COMUNE DI SESTRI LEVANTE Provincia di GENOVA
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 71 DEL 27 Settembre 2012 L’anno duemiladodici, addì ventisette del mese di Settembre, alle ore 19:30 nella sala consiliare, regolarmente convocato, si è riunito il Consiglio Comunale, in seduta straordinaria e pubblica, di prima convocazione, per la trattazione del seguente oggetto: ADESIONE AL MANIFESTO “PER UNA COSTITUENTE DELLA CULTURA” Sono presenti/assenti i seguenti Consiglieri: N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Componente BERNARDELLO DAVIDE BIXIO MARIA ELISA BORDERO GIANTEO CALCAGNO LORENA CONTI MARCO CONTI MARIA PIA CUSINATO REMO FERRANDO GABRIELLA GIANELLI PIETRO GRINO GIORGIO GUEGLIO VINCENZO
Pres. S S S S S N N S S S S
N. 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
Pres. S S S S
N. 5 6 7
Componente IANNI GIUSEPPE LAVARELLO ANDREA MAGGI MATTEO VENTURINI MATTEO PEREGO GERMANO PERI DANIELA ROSSIGNOTTI GIACOMO SARTOR LUIGI SQUERI LUIGI STAGNARO GIANCARLO
Pres. S S S S S S N S N S
Consiglieri presenti N. 17 Hanno partecipato gli Assessori: N. 1 2 3 4
Assessore CALABRO’ GIORGIO DI LORENZO LUIGI BIXIO MASSIMO GHIO VALENTINA
Assessore
Pres.
Presiede: Dr. FERRANDO GABRIELLA Assiste: il Segretario Generale Dr. CAPRARA ROSSELLA Sono nominati i seguenti scrutatori: BORDERO GIANTEO, GRINO GIORGIO , SARTOR LUIGI
Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
COMUNE DI SESTRI LEVANTE Provincia di GENOVA
IL CONSIGLIO COMUNALE Su proposta e relazione dell’Assessore alla Cultura dottoressa Valentina Ghio la quale illustra il provvedimento da adottare; Premesso: -
che l’articolo 9 della Costituzione italiana afferma: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”;
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che in attuazione dell’articolo 9 e in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione, è stato approvato il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio”;
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che lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione;
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che la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura;
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che il Consiglio regionale della Liguria ha approvato la legge 31 ottobre 2006, n. 42, “Testo unico in materia di cultura”;
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che i Comuni gestiscono i beni culturali esistenti sul proprio territorio secondo la programmazione e le direttive regionali e concorrono all’attuazione delle finalità di cui alla legge regionale secondo quanto disposto all’articolo 4 della legge regionale medesima;
Constatato: -
che cultura, scuola, università e ricerca patiscono la mancanza di visioni lungimiranti ed investimenti adeguati;
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che la spesa pubblica in questi settori evidenzia un calo significativo e l’uso strumentale della crisi economica mondiale, per giustificare i tagli, è fuorviante e inaccettabile;
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che i continui tagli ai trasferimenti a regioni ed enti locali penalizza in modo particolare la cultura;
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che è assolutamente indispensabile avvicinare la spesa pubblica per la cultura a livelli europei poiché è evidente che un paese che non punta su cultura, conoscenza, sapere e creatività è un paese che rinuncia al proprio futuro ed è condannato al declino;
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che è necessaria una radicale inversione di tendenza negli investimenti poiché la cultura deve diventare una priorità e il sapere uno degli strumenti per uscire dalla crisi e rilanciare il paese.
