CON CHIARA Un dialogo che continua Castelgandolfo, 14 marzo 2009
CHIARA Un dialogo che continua VOX 1: “Chiara per me è…” 1. M. Chiara per me è l’angelo mandato da Dio che ha rinnovato e riempito la mia vita. 2. M. Trovo che essendo stata la prima ad intuire la grandezza dell’Opera che avrebbe fondato ha improntato tutta la sua vita nel donarsi agli altri. 3. F. Chiara è una che ama tutti, tutti, tutti anche quelli che non sono bravi. 4. M. Chiara è una persona della mia famiglia che si siede al nostro tavolo; è una persona a cui posso rivolgermi sempre. Polacco 5. F. La mia congregazione è giovane: è nata nel 1971, nelle Filippine da madre Deo Lindis che si è ispirata al carisma dell’unità di Chiara Lubich; perciò considero anche Chiara mia fondatrice. 6. M. Chiara per me è una persona importante che mi ha rivoluzionato la vita. 7. F. Per me è un modello da seguire perché è stata sempre forte anche nei momenti difficile 8. M. Giorno dopo giorno la bussola della mia vita 9. M. Una amica 10. F. In questa società ricca, c’è tutto ma manca Dio, vorrei seguire il suo esempio: essere un canale trasparente che lascia passare solo Dio. 11. M. Chiara per me è una luce che mi ha aiutato a cogliere il disegno di Dio sulla mia vita e a realizzarlo. Quando ero giovane ho fatto la mia scelta francescana 12. F. Per me Chiara è una donna straordinaria; mi affascina la fedeltà costante alla sua Chiesa però anche l’apertura alle altre Chiese e alle altre religioni; quello che mi ha trasmesso di più è proprio questa sensibilità per l’ecumenismo. 13. F. Chiara per me è una persona che ha portato l’amore in tutto il mondo e ha portato l’amore anche a me 14. F. Guardando anche alla mia vita passata e anche a tutto i limiti della mia natura umana se non avessi conosciuto il suo Ideale, chissà oggi dove sarei … SALUTI E PRESENTAZIONE DEL POMERIGGIO Gianni “Cosa Chiara è per me”. E’ questa la domanda alla quale hanno risposto le persone che abbiamo appena ascoltato. “Cosa Chiara Lubich è oggi, non dunque cosa è stata”. Il presente, non il passato prossimo. E’ un po’ questa, forse, la prima cosa che si avverte ad un anno dalla scomparsa di Chiara, avvenuta esattamente un anno fa: il 14 marzo del 2008. La sensazione cioè che non sia mai andata via, che il suo messaggio sia più vivo che mai. Per questo oggi siamo qui non tanto per ricordarla, per celebrarla, ma per continuare un dialogo con lei. Magari per conoscerla meglio, tornando anche a riascoltare le parole, a ripercorrere i passi di una vita che hanno significato moltissimo per i tanti che l’hanno seguita, ma che molto hanno da dire agli uomini di oggi. In platea c’è Marta che porterà al suo microfono alcuni di coloro per i quali la Lubich è stata un riferimento di vita... Marta Sarà un modo per scoprire che i visi e le voci che abbiamo appena sentito, rappresentano solo una piccolissima parte di quello che Giovanni Paolo II chiamava il popolo di Chiara, popolo ormai diffuso nei 5 continenti, nei più diversi ambienti. Ma è un popolo che parla al mondo intero. 1
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Tamara, avrai tu questa sera il compito di dare il benvenuto ad altri graditi ospiti, vero? Tamara E’ proprio così. Chiara Lubich non appartiene solo ai focolarini. Le sue parole e la sua vita hanno parlato e continuano a parlare a tanti, appartenenti alle culture più diverse, tanti che da Chiara si sono sentiti e si sentono interpellati. Anche loro sono qui oggi, insieme a noi, per raccontarci la loro Chiara, aiutandoci così a continuare questo dialogo su di lei e con lei. Naturalmente non mancherà la voce di Chiara, la protagonista di questa giornata, che a questo dialogo ha dato inizio con la sua vita. INTERSIGLA Grafica: Una via nuova Gianni Ma andiamo per ordine. Riavvolgiamo il nastro. Torniamo agli inizi. A Trento. Al 1943, ai tempi della seconda guerra mondiale, e in particolare ad una notte in cui la città fu bersaglio di un terribile bombardamento… Momento artistico Stelle e Lacrime: solista - Maria Minotti accompagnamento acustico (pianoforte ed archi) “ Io ero ancora a casa mia e c'è stato un grosso bombardamento e quella notte con la mia famiglia siamo andati in un bosco perché minacciavano di bombardare anche la mia casa. E questo bosco si chiamava, ricordo, "Gocciadoro" e noi abbiamo dormito per terra. E io tutta la notte ho pianto. I miei genitori sarebbero partiti per la montagna a cercare un rifugio, ma io avevo già il Movimento, l'inizio almeno delle mie compagne e allora non potevo io partire con loro; però eravamo così affezionati nella famiglia e anch'io ero un sostegno economico, perché facevo la maestra, l'insegnante, che piangevo, dicevo: come faccio a lasciare mia madre e mio padre in queste condizioni, senza casa, all'avventura? Ma io non posso. E ricordo che durante quella notte ho visto tutte le stelle fare... non lo sapevo che durante la