Anno II - Numero 77 - Domenica 31 marzo 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
MOSSA A SORPRESA DEL COLLE PER SUPERARE L’IMPASSE
NAPOLITANO COMMISSARIA IL PARLAMENTO GRUPPI RISTRETTI PER VARARE LE RIFORME Prorogato il Governo Monti, si lavora a legge elettorale e manovre economiche La bizzarra gestione della crisi politica: i grandi partiti senza soluzioni
LA PASQUA DI UN PAESE DAVVERO IMPAZZITO di Francesco Storace
E il Paese pare impazzito. Sembra fuori di testa Bersani lla fine la sorpresa di Pa- che per fare dispetto a Berlusqua e' che Mario Monti sconi minaccia di votare il prossta ancora in sella al go- simo capo dello Stato d'intesa verno dell'Italia, dopo che e' con Beppe Grillo. Magari ci ripassato più di un mese dallo troviamo Gargamella al Colle e svolgimento delle elezioni poli- il comico a palazzo Chigi. Pastiche. Ieri Napolitano se ne e' saporto per espatriare, please, uscito con questa storia un po' che davvero viene voglia di camstrana dei saggi, con il coro di biare Paese. tutti i partiti ad applaudire il Quel furbetto di Renzi sta dietro Capo dello Stato senza far capire il vicolo - lui che dice di essere nulla agli italiani di quel che il nuovo - ad attendere il pasdovrà succedere. Probabilmente saggio del segretario del Pd, e anche a Palazzo hanno le idee nessuno crede che stia li' per confuse, incassano le conve- rubargli il Rolex. nienze di giornata. Litigano Grasso - che hanno Eppure, giuravano che comun- messo a fare il presidente del que si sarebbe governato il Pae- Senato - e Caselli, e pensi che se. I grandi partiti, a cominciare sono due magistrati. da Berlusconi - ma analoga ope- Si azzuffano sulla stessa rete razione e' avvenuta a sinistra televisiva due giornalisti come ad opera di Bersani ai danni di Corrado Formigli e Marco TraIngroia - hanno fatto di tutto vaglio. alle elezioni per evitare presenze Si sono accapigliati pure Terzi scomode. Non votate i piccoli e Monti, patetici sgovernanti inpartiti, e' stato il loro inno pre- capaci di far rispettare l'Italia e ferito, la litania stucchevole che i suoi soldati dall'India. abbiamo ascoltato infastiditi in Nel frattempo, per salvare i ogni istante della competizione. seggi Napolitano tira fuori i sagMa oggi gli italiani si accorgono gi. Ottimati. Illuminati. Eruditi. che il casino lo stanno facendo Orrore, anche perché intanto i partiti grandi. Monti resta la'...
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di Robert Vignola ice che è la sorpresa di Pasqua. A ben guardarla suona però come un pesce d’aprile, arrivato un giorno prima. Chissà, scherzi dell’ora legale… Fatto sta che gli italiani, dopo una campagna elettorale durata mesi, e a un mese dallo spoglio delle urne, come governo si ritrovano il Governo Monti. Certo, con un Ministro Terzi in meno (che non è poco), ma pur sempre un Governo Monti. Il paradosso è per la verità figlio soprattutto dell’ostinazione dei grandi partiti. Ostinazione prossima alla cocciutaggine per quanto riguarda Bersani, che è il vero ed unico artefice della riconsegna dell’iniziativa al Quirinale. Riavuto il pallino in mano il Capo dello Stato, in pieno semestre bianco, ha forse compiuto la più rivoluzionaria delle mosse: estrarre dal cilindro due “gruppi ristretti”, comitati di saggi ai quali affidare le riforme istituzionali da un lato (cioè: la nuova legge elettorale) e quelle economiche dall’altro (cioè un alleggerimento più o meno sostanziale dell’ormai insostenibile pressione fiscale). Per il resto, le questioni correnti continueranno a finire sul tavolo di Monti e dei suoi ministri. Il Parlamento ne esce insomma con le ossa pressoché rotte: Napolitano ha cercato di salvare la faccia alle forze politi-
Chi sono gli esperti scelti dal Quirinale
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ono stati definiti i due gruppi di lavoro che, su invito del Presidente della Repubblica, si riuniranno nel corso della prossima settimana -stabilendo contatti con i presidenti di tutti i gruppi parlamentari - su proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea. Hanno accettato di farne parte: per il primo, il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello
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che che vi sono rappresentate affidando alle commissioni speciali guidate da Giorgetti e Bubbico il ruolo di pontieri con, rispettivamente, Camera e Senato. Ma, nel discorso di pranzo con il quale ha annunciato la novità assoluta dei gruppi ristretti, ha detto chiaramente alcune sue verità: accertata la “persistenza di posizioni nettamente diverse rispetto alle possibili soluzioni da dare al problema della formazione del nuovo governo”, il Presidente è partito dal dato concreto della “operatività del governo tuttora in carica, benché dimissionario e peraltro non sfiduciato dal Parlamento : esso ha annunciato e sta per adottare provvedimenti urgenti per l'economia, d'intesa con le istituzioni europee”. E dire che in mattinata c’era chi ventilava possibili dimissioni del Capo dello Stato, che egli stesso ha smentito
categoricamente, anche a parole, per quanto bastassero i fatti. Sarà lui, attraverso i suoi saggi, ad agevolare la nascita di proposte che potranno, dice ancora Napolitano, “costituire comunque materiale utile (…) anche per i compiti che spetteranno al nuovo Presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri”. A questo punto lo scenario che si apre è quello di due commissioni che hanno il sapore delle Larghe Intese senza che queste siano state imposte ad un Parlamento ingessato dai veti incrociati tra
e il prof. Luciano Violante; per il secondo, il prof. Enrico Giovannini, presidente dell'Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato; il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d'Italia, l'on. Giancarlo Giorgietti e il sen. Filippo Bubbico, presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi.
le sue maggiori forze. Due commissioni sul tavolo delle quali, lo ha fatto capire lo stesso inquilino del Colle, si potrà cominciare a nominare anche il nome del successore di Napolitano. Che a sua volta, tra poche settimane, si troverà davanti a due scelte: tentare un incarico esplorativo per saggiare la “maturazione” dell’attuale Parlamento, o sciogliere le Camere e mandare gli italiani al voto. Per fargli dimenticare, il più velocemente possibile, un uovo di Pasqua assolutamente indigesto.
LA SALA STAMPA VATICANA PREANNUNCIA: “VUOLE FARE QUALCOSA DI MOLTO INTERESSANTE”
MUSICA IN LUTTO
Il Papa prepara una grande sorpresa
Dopo Jannacci, morto Califano
di Igor Traboni opo la veglia pasquale della scorsa notte, Jorge Mario Bergoglio celebra oggi la sua prima Messa pasquale da Papa. Nel suo stile, anche la veglia è stata molto semplice ed incisiva, più breve ma non per questo meno colloquiale e attenta ai valori autentici. Un modo di procedere che era stato anticipato nei giorni scorsi da padre Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano: ''Il Papa ha questo grande desiderio di semplicità per cui anche la lunga lettura della creazione è stata abbreviata''. Intanto, nel cuore dei fedeli continua a riecheggiare il grido – “Rispondete al male con il bene” - lanciato da Papa Francesco durante la Via Crucis dell’altra sera, al Colosseo. ''A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto e la sua risposta è la croce di Cristo: una
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parola che è amore'', ha aggiunto Papa Francesco al Colosseo durante la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo Oggi, come detto, Papa Francesco celebrerà la Pasqua e anche i saluti nelle diverse lingue nella Domenica di Pasqua ''saranno ridotti e brevi''. E, quasi certamente, come ha aggiunto Padre Federico Lombardi, i saluti dopo la
benedizione urbi et orbi si limiteranno ad un 'buona Pasqua' e saranno fatti in una sessantina di lingue. La messa della Pasqua di Resurrezione durerà circa un'ora e mezzo e non sarà concelebrata. Non c'è l'omelia in quanto alla messa seguirà la benedizione 'urbi et orbi' dalla loggia centrale della basilica. Dopo le celebrazioni pasquali il Pontefice resterà a Roma e non andrà a Castel Gandolfo, dove solitamente il Papa si ritira per un breve periodo di riposo. Domani, lunedì di Pasquetta, ha spiegato ancora padre Lombardi, il Papa celebrerà il Regina Coeli. ''Poi - si è limitato a dire senza precisare altro il direttore della sala stampa del Vaticano – il Papa vorrà fare qualcosa di molto interessante''. L'agenda del Papa, ad ogni modo, è già fitta di appuntamenti. Il 7 il Papa si insedierà a San Giovanni in Laterano e poi ci sarà la presa di possesso della basilica di San Paolo con la celebrazione di una messa''. In quest'ultimo caso la data deve essere fissata.
Bondi
Fiat-Fiom
Crisi commercio
Campidoglio e primarie Pd
Medicina
Guai giudiziari
“Soccorso rosso”
per il super epuratore
della magistratura
Migliaia di alberghi a rischio chiusura
Accuse e insulti tra Sassoli e Marino
Cancro al colon: nuove speranze
Micol Paglia
a pag. 2
Massimo Visconti
a pag. 3
Parisi e Sarra
a pag. 4
Ugo Cataluddi
a pag. 6
Gianluca Fornara
a pag. 8
distanza di poche ore dalla scomparsa di Enzo Jannacci un altro lutto colpisce il mondo della musica italiana. Franco Califano è morto nella sua casa di Acilia. Malato da tempo, era nato nel 1938. Il popolare “Califfo”, così come era soprannominato dai suoi ammiratori, solo pochi giorni fa, il 18 marzo, si era esibito al Teatro Sistina di Roma
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Attualità
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Domenica 31 marzo 2013
LE REAZIONI ALLA MANOVRA DI NAPOLITANO
Le motivazioni della Cassazione
Scalata Antoveneta: Fazio “regista occulto”
I PARTITI: BENVENUTI SAGGI MA È UN PLAUSO OBTORTO COLLE di Robert Vignola iepidi riscontri positivi. Quelli di chi ha forse una parte di colpa nel passo in avanti verso la Repubblica Presidenziale cui Napolitano ha dato vita ieri, e cerca di nasconderla. Compito ai limiti della fantascienza, come da copione delle ultime settimane, per Pierluigi Bersani. Il quale ha affidato poche battute alla Rete. “Il Pd è pronto ad accompagnare il percorso indicato da Napolitano. Un governo di cambiamento e una convenzione per le riforme restano il nostro asse”. Il presidente dei senatori democratici Luigi Zanda fa trapelare qualcosa in più sullo stato d’animo del partito: “La decisione del presidente Napolitano di restare al Quirinale fino alla fine del suo mandato è l'unico fatto politico positivo degli ultimi giorni”. Paolo Gentiloni, che invece sulla strada scelta da Bersani aveva espresso delle riserve, ora afferma che “Napolitano ha indicato una strada nel pieno rispetto delle sue prerogative, ora tocca a noi seguirlo. L'Italia è in buone mani, la decisione del presidente di restare fino all'ultimo giorno tranquillizza il Paese, i mercati e l'Europa. Si tratta ora di lavorare nei prossimi giorni per individuare i punti essenziali di una possibile soluzione
T Nella foto Antonio Fazio di Giuseppe Sarra ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio è stato il ''regista occulto'' della tentata scalata di Bpi ad Antonveneta consentendo così ad uno ''spregiudicato e ambizioso banchiere'', Giampiero Fiorani, e al suo ''gruppo di complici'' - Consorte, Sacchetti (entrambi “organici” al Pd: ricordate la famosa telefonata di Fassino “Abbiamo una Banca?”), Zunino, Gnutti e altri - di mettere in atto una ''serie continua di operazioni di aggiotaggio'' che hanno permesso loro di ''impadronirsi della
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banca''. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato le condanne a 2 anni e mezzo per l'ex governatore a un anno e otto mesi per Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, ex vertici di Unipol a un anno Fiorani. Secondo i supremi giudici c'è stata inoltre una ''impropria e torbida commissione tra controllore e controllato, tra pubblico e privato'' in cui Fazio ha violato i doveri di ''imparzialità e riservatezza''. E così facendo ha provocato una ''gravissima lesione alla credibilità e al prestigio della Banca d'Italia''.
