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H capitale umano ^K Figlio mio, ti lascio il posto: se il lavoro e l'azienda si ereditano 14
La staffetta generazionale ascio mio posto Dal caso Luxottica alle proposte del governo Renzi per incentivare l'occupazione giovanile con la flessibilità in uscita. E le aziende? Soltanto il 12% arriva alla terza generazione: il privilegio del sangue non funziona più Adesso tutti, azienda, sindacati, tute blu, gettano acqua sul fuoco: abbiamo semplicemente buttato lì un'idea, la discussione è solo all'inizio, dobbiamo vedere se ci sono le condizioni... Sarà. Ma l'ipotesi della staffetta generazionale, o addirittura del passaggio padre-figlio lanciata alla Luxottica (in pensione uno, assunto l'altro), ha già avuto l'effetto di una bomba, n posto in eredità nell'anno di grazia 2015? Ma non si cominciava (finalmente) a parlare di meritocrazia, dopo decenni di familismo a ogni livello e in ogni settore? Fino a ieri erano gli industriali che lasciavano il bastone del comando ai loro rampolli e si diceva che era un errore clamoroso, che le aziende spesso finivano male, eccetera eccetera. Adesso la stessa cosa vogliono farla pure gli operai La vicenda è presto riassunta. Alla Luxottica si sta trattando il rinnovo del contratto
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integrativo, scaduto da qualche mese. Fra le varie questioni sul tavolo spunta la famosa proposta della staffetta generazionale. I lavoratori vicini alla pensione (un centinaio in una prima fase) passerebbero a part-time ma manterrebbero la contribuzione inalterata a carico dell'impresa.
grado. «Non scherziamo», puntualizza Nicola Brancher, segretario della Femca di Belluno e Treviso, la federazione dei chimici e dei tessili della Cisl. «Le tecnicalità dell'operazione sono tutte da verificare, comprese le autorizzazioni ufficiali da parte delrinps. Ma soprattutto non è In compenso verrebbe assunto stata stabilita la questione un pari numero di giovani. I centrale: se e quale rapporto vantaggi sono evidenti su dovrà intercorrere fra chi esce e entrambi i lati. La dirczione si chi entra». Giuseppe Colferai, ritroverebbe con un ricambio di numero uno della Filctem Cgil, forze, acquisirebbe competenze rincara la dose: «Non firmeremo fresche (in particolare sul mai un accordo in cui è scritto terreno delle tecnologie digitali) nero su bianco che il pa e ridurrebbe anche i costi, specie se il governo trovasse le risorse dre o la madre lasciano il posto per prorogare le agevolazioni al figlio. Magari potrà succedere fiscali sulle nuove assunzioni. in alcuni casi, ma sia chiaro: noi Sul versante dei lavoratori, siamo interessati a discutere di questi sarebbero impegnati a passaggio generazionale, non di metà tempo conservando intatti i passaggio ereditario». Posizione diritti pensionistici e in qualche che non fa una grinza. Peccato misura vedrebbero compensata che le pressioni in senso la decurtazione dello stipendio parentale non piovano dal cielo dall'impiego di un ragazzo. ma nascano dentro i reparti. Meglio se un figlio, un nipote o Persinò ad Agordo, isola di un parente fino al secondo o piena occupazione (o quasi), il terzo
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(0,84). Francia e Germania sono a tre dirigenti per cento dipendenti. «Grazie al cielo» allarga le braccia Gubitta «i figli, prima di entrare nella stanza dei bottoni, hanno cominciato a studiare, ad assimilare esperienze all'estero, a prendere master. Se si aggiunge che vendere l'azienda, dalle nostre parti, appare immediatamente una sconfitta e mai una messa in sicurezza dell'impresa, è evidente che c'è molta strada da fare. Bisogna creare alternative. Cominciando con il valorizzare il ruolo di chi l'azienda l'ha vista crescere e ha contribuito a decretarne il successo». È quello che hanno deciso di fare la Ehr, società che si occupa di valorizzazione delle risorse umane, e Cortellazzo & Soatto, studio professionale padovano specialista in merger and acquisition. Insieme hanno più», racconta Tescaro, « lanciato Manager di