CONFIMI 16 aprile 2015
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 16/04/2015 La Provincia di Cremona - Nazionale Piva a CremonaFiere È il quinto mandato
5
16/04/2015 La Voce di Mantova Api e Veneto Banca creano PmiExport
6
CONFIMI WEB 16/04/2015 www.sassarinotizie.com 03:57 Appalti pubblici: opportunità all'estero per le aziende sarde
8
15/04/2015 laprovinciadelsulcisiglesiente.com 19:49 Venerdì 17 aprile si terrà a Cagliari un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici".
9
SCENARIO ECONOMIA 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Pensioni una sottile tortura
11
16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Draghi e il balzo dell'ex Femen
13
16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Josephine: «La protesta? La rifarei ancora»
15
16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale La rete di Nokia Con Alcatel Lucent terzo polo al mondo
16
16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Alleanze industriali, Fca parla con Gm
17
16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Partner Re, Elkann fiducioso «Amichevole l'offerta Exor, si può chiudere a fine anno»
18
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Reazione lenta ma inesorabile
19
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Draghi: il Qe funziona, andiamo avanti
20
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Una ripresa che non può (ancora) fermare la Bce
22
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Le stranezze dell'euro e la «bolla» dei Bund
23
16/04/2015 Il Sole 24 Ore «Ora commissione d'inchiesta bicamerale sugli appalti pubblici»
24
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Parla il ceo Guerin: «Il gruppo è risanato, Brasile terzo mercato»
25
16/04/2015 La Repubblica - Nazionale La grande alleanza per fermare il monopolio Nel mirino dell'Antitrust Expedia e i big dei viaggi
27
16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Nel labirinto del 730 online tutti a caccia del magico Pin
29
16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Ue accusa Google: abuso di posizione dominante, rischio multa da 6 miliardi
31
16/04/2015 La Repubblica - Nazionale "L'Italia può accelerare bene Jobs act e tesoretto"
33
16/04/2015 La Repubblica - Nazionale Mps vende il 10% di Anima Sgr a Poste Italiane Un cadeau per i soci oggi in assemblea
34
16/04/2015 La Stampa - Nazionale "Ma nelle case degli italiani è rimasto un tesoretto"
35
16/04/2015 MF - Nazionale Arriva la bad bank popolare
36
16/04/2015 MF - Nazionale Sileoni: i bancari ci seguiranno
37
16/04/2015 Panorama Troppo facile scaricare i tagli sugli enti locali
39
SCENARIO PMI 16/04/2015 Corriere della Sera - Nazionale Strade sicure e droni leggeri Ecco la Cernobbio under 35
41
16/04/2015 Il Sole 24 Ore Tavolo sui bonus per i professionisti
42
CONFIMI 2 articoli
16/04/2015
La Provincia di Cremona
Pag. 7
(diffusione:22748, tiratura:28110) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Piva a CremonaFiere È il quinto mandato CREMONA -Quinto mandato alla guida di CremonaFiere per il presidente uscente A n t on i o P iv a , confermato ieri dall'a ssemblea dei soci che ha approvato il bilancio consuntivo 2014 e rinnovato i vertici della società di Ca' de' Somenzi per il triennio 2015/2018. Il presidente è stato rieletto con il sostegno del 90% del capitale sociale, mentre sulla composizione del consiglio di amministrazione si è registrata l'unanimità dei voti. A favore di Piva Comune e Provincia di Crem o n a , C a m e r a C o m m e r c i o , Apa, Associazione Industriali, Banco Popolare, Apindustria, Confartigianato, Confcommercio, Consorzio Agrario, Libera Agricoltori, Banca Cremonese e Confcooperative; astenute Cna e Federazione provinciale Coldiretti. A questo voto si è arrivati dopo settimane di contatti e trattative tra i soci, in uno scenario magmatico che aveva visto a lungo contrapporsi due nomi alternativi: da una parte lo stesso Pi va , espressione della Libera Associazione Agricoltori da lui presieduta per due mandati, dall'al tra l'imprenditore Mau riz io F e r ra r o n i , presentato da Assoindustriali che alla vigilia dell'assemblea ha però ritirato candidatura e appoggio. Un segnale rilevante del confronto anche acceso di queste settimane è rimasto sia nell'astensione finale di Cna e Coldiretti, sia nella proposta formulata in extremis dal Comune di Cremona e da Camera Commercio: in prima battuta avevano pensato di astenersi, chiedendo di rinviare il voto di due o tre mesi per verificare l'effettiva consistenza di un'eventuale candidatura alternativa. Alla fine però la base sociale si è largamente ricompattata sul nome di Piva, forte di risultati che hanno consentito a CremonaFiere prima di occupare e poi di rafforzare una posizione di leadership internazionale nei settori degli strumenti musicali di alto artigianato, nella zootecnia e nell'agricoltura. «Mi sembra che l'esito dell'as semblea si commenti da solo», ha dichiarato il presidente P iv a subito dopo la rielezione. «La convergenza sul mio nome dei tre soci istituzionali (Comune, Provincia e Camera di Commercio) disinnesca del tutto certe polemiche della vigilia. Inizio questo quinto mandato dopo dodici anni di lavoro nei quali CremonaFiere ha sempre presentato bilanci in utile, effettuato importanti investimenti, accresciuto il suo valore in misura significativa». «Mentre diversi centri fieristici stanno per arrendersi (o si sono già arresi) alla crisi pressoché generalizzata del comparto, noi continuiamo a crescere e progredire. Alla fine di questo mandato mi auguro quindi di lasciare una società che primeggia nel sistema fieristico nazionale. Anche in questa occasione - ha proseguito Piva - voglio sottolineare il lavoro del consiglio di amministrazione e manifestare la mia personale gratitudine al direttore generale M as s im o B ia n ch ed i , un manager di grande professionalità, insieme al quale è stato possibile raggiungere risultati significativi». Il mandato triennale formalmente avviato ieri porterà nel cartellone di CremonaFiere altre manifestazioni internazionali di grande rilievo: da 'Be Ital ia n' (il BonTà a Stelle e strisce atteso al debutto newyorkese nel 2017), alle due rassegne dedicate al mondo dell'equi tazione, per le quali venerdì mattina verrà siglata l'intesa con l'orga nizzatore; ad altre che sono ancora 'top secret'. «Desidero poi aggiungere un ringraziamento personale particolarmente sentito ad una grande figura dell'agricoltura, del mondo economico e delle organizzazioni professionali cremonesi» conclude Piva . «Mi riferisco ovviamente al commendator Piero Mondini , vicepresidente nel mandato appena concluso, che in assemblea ha tenuto un intervento di straordinaria profondità sulla storia della Fiera ed il suo sviluppo. Mondini è stato l'anima e per molti aspetti il fondatore della nostra società; tutti noi gli dobbiamo gratitudine, e sto pensando ad una speciale sorpresa per testimoniarlo una volta di più».
CONFIMI - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
5
16/04/2015
La Voce di Mantova
Pag. 9 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Api e Veneto Banca creano PmiExport Apindustria Mantova insieme a Veneto Banca e alle aziende associate Export Più e Koinè Servizi linguistici presenta Api PmiExport, un progetto con una nuova veste grafica e di contenuti che prevede iniziative, corsi, informative per le aziende che vogliono esportare. E' un percorso iniziato nel 2013 e che oggi rilancia una serie di servizi, corsi di formazione e sportelli a supporto delle imprese che abbiano l'idea di iniziare a esportare (per offrire loro un orientamento iniziale) e per le aziende che già esportano (per assisterle nell'ul teriore sviluppo di nuovi mercati o nell'ottimizzazione della gestione di quelli già esistenti).
CONFIMI - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
6
CONFIMI WEB 2 articoli
16/04/2015 03:57
www.sassarinotizie.com
Sito Web La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Appalti pubblici: opportunità all'estero per le aziende sarde pagerank: 4 Venerdì 17 aprile a Cagliari, presso la sala anfiteatro della Regione Sardegna, in via Roma 253, si terrà un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici: opportunità in Romania e nell'Europa dell'Est", organizzato dallo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche in collaborazione con Aniem Sardegna e Confindustria Romania. La filiera della progettazione e delle costruzioni in Italia continua a subire i contraccolpi della crisi economica e del ridimensionamento degli investimenti pubblici. L'internazionalizzazione può essere, in questo contesto, un'opportunità , anche perché in alcuni Paesi la spesa pubblica per opere e lavori è in grande crescita, così come la necessità di investire nel miglioramento delle città e nello sviluppo delle infrastrutture. È però necessario conoscere le difficoltà e gli ostacoli all'ingresso in un nuovo mercato e sapere come reperire i dati e le informazioni utili ad intraprendere consapevolmente i nuovi percorsi di sviluppo. Il seminario intende approfondire le opportunità d'investimento e lavoro nell'Europa dell'Est e in particolare in Romania, dove lo Sportello Appalti Imprese ha già organizzato una prima delegazione di imprese e sta portando avanti un progetto di affiancamento e assistenza di medio periodo. Il programma della mattinata prevede gli interventi di relatori esperti dei mercati esteri che presenteranno i dati macroeconomici e finanziari, le opportunità di lavoro presenti e il sostegno che le strutture pubbliche e associative possono fornire agli imprenditori sardi. Nel pomeriggio sarà possibile incontrare individualmente i relatori e gli esperti, previo appuntamento. Saranno inoltre raccolte le manifestazioni d'interesse per la partecipazione alle prossime missioni imprenditoriali in Romania. Interverranno, tra gli altri, Valentina Meloni (Aniem Sardegna); Vincenzo Francesco Perra (responsabile Sportello Appalti Imprese, Sardegna Ricerche); Pierluigi Piselli (Studio legale Piselli); Marco Sechi (Servizio Affari internazionali, Regione Sardegna); Rocco Ferri (Direttore generale, Confindustria Romania). La partecipazione è libera e gratuita, ma è necessario registrarsi sul sito dello Sportello Appalti Imprese, all'indirizzo www.sportelloappaltimprese.it, dove è possibile consultare il programma dell'evento. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere a Franca Murru (tel. 070.9243.1; email:
[email protected]). LO SPORTELLO APPALTI IMPRESE Lo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche (www.sardegnaricerche.it) è un luogo fisico e virtuale di incontro tra gli operatori economici sardi che intendono entrare o consolidare la propria presenza nel mercato degli appalti. L'iniziativa ha l'obiettivo di promuovere la competitività delle imprese sarde e aiutare il sistema economico ad avvicinarsi ad un mondo poco conosciuto e non semplice da aggredire come quello delle gare pubbliche. Attraverso lo Sportello, Sardegna Ricerche fornisce, in modo del tutto gratuito, servizi di formazione, informazione e consulenza, in particolare favorendo la costituzione di reti di imprese e lo scambio di esperienze tra le stazioni appaltanti. Contatti: email:
[email protected] tel. 070.9243.1 - fax 070.9243.2203 sito web: www.sportelloappaltimprese.it
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
8
15/04/2015 19:49
laprovinciadelsulcisiglesiente.com
Sito Web La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Venerdì 17 aprile si terrà a Cagliari un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici". Venerdì 17 aprile a Cagliari, presso la sala anfiteatro della Regione Sardegna, in via Roma 253, si terrà un seminario sul tema "Internazionalizzazione negli appalti pubblici: opportunità in Romania e nell'Europa dell'Est", organizzato dallo Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche in collaborazione con Aniem Sardegna e Confindustria Romania. La filiera della progettazione e delle costruzioni in Italia continua a subire i contraccolpi della crisi economica e del ridimensionamento degli investimenti pubblici. L'internazionalizzazione può essere, in questo contesto, un'opportunità, anche perché in alcuni Paesi la spesa pubblica per opere e lavori è in grande crescita, così come la necessità di investire nel miglioramento delle città e nello sviluppo delle infrastrutture. È però necessario conoscere le difficoltà e gli ostacoli all'ingresso in un nuovo mercato e sapere come reperire i dati e le informazioni utili ad intraprendere consapevolmente i nuovi percorsi di sviluppo. Il seminario intende approfondire le opportunità d'investimento e lavoro nell'Europa dell'Est e in particolare in Romania, dove lo Sportello Appalti Imprese ha già organizzato una prima delegazione di imprese e sta portando avanti un progetto di affiancamento e assistenza di medio periodo. Il programma della mattinata prevede gli interventi di relatori esperti dei mercati esteri che presenteranno i dati macroeconomici e finanziari, le opportunità di lavoro presenti e il sostegno che le strutture pubbliche e associative possono fornire agli imprenditori sardi. Nel pomeriggio sarà possibile incontrare individualmente i relatori e gli esperti, previo appuntamento. Saranno inoltre raccolte le manifestazioni d'interesse per la partecipazione alle prossime missioni imprenditoriali in Romania. Interverranno, tra gli altri, Valentina Meloni (Aniem Sardegna); Vincenzo Francesco Perra (responsabile Sportello Appalti Imprese, Sardegna Ricerche); Pierluigi Piselli (Studio legale Piselli); Marco Sechi (Servizio Affari internazionali, Regione Sardegna); Rocco Ferri (Direttore generale, Confindustria Romania).