Considerato: Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
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che il quotidiano “Il sole 24 ore”, nell’edizione di domenica 19 febbraio 2012, ha pubblicato il manifesto “Per una costituente della Cultura”, reclamando la necessità e l’urgenza di una rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura;
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che la pubblicazione del manifesto ha acceso un vivace dibattito che ha visto coinvolte eminenti personalità della cultura, dell’università, della ricerca, nonché esponenti delle Istituzioni, amministratori locali e moltissimi cittadini;
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che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto nel dibattito sul manifesto “Per una costituente della Cultura” ha ricordato come il patrimonio storico, artistico e paesaggistico dell'Italia costituisca una ricchezza e una risorsa enorme, assai poco sfruttata, assai poco valorizzata;
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che nel dibattito sono intervenuti, tra gli altri, i ministri Lorenzo Ornaghi (Beni e attività culturali), Corrado Passera (Sviluppo economico), Francesco Profumo (Istruzione, Università e Ricerca) i quali hanno ammesso che l'investimento in cultura, ricerca ed educazione nel nostro Paese è insufficiente. E la spesa pubblica impiegata nella sfera della conoscenza non può essere considerata un costo da tagliare, ma rappresenta uno dei bacini in cui spendere di più e meglio, creando sviluppo e occupazione;
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che le risorse pubbliche, benché fondamentali, sono tuttavia insufficienti per innescare un circuito virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela dei beni, occupazione e crescita sostenibile;
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che appare indispensabile creare le condizioni per attrarre investimenti privati, attraverso l’armonizzazione e la stabilizzazione degli interventi fiscali, degli incentivi alle sponsorizzazioni, erogazioni liberali e micromecenatismo;
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che una delle cause della bassa crescita del Pil italiano rispetto a quello dei maggiori e diretti competitor può essere ascritta all'inadeguatezza di un sistema di formazione che non riesce a produrre figure e professionalità necessarie a sostenere la competizione e quindi lo sviluppo;
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che l'Italia – dati Istat 2009 - ha speso il 4,8% del Pil per l'istruzione, l'1,3% in meno rispetto alla media Ocse (6,1%). Il nostro Paese ha un tasso di laureati del 14% nella popolazione compresa tra il 25 e i 64 anni, tra i più bassi dei Paesi Ocse (solo Turchia e Brasile ne hanno meno);
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che, come ha sottolineato il Ministro Piero Gnudi (Affari regionali, turismo e sport) questo gap formativo si ripercuote anche sul settore del turismo, che è strumentale a una valorizzazione in termini economico-industriali del nostro immenso patrimonio culturale. In ambito turistico solo il 17% degli operatori possiede una formazione di livello superiore o universitario, contro il 35% dei nostri principali competitor europei;
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che la formazione degli operatori turistici è assolutamente rilevante per un rilancio dell'economia italiana;
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che la sfida del turismo, e soprattutto di quello culturale, è decisiva. Mentre - infatti - è molto aggressiva la concorrenza esercitata sul segmento balneare da destinazioni alternative, sia nel Mediterraneo che fuori dall'Europa, il turismo culturale è, e deve sempre più divenire, una nostra, specifica prerogativa;
Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
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che il turismo culturale è nato in Italia, con la tradizione del grand tour di cui i grandi intellettuali europei – poeti, pittori, narratori - ci hanno lasciato memorabile traccia;
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che, come ha ricordato il Sottosegretario ai Beni Culturali Roberto Cecchi, in Italia ci sono 12 milioni di metri quadrati di parchi archeologici, 350 mila metri quadrati di spazi espositivi, 24 milioni di volumi in 46 grandi biblioteche, possiamo vantare una rete di oltre 5 mila musei, di cui 424 nazionali, con 37 milioni di visitatori all'anno; ma il 50 per cento del pubblico visita soltanto otto di queste istituzioni;
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che un ruolo fondamentale per la cultura italiana hanno gli archivi e le biblioteche, luoghi di conservazione e di diffusione della conoscenza, laboratori della ricerca e della propagazione delle idee, luoghi di socializzazione e di incontro per giovani e adulti, che, nonostante i tagli alle risorse disponibili, continuano a svolgere un servizio insostituibile per milioni di utenti;
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che, condividendo i temi qui richiamati e il contenuto del manifesto “Per una costituente della Cultura” promosso dal quotidiano “Il sole 24 ore”, si propone di aderirvi, approvando il manifesto che, allegato alla presente delibera, costituisce parte integrante della stessa.