notte le stelle girano, tutte girare! E ricordo una frase di Virgilio perché lui dice: "Omnia vincit amor", in latino, "Tutto vince l'amore". E ricordo questa frase, dico: tutto vince..., ma anche questo deve vincere? Anche questo deve vincere? Mi ricordo la mamma mi diceva: "Ma perché piangi? Vedrai..., perché piangi?" E io zitta così. Poi siamo tornati verso casa, abbiamo trovato la casa sinistrata e io sono salita per prima e poi è venuto il mio papà e io ho detto. "Papà, non posso partire!" Il papà è stato..., papà che era socialista mi ha dato la benedizione, mi ha detto: "Resta, figliola". La mamma invece, che era cristiana, mi ha detto: "Sei crudele!" Però io non potevo non farlo. E ricordo quando ho messo il sacco sulle spalle di mia madre, che era un po' curva, ed era il mio sacco, era uno strazio! Però loro sono andati verso la montagna al mattino, io sono andata verso la città per vedere se erano ancora vive o morte le mie compagne, con quel bombardamento. E ho cercato in mezzo a... e le ho trovate tutte. E allora lì, attraverso l'aiuto di qualche persona, dapprima siamo andate in un appartamento di una signora e poi ci hanno offerto questa casetta, in piazza Cappuccini a Trento. Noi non sapevamo, ma in pratica era il primo focolare. E lì abbiamo cominciato a vivere questo spirito che io cominciavo a intravedere, cosa dobbiamo fare, vivere il Vangelo, amare, poi ci si concentrava soprattutto sull'amore. E cominciavamo a viverlo così. Era la nostra felicità. Noi naturalmente eravamo a disposizione di tutti quelli della guerra: le donne rimaste senza i figlioli, oppure soprattutto i mutilati, gli ammalati, gli affamati, eravamo sempre in giro per la città ad aiutare tutti, così, e poi tornavamo a casa. Chi dava senso al nostro vivere era proprio la presenza di Cristo spirituale in mezzo a noi.
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Momento artistico SNODO MUSICALE CON VIOLINO: TEMA DI STELLA E LACRIME Gianni Le Alpi, il bosco di Gocciadoro, questa casa in piazza Cappuccini, le bombe, la corsa nei rifugi e anche lì la lettura del Vangelo a lume di candela. Sulla cartina geografica Trento è lontanissima dalla Calabria, sono ai due punti estremi dell’Italia. Ma in quel ’43 lo erano ancora di più. Gianni Maria Voce quale era la tua vita in quei giorni del ’43? (una bambina di 6 anni…) Gianni Una ragazza trentina che lascia gli studi per seguire un carisma. A un migliaio di chilometri di distanza una ragazza calabrese che cresce, caparbiamente termina gli studi e diventa avvocato, la prima del foro di Cosenza. Quand’è che il tuo destino si incrocia con quello di Chiara? Gianni Nel luglio scorso Maria Voce è stata eletta presidente del movimento dei Focolari. Un ruolo che porta con sé una grande responsabilità perché c’è da essere fedeli ad un carisma.... intervista Maria Voce: (il suo incontro con Chiara: i suoi inizi nel movimento in Calabria e il delicato momento presente in cui è stata eletta come presidente) Passaggio di un ruolo e non di un carisma. Tamara Non c’è quasi paese al mondo in cui il messaggio di Chiara non sia arrivato. Il movimento dei Focolari conta più di due milioni di aderenti. Ma è interessante riflettere su un fatto. Nei tempi del global, il movimento nasce estremamente local. Non muove i primi passi in una grande metropoli, ma nell’estrema provincia d’Italia, in una città bellissima, sfregiata dalla guerra, e però periferica, distante dai centri di cultura e di sviluppo dell’Italia. E’ a Trento che Chiara vive la sua giovinezza. Momento artistico: MUSICA E FOTO: IMMAGINI CHIARA PRIMI TEMPI Gianni Trento aveva 40 mila abitanti, solo 5 parrocchie, una realtà piccola e chiusa. A Trento, in quegli anni, viveva Marco, che di quei primi tempi è un testimone diretto. Lavorava per le ferrovie regionali, operaio elettromeccanico, poi capotreno. Avevi 19 anni quando conoscesti per la prima volta Chiara.. Marco Si, anche se prima di me, nel 1942, l’aveva conosciuta mia sorella. In famiglia, sia mia madre che io eravamo molto diffidenti. Queste amiche di mia sorella, pur non conoscendole, le chiamavo quelle “esaltate”. Nonostante gli allarmi e i bombardamenti continuavano ad incontrarsi. Non capivamo cosa volessero fare. Dopo la guerra partecipai ad un incontro con alcuni giovani al quale, a nostra insaputa, il sacerdote aveva invitato anche Chiara e le sue compagne. Fu il primo impatto benefico. Lo stesso sacerdote mi chiese se potessi dare una mano, quando possibile, a queste ragazze. Avevano dato tutto ai poveri, e magari poteva essere un bel gesto rendersi disponibile, mi disse. Risposi di sì e così entrai in quella vecchia casa umile, due stanze e una cucina. Ogni giorno c’era un guasto. Mi ritrovai ad aggiustare il fornello elettrico, a riparare i cavi elettrici, o a spostare un mobile. Ero più giovane di loro e questo mi tenne al riparo dalle inevitabili dicerie di paese.