Qui sopra a sinistra Valerio Onida e a destra Salvatore Rossi
Qui sopra a sinistra Giovanni Pitruzzella a destra Enrico Giovannini di governo”. Chi gongola sono i centristi di Scelta Civica. Punii severamente dal voto degli italiani, vedono restare il loro leader Monti al suo posto. Tanto che il portavoce Andrea Olivero può salutare la “perfetta condivisione della scelta del capo dello Stato. Lo avevamo auspicato perché garantisce la continuità della presidenza della Repubblica e ci riporta in maniera ferma e netta alla centralità del programma, mettendo in secondo piano formule di governo che sono state ele-
mento di discussione e che non hanno portato a nessun avvicinamento tra le forze politiche”. Già, le forze politiche. Il Pdl, dicono i maligni, è rimasto spiazzato non poco dalla mossa quirinalizia. Angelino Alfano, davanti all’obbligo di “dire qualcosa di centro-destra”, ha commentato così. “Come ulteriore atto di disponibilità e di responsabilità verso il Paese, esprimiamo apprezzamento per la verifica programmatica auspicata dal Capo dello Stato, e speriamo che questo meto-
do dia buoni frutti. Il Paese è già stato trascinato per un mese dal Pd in una inutile perdita di tempo. Ora sarebbe rischioso protrarre lo stallo oltre ogni ragionevolezza, peraltro alla vigilia di una delicatissima riapertura dei mercati. Per noi resta valido quanto abbiamo costantemente sostenuto. Delle due l'una: o governo politico di grande coalizione o subito al voto”. La Lega si spinge ancora più in là. “Il modello indicato dal presidente Giorgio Napolitano ricorda quello olandese, lo stesso che la Lega Nord ha proposto fin dall'inizio”, è il parere di Giancarlo Giorgetti e Massimo Bitonci, capigruppo della Lega Nord alla Camera e al Senato. “Secondo noi è l'unico sistema valido per uscire dall'attuale situazione di stallo politico e al tempo stesso per superare la crisi economica in cui si trova il Paese”. Dal Movimento 5 Stelle, come noto avaro di commenti, fanno notare abbastanza asciuttamente che l’ipotesi della prorogatio a Monti, con passaggi in Parlamento per i provvedimenti non di carattere ordinario, era già stata avanzata più volte, anche attraverso gli interventi del professore genovese Becchi. E un’asse “universitario” tra Grillo e Monti era probabilmente la sorpresa più strampalata che gli italiani potevano trovarsi sul tavolo di Pasqua.
L’uomo di fiducia di Mario Monti indagato per falsa testimonianza: avrebbe mentito sulla microspia trovata nella sua auto
Epurazione giudiziaria per il commissario-epuratore Enrico Bondi nei guai per le dichiarazioni rese nel 2010 ai PM di Milano nell’inchiesta Telecom che vide come conseguenza le dimissioni di Vincenzo Nola, all’epoca Segretario Generale dell’ex Gruppo Stet di Micol Paglia e lo ricordate Enrico Bondi, il “commissario straordinario” chiamato da Mario Monti per risollevare le sorti della sanità nel Lazio? Ecco, Enrico “mani di forbice” sembrerebbe essere nei guai. I giudici di Milano, infatti, lo accusano adesso di “falsa testimonianza”, in merito alla deposizione da lui resa in un processo del 2010 e che riguardava la sua precedente occupazione, quella alla Telecom. Dopo aver letteralmente messo in ginocchio l’intero settore ospedaliero di Roma e dintorni, il Professor Monti –come premio per il devastante lavoro svolto- aveva chiesto l’aiuto di Monti per scegliere i candidabili nelle liste della sua “lista civica”, in vista delle elezioni politiche del febbraio scorso. Così, l’emaciato commissario dalle “mani di forbice”, si è letteralmente dedicato a fare le “pulci” ai suoi (neo) colleghi di partito, stabilendo chi fosse meritevole di essere presentato e chi no. Peccato che, come spesso accade, si preferisca guardare la pagliuzza nell’occhio del proprio vicino, disinteressandosi della trave nel proprio occhio. Bondi, in questo caso, non ha fatto eccezione alla regola. Ma procediamo con ordine. Enrico, prima di diventare uno degli uomini di fiducia di Mario Monti, altri non era se non l’AD di Telecom Italia.
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Scelto nel 2001 da Tronchetti Provera per assumere la giuda dell’azienda, Bondi, nell’estate del 2010 si era trovato a dover testimoniare davanti alla Procura di Milano in merito ad uno spiacevole episodio che, apparentemente, lo vedeva quale parte lesa. Sì (ed è a questo punto che la storia si fa a dir poco contorta,) perché poco dopo la nomina del futuro commissario straordinario ad Amministratore Delegato, nell’auto da lui noleggiata allo scalo romano di Fiumicino era stata ritrovata
una misteriosa “cimice”. All’epoca (siamo sempre nell’estate del 2001) venne accusato di spiare Bondi, niente di meno che l’allora Segretario Generale di Telecom, Vittorio Nola, uomo –per così dire- della “vecchia guardia” del gruppo di Tronchetti Provera. Il quale, travolto dallo scandalo e sospettato di acquisire informazioni in modo tutt’altro che lecito sui vertici dell’azienda, fu obbligato a rassegnare le dimissioni. “Sono assolutamente convinto che la storia della cimice
non abbia avuto nessuna incidenza nella soppressione della posizione” di Nola. Erano state queste le parole di Bondi, chiamato a testimoniare dalle toghe milanesi nell’inverno del 2010. Invece, non era vero. Peccato però che, Vincenzo Nola pagò per una colpa non sua. Già, perché a piazzare la “cimice” nella macchina di Bondi, fu proprio chi –in un secondo momento- fece finta, casualmente, di ritrovarla. L’artefice di questo piano mefistofelico sarebbe Giuliano Tavaroli, allora responsabile della sicurezza di Pirelli (molto interessato a mettere le mani anche sulla sicurezza di Telecom) che, tramite il suo investigatore privato di fiducia, Emanuele Cipriani, avrebbe fatto in modo di “incastrare” Nola. Ad oggi, nel frattempo sono passati 12 anni dal ritrovamento della microspia e conseguenti dimissioni del manager, l’ex Segretario Generale del gruppo Tronchetti Provera esce dalla vicenda a testa alta. Stessa cosa non si può dire per Enrico Bondi che, dopo il flop di “Lista Civica” alle politiche di un mese fa, si trova a dover rendere conto delle parole pronunciate alla Procura di Milano nel 2012 e che, ora, per i giudici titolari dell’inchiesta, non sembrerebbero corrispondere a verità. Non basta, a detta del Gip Gennari, “nella lampante e prematura commistione tra strutture Telecom e Pirelli”, Bondi “aleggiava come un fantasma”. Un’eminenza grigia, insomma.
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Domenica 31 marzo 2013
Fiat voluntas… magistrati (rossi) di Massimo Visconti e ne occupiamo ancora alla luce della recentissima decisione della Procura della Repubblica di Nola che, a conclusione delle indagini preliminari sulla presunta discriminazione della FIOM da parte della Fiat, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’Amministratore Delegato dell’Azienda Torinese, Sergio Marchionne e dell’Amministratore Delegato di Fabrica Italia Pomigliano, Sebastiano Garofalo. Premesso che quando abbiamo scritto su questo caso abbiamo detto e ribadiamo oggi che non facciamo parte dei “forcaioli” che lavorano contro i sindacati e che dicono che i “sindacati hanno rovinato l’Italia…anche se qualche danno lo hanno combinato. Premesso che abbiamo definito la posizione di Marchionne talvolte troppo eccessiva e troppo “padronale” richiamando lo stesso Marchionne ai valori della Partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’Impresa come strumento per risollevare le sorti di una FIAT un po’ troppo obsoleta dal punto di vista sociale. Tutto ciò premesso non possiamo non rilevare che un gruppo come la FIAT, che da lavoro a circa 86 mila dipendenti, in una situazione di crisi internazionale del settore auto abbia comunque fatto una proposta discutibile quanto si vuole ma che ha riscosso il consenso della stragrande maggioranza dei lavoratori che l’hanno accettata in un famoso e storico referendum aziendale. Un referendum non è un sondaggio dove si prendono, a campione, le opinioni di una piccola parte di persone interessate al problema e poi con le alchimie dei sondaggisti si estrapolano risultati ad uso e consumo dei committenti. Il referendum così come previsto dallo Statuto dei Lavoratori, tanto invocato dalla CGIL, permette a “tutti i lavoratori” iscritti e non iscritti al sindacato di pronunciarsi a favore o meno di un accordo stipulato tra le Organizzazioni Sindacali e l’Azienda. Questo è successo alla FIAT. ANTEFATTO A Pomigliano nel 2010 si tiene un Referendum sull’accordo proposto dalla FIAT e firmato solo da CISL, UIL e UGL ma non dalla FIOM. Il Referendum tenuto con tutti i crismi della Democrazia Sindacale e svoltosi regolarmente ha visto prevalere la posizione di chi accettava l’accordo e infatti i si sono stati oltre il 62%. Non un plebiscito ma sicuramente una maggioranza netta di lavoratori FIAT non ha condiviso la posizione assunta dalla CGIL che, ancorata a scelte ideologiche e superate, rischiava di far chiudere il sito industriale di Pomigliano che invece grazie a quell’accordo prevede un piano di rilancio per lo stabilimento di Pomigliano con un investimento di 700 milioni di euro per la produzione della nuova Panda. La contropartita richiesta dalla FIAT è solo maggiore flessibilità del lavoro. LE POSIZIONI DEI SINDACATI CISL, UIL E UGL danno un valore
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all’accordo siglato molto importante in ordine alla ripresa produttiva di tutto il settore auto soprattutto tenendo conto dei risultati ottenuti alla Wolksvaghen che sposando il concetto di flessibilità con quello della Partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’Impresa, hanno risollevato le sorti della fabbrica tedesca. La CGIL invece ritiene di inquadrare, strumentalmente, la posizione dell’azienda come una “violazione dei Diritti Costituzionali” dei lavoratori. LE REAZIONI POLITICHE Il Governo Berlusconi, pur non entrando nel merito dell’ accordo raggiunto chiese alla FIAT di mantenere gli impegni soprattutto in ordine al mantenimento dell’insediamento di Pomigliano e agli investimenti previsti. In generale le forze politiche, tranne l’estrema sinistra e parte del PD, si dichiararono soddisfatte del risultato e nello stesso tempo chiedevano alla FIAT il rispetto degli accordi. IL DOPO REFERENDUM Dopo il risultato Referendario inizio il confronto tra la FIAT e i Sindacati che avevano siglato l’accordo. Non poteva essere diversamente in quanto gli accordi vincolano solamente chi li stipula e ovvia-
mente la CGIL fu estromessa dagli incontri che portarono al riavvio dello stabilimento di Pomigliano e al rientro in azienda di oltre 2800 lavoratori in quanto non firmataria dell’accordo. LA DISCRIMINAZIONE Nel rientro degli oltre 2800 lavoratori la CGIL intravide la volontà di discriminare i lavoratori esclusi dal reintegro momentaneo solo perché iscritti alla FIOM/CGIL. Se rapportiamo il numero delle presunte discriminazioni ci si rende conto che parliamo di poco più del 2% dei lavoratori complessivi dello stabilimento. Facciamo notare che se la FIAT avesse voluto “vendicarsi” della CGIL avrebbe agito su altri settori del gruppo come, per esempio, i lavoratori dello stabilimento di Grugliasco dove si produce la Maserati e dove la stragrande maggioranza degli addetti aderisce alla FIOM. LA MAGISTRATURA Ma poteva mancare l’ormai noto “Soccorso Rosso” (vedi Giornale d’Italia dello scorso 6 novembre) dei Giudici di Magistratura Democratica che, accettando la tesi della FIOM obbligava la FIAT a reintegrare 19 lavoratori iscritti alla FIOM. In quell’occasione avemmo
