe ambire al posto di smartphone con lo schermo più grande. La sua particolarità, infatti, è che infilandolo nel retro della sua Padfo-
Quelli più «piccoli» Lo schermo più piccolo della nuova categoria è quello da «soli» 4,5’’ del Nokia Lumia 920, che risulta comunque, per rendere l’idea, già ben più grande di quello montato dall’iPhone 5. È uno dei pochi dispositivi con il sistema operativo Windows Phone ed è davvero molto veloce. Ci
Il supporto Se il Padfone si inserisce in un supporto diventa un vero tablet
Fuori misura Il più grande della categoria è Huawei Ascend Note: ben 6,1’’
1 1) Huawei Ascend Note: lo 2 schermo più grande, 6,1’’. In Italia non prima dell'estate. Prezzo: nd; 2) Samsung Notepad 2: 5,5’’ grande, ma sta ancora in tasca. Online si trova fortemente scontato rispetto al prezzo di listino. 699 euro; 3) Lenovo Ideaphone S880: Poco da invidiare a tutti gli altri. Prezzo: 260 euro in India; nd in Italia; 4) Htc Droid Dna; un super Phablet. Non arriverà in Italia con questo nome. Prezzo: nd; 5) Sony Xperia Z: design molto raffinato, leggerissimo e integrazione con molti dispositivi Sony. 649 euro; 6) Asus Padfone2: smartphone che diventa tablet. 799 compresa la PadStation; 7) Motorola Razr Maxx HD: ottimo design, è uscito negli Usa anche in versione limitata con scocca in carbonio e batteria maggiorata. Prezzo: nd; 8) Nokia Lumia: colori sgargianti e velocità incredibile, il più piccolo dei 6 4 Phablet. 599 euro;
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E il piccolo si trasforma in un maxi
ne Station si trasforma in un vero e proprio tablet con lo schermo da 10’’. Il suo utilizzo è immediato e non serve neanche sincronizzare i dati, perché sta tutto sullo smartphone. Oltre la barriera dei 12 centimetri Passando ai 5’’ (dodici centimetri), capiamo bene quanto sia confusa la corsa al phablet. Abbiamo, infatti, ben 3 prodotti dei quali due sono ancora latitanti in Europa. Anche in questo caso sono tutti Android e considerato che il nostro continente è uno dei mercati più interessanti per questa fascia di mercato non è ben chiaro perché Htc abbia pensato di lanciare il suo Htc Droid Dna solo negli Usa e in Giappone (in
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questo Paese è addirittura stato commercializzato con un nome diverso: J Butterfly). Da noi probabilmente non arriverà mai, ma è probabile che un nuovo dispositivo con schermo grande venga annunciato il mese prossimo al World Mobile Congress di Barcellona. Il Lenovo S880 lo abbiamo visto e provato al Ces di Las Vegas e ci ha colpiti per la cura nei dettagli. All’inizio sarà lanciato solo sui mercati asiatici, ma dato che il suo prezzo in India e Cina è di circa 260 euro, pur avendo una dotazione tecnica di tutto riguardo, sarà bene tenerlo d’occhio quando sbarcherà in Italia. L’unico produttore che ha fatto le cose «per bene» in questa fascia di schermi sembra essere Sony la quale ha annunciato per marzo l’arrivo nel nostro paese del suo nuovo Sony Xperia Z. Impermeabile e velocissimo, funge anche da telecomando avanzato per i televisori di nuova generazione. Più grande non si può Ai vertici per dimensioni dello schermo troviamo il Galaxy Note 2 di Samsung, phablet da 5,5’’, e l’incredibile Huawei Ascend Note da 6,1’’. Il primo è quello che ha davvero spalancato le porte di questo mercato. Pur avendo più di sei mesi sulle spalle, è un dispositivo ancora molto veloce, basato su un processore quadcore, e con uno schermo tra i migliori. Probabilmente, a breve verrà «affiancato» dal Samsung Galaxy S4 che se davvero monterà uno schermo da 5’’, come molte indiscrezioni lasciano pensare, entrerà a far parte della famiglia dei Phablet. Il dispositivo di Huawei, invece, è una piacevole sorpresa che si farà attendere ancora a lungo in quanto il suo arrivo in Italia è previsto non prima dell’estate di quest’anno. Disponibile in versione bianca e nera, per allora il suo schermo HD potrebbe essere già stato superato in dimensione da qualche concorrente: ma chissà se allora avrà ancora senso chiamarli telefonini...
Giancarlo Calzetta © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mini
La sfida di Davide a Golia
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ccanto ai Golia della tecnologia, ci sono alcuni Davide. Il Nokia C5-00, per esempio, è lo smartphone senza schermo touch più piccolo in circolazione. Con soli 2,2’’ di diagonale, il suo monitor starebbe quasi 9 volte in quello dell’Ascend Mate.
Il Padfone2 di Asus ha uno schermo di soli 4,7’’ ma può competere anche con i maxi. Infatti la sua particolarità è che infilandolo nel retro della sua Padfone Station si trasforma in un vero e proprio tablet con lo schermo da 10’’.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Io & tech
Vita digitale di Edoardo Segantini
Il suicidio di Aaron brillante inventore La discrezione e il rispetto che sono mancati
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l suicidio di un ragazzo di 26 anni — genio ribelle o no poco importa — è una tragedia che dovrebbe suscitare solo pietà e commozione. Anche riflessione, certo, ma con la discrezione e il rispetto per un mistero tremendo. Nel caso mediatico di Aaron Swartz — brillante inventore informatico, cofondatore del sito Reddit e attivista di Internet — discrezione e rispetto sono invece mancati, sostituiti da altro. Letture strumentali, per dimostrare una cosa sola: che Aaron è stato un martire della libertà della Rete, un Robin Hood del digitale, un eroe della nuova contemporaneità. Spiace dirlo, ma è un’assoluta distorsione della verità. Arrestato nel 2011, Swartz era accusato di aver divulgato illegalmente milioni di
di Federico Cella
pubblicazioni scientifiche del Mit di Boston e al processo rischiava anni di galera. Al suo avvocato, che aveva tentato il patteggiamento, il procuratore dello Stato aveva risposto che «rubare è rubare, che si usi un piede di porco o un computer». Detto con altre parole, Swartz ha messo a disposizione di tutti ciò per cui altre persone hanno lavorato, sudato, studiato, creato e investito, con la legittima aspettativa di ottenerne un riconoscimento economico. La vicenda riporta in primo piano Il caso Swartz il tema del diritto d’autore, che una parte Va considerato mondo Internet il valore del copyright del non vuole riconoscere, Lui aveva violato talvolta ignara talaltra il lavoro di altri complice di colossali interessi in gioco. Sorprende infine vedere come tanti, anche giornalisti (che senza «proprietà» dell’informazione non riceverebbero lo stipendio), sembrino non capire che il copyright non è contro qualcuno ma a favore di tutti. SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fiocchi di neve in salotto, scie di proiettili sui muri: il videogioco del futuro invade tutta la stanza
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box go big». Il comando vocale pronunciato dall’attore nel video di presentazione di IllumiRoom apre le porte alla fantasia più sfrenata per ogni utilizzatore di videogiochi. Il gioco «esplode» oltre i confini dello schermo della televisione per andare a tappezzare letteralmente le pareti della stanza. E così la tecnologia presentata al Consumer Electronics Show di Las Vegas qualche giorno fa dalla sezione «Research» di Microsoft ci immerge, seduti sul divano, nel mondo virtuale che abbiamo scelto per giocare. Con esplosioni e scie di proiettili che prendono vita sui mobili, fiamme e macerie che emergono dal pavimento, nel caso di uno «sparatutto» in prima persona; la neve che cade a fiocchi intorno a voi, con le pareti della stanza
che vengono invase dal pubblico in tripudio, se invece abbiamo deciso di metterci alla prova in una gara automobilistica in montagna. Il futuro dell’intrattenimento, meno oscuro e angosciante dei muri-tv di «1984», non è poi così lontano. L’effetto di IllumiRoom si ottiene grazie alla telecamera di Kinect, accessorio della console Microsoft che scansiona la stanza dove si gioca, e con un proiettore ad alta definizione posto alle spalle del giocatore. Magari ritroveremo una versione commerciale dell’attuale prototipo già con la prossima Xbox, che dovrebbe essere annunciata a maggio e arrivare forse per Natale. E poi, perché limitarsi ai soli videogiochi? Proviamo a immaginare un film la cui scena principale si svolge davanti a noi, e con tutto l’ambiente circostante che vive intorno. Anche se non è «Titanic», l’immersione sarà totale. Vitadigitale.corriere.it @VitaDigitale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
laLettura
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Controcopertina Famiglie
La 27ª ora commenta su Corriere.it
Genere neutro
Le tappe della crescita
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atteo, 4 anni, sta disegnando in un angolo della stanza. Matite colorate, qualche pennarello e l’immagine che inizia a formarsi sul foglio bianco. Poi, all’improvviso, un urlo della compagna Lisa, sua coetanea, attraversa la stanza: «Maestra! Matteo usa la gomma delle femmine!». Poco dopo è il momento di scegliere uno strumento musicale: qualche bimba prova quelli più rumorosi — tamburi e batteria — salvo poi nascondersi il viso tra le mani per la vergogna. All’ora della merenda un’insegnante chiede a una femmina di aiutarla a distribuire la frutta: «Delle bimbe ci si può fidare di più», spiega. E a lei: «Sei proprio una donnina, brava!». Quando poi a fine giornata Luca non ha nemmeno una macchia sul grembiule, la madre, preoccupata, chiede alla maestra: «Sta bene? Mi sorprende che non si sia sporcato». Emanuela Abbatecola e Luisa Stagi, ricercatrici della Scuola di scienze sociali dell’Università di Genova e anima-
una femmina. E se le bimbe-maschiaccio a volte non vengono nemmeno notate, per i bimbi è tutto più difficile: «Dall’aspetto al modo di camminare, di vestirsi, di giocare e di raccontarsi devono imparare a non fare le femminucce. Capire dove finisce la natura e dove inizia la cultura è impossibile visto che i condizionamenti partono da subito». E anche se la sociologia non nega l’esistenza di un fattore naturale, la cultura ha un potere enorme. Basta pensare agli svenimenti femminili frequenti nel secolo scorso, scomparsi per un cambiamento culturale. Giochi e asili Alle porte di Parigi, l’asilo di Saint-Ouen lotta contro gli stereotipi sessisti da oltre tre anni. Niente rosa o blu sugli armadietti, né poster di principesse e pirati alle pareti. Gli educatori non fanno complimenti alle bimbe sui vestitini e non esortano i maschi a trattenere le lacrime perché «i duri non piangono». I genitori danno una mano: «All’inizio non capivamo cosa c’en-
trasse il sessismo con bimbi di meno di tre anni — dice un papà —. Poi ci siamo resi conto che per noi nostro figlio era un "ometto forte e coraggioso" e mai gli avremmo detto "sei carino"». In Svezia già nel 1998 il Ministero dell’Istruzione ha messo nero su bianco l’obiettivo per le scuole dell’infanzia di contrastare gli stereotipi di genere. Si punta, a volte, anche sul linguaggio. Nell’asilo di Egalia, a Stoccolma, il nuovo pronome neutro «hen» ha sostituito il «lui» e il «lei». E pochi giorni fa il ministro per la Famiglia tedesco Schröder ha detto di trovarsi in imbarazzo con la figlia di un anno e mezzo parlando di Dio al maschile, aggiungendo che sarebbe meglio usare l’articolo neutro «das». Anche i giochi rientrano in questa battaglia. Se a Londra i superstore Harrods e Hamleys hanno detto basta al gender apartheid abolendo sui loro scaffali la distinzione dei giocattoli per sesso e riorganizzandoli per tipologie, in Svezia il catalogo natalizio della «Top Toy» ha stra-
Fin dall’asilo impariamo a comportarci con codici legati al sesso. Ma è giusto continuare? tici della rivista About Gender (aboutgender.unige.it), per due anni hanno studiato gli stereotipi di genere in due scuole d’infanzia del capoluogo ligure lavorando con gli insegnanti e con i bambini (una ricerca che si è svolta nell’ambito del progetto Step promosso dal Comune). «Quel che è emerso è stato un quadro decisamente sessuato, dai colori ai vestiti, dal linguaggio ai giochi», racconta Abbatecola. Vere e proprie «gabbie comportamentali», che riflettono le «aspettative di adesione ai modelli di genere». Tradotto: cosa la società si aspetta da un maschio e cosa da
Giochi
L’immagine sul catalogo della svedese Top Toy: una ragazzina gioca con un fucile azzurro. Come contraltare c’è un bimbo che culla un bambolotto Il caso Il fornetto «Easy Bake» prodotto dalla Hasbro: era disponibile sul mercato solo in rosa e viola. Dopo una petizione online è stata avviata la produzione di un nuovo modello unisex
volto le convinzioni sociali grazie al ruolo dei testimonial: una ragazzina che impugna un fucile azzurro e un bimbo che culla un bambolotto. L’obiettivo? «Riflettere il modo in cui i bambini giocano nella vita reale, non rappresentarli in modo stereotipato». Non più giocattoli da maschio o da femmina, ma giochi e basta insomma. Liberi di scegliere Negli Stati Uniti ha fatto discutere il caso di Gavyn, 4 anni: aveva chiesto a Babbo Natale un fornetto per «cucinare» come la sorella maggiore, ma — sorpresa — il prodotto era presente sul mercato solo in rosa e viola. Una petizione online ha convinto il colosso dei giocattoli Hasbro ad avviare la produzione di un nuovo forno unisex. Un esempio di come giochi che potrebbero potenzialmente interessare maschi e femmine, vengono pensati dal marketing solo per uno dei due sessi (e contro la dittatura del rosa in Inghilterra è nato il movimento Pinkstinks). Vale anche per i vestiti: la rete si è scatenata per il coraggio di Sam, 5 anni, che per il suo primo giorno di scuola ha voluto indossare a tutti i costi un paio di scarpette rosa. Immediata la reazione dei parenti: una scelta «sbagliata che l’avrebbe fatto diventare gay». Casi di individui coraggiosi? Secondo uno studio della Binghamton University di New York, i maschi evitano in misura doppia di sperimentare giochi tipicamente femminili in presenza di altre persone. «Rompere queste gabbie non vuole dire forzare i bambini, ma lasciarli liberi di scegliere — riprende Abbatecola —. A Genova, tra i genitori non è mancato chi, preoccupato, ci ha chiesto se per caso non avessimo avuto intenzione di fare giocare i bimbi con le bambole». I vantaggi una volta cresciuti? «Uno stile di vita più consono al proprio sentire e (nuovi) adulti meno violenti, lontani dagli stereotipi che considerano il "vero maschio" diverso dalle femmine: bullismo, omofobia e violenza di genere partono anche da qui».
Federica Seneghini
I questionari di Proust per bambini Nome
Età Dove abiti
Che cosa ti piace della tua città E cosa non ti piace
Il tuo migliore amico o amica
Il tuo difetto
Il difetto dei tuoi genitori
L’ultima volta che hai pianto
Vacanze preferite
Colore preferito
Animale preferito
Che cosa ti rende triste
Che cosa non ti piace fare
Che cosa ti fa paura
Che cosa vorresti fare da grande
Libro o film preferito
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gioco preferito
I nomi che ti piacciono di più
Bevanda preferita
Piatto preferito
Supplemento singolo
Il tuo eroe o eroina
di Antonella Baccaro Il peluche con cui dormi
L’uomo-agenzia delle entrate che mentre ti corteggia calcola se guadagni più di lui
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uali sono i nuovi tabù nelle relazioni tra sessi in un’epoca in cui tutti i vecchi tabù sembrano essere stati superati? Ci pensavo ascoltando la mia amica P. raccontarmi del suo ultimo aggancio: «Lui mi ha chiesto se la casa dove abito fosse mia, ha fatto una serie di osservazioni sui miei viaggi e sul mio abbigliamento. Insomma ho avuto la netta sensazione che stesse soppesando la mia busta-paga». Ecco, gli uomini single di una certa età, direi quelli che hanno già un lavoro e quindi possono misurare la propria capacità di spesa, hanno nei confronti delle potenzia-
li interlocutrici lo stesso atteggiamento dell’Agenzia delle Entrate verso i contribuenti quando applica il redditometro: spendi tanto, dunque guadagni tanto, ergo posso/non posso permettermi la tua compagnia. Ben inteso, noi donzelle dovremmo festeggiare: una situazione simile era impensabile fino a poco tempo fa, quando tutte le donne di certo guadagnavano meno degli uomini o non guadagnavano affatto. Oggi quantomeno il dubbio che una donna possa essere più abbiente del suo possibile partner sfiora i maschietti ma purtroppo provoca effetti deleteri sulla loro libido. Il
Modelli Le protagoniste di Girls Jemina Kirke e Lena Dunham (anche creatrice della serie tv) che si è aggiudicata due premi ai Golden Globe: migliore commedia e attrice
fatto è che per questa generazione di maschi (so che per i più giovani e precari tutto questo non vale) «fare l’uomo» vuol dire ancora poter offrire una cena (e un domani anche altro), o quantomeno sentirsi capaci di poterlo fare. Questo non ha niente a che fare con la cavalleria, ma riguarda proprio la virilità. Al punto che si può concludere che una donna che guadagna troppo non è sexy. E per le donne? Quale tabù è duro a cadere? Ce n’è uno che gli uomini farebbero bene a conoscere perché spiegherebbe loro tante cose: la nudità. La questione mi è apparsa nella sua evidenza guardando i Golden Globe che hanno consacrato la serie televisiva Girls, erede di Sex and the City. Confesso che l’unico episodio che ho visto mi ha lasciata perplessa (ma mi successe anche con il serial su Carrie Bradshaw che poi ho amato). Riflettendo, ho capito che quello
che mi turbava di Girls era la continua e ostentata nudità della protagonista, il cui corpo normale non apparirebbe mai su una copertina patinata. Un corpo come quello di tutte noi, che ci ostiniamo a considerare impresentabile al punto, in molti casi, da negarci anche la gioia di lasciarci andare. C’è da sperare che la rivoluzione culturale di Girls arrivi anche qua e che i corpi femminili si liberino dalla dittatura della perfezione. Ma per ora, cari voi, quando ci riproverete la prossima volta, tenetelo a mente: trovate il modo di rassicurare la partner, fatele capire che non vi aspettate di andare a letto con Vittoria Silvstedt. Magari rimediate. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Economia Indici delle Borse
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Btp 11-01/04/14 3,000% 102,16 Btp 04-01/02/15 4,250% 105,45
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Btp 10-15/04/15 3,000% 102,72
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Btp 03-01/08/34 5,000% 102,17 Btp 05-01/02/37 4,000% 88,93 Btp 07-01/08/39 5,000% 102,23
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Btp 11-15/04/16 3,750% 105,22 Btp 06-15/09/17 2,100% 103,40 Btp 09-01/03/20 4,250% 104,51
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Cct 07-01/12/14 0,610% Cct 08-01/09/15 0,750% Cct 09-01/07/16 0,620%
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Francoforte
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FTSE It.Star
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Parigi (Cac40)
Dow Jones
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Hong Kong
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Nasdaq
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Tokio (Nikkei)
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S&P 500
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Madrid
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oogle prepara l’addio alla password. In un futuro più vicino di quanto immaginiamo, per autenticarsi sul web potrebbe bastare un anello speciale con cui toccare lo schermo. A fine gennaio il vicepresidente per la sicurezza del motore di ricerca, Eric Grosse, un ingegnere, pubblicherà su «Ieee Security & Privacy Magazine», la rivista degli ingegneri, una ricerca che spiega a grandi linee il funzionamento del nuovo sistema di autenticazione attraverso un monile elettronico, da portare al dito come un anello, anticipa «Wired». Basterebbe pensare alla quantità di spam o di email non desiderate che ognuno di noi riceve
quotidianamente per capire quanto oggi le password siano diventate vulnerabili e insicure, non più adatte a tutelare i nostri dati in un mondo che diventa sempre più digitale. Google non è la sola azienda a essere convinta del tramonto della parola d’accesso al web, ma probabilmente è la prima a preparare un’alternativa. Un’altra sperimentazione della società guidata da Eric Schmidt (nella foto) riguarda una minuscola carta crittografata, che quando viene inserita in un lettore Usb, ci fa entrare automaticamente in Google. Nell’attesa di mandare in pensione la vecchia password, la società californiana già oggi raccomanda di usare almeno due livelli di sicurezza per autenticare ogni computer, tablet e smartphone che usiamo per accedere a Gmail e agli altri servizi collegati.
Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il crac Nel mirino le gestioni dal 2001 al 2007. Gli atti dell’inchiesta penale della Procura di Roma
Alitalia, lo Stato ora chiede i danni Conto di 3 miliardi agli ex manager La Corte dei conti chiude l’indagine su 17 amministratori ROMA — Un danno erariale di tre miliardi a carico di 17 tra amministratori delegati, presidenti, consiglieri e dirigenti di Alitalia in carica nel periodo 2001-2007. È la conclusione cui è giunta l’indagine condotta dal procuratore regionale del Lazio della Corte dei Conti che, nel novembre del 2011, aveva aperto un’istruttoria per stabilire l’eventuale sussistenza di un danno erariale derivante dalle condotte manageriali degli ex vertici della compagnia di bandiera in carica nel periodo considerato. A questo scopo i magistrati contabili avevano chiesto e ottenuto dai colleghi della Procura di Roma, che conducevano l’inchiesta penale sull’ipotesi sulla bancarotta della vecchia Alitalia, tutta la relativa documentazione. Ora l’istruttoria è conclusa: il procuratore si è convinto che il danno erariale che l’ex compagnia di bandiera ha subìto ammonta alla cifra ciclopica di tre miliardi di euro. Seguendo la procedura, ai 17 amministratori individuati dall’indagine è arrivato un «invito a dedurre», che è un atto che deve necessariamente precedere, a pena di nulli-
Spinetta Viene tenuto fuori dalla vicenda giudiziaria Jean-Cyril Spinetta, di Air France-Klm
Inchiesta Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti che ha quantificato in 3 miliardi i danni erariali provocati ad Alitalia (a lato, alcuni vettori)
tà, la citazione in giudizio del presunto responsabile. Nell’atto il procuratore ha esposto gli elementi di fatto e di diritto sulla cui base ha fondato la contestazione di responsabilità e l’ammontare del danno, invitando i destinatari a far pervenire proprie deduzioni e osservazioni difensive, nonché prove a proprio discarico, entro 60 giorni. Se le controdeduzioni non saranno ritenute valide, il procuratore procederà all’atto di citazione vero e proprio. Secondo indiscrezioni sarebbero stati raggiunti dall’in-
vito gli ex amministratori: Francesco Mengozzi (2001-04) e Giancarlo Cimoli (2004-07), ma anche alcuni consiglieri di nomina pubblica (Alitalia è stata controllata dal Tesoro fino al 2008). Hanno ricevuto un invito a dedurre anche alcuni dirigenti della compagnia mentre sareb-
Le controdeduzioni Se le controdeduzioni non scioglieranno i dubbi, scatterà la citazione vera e propria
aveva dichiarato lo stato di insolvenza. Rinvio a giudizio anche per cinque ex manager: Gabriele Spazzadeschi, ex direttore del dipartimento amministrazione e finanza, Pierluigi Ceschia, ex responsabile del settore finanza straordinaria, Giancarlo Zeni e Leopoldo Conforti, ex funzionari e Gennaro Tocci, ex responsabile settore acquisti. Secondo l’accusa si sarebbe trattato di una «dissipazione» della compagnia di bandiera con «operazioni abnormi sotto il profilo economico e gestionale» che avrebbero causato perdite per oltre 4 mi-
La procedura La Corte dei conti ha stimato in 3 miliardi di euro il danno erariale a carico di 17 tra amministratori delegati, presidenti, consiglieri e dirigenti di Alitalia in carica tra il 2001 e il 2007, ai quali è stato inviato un «invito a dedurre», atto che necessariamente precede la citazione in giudizio del presunto responsabile del danno
bero stati tenuti fuori dalla vicenda Jean-Cyril Spinetta, membro del consiglio in rappresentanza di Air France-Klm, e tutti i componenti dei collegi sindacali che si sono succeduti dal 2001 al 2007. Adesso sono in molti a sperare nella prescrizione degli addebiti fatti dalla magistratura. Bisogna ricordare che il 7 novembre scorso la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex amministratori delegati Francesco Mengozzi e Giancarlo Cimoli per il crac dell’azienda del 2008 quando il Tribunale ne
liardi di euro fino al 2007. Risalendo nel tempo, nel febbraio 2011, la Corte dei Conti aveva già condannato Cimoli a restituire all’Erario 150 mila euro, vale a dire parte dei 750 mila euro di premio che il cda di Alitalia gli assegnò tra il 2004 e il 2006. Per la magistratura contabile tale «emolumento variabile» fu assegnato al manager «nonostante il mancato raggiungimento e la mancata definizione degli obiettivi cui la spettanza di dette somme era subordinata».
Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Welfare Le linee guida del governo: un taglio di cento euro e durata massima da 6 mesi a 2 anni
Stagisti, paga minima scende a 300 euro Cassa in deroga, l’Inps non anticipa più ROMA — Tirocini con la paghetta verso il traguardo, mentre diventa a rischio il pagamento della cassa integrazione in deroga. Partiamo dagli stage. La somma da erogare è stata limata un po’ ma il principio è salvo. Non si potranno più fare gratis, come avviene oggi nel 52% dei casi. La conferma viene dalla nuova bozza delle linee guida sui tirocini preparata dal ministero del Welfare, che la prossima settimana dovrebbe ottenere il via libera definitivo della conferenza Stato-Regioni. Gli stagisti dovranno avere un rimborso minimo di 300 euro lordi al mese, 100 in meno rispetto a quanto previsto nella prima bozza circolata prima di Natale. Un piccolo passo indietro rispetto a quel documento. Ma una rivoluzione se guardiamo all’oggi visto che per lo stagista non esiste uno «stipendio» minimo nazionale. Cattive notizie, invece, sulla cassa integrazione in deroga, quella per i lavoratori delle pic-
cole imprese. Nei giorni scorsi la Cgil aveva denunciato che in diverse regioni l’Inps aveva bloccato il pagamento. L’istituto aveva replicato che il blocco non c’era ancora ma era stato invece disposto un monitorag-
gio per vedere se l’Inps poteva continuare ad anticipare i soldi, in attesa del successivo rimborso da parte delle Regioni e dello Stato che finanziano questo tipo di ammortizzatore. Segno evidente della preoccupa-
zione dell’Inps di non venire rimborsata a causa dell’esaurimento dei fondi oppure di ricevere i soldi con eccessivo ritardo. Ieri la decisione. L’istituto non anticiperà più il trattamento della cassa in deroga, ma ero-
gherà il sussidio ai lavoratori «solo ed esclusivamente dopo aver ricevuto la trasmissione del relativo e specifico decreto di competenza regionale o ministeriale in caso di aziende plurilocalizzate». Se la decisione dell’Inps rischia di aprire un nuovo fronte col ministero e con le Regioni, questi ultimi hanno invece sbloccato la questione dei tirocini pagati. Nel testo finale non è però entrata un’altra modifi-
Il gruppo Usa
General Electric, il balzo dei profitti General Electric ha superato le stime degli analisti con l’undicesima crescita consecutiva dell'utile. Margini e vendite sono saliti soprattutto per le apparecchiature per la produzione di petrolio e gas. Nel trimestre l'utile netto è stato pari a 4,01 miliardi di dollari, in rialzo del 7,5%. Il fatturato è cresciuto del 4% a 39,3 miliardi (nella foto l’head quarter campus di General Electric a Fairfield, Connecticut).
ca studiata dal governo. E cioè la possibilità di non prevedere nessun rimborso spese per gli stage brevi, quelli al di sotto di un mese. «Su questo punto non avremmo dato il nostro via libera» dice Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività produttive della Toscana e coordinatore della commissione Lavoro per la conferenza delle Regioni. Sul taglio del rimborso minimo, invece, non ci sono problemi. Anche perché il documento del governo è solo una traccia: la materia è di competenza regionale e adesso saranno proprio le regioni a dover scrivere una propria legge per fissare un compenso minimo valido solo sul proprio territorio. Una somma che potrà essere anche più alta di quella indicata dal governo. Sarà questo l’ultimo passo per mettere in pratica quel principio fissato dalla riforma del mercato del lavoro, che per gli stagisti parlava di «congrua indennità». Per il resto la nuova versione delle linee guida conferma le regole già scritte a dicembre. Il tirocinio standard non potrà durare più di sei mesi.
Lorenzo Salvia
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Economia 43
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
✒
L’analisi
Il Lingotto
INTEGRAZIONE EUROPEA E NUOVE REGOLE SUL MERCATO DEL GAS di GUIDO BORTONI* Nulla è permanente, eccezion fatta per il cambiamento. Eppure, l’aforisma più che bimillenario di Eraclito si è per decenni disapplicato al settore del gas naturale, immunizzato — com’era — da ogni evoluzione del proprio paradigma di funzionamento. Il biennio 2009-2010 ha segnato la cesura di quell’immunità, lasciando segni profondi sia sulla domanda che sull’offerta. Per non subire la discontinuità, anzi per governarla in quanto tale, va percorsa una strada di rinnovamento del settore. Dal 2011 l’Autorità per l’energia ha iniziato (e continua) una profonda riforma del mercato del gas, affrontandone ed assecondandone il cambiamento di paradigma al fine di ricavare vantaggi per tutti i clienti finali. Due linee, in particolare, caratterizzano la nostra azione nel gas sulla via delle riforme. La prima risponde alla semplice idea di dotare il Paese di un nuovo mercato in cui i prezzi del gas siano svincolati dai contratti di lungo termine (con ritiro take-or-pay) e con prezzi legati a doppio filo a quelli del petrolio: insomma, una sorta di «emancipazione» del mercato gas con valorizzazioni non etero-dirette da un’altra commodity. Un’idea semplice, cui però si contrappone un percorso attuativo complesso che ha visto tappe fondamentali quali la delibera capostipite (45/11) del nuovo mercato del bilanciamento gas, la sua partenza iniziale a fine 2011 e la fase di maturazione ad aprile 2012, con la attesa discesa di prezzo del mercato di bilanciamento. Un percorso positivo che ha anche il pregio di indurre la trasformazione della contrattualistica di lungo periodo attraverso la rinegoziazione di tali contratti. La seconda linea di azione è relativa al raggiungimento dell’integrazione o, ancor meglio, della «prossimità» del mercato gas italiano a quello mitteleuropeo caratterizzato da prezzi più bassi; integrazione che, a fine 2010, era assai deludente. Abbiamo promosso questa precisa azione non per «europeismo di facciata», ma per almeno due ordini di motivi sostanziali dettati dal binomio concorrenza-efficienza. Primo: un allineamento dei prezzi del gas con quelli vigenti in Europa migliora da subito la competitività delle nostre imprese rispetto a quelle europee. Secondo: un ribasso del gas per la produzione termoelettrica comporta un calo immediato del prezzo del kWh, oltre a ridurre i parametri di costo evitato nell'elettricità (come quello CIP6) con sollievo della bolletta energetica. L’Autorità ha posto in essere regolazioni innovative, d’intesa con i Regolatori in altre giurisdizioni, per l’allocazione di capacità di trasporto nei gasdotti di ingresso in Italia, anticipando regole che presto discenderanno dall'Europa. Cosa abbiamo ottenuto sinora dagli interventi 2011-2012? Un dato per tutti. Dalla nostra indagine di fine ottobre (456/12) lo spread di prezzo tra vecchia contrattualistica e nuovi corsi dei mercati gas ha raggiunto 8-9 centesimi di euro al metro cubo; vale a dire che il «nuovo» corso è inferiore al «vecchio» di circa il 20% per quanto attiene alla materia prima gas che, come noto, rappresenta circa il 40% della spesa in bolletta se ci riferiamo al cliente benchmark domestico. Ora è il momento che i ribassi della materia prima nel mercato all’ingrosso si trasferiscano anche alle forniture gas per gli usi delle famiglie e delle piccole imprese. Il drastico calo della domanda ha certamente aiutato a costruire mercati di bilanciamento e spot che non fossero da subito dominati dagli operatori incumbent (di fatto qualche grosso importatore o direttamente operatori dei Paesi produttori extra Ue). È sempre cosa buona «rodare» un mercato, specie in presenza di offerta concentrata come è quella italiana, in condizioni di eccesso di offerta: i relativi corsi rivelano, senza speculazioni, il gioco virtuoso di incrocio della domanda e dell’offerta. Questa situazione, però, non è garantita in ogni tempo, anzi! Non è da stupirsi che in caso (pur auspicato) di ripresa economica del Paese con recupero della domanda gas, con scarsità di shale gas autoctono in Europa o senza margini di infrastrutture di adduzione flessibili, si possano avere tensioni di prezzo su tali mercati, se non addirittura l’esercizio di potere di mercato. Per tutelare i consumatori, occorrerà ricorrere per tempo a forme di sterilizzazione di tale potere, almeno in parte, come del resto fu buona pratica anche alla partenza del mercato elettrico nazionale. Ma questo è un altro capitolo del cambiamento che occorre governare per tempo e con intelligenza. *Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas © RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’Alfa negli Usa dal 2013» E Mazda firma per la Duetto Marchionne: via alla 4C, nei concessionari Chrysler MILANO — L’Alfa Romeo mette in cantiere la nuova spider, che nascerà in Giappone, e prepara il ritorno in grande stile sul mercato americano, già per quest’anno. Dopo aver annunciato la firma dell’accordo con Mazda, in base al quale la casa nipponica produrrà a partire dal 2015 la nuova due posti erede del mitico «Duetto», ieri è stato anche confermato il ritorno, con il nuovo coupé 4C, del marchio del Biscione negli Stati Uniti, mercato che ha visto l’ultima presenza Alfa nel 1994, con la 164. «Stiamo mettendo a punto la vettura ora, e dovrebbe essere qui quest’anno», ha detto ieri da Detroit l’amministratore delegato Fiat-Chrysler Sergio Marchionne. Il nuovo modello, che verrà realizzato nello stabilimento Maserati di Modena, servirà da trampolino per la Cina e gli altri mercati, come anticipa il Wall Street Journal, e negli Usa sarà venduto dai franchise Fiat già attivi e quasi tutti controllati da concessionari Chrysler. Tra l’altro proprio Chrysler sta finalizzando un accordo con Santander per i finanziamenti ai clienti. La nuova spider Alfa uscirà invece dall’impianto giapponese di Hiroshima della Mazda e sarà commercializzata su scala mondiale, sulla base dell’architettura della MX-5 di prossima generazione. In base all’accordo siglato ieri, e che fa seguito all’intesa preliminare
Sony cede il quartier generale di New York per 1 miliardo di dollari. Il titolo ha guadagnato il 12,2%.
Lenovo è cresciuta del 41,7% nel 2012 rispetto all’anno prima, in un mercato sceso dell’1.6%. Secondo i dati di IDC (analista del mercato IT), la società cinese si è posizionata al secondo posto per vendita di computer nel mercato Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), area guidata da Gianfranco Lanci (foto) dall’aprile scorso.
Goldman
Mega bonus a Blankfein Un bonus in azioni per il 2012 da 13,3 milioni di dollari, il 90% in più rispetto allo scorso anno. È quanto Goldman Sachs dà al suo amministratore delegato, Lloyd Blankfein. del maggio dello scorso anno, Mazda Motor Corporation e Fiat Group Automobiles si sono impegnate a sviluppare due vetture a trazione posteriore e distinte nel design, ma anche con motorizzazioni specifiche, con l’obiettivo di realizzare due icone chiaramente riconducibili a ciascun marchio.
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MILIARDI la liquidità in cassa della Fiat: sulla consistenza del cash del gruppo, Consob ha concluso un’indagine avviata in settembre
Cuore italiano ma spirito internazionale. Il gruppo del Lingotto — che secondo la Consob ha 20 miliardi di liquidità in cassa, come da bilancio — si conferma così sempre più globale: ha società in 44 Paesi e rapporti commerciali con 140 nazioni. Un vero e proprio primato per la multinazionale guidata da Sergio Marchionne. Che ieri, parlando a una radio statunitense, non ha nascosto l’obiettivo di arrivare alla quotazione di Fiat e Chrysler come gruppo fuso e integrato: «La cosa che vorrei davvero fare è dare l’opportunità agli investitori americani di comprare azioni di Fiat-Chrysler insieme». Ribadendo così quanto detto lunedì a Detroit: «L’obiettivo è creare una sola azienda che produce auto in tutto il mondo». Serve però, aveva aggiunto, «gestire l’uscita di Veba in modo fattibile».
La replica dei «politici» Bersani replica al Ceo: risponda nel merito su Melfi. È impensabile che chieda cassa integrazione
Se a Mazda questo accordo offre l’opportunità di migliorare l’efficienza delle proprie attività di sviluppo e produzione e di ridare anche slancio al segmento delle spider a livello globale, per Fiat questa occasione consente, oltre a reinterpretare in chiave moderna il classico spider dell’Alfa, di vedere spianata la strada verso il raggiungimento degli obiettivi del marchio fissati al 2016. Secondo molti osservatori, l’intesa con Mazda, che per inciso era alleata con Ford dal 1979 (il colosso americano diventò all’epoca il primo azionista con il 33,4% del capitale, per poi scendere al 3,5%) potrebbe costituire solo il primo passo verso una collaborazione più intensa tra i due gruppi.
Ieri il manager italo-canadese è stato «bacchettato» da Pier Luigi Bersani per l’attacco di giovedì alle dichiarazioni definite «oscene» della politica su Melfi. «Marchionne rispetti la politica — è il richiamo del segretario Pd — e provi a contestare le mie parole quando dico che la cassa integrazione si giustifica solo se serve per allestire nuove linee di produzione, e dunque, nuovi posti di lavoro». Anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni è intervenuto sulla questione: «Marchionne farebbe bene a rispettare i politici, ma anche Beersani — ha concluso salomonicamente il leader Cisl — farebbe bene a rispettare tutti i sindacati e a non scavalcarli».