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
9
SCENARIO ECONOMIA 21 articoli
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Pensioni una sottile tortura Daniele Manca Si sta alzando un rumore di fondo poco sopportabile sulle pensioni. Chiunque, a diverso titolo, abbia a che fare con la previdenza sembra sentirsi in diritto di indicare quali debbano essere i cambiamenti necessari al sistema pensionistico. E quello che disturba maggiormente è che viene utilizzato un approccio esclusivamente contabile per farne discendere possibili modifiche o, abusando del termine, riforme. Si dimentica che ogni volta che si interviene sulle pensioni è come se si procedesse, con molta leggerezza, alla rottura di un patto tra cittadino e Stato. Nel 2011 è stata varata una dolorosa riforma che porta il nome dell'allora ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Dolorosa quanto necessaria e, a unanime giudizio, il passo che ha garantito all'Italia di poter riprendere un cammino di risanamento dei conti pubblici e di potenziale sviluppo. Gli effetti sono stati pesanti sui cittadini ma altrettanto positivi sulla stabilità finanziaria del nostro Paese. La dimensione di quanto fatto nel settore l'ha ricordata Enrico Marro lo scorso 14 aprile su questo giornale, sottolineando come a pagina 83 del Documento economico e finanziario (Def) venisse indicato il risparmio dovuto ai vari interventi sul sistema pensionistico dal 2004 al 2011 (Fornero compresa). Risparmi valutati in 60 punti di Prodotto interno lordo fino al 2050. Vale a dire mille miliardi attuali. Una cifra rilevante e che di per sé dà la misura delle conseguenze sulle persone. Per avere un punto di riferimento, il debito pubblico italiano, secondo Banca d'Italia, era pari a febbraio di quest'anno a 2.169,2 miliardi. È comprensibile quindi come ogni volta che si paventano possibili misure sulle pensioni si mandi in fibrillazione, in modo superficiale e immotivato, larghe fasce di popolazione. Con leggerezza si parla di trattamenti pensionistici e spesso ci si dimentica, in buona o in malafede, di distinguere tra quelli già in essere e percepiti attualmente da quelli futuri. Con altrettanta poca accortezza si procede a ricalcoli che riguardano i redditi di alcune categorie, lasciando sottintendere, anche qui, dei provvedimenti. Si alimenta così nel Paese una paralizzante sensazione di precarietà. Colpevolmente si tende a indicare come un problema previdenziale l'assistenza dovuta a persone che in tarda età e lontani dalla pensione si trovano a perdere il lavoro. Con artifici retorici si disegnano interventi per accompagnare al ritiro definitivo dal mondo del lavoro chi si ritrova disoccupato attorno ai 60 anni. Si vorrebbe rendere più flessibile l'uscita con l'illusione che la si possa finanziare attraverso una riduzione dell'assegno percepito da chi ne usufruisce e, magari, intervenendo su quanti godono di elevati trattamenti. Già: ma chi decide quando un trattamento diventa «elevato»? E non è un errore mettere in uno stesso calderone chi si gode una pensione pagata con i propri contributi e altri che devono il proprio assegno all'uso furbo di leggi e leggine? Si parla di pensione e se ne fa una questione di risorse. Come se a decidere di intere generazioni debbano essere dei calcoli attuariali. Con singolare miopia si fa di tutto per accompagnare al ritiro quanti sono nel pieno della maturità lavorativa. Invece di risolvere una eventuale disoccupazione cercando di ricollocare e utilizzare al meglio le qualità accumulate dal singolo, si cerca di eliminare il problema mettendolo a carico della collettività. Si prefigura incoscientemente una situazione paradossale nella quale individui ricchi di professionalità ed esperienza vengono messi da parte per incapacità di aiutarli a trovare un nuovo impiego. Lo si fa con la motivazione di dare spazio ai più giovani. Quasi fosse più semplice inserire nel mondo del lavoro chi ci prova per la prima volta. Si trasforma il drammatico problema dell'occupazione o del reimpiego ancora una volta in una questione previdenziale. Ed è questo l'inganno peggiore: far pagare padri e madri illudendo i figli. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Annunci e ricalcoli
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Daniele Manca © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
12
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Draghi e il balzo dell'ex Femen Danilo Taino D raghi fa una conferenza stampa per dire che il Quantitative Easing va avanti senza incertezze e non finirà prima del tempo. Ma una giovane di 21 anni, ex del movimento Femen, balza sul suo tavolo e urlando «fine alla dittatura della Bce» lancia coriandoli al presidente della Banca centrale europea. a pagina 13 Gergolet, Tamburello DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Berlino La «conferenza stampa dei coriandoli» è servita, ieri, a Mario Draghi per affermare che l'operazione di acquisto di titoli sui mercati per 60 miliardi al mese sta funzionando e per frenare l'idea che possa finire prima del previsto. La Banca centrale europea, insomma, va avanti sulla linea decisa in gennaio senza ripensamenti, al momento. Certo, anche tra qualche contestazione e momenti di tensione. Mentre il presidente della Bce parlava ai giornalisti, nella nuova sede della banca a Francoforte, dopo la riunione del Consiglio dei governatori, una ragazza di 21 anni è balzata sul tavolo a cui era seduto, ha urlato «fine alla dittatura della Bce» e gli ha lanciato manciate di coriandoli. Momento di allarme. I servizi a protezione della banca subito intervenuti, hanno fermato la ragazza e consegnata alla polizia. La conferenza è ripresa con una certa tranquillità. Resta il problema - serio - di una falla nel servizio di sicurezza che ora la banca sta investigando. «I risultati iniziali - ha sostenuto la Bce in un comunicato - suggeriscono che l'attivista si sia registrata come giornalista di un'organizzazione di informazioni che non rappresenta. Come tutti i visitatori della Bce, era passata attraverso un controllo d'identità, un metal detector e la sua borsa sottoposta a raggi-x prima di entrare nell'edificio. Il presidente Mario Draghi non ha subito conseguenze e ha proceduto tranquillamente con la conferenza stampa». Conferenza che - cosa probabilmente mai successa - è terminata con un applauso da parte di giornalisti. In serata si è saputo - da informazioni del quotidiano tedesco Bild - che la ragazza è conosciuta come Josephine Witt (vero cognome Markmann), attivista del collettivo Femen: sarebbe la stessa che nel 2013 interruppe la messa di Natale nel Duomo di Colonia protestando a seno nudo contro il maschilismo della Chiesa. Draghi ha detto che la Bce si aspetta un'accelerazione della ripresa nell'eurozona nei prossimi mesi. Ciò nonostante, ha ribadito che questa non è una ragione per ridurre di volume o accorciare il programma di acquisto titoli, previsto in 1.100 miliardi, da acquistare entro settembre 2016. Sui mercati si è diffusa l'idea che l'operazione, il cosiddetto Quantitative easing , potrebbe essere tra non molto ridimensionato perché l'economia non ne avrebbe più bisogno e perché i pericoli di deflazione (calo dei prezzi) si sarebbero ridotti. Draghi ha invece parlato di «piena realizzazione» del programma. E ha aggiunto: «Sono piuttosto sorpreso dall'attenzione che riceve una possibile uscita dal programma quando ci siamo entrati solo da un mese» (gli acquisti sono iniziati in marzo). È chiaro che Draghi vuole evitare che si apra una discussione sull'eventualità di una cessazione prematura degli acquisti, qualcosa che creerebbe incertezze e tensioni sui mercati. Quando una discussione del genere prese piede negli Stati Uniti, in occasione del Quantitative easing della Fed, gli effetti sui mercati mondiali furono molto significativi. Draghi ha anche detto che, al momento, sui mercati non c'è una scarsità di titoli, soprattutto pubblici, che possa fare pensare a una difficoltà della Bce a trovare «carta» sufficiente per impiegare i 60 miliardi che ogni mese ha deciso di immettere nell'economia dell'eurozona. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA 60 miliardi L'ammontare mensile di acquisti di titoli di Stato e bond da parte della Bce nell'ambito del Quantita-tive easing
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Coriandoli e urla Blitz alla Bce
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
-0,1 per cento L'inflazione nell'eurozona a marzo: è sempre negativa ma in risalita rispetto al -0,3% di febbraio Foto: Sui mercati si è diffusa l'idea che l'operazione, il cosiddetto «Quantitative easing» , potrebbe essere a breve ridimensionato perché l'economia non ne avrebbe più bisogno come prima e perché i pericoli di deflazione, cioè di calo dei prezzi, si sarebbero ridotti. Draghi, invece, ha parlato di «piena realizzazione» del programma
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 13
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Josephine: «La protesta? La rifarei ancora» Studia Filosofia, 21 anni: non sono contro Draghi ma quello che rappresenta Così ho beffato i controlli e sono riuscita a passare. La Bce non è un'istituzione democratica Mara Gergolet Josephine, sei stata tu? Sei salita sul tavolo di Mario Draghi? «Sì, sono io. Mi avete già trovato». Ride. Prima di ieri, prima della clamorosa protesta dentro la Bce, Josephine Witt, 21 anni, studentessa di Filosofia, era (o meglio è stata) la Femen più famosa della Germania. Due le sue azioni che hanno fatto scuola: quando saltò, a seno nudo, davanti a Merkel e Putin a Francoforte, e quando manifestò in Tunisia a favore di Amina, la prima Femen araba, sempre svestita, fu arrestata e si fece 29 giorni di carcere. Sono le 7 di sera e risponde al telefono al Corriere . «La polizia? Mi hanno tenuto dentro due ore e mezzo, hanno preso il nome, è tutto a posto». Perché quest'azione? «Non è contro Mario Draghi, ma contro ciò che rappresenta: la Bce. Da tempo in Germania ci sono proteste contro la Banca centrale per la situazione greca, a Francoforte c'è stata una lunga mobilitazione contro il suo nuovo grattacielo. Si tratta di un'istituzione che ha un'enorme influenza sulle nostre vite, però su di lei non c'è nessun controllo di tipo democratico, non viene eletta. Rappresenta l'arroganza del potere, privato della legittimità popolare. Un problema enorme». Diciamo che è legittimata dai trattati. È stato difficile beffare la sicurezza? «Avevo esperienza». Un'azione studiata nei dettagli, come fanno le Femen? «Sì. Poi mi sono accreditata come giornalista della rivista Weiss , ho passato i controlli» Hai incrociato lo sguardo di Draghi? «Sì, ci siamo guardati» Fai ancora parte delle Femen? Un anno fa ti sei raccontata in un'intervista alla Lettura. Di recente ci sono state molte critiche a questo movimento femminista... «Ho perso contatto con loro. Per esempio, non sfilo più a seno nudo, a Draghi non ho mostrato le tette. Non so cosa succede dentro l'organizzazione, ci sono state cose poco chiare. Ma non rinnego assolutamente niente, lì ho imparato molto». Un anno fa hai detto che la tua battaglia era per i diritti umani. «Assolutamente, lo è ancora». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Sulla «Lettura» Il servizio su Josephine Witt pubblicato dalla «Lettura» il 4 agosto 2013
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
15
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 33
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Operazione da 15,6 miliardi del gruppo finnico Massimo Sideri «Insieme, Alcatel Lucent e Nokia intendono sviluppare tecnologia e servizi di rete di nuova generazione, con lo scopo di creare una connettività senza soluzione di continuità per le persone e le cose, ovunque si trovino». Nelle parole con cui il chief executive officer di Nokia, Rajeev Suri, ha confermato l'operazione da 15,6 miliardi con Alcatel Lucent c'è tutta la cultura finlandese, compassata ma solida: Suri ha citato elegantemente prima Alcatel Lucent. Intanto, da predatore, se l'è mangiata. Inoltre «connettività senza soluzione di continuità» ricorda molto da vicino quel connecting people che per un decennio e oltre è stato il mantra con cui l'azienda aveva conquistato il mondo. Michel Combes, il carismatico amministratore delegato di Alcatel Lucent che era stato chiamato due anni fa per mettere dei tappi alle falle di un'operazione in pieno stile grandeur dell'era di Nicholas Sarkozy che stava facendo affondare tutta la baracca, è stato più laconico: «Molto rapidamente è apparso chiaro che il gruppo non poteva continuare da solo, per far fronte alle sfide future, c'era bisogno di un partner. Da soli non avevamo i mezzi finanziari per investire nella misura necessaria, né la taglia adeguata per fare economie di scala indispensabili a garantire la nostra competitività nel settore» ha detto ieri a Le Monde . Per Le Figaro la Francia perde un altro pezzo di industria. L'operazione avverrà tutta con scambio di carta sulle borse di Parigi e New York dove la società francoamericana è rimasta quotata dopo la fusione del 2006 che era costata miliardi al governo francese: i soci di Alcatel riceveranno 0,55 euro per azione e avranno il 33,5% della nuova società, mentre quelli Nokia il 66,5%. Nokia Network che rappresenta oggi oltre il 90% del gruppo ha chiuso il 2014 con un fatturato di 11,2 miliardi. Alcatel-Lucent ha avuto un giro d'affari nello stesso periodo di 13,2 miliardi. Ericsson ha chiuso il bilancio 2014 a quota 25,1 miliardi e la cinese Huawei a 23,6 miliardi. In questa prateria o si è prede o predatori. E Nokia ha deciso di essere predatore diventando uno dei tre grandi operatori mondiali di rete. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'accordo L'intesa prevede l'acquisto di Alcatel da parte di Nokia che pagherà 15,6 miliardi in azioni I vecchi soci di Alcatel avranno tre posti nel cda del nuovo gruppo che si chiamerà solo Nokia Foto: La firma Da sinistra, Risto Siilasmaa e Rajeev Suri (Nokia) con Michel Combes e Philippe Camus (Alcatel)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
16