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Gianni Quelle riparazioni, quel tuo aiuto gratuito portò però pian piano la tua vita su un binario diverso da quello che avevi immaginato.. Marco Ero timido, un figlio delle mie montagne direi. Come per tanti allora la carità era per me dare venti centesimi ad un povero, vivere in grazia e pregare. Basta. Conoscevo il braccio verticale della Croce, di quello orizzontale, il prossimo, non sapevo nulla. Respirando il clima soprannaturale in quella casa, venne il giorno in cui Chiara mi spiegò quale era stata la loro scelta di vita. Mi colpì profondamente. Una vera conversione. Cercai di portare questo spirito in officina. Era finita la guerra, messo da parte il fascismo, tanti erano diventati comunisti. Al lavoro in silenzio, provai a non parlare del Vangelo, ma a viverlo. Ero cresciuto in una famiglia molto unita, pensavo che il matrimonio fosse la mia strada. Quello che andavo sperimentando mi fece intravedere un’altra strada. Volevo seguire Gesù attraverso la strada di Chiara. Gianni Marco è il primo focolarino, ma qui davanti, insieme a Marta, ci sono alcune delle primissime compagne di Chiara, quelle che Marco andava a trovare in quella casa in piazza Cappuccini a Trento.... MARTA SALUTA LE PRIME E I PRIMI FOCOLARINI SEDUTI IN PLATEA: Marta Proprio così, ci piace salutare con grandissimo calore alcune delle prime compagne di Chiara qui tra noi oggi: Doriana, Valeria, Gisella, Graziella, Palmira, Bruna, Silvana; e poi alcuni tra i primi focolarini: Don Pasquale Foresi (Chiaretto), Oreste, Aldo (Fons), Fede, Giorgio (Turnea), Bruno e Giuseppe. Marta Cos’è stato per voi, primissimi, incontrare Chiara e il suo ideale di unità? Palmira Ciascuna di noi ha un’esperienza personale. Per quanto riguarda me, chiara mi ha cambiato letteralmente la vita. Avevo 19 anni e possedevo già buona formazione religiosa, con un rapporto personale con Dio fin da piccola, in una dimensione però solo verticale. Il mio primo incontro con Chiara, nella primavera del ’46, è stato come una nuova rivelazione di Dio: mi ha detto semplicemente che Dio è Amore e che per amarLo dovevo amare tutti e amarci fra noi, fino a dare la vita l’una per l’altra: una vera rivoluzione nel mio modo di concepire la religione fino allora. Da quel giorno è avvenuta in me una grande conversione: un vero cambiamento di mentalità. Dio Amore è diventato da subito l’Ideale della mia vita e amare ogni prossimo, il primo modo per amare Dio. La conseguenza è stata immediata: ho lasciato tutto per seguire Chiara in focolare, dove ho trovato il centuplo e una gioia di vivere mai sperimentata prima e che dura tuttora, pur nelle difficoltà che ogni vita comporta. Gianni La spiritualità dell’unità proposta da Chiara e nata a Trento durante la seconda guerra mondiale, ha scritto una pagina di storia. Ma continua a parlare al presente. Risulta più che mai attuale perché rappresenta una possibile risposta alla sete di pace, di fraternità dell’umanità di oggi. Non parla genericamente al mondo però. Interpella direttamente i singoli, chiama in causa le persone, apre un dialogo con la parte più intima di uomini e donne, ciascuno con la propria storia, al di là della cultura da cui provengono, dell’età che hanno.