Gabriele Dossena
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Finmeccanica
S&P taglia «Avanti con le cessioni» Standard & Poor's ha tagliato il rating di Finmeccanica portandolo da BBB- con outlook negativo a BB+ con outlook stabile, «principalmente a causa del prolungarsi dei tempi relativi all'esecuzione del piano di dismissioni». Lo ha reso noto la società di Via Montegrappa spiegando che «la decisione di Standard & Poor's non modifica le condizioni degli strumenti di finanziamento in essere». Finmeccanica ha fatto inoltre sapere di essere «determinata nel proseguimento del proprio piano di ristrutturazione e nell'esecuzione tempestiva del piano di dismissioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Panorama Grecia, il Fondo monetario internazionale avverte: ammanco di fondi compreso tra 5,5 e 9,5 miliardi di euro sul biennio 2015-2016. Il responsabile della missione ad Atene Poul Thomsen ha però precisato di aver ricevuto rassicurazioni dall’Europa sull’arrivo degli aiuti necessari alla copertura del gap.
Bonanni (Cisl): il numero uno Fiat farebbe bene a rispettare la politica
Morgan Stanley chiude il quarto trimestre 2012 con l’utile netto a 507 milioni di dollari contro una perdita di 250 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. I ricavi sono saliti del 23% a 6,97 miliardi di dollari. Mps, l’agenzia di rating canadese Dbsr ha avviato la copertura assegnando un rating investment grade a lungo termine a «BBB» con outlook negativo, rating a breve termine «R-2(mid)» con outlook stabile.
TELECOM ITALIA PER TE Informazioni utili per i Clienti Informiamo i Clienti Residenziali che dal 1° aprile 2013 i prezzi base delle telefonate diventano ancora più chiari e semplici poiché viene introdotto un prezzo unico per tutte le chiamate verso i fissi nazionali e verso i cellulari. Questa importante novità ha l’obiettivo di offrire prezzi ancora più trasparenti e soprattutto consente di chiamare in maggiore libertà, senza più distinzione tra telefoni fissi e mobili. Inoltre, ogni mese, per le chiamate verso tutti i fissi nazionali, al superamento delle 3 ore di conversazione, calcolate con la tariffazione a scatti anticipati, il prezzo sarà scontato del 50%. I nuovi prezzi, che saranno applicati a tutti i clienti che non hanno sottoscritto una specifica offerta tariffaria di fonia, sono indicati (IVA inclusa) nella seguente tabella:
Chiamate verso fissi nazionali e verso i cellulari
Prezzi attuali in €cent/minuto
Nuovi Prezzi in €cent/minuto
Importo alla risposta
Importo alla risposta
Importo al minuto
5,00
5,00
Locali e interurbane
Importo al minuto 1,90
7,94 Cellulari
9,90
La tariffazione è a scatti anticipati di 60 secondi e tale modalità si applica anche nel conteggio della soglia di 3 ore/mese oltre la quale le chiamate verso i fissi nazionali saranno scontate del 50%.
Alla stessa data varierà per i Clienti Residenziali anche il costo per l’abbonamento al servizio telefonico di base, che passerà da 16,64€ (IVA inclusa) al mese a 17,40€ (IVA inclusa) al mese. Precisiamo che non subirà alcuna variazione il costo dell’abbonamento per i clienti di linee ISDN, linee con attive le offerte Voce Senza Limiti, Internet Senza Limiti, Tutto Senza Limiti, Alice Casa, per tutti i clienti aventi diritto alle condizioni agevolate previste dalle delibere 314/00/CONS e 330/01/CONS e per i clienti titolari della Carta Acquisti (c.d. Social Card). Informiamo inoltre tutti i Clienti, Residenziali e Business, che sempre dal 1° aprile 2013 l’importo che il cliente è tenuto a pagare in caso di esercizio del diritto di recesso dal contratto di abbonamento al servizio telefonico di base e/o al servizio ADSL o broadband sarà unificato e ridotto a 34,90€ IVA inclusa (pari a 28,84€ IVA esclusa). Detto importo sarà applicato in ogni caso di cessazione del rapporto contrattuale non imputabile a Telecom Italia e anche oltre i primi 12 mesi di durata contrattuale. Si precisa che detto importo non verrà addebitato nei casi in cui il cliente eserciti il diritto di recesso per effetto di variazioni contrattuali comunicate dall'operatore ai sensi della normativa vigente. Pertanto, alla stessa data, saranno modificati di conseguenza i relativi contratti e i profili commerciali delle offerte broadband business. Ricordiamo ai clienti che, qualora non intendano accettare le nuove condizioni economiche e/o contrattuali, hanno il diritto di recedere dal contratto senza costi dandone comunicazione scritta entro il 31 marzo 2013 all'indirizzo “Telecom Italia Servizio Clienti Residenziali, Casella postale n.211 – 14100 Asti” o via fax al numero gratuito 800.000.187 se Clienti Residenziali, oppure all'indirizzo “Telecom Italia Servizio Clienti Business, Casella postale n.218 – 14100 Asti” o via fax al numero gratuito 800.000.191 se Clienti Business. Per ulteriori informazioni sulle variazioni dei prezzi, sulle condizioni contrattuali e sulle modalità del recesso è possibile chiamare il Servizio 187 (per i Clienti Residenziali) o 191 (per i Clienti Business) oppure collegarsi ai siti www.telecomitalia.it o www.impresasemplice.it Ricordiamo inoltre che per le grandi aziende pubbliche e private, sono a disposizione il contatto abituale di Telecom Italia oppure l’800.191.101 e il sito www.nuvolaitaliana.it
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
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Nome
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16/01 EUR
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3,624
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13,650
AcomeA Breve Termine (A2)
16/01 EUR
13,759
13,743
AcomeA ETF Attivo (A1)
16/01 EUR
4,144
4,162
AcomeA ETF Attivo (A2)
16/01 EUR
4,198
4,217
KIS - Multi-Str. UCITS D
11/01 EUR
107,310
107,310
PS - Opportunistic Growth
17/01 EUR
96,670
96,790
12,019
KIS - Multi-Str. UCITS F
11/01 EUR
108,230
108,230
PS - Podium Flex A
17/01 EUR
85,010
85,040
AZ F. European Trend
16/01 EUR
2,873
2,876
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
18/01 USD
11,253
11,266
KIS - Multi-Str. UCITS P
11/01 EUR
109,320
109,300
PS - Podium Flex C
17/01 USD
84,310
84,340
AZ F. Formula 1 Absolute
16/01 EUR
4,713
4,720
Euro Corp. Bond R-Dis.M
18/01 EUR
11,027
11,020
KIS - Selection F
17/01 EUR
115,440
115,390
PS - Quintessenza A
15/01 EUR
98,350
98,120
5,494
Euro Corp. Bond R
18/01 EUR
11,539
11,532
KIS - Selection P
17/01 EUR
117,090
117,030
PS - Quintessenza B
13/11 EUR
98,180
98,060
Euro Corp. Bond E
18/01 EUR
15,335
15,326
KIS - Sm. Cap D
17/01 EUR
92,570
92,430
PS - Strategic Colibrì
17/01 EUR
68,220
68,560
Euro Corp. Bond A-Dis.M
18/01 EUR
12,290
12,283
KIS - Sm. Cap F
17/01 EUR
93,260
93,120
PS - Target A
15/01 EUR
114,150
113,920
Euro Short Term Bond E
17/01 EUR
10,502
10,507
KIS - Sm. Cap P
17/01 EUR
94,400
94,270
PS - Target B
15/01 EUR
113,690
113,450
Euro Short Term Bond R
17/01 EUR
10,414
10,419
KIS - Sm. Cap X
17/01 EUR
96,210
96,070
PS - Titan Aggressive
15/01 EUR
100,530
101,130
Glob. Equity Income R
18/01 USD
41,260
40,950
KIS - Target 2014 X
17/01 EUR
105,770
105,810
PS - Total Return B
17/01 EUR
92,300
92,450
Glob. Equity Income E
17/01 EUR
11,820
11,880
PS - Valeur Income
17/01 EUR
108,140
108,210
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E
28/12 EUR
5,494
AZ F. Formula Target 2014
16/01 EUR
4,640
4,643
AZ F. Formula Target 2015 ACC
16/01 EUR
5,851
5,856
AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC
16/01 EUR 16/01 EUR 16/01 EUR
5,620 4,844 4,837
5,624 4,846 4,826
Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com -
[email protected] Bluesky Global Strategy A
17/01 USD
1440,912
1438,771
Bond Euro A
17/01 EUR
1221,648
1222,018
Bond Euro B
17/01 EUR
1186,465
1186,835
Bond Risk A
17/01 EUR
1343,045
1339,718
Bond Risk B
17/01 EUR
1293,995
1290,805
AZ F. Global Curr&Rates DIS
16/01 EUR
4,762
4,751
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
17/01 EUR
1589,653
1587,740
AZ F. Income ACC
16/01 EUR
6,053
6,054
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
17/01 EUR
1537,909
1536,074
AZ F. Income DIS
16/01 EUR
5,769
5,770
CompAM Fund - SB Bond B
16/01 EUR
1070,940
1071,156
5,052
5,042
CompAM Fund - SB Equity B
16/01 EUR
1110,913
1110,283
4,930
CompAM Fund - SB Flexible B
AcomeA Europa (A1)
16/01 EUR
9,597
9,627
16/01 EUR
5,297
5,313
AZ F. Institutional Target
16/01 EUR
1048,723
1048,984
European Equity A
17/01 EUR
1240,249
1232,282
1182,441
1174,863
113,052
113,006
AcomeA Europa (A2)
16/01 EUR
9,765
9,796
AZ F. Italian Trend
16/01 EUR
2,825
2,847
European Equity B
AcomeA Globale (A1)
16/01 EUR
8,927
8,952
AZ F. Macro Dynamic
16/01 EUR
5,728
5,728
Multiman. Bal. A
16/01 EUR
AcomeA Globale (A2)
16/01 EUR
9,168
9,193
AZ F. Opportunities
16/01 EUR
4,348
4,354
AcomeA Italia (A1)
16/01 EUR
14,784
14,947
AZ F. Pacific Trend
16/01 EUR
3,889
3,905
AcomeA Italia (A2)
16/01 EUR
15,040
15,205
AZ F. Patriot ACC
16/01 EUR
5,667
5,692
AcomeA Liquidità (A1)
16/01 EUR
8,708
8,708
AZ F. Patriot DIS
16/01 EUR
5,521
5,545
AcomeA Liquidità (A2)
16/01 EUR
8,709
8,708
AcomeA Obbligaz. Corporate (A1)
16/01 EUR
7,495
7,499
AcomeA Obbligaz. Coroprate (A2)
16/01 EUR
7,547
7,550
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
16/01 EUR
6,729
6,713
4,744
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 16/01 EUR
4,788
4,790
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 16/01 EUR
5,788
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 16/01 EUR AcomeA Performance (A1) AcomeA Performance (A2)
16/01 EUR 16/01 EUR
5,869 20,262 20,421
AZ F. Qbond
08/01 EUR
103,044
5,054
16/01 EUR
4,919
4,926
02/01 EUR
98,892
98,828
Sol Invictus Absolute Return
03/01 EUR
105,875
104,196
Azimut Dinamico
16/01 EUR
24,540
24,564
Azimut Formula 1 Absolute
16/01 EUR
6,373
6,379
Azimut Formula 1 Conserv
16/01 EUR
6,748
6,751
Azimut Formula Target 2013
16/01 EUR
6,892
6,892
Azimut Formula Target 2014
16/01 EUR
6,629
6,634
Azimut Garanzia
16/01 EUR
12,811
12,811
Azimut Prev. Com. Crescita
16/01 EUR
10,006
10,011
16/01 EUR
11,285
11,290
Azimut Prev. Com. Garantito
16/01 EUR
10,443
10,440
Azimut Prev. Com. Protetto
16/01 EUR
11,540
11,539
Azimut Reddito Euro
16/01 EUR
16,884
16,889
Azimut Reddito Usa
16/01 EUR
6,322
6,295
74,337
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
16/01 EUR
76,420
76,944
Multiman.Target Alpha A
16/01 EUR
100,841
100,764
4,939
4,937
16/01 EUR
4,500
4,498
DB Platinum
AZ F. Renminbi Opport
16/01 EUR
5,223
5,221
Agriculture Euro R1C A
16/01 EUR
72,030
71,800
AZ F. Reserve Short Term
16/01 EUR
6,242
6,242
Comm Euro R1C A
17/01 EUR
116,530
115,470
AZ F. Solidity ACC
16/01 EUR
5,672
11,905
11,937
PS - Value
15/01 EUR
98,870
98,800
11,198
11,228
PS - Value B
15/01 EUR
100,650
100,580
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond R-Dis. M 17/01 EUR
10,776
10,805
18/01 USD
9,580
9,510
17/01 EUR
942,610
939,440
Dyn Aktien Pl R1C A
16/01 EUR
98,080
98,180
5,519
5,517
16/01 EUR
5,284
5,289
AZ F. Trend
16/01 EUR
5,106
5,109
AZ F. US Income
16/01 EUR
5,862
5,835
Carige Azionario Internazionale
17/01 EUR
7,757
5,925 7,763
Greater China Eq. E
18/01 EUR
25,560
25,370
Japanese Eq. Advantage E
18/01 EUR
11,150
10,910
Japanese Eq. Advantage R
18/01 JPY
2080,000
2027,000
Pan European Eq. R
18/01 EUR
10,950
10,880
Pan European Eq. E
18/01 EUR
12,570
12,490
Pan European Struct. Eq. R
18/01 EUR
11,490
11,430
Pan European Struct. Eq. E
18/01 EUR
9,990
9,940
Renminbi Fixed Income E
17/01 EUR
9,745
9,791
Renminbi Fixed Income R
17/01 USD
10,379
10,386
US High Yield Bond E
17/01 EUR
10,086
10,123
US High Yield Bond R
17/01 USD
10,776
10,771
US Value Equity R
18/01 USD
20,860
20,730
US Value Equity E
17/01 EUR
12,100
12,160
DB Platinum IV Croci Euro R1C B
17/01 EUR
97,620
96,740
Croci Japan R1C B
17/01 JPY
6495,920
6472,640
Croci US R1C B
17/01 USD
126,600
Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A
17/01 EUR
102,210
Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.invescopowershares.net Dynamic US Market
17/01 EUR
7,404
7,403
125,770
EQQQ
17/01 EUR
50,531
50,534
102,320
EuroMTS Cash 3 Months
17/01 EUR
103,297
103,296
Dyn. Cash R1C A
16/01 EUR
101,670
101,670
Paulson Global R1C E
09/01 EUR
5715,890
5643,300
Sovereign Plus R1C A
17/01 EUR
107,440
107,590
Systematic Alpha Index R1C A
09/01 EUR
9779,970
9823,670
FTSE RAFI Asia Pacific Ex-Jap
17/01 EUR
5,921
5,946
FTSE RAFI Dev. 1000 Fund
17/01 EUR
9,652
9,639
FTSE RAFI Dev. Europe Mid-Sm
17/01 EUR
9,381
9,320 7,029
3,013
3,022
6,367
6,354
MENA NASDAQ OMX
17/01 EUR
8,250
NASDAQ OMX Global Water
17/01 EUR
7,438
Carige Liquidita Euro
17/01 EUR
6,587
6,586
Eurotrend Atlantide
16/01
* EUR
Carige Monetario Euro Carige Obblig Euro Carige Obblig Euro Lungo Termine
17/01 EUR 17/01 EUR 17/01 EUR 17/01 EUR
12,237 11,851 6,587 6,657
16/01
* EUR
w.r. MOD
11,872
Eurotrend Auto Basket Op.
16/01
98,160 EUR
Baa2 MOD
6,608 6,664
Dinamico Classe A
28/12 EUR
11,552
11,465
Dinamico
28/12 EUR
11,057
10,981
28/12 EUR
14,144
FIT
Eurotrend Auto Basket
Fondo Pensione Aperto Carige
Equilibrato Classe A
n.r.
12,237
16/01 102,620 EUR
Social Responsability
A S&P
Equilibrato
28/12 EUR
13,739
13,638
Obiettivo TFR Classe A
28/12 EUR
11,785
11,765
Obiettivo TFR
28/12 EUR
11,578
2,556
AUGUSTUM G.A.M.E.S. Ar.Mo.A I 17/01 EUR
10,520
10,519
Symphonia Multimanager Em. Fless.17/01 EUR
13,588
13,613
Symphonia Ob. Alto Potenziale
17/01 EUR
5,194
5,193
Symphonia Ob. Breve Term.
17/01 EUR
6,942
6,941
8,260
Symphonia Ob. Corporate
17/01 EUR
6,215
6,221
7,380
Symphonia Ob. Dinamico
17/01 EUR
6,348
6,373
Symphonia Ob. Euro
17/01 EUR
7,675
7,685
Symphonia Ob. Rendita
17/01 EUR
8,120
8,116
17/01 EUR
23,055
23,009
18/01 GBP
1,296
Flex Equity 100
16/01
9,813 EUR
Global Equity
16/01
4,829 EUR
Maximum
16/01
4,414 EUR
Progress
16/01
5,511 EUR
Quality
16/01
6,234 EUR
Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com
KAIROS PARTNERS SGR * Index Linked con sottostanti titoli islandesi
31/10 EUR 502902,980 500935,352
11,560
Kairos Div. + P
30/11 EUR 502345,534 494952,507
ABS- I
30/11 EUR
BOND-A
30/11 EUR 619986,359 613418,296
1,298
9472,403
8298,305
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
18/01 EUR
1,432
1,433
Abs. UK Dynamic Fd P2
18/01 GBP
1,316
1,318
Kairos Multi-Str. I
30/11 EUR 506116,805 501598,660
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
18/01 EUR
1,483
1,485
Kairos Income
17/01 EUR
6,803
6,803
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
18/01 GBP
2,124
2,100
Kairos Small Cap
17/01 EUR
10,149
10,132
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
18/01 EUR
2,535
2,518
18/01 EUR
2,554
2,538
18/01 EUR
2,554
2,538
AZ F. Alpha Man. Them.
16/01 EUR
3,355
3,347
Europ. Equ. (ex UK) Fd X H
18/01 GBP
2,234
2,219
AZ F. American Trend
16/01 EUR
2,706
2,692
Pan Europe Fd A
18/01 EUR
2,774
2,754
AZ F. Asset Plus
16/01 EUR
5,437
5,437
Pan Europe Fd A
18/01 GBP
2,340
2,313
Pan Europe Fd A
18/01 USD
3,691
3,668
AZ F. Best Bond
16/01 EUR
5,537
5,527
Pan Europe Fd B
18/01 EUR
2,759
2,739
AZ F. Best Cedola ACC
16/01 EUR
5,725
5,723
Pan Europe Fd B
18/01 USD
3,663
3,639
Pan Europe Fd X
18/01 EUR
2,873
2,852
AZ F. Best Equity
16/01 EUR
5,200
5,191
Pan Europe Fd X
18/01 EUR
2,753
2,733
AZ F. Bond Target 2015 ACC
16/01 EUR
5,775
5,778
Pan Europe Fd X
18/01 GBP
2,299
2,271
Pan Europe Fd X
18/01 USD
3,677
3,654
Strategic Debt Fd A
18/01 GBP
1,059
Strategic Debt Fd A H
18/01 EUR
Strategic Debt Fd A H Strategic Debt Fd X
16/01 EUR
4,604
4,603
AZ F. Conservative
16/01 EUR
6,121
6,120
SYSTEMATIC
Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it
KIS - Ambiente P
17/01 EUR
102,580
102,140
KIS - Ambiente X
17/01 EUR
103,460
103,020
KIS - America A-USD
16/01 USD
219,580
219,630
Euro Arancio
17/01 EUR
56,080
56,170
Bilancio Arancio
01/03 EUR
48,380
48,320
Borsa Protetta Agosto
16/01 EUR
59,960
59,860
Borsa Protetta Febbraio
16/01 EUR
57,420
57,510
Borsa Protetta Maggio
16/01 EUR
60,410
60,400
Borsa Protetta Novembre
16/01 EUR
58,630
58,540
Profilo Dinamico Arancio
17/01 EUR
57,780
57,890
1,058
Profilo Equilibrato Arancio
17/01 EUR
57,030
57,120
1,253
1,252
Profilo Moderato Arancio
17/01 EUR
55,230
55,270
18/01 USD
1,770
1,769
Top Italia Arancio
17/01 EUR
41,830
41,250
18/01 GBP
1,074
1,073
UK Abs Target Fd P1
18/01 GBP
1,133
1,129
UK Abs Target Fd P2
18/01 EUR
1,085
1,081
UK Abs Target Fd P2
18/01 GBP
1,155
1,151
UK Equity Fd A
18/01 GBP
2,732
2,721
UK Equity Fd A
18/01 USD
4,308
4,314
UK Equity Fd B
18/01 EUR
3,254
3,256
18/01 GBP
2,749
2,737
100,130
55,880
39,470
1,311
100,560
42,970
55,840
1,799
17/01 EUR
55,770
39,450
1,312
KIS - Ambiente F 43,180
55,690
1,800
100,450
17/01 EUR
17/01 EUR
18/01 USD
100,880
17/01 EUR
17/01 EUR
18/01 EUR
17/01 EUR
Dividendo Arancio
Mattone Arancio
Strategic Debt Fd X H
KIS - Ambiente D
Convertibile Arancio
Inflazione Più Arancio
Strategic Debt Fd X H
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
Numero verde 800 124811
[email protected]
Kairos Div. + I
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
Fondi Unit Linked
14,034
Europ. Equ. (ex UK) Fd X
AZ F. Commodity Trading
117,550
17/01 EUR
Baa2 MOD
4,356
5,394
105,710
117,590
17/01 EUR
97,910 EUR
4,355
5,396
106,470
11/01 EUR
Global Listed Private Eq.
11/01
16/01 EUR
16/01 EUR
11/01 EUR
NM Total Return Flexible A
Global Clean Energy
Commodity Linked
AZ F. Alpha Man. Equity
AZ F. CGM Opport Gov Bd
NM Q7 Globalflex A
Si tratta di Fondi Immobiliari chiusi
9,595
Baa2 MOD
4,449
5,362
5,894
63,140
9,598
98,290 EUR
4,458
5,360
5,906
127,800
63,340
17/01 EUR
11/01
17/01 EUR
16/01 EUR
16/01 EUR
127,580
17/01 EUR
Global Agriculture NASDAQ OMX
Clean Energy Investimenti
Carige Total Return 2
AZ F. Alpha Man. Credit
AZ F. CGM Opport Global
17/01 EUR
NM Q7 Active Eq. Int. A
4,081
Europ. Equ. (ex UK) Fd B
5,773
NM Previra World Cons A
2,573
31/12 EUR 503363,630 508009,730
5,784
128,940
17/01 EUR
30/11 EUR 501547,813 497699,161
16/01 EUR
128,680
Symphonia Fortissimo
Kairos Multi-Str. B
AZ F. CGM Opport European
17/01 EUR
106,410
10,445
30/11 EUR 755157,243 748710,456
5,157
NM Large Europe Corp A
106,200
10,446
Kairos Multi-Str. A
5,759
2675,531
NM Inflation Linked Bond Europe A 17/01 EUR
AUGUSTUM G.A.M.E.S. Ar.Mo.A A 17/01 EUR
Fondi Index Linked
30/06 EUR 661442,021 503408,695
5,167
2628,444
59,240
8,106
5,295
PRINCIPAL FINANCE 1
5,756
30/06 EUR
40,490
59,570
8,110
5,303
Abs. UK Dynamic Fd P1
14/01 EUR
54048,661
Caravaggio di Sorgente SGR
40,810
17/01 EUR
17/01 EUR
17/01 EUR
6,658
16/01 EUR
53679,697
17/01 EUR
NM Global Equities A
FTSE RAFI US 1000
Carige Total Return 1
6,637
AZ F. Cat Bond
30/06 EUR
NM Euro Equities A
4,096
16/01 EUR
AZ F. CGM Opport Corp Bd
57786,950
Fondo Donatello-Puglia Uno
134,050
17/01 EUR
Azimut Trend Pacifico
5,154
58287,857
133,930
Symphonia Flessibile
30/11 EUR 485609,062 478683,515
5,155
30/06 EUR
17/01 EUR
www.sorgentegroup.com
-
Kairos Medium Term B
16/01 EUR
26498,769
Fondo Donatello-David
75,720
120,230
31/12 EUR 518180,269 516290,278
AZ F. Cash Overnight
26785,078
75,991
-
30/11 EUR 619986,359 613418,296
5,428
30/06 EUR
142,100
NM Augustum Pan European Eq A 29/02 EUR
120,570
EQUITY- I
5,212
48802,535
Fondo Donatello-Margherita
173,630
142,080
- EUR
BOND-B
5,423
50481,217
173,600
17/01 EUR
17/01 EUR
11,609
5,212
52529,869
30/06 EUR
17/01 EUR
NM Augustum High Qual Bd A
7,088
7,330
14,134
16/01 EUR
53062,052
Fondo Donatello-Tulipano
NM Augustum Corp Bd A
8,435
6,543
7,319
11,599
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 16/01 EUR
Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR
www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
8,513
6,578
14,023
AZ F. Cash 12 Mesi
108,350
17/01 EUR
17/01 EUR 17/01 EUR
16/01 EUR
5,503
108,320
FTSE RAFI Switzerland
Carige Bilanciato 50 Carige Corporate Euro
16/01 EUR
5,499
16/01 EUR
5,288
Azimut Trend Europa
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 16/01 EUR
109,800
Strategic Trend Retail C
7,091
Azimut Trend Italia
5,230
109,780
17/01 EUR
30/11 EUR 520686,255 512810,295
5,226
16/01 EUR
Symphonia Az. USA
Kairos Medium Term A
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 16/01 EUR
108,350
Strategic Trend Inst. C
4,216
31/12 EUR 558846,518 542961,797
5,387
108,370
4,286
Kairos Italia A
5,383
16/01 USD
17/01 EUR
10,659
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 16/01 EUR
108,090
Strategic Bond Retail C hdg
FTSE RAFI Italy 30
10,709
5,548
108,110
6,723
16/01 EUR
5,545
16/01 EUR
5,350
Azimut Trend America
16/01 EUR
Strategic Bond Retail C
6,722
31/03 EUR 507160,696 504414,333
AZ F. Bond Target 2015 DIS
921,591
17/01 EUR
Kairos Fix. Inc. I
5,430
926,045
17/01 EUR
5,812
5,432
17/01 EUR
Symphonia Az. Euro
5,808
16/01 EUR
108,910
SHORT DURATION CAP RET EUR
Symphonia Asia Flessibile
5,838
16/01 EUR
AZ F. Best Cedola DIS
108,770
108,940
5,820
17/01 EUR
Azimut Strategic Trend
5,162
108,800
16/01 USD
7,264
30/11 EUR 578699,109 576928,797
5,165
16/01 EUR
Strategic Bond Inst. C hdg
16,071
30/11 EUR 718988,164 706696,091
16/01 EUR
Strategic Bond Inst. C
20,109
15,946
Kairos Fix. Inc. A
AZ F. Asset Power
80,997
20,304
17/01 EUR
Kairos Equity A
4,872
82,201
17/01 EUR
FTSE RAFI Hong Kong China
14,697
4,868
17/01 EUR
7,313
14,421
16/01 EUR
HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR
7,020
11,756
AZ F. Active Strategy
www.pegasocapitalsicav.com
17/01 EUR
14,475
5,023
97,138
17/01 EUR
28/12 EUR
5,010
97,126
FTSE RAFI Europe
28/12 EUR
16/01 EUR
17/01 EUR
FTSE RAFI Emerging Mkts
Prudente
AZ F. Active Selection
108,251
FLEX STRATEGY RET EUR
6,177
Prudente Classe A
AZ FUND MANAGEMENT SA
1147,210
108,314
4,920
8,337
23,401
1147,452
17/01 EUR
6,181
8,230
23,390
17/01 EUR
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
4,974
8,341
16/01 EUR
FLEX DUR CAP RET EUR A
17/01 EUR
8,236
Azimut Trend
900,762
17/01 EUR
16/01 EUR
9,886
9,508
899,586
Carige Azionario Italia
16/01 EUR
9,886
9,471
17/01 EUR
Carige Bilanciato 10
Azimut Scudo
16/01 EUR
17/01 EUR
DYNAMIC GROWTH RET EUR
NM Euro Bonds Short Term A
Azimut Solidity
Azimut Trend Tassi
ASIAN OPP CAP RET EUR
85,250
Currency Returns Plus R1C
16/01 EUR
5,958
84,990
Comm Harvest R3C E
AZ F. Strategic Trend
17/01 EUR
17/01 EUR
5,670
AZ F. Solidity DIS
Carige Obblig Globale
Azimut Prev. Com. Equilibrato
114,678
73,821
16/01 EUR
Carige Bilanciato 30
AZIMUT SGR - tel.02.88981 www.azimut.it -
[email protected]
114,727
16/01 EUR
AZ F. QProtection
20,430
Invictus Macro Fd
08/10 EUR
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
AZ F. Qtrend
5,872
101,939
Multiman. Bal. M
5,058
AZ F. Qinternational
Carige Azionario Europa Invictus Global Bond Fd
16/01 EUR
5,791
20,271
17/01 EUR
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis. T 17/01 EUR
Greater China Eq. R
17/01 EUR
4,741
Quota/pre.
10,009
4,939
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 16/01 EUR
Quota/od.
9,997
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 16/01 EUR
3,442
Data Valuta
12,014
15,959
3,431
Nome
18/01 EUR
15,969
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 16/01 EUR
Quota/pre.
18/01 USD
16/01 EUR
3,374
Quota/od.
Em. Loc. Cur. Debt E
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
3,363
Data Valuta
Em. Loc. Cur. Debt R-Dis.M
15,865
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 16/01 EUR
Nome
4,820
15,874
6,806
Quota/pre.
6,233
16/01 EUR
6,822
Quota/od.
4,815
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
16/01 EUR
Data Valuta
6,238
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 16/01 EUR
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
Nome
16/01 EUR
AZ F. Formula Target 2015 DIS 3,566
Quota/pre.
16/01 EUR
13,681
3,518
Quota/od.
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
13,426
16/01 EUR
Data Valuta
AZ F. European Dynamic
AZ F. Formula 1 Alpha Plus
AcomeA Asia Pacifico (A1)
Nome
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it
Invesco Funds
KIS - America D
08/01 EUR
153,030
153,300
KIS - America F
16/01 EUR
151,720
151,760
KIS - America P
16/01 EUR
154,760
154,800
KIS - America X KIS - Asia P KIS - Asia D KIS - Asia F KIS - Bond A-USD
11/01 EUR 16/01 EUR 08/01 EUR 16/01 EUR 17/01 USD
156,240 123,290 122,040 120,890 162,880
156,390 123,900 123,010
Nextam Bilanciato
17/01 EUR
6,123
6,112
Symphonia Patrimonio Attivo
Nextam Obblig. Misto
17/01 EUR
6,724
6,727
Symphonia Patrimonio Reddito
17/01 EUR
7,810
7,803
BInver International A
17/01 EUR
5,154
5,121
Symphonia Selezione Italia
17/01 EUR
6,548
6,449
BInver International I
17/01 EUR
5,290
5,256
Synergia Az. Small Cap Italia
17/01 EUR
5,144
5,074
Citic Securities China I
17/01 EUR
4,980
4,949
Synergia Azionario Europa
17/01 EUR
5,869
5,826
Fidela A
17/01 EUR
5,072
5,075
Synergia Azionario Globale
17/01 EUR
6,192
6,159
Fidela I
17/01 EUR
5,420
5,423
Synergia Azionario Italia
17/01 EUR
5,498
5,409
Income A
17/01 EUR
5,422
5,425
Synergia Azionario USA
17/01 EUR
7,275
7,282
Income I
17/01 EUR
5,436
5,439
Synergia Bilanciato 15
17/01 EUR
5,637
5,635
International Equity A
17/01 EUR
6,037
6,028
Synergia Bilanciato 30
17/01 EUR
5,791
5,781
International Equity I
17/01 EUR
6,041
6,031
Synergia Bilanciato 50
17/01 EUR
5,938
5,918
Synergia Bond Flessibile
17/01 EUR
5,215
5,214
Synergia Ob. Rendita
17/01 EUR
5,460
5,456
Synergia Obbl. Corporate
17/01 EUR
6,087
6,094
Synergia Obbl. Euro B.T.
17/01 EUR
5,332
5,331
Synergia Obbl. Euro M.T.
17/01 EUR
5,763
5,771
Synergia Tesoreria
17/01 EUR
5,189
5,189
Synergia Total Return
17/01 EUR
5,483
5,480
Italian Selection A
17/01 EUR
5,258
5,204
Italian Selection I
17/01 EUR
5,296
5,242
Liquidity A
17/01 EUR
5,336
5,336
17/01 EUR
Liquidity I
5,380
5,381
Multimanager American Eq.A
17/01 EUR
3,951
3,960
Multimanager American Eq.I
17/01 EUR
4,077
4,085
Multimanager Asia Pacific Eq.A
17/01 EUR
4,577
4,583
Multimanager Asia Pacific Eq.I
17/01 EUR
4,703
4,709
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
17/01 EUR
4,535
4,539
Multimanager Emerg.Mkts Eq.I
17/01 EUR
4,629
4,634
Multimanager European Eq.A
17/01 EUR
3,831
3,825
Multimanager European Eq.I
17/01 EUR
3,936
3,930
Sator Equity Value A
17/01 EUR
7,406
7,390
Sator Equity Value I
17/01 EUR
7,663
7,646
www.vitruviussicav.com Asian Equity B
17/01 EUR
87,430
87,350
Asian Equity B
17/01 USD
122,480
122,360
Emerg Mkts Equity
17/01 USD
421,340
419,100
Emerg Mkts Equity Hdg
17/01 EUR
412,500
410,330
Strategic A
17/01 EUR
4,759
4,749
Strategic I
17/01 EUR
4,898
4,888
Usa Value Fund A
17/01 EUR
5,152
5,146
European Equity
17/01 EUR
233,770
232,620
Usa Value Fund I
17/01 EUR
5,456
5,450
Greater China Equity
17/01 EUR
101,620
102,280
Ver Capital Credit Fund I
17/01 EUR
5,501
5,496
Greater China Equity
17/01 USD
144,060
144,950
Growth Opportunities
17/01 USD
57,610
57,260
Growth Opportunities Hdg
17/01 EUR
63,500
63,130
Japanese Equity
17/01 JPY
97,550
97,460
Japanese Equity Hdg
17/01 EUR
128,800
128,670
Swiss Equity
17/01 CHF
108,890
107,230
Swiss Equity Hdg
17/01 EUR
82,580
81,360
US Equity
17/01 USD
132,110
131,070
US Equity Hdg
17/01 EUR
146,040
144,920
121,490 162,950
KIS - Bond D
17/01 EUR
117,530
117,580
KIS - Bond F
17/01 EUR
118,290
118,340
KIS - Bond P
17/01 EUR
120,490
120,550
KIS - Bond Plus A Dist
17/01 EUR
121,090
121,070
KIS - Bond Plus D
17/01 EUR
120,100
120,070
PS - Absolute Return
17/01 EUR
106,890
106,990
KIS - Bond Plus F
17/01 EUR
120,300
120,280
PS - Absolute Return B
17/01 EUR
112,440
112,550
KIS - Bond Plus P
17/01 EUR
121,010
120,990
PS - Algo Flex A
15/01 EUR
103,940
103,740
KIS - Dynamic A-USD
17/01 USD
171,170
171,110
PS - Algo Flex B
15/01 EUR
98,360
98,170
KIS - Dynamic D
17/01 EUR
119,420
119,390
PS - Aliseo A
15/01 EUR
96,760
93,750
Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com
[email protected]
Asia Balanced R
18/01 USD
11,010
10,960
KIS - Dynamic F
17/01 EUR
120,470
120,440
PS - Best Global Managers A
15/01 EUR
100,120
99,840
Asia Balanced E
18/01 EUR
14,270
14,190
KIS - Dynamic P
17/01 EUR
121,240
121,200
PS - Best Global Managers B
15/01 EUR
102,650
102,350
Asia Consumer Demand R
18/01 USD
9,990
9,930
KIS - Dynamic X
17/01 EUR
122,880
122,840
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
17/01 EUR
99,090
99,110
Asia Consumer Demand E
18/01 EUR
9,490
9,420
KIS - Europa D
17/01 EUR
108,230
106,980
PS - Bond Opportunities
17/01 EUR
153,230
153,340
8a+ Eiger
17/01 EUR
5,080
4,987
Asia Infrastructure R
18/01 USD
8,820
8,740
KIS - Europa F
17/01 EUR
108,230
106,980
PS - Bond Opportunities B
17/01 EUR
113,850
113,920
8a+ Gran Paradiso
17/01 EUR
5,149
5,125
8a+ Latemar
17/01 EUR
5,453
5,425
8a+ Matterhorn
11/01 EUR 587598,733 568152,912
AZ F. Core Brands
16/01 EUR
5,147
5,147
UK Equity Fd B
AZ F. Corporate Premium
16/01 EUR
5,533
5,533
UK Equity Fd B
18/01 USD
4,376
4,382
AZ F. Dividend Premium ACC
16/01 EUR
5,212
5,209
UK Equity Fd X
18/01 EUR
3,339
3,341
Asia Infrastructure E
18/01 EUR
10,370
10,260
KIS - Europa P
17/01 EUR
108,790
107,530
PS - EOS
15/01 EUR
109,830
109,630
AZ F. Dividend Premium DIS
16/01 EUR
4,901
4,898
UK Equity Fd X
18/01 EUR
3,310
3,312
Balanced-Risk Allocation A
18/01 EUR
14,450
14,390
KIS - Europa X
17/01 EUR
108,550
107,300
PS - Inter. Equity Quant A
17/01 EUR
99,540
99,410
AZ F. Emer. Mkt Asia
16/01 EUR
6,127
6,125
UK Equity Fd X
18/01 GBP
2,771
2,759
Balanced-Risk Allocation R
18/01 EUR
11,850
11,800
KIS - Income D
17/01 EUR
104,580
104,590
PS - Inter. Equity Quant B
17/01 EUR
100,820
100,690
AZ F. Emer. Mkt Europe
16/01 EUR
3,833
3,815
UK Equity Fd X
18/01 USD
4,450
4,456
Balanced-Risk Allocation E
18/01 EUR
14,210
14,140
KIS - Income P
17/01 EUR
107,770
107,770
PS - Liquidity
17/01 EUR
122,640
122,640
Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1332946B
Economia/Mercati Finanziari 45
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Sussurri & Grida
Piazza Affari MEDIASET CORRE ANCORA IN FRENATA ENI ED ENEL
Allianz, ora il «board» viaggia con l’auto elettrica
di GIACOMO FERRARI ndici piatti nel Vecchio Continente al termine di una seduta interlocutoria, priva di sussulti anche dopo l’apertura, altrettanto incolore, di Wall Street, per nulla influenzata dalle nuove trimestrali diffuse. A Piazza Affari l’avvio è stato promettente, ma presto l’indice Ftse-Mib si è adeguato al resto d’Europa, per chiudere con un modesto calo (-0,19%). La stabilità dello spread (a 263 punti base) ha determinato incertezza anche fra i bancari: Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno guadagnato rispettivamente l’1,84% e lo 1,14%; ma hanno perso terreno Mediobanca (-0,83%) e Monte Paschi (-1,04%). Variazioni negative per Enel (-2,68%), bocciata da Ubs, e per Eni (-0,98%) sui timori per la situazione in Algeria, mentre ha proseguito la corsa Mediaset (+5,77%) con volumi triplicati sulla media dell’ultimo mese. Bene anche Buzzi-Unicem (+4,14%) grazie all’upgrade di Exane, e Ansaldo (+1,61%) promossa dalla stessa Exane e da Goldman Sachs. Nel resto del listino nuovo balzo di Premafin (+13,44%) trainata dalla fusione Unipol-Fonsai e nuovo consistente passo avanti di Class Editori (+18,35%).