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La rete di Nokia Con Alcatel Lucent terzo polo al mondo
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 35
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Contatti tra i vertici dei due gruppi dell'auto. Oggi l'assemblea. Cnh sospesa in Borsa per eccesso di rialzo Bianca Carretto Oggi è il giorno della prima assemblea di Fca - Fiat Chrysler - fuori dal nostro Paese, ad Amsterdam. In una lettera agli azionisti il presidente John Elkann ha così riassunto: «Sono convinto che il settore debba ulteriormente consolidarsi ed è quello che accadrà in futuro. C'è da sperare che il consolidamento sia guidato più dalla ragione e dal buon senso, che non dall'emergenza». Sergio Marchionne, ceo di Fca, da tempo sostiene che i costruttori devono unirsi per affrontare - pur nel rispetto dell'assoluta concorrenza e della propria individualità -la ricerca necessaria per realizzare l'auto futura, spalmando su un numero maggiore di vetture gli enormi costi della ricerca. I vertici di Fca stanno «parlando» con General Motors. Dopo aver scartato un possibile partner francese (Carlos Ghosn, il numero uno dell'alleanza Renault/Nissan nei giorni scorsi è stato «avvisato» dal suo azionista, lo Stato francese, che la strategia industriale deve essere condivisa e Psa si è dichiarata indisponibile poiché ancora impegnata nella ristrutturazione) e dopo l'imbarazzante contenzioso creatosi ai vertici di Volkswagen, rimanevano solo le case americane con cui aprire una trattativa. Anche con Ford ci sono stati colloqui (da sempre le famiglie Agnelli/Elkann e Ford sono amiche) ma è General Motors la società adatta per definire accordi che non significano assolutamente l'acquisizione di una o dell'altra, ma possono portare a cooperazioni industriali ormai fondamentali per difendersi e tutelarsi entrambe. Marchionne conosce bene Gm, visto che undici anni fa, nel 2004, appena entrato in Fiat, fu lui stesso a siglare il divorzio tra il gruppo torinese e quello americano. Intanto ieri, all'assemblea di Cnh, Marchionne ha detto di «guardare ad opportunità» nel settore delle macchine agricole. E il titolo dell'ex Fiat Industrial ha chiuso con un guadagno del 6,4% a 8,22 euro, dopo un congelamento per eccesso di rialzo. Un commento anche sull'imminente incontro con i sindacati: «Era ora che li vedessi, non conosco ancora i nuovi segretari generali di Cisl e Uil», ha detto il manager in risposta a una domanda dei giornalisti. Sulla quota che andrà in Borsa di Ferrari, di cui è presidente, Marchionne ha spiegato: «Non credo che andremo oltre il 10%. Stiamo ancora valutando». Un commento, infine, sulla riforma del lavoro in Italia: «La credibilità dell'Italia ha raggiunto livelli che non esistevano prima del Jobs act. Il Paese sta cambiando, sta andando nella direzione giusta, è diventato più attraente per gli investitori anche se ci sono ancora tante cose da mettere a posto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
17
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Alleanze industriali, Fca parla con Gm
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 35
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Partner Re, Elkann fiducioso «Amichevole l'offerta Exor, si può chiudere a fine anno» Raffaella Polato MILANO Adesso tutto sta a PartnerRe. A meno che Axis, il promesso sposo a rischio di abbandono, non decida di accettare la sfida di Exor. E al momento appare complicato: con un'offerta cash da 6,4 miliardi di euro, che al sesto gruppo riassicurativo mondiale riconosce un premio del 16%, John Elkann è fondatamente «fiducioso» di avere le carte migliori. Non le scopre proprio tutte, ovviamente. Ieri, in conference call, qualcuno ci ha anche provato, a capire se il plenipotenziario di casa Agnelli sia per esempio disponibile a sostenere un'eventuale guerra al rialzo. È la domanda che tutti si fanno, la speranza di mercati che l'altra sera hanno reagito all'annuncio torinese correndo a Wall Street a comprare titoli della società contesa (+9%). Elkann è però abile a dribblare. Un piano B? Presupporrebbe che PartnerRe respingesse l'offerta, o che Axis rinunciasse al «carta-contro-carta» e trovasse contanti per almeno un dollaro in più rispetto ai 6,4 miliardi già pronti in cassa al Lingotto. Complicato, appunto. Così il numero uno della holding può liquidare in questo modo l'idea di una battaglia azionaria: «La nostra è una proposta amichevole. Sono totalmente fiducioso, non vedo ragioni per le quali il board di PartnerRe non debba prendere la decisione giusta per la società e per i suoi azionisti». In effetti, la prima reazione non è ostile: se è vero che l'offerta «non è stata sollecitata» né poteva esserlo, perché gli accordi di fusione vincolavano all'esclusiva fino all'altro ieri, «il consiglio esaminerà la proposta di Exor per decidere la linea di maggior interesse per PartnerRe e per i suoi azionisti». Dall'altro lato del tavolo, per contro, Axis sembra spiazzata: prende atto dell'«offerta non sollecitata», fa presente di essere «totalmente impegnata nell'aggregazione», si dichiara «fiduciosa nel valore superiore della società comune». È una posizione che Elkann, in conference call, smonta sistematicamente: «La nostra offerta riconosce un valore pieno, immediato e certo contro il valore incerto e soggetto a variabili della proposta Axis». E, ancora «a differenza»: «Noi garantiamo l'indipendenza, la continuità di gestione, il supporto che un socio totalmente privato può dare nell'ottica di un investimento a lungo termine». Se il board di PartnerRe la penserà allo stesso modo, «potremmo chiudere per fine anno». In tempo per includere nel bilancio 2015 quello che sarebbe il secondo asset della holding dopo Fca. E archiviare così anche il capitolo «diversificazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Exor ha presentato al board di PartnerRe un'offerta d'acquisto tutta per cassa di 130 dollari ad azione, il 16% in più rispetto alla fusione con solo scambio di azioni trattata dal gruppo di riassicurazione con Axis PartnerRe diventerebbe il secondo investimento di Exor, la holding della famiglia Agnelli che possiede il 30,8% di Fca (46% i diritti di voto), il 27% di Cnh industrial (40% i voti) e l'81% di Cushman & Wakefield Exor ha un Net asset value (il valore corrente degli investimenti) ben oltre 10 miliardi che includono anche la Juventus e una quota dell'Economist Foto: John Elkann, presidente di Fiat Chrysler e di Exor, la holding d'investimenti che ha avanzato un'offerta d'acquisto sulla PartnerRe. Un'offerta da 6,4 miliardi
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
18
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'operazione
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Luca De Biase L'Europa si muove. Con i suoi tempi, simboleggiati dai 5 anni che ci sono voluti per arrivare a 10 settimane dal termine della sua indagine sulle presunte pratiche anticompetitive di Google e al lancio di una nuova inchiesta sulla piattaforma mobile Android. u Continua pagina7 u Continua da pagina 1 Ma le decisioni dell'Antitrust di Bruxelles su Google si fanno sempre più stringenti e sono operate nel contesto di uno stillicidio di azioni, sempre più frequenti, che riguardano l'azienda americana: dal copyright al fisco, dal diritto all'oblio alla richiesta di pubblicazione dell'algoritmo di Google emergente in Francia. L'Antitrust ha dato dieci settimane a Google per rispondere alle accuse con argomentazioni diverse da quelle offerte finora. Dunque non basterà a Google rispondere per esempio che definire la posizione dominante nella ricerca online non è facile perché gli utenti adoperano il motore di ricerca ma anche con i servizi verticali per lo shopping, i viaggi, l'informazione. La quantità di osservatori soddisfatti di queste decisioni è proporzionale al crescente sentimento di rivalsa nei confronti delle piattaforme americane che stanno rivoluzionando molti mercati e mettendo a rischio un certo numero di rendite di posizione, ma trova l'appoggio di quegli innovatori europei che denunciano come l'estensione sempre più evidente del servizio di Google - dalla ricerca orizzontale tra i siti, alla ricerca verticale, soprattutto per l'ecommerce - metta a rischio molti servizi specializzati. Ma gli utenti che invece danno ragione alle piattaforme americane, da Amazon a Uber, da Apple a Facebook, segnalano un'altra realtà della quale sarebbe assurdo non tenere conto. Di questa realtà siè fatto interprete Günther Oettinger, commissario Ue agli affari digitali, che ha denunciato come l'eccesso di dipendenza dell'Europa dalle piattaforme americane sia anche causato dalle molte occasioni perse dalle imprese europee in questo settore. Un parlamentare europeo come Renato Soru, fondatore di Tiscali, lo sostiene da molto tempo, descrivendo la materia come una questione centrale della geopolitica culturale ed economica europeae agendo da imprenditore con coerenza: la suaè una delle poche aziende europee che investe in un suo motore di ricerca, Istella,e valorizza l'antica competenza sviluppata dai ricercatori di Pisa in questo settore. La sua storia dimostra per lo meno che la mancanza di un motore di ricerca europeo non dipende dalla incapacità di realizzarlo.E del resto, in altri paesi la dominanza di Google non esiste: non solo in Cinae in Russia, ma anche in Corea del Sud, il motore dominante nonè quello dell'azienda americana. La battaglia antitrust con Google non può dunque essere il finale della storia. Anzi.E il vero terreno di prova riguarda la creazione del mercato unico digitale che la Commissione dovrebbe annunciare il7o l'8 maggio. La nuova regolamentazione dovrà vedersela con le lobby, europee e americane, come dovrà accettare il confronto con il Parlamento che ha già dato risposte forti per esempio sulla net neutrality. Ma la creazione di un mercato unico integratoe forte, con meno ostacoli alla crescita di imprese di scala europea,è un percorso altrettanto importante del contrasto alla dominanza delle piattaforme americane.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
19
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Reazione lenta ma inesorabile
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1,3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Draghi: il Qe funziona, andiamo avanti Nessun tapering all'orizzonte Il programma di acquisti proseguirà almeno fino al settembre 2016 Il nodo del credito Migliora, ma resta debole, la dinamica dei prestiti alle imprese Secondo la Bce si consolida la ripresa nell'eurozona mentre crescono le aspettative d'inflazione EFFETTI COLLATERALI? Al momento la Banca centrale europea non ha indicazioni sul rischio di possibile bolle sui mercati obbligazionari Alessandro Merli PL'economia dell'eurozona migliora e ci sono «chiari segni» che le misure di politica monetaria della Banca centrale europea, compreso l'acquisto di titoli avviato il mese scorso, funzionano. In una conferenza stampa che passerà alla storia per la protesta dell'attivista balzata sul suo tavolo, il presidente della Bce Mario Draghi ha voluto dare un messaggio rassicurante sui progressi dell'area euro e sulla determinazione dell'istituto di Francoforte a mettere in atto «in pieno» il Quantitative easing (Qe) da 1.100 miliardi di euro appena varato. Sono «sorpreso», ha detto Draghi, che si parli di un'uscita dal programma solo un mese dopo la sua partenza. «È come se un maratoneta- ha scherzato- dopo aver percorso un solo chilometro, si chiedesse quando finisce». Il presidente della Bce ha ribadito l'intenzione di continuare con il Qe fino a settembre 2016, o fino a quando l'inflazione sia avviata in modo sostenuto verso l'obiettivo di avvicinarsi al 2% (il mese scorso era a -0,1%), precisando che non vuol farsi distrarre da deviazioni temporanee dal trend. Il programma di Qe, ha precisato, ha comunque la flessibilità sufficiente per essere modificato secondo la circostanze, ma questoè «prematuro». Le aspettative d'inflazione sui mercati, intanto, sono aumentate, prima con le attese del Qe, poi con il suo annuncio, e infine con la sua partenza. La politica monetaria della Bce, insieme al calo del prezzo del petrolioe alla discesa dell'euro, ha contribuito alla ripresa, che ha preso maggior spinta dalla fine del 2014 e dovrebbe allargarsi e rafforzarsi. Si tratta però di una ripresa «ciclica», ha sostenuto Draghi, che per trasformarsi in strutturale e aumentare il potenziale dell'economia, ha bisogno del supporto delle riforme e della politica fiscale, il consueto appello del banchiere centrale italiano. Il Qe, secondo il presidente della Bce, ha già mostrato i suoi effetti sui mercati finanziari e le condizioni del credito e sta cominciando a raggiungere l'economia reale. Draghi ha riconosciuto però che per ora la dinamica dei prestiti alle imprese resta debole, un tema sollevato questa settimana anche dal Fondo monetario. A differenza dell'organizzazione di Washington, però, non lo attribuisce alla debolezza delle banche, dopo che sono state sottoposte lo scorso anno all'esame della Bce. Sui mercati finanziari è stata anche discussa con insistenza, dopo l'avvio del Qe il 9 marzo, la possibilità che la Bce presto si ritrovi senza titoli da acquistare (il programma prevede operazioni per 60 miliardi di euro al mese), in parte perché le banche e altre istituzioni finanziarie sarebbero riluttanti a vendere, in parte perché i rendimenti di molti titoli dei Paesi del "centro" dell'eurozona sono scesi sotto il -0,20% del tasso sui depositi delle banche presso la Bce stessa, limite minimo di intervento. «Non ne abbiamo nessuna prova», ha detto Draghi, il quale ha sostenuto anche che per il momento non ci sono indicazioni che si stiano formando bolle sui mercati obbligazionari. Ha riconosciuto però che un lungo periodo di bassi tassi d'interesse può creare squilibri sui mercati, ma la Bce tiene sotto continuo monitoraggio la situazione e la "prima linea di difesa" sono in ogni caso misure macro-prudenziali per evitare appunto la formazione di bolle. Draghi ha anche smentito che la banca possa abbassare ulteriormente il tasso sui depositi. Inevitabilmente, molte domande hanno affrontato la vicenda della Grecia, ma Draghi ha insistito che la soluzione è «interamente nelle mani del Governo greco», ripetendo che la Bce (che oggi ha un'esposizione verso Atene di 110 miliardi di euro) continuerà a consentire la fornitura di liquidità alle banche elleniche finché sono solvibili e hanno i titoli da fornire in garanzia alle operazioni di finanziamento. Mentre crescono le preoccupazioni che il Governo greco possa presto trovarsi senza fondi, il banchiere centrale ha sostenuto di «non voler nemmeno contemplare l'ipotesi di un'insolvenza della Grecia. E le dichiarazioni delle autorità greche mostrano che la pensano allo stesso modo». L'incremento del portafoglio 315 295 275 255 235 237,1 312,7 Fonte: Bce 10 03/04 27 20 13 6/03 Ammontare dei titoli in possesso della Bce. In miliardi di € SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