modo di dare la nostra solidarietà ai lavoratori, a tutti i lavoratori, che, magari non essendo iscritti a nessun sindacato, rimanevano fuori dall’Azienda ma non ce la siamo sentiti di esprimere solidarietà alla FIOM. La nostra non fu una decisione, come si dice, per “partito preso” ma argomentammo la stessa con il fatto che se fosse passato quel principio i veri discriminati sarebbero stati quei lavoratori che non erano iscritti a nessun sindacato. Ci domandammo allora e ci domandiamo oggi: dov’era la FIOM quando la CISNAL veniva discriminata non per non aver firmato accordi ma per motivi Ideologici? Allora non c’era nessun sindacato e tantomeno la CGIL a gridare all’ attentato ai Diritti Costituzionali. Oggi mentre chiediamo all’AD di FIAT di mantenere gli accordi non possiamo tacere sul fatto che ancora una volta una parte della Magistratura invade un campo in cui non si gioca una partita fra Destra o Sinistra ma si mette a rischio la sopravvivenza di un territorio e dei suoi abitanti. Non possiamo e non vogliamo esprimere sentenze non essendo noi Giudici ma vogliamo però notare come le conclusioni cui è giunta la Procura della Repubblica di Nola
rappresentino l’ennesimo atto volto a sovvertire una scelta Democratica che ha interessato i lavoratori di Pomigliano con la vittoria del si all’accordo che ha ottenuto il 62% dei consensi. Così come non possiamo non notare che certi Magistrati, così solerti a soccorrere la sinistra, non si fanno scrupolo di pensare alle conseguenze che le loro azioni possono avere sull’economia Nazionale e locale. La Sinistra, ancora una volta, battuta dalla Democrazia popolare cerca di ribaltare il risultato nelle aule di Tribunale non rendendosi conto del danno che sta causando. Oggi la conclusione delle indagini preliminari che ha contestato Sergio Marchionne e a Sebastiano Garofalo la discriminazione degli iscritti FIOM nel trasferimento dei dipendenti di Fiat Group Automobiles alla Fabbrica Italia Pomigliano, rappresenta non il successo della FIOM ma la sconfitta di un metodo di confronto basato sulle relazioni sindacali. LE REGOLE Ma la FIOM non contenta di questa “vittoria di Pirro” sta scioperando a Pomigliano con continuità mettendo a rischio anche i lavoratori delle fabbriche dell’indotto che, avendo avuto la comunica-
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zione della riduzione dei volumi produttivi della FIAT da Aprile a Giugno, sono costretti a mettere i propri dipendenti in cassa integrazione. E stiamo parlando di decine e decine di piccole e medie imprese con migliaia di addetti. Sarebbe facile fare per noi un parallelo tra l’ ottusità della sinistra Parlamentare che rifiuta, per il bene del Paese, qualsiasi accordo con il PDL e la FIOM che ha abbandonato la strada del dialogo e del confronto per rifugiarsi nelle pieghe sgualcite e consumate di certi Magistrati. Sarebbe facile per noi, da queste pagine, gridare alla “discriminazione di Regime” eppure il senso di responsabilità prevale su tutto, perfino e soprattutto sugli interessi di sigla. Questa è la riflessione che dovrebbero fare alcuni Magistrati che (speriamo) non sanno che per difendere “falsi principi” si mettono in pericolo centinaia di migliaia di posti di lavoro. Lasciamo che siano i lavoratori a scegliere i propri rappresentanti e lasciamo che i lavoratori siano liberi di decidere, nel rispetto delle regole, chi siano i propri rappresentanti. E il rispetto delle regole deve essere garantito anche dalla certezza Giuridica. LA COSTITUZIONE Quando si invoca, come sta facendo la FIOM/CGIL, il rispetto della Costituzione bene sarebbe che i primi a rispettarla fossero proprio coloro che sono chiamati dalla Costituzione a darsi regole certe. L’articolo 39 della Costituzione Italiana recita: “L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.” La FIOM cominciasse a far cadere obsoleti veti ideologici sull’applicazione dell’Articolo 39 della Carta Costituzionale e certi magistrati, prima di incriminare gli imprenditori per condotta antisindacale, chiedessero l’applicazione dello stesso articolo della Costituzione. Un problema, questo, la cui soluzione oggi viene richiesta anche dal PD, che vuole regole certe sulla rappresentatività. Non c’è bisogno di una legge speciale: c’è la Costituzione. Basta applicarla. Certo, basta applicarla ma questo vorrebbe dire dare un potere diretto, controllato e controllabile, ai lavoratori che comunque a Pomigliano si sono già espressi in modo maggioritario e chiaro: allo spettro della disoccupazione preferiscono la strada del confronto e del dialogo ma soprattutto quella della Partecipazione. Ma questo la sinistra, politica o sindacale che sia, non lo accetterà mai…sarebbe troppo democratico.
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Economia
Neanche i saldi invernali hanno salvato il commercio: dimezzata in 20 anni la spesa per il superfluo
Abbigliamento e calzature: acquisti a meno 3 miliardi di euro nel 2013 Nei primi due mesi dell'anno hanno chiuso 3.482 negozi di vestiario ed accessori. Un dato destinato a salire, secondo le stime, fino ad un totale di 16.684 saracinesche abbassate in tutta Italia di Carola Parisi a crisi c’è e si sente. La parola d’ordine è tagliare. La prima cosa ad essere depennata dai bilanci delle famiglie italiane è il superfluo. Nel 2013, infatti, si spenderanno 3 miliardi di
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euro in meno per l'acquisto di vestiti e calzature, rispetto all'anno scorso. La riduzione stimata è pari al 5% e si va ad aggiungere al dato negativo del 2012 (-10,2% pari a 6,8 miliardi), per raggiungere quasi 10 miliardi. Secondo le stime della Federazione italiana del settore moda di Con-
fesercenti (Fismo) la quota delle famiglie dedicata al vestiario in 20 anni è stata dimezzata, passando dal 13,6% del pil nel 1992 al 7,1% del 2012. La corsa all’abito firmato, alla scarpa nuova all’ultima moda si è decisamente frenata. E se i saldi sono sempre stati un momento per far prendere una boccata d’aria ad un commercio ormai allo stremo delle forze, a gennaio nonostante gli sconti invernali c’è stata una riduzione del 4,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Un calo consistente e prolungato, che mette a rischio la storica rete italiana di negozi di abbigliamento tradizionali. Un settore complessivamente da 66,5 miliardi (54,5 miliardi abbigliamento e 12 miliardi cal-
zature e accessori) rischia di non sopravvivere a una ''emorragia gravissima''. In parte, secondo Fismo, il processo di revisione della spesa destinata all'abbiglia-
BERNABÒ BOCCA: RISCHIANO IL POSTO DI LAVORO IN 100MILA
Migliaia di alberghi in crisi Oltre 50 milioni di italiani passeranno la Pasqua a casa na Pasqua all’insegna della sobrietà. Le famiglie italiane sentono sempre di più l’aggravarsi della crisi economica. Un’altra festività “magra” per albergatori e ristoratori. Picco per le vacanze che registrano un crollo del 14,1%. “Per mancanza di soldi” molti i cittadini che resteranno a casa (un milione in meno rispetto al 2012), soltanto 8,2 milioni invece - rispetto ai 9,5 milioni dell’anno scorso dormiranno almeno una notte fuori casa per una spesa in media di 272 euro (in confronto ai 288 del 2012). “C’è il rischio che l'economia turistica torni ai livelli del dopoguerra”, spiega Federalberghi. Nonostante i capricci del tempo, il 34% degli italiani trascorrerà le vacanze pasquali nelle località marine, seguite dalle città d'arte con il 25,5% (+3,5 punti percentuali rispetto all’anno scorso). Leggero calo per le zone di montagna al 23%,
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mentre il 5,5% andrà in località lacuali ed il 3,5% dei cittadini in centri termali e di benessere (rispetto al 2,3% del 2012). Per chi invece preferirà l'estero spiccano le capitali europee con il 53,4% dei consensi per una spesa media di 631 euro a persona (in confronto ai 682 euro del 2012). ''I dati previsionali di Pasqua - osserva il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - sono l'ennesima conferma di come l'Italia stia vivendo una crisi epocale, che rischia di far tornare l'economia turistica ai livelli post bellici''. Infatti ''la perdita di oltre il 14% di italiani che partiranno per Pasqua (rispetto a Pasqua del 2012) e il parallelo decremento del 17% del giro d'affari – ribadisce il numero dell’associazione di categoria - costituiscono due percentuali senza precedenti per una ricorrenza tanto importante per un Paese cattolico''. Bocca spiega che ''non
può essere una scusante credere che la Pasqua celebrata a fine marzo possa influire sui consumi turistici''. Dall’indagine effettuata risulta che il 45,2% degli intervistati dichiara che ''non farà vacanze'' (pari ad oltre 23 milioni di connazionali), indicando il lato economico come motivo principale. Per il presidente di Federalberghi è indispensabile che Governo, Parlamento e sindacati provino a ragionare con le imprese per elaborare ''un piano di emergenza'' che salvaguardi ''i lavoratori e le aziende del settore se non vogliamo che – sottolinea Bocca nel giro di pochi mesi alcune migliaia di alberghi e centomila dipendenti cessino la propria attività, privando l'economia nazionale di una delle poche attività in grado da sola di condizionare lo sviluppo del Paese''. Scende anche la spesa procapite che si attesterà sui 317 euro rispetto ai 329 euro del 2012. Giuseppe Sarra
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mento ''è dovuto senz'altro a motivi culturali: il concetto stesso di status symbol, che una volta includeva spesso e volentieri particolari capi di vestiario, anche importanti, sembra ormai essersi spostato in verso i prodotti tecnologici''. Tanto che la revisione della spesa da parte delle famiglie è iniziata ben prima della crisi: tra il 2000 e il 2011 si sono persi 'solo' 6 miliardi di euro. Una tendenza che però si è aggravata nel periodo di difficoltà degli ultimi due anni. Secondo la stima di Fismo nel 2013 potrebbero chiudere 21.000 negozi nel settore dell'abbigliamento. Nel primo bimestre dell'anno si sono abbassate 3.482 saracinesche del tessile e dell'abbigliamento. Tra nuove aperture e chiusure il saldo negativo è di 2.767 unità, un numero destinato a lievitare nel trimestre a quota 4.150 attività. Se l’andamento dei consumi dovesse confermare il saldo negativo, a fine anno, si arriverà a 16.684 esercizi. La causa principale, secondo la federazione, ''è chiaramente la riduzione della spesa degli italiani; ma sulle imprese pesano anche la pressione fiscale molto
alta e il caro-affitti''. A incidere, inoltre, è anche ''l'eccesso di concorrenza: da un lato, dell'industria della contraffazione moda, che fa perdere al settore 12 miliardi l'anno; dall'altro, quella dei siti di 'saldi privati' online e dei factory outlet, che sostanzialmente praticano promozioni per tutto la durata dell'anno''. L'insieme di questi fattori ''sta erodendo, grazie alla concorrenzialità del principio anti-economico del 'sotto-costo', quote ai restanti canali di distribuzione'', osserva Fismo. Nel 2012 attraverso l'e-commerce e i factory outlet, si sono spesi un totale di 1,6 miliardi. Ed in questo scenario tragico non si salvano nemmeno le tre capitali della moda: Milano, Firenze e Roma. Entro la fine dell'anno, nel comune di Milano 342 negozi di abbigliamento chiuderanno senza essere sostituiti. A Firenze il saldo sarà negativo per 132 unità. Ma la perdita più grave si registrerà nel territorio della Capitale, dove spariranno 750 negozi di moda: più di due al giorno. In totale, nelle tre città, il saldo complessivo sarà in rosso di 1224 imprese.