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Marco, Palmira e gli altri sono stati tra i primi a seguire Chiara, circa sessant’anni fa. Angela, invece, è giovanissima ed è, in un certo senso, una delle ultime arrivate sulla scia tracciata da Chiara. Insomma ci rappresenta la continuità, ma anche il futuro. Hai 26 anni, in pratica la stessa età che aveva Chiara quando ha cominciato la sua avventura. Fin da piccola però sei stata in contatto con questa realtà, vero? Angela Ho conosciuto Chiara attraverso i miei genitori. Si può dire che tutta la mia famiglia è cresciuta, ed anche è stata mantenuta unita, da lei. Sono sempre rimasta affascinata dal rapporto confidenziale di Chiara con Dio nella vita di tutti i giorni e desideravo essere come lei. Crescendo, Chiara ha accompagnato ogni tappa della mia vita, illuminando e alimentando il mio rapporto con Dio, fino a svelarmi – innanzitutto con la sua vita – il valore enorme della sofferenza offerta e vissuta per amore. Ho trovato in lei una madre sempre presente che ti dona tutto e si dona tutta. Un modello da seguire e imitare. Gianni L’hai seguita al punto da fare una scelta radicale, non facile da capire, al giorno d’oggi, vista la tua giovane età... Angela Avevo 23 anni ed ero ormai alle soglie della laurea: finalmente sarei diventata “a pieno titolo” infermiera! Era il momento di scegliere che direzione dare alla vita: si prospettavano tante possibilità, progetti, anche sogni prima d’ora mai avuti… Tra questi uno si è fatto più forte: seguire Dio come aveva fatto Chiara. Lasciare casa, famiglia, amici, professione e ancora sogni, progetti, idee… ma per sposare Dio, Dio che è amore e che ci ama immensamente! E poi… “Ho 23 anni – pensavo - e solo ora posso darGli tutti i miei 23 anni! Ho una vita sola e questa vita la voglio spendere per Lui”. Momento artistico Parte prima la musica (30”) poi inizia la lettura Lettera di Chiara alla mamma Carissima mamma, è da qualche giorno che vivo con l’angoscia nel cuore. Natale lontano da te mi fa piangere, mamma. Mi prende spesso la malinconia che solo l’amore di Dio mi fa vincere. Lo vedo là, su quella Croce, anche Lui sofferente la nostalgia e l’Abbandono dal Padre Suo e vedo proprio che realizza in me quello che così spesso Gli chiedo: “Dammi di provare qualcosa dei Tuoi dolori, specialmente un po’ del tuo terribile abbandono, perché ti sia più accanto e sia più simile a Te che nell’infinito del Tuo Amore mi hai scelta e mi hai presa con Te”. Allora sento Lui che mi consola, che mi dice che se per solo amore Suo ho lasciato, quando mi ha chiamata, e papà e mamma e casa, per vivere dove era il pericolo e dove il bisogno, Lui sarà la mia consolazione! Allora mi mette nell’anima il Fuoco dell’Amore che mi fa gridare: “L’Amore non è amato!” Ed è quello che per prima cosa grido a te, mamma. In questa vita, che corre come un lampo, una cosa sola vale, e una cosa sola dobbiamo domandare a Dio: di amarLo. Credi, mamma, Gesù è morto per te, e, essendo Dio, sarebbe morto per te sola se fosse stato necessario per la tua sola salvezza. Guardalo là dove sta crocefisso e pensa: se fosse stato il tuo figlio? Sentilo gridare: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. (…)
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Lui e il suo grido di abbandono mi hanno trascinata, mamma, e mi hanno fatta passare sopra a tutto con il cuore schiantato. Sì, mamma, solo Lui poteva fare questo, Lui che non fa trascurare gli affetti ma li fa sentire nel più profondo del cuore e poi li fa superare perché è onnipotente: è Dio. Gianni Questa che abbiamo ascoltato è la lettera di una figlia a sua mamma. La lettera che Chiara scrisse nel dicembre del 1944, a sua madre. Un’altra persona a cui Chiara è sempre stata legatissima era suo fratello Gino. In questa foto molto bella li vediamo insieme chissà, probabilmente sono lì a confrontarsi, come facevano spesso. Perché come Chiara, anche Gino era un grande idealista. Partigiano, finì in carcere per dare all’Italia la democrazia. Medico, giornalista di razza, era stato per alcuni anni nella redazione de“L’Unità”. Lasciò il giornale e strappò la tessera quando capì che dietro gli ideali socialisti, che poi erano anche quelli di papà Luigi, si nascondeva in realtà la negazione della libertà. Di lì in poi, in un dialogo mai interrotto malgrado, Gino fece suoi gli ideali della sorella, e per anni, da condirettore mise la sua esperienza al servizio della rivista Città Nuova. Questa dimensione, quella più intima e familiare della vita di Chiara è forse quella meno conosciuta. Per averne una testimonianza diretta sono qui con noi, in compagnia di Tamara, due nipoti di Chiara: Cinzia e Jacopo. Tamara Proprio così. Cinzia, tu sei una dei figli di Gino, raccontaci un po’… Che zia è stata Chiara per te? Tamara Qual è l’insegnamento