POESIE
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R.l.CCOLtt E
PER
ORDI~.\TE
cm DEL 1lOTl. REGOW C.'RLOTII
DI ="'CCOLÔ
TO~O.
FIRENZE. 'UCCESSOlU LE )10~i'\IEI\ 18ïO.
POESIE DO
ALCLI] MODER\] AUORI CORSI.
POESIE
MODER 1 AUTORI CORSI BACCOLTE E
ORDI~ATE
PEa CLlU DEL oon. REGOLO ORLOnl
DI
!'"'ICCOLO TOl\'ll'dA..SÉO.
FIRENZE. SUCCESSORI LE MONNIER. i
870.
Pregiatissimo Sig. Le 1fonnier,
Il sig. A. L. Raifaelli, di Corsica, magistrato d'integrità e di coraggio, uomo d'ornato ingegno, al cui consiglio, come di buon giudice e fera amico, ricorreva Salvatore Viale nel limare i suoi ,ersi, \"orrebbe stampare, raccolti dal benemerito sig. Dotlore Regolo Carlotti, componimenti scelti d'autori Côcsi valenti, tra' quali taluni d'esso "iale, pia~vol mente argoti, rimasti inediti per certi riguardi che non hanna pÎù Inoga oramai ; e altri deI sig. Presidente Casale, felicissimo ingegno lodato altra ,olta da me, e di Giuseppe Multedo, dei quale l' ltalia conosce e pregia i versi eleganti. Ella, sig. Le ~on nier che sa essere francese insieme e italiano sinceramente, alla Corsica, anello tra le due nazioni, \"orrà, spero, lasciare questa memoria di sè. Gli è circa un secolo che Gian Giacomo disse della Corsica, che incuterebbe nel mondo di sè maraviglia. Xè l' ltalia s' aspetta\"a che l'uomo il quale dell' oriJ
Poeti WNi.
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gine sua côrsa si ,anU, con un esercito frances.e scenderebbe dalle Alpi, per tutt' altro che per disfare l' esercito italiano. A que..
Pregiatissimo Sig. Guelfucci,
:llostrerei di non ben sentire il ,alore deI suo nobile affello, né d'a,erlene gralitudine degna, se iD mi figurassi ch' EHa ne richiede, ignore, ringraziamento da me. TI ringraziarnela pero mi è bisogno deU' anima, appunto come bisogno deI\' anima mi fece scri,ere le cose che ho da più di ,ent' anni intorno alla Corsica scrilte. Lo strumenlO toccato non puo non reodere il suono ch' egli ha; c chi si sente chiamare amorevolmente , risponde col nalurale accento della sua voee e cù'suoni dei proprio idioma. Esule e pm'ero, ho amata Ja Corsica senz. oulla chiedere a lei, come nuUa chiesi nè chieggo ail' Italia, allro che un poco d'affetto; e il rice,ere dalla Corsica tai mercede, m' è maggior premio che aS5ai lucri e onori. ~ei cenl' anni cbe corrono dal 1769 a11869, non é piccola parte della sloria d' Europa e dei monda colesta isola po\-era, notico nide d' e511ii, C
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d' illustri esuli madre. Do,e,ano i due esilii di Pasquale De Paoli precedere aUe due relegazioni di Xapoleone l, e i due bandi di Xapoleone III inlI'ecciarsi aUa triplice fuga de' Borhoni, aUe due di Casa d'Orléans, aile pere.,arinazioni di tre Pontellci: e do,e,a l' anno che compie il secolo cbiu-
dersi con un Parlamento rinno\"eUalo in Parigi, con un Concilio in Roma adunato da' veseo,i di tutta la terra abitata. Due di,erse repubbliche vide Pasquale De Paoli, due direrse repubhliche ,ide la Francia, e due imperi diversi; e il non voler l' uno con servile imitazione ari~o-giare l' n!tro, fu prova di politico accorgimento. Xé il Cadoudal spense il primo, né l'Orsini il secondo; né a'Tebbe la vita dei duca di Berry salvato Carlo :li:, né queUa dei duca d'Orléans Luigi Filippo. Due donne pri"ate salirono il trono da cui scesero due figlie d'imperatori, l'una pel' montare al patiholo, l'aItra pel' essere duchessa di Parma. Le ceneri dei costei f:glinolo riposano a Vienna, dei Paoli a Londra, di ;\'apoleone a Parigi. Angusto carcere l' Elha a Xapoleone, a Giuseppe Garibaldi doveva poter bastare
la reggia di Caprera. L'aquila giovanetta col ventilare dell' ala pas&1ndo abbatte la recchia repubblica genovese, molesta da secoli aUa sua patria: un signore Côrso e un Genovese, il Pozzo di Borgo e il Corvetlo negoziano i patti che impone l' Enropa alla Francia domata. Allol'a aU' Ioghilterra son date le isole Jooie, dovo
primo porto la bandiera di Francia repnhblica un antico segnace di Pasquale De Paoli: le isole Jonie di cui l' Ioghilterra con accorta liberalità si sgravo pel' addossarle alla Grecia; cosi come accorta fu la liberalilà di ;\'apoleone in donare la Loigiana alla libera America. Le chiavi dell' Arseoale di Yeoezia 10 Zio porta a Vienna; ,ienna a Parigi le manda al nipote di lui, cbe, insieme col quadrilatero, ail' ltalia le renda. Solferino ammenda Campoformio; ê meno strategico, ma più storico di lIarengo. Sotto Luigi XY], Francia combatte Inghilterra in Âmerica; sotta Carlo X, insieme con Ingbilterra e con Rnssia combatte Turebia; pel' Turchia contro Russia combatte collegata a Italia e Ingbilterra; e bastnpoli è vendetta di ~[osca: Russia della gnerra e deUa pace, della diplomazia e della fede fa arme di cospirazione, fa della civiltà alla barbarie strumento. Grecia e ' rbia e Italia, aUa meglio, si costituiscono in nazioni: Polonia, gente di sola una lingua, è lacerata in tre brani; Svizzera, con le sue tre lingue, e due confessioni e consuetudini di'rerse tanto, si sente d' avere una yita. n diritto e il dm'ere comincia a far sentire qua e là la sua voce e oelle grandi oazioni e oe' piccoli
Comuni e ne varii ordini sociali e negli uomini l
singoli; voce piuttosto dalle passioni nuove cbe dai reccbi pregiudizi impedita di seendere fioo aU' in-
tima coscienza e di muO\"'ere a opere generose. Tagliare gl' istmi di Suez e di Pânama, traforar ie
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montagne, far conere come subito lampo attralerso ai deserti e agli oceani la parola, è un 3l"Yicinare
gloria aVYenire. Era qnesta la democrazia che piace.a al fratello tuo, 0 buono e prude Clemente De Paoli. Accetti la Corsica gli au,,"1lrü; Ella, signore, i ringraziamenti cordiali deI suc
:'i. 22 (ebbrai/) 18'ïO.
TO!OL\SEO.
PROElIlO DELLO STlJDIOSO RACCOGLlTORE Dl QU'ESTE POESIE .
.. • __ CIUD protmus utnque tellllS .. CI» funt, "eDit mtdio ..i pontl;1$. ..
V11GtL. &eide, L 3, "'ers. il \ .
.. Dello scoaTolto Eseo VWC:aDQ igcivomo .. SqllU'Ci:lv", Ull di If- .,isœre profonde, .. E Je t'OGnllse Cicbd.i .. Tnue (0 portmto!)iDdi 10uGbr suU'oodt;
.. Co.si di"e!b.
dal}' .!tISODio st:DO,
.. 1.3 Coma t:I:lll:r'geJ. dal mu TilTeoo.
La Corsica, al dir di Callimaco, emerse, ' come Delo, dal mare allo scoppio d'un terremoto marino; ed aIcuni antichi poeli ne dedussero la prova che quest' isola, delta Cirno, era stata intima parle dell'Ausonia terra, e che fil cosi tratla dalle sue viscere. Giova a Dai -crederlo. 1 cataclismi poi e i vulcani, dei quali si parla, han qui lasciato ben visibili tracce nei profondi bUl"roni che v' han scavati, nei monti innalzati sui monti> dove pur ralda su raida s' alza eterna la neve, nelle marine conchiglie pietriticale sulle stesse alture lontane dal mare, e nelle aeque lermali che circolano nelle vene t
CALt.l*Ato, l/Ull) per Dût>, ver$.
tS,
19,
!O.
. . . .Nemo intlidear prae{ern carmine Delum.... Post illam Phaenissa movet vestigia Oyrnus.
Baud agro stenfi.
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PRODUO.
della lerra, scaldate da perenne fuooo, e che scaluriseono poi bollenti in diver.;e valli.' t Doyea sembrare l'opera d'ana 5O\TWDaDa poteoza l' sspettû vergioale della Corsica e la saa prodigiosa fecondità al SlJO primo uscir dalle mani della natura. La poesia. aprendo aU- immagînauone un largo campo, a traverso il prisma delrantiehîtà. 'feniva anch' essa ad abbeUir quest'isola de'suoi fion, siDo a rarDe il soggi.orno delle Deilà deU'Otimpo. E.eco qnel cbe ne diœ un ÏDgeguoso poeta cllrso, amante deI greco stile mito.logico. Ci si conceda ~:
piacere di ritrame nei seguenti frammenti le vagbe immagini·
• E lu di Cirno ai Udi i primi tuoi Passi \"olgesl.i, 0 vergine, cui piace l cervi soelli di ramosa tronte E il cinghi3l m3rso saettar. Kon altr3.
Terra aroorosa nel terrestre giro Da tante ingombra piante Idee, l'obliqua Furia de'venti, e del mal' sordo l'ira ~ate a dotal'. Tu sul meriggio al retto Con Je seguaci Xinfe vi ricovri. \""eone pur qui la Dea che a Cirtlo dODO Dell' alma fé tardicresceote oliva;
E tanto erebbe r arbore femce E poggiO in alto • che l'annose querœ E i cipressi coniferi pareggia.
Pur venne a Cimo \"enere ridente , E dei mino. ch' eterno qui verdeggi3. tnghirlaodo }' ambrosio crioe; il miro Quiodi discinse mafioso cesto, E miel versô sulle dogliose frecce Che '1 crudo Amor d' amaro tele asperge.
Funa ë che Yarte. al suol di Tracb. il tergo \·olgendo 1 a ques13. rbomata spinse Di bellicbe virlù terra nudrice La sonaole volubile quadriga. Ben, in mirarlo, d' esultaoza il gtido ~iser di Cimo i valorosi figli. »
PROEMIO.
Ma ben piil che neUe tracce deglî spenti vulcani J
più che nella conformiLà dei cielo e deI snolo, troyialll noi la prova dell' antica aflinilà coll' IlaIia nella comune lingua. Se essa non aveva un' origine rosi anlica e la consecrazione deI lungo uso, si sarebbe ella consen-ata inaIlerabiIe, dopo lanli mutamenli politici e sociali? Le diverse dominaziooi di gaveroi stranieri sovenle oppressori, che nai abbiam dOfuto patire, non ci avreb· bero tollo, come gli altri, anche questo prezioso relag· gio ~ Lo stesso governo francese, che ci regge da piû d'un secolo, è stato impotente ad aboIire j'antica noslra favella, malgrado le leggi proibitive e l' educazione pubblica, gallica tutta. Abbiamo cosi in Corsica la lingua delta officiale, che è la francese, e la lingua generalmente parlata da noi, come dai nostri padri, che è l'italiana. L'itaIia (10 rammentiam noi con amore) ebbe per la Corsica viscere di madre; e crediamo doverle;o col dono della sua liogua, la nostra aoUca rigenerazione sin ~ai tempi più remoti. L' ltalia ricca e possente porse alla Corsica la mana, aIfinchè non rimanesse iodietro nella ,-ia della civilLà, ne fecondo i campi, la popolo di Dumerose eitlà, e l'abbelli deI tesaro delle sue arti e delle sue scienze e deI suo armonioso idioma. Ginnse allora la Corsica alla sua maggiare prosperilà. Ma pascia ~ ahi! vi piombô sopra un nembo distraggitore, che coperse il suolo di ruina e di lutto, e ne involo anche le lcggende e le storie per nascondere ai po. steri quegli orrori; trasparvero questi appena lra la nebbia di cui furono involti. La Corsica ebhe la stessa sorte deU' ausonio giardino. Assai bella anch' essa. da altrarre a sè le cnpidigie de' barbari, scoza es· J
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PRODnO.
sere allora abbastanza forte per respingerli e difeodersi. poichè nOD era ancor giUDta l'epoca dei suai prodigi di valore e di patria carità. Furono invase qoelle amene cootrade dai Saraceni e da altri barbari, che se ne conteser pei, come tigri famelicbe, la preda. Più devaslatori degli antichi volcaoi, stermiD:lrono e55i in gran parte la popolaziooe; e fona fo ai snperstiti Cûrsi di abbandonar lnro le dilelle spia~gie e di rifngiarsi sugli erti poggi Dopo moiti anoi e dopo un longo a1ternar di S'enture e di glorie, si liberarono alfine i Cûrsi dal giogo degli oppressori, e riacquislarono, colla /ibertà, le rapile cootrade. lia dove sorsero le Doride cillà di lia· riaua e d'Aleria, Don eran più che ruine; e la parle orientale deU' isola, già si lieta di riccbe mess.i, di ri· gogliose viii e di effiuvj OOorosi di mirli e di cedri, abi! fu trovala coperla d' ispidi dmni. Dappertullo sterilezza e malefici ioOtlisi, che sol potrà ben vincere la creseente popolazione ed nDa costante coUnra. Ma qnando men rei difennero questi influssi, ri· comparve alfine l'antica fecondità delle dilelle rive che si estendono verso "Ilalia, e dalle quali miriam Dei risorto l'antico suo Genio. Lo salntiamo colla memoria di tullo qnel che y' è stato di più grande al mondo, coli;) viva fede nell'av-venire, e con qnel che ha di più caro l'avita comnne origine, il comUDe cielo e la comune lingna. Ci par di redere il gran genio sorrider. ai nostri voli. Onde più caro cosi e più bello si fa il nostro oriz· zonte verso l' !talia. 1(0; la Corsica non polrebbe mai, senza rinnegare l' eredilà dell' origine e la tradizione de' padri, lasciar
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PROOllO.
perdere la sua lingua, vincolo di commerci e di civil là, monumento d' intellettuale ricchezza_ Servano quesli saggi di poesie. che si offrono al pnbblico, ad eccilare nei Cûrsi l'amore degli ameni slndii; e servano a provare ail' llalia cbe la COf>ica, benchè parte della Francia e costretla di adollarne la lingua, conserva pur sempre, come un fnoco sacro, il culto delle lettere italiane e il tesoro dei gentile idioma, PeT cui d'oro le arene Arno 'folgea.
REGOLO CARLOn!.
POE lE DI
YI~CE~ZO
GIUBEGA.
Si ammirano ne' suoi versi le antiche grazie della greca poesia, e i yiiJ bei fiori TibuUiani e Catulliani. Era il Gi~"3. chiamato il Pomy c6rso, e non 10 crediamo inferiore al poeta Fraoœse. Fu tale in lui l'amor delle lettere e della poesia ita1iana, che, per a..~re fedele alla sua vocazione, egli ras· ;:.oô la carica di giudiœ alla Corte di cassazione, e visse nel sua modesto e p!acido soggiorno di Calvi. Tradu.sse Catallo, Ovidio ed altri c1assici Latini; ma DOD crediamo dover com· prendere in questa Raccolta che le sue poe:,"ie originali j ed anche tra (JUesle abbiam dovuto escluderoe alcune che, molt., pregevoli in allri aspetti, non sempre osserv3no quel ch' é do\'uto al pudore. R. C.
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PER IL RITOlL'\O C\
PATRL~
DI PASQ(ALE DE PAOLI X.EL i
70.
ODE. Libera spirta indagator deI vero, Di rea lusinga non aspergo i carmi; Sol le bell' opre dell' oblio severo Involo all' armi. la de' potenl; le superbe soglie Miro da lungi e d'appressarmi sdegno, ~è al vana orgoglio, e aile dorale spoglif" Ser\'e l'ingegno.
Stancar Don 50 co' voti miei Cortuna; Pago di quel che mi conces.o:;e il rata, Fra i lari umili, ove sortii la cuna, Yivo beato. Qui le sacr' arti son mia dolce cura, liè dei volga venal temo il disprezzo, E a un ,al sublime ver l'elà ventura La mente avvezzo.
POESIE DI
De' lorli il braccio, e i oobili perigli. :ion eJlimero ooor di saogoe avilo, Sooo agti alati della cetra figli Posseote iovilO. Come se aceiaro il doro seo pereote, L'occulto loco si sprigiooa, e mille Locide a uo lrallo daU' alpeslre cote Scoppian sciotille, TaI di slupor se mi lerisee il prode,
GTŒEGA.
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Teco rincbiosa io biaoco vella fede, Teca costanza intrepida e sicora,
Teco prudeoza vieo, che lutlo vede. Totlo misura. To deUa patria, in suIl' elade bionda, Torvo guatasli la servil caleua, !iè più lusinghe ehbe per le la sponda Dena Sirena. ' Cbè Jei giacente a sollevar daIl' oole Yoli col lauro Ira le chiome inserto;
Destansi in me l'immagini tacenlî ~
Che al caldo labbro di 000 compra Iode Cbiedooo acceoli. Ed or che a ooi di bella gloria carco, Dopo tanl' anoi, allio tu lai riloroo, :ioo deggio aprir d'etecoitade il varco AI la"'to gioroo ~ Oh quaI ioeeodio per le fibre io sento Scorrermi rallo t mai più beUa lorse Provocalrice di lebeo cooeeoto
E tosto trema di Liguria in fronte L' iogiosto serto.
Longhe non lor Je belliche contese : Per te s· nnir le fone in pria diri.se:
E aIle veloci paventale imprese Vittoria arrise. D' ingiurïosa servitude il laccio iolla. onde Cumma lungameote affiiUi.
Alfio riprese a beUa pace in braccio Ciroo i suai dritti.
Cagion non sorse. Ya indugio a me. signar. fa t03 virtude: Ammiro il 10110 sluol de'luoi grao' vanli,
E quai temprar sulla caoora incude lSoo so Ira taoli. D'Ida l'iesulo mootanaro io cima Cosi guardaodo or quella piaota, or questa, lleolre 000 sa quai poi lroocar, qoal prima, Sospeso resla. Oubbio cosi per odoroso pralo Roslica liinla il pa~'o avvieo che volga, :iè sa Ira. mille fiori, ood' è smallalo, Quai prima colga.
VL."CE~ZO
La disperata tirannia contorse \èr te le loci allor di sangue iogorde,
E per rabbia> fuggendo, il dito morse, Rd anco il morde. ' • ~el ~ 739, dopo che il maresciallo di Maillebois ebbe ristabililo 19 Corsiea il domiDio genovese. Paoli, condotto in Napoli dal padre,
vi ebbe un' accurata edocazione, e fu predileUo discepolo di Antonio Genovesi. Fu quindi lenente al servizio de! re di Napoli. Venne richiamato in Corsiea. net "iô5, cot titolo di Capo Generale della nazioDe. :1 La repubbliea di Genova, per ambasciata straordinaria, aveva richiamato ÎD\'ano in quel tempo medesimo aU'assemblea costituente
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POESŒ DI
\l~CE:\ZO
GJL13.EGA.
POESIE DI vrxCEXZO GrcBEGA.
Parlâr le leggi, ed il delillo sparve, Fiorir costumi, , e de' bei slodj aI chiaro Fulgor le ciecbe d' ignoranza lar,e Si dileguaro.
Vide l'Earopa l' inegaal contrasto. E meglio vide il lao vaIor distinlo : Biasmo sorti dei vinci tore il fasto, E gloria il violo.
~lIor di cittadin, di patria iloome La prima volta III tao labbro iolesi; E ai dolci oomi, al sacro ardor ob come Auch' io m'accesi !
Te generosa snll' amico lido Anglia chiamaodo, degno asil t' offerse : Alza di planso libertade lin grido, Le braccia aperse;
QaaolUoqoe fossi sulla prima aarora De' miei verd' aoni nel ruggir si Iievi, Di que' bei giorni io mi rammento ancora, Abi troppo brevi 1 Straoiere insidie contra uoi repente Sorser velate , d'amislà col manlo, Cbe poi forzâr la liberlà cadeote A oaovo piaoto.
E noi, rapilo di tae cure il fratto, Vittima ingiasta d' un poter tirauno Restammo io preda fra l' orrore e'l lollo A Inngo affanno;
Ma nel cimento in te vigor non langue: Urli, e combatti il prepot.ote insalto ; Tingonsi i campi di nemico sangue, :'Iè cedi iOlllto. di Francia 1:1 restituzione della Corsica.
fil. REstee,
S&oria di COl"-
sica,lib. IV, pag. 230 e seg.} 1 1 professori deU'Uni\'ersilà, eretta da Paoli, in Corte, nel'{7D.i-, tutti côrsi. eduC3.rono in quel soto triennio ta più parte dei culti ingegni di quest' isola che fiorirono nella fine dei $eCOlo passato. fra i quali Doi, per servire alla bre'i'ilà, citeremo soltanlo Giuseppe Ottavio Nobili Savelli. traduUore di Orazio ,Carlo Bonaparte, padre di Napoloone, e Francesco Maria Pietri di Fozano, successore di Carlo Guadagoi nella cattedra di fisica sperimenlale al!' Università di pisa. t li motivo per cui le milizie francesi, ausiliarie di Genova, occuparono nel 476.5. le piazze marittime, fu da principio quello di custodirle a titoto (!i deposito durante quaUro anni. affine di proca:rare 000 stabile accordo fra la Repubblica di Genova e la nazione c6rsa, sotto ta guarenligia deI Re di Francia.
Cbe alfin cessa, poichè l'ant;,;o errore, Poichè più saggia i primi tarti emendi, E a Dai la libert3de t e il difensore, Gailla. ' lU rendi. t Questo ritorno di Paoli in patria, benchè molto onorato, non !u felice: ed egli 10 previde, giacchè cosi scriveva da Londra lino dagli S ottobre .(789. al signor Antonio De-Gentile di San Fiorenzo . • DaI momento in cui la patria ha ottenuto la libertà, ogni inquietudine deve cessare ; e se il mio soggiorno iD. Londra desse mai qualche ombra, io mi apparterô in un luogo da cui non 5Î udirà più pariare di me. Devo renuntiare a rivedere la mia patria, percbè pre>edo che la mia preseau. vi cagionerebbe delle vane ge!osie. e darebbe occasione ai malevoH d'interpretare siDistramente tutti i miei passi, e tutte le mie parole a detrimento della nazjone.» (Lettera che teggesi rra le memorie e docurnenti patrj raccolti da! signor Barone Gio. BaUista GaleazziDi di Bastia.) , li Paoli, a richiesta d' ana deputazione inviata a Parigi dai suoi compatriotti, fu rimandato in Corsica da Luigi XVI, col titolo di TeDente Generale dell' arma dei re, e di Generale delle guardîe nazionali den' Isola.
POESiE Dl
AD
'l~CE~ZO
L~
Grt:BEGA.
POESIE DI YIXCEXZO GIt:BEGA.
AlIICO, GEXOVA.
CHE,
AVE~DO
PARllTO, SEBBO PER LSCRERZO J
l~ !IOL'~O
poco FA,"OREYOUŒ:,TE DELLA PATRIADELL'AUTORE, A\"EH ECClTATO IL StiO SERIO RISEXTDŒ.'\TO.
o patria, 0 patria, 0 sacro nome e caro, n luo poter quai rozzo cor uou senle ~ Dan' Afro aduslo, e dallo Seita algenle Con grati sensi a venerarti imparo. Sell'aggio sia, sia pur quel lido avaro, Che me pietoso ricoVTo uaseente; Tai l' amo; e freme l' amor mio repente, Se con oltraggio 000 iusultarlo amam.
Tu di Iieve amislà, di lacil ira ~on accnsarmi, ed una patria onora, Cbe tal di sè fervido zelo ispira. Vinee ta lorza d'un alfetto antico L' amor di lei: qui non appresi ancora A distingnere il suo dal mio nemico.
E queste son dei Ferilor' le sponde? Della figlia di Giano è questo il lido ~ E desso, ognon sento che a me rispoode, E desso: ma d'altrui pur non mi lido. Genova è questa ~ e come ~ aure seconde \' ebbi un tempo, esca dolee, e lieto nido; E or qui tuUo mestizia al cor m' inronde: Qui Don era ella. 0 DOD è adesso, io grido. Fra' moti dei dolor cosi deliro. Fincbè m' avvengo in quel vedovo tetto; Ed abi 1 tacilo il gnardo. e poi sospiro; E lammi aUor con nuovi moti al petto li duo! lede dei 1000 in cbe m'aggiro, Quel duol cbe mi lea cicco a ogni altro objetto. 1 Xome latino deI finme che si divide in due rami presso la città di Genova, detto ora comunemente Bisagno torse da tUS .\31"15.
POESIE DI 'TICE~ZO GInEG.\.
IX lfORTE D' n A)!ICO.
. IX :UORTE
D'l~
AJIICO.
Oh (eliee il mio stato, oggi e il ten' anoo ! E più il saria, s' egti ,;vesse aocora 1 ~a qoeUa, coi sol giova il nostro donno, Sorvenne (ahi dora 1) e '1 tolsemi in hrev' or•.
Oh quante volte al di chiedo a me sles;o, Dov' e l' amico? e tal di lui desio Mi prende, che mi semhra averlo appre '0, Mi slringe al sena, e al sen 10 striogo aoch' io.
Lo san le selve. e gli 30tn muti il sanno, Cui la perdita mia rammento ognora, S' indi iD poi tregoa uoqoaoco ehhe il mio afTallllo. 0'1 sol tramooti 0 sorgo in ciel r aorora ;
Ma fngge il dolce errOr. Deh almen concesso ~i (osse di durar nell' error mio ! Folle! è una larl"3, io grido, ah! non è desso, Il cerco in van.... più nol vedro.... morio.
Tai che d'insania odo accusar sovente Da più d' uno, ch' il vede, il pianlo mio; E (atto scherno e (avok! aUa gente.
E se morio, perche r idea funesta, Perche donque mel finge ancor preseote; E r alma iotaoto a laeerarmi ei resta ?
Piango che Diuno in questi ioiqui e l'ei Tempi il conohhe, e qui noU' uom (uorch' io Sa pure immaginar quanta perdei.' ,
Lasciami in pace, 0 rimembranza amara: Ma tu più Yiva agnaT mi sorgi in mente" Ahi, taolo più erudel, quaoto piu cara !
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POESIE DI 'œ\CEXZO GIt'BEGA..
POESIE Dl nxCE:."\ZO GItBEGA.
AD lX .UlICO IX MORTE DEL PADRE.
ALL' ArrORE D' OA c.nZOXR Sl:L TEJlPO.
Beo veggio. ancor che lungi, ed 000 come Coo finca TOte, di pietà dipioto, Soli. fredd' urn., ch' il racchiode estiolO. fi padre chiami, il caro padre, • nome.
Q esta che al rapid' orlo di sua possa Qoaol' è pin saldo fa che cada e giaccia, E io lotto segoa coo f.tal percossa Della di>lrozïou l' orrida lraccia;
M gion il dir che ornai le .otiche sorne Scosse dei tempo, e dei soo frai disciolo, Poicbè si ben qoaggiù se stesso ha "finto, Della luee di Dio fregi. le chiome:
Questa, che deolro alla fuoere. fossa Di mortifero gel la vila aggbiaccia, E trascorrendo. ad agni moto e scossa All' ampia lerra f. camhi.r di f,ccia;
Cbè nollo giova di raglan conforta, E duol ti liede l' .oima colaolo, Ch' altro oon seoti fuor che il padre è morio.
L'elà Torace è questa: • me f.o nolo Quanta che possa i tuai gagliardi carmi J Dode lullO oeil' aoimo mi scoolo.
Oh potess' io placarti almeo col canto!
Passa pur tutto; sol 5ue rorze ed armi
Ma, in la tua doglia acerbamente
3$501'10.
!ion posso oimè ! che piaogere al luo pianlo.
Arroteransi sul tua nome a vUDto; Chè lu, cantando, il suo Curor disarrni.
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POESIE DI Yl-:-iCE.,"ZO Gn:BEG.\..
POESIE Dt
VI~CEXZO
3t
GrrBEGA..
Onde in seo beUa mi nascesse speme Di l"Îver ne' miei versi oUre la tomba;
AL SECOLO 11111.
Si cbe la fnUa de' minor pneU, Cui di natura non riscalda il foco,
Da sè diriso per immenso lralto Col livid' occbio mi se,,"Uisse appena ! Ben pîÎl pago io sarei. che se potessi Rigido 'Oglio, cbe di gloria carco (ion men cbe d'anni, de' lraseorsi lempi llomi r orgoglio, e aUe venlnre etadi Di le lasei r invidia, e tolta involi D'emularti la speme. ornai li veggio Presso alla mèta dei volubil corso, E fra poco di te fia cbe rimanga Sol la memoria, e !' opre. Ab ! pria cbe in grembo Tn caggia ana profonda elemitade Irremeabilmente, e nn allra sorga E di giorni e di case ordin DOVenO. Ti ferma alquanto $uUe rapid' ale, Ed ascolla i miei vnli. In so cbe intorno A te d'evenli slrepilosi il suono Ovunque romoreggia e l'accompagna: Ma sa che in mezzo aile guerresche lube. E degli acciari al minaceevol lampo. E fra le cure dei commercio industre Che gli operosi popoli congiunge. Rd a' mutui prov\'ede agi e bisogni,
E fra Je verilà cbe r ulil versa Filnsofia dal creator pensiero; Sa cbe un di Pindo abilator tranquillo Udir non sdegni. e li tusinga il canlo. Ab se a le l'arduo sdrucciolevol !ergo DaIa mi fosse di segoar d'un' nrma;
~ilIe quaggiù volger sossopra e mille Pro",incie a on sol mio cenoo, e i re caUil"i
CoUa rergogoa e col dispelto in faccia Trar dietro a un coccbio trionfante avvinti. t Ya oimè l chè pochi eccelsi genj iD miro Che rra nn novera immenso il Ciel trasceglie.
E parC~ ad ogni elà concede in sorte, Cui d' instancabil fanta,ia sull' ale Liee ~ la mente d'armonia ripieni. Levarsi al segno di cotanta altezza. Di me cbe fia ~ cbe 'perar deggio 9 Ab indarno Parlo, tu non rispondi. e su me piegbi Cn freddo sguardo che minaccia obblio.
T' inlendo assai: tu la speranza rana E J'impotente sforza deI desio Col silenzio condanni ; e lraggi inlanto
Velocissimamente trascorrendo L' iITevnlnbil piena de' momenti. Ai vasti gorghi Tari nomi in cima Sicnri galleggiâr (nomi felici 1) : :lIa il fiia rra questi. il nome mia non veggio.
Ab; ! cbe al fera degli anni urln non regge, lIa travolto si perde, si sommerge ~aurrago
insiem con cento nomi e cenlo.
• Ques(o rno!oso sogno doveva un Corso tra breve avverare. N. T.
POESŒ Dl Yl~CE.:.'LO GrrBEG.1.
POESIE Dl
LA GLORIA.
ALL' ABATE 1~
r,1::;P0,5TA
D' 1:':'\
VL"i~ZO
33
Gl'CllEGA.
A~TO~10
BOCCARDO
CO)lPQ:,\U!E.\"TO
F..\ 1TO
1:\
LODE
DELL' At:TOftE.
Degli auui miei fiu dalla prima aurora Dolce d' ouor ngbezza il cor seulio : la gia crescendo, ë crescea meco ancora )leU' alma pargolelta il bel desio : Onde là 've non lulgar merto onora Gloria immortal. ma ~i animoso aocb' io; Ya couobbi pentilo iu poco d' ora li cimeuto quai fosse, e l'ardir mio.
lolea cangiar pensier; ma speme iutaoto, Siegui, mi disse. chè non sei lontano Dalla grau mèta; e ob quai u' avrai ln nolo!
ai miei versi impennar l'ali è dato .. Onde altn ergermi al ciel di laurn adorno. Folle! un tempo il credei; ma biasmo • soorno, Di gloria invece. am! mi serbava il rata.
~OO
Or che tu m' hai di !le e lodi ornato, Fia cbe spleuda su me perpeluo giorno. Cosi dal uuUa, u' do,ea far rilorno Colla vila. il mio nome bai tu servato. Il mel"lo min ginnto al tno nome .. e reso
Ma oimè! cbe al moule, ove la gloria ha sede, Poggiar, son già mail' anni • io tenta invano; E souo aucor, sou di quel moute al piede.
jjaggior di sè nel tno divino canto .. livrà dal lempo e daU' iuvidia ilI.so :
Onde lieto il mio spirto esulta e dice: O'amico tal poicbè sei dono, ob quanto )li .ei più cara, .teruila feliee !