idee. « abbiamo mappato Abbiamo visto» spiega Nicola scientificamente i processi, Bertin, anima del progetto «che selezionato i migliori senior, introdotto alle Poste, all'Era e molti dirigenti, proprio nella fase chiamato a darci una mano gli all'Enel: Luxottica sarebbe il del passaggio generazionale, psicologi del lavoro. Ne è uscito primo gruppo privato a inserire potrebbero essere interessati un punto ad hoc nell'integrativo. un programma che unisce ore in all'acquisto dell'azienda in cui aula, in laboratorio, in fabbrica. «La questione è esattamente lavorano. Noi li aiutiamo a questa», sorride un sindacalista Risultato: i giovani stanno preparare un business pian e, tornando in massa nel settore e esperto (e super partes) come quel che più conta, li mettiamo le aziende riescono nuovamente Giovanni Pania, segretario in contatto con i potenziali a trovare figure professionali che generale della Cisl del Friuli investitori. L'importante è che il Venezia Giulia. «La staffetta tra parevano in via di estinzione». know-how non vada disperso. O Sempre lì si torna: un conto è il padre e figlio si è sempre fatta. peggio, che le aziende passaggio generazionale, un Nelle piccole imprese è un muoiano». Insomma, operai o altro il diritto di successione. E classico: il genitore fa da imprenditori, il concetto non la materia, già difficile, diventa garante nei confronti del titolare. incandescente quando si parla di cambia: i privilegi di sangue Altro discorso è inserire un hanno fatto la loro epoca. Nella ereditarietà del bastone del meccanismo simile in un competizione globale vincono i comando. Perché allora entra in contratto, stabilire un canale migliori. Sandro Mangiatene © gioco in gioco il futuro stesso privilegiato». Da parte sua, RIPRODUZIONE RISERVATA delle imprese, n vecchio detto Luisa Querenghi, segretario per diffuso nel mondo industriale, il Veneto dei bancari della Uilca, rispolvera lontani ricordi: «L'ereditarietà del posto era non lascia scampo: la prima generazione crea, la seconda contrattualmente sancita in mantiene, la terza distrugge. alcuni istituti di credito, Secondo uno studio di dal Montepaschi in giù. In altri Pricewaterhousecoopers, casi, come per la Cassa di commissionato da Confindustria risparmio di Verona, essere Udine, quasi la metà delle imprese figlio di un dipendente garantiva familiari nordestine si trova alle prese con l'ipotesi di alternanza un punteggio maggiore. Tutto padre-figli, ma solo il 25% dei capi finito. Dal 2008, solamente in azienda (nella maggioranza dei casi Veneto, hanno chiuso 379 sportelli. E il peggio, con i guai fondatori dell'attività), ritiene i propri ragazzi sufficientemente delle popolari, deve venire». preparati e motivati per la scalata ai Paolo Gubitta, professore di vertici. La sintesi è impietosa: Organizzazione aziendale a appena il 12% delle imprese arriva Padova, non ha dubbi: «u alla terza generazione. Non finisce passaggio di testimone dal padre qui. In parallelo, la proverbiale al figlio è un tasto delicatissimo diffidenza nei confronti dei manager è dura a morire: a Nordest ci sono quando si parla di imprese e 0,59 dirigenti ogni cento lavoratori imprenditori. Figurarsi se ci si dipendenti, tre volte meno della riferisce alle mansioni Lombardia e al di sotto anche della produttive, a quello che una media nazionale volta si chiamava lavoro operaio. Guai a rispolverare meccanismi ottocenteschi, n vero nodo è un altro: il cosiddetto knoweledge
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paracadute di famiglia, con i tempi che corrono, rappresenta una tentazione foltissima. In realtà, di staffetta generazionale, con il 40 e passa per cento di giovani senza lavoro, si discute da tempo, n premier Renzi, poi, ha ridato fuoco alle polveri. Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione, l'ha indicata più volte come acceleratore per ridare efficienza all'apparato dello Stato. Giuliano Poletti, responsabile del Lavoro, la pone alla base dei suoi progetti di flessibilità in uscita. Adesso il governa si ispira esplicitamente alla proposta Luxottica, nel momento in cui pensa di introdurre la possibilità per i lavoratori a due anni dalla pensione di scegliere il part-time a contribuzione piena, incentivando di fatto le aziende a nuove assunzioni (niente obblighi, si badi). Finora qualcosa del genere è stato