Rilevato che la presente deliberazione, costituente atto di mero indirizzo politico, non necessita dei pareri di cui all’articolo 49 del decreto legislativo n. 267/2000; Visto l'art. 42 del D.Lgs. 18.8.2000, n. 267 e successive modifiche ed integrazioni; Visto l'art. 134, comma 4, del T.U. Enti Locali Con voti favorevoli n. 17 su n. 17 Consiglieri presenti e votanti, espressi per alzata di mano: DELIBERA 1) di aderire al manifesto “Per una costituente della Cultura” pubblicato dal quotidiano “Il sole 24 ore”, nell’edizione di domenica 19 febbraio 2012, il cui testo integrale è riportato nell’allegato alla presente delibera; 2) di impegnarsi anche congiuntamente ad altri livelli istituzionali, a promuovere ed attuare, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, iniziative coerenti con le linee di indirizzo contenute nell’allegato manifesto “Per una costituente della Cultura” 3) di inviare copia della presente delibera al Presidente della Repubblica; 4) di inviare, inoltre, copia della presente delibera al Ministro dei Beni culturali, al Ministro dell’ Istruzione, Università e Ricerca, al Ministro dello Sviluppo economico, al Ministro degli Affari regionali, turismo e sport, all’ ANCI, ai Comuni del Tigullio, alle istituzioni scolastiche del territorio, alle associazioni culturali, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni di categoria, a tutti gli altri soggetti interessati; 5) di promuovere la diffusione e la conoscenza del manifesto “Per una costituente della Cultura”, raccogliendo le adesioni di quanti fossero interessati presso lo Sportello Unico Area 3 – Viale Dante 134. Procedutosi con votazione separata, ai sensi dell’art. 134, comma 4 del T.U. degli Enti Locali approvato con D.Lgs 267/2000, con voti favorevoli n. 17 su n. 17 Consiglieri presenti e Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
COMUNE DI SESTRI LEVANTE Provincia di GENOVA votanti, espressi per alzata di mano: DELIBERA di dichiarare il presente atto immediatamente eseguibile.
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ALLEGATO
Per una costituente della cultura Niente cultura, niente sviluppo Occorre una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. Da "giacimenti di un passato glorioso", ora considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere, i beni culturali e l'intera sfera della conoscenza devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita reale e per la rinascita dell'occupazione.
1 - Una costituente per la cultura Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale. Le riflessioni programmatiche che proponiamo qui cercano di mettere a punto alcuni elementi «Per una costituente della cultura». L'articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi saldamente intrecciati tra loro. Perché ciò sia chiaro, il discorso deve farsi strettamente economico. Niente cultura, niente sviluppo. Dove per "cultura" deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per "sviluppo" non una nozione meramente economicistica, incentrata sull'aumento del Pil (Prodotto interno lordo), che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto, per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere cultura e tutela del paesaggio e dell'ambiente tra i parametri da considerare. La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale, dall'altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
2 - Strategie di lungo periodo Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un'idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell'Italia nel secondo dopoguerra, dobbiamo pensare a un'ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento. La cultura e la ricerca innescano l'innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola, deve tornare al centro dell'azione di governo. Dell'intero Governo, e non di un solo ministero che di solito ne è la Cenerentola. È una condizione per il futuro dei giovani. Chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d’uscita. Anche la crisi del nostro dopoguerra, a ben vedere, fu affrontata investendo in cultura. Le nostre città, durante quella stagione, sono state protagoniste della crescita, hanno costruito "cittadini", e il valore sociale condiviso che ne è derivato ha creato una nuova cultura economica. Ora le sfide paiono meno tangibili rispetto alle macerie del dopoguerra, ma le necessità e la capacità di immaginare e creare il futuro sono ancor più necessarie e non rinviabili. Se oggi quelle stesse città che sono state laboratori viventi sembrano traumatizzate da un senso di inadeguatezza nell'interpretare le nuove sfide, ciò va ascritto a precise responsabilità di governo e a politiche e pratiche decisionali sbagliate. Negli ultimi decenni nel nostro paese – a differenza di altri, Francia, Germania, Stati Uniti oltre a economie recentemente "emerse" – è accaduto Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
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esattamente l'inverso di ciò che era necessario. Si è affermata la marginalità della cultura, del suo Ministero, e dei Ministeri che se ne occupano (Beni e Attività Culturali e Istruzione, Università e Ricerca) considerati centri di spesa improduttiva, da trattare con tagli trasversali.