3
PO~IE DI \l:'iCE.XZO CreSEG!..
POESIE DI ,"IXCE:XZO GItiBEGA-.
AL
SIG~OR
CO:XTE PER GRAYE :Y!LATTIA
GIOU~X
..I.GOsmo GARIBALDI
IX OCCASIO~"'E CH' EG-L! LESSE ALL' AcroRE llCQiE
Sl:l: POE$Œ.
DELL' AH. l\lCCOLO ARDJZZO~1. SCHERZO D' IPERSOLE.
Quai da Credd' aer colto riede in piova Gra...e ....por sni campo, e dàgli vita, Tai di Ino sli! la pnra ...ena e nnova uscita in me la fantasia smarrîla.
Febbre erudel, che or Credda ed or ardente Del buon Filinna il sen stringi, qoal angue, E attenni i membri, e affievoli la menle, La sostanza miglior predando al sangue,
E qnal r oInor vivifieo rinnova biera di mille fiori impallidita, Pien di ...irlnte il canto ove tu muo.... , L'anima io sento a pensier mille ardita:
Dell! se il mio pianto e il mio pregar dolenle Ti fea già farza, allor che quasi esangue Laseiatil p!'re, e perehè poi repente ~e torni, ed ei tua nuova preda or laoguelf
Ma foor di sè medesma non gli elice; Cbè ascosi e d'armonia mnli si stanno, {;' de;tolli la Corzo eccitalriee;
Parti; r amico delle dive e mio, Crudel. rispetta, e in tua mercè ti mostro Ove il tno spander pnoi venen più rio:
Nè quindi credo eb' unqna nseir vorranno ; Chè certo scorno lor ragion predice, Se il paraggio de' tuai a incontrar '·aooo.
TJoti insulsi cantor struggi e divora •Nati a biasmo dell' arte e a tedio noslro ; E più erudel non ebiameremli allora.
35
37
POESIE DI \'INCE:.'\ZO GI'CBEGA.
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POESlE Dl
'1.);~ZO
Glt"BE:G.o\.
LA MALli\"COXIA. A TERESA PALL.nlCe\J.
II)ILLIO RECITATO XELL' ACCADDUA UGr.RE L' ,\::-1::.;0 ~r:.L
Figlia d'amor se sciogli eleUe rime, Cui bella gloria non fia mai conlesa. QuaI sulla mente mia, gentil Teresa, Grma profooda 10 Slupore imprime 1
E se l'interna tua parle sublime Per poco muta fuor noo si palesa. Tulta sugli occhi ail' allra parle ioles. L' eslalic' alma il sua ,lilelto esprime; Ch' ad una ad una cogli sguardi miei corre le forme, ood' è \0 spirlo avyolto, Di cui non fer più belte uoqua gli dei;
E la\ deriva in me fuor di me lolto :>uoya dolcezza, ch' i' 000 beo saprei Dir s'è più belto io le l' iogegno 0 il volto.
1ï
MESE DI LUGUO.
Il cilladioo strepilo, Il fnmo ed il lnmnllo, E più l' orgoglio abbomiuo: Ermo sentiero occulta S' indaghi, e più pacifico Non profanalo asil, Ove d' uman vestigio Piè non delnrpi il campo : Le confideoli ombrifere Piaote ricello e scampo Dienmi: il duol m'uTta, e mormor3
la lameoloso slil. Caro aU' aime sensibili, Saggio cantor britanno, Quella, cbe t' odo sciogliere, Favella deI\' affanno, In me un soave fremilo Desla, che paT piacer.
38
POESIE DI TIXCE.."iZO Git"BEG..\..
Piacere ! idol fogge,ole, Te iono l' oom brama e lfaccia : Dielro t' aoela, abi misero ! Ed 00 faolasma abbraccia ;
Pur deH' inganoo appagasi ; ~è cura, 0 abborre il ver.
POESIE DI 'VI:-;CE:\ZO GIUBEGA.
Salve.
0
bosco. ricovero
De' lrisli lai sollanlo: Qui a!cno non pu6 contendermi La liberlà dei piaoto:
Ah t qnando po.sso piangere, :Ueno infelice io saD.
Fra gr ilari spettaeoli. E nel romor giocondo Sogoa. delira. immagin3 D'esser felice al mondo: Oh illusion! non abila Felicità qnaggiù.
Fronzute quereie intrecciaoo L' 3DDOse braccia intorna. Tai che qui mai non peoetra, Se non di forto '1 giorno; Gli occhi a fatica ;cernere 1 dubbi oggelti pnon.
Felice fia clü DoUua Fra cenlo alfelli, e oltraggio Fa al bel candor dell' anima Prestando al vizio omaggio '"el.to dell' ipocrila Immago di virtù 't
Luce imporluna, fùrati
De' ,"nli allorbid' impelo Il mar vast' oode eslolle, Mugghia, spnmeggia, s' agita) S' ammoola, infuria e bulle, E al lido in biaochi a frangersi Sprazzi gemendo ...
10 t' odio: a'buovi palpiti, Luce crndel, mi danni,
Dell' elemenlo instabile liell' orrida lempesla, Veggio l'inevilabile Dell' uom sorle funesla : Conlro al sno faslo illùgubre Scoglio di morle sla.
Ma quai udir mai sembrami Per l'aer cbelo e fosco Rombo improniso ~ Gli ospiti Ahi ! son di qneslo bosco )Jalaugurati e striduli Augel, Bemiei al di.
Per sempre agli occhi miei : Tu dunque, 0 di Dio fulgida Primiera figlia. i rei Dell' uom misfalli iIIomini, E insozzi il tuo candor ~
Che sol in parte mitiga Souo i tacenli vanni Quel cbe invocando accelero Arnica tenebror.
39
POESIE DI VI."iCnZO Glt'BEGA.
POESIE DI
nXc~zo
GIUBE-GA.
Quest' è UU ruscel cbe origine Ba dal vicin dirupo; Col languido discurrere Va mormorando cupo : Ve' i molli fior souoiferi Che il pigro umor uulri.
A voi. figli d'ignavia. A voi poltrir conviene In seno aile delizie: Le più lontane arene A gara a voi forniscono Moltipliee gioir.
Aceento uman qui fiedere L' orecehio a me non puole: Lnogi i deUi infingevoli, L'amare ontose note, E quanto un labbro perfido Sa di più nero ordir.
Virlùlf... negletta aggirisi Alle superbe soglie ATIoUa in manto logoro, E, le discrete voglie Ond' appagar, desideri, liè speri unqua, fruir.
A te. sacra silenzio. Genio di qnesto 1000, 10 di mia cetra dedioo TI fiebil snODO e roco: Le austere leggi venero Che vietano il garrir.
Odo a di mezzo rendere Le voei il cavo speco: Ab ! forse a ripercotere Con lamentevol eco L' estreme note querule L' eceita il mio dolor.
Di qua s' apre, e profondasi Tetra ed enorme grotta ; Tentame il vareo è iuutile: Per entra ognor v' annotta ; L' iDgresso spaventevole Mi fa arretrare il piè.
Scroscio di frasebe e slrepito, Eeeo ebe di là parle: Biancbeggia il Ioco infanslo D'ossa ail' intorno sparte: Ab forse sono vittime D'un disperato duol !
10 mi soffermo air adito Qui' dove nn nodo masso Duro riposo apprestami. TI travagliato e lasso .Fianeo adagiar su morbide Piume naD lice a me.
Tale è il lenore immobile Ah! di mia sorte ria. Cbe il core audace e limido Paventa e in un desia, L' estl'emo fato aceeler., Ed evitarlo vual.
41
1
To, nia, dao benefico De' numi '! e in te chi trol"3 Ombra di bene? il n vere A che colanlo gio," ? D' no male ahi che .i valioa mpre in on allro mal !
AI reo commereio iot"olami De' 'fiTi: ecco il min yoto ; ,er me pielo&a m6strati. Ab spargo i priegbi a voota 1 Col volto scarno ridere La veggio a' miei sospir.
tom,
che .ei 10 Y t' esamioo, .Bd ahi ! gelar mi sento ; Che nel peosiero rnemore , innova 10 spavenlo : Mo.lro d'islinlo perfido Poô a le lrovarsi egoal?
Si pianga almeno; alleggia i Col piaolo i miei martori; Ristoranmi le lagrime, Come i piiI pori omori Dell' alba ai fior risloraoo L' illangnidito sen.
~o,
sel,a, 0 spiaggia inospita Tai 000 ne alberga ancora: Sol rrodi &todia e insidie, Il soo simil dirora, E solio il riso l'odio Xasconde ed il liror.
11a quai torpor mai serperni :el petto a poco a poco Y Le staocbe loci aggrarami. PiiI rende illabbro fiooo: È il sonna: e Don fia r ultimo '! Ah fosse loogo almen !
Tolto &aper desidera, Totto &aper ei crede 'ana. orgoglioso, insLabiie E iIIoso ognor trarede: Xel oalio carcer brancola, Fra l'ombre dei!' error. Cbe il quioto I"'tro io .opero Yolge il prim' an no omai: Yien • Morte: segno a barbaro Croceio ho vi.suto a.&ai : Allro non rei che piangere DaI primo mio ,agir!
PQE5lE Dl TI:'\CE:SZO GICBEG.-\. POE:.ïE DI
L' ESTRO.
Quanti in Arcadia son pastori, e quanti, Che non avendo in sen d'amor ravilie. Per dar materia a' lor Ieggiadri canLi , Lodan due Hghe amahili pupille!
San fingere i sospir, fiogere i pianli Or per Cinzia, or per :lice, ed or per Fille; Di gloria pi;' che d'un bel volto amanti: Incidon versi io mille tronchi e mille. 10, che If amor provo la doglia acerha, A seconda dei cor sciolgo le rime, Perchè, caotaodo, il duol si disacerba: ~è
la rara de' carmi arle posseggo; Ma quanta il mie Lenero stile esprime 1iegli occhi hei della mia ninra io leggo.
,"l."'CE~ZO
Gn;BEG.-\_
.UL· IWIDIA.
Di prodi spirti aile hell' opre inciampo,
Maligno geaio insano, io li eonosco; Ch' aHri passeggi della gloria il campo ~al
sotTre il tuo Iivido sguardo e loseo.
Uacch' io belle d' onor ve'ligia stampa,
Contro me 1'armi di ealuDnia e toseo: Ma im"an 1" adopri; in mia virtude ho seampo DaI tua lalenta insidïoso e Coseo. So me por lutta la lua rabbi a scoppi, Ch' il fOf5ennato cor 1'istiga e coce, Ed onte ad onle, e colpi a colpi addoppi.
1'0 infuria; io canto; nè a "endetta aspira: Son vendicalo as33i, s'alla mia ,'ace ~orderli illabbro e impallidir li miro.
POESIE DI \TI"CE:\ZO GIUBEGA.
LA lOo-ACA.'
Di seure lane rovide cootesta Per man di povertade al Ciel si cara, o sona ogni altra 3VTentnrosa Testa, Onde s'ammanta la bellà pin rara, Qoando in te il goardo copido s'arresta, Quanti son fregi a dispregiare impara; Cbè ben maggior t0 0' hai da quella onesla Salma trasfosi, che nascondi avara. Dipiole tele, e di fin or traponte,
Lucide mali, sibilanLi sete, Dai mar estremo 0 a ooi d' oltr' alpe gionte. Quest' angiolelta mia s'uoqoa vedrele, E tante graz!e in un sol corpo giunle, Oh quanta invidia a qoeste lane avrete! , Per giovanetta cbe si monacava, ail' autore cara. AJla roedesima i tre sonettl seguenti. 1
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IL VELO.
o casto velo, cbe a pin casio viso
Intarna serpi ~ e r ana e r 3ltra cingi Candida tempia, e quelle invido stringi Care reliquie dei bel crin reciso,
üimmi se più serena amabil fiso E ~ r poo in terra.. e quaI pur vuoi tel fingi ~ E se Don son dei broDa onde ti tiogl. Pin broni i lomi, dov' è il sol divisoY Daccbè religion di sacre anceUe Fregio ti feo. di qnes~e che circondi .. Dimmi, s' bai locco mai forme pin beUeY Ma to non odi, a que' bei rai beato, Orgogliosetto Tel, tu Don rispondi. QuaI cbi d'allroi noo cora in Iielo stato.
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LA GRAU.
IL CORO.
o ferrea ardua iufrapposla aspra barriera, o cagiou de' sospir cbe uon iuteudi, Cou gIi avari cancei lU mi contendi Gioir dell" aria deI bel VollO intera !
o avversaria d' amor so"ercbio auslera
l
Sebben dall" amor mio si la difendi, :'ion allenti perO, cb' anzi ra=di Quel pnro amor, che non "edrà mai sera.
10 ti canosca, 0 tenera diletla,
Benché misla aU' altrui note canore, ï oce delIa m.ia candida angioletta, Iu quelIa sei che ~or mi parti al core. Cessi l'allemo mantice, che alfrella , Organo religioso, il tuo !ragore: ï ergini, e g1' inni voi, che quasi schietta! :'\ube d' incenso salgooo al Signore:
Men inlenso saria, se tu men dura: Cbè per ostacol più la brama è desta ; Men, cosa ad acquistar lieve, si cura.
E poi che 3vara sorte jl mi consente,
T'apri al min pianto; nè temer cbe qnesta Mal sia per sè contra al mio ardor sicura: nen aUro in sua virlù schermo a lei resla.
Chè caduto dei mio ,talO fetice, Poichè povera in tuUo ne rimango, 10 raccolgo di lei quel cbe mi lice.
QueUa udir mi !asciate, ond' ardo e piango, QueUa che imparadisa la mia mente:
POttI
Côrsi.
•
POESIl: DI \1;:\CEXZO GIGBEG.\..
AL RITRUTO DI PERSO:\i\ .HI.\H.
POESIE DI YIXCEXZO GI'CBEG.'.
LA
LO~TJL\A..\ZA
r\" PRL\lA\"ERA.
IDILLIO.
o fedel opra di pennel pieloso, VollO che tanlo rassomigli al ,ero; o dolce error deU' occhio e deI pensiero. Care luci fatali al mio riposo; Bocca, cui d' appressar la mia non 050, Gonseio deI cor pudicamenle auslero, o bianca mano~ 0 crin tinta in bel oero, o sen lremanle sollo un ,el geloso;
immago deI piu vago aspetto, Darti la vila con un mio sospiro,
S' invola ornai deI tarda verno algente La stagion disamabile e severa ~
E con il mite aspetto sorridenle Olezzando ritorna primavera: lIa primavera i cor di gioja pasce Che son felici, e sol per lor rioasee.
POlessi, 0
Onde l' inganno mio fosse perfello ! Ah ! se l' amor, se 10 polesse il duolo, Qualor ti parlo, e muta ognor li miro, Pigmalione non sarebbe solo.
Il mio che grave di dolor sospira Al SUD lieto ritorno ~ ahi Don s' allegra !
Anzi ovunque si volge ~ ovunque mîra, Tullo per lui viepiiI s'infosta e anncgra: 11 piacer di goderne a me vien tollo. Mentre piiI bel mostra nalura il volto. Cento e cento memorie errano in folla lntorl:!o a questo cor privo di speme; Allernamenle or l' una or l'allra il crolla;
Tuue or l'assalgon raggruppate insieme: Rd un piacer perduto~ a mio tormcnto~ Mi rammenLa in passando ogni momento.
51
POESIE DI YJ~CE.'\"zo Glt'BEGA. POESIE DI 'ÇI:\CDiZO GIt"BEGA..
.lia fngga il tempa par, nnlla men cale: Ore, di cui pavento il pigro volo, li so, rapir patete voi snll' ale La vila mia, preda aU' affanno e al dnolo ; :lia deI bene, ond' io fni felice un giorno, "l"oi piil non permeltete a me il rilorno. Piu non Insioga l' intiammata mente Qnel che snU' alba a me s' offria primiero, Qnel che pai rinasceva al sol cadenle, Giocondo soavissimo pensiero, Che 00 foturo piaeer mentre pingea , Anticipato delibar mel fca. Veggio d'ioloroo rinvenire il manlo Della vaUca, e i rami agli arboscei; Odo dolce animarsi il primo canto De' folleggianti amoroselti angei, Ed accordarsi in mnsical snsurro GU aogelli, i rami, e il rosce elto azzurro.
Ml qnesta ê la s!agion, s!agion dilella ln cui soleami amor esser cortese; Che la vispa occhi-nera forosella Plu sovenle faceasi a me palese: Là dolce salulommi, e qni s'assise, Qui parlommi d'amore, e là sorrise.
Oh grate veglie ! oh placide e giuIi'e re, di Hela amor felici scoole ~ Langoide occhiate aTTicendar furtive.. Dolci air oreeehio mormorar parole, [n aUo ~ 00 riso, uo bacio eran mercede Alla mia tenerezza, alla mia Cede.
La splendida dell' arli e lusinghiera Pompa, che a' sgnardi miei tulla s' oslenla . l'io che non puO farmi obhliar :eera, Ch" anzi Tiemeglio agnar me la rammenla; Ch' elJa~ ol"e appar di bel yestigia a traccia, Piu hella sempre al mio pensier s'affaccia. di mima genlil mnsico Iabro Armonizzar il molle fiato ascolto, Yentre
e con spettacol dolcemenle mesto Melpamene lalvol!a mi Iralliene, A' di feliei, io col pensier m'arresta, Quando a noi presentavano le scene CiO che senlian ben meglio i nostri pelli ln un lumulto tenero d' affelli.
POESIE DI YL'ôCEXZO GIl:BEG..\.
POESIE DI
\~CDlZO
GIt1lEG."-.
Lasso ! che dico ~ il mio pensier doglioso Che d' amor, di fortuna anerso nemho Agita e preme, sol trovar riposo A queste pno dolci memorie in grembo~ ... d questo è il sentimento in che mi arreslo; Di tutti i miei piacer'!' ultimo è queslo. Il roio cor solitario, irrequieto A rin~enir s' affanna il ben perduto; .\la iocontra dei destin l' aspro di~ieto, E sospeso rimansi e irresolnto ; Poi quel che a lni nie"na il presente, aime.. \nol gir sognando an- avvenire iD seno.
: utimento gentil! piacer soare, Che avro compagno ancor de' miei frOOd' aooi ! Por quaodo aHien che la cannta e grave Età gli error di gîo~eotil condaoni, Questi teneri mati alr alma mia Forse che dolce a rammentar mi fia.
Simile ad angeUin timido, ineerlo :iel rio veroo di nordicbe contrade, Qualor di neve è il colle e il pian co~erto, Che il piano e il colle piil col vol non rade "è sa ove posi per seampar dal gelo Coo dnbbia peona volteggiando in cielo.
Allorehè dei hei di la lusiogbiera Illusïon dilegnasi repeote, E che ragione querula e severa "ieta d' amar a chi piü amor Don sente, 10 trovero, poiebè r amor perdei, D' amor l'immago aJmen ne' versi miei.
[n van, 10 ~èggio, d' ingannar io tento L' immedicabil mio dolore atroce CoU' iteralo mio longo lamento, E in van perdo i sospir, perdo la voce, Chè nnUa giova il Jamentar frequente, Se il nostro lamentar altri non sente. 1Ia che importa destar aUrui nel pello Pietà d'un mal, eh' aUri sauar non puole ~ Reca pur anco il sospirar dilello, Dolce è di pianto inumidir le gole; Esala il sno dolor, nè cerea il core A divider con a1tr; il suo dolore.
56
5;
POESIE Dl \TICESZO GIUBEG.\.
IN MORTE D'EGERl!. RAPIME:'\TO D' .mORE.
Dalle radici dei cor si divelle Un mio desir sovenle, e là s' avvia U'lucon, quasi tremanti fiammelle, Le pupillette deUa donna mia: Anela, quaI farfaUa, inlorno ad elle Assorto in un' amabile foUia; Poscia lutti i pensier chiama a vedelle : Venile alloco dove amor si cria. Intanto infra '1 soave bianco e nern Mollemente s'adagia, e in poco d' ora Caldo d'amor v' accorre ogni pensiero : TaI ch' alfin, lutta \' auima là gita, Com' uom che passa, i' mi rimango allora : Nè so ben dir se quella è morte 0 vila.
'on io son già di cioica Virtude austera armato, Che oppone inalterabile A' colpi rei dei falo Costaozo: ab lurpe il cedere 1'on sembrami al dohir!
Alma ci dier sensibile lliumi: è folle vanlo Uricasar di piangere: Oh quanto è hello il piaulo Che la pielà fa spargere, Che sparger fa l' ArnoT !
Ragion. no. tu si rigida ~OD sei: dolce è il tuo impero: Tu noo coodaoni il lenero Sfogo d'un cor sincero. E un falso orgoglio abbomini Che ricasarlo vool.
Egeria, ahi 1 no, che il piangerti lion è viltade: accetto Saratti aucor soli' elere n mio pietoso affetlo : Per me tafora il ciglio Fia che declini al suol.
POESIE DI \1.:SCE..'\"zo GIl;BEGA.
Egeria! !hi nnme amabile, Tu sol mi resti ! tutto Perdei; me solo immagini Turban d' orrore e lntto; Tu sol mi resti, e fiebile lIi suoni enlro il pensier. .\lori.., e par.-e l'aureo le adombrarsi ; abi lasso ! La muta spoglia e'Onim e [n mal distinlo sasso Chinde, e per gH astri aggirasi Lo spirîlo leggier. Mori ! sul yolto ingeouo La giovinetta etade Brillava, e i fior rideano Di candida beltade; Seguivano le grazie 1 moti dei suo piè.
Ella apparia; nascevano 1più so.vi affetti; Scotean If amore i palpiti 1più rilrosi pelti ; Ed elIa, 000 ripetere, Ed elIa or più non è !
LA YI IOXE.
fuor di cadeote nuyola d~ argento Del sole orlata dagli estremi rai, Cui davan l'aure nn dolce movimento, porger la fronte Egeria mia mirai.
ln lei, col guardo avidameDte inteoto ~ Della nota bellà l'orme rercai, E il cigiio vidi, ch' io credeva spenlO~ \"j,'o cosi~ quai io Dol Tidi mai. Percbè, diss' elIa (e le caste parole RisODayanO angelica armonia), Perehè, se m'ami, deI mio ben li dnnlet D. pianger cessa; dal eorporeo velo iolta pin bella l' son che Don foi pria, E l'amn ancora, e s'ama meglio in Cielo.
60
POESIE DI 'ÇL'I\CID\ZO GICBEG.\. POESIE DI
\1~CEX20 G~EGA.
61
L' ORO. IL COST (j)IE.
TRADUZlO:\t: DAL FRA."CESE.
Odio a lui giuro, che da! suol primiero Trasse cupidameDte il fulgid' oro, E il giuro al di, ch' empio destiuo e fiero Questo discbiuse ail' uom fatal tesoro !
SeDtO uoa voce ad or ad or, cbe forle
Prima un dolce lauguore, un lusinghiero Sguardo, no sospiro, UD dir: Mill vita, io moro, Ammo\lia delle ninfe il cor severo: Prezzo d' amor sol era amor con loro.
Quai rea li aspelta iDevitahii sorle,
Or pin non speri inleDerir le hellè Un trasporto amoroso ~ un lnngo affaDDO ; L'oro è l' idol dell' avide donzelle.
Dehile aIlora e di sè duhhia , sorge La coscïenza, e pur tituba e gU3t3; E, aïta, sembra dir, deb! chi mi porge~
Un anno a Clori bo vaneggialo iDtorDo : Quel che far UOD polèo \' amor d'un aDDO, L'oro, alti! J'oro l' ba fallo in un sol giorno.
lia, a vista sol dellusinghier nemico, Cade, dal buon volere ahbaDdoData, Sotto la forza deI costume aDtico.
~el
più interna dell' anima mi grida;
Folle! ahi cbe il cieco Amor che l'urta e guida, TuUe ha tne vogUe in sue sozzure assorte. Qaantunque ei dolce ti lusinghi e rida!
Lascia, deb ! lascia ornai la scorta iDfida , Cbe per via dei piacer li mena a morle.
•
62
POESIE DI TIXCE...'ZO Glt'BEG..\.
IL PD'TI.llEXTO.
L' ADDIO.
Quell' io, igoor. che le Callaci e lorte lie d' empielà caJcai superho e franco. Dispregiando egnalmente e legge e morte, Colla baldanza e coll' errore al fianco,
Xice, un tempo al mio cor soa,e cura, Prendi da chi l' amô r estremo addio: Ti la.."Cio: a miglior mèla, e più sicnra. Ogni pensier rivotgo, ogni desio. Più nOD euro d' 3:mor gioia e ventura : E i vani a1feUi omai spargo If oblio : Fiamma m'accende il seu più bella e pura : .1ce, ~ice, li lascio e corro a Dio.
pezza or
•
COD
man 'fittoriosa e forte
Quelle, onde gravi ehhi il piè destro e '1 manco Del ren costume perfide rilorte; Rotle le miro, e pur di lema imhiauco.
Ti lascio, 0 ~ice, e deI!' error m' aTI"~o: Troppo ramai; beu me! diceva il core: ~Ia il meglio io vidi, e sol m'alteuui al peg~io.
Di laule colpe il leuo, oud' io son lordo .
Ah ! se plaogo talor, quand' io li miro,
Pnr, se il dolor non fia che appien mi scolpi, Alza il flagella cbe--ti suona a tergo : La fronle io piego ad aspeltarne i colpi.
/lice, quel che perdei per folle amore, Quel ch' io perdo uou già, piango e sospiro.
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D'amarissime lacrime cospergo, E di suppliei grida il cielo assordo.
•
POE:SŒ DI
nxCE.."\zo
POESIE DI TIXCL'i"ZO GI'CBEGA.
GJl;BEG..\..
IL SACRlFIZlO D' AllIWfO.
IL DILUnO.
Senti deU' aeque 10 scroseio sonanle Che il ciel riYersa colorato a Inlto ! Mira il 101'"1'0 dilnvio grandeggiante Yinacciar, sonràliare, ingojar luUO !
Ginolo sol monte ail' olocanslo elello Abràm pensoso snI aivÎD coIlSigtio, , rdo aU' amor che gli parlava in pello, Fea la costanza halenar sni ciglio.
Passa la rabbia dei yorace ftnuo
.:\00
u Cillà, nUi, monti, nomini e piante. Chi poo, chi pno guardare a ciglio astinlto Le reliquie deI mondo nanfraganle?
gli palpita il cor, non cangia aspetlo Del caro germe all' ultimo periglio : La manca lsacco, e l'altra il ferro ha slrelto: Ab; sacerdole è il padre, e ostia il figlio !
Solo Innocenza in fragile barclletta Galleggiar yeggo d'agni oltra"ogio illesa , 'Iïncilrice dell' onde, ail' onde in Yelta.
Pronto a svenarlo il braccio ecco già stende;
Santa nrtù ! bella virtnde e pura ! Chi dell' usbergo 100 l'alma ha difesa Tullo sfida il fnror della natora.
Pur di ferire aneor si slava in aUo: L'Angelo allor: di Dio la VOte è questa; Abramo, Abramo, il sacrifiz;o è fallo.
Ma grido alto il ristole, il colpo arresta, E, a mezzo il colpo, il braccio a lni sospende:
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POE;SJE DI
66
n:xCE~ZO
Glt'BEG.'I..
POESIE Dl TIXCE."i2.() GICBEG.\.
IL PECCiTO Dl DA"ID.
.
Della malvisla femmina si forte David s' acœse, che oblio se stesso; E fu il tradito dei lontan consorte Letto per lui di tnrpe maccbia impresso; E poi che invan tornâr le lrame accorte, Onde velar credea l'error commesso, n lido duce mando in braccio a morte; E un eccesso fu guado a un altro eccesso. l'iatan venne, parlo: fulmini i detli Son dei profeta; e al re dal cor dolente ln lagrime traboccano gli affetti. Il giusto ei bacia punitor t1agello : A Dio pel liglio sol.... ma Dio non seote, E il primo colpo fa cader su quello.
[SAlUA.
Sola e ignuda deI bagna in sulla sponda L' ebrea sedeasi giovinetta sposa ; E altonita godea doppiarne l' ouda L' inconsapevol nudilà vezzosa.
Celata dietro alla segrela fronda De' vegli rei la coppia insidïosa - Esce t05tO d' agguato, e la circonda, E chiede, e tenta e minacciar pur osa. J
La morbidella man l'uno le prende Colla man rude; un bac!o l'altro a cOrre Col labbro informe in sul bellabbro pend•. E sola e ignuda, ob Dio ! chi la soccorre
6;
POESIE DI VIXCE:\lO GICBEG.-\..
POESIE DI YIXCE."iZO GIUBEGA.
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Industriosamente riCUrV3ndo.
LE XOZZE DI PELEO E TETI. IRI btiJ:lo di
Q. nlerio Calolla. 1
E spalmandone i fiancbi. Il 1e,,"Ilo audace 8olc6 della vol obile Anfitrile Primier l' iOlatto grembo; appeoa il rosl!"o D'ambo i lati divise il prneeUoso FlnUo, e, de' remi ail' aleggiar, respinla
Biaocheggi6 l' ooda di fuggenti spnme. Sorser con bieco volto, il nuovo oggelto Mara'figliaodo. le cernlee Dinfe: E allora sol fn di veder coneesso
A mortal occhio le marine Dee le membra~ il rigoglioso petto Sporgere fuor dei veI glauco deU' acque.
~ude
Di Pelio nali suU' aereo giogo Fama èche già deI mar le Iiquid' oode Varcaro a ouoto i pini, il corso vollo Di Fasi ai nulti ed ai coofin d'Oeta;
Qll2ndo
r eleLta gioventude argiv3.
Vaga di tor l'aorato ,ello a' Colcbi ,
Os6. r azzurro piano Oagellando Cogli abetini rami. i saIsi guadi ScQrrer con velocissimo navilio; Cui r alma Dea, che in sua soggiorno elegge Delle cillà le torroggianli rOccbe,
L'agi! feo di sua man cocchio natanle. Coi commessi di pin non Iragil assi 1 V. Giùbega negli ullimi suoi giorni. per iscrupolo di coscienza, aveva dato aile fiamme varj quaderni seritti di sua mano, contenenti l'iutera traduzione da lui con molto studio elaborata ed illnstrata, delle opere di Catullo e degli Arnon d'Ovidio e que!!a d'alcane FMgie di Tibullo e Properzio: non sappiamo dUDque a quaI tempo riferire il manoscritto da cui fu tratlo queslo volgarizzamento: fors' e'lo scrisse aDeor giovane in Kola (Regna di Napoli), ove per alcuDi anni fu pubblico professore di belle leltere.
Fama è cbe Teli • allor di Péleo in seno DesI6 snave iocendio: aUor la diva Teti non isdegn6 con morlal sposo D'ioeguali imenei scendere al nodo : ·è allor reslio fu de' celesti il padre Ad assenlir cbe il giovioe Peléo
Fosse a Teti congiunlo. 0 avventurosa In miglior tempo invidiabil Data.
Salve. coppia d' eroi; germe di Numi, Deh sal'\"e. 0 buooa madre! a voi sovente Fia che rivolga. a vai de' carroi, il suono. E a le coi tanto le fe!ici lede
Crebbero onar, e sublimâT cotanto Savra l'urnano stato. 0 di Tessaglia, Peléo. sostegno. a cui la stesso Giove. Lo slesso padre degli Dei, l' oggetlo 1 La mitologia fece nel medesimo tempo cadere la spedizione degli Argonauti e il matrimonio di Peleo e Teti, quasi simbolo delle prime Ilaviguioni. Questa eoincidenu diè (orse occasione a Catullo di narrare in quest' epitaJamio le prime avventure e la prima navigazione di Teseo, anteriore d'un secolo a quella degli ArgoDauti.
POESlE. Dt 'UCE.'iZO GltBEGA.