20
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Crescita e mercati LE MOSSE DELLE BANCHE CENTRALI
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 1,3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
21
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: Piovono coriandoli alla Bce. L'azione di protesta della giovane attivista di Amburgo durante la conferenza stampa di Mario Draghi alla Bce
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Una ripresa che non può (ancora) fermare la Bce Riccardo Sorrentino La Bce intende andare avanti. Non saranno i timidi segnali di ripresa nell'intera Eurolandia - ma non in tutti i Paesi -né l'aumento della domanda di prestiti, né il leggerissimo miglioramento dei criteri per la concessioni dei crediti che continuano però a calare - a far rallentare gli acquisti di titoli di Stato. Alcuni analisti e alcuni investitori , forse ricordando il rigore di un passato non troppo lontano, si erano chiesti se il ritorno della crescita, in un'economia che non sembra in grado di sostenerla senza surriscaldarsi, avrebbe spinto i banchieri centrali a ridimensionare i loro programmi. La risposta è stata un sonoro no; e la Bce non l'ha affidata solo alle parole del suo presidente, ma ha voluto inserirla nel comunicato introduttivo della conferenza stampa. Nero su bianco, per così dire. Nel valutare la situazione, scrivono i banchieri centrali di Eurolandia, «il consiglio direttivo seguirà la sua strategia di politica monetaria e si concentrerà sulle tendenze dell'inflazione, guardando al di là di dati inattesi, sia in una direzione che nell'altra, nel caso dovesse giudicarli temporanei e privi di alcuna implicazione per le prospettive di medio termine sulla stabilità dei prezzi». Non sarà un singolo dato, ma neanche un singolo indicatore che potrà quindi spingere la Bce a modificare la sua politica monetaria, che si propone di acquistare titoli di Stato (e altri strumenti finanziari) fino almeno a settembre 2016, ed eventualmente anche oltre. L'unico punto di riferimento diventano quindi le proiezioni trimestrali dello staff della Bce. Se qui dovesse emergere un'inflazione che minaccia di diventare fuori controllo non semplicemente intorno al 2%, perché le previsioni tengono conto dell'effetto di tutti gli acquisti si potrebbe immaginare una fine anticipata o un rallentamento degli acquisti. Altrimenti, tutto continuerà come è stato annunciato a gennaio.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
22
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'ANALISI
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 5
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Le stranezze dell'euro e la «bolla» dei Bund TENDENZE La scelta di non tagliare il tasso Bce sui depositi e i dati macro negativi negli Usa suggeriscono un dollaro più debole Walter Riolfi Non è il caso di leggervi troppo nei sussulti del cambio euro dollaro, prima, durante e dopo la convulsa conferenza stampa di Mario Draghi. L'euro è caduto di oltre un punto in mattinata, si suppone per l'attesa di una Bce più compiacente del previsto; è rimbalzato ancor più violentemente sulle parole di Draghi (si ipotizza per il no a tagliare ulteriormente il tasso sui depositi); ed è ridisceso poco dopo, quasi ai minimi di lungo periodo, e non si capisce perché. Infine, è tornato a salire, pure in questo caso inesplicabilmente. Siccome nel cambio giocano anche le cose d'Oltreoceano, ci si sarebbe aspettati una serie di notizie macro tali da far immaginare una politica monetaria meno espansiva in America. Invece tutte hanno dato la conferma di un quadro economico in peggioramento. Aveva da poco spedito Bank of America uno studio, nel quale i suoi analisti si dicevano convinti di un «forte rimbalzo» dell'economia Usa, dopo un brutto primo trimestre, che sono arrivati a smentire le previsioni i numeri sull'attività manifatturiera di New York (in contrazione ad aprile con i nuovi ordini calati ai livelli di due anni fa). È vero che a New York l'industria è marginale rispetto ai servizi, ma il successivo dato sulla produzione nazionale a marzo (-0,6% contro il -0,3% atteso) suggerisce che il pil del primo trimestre potrebbe riservare brutte sorprese. Lo vedremo fra 10 giorni. In ogni caso, a reagire alla notizia (cattiva per l'economia ma buona per i mercati, poiché allontana la prospettiva di un rialzo dei tassi d'interesse) sono stati solo i Treasury: i cui rendimenti sono scesi di qualche centesimo. Si ha l'impressione che il cambio abbia oscillato per ragioni che hanno poco a che fare con l'economia e con le politiche monetarie. Non a caso la forte volatilità mostrata ieri dal dollaro contro euro non s'è vista contro lo yen o, quanto meno, s'è percepita in maniera attenuata. Resta da capire se la Bce sia apparsa accomodante come piace ai mercati oppure se abbia un poco deluso. Ad economisti misurati, come Riccardo Barbieri di Mizuho, Draghi s'è mostrato "colomba", come ci si attendeva: specie nell'affermare la volontà di perseverare nel quantitative easing fino a quando l'inflazione non si sarà avvicinata al 2% (chissà quando!). Dove Draghi s'è rivelato un po' meno compiacente è stato nel negare la possibilità di un taglio al tasso dei depositi. La qual cosa avrebbe dovuto far ricredere quegli operatori che ancora si ostinano a comperare i Bund a 2 e 3 anni, i cui rendimenti sono rimasti negativi ben oltre la soglia di quel tasso (-0,2%). Dove Draghi è apparso meno convincente è stato nel negare l'esistenza di una bolla speculativa sul credito, come se un rendimento di 0,27% per il Bund a 2 anni sia normale, come se fosse naturale che metà del debito pubblico d'Eurozona quoti a rendimenti negativi e che sottozero rischi di finire pure il Bund a 10 anni, come se fosse logico che a pagare l'interesse su alcuni mutui casa sia la banca e non il mutuatario (si veda il caso Bankinter in Spagna). Un poco inquietante è stata invece la condotta della borsa tedesca proprio nel finale, quando l'indice è improvvisamente caduto di oltre mezzo punto. E di certo c'è meno bolla nel Dax di quanto ne mostrino i Bund. L'altalena dell'euro 1,064 1,073 1,070 1,067 1,061 1,058 1,055 h 19.30 h 00.00 h 14.30: parla Mario Draghi Cambio con il dollaro, ieri ora per ora
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
23
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'ANALISI
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 9
(diffusione:334076, tiratura:405061)
«Ora commissione d'inchiesta bicamerale sugli appalti pubblici» «Sull'Italicum abbiamo fatto modifiche significative in Senato, è una buona legge» Emilia Patta ROMA pUna commissione bicamerale d'inchiesta sugli appalti pubblici e sui fenomeni della corruzione e della collusione ad essi correlati.A darne notiziaè il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda. Nelle prossime ore verrà presentato il disegno di legge a Palazzo Madama a prima firma Marco Filippie Zanda. «Su un fenomeno così ramificatoe radicato come quello della corruzione non si poteva più aspettare. Oltre cento senatori hanno firmato il disegno di legge, e alla Camera verrà presentato domani (oggi, ndr) un testo identicoa prima firma Ermete Realacci». Come mai una commissione d'inchiesta bicamerale su appalti pubblici e corruzione, senatore Zanda? Non ci sono già le inchieste della magistratura, non c'è l'Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone? La commissione non dovrà in nessun modo sovrapporsi al lavoro dei magistrati né a quello del commissario Cantone. Ma ci sono almeno tre ordini di ragioni per una commissione d'inchiesta. La primaè che la violenza con cui la corruzione è emersa negli ultimi tempi sta diventando un carattere nazionale negativo. La seconda ha a che fare con i ricaschi economici del fenomeno: la Corte dei conti ha stimato in 60 miliardi l'anno il costo della corruzione. Ci sono poi da considerare, perchéi fenomeni sono collegati,i 120 miliardi di evasione fiscale e i 200-250 miliardi di economia sommersa. Si tratta di un volume di denari così elevato da condizionare in modo pesantissimo l'economia nazionale. La terza ragione riguarda la necessità di analizzare il fenomeno lì dove non possono arrivare la magistraturae l'autorità anticorruzione: metterea fuoco, in un sistema così ramificato, le relazioni tra politica, pubblica amministrazione, Comuni, Regioni, corpi tecnici pubblici, il sistema di imprese, la finanza, la criminalità e persino con la società italiana, con quello che è stato definito "mondo di mezzo". La corruzione è diventata purtroppo fenomeno a larga base sociale, una piovra. Quali sono le finalità? Finalità collegate all'attività parlamentare: comprendere fino in fondo il fenomenoe indicare nuovi strumenti legislativi. Per esempio ritengo della massima importanza etica disciplinare i subappaltie gli appalti secretati, ossia quelli di alto livello di riservatezza. Non si tratta certo di aumentare il numero delle norme, ma renderle quanto più semplici possibili. Poche ma chiare. Questa giusta priorità data al tema della corruzione stride un po' con le lungagginie le discussioni giuridiche attorno ai vitalizi da sospendere per gli ex parlamentari condannati per reati gravi come mafiae appunto corruzione... È fuori discussione la necessità di non corrispondere le pensioni agli ex parlamentari condannati in via definitiva per mafia, corruzione, peculato, furto, reati di sangue e altri di questa gravità. Ma c'è anche da verificare che la delibera della Presidenza sia costituzionale con assoluta certezza. La misura verrà adottata certamente, ma il Parlamento deve garantire la sua costituzionalità. Se la sente di dire qualcosa ai suoi colleghi della Camera alle prese con difficili scelte sull'Italicum? Quello che posso dire è che la legge elettorale è in discussione in Parlamento da un annoe3 mesi, la Camera ha già approvato un testo con il voto di quasi tutto il Pd, un testo che poi il Senato ha rinnovato a fondo superando le liste bloccate con l'introduzione delle preferenze, garantendo la parità di genere, aumentando la soglia per attribuire il premio di maggioranza al 40%, mantenendo il ballottaggio, imponendo ai partiti di presentare il loro statuto, abbassando e unificando la soglia minima di ingresso al 3%. Mi sembrano grossi passi avanti, molti dei quali compiuti anche grazie alla minoranza. Il mio giudizio complessivo sulla legge è buono. È una legge che ottempera le indicazioni della Corte costituzionale. Si parla anche di possibili modifiche alla riforma del Senato da apportare a Palazzo Madama in terza lettura... La Camera ha già approvato senza modifiche rispetto a quanto fatto in Senato una parte consistente del disegno di legge costituzionale. È quasi ovvio che il Senato potrà ora intervenire solo sulle parti modificate alla Camera. Foto: Presidente senatori Pd. Luigi Zanda
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
24
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Luigi Zanda INTERVISTA
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 31
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Parla il ceo Guerin: «Il gruppo è risanato, Brasile terzo mercato» Simone Filippetti Pagina 35 Quattro lunghi anni di silenzio. Una scalata da quasi 4 miliardi di euro, un fiume di polemiche, scontri giudiziari in Tribunale, battaglie in cda con le minoranze. Fuori, il paese che nel frattempo sprofonda in recessione e i consumi di latte che crollano. Mai una parola: la famiglia Besnier,i signori del latte in Europa, che con Lactalis si sono comprati il colosso italiano Parmalat, hanno scelto il basso profilo, a testa bassa sull'azienda. Ora parlano per la prima volta e Yvon Guerin che oggi si apprestaa ri-entrare come Ad in cda (lo era già stato prima, ma poi per circa 12 mesiè stato direttore generale) rivendica l'oscuro lavoro fatto sotto tracciae lontano dai riflettori, mostrandoi numeri: dal 2011 al 2014 ricavi saliti da 4,5a 5,5 miliardi; la redditivitàè aumentata di 100 milioni. Dopo 10 anni di amministrazione straordinaria, i nuovi padroni reclamano il merito di essere tornati a fare industria. Il timido e introverso Guerin fa parlare Mediobanca: la classifica di R&S li mette al secondo posto come azienda alimentare italiana. Oggi Parmalat ha davanti solo la Ferrero:8 miliardi di giro d'affari per l'impero della Nutella; 5,5 per il latte di Collecchio (e quest'anno grazie al Brasile si sfiorerannoi7 miliardi). La chiave è l'estero: la crescita è possibile solo nei paesi emergenti o diversificati. E in questi Parmalat ha fatto acquisizioni.A fine 2015 il peso dei "nuovi mercati" sul gruppo sarà del 33%, dal 20%. «Un'azienda italiana, ma meno italocentrica» sintetizza Guerin. Sono passati quattro anni dall'arrivo, tra molte polemiche, di Lactalis in Parmalat. Che bilancio fate? Riconosciamo che non siamo stati comunicativi. Ma siamo fatti così: prima facciamo, poi parliamo. Oggi l'aziendaè riorganizzatae razionalizzata. Abbiamo conquistato posizioni da protagonisti in mercati solidi come Australia, Sud Africa e Stati Uniti, stiamo rafforzando le nostre posizioni in mercati maturi dove siamo leader assoluti come Canada e Italia, abbiamo creato le condizioni per essere leader in mercati promettenti come il Brasile. Il nome Parmalat è tornato agli splendori di un tempo L'Italia vi ha