(s.bo.) In genere quando si parla di vertici di grandi multinazionali si fa riferimento a remunerazioni e bonus. Per questa ragione può forse apparire singolare una decisione presa in Allianz, la prima compagnia di assicurazioni d’Europa, relativa appunto al proprio board of management, il consiglio di gestione, guidato da Michael Diekmann. Il gruppo sta sostituendo con auto elettriche le auto a benzina che fanno parte della flotta a disposizione del board. Con i due «rimpiazzi» degli ultimi giorni la «quota» di e-car raggiunge il 10% delle auto destinate al vertice. Così per gli spostamenti più frequenti a Monaco anche il top manager Oliver Bäte, responsabile del mercato assicurativo dell’Europa occidentale e del Sud, d’ora in poi utilizzerà un’auto elettrica. La decisione di sostituire i veicoli a benzina rientra nei piani «verdi» della compagnia, relativi cioè ala riduzione delle emissioni: Allianz si è prefissata l’obiettivo di un «taglio» del 20% entro il 2012, target però già raggiunto nel 2010, e del 30% entro il 2015. Una sorta di piano ambientale che rientra nel bilancio di sostenibilità. Sensibilità che certo non sono una particolarità del gruppo tedesco, ma che in genere non "toccano" la mobilità dei vertici aziendali, tanto da far decidere la progressiva sostituzione della flotta auto dei top manager da veicoli tradizionali a e-car.
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I
Borsa Italiana Nome Titolo
Tel.
A A.S. Roma .....................(ASR) A2A .......................................(A2A) Acea......................................(ACE) Acegas-Aps...........................(AEG) Acotel Group * ......................(ACO) Acque Potabili .......................(ACP) Acsm-Agam ..........................(ACS) AdF-Aerop.Firenze ..................(AFI) Aedes * ...................................(AE) Aedes 14w *.....................(WAE14) Aeffe *...................................(AEF) Aicon * ...................................(AIC) Aiòn Renewables....................(AIN) Alerion ..................................(ARN) Amplifon...............................(AMP) Ansaldo Sts *.........................(STS) Antichi Pell ..............................(AP) Arena ....................................(ARE) Ascopiave *...........................(ASC) Astaldi * ................................(AST) Atlantia ..................................(ATL) Autogrill ................................(AGL) Autostrada To-Mi .....................(AT) Autostrade Mer. ................(AUTME) Azimut..................................(AZM) B B&C Speakers ...............(BEC) Banca Generali .....................(BGN) Banca Ifis *...............................(IF) Banca Pop. Emilia R. .............(BPE) Banca Pop. Sondrio.............(BPSO) Banco Popolare .......................(BP) Banco Popolare w10.........(WBP10) Basicnet................................(BAN) Bastogi......................................(B) BB Biotech *............................(BB) Bca Carige ............................(CRG) Bca Carige r........................(CRGR) Bca Finnat * ..........................(BFE) Bca Intermobiliare .................(BIM) Bca Pop.Etruria e Lazio * .......(PEL) Bca Pop.Milano......................(PMI) Bca Pop.Milano 13w .......(WPMI13) Bca Pop.Spoleto ....................(SPO) Bca Profilo ............................(PRO) Bco Desio-Brianza ................(BDB) Bco Desio-Brianza rnc ........(BDBR) Bco Santander ....................(SANT) Bco Sardegna rnc ...............(BSRP) Bee Team ..............................(BET) Beghelli ...................................(BE) Beni Stabili ...........................(BNS) Best Union Co......................(BEST) Bialetti Industrie *...................(BIA) Biancamano *.......................(BCM) Biesse * ................................(BSS) Bioera.....................................(BIE) Boero Bart.............................(BOE) Bolzoni *................................(BLZ) Bon.Ferraresi...........................(BF) Borgosesia..............................(BO) Borgosesia rnc......................(BOR) Brembo * ..............................(BRE) Brioschi..................................(BRI) Brunello Cucinelli *..................(BC) Buzzi Unicem ........................(BZU) Buzzi Unicem rnc ................(BZUR) C Cad It * ..........................(CAD) Cairo Comm. *........................(CAI) Caleffi....................................(CLF) Caltagirone ..........................(CALT) Caltagirone Ed.......................(CED) Camfin .................................(CMF) Camfin 09-11 w ............(WCMF11) Campari ................................(CPR) Cape Live ................................(CL) Carraro ...............................(CARR) Cattolica As.........................(CASS) CDC ......................................(CDC) Cell Therap...........................(CTIC) Cembre * .............................(CMB) Cementir *............................(CEM) Cent. Latte Torino * ................(CLT) Ceram. Ricchetti.....................(RIC) CHL.......................................(CHL) CIA .........................................(CIA) Ciccolella ................................(CC) Cir..........................................(CIR) Class Editori ..........................(CLE) Cobra * .................................(COB) Cofide ...................................(COF) Cogeme Set ..........................(COG) Conafi Prestito' .....................(CNP) Cred. Artigiano ......................(CRA)
(a.jac.) Non solo vetro. Dopo una storia antica e tormentata che ha portato nel 2006 alla vendita della vetreria di famiglia (oggi nelle mani di un fondo inglese) Rocco Bormioli, 54 anni, uno degli eredi di Pierluigi («Bubi» per le cronache mondane), ha acquisito il controllo di Fdv, gruppo dell’illuminazione di Salzano (Ve) a pochi chilometri da Mestre. Il nipote e omonimo del capostipite di una famiglia a lungo protagonista della vetreria europea, presente già da due anni nel capitale di Fdv, ha acquisito il pacchetto di maggioranza in mano al gestore di risparmio Alcedo. Bormioli, che dopo l’uscita dal gruppo di famiglia, ha investito in una piccola vetreria in provincia di Parma, ha intenzione di rinnovare governance e organizzazione di Fdv, società composta da sette marchi di illuminazione decorativa con un giro d’affari intorno ai 30 milioni. L’azienda veneta cambierà pelle (e nome): sei marchi si fonderanno in uno, Leucos, che diventerà anche il nuovo nome dell’azienda, più Luxit, il marchio dell’illuminazione tecnica prodotto a Bergamo. Rocco Bormioli ne è presidente, amministratore delegato diventa Gherardo Flaccomio Nardi Dei. La produzione (che per il 60% va all’estero) sarà suddivisa in tre divisioni con attenzione al design e a una distribuzione più competitiva che passa anche dall’e-commerce.
Nome Titolo
0,517 0,461 4,752 5,800 25,340 0,777 0,710 10,400 0,068 0,006 0,689 — 0,750 3,800 3,950 7,265 0,184 0,006 1,277 5,680 13,400 8,820 7,995 16,650 12,330 3,300 13,760 6,100 6,010 5,245 1,505 — 1,678 0,927 77,750 0,874 1,334 0,295 2,108 0,651 0,513 0,066 2,880 0,265 2,302 2,086 6,440 7,595 0,205 0,425 0,508 0,940 0,251 0,740 2,790 0,270 — 2,080 39,440 0,810 1,250 9,940 0,092 15,000 11,060 5,400 4,468 2,718 — 1,305 0,907 0,697 — 5,795 0,060 2,224 13,910 0,530 1,121 6,990 1,870 1,728 0,205 0,069 0,252 0,450 0,910 0,260 0,412 0,455 — 0,660 —
Cred. Bergamasco...................(CB) Cred. Emiliano .........................(CE) Cred. Valtellinese .................(CVAL) Cred. Valtellinese 10w ....(WCVA10) Cred. Valtellinese 14w ....(WCVA14) Crespi ...................................(CRE) Csp .......................................(CSP) D D'Amico *........................(DIS) d'Amico 16 warr * ...........(WDIS16) Dada * ....................................(DA) Damiani *.............................(DMN) Danieli ..................................(DAN) Danieli rnc ..........................(DANR) Datalogic * ............................(DAL) De'Longhi .............................(DLG) Dea Capital *.........................(DEA) Delclima................................(DLC) Diasorin *...............................(DIA) Digital Bros *..........................(DIB) Dmail Group * ......................(DMA) DMT *.....................................(EIT) E Edison r........................(EDNR) EEMS..................................(EEMS) El.En. * ..................................(ELN) Elica * ...................................(ELC) Emak * ...................................(EM) Enel.....................................(ENEL) Enel Green Pw....................(EGPW) Enervit ..................................(ENV) Engineering * ........................(ENG) Eni .........................................(ENI) Erg........................................(ERG) Ergy Capital...........................(ECA) Ergy Capital 16w ............(WECA16)
+0,29 -0,41 +1,11 +5,17 +6,92 -1,65 +11,73 +1,86 +12,67 +3,23 +22,18 — +42,86 +1,88 +2,28 +0,55 +2,28 -3,45 -0,39 +9,13 -5,23 -1,23 +2,57 -1,83 +10,09 +7,91 +4,88 +8,16 +8,09 +14,02 +15,15 — +19,86 +8,42 +5,78 +10,91 +6,29 +8,34 +7,55 +17,63 +10,12 -45,72 +67,44 +4,95 +12,29 +6,43 +2,96 +4,04 +14,05 +16,12 +9,01 +7,80 +28,64 +9,31 +12,05 -3,50 — +0,78 +6,59 +7,14 +28,87 +0,45 +7,14 +11,11 +2,98 +2,86 -4,12 +9,42 — +6,97 +3,13 +25,27 — -2,44 +19,72 +1,83 +9,18 +39,11 +13,98 +9,56 +11,98 +16,76 +11,89 +15,44 +6,06 +48,27 +11,52 +20,55 +17,74 +12,82 — +6,62 —
0,499 0,437 4,554 5,295 23,100 0,760 0,615 9,980 0,057 0,006 0,555 — 0,522 3,648 3,560 7,025 0,177 0,006 1,274 5,060 13,280 8,570 7,795 16,430 10,850 2,998 12,910 5,530 5,230 4,380 1,258 — 1,358 0,836 72,900 0,771 1,200 0,269 1,951 0,553 0,452 0,067 1,687 0,245 1,956 1,912 5,985 7,030 0,171 0,339 0,446 0,870 0,188 0,665 2,484 0,266 — 2,024 36,300 0,722 0,970 9,755 0,085 13,360 10,300 5,100 4,126 2,470 — 1,169 0,867 0,545 — 5,775 0,049 2,146 11,680 0,373 0,980 6,335 1,637 1,451 0,178 0,059 0,238 0,292 0,795 0,212 0,335 0,403 — 0,619 —
B.O.T.
0,524 0,474 4,830 5,870 25,590 0,795 0,710 10,400 0,072 0,007 0,705 — 0,804 3,976 3,950 7,300 0,184 0,006 1,309 5,680 14,140 9,005 8,015 17,000 12,350 3,350 13,940 6,150 6,040 5,245 1,540 — 1,691 0,927 78,350 0,888 1,398 0,300 2,170 0,657 0,517 0,123 2,920 0,272 2,302 2,170 6,740 7,660 0,205 0,431 0,518 0,995 0,253 0,742 2,790 0,280 — 2,150 39,440 0,810 1,250 10,080 0,092 15,000 11,060 5,400 4,660 2,718 — 1,318 0,907 0,697 — 5,965 0,065 2,292 14,100 0,615 1,155 6,990 1,870 1,745 0,206 0,070 0,259 0,450 0,929 0,260 0,428 0,457 — 0,678 —
68,5 1443,0 1005,6 321,8 105,0 27,8 54,2 93,9 67,2 — 75,5 — 13,2 165,5 873,4 1174,4 8,9 9,9 302,2 554,9 8873,0 2239,2 706,0 72,1 1759,4 36,2 1559,2 327,2 2007,0 1603,5 2657,4 — 101,8 16,4 — 1906,7 3,4 107,6 327,1 162,9 1665,2 — 89,8 178,8 268,4 27,6 — 50,0 14,2 86,1 980,4 8,8 19,1 25,4 74,3 9,6 — 54,3 220,5 37,4 1,1 664,8 71,6 1027,8 1829,9 219,0 40,3 212,7 — 153,8 113,0 541,5 — 3372,8 3,1 102,6 750,8 7,6 — 116,4 299,2 17,4 16,8 12,9 23,1 78,7 722,0 25,8 40,1 324,9 — 30,7 —
Tel.
Esprinet * ..............................(PRT) Eukedos ................................(EUK) Eurotech * .............................(ETH) Exor ......................................(EXO) Exor prv.................................(EXP) Exor risp................................(EXR) Exprivia *...............................(XPR) F Falck Renewables * .........(FKR) Ferragamo...........................(SFER) Fiat............................................(F) Fiat Industr................................(FI) Fidia * ...................................(FDA) Fiera Milano * .........................(FM) Finmeccanica........................(FNC) FNM .....................................(FNM) Fondiaria-Sai .........................(FSA) Fondiaria-Sai risp ................(FSAR) Fondiaria-Sai risp B.............(FSRB) Fullsix....................................(FUL) G Gabetti Pro.S. .................(GAB) Gabetti Pro.S. 13w .........(WGAB13) Gas Plus................................(GSP) Gefran * ..................................(GE) Gemina ................................(GEM) Gemina rnc ........................(GEMR) Generali ....................................(G) Geox .....................................(GEO) Gruppo Edit. L'Espresso...........(ES) H Hera...............................(HER) I I Grandi Viaggi.................(IGV) IGD *......................................(IGD) Il Sole 24 Ore ........................(S24)
14.02.13 14.03.13 12.04.13 14.05.13 14.06.13 12.07.13
23 51 80 112 143 171
99,986 99,974 99,941 99,892 99,817 99,732
0,01 0,06 0,24
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Salumifici italiani punta sull’hi-tech (f.mas.) Anche di fronte ai dati negativi dell’economia imprese e banche mostrano timidi segnali di fiducia verso il futuro. Che per l'Italia passa anche dai wurstel. Con 20 milioni di investimento metà dei quali forniti da Banca Imi e Bnl, il gruppo Grandi Salumifici Italiani — uno dei big dell’alimentare con 650 milioni di fatturato nel 2012 — punta a triplicare la produzione di würstel nello stabilimento di Chiusa (Bolzano), rendendolo tra i più moderni d'Europa e quasi completamente automatizzato. Dell’operazione beneficerà comunque anche la Germania. Visto il prodotto, la tecnologia da usare sarà mista: italiana e tedesca. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Prezzo Var. Var. Min Max Capitaliz Chiu. Chiu. 02-01-2013 Anno Anno (in milioni (euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
Nome Titolo
13,930 4,302 1,332 — 0,174 0,038 1,097 0,408 0,064 3,320 0,977 23,530 13,810 6,900 11,470 1,450 0,724 28,310 1,289 4,540 22,130 0,979 0,366 16,020 1,140 0,558 3,118 1,496 2,080 26,800 19,290 7,490 0,287 0,038
Ima * .....................................(IMA) Immsi ....................................(IMS) Impregilo................................(IPG) Impregilo rnc........................(IPGR) Indesit....................................(IND) Indesit rnc ...........................(INDR) Industria e Inn. ........................(IIN) Intek Group ............................(IKG) Intek Group risp T.............(IKGRST) Intek Group rnc ....................(IKGR) Interpump * ..............................(IP) Intesa Sanpaolo......................(ISP) Intesa Sanpaolo rnc..............(ISPR) Invest e Sviluppo ....................(IES) Irce *......................................(IRC) Iren ........................................(IRE) Isagro * ..................................(ISG) IT WAY * ................................(ITW) Italcementi................................(IT) Italcementi rnc .......................(ITR) Italmobiliare...........................(ITM) Italmobiliare rnc...................(ITMR) IVS Group ...............................(IVS) IVS Group 16 warr ...............(WIVS) J Juventus FC..................(JUVE) K K.R.Energy......................(KRE) Kinexia..................................(KNX) L La Doria * ........................(LD) Landi Renzo *..........................(LR) Lazio .....................................(SSL) Lottomatica ...........................(LTO) Luxottica ...............................(LUX) Lventure Group ....................(LVEN) M Maire Tecnimont...............(MT)
3,296 0,632 1,259 20,590 18,130 17,900 0,780 1,064 19,540 4,546 8,945 2,660 4,050 4,960 0,208 1,270 83,400 0,800 2,028 0,060 0,006 4,946 2,828 1,252 1,263 14,010 2,386 0,989 1,337 0,403 0,905 0,700
-0,43 -2,38 -1,33 +0,51 -0,89 +11,56 — — -2,74 +15,85 -2,78 +50,59 -0,27 +12,69 +1,72 +24,13 +11,93 +3,24 +1,90 +8,36 +0,67 +5,62 -0,51 +5,14 -0,72 +5,82 +3,06 +3,76 -0,69 +2,23 -0,75 +5,69 — +7,66 -0,67 -7,06 -1,83 +2,06 -12,69+122,55 -0,72 +5,03 +0,05 +11,89 -1,11 +0,72 -0,37 +1,97 +2,24 +14,29 -0,18 +2,76 -2,68 -4,24 -0,93 +3,24 — +1,56 -0,33 +3,72 -0,98 +1,58 -0,27 -0,27 -4,17 +73,52 -7,75 +57,44
-0,66 +1,61 +4,05 +0,34 +0,89 -0,56 +1,17 -1,30 +0,21 +1,02 -1,49 -2,56 -0,74 -0,12 -0,34 +3,59 +0,85 +1,91 +1,96 +0,17 +3,64 -0,08 -0,07 +0,16 -1,02 -0,50 -1,00 +4,11 -1,33 -1,06 +0,56 +15,04
-4,13 +12,77 +10,44 +5,48 +6,71 +4,37 +21,12 +4,21 +13,67 +16,86 +4,13 +11,30 +1,55 +10,22 +2,26 +29,13 +2,02 +15,36 +4,32 +4,56 -12,31 -0,88 +6,56 +13,82 +23,70 -2,71 +7,19 +13,81 +5,19 +3,23 +9,04 +31,83
13,930 4,132 1,166 — 0,149 0,026 0,960 0,319 0,058 2,980 0,922 21,750 12,740 6,605 10,820 1,340 0,670 27,540 1,249 2,040 20,680 0,872 0,336 15,530 0,995 0,541 3,118 1,405 2,000 25,230 18,340 7,415 0,132 0,024
3,296 0,560 1,103 19,000 16,580 16,700 0,622 0,974 16,640 3,790 8,255 2,320 3,920 4,352 0,200 0,949 79,400 0,671 1,911 0,056 0,005 4,902 2,600 1,074 0,995 13,740 2,174 0,869 1,224 0,383 0,820 0,527
14,690 863,7 4,596 1439,3 1,355 597,1 — — 0,177 — 0,041 6,2 1,111 36,3 0,411 147,6 0,071 — 3,320 53,5 0,992 80,5 23,650 962,2 13,910 558,9 6,900 398,7 11,560 1724,4 1,479 444,4 0,735 108,2 30,580 1587,7 1,331 18,4 5,200 7,7 22,290 627,9 0,980 107,9 0,370 16,2 16,350 77,3 1,140 72,5 0,583 91,3 3,258 29473,9 1,522 7495,5 2,080 36,8 26,950 335,3 19,480 70185,6 7,595 1136,9 0,350 27,6 0,058 —
3,684 174,3 0,632 11,0 1,259 44,2 20,590 3297,7 18,130 1385,5 18,000 164,2 0,790 40,7 1,140 311,1 19,600 3305,7 4,546 5660,3 9,145 10981,5 2,920 13,7 4,080 171,2 5,055 2871,0 0,214 90,8 1,270 1172,6 83,400 106,8 0,800 262,1 2,028 22,3 0,061 16,7 0,007 — 5,050 219,1 2,830 40,5 1,263 1825,9 1,328 4,7 14,560 21912,5 2,422 622,6 0,989 398,0 1,355 1503,4 0,412 18,3 0,930 297,5 0,700 28,4
Tel.
Management e C. .................(MEC) Marcolin ...............................(MCL) MARR * ..............................(MARR) Mediacontech ......................(MCH) Mediaset ................................(MS) Mediobanca............................(MB) Mediolanum .........................(MED) Meridiana Fly........................(MEF) Meridiana fly 13 warr.....(WMEF13) Meridie ...................................(ME) Mid Industry Cap ...................(MIC) Milano Ass...............................(MI) Milano Ass. rnc......................(MIR) Mittel.....................................(MIT) MolMed ...............................(MLM) Mondadori..............................(MN) Mondo Tv * ...........................(MTV) Monrif..................................(MON) Monte Paschi Si. ................(BMPS) Montefibre ..............................(MF) Montefibre rnc....................(MFNC) Moviemax............................(MMG) Mutuionline *........................(MOL) N Nice *............................(NICE) Noemalife .............................(NOE) Noemalife 15 warr .........(WNOE15) Novare ....................................(NR) O Olidata ............................(OLI) P Panariagroup * ...............(PAN) Parmalat ................................(PLT) Parmalat 15w ................(WPLT15) Piaggio ...................................(PIA)
Prezzo Var. Var. Min Max Capitaliz Chiu. Chiu. 02-01-2013 Anno Anno (in milioni (euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
Nome Titolo
14,850 0,566 3,844 13,000 6,340 6,420 1,579 0,365 0,410 0,386 5,910 1,507 1,244 0,043 1,450 0,539 2,314 1,299 4,846 2,486 15,790 10,880 6,950 0,345 0,216 1,490 1,235 1,700 1,495 0,535 18,190 33,120 0,265 0,470
Pierrel ...................................(PRL) 0,735 Pierrel 12w.....................(WPRL12) — Pininfarina ............................(PINF) 3,150 Piquadro .................................(PQ) 1,773 Pirelli & C. ...............................(PC) 9,375 Pirelli & C. rnc .......................(PCP) 6,100 Poligr. S.Faustino *.................(PSF) 6,030 Poligrafici Editoriale...............(POL) 0,282 Poltrona Frau.........................(PFG) 1,010 Pop Emilia 01/07.............(BPER15) — Pramac .................................(PRA) — Prelios...................................(PRS) 0,087 Premafin Finanziaria ................(PF) 0,173 Premuda .................................(PR) 0,267 Prima Industrie * ....................(PRI) 9,600 Prima Industrie 13w *......(WPRI13) 1,256 Prysmian ...............................(PRY) 15,520 R R. De Medici * ..................(RM) 0,142 R. Ginori 1735.........................(RG) — R. Ginori 1735 11w ..........(WRG13) — Ratti ......................................(RAT) 2,184 RCF .......................................(RCF) 0,649 RCS Mediagroup ...................(RCS) 1,284 RCS Mediagroup risp ..........(RCSR) 0,564 RDB ......................................(RDB) — Recordati *............................(REC) 7,350 Reply * ..................................(REY) 23,360 Retelit.....................................(LIT) 0,514 Retelit 11w *....................(WLIT13) 0,046 Risanamento...........................(RN) 0,170 Rosss....................................(ROS) 1,220 S Sabaf S.p.a. * .................(SAB) 9,000 Sadi .......................................(SSI) 0,339 Saes *.....................................(SG) 6,920 Saes rnc *.............................(SGR) 5,855 Safilo Group...........................(SFL) 7,890 Saipem.................................(SPM) 31,700 Saipem risp........................(SPMR) — Saras ....................................(SRS) 1,009 Sat ........................................(SAT) 8,450 Save....................................(SAVE) 8,450 Screen Service......................(SSB) 0,166 Seat PG...................................(PG) 0,006 Seat PG r ..............................(PGR) — Servizi Italia * .........................(SRI) 3,550 Servizi Italia 15 warr *.....(WSRI15) 0,270 SIAS .......................................(SIS) 7,295 Sintesi .....................................(SII) 0,127 Snai ......................................(SNA) 0,770 Snam Gas .............................(SRG) 3,636 Sogefi *...................................(SO) 2,098 Sol ........................................(SOL) 4,294 Sopaf.....................................(SPF) — Sorin.....................................(SRN) 1,820 Stefanel * ............................(STEF) 0,400 Stefanel risp * ...................(STEFR) — STMicroelectr. ......................(STM) 6,250 T Tamburi ...........................(TIP) 1,500 Tamburi 13w ...................(WTIP13) 0,034 TAS .......................................(TAS) 0,530 Telecom IT ..............................(TIT) 0,765 Telecom IT Media .................(TME) 0,162 Telecom IT Media rnc .........(TMER) 0,245 Telecom IT rnc......................(TITR) 0,650 Tenaris ..................................(TEN) 15,390 Terna ....................................(TRN) 3,106 TerniEnergia *........................(TER) 2,246 Tesmec * ...............................(TES) 0,469 Tiscali.....................................(TIS) 0,045 Tiscali 14w ......................(WTIS14) 0,001 Tod's.....................................(TOD) 102,900 Trevi Fin.Ind. ...........................(TFI) 4,788 TXT e-solution *.....................(TXT) 6,990 U UBI Banca .......................(UBI) 3,960 Uni Land ...............................(UNL) — Unicredit ...............................(UCG) 4,420 Unicredit risp ......................(UCGR) 9,185 Unipol ....................................(UNI) 1,893 Unipol 13w......................(WUNI13) 0,005 Unipol prv ............................(UNIP) 1,615 Unipol prv 13w...............(WUNP13) 0,003 V Valsoia............................(VLS) 3,862 Vianini Industria......................(VIN) 1,085 Vianini Lavori.........................(VLA) 3,394 Vittoria Ass. *.........................(VAS) 5,560 Y Yoox *...........................(YOOX) 12,940 Z Zignago Vetro *.................(ZV) 4,678 Zucchi...................................(ZUC) 0,090 Zucchi 14 warr...............(WZUC14) 0,006 Zucchi rnc...........................(ZUCR) 0,193
0,178 4,246 8,265 1,366 2,018 5,365 4,360 1,011 0,052 0,100 6,170 0,402 0,408 1,345 0,443 1,293 0,626 0,292 0,295 0,090 0,180 0,085 3,176 2,762 3,128 0,303 — 0,295 1,149 1,855 0,846 2,170
-0,34 +0,35 +0,16 — +1,20 -0,62 -1,25 -0,11 +1,11 -2,18 +0,25 +1,14 +1,06 -3,58 +0,55 -0,09 +3,77 -2,91 +1,89 +1,55 +3,61 +4,62 -0,71 +13,67 -0,60 -3,50 -1,98 +0,06 -0,27 +1,52 -0,05 -0,78 +26,16 -1,78
-0,06 +0,05 +0,12 +2,17 +5,77 -0,83 -0,23 -15,75 -29,19 +5,60 -3,59 +3,61 +0,52 -1,68 +1,44 +8,11 +0,48 -0,68 -1,04 -1,53 -3,12 -0,35 +0,83 +0,07 — -20,39 — -2,87 +0,97 +0,22 +0,53 +0,93
+1,71 +23,66 +6,48 +0,31 -1,25 +13,63 — +10,15 -1,20 +5,89 +0,34 +9,60 +11,77 +7,21 +3,20 +12,29 +6,73 +9,44 +9,14 +12,49 +20,53 +34,32 -10,90 -11,54 +0,84 +75,29 +19,55 -0,47 -0,20 +16,56 +3,41 +3,05 +33,80 +12,17
+4,09 +0,14 +3,70 +2,86 +22,67 +10,48 +10,10 +78,94 +82,58 +34,95 -9,93 +24,19 +9,71 -0,30 +1,77 +12,43 +6,01 +6,22 +26,40 +32,11 -2,33 +4,53 -3,93 +3,29 +2,89 -27,98 — +9,64 +5,61 +4,10 +10,01 +4,13
14,400 0,448 3,534 12,710 5,780 5,550 1,440 0,331 0,400 0,361 5,735 1,300 1,067 0,040 1,337 0,461 2,130 1,184 4,240 2,130 12,800 7,995 6,950 0,330 0,212 0,836 1,029 1,690 1,480 0,452 17,200 31,070 0,180 0,405
0,167 4,236 7,900 1,318 1,556 4,662 3,834 0,560 0,026 0,073 6,170 0,314 0,364 1,300 0,429 1,122 0,580 0,270 0,226 0,068 0,177 0,082 3,150 2,608 2,924 0,303 — 0,267 1,088 1,753 0,759 2,030
15,190 547,7 0,574 193,8 3,844 1541,5 13,200 21,2 6,975 722,2 6,860 3,3 1,650 37,3 0,365 124,9 0,441 2,7 0,395 16,9 5,910 641,3 1,507 23292,2 1,244 1156,1 0,045 5,6 1,465 40,5 0,540 638,8 2,314 39,8 1,501 10,5 4,900 844,1 2,486 260,9 15,790 347,7 10,880 176,7 7,800 270,7 0,390 — 0,219 218,0 1,595 47,9 1,260 26,4 1,711 52,7 1,566 168,7 0,539 36,0 18,220 3140,0 33,380 15727,2 0,265 2,8 0,479 152,6
0,185 4,246 8,265 1,373 2,018 5,450 4,370 1,200 0,061 0,100 6,850 0,402 0,408 1,401 0,455 1,293 0,637 0,294 0,300 0,092 0,191 0,087 3,316 2,870 3,128 0,420 — 0,303 1,163 1,865 0,859 2,242
84,7 263,8 549,0 24,7 2412,4 4630,0 3205,5 113,6 — 4,9 26,2 734,2 42,3 119,2 92,4 311,6 16,6 44,1 3470,6 11,8 4,7 6,1 123,4 326,5 19,4 — — 10,2 51,1 3268,1 — 802,9
Tel.
Scadenza Giorni Pr.Netto 14.08.13 13.09.13 14.10.13 14.11.13 13.12.13 14.01.14
204 234 265 296 325 357
99,647 99,538 99,451 99,349 99,255 99,112
Rend. 0,29 0,51 0,52 0,59 0,66 0,81
Euribor Periodo 1 sett. 1 mese 2 mesi 3 mesi 4 mesi 5 mesi 6 mesi
Monete auree
Oro
T. 360
T. 365
Periodo
T.360
T.365
18 gen
18 gen
0,080 0,112 0,166 0,209 0,259 0,310 0,351
0,081 0,114 0,168 0,212 0,263 0,314 0,356
7 mesi 8 mesi 9 mesi 10 mesi 11 mesi 12 mesi
0,396 0,436 0,474 0,514 0,553 0,587
0,402 0,442 0,481 0,521 0,561 0,595
Sterlina (v.c) 290,51 330,96 Sterlina (n.c) 300,53 340,35 Sterlina (post.74) 300,53 340,35 Krugerrand 1.180,96 1.301,49 Marengo Italiano 230,34 261,13 Marengo Svizzero 227,53 258,67 Marengo Francese 226,05 256,02
Denaro Lettera
-0,88 — +0,32 +0,45 -0,64 -0,08 -3,83 +2,32 -0,39 — — -0,92 +13,44 +0,41 -0,78 — +0,39 +0,57 — — -1,53 +0,08 -0,62 -0,18 — -1,01 -0,81 -0,19 +1,77 +1,25 +0,25 -0,83 +1,28 -1,56 -0,68 +1,15 +0,86 — -0,10 +0,30 -1,46 +0,30 +1,85 — -0,28 -1,82 +2,17 -0,78 -0,39 -0,11 +0,77 +0,85 — +0,78 — — +0,56 — — -1,49 +0,86 +2,08 -2,00 +0,54 -0,32 -0,51 -0,62 -0,17 -1,54 +10,00 +0,78 +1,23 -0,07 -0,40 — +1,84 +0,05 +4,01 -8,93 +5,90 -9,38 -0,26 +0,46 +1,07 — +0,39 +0,39 +0,78 — +1,58
+9,78 — +3,48 +9,99 +5,63 +5,99 +52,89 +3,87 +3,80 — — +6,79 +30,08 +7,83 +3,17 -10,29 +0,91 -2,34 — — +10,75 +0,93 +0,63 -1,48 — +5,60 +10,97 +3,96 +48,39 -0,29 +22,18 -0,50 +21,07 -0,14 +3,81 +15,86 +3,53 — -0,39 +0,36 +4,00 +3,44 +17,02 — +7,58 +1,47 +8,88 +23,90 +40,77 +1,45 +7,04 +6,18 — +6,06 -1,96 — +11,81 +0,54 -28,42 +11,47 +8,98 +5,75 +1,28 +6,12 -4,88 +1,24 +6,24 +2,07 +10,64 +10,00 +4,04 +14,16 +10,69 +7,20 — +14,81 +4,02 +21,27 -13,56 +18,75 -29,27 +0,89 +8,83 +7,13 +11,29 +7,12 +2,95 +4,41 — +1,58
0,642 — 2,970 1,578 8,655 5,620 3,850 0,265 0,970 — — 0,079 0,127 0,239 9,150 1,202 15,010 0,138 — — 1,950 0,643 1,255 0,554 — 6,910 20,920 0,468 0,026 0,166 0,960 8,800 0,248 6,920 5,600 6,665 29,300 — 0,979 8,215 8,060 0,156 0,005 — 3,228 0,260 6,700 0,102 0,535 3,486 1,935 4,000 — 1,679 0,392 — 5,345 1,485 0,035 0,475 0,683 0,153 0,242 0,598 15,300 3,010 2,094 0,460 0,039 0,001 95,650 4,040 6,300 3,506 — 3,706 8,650 1,520 0,005 1,339 0,003 3,760 0,997 3,054 4,878 11,850 4,520 0,084 0,006 0,185
0,758 — 3,396 1,779 9,435 6,105 6,325 0,282 1,044 — — 0,094 0,173 0,280 9,750 1,400 15,620 0,147 — — 2,218 0,650 1,307 0,573 — 7,430 23,550 0,515 0,048 0,170 1,220 9,430 0,346 7,130 5,945 7,890 31,700 — 1,027 8,600 8,575 0,166 0,006 — 3,560 0,304 7,295 0,135 0,917 3,640 2,118 4,400 — 1,820 0,412 — 6,250 1,510 0,060 0,540 0,765 0,162 0,266 0,650 16,240 3,122 2,320 0,480 0,045 0,001 102,900 4,902 6,995 3,976 — 4,420 9,230 1,893 0,006 1,615 0,004 3,878 1,100 3,394 5,560 12,940 4,694 0,091 0,006 0,193
12,0 — 95,3 87,7 4486,9 74,7 53,0 37,3 142,1 — — 73,3 66,0 50,2 83,2 — 3336,2 54,1 — — 60,0 20,8 950,1 16,5 — 1546,0 215,9 82,7 — 137,1 14,1 103,9 31,5 102,1 43,2 485,5 13963,6 — 959,6 84,5 469,4 23,2 88,4 — 96,2 — 1636,2 5,5 90,4 12307,8 245,6 388,0 — 872,4 33,9 — — 203,5 — 22,2 10254,5 234,6 1,3 3921,8 — 6254,1 84,6 50,0 84,1 — 3154,6 337,3 38,4 3572,4 — 25453,7 22,3 827,9 — 438,1 — 39,6 32,3 148,0 373,7 746,3 412,2 15,6 — 0,7
Tassi Mattino Sera
Oro Milano (Euro/gr.)
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41,18
Oro Londra (usd/oncia) 1.690,00 1.688,50 Argento Milano (Euro/kg.)
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Platino Milano (Euro/gr.)
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Palladio Milano (Euro/gr.)
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Italia Euro17 Canada Danimarca Finlandia Francia
Borse Estere
Prezzo Var. Var. Min Max Capitaliz A New York valori espressi in dollari, a Londra Chiu. Chiu. 02-01-2013 Anno Anno (in milioni in pence, a Zurigo in franchi svizzeri. Dati di (euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro)
* Titolo appartenente al segmento Star.
Valuta al 22-01-13
Rend.
(giu.fer.). La Norvegian Cruise Line ha fissato il prezzo per la sua Ipo al Nasdaq a 19 euro sopra la forchetta di riferimento (16-18 dollari) perché ha ricevuto il tutto esaurito per la sua offerta di azioni. Dall'Ipo raccoglierà 446,5 milioni di dollari, collocando l'intero pacchetto proposto. A un anno dall'incidente della Costa Concordia il business delle crociere torna quindi di nuovo glamour? Senz’altro c’è nuova voglia di azioni soprattutto a New York.