3 - Cooperazione tra i ministeri Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia. Porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte dell'intero Governo, significa che la strategia e le conseguenti scelte operative, devono essere condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del Consiglio. Inoltre il ministero dei Beni Culturali e del paesaggio dovrebbe agire in stretta coordinazione con quelli dell'Ambiente e del Turismo. Non si tratta solo di una razionalizzazione di risorse e competenze, ma dell'assunzione di responsabilità condivise per lo sviluppo. Responsabilità né marginali né rinviabili. Se realisticamente una vera integrazione degli obiettivi sembra difficile date le strutture relative di potere di ogni ministero e la complessità di azione propria dei ministeri stessi, tuttavia questo non deve diventare un alibi per l'inazione. Al contrario: esso deve imprimere il senso della necessità di favorire ogni forma di sperimentazione possibile che vada nella direzione di una cooperazione tra ministeri, oltre che ripristinare i necessari collegamenti tra Nord e Sud, tra centro e periferie. Si tratta di promuovere il funzionamento delle istituzioni mediante la loro leale cooperazione, individuando e risolvendo i conflitti a livello normativo (per esempio i conflitti Stato-Regioni per le norme su ambiente e paesaggio).
4 - L’arte a scuola, il merito e la cultura scientifica È importante anche che l'azione pubblica contribuisca a radicare a tutti i livelli educativi, dalle elementari all'università, lo studio dell'arte e della storia per rendere i giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne traggano alimento per la creatività del futuro. Per studio dell'arte si intende l'acquisizione di pratiche creative e non solo lo studio della storia dell'arte. Ciò non significa rinunciare alla cultura scientifica, che anzi deve essere incrementata e deve essere considerata, in forza del suo costitutivo antidogmatismo, un veicolo prezioso dei valori di fondo che contribuiscono a formare cittadini e consumatori dotati di spirito critico e aperto. La dicotomia tra cultura umanistica e scientifica si è rivelata infondata proprio grazie a una serie di studi cognitivi che dimostrano che i ragazzi impegnati in attività creative e artistiche sono anche i più dotati in ambito scientifico. Una cultura del merito deve attraversare tutte le fasi educative, formando i nuovi cittadini all'accettazione di precise regole per la valutazione dei ricercatori e dei loro progetti di studio. Non manca il merito, nei percorsi italiani di formazione. Lo dimostra il crescente successo di giovani educati in Italia che trovano impiego nelle più prestigiose università di ricerca in tutto il mondo. Ma finché non riusciremo ad attrarre altrettanti "cervelli" dall'estero, questo saldo passivo dissanguerà la nostra scienza e la nostra economia. È necessario, riguardo a ognuno degli aspetti trattati, creare le condizioni per una reale complementarità tra investimento pubblico e intervento dei privati, che abbatta anche questa falsa dicotomia. È la mancata centralità della cultura per lo sviluppo che ha portato a normative fiscali incoerenti e inefficaci.
5 - Complementarietà pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale La complementarità pubblico/privato, che implica una forte apertura all'intervento dei privati nella gestione del patrimonio pubblico, deve divenire cultura diffusa e non presentarsi solo in episodi isolati. Può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell'intervento pubblico, ma fondata Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012
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sulla condivisione con le imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura. Si è osservato in questi anni che laddove il pubblico si ritira anche il privato diminuisce in incisività, mentre politiche pubbliche assennate hanno un forte potere motivazionale e spingono anche i privati a partecipare alla gestione della cosa pubblica. Provvedimenti legislativi a sostegno dell'intervento privato vanno poi ulteriormente sostenuti attraverso un sistema di sgravi fiscali (in molti paesi persino il biglietto per un museo o un teatro è detraibile). Misure di questo genere ben si armonizzano con l'attuale azione di contrasto all'evasione a favore di un'equità fiscale finalizzata a uno scopo comune: il superamento degli ostacoli allo sviluppo del paese. Il Sole 24ore – Domenica, 19 febbraio 2012
Letto, approvato e sottoscritto
Il Presidente del Consiglio Dott. FERRANDO GABRIELLA
Il Segretario Generale Dott. CAPRARA ROSSELLA
Riproduzione cartacea del documento informatico sottoscritto digitalmente da CAPRARA ROSSELLA il 01/10/2012 13.36.12 FERRANDO GABRIELLA il 03/10/2012 7.55.58 ai sensi dell'art.20 e 22 del D.lgs.82/2005 ID: 1263891 del 28/09/2012 9.15.28 Delibera: 2012/71 del 27/09/2012