che ti ha dato? Anche Jacopo Lubich, che ha tot anni e fa il giornalista, è un nipote di Chiara, anzi un pronipote. Tamara Che rapporto hai avuto con zia Chiara? Che ricordo hai di lei? Gianni Questa è Chiara Lubich vista con gli occhi di due nipoti che hanno avuto la ventura di conoscerla naturalmente fin da piccolissimi. Ma, invece, c’è chi Chiara l’ha incontrata addirittura in Parlamento! A questo proposito vi presentiamo una piccola chicca. Protagonista Igino Giordani, nato a Tivoli, scrittore cattolico tra i più grandi del ‘900, giornalista dalla penna felice, deputato negli anni dell’Assemblea Costituente italiana. In questo breve filmato racconta, con verve tutta romanesca, il suo primo incontro con Chiara, avvenuto proprio a Montecitorio nel 1948. Sentiamolo. INIZIA SNODO MUSICALE DAL VIVO Lei mi raccontò la storia di lei e delle sue compagne e io fui commosso dalla esposizione attraente per la sincerità e la carità, che rivelavano una straordinaria unione con Dio. Mi ricordo che dicevo allora: “Io non ho più bisogno di prove scritte o stampate sull'esistenza di Dio perché mi basta vedere Chiara. Credo in Dio perché lo vedo in questa creatura." Non m'era mai nella vita successo di incontrare una creatura simile. E sì che aveva parlato un quarto d'ora di cose molto modeste, ma ci si sentiva che in quella voce, in quell'anima parlava Dio, viveva Dio. Lei mi scoprì un cristianesimo nuovo. Trovai che io conoscevo la parte esterna, la dottrina, la storia della Chiesa, ma non conoscevo la parte mistica, la parte interiore, la vita spirituale con Dio. E bisogna dire che io fui trasformato. CHIUDE SNODO MUSICALE 6
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Tanto mi ricordo che, avendomi incontrato qualche mese dopo il presidente del Senato, mi disse: "Ma Giordani, che hai fatto? Non ti si riconosce più: come s c r i v i , non scrivi più come prima", che ero aggressivo, ecc. Io assalivo gli eretici, ero il martello degli eretici. Chiara invece disse che dovevo essere il mantello degli eretici. Dice: "Non ti si riconosce più, ma che ti è successo?" Era successo che io avevo scoperto il cristianesimo di Chiara più evangelico assai del mio. Momento artistico Continua Violoncello VOX “Ho incontrato Chiara quando…” 1. F. Ho incontrato Chiara quando sono nata perché la mia famiglia già viveva la sua spiritualità, però io sento che Chiara mi ha fatto un regalo tutto speciale che è la passione per Gesù abbandonato ed in particolare per la sofferenza che c’è nell’umanità e questo mi ha portato nel mio percorso a scegliere di fare come professione il medico ed in particolare ad occuparmi della sofferenza mentale. 2.
M. Senza Chiara io non sarei quello che sono come uomo e come sacerdote.
3. M. Ho sempre sentito parlare dei suoi occhi, da persone che l’avevano già incontrata, come di uno sguardo particolare, molto penetrante, però ho sempre pensato che fosse legato all’emozione dell’incontro; quando poi invece ho avuto l’occasione di salutarla personalmente lei mi ha guardato, mi ha solo detto ciao, però i suoi occhi davvero mi sono entrati nell’anima. 4. F. Sono nata nel 1964. A quel tempo qui morivano moltissimi bambini, moriva la gente, ed io non sono morta perché mamma Chiara è venuta a Fontem ed ha aperto un ospedale per noi. Quando stavo male mia madre mi ha portato in questo ospedale e così grazie alle cure di mamma Chiara sono guarita. 5. F. Ho conosciuto Chiara negli anni ottanta in Romania attraverso una focolarina slovena che nel periodo del comunismo era venuta a lavorare a Bucarest. Più tardi ho incontrato Chiara anche personalmente ma da subito ho trovato in lei una mamma che mi ha nutrito con il Vangelo e con la sua vita. 6. M. Quando avevo ventun anni ho incontrato Chiara ed è arrivata proprio nel momento giusto. In quel periodo cercavo una strada per diventare santo e donarmi in modo concreto a Dio. Gianni Moltissime persone hanno avuto modo di incontrare Chiara, nelle circostanze più varie: per caso o per scelta. Quale che sia stata la ragione di ogni singolo incontro, alla fine però quel colloqiuo con lei, ha lasciato un piccolo o grande segno, in tutti coloro che hanno avuto questa occasione. Quella di trascorrere un po’ di tempo con lei. E’ quello che è capitato anche a Sandra Hoggett. E’ una giornalista della BBC e di Channel four, Ha firmato documentari che l’hanno portata ad incontrare premi Nobel e personalità di spicco della storia contemporanea. Tra queste anche Chiara. E tra l’altro, alcuni dei passaggi di quella bella intervista li stiamo ascoltando questa sera. Gianni Che ricordo ha di quella intervista? Che impressioni le fece Chiara? (Sandra Hoggett: suo incontro con Chiara) Gianni Per noi cronisti italiani l’Inghilterra è la patria del grande giornalismo. E da li viene anche lo scrittore Jim Gallagher.