Cesse deU' amor sua. Ed è pnr ,ero Che te Il' amor ne' dolci lacei anin5e Teli, la bella Dea, figlia a :ettnoo ~ Ed è por ..r cIle a le negar non 50ppe La leggiadra coosorte, a lei nipote, L'auliea Teli, e il grau padre Oceano Che intorno intorno l'ampia terra ahbraceia • Tosto cIle al termiu destinalo ginnse DaI comun ,010 il sospiralo istante, Tnlta Tessaglia con,enia, faceudo Feslosa torba al regio albergo inlorno: Ognon reca tributi, e nel sembiante Ognnn dei cor l' inlerna gioia esprime: Abbandonata è Sciro, e in nn l'amene Tempe di Pilia e d' Eliade e Larissa : Restan d'ahitalor vnote le mura ; Tutti 57 avviano io'\"er Tessaglia a stuolo: Aleun non v' ba cni l' ntile cnllttra Cagtia de' eampi; dal pesanle giogo Disciolli i bovi, per lunga quiete AmmoUiscono il coUo: alcun non bada Co' raslrelli a neUar la bassa ,igna. Col ,omer euno non is,olge il toro Le rallrappile glebe; col roncllello Lo sfrondatore aU' infollile piante La sovercbia noo scema ombra Doc-if3; E la mordenle roggine s' appiglia AU' inulile aralro. Nelle sale Dello sposo felice, ovooque in giTO L'argenlo splende, e folgoreggia l'oro. Seggi d'avaria biancheggianli. e lucide SuUa mensa le tazze: d' ogo' inlorno Gode la splendid' anla, a regal pompa Posta, e addobbata di snperbi arredi.
lia sorge il toro genial nel mezzo Della reggia; e di tersa indico dente Ornalo il ..la porpura nvace Tinta in roseo color. Di più figure Leggiadramenle varialo e pinto , Il prezïoso araZIa. ai riguardanti Rappresenta con gajo I..orio D'inclili eroi le ..loro5O imprese. QUÎfj AriaDna effigiala appare Che dal lido di _'asso ondisonante AI mar ri'rolta, irsen da lei lontano Téseo rimira su fuggente prora, Da furibondo amor l'alma e di sde,,"Ilo Fieramente 3gitata: ella il rimira E pur agli occhi suoi creder non osa : Chè allora allora da! fallace sonno Si è desla l' infelice, e, aperli appena A,e i laoguidi lumi, che si ,ede Abbandonala in solilaria areua. )la l'amante infedel raUo foggeodo, L'aeqne agilale al mno..re de' remi Dietro il corso agir ~~imo rispinge, La.sciaudo in preda a torhida proceDa fi vano amore e le prome53e ,ane; Cni, da qneUa rimota algosa piaggia, Di lagrime alteggiata e di doiore, La sventurata di .\Jinosse figlia Segne guardando. di marmoreo in gnisa Simulacro di Yenade baceante. JXon più di gentil mitra il biocdo crine, Più non adombra il morbideuo seno Di leggier velo, e colla fascia molle Del sen non preme i ridondanti a'-0ri; Chè colai fregi, dal bel corpo al suolo
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POESIE DI YISCE-'\""ZO GlCBEGA..
POESIE DI n=,CE='ZO GTCBEG.\..
Caduli e sparsi in qnesta parte e in quella Son-egnendo ballean ad ora ad ora Gli accavallali lIulli. Ed elIa intanto, :on della mitr. 0 dei maoto negletto. Che gioco aIl' anre in suU' arena giace, Puoto si cnra; ma a te sol con tutta L' estalic' alma, 0 crudel Téseo, è volta, Misera! e dietro col pensier li vola. Ahi lassa! in qnante dolorose ambasce Cradel l'aggira l' Ericinia Diva, Che figge in uman cor spinose cure! Téseo Cernee, di quel tempo, a tergo 1 curvi lidi di Pirèo Iasei.li, 10 Gortin••pprodo, d'empio sovrano Allor dominio: chè la Cama narra Cbe già da rea desolatriœ peste Le pene a soddisfar Cecropia astrelta Della morte d' Audrogeo, avesse in uso Di giovanetti e di donzelle il fiore Dar ail' inCame ~Iinolanro in pasto. Da lai seiagure angnsliale e oppresse L' inclile mnra, per la sua diletta Atene allor Tesèo la propria vita Por anzi voile a ripentaglio, e voile Auzi per lei sacrificar se stesso, Che gisse a morte inonorata in Creta La più leggiadra giovenlù d'Atene. Quindi, la sua fortnna a leggier nave Fidando ed al Cavor dubbio dei venli. Alle snperhe sedi, ed al cospelto Di Minosse magnanimo pervenne. Fisse i begli occhi in lui la regia figlia, Cni Cra' materni amplessi nn casto letto Odori soavissimi spirante
Gelosamente custadia, l'acerba Maturando di Jei hellâ creseeote; Quai i fiumi d'Enrûta gli odorosi Mirti eduean coJr onde, e....come suore Di primavera la Ceconda aurelta Xutrir col genlil fiato i Taghi 1iori. Ella non pria da lui gli occhi fiammanti Torse, cb' al cnor profondamenle appresa Sent} la ouova fiamma, e nelle vene Avvampô tntta d'amoroso ardore. Saoto ranciul, che con furor crudele L' infeIice uman cor turbi e contristi~ E colle cure i bei diletti mesci, E tn, Diva cbe Golco e cbe il frondoso Idalio reggi~ di che gran affanni Di ebe feri pensier' l'alma agitasle Alla donzella, d' amor presa, e spesso Sospirante pel giovioe straniero 1 Ahi ! quanta temail cuor dnbbio le scosse; Ahi ! quante volte il bel viso smarrio ln color yiepiù pallido den' oro; Allor quando l' impavido Tesèo, L' orribiI mostro d'assalir bramoso .. Costanle in sua pensier ~ 0 d'ire a morte o la gloria ottener di nncitore~ Elia, qU3ntunque indarno, ai tutelari Dei promettendo non iDgrati dODi~ Già sospendea tacitamente i voli. C-ome montano turbine ch' il pino Dai cortice stillante 0 la fronzuta Quercia, ch' i rami per molr aere spande, Abbatter lenta e svelta dalla rnpe Arroresciarla;
COD
orribil sdrucio
Dalle radiei allin l' arhore anlica
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POESIE DI
~CE:SZO
GIt'BEGA. POESIE DI n:.oCEXZO Glt:EEGA.
"'i scbianta ~ e trae da luogi alla ruina; Tai l' indomito mostro, ch. 1. corna, Presso al sno lato, fnribondo ergea Contro l' aure. cozZ3odo, a terra stese L'in
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La po«ra fancinlla, singhiozzando E rigando di lacrime le gOle, Articola-- dolorosi accenli: - Cosi dunque, cosi rapita a un tralto A' patrii lidi. me lasciar potesti, Téseo crudele, in $OUtaria spia~gia' Cosi dunqne da me torcendo il piede, L'alte spregjate Deità celesti, Che de' tnoi delli in testimon so«nte Cbiamar osasli, tanli. ingrato, e taoU Teco oe porti orribili sperginrî î :'iulla dnnque rimu",ere peleo Dall' alma iniqna il baroo.ro consiglio Cf E in te non fn Ianta clemenza almeno Qnanto bastasse pnr nell' empio core A destarti di me qnalche pietade? Ohimè! ln quesle a me, crednla troppe, Promesse un di noo resti; questo, ahi lassa ! Questo sperar non mi facesti uo giorno; lia Heto marilaggio, e dolci DOzze, Ch' or rese
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POESŒ DI
U~CE."ZO
Glt'EEG.\.
SoUrassi al grafe rischio, e il mio germano Anzi perder TOU' io, cbe a te, iofedele, A te maocar nel tuo maggior periglio. Ed or saraD per le da fere belre QDeste mie membn lacerale a braDi, E di sozzi anoUoj misera preda Per le sarô: cbè qDandO a me le IDCi DDra quiele prema, ed io.;epoUa Giacerà questa spoglia inferma e rrale~ riDD na chi SD di me COD maD pietosa Sparga di poca lerra estremo dODO. QDaI lioDossa in solitaria tana Ti fD m.dre? quai mar da! seD spumanle Te fiero moslro vomitô sul lido ? QDaI sirte mai, qDal mai vorace Seilla Te generava; chè da me riposlo In IibertA, da me serbato iD "ila Tai inginsl3 mi rendi empia mercede' Se meco DOD "oleTi iD dolce Dodo Stringerti di cODsorte, percbè in meDte Ti slavan Corse i rigidi consigti Del vecchio genilor polen almeno.. Potevi pDr iD tna magioD CODdDrmi, Don come consorte.. almen quai serra; Chè COD dolce falita, ed a me tara, r mi sarei prestata in tua rervigio.. A te con limpid' onda ora lergeodo [ piè taDdidi, ed or 10 sprimacciato Letto relando di purpDreo dr.ppo. Ma a che mi Jagno. a che mi lagoo invano. Sciagurata ch' j' son, voti e querele Spargendo ai venti. che le voci mie Udir uDqua non ponDo, e .lIe mie "00 Risponder unqua? E quegli, e quegli iDlaDto, J
POESIE DI VI:\CEXZO Gn:BEGA.
ID mezzo ail' aUo dell' oDdosa Tia , Lungi da me, per me fuggir, s' aggira; ;iè alcun Testigio Dmao in qDestO appare Deserta algoso lido; in odio l.anLo Alla fortona i' son, tanto m'insulta ;ieU' estreme giornale di mia Tila E nel rischio maggior, che crudelmente Y' imidia aDcor cbi'i mio Gebil rammarco Oda e compianga; ed abi neppnr mi resta il misero piacer di far pielate ! Or nOD aTesser mai fiD d.Ua prima Fiata, 0 Giove onnipossente, Blida Tocca di Creta Je cecropie navi ! Oh DOD aresse mai, crudel lributo RetaDdo aU' iodomabil MiDotauro, Il perfido noccbier la prima fiala Di Crela al lido il canape aDnodato ! ~è a,esse mai quest' ospite malragio, Jofame traditor, che celar seppe [0 empio cor sotto gentil sembiaDte, li piè posato Del mio patrio albergo ! Ah! do,e mi riyolso, e che far deggio ~ Lassa ! da chi dOITÔ .perare aila· irô d'Ida il monte? Ab nol pos;' io ; Chè men diTide il mar l"asto e fremenle. Dai genitor do HU sperar soccorso, Dai genitor. che, sconsigliala amante, Potei lasciar ed obliarlo, ahi lassa ! Per tener dietro a chi la destra ancora Ave,a intrisa deI fraterno sangue Cf l'orse l' amor dei mio dolce consorte AI mio affaDDo potrà porger couforto ? Ab ch' ei lungi da me le braccia inarca Adopraodo neU' aeque i gravi remi
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7
POESŒ DI '\ï."<:D.'Q ClCBEGA.
Sol per fuggirmi. È qui deserto il loco, Disabitato; e '1 mar gli frerne intorna ~ _'è via di scampo, uè sperauza a1cuoa; Totlo è sileDziD, tutlo orrar, e tutlO Tetre appreseDta imagiui di morte_ ID morrO, si; ma pria che i IaDguid' occbi Ferreo ODUO mi chiuda, e ch' io mi seDta rpeggiar neUe vene il gel di morte; Tradita, abbandooata, a' giusti unmi Giusta veDdetta a1meo chieder vogl' io Coutra il feUoDe; e rno implorar dei cielo. Del mio corso vital Dell' ultim' ora, A dauDo suo r iosuperabil ira. Eumeuidi, deh ! voi, che de' moruli L' opre malvage coUa deslra armala D' aspro 03ge1 veudicator puuite, Cui da viperee sibil3nti cbiome L' aIra froute ombreggiata, a1teui palesa La vendetta deU' nom che mnor tradiro: Qua, QDa ,.. approssimate, e date ascollo AUe dole..li mie Querele estreme, Che d' amor cieca e di fUTor ~ qui sono Ahi me iofelice ! a proferir costreua; E poichè il mio dolor, le mie querele,
Che dall' intima sen agita ~ e mava, Han giusta origo, DOD fogtiate, 0 Dee. Cbe le Querele mie, che il miD dDIDre Vana riesca. e che la sfoghi invano; Ma voi deh fate si, che que!l' obliD, ID che me pose il traditDr Tesèo,
A se slesso. ed a' suai Si3 pure un giorno Di terribile augurio. - Queste appeDa ForseDData ehbe sparse ultime voci,
Condegna pena a si oera misfatto
POESIE. DI U:\CE:SZO Cn:BECA..
Imprecando. che tosla il somma
Gion~
AccDDseDti!le col posseDle ceDDO
DeUe ciglia, onde scosse e scintillanli Tremâr le steUe e l'ampia terra e '1 mare.
A Téseo iotaoto, ca.i la mente impiglia ObbliDsa caligine, dal petlO Si dileguàr Quei cbe serbava diauzi In sè leDacemente ordin' palemi : _"è all' an~.joso genitor ~ r allegre rele sciogliendo. die' da longi segno Ch' era campalo dal perigljo, e salvo A riveder IOrnava il palrio lido.
Poiehè si narra che l'antioo Egeo ~ Quando affida,a il giovinelto figUo AU' amitrio de' venli e di forluna, Dolce faceDdo al suo parlir rilcgoo Q"esli desse al garzDu misli fra' bati A.morevol ricordi: - 0 a me più carn Di Innga Tila. amato unico figUo, Che a dubbj casi avveDturar degg' io,
Figuo dileUo. a me poco anzi reso Di mia cadenle età ne' giorni estremi ; Or che la sorle mia, ch' il tuo valore Abi ! min malgrado a me t'iDvola, Quaudo Aoco non ho queste langnentl loci Pasciute appieoo deI tDO dolce aspello ; ~on io già lieto aceomiatar li posso. ~è accordarli poss' io che spieghi ail' aure Di reliee fortuna allegre iosegne: Ma pria r afllitto cor sfogar conviemmi
In fiebili Querele, al giusln duolo LCDtaDdo il freDo, e Questo hiaDco crine Lordar di mesla polve; nere vele r YUO sospender poi, fuor dei!' usalo ,
PO=::'lE Dl
VI~CL"'ZO
8t
GI'CBEGA.
Giovaoilmente imbaldanzito Egide All'arbor della nave; si cbe qaesle Faceian fede ad allmi di qneU' acerba DagUa, ond~ i' son compunto, e deI tnmullo, Ond' agitata fiera mente bo l'alma. Che se par fia ch' un di d' Iton la Diva, Di nostra slirpe proteUfiee e iosieme Del regno nas.tra, ti conceda, 0 figlio, Di far a me ritoruo coU' invilta Destra dei sangue di qael mostro aspersa, AUor fa' si che neltuo caor riposto Ahameole si stia quant' i' t' impongo, :'ie corso d'anni a cancellarlo vaglia: Che qnalor fia de' nostri ca\li a vista A le di gîugner dato, la fnnesta
:IIessaggiera di dnol gramaglia ibera Depoogan giu le declioate antenne, E tenda ail' anre il caoape ratlorlo Bianche vele; percb' io mirando in quelle .\1'aceorga qaando la propizia sorte Alfin te mi rimena. Qaesli anisi, Di cni ferma Teséo memoria in prima Tenea, di mente gli svanir, siccome Dileguate da Borea le aabi Lascian la cima di nevoso monte. .\la l' infelice genitor, che ognora, ln trisLe umore gli occbi eonsumando" Il sollecilo sguardo al mar inteso Tenea dall' alto della r0CC3, appena Vide luogi pel lucido orizzonte Le Dote vele nereggiar, che morto Credè l'amato figlio; e di se tolto, E vinto dal dolor, daU' erlo scoglio Giu capovolto si precipil6 Per l' aere sonante. Cosi il fero
Per la memoria di quel moslro
30ciso,
Tosto che pose il pie della faoesta Patria magion dentro la soglia, tale Per l' immemor sua mente ebbe cordoglio QuaI cagioDollo ad Ariaona nn giorno. Cbe por segni~a a risgnardar dogliosa L· ingrala prora tnttavia fnggente. D'altra parte seorrea per la campagaa Liéo. d'eterna gio'l'eotu floreota, Te. AriaD.na, tracciando. acceso il petto Dell' amor tao, dai satiri villosi Attorneggiato e dai Silen bibaci, Che il seguian ballonzando in strao3 foggia Ed ondeggiando a toudo : e tulli insieme Dall' usato- faror l'alma agitati Faceao alto trambasto, e grao sehiamazzo, Evoe forle urlaodo iD liete voci, Evoe, "Iaassaodo le coroute fronli. 1 noccbiernti pampinosi tirsi Parte di lor brandira, 0 palpitaoli Traea le membra di giovenco ucciso: Avvingbiavansi iotoroo a1tri con spire D· arroncigliate sibilanti bisce: Altri gïao celebrando in cave ceste Dell' orgie venerale il rito areano: Chi con a!terni colpi percotea Le rnmorose nacchere; chi }' erra Lievemeote fiedea co' ripercassi Metalli di soa~e tintionlo : Allri, sornaodo ne' ritorl; corni, Grave rendeao raucisono rimbombo. Ed iD orribil bellicoso carme Slridea la marzïal barbara tromba. Poni œrs/.
6
POESiE Dl
n,"~,o
Glt'BEG.!,
Di lai figure la soperba coUre \agamente fregiata, sona ste;a fi magnifico talamo velava. 1 fatli espressi nel ricamo indostre Poichè ben contemplô la curïosa Tessala gioventnde, al partir mos..
S irô giocooda amabile fragranza. Tosto Peoèo compan-e Hcrine a,Tinto D'alga e di canna, dell' amene rempe àbbandonato il geoial soggiorno, Di qoelle Tempe, cui corona intorno Fanno le dense sonas1antî selye, Tempe felici, ove con agil piede ~ajadi fonlaniere intreccian balli. Ed ei pur reca i doni: delle barbe A,ea schiantati gli alti faggi, e i drilli Lauri sublimi't e il platano froozllto, E l'aereo cipresso, e il lento pioppo, ln cui già di Fetonte fur con,erse. Quando iu Po cadJe, le piagnenti suore. E qneste pianle, in vago ordin disposte, Fur collocale alla magione intorno. Onde ombreggiala da gentil verzura FOS3e la regal glia. A loi tien dietro Prometeo, avente leggermenle in petto Impressa [' orma deI!' .nlica pena, Cui già soffrio sul Caucaso deserto Di catena insolubile le membra Alla rupe anundato, ov' ei, dall' alto Pendente. al rostro deU' auget di GiOY~ Riproducea le viseere infeIiei. Indi d.l ciel, coll' alm. sua consorle Eco' celesti figli. il sommo Giove AI suol calossi, te laseiando, 0 Febo E teeo insiem la ,ergine tua suora, De' colli d'Ida albergalrice ; e teco Sol ella, in onta di Pelèo, non volle Le liele nozze celebrar di TetL Poiehr adagiâr su i vari i seggi i oum i Le pure membra, s' inbandir le mense
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POESIE DI POESiE Dt "O.:\CO:ZO GICBEG.\.
Di mollipliei dapi. In qneslo mezzo "enner le Parthe con lena affannala Traendo il debil fianco; e a sciorre il Iabbro A Teridici canti ioeomiociaro. Candida veste /e tremole merobra Loro avyotgea. di cui r eslremo lembo Fiammeggiava di porpora di Tiro, E alla cbioma immortal intorno aUDrle Eran candide hende, e fean l' O>3to Lavoro eterno r instaocabil mani. La. maoca sosleneva la conocchia, Coi penneccbio vestia di molle lana : Colle snpine dita ora la destra fi filo soUiU imo lraeTa; Or dando volta al ben Iibrato foso CoUo scorrevol poI/iee leggiero, Agilissinumente il raggiravaoo. E a ma no a mano dispiccando il denle L'informe lino, il ridoceano in filo Cbe via via egoaimenie erescea SnI volobile fnso, e le mord ote Liscbe avean snlle Iabbra. Innanzi a' piedi Serbavan screzïali eesteIUni Le pore lane; alfin le Dee lrattando 1 bianehi velli, al ciel ersero il canlo, Questi faH svelando in divin carme. Carme ch' onqua nnn lia ch' elà vegnente r\on verace conosca. 0 vano accusi: - 0 d' Emazia sostegno, 0 tu che lume Con lue virludi alla spleodor degli avi Accresci, Pèleo tu, che per gran figlio In avvenir più diverrai famoso, Il forlunalo vaticinio ascolta, Ch' in questo giorno disserrarti è in grado
TI:\C~zo
Gl'C1:'EGA.
Con fatidica yoce aile Ire suore; Ma Toi, cui siegue dei destina il corso. .. Torcendo il fil, presto correLe. 0 fasi. A le coll' aslro ' della Dea d' amore, A le vem l' amabile consorte, E teco unir god.rà spesso înterrolli 1 suoi Iaognidi sonni : H1il torceodo, Presto su via, presto correte. 0 (usi Da voi nasœr Yedrassi il fiero Arhille, Cni fia limor oon conoscinlo afIeuo, Che al tergo 00, ma aU' animosa Cronte A' suoi nemici sarà noto in guerra; E vincitor sovente nel certame Dtilla corsa, agilissimi quai tiamma 1 piè de' cervi lascerassi indielro. Presto, torcendo il fil, correle, 0 Cusi. Erne non "i sarà che a lni presuma Porsi in paraggio. 0 d' afIrontarsï seco A.bbia ardimenlo. aUorchè i frigii fiomi Del trojan sangue scorreran YermigH, E allor quando di Pergamo le mnra, Cinte da lango assedio, Agamennone. Terzo erede di PeIope sperginro, Porri a soqquadro, e darà in preda al foeo: Presto , torcendo il fil. correle, 0 rosi. Il suo valor , Je sue guerriere imprese Celebreran. ripeteran sovenle L' affiitte madri fra' singulti e il piaoto, Av\'olgendo le chiome nella polve Per la morle dei figli, ed imprimendo Di livid' Orme il sen grinzo e discimo. Presto, torcendo il fil, carrete, 0 rusi. 1
Espe:ro.
POESIE DI n.'icn;zo GIT:BEG.Io...
Poichè, come qoalora il di pin fer...e, E trema l'aria per la vampa estiva, L'aride spigbe il mielilore atterra; Tale il Pelide mieterà col braodo Ir Eroi Iroi..i oomerose nte: Presto, torceodo il fil, correte, 0 fusi. Del soo valor, di soe guerriere imprese Fia testimone il Xanto, che, correndo :el rapido EUesponto a metter foco, Per la confosa strage in minnr leUo Volgerà l'onde saoguinose e lente. Presto, lorcendo il fil, correle, 0 fQ3L Fia !estimone il fonerale a loi Oebilo onore e la rendnta preda All' ostioto soo corpo, che, locato rr allo rcgo, accoglierà le membra Della promessa a loi regal donzeDa. Presto, torcondo il fil, correte, 0 fosi. Che qoando a' stanehi goerreggiaoli Achei Avrà fortUM acconsentito alfine O'appiaoare di Dardano le mora, E l' opra di "etton disciorre in polve, Soda fonerea pira il caIdo saogue Spargerà Polisseoa; ed alla score, Quasi vittima, il bel collo porgendo, Esanime so loi stramazzerà : Presto, torcondo il fil, correle, 0 fusi. Coppia gentil, alfin congiunto e pago Or :5ia per VOl }' impaziente amore, E il felico marito in braceio tolga La Diva sposa e la si stringa al seno. Presto, lorcondo il fil, correte, 0 fusi. ~el succedente di, lei rivedendo La Dutrice, col fil del giorno innanzi
POESIE DI YL'iCE..'\ZO Gll:BEGA..
Cignerle il collo adoprerassi iovano. Presto, torcendo il fil, correle, 0 rusi. "è fia che mai la mesta genitrico "1eggia partirsi la discorde figlia DaI lello maritale, onde disperi Di Tedersi scherzar intorno i cari P31'!loletti nepoti: il fil torcendo, Presto, su via, preslo correte, 0 fusi.Questi le Parche già mossero accenti, '\aticïnando con felici auguri Del gionne Pelèo; che prima i nomi "on isdegnavan di calar dal cielo Per nsitar casti soggioroi; e spes.so, Quaodo pietà non era anch' ita a fondo. \isibiLmente si mesceano in terra AU' innocente turba de' mortali. pes50 de' numi il p3dre, ne' festivi Giorni dell; aono, in oobil tempio accoUo. Scese a mirar di coolo emoli cocchi La rapida carriera; e il vagaboodo Bacco talor dal giogo di Permesso Le Tiadi tras;e scarmigliate il crine, E da sacro foror la mente invase; MeDtre 3 gara facea per girgli incoDtro ~ D' ogni parte correndo, il popol deUo ; E fremendo di gioja l'accogliea ln mezzo an· are degli Dei fumaDti. Spesso col formidabile Gradivo La Dea nata snI rapido Tritone, E la Ramnusia vergine, fur viste lnanimire a nobili perigli c Gente di ferro, e di valore armata. , >la daccb' il mondo al mal oprar si voIse, E l' eqoilà fogàr daUa malvagia
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PO~
Dl
VJ~CE..'\ZO
GIt'BEGA.
Menle i mortali; dei fratel nel sangne L' empio fralel contaminô le mani. Non piange più sni genitore estinlO Il figUo, e il genilor brama dei figUo La morle, onde polria senza conlrasto Cogliert il fior di vergine matrigoa; E larga copia aU' innocenle figUo Di sè faœndo l'impndica madre, 1 Dei Penali col fnrtiyo amore, Empia, di profaLar non si ritenne. Con perverso fnror confnso e misto CoU' iUecilo illecilO, de' nnmi Da Doi rimo 0 ha la benigna Mede. Qnindi è cbe più questa mortal genia Kon degnan di vOOer, e a' nostri sguardi Più non degnan mostrarsi i santi DUmi.
POESIE Dl
GIUSEPPE
~IULTEDO.
La lira di Multedo par'Ve temprata dalle Grazie. come queUa di Giubega; ma nOD si puo dire ch' egli sia stato, come questo poeta, religiosamente fedele al colto delle Muse; poichë Giubega la.scio il posto di consigliere alla Corte di eassazione, e Xaltedo ha acœttato l'impiego antipoetico di Tesoriere generale, cangiando cosi co' numeri aritmetici i nameri febei. Dorrehbe in vero ana patria se il sig. Mult.edo non continuasse ad abbeHire de' suai fion il terreno natio. 1 suai versi dimo· strano moita delicatezza di sentimento, e sono specialmente pregevoli per la loro armonia Il chiarissimo Kiccolo Tommasèo, giudice ben competente, lodava molto il SUQ ingegno, dicendo che uno de' bei pregi di S. Viale, già maestro al 11 ultedo, cra quello di aver formata un si nobile alnnno. R. C.
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TL LUŒ:\TO.
Se ancor
vent~ anoi !... e l'anima Che il dnol già feœ antica, Or voIge un lustro, assidua :'ici cor dnro falica:
Al mio destin sommesso Triegna spera,a, e tacito \Ïssi i miei giorni in pianto; :'iè a deplorar me slesso (sei dal seno un gemito ~ Dai meslo pleltro nn canto.
Ya languir sempre, e gelida Yano sentirmi in petto, erudel Dell' alma a spegnere Ogni più dolce aITello. • Ogni pensier gentile; Cercar la gloria, e sterile, Com' erba inaridita, :'iel mio più verde aprile, Senza ollener mai gloria. \Îvere inulil vila;
POESŒ DI Glt:SEPPE X't'LTEDO. POESIE Dt GICSEPPE XCLTEOO.
:è mai Irorar chi facile All'aIDor mio s' aceeDda, Cui halla il cor s'io palpilo, Che i miei sospir comprendaE poi ch' io giaccia eslJnlo, ADCOT mi cercbi ~ e memore Coo lagrima segrela, Qnal se pieloso isliolo Giel ripelesse aU' anima, n nome mio ri pela ;
'\""ergine fior, che incaoto
r cee coll' alba uscila,
Se il gel poi .enDe, e aU' aride Foglie mancô la vita, Langue non collo a sera; Laogne, nè mai, per lepido Lenir di mite cielo, ~è fresco, a primavera~ Per lusingar di zefiro J
Rinverdirà sno stelo. ColpilO in sulla florida
Yeglio è morir. Ma simile Al pellegrin, che tarda Ginnlo sni colle, arrestasi, ,olge a' suoi letti nn gnardo, pira, e Ca partila; Cosi dnbbioso, al prossimo Partir pensaodo, anch' io M' arreslo, e alla s.anila Mia gio,enLù simpaLico Mando nn sospir d' addio. Addio per me dei leneri Miei giomi il vivo incanto, Le mnle gioje e i palpiti. E al piacer mislo il pianlo, Mislo alla gioja il duolo, Qnaodo, Cra l'aosia e i creduli
Sogni deI primo amore, Battea Crequenle e solo
Folura gloria, e prosperi Giorni fingeasi il coore.
Stagion deglî anni miei, TaI io be" sogni immagini Di pace, io .i perdei 1 FQggiste~ oh lasso! e spento J
J
Qnel sol che d'oro e porpora Il mio mattin vestia,
Or solitario a stento, Corn' nom che inœspi. Per tenebrosa 'Via; J
aTIol~omi
E qui sul suolo eslranen, Dannalo a morle osenra, \edrô i miei gïorni a struggere Lenla, indomabil cora; M amico anô che addio Mi dica, e poi ch' ai languidi Miei lumi il di s' involi, Y' alzi la croce. e pio L'abbandonate ceneri Di qualche fior consoli;
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POESIE DI Gll;SEPPE )lt'LTEDO.
9;
POESIE DI GIt'SEPPE YI:I.TEDO.
Xè snora, 0 amaote vergioe, M madre addoloraLa, Sulla mia fossa a piaogere Verrà brnno-velaLa; Pietosi al Cato mio 1soli chiamerannomi Compagni dei mio dnolo, " mormorevol rio, L' ecu, 0. ne' boscbi il tenero Sospir dell' nsignnolo.
E bianca in mezzo agli alberi Miri sfoggiar la villa, Oda vibrar dei rnstico Tempio la noLa sqnilla, E soliLario al basso Vegga, lonlan fra i plalani Ch' onda perenne avviva, n consneto sasso, Ove d'amor lagnavami Solo ai miei fonti in riva.
Ah no, si parla! a' patrii Colli torniam; frementi Aocor dall' alto $Offino r\ella mia vela i venti ! Ch' io vegga ail' onde in seno Cinto 0. Rotondo emergere Dall' nltimo oriuonte, E per 10 ciel sereno Brnna di aheti l' ardno 'iello a\zar la Cronte;
Chi sa che allor più Cervida Quasi novella vila In me non sorga, al sorgere Di mia virtù sopiLa~ Chi sa che mite il cielo, Dell' ire pago, aU' umUe Pianta DOD rida anoora 't E se al cadente slelo GuerTa ei farà continua, S'egli è destin cb' io mora,
E poi, la sera, al placido Raggiar della marioa, Qnando la Inna affacciasi SvelaLa alla collina, Oda per l' erme sponde La barcarola, 0. tlebile, Qnal suon di eolia lira, Il mormorar dell' onde, o il gemer soavissimo Del ventice! cbe spira;
Colà, Cra i palrj salici, In grembo al suol natlo, Più riposato il funebre Mio lelto avrommi anch' io; Là dell' estinla madre { sacri avanzi posano; Là pur sarà mia Cossa; E le preei deI padro., E dei german le lagrime ConCorteran que.,t' ossa. Poeti Cirsi.
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POESIE Dl GrGSEPPE VULTEDO.
Colà, se nn giorno insolita Pena vi opprime il core, '"errete, 0 cari, al pallido Baglior dei di che more; E
POESIE Dl GIt:SEPPE 3lt'LTEDQ.
AMORE OCCUI0.
li quando, ignuda l'anima
Del suo terresLre velo, Dalo vi fia d'ascendere Spirli beati in cielo, VeITô dal sen di Dio, YeITô, libralo il rapido Min vol di spera in spera, Fremondo per disio, Come ai snor nali reduce Freme colomba a sera;
E immacolalo spirito lncoulrerovvi, e duce A "oi sarô pei circoli Dell' ineffabil luce, Ove non è mai pianla, Ove sol plaude, i mislici Cori in guidar, la lira De' Serafini, e il canlo Cbe ioloroo a Dio perpelua Lode souando gira. Parigi, novembre 1829.
Pari ad uom cbe s'addolora Quando i lumi affiso in le, Quell' amor che nti divora ?\on leggesti, angelo, in me'? MuIO, bai lasso! a'luoi he' rai, Mulo il cor si slruggerà, .·è quaof anti, i1labbro mai, Yergin carn, ti dirà; Cbè dei Ciel cosa tu sei, E l' offeude il mio desir, Quaudo a te, co' voli miei, CasIo eleva il suo sospir. ola adunque il suo destino L'aIma lulto il compirà; Nè pietosa in sul cammino Una man la sosteITà.
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1. 00
POESIE. DI Grt'SEPPE ELTEOO. POESIE DI GfCSEPPE »CLTEDO.
E.fia breve la mia goerra: Stanco omai di più soffrir. 10 già chiamo il di che io lerra Potro scendere a dormir.
Ferma, 0 cara, e udrai, fra'rami, DeUe fronde ail' agitar, Uua voœ che li chiami E L' invogli a lacrimar.
Del 1110 vale aIIor, deI taoto
Dooi che a morle il condom, Qualche estraneo, 0 il mesto canto, A le forse parlerà; Ma sol qoaodo, in faccia a Dio, BeI1a e omil li rivedro, La mia peoa e r amor mio Coosolato li diro.