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Dati a cura dell’agenzia giornalistica Radiocor. Monete Auree: ConFinvest F.L. Milano
Scadenza Giorni Pr.Netto
Collocamento Norvegian cruise, tutto esaurito al Nasdaq
Quotazioni in diretta sul telefonino: invia QUOTA
, ad esempio: QUOTA ACE al numero 482242. Costo 0,5 Euro per SMS ricevuto. Info su www.corriere.it/economia
Prezzo Var. Var. Min Max Capitaliz Chiu. Chiu. 02-01-2013 Anno Anno (in milioni (euro) (in %) (in %) (euro) (euro) di euro) +2,68 +0,15 +0,76 -1,19 +1,04 +1,30 -0,07 +2,67 -0,29 — -2,34 — -0,07 -0,21 +0,97 +1,61 +1,04 — -1,01 +1,16 -0,59 +0,68 +0,50 -0,54 +0,33 -1,49 -0,86 +0,83 -0,41 +1,45 -0,20 — +1,70 +0,76 -0,64 -0,63 +0,30 +0,34 +2,53 +1,25 -0,19 -16,46 -1,37 -0,04 +0,52 -0,57 -0,31 +0,53 -0,20 -1,28 -1,93 -2,08 -0,95 -0,27 +9,33 +0,52 — -2,35 +1,26 +3,71 — +0,10 +0,44 +0,13 +4,14 +3,45 -0,71 +1,04 — — +0,78 +1,98 — -0,09 -3,09 -0,27 -0,64 -13,82 +2,28 +3,40 +1,52 -0,97 -0,34 +1,33 +0,80 +12,78 -1,41 +18,35 +0,44 +1,86 — +0,76 —
A Bormioli il controllo di Fdv
Sconto
Interv
0,75 0,75 1 0 0,75 0,75
0,75 0,75 1 0 1,5 0,75
Sconto
Germania Giappone G.B. USA Svezia
Interv
0,75 0,076 --0,5 0,25 0,25 1 1 0,75 0,3
New York e Toronto aggiornati alle ore 20.00
indici MERCATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18-01 Amsterdam (Aex) . . . . . . . . . . . . . 350,89 Brent Index . . . . . . . . . . . . . . . . . 112,33 Bruxelles-Bel 20 . . . . . . . . . . . . 2539,51 DJ Stoxx Euro . . . . . . . . . . . . . . . 269,32 DJ Stoxx Euro50 . . . . . . . . . . . . 2709,59 DJ Stoxx UE . . . . . . . . . . . . . . . . 287,03 DJ Stoxx UE50. . . . . . . . . . . . . . 2633,96 FTSE Eurotr.100. . . . . . . . . . . . . 2381,67 Hong Kong HS . . . . . . . . . . . . . 23601,78 Johannesburg . . . . . . . . . . . . . 38542,62 Londra(FTSE100) . . . . . . . . . . . . 6154,41 Madrid Ibex35 . . . . . . . . . . . . . . 8604,00 Oslo Top 25. . . . . . . . . . . . . . . . . 432,06 Singapore ST. . . . . . . . . . . . . . . 3211,22 Sydney (All Ords) . . . . . . . . . . . . 4794,65 Toronto(300Comp) . . . . . . . . . . 12742,91 Vienna (Atx). . . . . . . . . . . . . . . . 2458,54 Zurigo (SMI) . . . . . . . . . . . . . . . 7368,80
var.% -0,09 +1,01 +0,28 -0,20 -0,34 -0,11 -0,19 -0,21 +1,12 +0,56 +0,36 -0,29 +0,24 +0,50 +0,31 +0,54 -0,48 -0,82
selezione FRANCOFORTE. . . . . . . . . . . . . . . 18-01 Adidas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70,62 Allianz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103,85 Bayer Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72,50 Beiersdorf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63,21 Bmw . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73,33 Commerzbank Ag . . . . . . . . . . . . . . 1,69 Deutsche Bank n . . . . . . . . . . . . . . 36,60 Deutsche Post . . . . . . . . . . . . . . . . 17,26 Deutsche Telekom n . . . . . . . . . . . . 8,91 Dt Lufthansa Ag. . . . . . . . . . . . . . . 14,44 Hugo Boss Ag . . . . . . . . . . . . . . . . 86,68 Metro Ag. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23,16 Porsche Vz . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63,33 Siemens n . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82,82 Volkswagen Ag . . . . . . . . . . . . . . 177,90
var.% -0,52 -0,05 -0,59 +1,06 -0,99 +1,75 -0,39 -0,69 -1,20 -1,70 +0,32 -1,38 -1,05 -0,04 -0,28
PARIGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18-01 Air France . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,10 Air Liquide . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92,33 Alstom . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32,01 Axa SA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13,63 Bnp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46,24 Cap Gemini . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34,86 Carrefour . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,22 Casino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72,70 Ciments Francais. . . . . . . . . . . . . . 47,60 Crédit Agricole . . . . . . . . . . . . . . . . 7,46 Danone. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49,81 France Télécom. . . . . . . . . . . . . . . . 9,01 Havas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,73 L'Oréal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108,30 Michelin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72,10 Peugeot S.A. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,25 Renault. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43,60 Saint-Gobain . . . . . . . . . . . . . . . . . 31,15 Sanofi-Synthelab . . . . . . . . . . . . . . 72,10 Société Générale . . . . . . . . . . . . . . 33,24 Sodexho Alliance . . . . . . . . . . . . . . 65,67 Total . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39,31
var.% -2,62 -0,43 -0,76 -0,58 +1,34 +0,88 -1,37 +1,98 +5,46 +0,12 -0,48 +0,98 +5,67 +0,05 +1,15 -2,95 +4,36 -2,20 -1,31 +1,40 +2,04 -1,01
NEW YORK. . . . . . . . . . . . . . . . . . 18-01 Amazon Com. . . . . . . . . . . . . . . . 270,76 American Express . . . . . . . . . . . . . 59,49 Apple Comp Inc . . . . . . . . . . . . . . 499,48 At&T. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33,20 Bank of America . . . . . . . . . . . . . . 11,12 Boeing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74,69 Carnival . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38,41 Caterpillar Inc . . . . . . . . . . . . . . . . 97,23 Cisco Systems. . . . . . . . . . . . . . . . 20,97 Citigroup Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . 41,42 Coca-Cola Co . . . . . . . . . . . . . . . . 37,50 Colgate Palmolive . . . . . . . . . . . . 108,59 Dow Chemical. . . . . . . . . . . . . . . . 33,67 DuPont . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46,78 Exxon Mobil . . . . . . . . . . . . . . . . . 90,24 Ford Motor . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14,05 General Electric . . . . . . . . . . . . . . . 22,05 General Motors . . . . . . . . . . . . . . . 29,15 Goldman Sachs . . . . . . . . . . . . . . 144,25 Hewlett-Packard . . . . . . . . . . . . . . 17,04 Honeywell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67,60 Ibm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193,90 Industrie Natuzzi Sp. . . . . . . . . . . . . 2,33 Intel Corp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21,12 Johnson & Johnson . . . . . . . . . . . . 73,01 JP Morgan . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46,41 Lockheed Martin . . . . . . . . . . . . . . 94,69 Luxottica Grp Spa . . . . . . . . . . . . . 44,32 McDonald's. . . . . . . . . . . . . . . . . . 92,16 Merck & Co. . . . . . . . . . . . . . . . . . 42,80 Microsoft . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27,27 Monsanto Co. . . . . . . . . . . . . . . . 101,97 Morgan Stanley . . . . . . . . . . . . . . . 22,30 Nike Inc. Cl. B . . . . . . . . . . . . . . . . 53,12 Occidental Pet. . . . . . . . . . . . . . . . 82,05 Pfizer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26,52 Procter & Gamble . . . . . . . . . . . . . 69,95 Unilever NV . . . . . . . . . . . . . . . . . 38,66 Us Steel Corp. . . . . . . . . . . . . . . . . 24,52 Walt Disney. . . . . . . . . . . . . . . . . . 52,06 Whirlpool . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102,97 Xerox . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7,59 Yahoo Inc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,02
var.% +0,10 -2,06 -0,64 -1,44 -0,76 +0,58 +1,60 +0,10 +0,44 -0,03 -0,32 -0,41 +0,91 +0,04 -1,20 +3,52 -1,15 +2,30 -0,41 +0,43 +0,13 +0,43 -6,90 +0,15 -0,06 -0,06 -0,45 +0,44 +0,12 +0,15 +0,64 +7,47 -0,67 -0,41 -1,16 +0,40 -0,13 -0,73 -0,67 -4,12 +0,13 -0,55
LONDRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18-01 3i Group . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249,00 Anglo American . . . . . . . . . . . . . 1885,50 AstraZeneca . . . . . . . . . . . . . . . 3076,50 B Sky B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 798,00 Barclays Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 297,00 BP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 460,35 British Telecom . . . . . . . . . . . . . . 246,00 Burberry Group . . . . . . . . . . . . . 1386,00 Glaxosmithkline . . . . . . . . . . . . . 1376,00 Marks & Spencer. . . . . . . . . . . . . 365,90 Pearson Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 1238,00 Prudential . . . . . . . . . . . . . . . . . . 931,00 Rolls Royce . . . . . . . . . . . . . . . . . 922,00 Royal & Sun All . . . . . . . . . . . . . . 127,20 Royal Bk of Scot . . . . . . . . . . . . . 358,80 Schroders Plc . . . . . . . . . . . . . . 1887,00 Unilever Plc . . . . . . . . . . . . . . . . 2428,00 Vodafone Group. . . . . . . . . . . . . . 161,85
var.% +1,22 -0,34 +0,20 +0,95 +0,32 -0,14 +0,49 -0,14 +0,40 +0,85 +0,49 -0,16 +0,27 +0,71 +1,41 +0,53 +0,33 +0,75
ZURIGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18-01 Nestlé. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63,40 Novartis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61,15 Ubs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,02
var.% -0,89 -0,99
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Fondazione Bano Fondazione Antonveneta Regione del Veneto Provincia di Padova Comune di Padova
Padova Palazzo Zabarella 19 gennaio 26 maggio 2013
De Nittis info e prenotazioni tel. (+39) 049 8753100 www.palazzozabarella.it [email protected]
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
Attualità e tradizione nei cinque finalisti del Premio Galileo 2013
Attualità e tradizione sono le espressioni emerse dalla scelta dei cinque libri di divulgazione scientifica selezionati come finalisti dal Premio letterario Galileo 2013. Giunto alla settima edizione e organizzato dal Comune di Padova, città dove il grande pisano (nell’immagine), fondatore della scienza moderna, ha trascorso «i migliori anni della sua vita», ha lo scopo di promuovere la cultura scientifica nei giovani. Infatti le
cinque opere scelte dalla giuria presieduta dal fisico Paco Lanciano saranno ora distribuite in 110 istituti superiori in altrettante provincie italiane. E saranno proprio gli studenti a formare la giuria popolare che il prossimo 9 maggio decreterà il vincitore. I finalisti preferiti tra 65 libri italiani e stranieri coprono un ampio spettro della scienza. Ecco i titoli: Il telescopio di Galileo di Bucciantini, Camerota, Giudice (Einaudi), Il
Cultura
«Ci giudicano provinciali, ma provinciali saranno loro»: così Philip Roth (foto) ha bollato i componenti dell’Accademia di Stoccolma che finora gli ha rifiutato il Nobel per la letteratura. Accomunando il proprio destino a quelli di Styron, Doctorow, Updike, Joyce Carol Oates. Roth (che sta per compiere ottant’anni) ha detto di considerare i suoi «capolavori», nell’ordine, Il teatro di Sabbath e Pastorale americana.
Il peso insostenibile del Welfare riservato a pensionati e garantiti Le distorsioni del sistema e le incognite del dopo Fornero di MICHELE SALVATI
UN’IMMAGINE DI SOLIDARIETÀ (SECONDOWELFARE.IT)
S
nel nostro caso — che non si limitano a descrivere in modo accurato come le cose sono andate, ma cercano di spiegare perché sono andate nel modo in cui andarono, perché alcuni percorsi di rettifica non vennero presi e molte occasioni furono mancate, perché la «dipendenza dal passato» e dagli interessi che il precedente impianto legislativo aveva alimentato fu così forte, e l’autonomia politica dei riformatori così debole, da inibire efficaci sforzi di riforma. Nell’Introduzione di Maurizio Ferrera i paragrafi 3 («In cerca di radici: percorsi esplicativi») e 4 («Un approccio storico-istituzionalista») non sono annotazioni di puro interesse accademico: in una importante collana di studi storici di impianto tradizionale, sono un richiamo necessario all’innovazione di metodo che questo libro pro-
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Philip Roth: «Il Nobel? Provinciale»
Dibattito Il modello sociale italiano dall’800 ad oggi nel saggio di Ferrera, Fargion e Jessoula
ul «Corriere» del 2 gennaio scorso un lungo articolo di Elsa Fornero spiega la logica e gli scopi della riforma degli ammortizzatori sociali che è appena entrata in vigore. E un articolo altrettanto lungo e documentato di Enrico Marro spiega quali sono gli ostacoli che la ministra ha incontrato e sta incontrando nel mandare avanti la sua riforma. A chi vuol saperne di più — non solo degli ammortizzatori sociali, ma dell’intero sistema di Welfare oggi in vigore nel nostro Paese — non saprei che cosa consigliare di meglio di un libro della collana storica della Banca d’Italia: Alle radici del Welfare all’italiana. Origini e futuro di un modello sociale squilibrato, di Maurizio Ferrera, Valeria Fargion e Matteo Jessoula (Marsilio). Un libro di storia, che percorre le principali tappe degli istituti che compongono il nostro Welfare dalla loro origine, negli ultimi due decenni dell’Ottocento, al primo impianto delle assicurazioni obbligatorie per l’invalidità, la vecchiaia e la disoccupazione subito dopo la Prima guerra mondiale, sino ai nostri giorni. Il libro percorre queste tappe in modo efficace, ma sintetico, fino alla Seconda guerra mondiale, un periodo già ampiamente studiato; in modo dettagliato dalla guerra ad oggi. La sconfitta bellica, la caduta del fascismo, l’avvento della democrazia e della «Repubblica dei partiti», lo sviluppo dei sindacati furono una cesura epocale che avrebbe consentito una nuova partenza, l’eliminazione o la correzione di insufficienze e distorsioni già evidenti nel sistema prebellico. Perché questa nuova partenza non avvenne? Perché l’enorme sviluppo quantitativo del Welfare (e soprattutto della previdenza) non si accompagnò a un ridisegno qualitativo, alla luce di criteri di equità e sostenibilità economica che le forze politiche democratiche e i sindacati pur affermavano di sostenere? Storia, dunque, ma storia ragionata, storia scritta da scienziati sociali — politologi
Dna incontra Facebook di Sergio Pistoi (Marsilio), Neutrino di Frank Close (Cortina Editore), Il cucchiaino scomparso e altre storie della tavola periodica degli elementi di Sam Kean (Adelphi), La mente che scodinzola di Giorgio Vallortigara (Mondadori). Un buon risultato soprattutto per gli autori italiani. Giovanni Caprara
duce. Una innovazione che consente di identificare i principali fattori causali, i «colpevoli», che ostacolarono un processo riformatore della cui necessità gli studiosi e i politici più lungimiranti erano consapevoli: nel contesto di una eredità storica nella quale gravi fenomeni distorsivi si erano già radicati, furono, insieme, fattori culturali di origine antica e soprattutto le caratteristiche della competizione politica della Prima Repubblica — la democrazia bloccata e il pluralismo polarizzato (gli autori fanno propria l’analisi di Giovanni Sartori) — a indurre i decision maker a persistere su un impianto di Welfare che accentuava, invece di combattere, le distorsioni d’origine. Distorsioni che Ferrera — responsabile della ricerca — riassume in due grandi categorie, distorsioni funzionali e distributi-
ve: ovvero differenze palesi e persistenti rispetto a un modello normativo improntato a criteri di equità e sostenibilità economica e che si possono documentare nel confronto con i Paesi più avanzati, le cui istituzioni di Welfare meglio si conformano al modello normativo. Il termine «funzionale» si riferisce ai rischi-bisogni più/meno coperti dal Welfare pubblico e la distorsione italiana è ben nota: a parità (o quasi) di spesa complessiva rispetto alla media dei Paesi europei, copriamo «troppo» il rischio vecchiaia (pensioni) e troppo poco gli altri, povertà, presenza di figli, esigenze di cura e servizi all’interno della famiglia, disagio abitativo, sostegno all’inserimento e alla formazione professionale e altri bisogni sociali. Altrettanto nota è la distorsione «distri-
I testi
] Il volume di Maurizio Ferrera, Valeria Fargion e Matteo Jessoula «Alle radici del Welfare all’italiana. Origini e futuro di un modello sociale squilibrato», appartenente alla Collana storica della Banca d'Italia, è edito da Marsilio (pagine 384, e 35) ] Maurizio Ferrera, direttore della ricerca e commentatore del «Corriere della Sera», è professore ordinario di Politiche sociali e del lavoro presso l’Università statale di Milano ] Valeria Fargion insegna Scienza politica all’Università di Firenze. Matteo Jessoula è ricercatore al dipartimento di Scienze sociali dell’Università statale di Milano ] Altri libri sul Welfare: Daniela Del Boca e Alessandro Rosina, «Famiglie sole» (Il Mulino); Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber, «Cose da non credere» (Laterza); Alberto Martini e Ugo Trivellato «Sono soldi ben spesi?» (Marsilio)
butiva», che si riflette in tutti o quasi gli ambiti del Welfare: un forte divario di protezione (accesso alle prestazioni e loro generosità) tra le diverse categorie professionali, tra inclusi ed esclusi, insider e outsider. I cinque capitoli del libro a cura di Valeria Fargion e Matteo Jessoula, racchiusi tra l’Introduzione e le Conclusioni di Maurizio Ferrera, raccontano in modo accurato e convincente l’evoluzione postbellica del nostro sistema di Welfare, i momenti in cui sarebbe stato possibile attenuare le distorsioni di cui si è detto e le ragioni per cui ciò non è avvenuto. «Risalire alle "radici del Welfare all’italiana" significa... identificare tre elementi nella loro concatenazione temporale: le giunture critiche in cui si sono aperte o chiuse le possibili alternative di percorso; gli snodi decisionali che hanno spinto il nostro Paese verso l’una o l’altra strada; e la costellazione di attori (inclusa la loro logica di azione) che hanno orientato le loro decisioni». Si arriva così alle soglie del governo Monti e alle riforme della ministra Fornero, che ben meriterebbero un supplemento d’indagine, perché si è trattato — e anco-
I due punti deboli Copriamo «troppo» il rischio vecchiaia e troppo poco gli altri; escludiamo un gran numero di categorie professionali ra si sta trattando — di una giuntura critica di grande rilievo, che coincide con una situazione di emergenza e può rappresentare uno snodo decisionale di grande importanza, se le forze della conservazione non prevarranno nel governo che farà seguito al governo Monti. Le riforme Fornero sono infatti il primo tentativo d’insieme, deliberato, coraggioso e consapevole di contrastare le due grandi distorsioni di cui parla Ferrera e ha già suscitato forti reazioni di rigetto nelle forze politiche e sindacali che avranno voce nel governo politico che succederà al governo Monti, come l’articolo di Enrico Marro citato all’inizio illustra assai bene. Reazioni che non discendono solo dal trascinamento del passato, dagli interessi alimentati dalla legislazione in vigore, ma dalla situazione di grande penuria economica e di crisi sociale in cui il tentativo di riforma ha luogo. Fare grandi riforme è sempre difficile. È difficilissimo in una situazione di crisi, che peraltro è proprio quella che ne impone la necessità. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SEGUE DALLA PRIMA
La nostra incapacità di concentrarci è pari alla crescente tendenza all’oblio della quale siamo vittime. Non sono passati soltanto dieci anni, quindi. L’immagine di elegante e distaccato potere dell’Avvocato, il capitalista più ammirato di un Paese che non ama l’impresa e invidia i ricchi detestandoli, appartiene a pieno titolo alla storia del Novecento, il secolo che lo vide irresistibile interprete. La sua eredità è custodita e valorizzata con affetto e riconoscenza dai nipoti, in particolare John Elkann. Un’opera costante e silenziosa. Eppure insufficiente, perché al monarca riconosciuto in un Paese che ha cacciato il Re e disprezza l’autorità, è stato riservato il trattamento tipico delle corti rinascimentali. Osannato e incensato in vita, al di là del necessario; criticato e maltrattato, con abbondanza ingiustificata di eccessi, dopo la sua scomparsa. Agnelli è stato un protagonista straordinario del suo tempo, una personalità eccentrica, anche nei suoi modi d’essere, un’icona affascinante e irresistibile nell’esibizione annoiata dei suoi difetti, non pochi, ma è difficile spiegare perché sia stato abbandonato in tutta fretta sul marEredità ciapiede della stoOsannato in vita, oltre il ria. Anche dai molti che ne hanno benecessario. Poi troppo neficiato dell’amicriticato e maltrattato cizia. E non solo di Adesso dimenticato quella. L’Italia è terra di slanci generosi e di inspiegabili amnesie. Il Indole libro di Stefania Tamburello tenta Era un uomo con una di colmare questa spiccata tendenza lacuna. ecumenica che lo La letteratura allontanava dai conflitti sul suo conto, al limite dell’agiografia, è stata sterminata in vita, assai rara dopo la morte. La muta dei cronisti attenti a decifrare ogni sua parola, ogni suo gesto, anche il più piccolo e insignificante, non ha passato la mano agli storici. O questi ultimi l’hanno semplicemente ignorata. Non c’è stata finora una grande biografia degna di questo nome, salvo qualche scritto di storici di corte, né un tentativo scientifico di inscrivere la sua complessa, ma assai più ricca di quanto non si pensi, figura di imprenditore e ambasciatore del made in Italy, nel quadro degli avvenimenti economici e politici del lungo Dopoguerra italiano. Sono apparse ricostruzioni assai parziali e inutilmente velenose sulle vicende familiari, causate anche dal processo sull’eredità intentato sciaguratamente dalla figlia Margherita. È rimasta una vasta aneddotica, quella sì, alimentata dai testimoni ma quasi esclusivamente a loro personale consumo. «Ricordo quel giorno in cui l’Avvocato mi ha chiamato all’alba», e via di seguito. Quando è mancato, in quel freddo gennaio torinese di dieci anni fa, la crisi della Fiat era già evidente. Ma non aveva ancora assunto i toni drammatici dei mesi successivi con quel succedersi affannoso di amministratori delegati sotto la presidenza del fratello Umberto che sarebbe morto il 27 maggio dell’an-
2003 2013
(FOTO ANSA)
«Mi piace il vento perché non si può comperare»: un libro restituisce il presidente della Fiat «in parole sue» tra riflessioni e aforismi
A DIECI ANNI
Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
AGNELLI
GIOVANNI
Quella certa idea di Italia sabauda che seppe interpretare il Novecento fino alla Seconda Repubblica
no successivo. La Fiat si è ripresa negli ultimi anni, anche se non del tutto, grazie all’opera di Marchionne, alla transizione di Montezemolo e alla tenacia dell’erede scelto, il nipote Elkann che oggi guarda al nonno nello stesso modo con il quale l’Avvocato si ispirava all’esempio del suo di nonno, il senatore Agnelli. Ma la Fiat di oggi è molto diversa da quella lasciata dall’Avvocato che ne prese le redini, da Valletta, nel 1966 quando aveva già 45 anni. Marchionne non ha mai conosciuto Agnelli. Non è azzardato affermare che i due si sarebbero piaciuti. E molto. La storia del figlio dell’emigrante abruzzese in Canada arrivato al vertice mondiale dell’industria dell’auto e ritenuto dal presidente degli Stati Uniti un salvatore della patria avrebbe affascinato l’Avvocato, la cui curiosità assai femminile era incontenibile. Chissà quante domande! Poi immaginiamo che avrebbe detto, con il suo impareggiabile sense of humor al limite della perfidia, che una conversazione con Jacqueline Kennedy a Ravello era as-
sai più intrigante di una visita con Obama a uno stabilimento del Michigan. Ma è certo che con l’Avvocato al vertice, Marchionne avrebbe tenuto giacca e cravatta e non si sarebbe mai spinto a fare molte delle sue ormai celebri provocazioni. La Fiat non avrebbe mai lasciato la Confindustria. Ma l’affare Chrysler forse, e sarebbe stato un peccato, non si sarebbe mai fatto. Sergio Romano in un suo scritto riportò una battuta ai tempi dell’accordo con General Motors. La politica dell’Avvocato era quella dei Duchi di Savoia: troppo piccoli per fare a meno di un potente alleato, ma troppo ambiziosi per accettare alleanze permanenti. Agnelli era un uomo della Prima Repubblica, con una spiccata tendenza ecumenica e una vanità che lo teneva lontano dai conflitti più aspri e dalle contrapposizioni più dure — quella parte era svolta con risolutezza da Cesare Romiti —; voleva piacere, sedurre ed era terribilmente indispettito dal fatto che un parvenu come Berlu-
sconi avesse qualità di comunicatore e di affabulatore superiori alle sue. Detestava il conflitto, cercava il consenso, esprimeva fastidio per la normalità. La prevedibilità lo irritava. L’imprevisto e il sottile senso del proibito ne accendevano all’improvviso l’entusiasmo, tanto immediato e giovanile quanto breve ed effimero. Ma non perdeva mai il senso di responsabilità per il suo ruolo di imprenditore e di rappresentante
Esibiva un senso dell’umorismo ai limiti della perfidia Pareva oscillare tra l’America di Scott Fitzgerald e l’Inghilterra elisabettiana. E amava la trasgressione
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Gianni Agnelli con la regina Elisabetta al British Museum di Londra nel 1990 (Ansa)
della migliore italianità in giro per il mondo. Questo è il punto, qui sta tutta l’essenza del profilo storico del personaggio, che va oltre l’immagine stereotipata da lui stesso incoraggiata, con superba civetteria, in vita, e resiste al tempo. Agnelli era orgoglioso della sua italianità. Al Paese avrà fatto certamente pagare qualche costo di troppo, ma era il suo Paese. La stessa cosa si può dire per molti suoi epigoni o di quelli che oggi lo liquidano come un semplice profittatore del denaro pubblico? No. E ci sarebbe mai stato il boom economico italiano senza la Fiat che diede lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori? No. Mario Monti, ricordando i tanti anni trascorsi insieme, nella Trilateral, al Bilderberg, in numerose occasioni pubbliche e private, sosteneva che il volto dell’Italia nel mondo era solo quello del presidente della Fiat, ascoltato persino dai presidenti degli Stati Uniti (ovviamente mai avrebbe pensato di andarci lui, da premier, dieci anni dopo, alla Casa Bianca), ma confessava che «avendo dato grande credito al Paese forse aveva finito per pesare troppo sulla vita italiana. Può darsi che una personalità così carismatica abbia giovato più a non far perdere la fiducia della comunità internazionale che non a favorire l’ammodernamento dell’economia e della società». Vero, e in questa frase di Monti c’è anche, sottile, la spiegazione del perché sia stato dimenticato in fretta, come se la sua monarchia impropria aves-
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
La prefazione
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Milano, 16 settembre 1957. Al Museo della Scienza e della Tecnica viene presentato il primo modello della Bianchina Trasformabile. Da sinistra: Alberto Pirelli (1882-1971), Vittorio Valletta (1883-1967) e Giuseppe Bianchi (1888-1969); seduto in auto, in secondo piano, Gianni Agnelli (Archivio Corsera)
Stadio comunale di Torino. Gianni Agnelli e, dietro da destra, il fratello Umberto (1934-2004) e il figlio di Umberto, Giovannino, scomparso il 13 dicembre 1997 a 33 anni. L’anno prima Giovannino aveva sposato Frances Avery Howe, dalla quale ebbe una figlia, Virginia Asia (Archivio Corsera)
se pesato per troppi anni su un Paese adorante, ma infido. Tuttavia, il vezzo di sentirsi straniero in patria non apparteneva al costume di Agnelli. Viaggiava di continuo, aveva case un po’ dappertutto, ma poi alla fine tornava a Torino. In collina. La tendenza a considerarsi apolidi nella globalità che affascina molti italiani di successo internazionale non rientrava nel suo codice sabaudo, rimasto ancora, al fondo, un po’ militare. Si sentiva come investito di un ruolo pubblico assai prima del riconoscimento — che più lo inorgoglì perché lo equiparava al nonno — di senatore a vita, avuto da Cossiga nel 1991. Il presidente emerito della Repubblica, Ciampi, ricordò nei giorni del funerale che pochi, come lui, furono capaci di interpretare il carattere e l’identità nazionale. Non erano parole di circostanza. Dopo l’8 Settembre, la scelta di Agnelli e di Ciampi fu quella di difendere lo Stato nonostante la disfatta. Non si strapparono le stellette. Difesero la libertà senza lasciare l’uniforme. «Agnelli era fedele a una certa idea dell’Italia, credeva in un ideale risorgimentale». L’Avvocato non lasciò Torino negli anni del terrorismo; non vendette l’azienda quando avrebbe potuto farlo con sicura convenienza; la parte del rentier gli faceva semplicemente orrore; sentiva il peso del suo ruolo pubblico forse anche di più di quello privato. Non parlava mai male del suo Paese, tanto più all’estero. Era il più cosmopolita degli imprenditori, con amici veri sparsi un po’ ovunque, da Henry Kissinger a Jean Luc Lagardère, ma detestava una certa esterofilia d’accatto che tanto era in voga fra i suoi seguaci e allora scodinzolanti colleghi industriali, sudditi del ruolo e della primazia della Fiat. Era un cittadino del mondo che non dimenticava di avere un passaporto italiano, immerso totalmente nell’Italia della Prima Repubblica, la sua. La Seconda, che ha avuto come protagonista il Cavaliere (il quale confessò di tenere la sua foto sul comodino della camera da letto) non gli apparteneva affatto. Non la capiva, la giudicava volgare e noiosa. Guardava con sospetto e sufficienza la carica dei «berluschini», l’emergere disordinato ma vitale dei piccoli e medi imprenditori che non riconoscevano più in lui né il capostipite dell’industria italiana né il modello del successo da imitare. Il suo declino cominciò proprio da questa clamorosa incomprensione. Un errore imperdonabile per una intelligenza reattiva come la sua e la dimostrazione che il fiuto per l’aria del tempo non è per sempre. Passa come la giovinezza che Agnelli ha rincorso con acribia pari solo alla costanza con la quale ha inseguito le bellezze femminili in giro per il mondo. O meglio, come molte di queste hanno inseguito lui. La sua vita è stata anche una fuga dal destino avverso che si era accanito sulla sua fami-
glia. Il padre Edoardo morto nel ’35 per un banale incidente con un idrovolante nel porto di Genova. Il figlio che portava lo stesso nome, suicida nel 2000 gettandosi da un viadotto sulla Torino-Savona, costruito apposta per il transito verso il mare delle bisarche con le auto prodotte a Mirafiori. La scomparsa prematura dell’erede prescelto, Giovannino, figlio di Umberto, a 37 anni nel 1997. Una catena tragica che non increspò la sua immagine pubblica. Il pudore gli impediva di mostrare i suoi sentimenti, ed era buona educazione piemontese e familiare non farlo. Il dolore non apparve mai sul suo volto e un velo di cinismo si trasformò negli anni in una corazza elegante, ma impenetrabile. La grazia di cui era dotato, straordinaria, lo faceva oscillare dall’America di Scott Fitzgerald, all’Inghilterra elisabettiana, sebbene gli inglesi non gli piacessero. A Londra ci andò poco: non lo consideravano. Era di una gentilezza regale, inarrivabile, ma assolutamente incostante. La noia era sempre in agguato, lo sguardo correva via veloce verso gli angoli delle stanze e l’interlocutore rimaneva appeso alle risposte abbozzate
Impenetrabile La sua era una gentilezza regale ma incostante. Temeva la noia ma sapeva godere dell’arte e della bellezza con competenza per le troppe domande. Il tempo era sempre troppo lungo, ma non scalfiva mai il codice della cortesia. Il senso della disciplina era forte come la voglia della sorpresa e della trasgressione. La cosa che gli piaceva di più era il vento, perché non si può acquistare, ma sulle sue tante barche ci rimaneva poco. Una crociera era improponibile. Sapeva godere dell’arte e della bellezza con competenza, ma conservando il vezzo di chiedere sempre un parere facendo finta di non averne mai maturato uno. Nella sua eterna fuga dal destino e dalla normalità, Agnelli non ebbe mai paura della morte. Quando la malattia non gli lasciò più nessuna speranza, si congedò quasi in punta di piedi. Chi è troppo in scena non sa come uscirne. Una volta volle leggere il «coccodrillo» (si chiamano così gli articoli che i giornali preparano in caso di morte improvvisa di personaggi celebri). Lo scorse soltanto, con leggero disprezzo, per poi concludere che avrebbe vissuto a lungo solo per smentire l’autore di un ritratto troppo lusinghiero. Il Novecento è stato il suo secolo. E lui l’ha rincorso con un leggero e perdonabile ritardo. Consegnando se stesso alla storia con l’understatement sabaudo di cui fu sublime e inimitabile interprete. (f. de b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
] Anticipiamo la prefazione che il direttore del «Corriere della Sera», Ferruccio de Bortoli, ha scritto per il volume «Mi piace il vento perché non si può comperare», curato da Stefania Tamburello (Rizzoli Etas, pp. 263, €16,50, in libreria da mercoledì 23 gennaio) ] Giovanni «Gianni» Agnelli nasce a Torino il 12 marzo 1921. Suo padre è Edoardo, unico figlio maschio del fondatore della Fiat, il senatore Giovanni Agnelli. Edoardo muore nel 1935 ] Nel 1939, dopo la maturità, il primo viaggio di Gianni negli Usa. Nel 1943, dopo la laurea in giurisprudenza, il nonno lo nomina vicepresidente della Fiat, ma dopo l’8 settembre va a combattere con l’esercito di liberazione contro i nazifascisti ] Nel 1947 diventa presidente della Juventus (lascerà dopo 7 anni) e nel 1953 sposa Marella Caracciolo: dalle nozze nasceranno Margherita ed Edoardo (morto suicida nel 2000). Nel 1963 è amministratore delegato della Fiat e tre anni dopo presidente. Dal 1974 al ’76 guida Confindustria. Nel 1980 lascia le responsabilità operative della Fiat a Cesare Romiti. Nel 1991 Francesco Cossiga lo nomina senatore a vita. Nel 1996, a 75 anni, lascia la presidenza della Fiat ] Gianni Agnelli muore il 24 gennaio 2003 a Villa Frescot, la sua residenza di Torino, e viene seppellito a Villar Perosa, di cui era stato sindaco dal 1945 al 1980 ] Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parteciperà alla Messa del decennale giovedì 24 a Torino, in Duomo. Il capo dello Stato ha accolto l’invito che il presidente della Fiat e nipote dell’Avvocato, John Elkann, gli ha rivolto a nome della famiglia
Intervista Passioni e virtù di un protagonista della storia del Paese
Romiti: le nostre confessioni senza mai darci del tu «Generoso con pudore, incapace di mentire» di ALDO CAZZULLO
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ottor Romiti, per quale motivo lei restò in piedi nel Duomo di Torino per tutto il funerale di Giovanni Agnelli? «Perché lui in chiesa faceva così. Ricordo una domenica in cui andai a trovarlo a Villar Perosa. Mi portò a messa. La moglie con i figli erano davanti. Lui era in fondo, e rimase in piedi per l’intera funzione: "Romiti, rimanga in piedi con me". Gliene chiesi il motivo. Rispose che aveva avuto un’educazione cattolica, e quello era il modo per dimostrare, se non la fede, la fedeltà. Restare in piedi al suo funerale era il mio modo di rendergli omaggio». Che cosa resta dell’Avvocato, dieci anni dopo? «Innanzitutto, una lezione di stile. Che non era solo una questione di estetica, o di mode. Certo, aveva un colpo d’occhio eccezionale per l’arte. E dettava piccole esteriorità subito imitate dagli adulatori, tipo la cravatta sul pullover. Ma lo stile per l’Avvocato era sostanza. Era comportamento, e anche valori morali che in lui erano profondamente radicati dall’educazione ricevuta e dall’esempio del nonno. Era del tutto incapace di dire bugie. Questo creava anche problemi». Quali problemi? «Alle trattative sindacali partecipava di rado. Quando veniva, però, si faceva sfuggire fin dove la Fiat poteva arrivare. È una cosa che ovviamente non si fa mai. Ma per lui era impensabile non dire sempre la verità; gli avevano insegnato così. Lo stile era il parametro con cui giudicava le persone. Per questo non considerava molto Berlusconi». Non gli era neppure simpatico? «No. Lo divertiva, ma gli dava fastidio epidermicamente, non riusciva a stargli vicino. In questi casi il suo giudizio diventava severo. Mentre era incline a perdonare in altri casi, in cui riconosceva una qualche forma di stile. Per questo, oltre che per l’affetto, perdonò Montezemolo». Non crede che la vicenda dei capitali all’estero abbia gettato un’ombra su questo stile? «L’attacco postumo alla memoria di Giovanni Agnelli è stato vergognoso. La vicenda è esplosa per l’iniziativa della figlia, che non andava d’accordo con la madre. Ma quando si parla di capitali all’estero bisogna innanzitutto distinguere tra i soldi della Fiat e quelli personali dell’Avvocato. Il gruppo è sempre stato internazionale. E lui si è ritrovato beni all’estero per questioni ereditarie. Non era uno che portava i soldi fuori, a differenza di molti altri. Se è per questo, non aveva mai una lira in tasca. Quando andavamo a prendere un caffè al bar, pagavo io». Vi siete sempre dati del lei? «È vero. Un giorno, dopo qualche anno, mi disse: "Si è accorto che ci diamo ancora del lei?". Risposi che andava bene così. Perché era un "lei" che sottintendeva una confidenza molto più intima di quella di un "tu". Lo dico oggi, con un certo pudore: l’Avvocato con me si confidava molto. E io nel mio piccolo facevo altrettanto. Parlavamo di tutto: le famiglie, le amicizie, le donne». L’Avvocato che parla di donne, e non con le donne? «Ne parlava per dire che mai avrebbe lasciato sua moglie. Diceva proprio così: "Io non potrei vivere senza Marella". Per lui la famiglia era un tassello fondamentale; sfasciarla implicava un fallimento. Per questo era contrario al divorzio di suo fratello Umberto. Sotto il profilo sentimentale, aveva un understatement sabaudo. La celebre frase che gli è stata attribuita, secondo cui "si innamorano solo le cameriere", è della sorella Suni, ma lui la faceva propria». Non mi dirà che Agnelli pensava davvero che si innamorano solo le cameriere?