accolto con scetticismo. E con la controversa operazione Lag non avete certo aiutatoa stemperare gli animi... A dire il vero dentro l'azienda, siamo stati accolti benissimo, il management era entusiasta. Quanto all'esterno, ci aspettavamo un clima di sospetto Come va il mercato? Il 2015 sarà l'anno della ripresa? Il 2015 sarà ancora un anno difficile. Nei primi tre mesi in Italia la gente ha continuatoa risparmiare anche sul latte: il mercato, diconoi dati Nielsen, è caduto del 7%, con appena 222 milioni di litri di latte fresco. L'Italia è già un mercato maturo e per di più in crisi. Scendono i prezzi della materia, e anche quelli per il consumatore finale. Non è facile ottenere buoni risultati in questo contesto, ma noi ci stiamo riuscendo. Per questo è fondamentale diversificare geograficamente e come prodotti. Parmalat aveva solo latte, yoghurt e succhi di frutta con Santàl (che non intendiamo vendere). Abbiamo ampliato il portafoglio. E qui torniamo al caso Lag, comprata dalla vostra casamadre Lactalis... Per fortuna che abbiamo comprato Lag. Cosi oggi Parmalat ha un ventaglio prodotti completo per compensare crisie ciclità geografichee siamo entrati anche negli Usa. Il tempo ci ha dato ragione: è stata un'acquisizione strategica per fare sinergie col Canada dove Parmalat già era forte. Sul tesoretto di Parmalat, la polemica è stata aspra. C'è chi vi ha accusato di voler scippare i soldi dei truffati. Oggi nelle casse, dopo le varie acquisizioni, un tesoretto da 1 miliardo. Che ne farete? Vogliamo fare altre acquisizioni, d'altronde la cassa non potrebbe essere distribuita come dividendo: lo statuto post-crack ne vieta la distribuzione In quali paesi? Nei paesi emergenti: America Latina,ma anche Africa e Asia. In Cina la classe ricca si sta aprendo agli stili di vita occidentalie sta iniziando a mangiare latticini. Nel 2014 i paesi emergenti pesavano per il 20% del gruppo,a fine 2015 sarà più di un terzoe il Brasile diventerà il terzo paese per il gruppo. Questo non vuol dire che abbandoniamo il Belpaese. Siamo un'azienda italiana, paghiamo le tasse in Italia, compriamo il latte dagli allevatori italiani e continueremo a investire in Italia. Abbiamo di recente comprato le Latterie Friulane A proposito: dicono sia in vendita della Centrale del Latte di Firenze. Vi interessa? Ci interessa molto. Ma siamo ancora alle manifestazioni di interessee poi tutto siè fermato Lactalisè un colosso non quotato, che detiene l'86% di Parmalat. Da anni il mercato specula su un delisting. Succederà? Deciderà l'azionista. Come SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
25
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PARMALAT INTERVISTA
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 31
(diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
manager posso dire che per noi il modello di Parmalat quotata funziona. Foto: Parmalat. L'ad Yvon Guerin
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
26
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La grande alleanza per fermare il monopolio Nel mirino dell'Antitrust Expedia e i big dei viaggi FEDERICO FUBINI IL RETROSCENA La grande alleanza per fermare il monopolio Nel mirino dell'Antitrust Expedia e i big dei viaggi A PAGINA 3 FEDERICO FUBINI ROMA. Sono passati 104 anni da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò Standard Oil colpevole: era un monopolista che abusava della sua posizione dominante. All'epoca il gruppo di John D. Rockefeller gestiva l'80% delle forniture mondiali di petrolio, un po' come oggi Google gestisce il 90% delle ricerche in rete in Europa, Booking ed Expedia hanno il 75% delle prenotazioni d'albergo su Internet in Italia o Amazon occupa una quota di mercato negli acquisti sul web che, da sola, supera quella dei suoi dodici concorrenti messi insieme. Certe realtà non cambiano mai troppo. Le nuove tecnologie creano quasi sempre monopoli o oligopoli nelle mani di chi inventa un mercato, lo occupa e lo presidia. All'epoca era la rivoluzione dei trasporti e dei motori, e Standard Oil usò la sua forza per tarpare le ali a qualunque altro concorrente. Oggi è Internet e la tentazione di chi ne controlla una nicchia, avendone scoperto un nuovo uso, è sempre quella di favorire se stesso e emarginare chiunque altro. Gli imprenditori che provaronoa sfidare Standard Oil,oi giornalisti che cercarono di raccontarla, subirono minacce e pestaggi. Poi però nel 1911 la Corte Suprema costrinse il gruppo di Rockefeller a smembrarsi in sette aziende, le «Sette sorelle». Più di un secolo dopo, i guardiani dell'Antitrusta Roma,a Parigi,a Bonn, a Stoccolma o a Bruxelles non rischiano lo stesso trattamento a cui andava incontro chi dispiaceva a Rockefeller. Una delle rare e velate minacce in questi giorni riguarda semmai i dipendenti della stessa Google, che una mail dell'azienda ieri ha invitato a tacere: «Tu puoi dare una mano - recita il messaggio in primo luogo evitando di commentare su casi legali aperti, all'interno o all'esterno». Ma la sfida ai campioni delle tecnologie è sempre delicata e tutto lascia pensare che questi siano solo gli inizi. Salvo sorprese, il 21 aprile se ne vedrà una nuova tappa quando Booking e Expedia, i due colossi delle prenotazioni alberghiere in rete, dovranno offrire concessioni alle Antitrust di Italia, Francia e Svezia. In modo coordinato, le tre autorità (quella di Roma, guidata da Giovanni Pitruzzella) stanno ottenendo dai due gruppi degli «impegni» in modo da ridurre la pressione che entrambi esercitano sull'economia reale. Si tratta di due colossi le cui holding sono basate negli Stati Uniti. Priceline, che gestisce marchi come Booking.com o Rentalcars.com, fattura oltre 40 miliardi di euro (circa come la prima banca italiana), e permette di accedere a mezzo milione di hotel in duecento Paesi. Expedia offre pronotazioni in circa 250 mila alberghi e fattura oltre 30 miliardi. Entrambi sono stati accusati di impedire agli alberghi di praticare prezzi più bassi di quelli offerti sul loro sito (pena l'esclusione dalle liste) e di imporre commissioni di prenotazione mai inferiori al 15%. Per Paesi che dipendono in buona parte dal turismo, è un onere equivalente a quello del petrolio venduto sovrapprezzo da Rockefeller. Martedì prossimo Italia, Francia e Svezia dovrebbero accettare i «rimedi» offerti da Booking e Expedia, e così chiudere il caso. L'Antitrust tedesca potrebbe invece rifiutare il compromesso e procedere a multare i due gruppi americani. Comunque finisca, è chiaro fin da ora che si tratta solo di un primo passo. I guardiani dell'Antitrust in tutta Europa raccolgono ormai aziende Google, Bookingo Amazon in una categoria a sé: le chiamano «Over the Top», i gruppi al di sopra di chiunque altro per la pervasività della loro presa sui mercati attraverso Internet. La loro penetrazione a partire dal web sull'economia reale è così efficace che sono in grado di emarginare e soffocare qualunque impresa non digitale che non stia alle loro condizioni. Microsoft cercò di farlo negli anni '90 e all'inizio di questo secolo, imponendo a tutti i computer montati con il suo sistema operativo (il 90% di tutti quelli venditi) anche il lettore audio e video della casa. La Commissione europea la multò per questo, ma oggi l'azienda fondata da Bill Gates è un'ombra del monopolista che fu. L'innovazione di software come
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
27
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL RETROSCENA
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
28
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Chrome o Android di Google, iOS di Apple e vari altri l'ha spiazzata e indebolita. Nell'inseguimento fra monopolisti innovatori e regolatori che contrastano i loro abusi, spesso è la trasformazione tecnologica stessa a correre più veloce di chiunque altro. CHI SONO BOOKING.COM È uno dei siti online leader per scegliere e prenotare hotel. Fa parte del gruppo Priceline. È disponibile in 40 lingue EXPEDIA Il sito è stato creato nel 1996 da Microsoft . Oggi è una società indipendente quotata al Nasdaq che possiede anche Trivago SU RTV-LAEFFE Alle 19.45 su Reptv News (canale 50 del digitale e 139 di Sky) il videocommento su Google
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Nel labirinto del 730 online tutti a caccia del magico Pin VALENTINA CONTE LA SORPRESA arriva di primo mattino. Alle 10.30 le dichiarazioni dei redditi precompilate di 20 milioni di italiani sono online. E alla fine della giornata «storica», in 100mila riescono a visionarle, «una svolta culturale», esulta Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle entrate. A PAGINA 14 ROMA. La sorpresa arriva di primo mattino. Alle 10.30 le dichiarazioni dei redditi precompilate di 20 milioni di italiani sono online (e alla fine della giornata «storica» in 100 mila riescono a visionarle, «una svolta culturale», esulta Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle entrate, seguita dagli apprezzamenti della Consulta dei Caf e del Codacons). Molti provano a entrare con il pin dell'Inps, già in loro possesso. Il sito dell'Agenzia li dirotta su quello della previdenza. Qui una maschera invita a digitare codice fiscalee pin. Un attimo dopo, il messaggio che non ti aspetti. Un triangolo arancione con tanto di punto esclamativo e la scritta: Errore. Cosa succede? «Per accedere al servizio richiesto è necessario che il pin assegnato sia di tipo dispositivo. Il suo pin non ha tali caratteristiche, ma può convertirlo». Convertire il pin? E perché? Spiazzati, gli utenti apprendono che esistono due pin Inps: uno "consultivo" e l'altro appunto "dispositivo". Il primo consente di leggere, il secondo di fare operazioni. Ma come, si chiedono gli increduli cittadini, ho sempre usato quello, pure per scaricare il Cud (oggi Cu)- anche se ad ogni accesso cambia, altra immensa scomodità - e ora per la precompilata non funziona? No, non basta. Serve l'altro, il "dispositivo". Armati di santa pazienza, provano a convertire il pin. Dopo qualche clic, ecco la soluzione: si scarica un modulo in pdf, da compilare, firmare, scansionare e caricare di nuovo sul sito Inps (con allegato fotocopia di documento). O in alternativa faxare. Tempi? Sconosciuti. Ma il tam tam tra amici e parenti dice che "non se ne esce". In questa situazione, bisognosi cioè del secondo pin, ci sono circa 10 milioni di italiani. In tutto, sono 15-16 milioni i possessori di pin Inps, ma di questi solo 4,5 milioni spiega l'istituto di previdenza hanno già quello "dispositivo". L'alternativa è chiedere il pin a Fisconline, cioè all'Agenzia delle entrate. Ma anche qui la trafila non è lampo. Via Internet si ottiene subito la metà (4 cifre), l'altra arriva via posta entro 15 giorni. Oppure si chiama il numero dedicato (848.800.444, servizio automatico). O si fa la fila allo sportello. Una volta entrati nel sito, finalmente l'oggetto del mistero: il 730 precompilato, color arancione. Per ora si può scaricare in pdf, non modificare (solo dal 1° maggio al 7 luglio). E dunque difficile dire se sarà cosa facile o difficile per gran parte dei 20 milioni di contribuenti, costretti a mettervi mano. L'Agenzia delle entrate si aspetta che solo 2,5-3 milioni di italiani lo spediranno così com'è. Gli altri dovranno integrarlo, non fosse altro che per detrarre le spese mediche, ricomprese solo dal 2016. Per la Cgia di Mestre, queste spese interessano quasi 8,9 milioni di lavoratori dipendenti e quasi 6,5 milioni di pensionati, il cui rimborso è spesso l'unico motivo di presentazione del 730. Questo significa che i contribuenti meno avvezzi a computer e Internet - e sono tanti (e per lo più convinti che il 730 arriverà «a casa», come più volte ripetuto dal premier Renzi in tv) - dovranno ricorrere ai Caf. Con una sorpresa tra le più amare: il lievitare dei costi. Le richieste in questi giorni volano dai 30 ai 50 euro per dichiarazione. Con i professionisti, si sale anchea 80-100 euro. Inevitabile, dicono, perché da quest'anno chi appone il visto di conformità risponde di ogni eventuale controllo futuro. E dovrà coprire non solo sanzionie interessi, come ora, ma anche l'eventuale imposta extra. Ecco quindi che i costi delle assicurazioni per Caf e commercialisti si impenna. Cittadini più tranquilli («non dovranno più conservare scontrini e documenti»), ma salassati? «Non credo ci sia un effettivo aumento delle tariffe», si difende la Orlandi. «I grandi Caf dicono che mediamente sono rimaste le stesse. Stiamo lavorando ad una sorta di accordo generalizzato. Su questo c'è l'impegno della Consulta dei Caf». I pin richiesti all'Agenzia delle entrate da inizio anno sfiorano il milione. Compresi quelli già attivi e gli altri Inps si arriva a quasi 8 milioni. I PUNTI
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
29
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL CASO
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
30
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ACCESSO ONLINE Si accede solo se in possesso di pin, fornito dall'Agenzia delle entrate oppure dall'Inps, ma in questo caso deve essere un pin "dispositivo" non "consultivo" MODIFICHE La dichiarazione si potrà integrare a partire dal primo maggio fino al 7 luglio, dal Caf oppure da soli online, con il rischio però di accertamenti TARIFFE CAF I contribuenti possono delegare i Caf a integrare la precompilata, ma molti utenti segnalano il rincaro delle tariffe, per via del maggior rischio copertoIL VENERDÌ CRESCITA E OCCUPAZIONE Il Venerdì, in edicola domani con Repubblica, dedica un lungo servizio ai dati relativi alla crescita dell'occupazione PER SAPERNE DI PIÙ www.finanze.gov.it www.agenziaentrate.it Foto: Il nuovo 730 precompilato e, a sinistra, Rossella Orlandi