A le, presto in solle chiome La ghirlanda nozIai, A me Creddo e senza nome, Il mio leUo sepulcral 1
Deh 1 se almeno, 00 di che il vento Per la vaUe tacerà, Ed il salee lento lento Sol mio sasso fremem; lleh 1 se allor, cogli occhi in piantn, Nei capeUi qoalche fior, Brnna il vel, candida il manto, Come on Angiol di dolor; Se romita, a piè deI colle, Ti condoce la pielà Ove oscoro fra due zolle n mio frai riposerà;
Prega allor! dolce, 13 sera,
Qoal mesf inoo in soli' allar: Dei viveoti la preghiera œnde i morli a consolar. AgOlto 1834.
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POESIE DI GIt"SEPPE Y't'LTEDO. 1{t2
POESIE DI GICS:EPPE VULTEDO.
LE'IlZlA BO:XAPARTE.
Paga alfine è il sua lango desiro, n sospil'o - dei mesli suai di; Morte, oh lasso! chiedeva l'afOiita Derelitla - ob venlora! morio Il.
1. Pellegrini, che vago desio Di vedel' monumenti e rolne, Dai castelli deI soolo nalio Alle rive deI Tebro mend, Ricca li' nrne, di marmi locenti Di memorie, di tele viventi Che 10 spiro deR' arte aoimd ;
Di teatri sepolli nell' erba, Di colonoe spezzate nel Foro, V' inoltrate, si schiode soperba Dene tombe l'altera CitlA: Ya se collo d' 00' alla sveotora, Se deI Tebro ... addnsse aIle mnra Della nnova Rachele pietà, Ritornate ai paterni castelli; Fra gli avanz! deI tempo che 10. Pelle."I"ini, Ira i splendidi a velli, Trovereste ooa tomba di più.
tella ed àncora dei mesli, Tu, cbe peso a infame leguo Crocifisso ohimè! vedesli De' tnoi franchi il dolce pegno, Tu pietosa a te l'i",oli, Tn di morte la consoli, Dolce amica degli amilti, Santa Madre dei Signor. Ah! dal di che sol Calvario, Irrorato dei too pianto, Ravvalgesli nel sudario Dolor053 il Corpo Saoto, Pari a qnesla nna infelice ,ide il Sol~ fn genitrice Di più Ince ornala il crine, Di più spine aperla il cor 1
Ob, sventnra! Il destinato, Che a frenar \' ire crnente A Doi ,enne Angiol ehiamatoDai profelico Orïente, Rese ai Templi i sacri allari, 1 prigioni ai dolei lari, La quïele delle tombe AgU estinti assicurô;
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POE$IE DI GfCSEPPE lI't"LTI:OO.
BaIdanzoso enlro le chiome Pose il pogno aUa ruhella. E, nTente, dei suo nome Ballezzô l'elà noveua; Snua cnpola d' [vano, Sull' A.larobra e il 'aticano La soa tripliee baodiera .incilore inalberô; Domô popoli e tiranoi, SceUro e acciàr, Ilara e slola; Per coi (orono, ,ent' anni.. Posso e voglio una parola; E inslancahil cavaliero Spmse il vol deI suo destriero DaI Carmelo al Borislene, Da Pirene iofine al Po; Oh dolor 1 sollo il flagello DeIr ardenti aore Affricane, Misurato ehbe l' ostello, Breve l'aria e scarso il pane; Degl' iograli l' abbandono, La ruïna deI 500 trono, Del codardo vinci!ore Le snperbie tollerô!
POESIE Dl GIt:SEPPE Yl:LTEOO.
m. .\lesla Donna, oh! il di che d'oro, Di Cestoni e di bandiere, DaDa soglia iofino al coro S'ammantaro archi e Tetriere, E aD' allar, prostra!o e pio S' abbassô l' noto di Dio SoUo il Crisma dei Signor;
Fr. l' osanna dei L"viti, Degl' meeosi tra la nube, Fra 10 squillo, Cra i moggiti Dei canoooi e deUe tube, Ob! seotisti errar confos>, Quai di vento a notte cbiusa, Cna ...oce di dolor ! :'iero il pallOO della bara Apparir tra l' Ogtro e il bisso. U sepolcro aceaoto aIr ara, Presso il vertice l' abisso, SoUe mura deI convi!o Accennar: vedesti.. il dito Minaccioso deI Signor ! E siccome per l' allo perdula Rondinella sos-pira il suo nido.. E la calma dei povero lido XaviceUa che il porto smarri, Dalle cime dell' arduo presente, Dagli abissi dei cieco (otura, Alla pace dei giorni che (uro Palpitando tua mente foggi 't
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POESIE Dl GICSEPPE )(l;LTEDO.
E pensasLi d'Ajaccio i bei vigneLi, E le case, e gli nlivi in snU' a1lura, Tranqnillo il golfo come lago, e lieli MoreoLi i flnlli in grembo alla yerdnra : n caslo asil de' tooi prim' anni, i queti SilellZi delle dolei ayite mura, Oye limpida, pnra, inayyerlita, Com' onda in Alpe, ti scOrre> la yita' IV.
Ma, quai sogno fuggiti"'o, Sparia breve il tno terror, DeUe trombe al soon giuIivo, Della pompa allo splendor; E, temnto ed ammirato, GenLi e re poneva il rato Del too figlio sotlo il piè,
Fea Regina agni tua figlia. Di sceltrati nna famiglia
Componeva ioloroo a te.
V. Oh 1 qnante voile Alpi d'Italia, oh! quante Vorticose, vedeste, aeque deI Reno, Polveroso la fronte, e il pelto an;an le Un corrier galoppare a 5Oiollo freno 1 Fra gli evviva di un popolo esultante Fermava sulla Senna il palafreoo; E. infiorata alla turba armala e pia, La gotica basilica s' apria.
POESIE DI G'J'CSEPPE lIl:LTEDQ.
E l'altar romaya acœnso, E, deI brnnzo fra i salnti, !lfuto a nnyoli d' inœoso, tlo gli artbi alti ed acnti, Pieno e caldo ergeasi il canto Al Possente, al Ginsto, al Santo
Degli eserciti Signor.
E prostrata al divin soglia Tn cadevi, e non altero Esnltara, in tan10 orgoglio Di forluna, il luo pensiero; Ma gemevi ai trapassati, Alle donne, ai figli orbaLi, Alle slragi ed al terror.
E, fra i canti di vittoria ~ [na prete alzayi arcana, Cbè al tno figlio qnella gloria Perdonasse Ei piiI cbe umana, Cbè la lagrima dei vinli, La bestemmia degli estinli :'ion salissero al ignor. Oh 1 ma grazia a Lui davaoti ~on trovaro i priegbi lui, PiiI potenti erano i pianti Degli affiilli inoanzi a Lni; Furo uditi iD Ci.lo i vinli, Cadde il sangue degli eslioli Sulla fronte al viocilor.
10i
POESIE DI GltiSEPPE )(CLTEDO. 108
POESIE DI GrtSEPPE lItLTEDO.
XeU. calm. de! luo cielo, ~e'
tuoi limpidi orizzonti, corTe seoza Telo
~elle
E genle di,ersa d' aspetto, di nome, Diffusa le barbe, dilfllS3 le chiome, Di strana f..eDa, di strano ,estir, A scbiere simili di corn aJramali, DaO' aride sleppe, dai fiumi gelati Su magri canlli fnr ,isti venir. Oh rabbia 1 cresciuti SU i Scitici piani, lIei fiumi di Francia, Cosaccbi ed [lani Bagnaro i cavalli, le spade Javar; Oh rabhia! dei .inti di,isero if tello, Di.isero il pane, divisero illeUo,
Di turpi carezze le donne maœhiâr! E a festa le sqniUe son••ano, e denso DaO' are mfiorate fnman !' inœnso, E l' iDDO sorgeva dei troni al ignor; :ICa l' onta di Fr.nci., ma i danni, ma il pi.nto, Quel suono esaltav., quel!' inno, qnel caoto, L'ioceoso deI Tempio, !' olezzo dei fior.
,II.
o di prodi genitrice, E di santi sepoltnr., Care sooo ail' ioCelice Tue pietose ospiti mur.; Cari i templi e le collioe, 1 sepolcri e le ruine, L. tua gloria e il tno dolor.
Ile' lnoi piani e de' tuoi mooti, D.lle moli al suol proslese, DaOe tombe e daOe chiese, Dai cipressi e dagli 'Ilôr, Dolce parla un' armonia, Gra,e sciogliesi e prnfonda Cna calma, ed una pia Volutta che !' .Ime inonda, [na .nce che ragiona, Co sospir che forte suona
D' ogni misero nel cor. E ospitali,
0
Genitrice
Di memorie e di sveotora. Si schiudeano aO' infelice Tne pietose aoliche mura;
Col suo lustro, cogU affaoni Si eonfusero, vent' anoi,
o lno dnolo e il tuo spleodor. Come d'uom che nulla Ieme,
Grave. tacHa, romita, Seoza pianto e seoza speme Dell' affiitta era la vita; Sol turb.va delle sale L. quïete sepolcrale Qu.lche annunzio di dolor.
109
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POE:$l.I: DI Glt:SEPPE ~LTEDO.
IX.
,DI.
Alfamata era la tomba, Inrallibile e se'era La tua legge era ~
POESlE DI GICSEPPE 1!t'LTEDO.
0
ignor!
Prima l' Aquila guerriera, Poi la timida colomba, Prim. 1. querci., e posei. il fior. E soffi6 funereo un venlO Che veni. di Sanl' EIèna, Pass6 i m.ri, e disse: Ei fn; Ma se sciolta è la catena, L'odio antico - non è spento, 'egti. in armi - l' inimico Sul suo fraie in serviliL Poi le forme delicate, ,'obil tipo aU' arle non, Cbe avria Fidia iuvidiate E Prassitele a Canova; Le [raterne Aquile ardenti, Che di volo impatienti Già la folgore paterna S' apprestavano • gbermir; Tutto, ohimè 1 Genio, beltate, Avvenir, glorie passale, 1due lustri le rapir.
E quando, rra il tnono dei bronzi, rra il pianlo D'un popol devolo, rra i plausi, fra '1 canto, tn giorno vent' aoni d' ollraggio lavô; E il Grande, le braccia conserte snI petto, Sereno la Cronte, pensoso l'aspetto, uU' alta Colonna sublime torn6; Armata, Panra, di barbaro edillo, Il nobil suo parlO le ascrisse a delillo, E l'era negaro quel giorno veder, :\'egato> dinanzi l' ecc:elsa Coloona. Meslissima madre, miserrima donna Siccome ad "eUo piangendo cader.
x. :Ila pio da! Cielo un Angelo A visitarla sciolse, Blandi sue piaghe, e in aureo Calice il pianto aceolse; Poi .olse 1'.1i a Dio, E deU' Eteruo al trono, Offerta di perdono, Quel calice pos6.
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POESIE DI GJCSEPPE :l(l;LTEDO. POESIE DI Gn:;:5EPPE )JtI. TEnO.
Oh 1 cessi adunque iogiuria Alla bëata è il pianto; E nnito a qnel d"llli Angeli noni letizia il canto ALni, che santo e bnono, ~elle œlesti soglie Qnesta prnYata accoglie, Che di scffrir cessô.
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1
7
Come d'Ajaccio al margine Sospir d' onda cbe more Dei nostri bosebi un m';'mnre .Dei DOStri monti un tiore rra r arpe d' ôr, che gloria Perpetua intorno al Trono Cantano deI Signor, Tu reca a Lei beIr Angelo ~ Qnesto che aU' nrna intuouo Cantieo di dolor. 7
Gloria al Signor 1che liberi Dai coppi e dall' esiglio, Unisee inseparabili In Ciel la Madre e il Figlio; Converte in fior le spine Onde il suo cor fu aperto, E sempre vivo un serto G1ieue compone al crin.
7
7
Febl>rajo 1836.
•
E gloria a Dio, voi Marliri, Cantate, e a questa pura Alma, lavata ai limpidi Fiumi della svenlura 1 E Tu, cbe aile di vine Gioje immortali, e ai casti Baci di Dio gnidasli Pietoso il suo cammin, Poeti arsi.
,
s
114
POESIE DI GffiSEPPE YCLTEDO.
POESIE DI GIl:SEPPE lIt'LTEDO.
Oh ! cantiam. "eol' anni innlli, E in nn giorno caneellali, L' onta veechia e i DUovi insnlti Dimmi, Francia, bai vendicati 't E di palma in &iria colta Glarioso) un' allra Tolta, il tno crin s' incoronô ~
:'\1POLEO:\"E I.
E Albion piange distrnlti 1 suai legni, e prigioniera ,ide lacera sn i Onlli &lraseinar la sna bandiera ~ E larpata ed aHilita La grifagna oscovila Fra i snoi gbiacei si celô L
L
ToUo fior, pilieri e marmi, Com' altar parato a festa, Di trofel vestilo e d' armi, fi grand' Arco' aJza la lesta; E !ra i Ianri e le ghirlande L'ali d'or l' Aquila spande &opra il globo Imperial:
Ed un Clrro ecco, ed innanti, &otto 1 portici guerrierl,
11.
Come neve biancheggianti. Avanzar eento destrieri; E d' iDsegne aperte ai venti Di guerrier, d'arme, di genti Un corteggio trionfal. J
, L'A.reo di trionfo de l'Etoile.
:\la geroito sorge, rra gli alti yessilli, Di canti Ingilbri, di Oebili sqnilli, E luce lra l'arroi di ceri chiarar; ,eUnlo fnnèbre sni carro si slende, La croce d'argenlo trapnnla risplende Fra l'api, fra i serli, rra l' Aqnile d' M.
Nobil Arco, ob ! quel di che, pei cieli, Maraviglia dei lempi nOl'elli, Ei t' alzal'a, e trïonfi più belli, Fra i lrïonfi, godeva pensar,
1-15
•
H6
- POESIE Dl Glt'SEPPE YCLTEDO.
Conlemplando la loa mole, Quai profeta di sventora .!vria detlo a qoel Fatale:
- n too Sole ecro s' oscora; : on su ferrida quadriga ~ Sotto l' .!rco trïonfale, Dopo nn giorno di baltaglia Glorïoso vincitor;
lla
50
carro di gramaglia #
Dallo SCllglio inospilale, Tornerai, possente fraie, temnlo Imperator.
o
POESIE DI Glt"SEPPE lfla.TEDO.
IlL
!hi ! cbi poote scrutarvi, impenetrali Del futuro misteri e deI Sigoor 1 Quando più vasta su i Tegni domati L'ombra steodeva deUe penne
IY. Ed invan l' .!qoila altera So i vessilli fremen, E di bronzi la riviera Tolta quanta ecbeggerà; :on di uo popolo gli efVl,a Acclamanti al ton passar, De' looi pradi in so la riva Kon il forte lacrimar;
pra il ferro della lancia, Per doJor dimesso il volto, Mesto a1loT l' Angiol di Francia Su qoelf areo si pos{);
Event' anni. minaccioso Cherubin cbiuso nell' armi,
Questo giorno. su quei marmi. Aspettando vigilô.
. ·on l' inchino dei pennoni, l'ion il canto dei metalU, Del tamburo i mesti suoni, Il nitrito dei cavalU, Ulamenlo dei cannoni, Ti potranno risvegliar.-
Y. Sullo scoglio omicida fratwnto Il sublime infelice languia, Il il velen lenlamente sorbia,
Che le man d'Ingbilterra versâr; E pensa va caplivo snll'Islro Un fanciullo da' biondi capelIi, E gnardala da forti castelli
Cna terra che bagnan due mar.
ilï
POESIE DI GIl;SEPPE ),ffiLTEDO.
POESŒ Dl Gl't"Sl:PPE YCL'IEDO.
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E te pure e il tuo cielo pensa ,a • Forte snolo t ove incognito nacque, Rd Ajaccio tranquiUa snU' aeque Corooate d'aranci e di fiar; Ed i venti salnbri, \' aroma Sospirava dei ceruli monti. E la neve dei vergini fonti., E dei boschi inaccessi r orror. V!.
Oh ! quando la sera, lontano lontano, A vele spiegate pel vasto Oceano, Un legno di Francia vedeva passar, Oh ! come rapita qneU' anima anela Volava soU' orme deU' umile vela! Oh 1 come profondo gnardava sul mar ! Oh! il nembo cacciato dal vento di sera, La nave fnss' egli che passa leggiera, Oh 1 [' ultimo raggio dei Sole che muor ! R al povero angeno perdnto fra i venti, Ai rapidi nembi pel cielo correnli, Fidava parole di dnolo e d'amor. t c La Corse avait mille charmes: il en délaillait les grands traits, la coupe hardie de sa structure physique.... Tout y était meilleur, disait-il i il D'était pa3 jusqu'à l'odeur du sol même; elle lui etlt suffi pour le deviner les yeux fermés: il ne l'avait retrouvée DuUe part.ll s'y yoyait dans ses premières années, à ses premiers amours; il s'y trouvait dans sa jeunesse au milieu des précipice;:;, franchissant les sommets élevés 1 les vallées profondes. les gorges
étroites ete.
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(Mémorial de Sainte-Hélène.)
1 bronzî sonori SU i carri pesanti, L'allegre diane, le tende vaganti, Le viote ciU3di godeva peosar ; E cupole d'oro pel cielo sereno , Là neri castelli snI torbido Reno, Qna palme ed !lambre vedeva passar.
Qnal campo di biade battnto dai venti, Vedeva dei fanti le caone lncenti Calarsi, risorgere, tra '1 fumo sparir; rra '1 fnmo vedeva, com' unico brando, Al rapido cenno di breve comando, 1ligliaja di spade dai foderi useir: E lungi nel piano confnsi, distinti, Cavalli, pedoni, Tinceati coi vinti Dischiudersi. urtarsi. foggire, reddir; Poi canti di fesla, corone d' aUoro; E, sopra gnaneiali di purpura e d'oro, Le chiavi di bronzo che i vinti gli ofuir. lIa breve dei sogoi r inganDo rompea La scolla che veglia, l' irata marea, Del vento su i scogli r elerno rumor; E forte snI petto serrava le braccia, Pesante cadeva sni peUo la faccia, Sndava la fronte mortale sndor.
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POESIE Dl Glt'SEPPE llt:LTEOO.
Lasso 1 e cbjedea de' tumuli Al suo dolor l' obblio, E l' alma a Dio diseiogliere Sauta dei SllO marlir; Ma su le stancbe ceneri L'ire quetasse Iddio, Ma io val di Senua placide Potessero dormir. '\'Ill
Ob delitto ! e siccome tra i venti, Fra il muggito dell' onde furenli La pregbiera dei naufrago muor; lnudilo ven\' auni quel pio Desiderio, quell' ultimo addio. Ai potenti morira nel cor.
POESIE Dl GICSEPPE lfCUEDO.
Se paura, e le semli Ire, e il basso odio de' nli, Contendeano al pio desir; lodomabile, profondo 'ligila.. ai enori in fondo Del Tradito il soHenir. E si compie d' nn morente Oggi il roto e d' una gente; Ma quai riedi ! e quale, 0 Sir, Questa Francia, ebe a' tuoi piedi Genullessa oggi ri'fedi, Quai ritrovi al tuo renir ! Sacerdoti. magistrati, Grandi, popolo, soldali, TuUi uni,a un sol pensier: Glorïosa era agni pugna. Cerla ria l' orma ore l' ngua Si slampa dei tuo corsier.
E 'l'enl' auni l' omieida Sulla vittima 'l'eglio, E venl' anni "Oceàno, L'Atrricau salee romito, E il pietoso pellicano Sulla tomba si Iaguo.
Qnal caosse oggi ! eostumi, Leggi e culto, iDsegoe e Xami, Ob dolor! tullo cangio. Sull' allare il piè profano Empio l' uom pose ed insano, Re deI nulla, s' adoro.
lia d'un popolo al 'l'olere Xou resiste uman potere: Or torren te cbe balzo RUïnoso, or queto fonte Che nel porfido dei monte Dna conca si scavo.
Vuoto è il Tempio e senza fiori, È la tomba senza ouori, Conculcala pOl'ertil; Solo nume la riechezza, Insultata la 'l'eccbiezza, E tradjla liberlà.
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POESIE Dl Gn:SEPPE ELTEDO.
Profeles5a meozognera, Che il crepuscolo di sera Dice albor di ouova età, [ua lurba, elle uoo vede, :.'lei passalo immola jj piede, pera no di elle oou verrà. Uua lorba di malvagi, Che da! forlo e dalle stragi Oro spera e poleSlà, Ti calnooia, e di rapine, Di paliholi e ruIne Dea l'iovoca, 0 Libertà;
POESIE DI GIl:'SEPPE Yt'LTEDO.
Oh 1 ma cesoi a quel lumulo inoanli TI rumor delle nostre contese. Ai sospiri deU' organo ~ ai canti ~ Trombe d' ôr , colnbrine looanti, Rispondete con mesto fragor ; Ed immeDso~ - tra nubi d' inœnso. , rga l' iouo di pace al Signor.
L'CiO.
Uoa tnrba paorosa, Che ~ tre lnstri ambiiiosa Dai suo fango l' adorô, Ricea d'oro, ebbra, felice Or ti nega. e malediœ Empia, al Dio che la cre/>. J
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Inviocibile il tuo brando Era~ 0 Francia; er3 comando Alle genti il luo voler; Yaoe ciance or le tne ,sfide; E r iogaoua e poi ne ride, Insolenle 10 straoier.
r adoriam nel lno perdono, 1" adoriam nel tuo rigor ~
Sante l' ire, e giusti sono 1 giudizi tuoi, Signor. :'i nda il sen, lacera, stolta,
Francia, il brando in sè rivolta, Di sua man s~ apriva il cor: :lia pietoso ~ 0 Dio clemenle, Snscitasti aUa demente, Che periva, un Salva!or. Come docile destriero AUa man deI cavaliero Che iofrenato 10 domô, D'amor presa e di rispetto AU' ignolo gioYinetto
La riheUe s'iochinô.
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POESIE DI G1l;SEPPE YULTEDO.
POES!E DI GIt:'SEPPE Yt"LTEDQ.
Fea dei sangne de' sooi figli 1 paliboli venoigli, Spezz6 l' ara e li neg6; Ma la veste iusangninata Le spogtiava, e immacolata :Sella gloria Ei la tom6.
~on
Sulla froote 00 ooovo alloro, l'ielle palme on globo d'oro Le pooeva ed 00 acciar. rra la gioja dei fratelli, Tom6 l' O5ole gli avelli De' sooi padri ad abbracciar;
Ale desti a' sooi cavalli, Nel clangor de' suai melalli Il tuo spirito soffi6; XeI ferir de' suai campioni, :Xel tnanar de' suai cannoni Il lOO folmioe scoppi6.
Dalle nuove catacombe, Ove ignoda fra le lombe Le perco;se ali pieg6, Torno aU' ara, e !ra i vapori Dei loriboli e dei fiori , La preghiera a Te yolô.
Poi deserto e seaza figlio Solla rope dell' esiglio La tua man r imprigiono ; Solo il gemito dei Tio. Sol dei salee il mormorio Sulla tomba si lagn6.
o Signor, so la coltina,
l1a il tua sdegno .ecco. ha ripasa. Ecce aU' Esole, pieloso, Un avél doni.. 0 Signor; GIorïoso. e di Lui degno Qu.est' 3l"ello oh ! ci sia pegno Che plaeato è il luO rigar.
Cbe la lapide divioa Del Luo figUo serba 30cor Iosultanle 10 stendardo Sventolava dei bogiardo Della Mecca adoralor; Ma tenibile, fra i oodi Jatagani e i tondi scadi, n soo braodo sfolgor6; E il vessiUo dei redenti Sulla lerra dei porteoti Vioci!or si dispieg6.
le nevi, e non i monti Inteotati, e l'acqoe, e i poOli Omicidi [' arres!
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Qoell' eletta anima forle, Cbe trïonfa oe1l3 morte, E sacrossi nel dolor, Teco accogli, e a Te vicino Sopra gli Angeli domino Le concedi, e seggio d'or.
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POESIE DI GI1;SEPPE llU.'I'EOO.
POESIE DI Glt:'SEPPE VCLTEDO.
Qnel Fatal cbe ucciEo avete, Dorme, è ver. ferrea qulete; Ma il suo braudo è sull' avel!o: E, se Francia il chiamerà, S' aprirà la sepoltura, Quella pallida tigura DaU' avel risorgerà.
T'adori:lm nel tuo perdono. T'adoriam nel tuo rigor: nte l'ire, e giusti sono 1 giudizi tuoi.. ignor.
x.
E dietro a Lui, fan1aslici Scoteodo armi e eimieri.. Accorrerau terribiti Pedoni e cavalieri, Tutti snI Reno, a scampo Del minacciato suol .. Quei che l'egizia poIre, Quei che in Moscovia involve Di ghiaccio ampio leuzuo!.
E tu fiera e dolorosa, Sulla tomba dei Tradilo, Piega il capo, e in lui ripasa; Mira, 0 Francia 1 impaurilo Lo slranier • che t' insullo, Quella tomba glorïosa Di guardar non s' attento. Ob 1 comprendo.... Onta e delitto Sulla soglia v' arrestil.r: ~o, non deve sul trafitto fi carnefice pregar. E temeste: di guerrieri Fregi e nomi di batlaglia Sun dipinli arcbi e pitieri, Ammantala è le mnraglia' Quelle insegne, que' t;orei. Qulle cifre in su le mura, A ,",ai furono rapiti, A voi suonano sventura. fi Corpo diplomatico Don ha assistito alla cerimooia funebre, celebrata il ~:s dicembre nella chiesa degli lnvalidi. 1
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11. piû lasciate le gravi sellole, t :'iei tetli anlichi le meste e sole Donne che a lungo premeste al sen, Fieri di gnerra carmi ! cantando, Sa..'Soni e Svevi, la man sul brando, Ci affrontere!e sni patrio Ren; ~è
Ma insiem piangendo .. di Lipsia al piano, Le colpe e il sangue versalo invano, Ai nostri marli benedirem; .,. 1 Si allude ai gio"\"aoi alunni delle Università germanicbe, cbe !l.l.ltarOllo nelle guerre dei .$-13 e .Sl4- contro la F!'3ncia. : Gl' I.n.ni di Teodoro h.œrner.
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POESIE DI GJl:"SEPPE Y1;LTEDO.
E sa quel sacro sangue frateroo, Patto di pace giarando eterno, A un sol "fessillo ci slringerem. E sarà questa l' ultima guerra : Feconda a nuon parti la terra D giovin seno discinglierà; E come all~ alba rinato fiore\, La !ronte al baeio dei suo Fattore LlIlaoitate rialzerà. i\è più di.isa e lacera,
Sopra le ,ne bandiere Sltane di guerra imma,,"ÎDi E di craente fiere; Ma legge a tntti, ed unica 1IbegIl3, la tua croce • .E il 'ferbo luo ~ 8ignor; lia in cento liDgue unaoime Dei popoli la vace, Che a te dirà pacifica rD canlico d' amor_ Deposta allor sul tumnlo La spada glorïDsa, Sni tno guancial di pol.ere 1'orna, Grand' Ombra, e posa. losiDO al di cbe il ferreo Rimbomberà per l'elra Clangor cbe della tomba La pietra infrangerà; Sul tno gaaneial di pielra Squillo guerrier di Iromba Più mai li sveglierà. Bastia, dicembre 1840.
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POESIE DI Glt'SEPPE llCLfEDO.
li :\lCOLO TOlilliSÉO.
Poicbè ritorni a sciogliere La barca~ 0 Pellegrioo, Poicbè ti chiama iDstabiie sulr onde il tno deslino, di mia patTia amasti L' ombre gigaoti, e i casti Lagbi mootani, e j fior;
Se dileltosi e tepidi GY iOTerni, e il ciel sereno Ti sorrideano, e i uraU Flntli dei mar tirreno, 1 monti al ciel confini , n mormono dei pinj, De' cupi anlri l' orror , Se t' ispirâr; se 1" erano ..., rgente a poësia,
Delle cascale il fremito, Dei venti l' armonia: Gradito, in sul cammin, Ob ! d'un amico jl pianlo, Ob ! d'un fralello il caDlo Ti siegua, 0 Pellegrin. Poet; Cb-si.
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FOESŒ DI Grrs.EPPE llt:'LTEDO.
POESIE DI GIt:SEPPE lIl:LTEDO.
Lunga è slaginn che profogo, Sni mar, ,eden, a sera, Fuggir le case e gli alberi Dell' itala eostiera; E il cor gemeali al pio Soon ebe dai colli addio Dice>a al di cbe moor.
Ma PeUegrin, se al rednce :'ion sai qoal sia collello SerTa la palria, e vedovo Trovar l'avilo oslello,
Gode,i, a po,er Esole, Sopra la poppa assiso, Pensar la madre, e Italia, E di sue Dolli il Tiso, E i dolei di lonlani, Ete, per climi estraoi Ramingo al nnovo albor:
Lasso! Cra genti ïncognite..
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E mesto il cor, ma ca.odida Era la speme e para, Saou i pensierÎ e nobili Come la tua sventura, A.Ua loa palria, a Dio, Pacalo il 100 desio OlJrisli, e il 100 dolor.
Resta, infelice ! 0 a nova E più terribil prova Oggi ritempra il 001'.
Dischinsa a te le braceia, tna soave immagine Sempre li SlaT3 in faceia; Ma iHano al patrio tello Chiedi, e al materno lello, Gli amplessi e il Inngo amor.
SnI nota poggio nn salice A.l noovo ",el fa velo. J
E accelli a Dio salirono, Come dall' ara incenso, La fè sieura, e vigile rie! duol l'amore immenso : Eceo, il too doolo intende, Eceo, pieloso Ki rende La palria al ton daloT.
o PellegriD,
DOD piangere !
Leva la sgoardo al Cielo; Baeia la lllmba, e canla 1 Vive tua madre e santa
Risponde a'looi pensier. Poi, snUa Brenta, ftebili DeIr usiguolo i carmi, E fiere e malinconiebe Starie d'amore e d' armi, Al raggio della Inna Udrai, per la laguna, Cantare il gondolier; J
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POESIE DI Gn::;SEPPE YULTEDO.
POESlE Dl GIUSEPPE MULTEDO.
E snI canal gli aerei
'ion msperar; profetica !lza la voce, 0 pio; Canta ed insegna a !talia La libertate, e Dio; Ilalia, am ! piiI non crede, Osa, ma senza fede È l' ira~ e senza amOT.
Ponti e le statue, e in areo VOOrai nel sol le cnpole Levarsi di San Marco, E dalla torre ai Piombi Dei liberi colombi Gli amori e i lieti error:
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E appesi ail' are i splendidi Trofei, cbe all' iofOOele, Rotto sul mat' di iria, Toiser r adrïacbe vele; E di Bisanzio i vanti, E j bronzi, e le parlant; Tele, e Je gemme e r ôr. Ma, per le vie, pei portici M.armorei e su i veroni
Prego, e segreti agli Angeli, A.lIa tna madre, ai Sauti, Versa profondi e liberi Della tna lira i canti ; Comballi coll' esempio; Degno d' Jtalia un tempio Le innalza nel tua cor; E mile al duol d' ltalia Stenderà forse il Cielo
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Gravi suonar dei\' Ungaro
SuUe sne piaghe uo balsamo)
Soldato udrai gli sproni; Sn la dncal galera Spiegarsi la bandiera Vedrai deUo slranier.
Sulle sne colpe nn velo; Cresciulo infra le spine Le ayvolgerà sul criDe n fior di liberlà. E poicbè a sè li chiamaoo,
R.ipenserai le golicbe
Chiese e i pregati 31131'i Le tombe igoote, e i rapidi Fiumi e gl' immensi mari, E ad ignorate valli Perso, per torti caUi, A sera il tno sentier. J
!lesta e gentil desio, D'Adria i be' seni, e i tnmuli DileLli, e il suaI natia, E di Fiorenza i ,'agbi Calli, e i lombardi Jaghi, E i templi e le ciltà ;
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POESIE DI GIUSEPPE MULTEOO.
Sol tao seotiero on Aogelo, A te dinanzi, i vanni Spieghi, e le astute collere Rampa ~ e i polentÎ ioganni. Mostri i perigli ascosi, Vegli al tao sonoo, e posi Sulla caluooia il piè. Ma in riva ail' Arno 0 al fuio, Dell' aspra isola mia, o Pellegrio, memoria Serba snave e pia; E grato, in sul eammin, Ob! d'un amico il pianto, Ob ! d· un fratelln il canto Ti siegua, 0 Pellegrin.•
• Nicolô Tommaséo. ch' era in punta di ripartire dopo a~er soggiorcato un anno in Corsiea, rispose a quesli "ersi côU' ode che ci è caro di qui tl'aSerivere.
POESIE DI GI&SEPPE !ffiLTEDO.
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A. Gl[;SEPPE llULTEDO XICCOLO TOIDIA5ÉO.
Te:l come dODna sconoseinta ancora
Cbe la voce e l'andar suo c'innamora,
o Corsica, pensai con lieto amor.