Esteri
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Domenica 31 marzo 2013
I due Paesi sono formalmente in conflitto, ma nessuno vuole dare il via ad atti di violenza. Pyongyang cerca un altro pretesto
La Corea del Nord è in guerra con il Sud Gli Usa non sembrano eccessivamente preoccupati. Considerano “seria” la minaccia, ma i vertici del Pentagono ritengono che si tratti per lo più di retorica guerrafondaia. Una strategia già usata dal padre di Kim per tenere unito il popolo di Federico Campoli a Corea del Nord sembra intenzionata a fare sul serio. Dopo la firma sulla preparazione di un attacco agli Usa, Pyongyang ha dichiarato ieri di essere in ”Stato di guerra con Seul”. Ogni decisione con i fratelli del Sud, verrà presa in base a questa rinnovata condizione. Nel dispaccio diffuso dal governo nordcoreano si legge: “Situazioni nella penisola, che non sono di pace, né di guerra, sono giunte alla fine”. E’ l’ultima sfida di Kim Jong-Un. Gli obiettivi americani e sudcoreani sono stati già designati in base alle decisioni prese giovedì. I bombardieri B-2 per le “esercitazioni congiunte” tra Washington e Seul non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Il governo comunista ha già avvertito che è sufficiente un’altra provocazione per “scatenare una rappresaglia senza pietà” contro gli obiettivi Usa. Contemporaneamente a tutta questa situazione di tensione, la Corea del Nord ha minacciato di chiudere l’area industriale di sviluppo congiunto di Kaesong, a meno che Seul non cessi di “insultare” l’operatività del distretto. “Se il gruppo di
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traditori continua a parlare del fatto che la zona di Kaesong è mantenuta operativa a danno della nostra dignità, allora il distretto sarà chiuso senza pietà” ha dichiarato Jong-Un. Per il momento, i lavoratori della zona hanno potuto attraversare tranquillamente il confine, per andare a lavorare. Gli Usa non hanno preso per niente bene gli ultimi svolgimenti voluti da Pyongyang. “Abbiamo visto le informazioni contenute nel nuovo comunicato non costruttivo. Prendiamo sul serio queste minacce e restiamo in stretto contatto con i nostri alleati sudcoreani”. Queste le parole della Casa Bianca sulla grave situazione che si è delineata in Asia. Jonathan D. Pollack, membro dell’amministrazione americana al new York Times, ha commentato dicendo di essere convinto che “Kim stia cercando di rafforzare il proprio ruolo con la sua gente e le sue forze armate, che ancora non lo conoscono. Siamo preoccupati di quello che potrebbe fare dopo, non di quello che minaccia di voler fare”. Secondo Pollack, dunque, Kim Jong-Un sta usando la stessa tecnica del padre, nonché suo predecessore. In pratica, sta sbandierando al proprio popolo la minaccia di una guerra
con “gli imperialisti americani”, per rafforzare la sua posizione all’interno stesso del Paese. Intanto il Pentagono smorza i toni. Secondo i vertici della Difesa, i toni minacciosi di Pyongyang non sono nulla di nuovo. Un atteggiamento, quello del Pentagono, che sembra confermare le parole di Pollack. “Non abbiamo in-
dicazioni a questo punto che qualcosa in più di semplice retorica guerrafondaia” dice un ufficiale della Difesa. Gli Stati Uniti si dividono dunque. Nessun allarmismo per il momento, ma le parole di Kim non destano particolare preoccupazione. Nonostante le dichiarazioni rilasciate dal governo nordcoreano non siano
“costruttive”, i vertici Usa sembrano convinti del fatto che si tratti di “retorica bellica”. “La Nord Corea ha una lunga storia di retorica e minacce belliche, e l’annuncio di oggi (sullo stato di guerra con Seul N.d.r.) seguono un’impronta paterna” ha dichiarato Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio di Sicurezza. In effetti,
c’è la possibilità che sia tutto un bluff. E in tutto questo, Kim Jong-Un ne sta uscendo rafforzato agli occhi del suo popolo. Sabato ha definito l’America una “zucca bollita” incapace di condurre un attacco. Ma gli interessi geopolitici dell’area rimangono comunque molto forti. Soprattutto per gli Usa.
“SINDROME DA COWBOY”
VIA LIBERA DEL GOVERNO E DELLA TROIKA
Cipro, prelievo choc fino al 60% Afghanistan, soldati Nato Anche l’estrema destra del partito “Elam” scende in piazza. Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble, però, tranquillizza l’Eurozona: “È un caso isolato” rende vita ufficialmente il piano di prelievo forzoso per Cipro. Così, mentre i giornali ellenici e ciprioti rendono noti condoni bancari e le ingiustificabili disattenzioni di manager e banchieri, i cittadini con un conto da 100mila euro sono costretti a subìre inermi l’euro-rapina. I correntisti della Bank of Cyprus potrebbero perdere fino al 60% dei loro soldi depositati. Il 37,5% del valore di quel denaro verrà, infatti, convertito in azioni bancarie, come hanno stabilito troika e governo. Già così i contribuenti possono già dire addio ai propri risparmi. Inoltre si deve aggiungere una ulteriore perdite, definita da una variabile che può mutare fino al 22,5%, a causa del non pagamento degli interessi su quanto rimane nel conto corrente. In pratica, saranno in molti a perdere tutto. Ormai la fiducia nella moneta unica è definitivamente distrutta. La popolazione è infuriata e sono in molti ad essere già scesi in piazza. Anche il partito di estrema destra Elam (Ethniko Laiko MetòpoFronte Nazionale per il Popolo) ha dato vita ad un imponente ma ordinato corteo. “Non ci sottomettiamo al memorandum”, “stop al salvataggio della Merkel” oppure “via la troika da Cipro”, o ancora “Cipro cuore greco”. Sono questi alcuni degli slogan gridati dai nazionalisti. Molti sventolano bandiere nazionali ed elleniche. Ma non sono solo i cugini di Alba dorata ad essere arrabbiati. Praticamente tutta l’isola si sta rivoltando contro il triumvirato europeo. Intanto, si allarga la paura che la
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“soluzione Cipro” possa essere ripresa per altri casi dell’Unione europea. Già sono in molti ad aver pensato che paesi come l’Italia, la Spagna, il Portogallo o la Slovenia possano essere i prossimi in lista per un altro prelievo forzoso. E anche in queste Nazioni, la fiducia nell’Euro non è molta. Nascono sempre più partiti, gruppi o movimenti che chiedono a gran voce di abbandonare la nave. In tutto questo, mancava un’autorevole voce tedesca a dettare la linea da seguire. Per questo è tornato a parlare il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. Secondo l’uomo forte dell’Eurozona, l’Italia non corre alcun rischio di fare la fine di Cipro. “Non c’è alcuna ragione” spiega al quotidiano Bild, “i risparmiatori tedeschi sono al sicuro e in Europa vogliamo migliorare ancora le regole. Nicosia è e rimane un caso unico”. Poi ha giustificato i duro intervento dell’Europa sull’isola ellenica, dichiarando che comunque “le banche erano di fatto insolventi”. Poi è tornato a calmare gli animi. “I depositi in Europa sono sicuri” ha detto Schaeuble. Cos’altro potrebbe dire? In un momento in cui la maggior parte dei membri dell’Eurozona si trovano seriamente nei guai, e i popoli cominciano a chiedere la fine della moneta unica, tutto ciò che può fare uno dei massimi esponenti dell’Euro è placare gli animi. In pratica, quanto dichiarato dal Ministro tedesco non può essere attendibile. Intanto, continuano i controlli serrati sui trasferimenti oltre i 5.000 euro. F.Ca.
uccidono due bambini
ncora sangue in Afghanistan. Venerdì si sono verificati degli scontri tra le forze di sicurezza del Paese e gruppi talebani nella provincia di Ghazni. Secondo fonti locali, nelle operazioni sarebbe intervenuto anche un elicottero Nato. Più precisamente, il velivolo sarebbe appartenuto alla Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza (Isaf), sotto il comando delle forze del Patto Atlantico. L’intervento militare avrebbe provocato la morte di alcuni civili, tra cui due bambini, oltre che degli attentatori stessi. L’incidente è stato successivamente confermato dal portavoce dell’Isaf.
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Attualmente è stata aperta un’indagine “su possibili vittime civili”. Un caso di “sindrome da cowboy” dunque per i soldati di “pace”. Un caso non isolato in un paese che sta assistendo ad una nuova escalation di violenza. Pochi giorni fa, 7 talebani e 5 poliziotti sono rimasti uccisi durante un attacco dei gruppi fondamentalisti, nei pressi di Jalalabad, mentre altri 7 agenti sono rimasti feriti. Sono segnali forti quelli dei mujaheddin, che vogliono segnalare una possibile ripresa delle ostilità, una volta che le truppe occidentali avranno abbandonato la postazione. F.Ca.
