Dieci modi ingegnosi per nascondere un registratore
× Imparare il mestiere. Metodi e tecniche per la sopravvivenza sul campo.
Nel processo di ricerca, la parte sul campo è sicuramente quella più emozionante ma anche quella meno trattata. In particolare, quasi nessuno tira fuori dalla black box quei trucchi, quei piccoli accorgimenti, i grandi e piccoli scorni, i regali della serendipity e le sfighe che fanno l’artigianalità dell’esperienza di ricerca e che la rendono un evento unico ed irripetibile. Proponiamo una serie di trucchi per sopravvivere alla ricerca sul campo e portare a casa il risultato. Buon divertimento.
Overt vs Covert. Concetti e dibattito. Nel magico boschetto della teoria sul metodo etnografico[note]se ve lo state chiedendo, è simile a quello di Bosch[/note], esiste una sostanziale spaccatura fra due scuole di pensiero. La prima, che convenzionalmente chiameremo Scuola di Nanto, sostiene che la ricerca debba essere un processo aperto di dialogo fra ricercatore e soggetti ricercati (non in quel senso. oddio, non sempre in quel senso). L’altra, altrettanto convenzionalmente scuola di Hokuto, cerca di rendere l’etnografia un processo misterioso e invisibile in cui il ricercatore si finge una persona realmente interessata a quello che l’altro ha da raccontare. Di solito chi fa riferimento a questa scuola ha sempre sognato di essere un agente segreto ma non ha mai avuto il physique du role (sulla mole dei sociologi si rimanda ad uno studio
successivo), i riflessi o quel fantastico accento british. Se in generale, vale sempre la regola #23 del Libretto Rosso[note]Del Buonsenso, non quell’altro. Non siate maliziosi.[/note] “la verità sta nel mezzo” (Osho, cit. in Lincoln 1854), qua vogliamo prendere le difese dell’etnografia covert, quella da SHIELD per capirsi. A seconda del livello di illuminazione raggiunto dal ricercatore, la scuola di ricerca covert prevede: che l’intervistato non sappia di essere registrato (Livello di illuminazione: Polizia Italiana); che l’intervistato non sappia che sta venendo intervistato (Livello di illuminazione: Agent Carter); che l’intervistato non sappia di star parlando con un sociologo (Livello di illuminazione: Jarod il Camaleonte); che l’intervistatore non sappia di star facendo un’intervista (Livello di Illuminazione: Mauro Bressan). Adesso faremo riferimento ai primi due Livelli di illuminazione, quelli in cui si ha un registratore nascosto da qualche parte.
Perchè nascondere il registratore invece che prendere appunti dopo. Il motivo principale è la fatica. Può sembrare brutale, ma sostanzialmente, gli appunti sono come il pesce: sono migliori se sono freschi[note]Cellini, Erika. L’osservazione nelle scienze umane. Franco Angeli 2008[/note]. Prendere appunti nel momento dell’intervista distrae due volte: da una parte si è costretti a trascrivere in frasi di senso compiuto le informazioni ricevute, perdendone molte inevitabilmente e per sempre (no, l’arte della scrittura automatica non è contemplata nel corso di sociologia) dall’altra, non ci si può concentrare su tutto quell’apparato comunicativo che non è necessariamente verbale (para-verbale, non-verbale e così via, tutta roba che non ci hanno spiegato a scuola, ce lo ha spiegato Patrick Jane[note]The Mentalist ha dato molto alla sociologia[/note]). Magari per un lavoro sull’importanza del distretto industriale nella creazione del fabbisogno di tessuto[note]Niente, certe cose proprio non riescono a piacermi[/note] può non importare, ma quando fai etnografia queste cose ti servono.
Perchè usare un registratore e non il telefono Perché non abbiamo un ordine professionale. No, sul serio. Tutti hanno un ordine professionale, oggi. Pure i giornalisti[note]E Dio solo sa quanto sia utile un ordine dei giornalisti oggidì[/note]. Pure gli educatori o i chimici. Noi no. E allora ci servono tutta una serie di mezzucci per far vedere che siamo gente seria e professionale. Così il sociologo utilizza il registratore, si balocca con NVIVO, beve, scatta polaroid, fa di tutto per ricordare a sé stesso e agli altri che ha una dignità professionale che non può certo essere sminuita dall’utilizzo di una cosa così comune come il cellulare. E’ una cosa a metà fra Veblen[note]Lo strumento diviene, prima di essere un mezzo di lavoro, un simbolo di status. Sul concetto di “consumo vistoso” cfr. Thorstein Veblen La teoria della classe agiata. 1969 Alberto Mondadori[/note]e le rendite di posizione, insomma.