Quando vidi spuntar le Sanguinare, Figlie gemelle tue, cui bacia il mare, E aprile il capo e il lembo orna di fior ~
Parvemi quasi di finir l' esiglio: !talla ! llalia 1 dissi: ogni tuo figlio Stimai fratello, e gli teudea la man. :lia freddi e scbivi i più de' tooi vedea D' llalia al nome: e il cuor mi si facea Come d'amante cb' ha sperato invao.
Gli è ver ch' italo ferro .il piè ti strinse; Che Genova liranna a te s' avvinse, S' avvinse a te come serpente suol~ Che, vecchio e staneo, aU' ale s' aggroviglia D'aquila giovanetta: eUa gli artiglia Le squammee spire, e morde, e tenta il vo!.
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POESIE Dl GrrSEPPE lll.:"Ll'EDO.
POESIE DI GICSEPPE M'eLTEDO.
Ma se dei tuo nemico a te dilella Acre il dolor, compinta è la vendetta: Dalle tue rupi il torrido soffiô ,ento che di lontaoe onde l' altera Regina un tempo, ligure handiera, Con la spezzata anteona il mar Janciô.
L' odio. miseri noi, l' odio ci ha s!atti;
llala terra sei: nell' accorala Delle toe doooe Cuueral hallata pîraoo i soooi cIle il mio Dante amô. Alla piogtlezza dell'Eoganeo SDolo, Alle bahe dei ripido .iolo L' arOOr medesma i sooi germi fidô.
Sempre llalia sarai. - Senlo venire Di versi un' armonia ch' al mio parlire Tm i poggi e l'acque di Bastia "ÇoI6. Poro cosi li' Arqoà sulle pendici, Cosi de' codri IDOi oelle Cel ici Aure, Ben3co, l'usignnol canto.
Ebbe anch' ltalia aotichi i suoi Liranoi: Li prese e ruppe, e di famnsi atraoni Per agogoate vie bella sail; E d'Amalfi a Milan, li' Adria a Tortona. Fiue siccome i pini in Viz.zavona, CiUà pugoaci pullolaro nn di,
Se,,"Ili più alla via, dolce poela ; De' tuoi fratelli iD cor forle e quieta Spira col canto un' armonia d' amor. Ye di Duovi dolor lieto desio A!Lrove chiama. Austera isola, addio. :on obbliare il proCDgo cantor.
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Cillà di re terror, donoe di regoi : E volaro e posar gr ital' Îogegni, Delle terre e dell' oode imperaLor. Quel!' odio che i tuoi figli, isola Corte, Consnma e ad uno ad un li geua a morLe. Provincie intere divorava anor. Non dalla macchia a nolle 0 a duhbia mane. Ma in pien meriggio al suon delle campane. Dagli a!Li merli 0 neU' aperlo pian i ferivano a mille, insio che allero De' Calli nostrî, il vigile straniero Venne e legô le fratricide man.
Alla Cebbre de' rabidi misCal1i Il letargo segoi de'lurpi amor. ,.. nola ti sia l' esempio: e dona a Doi Memore pianlo. :'iè scordar ci pooi; Ch' italo saogoe a te halte oel cnor.
i di che schieUo amor primo t' amai.
Con che libera gioja Tingraziai Del luo mare e de' eieli il bel sereD; E udii le oranti vesperlioe squille Di poggio in poggio; e le sospese ville Yidi, 0 posate a la convalle io sen;
E dei Dembo fDggii DeUe tue grolle Lo scroscio; e corse giù per "ie trarolte, E su tremoli ponti agile il piè: E colsi la volante poesia Di hocca ail. lue donoe; e l'armonia Di lor canzoni ne ,errà con me,
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POESIE Dl GIt:SEPPE )ltiLTEDO.
Grato dono all' ltalia. Inlesi il pianto Forte e simUe a modulalo canto Della sorella ch' a le Assise invan Chiedea vendelta dei fratel tradi lo: Visitai denlr' al carcere il handilo; Strinsi (confesso) la macchiata mali. E quando al fin de' miei mertali guai Vidno esser credea, t raccomandai POlesser le ignorate ossa posar Al Borgo, là dov' om,bre armale intorno Ai ben duesi telli errano, e il corno Pajan, che a guerra inciti, ansle bramar. Ombre italicbe siele. E spesso a sera, SuUa bruna onda mute in lunga sehiera Cercar vi vidi cou pieloso amor D'Italia i lidi. - riel natio soggiorno Tornate 0 benedette; avrete 00 giorno Grande d' affeUi e di pregbiere onor.
POESIE Dl GIl:SEPPE MCLTEDO.
LA CANZOl\""E DELLA SERA,
aITUIO!'l1 DIJ. TEDJ:SCO. DI.L 1i'IUU..
Discendo il moute. Cupa la vaUe Tace, e dei fIoui copo è il muggir. Yeslo m'aggiro per mesto calle, E- dove ? - sempre chiede un sospir.
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, L'Autore, pericolosamente ammalato, confidava questo suo de· siderio aIl' Editore di questi suoi versi.
Versa la nolle dal ciel sereno Sul mondo iu calma luce od orror. Si vasto il monda ride e si pieno ! E casi vuoto piange il mio cuar ! Lieve, ai felici. là, nel villaggio, Corre la vita certa ed egual. Lasso! il bastooe deI mio viaggio
Senza riposo disceude e saI. Tramontan gli astri riede il mattino, Nascer le rose veggo e morir. 10, lento e mesto, sempre cammino; E - dove? - selllpre cbiede uu sospir. J
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POESIE Dl Glt'SEPPE ytiLTEDO.
Ah! dove,
0 terra dei sole, 0 slanza De' miei des.iri, do-ve sei tu? Terra, ove bella ride speranza, E olezza il tiore di gioventù 't
Terra, che a vila chiami novella, 1 cari estinti rapiti a me Y Terra, ove suona la mia favella, E tutto abOOnda che qui non è Y Qui frOOdo il sole, qui passi i fiori, E l'idïoma discorde snon, Vecchia la vila, muti i calori, Lasso 1 e dovnnque straniero io soo.
Y' aggiro, e chieggo - de' passi miei Do,e la mèla, dove saràYEd un sospiro - dove non sei, Risponde, - alberga felicita. -
POESIE DI GffiSEPPE YULTEDO.
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ALLA CORSICA.
o di OOschi superba, d'eroi Madre antica e di libera' proIe,
o mia ten'a sorrisa dal sole,
E dal mar che sommesso. tra i fior> A' toai piè di granita depone Il romOT di sue coUere audaci, T' ama, 0 terra degli odii tenaci, -T' amo, 0 terra dei fervidi amor.
L'idioma dei padri, la enlia De' miei figli, le tombe degli avi, Le memorie più sacre e soavi Della vita. mi vengon da te.
10 vederti da tanle ferite Rntto il fianco, mi sanguina il core. Oh! se fassi d'un regno signore
E i potenti obbedissero a me, Avrei tutti, per farti beata. Del mio regno i tesori dischiuso;
Tntto avrei, sul tuo capo, diffuso Lo splendor dei mio serlo rega!. Se giovar ti potesse. rarei Del mie sangue il tua grembo vermiglio.
Nulla io son, sol bo '1 canto: oh! dei figlio Abbi il canto, 0 mia terra nalal.
1.42
POESIE Dl GICSEPPE ELT1:DO.
Quando in sonno oodardo sepolla Ogni gente d'Eoropa servia, Libertade in,ocando e Maria, • De' t~oi monli le fiere tribù, Del colombo' terri bile al snnno, n' tnoi campi stillavan la morte; E di lnlla Lignria più forle Fn di Ciroo Ja. nnda virtiL 1iè 10 sœttro dell' onde le valse,
:è possanza
di numero e cf oro: 'l"incilriœ la tesla dei Moro' Le vendute masnade' fogo, E il navil che sn i mari temulo A Venelia contese r impero. Che la Croce latina primiero Di Crimea snlle torri pianto. A destini falali creala,
Monlnosa deU' onde guerriera, Di bellà ti adornava se,era Il snpremo dei mondi Fatlor. Sul cammin deUe terre, che prime De' suai raggi salula r aurora. T' ancoro, di due mari signora, Come nave di bruno color. • 1 Côrsi, adnnati in Consulta geoenle al Convenlo di Oreua li 7 mano deI "735, eles...~ro la S. Vergine a loro Regina. e dei giorno della Immaeolata Conœzione reeero ana resta nazioDale. ! La boccÎtla, 0 corno marino, che mo\"eva in Corsica le marcia.te militari, cbial)]avasi colombo, a cagione rorse dei saODO cupo che dA, simile in certo modo alcaato dei colombo. detto in italiano tubare da tub3, tromba. S Insegna nationale dei Côrsi. & Si allude aile militie straniere soldate dalla Repubblica di
G...,...
POESE DI Grt'$EPPE !lt'LrEDO.
bria e forle nna gente diffuse Sn'tnoi monli di selve feraci, E di porti e di golfi capaci Le tue coste profonde SC3VO; E segnal dei promessi deslini, Testimonio deU' alta forluna, l'iel tuo grembo po ente, la cuna Del maggior dei vi-~uti locô. .! sinistra Romagna e Toscana,
Francia a deslra li guardano e Spagna, Ed ill1ullo medesmo li bagua Che Valeoza e Palermo bagno; E la breua, cbe sollia dall' Orlo, Amorosa li reca gli odori Che agli aranci di Yalta ed a' fiori Di rrento e di Pesto foro. Più che i cedri di SiMa giganti E gli abeli dei scilici c1imi, Le tne qoercie si spaodon sublimi , E i tuoi piDi si spingono al ciel; Piû che Cipro e Madera, di viti Uberlosi ti ridooo i clivi; Poro l' olio li versan gli uli\i. Pnro l'api ti stillaoo il miel;
E l' olezzo noltnrno dei monti E l' odor deUa lieta marina, Più che
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farj. ti 3nDuDzian vicina
AI nocchier cbe i tnoi lIulli solco. De' tuoi prati e de' fiori 10 smalto, Il sileozio dell' ospiti selve l'ion attrista ruggito di belve, ~è mai d'aogoe veleoo maccbio.
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POESIE DI Gn;SEPPE lICLTEDO.
n Signor, che pacifieo asilo Ti Tolea di coDCOrdi lraleUi, Sol di cerve e di mnffoli imbelli Ti fe' slanza, 0 dilella dal sol. Ma schernire il disegno di Dio Osô l' nomo; e la misero osteUo Di nemici qaest' Eden noveUo, Di vendette qnest' ilare suol. E lu piangi da secoli,
Madre, nlle tombe dei figli tradiH, Ed etemo di colpe, di liti 8aDgaioose li aggira terror. -Oh! ptelà della martire antica: Tu la sai va, tu gli oechi dechina. o celeste di Cimo Regina, A levarla da laDlo dolor. 0
L' inlelice più madre non sia Di Caini funesla ed'A!leli; Tu gli acciar Delle destre cmdeli, GH odii iniqoi ln frangi nei coar. Dall' aroma dei hoschi e dell' erbe , Dai soaTe dell' aeqae susurro, Dai suo mar che la lascia d' azzurro, Dall' azzorro dei cieli fulgor.
Dalle memori croci' lunèbri, Dai solenne sorriso t dei marli.
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Le croci di legno pialltate a terra pet segDare il luogo ove iu
CODlIDesso omicidio. 2 ~en' uomo morto pet colpo d' arma da fuoeo, le labbra sembrano, come ru anche osservato dat DyrOD, att.eggiarsi a mesto sor·
riso.
1.45
POESIE DI Gn:SEPPE ).!'CLT.EOO.
Dai pallor delle meste consort;, Dalla bmna dei fort; bellà, Dalle chiome de' parToli bionde, Dai cannti degli avi capelli, Spiri nn' aura che pace favelli, Una lorza che induca a pielà. Ai landaUi neU' odio entriti
Più non moslrin, piangendo, le madri, 'ïeUe Testi crnente dei padri, Le ferile che il piombo v' apri; Più su i cari ferètri, ne' carmi 1 Che l' angoscia aile misere detla, 1 fralelli non chiami a vendetla La genlile lavella dei si.
Qnesle piagge felici, che lande Face l'odio deserte di genli, Di coltnre il lay"oro, e fiorenti Di coloni, rifaccia l' amor. Maledetla la zoUa che be..e La fooesta di sangne rugiada; Erba mai non prodnca nè biada, Pianla mai non vi spunti nè fiar. Benedetto chi offeso perdona, Chi percosso raltiene' 10 slile. Chi perdona è magnanimo; è vile Chi feriseo; onorato chi mnor. Questo i padri ripelano a' figli, Questo gridin le donne ai marili, Animose qual d'aquila, e miLi, Quai di cerva e di tortora, il cor. • Le canzoni 0 Denie tunebri improvvisate dalle donne su i cadaveri deo,Ji uecisi ô nel dialetto COrso si chiamaoo baUate 0 1:Oetr1. Pom Côni.
10
146
POESIE DI Gn;SEPPE
!II~LTEDO.
Qoesto insegoin da' pergami, irato Yinacciando ai leroci "Elerno, 1 paslori cui d" aime go,erno li Signnr di clemenla fida. 10, de' vivi le coUere, e l'ombre Degli occisi placardo col canto, li terror de' cnlpevoli e il piautn Delle madri inleliei dira; 1coonnbii dal lerro trnncali, Le lancinUe COD..
POESIE 01
SALVADORE VIALE.
Salvadore Viale, ben noto aU' Ilalia per i suoi poemi eroi-eomiei e per altre opere di molto pregio, era delto, a buon drilto, il Dittatore del pQrftaS(J c6rso e il più celebre {ra gU scrittori nostn. La Corsiea l' ha cos.i unanimemente proclamato dopo la sua morte, innalzandogli a questo titolo un monumentO. - La Corsica al suo Poela) è scrîlto sol piedesta110 che sostiene il bosto di Salvadore Viale; ma si puo ben dire che es....~ meritava qnest' ODore anche per la sua devozione alla patria, poiebè le sue poesie, come le sne prose, han qnasi totte par oggetto la riforma dei costumi nel suo paese. Questo scopo è ,isibile anche quand'egli sferza i Côrsi coll'ironia degli argn.li conceUi. Oltre le note poesie, Salvadore Viale ne ha lasciate anco delle inedite, che mostrerebbero nuovi pregi Dell' emul0 deI Forteguerri e deI Tassoni, se fosse permesso di dade alla Ince. Son queste le sne satire 0 poesie giocose. Ci dispiace di non poter ora pubblicare che le segoenti. Per le altre, ci è forza aspettare che il tempo, "elandone meglio le allusioni, le Tenda meno pungenti. R. C.
151
LA VILLEGGIATCRA DI TAGLlABO.'
Cus' è statu ~ Cus' è statu ~ \eggo inlorno in ogni lalo
Cupa duglia; par Bastia La Sion di Geremia. Son le 'rie deserte e sole.
Sopratlulto ansio si dnole Ogoi giudice e avvocato. Cos' è statu YCos è stato ~ Quale accadde aspro sinislro ~ Fors' è morto il gran Ministro'!
o Dumas' è ritornatu ~
Cos' è statu YCus' è statu ~ Forse qualche tristu evenlo, Qualche gran rovesciamenlO
In Bastia si terne ~ Ah 1 no: È partite TagliabO. 1
Avvocato di buone '·iscere. ma di poco cervello.
~
JI ministro della giustizia iD Francia aveva allora il titolo di
Graodezza. 3 Procurator geoerale poco benemerito.
1 0_ -·
POESIE DI Sll.'\"ADORE \JALE-
POESIE DI SAL'\""ADOR.E TlA.LE.
Onde suona orho il barrô: E partito Tagliab6. La gran piazza 1 clamorosa. Muta come una Certosa
Ve~go
il foro dereliUo, Ogni useier dolente, affiitto: ,eggo al grave Pignattone .Scompig1iato il parruccone.
J
ChiOOo a tutti: e perchè eiô ~ . È partita TagliaM. Mi rivolgo agti a"ocati: Perebè si mesti e turbati ~
Muti son tutti i eortili, Del caffè frOOdi i sedili. Risnonar di grau consnlti E polemiei tnmulti
Dove mai, dove sen gio Quello spirito, quel brio Che pur dianzi .i animô ~ È partito TagliaM.
Piil non s' ode or, quai testè, L' aecademieo caffè. La hollega è desolata, Ove gran folla attirô.
Ah ! parti; di sua dimnra Rozza villa ei degna e onora; E, fuggit3 di sua reggia, Seco a Cardo' Astrea .iIIeggia.
Piil cbe il poncio e che l' orzata, L' arringar di Tagliabo. TagliaM, deb ! qui ritoma, Ed il faro allegra e adoma;
Or non v' è giurisperito Cbe più seior sappia un quesito; fi forense campanone Par che Debile risuone',
Cbe, se poi ti tien coslà Tua languente sanità. E il silenzio li ehiedea Indolita la tracbea, ·00 Si3 longo il Luo so!!giorno E a Giu.;eppe , fa ritorno. ' Colla tna facondia deb 1 GU'j.ipopola il caffè.
Roco ei mormora e coi lenti Cupi suoi dindonamenti Parmi udirlo artieolare Quellngubre intercalare. J
1
~
Veechio giadiee ignorante. mono nel .83+. Luogo di villeggiatura vicino a Bastia.
153
1 La piazza deI {osso in Bastia presso il Caff'ê dei Gelsi 1 tenuto da Gillseppe.
t
Proprietario dei frequentato caf!ê.
POESIE DI SAL\"ADORE
n~u:.
Alla tua Jiogua facouda, Quando è seoca e silibouda, Sempre gralis nella slate Ei dm le limooale. Alla tua venuta lieto Farà coro il legal celo. La campana, ch' ora s'ode Lameotar, suonerà a festa.
E a le incontro io formai vesta In gran ciuffo e a sparse code Tutlo quanto il magistrato Verrà a darli il beu lornato, Come già con plausi e ooori Folto stuol di seuatori AI rilorDO incoutro audô Del romaoo Tagliabô.
POESIE DI SALYADORE 'fIllE.
LA SOCIE'f1 DEGLI SFACCE~DiTI.
Dio vi salvi, 0 sfacceodata Dilettissima brigata, Compagnoni amati e cari, Gran nemici degli affari. Viva il noslro almo j:;tiluto! Di bUOD cuore io vi salUlO. Stiamo allegri in placid ozio E spogliamci ogni negozio. J
A che valgoo cure e affanni ~ Tutli ooi, quinci a poco anni, Miserabili mortali Diverrem pialli 0 buccali. A gioir dunque s· attenda, E s'abiuri ogoi facceoda. Ci vogliam perfin sparmiare La facceoda di leslare;
Maogiar quel cbe Dio ci diede Alla barba deU' erede. lioo c' è vita più beata Che la vila sfacceudata,
156
POESIE DI SA.L"\"ADORE nuE.
1.57
POESIE DI SllVADORE Vl.U.E.
Che covare il matera. 0, Mangiar, ber. e andare a spasso. Qnesf.1 vita e1J' è divina. Epicoro, uom di dottrina,
A PA..\DORA.
Il snpremo Ente beato
Finse appnnto sfaccendalo, Disse ch' ei sta snlle stelle Colle man sollo le asceJI~; 'iviam dnnqne in si beata Indolenza meritoria; Passiam dnnqne sfaeœndata Qnesta vita transitoria; Fincbè là nell' anla eteria Farem poi perpetna feria.
APOLOGli.
!
Pandora, Che innamora Col sua canto nomini e Dei. A Pandora Siano ognora Coosacrati i Tersi mieL
Ei con pari arle e sapere TraIta cetera e clislere; Nè ben sai s' egli è piu destro. Se più l' eslro - ha pronto e vivo :el rar " ode 0 il vomilivo. Colla slessa Facil pressa, Onde appresla oppio 0 lriaca, o eocomera asinino. EJ fa versi Cos! tersi, Che ne incaca Il Petrarca e il Venasino.
•
POES!E DI SAL'\ADORE '\1.1LE.
158
PO~IE
DI SAL'Ç'ADORE \LUE.
Si perito, Si spedito Come imboca 00 serviziale, Uo soneLlo Ben conceLlo Ti 5]liattella, 0 on madrigal..
lieue in prescia una ricelLa Yeolre io man preode il rimario. La
La sopposla. Qoesto vase, QoeUa lrase, 11 penlamelro, il piIrganle, La cesura .. La tiolon,
Ei >eombiccbera Fogli a jasa ~ ïersi scbicchera Senza posa In mezz' ora on cenlinajo. Che il Dio slosso Di Permesso Gli die' penna e calamajo. Febo onora In Pandora U maggior de' cigai Aserei. In Paodora Che innamora Col 500 canto oomini e dei. È soa vena Fiume in piena;
•
Ma ora è solo Contro on stoolo ; ~è poil insiem spedir ricelle, Far cerolli .. Far decolli, Far sooelli e canzonelle. Sopraggîungon rime in frella Men1re studia il ricettario ;
rispo~ta,
La tenina il ,essicante; J
Qua rimasto un verso zappo" Là brociato 000 sciloppo rai gli dan smania e imbarazzo, Ch' è .icioo Paverioo, Se piu dora, a dar nel pazzo. 1\
cordial dà per emetico, fi porgante per dinretico, Aloè per caramelle, Per mercnrio, cantereUe, Per -çainiglia - slranuLiglia. A chi laodaoo abbisogna, Dà l'uoguento per la rogna; Ob cbe smania 1 Ob che imbarazzo 1 GH è vieino
Po>erino, a dar nel pauo, Se più dura Contro lui l' empia congiora. Ma finir voo'tal leozone, Suo campione ; E in soccorso
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poESIE DI SALVADORE UALE.
Contro il morso Di cantor maligni e rei, A Pandora, Che innamora Col suo canto uomiuj e dei, A Pandora Vuo' che ognora Sian sacrati i versi miei.
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POESIE DI SUT.WQRE VIllE.
Il JUTRATTO, A :SOllE DEL CA."iO:\ICO 5TI\AFORELLI.
Fra tante voglie che mi son cavala, f o' cavarmi anche questa ad ogni patta Di vedermi in un quadro effigïato. lIi feci prete, e quel ch' è fatlo è falto; ~è. giusta il gius canonico poss' io Lasciare in carne e in ossa il mie ritralto. Disegnami tu dunque, 0 campar mio, Che ad agni modo. 0 in gesso, 0 in carta pesta > Alla posteritil vo' andare anch' io. Tu mi dirai: che strana hrama è questa, Or che a tre giubilei già l' avvicini, E non hai denti in bocea e ehioma in testa 9 Bel quadro da mostrar eo'lomiei"i Per ineolcare ai posteri il memento Mori; 0 per far mangiare ai Docentini J
La pappa! Eppor mi vie" qoesto tale"t";
Se non l'appago (vedi fantasia l) :'ion mi parrebbe di morir contento. S' altro Don posse Jalla famiglia mia la vo'lasciar come un legato pio 1 Il profil della mia fisonomia. Potti Côrsi.
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POE:SIE Dl S,u.V-'OORE
mu:.
\' e' l'effigie diran di nostro zio
Peoilenzier; di quel gentil vecdlieUo, Che in età di tanli anoi sen mnrin. Gli è proprio lui, qnel caro, benedelto Servo di Dio; bnon cnore, bnona tesla, !Jfettuoso, gio'ïale e sehietlo. Almen di Ini qnesto rnralto resta, Che ci rilDet!e ginsto alla memoria, Come anda'a veslito il di di lesta. Quel poveretto, che Din l'ahbia in gloria, Avea il Innano e r ahbaco alla menle: :ion avca pari nel canlare il glorio.. E cou facezie diverlia la gente,
POESIE Dl
Narrando in versi slorielle ameoe E qualche no ridicolo accide te. ÀllCOr quella cascata ci 5Ovviene, Che gr interrnppe a mezzo il miserere, E per poco non ruppegli le sehiene; Qnando inluonando lunebri preghiere CascO dentro una lossa aU' impensata. :iè 50 come n'usei coU' ossa inlere, E si rizzô da quella stramazzata, E a guarirgli le coste 0 il mesentere Gli baslô d' uova Iresche una cbiarata ; Ma quesla voila ci cascô davvero Il pover1uom, nè in prosa 0 in poesia Puô venirla a canlar dal dmitero ;
Requiescat in pace, e COSl sia.
AUGUSTO VIALE.
POESIE DI A'CGtiS!O T'JALE.
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LA VISIONE lli MORTE. D' UX ,BUCQ.
Non fn ch' nn sogno ~ 0 stata pur la morte Di Guido uo sogno fosse 1 Oh desto mai Non m' avesser deI sol gl' invidi rai !... Ab 1forse aocbe lassù, nella rea sorte, Xon v' ha chi l' nom SOCCorra 0 10 cooforte ~ E forse, 0 Guido, io non t' ho pianto assai ~ ... Eppur dei fati ad onta e de" IDiei guai Lo vidi io si, là nell' empirea corte; Là fra gli osanna dei Cherubi, e il canto De' beati il vid' io, 've senza velo Si contempla quai è, dei Santi il Saoto. Lo vidi.... e mentre al sen stringerlo anelo, Già beato mi fo.... ma, lasso 1... il piaolo Mi fece accorto ch' io non era in cielo.
POESIE DI A'CGUSTO \lA.LE.
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POESIE DI .A..tiG'CSTO TIALE.
IL QUINDICI DECEMBRE.
Deh! serba, 0 sacra s3licé, 1 tuai gemeoti rami: Forse un di fia che cingere Uo prode il crio seo brami, E segno di vittoria Al lauro t'unirà.
E gioia, è doolo ~ è faoebre
• So't'Tl
•
le IblllChe eeMri
~
op rU puob.•
Aoche al di là deI feretro Esnle e' fia ~ segoace Dell'nom, la peoa gravita Là 've 10 sdegoo tace ~ o v' h. chi pave 00 teschio Moto deI sno peosier ~
Pompa 0 lrioofo ~ "di Gramaglie infra la pol vere E mortuari arredi, L' insegne al suaI rivolgersi, Ch' ei torre .U' oste ardi; Ma dove, dov' è il pallido Sileozio della morte ~ Al muta fraIe or niegasi Il pianto che'l cooforte ~ ... Ah ! 00.... si es.lia il Iibero Cener, già pianla un di. JI .eleraoo
T.ci - Ei toroo. - Di giubilo Forse balzàr queU' ossa, Qoaodo 1. prim. svolgere Zoll. del\' erma fossa Seotiro, e dolce incarico Eraoo al pio guerrier. Or più noo vel. il salice La solilAri. tomba: Or pno schi.otarlo il torbioe Ch' ivi da Cafria piomba : Ei son' nmaoa polvere Più mai pianger dovrà 1
00 palpita Del sno valor primiero In cor senti; già sembragli, Asceso il fier corsiero. SnI campo .vverso iotrepido, Qoal fulmioe, piombar;
Ed ahi ! ch' allor, dall'impelo Rideste le rerite) Nell' oroa, io sè, nel popolo Ricoooscea sparite L' elà, cui degne, unanimi
Pompe e trofei beàr.
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POESIE DI A.t:GCSTO ,"LUE.
POESIE DI A'CGt:STO ',.u.E.
Chi 10 sfrondalo I.nro Ricord. in fronte .i regi, Chi l' obliale I.crime, 1 vendicali dregi, E dei soo braodo il fnlmine, E il regno senza fin.
Lui non domâr g\i esercili, M. il ciel; nè per villade \inlo il credemmo: il tumolo Fra le nemiche spade Forse cerC
Chi r aVanz3.rsi memora, Dopo l'incerta pogn., Lento lenlo in suD' .nbo Destrier, elle il snol coll' ugna Sorda, calpesta, e scoOlesi fi polvero;o crin:
ln man 10 sceltro sopplice Ai re vinti 0 prigioni Roppe; di mille on popolo, rn sol di mille Iroui Creossi; e poi Ira' secoli
Bd ei, le Inci immobili, Chin.te in giit le braccia, Passa - ma tolta splendegli Accolla in sulla f.cci. La faga deUe immagini, Ed il no,eUo .rdor.
Alli, qumte volte. v"'pero Hr l' umido orizzonte Si l'oise, ed affacciarvisi Vista ona vela, in fronte Per un istaDte al misera La gloja balenô !
Ei si spiCCô d. 00 torhine, Come, de! pio colono A' danui, orrendo un fulmine Rompe dal nembu; al toono Di qnel Possenlc uo gemito Cupo n.tor. die'.
Sperô; ma invano: il pelago Ri'ide. m.ne e i1lito; Ma 'piit non vide fendere L'onde al vascel romito.... Tollo disparve: rest.gli La gloria che pass6.
Volô d.lI' Alpe .1 Libaoo E dagli adusti piani - AI Reuo, .1 Po, vêr l'ultime Spiagge dei mar; domani Comhalte in campo; assidesi
Forse fu vana immagine La gloria ancor 't.... L' etade localz. om.i: dei posteri Ve' fulmina, ve' cade L' .rdu. sentenza ,.ed .rbitro Già giA.... ma chi l' ardi 't
Oggi sul trono
Te.
Fnluri si slancio.
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170
POESIE. Dt Al;GtiSTO TIALE.
Ah 1 s'egli oprô pei seroli, Ai secoli pur sia fi senteutiar. - La porpura Felice il fe' L La via Eppur due ~olle al soglio Trloofalor s'apri.
POESIE DI Al:Gt:STO 'IALE.
Ob 1 se affaeciarsi a' secoli Già scorsi; 0 de' fatori
A,er pelea presagio _oe' di lra r ozio osenri !
Saria cosi dei Profugo Sceso nn conforta in caor;
Abi, che al fuluro inslabile, TuUo amdossi 1- e vui, Morlali, che promettere Eterna gloria a lui ();aste, al vostro vi~ere Era securo un di?
Chè
Fors' ei ira i lieti cantici Della viUoria, e '1 pondo Di lanli anori, un gemilo Messo dal cuor profoudo, Dicea: si duoque l'eslasi De' miei desir spa ri ,
Mdio, pieloso salice, Mdio, pendici - nIe, o ln che resti vedon, Urna, deI cener fraie: Salyete, 0 sponde inospili, Ch' il suo morir sacrô.
E ~scia, anor che memore De' di felici e belli Tenlô l'alrranto spirito Riconfortar con qnelli, De' di felici, ahi misero ! n sovvenir temè.
.lia Penegriui i posteri Qni forse nn di verranno Pagbi a spirar quell" aere Dov' ei r estremo affanoo Sostenne - e dove p1acido D'esser morlal cess6.
Or paghi lnlli fôrano 1 snoi desir - di cenlo Vessilli aIl' ombra giaœsi Tolli a campaI cimenlo: Ma solo a lanta gloria Ei manca '" Ei più non è 1
Ecco. si sente un fremita,
Ira
'1 mular de' popoli
Che nn di
531'3000, 0
faro.
A sè niuo forse simile Soorto ,. 3'fria - secDro D'elernilà sarebbesi Xomato il figlio aUar.
Un grido si difTonde. Cbe fu ~ • dell' Esul giunsero • 1 mani a queste sponde; • E raUo ~ià varcarono. • Com' ei tra noi passô. - •
1ii
1ï2
POJ:S!E DI A'CG'CSTO
""lALE. POESIE Dl AtGUSTO VlALE.
Non vedeslù sul feretro Il segno redentore ~ Lo vidi al lato splendere Del brando vincitoreDa Dio ci veune il vindica Suo braodo, e a Dio tornô.
L' Th"NO DEI PlRATI. ODE PER !lf{jSlCA.
PRnlO CORO.
Noi non amiam le placide Calme, ma quando il mare Frange aUe sirli e infnria, Allora il fier Corsare Scioglie dallido, e 'ntrepido Le vele al vento dà. Come tra uubi l'aquila, Allor cbe mugge il polo, Fin dove scoppia il folgore Osa drizzare il volo, lvi gavazza al fremito Del tuono e 'mmobif sta; Cosi quand' altri pavido Il naüfragio attende, Ratti voliam col turbine Cbe impetuoso scende: Noi stessi !'ovra il profugo QuaI turbo allor cadiam.
173
iï4
POESIE DI A1::Gt:STO 'LU.E.
POESIE. Dl At:G'GSTO YIA.LE.
Un legno in mar recondilo, Bd una teoda al lido, Ecco i lesor dell' esule; Se poseia un ..-ento fido J:'ie spinge- e schiavi e porpore E gemme ed oro abbiam. Oh! qnanlo è gralo riedere, Dopo il periglio e lieta
BeUo è col mondo vindice Cozzare, ed aver guerra~emJci tutti gli uomini, Ma patria in ogni terra. BeUo è deU' osle l'impelo ln mar soli a[lrootar.
BeDa è Ira fo\le tenebre, Basse le brone vele, Vogando a foria insolita, Dar caccia aD' In!edele; E nel mortal periglio Festanû braveggiar.
Preda, al naUo ricovero !
La face consneta Scorger da luogi, e Slriogere L' amata donna al sen ! SECOXIlO
cono.