Domenica 31 marzo 2013
Roma
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Non si è ancora ricomposta la frattura dopo la vicenda delle affissioni abusive
HERPES
Sassoli e Marino, volano stracci: tu chiamale se vuoi... le primarie
di Luca Casciani
Il giornalista fiorentino: “Aspetto ancora le scuse del senatore” E il Pd fa fatica a riportare la calma, nonostante i richiami ufficiali
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ueste primarie del partito democratico stanno assumendo sempre più i contorni della faida interna tra due correnti. Una guerra portata avanti con una veemenza tale raramente riscontrata anche nei vari organi istituzionali, che vedevano i democratici all’opposizione. Una vera e propria battaglia a suon di colpi bassi che sta vedendo protagonisti il duo Sassoli/Marino, coloro che si giocheranno la contesa, e che ha addirittura costretto il collegio dei garanti della coalizione prima e il segretario romano Marco Miccoli poi, ad intervenire con formali richiami all’ordine. Oggetto del contendere: i manifesti abusivi dell’ex giornalista che in questi giorni hanno imbrattato Roma, alla faccia del decoro urbano, messo tra i punti prioritari del suo programma. Marino non si è lasciato sfuggire l’occasione e ha subito chiesto il ritiro della candidatura del suo compagno di partito, neanche fosse un qualsiasi leader dello schieramento opposto, per “non aver rispettato il codice etico” delle primarie. Il risultato è stato appunto un doppio richiamo: il primo per Sassoli, colpevole di aver imbrattato la città che vorrebbe dirigere, il secondo per il chirurgo senatore per aver offeso il suo avversario dandogli dello “Scajola”. Il riferimento è ovviamente legato alle geniali dichiarazioni dell’europarlamentare, secondo il quale la capillare copertura cartellonistica è stata mesa in atto a sua parziale insaputa. Di lì il richiamo all’ex ministro e al suo celebre appartamento con vista Colosseo. Un’offesa intollerabile per Sassoli che mette il broncio e pretende “pubbliche scuse”. Quale è stata la sede scelta per lo scambio di accuse, appelli e insulti? Ovviamente twitter e facebook. Tutto condito da post e tweet degli altri esponenti come Marroni, il quale, fiutando la sua poltrona da vicesindaco, è ormai apertamente schierato con Sassoli, o come l’altra candidata Patrizia Prestipino che vestendo i ruoli della “mamma paciera”, invita i “compagni” a smetterla di litigare. “Uno spettacolo indecente” quindi, come è stato definito anche da Alessandro Bianchi, candidato sindaco per “Progetto Roma”, oppor-
tunamente defilatosi dalle primarie, che sta rubando la scena a programmi e proposte da presentare per risollevare una città già martoriata come Roma e che sta mettendo in evidenza i limiti di un partito allo sbando a tutti livelli. Sarà curioso vedere l’atteggiamento di colui che dalla contesa del 7 aprile uscirà sconfitto. Siamo pronti a scommettere infatti che tutti i limiti e tutte le “colpe” del candidato che si troverà a sfidare Alemanno e lo sconosciuto grillino, Marcello De Vito alle elezioni vere e proprie di fine maggio, scompariranno improvvisamente. O forse no… Ugo Cataluddi
La lezione per Alemanno: a Roma serve più destra na eventuale conferma di Gianni Alemanno sulla poltrona di Sindaco deve, obbligatoriamente, passare attraverso l’analisi di ciò che potrebbe accadere qualora il suo attuale incarico venisse ricoperto da un candidato della sinistra, più o meno estrema, o da un grillino qualunque. I problemi di Roma, noi che ci viviamo, li conosciamo bene: il traffico, la manutenzione delle strade, la sporcizia, l’accattonaggio, la prostituzione, i campi zingari autorizzati o meno, i servizi pubblici non all’altezza di altre grandi capitali europee… Dando per scontato che la bacchetta magica non la possiede nessuno, tenendo presente l’orientamento politico di Regione, Provincia e, allo stato attuale, anche quello di un eventuale governicchio, come pensate che si possano combattere certe piaghe quando, chi dovrebbe farlo, ne è da sempre, moralmente, il difensore? Io ho la possibilità di parlare quotidianamente con il Sindaco Gianni Alemanno perché interviene in radio e discutiamo insieme di quanto è stato fatto per Roma negli ultimi anni, abbastanza anche se poco spiegato alla gente, e quanto si deve ancora fare, molto, ed ho avuto la sensazione di una persona con grande grinta che ha voglia di lasciare un’impronta importante in questa città. Spero che le segnalazioni dei cittadini sortiscano un effetto di spinta: ciò che è stato maggiormente rimproverato ad Alemanno è che, nonostante un grande successo elettorale, alla prova dei fatti si è comportato in modo meno di destra rispetto a quanto ci si aspettasse. Credo che abbia compreso il suo “errore” e, in caso di rielezione, potremo contare su un sindaco senza più lacci e lacciuoli, forte di un appoggio reale che potrà portare tutti noi a vivere in una città migliore, non perfetta ma certamente più a misura di chi crede in certi valori.
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Luca Casciani, ogni mattina, dal Lunedì al Venerdì, dalle 10.00 alle 13.30 su RTR 99 Radio Ti Ricordi www.rtr99.it
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Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Non solo Colfelice: l’emergenza rifiuti di Roma continua a riversarsi sui territori circostanti
Dal Tar semaforo verde all’inceneritore “La realizzazione dell’impianto di Albano non comporta pericoli per la salute pubblica” - Castelli Romani in rivolta: “Ci sentiamo abbandonati, da Zingaretti sono arrivati soltanto silenzi” SANITÀ
di Ugo Cataluddi lbano è ormai destinata a diventare terreno fertile per lo smaltimento di rifiuti di tutto il Lazio. Dopo il decreto del ministro Clini, che prevede il pieno sfruttamento dell’impianto tmb, per il trattamento di parte dell’immondizia della Capitale, ora il comune dei castelli romani dovrà farsi carico anche della realizzazione del tanto temuto inceneritore. Il Tar del Lazio infatti, dopo la sospensiva di poche settimane fa, ci ha ripensato e ha dato il via all’inizio dei lavori per l’impianto. Rigettato quindi il ricorso dell’amministrazione comunale di Albano secondo cui le condizioni di criticità dell’area mal si conciliano con un inceneritore. Questo il succo della motivazione del Tribunale: “L'inceneritore di Albano Laziale non è in esercizio dovendo ancora essere realizzato e quindi nessun pericolo per la salute pubblica può derivare dai provvedimenti relativi alla sua realizzazione e messa in esercizio“.
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Idi San Carlo, Passera nomina tre commissari nche il Governo nazionale ha messo lo zampino nella vicenda Idi: il Ministro Corrado Passera ha firmato un decreto con cui viene decisa per il Gruppo una procedura straordinaria. Col decreto arrivano anche tre commissari: Stefania Chiaruttini (commercialista, già consulente nel processo Parmalat), Carmela Regina Silvestri (commercialista, già commissario straordinario dell’Acms) e Massimo Spina, direttore amministrativo del Bambino Gesù e collaboratore del delegato vicario Giuseppe Profiti per Idi. Secondo quanto rendono noti i vertici del gruppo sanitario, “l’amministrazione straordinaria va riconosciuta per le grandi imprese con un pesante indebitamento ma solo se hanno concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico”. Massimo Spina, uno dei tre commissari e già ben dentro alla vicenda spiega così la situazione: “ È una procedura che
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Duro lo sfogo di Luca Andreassi, consigliere comunale, che punta il dito contro il neo presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: "In questo momento ci sentiamo tremendamente soli - afferma E' giunto il momento che il Presidente della Regione Lazio dica cosa pensa della si-
tuazione dei rifiuti nel Lazio e soprattutto dell'impianto di incenerimento previsto a Roncigliano. Non vorremmo che il suo silenzio assordante, che dura da quando era Presidente della Provincia, voglia sottintendere un assenso e un’aspirazione politica volta alla costruzione dell’impian-
FAR WEST A MONTESPACCATO
Omicidio Zioni, cinque a processo Il rinvio a giudizio è arrivato a un anno dall’assassinio: Giuseppe Lo Pinto sarà processato con rito abbreviato n regolamento di conti stile western, una moderna faida familiare un po’ alla “Montecchi e Capuleti”. O più semplicemente la “predisposizione di un agguato”, stando alle carte del gup Di Paola e del pm Elisabetta Ceniccola. Siamo a Montespaccato, periferia Nord di Roma. Marco Lo Pinto e Gioia Zioni si erano da poco lasciati, nonostante avessero appena avuto un figlio. Lei si intestardì: il bambino non avrebbe più dovuto vedere il padre, ormai ex-compagno. Da qui inizia la lotta dei due “clan”. All’inizio le armi sono quelle convenzionali (avvocati, citazioni, carabinieri), ma il 21 febbraio 2012 i Lo Pinto decidono di cambiare strategia. Giuseppe Lo Pinto, con il figlio Marco e tre amici (Domenico, Massimiliano e Tiziano Gambacurta), convoca i rivali per un chiarimento. In realtà verranno spese ben poche parole. I Lo Pinto sono armati. A farne le spese è Marco Zioni, cugino di Gioia, che vista la situazione cerca di nascondersi in auto, dove però viene raggiunto da un colpo di calibro 9 al petto. Il 36enne, titolare di un negozio di integratori per bodybuilder e padre di due figlie, mo-
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to”. Sulla stessa linea di Andreassi anche il comitato “no inceneritore” che si rivolge sempre al silenzioso governatore: “Zingaretti, a questo punto, deve dircelo chiaramente: che vuole fare rispetto all'Inceneritore dei Castelli Romani? Quando verrà riaperta la procedura di Autorizzazione Ambientale secondo quanto previsto dalla Legge n. 59 del 2005?". Da mr. “trasparenza” si attendono risposte.
viene adottata per le aziende di dimensioni ed interesse nazionale che si trovano in stato di crisi acclarata. L’obiettivo è quello di risanare l’azienda anche attraverso la cessione di parte o dell’intero complesso aziendale, cercando di preservare l’eccellenza sanitaria e il patrimonio scientifico e professionale. Con tale ammissione il Ministero – aggiunge Spina – ha inteso preservare dalla liquidazione una realtà assistenziale e scientifica di chiaro interesse nazionale che garantisce servizi ai cittadini di assoluta eccellenza. Anche per i dipendenti la procedura di amministrazione straordinaria rappresenta una fattispecie di maggior garanzia per i livelli occupazionali”.
LUCIANO OMINETTI È MORTO PER LE COLTELLATE RICEVUTE
Lanuvio, in manette finisce la moglie La coniuge, Lucrezia Valeri, si trova nel carcere romano di Rebibbia Alle spalle della coppia una lunga storia disseminata di litigi e violenze anuvio, una cittadina alle porte di Roma. E’ lì che una settimana fa è stato ucciso Luciano Ominetti. Sessantenne in pensione, falegname per una vita. Gli uomini del 118 – avvertiti dalla moglie, Lucrezia Varesi cinquantaseienne - lo hanno trovato riverso a terra in un lago di sangue. Molti i colpi che gli sono stati inferti. Una scena agghiacciante. Fin dai primi momenti ai militari della stazione locale dei Carabinieri, comandata dal maggiore Marco Piras, e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Velletri qualcosa non tornava. La dinamica dei fatti era piena di punti interrogativi e lati oscuri. A cinque giorni dall’accaduto il Gip del tribunale di Velletri ha disposto la custodia cautelare per la signora Varesi, che ora si trova nel carcere romano di Rebibbia a disposizione dell’autorità giudiziaria. La coppia – come riferito dai vicini di casa – era già nota per i continui litigi. A volte, era stato necessario anche l’intervento della Polizia e dei Carabinieri. Due le ipotesi al vaglio degli inquirenti. Secondo indiscrezioni, i coniugi avevano anche il vizietto dell’alcol. Un elemento che potrebbe essere stato determinate durante
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rirà pochi minuti dopo l’arrivo al Policlinico Gemelli per dissanguamento. Le indagini partirono immediatamente, ma i protagonisti della vicenda sembravano scomparsi. Oggi, a più di un anno di distanza, sembra che il cerchio sia chiuso. I cinque aggressori sono stati rinviati a giudizio e saranno processati nei prossimi mesi. Giuseppe Lo Pinto sarà processato con rito abbreviato per aver confessato di essere stato proprio lui a fare fuoco (anche se pare che in realtà ad uccidere sia stato uno dei Gambacurta), gli altri invece si ritroveranno l’8 luglio davanti alla I Corte di Assise di Roma. Gianluca Fornara
la colluttazione. Una mancanza di lucidità quindi, comportando così una degenerazione d’ira della donna. La seconda ipotesi è quella che la Valeri sia stata aggredita dal marito e per difendersi, avrebbe afferrato il coltello colpendo l’uomo ripetutamente. A dare la svolta alle indagini è stato l’esame autoptico. Il decesso di Ominetti infatti è stato causato dai colpi d’arma da taglio. Bocciata quindi la prima analisi, si era fatta largo l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale. Perplessità e sconcerto tra gli abitanti di Lanuvio. La Valeri – un’operatrice scolastica e conosciuta come Camelia - è stata definita da i suoi concittadini come una persona amabile e sempre disponibile. Giuseppe Sarra
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Uno studio finanziato dall’Airc apre nuove porte alle cure di patologie letali
Italia
DAL NORD
L’ex pugile condannato per Tommy
Heracles: il nome della speranza Raimondi rifiuta di uscire dalla cella per centinaia di malati di cancro Potrebbe ottenere i permessi, ma di Gianluca Fornara l cancro colon-rettale è uno dei più diffusi e letali al mondo. In Italia in particolare dopo i tumori della mammella e della prostata, quello in questione è il più frequente: 50 mila nuovi ammalati ogni anno. Di questi, una discreta percentuale sembra non reagire in alcun modo alle attuali terapie, evento particolarmente nefasto che lascia il paziente assolutamente indifeso davanti all’aggravarsi della malattia. Ma uno studio italiano finanziato dall’Airc (Associazione Italiana Ricerca contro il cancro) sembra offrire ora un barlume di speranza a quella parte di malati che non rispondono ai farmaci “convenzionali”. Di questi, infatti, il 10% presenta un’alterazione genetica: l’amplificazione dell’oncogene HER2. Il prodotto di questo gene è un recettore di membrana, la cui importanza era già conosciuta nei carcinomi della mammella e dello stomaco. Lo studio chiamato Heracles (proprio come Ercole, l’eroe greco) propone nuove strategie nel trattamento di questo gruppo di pazienti. Si tratta di terapie di associazione (o cocktail) di due far-
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maci antitumorali particolarmente utili nel combattere le cellule portatrici dell’alterazione: Lapatinib più Trastuzumab o Trastuzumab più Pertuzumab. Il primo è assumibile sotto forma di compressa quotidiana direttamente da casa, mentre gli altri due richiedono una somministrazione endovenosa a cadenza settimanale presso il centro oncologico di riferimento. Lo studio, partito nel 2010 e già arrivato alla fase della sperimentazione clinica, rappresenta uno dei pochi esempi italiani di finanziamento intelligente della ricerca.