«Certo che no! Ma i sentimenti andavano taciuti. Come gli apprezzamenti. Come il dolore». L’Avvocato non le manifestava apprezzamento? «Mai in modo esplicito. Prenda la battaglia del 1980: l’occupazione della Fiat, la marcia del 40 mila. Io lo tenevo informato ogni giorno, sino alla vittoria sui sindacati. Lui non mi disse mai nulla. Ma qualche giorno dopo mi telefonò dal Quirinale e mi passò l’ex presidente Saragat, che fu calorosissimo: "Finalmente ho rivisto per strada i volti degli operai e dei quadri Fiat che conosco!". Era il modo che l’Avvocato aveva trovato per dirmi: bravo Romiti, grazie». Lei ha raccontato a Paolo Madron che quando telefonò ad Agnelli da Pechino per le condoglianze dopo la morte del figlio, lui rispose: «Romiti, mi dica piuttosto: cos’è andato a fare in Cina?». «Un altro segno di mentalità sabauda, direi quasi militare. In realtà stava patendo la sofferenza peggiore di tutta la vita. Forse il male che l’ha ucciso covava già dentro di lui; certo fu il dolore per la fine di Edoardo a scatenarlo». Com’era la loro relazione?
Ci fu un’inchiesta interna, condotta da Chiusano e Grande Stevens in due o tre giorni, che confermò le irregolarità. Agnelli stesso me ne diede conferma. Non ho mai letto il rapporto, ma dovrebbe ancora essere nelle carte Fiat». Al posto di Umberto venne designato il suo primogenito, Giovanni Alberto. Dopo la sua scomparsa, toccò a John Elkann. Com’era il rapporto tra nonno e nipote? «L’Avvocato aveva in mente il rapporto che lui aveva avuto con suo nonno. Mi fece conoscere John, che cominciò a lavorare con me. Gli insegnai a leggere i bilanci. Poi andò in Polonia. Ha avuto una formazione seria. L’Avvocato voleva metterlo in consiglio al posto di Giovanni Alberto, ma esitava. Gli dissi che la cosa andava fatta subito. E così accadde». Non avete mai avuto scontri? Non le ha mai mosso rimproveri? «Scontri veri e propri, mai. Rimase perplesso quando gli dissi che avevo comprato Palazzo Grassi dalla Snia: "E ora cosa ce ne facciamo?". Poi si rese conto che era stata una bella mossa. Un’altra volta mi mostrò una lettera anonima contro di me che aveva ricevuto, dicendomi: "Gliela do perché la riguarda, ma non le Cesare Romiti in piedi durante il funerale di Gianni Agnelli celebrato nel Duomo di Torino (Ansa)
«Edoardo era sensibile e generoso, ma inadatto ad assumere la responsabilità del primo gruppo industriale italiano. Suni diceva che in lui rivedeva Giorgio, il fratello morto prematuramente. Entrambi, padre e figlio, hanno sempre sofferto per quel rapporto che non erano mai riusciti a stringere. Ognuno era deluso dall’altro». Il tramite tra lei e Agnelli fu Enrico Cuccia. Com’erano i loro incontri? «L’Avvocato voleva bene a Cuccia, ma ne aveva un po’ soggezione. Cuccia era più anziano di lui, e poi aveva una cultura e una statura intellettuale impressionanti. Si vedevano spesso. Parlavano di affari per cinque minuti. Poi cominciavano a conversare di arte, mostre, musei». Ci fu un momento in cui Mediobanca aveva preso il sopravvento in Fiat; poi Agnelli lo recuperò. A costo di lasciare la presidenza a 75 anni. Presidente divenne lei, che però dovette a sua volta lasciare subito dopo. Questo non ha creato frizioni tra voi? «Non è stata una soluzione improvvisata. Era un accordo preso anni prima. Del resto, la famiglia Agnelli non ha mai avuto la maggioranza assoluta delle azioni Fiat. L’Avvocato era il perno di un sistema che coinvolgeva Mediobanca, Generali, Alcatel e Deutsche Bank. Ed era il capo che teneva insieme una famiglia numerosa. La regola è che al timone dovesse essere una persona sola». Ma quando l’Avvocato annunciò che dopo di lui sarebbe venuto il fratello Umberto e dopo di lei Ghidella, Cuccia non apprezzò. E lei neppure. «Guardi che io ho sempre riconosciuto le grandi qualità di Vittorio Ghidella. È il padre della Uno, l’auto che ha invertito il corso della Fiat, dalla crisi alla ripresa. Non avrei mai potuto determinare da solo le vicende che portarono al suo addio.
attribuisca importanza. Sapesse quante ne ha date a me Valletta…". Di cosa parlava la lettera? «Di donne». A Giampaolo Pansa lei raccontò di aver ricevuto da Rol, il celebre sensitivo torinese, una lettera con la grafia di Valletta. È vero che Agnelli non voleva che lei frequentasse Rol? «È vero. Mi diceva sempre: "Romiti, non ci vada!". Ne era terrorizzato da quando a Venezia aveva sentito Rol raccomandare a un amico comune di non prendere l’aereo per Roma. Quell’aereo cadde, l’amico morì. Io però a casa di Rol trovavo Mastroianni e Fellini che pendevano dalle sue labbra. E la grafia di quella lettera era proprio di Valletta». Quali erano i difetti di Agnelli? «Erano inscritti nella sua biografia. Era nato ricco, e quindi vezzeggiato. Il suo lavoro non fu mai la gestione. Aveva il vezzo di dire che avrebbe fatto fallire l’edicola all’angolo; in realtà era intelligentissimo. Capiva cose e persone al volo. Noi lavoravamo tre giorni su un dossier, e lui in pochi minuti aveva colto il problema e individuato la soluzione». Che idea aveva dell’Italia? «La amava, ma la considerava un Paese di seconda schiera. Lui era affascinato dall’America, la patria di sua nonna. Parlava inglese con gli inglesi e americano con gli americani. Fu tentato davvero dall’idea di diventare ambasciatore a Washington, perché gli sarebbe piaciuto fare il diplomatico. O il giornalista, come i suoi amici Montanelli e Biagi». Quando l’ha visto per l’ultima volta? «Quindici giorni prima che morisse. Ma non ci fu un vero e proprio commiato: "Romiti, torni presto a trovarmi". Non amava le rievocazioni, non provava nostalgie. Ha sempre preferito il futuro». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Idee&opinioni
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GOVERNI TECNICI
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In Mali ci deve essere anche l’Europa. Ieri il premier britannico David Cameron ha dichiarato in Parlamento che «l’appoggio alla Francia è vitale, altrimenti la minaccia di Al Qaeda crescerà nella regione». Per una volta quello che vale per la Gran Bretagna è applicabile, senza riserve, all’intera Europa. L’insidia del terrorismo fondamentalista, ormai dovremmo averlo imparato dopo aver vissuto l’ultimo decennio di attentati senza frontiere, riguarda tutti: dall’Olanda alla Spagna, dalla Germania all’Italia. Ora si è già scritto che l’architettura dell’Unione Europea, per come è venuta configurandosi negli ultimi quarant’anni, relega la difesa comune tra i capitoli residuali. La responsabilità storica di questa marginalità penalizzante ricade anche sulla Francia, che non ha mai voluto rinunciare allo status nazionale di potenza militare (e nucleare). Sostenere questo, però, non significa dire che la Ue e i Paesi che ne fanno parte debbano stare a guardare: non sono gli abbonati di un club che assicura semplicemente un posto in prima fila. Se le istituzioni comunitarie non hanno strumen-
ti sufficienti per agire con rapidità, rimane uno spazio politico più che sufficiente per un’iniziativa, o meglio dire, per un guizzo intergovernativo. I precedenti su cui riflettere sono ancora freschi. Il modello Irak 2003 è da scartare. All’epoca l’iniziativa dettata da George W. Bush spaccò il fronte europeo, con Gran Bretagna, Italia, Spagna, Portogallo schierati a favore dell’intervento e Francia, Germania contro. Ma sul Mali, a leggere le dichiarazioni che arrivano da Londra o da Berlino, da Madrid e da Roma, tutti sono d’accordo. Nel 2011 sempre la Francia, sotto la guida di Nicolas Sarkozy, si incaricò di dare la scossa davanti alla guerra civile in Libia. Un minuto dopo, seguì la Gran Bretagna di Cameron, poi, alla spicciolata si aggiunsero gli altri. Questa volta ci sono le condizioni per un impegno più corale e più coordinato, tra Nazioni diverse, ma pur sempre europee. In attesa che l’esperienza di Tripoli e ora di Bamako spinga i governi a dare più poteri e più fiducia alle istituzioni comuni di Bruxelles.
Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
TROPPI PARTI CESAREI NON NECESSARI LE LINEE GUIDA PER INVERTIRE LA TENDENZA
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I dati presentati dal ministro della Salute Renato Balduzzi sui parti cesarei confermano qualcosa che già si sapeva: che in Italia una buona quota di questi interventi è inappropriata. Se il limite che gli esperti considerano accettabile per realtà come la nostra (dove l’aumento dell’età media della donna o la scarsa diffusione dell’analgesia epidurale spingono verso la scelta chirurgica) si aggira attorno al 20 per cento, è ovvio che nelle regioni dove raggiunge addirittura il 50, come la Campania, c’è qualcosa che non va. La vera novità del rapporto del ministro sta, invece, nella diagnosi clinica «inventata» dalle strutture pubbliche e private convenzionate per giustificare l’intervento: e cioè la presentazione anomala del feto, che risulta inappropriata nel 43 per cento dei casi. È quanto emerge dal confronto fra i dati delle cartelle cliniche e quelli delle schede di dimissione ospedaliera e le discrepanze rilevate fanno ora ipotizzare il reato di truffa. Il ministro parla di danni economici per la sanità pubblica che si aggirerebbero attorno agli 80-85 milioni e si preoccu-
pa anche di tutela della salute della donna. Perché si sa che, con l’aumentare dei cesarei, aumenta il rischio di mortalità sia per la madre che per il feto. Ma dovrebbe anche chiedere alle società scientifiche perché i loro specialisti non sempre applicano le linee-guida, messe a punto dall’Istituto Superiore di Sanità, che stabiliscono, su un piano strettamente medico, qual è l’approccio migliore da seguire. Oggi il business della sanità costruisce diagnosi fasulle per giustificare interventi, che potrebbero essere evitati con un approccio diverso, e incrementa la paura delle donne che continua a essere uno dei principali motivi per cui ricorrono al cesareo. Invertire la tendenza non è facile: occorre cambiare l’atteggiamento culturale di molti medici, organizzare un’assistenza che tenga conto dell’imprevedibilità del parto fisiologico, smontare i falsi miti come quello secondo il quale il cesareo sia un tipo di assistenza più moderna e di migliore qualità.
Adriana Bazzi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA VARIABILE DIPLOMATICA DI MORSI NEI RAPPORTI TRA EGITTO E ISRAELE
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Che il presidente egiziano Mohammed Morsi non sia un raffinato diplomatico è noto. E che non sia un campione di coerenza è risaputo persino nei circoli islamici da cui proviene. Ma YouTube, nei giorni scorsi, ha diffuso una sua intervista davvero imbarazzante, che a molti era sfuggita. Nel video, registrato nell’autunno del 2010, l’allora dirigente dei Fratelli musulmani che sarebbe poi diventato capo dello Stato, si scaglia ferocemente contro gli israeliani, definendoli «sanguisughe, guerrafondai e discendenti dalle scimmie e dai maiali». Non solo. Se la prende anche con l’Autorità nazionale palestinese, sostenendo che è stata creata dai «sionisti e dai nemici americani» con l’obiettivo di fare tutto ciò che desidera Israele; dice che la formula dei «Due Stati per due popoli è un’illusione» e che la via da seguire è quella della «resistenza armata». È evidente che il Morsi del 2010 non aveva il ruolo e le responsabilità che ha oggi, ma colpisce che alla richiesta dell’Amministrazione americana di prendere le distanze da quelle scellerate dichia-
razioni, il nuovo Faraone non abbia risposto, incaricando un portavoce di spiegare che le frasi erano state espunte dal contesto. Beh, basta un’occhiata a YouTube per scoprire che le dichiarazioni del futuro presidente appartengono a una robusta, argomentata e violenta filippica. Rivelano insomma tratti interessanti della personalità e del carattere del leader. Morsi adesso assicura a tutti che intende mantenere il trattato di pace con Israele. Lo ha confermato anche nella lunga intervista a Wolf Blitzer della Cnn. Il presidente ha bisogno non soltanto del sostegno politico degli Usa, che considerano il Cairo un alleato irrinunciabile, ma degli aiuti economici di cui l’Egitto ha un disperato bisogno, e delle garanzie per ottenere altri prestiti. Però quando l’intervistatore ha chiesto a Morsi se e quando pensa di incontrare i leader di Israele, la risposta è stata una non risposta.
Antonio Ferrari [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Buona politica in aiuto della scienza Ricetta per un capitalismo migliore di EMANUELE SEVERINO
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he cos’è oggi un «governo tecnico» in Europa — e, con qualche riserva, nel mondo? È un insieme di decisioni, vincolanti per un popolo, che, guidate dalla competenza scientifica, si propongono il benessere di quel popolo. Ma tale benessere non è lo stesso per le destre, le sinistre, la Chiesa cattolica, il comunismo cinese, l’islam, ecc.: in generale, per le diverse concezioni culturali dell’«uomo» e del «bene». Appunto per questo, quando si produce un forte condizionamento politico dei partiti che sostengono un governo tecnico (come ad esempio è accaduto in Italia), le decisioni vincolanti sono guidate da una mescolanza di competenza scientifica e di volontà politica e la competenza scientifica è soprattutto il mezzo per realizzare il concetto che forze politiche quasi sempre contrapposte hanno del benessere del popolo che esse intendono guidare. Tale concetto non ha un carattere scientifico. L’azione politica non è la scienza politica. Si dice, appunto, che la «politica» (l’azione politica) è un’«arte», avvolta quindi da quell’alone di arbitrarietà che compete a ogni arte. Accade quindi, al governo tecnico così inteso, che la scienza serva per realizzare una forma di non-scienza, tanto più lontana dalla coerenza scientifica quanto più accentuato è il contrasto delle forze politiche che sostengono tale governo. È vero che per Max Weber la scienza ha un carattere puramente strumentale, il cui scopo non ha un valore scientificamente appurabile; ma è anche vero che in questo modo la ragione vien posta al servizio della non-ragione, alla quale viene affidata la sorte del mondo. (Certo, si dovrà poi capire che cosa sta dietro la ragione scientifica). Ma nei governi tecnici che agiscono nelle economie di mercato, il benessere del popolo, perseguito attraverso il condizionamento politico, è il benessere quale è inteso all’interno delle categorie della produzione capitalistica della ricchezza. In questa situazione, il capitalismo è la condizione ultima della politica e del governo tecnico: la politica è un mezzo di cui il capitalismo si serve. Chi si propone ancora, nel mondo democratico, una economia non capitalistica? Tolta qualche eccezione, anche le sinistre vogliono essere ormai lontanissime da ogni forma di marxismo o di economia pianificata. La contrapposizione tra destra, sinistra, centro ha un consistente denominatore comune, è una lotta all’interno del sistema capitalistico. Parlare dunque di un condizionamento capitalistico dei governi tecnici e della politica sembra soltanto un’ovvietà. E lasciarsi alle spalle la distinzione tradizionale di centro, destra, sinistra significa, innanzitutto, adottare correttamente e seriamente le regole dell’economia di mercato. Non è nulla di strano che il «riformismo» di Monti si rivolga a (quasi) tutte le formazioni politiche, facendo prender loro coscienza che (quasi) tutte, ormai, si muovono all’interno della logica capitalistica. Tecnica e politica sono un mezzo di cui il capitalismo si serve per realizzare i propri scopi.
Senonché nemmeno il capitalismo è scienza. La scienza economica può sostenere che esso è la forma più efficace di produzione della ricchezza, ma all’essenza del capitalismo appartiene il rischio, l’azzardo, mentre la scienza è essenzialmente la volontà di evitare che le proprie leggi siano leggi a rischio, azzardate, e dunque arbitrarie. Joseph Schumpeter, amico del capitalismo, ha sostenuto che la sua crisi è dovuta alla progressiva sostituzione del rischio con la routine delle procedure tecno-scientifiche. D’altra parte, anche per il carattere rischioso del proprio agire, il capitalismo si sente autorizzato a porre come scopo primario non già il benessere del popolo ma il continuo aumento del capitale. Anche per il capitalismo si deve dunque affermare che esso, assumendo come mezzo la tecno-scienza, fa sì che la scienza serva a realizzare la non-scienza, che la ragione
tutte le presumibili coalizioni che governeranno l’Italia. (Quasi vent’anni fa, in un articolo sul Corriere poi incluso in Declino del capitalismo, Rizzoli, 1993, avevo preso in considerazione la proposta di Monti al Convegno di Cernobbio di quell’anno, di tenere insieme efficienza — capitalistica — e solidarietà — cristiana — e avevo mostrato le difficoltà a cui va incontro non solo tale proposta, ma ogni progetto politico che intenda conciliare democrazia, capitalismo, cristianesimo). Dico questo, per rilevare come anche, ma non solo, in Italia si renda percepibile quella gigantesca trasformazione del mondo che è costituita dalla crisi del capitalismo (e del cristianesimo — e della politica). Un governo che assuma come scopo primario sia l’efficienza sia la solidarietà assume infatti uno scopo che non può essere né quello del capitalismo né quello della Chiesa, i quali non intendono avere al loro fianco, in posizione paritaria, alcun altro scopo (ma dove l’efficienza subordina a sé la solidarietà, servendosene, e la solidarietà, a sua volta, subordina a sé l’efficienza, servendosene). Se tale governo crede di poter mantenere in posizione paritaria sia l’efficienza capitalistica sia la solidarietà cristiana si illude, cioè si propone di realizzare una contraddizione. Ciò non significa che tale proposito non abbia a realizzarsi, e magari con risultati soddisfacenti: significa che tali risultati saranno inevitabilmente provvisori, instabili, ossia che quel proposito non potrà mai ottenere ciò che crede di poter ottenere. Come di regola accade lungo il corso storico. Comunque, sia illudendosi di unire efficienza capitalistica e solidarietà cristiana (e politica) sia evitando questa contraddizione, dando quindi vita a un nuovo senso dell’efficienza e della solidarietà e dunque della loro unione, proporsi come scopo tale unione servendosi delle competenze tecno-scientifiche è pur sempre un agire in cui la forma oggi ritenuta la più rigorosa della razionalità umana (la tecno-scienza, appunto) è posta al servizio di forme meno rigorose di tale razionalità. Cioè la potenza di quell’agire è posta al sevizio della non potenza. E la potenza, la capacità di realizzare scopi, è insieme la ricchezza di un popolo. Proporsi, come accade nell’«agenda Monti», di eliminare le degenerazioni della politica e dell'economia è però un passo avanti nella direzione lungo la quale si finisce col capire che le società diventano potenti e ricche non eliminando la «cattiva» politica e la «cattiva» economia, ma mettendo la buona politica e la buona economia (che anche risanate sono pur sempre forme meno rigorose dell’agire razionale) al servizio della tecnica guidata dalla scienza — della tecnica il cui scopo è precisamente l’aumento indefinito della potenza. CONC
L’INTERVENTO IN MALI RIGUARDA TUTTI ALL’EUROPA SERVE UNO SCATTO
(ossia ciò che oggi è considerato come «la ragione» per eccellenza) serva a realizzare la non-ragione. Tuttavia, la situazione si complica ulteriormente quando accade che la dimensione tecnica del potere sia condizionata non soltanto dall’economia capitalistica, ma anche, e magari fortemente, dalla dimensione religiosa, per esempio dalla Chiesa cattolica. In questo caso, l’intento è di tenere insieme capitalismo, politica e cattolicesimo (evitando le degenerazioni dell’agire economico e politico), servendosi della tecno-scienza. La situazione si complica ulteriormente perché, mentre per il capitalismo lo scopo primario dell’agire economico e quindi del governo è l’incremento del profitto privato, per la Chiesa lo scopo primario di tale agire e di un governo giusto non deve essere il profitto, ma il «bene comune» quale è appunto concepito dalla dottrina sociale della Chiesa. Il capitalismo deve essere cioè un mezzo per realizzare questa forma del «bene comune». Mezzo, e non scopo. La pretesa della Chiesa (vado ripetendo da tempo) che il capitalismo abbia come scopo il «bene comune» e non il profitto è volerne (inconsapevolmente?) la distruzione. A sua volta il capitalismo, assumendo come scopo primario il profitto, vuole, a volte non rendendosene conto, la distruzione della società cristiana. È un problema, questo, che non riguarda soltanto l’«agenda» Monti, ma
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IL CASO COSENTINO
Quel candidato da non presentare di ANTONIO POLITO SEGUE DALLA PRIMA
Così vuole la legge. D’altra parte, di processi con una dozzina di pentiti che ripetono le stesse accuse sostenendosi l’un l’altro son piene le cronache degli errori giudiziari. Inoltre Cosentino è candidabile, secondo le norme approvate appena qualche settimane fa. Però Nicola Cosentino è impresentabile. E questo è un giudizio politico, non morale né giudiziario. Dunque la sua presentazione nelle liste del Pdl in Campania è un grave danno di credibilità e di immagine all’intera coalizione di centrodestra. Impresentabile, per il dizionario consultabile su Corriere.it, è «colui che non va mostrato» o «che non è in condizioni tali da potersi mostrare o da poter essere mostrato agli altri». Cosentino non è in condizioni di rappresentare «la Nazione in Parlamento e di esercitare le sue funzioni senza vincolo di mandato» (art. 67 della Costituzione), finché esiste anche il minimo dubbio che sia un
rappresentante della Camorra. Deve dunque aspettare a casa sua le sentenze che lo riguardano, da cui siamo certi che uscirà con un verdetto di piena assoluzione. Nel suo partito dicono che se va a casa lo arrestano; e presentano questo come un buon motivo per eleggerlo e sottrarlo così a una persecuzione. Ma la legge prevede che il membro delle Camere è protetto dall’arresto, non che per essere protetti dall’arresto si diventa membro delle Camere. Aberrante poi è la soluzione escogitata: una commissione di «avvocati parlamentari» del Pdl, guidata da un «magistrato parlamentare» e commissario del partito a Napoli, ha letto gli atti processuali e giudicherà il candidato. Alla giurisdizione domestica delle Camere si affiancherà così anche una giustizia tribale, di partito: una sorta di tribunale speciale e parallelo. È vero che di possibili candidati che hanno guai con la giustizia ce ne sono altri nel Pdl. Però non si vede come questo fatto possa militare a favore della ricandidatura di Cosentino: non tutti gli indagati sono impresenta-
bili, e non tutti gli impresentabili lo sono allo stesso modo. Si dice: ma Cosentino ha i voti. A parte il fatto che percentuali del 70% a Casal di Principe e nei comuni vicini assomigliano più a un controllo militare del territorio che a un lavacro democratico, l’argomento reggerebbe se ci fosse il collegio uninominale: lì si potrebbe candidare anche in proprio, e probabilmente sarebbe eletto. Ma se lo candida il partito, in una lista bloccata, in una posizione che gli garantisce l’elezione, è come se lo stessero eleggendo anche gli elettori di Brescia o di Verona del Pdl: siete sicuri che siano d’accordo? C’è infine l’aspetto più paradossale di questa vicenda: il partito di Berlusconi sta facendo attenzione a candidare al Senato, dove i numeri saranno decisivi, solo coloro della cui fedeltà si fida ciecamente. Cosentino pare essere tra questi. Si può dire che più che una logica politica sembra uno scambio di omertà? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Lettere al Corriere
SOGNO OLANDESE DEGLI ITALIANI UN ISTITUTO A CACCIA DI BUGIE
Risponde Sergio Romano In Olanda, Paese che io reputo tra i più avanzati in Europa, esiste un Centro che controlla i programmi dei partiti, ne valuta l’impatto sociale e economico e rende pubbliche le sue analisi perché tutti possano rendersi conto se è bene affidarsi all’una o all’altra formazione politica in lizza elettorale. Praticamente fa le pulci ai partiti. Mi chiedo se anche da noi non si possa sperare in qualcosa del genere. Rosario Raffaele [email protected] Caro Raffaele, icordo ai lettori che l’Istituto olandese di cui lei scrive nella sua lettera è il Centraal Planbureau. In una conversazione
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STATI AUTORITARI
con Danilo Taino (Corriere del 7 gennaio), il suo direttore, Coen Teulings, ricorda che è stato creato dopo la fine della Seconda guerra mondiale e che ha conquistato da allora uno straordinario prestigio nazionale. Gli analisti di questo ufficio centrale della programmazione (una parola che andava molto di moda nel clima socialista e cristiano-sociale del dopoguerra) passano al pettine fino i programmi dei partiti e studiano in particolare le ricadute economiche, finanziarie e sociali della loro applicazione. I partiti sanno che questi studi sono molto rispettati e accade spesso, secondo Teulings, che interpellino il Cpb per qualche riflessione preliminare sui prorotoli. Ormai in politica entrano cani e porci e persone che sono diventate famose, ma che in questo campo non hanno la minima esperienza. Come può tutto questo aiutare la nostra Italia a rimettersi in sesto e a combattere la crisi?
Uso del coprifuoco Caro Romano, Monti vuole governare senza farsi eleggere; Terzi ci manda in guerra senza passare dal Parlamento: che cosa manca al fascismo, il coprifuoco? Angelo Cennamo [email protected]
Dal confronto desumo che lei abbia un’idea imprecisa dei sistemi politici autoritari o totalitari come il fascismo. Quanto al coprifuoco, le segnalo che fu introdotto nell’Italia occupata dalle truppe tedesche quando la Resistenza mise a segno le sue prime operazioni nell’inverno 1943-44.
CAMPAGNA ELETTORALE
Opinione di una liceale
Aurora Forner [email protected]
PROMESSE DA REALIZZARE
Riforme e tagli Apprezzo i politici, di destra e di sinistra, che parlano di riduzione del numero di parlamentati e senatori, di riforma della Costituzione e di ridefinizione dei poteri del presidente del Consiglio dei ministri. Però le riforme non basta enunciarle, bisogna anche realizzarle! Mario Pulimanti Lido di Ostia–Roma
Sono una studentessa di 14 anni e frequento il liceo classico. Anche se nessuno lo pensa, la politica interessa, eccome, noi giovani: anche noi abbiamo delle idee e delle opinioni, ma non abbiamo modo di esprimerle. In questi giorni di campagna elettorale anch’io, poco alla volta, sto capendo come e perché il nostro Paese sta andando a
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
La tua opinione su corriere.it/opinioni/ Vi sembra giusto che gli studenti di Erasmus non abbiano diritto di voto come italiani all’estero?
grammi con cui intendono combattere una campagna elettorale. È possibile creare qualcosa di simile in Italia? Anche da noi esistono istituti che svolgono funzioni analoghe. Per qualche anno, dal 1997 al 2010, abbiamo avuto l’Isae (Istituto di studi e analisi economica), nato per aiutare il governo, il parlamento e le pubbliche amministrazioni a prendere decisioni coerenti con le condizioni finanziarie del Paese. La Banca d’Italia ha un eccellente Ufficio Studi. A Bologna esiste Nomi-
sma, un’associazione fondata nel 1981 e organizzata scientificamente da Romano Prodi. Molte banche e università promuovono ricerche su temi specifici e producono pubblicazioni di grande interesse. Ed esiste infine un organo costituzionale, il Cnel (Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro), che è per molti aspetti un personaggio in cerca di un autore e di un copione in cui recitare una parte nazionale. Ma i cervelli, caro Raffaele, non bastano. Occorre anche che siano, come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto. Il maggior patrimonio di un istituto simile a quello dei Paesi Bassi è l’indipendenza dei suoi membri, la loro totale
estraneità a qualsiasi gruppo di potere della società nazionale. In Italia, quando occorre gestire una pubblica istituzione, il metodo preferito è invece quello consociativo della spartizione e della lottizzazione. È stato adottato per la Rai, per la Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, per il Consiglio superiore della magistratura; e neppure la Corte costituzionale si è interamente sottratta a questa regola non scritta del sistema politico italiano. Peccato. Un Centraal Planbureau italiano ci risparmierebbe molte delle bugie che stiamo ascoltando e continueremo ad ascoltare nelle prossime settimane.
consensi. Ma quando a qualcuno toccherà governare il Paese, questi si troverà in mano una patata bollente che non potrà passare ad altri.
TERAMO
TEMI DIMENTICATI / 1
Alfredo Oldrini [email protected]
Bilanci pubblici Ormai l’Italia è dietro Spagna, Irlanda e perfino Grecia sul piano delle azioni mirate al taglio dei costi. Forse mi sarò distratto ma nelle esternazioni programmatiche dei candidati, l'argomento costi della politica, della Amministrazione pubblica e degli enti locali, non viene trattato né affrontato quasi fosse un aspetto marginale di un risanamento serio e responsabile. E i motivi sono, a mio avviso, evidenti: da un lato mantenere in vita gli attuali privilegi e dall’altro cercar di evitare la perdita di
TEMI DIMENTICATI / 2
Gap generazionale Nelle numerosissime tribune politiche di questi giorni nessun candidato osa mai accennare al penosissimo problema delle pensioni da fame che percepiranno i nostri figli che hanno la fortuna (o il merito) di lavorare. Il gap generazionale reca con sé una pericolosa mina vagante che tutti stanno sottovalutando o non vogliono vedere.
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
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Eupremio Guadalupi eupremioguada@ inwind.it
La domanda di oggi Ignazio Visco (Banca d’Italia): il cammino da compiere è lungo, ma una fase acuta della crisi è superata. Condividete?
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Contatti col Tribunale Chi volesse registrare una testata, come previsto dalla legge, presso il tribunale di Teramo stia attento ad allegare buste e francobolli per essere avvisato dall’ufficio sull'esito dell'istanza. Infatti lo staff non è in condizione di comunicare con i presentatori della richiesta e bisogna recarsi più volte di persona in ufficio per conoscere l’esito dell’istanza. Saranno i «tagli» o la burocrazia, ma in tribunale, a Teramo, non è possibile spedire una lettera! Alberto Piccinini albertopiccinini33@ gmail.com
QUIZ GEOGRAFICO
Medio Campidano Ho provato a domandare ad amici e conoscenti se fossero a conoscenza dell'esistenza della provincia del Medio Campidano. Non ho ottenuto risposte. Probabilmente tanti lettori si trovano nella stessa situazione. Provvedo subito: il Medio Campidano conta circa 30 comuni e 100.000 abitanti (circa il 6% dei sardi)! Mario Carli, Milano
Interventi & Repliche Candidature: le mogli dei politici Ho letto l’editoriale di Alesina/Giavazzi e l’articolo di Sergio Rizzo «Lo scandalo Lazio e i nomi inopportuni in lista» (Corriere, 15 gennaio). Condivido con i primi la necessità di riforme e un cambio di mentalità per affrontare la «questione femminile» in modo più avanzato. La sperequazione uomo/donna nel mondo del lavoro in Italia è enorme. Le cifre elencate nell’articolo ne sono la prova. Il ritardo del nostro sistema è eccessivo se comparato al resto della Ue. A favorire il divario anche una mentalità tutta italiana tendente a sminuire il lavoro e le capacità delle donne. Un modus che colpisce anche me dopo aver partecipato alle primarie del Pd per poi essere candidata al Senato. Nessuno parla o scrive negli Stati Uniti di Hillary Clinton come la
moglie di… Lei e altre donne hanno dimostrato di saper stare e fare bene in politica a prescindere dai coniugi. Per utilizzare al meglio il capitale umano riconducibile alle donne va preso atto che in tutti i campi sempre più donne sono protagoniste. Ci sono ruoli, come dimostra la Clinton, che non sono assegnati per pura consorteria. Stupisce quindi che Rizzo nel suo articolo citi, fuori contesto, il mio nome. Non entro nel merito di quanto scritto, parlo però di me stessa: da 19 anni sono consigliera in Campidoglio eletta con la preferenza unica per ben 5 volte. La prima volta nel 1993 con i Verdi, poi con molti ambientalisti sono passata ai Ds ed infine nel Pd. Il mio percorso politico, totalmente autonomo da quello di mio marito, Esterino Montino, è caratterizzato dalle battaglie per i
diritti degli animali e dall'impegno per le questioni di genere, tra tutte, principalmente, quella per la democrazia paritaria. Sono l'artefice dei 2 vittoriosi ricorsi al Tar Lazio che hanno piegato Alemanno sulla presenze delle donne in Giunta salite a tre solo grazie a questa battaglia giudiziaria. Sono stata candidata al Senato passando per le Primarie nelle quali 4.464 cittadini hanno indicato il mio nome. Nonostante quello che mi lega a mio marito sia davvero un grande amore entrerò al Senato con il mio nome e grazie ai miei meriti politici, forse sarebbe bene che anche le grandi firme dei giornali riconoscessero le donne solo per le loro capacità e il loro merito evitando illazioni ingiustificate di cui non abbiamo davvero alcun bisogno. Il mio non vuole essere uno sfogo ma solo un’indicazione
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Il dubbio di Piero Ostellino
L’empirismo del pensiero liberale
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onti si è chiesto se sono ancora suo amico. Resto suo amico, come lo sono da molti anni, indipendentemente dal giudizio sul suo governo e di certe personali diversità di opinione. Mi ha fatto piacere, perciò, apprendere dalle sue stesse parole che i miei giudizi non hanno inciso sulla sua amicizia nei miei confronti, né vi incidono le opinioni divergenti. L’amicizia per la persona è una cosa; i giudizi sull’uomo di governo un’altra. Tenerli separati è stata prassi poco diffusa nel passato; che lo si faccia ora, rende onore a entrambi. Non credo di difendere gli evasori difendendo le libertà individuali e i diritti soggettivi minacciati dall’eccesso di statalismo. Non sono contrario allo Stato. Condanno l’evasione quanto fa lui e sono, cavourrianamente, per lo Stato. Che, come capo del governo, lui si preoccupi, con la forte fiscalità, di far incassare più soldi allo Stato è nell’ordine delle cose. Ma se, come mi par di capire, pensiamo entrambi che la lotta all’evasione non sia un imperativo etico, ma un dettato utilitaristico, siamo d’accordo più di quanto non sembri. Senza fiscalità lo Stato non potrebbe fornire beni e servizi collettivi, né esistere. Ma io non credo spetti al Fisco redistribuire la ricchezza prodotta ed eliminare le diseguaglianze sociali. Se lo fa, viola la libertà di stili di vita e altera i meccanismi accumulativi del mercato. Libertà, democrazia, crescita e giustizia sociale latitano dove non c’è la libertà di scelta che chiamiamo mercato. Non credo, con ciò, di essere un fondamentalista e un integralista (libeDemocrazia rale). La questione non è teoretica, ma empirica. Il collettivismo, crescita e il dirigismo hane giustizia sociale lonostatalismo mostrato di essere una forma di dominio di alcuni uomini su allatitano dove Il pensiero liberale, inoltre, non c’è il mercato tri. non è indifferente al problema della povertà. Veniamo, così, all’Economia sociale di mercato. Che temo Monti identifichi col dirigismo. È stato il liberalismo di Adenauer, Erhard, Roepke che ha fatto della Germania una grande democrazia industriale e una società del benessere. L’economia sociale di mercato è l’einaudiana «democrazia delle regole», il libero mercato, il bilancio dello Stato in ordine. L’articolo 81 della nostra Costituzione — che impone l’obbligo della copertura finanziaria ad ogni legge di spesa — avrebbe già assicurato, anche a noi, la parità di bilancio, solo che, in passato, lo si fosse applicato. Compito dell’economia sociale di mercato è attenuare i danni «collaterali» subiti indirettamente da coloro i quali non operano nel mercato. L’intervento pubblico è ex post, non ex ante. In Germania, il processo produttivo non è distorto dalla politica. Ad essere «assistiti» dallo Stato sono gli individui dopo che il mercato ha assolto le sue funzioni. Non gli si può chiedere — come non si può chiederlo allo Stato senza cadere nel totalitarismo — di svolgere una funzione social; che gli è estranea. Alla tutela dei più deboli provvede il welfare, soprattutto se finanziariamente responsabile. Basta e avanza. postellino@corriere
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di correttezza per quel cambio di mentalità auspicato da Alesina/Giavazzi. Monica Cirinnà, candidata Pd al Senato nel Lazio Sono stupito dal suo stupore. In un articolo nel quale si dice che il marito ex parlamentare, ex assessore comunale, ex consigliere regionale, si candida ora a fare il sindaco era forse possibile non ricordare che la moglie si propone per un seggio in Parlamento (senza peraltro che sia stato fatto nell’articolo accostamento fra le due carriere)? Per quanto riguarda l’avvocato Hillary Clinton, è vero che in America non se ne parla più come della moglie dell’ex presidente Usa Bill Clinton. Ma è altrettanto vero che nessuno la chiama con il suo vero nome: Hillary Rodham. (s. riz.)