Vieni, '\"ieni, il tempo fugge, Vieoi, vieDi, or crescon l'onde Senti, senti tra le spoode Come il flolto iocalza e mogge.
SECOXDO CORO.
J
'\'ieni, vieni, il tempo fngge. \ieni. vieni, or crescoo l'onde, nti, senti tra Je sponde Come il flotta incalza e mugge.
PGIl/O CORO.
Bello fra Iieti calici Narrar l'ardite imprese, E deI oemico attooito L'ioulili di!ese, E l'iocalzare e '1 cedere Or viola, or vincitor.
Su vieoi - adesso sibila D veolo - adesso il mare Infra gli scogH fulmina; Adesso il fier Corsare Seioglie dal lido, e vincere De' flulli osa '1 foror.
PRnlO CORO.
A' dan ni nostri s' armino r 000 e l'altro mare;
E
"ulla lemiam ; chè rapido Snll' onda il fier Corsare S' invola, come folgore
Che scoppia e più non è. Vieni: disposti a tacHa Voga già sono i rerni Coperlo è il ciel di oovole.... J
Che aspetti to, che terni ~ Chi vuol morire 0 vincere. Viola gi3mmai Don è.
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176
1ï7
POESIE Dl ACGCSTO VU.U:.
POESIE DI AUGUSTO '\1:ALE.
SECO:\'1)O CORO.
Vieni, vieill, il tempo fngge, Yieni, vieni, or crescon l' oode; Senti, senti
tra~e
sponde
AD ARRIGO W.,. DI RISPOSTA
Come il flutto inealza e mugge.
LO~llRA,
AD U~' EPJSTOLA. S{;L SUICIDIO.
Settembre i83....
FR!-\DŒ~TO,
E tua vita compire innanzi a sera
Teco fermasti, e sconsigliato imprellëli 't E tua sorte caogiar speri morendo 't 10 stesso a te questi miei, fors' estremi,
Seosi esprimer peosava, e col consiglio Dall' osarlo dislorti, e colla forza: Si, colla forza, dal poterlo; fora
A me permes3o, a me ch' esser Li passa Per elà padre, e per amor fratello,
Gnerriero è l' nom, -l'alma consorte al corpo Sposonne Iddio: per immutabil legge Debbe ogn' uom di se stesso a sè far $Cbermo rielle svenlUre -lddio mede,mo è duce -
E quaI guerrier, seDza '1 supremo asseoso, Pocti CGrsi.
12
17
PO~"ïE
POESŒ Dt .\rGt'STO TIA.LE.
La yergin spada, l' infamaln scodo Longi da sè gillo, fnggio dal campo ~ Tinto da cbe ~ da yil limor, da on sogno • E se l' 0.;0, chi nol tem per reo ~ Ma DO (la forse dir yormi) oon sem pre Libero aU' oomo è di morir; ma solo Allorcbè IUlto a danDo soo conginra, Qoando tel dice il cor, quaDdo dei cielo Interpelrar si poo l'arcano assenso. Fora crudele il ciel, crodele Iddio, S' e' consentisse che l' nom fosse mai Carnefice a se slesso. F. Corse nnovi Figli d' (mn, di Tizio e di Tifeo
Cli disarmâr la deslra e 0' ammorzaro La [olgore ~ e'l poter manca e vien meno A Loi cbe 10110 poole, ed al coi cenno
Ciô che aocora non è. sorge e s' inehina ~ Dell'nom YentDro sol d!l Dio dipeDde n nascere e '1 morir. Fin dalla cuna Invèr la lomba l' uomo accelemti
[ passi muove ed a morir comincia l
AUor che nasce, e si com' egli a morte Soggelto va, cosi la morte a Dio: Di morle Ei sol, di vila alta possanza Sull'nom serbossi, come r nomo in parte L' ba sovm i brllli. Eppor poniam che all'uomo
Iddio talvolta 30CO il morir consenta; Qoali ne flan gl' indubitati segni. ODde l'assenso inlerpelmrne, e come E quaodo e dove ei se mOOesmo uccida. Forse che în ciel per te ro e comele \edransi. O'fler misteriose note _plendemn fm Je nnbi e a le sol conte ~ La ranta~ia. ch' il male aggrava, e scerna
DI At'G"CSTO nUL.
n ben (ve' bizzarria !) di
qu""to sempre
Dîmeolica, e di quel empre presaga. Credi cbe 'Iluo malor non accrescesse E non 10 ti fingesse assai più grave ~ E ia che rellamente aleun pnr senla, E discerner dei ciel sappia i voleri, Quanti per un s' inganneriano! e quanti Persi n' andrian rra la dannala gente ! Svenlumto li crOOi ~ e quai piu ria SvenInra è mai cb' ir d' esi51enza privo~ Eppnr chi esiste, ba queslo ben almeno, L' esistenza medesma: or se d'un bene Tu se'capace e l'bai, sventom ""trema Per le fia donque ~ e mgionevol fom, Onde un male scbivar per breve tempo, Per sempre ad ogai ben (se Dio lu niegbi) Inulil farli, ovver (se in Dio pur crOOi) D' un eterno martir porsi in periglio' Che iDvaD da Dio quel premio aspetteresti Cbe sol darassi a' prodi, e a cbi vittoria,
Con se medesmo guerreggiando, ottenne.
. .
. . .
. . . . . .
A cbe rammenti di Calou la morle E di Lucrezia' Se co!ei ru scevra Del fallo apposto, a cbe morir~ Se rea, n fal10 canceUar penso col sangue ~_ Ben più ch' arooT di Jihertade, orgoglio Calon senlia, dal vincilor sdegnando E la vila e'l peroono; e nOD pensava Cb' infm grand' aime nè minor diviene Cb' il ricevè, nè chi 10 die', maggiore. Qnali sou le cittadi> e quai le genti Cbe accennasti ~ quai han dimora 0 nome ~
i80
POESIE DI At::Gt"STO TllLE.
po&::,JE DI ACGt:'STO VIllE.
Forse son qnelle che l'Ara,.. beono, o l' Indo 0 '1 Gange 0 '1 :iilo, 0 l' Enipèo? E sian...; pur, difetto, anzi che nOrIna, Son di nalura che falli Xoi dunque Dai barbari arrem legse, 0 dagli stoIti Ch' ardean soIr are prezïosi aromi A sozzi numi. elle ira nli piaule Crebbe il letame che lor die'l' 3rIDenlo? ' c L' nom che se stesso ncciderà" Si3 preda !lie bel..... > Cosi Roma sanei....; Ed Argo e Sparta e Tebe e Grecia lnua CrOOea cbe l'alma, da coslor sdegnata, .'on potes...~ Tarcar la stigia spooda. Le bel...e stesse della vita ban cori, Xon por le gioje .. i palimenti; e p::dre Tn di più figli, a padre egro e cadenle Goico figlio. d" uo' amante sposa Solo conforta" amor> spennza. aila. Di Dio dispregialore e di te stesso, Da un' alroce follia lrar lande estimi ? Gran Dio 1 SnI labbro e cbi si folli deui Ti mise mai. nel coaT si disperatî Affetti' ah! ben. si. ben m' accorgo, Arrigo, (Benchè io li tenni, e forse anche ln f053i, Più proclive a virlù cbe virtnoso) Di maligno sofista è qnesta l' opra; . CM tu credulo e folle a tal non sei Da Lanta osar. - Se yuoi morir. che giova Dissimular? - Tn stesso in cuor mal crOOi 1
Degli Egiziani ben disse GioveD31e: o s.ndJU sWes 'luibtls lt',u"inll
11f~t;
IUlSCluuur i4 IUJrlis .
Rispetto aU' idee degli Egiziani sopra i suicidi, vedi la SlOria de! Slticidio deI padre BUoDatede.
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A parole non tne. _·0. lu non pnoi Spegnere in te snbitamenle il ln me
DeU' intelletlo, 00 ammntir l'interna ,ace, che mogge piû.. se piû s' opprime: .-on taDti Del sua sen flnUi rivolge L'ampio Oœano .. a qoante r nom so~giaœ Baltaglie.. affanni, amizion .. sventure; Ecorne inver la china a scorrer nnra Ë l' acqua, il fnnco a riscaldare, i pesei A sallellar Ira l'onde, a fender l'aria Gli augei, dellXU" l' Domo a soffrir qui naste: Ch' anzi, si come il mare alla prncella -ofgiace. e qoesta al furïar de' venli; Cosi da! pondo degIi atIanui l' nomo Ad e ser soprallalto; e sol potria Riposo e pace qni lronr quand· egJi o senza la ragione i soli affeUi, o senza atJetti la rngione aves...:.e. Dell" nom le sorti or lultnose, or Hele. Eqnilibrate son con giusla lance: ln ogoi stato (00 ancbe umi!) di beni o di mali, si trova equo compenso; Pure, a tenor dei grado ov' è locato, L' nom or da qoelli 00 or vien piil da questi AmillO 0 raUegrato, in quella goisa Che sn rota volubile, con moto ~on inlermesso, più rapidamente Volge chi al cerchio, e men chi al centra, è pres3D. Di quesla vi ta, passeggeri i mali Sono e Cugaci; e se pur tien gravosi Non ponna esser costanti, e se costanti, Esser den lievi - e cio cbe ba fine, è breve. Xon sempre in Adria e 'n fra Cariddi e Seilla Coll' onda il ...enlo, e l' onda col sonante
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POESIE DI At:Gl:STO YU LE.
Lido, ballaglia. !Il t no: cbè lntlo cangia: La stale al verno, l' iride succede AUa bllfera, al dispiacer la gioja. Valle di pianlo è deI mnrta/la vita'lÈ ver - Ma l' nomo stesso or empio, nr foUe Di sciagure e di pianlo, ei sol, l'empiva. La vila. dispreznr Della STenlura Da vil; da forte è il disprezzar j'jslessa Svenlora..·è temer si de'la morte :è acceIerar si pnote; e come il fn~ :eI pin, nel cedro, nel ferai cipresso 1 peregrini aromi iDceode e s\~ohe ~ Tale il disa3lro la virliJ. palesa A se stessa ed altrui; lama d~ acciaro, Qnanlo è percossa piu, splende piu tersa, Ed avide 3CintiUe e grata vampa Da Incitera selce allora elice, Qnando il fecondo acciar l'addenla e frange Pensa che r Dom giammai felire è Lanto ~è mfelice cosi corn' ei s' 3\~visa. ' Più grave il pondo dei malor ch' e' solfre, E '1 già solIerlo più leggier gli sembra. - Dono è di Dio la vita - io non tel niego, Ma sol di dono laI noi l' nso abbiamo. In prestanza da Dio l' nom qnesta loglie lma morlale e queslo 'pirIo . come Un tesoro dal ricco il lramcanle: Cosi, s'avvien ch' e' pur s'affanni e sofTra. Ov' ei qnesla mortal coU' immortale Vita agogni a cangiar. eos1anza è d' nopo ~ Nè fia la pugna ingIorïosa e vana; Chè di lauro immortale on di COrona Solo sul capo poserà de' forli: Per se medesmo Iddio medesmo il ginra.
POESIE DI A"cG"cSTO VllLE.
La virtude è tesor che mai non pere; :\è di ladron la man vi agginnge mai, :è pel volger di tempo unqua vieo maDCO. :ion. di nalura, ma dei fallo primo E colpa (di miglior sorte feconda) S' all' uom la passione, e l' nomo è a Dio Ribelle: il n.yer dono e ~ocarco imieme D~ allor dh"eone, ma gradilo incarco, Senza cui merto 0 gniderdon non fora. Del par soggetlo e indipendenle è l'uomo, _ignor dei dono, al donalor vassallo. ~ virtode od a vizio in poter suo E I~ appigliarsi - a morte no - ch' in lui ,izio e virlude e liberlade aonulla. E si libero è '1 mar, che a suo talento 1 suoi frutti inalzar fino aUe steUe Puli denlro sè, ma non varcar la sponda. E sia por me dei ciel·" 3ngel mandato Iddio (avesse, allor che tu sospeso Fra l' infinito e '1 nulla eri egualmente, E ch' il (econdo suo pensier senverlo T aves,se, e chiesto se accettar la vila \olevi, or dimmi, disdegnato avresti Il dono~ - ab no; ebè l' uom dal nuUa tanto Abhorre, QUanto dall' immen30 il nulla. Libero è l' nom, e sol da sè dipende~ Cn Dio lu donque escludi ~ Ed a te slesso Si conlraddici 'Il' uom cb' apre nascendo Le luci al di, pria cbe di sè, li' un Dio .accorgerà - ma ben eonosco - il dici Bramoso cb' Ei non sia, piu cbe convinlo • Il natural non cangia ordin primiero Il suicida. » El' omicida il cangia'ï E chiedo s'or deI fisico ragioni
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POESIE DI -'.'CGt5TO nuE.
Ordine 0 deI moral. S' ambo confoodi. Fora aU' nomo ogui faUo indi permesso. Se il figlio il padre, il padre il figlio occise, Si scompigliO, fremè, cessô natnra~ E forse (in ver manco il fallir saria Se cosi fosse) e sassi e lave e lnoni 1 vnlcani aHenlaro e '1 ciel saelte~ Da Dio di.~unto indarno a pace agogni; Ch' esser di Lui privato apre nell' nomo YnOlO si grande, qnanr è grande Iddio. L' nomo di sè sigoor, da pravi affelli Domo, è 'n balla di volnllà mercala, A no o@'geUD mai sempre, a un mUo anela Che di sè l' empia, i! soddisfaœia, il bei: Yano desio! Per cil> che mai non lenta [mano spirlo, e mortal possaî Or haHi Chi di ilabele ai nappo oseeno accosta A\ido il labbro, e a Innghi sorsi beve Gianlo il loseo ai licore: aJlri in balia A bellà femminill' aima abbandona, Gli affetti, i sensi; 0 di saver bramoso, Su dolle carte impallidisce e suda. Saggezza apprende' - abi foUe 1- Senza Dio Stollezza eU' è. Chi di perigli è vago E d'armi e zufJe, apportalor di gloria A sè vincendo, al viocilor se vinlo, Corre città, valica monti, osserva Coslumi, ascolla sapienti, oracoli Consulta; nn Dio cerca neU' nomo; e in lullO, Fnori che in Dio medesmo, Iddio ravvisa. Alior di sè, deI Cielo ei viver lenla [mmemore. Follia 1 che seco ognora Porla sè slesso, cou se stessn i! faUo, E '1 punilor rimorso. Vom che deI relfo
POESIE Dl At:GCSTO VillE.
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Ha s.marrito il sentier, crede che toUo .1.1 proprio ben l' addnca, e lutlo ancora Ei lien per tale-gli aoimai, le pietre, Gli aslri, il delitto, ~i elementi, il vizio, La stessa sua distruzione ! - il Dnlla! fia che l'aima rieder possa al Dulla.
Del clima favellasti' aer nalnra _-OD feœ oye ad agn' nom non sia concesso Liberamente esercilar virtode. Credi gli uomini lutti a te nemici' Eh! di' piuttosto cIle nemieo a lulli Gli nomini' se'lu. - Più non li croli aItrui Di! coll' opra 0 col consiglio' Anlico Tacilo, aJterno, è [ra' mortali un Jl2110 Che a giovarsi gli sprona, e Dio saneillo; E a Lanto d'impotenza nom mai non ginnge Ch' ei più Dol possa, od a si reo talenlo Ch' ei pm uol voglia, e quando lu nol po;sa, o '1 voglia pm (che aIlor leeilo fora), Cadi svenato di Ina man; r immergi :'iel proprio sangue - in ciel più Dio non regna. o d'affiilli mortali aJmo eonforto, o d' immortal conforto arra sienra, Bella Fè, li salulo 1-0 diva speme, Salve; deI ciel salvete, elelle schiere, Ch' a tutela dell' uom già pose Iddio: E salve lu, Religion, d'elerna E porissima gioja in noi sorgente, Che tua fonle hai nel ciel, lua foce in lerra. Oode \' uom n' assapori, e si rinfrancru. Deh 1 tu il consola il rassecura e 'n lui Tu di le, di se stesso amor gl' infondi; 1
POESIE DI Al:Gl:STO YlllE.
Tu l' aHiva. il sollera e 'u "ila il serba: ln lui d'un Dio beoefico od iralo Ayviceoda il peosier, di premio e peoa; Ed il timore e la speranza alterll3.
E por l' iogegni ad Ingannarli~ ed ami Più che la Yita uo iogegnoso errore? Eh! cessa oIDai - ragiooator sli meno E ragione.ol più. Se non li yince Speme di migl.iùr falo, e di più gr3.ye Danno il terrore - se dei ciel, dei mondo M a le di le pi" cale, almen li mno.ano 1 figli, il p3dre, la consorle; ed ella Qnando Ira' figli Iagrimanti e mesli, Ricercando iD ciaseon le Ine sembianze, E '1 vollo varïamente allno simile, Se li vedrà d'iolorno: il mio compagno. n mio sposo ditello (in fiebil snono A lor dir;') cbe a roi die' vita, a morte Se medesmo daon., noi tOlli al doolo; E " vol,o irrigberà di largo pianto, Ed a quel pianto piangeran pur tutti Orfani i figLi, e di le privo il padre. Ahl ma cbe dissi mai~ di che parr;o~ D'amor, di sposa~ eh! che dal cuor sbandisli Ogni affello piu sacro: ah! mal si puole, Se medesmo aborrendo, amare altrui. Di me 000 parlo, che da morbo affiillo Qui gemo, e meslo; e te, de' miei be'lempi Compagoo, iovoco.... Apportalor di quesle
Mie fide note a le, Roberto, iovio. Deh t vieni, amico; ed a fuggir t'affrelta La rea ciHade, d'Albion regina.
POES!E DI Al.:GUSTO Vl."-LE.
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lvi l' Dom spinlo e risospinlo nndegg;a, Cooluso e solo infra la lurba immensa: lvi d'allroi dispregialor spregialo Apprende r Domo anch' a spregiar se stesso. QoiYi l' ozio operoso, qui la pace E il conlenlo den' alma; e qui, se omai Il mio hmgo malor darammi triegna, Teeo i passi alwrnando, e 'n cari affelli Soli, n' andremo, 0 mio fede!, vagando. Qui tersa è J'aria, or !redda or lepidella; velalo il sol; pei fioridi .enieri Qni fresca l'ombra e s.arïata olezza; Gelide grolte, mi ciglioni, e copi
Borri con ordin scompiglJalo ad acte: Qua lacita Iambisce, là precipita, L' onda e rimbalza vnrticosa, 0 sorda
Fra rocœ s'înCaverna, e d' innocente OITor l'alma De stringe e iosiem n' allelta. Sollo i grand' archi, che di vetri hao schermo Dalle bofère, con botanic' arte,
10 mentita stagion, temprata a gradi, n lerreoo non sno la piaota ednca: E dan le piaule il fior, i fion il !rollO ~egato ail' Anglo, e che primier ci diode n Caoadose, il Siro, il Messicano. La palma al =0, la cannella al cedro ln bel nodo s'intreccia, al nardo il gelso, L'arbor d' Aleppo alla mnscada noce, La miITa ail' anaoasse, e '1 canoamele AI cacao Iionato: e, allor cbe lerve L'estiva slella, il giardioiere accorlo Gii espooe a ignolo sol- d' orïeotali Ombre spargesi il snol, l' aria d' aromi , ~è mai si presso s' affrootaro e l'Asia
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POESIE DI At::GCSTO \"LUL.
E '1 mauro suol, l' americano e l'indo, Qui longe dal bel mondo, il mondo stesso
Conosœrai: tal sn dipinte tele Se ben vool giudicar, longe convieosi Lo spetlalor si post; a fil di luce, Onde i color barbaglio, e falsa imago _-on diao gli obietti, e 1 digradar si scorga Di dnbbie tinte, e '1 risaltar dei bianeo, E '1 foggir delle volte. e Y inarcarsi. E secondo il giltar di accorla l!!œ, La mente intenda, allor cb' occbio non scerne,
POESIE Dl
umm BENEMERlTO
CRE PER MODESTlA '\'"COL t'ACICTO IL CRIARO
seo
XO:!iE,
~ LO D!XXO A COXOSCERE ABB.A$TAXIA 1 seol VERSI.
POESIE Dl UOYO
I.x
~ORTE
BE~DŒrUTO.
DI LL1GI
À"YI.
Dov' è, graD Dio, dov' è il fDror di Giuda, Conforto e scempio di Moab ai figli? O"e è il Lion dai fiammeggianti artigli, E il foseo brando che Giustizia snuda? )fira giil tralto da ribalda e crDda Plebe il signor dei gloriosi gigli ! A morte vien, quaI rio ladron somigli, Ahi ! già sDI volto ha la bipenne ignDda. Ecco ! Gran Dio, gran Dio 1... heve il pateroo Sangue l'immooda Babilooia; accbiude Ecco io seo l'empia tutto il (ruee ioferno !... )la già, già desta è la vendetla, e schiude JI trattenDto folgore superno Il maggior fallo e la maggior virtude.
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POESIE DI t>O}lO BE:\EYERlTO. POE::tïE DI t'OYO Bt.'\"E}lERITO.
POTERE DELLA BELLEZZA.
ALLA PLEBE.
,'di degli occhi.il do ce lame ardente, Ti apprezzi il .i1, p1ebe mendaœ e stolU, In lue stolte IllSiDgbe il .il coDfide: Chi di virtû la sacra fiamma ascolla, Delluo furor, den' ira lua si ride.
OTe i sospir si aeceodono di amore; ,idi le labbra sprigionar repeote
Di,ino un ri50 che imprigiooa il core; \'idi, frammista al giglio dei podore,
ln fra tumulli e fie discbrdie aHo!ta, La mac ID stendi ognor Iadra, omicida, E, a te p1aDdendo, tulla in te raccolU, Paga e sDperba ioiqnilà sorride.
ulla goancia la rosa allor nascenie, E l' anreo erin, di.scJolto in vago errore, \"idi oodeggiar sugli omeri eadent~ ; \idi che in froote le splendea serena
:iOD io pero perchè mi volghi il gnardo Bieco, e prevalga d'empia sorte l'ira. Torcero da! sentiero ardno di ODore.
L' anima bella. in allo si pietosa. Da render quota ogni piû acerna pena. Arsi a taota beltade; e l' amorosa
Vindice è il tempo, e sprone al sen gagliardo
Vienmi, che tutto a suo voler mi aggira,
~li
cinge da quel di cara caten3 :
Fr. tai Iacei sDperho il cor flPOsa.
Il sacrosanlo della Patria amore.
P~tl CGr$i.
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rOESH: DI CoMO nE::iDlERITO. POESIE DI 1:'0)1'0 B~DlEmTO.
AL .PETRARG!.
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AGU oCGm DELL' AlliTA.
Cigno immortal che co di,ino canto D' ioellahil dilct:o inoodi i enri, o cbe sfoghi dell' alma i casli ardori, o che, caolando, disacerbi il pianlO.
Ocebi> raggio de! ciel Che a me sp~endete Chi mi n. ascoode Si ohbe!!a del dirin
Di ,;rtù, di bellezza 00 doppio iocaolo lle pore allaceia in rica!nbiali amori, E se oblio della lroote i sacri allori, Pel cuor li siedo arditameole accanlo.
E qoi fu por dore mi aprî,te il core, Qui dOTe io fea .sovente a voi ritoroo; Qui, balenaodo, feste il Ciel più. adoroo, Qui pietosi p:angesle al mio dolore.
Ma come, ob Dio ! senza il sovran tuo stile. Pinger deI ,·olto le purpuree rose Cui mai l'egtlal 000 invermiglia aprile9
Capa mestizia gemebonda or siede Dove Tenian con T'ai caste e T'ezzase Gratie, bellezza cd ioooceoza e fede.
Come il girar che fa delle amorose Luci, t: il parlar soa\'e, e il si gentile Riso che allegra le più rneste cose 9
)1i5e:ro! io vi perdei; e in affaooose, Ahi ! vaoe voci, l'anima Yi chiede: Qnando vi rivedro, lnci amorose? ..
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raggio d' amore più c!liari del giorno, quaI terren soggiorno ro,lTo spleodom' 1
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POESIE Dt t:01l'0 nF:\"E.Y(RITO. POESlE DI 1;0)(0 BE..'U:3II.RJTO.
PER .·OZZE.
Dalla più adorna e non mai semosa staoza. OTe bellà di cor siede reina , ,el'l!io bellà che agni bellade aTauza. Amor coodoce pet 13 man divioa. E Lei, quai è in aoge:ica sembianza, Cbe l'alma a dolce rivereola iocbina, Ad Imenen. per coi l'alla speranza Di ardor si compie, offre e destina.
=0
L' accoglie il : ume, e daU' eliorea mole
A guidarla sot lalamo bealo Ginno pronoba 3Ceode, ed aorea proie Siegno, moslraodo daUo sciolo grembo Altra Dea, mootre Idalia 00 odorato Spande soi rili arcaoi ambrosio nèmbo.
S[LLO STESSO SOGGET·lO.
Te aocor degli aooi sol più Terde aprile Fra toUe egre"aia. di si poro arJea Raggio ona fiamma, cbe dal Ciel scende. A far preJa d' ogni anima genlile; Taoto dagli occbi e da! parlar mo vea Di modi ior.anto e non nsalo sûle; Tanta già in le lesoro il sen chiodea Senno, Yirlnde. a DuWallra simiJe, Cbe, mO!»e a gara, delle Grazie al coro Ascriverli volea Venere, e il santo PaUa li of!ria degU ardui slndi aUoro.
Rise Amor, che esaudita a Lui si voise Di lelice amator la prece e il pianlo; E le beala Ira le 'pose accolso.
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POESrE DI COliO EE-"'OI:El\ITO.
LA
VIRG~E,
.YADRE DEL REDLiTORE.
P<>ESIE DI 1;OYO BE:-E:-.IERITO.
_[;LLO STE 0 SOGGETTO.
Poichè librô gli alli destini, e il moodo DaI nnlla emerse al r3t!gio di sua mente~ Visto il divieto infranto, e r nomo in fondo Della miseria, Iddio stelle dolente.
Dal riposo sna desLa. Ofe giacea D' Iddio nel grembo .\ limpido sereno Cielo del!' Edeo, che sn Lei splendea Di ereroo Tiso e d' Îonoeenza pieno.
lia incontro a Lui pel Ciel puro, ridente Virgineo astro move3, astro giocondo Che in sua virtù primiera ed innocente Tornava \' uomo d' ogui labe mondo.
Per via d'ïncanti seminata. in seaa A perenne di gandio aura, mO'rea La prima coppia; nu fuggi il baleoa Di quel raggio conversa in sorte rea.
Uel sua pensier l' immacolata figlia ~ lngenila con Lui, l' Eleroo fise, E gandin 0' ebbe e conSCÎ3 meraviglia;
PeM e trioofa; alto divin con~iS'lio. Che l' nom serba'r3 a Duara, a migUor vila,
Cbe più bella redenla a lui sorrise D'Adam la rinascente al Ciel famiglia Per quella via ch' Ei deI sao sangne iotrisc.
Gloria a te, :IIadre di bonlà infioim, Che più hella, col sangue deI too Figlio, Rendesti a Doi l' ereditlde avila.
Al premio, aUa vittoria cd al periglio.
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POESIE DI
A:\"TO:\"
LUIGI RAFFAELLI.
Le poesie giO\'aoili deI sig. RaffaelIi sono state date alla luce nel ~863, ma ne foron tirati pochi esemplari per gli amiei ~oltaoto dei poeta e de1l" editore; onde crediamo far cosa grata, ristampando quei versi, e agginngendovi le poesie Inedite, che abbiamo tratte parte da' fogH dell' aotore e parte aDcora dagli alberi di Bistuglio, clove si conservavano inei.: . Bisluglio (dice l'Aotore nelle sne :Yemorie, rect-!nte· mente scritte) c noto in Corsica, per es...::ere stato il campo dei Repnbblicani côrsÎ nel n96, allorcbè, innalzando la • band:era tricolore contro il Go-rerno ingle..<;e, diedero 10 ~ sfralto al 'ficere Eliot. Bistuglio (segne Egli a dire) è un poderetto dell' avito retaggio di cui io faceva il mio Par· naso; e che, secondo il ,oto d· Orazio: hoc erat in volis...., unisce in 00 piccolo spazio..le ,·arietà campestri deI poggio • e della valle, deI bosco e deI prato, grade,·oli ,arietj" che ) io domandava non all' arte ma alla semplice nâtura, pE'r abbe!iire la mia solitodine. La mia fantasia, concitata da poetica febbre, popo!a,·a tah·o!ta quelloogo di care im:nagini e di amabHi fantasmi. Sovente ancora solla scorza di qnegli alberi 1.{
1)
D
Segnai l'amato nome in Drille gUise;
) e scrissi versi cbe sgorgarono dal cuore, e nei quali si vede :) piu l'amante cbe r artista. Arno di 'cônservarIi, non già per il lorD !TIerito Jetterario, ch' è di ben poco rilievo, ma perchè ricbiamano alla mente la primavera della \·jta, i
GLI AFFETTI DELLA lIIA GlOmEZZA. LE ORE Dl BISTt:GLJO.
piu cari sogui de' miei verdi anni. Avrei do,;,uto, è ~·ero, dedicar quell' età a piû serii stadi; ma si comprendera , che, i miei doveri di 6gtio ritenendomi presso di mio pa11 dre dnrante il sao ritiro, io, in quella modesta cODdizio• De, nOD petevo 3çere brame ambiriose, e che i teueri afli fetU, di cui feci allora tesoro, do'\"evan esser l' uffille ma .. sacro tema dei ritmi dei mio cuore. 11 Se mi fossi trovato in altre circostanze, nel tempo, per 11 esempio, della gnerra deil' indipeudeoza, oso dire, che in• ~·eœ di C3utar molli amori, sarei stato anCOr io militante l' soUa la santa bandiera, e, forsaocbe, aspirando ad essere li il Tirteo di quella gnerra, avrei dalo più oobil tèma alla • mia musa che, vaga era si d' amore, ma d' amor verocondo e • puro; e non arse mai sugli altari dei IU5.S0 e dei fasto l'in· 'b censo aceeso aU' apoUinea face- • Ci si perdonerà di esserci qui troppo forse \uDgamente fermati a raccogliere le parole deU' Autore, tratte dalle su.. ultime Memorie, ch' egli scrisse soltanto per i suoi intim. amici. Z\OD abbiam creduLo fuor di proposito di tï
li
li
R. C.
Qui, dal profauo - volgo loutano, Dove alla Oorida - -ralle il peudio Bagnan le garrnte - onde deI rio; Del rio sul margine - sul poggio ameno: Dove a me l' aere - spira sereno, E dove peusile - brilla il tesoro De' miei neltarei - grappoli d' oro, 1 carroi ecbeggiano -che amor m'inspira, E a me le grazie - temprau la lira, Onde sorridere - veggio al IDio canto La cara imagine - con dolce incanto... .... E appiè si assise delle couseie piante Su questa riva uu di. L' allo, il costume D'un angelo parea; le sne parole Erau dolce armonia; lieta lusinga
n :iUO sorriso.
Le incarnate rose
Che avvivava il pndor, tiorian lra i gigli Delle virginee gate, e gli occhi azzurri,
POESiE DI
AXTO~
LC!GI R.\F'FAEUJ.
POESIE DI
A:-;TO~
Lt"IGI
R.\FF.~.
Che abbellia l' innocenza. ingenuamente S'aprian di dolce, ancor mal noto, am ore La timida a S'felar tiamma nasceole. Bella nel sUO candor, l'anima in yollo
Le trasparta, come riflesso raggio;
L' nIPERO DELLA. BELLEZZA.
E qui, dove al r32giar primo deI giorno Dolcemenle pensoso il piè volgea,
,aga di lei corn' io solea ritomo.... Beati luoghi un di! Com' io salea l
Or più uon troyo dei suo piede l'orme Che su i roridi fior lieye imprimea....
1.
la ,idi qui dei più leggiadro viso 'ï"e fiorir le rose, e le pupille; Yidi brilla.. di fulgide faville, E schiudersi i be'labbri al dolce riso;
,"ldi ondeggiar sngli omeri, divisa In treccie d' oro, il criDe (amor tornille Con le sne mani) e mille vezzi e mille, Che i più schivi alletUlndo, aHian conquiso.
Gentil costume, armooiche parole, Grazia s03ve, che in ogn' atta appare, E si beante a me sorrider suole! ... AI dolce incanlo di bellà 'Si rare, Ai splendor chi reggea di si bel sole E al concitato in sen desio d' amore ~
20ï
MESlE DI A);TO:S LCIGI Ril'F.lo..ELL1.
POESIE N
di pil!Û,.idi au~; 10 doe de! cielo in Jrl~ .. lo, doe l' eSQ ~ al petto ua, .. QI:A1 =enY'sti; se di sullit' uSÎ ? ..