L’Airc con i suoi finanziamenti rappresenta una vera e propria “boccata d’ossigeno” per questo settore, da sempre martoriato dai tagli statali. Dei primi 6 pazienti sottoposti alla cura nell’Ospedale Niguarda di Milano in ben 4 si sono ottenuti buoni risultati. E’ in corso inoltre ricerca di volontari con le stesse caratteristiche dei primi per aumentare il numero di casi trattati, anche presso gli altri centri che partecipano al progetto: l’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Torino), la seconda università di Napoli, l’Istituto oncologico veneto di Padova e il Sant’Orsola Malpighi di Bologna. “Si tratta, certo, di risultati iniziali, ma che danno già un’idea dei possibili esiti positivi del progetto”, questo il commento di Salvatore Siena, oncologo del Niguarda che ha condotto i primi test sull’uomo.E nell’ambito dello stesso progetto, nei laboratori di Candiolo si sta studiando anche una nuova, rivoluzionaria, tecnica definita “biopsia liquida”: permette di capire direttamente dal sangue se la terapia Heracles sta davvero funzionando..
non li chiede per “i sensi di colpa” arebbe potuto uscire dal carcere tra 16 mesi con dei permessi, ma Salvatore Raimondi, ha rifiutato per "i sensi di colpa". L'ex pugile, 34 anni si trova in in cella a Ferrara da 7 anni per l'omicidio di Tommaso Onofri, il bimbo di 17 mesi rapito e ucciso sette anni fa alle porte di Parma. "La mia dignità e il senso di colpa mi costringono a rifiutare i permessi, non mi sembra giusto dopo le ferite causate a quella donna (la mamma di Tommy, ndr)...anche se la mia volontà era ben differente, come diverse erano le informazioni ricevute dal quel diavolo (...) del mio coimputato" questa la giustificazione nella lettera che l'uomo, condannato a 20 anni, ha fatto pervenire al suo avvocato Franco Cavalli e che è stata riportata
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dalla "Gazzetta di Parma". Un atteggiamento diverso rispetto a quello di Mario Alessi, 52 anni, condannato all'ergastolo per l'omicidio, che potrebbe usufruire, dopo 10 anni di reclusione, dei permessi per andare a lavorare fuori dal carcere di giorno. Una possibilità che ha creato sconcerto e indignazione.
Padova
Perugia
Si laurea senza esami
Ieri i funerali di Polizzi
aurearsi senza sostenere neanche un esame. Porobabilmente sarebbe il "sogno" di molti, ma in un Pese nel momento in cui viene meno la scula si potrebbe dire che crolla tutto. Evidentemente siamo arrivati proprio a questo punto visto che un leccese di 28 anni ci è riuscito: il giovane si sarebbe laureato alla triennale di Psicologia discutendo una tesi a Padova senza aver mai affrontato gli esami. Secondo un'indagine interna dell'Università e le successive risultanze degli accertamenti dei carabinieri disposti dalla procurata il giovane - come riporta il Mattino di Padova avrebbe utilizzato falsa documentazione scaricata da internet per convincere la commissione a consentirgli di esporre la tesi per la laurea triennale. La vicenda risale al 2011 quando lo "studente" aveva illustrato una tesi sui simboli religiosi e il loro effetto sul senso di inclusione o esclusione nei bambini cattolici e musulmani. Solo qualche mese più tardi gli uffici del Bo si sono accorti che la documentazione presentata dal giovane era incompleta, del tutto irregolare e falsa. Così scatta un controllo approfondito, dal quale risulta che il ragazzo non ha mai avuto i requisiti per sostenere la discussione della tesi di laurea.Il fascicolo viene inviato alla procura e affidato al pm Maria D’Arpa, che a sua volta delega gli accertamenti ai carabinieri di Prato della Valle. .La laurea "senza sforzo" è costata una denuncia allo studente.
ono stai celebrati ieri mattina, in forma privata, i funerali di Alessandro Polizzi, ucciso lunedì notte a Perugia mentre si trovava con la fidanzata Julia Tosti. La ragazza si è seduta accanto ai genitori e al fratello di Alessandro. "Sai cucciolotto in questi ultimi tre mesi mi hai restituito il sorriso e con te ho passato il periodo più bello della mia vita". Così Julia ha voluto ricordarlo. Scossa da lacrime e singhiozzi, tra i mltissimi i ragazzi che hanno voluto rendere omaggio al loro amico nella chiesa parrocchiale di Ponte San Giovanni, la giovane ha letto una breve lettera al termine della cerimonia religiosa in sua memoria. "Mi hai protetta e di questo non ti ringrazierò mai abbastanza - ha proseguito - Sei stato speciale, ringrazio i tuoi genitori che ci hanno regalato una persona come te. Ora mi rimane solo da sperare che sia fatta giustizia. Sarò io adesso la tua guerriera. Ti amo". Intanto restano indagati con l’accusa di omicidio e tentato omicidio Valerio Menenti (ex fidanzato di Julia) e il padre Riccardo. Gli investigatori hanno effettuato perquisizioni nelle case di Perugia e Todi e nello studio di tatuaggi di Valerio. Visionati anchre i filmati delle telecamere, quelle della caserma della guardia di finanza e quelle dell’ospedale in cui proprio nelle ore dell’omicidio era ricoverato Valerio dopo le botte rimediate da Alessandro in discoteca. Gli investigatori però non abbandonano anche altre piste. B.F.
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Domenica 31 marzo 2013
Italia
Operazioni della Guardia di Finanza e dei Carabinieri in tutta Italia
Pasqua, ospiti sgraditi a tavola maxi sequestri di cibi scaduti Nel salernitano messi i sigilli a ventiquattro tonnellate di dolciumi con escrementi e date di scadenza fasulle di Ugo Cataluddi on la pasqua alle porte sono arrivati puntuali anche i vari sequestri di prodotti alimentari legati a questa festività, ma non solo. Non si contano infatti, le maxi retate effettuate in tutto il paese, che hanno portato alla luce infrazioni e vere e proprie contraffazioni, altamente dannose alla salute dei consumatori, soprattutto bambini. Elenchiamole nel dettaglio. Nel salernitano sono ben 24 le tonnellate di dolciumi sequestrati dai carabinieri del Nas, presso un’azienda dolciaria abusiva. Ciò che è emerso dai rilevamenti effettati nei prodotti confiscati, è decisamente aberrante. Date di scadenza indicate nelle confezioni, totalmente inventate, e tracce di escrementi di topo negli alimenti già da tempo putrefatti. Le condizioni igieniche dell’azienda stessa non erano migliori: sporco diffuso sulle superfici, attrezzature, intonaci cadenti, muffe e ragnatele caratterizzavano l’ambiente. . Il Nucleo campano ha se-
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questrato, oltre i prodotti dolciari, anche l'intera struttura produttiva e denunciato il titolare dell’attività. Sempre abusivi erano anche i tre locali dove erano conservati i 220 sacchi (5 tonnellate) contenenti cacao in polvere scaduto da tre anni a Lecce. Anche in questo caso, determinante è stato l’intervento dei Carabinieri, che hanno proceduto al sequestro di merce e struttura. Quanto scoperto a San Benedetto del Tronto, non si tratta di dolci pasquali ma di prodotti ittici. Ben 48 tonnellate di pesce congelato, in buona parte scaduto da oltre 5 anni, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno. Secondo gli investigatori il pesce era pronto per essere venduto per la Pasqua ai ristoranti. Anche in questo caso, sequestrata la merce e denunciati i rappresentanti legali delle due società. Infine anche il nord non è da meno: dai controlli effettuati dai Nas di Padova in un magazzino di un'azienda veneta, sono emerse ben tre tonnellate di latte in polvere
scaduto destinato alla produzione di biscotti, distribuiti a supermercati
IL PROBLEMA DEI TRASPORTI NEL MERIDIONE Il Presidente dell'Abruzzo Giovanni Chiodi chiede il potenziamento dei treni
Il Sud punta sull'Alta Velocità "Dobbiamo dare ai nostri figli la possibilità di viaggiare alla stessa velocità del resto dell'Italia" l problema dei trasporti nel sud Italia non è di certo una novità: autostrade mancanti e collegamenti ferroviari difficili. Ed è proprio su questo secondo punto che interviene il presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Chiodi, esponente del Pdl, che chiede un potenziamento dei trenia esistenti e la realizzazione di quelli ad alta velocità proprio nel meridione. "L'Alta velocità ferroviaria sulla direttrice Adriatica è una infrastruttura fondamentale per le regioni del Sud interessate, e quindi tutti insieme, noi dell’Abruzzo ma insieme anche a Puglia, Marche, Molise ed Emilia Romagna, dobbiamo organizzare un' iniziativa comune che spinga il governo a trovare i finanziamenti per quest’opera". Il Governatore interviene così su un'intervista rilasciata alla "Gazzetta del Mezzogiorno", lanciando inoltre un invito specifico ai Presidenti delle altre Regioni proprio "per discutere insieme questo tema e decidere una azione comune da proporre al futuro governo". Deciso dunque a potenziare dei treni sulla linea Adriatica e togliere dall'isolamento le regioni del Sud dell'Italia, il Presidente punta a chiedere fin da subito un investimento attraverso un'iniziativa politica comune (tra tutte le regioni del centro-sud) che miri a "spingere il prossimo governo a risolvere la diseguaglianza che esiste attualmente nel sistema del trasporto ferroviario tra il Nord e il resto del Paese" spiega, aggiungendo che i primi passi da fare sono due. "Il primo, per cominciare, dobiamo chiedere un intervento per la velocizzazione della linea esistente, dotando cioè l'attuale infrastruttura di sistemi di ammodernamento
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che consentano di aumentare la velocità dei treni fino a 250 km/h - afferma ancora Chiodi alla Gazzetta - Un progetto che non costerebbe moltissimo e che sarebbe possibile realizzare in tempi relativamente brevi. Subito dopo dovremmo chiedere al governo nazionale di avviare una programmazione di investimenti che porti alla vera e propria realizzazione dell'Alta velocità ferroviaria, una opera fondamentale per un Paese che presenta questa particolare conformazione geografica". Un investimento che deve essere fatto fin da sububito proprio per dare un servizio alle generazioni future. "Dobbiamo dare ai nostri figli la possibilità di viaggiare alla stessa velocità del resto dell'Italia - afferma ancora il Presidente - Per fare questo dobbiamo iniziare a parlane oggi. Non c'è dubbio che un difetto della politica è quello di avere un orizzonte legato al mandato elettorale, per cui si fanno solo le cose che si possono toccare poi con mano nel corso del mandato elettorale. Questo spinge noi politici a non investire nel medio e lungo termine. Nel caso dell' Alta velocità si tratta di un'opera che potrebbe vedere la luce solo tra dieci anni, ma occorre pensarla da subito, perché un Paese o una Regione che non investono nel medio e lungo termine sono destinati a declinare ineluttabilmente. Di questa opera dobbiamo occuparcene ora. Anche se sarà qualcuno altro a tagliare il nastro". Vedremo, a questo punto, se l'appello di Giovanni Chiodi verrà accolto e se finalmente si potrà risolvere uno dei problemi che continuano ad affliggere il sud del Paese. B.F.