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1,2,3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Bruxelles apre anche un'indagine sul sistema operativo Android Il gigante di Mountain View: "Siamo in forte disaccordo" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI NEW YORK. L'Europa contro Google. Il colosso della Silicon Valley, leader mondiale nei motori di ricerca su Internet, è formalmente accusato di abuso di posizione dominante. Secondo Bruxelles ha violato le leggi antitrust. Riesplode una guerra delle regole tra le due sponde dell'Atlantico, 11 anni dopo la storica sanzione che la Commissione Ue impose alla Microsoft, quando era responsabile del mercato unico Mario Monti. Ora alla guida dell'antitrust c'è Margrethe Vestager, una danese di 47 anni, che in questi giorni è in viaggio proprio qui: si sta alternando fra Washington e New York per una serie di incontri con le authority antitrust americane. Spesso, ormai, considerate meno aggressive di quelle europee: anche perché i "campioni" dell'economia digitale hanno quasi tutti la sede qui negli Stati Uniti. (Ma sono americane anche alcune delle "parti lese" che hanno attivato i ricorsi a Bruxelles). L'accusa della Vestager si concentra, per ora, sui servizi di acquisto comparativo: quelli che consentono al consumatore di farsi rapidamente un'idea sulle varie offerte del prodotto che sta cercando. Il motore di ricerca Google, secondo la Commissione Ue, «dà un vantaggio sleale al servizio Google Shopping» e a scapito dei concorrenti. Violando le regole europee sul mercato. E' dal 2008, secondo l'istruttoria europea, che Google privilegia sistematicamente i propri servizi di vendita. Il consumatore va su Internet per trovarvi un accesso trasparente, equo, a tutto ciò che esiste in rete. In realtà la sua "esperienza online" è una cosa molto diversa da quel che crede. Ci avverte - ammesso che arriviamo a leggerlo - solo un piccolo avviso scritto a caratteri non proprio cubitali, in fondo alla pagina d'ingresso di Google Shopping che ci mostra i prodotti. Eccolo: «Google viene remunerato da questi rivenditori. Il pagamento è uno dei fattori che influenzano la graduatoria del risultato». Dunque quel che vediamo non è il meglio offerto sul mercato al minor prezzo: è pubblicità a pagamento. Questi siti di shopping comparato, dove i venditori pagano per avere visibilità, sono un misto tra le Pagine Gialle e un vasto centro commerciale, col vantaggio di una velocità di scelta impareggiabile nel mondo della vecchia distribuzione. La commissaria Vestager fonda la sua accusa su alcuni dati oggettivi come «i tassi di crescita molto superiori di Google Shopping rispetto ai concorrenti». Tra questi ci sono degli europei come il sito inglese di shopping Foundem, ma anche tanti americani come Microsoft (motore di ricerca Bing e assistente digitale Cortana) che nel loro paese non hanno avuto altrettanto ascolto presso l'antitrust. Google ha dieci settimane per preparare la sua risposta. Nell'ipotesi più estrema, Bruxelles può infliggerle sanzioni fino al 10% del fatturato. L'anno scorso il volume di entrate di Google è stato di 66 miliardi di dollari, se arrivasse una multa di un decimo sarebbero 6,6 miliardi. Un multiplo di quella che Monti affibbiò a Microsoft (mezzo miliardo di euro ai valori del 2004). E la Vestager ha in serbo altre indagini, per esempio sui servizi di viaggi, dove Google è in diretta concorrenza con delle società specializzate, quasi tutte americane come Expedia, Yelp, Tripadvisor. Una prima risposta, Google l'ha data ieri sul proprio blog aziendale a firma di Amit Singhal, vicepresidente responsabile del motore di ricerca: «Siamo in forte disaccordo». Tra i suoi argomenti guarda lontano e cioè a settori che vanno oltre la prima accusa Ue. Spiega chei gruppi concorrenti nel settore viaggi come Expedia e altri stanno facendo affari a palate, nelle dinamiche del mercato non c'è traccia del presunto danno che Google gli avrebbe inflitto. Un discorso analogo, Singhal lo fa riguardo ad alcuni siti d'informazione. Prendendo a esempio il giornale inglese The Guardian e il magazine tedesco Bild , il top manager di Google indica che la maggioranza dei lettori va a consultare quei siti direttamente e non passando attraverso il motore di ricerca californiano.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
31
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ue accusa Google: abuso di posizione dominante, rischio multa da 6 miliardi
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 1,2,3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
32
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Google mette in evidenza il flusso d'innovazioni che hanno per protagonisti alcuni gruppi europei come l'editore multimediale Axel Springer (quello della Bild ). Sottolinea inoltre che la ricerca online si sta spostando dai computer agli smartphone, dove Google deve vedersela con concorrenti agguerriti come l'assistente digitale Siri di Apple. Infine ci sono i mega-negozi online, da Amazon a Ebay, anche questi in ottima salute. Il lungo intervento di Singhal sul blog dipinge un paesaggio dove non manca la concorrenza. Neppure nel Vecchio continente, benché gli utenti europei siano paradossalmente molto più Googledipendenti degli americani: a casa propria, infatti, la multinazionale di Mountain View non raggiunge quel 90% di quota di mercato che ha tra gli europei. La risposta sul blog di Googleè solo una prima raffica di argomentazioni, a cui seguiranno i dossier dei grandi studi legali. La partita sarà avvincente, il precedente storico di Microsoft getta un'ombra sinistra sul quartier generale di Googleplex nella Silicon Valley. Dopotutto - e anche se questo non indica un nesso causa-effetto - la sanzione di Monti nel 2004 coincise con l'inizio del tramonto di Microsoft, oggi confinata in un ruolo di comprimario rispetto ai nuovi Padroni della Rete che sono Apple, Google, Amazon, Facebook. Una sconfitta definitiva a Bruxelles, potrebbe innescare dinamiche analoghe? Di certo un osservatore molto interessato è Mark Zuckerberg fondatore e chief executive di Facebook. Una delle sfide più attuali verso il dominio di Google viene proprio dai social media come il suo che sono diventati un luogo dove ci si comunicano gusti, preferenze, scelte di acquisto. Di lì a fare clic sul prodotto da comprare, il passo successivo è già realtà. I giganti del Web in Borsa capitalizzazione in miliardi di dollari APPLE 735,61 GOOGLE 360,58 MICROSOFT 344,11 FACEBOOK 232,12 AMAZON 178,23 I PUNTI RICERCA ON LINE La prima indagine si è conclusa con l'accusa di abuso di posizione dominante perché Google favorisce i propri servizi nella ricerca on line L SISTEMA ANDROID L'altra indagine, solo avviata, parte dal sospetto che Google usi Android per favorire su smartphone e tablet propri servizi e applicazioni OSSIBILE ESTENSIONE Le indagini sono per ora limitate ai servizi shopping ma potrebbero estendersi ai servizi maps, hotel e flight PER SAPERNE DI PIÙ www.google.com http://ec.europa.eu/competition Foto: IL DUELLO Larry Page, uno dei due fondatori di Google. Sotto il commissario Ue Margrethe Vestager
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 15
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"L'Italia può accelerare bene Jobs act e tesoretto" ELENA POLIDORI "WASHINGTON. La ripresa lenta? «Ci sono tutte le condizioni perché l'Italia possa crescere di più del previsto». I tagli alla spesa? «Mi pare che il governo abbia scelto una linea di continuità». Il tesoretto? «Una cifra bassa, ma anche una buona notizia». Parla Carlo Cottarelli, responsabile della spending review con i premier Letta e Renzi, oggi direttore esecutivo per l'Italia al Fondo monetario internazionale e scrittore. A fine maggio uscirà per Feltrinelli un suo libro. S'intitola significativamente "La lista della spesa". «Spiego quanto si spende e cosa si sta facendo per ridurre la spesa». Si leva anche qualche sassolino dalla scarpa? «No. Mi limito a qualche aneddoto sulla mia esperienza in Italia». Perché pensa che il Pil nazionale crescerà di più? E perché l'Fmi continua a tenersi basso con le stime ? Solo uno 0,5% in più quest'anno, meno di quel che prevede il governo. «Il Fondo è pessimista sull'andamento di tutte le economie, non solo quella italiana. C'è stata anche una discussione su questo punto, al suo interno. Io credo che, al dunque, sia troppo prudente». Lei invece vede un futuro più roseo? «Io ragiono su alcuni dati di fatto, a cominciare dal calo del prezzo del petrolio. Se si mantiene così, per l'Italia il risparmio è di circa 16 miliardi, un punto di Pil, il doppio della Francia. In pratica significa che si dimezza la bolletta petrolifera.É un effetto grosso che non potrà non ripercuotersi positivamente sulla crescita. Poi c'è il quantitative easing e quindi il mini-euro». Ha già nuove stime? «No. Ma spero che la prossima missione dell' Fmi sullo stato di salute dell'economia italiana prevista a Roma a inizio maggio, sia l'occasione per poter rivedere al rialzo le attuali previsioni. Lo 0,7% di Pil immaginato dal governo mi sembra coerente. Forse si arriverà anche allo 0,8. Le novità internazionali avvalorano questa tesi. Le ragioni interne la rafforzano». A cosa si riferisce? «Alle riforme. Il Jobs act, per esempio. E la detassazione per i nuovi assunti. Mi pare anche che, per una volta almeno, la politica fiscale guardi alla crescita, con una riduzione del deficit contenuta. E, non ultimo, c'è un Def realistico: non è facile da leggere, dal punto di vista del linguaggio, ma ci sono tutte le informazioni necessarie e tutte le previsioni di spesa». Perché, prima non era così? «No. Certe spese, come ad esempio il rifinanziamento delle missioni di pace, erano preventivate solo in parte. Ora invece lo sono per l'intero anno così non ci sono brutte sorprese». Anzi, spunta un tesoretto... «É una cifra piccola ma è anche un'ottima notizia. Specie se si pensa che in passato, in questa stagione, già si cominciava a discutere della necessità di una nuova manovra per raggiungere gli obiettivi». Scenario roseo, quindi. Ma vi saranno anche dei rischi, o no? «Certo. Per cominciare, noi tutti qui all'Fmi assumiamo che i prezzi del petrolio calano per aumento dell'offertae non per un ribasso della domanda. Poi c'è l'incognita Grecia. E sul piano interno c'è la questione delle sofferenze bancarie che riducono la trasmissione all'economia reale delle politiche monetarie. E' evidente che bisogna trovare una soluzione». Guiderà lei la missione in Italia? «No, il capo è la bulgara Koeva, il supervisor il greco Arvanitis. Io li accompagno. Loro arrivano il 5, io il 10. Ma toccherà a me come direttore esecutivo fare la sintesie difenderei risultati ottenuti in seno al board». Foto: L'economista Carlo Cottarelli Foto: "Ci sono tutte le condizioni perché il nostro Paese possa crescere più di quanto prevede l'Fmi
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
33
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'INTERVISTA/ PARLA CARLO COTTARELLI, EX RESPONSABILE DELLA SPENDING REVIEW
16/04/2015
La Repubblica
Pag. 24
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Mps vende il 10% di Anima Sgr a Poste Italiane Un cadeau per i soci oggi in assemblea La banca incassa una plusvalenza e affronta il delicato test dei tre voti su bilancio, rinnovo cda e aumento ANDREA GRECO MILANO. Di tutte le misure ancillari del piano di rafforzamento che Mps aveva inviato alla Bce, la vendita del 10,3% di Anima Sgr era la più sostanziosa, conveniente e fattibile. Difatti è la prima che va in porto, alla vigilia dell'assemblea campale con cui oggi la banca approva i conti, rinnova il cda e vota l'aumento da 3 miliardi. Siena dirà addio al risparmio gestito, una delle poche gambe bancarie che guadagnano in questa fase di tassi zero. Almeno è un addio ben pagato: 215 milioni, per metà plusvalenze, con impatto positivo sul patrimonio di 20 punti base. «Sono soddisfatto», ha detto l'ad Fabrizio Viola, oggi al rinnovo con il presidente Alessandro Profumo, che però martedì ha ribadito che da luglio, ad aumento chiuso, riterrà concluso il suo lavoro. Il volano di Anima (da gennaio +97% in Borsa) ora pomperà fondi e commissioni per le Poste: «Operazione pienamente coerente con il nostro piano», ha detto l'ad Francesco Caio, che vuole rafforzarsi nella finanza e «democratizzare gli strumenti di risparmio mettendoli a disposizione delle famiglie». A Siena non c'è spazio per i rimpianti, tra l'ennesimo aumento e gli scenari di fusioni con banche foreste . Il clima è teso e il sindaco Pd Bruno Valentini rimbrotta la Fondazione cui resta un 2,5% di Mps: «Mi aspetto che faccia di più, come potrebbe e dovrebbe, per sostenere il territorio». Tra i soci senesi oggi non mancheranno le critiche, ai manager e a Palazzo Sansedoni. L'ente oggi voterà l'aumento chiesto dalla Bce, e solo tra un mese deciderà se investire altri 75 milioni nella banca che l'ha inguaiato. I conteggi e la prudenza - suggerita anche dal Tesoro vigilante - vorrebbero che l'ente investisse in attivi più redditizi: ma le pressioni locali sul presidente Marcello Clarich saranno forti. Tra le emozioni di giornata, s'annuncia il testa a testa tra la lista di Axa (3,4%) e quella di Alessandro Falciai (1,7%), per la piazza dietro i pattisti Fondazione, Btg, Fintech, cui andranno 7 consiglieri. Gli altri 7 se li spartiranno Axa e Falciai: massimo 4 a francesi, da 3 a 5 l'italiano in base ai voti. Foto: AL TIMONE Fabrizio Viola, ad del Monte dei Paschi: oggi sarà confermato per un triennio
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
34
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL PUNTO
16/04/2015
La Stampa
Pag. 13