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transfer, la trasmissione delle
competenze, fl sapere artigiano, per esempio, è fatto di conoscenze teoriche e pratiche, di capacità di risolvere i problemi, di esperienze inserite nel corpo e nella testa delle persone. Ecco, riuscire a passare non in linea familiare ma di generazione in generazione questo mix vincente, per il tessuto economico del Nordest è assolutamente fondamentale». Proprio così. Basta chiedere a Mauro Tescaro, direttore del Politecnico calzaturiero, nella Riviera del Brenta, che per le lavorazioni più delicate, come la «premonta» (quando si mette la tomaia sulla scarpa), ha varato un programma di apprendimento originalissimo. «Visto che l'affiancamento tradizionale alle macchine non funzionava
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Architetti, awocati, farmacisti, ingegneri: nel nome del padre Le libere professioni si ereditano con percentuali altissime. Ma la clientela fa selezione Nel nome del padre. Proprio così. Basta spulciare le statistiche del consorzio interuniversitario Almalaurea: il 44% dei genitori architetti ha un figlio che si laurea in architettura, il 42% dei laureati in giurisprudenza ha un rampollo che sceglie giurisprudenza, il 41% dei farmacisti ha un ragazzoragazza farmacista, e via di questo passo con gli ingegneri (39%), i medici (38), eccetera eccetera. Numeri da record mondiale. Tradotto: se gli imprenditori da secoli si tramandano (con mille difficoltà) l'azienda di generazione in genera zione, se gli operai (vedi il caso Luxottica) pensano alla staffetta «lavoratore pensionato-figlio accasato», il regno del familismo, del lavoro in eredità, rimane da un'altra parte: nelle (libere?) professioni. Stiamo parlando di una bella fetta del Belpaese. Gli iscritti agli Ordini di categoria sono 2,3 milioni. Solamente in Veneto operano (dati del 2012, quindi approssimati per difetto) 12.500 architetti, 11.500 awocati, 8 mila commercialisti. A questi si aggiungono 3,8 milioni di persone, dai periti assicurativi agli istruttori cinofili, riunite nelle centinaia di asso
ex presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, sorride: «Qualsiasi cosa dica potrebbe essere usata contro di me, visto che sono figlio di commercialista e ho due figli commercialisti. Ma la verità è che la nostra professione è completamente cambiata. Come tutte le altre, del resto. All'inizio eravamo solamente io e mio padre, oggi siamo in sei. Ruotiamo l'intero parco clienti ogni cinque-sei anni. La prima cosa che chiede chi si rivolge a noi è il preventivo, come per un lavoro di casa. La concorrenza è agguerritissima. Basti pensare che noi siamo 113 mila, mentre i colleghi francesi sono 20 mila. Ancora: gli awocati, in Italia, sono il triplo rispetto alla media dei Paesi europei. Insomma, essere «figli di» non guasta di sicuro. Però non costituisce più una rendita di posizione». Comunque sia, la tentazione di difendere il proprio orticello rimane fortissima. L'Andi di Treviso (Associazione nazionale dentisti italiani) se la prende con gli ambulatori odontoiatrici low cost che proliferano a Caporetto, in Slovenia, come in
Ungheria, Croazia e persino in Romania. I commercialisti per la prima volta si sono alleati ciazioni rappresentate dal con i Caf contro il modello 730 Colap (Coordinamento libere precompilato. E gli esempi associazioni professionali). potrebbero continuare. Eppure Bene, gli Ordini si sono un fatto è fuori discussione: la sempre mossi su una duplice clientela, anche quando si trincea: da una parte eredita, va riconquistata giorno l'imposizione di barriere di dopo giorno. n migliore accesso, dall'altra il tentativo antidoto al familismo è la di porre ostacoli alla crescita dimensionale degli concorrenza. Da qui i studi professionali, la corsa