I 10 modi Il nocciolo della questione è dunque questo: come nascondere il registratore e renderlo contemporaneamente accessibile e fruibile? Come evito che i fruscii e i movimenti improvvisi (magari dettati da una fuga precipitosa) mi impediscano di raccogliere le preziose informazioni che fuoriescono come nettare dalle parole del nostro soggetto preferito? Abbiamo testato per voi (magari non proprio) 10 efficienti modi per nascondere il registratore durante le vostre importantissime interviste.
Nel pacchetto di fazzoletti
Il nostro lavoro non ci mette al riparo dai malanni stagionali. Anzi, la unga serie di spostamenti invernali, di manifestazioni sotto la pioggia, di appostamenti notturni al baretto, fanno sì che ci si buschi un bel raffreddore spesso e volentieri. E allora, bisognerà che uno tenga i suoio fazzolettini a portata di mano, no? Presentatevi al vostro appuntamento con l’aria costipata e sofferente del malato terminale di raffreddore, fate qualche battuta per impietosire l’intervistato e appoggiate il pacchetto di
fazzoletti li, sul tavolo. Date le dimensioni del registratore, è importante notare che questo sitema impone un pacchetto di fazzoletti semivuoto, abbiate ben cura di a) tenere un fazzoletto da usare in tasca, che quelli non potrete prenderli; b) tenere almeno i due fazzolettini esterni del pacchetto, in modo che la consistenza possa ingannare. E sperate che la vostra fonte non abbia bisogno di starnutire.
Nella manica
Per alcuni è un Asso, per altri una Derringer. Fatto sta che è sempre buona norma avere sempre a portata di mano l’attrezzo del mestiere. Metodo particolarmente apprezzato in autunno/inverno, la manica ti permette di avere sempre a portata il tuo fido cattura parole senza dare particolarmente nell’occhio. Pensate a quanto è facile accostare il microfono alla bocca con il semplice gesto di mangiucchiare la manica. Se l’intervistato si allontana momentaneamente è facile prendere un appunto al volo, parlottando coperto dalla manica, evitando un TSO a metà intervista. Se siete particolarmente bravi (e se avete il physique du role di cui sopra) riuscite anche ad effettuare la mossa “parla, ti sto spogliando con gli occhi” che vi permette pure di raccattare.
Dentro a un peluche
Vorrete mica lasciare Piccettino[note]se anche a voi risponde, provate a levare le pile o a chiamare John Constantine[/note]a casa nel giorno più importante per la vostra ricerca e per la vostra ambizione professionale? No, certo che non potete. Ma potete svuotare il suo grazioso pancino peloso di tutta la bambagia per creare uno spazio sufficiente da inserirvi il registratore. Dovete stare attenti alle cuciture, farle male potrebbe rendere il metodo inutilizzabile dopo poche volte e rappresentare un rischio nel caso in cui giocherelliate con il peluche sul tavolo. Ora dovete solo troavere il modo di spiegare perche parlate al pancino del vostro orsetto. E perché avete un orsetto.
Nella tasca
Un grande classico, intramontabile come un’alfa 147, il registratore in tasca
è talmente vintage che, quand’anche vi beccassero (perchè sicuramente non avete letto questa guida) nessuno vi direbbe nulla. Inoltre, se vi infilano le mani in tasca potete sempre accusare il vostro intervistato di aver messo su tutta sta baracconata per.. per.. ehmm..
Attaccato alla giarrettiera Questo va per le signorine (se siete uomini e non vivete nel 1200 potrebbero guardarvi male). Chi vi controllerebbe mai in posti così privati? Il registratore in giarrettiera è l’apoteosi dell’abnegazione per la ricerca sociale. Se siete disposte a mettervi un apparecchio digitale solo per fare ricerca siete decisamente portate per lavorare con l’Opificio. Inviateci una foto e chiamate ore pasti.
Sotto alla pistola
Si ottiene di più con una parola gentile e una pistola che solo con una parola gentile diceva Al Capone. Perché la ricerca è importante, ma la lotta armata è meglio. Perché con una pistola sul tavolo, siete voi a fare le domande.