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Per anni ha studiato le più significative forme di spiritualità del 20° secolo. E’stato lui 10 anni fa a scrivere una delle biografie di Chiara intitolata “Chiara Lubich dialogo e profezia. Per scrivere un libro così articolato avrà trascorso molto tempo a contatto con lei. Come si preparò a quell’incontro e qualè il ricordo più vivo di quei giorni trascorsi qui in Italia per conoscerla in profondità? (Jim Gallagher: suo incontro con Chiara) Gianni Lancio intervista Bertone Tamara Moltissime persone hanno avuto modo di incontrare Chiara, nelle circostanze più varie. Per caso o per scelta. Quale che sia stata la ragione di ogni singolo incontro, alla fine però quel colloquio con lei, ha lasciato un piccolo o grande segno, in tutti coloro che hanno avuto questa occasione. Quella di trascorrere un po’ di tempo con lei. E’ quello che è capitato anche Sandra Hoggett. E’ una giornalista della Bbc e di Channel Four, ha firmato documentari che l’hanno portata ad incontrare premi Nobel e personalità di spicco della storia contemporanea. Tra queste anche Chiara. E tra l’altro, alcuni dei passaggi di questa bella intervista li stiamo ascoltando questa sera. Che ricordo ha di quell’intervista ? Che impressione le fece Chiara? (Sandra Hoggett: suo incontro con Chiara) Gianni Per noi cronisti italiani l’Inghilterra è la patria del grande giornalismo. E da lì viene anche lo scrittore Jim Gallagher. Per anni ha studiato le più significative forme di spiritualità del ventesimo secolo. E’ stato lui dieci anni a scrivere una delle più documentate biografie su Chiara. Per scrivere un libro così articolato avrà trascorso molto tempo a contatto con lei. Come si preparò a quell’incontro e che qual è il ricordo più vivo di quei giorni trascorsi qui in Italia, per conoscerla in profondità? (Jim Gallagher: suo incontro con Chiara ed esperienza biografia) Gianni E’ una domanda che giro anche a Franca Zambonini. Già vice direttore e attualmente editorialista di Famiglia Cristiana, anche lei hai incontrato più volte la Lubich. Ha scritto un libro intervista nel 1991, e proprio in questi giorni un’altro volume su di lei. Cosa è stato per te quell’incontro con lei? (breve risposta) Gianni Il tuo ultimo libro guarda avanti, cerca di capire anche cosa potrà portare in futuro il carisma di Chiara. Lo hai intitolato l’eredità. Qual è dunque secondo te l’eredità che ci ha lasciato la Lubich? (Franca Zambonini: l’eredità di Chiara) Gianni Chi era presente al funerale di Chiara ricorderà anche una bella, commossa omelia del cardinale Tarcisio Bertone. Siamo tornati in questi giorni dal segretario di Stato, chiedendogli quale sia secondo lui, ad un anno di distanza dalla morte, il messaggio che Chiara ci lascia in eredità. Ecco cosa ci ha risposto.
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INTERVISTA CARD TARCISIO BERTONE segretario di Stato Vaticano Chiara Lubich, che compiangiamo scomparsa esattamente 1 anno fa, non è in realtà scomparsa dal nostro sguardo, dal nostro ricordo: è sempre presente. E devo dire che io, personalmente, la invoco in qualche momento difficile e chiedo il suo aiuto soprattutto in queste circostanze così difficili per la vita della chiesa e anche per la vita del mondo. (…) Io ringrazio Chiara anche di questo impulso dato alla promozione del laicato, alla promozione della donna, al fatto che tutte le donne, i giovani, le giovani ormai si sentono protagonisti, non si sentono ai margini della vita della chiesa.(…) tutti protagonisti soprattutto con la testimonianza della loro vita, con la testimonianza gioiosa, mite, persuasiva, incantatrice della propria vita. Grazie Chiara per tutto ciò che hai dato alla chiesa e a l mondo e per quello che continui a dare nell’ispirazione dei tuoi figli e figlie e di tanti fratelli e sorelle. MOMENTO ARTISTICO QUINTETTO Tamara annuncia intervallo INTERVALLO GRAFICA COMMEMORAZIONI NEL MONDO SECONDA PARTE Gianni ricorda le commemorazioni per Chiara nel mondo Sigla2: Grafica: LA CHIAVE DELL’UNITA’ Momento artistico COSTELLAZIONE solisti Ciro (Gen Rosso ) e Vet (Gen Verde) + coro Gen Rosso e Gen Verde VOX3: “Da Chiara ho imparato…” 1. F. Chiara mi ha insegnato ad amare tutti e ad incontrare Dio nelle piccole cose. 2. F. Ha cambiato il mio modo di pensare e il mio modo di vivere e mi ha portato molta felicità nella mia vita. 3. M. Chiara mi ha insegnato ad essere un seminarista aperto a tutti. Aperto ad ogni cultura e nazione. 4. F. Ho imparato da Chiara come amare tutti. In Corea ci sono tante persone atee anche tra i miei amici. Da Chiara ho imparato come amarli, ho cominciato a vederli senza dare importanza ai loro caratteri, andando al di là delle differenze. 5. M. Ho imparato a sognare in grande. Sicuramente tante cose che lei mi ha donato, anche tante scoperte che ho fatto grazie a lei, ho imparato piano piano a scoprire che erano per il mondo, non erano solo per me, insomma. 6. F. Chiara mi ha insegnato a seminare la gioia e la pace ovunque, specialmente nella nostra terra dove ci sono guerra e odio. 7. F. Chiara mi ha insegnato a fare gli atti di amore. 8. F. Ad amare.