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Ma nelle case degli italiani è rimasto un tesoretto" L'analista: siamo tra i Paesi con più preziosi [GIU. BOT.] TORINO Carlo Alberto De Casa, capoanalista del broker londinese ActivTrades, nel 2014 ha pubblicato «I Segreti Per Investire Con L'Oro». De Casa, perché i compro oro stanno sparendo? «La causa principale è legata alla flessione dell'oro: nel 2011, l'anno del boom, il valore era compreso in una fascia tra i 1600 e i 1900 dollari l'oncia. Negli ultimi tre anni, però, i prezzi sono scesi moltissimo: è un fenomeno normale che la gente aspetti a vendere, soprattutto in una fase come questa, in cui i mercati azionari stanno viaggiando bene». Ma chi negli scorsi anni chi ha affollato i compro oro l'ha fatto soprattutto per necessità... «E' vero. La crisi economica ha portato le persone al limite: chi non riusciva a farcela con i redditi, alla fine ha puntato sui compro oro. È possibile che questa fascia di popolazione, la più povera, abbia già venduto il suo tesoretto. Ma attenzione: le scorte potrebbero essersi ridotte, ma non sono finite. Il nostro è uno dei Paesi in cui, tradizionalmente, c'è la maggiore quantità di oro. Nel 2012 l'Italia è arrivata a superare le 120 tonnellate di oro riciclato: la maggior parte è arrivata proprio dai negozi di compro oro». E poi che cosa è successo? «E' iniziato un trend discendente e decisamente "importante": ogni anno perdiamo 4 tonnellate di oro riciclato. Il nostro è il Paese mondiale, dopo gli Stati Uniti, che ha avuto la flessione più violenta. Il fenomeno va inserito in un contesto più ampio, globale: a crescere, adesso, sono Turchia, Cina e India». I compro oro, in qualche modo, sono stati il termometro della crisi: più la situazione finanziaria degli italiani diventava complessa, più il loro giro d'affari cresceva. Non è possibile che questi negozi stiano sparendo perché la nostra economia è in miglioramento? «Difficile dirlo. Di sicuro c'è più fiducia, sia tra i consumatori sia tra le imprese. E il 2015 è un anno importante, con l'Expo e il Giubileo che possono dare una spinta ai nostri conti». E per l'oro, quando ritiene che arriverà la ripresa? «Nel 2011-2012 il prezzo viaggiava intorno ai 1600 dollari l'oncia, nel 2013 è sceso a 1400, per poi flettere ulteriormente fino a 1266. Quest'anno è previsto un altro calo. La ripresa al momento non si vede, e questa lunga crisi ha creato un clima di attesa. Secondo le stime delle banche la crescita dovrebbe arrivare nel secondo semestre del 2016». Foto: L'analista Carlo Alberto De Casa
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
35
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista
16/04/2015
MF
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Arriva la bad bank popolare Luca Gualtieri Si fa strada l'ipotesi di conferire i crediti deteriorati in un veicolo gestito da operatori specializzati Contatti in fase già avanzata con sei-sette istituti bancari cooperativi quotati di medie dimensioni (Gualtieri a pagina 13) Banca Akros ha una soluzione per i crediti deteriorati delle popolari. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la banca di investimento milanese guidata da Marco Turrina starebbe lavorando a un progetto di gestione esternalizzata dei non performing loans di sei-sette istituti di medie dimensioni, prevalentemente cooperativi. Nel dettaglio, gli stock dovrebbero essere conferiti in un veicolo ad hoc affidato alle cure di operatori specializzati del settore. L'operazione permetterebbe alle banche coinvolte di deconsolidare i crediti problematici e liberare così capitale prezioso per altre iniziative. Al momento non è chiaro se, una volta effettuato il conferimento, le banche coinvolte otterranno una quota del veicolo proporzionale ai crediti ceduti. Anche se particolari più puntuali potrebbero essere svelati solo nelle prossime settimane, l'architettura generale del progetto appare simile a quella elaborata negli anni scorsi da Mediobanca e da Rothschild, pur con alcuni importanti elementi di novità. Proprio questi elementi dovrebbero rappresentare la marcia in più dell'iniziativa messa a punto da Banca Akros e al momento fonti vicine al dossier confidano in un esito positivo e in un closing in tempi ragionevoli. Rimane ovviamente il tema, non certo secondario, della valutazione dei crediti conferiti. Finora nessun istituto si era infatti mosso in questa direzione proprio per il rischio di dover valutare tali asset a valori più bassi rispetto a quelli di bilancio. Neppure l'esito dell'asset quality review ha sgombrato il campo dai dubbio e il mercato degli npl appare ancora ingessato. Il progetto di Akros però potrebbe beneficiare delle novità normative in arrivo. La soluzione leggera su cui ad esempio sta lavorando il governo (si veda MF-Milano Finanza del 9 aprile) punta a indurre le banche a svalutare i crediti, potendo contare sulla deducibilità non differita. Questi, una volta svalutati, sarebbero cedibili a sconto e quindi più appetibili sul mercato. Il che dovrebbe aiutare a smaltire la montagna di crediti deteriorati in pancia alle banche, circa 330 miliardi, secondo recenti stime. Tornando alle operazioni, se la strategia messa sul piatto da Banca Akros piace a molti istituti, altri soggetti preferiscono muoversi in autonomia. C'è ad esempio Veneto Banca che potrebbe affidare in gestione un robusto portafoglio di crediti immobiliari. Fonti di mercato parlano di un valore nominale di partenza compreso tra 300 e 400 milioni, anche se la stima non trova al momento conferme ufficiali. Certo è invece che per la partita ci sarebbe già un discreto interesse da parte degli operatori specializzati, cosa che rende probabile un closing entro l'estate. Altra operazione importante potrebbe avvenire nel mondo del credito cooperativo. Secondo fonti di mercato, sotto la regia dell'Iccrea, la banca di secondo livello che gestisce le partite più delicate della categoria, potrebbe presto arrivare sul mercato un'operazione di cartolarizzazione per un valore nominale stimato in 5-600 milioni, probabilmente in più tranche. Sempre nel mondo delle cooperative del credito si guarda al Banco Popolare, che lo scorso anno aveva congelato la cessione di Release. Verona potrebbe riprendere presto in mano il tema dei non performing loans e, tra le opzioni sul tavolo, ci sarebbe l'esternalizzazione della gestione operativa di alcuni stock non-core, secondo un modello già sperimentato per esempio da Intesa Sanpaolo e Mps. Una soluzione di questo genere potrebbe piacere anche alla Bper, mentre Ubi Banca potrebbe orientarsi verso cessioni mirate dall'importo di qualche decina di milioni. (riproduzione riservata) Foto: Marco Turrina Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/akros
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
36
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PROGETTO IN DEFINIZIONE BANCA AKROS AL LAVORO SU UN PIANO DI ESTERNALIZZAZIONE DELLE SOFFERENZE
16/04/2015
MF
Pag. 14
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Sileoni: i bancari ci seguiranno Al via oggi il tour del sindacato di categoria per illustrare l'ipotesi di accordo in vista delle assemblee del 15 maggio. La svolta nella trattativa? Quando le banche hanno compreso il rischio d'instabilità Carlo Brustia La segreteria nazionale Fabi inizia oggi a Milano il tour di due settimane che la porterà a incontrare gli oltre 6 mila dirigenti sindacali, per discutere e approfondire l'ipotesi d'accordo sul rinnovo del contratto di categoria, prima di sottoporla al vaglio dei lavoratori nelle assemblee che si svolgeranno da maggio fino al 15 giugno. Inaugura la «maratona» il segretario generale Lando Maria Sileoni, che a Milano questa mattina si confronterà con i 500 quadri sindacali di Lombardia ed Emilia Romagna. Seguiranno altri incontri a Torino il 21 aprile, alla presenza del segretario generale aggiunto Mauro Bossola; a Bari il 17 aprile con il segretario Giuliano de Filippis; a Firenze il 20 aprile con i segretari Attilio Granelli e Franco Casini; a Roma il 21 aprile col segretario Mauro Morelli; a Trento (15 aprile), a Padova (16 aprile), a Udine (20 aprile) con il segretario Giuliano Xausa; a Napoli il 22 aprile con il segretario Mauro Morelli; a Pescara il 21 aprile con il segretario Giuseppe Milazzo; a Sassari il 17 aprile col segretario Attilio Granelli; a Catanzaro il 23 aprile col segretario Giuseppe Milazzo e a Messina il 22 aprile con il segretario generale Lando Maria Sileoni. Appuntamenti che si concluderanno con il 121° consiglio nazionale Fabi, in programma a Roma dal 28 a al 30 aprile. Domanda. Segretario, è soddisfatto di questo contratto? Risposta. Ogni contratto è figlio del suo tempo e in un periodo di crisi sociale e di settore avere un contratto di categoria è fondamentale per garantire i diritti dei lavoratori e per dare stabilità al comparto. Non è stata una passeggiata, tutt'altro. Le banche, come primo obiettivo, fino all'ultimo hanno provato a sfruttare la situazione per destrutturare il contratto nazionale. Come secondo obiettivo, hanno provato a sostituirlo con i contratti aziendali e di gruppo. Hanno fallito su entrambi i fronti. Abbiamo ottenuto aumenti economici pur in un periodo di deflazione e costruito le basi per garantire il più possibile gli attuali livelli occupazionali e per gestire al meglio la prossima ondata di fusioni, anche con strumenti innovativi. D. Quando sottoscriverete il nuovo contratto? R. Soltanto quando sarà approvato dalle assemblee dei lavoratori. Siamo tranquilli perché abbiamo dato il massimo che potevamo. Le organizzazioni sindacali hanno retto unitariamente bene fino alla fine. Segno di grande maturità e responsabilità. Rispetto alle assemblee dei lavoratori, che credo apprezzeranno il lavoro svolto, vorrei dire con fermezza che fino al momento dell'approvazione la categoria non avrà un nuovo contratto. D. Secondo lei i bancari hanno percepito la gravità del momento? R. La categoria è profondamente matura e responsabile del proprio destino. Non ci hanno intimorito né l'Abi né una parte dell'opinione pubblica che ha continuato a demonizzarci, accusandoci ingiustamente di privilegi. Per chiarezza, però, vorrei ricordare che la disapplicazione del contratto avrebbe prodotto le seguenti ricadute: gli scatti d'anzianità non sarebbero più maturati, così come le giornate di ex festività, e si sarebbero persi una serie di permessi retribuiti a vario titolo. La fungibilità e le sostituzioni sarebbero state regolamentate dal codice civile, con un peggioramento delle attuali normative contrattuali. La mobilità territoriale non sarebbe più stata regolamentata dal contratto e si sarebbero applicati i principi civilistici che regolano il trasferimento dei lavoratori. In tema di orario di lavoro, si sarebbe potuto lavorare 40 ore settimanali invece delle 37 ore e 30 attuali. Sarebbe potuta cessare la contribuzione aziendale ai fondi pensioni e sanitario, anche se regolamentata dai contratti aziendali e di gruppo, perché le banche, dopo la disapplicazione, avrebbero disdettato sicuramente la contrattazione di secondo livello. Con la disapplicazione sarebbero poi stati soppressi il premio aziendale, i buoni pasto e interventi di riduzione economica avrebbero interessato anche il lavoro straordinario. Sarebbe venuto meno l'obbligo di reperibilità per i lavoratori e conseguentemente le relative indennità. L'assegno di maternità obbligatorio sarebbe stato ridotto del 20% e le indennità di rischio per i cassieri videoterminalisti sarebbero state tolte. Tutti rischi che vengono confermati, in caso di mancata approvazione del contratto nelle SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
37
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista PER IL SEGRETARIO FABI I LAVORATORI APPREZZERANNO LA BOZZA DEL NUOVO CONTRATTO
16/04/2015
MF
Pag. 14
(diffusione:104189, tiratura:173386)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
38
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
assemblee. Con la disapplicazione, insomma, i lavoratori avrebbero avuto un danno economico rilevante, ma soprattutto avremmo perso la nostra «area contrattuale», che rappresenta l'unico strumento per gestire le esternalizzazioni evitando i licenziamenti collettivi. D. Che cosa non le è piaciuto in questa trattativa durata 18 mesi? R. Non mi è piaciuto l'atteggiamento delle banche che hanno cercato di sfruttare il momento di crisi. Così come non ho apprezzato l'atteggiamento di una parte dell'esecutivo Abi, che ha utilizzato il rinnovo contrattuale per la campagna elettorale di successione a Patuelli. Non mi è piaciuta, poi, la chiusura a riccio delle banche rispetto a un nuovo modello di banca da concordare nelle aziende e nei gruppi e le minacce di alcuni istituti di crediti di restare in Abi togliendole però la delega delle relazioni sindacali. Voglio far notare che questo atteggiamento di muro contro muro si è per loro rivelato un boomerang. Volevano interrompere la crescita dinamica del costo del lavoro, volevano riforme strutturali su tfr, scatti d'anzianità e inquadramenti, volevano eliminare l'area contrattuale e non hanno avuto partita vinta su nessuno di questi argomenti. D. Quali sono state, secondo lei, le motivazioni che hanno spinto l'Abi a sottoscrivere un accordo? R. Il contratto si è chiuso, da parte datoriale, quando Profumo è ritornato a essere Alessandro Profumo, quello che nei momenti più salienti della sua importante carriera ha sempre agito autonomamente e con mani libere. Aggiungo poi che, nell'ordine, Intesa, Unicredit, le popolari e le piccole banche hanno all'ultimo capito che la disapplicazione del contratto avrebbe introdotto gravi elementi d'instabilità nel settore. D. Qual è stato il ruolo del governo? R. A 48 ore dalla conclusione della vertenza, il ministro del Lavoro Poletti ha pubblicamente dichiarato che il governo non sarebbe intervenuto se non su richiesta congiunta delle parti. Questo significa che, se la richiesta fosse partita unicamente dal fronte sindacale, l'esecutivo non sarebbe intervenuto per non creare un precedente per altri rinnovi contrattuali di altre categorie. Il governo ha vigilato senza fare pressioni, ma crediamo che se congiuntamente avessimo richiesto il suo intervento, avremmo corso il serio rischio di vederci privati della nostra area contrattuale in cambio di pochi euro in più e questo pericolo, per difendere i posti di lavoro, abbiamo deciso di non correrlo. Ora la parola passa ai lavoratori, che nelle assemblee dovranno decidere se approvare questo buon risultato oppure subire la disapplicazione dello stesso, con tutti i rischi che ne conseguono. (riproduzione riservata) Foto: Lando Maria Sileoni Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/fabi
16/04/2015
Panorama - ed. N.16 - 22 aprile 2015
Pag. 68
(diffusione:446553, tiratura:561533)