DAL SUD
Occhio alla spesa A San Benedetto del Tronto trovate 48 tonnellate di pesce non più commestibile da 5 anni Infrazioni anche al Nord: a Padova a finire sotto i riflettori è il latte in polvere
ed esercizi commerciali dell'intero territorio nazionale. Il prodotto era
suddiviso in sacchi da 25 kg ciascuno.
L’INNARRESTABILE ONDATA DI IMMIGRAZIONE ampedusa. Da tre un sesto barcone è stato giorni sono ricosoccorso dalla Marina minciate le ondate Militare dell’isola di Maldi sbarchi di immigrati ta. Tutti i migranti arrivati provenienti dal nord Afrisulle coste siciliane sono ca. E già si parla di trastati trasferiti nel “Centro gedia. Sono infatti due di prima accoglienza” le vittime causate daldi contrada Imbriacola. l’ultimo dei cosiddetti “Siamo di nuovo in uno di Micol Paglia “viaggi della speranza”. stato di piena emergenLe morti sarebbero za” ha commentato dovute, in entrambi il sindaco dell'isola, i casi, dall’ipotermia. Giusi Nicolini, che L'imbarcazione di ha chiesto un immefortuna con a bordo diato intervento del90 immigrati, tutti uole istituzioni e il tramini di origine subsferimento, in tempi sahariana, era stata brevi, degli immiavvistata nel pomegrati sbarcati nei riggio di venerdì da giorni passati a Lamuna nave, la “Jolly pedusa. Grigio”, a 65 miglia Nel frattempo l'Alto da Lampedusa. SuCommissariato delle bito dopo era stato Nazioni Unite per i dato l’allarme e, sul Rifugiati (UNHCR) posto, si erano recate ha espresso, tramite tre imbarcazioni miuna nota, il “sincero litari: la Cassiopea cordoglio per l'endella Marina e alcunesima tragedia nel ne motovedette della Guardia Costiera. Agli imCanale di Sicilia dove hanno trovato questa migrati, immediatamente soccorsi, sono stati notte la morte per ipotermia due giovani radistribuite coperte termiche e generi di congazzi somali in fuga dalla guerra”. “I due gioforto. Le operazioni di salvataggio sono state vani, appena ventenni - dice l'Unhcr - viagrese particolarmente difficoltose dal maltempo: giavano insieme ad altre 108 persone su di mare forza cinque e vento fortissimo. un gommone partito dalla Libia quando si Circa dieci dei 90 clandestini presenti sulle sono trovati in difficoltà a causa delle condizioni imbarcazioni sono state trovati in gravi condimeteo. Nonostante il drastico calo degli arrivi zioni dai soccorritori anche perché il natante via mare registrato nello scorso anno - conclude di fortuna aveva già cominciato ad imbarcare l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per acqua. Due dei migranti, però, non hanno rei Rifugiati - questa vicenda conferma ancora sistito e sono morti quando la motovedetta una volta come il Canale di Sicilia continui a era ormai a poche miglia dal porto di Lamrappresentare la via di fuga da violenze e pedusa. In 48 ore, da mercoledì a venerdì, persecuzioni per persone che accettano di sono stati registrati complessivamente 5 sbarchi viaggiare in condizioni disperate pur di ottedi clandestini nella sola Lampedusa. Mentre nere protezione”.
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A Lampedusa ancora sbarchi Morti due migranti a causa del maltempo
Mostre
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Domenica 31 marzo 2013
Fino al 16 giugno 2013, l’Exp'Ostia ospiterà la mostra ‘An instant out of time’del fotografo Fabio Lovino
Sessanta scatti di celebrità Martin Scorsese, Hugh Jackman, Benicio Del Toro, l'eclettico Morrissey degli Smiths o l'inedito David Lynch sono alcuni dei volti ritratti. Ma anche gli italiani Bernardo Bertolucci, Pierfrancesco Favino e Riccardo Scamarcio di Carola Parisi An instant out of time’. Una frase della celebre reporter Dorothea Lange, che descriveva la fotografia come capace di catturare ‘un istante fuori dal tempo, alterando la vita, trattenendola ancora’. Una mostra personale, che da questa citazione prende il nome, del fotografo Fabio Lovino, romano, classe 1963, affermatosi nel panorama internazionale grazie a collaborazioni con Robert De Niro, Hugh Jackman, David Lynch,
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Al Pacino, Benicio del Toro e Martin Scorsese, solo per citarne alcuni. Sessanta scatti per raccontare un mondo che Lovino conosce bene: le celebrities. Durante l’università comincia a lavorare come fotografo per pubblicità, ritratti di rockstar e jazzisti; successivamente al lavoro di ritrattista si affianca il reportage di cinema, i ritratti di scrittori e di artisti visuali contemporanei e realizza numerose copertine di CD per artisti italiani ed internazionali, collaborando con le più importanti case discografiche.
Nella foto Benicio Del Toro
Conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, l’Exp'Ostia gli dedica una splendida mostra, curata da Roberta de Fabritiis, che sarà visibile fino al 16 giugno. Una sintesi tra cinema, musica e spettacolo che va a sostituirsi alla precedente esposizione Mosaici Romani. Una contrapposizione di generi, nonché un salto temporale volto a caratterizzare l'universalità dello spazio espositivo litoraneo. Entrando nell'ala destra dell'edificio che ospita l’esposizione, si arriva al cuore del lavoro di Lovino: le grandi star di Hollywood, così come molti celebri attori italiani, vengono immediatamente privati di quella patina di magia che li avvolge e la loro personalità è costretta ad uscire fuori da quel singolo frame, senza la mediazione del grande schermo. Capita dunque di vedere una gioiosa Claudia Pandolfi contrapporsi al tenebroso Riccardo Scamarcio, il poliedrico Max Gazzé ridersela di fronte all'altrettanto giocoso Pierfrancesco Favino. E poi Bertolucci, Bellocchio, Moretti, Santamaria, Gerini ecc…tanti i volti della fabbrica dei sogni italiana. Ciò che attira maggiormente
A PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DAL PROSSIMO 23 APRILE
L’arte newyorkese vola a Roma Venticinque artisti per re-immaginare la vita urbana l prossimo 23 aprile si inaugura "Empire State", mostra collettiva di venticinque artisti di diverse generazioni e modalità espressive, selezionati a cura di sir Norman Rosenthal (straordinario organizzatore delle mostre della Royal Academy of Arts fino al 2008; sua "Sensation" che a Londra nel 1997 consacrò, fra gli altri, Damien Hirst) e di Alex Gartenfeld (scrittore, critico e curatore Usa indipendente) per gli spazi del Palazzo delle Esposizioni. Insieme, hanno visitato oltre centocinquanta studi tra Manhattan e Brooklyn e selezionato i nomi che compongono quella che definiscono "una poesia che racconta la creatività di New York". I nomi: Michele Abeles, Uri Aran, Darren Bader, Antoine Catala, Moyra Davey, Keith Edmier, LaToya Ruby Frazier, Dan Graham, Renée Green, Wade Guyton, Shadi Habib Allah, Jeff Koons, Nate Lowman, Daniel McDonald, Bjarne Melgaard, John Miller, Takeshi Murata, Virginia Overton, Joyce Pensato, Adrian Piper, Rob Pruitt, R. H. Quaytman, Tabor Robak, Julian Schnabel e Ryan Sullivan.
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Il tema su cui si misura questo ambizioso progetto espositivo è la capacità degli artisti di re-immaginare la vita urbana, interrogandosi più specificatamente sulla capacità di New York di rappresentare ancora e per eccellenza un luogo di elaborazione di idee. Opere che riflettono sullo spazio urbano come mezzo di distribuzione del potere. Un argomento quanto mai attuale in un’epoca come la nostra, in cui il ruolo politico, economico e culturale degli Stati Uniti negli affari internazionali è oggetto di un ripensamento non privo di serie inquietudini. L’arte contemporanea, in questo caso, si fa strumento di riflessione sulla pervasività dei media nelle città moderne. Insieme ad altri più ovvi rimandi, il titolo della mostra intende evocare Empire, titolo del fondamentale saggio di Antonio Negri e Michael Hardt sul capitalismo globale guidato dagli Stati Uniti (2000), nonché la canzone Empire State of Mind (2009), coinvolgente inno a New York reso celebre in tutto il mondo da Jay-Z e Alicia Keys. C.P.
i visitatori accorsi all'inaugurazione sono però le celebrità internazionali: ecco quindi Martin Scorsese, impassibile sul suo trono di gran maestro del cinema, dare inizio alla lunga carrellata di attori e registi hollywoodiani: il fanciullesco Hugh Jackman, il misterioso Benicio Del Toro, l'eclettico Morrissey degli Smiths o l'inedito David Lynch, intento a nascondere la sua anima romantica. Sorprende la capacità di Fabio Lovino nel trasmettere, attraverso i suoi scatti, emozioni inedite: i soggetti impressi sulla pellicola fotografica sembrano, infatti persone, comuni, assolutamente affabili. Sensazione confermata
Nella foto Pierfrancesco Favino anche dallo stesso autore durante l'inaugurazione: "con loro mi sono trovato a mio agio,
tutto si è svolto in un clima estremamente amichevole e informale".