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9. M. Ho imparato molte cose da Chiara, anche nel fare bene il lavoro quotidiano, ho imparato anche un po’ di pazienza, che per me ci voleva. 10. M. Da Chiara ho imparato a vivere in maniera diversa, infatti adesso non mi ricordo più come mi comportavo quando ancora non la conoscevo. 11. F. Da Chiara ho imparato a vivere il Vangelo giorno per giorno e quando non ci riesco so che posso ricominciare. 12. F. Sono buddista. Chiara ci da consigli e risposte ai nostri problemi. Anche se non è più qui, lei continua a prendersi cura di noi dal cielo. 13. M. Da Chiara ho imparato che il mio sacerdozio non è un onore ma è un servizio e di mettere sempre a Dio al primo posto. 14. F. Forse il dono più grande che mi ha fatto è quello di una cultura nuova, quindi il suo carisma, il dono che lei ha ricevuto e che mi ha trasmesso non è soltanto qualcosa che ha cambiato la mia vita spirituale, ma che ha trasformato per intero il mio essere, la mia mentalità.. 15. M. Chiara mi ha fatto capire la nuova dimensione della fratellanza universale, che siamo tutti fratelli e questo è necessario e importante in Europa, nei nostri paesi, i Carpazi, e nella gestione della politica. 16. F. Chiara ha dato a me e a tante uno slancio nuovo nel vivere il Vangelo, nel vivere la nostra vita religiosa, e ha dato un soffio di vita nuova anche nei conventi perché ha riportato tutto all’essenziale del Vangelo che è l’amore reciproco. 17. F. Con Chiara ho imparato il sentimento del perdono, non tradotto solo in parole ma in fatti concreti. L’Angola è un paese che vive nella guerra ma imparando a perdonare, ho capito che si può vivere nella pace. Marta Chiara ha lanciato il suo messaggio a tutti perché l’unità è per tutti e tutti possono contribuire a realizzare la fraternità universale. Saluto e presentazione dei Deputati del Brasile, della Corea, ecc. (ev. altri paesi) + menzione del convegno e annuncio della cerimonia che si terrà il 17 marzo in Parlamento, a Roma, intitolata “Chiara Lubich: un patto di fraternità per l’Italia. Tamara Presentazione degli esponenti di altre religioni (giovani della Risko Kosei Kài, induisti, ebrei, ecc) e di altre confessioni cristiane. Gianni Da Trento al mondo, potremmo dire. Il nostro racconto comincia ad arricchirsi, come avete visto, di voci, di volti, di lingue. Tante e anche molto diverse. Quello che Chiara porta è un linguaggio nuovo che parla di fraternità, di pace, di giustizia. Ma se ci fosse una parola, una sola, a definire il suo sogno, beh, quella è senza dubbio: unità. Tra uomini, popoli, religioni, culture diverse. Qui c’è una piccola rappresentanza di questo mondo che supera le barriere e le differenze. Patience Lobe viene dal Camerun, uno splendido paese, il cui sviluppo, come accade in Africa, ma non solo in Africa, è frenato da una dilagante corruzione. Ha conosciuto l’esperienza di Chiara Lubich nel 1977 quando era ancora alla scuola superiore. Di lì in avanti ha fatto molta strada. E’ la prima donna ingegnere entrata al Ministero dei Lavori pubblici
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camerunese. Una nomina che fin da subito ti ha messo davanti a scelte molto difficili... Patience Lobe Infatti. Quando sono stata nominata in questo posto di responsabilità, ho cominciato a sentire l’enorme pressione della mia famiglia e della comunità che nel mio paese ha un peso molto grande. Tutti pensavano che dovessi trovare lavoro a tanti, molti venivano a chiedere soldi. Sentivo che questa pressione avrebbe potuto portarmi a fare cose sbagliate, a cadere nella corruzione, per avere soldi da dare alla gente. Ho capito però che la mia testimonianza in quel posto non è quella di distribuire soldi ad alcuni, ma di aiutare gli imprenditori a fare bene il loro lavoro: costruire le strade e gli edifici per il bene di tutta la comunità. In 24 anni di lavoro sento che la lezione di Chiara mi ha guidata. Da noi le promozioni sono frutto di appartenenza diretta ad una setta o ad un ordine esoterico, eppure io sono andata avanti fino ad arrivare