Dentro a una salsiccia Non sappiamo se effettivamente la salsiccia causi il cancro, sicuramente è un ottimo strumento di socializzazione (salsiccia e birra sciolgono più cuori di quanti ne fermano). Il momento conviviale per eccellenza è la tavola, dove tra bestemmie e fiumi di vino le persone parlano molto. Certo, il registratore dentro ad un pezzo di carne ha le sue controindicazioni. tipo che non puoi usarlo con dei vegetariani, o che devi stare attento che Mimmo[note]sulla figura di Mimmo si rimanda ad un articolo di prossima pubblicazione “Mimmo medico, come l’abolizione del valore legale mi ha fatto perdere una gamba”[/note]ubriaco marcio, non si strafoghi il vostro prezioso registratore. Ma apparte questo, il contatto tra la carne di porco e il registratore farà odorare il tutto, rendendo la sbobinatura un po’ meno pesante.
Dentro alla bibbia
Se può fermare le pallottole, può anche contenere un registratore. Come ci inbsegnano diversi film (note), potete nasconderla nella tasca interna del vostro abito (talare), e se anche si vedesse, ecco, che c’è di male a portarsi il Verbo dietro? Magari assicuratevi che la vostra ricerca al momento non verta sui foreign fighters.
Attaccato sotto il tavolo
Altro trucchetto che ci hanno insegnato i film di James Bond. Basta un po’ di scotch e del nastro adesivo. Lo scotch è per calarsi nel personaggio (non avrò altro Jamers Bond al di fuori di te, Sean). Ricordatevi sempre di riprendere il registratore una volta finito. Altrimenti sarà tutto inutile. Inoltre, se fate certe ricerche, questo escamotage potrebbe farvi passare da sbirri, con tutte le conseguenze del caso (link the departed)
Dentro un altro registratore Sì, ok, Inception, bello. Roba da metafisica, da metaricerca. Ma sul serio, questa funziona. Voi dovete presentarvi con un registratore, possibilmente di quelli grandi, da pleistocene. Poi potrete fare gli splendidi, e rassicurare il vostro intervistato, dicendogli che il registratore resterà spento, per via del rispetto, della libertà maggiore di esprimersi, blah blah blah. Ma il mini-registratore dentro al registratore sarà in funzione da ore, monitorando ogni vostra parola. Due piccioni con una fava, avrete la vostra intervista e in più avrete fatto la figura degli amiconi col vostro intervistato.
Conclusione: diteci il vostro modo più ingegnoso Opificio for the social: lo sappiamo che non ve se inculate, ma sarebbe bello, per una volta che ci fosse un po’ di iterazione da parte vostra. D’altra parte ormai siete arrivati a leggere a sto punto, no? tanto vale. Commentateci, scriveteci, raccontateci il vostro trucco anti-sgamo più brillante
Bonus: 5 posti dove NON mettere mai il vostro registratore Retto C’è davvero bisogno di specificare perchè avere un registratore nel retto non è una grande idea?
Sacchetto della coca:
Seriamente, che problemi avete? A meno che non siate ad intervistare Tony Montana è sconsigliabile presentarsi davanti al parroco del paesino con un sacchetto di coca. Con dentro un registratore.
Animali troppo grandi (tipo un cavallo) Capisco che possa sembrare simpatico presentarsi con un astice al guinzaglio e rassicurare i presenti che quel coso nero che fuoriesce dal ventre del crostaceo è solo il carapace che ha cambiato colore. Ma portare una tigre dai denti a sciabola ad intervistare l’assessore può non essere una grande idea. Considerando poi che la suddetta tigre avrà probabilmente un registratore nel retto. di cui al punto 1.
Un buco nero (portatile o meno)
Soprassedendo un secondo su come diavolo vi siate procurati un oggetto in grado di distruggere una galassia, un registratore nel buco nero può non essere una grande idea perchè poi dovete tirarlo fuori. Vi ci voglio vedere (link vari ai buchi neri). Inoltre ho dei dubbi sulla qualità della registrazione
I marò o le foibe
Perché poi non lo ritrovate più. Perché sono entità memetiche. Perché le FOIBE e i MARO’ si urlano, quindi poi non si sente un cazzo. E, peggio, il vostro registratore sarà un martire per gente come la Meloni.
Postfazione Questo post può sembrare incompleto perché sostanzialmente.. lo è. Gli impegni si sono accavallati e le vacanze hanno fatto il resto. Ci scusiamo per il disagio, ma la gestazione di questo post era diventata insostenibile. Faremo meglio la prossima volta, promesso.
Hanno scritto:
Tommaso Frangioni Mario Venturella