Va in scena a Chieti, con una splendida mostra a Palazzo de’ Mayo
La teatralità di Francis Bacon “Vorrei che i miei quadri apparissero come se un essere umano fosse passato su di essi... lasciando una scia di umana presenza e tracce mnemoniche di eventi passati” a visione della condizione umana. In esposizione 54 opere grafiche (litografie e acqueforti-acquetinte), realizzate tra il 1966 e il 1991, che consentono di ripercorrere la poetica dell'artista irlandese. La mostra dedicata al grande pittore Francis Bacon, a cura di Sandro Parmiggiani, è ospitata nel Palazzo de' Mayo di Chieti e sarà aperta al pubblico fino al 5 maggio. I lavori esposti appartengono ad una collezione milanese e consentono di entrare nella complessità di sentimenti che ha guidato Bacon nella realizzazione delle sue opere: “vorrei che i miei quadri apparissero come se un essere umano fosse passato su di essi... lasciando una scia di umana presenza e tracce mnemoniche di eventi passati”. Tutti i soggetti delle sue opere, che spesso vanno in scena in uno spazio teatrale, claustrofobico, magari su nudi tavolati o davanti a quinte, schiacciati da una invisibile pressione dello spazio che li circonda, sono rappresenti: dalla rivisitazione dell’Innocenzo X di Vélazquez e dell’Autoritratto di Van Gogh; dalla serie delle tauromachie agli studi dei corpi umani (magari raffigurati mentre sono impegnati nella lotta) e di particolari del loro progressivo sfacelo, della loro dissoluzione; dagli autoritratti, nei quali Bacon sembra rappresentare il divenire del proprio aspetto (amava citare spesso una frase di Cocteau: “ogni giorno nello specchio contemplo l’opera della morte”) ai ritratti di amici e di persone colte nella vita quotidiana. Nonostante si tratti di opere tratte da dipinti, e realizzate attraverso le tecniche della litografia
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e dell’acquaforte-acquatinta, questi lavori svelano i motivi prevalenti del lavoro di Bacon, la sua idea della rappresentazione, in termini di una figurazione e di un realismo del tutto peculiari, che lui ha portato avanti (la grande influenza che Bacon ebbe, negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, sulla cosiddetta “nuova figurazione” internazionale e il ruolo primario giocato in quella che è stata definita “la Scuola di Londra”), e le fonti del suo immaginario. Qualunque sia la fonte segreta delle sue opere, manifesta è l’intenzione dell’autore: fare vivere a colui che guarda l’esperienza del confronto con quella che lui ritiene l’essenza della condizione umana, provocando un forte coinvolgimento emotivo. C.P.
Fotografia
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Domenica 31 marzo 2013
È l’agenzia più importante del mondo, fondata a Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa
Magnum Photos: 65 anni di fotografia d’autore
A Torino la mostra del fotoreporter ungherese
di Carola Parisi ssere testimoni della realtà in modo chiaro ed indipendente, tutelando le opere dei propri artisti e garantendo la trasparenza d’informazione. E’ questa la filosofia che da 65 anni accompagna la Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo. L’agenzia nacque nel 1947, nell’immediato dopoguerra, per iniziativa dei quattro fondatori: Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour e George Rodger. La leggenda vuole che, subito dopo la liberazione di Parigi, questi grandi fotografi dell’epoca si siano dati appuntamento in un albergo della città. Dall’incontro venne fuori l’idea di creare una comunità di fotografi che svolgessero in gruppo un lavoro solitamente visto come individuale, attraverso la creazione di una cooperativa che avrebbe permesso di realizzare una base indipendente di produzione, facendo ricorso all’utilizzo dei diritti d’autore sullo sfruttamento della fotografia.
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Nelle foto qui sopra a sinistra Robert Capa, a destra Cartier-Bresson La peculiarità, che ha permesso all’agenza di contare al suo interno i migliori fotografi mondiali, è stata quella di realizzare da una parte una comunità fotografica, e dall’altra permettere agli artisti di svolgere il lavoro in maniera indipendente, è il motivo principale per cui l’agenzia Magnum viene apprezzata. C’è un risvolto di impegno e responsabilità sul sociale, che è stato uno dei pilastri su cui si è creata e sviluppata l’agenzia, oltre al riconoscimento della valenza storica del presente e alla connotazione artistica dal punto di vista del prodotto fotografico. Anche le
comunità artistiche sono un riconoscimento tra i pari, come avviene con i movimenti e le correnti. A differenza di quest’ultimi, che hanno una durata, l’agenzia Magnum porta avanti una certa continuità, passando il testimone tra i vari artisti delle varie epoche. Giunti al 65° anno, è la comunità artistica di maggior durata. Oltre ai nomi dei quattro famosissimi fondatori, la Magnum Photos annovera al suo interno artisti come: Elliott Erwitt; Josef Koudelka; René Burri, ricordato per le fotografie ed i ritratti di Che Guevara; Eve Arnold; Leonard Freed; Philippe Halsman,
l’autore delle fotografie surrealiste di Dalì; Steve McCurry, l’autore della “Ragazza afgana”, una delle fotografie più famose al mondo simbolo dei conflitti afgani degli anni ’80; fotogiornalisti d’inchiesta come Gilles Peress, testimone attraverso i suoi scatti della situazione in Ruanda e nel Burundi; contemporanei come Ferdinando Scianna, il più importante fotografo italiano insieme ad Alex Majoli e Paolo Pellegrin, l’inglese Martin Parr, Jim Goldberg, Alec Soth, fino a dei ventenni diventati già fotografi d’arte importanti come Mikhael Subotzky.
il 25 maggio del 1954, su una strada in Vietnam, una mina lo fa saltare in aria, a soli 40 anni. È Robert Capa, uno dei più grandi fotografi del Novecento, fondatore tra l’altro, con Henri Cartier-Bresson, dell’Agenzia Magnum. A rilanciare l’epopea di Capa, nel centenario della nascita, è da oggi a Palazzo Reale di Torino, la retrospettiva curata da Lorenza Bravetta, responsabile Europa della Magnum, e organizzata da Silvana editoriale in collaborazione con la stessa Magnum e con il patrocinio del Comune di Torino. La mostra, visibile fino al 14 luglio a Palazzo Reale, ripercorre la breve e intensa carriera di Capa, quasi cento fotografie del reporter di origine ungherese fondatore della Magnum. Vent'anni di visioni del mondo in
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bianco e nero, senza grigi, com'è stata la sua vita. Così accade di veder sfilare le foto degli scontri di Spagna - e il celeberrimo miliziano colpito a morte che tante righe ha fatto scrivere: è stato ucciso davvero o è solo una messa in scena? - e Pablo Picasso che ripara con l'ombrellone la pelle diafana di Françoise Gilot a GolfJuan; i militari francesi che evitano con gli stivali il cadavere di un bambino a terra, nelle paludi indocinesi, e lo scrittore Truman Capote che bacia appassionatamente il suo cagnolino. Quasi nascosti, tre dei suoi scatti più celebri, quelli dello sbarco degli Alleati sulla spiaggia di Omaha Beach, il D Day del 6 giugno 1944, sporchi e quasi smangiati. C.P.
I consigli dei grandi dell’ immagine tratti dal blog ufficiale
Come diventare ‘uno di voi’ lex Majoli: Consiglio di leggere un mucchio di libri di letteratura, e osservare il meno possibile altri fotografi. Lavorate ogni giorno anche senza una retribuzione… lavorate, lavorate, lavorate con disciplina per voi stessi e non per editori o premi. Suggerisco anche di collaborare con le persone (non necessariamente fotografi) per cui nutrite ammirazione. La parola chiave per l’apprendimento è “partecipazione”! Alex Webb: Fotografate perché amate farlo, perché avete assoluta necessità di farlo, in quanto la principale ricompensa consiste nel processo di fare fotografia. Gli altri premi – riconoscimenti, remunerazioni – sono troppo pochi e fugaci. Anche se in qualche modo riuscite ad ottenere successo, ci saranno sicuramente lassi di tempo in cui sarete ignorati, avrete pochi introiti o – spesso – entrambe le cose. Di sicuro esistono moltissime altre strade più facili per guadagnarsi da vivere in questa società. Considerate la fotografia alla stregua di una passione, non una carriera. Christopher Anderson: Scordatevi la professione del
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fotografo. Siate fotografi prima, e forse la professione potrà venir dopo. Non abbiate fretta di pagarvi l’affitto con la fotocamera. Jimi Hendrix non decise di intraprendere la carriera di musicista professionista prima di aver imparato a suonare la chitarra. Al contrario, Jimi amava la musica, creò qualcosa di bello e solo dopo divenne un professionista. Chris Steele-Perkins: Non pensate mai che la fotografia sia facile. È come la poesia: è abbastanza facile mettere giù poche rime, ma non altrettanto scrivere un buon poema. Studiate la fotografia, osservate i risultati raggiunti dagli altri, imparate da tutto ciò, ma non cercate di essere fotograficamente una di queste persone. Fotografate le cose che vi stanno veramente a cuore, che vi interessano davvero, non ciò che vi sentite obbligati a immortalare. Fotografate nel modo in cui voi ritenete sia corretto, non nel modo in cui pensate dovrebbe essere corretto. Siate aperti alle critiche, possono essere davvero utili, ma attenetevi ai vostri valori fondamentali. Lo studio e la teoria sono utili ma si impara di più fa-
cendo. Scattate fotografie, scattatene molte, lasciate che vi deprimano, fatene altre, affinate le vostre abilità e apritevi al mondo per interagire con esso. David Alan Harvey: Dovete avere qualcosa “da dire”. Dovete essere brutalmente onesti con voi stessi. Pensate a storia, politica, scienze, letteratura, musica, cinematografia, antropologia. Che influenza ha ciascuna di queste discipline sulle altre? Cosa determina il segno dell’ “uomo”? Oggi chiunque è in grado di produrre fotografie tecnicamente perfette con la fotocamera del proprio cellulare. Quindi avete bisogno di essere degli “autori”. È tutta una questione di autorialità, ormai. Molti giovani fotografi vengono da me adducendomi come motivazioni per diventare fotografi quelle di “viaggiare per il mondo” o “farsi un nome”. Risposta sbagliata, dal mio punto di vista. Questi sono fattori incidentali o talvolta anche gli svantaggi di essere un fotografo. Senza disporre di idee tangibili, intuizioni, sentimenti, e di qualcosa di quasi “letterario” con cui contribuire alla discussione, il fotografo di oggi si
perderebbe ben presto in un mare di mediocrità. La fotografia oggi è chiaramente un linguaggio. E come accade in qualsiasi altro linguaggio, ovviamente è necessario saper scrivere “frasi” grammaticalmente corrette. Elliott Erwitt: Imparate le basi del mestiere (cosa che non è affatto difficile). Studiate attentamente i lavori passati di fotografi e pittori. Guardate molti film, e imparate da essi. Stabilite dove potete adattarvi e inserirvi come fotografi “commerciali”. Commerciale significa lavorare per altri e offrire un prodotto su richiesta. Ma sopra ogni altra cosa mantenete la vostra fotografia personale come un passatempo. Se siete molto bravi e diligenti tutto ciò potrà ripagarvi. Paolo Pellegrin: Credo che la fotografia – come molte altre cose che si fanno nella vita – è l’esatta rappresentazione di quello che si è in uno specifico momento: ogni volta che componente uno scatto e rilasciate l’otturatore date voice a pensieri ed opinioni sul mondo che vi circonda. Quindi oltre l’ovvia pazienza (la fotografia è un mezzo complesso, una voce che ri-
Nella foto qui sopra Elliott Erwitt chiede tempo per svilupparsi) e la perseveranza e la giusta umiltà nell’interfacciarsi con altri individui, raccomanderei a tutti di lavorare per divenire individui più sviluppati e informati, ovvero cittadini più consapevoli e impegnati. Tutto questo si tradurrà in una maggiore e più profonda conoscenza del mondo che vi circonda. In ultima analisi questo approccio vi renderà dei fotografi più ricchi e significativi. Thomas Hoepker: Evitate tutti i corsi e le scuole di fotografia. La maggior parte di essi vi riempiranno solo di nobili idee, piegando le
voste menti un una sola direzione. Trovate il vostro modo di fotografare, nessuno dopo vi chiederà se avete un diploma o meno. Visitate quanti più musei e mostre potete. Le immagini che vedrete (dipinte, disegnate, incise o fotografate) rimarranno con voi per il resto della vostra vita. Tali immagini vi aiuteranno a trovare buone fotografie nella vita di tutti i giorni. Sopprimete ogni stupida ambizione di divenire grandi artisti. Diventare un buon fotografo è già di per sé arduo a sufficienza. C.P.