.. E ;J
.. E
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A:STO:S L'CIGl R.\FF.\ELLT •
LA. PARTÜZA.
lIA _
(P
ll. Ul.
Xon mo i veui 0 di Sirena il cant,) Fur l' armi~ Amore~ 0 de il mio Cor vinœsti· Ya quelle sol daUa pietà tOlllle;ü Armi fatali che ten diero il nnto. Tu (chi
r~er
Quai rerrea man èiveI.se? E fia pur ch' la Trapassi innanzi, e addieLro lasci il cuore'
pu ea?) cou nuo\·o inca:.to
In eloquen:.e giro ~ .-\mor ~ yol;;èSti Que' duo he' rai si dolce ente esti, E lu mirar
Dave Jontano dal mio dolce amore~ Il piè rivolgo? Da! suo petto il mio
e ue racesti il phIlto;
ll'è fana. -Il valle. - Raccendea d'onore La fiamma in seao; ma Del dirmi addio, Yers6 di pianto da' begl' occbi un rio, E·la parola le lrooco il dolore.
E tu i sospiri e i teneri 1amenli
Con magica armo ia mi festi al cnort Soaremente ri:;on3r dolenti; E nel mio sena and' a"Tiyar 1" ar ore ~ La mesta immago ~ e quei pietosi accenti, E " dolce pianto vi scolpisti, Amore.
Luce non p3r che splenda av' io m' aggiri Da te lungi. ben mio; dove non siei Aura non v' ha che a me serena spiri. Quando-fia clle al mio cielo, ai lari miei,
Ai luoghi io torni di te Iieti. e miri Il riso dell' amore onde mi bei?
P~ti Qi,.$i.
,.
210
PO
lE Dt
.\:-.,O~
L'CCl R.\FF.\EU..I.
i'OESIE Dl .\:STO:S L'GIGI R.\FF.\EW.
IL RITORSO.
.. l);,.isi cb.lll >orte • .. ),la uoiti e il duÎo;
.. E;upoada b!~ .. 11
L'anre, ch' ella respira; e oh quai Calîlle l:sciau d' amore dalle sue popille, Ob q al iocanto dal soo dolce riso!
-Pro ;al mio. ..
l'.
Il. Redure alfi;l, qui respirai d'Eliso
~
Tr:t questc piaote.-ove son mena amari~ Perchè hao libero sfago. i miei sospiri. \"0 ripensaooo ai deni ooesli e cari. Ch'eran dolce conforto a'miei martiri;
.Al giogner mio. di giobilo improv'fÎ<::o Brillando in yolto, il cuor OOlzo di Fm.; Piaose di gaodio. Rilocean le stille Di si bel pianto sul1' amato viso;
E il dolce riso e irai più che il sol chiari .Amor mi piDge e i lor soavi giri; E oh come allor de' vivi atTeUi e vari ~r agita il sen la piena e dei desiri!
E di si viYO affello a lanla piena
Talar la veggo con r accesa mente Pensosa e sola. il guardo a terra chlno, l:mida gli occhi, e in mesto alto dolente
Fu aDgu~lo il cuar; languidamente i rai A me volgendo en~ reggeasi a pena.... 011' orme anroTa deI mio ben tornai A' cari loogbi, ov' ella il piè rimena; Ma passo gioja e nou toroo piiI mai !...
Lagna~i
dei crodel nostro destino,
E sospirando dir lenemmente;
Perchè non sono al mio fedel vicino!
211
21.2
POESIE Dt A~TO~ L1"lGl n.\fT.\.ELLI.
lLL(SIO~1
E R111El1BRA..'iZE.
YI. Amor, dOl"uoque il piè solingo io giri, L' immagin carn mi dipinge ionanti \"il"a cosi, che in me gH usali iocaoli n dolce sguardo e il dolce riso spiri;
E ridest30do iosiem co' miei desiri La rimembraoza dei Celici istanLi, M· iIIude si, che risuonar bèanti Par ch' io n' nda gli accenli, e par cb' in miri,
Cnme nell' onda i rai deI ciel sereno, Brillar nel volto l'amoroso ardore, Che il virgineo pudor nasconde in seno. Ah! se appagare or più non puoi deI cuore Le ardenti brame, nella grata almeno Illusion deh ognor mi laseia Amore 1
213
POESIE Dt ..\...no;\: L'CIel f:.\FFAEUI.
.. A»Ui aU' -&n p~ • E al pro6A ,.01$'0 UCO$i
..
YU. àppiè di qnesle anenlnrose pianle,' Chiusi al sonno i he' rai, molle premea LeUo di fiori, ed ogni fior parea Rider d' inlorno e più farsi oleuanle. pleodea cocente il sol; Iieve alcggiante, Timido IrOpPO, zernro morea A lemprarne r ardor, che viepiù fea '"ive le rose deI gentil sembiante. TaI Citerea s' addorme; ambrosii odori Spargon le grazie intorna, ed ombra 4)1 viso Le fan con l'ale j careggianLi amari. QuaI (u poi de' begli occhi, av' io m'affi-=o, Qnal fu r incanlo allor di quei splendori, Quaodo gli schiuse ail' amoroso riso!
1 Questo socetto si trovl!: scritto sulla SCOI"Za d'ano degli alteri, che adombraco l' antico luogo di diporto dei!' Autore Si ved<>r.o
214
POESIE Dl A:>."TO:S Lt'IGI R..-\FFAELLL
POESIE Dl A.''iTO:,\ Lt:IGI RAFF.-\ELU.
iDcisi su quegli alberi molli altri yer.;ij ma non son qua:.! più legg:· bili; e 1'editore ha poloto appeoa le<"dere, al seguilo d'un nome, che mal si discerne, queste due slrOfe; .l.
'l'oi l' llNlo Domt ColaGdo 3miche pÂDœ. Cbf: tlIotc Tolte e. bote
.. E: bdb più ~ il "c!o .. L'adorl):l: dt! pudor...
~illliti-pf.
Quet (no _
i.a:>pn:uo
III nli ~te. come
Scrbo
~l
aro _
Soolpito ad mio
CG«.
La data. eh' ivi si legge. di quesli ed atlri versi. ei pro\"a che son l'opera della prima gîo\"enlù deU' autore, il quale fu poi magi· strato, in luogbi e tempi dilIicili,e rivolse quiodi ad altri sludj e ad altre cure la mente.
\lI!. Foggirti't ab no; ma, come il Luo mel diee
Pietoso sguardo. ascondero Del cuore. Quai sacro furto, r amoroso ardore, Se, me beando, esser non puoi felice. Tacque il suo labbro, ma un sospir d'amore Foggi dal petto, e parve dir: non lice;
E in alto poi, cbe al soo candor s'addice, Toise al bel seno e in man mi pose un flore. Quel fiOT compresi, cbe appassito or miro; E che pur dianzi nel suo sen ridea; E il no tacer compresi e il suo sospiro;
E a quel!' alto gentil ne' suoi be" rai Go non so cbe d" aogelico splendea, TaI cbe sacra mi parve, e l'adorai.
1
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POESIE Dl A.'\ïO=" LCJGl R.\FFAELU.
POESIE Dl .A....'\TO:\ Lt:lGI RAFFAELL!.
PER lj, :.lORrE DELLA Yl\ CAR.\. :XIPOTE
FAŒmA RAFFAElLI.
lX. DOf' è il sereD dell' amoroso ciglio? Percbè a me spieDde, e poi laogDido e fi: Cade al sDolo il bel goardo, 0" io m' amso, E ov' io sol preDdo di sperar cO!lSiglio~
Alli! spoota iO'r3no un lenero sorriso Ad ani var dei labbro il bel vermiglio: Leggo il tua duol oeW incarnato giglio. Che pur l' abbella, seDza rose, il .iso, Se nel daloT tu non mi schiodi il cuore, ~è l' amor li consola onde -mi bèi. Ln fuggevole iosieguo e vano errare !
Ah come puoi far paghi i .oti miei, Ove anche i tuoi nol siano, angiol d'amore~ Felice esser poss' io se tu Dol sei ~
x. Ob! qoal fior di bellà l'iDvida morte,
Quai ci toise lesaro! e acerbamente QDante speranze con quel sole ha speDte! Quai altra fia pin mai che De conforte~
Angiol parea, me raddolcir la sorte Dovea per DOi. Gia la SDa docil mente E le ingeoile grazie in sul ridente Labbro mnooçean yoci soavi escorte. Quando gli occl;i amorosi a Dai yolgea .. SplendeaD piiJ lieti dei sereDo giorno, E il sua dolce sorriso al coar scendea;
Ma il cielo, allor chè lolto-ella d' intorno Sparger di fiori ed abbellir solea, La tOise a Doi per farsen egli adorno.
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POESIE DI
A~roS
LelGl R.\FFAELU.
POESIE DI .\='TOS Lt:lGI R.\FFAELLJ.
219
Qui vien sorente il cuore i suai sospiri A esalar tra le chete ombre; e nei slrani nel mio lorbato immaginar deliri,
LAlIHrO SELLA rmlBA D'ELISA,
Yenlre ai la menti miei~ per doglia insani, Dolce a risponder, qoal solO3, la invoco, 1: Tratte di morte dalle ferree mani » Qoi presso di soa lomba al sacro loco Le sue yegg' io talor forme divine Biancheggiar deUa Inna al Jume fioco;
ELEGL~.
.. VaSG il ciel fone ili si bel Idoro • toise :a DO; pet Ûl'St!l c;li aOofll.O; .. )h,,x UloOIX s'UQ irI cielo, ia cido atttnd~ .. Qatll' :lGStlo d' alQOfe il SIlO fede!e, .. Ed (oh che S;>efo!) il mM:. tucbr le dtlole. .. ÙI
Ecco di Tavignao la not3 sponda, l Doye or non s' ode, Cra il notturno arrore, Che il mormorio della foggevol onda. ToHa ha posa.... Del tua grata sopore
Corlese. 0 notte, al monda, a me Dol sei, Chè il giorno. oimè 1 non basta al min dolore; E a stender va su1ciglio sol di qnei. Cni sorride forlnna, il soono l'ale Placide. e fogge dai mesti ocebi mieL Ah! poseia che oscoro morte fatale Quelta che amor Cee' esca a' miei desiri BelLA, che pore noo par03 morlale, TI cimitero di Corte, dov' è la tomba d'Elisa, è sulla spon· da dei fiurne Tavignano.
E se mormora il fiume ~ 0 aIle vicine Ramose pianle sc 3rvien pOl' che il vento Agiti sibil3ndo il verde crine~ Parmi udir de' suai labbri il DOlo acceDto; Ogni aura parmi il suo sospiro; e inLanto l'\ell' ansio pelLO il cuûr balzar mi seuto; E or qui vengh' io~ dal duol mio trallo. alquanto A lemprar l' amarezza deI mio doolo, Lollando la lri,la alma di pianto.
Deh ! a me, che or vedi derelitto e solo Tra il copo orror delle lenèbre (ahi lasso!). Errar lenlone pel fonereo soolo,
sn scorLa~
0 luna~ e al mie distinto sasso. Che chiode Elisa, Elisa or molo gelo! Guida il romilo dobiloso passo....
Ya tu t'aseondi; pel ventoso cielo Correnti nubi al limido spJendore Deltoo pallido volto alro fan velo, E sol, fuggendo di lor seno fuare ~ Scende a ramper le teoebre talora Lieve sLriscia di laDguido chiarore~
220
POESIE DI
.\STO~
l.'CIGI nAfF.\EW.
Che or breve solea lïma valle, e,1 ora L'erta e le balze dirupale e rolle
Del oemboso vicio monle colora....
Ecce_.. ab! le mie da gemiti interroue Qoerele ascolti, e n' bai dnoqoe pietade, amabil astro della fosca DOtte?
POESIE Dl .\.."\TO:i LOGI
àh! nè lu, àmor, più doleemenle mesti .., ndi;ti useir da più he' labbri mai, · -è più teneri e dolci atti ,edesli. • Piall3i, pregai (diœ,a, ed i he' rai
• lnumidia), ma ioV"an pianti e qnerele J Sparsi~ infan di pietà le Tie tentai.
o
ulla sua tomba ecco on tno raggio cade.. E meo' addita la solinga via, E !angnida DOO 50 qoa! volottade Dclla dolce al mio coor malioconia,
Che tu,
raggio patelîco, m.J inspiri, Molee l'asprezza della doglia mia....
RA~AE.LLI.
· Ahi! comandava un padre~ e me il crllde1e • _'emico fato viUima chiedea.... • Cbe far l'Olen, ob DIo! la tua [edele 1 ~
0
Quai V"into non avria figlia si rea • Il pianto, ch' io dalle paterne ciglia
• Ad 3œu.sarmi ingrata uscir ,'edea!
Cosi plendevi .. 0 Jona !... o~ io te miri~ Qnegl' istanli rimembro. in coi gementi Coofonde33 l'aime nastre i sool sospiri;
, Il tuo cuor, che Tirtode al min con.s:iglia,
E anCOT la v~gio. e quei pietosi aœenti, Che a ricercarmi il CUOT dolce mOTta, ln cnor mi snonan nebili e dolenti.
,
, Dirmi parea che
DeU' estîvo sereo l'aga ridea La ricordevol sera.. onde s· 3'frin Soavemente tenera ridea. Sedeamo insieme al ,iein flume in riva, Dove s'infiora il docile pendio, Cui li mpida corrente onda lambiva.
Ivi il sua cuore a me svelava. ed io JI mia scbiudeale, e insiem dofeamci, e '1 piaoto
ID nel SUD sen versara , ella nel mio. Molcean l' allerne espansioni intanto Il comun duolo, e i saggi deHi ooesti
Nell' alma ]Dia SCeOdetlD con nova incanlo.
r ido!
luo pregïalo
• Piû non vedre.sti neIr ing:rata fig:ia; traIta innanzi aU' ara, abi! disperato • Mover lamento e a me gridar l' udia » Che fe' amore indivl50 il Dostro lalo,
Y.a~
E cb' io d' enlrambi il sacrifilio olIria. • Dnbbia allor sletti, e dei luO ~uo! dolersi,
• _'on già dei mio. s' udi l'anima roia.... Il
.lia, oh tl3lnra ! oh durer! di largo aspersi J Piante le gare, e u gran sospir diè il cuore... • E poi te pur con me viuima ofTersi.
• Oh sacrificio ! oh dei più dolce amore • Delu$êl speme! J e qui più amaramente e la voce le trooc6 il dolore;
Pianse~
E qnal reciso fior, cadde languente ~elle mie braccia, e del sue cuar sul mie L' afTanna:o senlii balter frequente,
POESIE DI A..."'TO::\ L't'IGI
n.-\FF~\ELL1.
POESIE D! .\::\TO:\ I.t:I(i[ R.\FF.\ELLI.
E il bel sembiaole imp:lllidir vid' iD, E me la s.lrinsi al seno. e in qnell' istante Dolce beyea dei mali miei r oblio....
E al colle, ore al raggiar primo llel giorno Dolcemen1e pensosa il piè Tolgea. \ago di Iti, corn' io solea, rilorno.
Abi! scossa a 00 lnlto
Beati lno~bi un di! ..' corn' io solO3, Or più Don 1ro'fo dei suo piede l'orme. Cbe sn i roridi fior lie'fe imprimea....
Che, al ciel rivolla, r accenoô con maoo; E al parl.3r Tivo de' pietosi rai, Cbe m'accnsava di trasporto iosano,
lIa in sonno eterno Elisa no, non dorme;
cra Elisa mi parye; appeoa osai
IDt'ocarta; e in me Jacque
~rrni desiro, Fuor che qoel d' adonna... e r adoni.
ro~! Del mio deliro L' imm3gin cara. e il lenero lamento ~. ascolto, e il pi::mto di qoell' angiol miro;
nva m' appar
E ancor " incanto di qnei sgnardi io sento, Che il cuor pin dora e scabro arrian pur yioto ~el Tolger lor languidame!lle lenlo; E il bianco -rolto, ove leggeasi pinto (n mi la di rigore e di pielade. E svolazzante il bioodo crin di ioto,
E quel, che nuova 'e agginngea bel1.ade, Disordin rago, e gli alti. in me spiranli Riverenza non men che volotlade, Ah! tutto amal' vivo mi pinge innanti. E il duol cosi mi disacerta almeoo Colla memoria dei più cari islanti. Al nota fonte, al margin verde amena, E dove ail' ombra di Oessibil orDo Sedeamo insieme aile fresch' erbe in seno,
E qui ancor Corse, ot'e lascià il SUD fraie Che la vestia por di celesti forme, Fia che, l'"olgendo l' in'fisibili ale, Yiri pietosa il sno fedel che geme, E sospiri la bella alma immortale; E fia pnr anche (oh Insioghiera speme, Cui sorri~e il min CDOT !) che un di sarema A eterni!.ade in sen cO:lginnti insieme. Deh alfrella, 0 morte, qnel momenio estremo!
POESIE DT AXTO:\ Lli'lGI JUFF!..ELU.
POESIE DI A:-'ïO:X Lt;IGr RAFFAELI.!.
IL XI.:OYO ABELARDO, LETTERA D'ALBERTO AL 51,;0 AlilCO.
"". Apfile ISO' dù
ConTtll'O
di_.
Yive l'arnica cbe credevi estinto. Odi a quai prove dolorose il cielo Avea serbalo dei 100 Alberlo il caore. Nato a soffrir, giovioe ancor la dura Arle u'appresi, il sai, qaaad' io la lomba, Coi di teaera madre avea par diaazi Coafidalo le ceneri. disehiusi, Pel' quelle uairvi d'un amalo padre, E il di che Je civili ire furenli Tulti mi lolser, coll' avilo conso, 1 congiunti e gli amici. e derelillo !Ii vedesti fnggir dal patrio lido. Trovai più mite e più sereno il cielo Lungi dal 5001 ualio. Gradito asilo M' erau di Cirno le ospilali rive, Cui fan Ç.orona i gioghi alti dei mooti
E chiara speechio il mare, Ove pii! liete Fan quelle sponde i giorani olivcti; Le rigogliose viti, e gli olezzanti Di mirti effiovii e di dorati cedri, Sûrli la cuaa l'Ercole moderna , Del ra'foloso semideo più grande. Dore brune d'abeli alzan le cime Le 'fieine montagne un di s" udia. BeIlica tromba. jJ- marÎn corno; e tuUe Ke risoonavan le soggette valli, ,Allorchè, al grido della palria oppressa, Soudaro i C6rsi il bra:ldo e alzâr di guerra L' insegna, ov' era in sacre nole scrilto Di vincere 0 marirlJ il giuramento. 1 Ivi, di coor più elle di ferro armati .. Irrompendo qaei prodi inconlro al fera Lrlo di paderosa osle nel campo, CorreaDo a gara ore più ardca la pugo.-: " Segueodo, aH' uopo, dei trecento eroi. Sacri a libera morte, il grande esempio. Redivivo cosi di Sparta e Roma i\eI coor dei C6rsi il marzial TaIore Fiacc6 l' orgoglio alla superba Giana: Oode, d'aoticbe e nuove glorie aiteri, ~e risnonan quei lidi; e l'eco il nome ],i ripete degli eroi di Cirno~ Cui Iibertà fu mèla, e sprone il sanlo Di palria amore il glorlose imprese. ~
• La guerra dell'indipendenza. (Vedi Botta, SlQria d'Italia, Libro 42 anno 456.4, e libro 39 e seguenli.j , XOCli glorio!:'i e degni invero di maggior rama son quelli, ai quali qui si allude. dei Paoli, degli Oroaoo, dei Giafferi, dei Gârtori etc.,ma sommameote poi 'Ç'eoerato è il nome di Pasquale de"Paoli, P«ti Cirsi.
'f5
POESIE DI .\HOS"'l..t:JGI r.AFF.\ELLI.
Serba gelosa quella lerra il cullo De' p3!rii lari e la natia fierezz3; ~la dov' è r anar sacra e sacra il name Di cil adin, d" arnica e di congiunlo, 1 Dore ben ~'am3, ahi si feroce è r ira Y Si prodiga di sangue è la vendetta ~ Eppur talvolta quelle ferree menti Deslai (nè mi fu grave) a generosi Cmani sensi, e il rio pngnal spezzai, Ch' era valla a ferir. - Libera ingegno. Che 10 studio nutriva, e l'inforlunio Pii! fecondo, agitandolo, rendea, chiamato in Corsica Padre della Palria. i") Ve~~si l' anzideUa ~l~ ria deI Botta, e specialmenle il Proemio alJe Ldtc'ë di Pasquale de' Paoli (Fireoze VieuSSE.ux., 4M61. do.e Tommaséo ha posto in ri· lievo l'aHa saviezza e l'eroismo deI oostro Washington. : E qui anrora ci sis permesso di citar TommaséO. Tomma· séo, propugnatore e martire d
n
Il titolo di Plldre tkl/11. Patril1. fu $OleDlltmtnle dtftrito ~ Puqu:tle FJoh il 21 giugno H9i cbll' uwnhlu St"Dfnle, la qmle dtcn:t~u iDOltrt che il dltll; busto fosse (OllOC~IO nell~ u1a dtlle session; rolb wgutnte ;seri:ûont: .. l'ATIIl$. tU.IITATIS
'V:;,D.l.TOJl.I
.I.e
1:\$TAJ;l'IATOIlI
U.SC.HI '01 PAOtl COllSle.!!: GIX10 TCTIUII ~.I.'TIO
IX eO)llTlIS Gt.lIIIALII:ll"S
JlDCCXCIV.
POES:E Dl
.\~TOS
LtJGI
n.U"F~ELU.
Propognator costanle ivi dei drillo.. Fea per me di virti! palestra il faro. :\è degli orfani ioxaoo e degli appressi Vindice e schermo io fni contrn il potente, Cui fu ragion I~orgoglio e driLto il forto. E ben dei fOro i plansi e i puri omaggi Della riCODoscenza e deU' amore Grali mi furo e losioghieri; eppure Pago DOD era îl coor. Di nuavi atreUi olia bisogno, e ne chiedea l' oggelto AU' amoroso immaginar conforme: E qnesto pur, neil' opra sna pii! beUa, A,' voli miei propizio. il ciel concesse. Elisa {era il suo nome) il terza luslra Compiva appena. Le incarnate rnse, Che avvivava il pndor, fiorian lra i gigli Delle virgioee gote .. e gli occbî azzurri, elle abbellia l' innocenza, ingenuamenLe S' aprian di dolce, ancor mal nolo, amore La timida a svelar fiamma nascente. Bella Del sno candor. l'anima in volta Le lrasparia come rinesso raggio; E nova pregio, in lei coogiunte insieme. Davan Je grazie aile virtil piil rare. Ma callgiô il corso di quei giorni; e breve l'ie fu la gioja! Della palria alfine CessO l' nola e il lerror. CessO l'insano Odio civil di lacerarle il seno; E più possenle dalle sne rnine Ella risorse. e il sua destin commise A QUEl, che tanlo alzO di gloria il volo. Fn allnr temnto e invïolato e sacro
POESIE Dt
~,.O:s
LOG! IUJT.U:LU.
Il tricolor ressillo ollre i confioi Dell' aUooita Eoropa: e ovonque il suona Portel la Cam. del!' eroiche gesto; E tnlto .1I0r c.ogiô d' aspeuo, e l' .ur. Spirel seren.lrice, e di qoel GRAXDE Il pronido rende. geoio fecoodo Leggi .11. Fraoci. ed .ra e culto • Dio. Onde piil riro della patri. terra Si ridestel il desio; lai che, toro.odo A respirar le dolei .ure oalie, P.reaci qu.si della prima elade 1 lieti rinnovar giorni sereoi .. Per trarli iosieme. LO pio seoso dcroto !vi pore additavaci le tombe Degli avi nostri, ore dOfe3si un giorno Alla lor polve uoir 1. oostra poire. Addio di Ciroo .micbe rive; .ddio Oileue ville, sul pendio sospese Degli ardni poggi, 0 fomiganti in seno Alle arborose valli ~ Ospili luogbi, AIl' esole diserto, al dereliUo Orfaoo di tr.oquil!e ombre e di mite Aura cortesi, addio! Di si bei giarni Jdemore ognon il mio desio ne cbiede AI f.to irre\'ocabije la gioi. ! Sciogli.m le rele. Il ciel chi.ro e sereoo, E dei Tirreno mar placide l' oude Fan lusinghiero a yalicarle infito; E l' agil legoo, a coi coo me lil mia Spos:l nd.i, lungi roggi. dal lido, L'aura, cb' eofiava dellc vele il grembo, Sogl; eqoore; seotier sfid.odo al corso; E già sorgeao dall' oode i patrii eolll, Che iQdof3\'an dei sol gli ullimi ragJ;i.
POESIE Dt A..'-'TOX LOCI R.\FFAELU.
E n' esll!Lara il coor, e le bram.te "Vicine ri"fe mi parea già quasi Premer col piè... qo.od' ecco il ciel di dens:l lnfocala caligine s' ammanta; E. qU3si l'ogHa il mar l'ignea fumante .:\.lmosfera rispingere. si goofla, E S omao{i montagne al ciel solleva. :ovo \esuvio~ t cbe nel sen più copo Del mar cor.v. ascoso, ecco oe squareia Con gran stossa Je vi· ere profonde; E bilnme erotLando e selci e areoe, ~anda orribil moggito, a coi risponde Il folgore deI cielo, e il cielo e il mare Scoppiando a 00 tempo e aIteroamente, immeoso Yandan rimbombo di confusi tGoni. Al furor delle rabide lem pesle Già piû non regge il combaltulo legno; E lodlbrio dell' oOde, or rerso il lido, Ed or èal lido io alto mor respioto, Or delr aeque .nall.te aW imo rogge E s' 3.5Conde~ e gît! par che s' inabissi. Or dell' aeque ammootate al sommo .scende, . E sulla cim. tituba pendeme. ~on " ha piil scampo. Alto son.sla e mugge A ooi sol capo il succedeote floUo, E SOHo i noslri piedi apresi il cieco .-\ntico raos; già giil si spaJanca Ad illgojarci baratro profondo. AHioto almeo della mia sposa .1 seoo, Mi fla dato morir: coofusi insieme Fian gli eslremi sospiri ! - ahi si scalena Con noyo scoppio il sotlerraneo fulmine. E. in men che il dico, if già percosso legno 1
C!I vu:cano mari.!lo.
230
POESlE DI .\~TO~ Ll:JGI RAF"F.~ELLT.
In allo s'ancia~ e inrrange, e ne disperde Pel vasto mare le sch~ge lluOlanli. liel profoodo r3\'VOllo orrido gorgo, :"è 50 dir come inùi sro~iIO) io senta Rapido lcarmi dal correole Onllo, Che sulla sponda mi ri'fersa e lascia. lia la IDia sposa dal mio seo diTeise L'irresistîLil ooda, e della morte la sol rWalo, io sol na Craga aY3DZO, Sveonlo, esanslo sni deserto lido! ... Qnaodo al primo ra~i3r deI DOOt'O ~iorno Lo spiTta e il sen50 in me ridesti a lita Torno e al dolor. Come da trnce 0550
POESIE DI A:\TO:-; Lt:ICI nAFFAELLI.
J
J
gno ferale amio
ri~rgo ... -
La mia sposa dov'è'
Ah dOl'"e .
)li Tolgo iriLorno.
Ove son' io' L' immenso Oceano i003nti,
E appiè di scabre e d' inaccesse balze Ignote rire! sulla DOda arena, Lunga di S30gue arma segnando, stra:"'ico Le mie lacere memLra, e al lido e ail' cnJ_ Elisa io chiedo, Elisa io chiamo, e temo Le Ttliquie troT3rne e a un teropD il Lramo. FOOT di me, lasso, il mio parUre infansto, Il mare il cielo e l'abLorrHa luce Ahledicendo di'peralameole, Fo l' aere inlorno e la romita sponda Dei miei lamenti risuonar. Rimoro lodi, fremendo, il piede e poi rilorno, E ancor la chiamo, e ancor la cerco 1 Im'ano! Tollo è perdulo! Ah! noo v' ha dubbio, il m'" L' h] dirorala 1 nel sua sena il mare Me pure accolga esiami lomba !... Uo gelo MO assidera le membra, e caJo al 5uol0. Ma quai provide cnre ed amorose J
231
10 me la spirto e ]a ragion smarrita Richiamaoo't ah J tu sei. figlia dei cielo; Operosa honlà, che terger sai Dei sconsolJti il pianlo. e me conduci SoUo tello ospilal, do'·e la p3ce Alberga e la Yirlù. do v' hJD soggiorno Qoei pii. che S3nDO t'gai caduco bene Pilrre in nOJ cale, C, sol yinndo in Dio, VaIson le cnre a consolar tH aftlilti. E ;) rides.lar dei peccalor nel cuore L3 'firlù sanalrïœ e la speranza. [si ad accoglier nel pieLoso sena Dcgl' iofelici il piaolo, e dei dolore li :erireto a indagar. I~ganmi in yollo Le mie Hentore; onde a sofTrire o!"mai; Phi che a sperar; la lor pietà m' iosegoa, L' immagioe adJitaudomi d' lJdio, Di quel Dio, che per noi, Ira i scheroi e l'oote, lolle di morte soslener le aogo:'Ce. Ah! poichè tullo
POES!E DI A~"TOS LtlGI p.Af'FAELLl.
POESIE DI A:'\TOX LtlGI t\AFFAELLL
Del dolore il relaggio e deUa morle,
Voce pareagii che a s.elar scendesse
A te, mio Dio, che ricrear 10 spirto In sen de,;msli dell' umil tuo seno, Tl.1tto giurai di consacrare il cuore.
L' orror dei fallo e a ricercargli il cuore. Indi a coloro, coi manro la 'perne,
AccoL'll il cielo i vnli mieL Già sacro, ~ d'un nOtO .:'ton ingrato fratel face 0 acqu.isto. Conforme era il costum~ e piü conforme Era l' amore e la pielà. Conginnli
10 di grata famiglia.
• ian tra il fnmo degl' incensi al cielo 1 prieghi nostri; ed or gl' inni e i devoli lfulici carmi, onde eebeggïa\"a il tempia.
DeUo spirto di Dio m' empieano il coore; Or medilando soUe sacre carte, La mente e il pelln io m' aeœndea ~el fuc~u De~r inspirati eofatici profef.i. E, trauo pur da vilo zelo. ascesi
Sul pergamo, e dellibro ivi di Dio, Dell' al1.:1 opra d' amor slolg-ere osai Gt' inesao,li tescri. [sc pur di2nzj [mani sensi a risveglbr neI fôro,
Ben più JlOS-'llnte ora il mio dir, t'amore De,lava e la pietà, l' uomo coll' nomo Concilïan 0 e insiem l' uomo COD Dio. Come di sè fatto maggior ~ si sente L'anima snblimar colui che a nome Delt' Altissimo parla! rn nume il in esso.
E di se l'empie e di sua fiamma investe: Onde ~er lui dei ver la pura face, AI fon,e m;cesa delt' eterua luce, ~cende dal cielo a illuminare il mondo. TaloT minaccia di celeste sdegno La mia voce parea. Tuonar dall' alto L' udia l'allrito peccalor. L' ultrice
10 rammenlava cbe per uoi disceso Era da! cielo, oslia di pace, lddio; E a ran-ivar iD mi volgea la tede Dei miseri, cbe Iddio cbiamô beaû, E ricovrarli nel soo sen promise.
A quel Dio, che si grande al cieco mondo Largia di Ince e di bonlà retaggio.
AI Dio degI' infelici, ab moco quanli Offrian di pianu omaggio e di sospiri !
Ln di, sol primo allior ~ ngo di mille Ridenti "'ne, 00 lo.siugbevol sogDO ,ill' amic3 mi trasse ospite riva lb' esul m' aeeolse~ e a quella. av' ebLi io cuna'
E mi parea premerne i fiori, e l'aore 10 godea respirarne. e rediviri _li sorrideao gli o~gettit onde fnr lieti Qoei loogbi un dL.. - Dei sacri bronzi al suono &IZ3i~ correodo al tempio ~ ov' io dovea Quei faotasmi obliar; ma l'egro spirto A Yaghes"~arli ancor seguia~ che. folle ~ JI vaDa errore ei Leme a un tempo etl am3. TaI per vagbezza d'abbagliante lume. Lieve fnrfalla gli s'aggira intorno. Finchè l'.li e la vila, arsa, vi perde.
Le rimembranze de' felici islaoti Vengooo il cuore ad agitarmi. il cuore.
Che tUllo a Dio di cODsacrar giura;, E che al fascino pur di vane laroe Tor non poss' io; gl' insani affetti ormai lIai ne roO"rena la ragion ~ ne fug~ Le vaghe insidÎe iovan la mia virtude:
23.
FOES1E Dl
A~TOX
Lt'ICI nAfFAELU.