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Spettacoli
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I profili Le canzoni scelte
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1. Ilaria Porceddu Ha 25 anni, la sua canzone «In equilibrio» ha un ritornello in sardo 2. Andrea Nardinocchi Canta-produttore, 26 anni, si presenta con «Storia impossibile» 3. Irene Ghiotto Viene da Vicenza, ha fatto «Star Academy». «Baciami?» è la sua proposta 4. Blastema Band di Forlì, anima grunge, lanciati da Dori Ghezzi: «Dietro l’intima ragione»
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5. Il Cile Vero nome Lorenzo Cilembrini, 31 anni da Arezzo, in gara con «Le parole non servono più» 6. Paolo Simoni Premio Tenco e un duetto con Dalla alle spalle per il 26enne comacchiese: «Le parole» 7. Renzo Rubino Pugliese, 24 anni, presenta «Il postino». Arriva dal concorso «AreaSanremo» 8. Antonio Maggio Vincitore di «X Factor» con gli Aram Quartet, 26 anni, canta «Mi servirebbe sapere»
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«N
on abbiamo nulla da perdere». Con questo spirito i giovani in gara al Festival si preparano all’avventura sanremese. Otto personaggi, otto storie diverse, otto volte la stessa risposta (e quasi unanimità anche per Silvestri, il preferito dei big davanti a Gazzè) e otto canzoni che già girano in radio per Il Cile, Andrea Nardinocchi, Antonio Maggio, Paolo Simoni, Irene Ghiotto, Ilaria Porceddu, Renzo Rubino e Blastema. Fabio Fazio, da ieri a dieta dopo la prova abito («Devo perdere tre chili» ha annunciato su Twitter), e il direttore musicale Mauro Pagani hanno detto di averli scelti selezionando fra chi aveva un progetto musicale già avviato. Niente avventurieri in cerca del colpaccio sanremese basato su una canzoncina e basta. Il Cile e Nardinocchi sono in pole position quanto a visibilità. Per il primo, vero nome Lorenzo Cilembrini, Fazio deve ringraziare Morandi che lo scorso anno ha bocciato (lungimiranza…) «Cemento armato», diventata poi un successo. «A vedere come è andata direi meglio così, ma allora ci rimasi male. Stimo Morandi, ma per sfogarmi scrissi una canzone su di lui ("La lametta" ndr)», dice. Quello del Cile, 31enne, è un cantautorato in chiave rock sostenuto da una penna che scatta istantanee di vita. Come nella storia della «Barbie sfregiata da una felicità parziale aiutata da flute di champagne» del brano in gara «Le parole non servono più». Nardinocchi, 25enne con un passato da professionista nel basket freestyle, è un canta-produttore a doppia trazione: melodia tradizionale e arrangiamenti elettronici, sentimenti e campionamenti. Il suo primo singolo «Un posto per me» ha convinto molti, radio comprese. Dal vivo gli bastano computer, pad e microfono e chissà se trasformerà il palco dell’Ariston in una postazione futuristica «Storia impossibile»: «Quello che conta è la canzone, non voglio enfatizzare troppo la forma.
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Sanremo Percorsi musicali diversi ma la stessa convinzione: non abbiamo nulla da perdere
Lo spirito rock, Tenco, i talent Il sogno dei ragazzi al Festival Chi sono gli otto giovani in gara. Ilaria canterà in sardo Tre chili Fabio Fazio, 48 anni, ha fatto la prova abiti: devo perdere 3 chili
E con l’album di debutto mostrerò più sfaccettature della mia musica». Il talent non è l’unica via per emergere, quindi. «Mi sono presentato alle selezioni di "X Factor", ma la folla mi aveva spaventato e me ne ero andato. Non ero pronto, ma ammiro chi ci ha provato», confessa Andrea. Altri tre selezionati, invece, hanno la tv nel curriculum. Antonio Maggio, 26 anni, in gara con «Mi servirebbe sapere», brano cabaret-retro, un talent lo ha addirittura vinto. Era la prima edizione di «X Factor» e lui era negli Aram Quartet. «Ci siamo sciolti perché avevamo progetti artistici diversi, ma sono stati due anni meravigliosi», racconta. Ora ha una seconda chance: «Qualcuno mi ha girato le spalle e sono ripartito da zero. Qualche pregiudizio l’ho incontrato,
ma sono uno che non molla». Nella stessa edizione c’era anche Ilaria Porceddu, 25 anni. Lei presenta «In equilibrio», un fiume di parole su un pianoforte con ritornello in sardo. «Mi sono laureata con una tesi sull’etnomusicologia e questo mi ha fatto riscoprire le mie origini. "X Factor" è stato importante e non lo rinnego, ma qui mi presento come autrice». Irene Ghiotto, 27enne vicentina, la tv l’ha soltanto assaggiata. Solo tre puntate di «Star Academy», chiuso da Rai2 causa flop. «Mi è servito come esperienza, ho affrontato l’ansia da palco», dice. Laurea in Lettere, insegnante di canto, portando «Baciami?» (con punto interrogativo) vendica artisticamente il nonno, musicista da balera che partecipò, senza successo, a una selezione per Sanremo.
Non manca il cantautorato puro. Paolo Simoni, classe 1985, occhialoni rossi, ha il curriculum tipico: finalista al Tenco, vincitore di Musicultura, un duetto con Lucio Dalla, prodotto dal manager del Liga Claudio Maioli, una canzone in gara, fra Fossati e Carboni lo stile, dal titolo «Le parole»: «Ho una passione per le parole cucite a una melodia. Ho iniziato a 11 anni dopo aver visto un concerto di Guccini. La defini-
L’attesa Nardinocchi: «Quello che conta in questo caso è il brano, non voglio enfatizzare troppo la forma»
zione cantautore però è abusata. Per me quelli sono i grandi nomi, Dalla, De André, Vasco e Ligabue». Il curriculum di Renzo Rubino («Il postino») sembra una gag: a 16 anni si maschera per partecipare a un festival organizzato da suo padre, a 19 apre un concerto di Al Bano dopo aver convinto gli organizzatori che lui e suoi amici sono il gruppo spalla, a 21 suona in un night club equivoco. «Mi piace giocare — precisa —. Anche con la musica che tira fuori quello che altrimenti non riuscirei a far uscire». Negli otto c’è un solo gruppo, i Blastema, rock band dall’animo grunge nata sui banchi di scuola e presentata da Dori Ghezzi con «Dietro l’intima ragione». «Il nome lo abbiamo scelto sfogliando il dizionario — dice il leader Matteo Casadei, che si metterà in aspettativa dal suo lavoro di magazziniere —. Ci piace perché ha un suono oscuro ma indica un gruppo di cellule da cui nasce qualcosa». Hanno suonato all’Heineken Jammin festival e alla Woodstock 5 Stelle di Beppe Grillo. «Abbiamo simpatia per chi lavora con lui a Forlì, ma ci fa strano quello che sta accadendo in un movimento che si dice democratico». Ma questo, con la par condicio, sul palco non lo potranno dire.
Andrea Laffranchi @alaffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Iniziativa Il sito movieforkids.it aiuta i genitori a capire se programmi o film sono adatti: sei criteri stabiliscono l’età consigliata per la visione
Arriva l’«etichetta» che protegge i bimbi davanti alla tv A
iutare i genitori a valutare i film al cinema, le serie tv e l’entertainment che si «consuma» in casa. È l’obiettivo di movieforkids.it, il sito che si mette dalla parte dei genitori per capire che cosa far vedere ai figli. Movieforkids.it propone un’«etichetta» utile per comprendere a colpo d’occhio quali sono i contenuti di un film o un cartone animato. Grazie a Movie Eco (acronimo che sta per Età consigliata), è stato messo a punto un criterio di valutazione in sei parametri: violenza, paura, volgarità, sesso (con un livello a crescere che va da 0 a 5), età consigliata e fattore Artax. L’età consigliata «assegna» un’età minima per la visione del film secondo le fasce: 3+ (tre anni o più), 7+, 12+. Questi
Cinema
A Berlino nessun italiano in concorso Niente film italiani nella selezione ufficiale del 63˚ Festival di Berlino (7-17 febbraio). Il programma stilato da Dieter Kosslick, direttore della kermesse, non ha preso in considerazione nemmeno Educazione siberiana: il film di Gabriele Salvatores tratto dal bestseller di Nicolai Lilin era dato tra i papabili.
criteri sono stati in parte mutuati dal sistema di classificazione Pegi (Pan-european game information-Informazioni paneuropee sui giochi) che è quello utilizzato per i videogiochi e rappresenta un’indicazione affidabile sull’adeguatezza del contenuto del gioco in termini di protezione dei minori. Per rendere ancora più minuziosa la classificazione, movieforkids.it ha ideato con una pedagogista un ulteriore criterio chiamato fattore Artax (dal nome del cavallo della Storia infinita) che dà un voto al livello di «drammaticità»: una scala numerica da 0 a 5 che indica quanto il senso del dramma è presente nel film. Quanto, insomma, il film è in grado di proporre anche temi seri, riflessioni,
suggerimenti, emozioni e quindi riesce a essere qualcosa che va oltre il semplice intrattenimento. «C’è un’esigenza reale da parte dei genitori più attenti di ca-
pire cosa far guardare ai propri figli — spiega Vito Sinopoli, presidente di Editoriale Duesse che oltre a movieforkids.it pubblica anche le riviste di settore Best Movie e BoxOffice —. Le
recensioni sono fatte solo da giornalisti che si occupano di cinema e che hanno figli, e raccontano anche la reazione dei bambini durante la visione di un film o un cartone animato al
cinema o in dvd. Siamo appena partiti e, senza campagna pubblicitaria, prevediamo di arrivare per marzo a 100 mila utenti. Il 30% del nostro traffico arriva da Facebook, dunque grazie al passaparola virtuale, significa che le persone si segnalano movieforkids come strumento utile per orientarsi». Così Frankenweenie, il film in stop motion di Tim Burton, in cui la storia di Frankenstein viene cucita su un cane, è consigliato a bambini over 7 anni: violenza 2, paura 3, volgarità 1, sesso 0, fattore Artax 4, mentre un vecchio cartone animato come l’Uomo Tigre pur molto datato (è del 1969) viene considerato adatto a un pubblico di ragazzi over 12 perché realisticamente violento: violenza 4, paura 3, volgarità 1, sesso 1, fattore Artax 4.
Renato Franco @ErreEffe7 Oltre i 7 anni «Frankenweenie» di Tim Burton
Oltre i 12 anni Il cartoon dell’«Uomo Tigre»
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Spettacoli 55
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
La rassegna In cartellone l’esordio alla regia di Gordon-Levitt e la storia di Linda Lovelace
Sicurezza
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Eros e violenza, parola di Redford
Hollywood pone da sempre un dilemma: quanto è pericoloso nel cinema presentare film che hanno al centro pistole e fucili? Il problema va valutato senza preconcetti perché il pubblico vuole spettacoli violenti e questo aiuta a vendere biglietti
«Riflettiamo sull’uso delle armi nei film». Le scelte del Sundance
«Stoker» Nicole Kidman (45) e Mia Wasikowska (23) nel cupo noir del coreano Park Chan-wook
PARK CITY (Utah) — Immutabile e inconfondibile, Robert Redford presenta il Sundance Film Festival nell’antico Egyptian Theater arrampicato sulla salita innevata di Main Street. Al suo fianco John Cooper, direttore della manifestazione fondata da Redford nel 1980 e che si svolgerà sino al 27 gennaio. Si discute di armi, sesso, droghe, crimini razzisti, violenza endemica, commedie e documentari e di molte star, da Joseph Gordon-Levitt, al suo debutto nella regia e alla guida di Scarlett Johansson e Julianne Moore in una storia di ossessioni sessuali (Don Jon’s Addiction), a Daniel Radcliffe nella penna di Allen Ginsberg nel film Big Sur dal libro di Jack Kerouac, da Ashton Kutcher nei panni di Steve Jobs ad Amanda Seyfried per la ricostruzione della vita della pornostar Linda Lovelace, all’atteso documentario The world accor-
«Jobs» Ashton Kutcher (34 anni) è Steve Jobs nel film che ripercorre la vita del fondatore di Apple
ding to Dick Cheney... Il cartellone quest’anno è ricchissimo e molto acceso nei suoi temi: dal New York Times al Los Angeles Times tutti stilano elenchi dei nuovi registi che usciranno da questa edizione, delle prove già descritte come stupefacenti di alcuni attori, come Nicole Kidman al fianco di Mia Wasikowska nel cupo
La diva Nicole Kidman, con Mia Wasikowska, recita nel dramma «Stoker» diretto da Park Chan-wook dramma Stoker diretto dal coreano Park Chan-wook. Robert Redford non usa mezzi termini per tante scelte provocatorie e diatribe annunciate anche per diversi film gay/lesbo come quello diretto da Francesca Gregorini: Ema-
«Lovelace» Amanda Seyfried (27) è la pornostar nel film di Epstein e Friedman
nuel and the truth about Fishes che vanta nel cast nomi di punta oltre a Jessica Biel come Frances O’Connor e Alfred Molina. Francesca è la figlia di Barbara Bach, si considera italiana anche se è cresciuta cinematograficamente negli States. E c’è anche un film italiano scelto dal Sundance, diretto da Giorgio Diritti, Un giorno devi andare con Jasmine Trinca. L’indomito «Sundance Kid» Redford non usa mezze parole riferendosi alla polemica divampata in America per le riforme sull’uso di pistole e fucili proposte dal presidente Obama: «Hollywood pone da sempre un dilemma: quanto è pericoloso nel cinema presentare film che hanno al centro le armi da fuoco? Il problema ha molte facce che devono essere valutate senza preconcetti perché il pubblico vuole spettacoli violenti e le armi aiutano a vendere biglietti e ad alzare il box office. Di certo troverete al Sun-
dance spunti attualissimi, a cominciare dal documentario di Marta Cunningham Valentine Road, che racconta l’omicidio nel 2008 dello studente Larry King per mano del compagno Brandon McInerney». Spiega: «Chiuderemo questa edizione con il film Jobs, che propone il viaggio del titano della Apple e del suo amico Steve Wozniak impersonato da Josh Gad. Abbiamo deciso di aprire il Festival, invece, con un film che analizza i cambiamenti delle donne e di antiche tradizioni in Giordania, May in the summer diretto e interpretato da Cherien Dabis, ambientato ad Amman e che si avvale di una colonna sonora straordinaria del compositore italiano Carlo Siliotto, che nella scelta dei brani fonde perfettamente i temi di tradizioni, modernità e ricerca di identità nel Middle East».
Autore Robert Redford, 76 anni è il creatore del «Sundance», festival del cinema d’autore
Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bluesman Concerto il prossimo 12 luglio
Paura a «Zelig»: Bruno Arena in coma dopo lo show
Pino Daniele, ritorno in piazza a Napoli SVUOTA IL TUO ARMADIO «Ma niente nostalgia»
Insieme Bruno Arena, 56 anni (a destra nella foto) con Massimiliano Cavallari (49). Nel 1989 hanno dato vita al duo i Fichi d’India
MILANO — Aveva appena terminato il suo sketch, l’altra sera, durante le registrazioni di «Zelig» della puntata che sarebbe poi andata in onda lunedì. Tutto era andato bene, come sempre, per Bruno Arena, mentre era sul palco con Massimiliano Cavallari con cui dal 1989 forma il duo comico dei Fichi d’India. Poi, dietro le quinte, Arena ha accusato un malore. Subito soccorso, il comico è stato immediatamente trasportato all’ospedale San Raffaele di Milano dove gli è stata riscontrata un’importante emorragia cerebrale. Nella notte tra giovedì e venerdì è stato operato: l’intervento è riuscito. Attualmente l’attore è in rianimazione, in coma farmacologico e la sua prognosi resta riservata. Presto per sapere come si evolverà — e con quali strascichi — la situazione del comico: «Eravamo tendenzialmente pessimisti — ha spiegato Michele Mozzati, autore con Gino Vignali e Giancarlo Bozzo di "Zelig" —, ma i medici
ci hanno aperto qualche spazio di ottimismo. Bruno è una persona di grande semplicità. Si fa voler bene. È una delle persone con cui andiamo più d’accordo, ci dispiace tanto. Mi manca non poterlo sentire, ma sono convinto che si riprenderà». Sono stati tantissimi i messaggi d’affetto arrivati per Arena da personaggi noti e non sui social network. Su Facebook, il figlio del comico 56enne ha scritto: «Papà. Combatti ti prego. Non sono pronto, è troppo presto. Combatti...». Gli autori di «Zelig» e la produzione dello show hanno augurato all’attore una pronta guarigione: «Tutta la squadra di Canale 5 è vicina alla famiglia di Arena e manda un abbraccio e un in bocca al lupo a Bruno, sicuri di rivederlo presto sul palco». Lunedì lo show andrà in onda su Canale 5, ma ovviamente senza il numero comico dei Fichi d’India.
R. S. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROMOZIONE VALIDA FINO AL 2/3/2013
Malore Operato il comico dei Fichi d’India
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ROMA — Un nuovo capitolo di quel «neapolitan sound» che ha segnato un’epoca. Pino Daniele (57 anni, foto), dopo il bagno di folla nel 2008 per i 30 anni di carriera, torna in piazza del Plebiscito a Napoli, il 12 luglio con il concerto Napule è - Tutta n’ata storia, trasmesso in prima serata su una rete da definire (oggi al via la prevendita, che online è su www.Go2.it). Intanto quella festa per 20.000 è diventata un cd/dvd che uscirà martedì: nel cofanetto due brani inediti con Phil Palmer, i duetti con Giorgia, Irene Grandi e Avion Travel, immagini del dietro le quinte. E le tante osmosi musicali che si ripeteranno, con alcune novità, il 12 luglio: con Enzo Gragnaniello, Tullio De Piscopo, James Senese, Tony Esposito. «Artisti che partendo dal nostro patrimonio non hanno smesso di sperimentare. Non sarà un’operazione nostalgia», precisa Pino Daniele. Cappellino e giubbotto verde militare, schietto e in gran forma, uno dei «re» di Napoli confessa: «I duetti che mi allettano? Con Paoli, Battiato, Fossati, Guccini, Ligabue, Ramazzotti. Oggi alcuni fanno musica, altri rumore, ma ci sono esperimenti nuovi che vale la pena ascoltare, Raiz, Antonio Onorato». Il rap? «Ricorderei solo i primi quattro versi. Io sono un istintivo, creo di pancia». Sanremo? «Finora non mi hanno invitato. Prendiamolo per quello che è: un palinsesto tv». I talent show?
«Puntano tutto sulla prestazione tecnica. Adesso a decidere sono i sondaggi radiofonici. Mai sarei capace di fare il giudice. Quei ragazzi vengono mortificati. Da chi, poi...». Le elezioni: «Bisogna ripartire dai valori, mi benderò gli occhi». Se un politico, com’è successo alla Nannini, volesse appropriarsi di una sua canzone? «Dipende da chi la richiede». «Maroni?», urlano in sala. «È un bluesman, è vero,
Disco e festival Cd e dvd per i 30 anni di carriera. «Sanremo? Prendiamolo per quello che è: un palinsesto tv» ma gliela comporrei in napoletano!». In un libro si sostiene che al posto di Pino ci sia un sosia: «Lavoro come un matto — rilancia — e con Gianluca Podio stiamo pianificando un live con pezzi storici strumentali e nuove canzoni. Chissà, scriverò pure la mia autobiografia».
Laura Martellini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Sport
il sondaggio Lance Armstrong ha confessato d’aver fatto uso di doping ma ha respinto molte altre accuse mossegli dall’Usada (l’Agenzia antidoping Usa). Secondo voi il texano è stato sincero (A) o no (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita
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Serie B, 8 minuti di Varese-Grosseto Oggi, ore 14.30, si giocano gli ultimi 8’ di Varese-Grosseto, sospesa per neve sul 3-0. Cl.: Sassuolo 51; Livorno 47; Verona 43; Empoli (-1) 33; Modena (-2) 32; Brescia 31; Varese (-1), J. Stabia, Padova (-2) e Cittadella 30; Spezia e Ascoli (-1) 28; Ternana 25; Bari (-7) 24; Novara (-2), Reggina (-3), Crotone (-2) e Lanciano 22; Cesena 21; Vicenza 19; Pro Vercelli 15; Grosseto (-6) 11.
L’ammissione Intervistato da Oprah Winfrey, il texano rivela le sue colpe: «Il doping per noi faceva parte del lavoro, come l’aria nelle gomme o l’acqua nelle borracce»
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Batti la malattia, vinci il Tour per sette volte, hai un matrimonio felice, hai dei bambini. Voglio dire, questa è una storia mitica e perfetta. Ma non era vera. Avevo il controllo di tutto. Adesso non ce l’ho più
Quando i suoi nipotini gli chiederanno chi era davvero Lance Armstrong, lui forse gli mostrerà la rabbiosa cavalcata mondiale sotto il diluvio di Oslo. O la testa pelata di un lottatore, pronto a battere il cancro. O magari le imprese a Sestriere, Hautacam, sull’Alpe d’Huez, assieme ai sette podi in maglia gialla, con l’Arco di Trionfo come sfondo. Ma niente racconta Lance Armstrong meglio della prima intervista rilasciata dopo la radiazione e l’annullamento dei suoi risultati dal 1999 al 2010. Siamo solo al primo atto, nella notte è andato in scena il secondo: Oprah Winfrey, l’intervistatrice più importante degli Stati Uniti ha studiato bene la parte. Il risultato per molti è stato deludente. Ma ogni elemento serve a capire chi è questo Armstrong: freddo, calcolatore, contraddittorio, ipocrita, arrogante, omertoso. In
Segreti e bugie una parola sola: cinico. Talmente cinico che se non crea empatia con il pubblico (e non cerca di farlo) difficilmente scatena sentimenti di disprezzo o di odio nei suoi confronti: come quando vinceva il Tour, senza dare mai agli altri qualcosa in più di se stesso. Oprah non è una giornalista specializzata, ma non si può dire che inizi la sua intervista in modo accomodante: «Hai mai preso sostanze proibite per migliorare le tue prestazioni? Sì. Tra queste c’era l’Epo? Sì. Hai mai fatto trasfusioni? Sì. Hai mai usato altre sostanze proibite come testosterone, cortisone, ormone della crescita? Sì. In tutte le tue sette vittorie al Tour ti sei dopato? Sì». L’avvio è promettente, ma tutto il resto dell’intervista è soprattutto una discesa fatta di omissioni, giustificazioni e bugie. «Era umanamente possibile vincere il Tour sette volte senza doping? Non credo per la mia generazione: non ho inventato la cultura del doping, ma non ho provato a fermarla. Mi dispiace». In effetti non era un’impresa semplice. Sia perché «al Tour su duecento corridori ce ne saranno stati cinque puliti, degli eroi». Sia perché la storia del sopravvissuto in maglia gialla è stata montata da tutti «ed è stata perfetta per così a lungo. Batti la malattia, vinci il Tour per sette volte, hai un matrimonio felice, hai dei bambini. Voglio dire, questa è una storia mitica e perfetta. Ma non era vera. Avevo il con-
Armstrong confessa ma non sembra pentito «Mi sono dopato in tutti e 7 i Tour vinti però lo facevano tutti: una battaglia tra pari» trollo di tutto. Adesso non ce l’ho più. E in tutta la mia vita era successo solo con il cancro». Armstrong è chiaramente provato dalla situazione, ma non sembra esattamente un uomo pentito: «Se non fossi tornato a correre nel 2009 adesso non saremmo qui. Floyd Landis si è arrabbiato per il mio rientro e ha cominciato a raccontare tutto. Se sono pentito di essere tornato a correre dopo essermi ritirato
nel 2005? Sì. Lo sono». Insomma come per tanti suoi illustri predecessori il fatto più grave non è imbrogliare, ma venire beccati. Se qualcuno farà una fiction su Lance, una delle scene madri, per quanto grottesca, potrebbe essere quella del dizionario: «In quel tempo non mi sentivo un truffatore. Ho cominciato a sentir dire che ero un drogato, che baravo. Allora ho controllato la definizione di cheat (barare ndr)
e il vocabolario dice che è qualcuno che si avvantaggia su un rivale con un metodo scorretto di cui altri non possono disporre. Io la vedo diversamente: credo che fosse una battaglia tra pari». E Armstrong quindi era il primus inter pares? Nella sua visione distorta sì. L’unica benzina che il texano aveva più degli altri gli arrivava dalla sua storia: l’infanzia travagliata, il padre che non lo riconosce, il patrigno che
Hanno detto Thomas Bach candidato alla presidenza del Cio
Filippo Simeoni avversario di Lance Armstrong
Eddie Merckx 5 Tour de France e 5 Giri d’Italia
❜❜ Se Armstrong
❜❜ ❜❜ Mi ha danneggiato È troppo facile e
ha intenzione di riguadagnare credibilità deve dire tutto fino in fondo
a tutti i livelli, mi ha umiliato: non so se potrei accettare le sue scuse
ipocrita confessare adesso, quello che ha fatto è uno scandalo per tutti
lo picchia, la madre che fa mille lavori per consentirgli di praticare sport. E poi la malattia del 1996. «Prima ero un concorrente che non si tirava indietro, ma il cancro mi ha trasformato in un vero combattente e io ho portato questa filosofia nel ciclismo. Ero disposto a fare ogni cosa per vincere. Certo, mi dopavo anche prima ma non ero così prepotente. Non sono sicuro che sia un discorso accettabile, ma il doping per noi era come mettere l’aria nelle gomme o l’acqua nelle borracce. Si trattava di qualcosa che faceva parte del lavoro». Ma in tutto questo, chiede Oprah, quando vincevi eri felice? La risposta, dopo che l’inchiesta dell’Usada ha svelato il «sistema Armstrong» è inquietante: «C’era più felicità nel processo che portava alla vittoria, nella preparazione, nella messa a punto dell’operazione. La vittoria in sé era quasi scontata. La cosa che fa impressione riguardo ai sette Tour è che io sapevo già che avrei vinto». Un po’ strana per essere una «battaglia tra pari». O no?
Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA
Giallo Lance Armstrong, sette Tour de France vinti, sette Tour de France cancellati (Epa)
Sport 57
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Sui kart vince Alonso
Tennis, avanzano Errani e Vinci
Basket, Petrucci all’Osservatorio
Ferrari batte Ducati nella gara tra kart sul laghetto ghiacciato di Madonna di Campiglio che chiude l’evento Wrooom. Fernando Alonso si è imposto su Giancarlo Fisichella e Felipe Massa. Primo dei motociclisti Andrea Dovizioso, davanti a Nicky Hayden.
Avanzano senza problemi nel doppio femminile degli Open d’Australia le azzurre Sara Errani e Roberta Vinci (6-2 6-0 a Craybas-Scheepers). Nel singolare femminile ha stupito la facilità con la quale la Sharapova ha spazzato via Venus Williams (6-1, 6-4). Nel tabellone maschile vincono tutti i favoriti.
La prefettura di Roma vieta la trasferta dei tifosi di Pesaro (dopo che per 4 volte erano stati bloccati i tifosi di Cantù) e il presidente della Federbasket Gianni Petrucci interviene: lunedì incontrerà Pasquale Ciullo, presidente dell’Osservatorio per le manifestazioni sportive. «Il pubblico del basket è corretto e i numeri sono diversi da quelli del calcio».
Serie A 21ª giornata
Misteri Alcune verità non dette
La Juve si sente assediata E riprova la vigilia silenziosa
I punti oscuri di una corsa a tappe senza traguardo Il primo atto della confessione del cowboy con la passione per le vittorie facili non è piaciuto a nessuno, o quasi. Solo ad Aigle, sede in Svizzera dell’Unione ciclistica internazionale, sono soddisfatti: «Perché Armstrong ha confermato che non ci furono né collusione né complotto tra lui e l’Uci. Non ci sono stati controlli positivi camuffati e le sue donazioni erano destinate a sostenere la lotta al doping. E l’americano ha anche detto che oggi il ciclismo è uno sport completamente differente da quello di dieci anni fa». Per il grande accusatore Travis Tygart, il capo dell’agenzia antidoping americana che ha incastrato Armstrong, quello di ieri è stato «un primo passo verso la giusta direzione. Finalmente Armstrong ha ammesso che la sua carriera si è basata su menzogne e doping. Se è sincero nel suo desiderio di rettificare gli errori del passato, testimonierà sotto giuramento e racconterà completamente il suo doping». Per la serie: grazie Lance, apprezziamo lo sforzo, ma puoi (e devi) fare molto di più. Perché tra cose non dette, risposte evasive e menzogne rivestite a nuovo, il caso Armstrong è tutto ancora da sviscerare. E chi meglio del diretto interessato, in cambio di una squalifica più mite e di un carcere evitato, può aiutare a fare chiarezza? Il sistema creato da Armstrong («che non era aggressiLe contraddizioni vo, anzi, e non era certo come quello dei Paesi dell’Europa Doping libera scelta dell’Est negli anni 80....») si appoggiava su due pilastri: e il ruolo di Ferrari quello tecnico manageriale, rappresentato dal belga Johan Per i compagni chi non si dopava era minacciato Bruyneel, e quello medico, incarnato dal dottor Mito, alias di licenziamento. Schumi, alias Testarossa, MiArmstrong nega e chele Ferrari. «Ci sono persodifende il dottor Ferrari: ne in questa storia — ha detto «Brava persona» ieri Lance in riferimento al sotto inchiesta a PadoLa positività nascosta dottore va — che hanno fatto degli ere le donazioni all’Uci rori ma non sono dei mostri. Io vedevo Ferrari come una brava persona e lo penso ancoIl capo del laboratorio ra». Ma era lui il capo e l’artefidi Losanna conferma ce del programma di doping l’incontro successivo come testimoniano gli ex alla positività del 2001. compagni pentiti? «No. Ma a Lance nega e parla di donazioni disinteressate me non piace parlare di altra gente...» taglia corto il texano dagli occhi di ghiaccio. Il «ritorno pulito» Armstrong non era molto amato dai compagni. Che hane i valori sospetti no ricambiato raccontando tutto sotto giuramento. ChriArmstrong dice che stian Vande Velde ha parlato al suo rientro nel 2009 di minacce di licenziamento era pulito, ma l’Usada per chi rifiutava il programsostiene che i dati del passaporto biologico ma di doping. Lance smentisce, senza essere convincente: erano più che sospetti «Ero il leader e davo l’esempio. Ma non c’è mai stato un ordine diretto, eravamo tutti uomini e facevamo le nostre scelte. C’erano compagni di squadra che non si dopavano». Che però guarda caso non correvano mai il Tour con il boss: «C’era un livello di competitività da soddisfare. Volevamo ragazzi che fossero in grado di gareggiare a un certo livello. L’unica cosa che ci interessava era quella ma non è mai successo che io spingessi qualcuno a doparsi». La contraddizione anche in questo caso sembra evidente, ma qualche ammissione Armstrong la fa comunque: la positività a un corticoide durante il primo dei suoi Tour trionfali (1999) fu effettivamente cancellata grazie a un certificato medico comparso successivamente. Con l’Uci e i francesi osservatori distratti. L’episodio era stato raccontato agli investigatori dalla massaggiatrice irlandese Emma O’Reilly, vittima per anni delle minacce di Armstrong e soci: «Con lei mi devo scusare, l’abbiamo travolta e maltrattata. Ci sono persone con cui mi dovrò scusare per il resto della mia vita...». Il caso più scottante è quello riguardante un’altra presunta positività finita nel cestino, quella all’Epo al Giro di Svizzera 2001. E soprattutto le «donazioni» successive (per un totale di 125mila dollari) fatte da Armstrong all’Uci: «È una storia falsa, Non ci fu alcun meeting segreto con il responsabile del laboratorio (che ha confermato l’incontro ndr) e l’Uci, di cui non sono un fan, non ha fatto sparire quel test. Le donazioni? Non erano un modo per ricambiare l’aiuto ricevuto. Mi avevano detto che non avevano molti soldi per la lotta al doping. Io li avevo e mi chiesero una donazione. Ma senza nulla in cambio...». Anche se poi il generoso Armstrong è tornato a gareggiare nel 2009 (terzo al Tour) e nel 2010. «In quegli anni non ero dopato, l’ultima volta fu nel 2005». Anche qui i documenti e i dati in possesso dell’agenzia antidoping americano (in questo caso del passaporto biologico, con alcuni valori ritenuti più che sospetti) raccontano un’altra verità. Quella di un dopato che l’ha sempre fatta franca. E ora è costretto a reinventarsi una nuova corsa a tappe, senza sapere qual è il traguardo.
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Con l’Udinese Fuori Pirlo, Marchisio e Quagliarella, serve la prima vittoria del 2013
Sentenza Napoli, mercato: Conte irritato. O scaramantico
Classifica JUVENTUS NAPOLI LAZIO INTER FIORENTINA ROMA MILAN UDINESE PARMA CATANIA
45 42 42 38 35 32 31 30 30 29
CHIEVO 24 TORINO (-1) 23 ATALANTA (-2) 22 BOLOGNA 21 SAMPDORIA (-1) 21 PESCARA 20 CAGLIARI 19 GENOA 17 PALERMO 15 SIENA (-6) 11
Palermo
Lazio
3-4-1-2 1 Ujkani 6 Muñoz 3 Aronica 25 Von Bergen 89 Morganella 14 Anselmo 28 Kurtic 8 Dossena 27 Ilicic 9 Dybala 10 Miccoli
3-5-1-1 22 Marchetti 20 Biava 3 Dias 26 Radu 39 Cavanda 8 Hernanes 24 Ledesma 6 Mauri 19 Lulic 87 Candreva 99 Floccari
Arbitro: ROCCHI di Firenze Tv: ore 18 Sky Supercalcio, Sky Calcio 1, Premium Calcio
Juventus
Udinese
3-5-2 1 Buffon 15 Barzagli 19 Bonucci 4 Caceres 26 Lichtsteiner 23 Vidal 39 Marrone 6 Pogba 20 Padoin 9 Vucinic 12 Giovinco
3-5-2 25 Padelli 75 Heurtaux 5 Danilo 11 Domizzi 8 Basta 3 Allan 66 Pinzi 21 Lazzari 26 Pasquale 24 Muriel 10 Di Natale
Arbitro: BANTI di Livorno Tv: ore 20.45 Sky Sport 1, Sky Supercalcio, Sky Calcio 1, Premium Calcio
Il silenzio ha almeno tre padri. La decisione della Juventus, o di Antonio Conte, o di entrambi, di rispolverare la vigilia (con l’Udinese in questo caso) a bocca chiusa è arrivata nello stesso venerdì in cui il Napoli ha beneficiato di un’assoluzione di massa, tipo miracolo di San Gennaro, che ha portato a 7 i punti rosicchiati a Madama in due settimane. Ora la squadra di Mazzarri è a -3, come la Lazio, martedì sera avversaria di Coppa Italia a Torino. Una muta protesta per la diversità di trattamento? I tifosi si sono scatenati, il (mini) complotto è stato adombrato. Ma per la Juve e per Conte il discorso è diverso: dopo essersi battuti contro l’omessa denuncia e la responsabilità oggettiva rimangono coerenti. Piuttosto è il «diverso giudicare» (che investe anche squadre come Torino e Sampdoria) che lascia perplessi in corso Galileo Ferraris. Detto questo, la sfida tra Juve e Napoli, dopo un periodo di oblio, è tornata in prima serata. Un’altra teoria su questo silenzio, che a Napoli troverebbero più pertinente, riguarda la scaramanzia. Il periodo di spolvero bianconero, tra novembre e dicembre è coinciso con il sipario quasi sempre abbassato. Angelo Alessio, con Conte nel box, si manifestava solo per la Champions. L’allenatore salentino ha sempre negato di credere a gatti neri, calzini spaiati, fedeltà ai varchi autostradali (specialità di Liedholm). La terza ipotesi è legata al fastidio di Conte per le domande sul mercato, in questi giorni predominante. Comunque sia, Madama ha dilapidato il suo vantaggio e si sente assediata. Juventus-Udinese è una partita fragorosa dentro e ovattata fuori. Per il silenzio che l’ha inghiottita e per la neve che i metereologi prevedono abbondante (10/15 centimetri), dal tardo pomeriggio,
ROMA — (a. ar.) Entrambe, Lazio e Palermo, hanno fame di punti, cambiano però le esigenze nella partita del Barbera: senza Klose, nemmeno convocato, i biancocelesti di Petkovic cercano di allungare a 15 partite la striscia positiva per restare nella scia della Juve e dare una spallata al Napoli appena rientrato in ballo per lo scudetto dopo la cancellazione del -2: «Vinciamo ancora e speriamo che le altre facciano un passo falso», spiega il tecnico della Lazio. Per il Palermo, che ritrova Miccoli e Ilicic, i punti sono invece come il pane, sono necessari per la sopravvivenza in serie A e per salvare Gasperini, sempre più in bilico sulla panchina e col fantasma di Reja che gli aleggia sulla testa. «Vinciamo per la salvezza». Di squadra e tecnico.
sullo Juventus Stadium. Come un anno fa. Allora le serpentine sistemate sotto il prato del nuovo impianto fecero il loro lavoro e il terreno non diede problemi. Si comportò bene anche Madama che si impose 2-1 con doppietta di Alessandro Matri, allora leader indiscusso dell’attacco bianconero. Ora, dopo una sconfitta e un pareggio, seppur diversi nello svolgimento, è in ballo la prima vittoria in campionato del 2013. La Juventus di Conte non ha mai vissuto tre partite senza successi. La Juventus di Conte non ha mai vissuto un periodo così, con alcuni infortunati di lungo corso (Chiellini, Pepe, Bendtner) e con molti acciaccati dell’ultima ora (Pirlo, Marchisio, Vidal, Peluso, Quagliarella). E Vucinic ha sempre il suo problema al tendine. Se non è ancora emergenza-risultati è sicuramente emergenza-infermeria: Pirlo, Marchisio, dato per ristabilito, e Quagliarella non sono stati convocati, Vidal sì, ma non sta bene, come Peluso (febbricitante, ieri non si è allenato). Conte ha portato con sé nel ritiro fuori porta 23 giocatori, 5 provengono dalla Primavera. La caratteristica genetica della Juve Rinata è stata sempre quella di saper reagire a momenti negativi, sia all’interno di una partita, sia nel corso del campionato. Però non era mai accaduto che si trovasse con tre giocatori importanti come Chiellini, Marchisio e Pirlo fuorigioco. Andrea Agnelli, uscendo dall’assemblea di Lega, ha dettato la linea: «Questa partita è importante e quindi da vincere. Vanno in campo quasi tutti campioni di Italia in ogni caso tutti hanno lo scudetto sul petto». Il momento è catartico. Ma forse, quella dell’assedio è la sensazione che Madama preferisce.