Troppo facile scaricare i tagli sugli enti locali Di costi standard per lo Stato nessuno parla più. Mentre Regioni e Comuni sono soggetti a uno sforzo che la Corte dei conti giudica «sproporzionato». Luca Antonini* In un' intervista, Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier, annunciava l'intenzione di estendere i costi standard alle Regioni, oltre che ai Comuni: sconcerta che non sappia che esistono da alcuni anni (introdotti dal 2011), tanto che le Regioni già stipulano il Patto della salute in base ai costi standard! La gaffe dice dell'attenzione che il governo riserva alle autonomie. È una disattenzione che stiamo pagando a caro prezzo: basti pensare all'inferno fiscale generato sulle imposte municipali. L'Imu del 2011, quella originale dei decreti sul federalismo fiscale che semplificava il sistema ed era a saldo zero per il contribuente, è stata in questi anni stravolta da apprendisti stregoni del fisco che l'hanno prima più che raddoppiata come carico per il contribuente, poi l'hanno cambiata quattro volte nella sua struttura e con dieci decreti legge l'hanno modificata su singoli aspetti quasi ogni tre mesi, generando mostri come l'Imu sui macchinari imbullonati e quella agricola. Non paghi hanno inventato la Iuc, che paradossalmente si chiama ancora Imposta unica comunale, ma che è una e trina, perché composta da tre imposte: Imu, Tari e Tasi. Non solo: siccome con questo caos i conti non tornavano più, si è data possibilità di manovra ad ognuno degli 8 mila Comuni. Così la Iuc ha raggiunto 200 mila aliquote e 9.700 diverse detrazioni. Altro che imposta unica! In tutta la vicendai Comuni hanno visto non aumentare ma drasticamente diminuire le loro risorse, perché l'extra gettito lo ha incamerato lo Stato e perché sono stati vessati da tagli draconiani, al punto che la Corte dei conti ha denunciato che agli enti locali è stato richiesto «uno sforzo di risanamento non proporzionato all'entità delle loro risorse». In altre parole sta saltando lo stato sociale, che dipende da enti territoriali stra-tagliati (otto miliardi con la Legge di stabilità 2015, da sommare agli oltre 30 precedenti) mentre i lavori di Carlo Cottarelli sulla spending review nei ministeri sono stati insabbiati e di costi standard per lo Stato nessuno parla. *presidente della Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale Foto: 200mIla aliquote 9.700 diverse detrazioni
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
39
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
governo & economia
SCENARIO PMI 2 articoli
16/04/2015
Corriere della Sera
Pag. 44
(diffusione:619980, tiratura:779916)
L'occasione di un bilancio per start up e innovazione La crescita In Italia le imprese guidate dai giovani sono 564 mila (79.355 solo in Lombardia) e le aziende in fase di avvio sono 3.750 (825 lombarde) Rosella Redaelli A ndrea Pirisi gioca in casa. Il giovane ingegnere monzese è il fondatore di Underground Power, la startup che ha brevettato dossi rallentatori in grado di recuperare l'energia dispersa dai veicoli. Elena Carmagnani ed Emanuela Saporito, invece, dopo la laurea in architettura hanno fondato a Torino «Orti Alti» per promuovere la realizzazione di spazi coltivabili sui tetti degli edifici pubblici e privati. Dall'altro capo d'Italia, a Monopoli, Luciano Belviso e Angelo Petrosillo sono i fondatori di Blackshape Aircraft, l'azienda di superleggeri diventata dal 2009 la quinta realtà aeronautica italiana, partendo da un prestito di 25 mila euro. Ecco i giovani italiani che in questi anni di crisi dalla coda lunga hanno saputo cogliere nuove opportunità di sviluppo per costruirsi il futuro. Saranno loro e le loro storie imprenditoriali al centro del convegno «Ripensare l'Italia dei territori. Le sfide future e i nuovi protagonisti» in programma lunedì dalle 10 alla Villa Reale di Monza, che debutta come sede di rappresentanza Expo alla presenza di Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con delega ad Expo 2015. Promosso da Camera di Commercio di Monza e Brianza in collaborazione con House Ambrosetti, il convegno vuole diventare un appuntamento annuale: «Abbiamo l'ambizione di fare di Monza la Cernobbio dei piccoli imprenditori - spiega Carlo Edoardo Valli, presidente di Camera di Commercio - vogliamo creare l'occasione per fare il punto sulla situazione locale e globale, cercando di far emergere le nuove dinamiche delle piccole e medie imprese per inaugurare una nuova stagione imprenditoriale per il Paese». Così la Brianza, cuore del manifatturiero italiano e terra di grandi imprenditori diventa il luogo per fotografare la situazione attuale e disegnare nuovi scenari possibili con lo sguardo rivolto soprattutto all'imprenditoria dei giovani di cui parlerà Alessandro Rosina, docente di demografia all'università Cattolica e curatore del rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo. Un'imprenditoria, quella giovanile, che è in crescita e rappresenta il futuro del Paese visto che le imprese guidate da giovani under 35 sono in Italia 564 mila (79.355 solo in Lombardia), mentre le start up innovative registrate sono 3750 in Italia e 825 in Lombardia. Di «Prospettive e nuove rotte delle piccole e medie imprese» parlerà invece Aldo Bonomi, sociologo e fondatore del Consorzio AAster. Lo studio da lui curato su 318 mila imprese italiano del manifatturiero racconta i cambiamenti in atto negli anni della crisi. «La crisi è una metamorfosi - spiega Bonomi - le imprese cambiano, si trasformano e c'è chi, anche in tempo di difficoltà, riesce a cogliere opportunità e a crescere». Secondo la ricerca che ha analizzato le imprese sulla base di stabilità e crescita di fatturato, il 6% sono considerate le «Avanguardie», capaci di unire solidità e crescita di fatturato, il 7% sono «Emergenti» (ancora poco solide ,ma in crescita), il 43% sono definite «Mature» e rappresentano le imprese solide,ma in calo e infine il 45% è rappresentato da aziende in difficoltà perché poco solide e in calo. Quali prospettive? «Occorre trovare la strada - spiega Bonomi - per connettere gli «smanettoni» delle startup con la solidità della tradizione imprenditoriale italiana. Riuscire a comunicare le soluzioni innovative dei giovani alle nostre imprese più mature, le eccellenze dei campioni alle aziende storiche che stanno arrancando» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Pronti al volo Luciano Belviso e Angelo Petrosillo, fondatori di Blackshape Aircraft, azienda di superleggeri a Monopoli
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
41
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Strade sicure e droni leggeri Ecco la Cernobbio under 35
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 41
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Tavolo sui bonus per i professionisti Carmine Fotina u pagina 44 Avanza a piccoli passi l'apertura anche ai liberi professionisti degli incentivi riservati alle imprese. Il dialogo è stato ufficialmente avviato ieri con un tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico coordinato dal sottosegretario Simona Vicari. Un nuovo incontro si terrà tra due settimane, ma si sono posti intanto i presupposti per estendere alle professioni le prime agevolazioni: per zone franche urbane e digitalizzazione delle Pmi, mentre sull'accesso ai fondi Ue Horizon 2020e Cosme ci sarà un passaggio tecnico in Conferenza Unificata con un apposito protocollo con le Regioni. Al tavolo del Mise hanno partecipato Comitato unitario professioni, Confprofessioni, Adepp, Confassociazioni e Rete professioni tecniche: il percorso si preannuncia piuttosto complicato, anche considerando la necessità di dividere risorse costanti per una platea più ampia, ma al ministero (al tavolo era presente anche il dg Incentivi Carlo Sappino) ritengono raggiungibili alcuni risultati. Le zone franche potrebbero essere il primo banco di prova, mentre per i voucher finalizzati a processi di digitalizzazione manca ancora un decreto attuativo del ministero dell'Economia. «Si tratta di strumenti che potremmo ampliare senza ricorrere a nuove norme ma in via amministrativa spiega il sottosegretario Vicari - e sarebbe un primo passo importante. Oggi l'unico strumento già aperto alle libere professioni è il Fondo centrale di garanzia (dal decreto del fare del 2013, ndr) ma le richieste dei professionisti sono state appena 200. Davvero troppo poche: ancora non si conosce questa opportunitàe per questo motivo siamo pronti a supportare gli ordini e le associazioni in un lavoro di diffusione sul territorio». L'idea del sottosegretario allo Sviluppo è che almeno per alcuni strumenti possa essere sufficiente il requisito della partita Iva, senza l'obbligo dell'iscrizione del professionista alla Camera di commercio. Un obiettivo ambizioso, vista anche la difformità di scelte che sta caratterizzando le Regioni impegnate nella definizione dei bandi per la nuova programmazione comunitaria 20142020. «Su questo tema lavoreremo a un protocollo d'intesa con le Regioni che porteremo in Conferenza unificata» osserva Vicari, «l'obiettivo deve essere un modello di sviluppo che rilanci la competitività delle libere professioni sia nel mercato interno che in quello comunitario». Nel menù dei prossimi incontri, aggiunge il sottosegretario, «anche lo snellimento delle procedure burocratiche: un'opera di armonizzazione al termine della quale non vorremmo più vedere partite Iva di serie A e di serie B». «Apprezziamo molto l'impegno del sottosegretario commenta a margine dell'incontro Marina Calderone, presidente del Cup -. Le professioni sono una risorsa in grado di dare una mano alla ripresa. Diventa pertanto importante, soprattutto per tutti i giovani, poter contare sulle risorse che l'Europa ha previsto nella nuova programmazione anche per loro ma che fino ad oggi non sono state accessibili». Per il presidente dell'Adepp, Andrea Camporese,è ora importante coinvolgere le altre amministrazioni centrali interessate ai temi individuati. Dobbiamo mettere i nostri iscritti - 3 milioni di lavoratori autonomi, di cui quasi due iscritti alle Casse di previdenza private nelle condizioni di poter far fronte alla concorrenza transnazionale tenendo presente che il settore dei servizi rappresenta il 70% del Pil europeo». «È molto positivo che finalmente dal governo si mostri una visione strategica sul mondo delle professioni che finora è mancata in Italia - osserva Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni -. Benissimo gli incentivi ma lo strumento principe per rilanciare la competitività passa attraverso i fondi strutturali europei». La guida Sì 90 130 19 20 % 90 130 19 20 % % euro euro % (se euro euro 2.065,83 Pmi innovative Nessuna agevolazione per il socio Sono tutte applicabili euro (articolo 51, comma 2, lettera g, Tuir) Non tassate le azioni offerte ai dipendenti per un importo non superiore a Il socio detrae dall'Irpef il o deduce dal reddito Ires il Start-up innovative, solo se costituite da non più di 5 anni Esenzione (articolo 26, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Esenzione (articolo 26, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Il socio detrae dall'Irpef il o deduce dal reddito Ires il solo nei primi 7 anni dalla prima vendita commerciale, a meno che non si dimostri un piano di sviluppo di prodotti, servizi o processi, nuovi o migliorati Investimenti "nel capitale sociale" di una o più start-up innovative Assegnazioni gratuite o agevolate di strumenti finanziari, quote o azioni a dipendenti,
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
42
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AGEVOLAZIONI
16/04/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 41
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 16/04/2015 - 16/04/2015
43
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
collaboratori o amministratori Se il capitale sociale viene "diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite", la diminuzione a meno di un terzo deve avvenire ... Pagamento del diritto annuale dovuto alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura Se la perdita di oltre un terzo del capitale fa ridurre lo stesso al disotto del minimo di legge, la delibera di riduzione del capitale e del contemporaneo aumento al minimo legale... Pagamento dell'imposta di bollo per iscrizione dell'atto costitutivo al registro delle imprese Pagamento dei diritti di segreteria dovuti per l'iscrizione nel registro delle imprese finanziatore soggetto Ires), solo per gli anni dal 2013 al 2016 Esenzione (articolo 26, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Sono esenti da imposte e da contributi, anche se assegnate non alla generalità dei dipendenti (articolo 27, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Tipologia di agevolazione Società di capitali normali È immediata Può essere rinviata alla chiusura dell'esercizio successivo (articolo 26, comma 1, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Entro l'esercizio successivo Entro il secondo esercizio successivo (articolo 26, comma 1, decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179) Applicazione delle procedure concorsuali Sono tutte applicabili No, tranne gli accordi di ristrutturazione dei debiti del capo II, legge 27.01.2012,n. 3 (articolo 31, comma 1, Dl 179/2012) Il quadro 01 FONDI STRUTTURALI Il ministero dello Sviluppo economico punta a un protocollo d'intesa con le Regioni per favorire l'apertura anche ai professionisti delle risorse previste dai bandi relativi alla programmazione comunitaria 2014-2020. Il testo, volto a uniformare le scelte regionali, dovrebbe essere oggetto di un passaggio in Conferenza Unificata. 02 AGEVOLAZIONI Il tavolo, al suo primo appuntamento, è servito a fare una rapida ricognizione dei primi strumenti che potrebbero essere estesi ai liberi professionisti. Si pensa soprattutto alle agevolazioni per le zone franche urbane e ai voucher per progetti di digitalizzazione (quest'ultima misura, va detto, non è ancora operativa). 03 FONDO DI GARANZIA L'accesso al credito resta una delle principali difficoltà anche per i professionisti, come segnalato nel corso dell'incontro di ieri. Ma finora, nonostante la possibilità concessa dal decreto del fare del 2013, sono solo 200 i professionisti che hanno richiesto l'intervento del Fondo centrale di garanzia. Si lavorerà per favorire l'accesso.