Mi perseguono ognora, e appiè deU' Dra,
r\el samua rio islesso, e in soli' anguslo Pergamo par, ch" io proC.1oara, ahi lasso! 10 delle colpe allroi oon delle mie Correggilor, Tolli al mio Dio quel giorno E dei fedeli al numerosO gregge Pobblica faroe espiatrice accosa. 1 ca.si miei oarrai. Dell' alma mia 10 dis,elai le piiI segrele amha3CC, E j combatluti agnor, nè appien mai 'finti. Ribolli atreui; e la difioa Iel;~e, Mi.sta al racconto delle mie S'f"enlure, Parea scolpiroe in agni cOor più ,i'fo Il mesto qua ro, e qoe.slO a!tern3~en~e flemoti facea dei ciel decre:i, L'aIme agil.an 0. risnonar phi addell~rl): Ob ! come attriti e pertoruali, e'l ,olto Dipiol; di pielaJe, io li ,edea Di mia sorle dolersi, a!lorchè, traHi Dai mio ra""oolo, mi se;;oian soli' oode. Fremenli. irale, nel coi sen profondo. ID lor dicera, agni mio b~o sommerso !... Oye la giovio mia do~ce campagna _.. - A qDe5ti deUi d' improfTiso grido S' ode il tempio echee'giar: È desso! Oh ciel Era ella slessa, la diletta sposa, AI soo sposo fedele, era colei Ch' io piansi eslinla, e che dei par la mia !lorte piangea, che il cicl serLa1'3 in yil3, Ma non per me!. .-Come da fulmin CO!IO Rislelli; e poi ehe alla p;iI ,-ira gioia S'abbaodonaro e dell. gioia al pianto 1 noslrî cuoTi, ah! quaI direnni quando Da lei disgionlo mi fid'io! dall' alma
POESIE DI AXTOX Ll"IGJ nAFFAEW.
Dell' alma mia! D' 3mor cieco, i miei loti Abiorando: io 'folea che 30ch' clla j saoi Abiurasse per me; ma inrallo osai Contenderla al suo Dio. Seiogliendo il freno Ai più insani lamenti J ah to "jnai ! lama,a io lasso. e non per me -rirrai 1
E la morle io,ocando, e di dolore Fremendo e d'ira, ahi barbaro! mi dols; Por elle non r eLOO il folgore dei cielo lncenerita, 0 ioabissa1a il mare! Ob delirio ! al 100 serYO, un di r;!>eHe, Deh ! nella lua bonI., gran Dio, perdooa ! Do!eole piiI di me ehe di se ste3sa, EII. dei coor, cbe sola il puo, m'in" gna 1 tormenti a frcoar, e in me riehiama. Angiol di pace, la ragion smarrila E la 'irliI.. rhàli ad ardoa pro,", .. Al martirio serbâli, osiam (dicea) ) Coglierne omai la palma. lnfin dal giorno, .. Che amor deluso il 0051ro incerto fato • Credè compilo, i"iolabi! '"010 't DeUando il ciel. per sempre, ah Doi disginose ! ~ E il ciel pur anche, auspice Dn di, per Doi t trioger lieli pare3 nodi solenr:î !. _ , Ma dei mio Dio sommessa umilc aocella~ J Conforme egli m! inspira or sol ravYÎso » tJn frateUo in Alberto. Ei deI Y30gelo " A sparger siegua la dirina luce; » li. si grand' nopo egli dal cief fu sceito; ) Ei ne compia il ,orer. 10 l'almn e il coore • A Dio consacro, ed il mio sposo è Iddio.» Sulla mia m:m l'ultimo bacio imprime; E dicendomi ad~io con un sospiro, S' im'"ola al moudo e a me. l\'ume geloso 1
236
POESiE DI A.'TO:\ Lt;IGI RAFFAELU.
La lien catli,. appié dei sacri allario Dov' ella ognor per me fervidi al cielo Innalza i prieghi; e~ nel di\'"ino amore Fidaodo, allende COD sereoa mente Il di, che, seiolle dal corporeo velo L'anime oostre (0 Insioghiera speme!)
237
POESIE DI A~"TO:\ LUIGI R.\FFAELLI.
O
L ADOIO DI G. BIROX ALLA YOGLIE
\o!ino> insiem conginnle. in seno a Dio. l'OPO IL DlTORZIO)
E :\ELL' At'TO DI
P.Ut!'IRE DA LO:\DRA
ESILlAXDOSI 'OLOXTARI.ulE.'1E..
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tIlÎDl1. ..
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ELEGLI. TRAITA DllL' IXGLESE.
.... _ .. . Pztra. qtUs aa.l. .. Se qtaoeJDe fusil? .. OUZIO.
Mdio; se fia per sempre, Anche per sempre addio: Fnggirli (il vnoi) degg' io, E in !idi eslrani errar; Ma se vedessi il cuore ~ Che al tuo eongiunse il cielo, E dove il petto anelo Solevi riposar,
PO~
DI
A~TO:X
IUFF~LU.
L'CIGI
-
POESIE DI
A~TO:\
Ltlel IU.FfA.EW.
po .' io; pien rli te soren[e II 50vt'enir la mente Ad attar '"errà : E r~lierà soi noslri ,edovi lelli il d"olo. Yerrâ il m3tlino c solo Forier . duol sari!. Cus~ir
lienIre quel dolce scnno, Che or phi trotar non puoi) Sceodea sugli oc::chi tuoi SopHi neI piacer; Se mi 'fedessi il cnore Ah! nol diresti ingrate; Crndel diresti il lato, Rigide il tua peDsier.
Lung!
foran l'esalta il volgo, E con maligna laude AI fatal colpo applaude Cbe il sen mi lacerô. Perfida Iode! n suono ~7 è ingrato a un cuor pietoso. D un infelice sposo Sull" onta s' innalzô.
.'el carezZ3r la figlia) (Ahi tanlo a me non lice 1) Tu almen ne puai Celice) 1 primi accenti udir 1 Quando il sno labbro il nome Balbellerà di madre, GI' in~nerai de! padre II nome a proferir 1
Peccai; ma irremissibile
Le pa rgolette man i '\ezzeggeranli il viso. Do!ce i suoi Jabbri al fiso Aprir ,OOrai per te, E iD CJregtianti modi Cerear i labbri tuoi; Che le dirai se poi ChiOOerà: il padre ov' è?
7
7
~on
era il rallo mio ~è a le s" addiee il rio Rigor cbe 10 puni. Do\"e3Jl le mani volgersi A lacerarmi il cuore) Che aTea pur scelte amore Per abbracciarmi un dl1 7
Lieve non è, quai crOOi, Drmai trovar 1. pace. Di disamar capaee Si toslo il cuûr non è. ~on è, quai credi, eslinto 1\el tuo l'antieo atTetto; Sento cbe il mio nel peilO Palpita ancor per te.
~f3
J
J
Fia pur col dolce a'pelto Che a le l' amala figlia, Se il genilor scmig!ia, Rimembri il genîtor. Deb ! pensa allor ch' ei 16ra Dell' amor tuo bealo, Cb' erranle e abbandoDalo li te si volge ancor.
240
l'OESIE DI A:'\TO~ Lt'JGI IU.FF.-\EUI.
Invan le mie speranze
Da te lroncar ycgt io. Tornan col mie desio, Tornano sempre a te. E umil mi vedi ad onla Del luo disdegno allero; 1 per le invitto e fiero L' orgoglio mio non è. Per te J' impavid' alma,
Che mai non venne meno, Mancar m' intesi in seno; Mi pan'e di morir. TUllo con te perde; ! Sol da quel di mi resta La facollà funesta D' amare e di solfrir. Vano Iamenlo ! il grido :l"on senli dei dolore.
POESIE DI
VL\CE\"ZO BIADELLI.
Addio; solingo orrore, Che mai rischiara il di, È il mondo, ov' io slrascino
Il mio eTUdel martire; E peggio dei morire È il vi vere cosi.
POdi Cbsl.
'6
ilJITAZIOXE
O'ALCO"] ODI
n' 1.·ACREOXTE.
ODE XXX.
Un di le Muse diern ID rnsei I.cci streUo Amore alla Bellà. Per sciorre il prigioniero L' .IDilta madre offria D'oro e di baci prezzo, Eppnr chi '1 crederia ~ AmaT. ai lacci avvezzo" Sdegoa.a liberlà,
ODE X:'\X\ïl.
Vedi come Grazie e Amor; Seno e chiome S' iogbirJaodano di Jîari, E di Venere solI' orme,
POESIE DI
V'L"\CE~IO
BL\J)ELU.
Menlre dorme TI gelo5o
Zoppo sposo, DelIa JUDa all' alla raggio, Tesson danze, e cantan maggio.
Del bifo!co La speraDZ:l om.i rilnce;
Ch' »-pro gelo Più non copre il molle solco ; E di loce, Di sereno ride il cielo. Del soo verde il sllOl s' .mm.nta . L. pennnla V.g. schier. Salla, canta, E salota Prim.vera. Lieve aleggi. il venliceJlo Sul fiorilO erboso margo, E da! gelido letargo Desta il garrulo ruscelfo. Or che liela si rinnuova La slagione, '\"0' aneor io tomare a nnova Dolce vila; ai buncbi crioi F.r corone Vo' di rose e gel3omini. E degli anoi il brio primiero yoglio allinger nel biccbiero.
ODE XLV.
D' amor gJi aurati strali, A strazio de' morlali, Col seono e colIa mano Fabbrica"a 'n!cano. Pielos> Citerea lia Tia su quei spargea SLille di prello miele, E Amor spargeavi fiele. Grave folmioeo brando 8cberzevole rotando, Marle no ne spezza, e fraie Chi.ma d'Amor 10 slrale. Or le' se ques:to è lieve, Al lemerario disse Amore; e in cor g1iel fisse. Greve, por lrOpPO greve, È 10 100 strale, Amore , Trallo, deb ! trallo foore.... Dell' armi il Dio dicea: E il faociollio rid...
onE
LlU.
Coroniamo il crin di rose, E di rose pur s' infiorino L'ampie palere spnmose.
246
POESiE DI n."~ZO BUDELLI.
POESIE DI
~C!:.'LO
BUDEllI.
E di Bromio col farore Della rosa i preg; cantins!, Ch' è de' fiori il più bel fiore. Rosa .. tn rallegri e bèi L' are, i nuziali talami.
E i convili de:;li Dei. Han le oinIe rosee braceia, Ha l' !nrora le man rosee, Citerea rosea la faccia. D'aItrn fior non fan corona Le canore elerDe vergiDi ln sul giogo d' Elicona. ,'el tuo sen, quando n35COSti, Versô neuare il ciel prot"ido .. Rd i succhi a' rnnrbi iuresti. Da te sugge umor la pecehia Più sone cbe dal dittamo; E sebben già vizza e veecbia .. TaI da le l' aere odor bee, QuaI non banno le aromalicbe Odorose erbe sabee. .1.1 lornar di primarera, Rosa Amore di te adornasi: Di le adornasi la sobiera Delle Grazie, quando fUole Con allerno piede soiogliere Leggiadrissime carole. Di te adorno il crine anch' io .. Di le adorno il plettro ebnrneo Di le adorno l'idol mio.... E soavemente il core Di quei lumi al rotar p\acido Langue in esLasî d'amore. J
AU' ISOLA Dl SANT' ELE~A. 1821.
al.., 0 petrosa dell' oceano figtia; E roi salrele, ch' or alto librali olle grand' ati attoniti tacete, Delle nere tempeste arbitri venli, E voi che riverenli il Onlto stanco !ppiè di lei rompete, onde cannle. Rupe deserta, nel cni seu bevea L'ultime dena vila aure infetiti Quel Grande, ch' adoro qual Dio la terra, Ed or gelosa il suo ceoere seTri, Di le cogli anni parlerà la Fama; :iè lacerà (' obbrobrioso vero, Ch' or nel suo buio angtica frode involve. TI Pro', dirà .. yenne a mereè nOD vinta ..
E l' ospizio cercando, il venerato Invoeô delle genti eleroo drillo .. E scellerato qui duro servaggio. o sir della Yiltoria e della fama, n rigor di forluna e te medesmo Ben tu \incesti .. tu non vinlO mai. lIa lenla nel luO sen scendea la stilla,
248
POESIE DI
\ï~CE..~ZO
BIADELLI.
POESIE DI ,TICE.....ZO BLU>ELU.
Ch' avea perfidia inferocita espre '0 Dagli angui d' Acheronte, e affin moristi, Esul moristi, e senza onOf di tomba ! Ed ora il cnrvo salice, e indisHnto Mnscoso sasso, e fio gemente. il Ioco Addilano, ove il Inn cenere giace. Signor dei mondo, e qnes!' è la Ina tomba ~ Foslù cadnlo dello Scaldi in riva Del trionfale aUoro incoronato, o in riva aU'!stro, 0 al Boristene ! intorno Ti stariano il Dolore e 10 Spavenlo; E, tremefatta e altonila, la lerra Daria dei Ino morire annnnzio degno; E di te degno a ragionar cogli anni SOI'ger farian di gloria monumento n concorde ammirare e i comun voû. Ma quaI deU' orbe parte di lui degna ~ Ai generosi degna sede è il cielo; E al cielo per sentiero ail' nom vietato Ei sorse, e là si riaccende allnme Di cui fn la sua mente il maggior raggio. Immorlal verde i gioghi tuoi coroui; Susurrino alle miti aure d' Igea Le tue foreste, 0 soUtario monte, Cui deU' esilio sno sacraro i passi. A te il segreto delle Innghe nolti A lacrime simpalicbe commislo "erri! sospiro, e a te dei vali il canto; E il Docchier, che r atlantico veleggia Additerà la pietra innomin.ta, Onde aseose viltade il frai temnto, Monumento di gloria e di sventnra, Ed ara ai voli dei mortali. Eterno Fia che snrga il tno nome, 0 balza alpestre, J
249
Ch' in te quel Grande, cb' iIIostrO la terra, D'alteua immensurabile disceso Lungi accogllesti, quai cadenle sole. Ma voi che ,m la tradiste, e Dome SoIn oUerrete dalle sue sventure, y oi maJedice delle genti il grido, E a sempilerna infamia Yi condanna;
Codard; voi ch' il venenoso dente Esereitaste soU' Erne, quaI suole ReUile vil soir aquit. cadnta. SaIre, 0 foresta 3n-enlnrosa! 0 rope DaU' universo invidïata, salve 1
POESIE DI
LUIGI TIBERI.
253
Ventolin dai vanni d'oro, Che l' aggiri intorno a me, Ogni fiore il sno tesoro Sparga solo innanzi a te. ;:)e bai cosi genWe il core Come grata il snsnrrar, Piega i ..nni sn qnel fiore, Ed ascolta il mio parlar. Dove forma, in sè raccolto, Breve stagna il finmicel, Sta nna !'Iinfa, che nel volta Ha l'immagioe dei ciel. Con nn darda, che fra mille Scelse Amore, e la temprô NeU' ardor di sne pnpille, Poi nel sen me la vibrô, Atteggiata in grazie alterne D'attrattive, e di rigor, Vivameote in cifre eterne L' ha scolpita nel mio cor.
POESIE DI Lt:IGl TIBERI.
Quella tempra di ngore lofelice, oh Dio! mi fe': Elia ,ede il mio dolore, Por 000 ha pielà di me. Beo è ,er ch' uo di la ria Mi promise che l'anà; Ma s' io chiedo quaudo fia, Mi nspoode che nol sa. Ahi ! nol sa, percbè 000 TUole, o se ,uol, sarà quel di Che dirà qneste parole: - L' iofelice si mori.Vanne, il snon della mia lira Tu le reC3, 0 ventolin, E Del seno le sospira, E nel labhro corallio. n suo primo atteoto accogli &lspiretlo, e prooto il piè Qui riporta, e il pegno sciogti Fedelmente iD ,olto a me.
Quando poi le beUe alette Ehhre anai dei dolce umor, E r aTrà le penne elette Profnmato il ,ario odor; Di quel mirlo ail' omhra aodrai Sul mio pleltro a riposar, E cootento ti potrai Col sno spirto trastullar.
POESIE DI Lt;IGI TlBERI.
LA DO"3A CORSA. :oiO'ŒU.A. STOroC.4.
DI GIOVA.-~ "ITG ridotta :1 &llata
GBllIA.L~11
d.1. GICSEPf'i:
CAPP~O%ZO.
1.
- Chi di pace mi faTella ~ Con nn riso - di dispetto Disse ,olta la donzella Al pietoso gio,ioetto ; E la stola dell' uceiso Sacerdote discopri. Poi chinata la feroce Sulla tomba dello spento, Stese il dito sulla croce, E un orribil giurameoto Di vendetta proferi. 1 Il volume contenente novelle seritte da Autori cOrsi, parte· cipando insieme della Poesia e della StorÎa, sarà. speriamo , a' letton ltaliani Don meno gradito di questOj a taluni Cors'anche più.
POESlI.: Dl LOGI TIllER!.
Per hoscaglie fuor di maoo, Per dirupi - senu via lovao lido da lontano Qael pietoso la segnia, Confidando aU' erme rupi 1 sospiri deI sno cor. E ncino al caro osteUo, lto no carpino seduto, Ogni sera il meschlnello Inlonava sai Tinlo La canzooe dei dolor :
Indi mnla alzo i in piedi, E 10 s,,"nardo - in lni rifisse. Ch' io perdoni ! e ln mel chiedi ~ ... Bieca in .0110 a/fin ,,"Ii disse. LtlD,,"i il pianlo d' un codardo, Che non m'osa veodic:a.r. Sono nn' orfana de;erta; Sola in mezzo a genti ignote , Son d' infamia ricoperta.... Un fralello sacerdole Ar han trafitto snU' a/tar. OhJratello ! io vivo aocora.... Forsennata - poi riprese : Si, vivr6, finchè non mora La rea gente che t' offese. Sola, inerme, abhandonala Vendicarli io pur sapra. Qninei Iacque, e pianse invano Chinsa al gnardo deUe genti ; lovan corse il coUe e il piano Dietro l'orme de' fnggemi, Fiumi e halze >aHoo. Quante voile in corla vesta Erra sola - per la valle Col herretto snUa lesla, Col mo5Chelto snlle spalle ; E l' ignara boscaiola Di paora impallidi ! Qnante volte il passaggiero AI chiaror .di dubbia Inna Traversando il cimilero 'l'ide no' ombra hruoa brnoa, Cbe nel huio dispari ~
25'i
POESIE Dl LeIGl TIBERI.
Il.
• Addio, di Ciroo piagge feliei, Erme convalli, vaghe pendiei, Caro soggiorno deU' amor mio ! Patria diletla, per sempre addio. A ,"ai rirolge le voci eslreme (;n infelice privo di speme, Cui sola coIpa fu l'esser pio: Palria dilella, per sempre addio. Del mio tagario pace romita. Ore heale della mia vila, Di 'toi non resta che un sol desio: Palria diletta, per sempre addio.
Azzurri laghi~ piannre amcne. Limpidi soli, notti serene, Ah ! voi per sempre lasciar degg' io : Palria dilell
COr$i.
17
POESIE DI LCIGI TlBERI.
JlI.
Del pio gonon la tenera favella Kon piu qneUe solingbe aure consola, E in sè cbinsa la misera donzella Stelle piu giorni senza far parola. Giace in nn canto della mnla ceUa L'arcolaio dimentico e la spola, E sull' inerte pelline rimaoe Sospeso il fiocco delle biaoche lane. Abi, per volger di giorni alla dolente La cara imago Don partia dal core; Ed ognor r era fitto nella mente Il primo islanle ch' ei parlO d'amore. E lui supplice spesso avea presente • Di lagrime atteggiato e di do_lore~ ~ Rimembrando con tenero desio L'ultima nolle cbe le di e addio. - Oh, vederlo potessi auco una volta, Ed udir quella voce che innamora ! Potessi dir: non piangere.... m'ascolta: 10 perdono.... perdonami tu ancora. Abi! tanta gioia~ misera! m'è toila, ~è vederto più spero, anzi ch' io mora ; Chè scontar dovr. " unico peccato D'esser pieloso e d'aver sempre amato. -
POESJE Dl LOG! TlBERI.
259
Talor si leva, e daII' estremo lito Guarda acceunando cou la tesa mano; Ma non vede iu qnel pelago infinito Cbe uu biancheggiar di uuvolo lontauo, o una vela di naufrago smarrito, Che poi si perde nell' immenso piano.... B parle siede numerando i giorni, Pur nelIa sperne ch' al suo sen ritorni. Poi meDtre segne imagini si care, D' orror la scuole nn lremito improvviso l B paltido fra '1 sonno aneo le appare D tmce spetlrO dei fratello ucciso, Che quai giacque traflllo al piè dell' are Le mostra il pello aocor di sangue inlriso, E tra le fosehe tenebre s'invola Aizando il lembo della sacra stola.
S,-enturala fancinlla 1 il core è poco A tanta piena di cresceute affello. L'arde tacita febbre a lento foco, E un pallor le scolora il vago aspello_ Langue il tenero sgnardo, e agnar più fiooa Fassi il respiro all' affanuoso pellO ; E 10 spirto, cbe stanco anela e geme, Sente farsi piu presso ail' ore estreme.
260
POESIE DI Lt:IGI TIBERJ.
II".
- :'io, ripiglia il pio elle siede Alla sponda dei snn lello, l'io, ,endella non li cbiedo Qnello spirlo benedello. Egli vi,e in ciel beato, Percbè in lerra ha perdonalo. Deh 1 perdona ai meschinelli; Sono anch' essi tuoi (ratelli. Sono anch' essi pellegrini :'iella lerra, in cni t' aggiri ; D' nna palria cilladini Spiran l'aria cbe ln spiri; Di Dio figli, e leeo eredi DeUa (ede, cbe ln credi. Deb 1 perdona ai mescbineUi: Sono ancb' essi lnoi (ratelli.
261
POESIE DI L'CIGI TlBERt.
Hanno ancb' essi una dolente, Che li piange, che li aspelta; Hanno nn pargolo innocente, ~u cui cade la vendetla. QuaI mai colpa a qnesti apponi, Cbe ai lor cari non perdoni ~ Deh 1 perdona ai mescbinelli: Sono anell' essi lnoi (ralelli. Che li fece il povereuo, Che l'amo cr amor si fido ~ Sventurato gioTinetto !
\a ramingo in altro lido. oza pace, senza speme For;" è presso all' ore estreme_.. E tn r odii, e reu 10 appelli, Pércbè ama.. i suoi (ralelIi ! - Ob mio fido , allor riprese La faocinlla moribonda, E nel ,olto si raccese D' uoa fiamma vereeooda. Deh ! cb' io '\ vegga e " oda aocora Qnel pieloso, e poi cb' io IOOra ; Deb 1 ch' io roda e gli (avelli : 10 perdooo a' miei fralelIi. -
Ahi 1 di sangue ricoperti, Sempre incerti dei dimane, V.n per halze e per deserli Senza lello, senza pane. 'Dalla patria son proscritti, Son dal mondo derelillL. .. Deb ! perdona ai meschineUi: Sono anch' essi luoi (ratelli.
".
262
POFSlE DI Lt:IGI TIBERI.
POESIE: DI LUIGI TIBERI.
Ti riyeggo,
0
dileUa mia viUa,
Vaga gemma deI corsico suol.... Perchè piange al mallino la squiUa, Come fosse il lramonlo dei sol ~ •
Qnanle faci di patlida cera ! Qnanti volli composti a pregar 1... \oga, yoga: una brezza leggera ~on increspa l'azzorro dei mar.
r.
• Vedi là qnell' oPPOSIa rifiera. Ofe in fondu qneU' isola appar ~ \oga, Yoga: una brezza leggera ~oo increspa l'azzurro dei mar. Ifi in cima a quel halzo romito Di me forse ragiona il mio hen; Forse gitta uno sgnardo sol lita Aspeuando ch' io loroi al suo sen. Forse piaoge; e vedermi dispera Accusando il mio tango indugiar.... Voga. voga: una brezza leggera ~on increspa l'azzurro dei maT. la ritorno col pianto sul ciglio. Cui la gioia mi spreme dal
COT.
Dieci IUDe di misera esigUo Fur mill' anni d'immenso doloT.
Qnanlo piansi quell' ullima sera, Cara palria, in doverli lasciar 1... Voga, voga: una brezza leggera ~on increspa l'azzurro dei maT.
Che vuol dir suU' estrema pendice Quella hara coperta of nu vel ~... Piangi, piangi, garzone inrelice: ~on
vedrai la Ina donna che in ciel!
nDICE DEL VOLUIE.
DtE LETTEtu: di Nieoolô Tommaséo .........•.......... Pag. PIlOEMIO••• _•• _••••••••••••••••••..•••••••••••.••. " ••••••
9
PO~SIS DI VI~CE~ZO GI(;BEG.l.
Per il ritoroo iD patria di Pasquale de Paoli nel .870 '" A ua amico. - Amore di l>alria .........................•. Genova •..••.••.... ·••······• - •...•......•.•...••..•••. ' ln morte d' un amico - . . . . . . . . . . . . . ..
ullo stesso argoroeoto ..................•.••... _. ...•.... A un amico in morte dei padre .............•.•.. _'.. •••.... All'autore d'una r.aw:one su! tempo ..........•............. Al secolo XVIlL '. . . .. .. . . .. ..•.. .. .. La gloria " " . . . . •. . .. Ali' abate Antonio Boccardo . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . ••• . . . . . . Al signor conte Giovann'Agosüno Garibalt:li ...........•.... " Per gnve maJaUi. dell' avv. )(;=10 -
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fi coro _. AI ritratto di persona amata _.' -.................. La lontaDanza in primavera ••. _...•... _ _. _..... Rapimento d' .more. . .. . . . . . . .. . ln morte d·~'"eria .. _. _ ...•................. Lavisione ··.- ..• - .. · ·. L'oro. (Tradw:ione daL (ran«Se.). _.' _•......•...... _ _...
5i 59 60
n costume ...................................•....•.......
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L·addio ....................................•...•........
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n pentimento
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Susanna .•••.••.••.••..•.••..••••.•••..•• ···•··•· ••..•••.•
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67
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PO&SlE DI GleSE'PE Mt'LTEOO.
I1lamento •............................. ···· L'amore occuIto. A.. •.•.••••••••••••••...• " . . • . •• • • . . . . • •• Let.izia Bonaparte............•......•......•.•.•...•..... Xapoleonel. ........•................................... A ~ccotô Tommaséo ......•.............•................. A Giuseppe Yultedo Nïccolô Tommaséo......•........ '" ... La e3D%one della sera, eantata daUo straniero. (Irnil4::;ione dal l«b
Ad Arrigo W
di LOIldra. (Rîsposta ad un'epistola sul suiPag. 47i
cidill.)
51 56
lIdi1nvio .... ~ _...........•.•.. _.•.............•....... &+ 11 sacrifizio d'Abramo.... ....•.. ...••.... ..•.... .. . . . ..... 65 11 peecato di David " " ' " .. . . . • . • . . . . . 6G I.e DOzze di Peleo e Teli.
267
P.>DICE DEL YOL'G!IIE.
I:SOlCE DEL YOLt:»E.
93 99
-Ire .f.fi .f~
435
POESIE III rOllo BE:o;'UI ER.lTO.
ln morte di Loigi XVL Alla Plebe Potere della bellezza " Al Petrarca................•.•.. ·· .. · Aglioccbi dell'am3ta Per none ···.·· Sul10 stesso soggetto La Yergine, madre deI Redentore Sullo stesso soggetto
494 · ••...•....... -492 '. . .. . .. 493 · ··.·.· 49.i····•
49i) 496 49'i
-498 f99
POESIE 01 ASTOS LCIGI R..\n,u:LLI.
Gli atTetti della mia giovanezza. Le ore di Bistuglio L' impero della bellena LapartenZ3
!OS
207 i09 Il riton:tO........•.........•................•.......•..... !.fO U1usioni e rimem.bf3D%e ..............•.•....•••.••.•...... ~t2 Per la morte di Faustina Raffaelli. . . . . . .. . . •.•. .. . . . .. . . . . .. :t:i7 Lamento sulla tomba d'Elisa .•.......... '" '" :t:f8 Il nuovo Abelardo.....•.•.......... , ................•.... m L'addio di G. Byron alla moglie dopa il àivoriîo '" %ri
439
AUaCorsica ...•••....••..•.•.••.•.....•..•.•....•.••...•. 44-4
POESIE DI VISC.E~ZO BU.DJ::LLI.
Imitazione d' aleune odi d' Anacreonte Ali' isola di Sant' Elena. -4824, .•.. '
POESIE III SALl'UOIlE YaLE.
La villeggiatura di Tagliabô ..•.......................••.... 451 La società degli Sfaccendati ....................•.....•..... .f 00
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~ 2~7
POESIE DI Ll:fGI TlnlU.
A Pandora ..•..••.••.•.••........•.•••••...••.•.•.....•.• 45i
Il rilratto, a nome deI canonico Strarorelli. ..........•....... 46i POESIE III At"GUSTO V IA.LE.
La visione, in morte d'un amico 11 quindici decembre L'ioDO dei Piratî
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"65 .f 66 473
Canzonetta. " . '" La donna côrsa
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' .....••....... !53 '" ..•....•.... " ' 255
.ne pubblicazioni nel medesimo lormato. .e" Saœi, Duovamente \'ollato in "ersi italiani da An- Ln "DL . . • . . . . . . . . . • . . _ . . . Lire ilat. .} .-tria e ReIi51.~. Prose di Giambattista Gioliani.---; .1 • • • • • • • • • •
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I.e "Ue de" plù eeeeUeatl Plttorl, seoltori e A...rebltettl, di Giorgio Vasari. - b-DfCI. - VoL Ho ed ulti:no. . 4 Lu~rezlo di Gaetano Trezza, prof. di Leueratura Latina neli'b-titoto Soperiore di Firenze _ . _ ...........•.. 3
Gemme Stranlere, Poeti
lnglesi
e Francesi. (Byron. - lIoore.-
Oat'idsoD. - Miltou. - Bugo. - Lamartine. di Andrea Maffei. - Un \'olome . _ . _
Ponsard.' Tradozioni 4-
Geauae Straniere, Poeti Tedeschi. (Schiller.-Goetbe.-Gessner. - Klopstok. - Zedliz. - Pirker.) Tradozioni di Andrea lIafrei.Un volume. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . " Lettere SenIJl dl Franeeseo I-etrarea, \'olgariuate e diehiarate con note da Giœeppe Fracas.~lti.- Volume no ed ullimo. 4 Le Conunedie di »areo A.eeie Plauto, Lo Smargiasso.Gli Spiriti. - PunJenuJw. - 11 .Co.napo. - GU Schioci. - II povero Cartcgîne:se. - Il Trappota. - Le lre mcnett. Vo:garizzate d:! Giuseppe RigollDl e Temistoele Gradi. - Volume 1-. '" . . . . ·i
"olontarU e Regolari. Libri tre di Paulo Fambri, già capitano deI genio. .., .t. La Letterato.ra Greea" dalle sue origini fino a»a eaduta di Costanlinopoli, e Studio sopra I·ft~ora, di Si!"e5tro Ceotofanli. - Gn volume. . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 4 La Xonzlatora dl Fraoela dei eardlnale Guido Be... tI'l'"oglio, LeUere scritte a Scipione BorgbeseJ cardinal ni pole e seji:relario di 5tato di Paolo V; traUe dagli originali e pobblicale per enra di Luigi De Steffani.- Volume 4° ed ultimo. . . . . . • . . . .( ,'Ittorla .&.eeorambonl, Sloria deI secolo XVI, narrata da.Domenico Gooli, e corredata di note e documenti. - Gn \"olume. . . . .i Poesie edite cd Inedite, dl GloUo f)areano. - Volume Secondo. - Il Libro di Dio, Carme. - Poesie varie. - J'atentma Visconti. - Spartaœ. - Ardoino Re d' IlaUa, Tragedie .. . ... 4 Le Bedltazlonl Carteslaoe riooo\"ate nel Secolo XL"'\. da Terenzio Yamiani. - Un volume. . . . . . . . . . . . . . . . . . . • Storla deUeBelie htlln ItaUa. di Ferdinando Ranalli. Terza edizione rivedota daU'Aulore.con Appendice contenente: ag~io storic{) morale ec. in diresa della Sloria delle Arû. - Dîato~o sulla Pillora religiosa.- Oiscorso sopra Leonardo da Vinci, nelt' Aecademia r1î FireD'le. - Discorso per inaogurazione delle LeZ-ionî d' lstoria nella medesima. - Oiscorso ail' Aecademia di Rarenna. -lettera al pro· fessor Belli. - Tra \'olomi. . . . . . . . n Storia dei Teatro 10 Italla, di Paolo Emiliani-Giodici. lntro· duzione. - Un volume. . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . " ftaeeooti di Francesc{) DalI' Ongaro. - Un volume . . • . . . . . 4 :\'o~-ene ~'eeehle e nuo"e, di Frallce3Co Oall'Ongaro. Seconda edizione. - Un volume 4 Dicembre 1870.