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Roberto Perrone
Emergenza Antonio Conte alle prese con il problema infortuni (Ansa)
L’altro anticipo
Lazio a Palermo, Klose k.o. Petkovic: «Voglio i 3 punti»
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Mercato, il Milan mette sotto contratto Previti jr
Kakà verso il rossonero, anche il Real dà l’ok Galliani: «Però dobbiamo essere bravi in tre» MILANO — Il Real Madrid ha dato l’ok a trattare la cessione di Kakà al Milan. Florentino Perez ascolterà la proposta che Adriano Galliani porterà martedì prossimo in Spagna: l’ad rossonero presenterà ai vertici delle merengues un’offerta per un prestito di 30 mesi. Ovvero fino alla scadenza del contratto del brasiliano con il Real Madrid. Ieri era stata studiata anche la possibilità della rescissione del contratto fra l’ex Pallone d’oro e le merengues ma poi i due club hanno trovato un’intesa con la formula del prestito (che consente al Real di non avere a bilancio una minusvalenza). Il problema risiede piuttosto nell’ingaggio che l’ex 22 rossonero chiede. A Madrid ha uno stipendio principesco e finora l’esoso papà Bosco nonostante le sbandierate buone intenzioni del figlio («mi adeguo a ogni soluzione») non ha abbassato le pretese. Kakà vorrebbe
una buonuscita di 9-10 milioni per togliere il disturbo e per integrare quanto prospettatogli dal Milan (contratto di 4 anni a 3,5 milioni di euro netti, papà Bosco al Milan ne chiede 4,5). «Ho parlato con il presidente Berlusconi ieri e l’altro ieri» ha spiegato Galliani. «Su Kakà dobbiamo essere bravi in tre: facciamo fatica a far quadrare i numeri ma se si riesce a essere bravi, fantasiosi e pronti ai sacrifici si farà». Su Mario Balotelli il vice-presidente milanista è pessimista: «L’operazione è assolutamente impossibile, non c’è nessuna trattativa in corso. Il Manchester City ha fatto una richiesta molto alta per il cartellino e siamo scappati via». Ma Supermario piace e si proverà fino al 31 ad averlo con la formula del prestito oneroso (costruendo il tesoretto aspettando rilanci dello Zenit per Abate, del Santos per Robinho). Curiosità: è stato
tesserato Umberto Previti, figlio di Cesare, portiere classe 1990, reduce dalla risoluzione con il Milazzo. Il Milan ha depositato giovedì il suo contratto in Lega: verrà girato in prestito al Pavia. Capitolo Sneijder: scintille al Galatasaray per lui. Terim, stanco dell’atteggiamento dell’olandese, vorrebbe cambiare obiettivo. Il presidente lo ha redarguito: «Terim è la storia del Galatasaray, un mito per questo club ma si ricordi che è soprattutto un dipendente». L’oranje ai giornalisti turchi appostati sotto le finestre che gli chiedevano se fosse vicino al Galatasaray ha replicato: «Sono vicino a casa mia». Yolanthe ha aggiunto: «Istanbul o Inghilterra, quello che posso dire è che se bisogna andar via seguirò mio marito e andremo via». Llorente sarà un giocatore della Juve dal prossimo luglio: pronto il contratto fino al 2017. Viviano, il portiere-tifoso viola, tra lunedì e martedì andrà al Bologna.
Monica Colombo Revival Kakà nei piani del Milan (Reuters)
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
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Sport 59
Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Elezioni Confermato il n. 1; esclusioni pesanti dal Consiglio
L’organigramma
Beretta presidente La Juve non ci sta e la Lega si spacca
Presidente Maurizio Beretta Vice-presidente Adriano Galliani (Milan) Consiglieri federali Claudio Lotito (Lazio) e Antonio Pulvirenti (Catania) Consiglieri di Lega Cairo (Torino), Cellino (Cagliari), Ghirardi (Parma), Guaraldi (Bologna), Percassi (Atalanta), De Laurentiis (Napoli), Pozzo (Udinese), Preziosi (Genoa) e Lo Monaco (Palermo)
Agnelli: «Resta fuori il 70% del calcio»
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Rompere i telecomandi e governare per riformare
di DANIELE DALLERA
G
ià l’idea, quella di tentare di rieleggere un presidente dimissionario, motivava la depressione: non ci si voleva credere. Invece l’idea è diventata realtà, si è passati dal pensiero (debole) all’azione, quella di confermare Maurizio Beretta al governo della Lega di serie A. Nessun pregiudizio nei confronti di Beretta, uomo e dirigente che va rispettato, ma è evidente che la sua volontà di dimettersi era talmente forte che ci ha messo tre secondi a cambiare idea accettando la generosa rielezione, «lavorata» giorno dopo giorno da Lotito, al quale bisogna riconoscere una tenacia che altri presidenti invece non hanno. Nel consiglio di Lega battezzato ieri entra come vicepresidente Adriano Galliani, dirigente capace che in passato ha a lungo governato, e bene, la Lega: ma nasce l’impressione che sia stato fin troppo tiepido nella sua volontà di cambiare, sponsorizzando Ezio Simonelli, candidato «bruciato» insieme con Andrea Abodi. Più coerenti Agnelli, Moratti, Della Valle e Baldini (Juve, Inter, Fiorentina e Roma) che in questo consiglio di Lega non si sono accomodati dimostrando che loro sì volevano, nei fatti e negli uomini, il rinnovamento. Difficile, soprattutto dopo questa rielezione, che Beretta abbia la forza di strappare a Lotito il telecomando della Lega, magari adesso condiviso con Galliani. E sì che il calcio ha bisogno assoluto di riforme, a cominciare da questa serie A, obesa di interessi, egoismi e... di squadre. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Dimissionario a marzo 2011, poi dimissionario dalle dimissioni, Maurizio Beretta è stato rieletto alla guida della Lega di serie A per il prossimo quadriennio. Che sarebbe finita così, lo si era capito già venerdì scorso, quando avevano ritirato la loro candidatura Andrea Abodi e Ezio Simonelli e non c’era più spazio per un cambiamento profondo. Cinque club hanno cambiato idea nelle ultime ore (Bologna, Palermo, Atalanta, Napoli e Udinese) e Beretta ha avuto il via libera definitivo alla seconda votazione, quando ha ottenuto i 14 voti del quorum, alla guida di una lista, che ha votato anche i due consiglieri federali (Lotito e Pulvirenti), il vicepresidente Galliani e i nove consiglieri di Lega: Cairo, Cellino, Ghirardi, Guaraldi, Percassi, De Laurentiis, Pozzo, Preziosi e Lo Monaco. Nella precedente votazione, era stato invalidato un voto per Beretta, per una scheda giudicata nulla (un messaggio, per ottenere qualcosa in più) ed è stato necessario rivotare. Preziosi non risulta eleggibile, perché ha avuto cinque anni di squalifica, in base all’art. 29 dello statuto: «Possono essere eletti o nominati alle cariche previste dal presente Statuto e dalle norme da questo richiamate i cittadini che non siano stati colpiti
Confermato Maurizio Beretta presidente della Lega di A (Ansa)
negli ultimi dieci anni da provvedimenti disciplinari sportivi definitivi per inibizione o squalifica complessivamente superiore ad un anno, da parte della federazione». Restano fuori dal governo della Lega i rappresentanti di Juve, Inter, Roma, Fiorentina, Sampdoria e Chievo, che hanno votato scheda bianca (2) o schena nulla (4). Beretta ha spiegato: «Ha prevalso la necessità di arrivare con un assetto perfezionato all’appuntamento con l’insediamento del Consiglio Figc. È stato fatto un eserci-
zio di democrazia ma tutto sarà nell’interesse di tutte le 20 società di A». E ha annunciato un programma di grandi riforme. Le sei società che non hanno votato per Beretta hanno voluto ribadire il no a una soluzione che giudicano inadeguata alle necessità di rinnovamento della Lega. Ha detto il presidente della Juve, Andrea Agnelli: «È una buona notizia che la Lega sia riuscita a darsi un governo. La cattiva notizia è che questo governo rappresenta il 30% del calcio italiano e avrà difficoltà nel rappresentarlo total-
mente. Abbiamo un esordio assoluto del presidente Pulvirenti in Consiglio federale, ruolo delicato perché tocca tutte le normative del calcio professionistico. La Juve è fuori, perché è rimasta fuori dalle dinamiche in cui si è costruito questo governo della Lega. Dinamiche che sono state figlie di un continuo mercanteggiare. La Juve non ci sta e non ritiene corretto che nella formazione del governo del calcio si cambino poltrone per arrivare al consenso. Arrabbiato? No, sono realista. Questa è la conclusione che si poteva attendere. Sono curioso di vedere come andrà con la presidenza Beretta che è stata part-time fino ad oggi e continuerà ad esserlo, a meno che Beretta non ci smentisca. Dovrà dimostrare tutta la sua capacità, per realizzare ciò che non siamo stati in grado di fare negli ultimi mesi. Calcio vecchio? No, è figlio delle dinamiche tipiche del nostro Paese. La Juve non ci sta, io non ci sto». Adesso la battaglia si sposta in federazione. Corrono in tre per due posti da vicepresidente della Figc: Albertini (calciatori), Lotito (Lega di A) e Tavecchio (dilettanti e già vicario nel precedente quadriennio). La battaglia inizia martedì.
Sci
Janka record una scheggia a 160 km all’ora DAL NOSTRO INVIATO
WENGEN — A 158,8 chilometri all’ora sugli sci. È il nuovo record di velocità in una gara della Coppa del Mondo, non poteva che essere stabilito a Wengen e l’ha ottenuto lo svizzero Carlo Janka nella discesa della supercombinata, dove al termine dello slalom è giunto 3˚ alle spalle del francese Pinturault e del croato Kostelic. Wengen, la pista più lunga e quella che consente di spingere al massimo: oggi si replica nella discesa «vera», da 4.400 metri contro i 3.078 previsti per la «kombi» (tv ore 12.05, Raisport1 e Eurosport), ma intanto Janka — olimpionico e iridato, vincitore della Coppa del Mondo assoluta 2010 — si gusta il primato. Il ragazzo taciturno dei Grigioni lo ha tolto a un
158,8 km/h è la velocità di punta toccata ieri da Janka (foto). Il record precedente apparteneva all’azzurro Thanei: 156,9 km/h
Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il torneo Sedici squadre al via, si comincia oggi a Johannesburg con il Sudafrica che sfida la piccolissima Capo Verde
Stelle e sconosciuti, l’Africa gioca a pallone Vuvuzela, stregoni e colpi di classe La Costa d’Avorio è la favorita Data spostata
Coppa Italia Inter-Roma il 17 aprile MILANO — RomaCagliari, partita della 4ª giornata di ritorno del campionato, si giocherà venerdì 1˚ febbraio (ore 20.45), secondo quanto stabilito in partenza dal calendario. Questa soluzione comporta lo slittamento al 17 aprile di Inter-Roma, ritorno della semifinale di Coppa Italia, inizialmente programmata per il 30 gennaio (l’andata si gioca mercoledì 23 gennaio). La Roma non avrebbe potuto giocare mercoledì 30 gennaio e venerdì 1˚ febbraio (l’Olimpico sarà occupato sabato 2 febbraio e domenica 3 per Italia-Francia di rugby, prima partita del Sei nazioni in programma il 3 febbraio); il Cagliari si era opposto allo spostamento della partita di campionato a mercoledì 27 febbraio, minacciando di non giocare, dopo il caos dell’andata (con 3-0 a tavolino per la Roma).
Non è bella come un Mondiale, né organizzata come un Europeo, ma la Coppa d’Africa, arrivata alla ventinovesima edizione, colpisce sempre nel segno. Fascino e un po’ di mistero, la miscela che funziona. E giocatori di ogni tipo: accanto alla stella Drogba, il più ricco e famoso del torneo, ci sono ragazzi sconosciuti che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e vanno a caccia di una speranza, di un domani diverso e migliore. Il Mondiale dell’Africa è un torneo fisico e poco tattico, legato agli umori di allenatori un po’ stregoni e alle condizioni ambientali del momento. Forse è per tutti questi motivi che sfugge a qualsiasi previsione. Anche stavolta la squadra da battere è la Costa d’Avorio, quella di Drogba e dei fratelli Touré, bella, forte, ma eterna incompiuta. Nelle ultime cinque edizioni in cui partiva da favorita ha raccolto soltanto due finali, l’ultima, l’anno scorso, persa ai rigori in Gabon contro il sorprendente Zambia. Gli Elefanti, che non vincono dal ’92, stavolta ci riprovano e la sensazione è che sia l’ultima volta (buona) per centrare l’impresa visto che i suoi campioni invecchiano. Drogba non sarà più una forza della natura, ma in Cina non si è impigrito e Yaya Touré, fondamentale nel centrocampo del Manchester City, è stato eletto negli ultimi due anni miglior giocatore africano. Soltanto lo svolgimento del
Il programma Sedici squadre al via nella 29ª edizione della Coppa d’Africa che parte oggi in Sudafrica (finale il 10/2). Questo il programma della 1ª giornata Gruppo A oggi (Johannesburg) V ore 17 Sudafrica-Capo Verde V ore 20 Angola-Marocco Gruppo B domani (P. Elizabeth) V ore 16 Ghana-Congo V ore 19 Mali-Niger Gruppo C 21/1 (Nelspruit) V ore 16 Zambia-Etiopia V ore 19 Nigeria-Burkina Faso Gruppo D 22/1 (Rustenburg) V ore 16 Costa d’Avorio-Togo V ore 19 Tunisia-Algeria Così in tv Le partite della Coppa d’Africa vengono trasmesse in diretta da Eurosport
Allenamento I giocatori di Capo Verde, illustri sconosciuti, hanno eliminato il Camerun (Ap)
torneo, che comincerà oggi e terminerà il 10 febbraio con la finale in programma a Johannesburg, dirà chi potrà contrastare la squadra allenata da Sabri Lamouchi, centrocampista che ricordiamo in Italia con la maglia del Parma e dell’Inter. Forse il Ghana, anche senza Boateng, Muntari e André Ayew, considerato l’attaccante di maggior talento. Magari la Nigeria, che aveva fallito la qualificazione in Gabon e torna dopo aver rinnovato e ringiovanito la squadra fondata su Obi Mikel, centrocampista del Chelsea. Occhio a Marocco (con Benatia dell’Udinese) e Algeria. Nel Togo ci sarà Adebayor, che torna dopo il dramma del 2010 quando due membri dello staff furono uccisi e due giocatori feriti gravemente in un agguato al pullman che
portava la squadra in Angola. Lo Zambia non sembra in grado di ripetersi, ma è un tosto e orgoglioso. L’Etiopia riassapora la Coppa d’Africa dopo trent’anni, mentre Capo Verde (appena 500 mila abitanti), che ha eliminato il Camerun di Eto’o, vi partecipa per la prima volta grazie alle diavolerie del suo tecnico, Antunes. Il Mourinho del piccolo arcipelago, allenatore per caso, che sbarca il lunario facendo il controllore di volo. Chissà con che stato d’animo gioche-
L’occasione Per Drogba e i fratelli Touré è forse l’ultima occasione. La finale il 10 febbraio
ranno i ragazzi del Mali. Un discorso a parte lo merita il Sudafrica, che organizza la competizione in un primo tempo assegnata alla Libia di Gheddafi. Il calcio, dopo il fallimento al Mondiale, riparte. Una seconda possibilità. C’è molta attesa per i Bafana Bafana, squadra giovane, accompagnata dalla diffidenza della sua gente. Dopo il 2010 gli stadi sono rimasti perlopiù vuoti, quello di Città del Capo ha addirittura chiuso e il Soccer City, che doveva illuminare Soweto, viene riempito di rado. Però oggi comincia una nuova storia. Sedici squadre divise in 4 gironi. Si comincia con Sudafrica-Capo Verde. Venti giorni di calcio diverso al ritmo delle maledette vuvuzela.
Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA
azzurro, Stefan Thanei, che 8 anni fa, sempre qui, era arrivato a 156,9 km/h. Possibile che stamane il limite sia ritoccato, di nuovo nel passaggio dell’Haneggschuss? Dipenderà anche dalla visibilità, il meteo dice che la condizioni non saranno pari a quelle (splendide) di ieri. A ogni modo, c’è anche un altro record che da tempo attende di essere migliorato: non è quello della velocità di punta, ma quello dell’uomo più rapido a completare una delle classiche del circo bianco. Si ritorna in Italia: nessuno, infatti, ha ancora cancellato il 2’24’’23 di Kristian Ghedina, ultimo italiano a vincere a Wengen e ora consulente (elogiato dal «capo») di Ivica Kostelic per superG e discesa. Difficile fare pronostici per la gara di oggi, ma l’Italia — che guarda pure alle velociste, impegnate a Cortina (tv ore 10, Raisport1 e Eurosport) — ha di che confortarsi. Christof Innerhofer, infatti, ieri è stato il migliore nella discesa e ha retto nello slalom a dispetto dello scarso allenamento tra i paletti: ha così chiuso 5˚, piazzamento che illumina nell’ottica dei Mondiali.
Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
Ci ha lasciato
Mary D'Ajello Mayer donna forte e determinata che, in tempi per lei durissimi, ha sacrificato la sua vita per fare studiare i figli e farli realizzare.- Lo annuncia a chi le ha voluto bene il figlio Sandro Mayer con Daniela, Isabella e il piccolo Gabriele.- Mamma, grazie per quello che hai fatto per me.- Il funerale, lunedì 21 gennaio alle 11 nella Basilica di San Babila. - Milano, 19 gennaio 2013. Ciao
nonna Mary ti abbracciano forte i tuoi nipoti Georgia, Matteo, Simon con Rosita.- Ti ricorderemo sempre come la nonna che amava la vita. - Milano, 19 gennaio 2013. Osvaldo Orlandini con Maria Grazia e Sveva è vicino con affetto all'amico Sandro, a Daniela, Isabella e il piccolo Gabriele nel dolore per la perdita della straordinaria mamma e nonna
Mary D'Ajello Mayer - Milano, 19 gennaio 2013. Il vice direttore Osvaldo Orlandini e tutta la redazione di Dipiù, DipiùTV, TV Mia partecipano al dolore del loro direttore, Sandro Mayer, della collega Isabella, della signora Daniela per la scomparsa della loro amatissima
Mary D'Ajello Mayer - Milano, 19 gennaio 2013. Partecipano al lutto: Alessandra Alessi. Fabrizia Avolio. Giuseppe Bascone. Luca Capuano. Sandro Cassetta. Cristina Castagnaro. Valeria Chichi. Cinzia Cipolat. Francesco Cordella. Francesca De Pasquale. Andrea Divo. Antonio Fortichiari. Alessandra Lorusso. Giuseppe Lucisano. Oliviero Marchesi. Gianni Martinelli. Stefania Mazzoni. Dolores Oldrini. Mimmo Pacifici. Mattia Pagnini. Francesca Piccioni. Rolando Repossi. Laura Rizzi. Gianni Ruggio. Riccardo Russino. Marco Scotognella. Eros Serra. Metello Venè. Davide Vernizzi. Mattia Pagnini e Riccardo Russino sono vicini al Direttore Sandro Mayer per la perdita della sua cara mamma
Maria D'Ajello - Milano, 18 gennaio 2013. Gepi e Luisa Ferrauto sono affettuosamente vicini a Sandro Mayer ed alla sua famiglia e partecipano al loro profondo dolore per la scomparsa della mamma, signora
Maria D'Ajello Mayer - Milano, 18 gennaio 2013.
Il Presidente Urbano Cairo con i Consiglieri di Amministrazione, i Sindaci, i direttori, i dirigenti, i giornalisti, i dipendenti e i collaboratori della Cairo Editore partecipa sentitamente al dolore del Direttore Sandro Mayer e della sua famiglia per la scomparsa della cara mamma, signora
Maria D'Ajello Mayer - Milano, 18 gennaio 2013. Urbano e Mali Cairo sono vicini con grande affetto a Sandro Mayer ed alla sua famiglia per la scomparsa della sua adorata mamma, signora
Maria D'Ajello Mayer donna di straordinario temperamento. - Milano, 18 gennaio 2013. Il Presidente Urbano Cairo, con i dirigenti, i dipendenti e i collaboratori della Cairo Publishing partecipa al dolore del proprio autore Sandro Mayer e della sua famiglia per la scomparsa della cara mamma, signora
Maria D'Ajello Mayer - Milano, 18 gennaio 2013. Uberto Fornara con i dirigenti, i dipendenti, gli agenti e i collaboratori della Cairo Pubblicità partecipa al grave lutto del Direttore Sandro Mayer e della famiglia per la scomparsa della cara mamma, signora
Maria D'Ajello Mayer - Milano, 18 gennaio 2013. Alberto, Silvia, Federico, Benedetta con Matteo annunciano con dolore la scomparsa della mamma e nonna
Giuseppina Farioli Grossi Ora sei con loro.- Ringraziamo per l'affettuosa presenza il Dottor Claudio Castoldi, i cugini Erasmo e Maria Cristina, Gina ed Emilia per la preziosa assistenza.- I funerali si svolgeranno sabato 19 gennaio alle ore 9 nella Basilica di Sant'Eustorgio a Milano. - Milano, 18 gennaio 2013. Partecipano al lutto: Roberto e Elda Villani e figli. Dino e Paola Villani. Giovanna Bianchi, Teresa e Bruno Savini partecipano al dolore di Alberto e Silvia per la morte di
Giuseppina Farioli Grossi - Milano, 18 gennaio 2013. Le cugine Etta e Cristina Grossi con famiglie sono vicine con affetto ad Alberto per la scomparsa della cara mamma
zia Gippa - Milano, 18 gennaio 2013. Ornella Farioli partecipa commossa al dolore della famiglia per la scomparsa di
Gippa Farioli Grossi
Maria D'Ajello Mayer Donata è vicina con affetto a Sandro, Daniela e famiglia. - Milano, 18 gennaio 2013. Il Direttore Angelo Ascoli e la redazione di "Diva e donna" sono vicini a Sandro Mayer e alla sua famiglia nel dolore per la scomparsa della madre
Maria - Milano, 18 gennaio 2013. Michele Bonuomo e la redazione di Arte e Antiquariato partecipano commossi al dolore di Sandro Mayer per la scomparsa della cara mamma
Maria - Milano, 18 gennaio 2013.
Dott. Giuseppe (Pino) Marchesi tenente degli autieri, ex internato in Polonia e Germania.- La fede lo sorresse nella vita dedicata alla famiglia ed al lavoro.- Amò i suoi cari tenerissimamente.- Gli sia lieve la terra.- La famiglia. - Milano, 18 gennaio 2013. Cecilia, Paola con Francesco e Francesco con Guenda annunciano con infinito rimpianto la scomparsa di
Pino Marchesi marito, padre, uomo credente, vitale, tenace, paziente, distinto, sensibile e sempre sorridente.- Il funerale avrà luogo lunedì 21 gennaio alle 11 a Milano in San Vincenzo in Prato. - Milano, 18 gennaio 2013. Partecipano al lutto: Pucci, Mario e Giulio Lazzaroni.
Mimì era invincibile, ma, colto così all'improvviso, non ha potuto combattere.- Stretti vicino a Marinella, Lucia e Ludovica, lo piangono Lavinia, Andrea e Greta. - Roma, 17 gennaio 2013. Il Presidente di Fondiaria-Sai S.p.A. Fabio Cerchiai, l'Amministratore Delegato Carlo Cimbri, il Direttore Generale Assicurativo Emanuele Erbetta, il Responsabile Integrazione Business Assicurativo di gruppo Franco Ellena, il Responsabile Danni e Reti Ettore Rigamonti, il Responsabile Reti Agenziali Pier Giorgio Costantini, oltre al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale e al management, partecipano al lutto per la scomparsa del Presidente del Gruppo Agenti Fondiaria
Dott. Domenico Assini - Milano, 18 gennaio 2013. Francesco e Tomaso Mansutti, Roberto Limena e Francesco Cirignoni, assieme a tutta la Mansutti S.p.A., ricorderanno sempre la grande professionalità e la passione per il lavoro di
Mimì Assini
Caro
nonno Pino lo spirito con cui hai affrontato la vita ci sarà sempre d'insegnamento.- Grazie per l'affetto di tutti questi anni.- Non ti dimenticheremo mai.- Giuseppe e Giulio. - Milano, 18 gennaio 2013. Si è spezzato quel filo magico che ti univa alla nostra Giovannella, carissimo
Pinetto e noi ti ringraziamo per esserci stato teneramente vicino sempre!- Elena e Gabriele. - Segrate - Milano Due, 18 gennaio 2013. Laura e Umberto con Cecilia e Giulia, Annamaria e Luigi, partecipano al dolore di Cecilia, Paola, Francesco e famiglia, per la scomparsa del carissimo
zio Pino - Milano, 18 gennaio 2013. I nipoti Guido, Franco e Anna con le loro famiglie addolorati per la scomparsa del caro
zio Pino si stringono con affetto a zia Ceci Paola Francesco. - Milano, 18 gennaio 2013. Simonetta, Giovanni, Chiara, Mauro, Antonio, Paolo e famiglie partecipano al dolore di Paola per la scomparsa del papà
Giuseppe Marchesi
amico con il quale abbiamo tutti condiviso molti valori. - Milano, 18 gennaio 2013. Colleghe e colleghi del Gruppo Agenti La Fondiaria si stringono forte alla famiglia di
Mimì Assini e partecipano commossi al dolore per la sua improvvisa scomparsa.- Profondamente addolorati, lo ringraziano per lo straordinario esempio di vita e di lavoro, per la grande amicizia sempre dimostrata e per le impareggiabili doti umane, e piangono il vuoto incolmabile che ha lasciato. - Torino, 18 gennaio 2013.
Edda Invernizzi è mancata all'affetto dei suoi cari.- Ne danno il triste annuncio il marito Daniele, i figli Marco con Vera, Gilda con Gian Maria, Remo. - Caravaggio, 18 gennaio 2013.
Edda Invernizzi Cara nonna, ora che sei diventata il nostro angelo custode, proteggici sempre e guidaci nel nostro cammino.- Non dimenticheremo mai la grande forza che hai avuto.- Ti vogliamo tanto bene.- I tuoi nipoti Riccardo e Francesco. - Caravaggio, 18 gennaio 2013.
- Caravaggio, 18 gennaio 2013.
Carla Giorgio e Massimo Attemi sono vicini alla moglie Cecilia e a tutta la famiglia per la perdita del
I cugini ed i nipoti sono tutti vicini con affetto a Marco, Gilda e Remo per la perdita della loro amata mamma
Edda Invernizzi
- Milano, 18 gennaio 2013.
- Caravaggio, 18 gennaio 2013.
Beppe, Maria Cristina e Franco, insieme con i coniugi Erminio, Fernanda, Erasmo e Paola, figli e nipoti ricordano con sincera commozione gli anni della loro infanzia quando
Marisa, con Riccardo e Nicoletta, partecipa commossa al dolore di Cecilia, Paola, Francesco e dei familiari per la scomparsa del caro
Giorgio, Francesca Volontè e famiglia abbracciano con affetto Gilda per la prematura scomparsa della mamma
zia Gippa fu sostegno amoroso e sollecito e poi fino ad ieri simbolo costante di famigliare affetto.- Con noi siamo certi la ricorda e la attende Silvana. - Milano, 18 gennaio 2013. Fabio, Federica e Guia Accinelli sono vicini all'amico Ingegner Alberto Grossi per la perdita della mamma - Milano, 18 gennaio 2013. Partecipano al lutto: I dipendenti e gli associati dello Studio Legale Accinelli & C. Francesco Titta Maria e Giovanni abbracciano Alberto Silvia Benni e Fede nel ricordo della loro
Gippa - Milano, 18 gennaio 2013. Il Presidente Nazionale Fand Egidio Archero, l'Ufficio di Presidenza, i membri del Consiglio Nazionale, la Segreteria, le cento associazioni italiane aderenti a Fand - ricordano la
dott.ssa Vera Buondonno Lombardi Presidente dell'associazione dal 2002 al 2012, improvvisamente e prematuramente scomparsa.- Sono vicini ai famigliari in questo momento di dolore. - Milano, 18 gennaio 2013.
Pino Marchesi nel ricordo dell'antica amicizia. - Milano, 18 gennaio 2013. Luigi con Anne-Catherine, Mario con Stefania, Marco con Dorothée e tutte le loro famiglie abbracciano forte con affetto Francesco, Paola e Cecilia ricordando
Pino Marchesi la sua ironia, il suo coraggio, la sua umanità. - Milano, 18 gennaio 2013.
Giuseppe Marchesi Partecipano al lutto: Paolo e Anna, Luca e Carolina, Marco e Laura Lazzaroni Andina. È serenamente mancato il
prof. ing. Mario Caironi Lo annunciano le figlie Valeria con Carlo e Riccardo e Flavia con Lorenzo.- Per i funerali telefonare allo 022363449. - Milano, 18 gennaio 2013.
Mario Caironi Una partecipazione al cordoglio della famiglia per la scomparsa del Professor Caironi cofondatore della nostra associazione.- Associazione Italiana Offshore e Marina. - Milano, 19 gennaio 2013.
Liliana Zaniboni ved. Valenti che si è riunita al carissimo marito Eugenio e all'adorata figlia Paola.- Il tuo amore e il tuo coraggio resteranno per sempre impressi nel mio cuore.- Un particolare ringraziamento al dottor Luca Barili e a tutto il personale di Residenza Saccardo per le affettuose cure prestate e alle care Giusi e Maria, che silenziosamente ma con grande umanità l'hanno accompagnata in questo ultimo periodo. - Milano, 17 gennaio 2013. Pepe abbraccia forte Roberta nel triste momento della perdita della sua carissima mamma
Liliana
Edda
Aldo e Lidia De Amicis piangono
Renato Zanasi indimenticabile Maestro nella vita e nella professione ortopedica. - Milano, 18 gennaio 2013.
Renato Zanasi Ciao Renato, gli amici della CCAB ricorderanno sempre con affetto e riconoscenza il nostro indimenticabile gran maestro. - Milano, 18 gennaio 2013. L'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. partecipa con viva commozione e umano cordoglio al dolore dei familiari per la scomparsa del
Maestro
di cui serberà molti affettuosi ricordi. - Milano, 17 gennaio 2013.
Guido Veroi ricordando con riconoscenza le doti umane e artistiche del Medaglista di fama internazionale, già allievo della Scuola dell'Arte della Medaglia. - Roma, 18 gennaio 2013.
Partecipano al lutto: Gaia Levi. Luciana e Vanna Levi. Liliana Marino. Patrizia con Federico.
Gli zii e i cugini Sfondrini annunciano con dolore la scomparsa del
Stefano Elena Cecilia Luca abbracciano con affetto Roberta per la perdita della mamma
Liliana - Milano, 18 gennaio 2013. Gianni e Gabriella con Alessandro e Carolina abbracciano con l'affetto di sempre Roberta per la perdita della carissima mamma
Liliana - Milano, 18 gennaio 2013. È venuto a mancare all'affetto dei suoi cari
Giorgio Minozzi uomo giusto, marito affettuoso, padre e nonno premuroso.- Ne danno il doloroso annuncio la moglie Carla e le figlie Manuela e Marzia, il genero Paolo, i nipoti Leonardo, Ludovica, Gemma e Lavinia.- La sua compagnia ci mancherà, il suo amore ed i suoi insegnamenti ci accompagneranno sempre.- Le esequie si terranno sabato 19 gennaio, alle ore 15, presso la parrocchia San Vigilio, via Paolo di Dono n. 1, Roma. - Roma, 18 gennaio 2013.
dott. Attilio Bertola
Rolanda Fano in Castagnola - Roma, 19 gennaio 2013. I condomini di via Niccolini 26 in Milano, profondamente addolorati, partecipano al lutto della famiglia per la scomparsa del
Dott. Maurizio Battaglia ricordando le qualità morali e sociali della sua personalità. - Milano, 18 gennaio 2013.
Edo, Graziella e Giorgio sono vicini con affetto a Mario, Lucia ed Elena per la scomparsa della cara
Grazia Ponzoni Tomasini - Milano, 18 gennaio 2013. Marco e Gianni Pareschi con Ilaria e Popa sono vicini al dolore del loro caro cugino Fabrizio per la scomparsa della sua amata mamma
Cesara Camocini Pravedoni - Milano, 18 gennaio 2013.
Nel trentesimo anniversario della scomparsa del
Prof. Ing. Alberto Lauria
A chi le ha voluto bene rinnovo il ricordo di mia sorella
Chiaretta Palombi Gurdjian 1992 - 2013
Vicky Tacchini Casella Il tuo ricordo vive immutato nei nostri cuori.Ciao.- Giangi e Gianluca. - Milano, 19 gennaio 2013. Francesco Guizzi ricorda con affetto e gratitudine inalterati nel tempo
Bettino Craxi - Roma, 19 gennaio 2013.
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TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera
Gazzetta dello Sport
Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Partecipa al lutto: Il condominio di via Eustachi 14 Milano.
Giovanna Prinetti Binda i nipoti Andrea, Francesco, Milena, Martina e i cognati Carlo e Mimi, unitamente alle loro famiglie, la ricordano con l'affetto di sempre ai molti che tanto bene le hanno voluto.- Una Messa di suffragio verrà celebrata nella Basilica di San Calimero, martedì 22 gennaio alle ore 17.30. - Milano, 19 gennaio 2013.
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A MODULO:
Grazia Ponzoni Tomasini
Nel primo anniversario della scomparsa di
nel sesto anniversario della sua scomparsa. - Milano, 19 gennaio 2013.
Sonia e Luca Guidotti sono sinceramente vicini a Gilda per la perdita dell'amata mamma
Affranti ne danno annuncio Mario, Elena con Fabrizio e Giulia, Lucia con Andrea, Matteo e Carlo.- Grazie a Linda.- Per le esequie contattare il n. 0232867. - Milano, 18 gennaio 2013.
Fernanda Ticozzi Pezzati Ne danno il triste annuncio il figlio Carlo con Ornella, la nipote Marta con Emanuele e il piccolo Georgios. - Milano, 19 gennaio 2013.
Il Professor Bruno Giardina, la Professoressa Cecilia Zuppi, i colleghi dell'Istituto di Biochimica e Biochimica Clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e dell'ICRM/CNR, sono fraternamente vicini al Professor Massimo Castagnola per la perdita della mamma
Necrologie: € 5,00
"Non morietur sed amoveatur". Dopo lunga malattia pazientemente sopportata si è spento il radioso sorriso di
È mancata all'affetto dei suoi cari
la famiglia lo ricorda con immutato affetto a quanti gli hanno voluto bene. - Milano, 19 gennaio 2013.
PER PAROLA:
Edda
Roberto Crosta - Milano, 18 gennaio 2013.
già Capo di Gabinetto del Consiglio Regionale Lombardo e lo ricordano come uomo esemplare e figlio amorevole.- Le esequie si terranno lunedì 21 gennaio alle ore 11 presso la chiesa Santa Maria del Rosario a Milano. - Milano, 18 gennaio 2013.
- Cirimido, 18 gennaio 2013.
- Milano, 18 gennaio 2013.
Lo Studio Silva Confalonieri unitamente ai condomini di via De Amicis n. 19 Milano partecipano commossi al lutto per l'improvvisa scomparsa dell'Avvocato
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Edda Invernizzi
- Milano, 18 gennaio 2013.
dott. Giuseppe Marchesi
Roberta piange affranta la scomparsa della sua mamma
Nuccia, Vanda, Ornella ricordano sempre con tanto amore la sorella
- Milano, 18 gennaio 2013.
Giuseppina Farioli Grossi Nel triste momento della scomparsa della mamma
"In manus tuas, domine, commendo animam meam". È serenamente mancato il
Adesioni al lutto: € 10,00
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
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L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
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Bari
IL SOLE
OGGI
Sorge alle Tramonta alle
LE PREVISIONI
7:14 16:51
Palermo Bologna Firenze
Torino
Napoli
Roma
Milano
Genova
Venezia
7:20 17:12
8:02 17:16
7:24 17:02
7:34
7:57 17:09
7:55 17:13
7:45 16:56
7:46 17:03
7:44 17:05
17:06
DOMANI
LA LUNA
LUNEDÌ
Nuova
Primo quarto
Piena
Ultimo quarto
11 gen.
19 gen.
27 gen.
3 feb.
MERCOLEDÌ
MARTEDÌ
Trento Trieste Aosta
Venezia
Milano Torino Bologna Genova Firenze
Ancona
Perugia
Maltempo, oggi e domani, al Nord e sulle regioni centrali, specie tirreniche, con piogge e rovesci diffusi e soprattutto con nevicate estese al Nord fino in pianura, specie sulle aree centro-occidentali. Nubi e fenomeni irregolari, deboli altrove, neve in montagna al Centro. Altre perturbazioni nordatlantiche sono attese nel corso della settimana prossima con tendenza anche a nuovo calo delle temperature e della quota neve.