machiavellici impedimenti alle specializzazioni emergenti, messi in campo dai notai per la necessità di alzare l'asticella impedire l'avvio di nuovi selezionando i giovani migliori concorsi o almeno per ridurre anche a costo di sacrificare i il numero dei posti disponibili. figli. È il solito discorso delle O le barricate degli awocati competenze, che in ogni contro l'abolizione delle tariffe settore diventano l'autentico minime. Il risultato è che molti fattore critico di successo: le (troppi) giovani rimangono nuove leggi di mercato non fuori, mentre molti (troppi) contemplano i privilegi di figli di papa finisco sangue. S. Ma. © RIPRODUZIONE no con l'ereditare studio e RISERVATA clientela. Claudio Siciliotti, udinese,
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Alessandra, trevigiana, è la più giovane laureata d'Italia (22 anni). Ha scelto ingegneria civile e ora guarda anche al 'estero «Un avoro n Soaena»
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Ingegnere da record Alessandra Ferrandino, trevigiana classe 1992 (compirà 23 anni in dicembre), a settembre ha conseguito la laurea specialistica in ingegneria civile a Padova: e la più giovane laureata d'Italia. A 4 anni frequentava già le elementari
uello che per tutti è straordinario, e cioè una laurea specialistica in ingegneria ad appena 22 anni, per lei è solo impegrto e costanza. «Ho iniziato la scuola a 4 anni perché mi annoiavo con i miei coetanei all'asilo, e poi sono sempre rimasta in corso, senza bocciature né ritardi negli studi. Non sono un genio, E adesso cerca lavoro, con qualche anno di vantaggio sui suoi coetanei. Alessandra Ferrandino, trevigiana, classe 1992, è la più giovane laureata d'Italia. Nata a Napoli, è vissuta a Caserta fino a 11 anni, quando è arrivata nella Marca per frequentare la prima media. Poi il liceo scientifico Da
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Vinci a Treviso (si è diplomata col massimo dei voti a 17 anni, altro record) e la laurea in ingegneria civile a Padova con no a settembre. Si rende conto dell'impresa eccezionale ma di fronte alle sfide del lavoro, in un mercato sempre più difficile e competitivo, vive le stesse incertezze dei suoi amici. Che prospettive vede una ventiduenne, oggi, in un comparto in sofferenza come quello delle costruzioni «Me lo sto chiedendo anch'io, mi guardo attorno. Quando mi sono iscritta all'università la crisi era iniziata da poco, e quando mi confrontavo con adulti e professionisti mi dicevano che sarebbe stato difficile, ma che quando avrei finito gli studi Iltalia
sarebbe stata in crescita. Non è ancora successo, purtroppo. Bisogna avere fiducia. Spero che una laurea specialistica sia un valore aggiunto e che persone preparate siano
interessate al mio profilo». A quali porte andrai a bussare per trovare lavoro «Non ho mai lavorato in questo settore e non mi sono mai confrontata col mondo del lavoro, sto iniziando adesso a preparare il curriculum. La mia laurea ha molti sbocchi professionali e si possono sfruttare le competenze acquisite in molti campi. Per ora non ho ricevuto richieste, vedrò cosa offre il mercato. Sono in anticipo rispetto ai miei coetanei e voglio approfittarne». All'estero i ragazzi iniziano a
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lavorare prima perché il percorso di studi è più breve. È uno svantaggio per gli italiani «In diversi casi, la loro trienna
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le vale come la nostra specialistica, che dura almeno cinque anni. Ma ntalia ha uno dei sistemi di istruzione migliori del mondo e, per quanto le università straniere siano eccellenti, a partire da quella di Barcellona, la nostra formazione è di alto livello». Hai già fatto l'Erasmus in Spagna. Preferiresti lavorare lì o in Italia «Spero che le opportunità arrivino da entrambi i Paesi, così da poter scegliere. Oggi, a parità di offerta, credo comunque che preferirei l'estero, principalmente perché mi piacciono la vita e la cultura spagnole». Silvia Madiotto
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