L’Aquila ROMA
Campobasso
IN EUROPA
Bari
Potenza
Napoli
Catanzaro Cagliari
LE TEMPERATURE DI OGGI 0 1
Aosta
1 1 5 8
Milano
Torino Trento Venezia Trieste
8 6
Genova
5 2 8 1
Firenze
Bologna Perugia Ancona L’Aquila
8 5
Roma
11 11 6 11
Napoli
Campobasso
15 15 16 15
Bari Potenza Cata
Palermo
14 R. Calabria 14 Catania Palermo Alghero Cagliari
a cura di
Olbi VENTO
Sole
Nuvolo
Coperto
Pioggia
Rovesci Temporali
Neve
Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brescia Cagliari S = Sereno
max
Moderato
Forte
Molto forte
Calmo
2 -4 3 1 -2 -3 6
6 3 10 6 2 6 11
P N S N S N N
P = Pioggia
0 4 5 -9 3 2 4
2 11 10 6 8 9 11
N = Nuvoloso
V N N S N S S
L’Aquila Lecce Messina Milano Napoli Olbia Palermo
T = Temporale
min
max
-1 7 5 -4 4 4 9
1 11 9 5 8 11 12
C = Coperto
C N P S N N N
Parma Perugia Pescara Pisa Potenza R. Calabria Rimini
V = Neve
min
max
-3 3 2 -1 -1 5 2
5 3 5 8 3 10 6
R = Rovesci
S N P S V P P
Roma Torino Trento Trieste Udine Venezia Verona
min
max
3 -5 -2 3 1 3 1
7 4 4 3 6 7 8
B = Nebbia
Sudoku Diabolico 5 2 7 5 9 6
5 Puzzles by Pappocom
2 8 2 9 5 7 9
8 5 6 3
4 1 Altri giochi su www.corriere.it
4 1 5 7 6
LA SOLUZIONE DI IERI
3 2
1 2 6 5 4 8 3 7 9
3 7 5 9 2 1 4 8 6
5 1 7 2 3 6 9 4 8
8 3 2 4 1 9 5 6 7
6 9 4 7 8 5 2 1 3
4 5 1 8 9 7 6 3 2
7 6 3 1 5 2 8 9 4
2
Bassa Pressione
-13 Kiev
-4
-4
0
Berlino
Dublino
-7 Varsavia -12
Amsterdam
1
L
Stoccolma
-11
Copenaghen
Edimburgo
2
Praga
Fronte Caldo
-5 Londra
-2
1 Parigi
Milano
Vienna -6 Belgrado
Ankara
2
0
Bucarest
1 Roma Barcellona Madrid
14
8
10
Lisbona
Tirana
Fronte Freddo
9 Atene
14
Tunisi
14
Algeri
21
19
NORD AMERICA
2 8 9 3 6 4 7 5 1
a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano
SUD AMERICA
Fronte Occluso
Pechino
Seul
N
2
S N
29
N N
4
8 Bangkok
Il Cairo
15
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San Francisco 15 Los Angeles
N
23 Sydney
20
26 33
Chicago
Giacarta
30
30
24
Vancouver 4
In edicola con il Corriere il quarto libro dei Classici della letteratura rivisti da Walt Disney, «Zio Paperone e il viaggio al centro della Terra», da Jules Verne.
Casablanca
Lima
4
Delhi Shanghai
25
19 Tokyo
S
AFRICA Caracas
Bogotà
-1
In edicola con il Corriere Classici Disney Il «Viaggio» di Jules Verne
Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9
9 4 8 6 7 3 1 2 5
Oslo
Agitato
0 max
Campobasso Catania Crotone Cuneo Firenze Genova Imperia
Mosso
ASIA AUSTRALIA
min
-8 Helsinki
MARE
Debole
Nebbia
LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA min
H Alta Pressione
Una profonda bassa pressione di matrice nordatlantica si è scavata sulla Spagna con maltempo diffuso sul Mediterraneo centro-occidentale e sulla Francia, localmente fino al Regno Unito. Nubi e piogge, per una moderata circolazione instabile, riguardano anche le regioni meridionali del Mar Nero, clima freddo su Centronord Europa con qualche nevicata a bassa quota sulle aree di Nordest.
Santiago
New York
6
17 Città del Messico
Rio de Janeiro
Buenos Aires
Nairobi
Lagos
25
Luanda
24
31 28 Città del Capo
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Diretta video
Con l’anticipo Palermo -Lazio, via alla 21ma giornata. Servizi e foto.
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La polemica domande 1 Ledeldieci Redditometro coraggio di Ilaria 2 Ilseduttrice politica Malore per Bruno Arena 3 dei Fichi d'India confermata 4 Corona, condanna a 5 anni il giallo di una 5 Ragusa, persona sull'auto
Vogue e Sandy Vogue sotto accusa per le modelle tra le rovine del ciclone Sandy. Animali
L’aquila pigra Il rapace si fa dare un passaggio da un deltaplano. Foto.
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a Milano a sostegno della candidatura di Umberto Ambrosoli alla Regione. Bersani a Milano per la prima volta dopo l’avvio della campagna
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera
VIRGINRADIO.IT amplifica il ROCK sulle WEB RADIO
Tv in chiaro
Virgin Rock Classico H Virgin Rock Alternative H Virgin Hard Rock H Virgin Rock 70 H Virgin Rock 80 H Virgin Rock Star
Teleraccomando
Rai1 di Maria Volpe
PER RICORDARE
PER RIFLETTERE
Conti, nuova vita Ciampoli, storie a «Canzonissima» di speranza
È stato uno show di grandissimo successo. E stasera torna sempre con il suo vate Carlo Conti (foto). Ma torna nel segno di «Canzonissima». Infatti alla tradizionale kermesse di ricordi, personaggi e aneddoti, si affiancherà un cast fisso di cantanti (Alexia, Luca Barbarossa, Karima, Marco Masini, Mietta, Paola e Chiara, Povia ed Enrico Ruggeri) che darà di nuovo vita all’indimenticabile trasmissione che ha fatto la storia della Rai dal 1958 al 1974, riproponendo vecchi motivi di grande successo. Stasera tra i brani: «Occhi di ragazza».
Nuovo talk show del sabato pomeriggio dedicato a uomini e donne comuni che, attraverso scelte coraggiose, sono riusciti a cambiare la loro vita conquistando una nuova prospettiva per il futuro. Ad Arianna Ciampoli (foto) spetta il compito di raccontare le loro storie parlando con gli ospiti in studio e mostrando i filmati realizzati in giro per l’Italia. Oggi due storie forti: un 50enne che ha dovuto ricominciare da capo dopo un licenziamento e alcune donne e giovani di Emiliamo, movimento nato in seguito al terremoto del maggio del 2012 in Emilia.
I migliori anni Rai1, ore 21.10
Tutta la vita davanti La7, ore 14.05
Rai2
Rai3
rai.it
rai.it
6.00 EURONEWS. Attualità 6.10 DA DA DA IN MUSICA. Videoframmenti 6.30 UNOMATTINA IN FAMIGLIA. Attualità 10.05 QUARK ATLANTE IMMAGINI DAL PIANETA. Documentario 10.55 APRIRAI. Attualità 11.05 CHE TEMPO FA. 12.00 LA PROVA DEL CUOCO. Varietà 13.30 TELEGIORNALE. 14.00 EASY DRIVER. Attualità. Con Sofia Bruscoli, Veronica Gatto 14.30 LE AMICHE DEL SABATO. Talk show 17.00 TG 1. 17.15 A SUA IMMAGINE. Attualità 17.45 PASSAGGIO A NORD OVEST. Attualità 18.50 L’EREDITÀ. Quiz 20.00 TELEGIORNALE. SERA 20.30 RAI TG SPORT. Rubrica sportiva 20.35 AFFARI TUOI. Varietà 21.10 I MIGLIORI ANNI. Varietà. Con Carlo Conti. 0.15 S’È FATTA UNA NOTTE. Attualità. Con Maurizio Costanzo
7.00 CARTOON FLAKES WEEKEND. Ragazzi 9.00 NEW ART ATTACK. Attualità 9.25 BEYOND THE BREAK - VITE SULL’ONDA. Tf 10.20 APRIRAI. Attualità 10.30 SULLA VIA DI DAMASCO. Attualità 10.45 METEO 2. 11.00 MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA. Varietà 13.00 TG 2 GIORNO. 13.25 DRIBBLING. Rubrica 14.00 THE LYING GAME. Tf 15.30 FILM NORA ROBERT’S CAROLINA MOON. (Drammatico, Canada/usa, 2007) 17.05 SERENO VARIABILE. Attualità 18.00 TG 2 L.I.S. 18.05 FILM STORM CELL PERICOLO DAL CIELO. 19.35 COPS - SQUADRA SPECIALE. Telefilm 20.30 TG 2 20.30. 21.05 CASTLE. Telefilm. Con Nathan Fillion, Stana Katic, Jon Huertas 21.50 BODY OF PROOF. Telefilm. Con Dana Delany, Geoffrey Arend, Windell Middlebrooks
0.55 TG 1 NOTTE. 1.05 CHE TEMPO FA. 1.10 CINEMATOGRAFO. Attualità. Con Gigi Marzullo 2.10 FILM LA PISCINA.
22.35 22.50 23.45 0.30
TG 2. SABATO SPRINT. Rub. TG 2 DOSSIER. Att. TG 2 STORIE. I RACCONTI DELLA SETTIMANA. Att.
Rete4 rai.it
Canale5
Italia1
La7
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mediaset.it/rete4
mediaset.it/canale5
mediaset.it/italia1
la7.it
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8.00 FILM ASSO PIGLIATUTTO . 9.20 DOC MARTIN. Tf 10.10 L’ISPETTORE DERRICK. Telefilm 11.00 TGR BELLITALIA. Attualità 11.30 TGR PRODOTTO ITALIA. Attualità 12.00 TG 3. 12.25 TGR IL SETTIMANALE. Rotocalco 12.55 TGR AMBIENTE ITALIA. Attualità 14.00 TGR. TGR METEO. 14.20 TG 3. 14.45 TG 3 PIXEL. Attualità 14.50 METEO 3. 14.55 TV TALK. Talk show 16.25 TG3 L.I.S. 16.50 TIMBUCTU. Rubrica 17.00 FILM PANE E TULIPANI. (Comm., Italia, 2000) 18.55 METEO 3. TG 3. TGR. TGR METEO.
6.45 TG 4 NIGHT NEWS. 7.55 QUESTA È LA MIA TERRA. Soap 9.50 CARABINIERI. Tf 10.50 RICETTE DI FAMIGLIA. Attualità 11.25 ANTEPRIMA TG 4. 11.30 TG 4 - TELEGIORNALE. 12.00 DETECTIVE IN CORSIA. Telefilm 12.55 LA SIGNORA IN GIALLO. Telefilm 13.55 ANTEPRIMA TG 4. 14.00 TG 4 - TELEGIORNALE. 14.45 LO SPORTELLO DI FORUM. Attualità 15.30 IERI E OGGI IN TV. Varietà 15.55 FILM POIROT: IL MISTERO DEL TRENO AZZURRO. (Giallo, Gb, 2005) 16.40 TGCOM. 17.45 DETECTIVE MONK. Tf 18.45 ANTEPRIMA TG 4. 18.55 TG 4 - TELEGIORNALE. 19.35 TEMPESTA D’AMORE. Soap Opera
6.00 TG 5 PRIMA PAGINA. Attualità 8.00 TG 5 MATTINA. 9.05 SUPER PARTES. 9.55 MELAVERDE. Attualità 10.55 LA GRANDE MAGIA THE ILLUSIONIST. Show 11.00 FORUM. Attualità 13.00 TG 5. Nel programma: Meteo.it 13.40 COUGAR TOWN. Telefilm. Con Courteney Cox, Christa Miller, Busy Philipps 14.10 AMICI. Varietà 16.00 VERISSIMO. Attualità. Con Silvia Toffanin 18.50 AVANTI UN ALTRO! Quiz. Con Paolo Bonolis 20.00 TG 5. Nel programma: Meteo.it
7.30 I PINGUINI DI MADAGASCAR. Cartoni 7.50 GORMITI. Cartoni 8.15 BEYBLADE. Cartoni 8.55 IRON MAN. Cartoni 9.20 BEN 10. Cartoni 10.10 G.I. JOE RENEGADES. Cartoni 10.35 NARUTO SHIPPUDEN. Cartoni 11.00 FILM SCOOBY DOO, IL MISTERO HA INIZIO. 12.25 STUDIO APERTO. 13.00 SPORT MEDIASET. 13.40 FILM MATRIX RELOADED. 16.15 FILM TIGER TEAM. 17.55 LA VITA SECONDO JIM. Serie 18.20 LIFE BITES - PILLOLE DI VITA. Serie 18.30 STUDIO APERTO. 19.00 LA VITA SECONDO JIM. Serie 19.25 FILM BEVERLY HILLS CHIHUAHUA.
6.00 TG LA7. 6.55 MOVIE FLASH. Attualità 7.00 OMNIBUS. Attualità 10.00 BOOKSTORE. Attualità. Con Andrea Molino 11.05 IL TEMPO DELLA POLITICA. Attualità 11.35 JOSÉPHINE, ANGE GARDIEN. Telefilm 13.30 TG LA7. 14.05 TUTTA LA VITA DAVANTI. Varietà 15.10 FILM JOE BASS L’IMPLACABILE. (Western, Usa, 1968). Regia di Sydney Pollack. Con Burt Lancaster, Ossie Davis 17.00 THE DISTRICT. Telefilm. 17.55 MOVIE FLASH. Attualità 18.00 L’ISPETTORE BARNABY. Telefilm 20.00 TG LA7.
13.30 MY SUPER SWEET WORLD CLASS. Var. 14.20 GEORDIE SHORE. Varietà 16.00 RADIO EMILIA 5.9. Varietà 16.50 TEENAGER IN CRISI DI PESO. Varietà 17.40 TEEN MOM. Varietà 19.20 FRIENDZONE: AMICI O FIDANZATI? Var. 20.20 PLAIN JANE: LA NUOVA ME. Varietà 21.10 CELEBRITY STYLE STORY. Varietà 22.00 BEHIND THE MUSIC: DENTRO LA MUSICA. Musica 23.20 FILM TERMINATOR. (Fantascienza, Gb/usa, 1984)
20.00 BLOB. Attualità 20.15 SUPERSTORIA 2013. Videoframmenti 21.05 E SE DOMANI. Attualità. Con Massimiliano Ossini 23.10 TG 3. 23.25 TG REGIONE. 23.30 AMORE CRIMINALE. DocuFiction
20.40 WALKER TEXAS RANGER. Telefilm. Con Chuck Norris 21.30 SQUADRA ANTIMAFIA PALERMO OGGI. Miniserie. Con Simona Cavallari, Claudio Gioè, Giulia Michelini
20.40 STRISCIA LA NOTIZIA LA VOCE DELL’INSOLVENZA. Tg Satirico 21.10 ITALIA’S GOT TALENT. Varietà. Con Simone Annichiarico, Belen Roudriguez. Con Maria De Filippi, Gerry Scotti
21.10 FILM ALVIN SUPERSTAR 2. (Commedia, Usa, 2009). Regia di Betty Thomas. Con Jason Lee, Zachary Levi, David Cross 22.55 FILM ARMAGEDDON. INCUBO FINALE. (Azione, Usa, 2009)
20.30 IN ONDA. Talk show. Con Luca Telese, Nicola Porro 22.30 FILM TUTTI GLI UOMINI DI REBECCA. (Thriller, Canada/usa, 2005). Regia di Richard Roy. Con Dina Meyer, Jonathan Higgins
23.35 LIFE. Telefilm. Con Damian Lewis, Sarah Shahi 1.30 TG 4 NIGHT NEWS. 1.55 IERI E OGGI IN TV SPECIAL. Varietà
0.20 LA GRANDE MAGIA THE ILLUSIONIST. Show 0.30 AVVOCATI A NEW YORK. Telefilm. Con Gloria Reuben
Rai Gulp
Real Time
0.40 TG 3. 0.50 TG3 AGENDA DEL MONDO. 1.05 TG 3 SABATO NOTTE. Attualità
0.40 SPORT MEDIASET. 1.00 STUDIO APERTO - LA GIORNATA. 1.30 FILM DJANGO SPARA PER PRIMO. (Western, Italia, 1966)
0.30 OMNIBUS NOTTE. Attualità 1.35 TG LA7 SPORT. 1.40 M.O.D.A. Attualità 2.20 MOVIE FLASH. Attualità
Deejay TV 17.00 DEEJAY CHIAMA ITALIA REMIX. Varietà 18.30 OCCUPY DEEJAY. Musicale 18.45 DEEJAY HITS. Musicale 18.55 DEEJAY TG. 19.00 LIFE AS WE KNOW IT. Telefilm 20.00 REVENGE. Telefilm 21.00 FILM NON PER SOLDI... MA PER AMORE. (Comm., Usa, 1989) 23.00 ICONOCLASTS. Documentario DATI DI PROGRAMMAZIONE FORNITI DA COMPUTIME
Film e programmi Jim Carrey vive in un reality show
McQueen evade con Hoffman
Rai4
Rai5 rai.it
Truman Burbank (Jim Carrey, foto) vive un’esistenza perfetta nell’idilliaca cittadina di Seahaven: in realtà è l’inconsapevole protagonista di un gigantesco reality show. The Truman Show Rai4, ore 22.40
Recluso nel carcere dell’Isola del Diavolo, il 25enne francese detto Papillon (Steve McQueen) tenterà più volte con l’amico Dega (Dustin Hoffman, foto con McQueen) di evadere. Papillon Rai Movie, ore 21.15
Ossini racconta il porto di Genova
De Filippi e Scotti giudici dello show
Massimiliano Ossini svela i segreti di uno dei porti più antichi del Paese, Genova. Da lì parte il racconto su com’è cambiato il rapporto dei cittadini con il mare. E se domani Rai3, ore 21.05
Secondo appuntamento con lo show condotto da Belén Rodriguez e Simone Annicchiarico. Come sempre, in giuria: Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi. Italia’s got talent Canale 5, ore 21.10
8.20 DESPERATE HOUSEWIVES. Serie 9.50 BROTHERS AND SISTERS. Serie 11.15 FILM TIMECOP INDAGINE DAL FUTURO. 12.45 STREGHE. Serie 13.30 FILM SPIRITI NELLE TENEBRE. 15.15 WONDERLAND. Attualità 15.40 EUREKA. Serie 16.25 LIFE ON MARS. Serie 17.15 RAI NEWS - GIORNO. 17.20 ALPHAS. Serie 18.00 DOCTOR WHO. Serie 19.45 WAREHOUSE 13. Serie 20.25 THE RINGER. Serie 21.10 DESPERATE HOUSEWIVES. Serie 21.55 DESPERATE HOUSEWIVES. Serie 22.40 FILM THE TRUMAN SHOW. (Commedia). Regia di Peter Weir. 0.25 ANICA APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità
rai.it 19.05 L’ERA SPAZIALE. Documentario 20.00 S.O.S. STILISTI DA SALVARE. Documentario 20.45 COOL TOUR ARTE. Attualità 21.15 LA PALLA AL PIEDE. Teatro 23.30 DAVID LETTERMAN SHOW. Talk show
Rai Storia
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20.30 RES GESTAE FATTI. Documenti 21.00 DIXIT VOLTI DI PAROLE LEZIONI DI STORIA ALL’AUDITORIUM. Documenti 23.00 PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA. Documenti
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15.50 FILM IN VIAGGIO CON EVIE. 17.30 RAI NEWS - GIORNO. 17.35 FILM AND NOW... LADIES AND GENTLEMEN. 19.40 FILM LA BANDERA MARCIA O MUORI. 21.15 FILM PAPILLON. 23.55 FILM I MAGNIFICI SETTE.
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15.50 HOUSE OF ANUBIS. Telefilm 16.35 GULP GIRL. Attualità 17.05 WINX CLUB. Cartoni 17.55 MIA AND ME. Cartoni 18.45 GRACHI. Telefilm 19.30 FILM ASTERIX IL GALLICO. 20.40 GERONIMO STILTON. Cartoni
19.40 IL RE DEL CIOCCOLATO. Att. 20.10 CERCO CASA DISPERATAMENTE. Attualità 21.10 SHOPPING NIGHT. Attualità 22.10 HOTEL DA INCUBO. Attualità 23.05 INCIDENTI DI BELLEZZA. Attualità
13.00 CLASS LIFE 7. Attualità 14.00 CAPITAL LA SFIDA. Attualità 16.10 FILM BAGDAD CAFÈ. 17.45 FILM LE CENERI DI ANGELA. 20.50 LIMIT - STORIE DAI CONFINI. Documentario 23.30 TOP LOT. Attualità
18.40 FAST & FOOD. Documentario 19.30 ORRORI DA GUSTARE. Doc. 20.25 COME È FATTO. Documentario 21.15 L’APOCALISSE DEI DINOSAURI. Documentario 22.55 ROSS KEMP. Documentario
16.05 TI CI PORTO IO. Attualità 17.15 NON DITELO ALLA SPOSA. DocuReality 18.10 S.O.S. TATA. Varietà 20.10 CUOCHI E FIAMME. Attualità 21.10 FILM BACIAMI STUPIDO. 23.10 SE STASERA SONO QUI. Varietà
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Iris
Cielo
La5
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16.57 FILM GLI IMPENITENTI. 18.59 FILM MI FACCIO LA BARCA. 21.01 FILM IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI. 22.57 FILM POLIZIA ACCUSA: IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE. 0.48 FILM VAI GORILLA. 2.28 CIAKNEWS.
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mediaset.it 17.55 PRINCIPE$$E. Documentario 18.40 AMICI. Varietà 20.25 EXTREME MAKEOVER HOME EDITION. Documentario 21.10 FILM UN NEMICO NEL MIO LETTO. 23.10 THE TUDORS. Telefilm
tv2000.it
19.00 SPECIALE ROMANZO FAMILIARE. 20.00 ROSARIO DA LOURDES - DIFFERITA. 20.30 NEL CUORE DEI GIORNI INDACO SPORT. 20.55 TGTG. 21.20 FILM GLI AMICI DI GESÙ - MARIA MADDALENA.
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Corriere della Sera Sabato 19 Gennaio 2013
Pay Tv Sky Cinema
Film e programmi
11.10 THE TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN - PARTE 1 Edward e Bella, dopo il matrimonio, si abbandonano alla passione. La ragazza rimane incinta ma il feto cresce troppo velocemente... Sky Cinema 1 HD 12.35 ZOOLANDER Il modello Derek Zoolander è all’apice della sua carriera, grazie al suo sguardo magnetico, quando decide di ritirarsi... Sky Cinema Hits HD 13.30 YOUNG ADULT Mavis è una scrittrice, appena divorziata, che ritorna nella città natale per comprendere cosa ha sbagliato nella vita. Sky Cinema 1 HD 14.30 IL CAMPEGGIO DEI PAPÀ Charlie Hinton (C. Gooding Jr.) e Phil Ryerson (P. Rae), dopo aver preso in gestione un campeggio estivo, si trovano in serie difficoltà. Sky Cinema Family 15.25 PARANORMAL ACTIVITY 3 Terzo capitolo della saga, incentrato sull’infanzia delle due sorelle Katie e Kristi, perseguitate da una presenza malefica. Sky Cinema Max HD 16.10 LA DONNA PERFETTA Walter e sua moglie Joanna si trasferiscono a Stepford ma ben presto la donna si accorge che le altre mogli si comportano quasi fossero automi. Sky Cinema Hits HD 17.05 TI AMERÒ SEMPRE Esordio alla regia dello scrittore di successo Philippe
Volo si innamora di Isabella Ragonese
Un single impenitente (Fabio Volo) incontra su un tram una ragazza (Isabella Ragonese, foto con Volo) e si convince che sia la donna della sua vita. Lei però non si fida: lo metterà alla prova. Il giorno in più Sky Cinema 1, ore 21.10
Cancellare Winslet dalla memoria
A fil di rete
Sport 18.40
19.00
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Claudel. Film presentato a Cannes 2008. Sky Cinema Passion HD CODICE D’ONORE Un soldato rimane ucciso durante una punizione “esemplare” nel campo militare di Guantanamo, a Cuba. Nel cast T. Cruise. Sky Cinema Max HD UNA SQUILLO PER L’ISPETTORE KLUTE Intenso poliziesco interpretato da J. Fonda e D. Sutherland. La regia della pellicola è di Alan J. Pakula. Sky Cinema Classics IN TIME In un futuro non lontano, il gene dell’invecchiamento è stato sconfitto e il tempo è diventato la moneta di scambio. Con J. Timberlake. Sky Cinema 1 HD RINGO E GRINGO CONTRO TUTTI Due militari sudisti, ignari che la guerra è finita da otto anni, continuano a combattere mettendo in allarme il presidente. Sky Cinema Classics KARATE KID III - LA SFIDA FINALE Il campione Daniel LaRusso viene sfidato da Mike Barnes, ingaggiato dal miliardario Silver per vendicare la sconfitta di Kreese. Sky Cinema Family SOLDATO JANE L’ufficiale donna Jordan O’Neil segue il corso per gli incursori della Marina e deve vedersela con l’ufficiale Urgayle. Sky Cinema Max HD
21.10
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RISVEGLI Un medico (R. Williams) sperimenta sui malati di encefalite letargica una terapia rivoluzionaria. Il paziente è R. De Niro. Sky Cinema Passion HD IL GIORNO IN PIÙ Dall’omonimo romanzo di Fabio Volo. L’amore tra Giacomo e Michela sboccia incontrandosi tutte le mattine sullo stesso tram. Sky Cinema 1 HD LARA CROFT TOMB RAIDER - LA CULLA DELLA VITA Nel secondo capitolo, l’archeologa Lara Croft (A. Jolie) deve trovare il prezioso vaso di Pandora, nascosto in Africa. Sky Cinema Hits HD SISTER ACT - UNA SVITATA IN ABITO DA SUORA Deloris si nasconde in convento per sfuggire agli assassini, fingendosi una suora. Ottimo successo al botteghino. Sky Cinema Family SE MI LASCI TI CANCELLO Un uomo (J. Carrey), in corsa con la sua memoria, cerca di liberarsi dei ricordi e dell’amore per Clementine (K. Winslet). Bel film di M. Gondry. Sky Cinema Hits HD ANONYMOUS La tesi del film è che dietro la penna di William Shakespeare ci sia stato il conte di Oxford Edward De Vere, apprezzato drammaturgo. Sky Cinema Passion HD
di Aldo Grasso
14.00 CALCIO: PESARO - AMITERNINA Campionato Italiano - Serie D. Diretta RaiSport 1 15.15 BIATHLON: INSEGUIMENTO Coppa del Mondo Maschile. Diretta Eurosport 16.00 CALCIO: LATINA - NOCERINA Lega Pro. Diretta Sport Italia 16.35 RUGBY: MONTPELLIER - TOLONE Heineken Cup. Diretta Sky Sport 2 HD 17.15 PALLAVOLO: BCC NEP CASTELLANA GROTTE - CASA MODENA Campionato Italiano Maschile. Diretta RaiSport 1 18.30 MOTOCICLISMO: 2006. GP DEL GIAPPONE Moto GP Story ESPN 19.30 CALCIO: ANGOLA - MAROCCO Coppa d’Africa. Diretta Eurosport 20.30 PALLAVOLO: REBECCHI NORDMECCANICA PIACENZA KGS ROBURSPORT PESARO Campionato Italiano Femminile. Diretta RaiSport 1 20.40 CALCIO: JUVENTUS - UDINESE Serie A. Diretta Sky Sport 1 HD 21.40 BASKET: DETROIT PISTONS NEW YORK KNICKS NBA Sky Sport 2 HD 22.00 BILIARDO: SEMIFINALI Master di Londra. Diretta Eurosport 23.00 BILIARDO: SEMIFINALI Master di Londra. Differita Eurosport
La vera illusione resta Mammucari
P
Clementine e Joel (Kate Winslet, foto e Jim Carrey) si amano, ma quando il legame finisce, decidono di farsi estirpare dalla memoria i ricordi comuni. Un modo per soffrire meno. Se mi lasci ti cancello Sky Cinema Hits, ore 23.10
La figlia rapita di Cate Blanchett
Fine Ottocento. Maggie (Cate Blanchett, foto) è una dottoressa che vive sola con due bambine nel West. Ma un giorno la minore delle figlie viene rapita da una banda. The Missing Sky Cinema Max, ore 23.10
Serie Tv
Intrattenimento
Ragazzi
Documentari
14.10 MUDPIT Rai Gulp 15.15 INCORREGGIBILI DeAkids 16.00 ZACK E CODY SUL PONTE DI COMANDO Disney Channel 17.00 I SIMPSON Fox HD 18.05 BEN 10: OMNIVERSE Cartoon Network 19.10 N.C.I.S. Fox Crime HD 20.05 I SIMPSON Fox HD 20.30 I SIMPSON Fox HD 20.40 AUSTIN & ALLY Disney Channel 21.00 PRIME SUSPECT USA Fox Crime HD IL RISOLUTORE Fox HD SCANDAL Fox Life 22.10 THE SLEEPOVER CLUB Disney Channel 22.45 THE SLEEPOVER CLUB Disney Channel
14.00 LET IT SHINE Disney Channel 15.45 DANCE MOMS MIAMI LEI 16.25 CELEBRITY NOW - SATIRA SELVAGGIA Sky Uno 17.15 MASSENET - MANON Classica 18.10 LET IT SHINE Disney Channel 19.00 LOVE IN THE WILD Sky Uno 20.00 ALOHA, SCOOBY-DOO Boomerang 21.00 PRENDERE O LASCIARE LEI 21.10 EXTREME MAKEOVER HOME EDITION Sky Uno 22.00 SERATISSIMA - I ROBINSON K2 22.45 MASTERCHEF ITALIA 2 Sky Uno 23.10 SEX EDUCATION SHOW Fox Life 23.30 INCONTRI CONTEMPORANEI MATTEO D’AMICO Classica 23.45 SUGARSTAR LEI 0.05 BACH - SUITE FRANCESE N.6 BWV 817 Classica
18.10 LA LEGGENDA DI KORRA Nickelodeon 18.40 POKÉMON N&B: DESTINI RIVALI K2 18.55 GORMITI NATURE UNLEASHED Cartoon Network 19.05 PHINEAS E FERB - NUOVI EPISODI K2 19.35 MY LITTLE PONY: L’AMICIZIA È MAGICA 2 Boomerang 19.50 LEONE IL CANE FIFONE Cartoon Network 20.20 REKKIT RABBIT K2 20.30 THE REGULAR SHOW Cartoon Network LE NUOVE AVVENTURE DI PETER PAN DeAkids SPONGEBOB Nickelodeon 20.40 GERONIMO STILTON Rai Gulp
14.10 FINO ALL’ULTIMO CHILO LEI 15.10 MYTHBUSTERS: SPECIALE SQUALI Discovery Channel HD 16.10 COSA TI DICE IL CERVELLO? National Geographic 17.15 A CACCIA DI TESORI History Channel 18.00 RIVER MONSTERS Discovery Channel HD 19.00 ACQUARI DI FAMIGLIA Discovery Channel HD 20.15 LA RAGAZZA DAGLI OCCHI A RAGGI X Discovery Science 21.00 RIVER MONSTERS: I SEGRETI DI JEREMY Discovery Channel HD 22.00 SQUALI: ATTACCHI IN VOLO Discovery Channel HD 23.00 DEADLIEST CATCH Discovery Channel HD
15.42 16.05 16.05 16.07
16.57 ARMY WIVES - CONFLITTI DEL CUORE. Telefilm MYA 17.36 FINAL DESTINATION - DEATH TRIP. Film Premium Cinema 17.45 SQUADRA ANTIMAFIA PALERMO OGGI. Miniserie STEEL 17.51 BROTHERS & SISTERS II - SEGRETI DI FAMIGLIA. Telefilm MYA 18.15 FUOCO ASSASSINO. Film Studio Universal
19.10 CRAZY, STUPID, LOVE.. Film Premium Cinema 19.30 CHUCK. Telefilm JOI 19.33 DESPERATE HOUSEWIVES. Telefilm MYA 19.35 MOONLIGHT. Telefilm STEEL 20.21 CHUCK. Telefilm JOI 20.23 DESPERATE HOUSEWIVES. Telefilm MYA 20.25 MOONLIGHT. Telefilm STEEL
Attacco al simbolo dell’Islam in Europa
Mediaset Premium
Il castello di Gibralfaro è il simbolo del dominio islamico in Europa. Nel 1487, il re Ferdinando e la regina Isabella tentano di riconquistare le città dominate dai musulmani. Attacco al castello History Channel, ore 23
14.30 HIGH SCHOOL TEAM/FRIDAY NIGHT LIGHTS. Telefilm STEEL 14.48 COUGAR TOWN. Telefilm MYA 15.13 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Telefilm JOI 15.16 COUGAR TOWN. Telefilm MYA 15.20 HIGH SCHOOL TEAM/FRIDAY NIGHT LIGHTS. Telefilm STEEL 15.23 SHERLOCK HOLMES - GIOCO DI OMBRE. Film Premium Cinema
NONA EDIZIONE FEBBRAIO 2013
Inevitability SYLVIE GUILLEM
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S
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WIM VANDEKEYBUS
Martedì 26 e mercoledì 27
Prima italiana
A louer
SIDI LARBI CHERKAOUI Puz/zle
Prima italiana
Prima italiana
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Mercoledì 20
WIM VANDEKEYBUS
ULTIMA VEZ
spettacolo in lingua inglese
What the Body Does Not Remember
booty Looting
PEEPING TOM
Sabato 2 e domenica 3
FESTIVAL DELLA NUOVA DANZA
I
programma completo su Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
ULTIMA VEZ
Not everyONE can be a dancer, but everyBODY can dance.
EASTMAN
Rayahzone
Sabato 23
GAIA SAITTA / JULIE ANNE STANZAK
Lunedì 11 e martedì 12
ALI THABET, HÈDI THABET
22.04 FAIRLY LEGAL. Telefilm JOI 22.05 COVERT AFFAIRS. Telefilm STEEL 22.06 DESPERATE HOUSEWIVES. Telefilm MYA 22.50 ULTRA. Documentario JOI 22.50 CHE - L’ARGENTINO. Film Studio Universal 22.55 I PILASTRI DELLA TERRA. Miniserie STEEL 22.57 NIP’N TUCK. Telefilm MYA
Spettacolo consigliato ad un pubblico adulto
Prima mondiale
Martedì 5
20.40 CHI TI CREDI DI ESSERE?. Documentario Studio Universal 20.59 ZOOM. Show Premium Cinema 21.15 UN SOFFIO PER LA FELICITÀ. Film Premium Cinema 21.15 DESPERATE HOUSEWIVES. Telefilm MYA 21.15 RUBICON. Telefilm STEEL 21.15 UNA CENA QUASI PERFETTA. Film Studio Universal
Creation 2012
Bill Cooper
Ek / Forsythe / Kylián
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
DAVE ST-PIERRE
Fear and Desire
6000 miles away
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sabato 16 e domenica 17
IFHUMAN
SADLER’S WELLS LONDON
P
Direzione artistica Sidi Larbi Cherkaoui
Giovedì 7
Domenica 3
S
COUGAR TOWN. Telefilm MYA PSYCH. Telefilm JOI RONIN. Film Studio Universal ARMY WIVES - CONFLITTI DEL CUORE. Telefilm MYA 16.10 SMALLVILLE-GLI INIZI. Telefilm STEEL 16.52 PSYCH. Telefilm JOI 16.55 SMALLVILLE-GLI INIZI. Telefilm STEEL
rendi due, paghi uno, come dice Silvio Berlusconi a proposito di Monti e Bersani. Non c’è altra spiegazione per dare conto della continua presenza di Teo Mammucari sugli schermi di Canale 5. Stavolta gli fanno persino presentare un programma per bambini, che è un po’ come chiedere a Erode di condurre lo «Zecchino d’oro». Si chiama «La grande magia. The Illusionist», un talent show dedicato al mondo dell’illusionismo, confezionato da Roberto Cenci, il creatore di «Ti lascio una canzone» e Vincitori e vinti «Io canto», tanto per inquadrare il tipo e fornirsi di un telefono azzurro. Michele Le prove degli aspiranti maSantoro Effetto ghi si alternano con quelle di (post) cinque, noiosissimi professioBerlusconi, nisti: Uri Geller, Franz Harary, «Serviziopubblico» Ed Alonzo, Max Maven e Topas ancora al top. Ascolti (giovedì, ore 21,16). record per La7, il Nel corso della serata abbiapubblico ha scoperto il mo assistito alle esibizioni di «terzo polo»: per il un ragazzino coreano «manipoprogramma condotto latore di cd», di una ragazza da Michele Santoro americana che ingoia lamette 3.496.000 spettatori, («Ragazzi da casa non fatelo!» 15,4% di share ammonisce Teo, più per dovere che per convinzione), di una coppia di trasformisti, di un raSalvo gazzo siciliano che estrae dal ciSottile lindro colombe e conigli, di un La nera giovane brasiliano che produsuperata ce rose in quantità. Verso mezdalla politica. zanotte Teo rimprovera il pub«Quarto grado» di blico del teatro di Valmontone Salvo Sottile viene (dove è stato registrato il prostrategicamente gramma) perché fischia i reanticipato al giovedì sponsi della giuria: «Non è belper lasciar campo al lo fischiare, non è elegante, siaBerlusconi di venerdì: mo in prima serata…». Ecco le 1.594.000, nozioni di qualità e di tempo 6,3% di share non devono essergli molte chiare, ma non importa. L’importante è l’illusione, dolce chimera sei tu. Sono tutte illusioni, ma le illusioni non sono tutte uguali. Quelle dei giudici, per esempio, sono le più fastidiose: perché tolgono spazio ai giovani, perché sono profumatamente pagate per creare altre illusioni, perché non c’è illusione senza delusione. Perdute tutte le illusioni, non ci resta che Teo Mammucari e una trasmissione che è tutto fuorché una trasmissione.
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Sabato 19 Gennaio 2013 Corriere della Sera