al posto di responsabilità dove sono adesso. Gianni Attualmente sei la delegata regionale dei Lavori pubblici nella regione economicamente più ricca del tuo paese. Una nomina che ha suscitato invidie e sospetti da parte dei tanti colleghi uomini e la curiosità dei media. La cosa che ti aiuta ad andare avanti è però quella parola che citavamo prima: unità... Patience Lobe Tanti giornali e televisioni mi hanno cercata per intervistarmi e così ne ho approfittato per parlare delle mie convinzioni cristiane. In quest’ambiente cosi corrotto, la vita per me non è facile; ma il Vangelo si impone pian piano, senza far rumore, e così le mie idee sono sempre più apprezzate. Le imprese che erano abituate a dare sempre qualcosa per fare avanzare i loro documenti, ora si sono convinte che anche in Camerun si può lavorare senza corruzione. Con altri amici che condividono l’ideale dell’unità e che lavorano nell’amministrazione pubblica, cerchiamo di sostenerci a vicenda anche perché sentiamo forte che il nostro paese andrà avanti solo con il cambiamento profondo di mentalità nel campo dell’amministrazione e nell’ambiente politico. Quando mi trovo davanti ad una tentazione nel lavoro, chiamo subito uno di loro. Solo sentire la sua voce mi ricorda perché sono li. A volte l’ambiente può scoraggiarci, ma noi cerchiamo di rimanere ancorati solo al Vangelo. Siamo consapevoli che molte persone stanno lottando in tanti altre parti per un mondo nuovo ed ognuno di noi vuole essere, vivendo questa spiritualità, uno di loro. Gianni E fra le molte persone che, come dice Patience, stanno lottando in tante altre parti, per un mondo nuovo c’è anche Ruedi Beck. E’ un sacerdote, viene da un pezzo di mondo che potrebbe essere l’esatto opposto dell’Africa di Patience. La Svizzera, il simbolo della grande finanza, di un Europa ricca, un po’ arroccata nel suo benessere. Lui ha incontrato Chiara quando aveva 17 anni. Che ricordi hai di quei tempi? Ruedi Beck Ricordo benissimo quando per la prima volta ho sentito parlare Chiara. Ho sentito subito che non dovevo avere dubbi potevo fidarmi di lei. Mi dicevo: “se seguirò questa donna e la sua gente troverò la libertà e la pienezza della vita”. Così ho trovato Dio e il suo Vangelo e ho imparato due cose: che ho un Padre in cielo che mi ama immensamente e che tutti gli uomini sono miei fratelli, candidati a creare insieme un'unica famiglia. Per questa scoperta sono diventato sacerdote e vivo per realizzare il sogno di Chiara, il sogno di Gesù: che tutti siano uno. Gianni Nella tua vita questa aspirazione non è rimasta un bel sogno, ma è l’impegno concreto di ogni giorno. Nella tua parrocchia a Basilea vivono persone di più di 100 nazioni, di diverse comunità ecclesiali e di varie religioni. Un campo d’azione non facile per mettere alla prova questa tua voglia di costruire unità...
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Ruedi Beck Nel territorio della mia parrocchia vivono più di mille rifugiati clandestini. Durante l’inverno del 2005, giorno per giorno, bussavano alla porta della casa parrocchiale, affamati e soffrendo il freddo. Tra l’altro lo Stato svizzero aveva da poco emanato una legge molto rigida sull’immigrazione. Che fare? Gesù aveva detto: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare...”. Ci siamo messi quindi a preparare per loro dei pasti caldi e a predisporre un alloggio per i più svantaggiati. Ben presto questo fatto è divenuto pubblico e ci siamo trovati in aperto contrasto con la legge. Sono seguiti mesi difficili in cui ho rischiato anche il carcere. Finalmente il tribunale ci ha dato ragione e la legge è stata un po’ mitigata. In quei mesi è nata una vera comunità fra i rifugiati; e con l'amministrazione della città si è instaurata un’ottima collaborazione. Era importante conoscerci personalmente. Ora come parrocchia abbiamo la piena stima e il sostegno del governo. Sempre più i nostri parrocchiani svizzeri hanno aperto il loro cuore alle persone di altre nazionalità, riconoscendo in tutti figli di Dio. Ormai la nostra comunità è interetnica e interculturale, Ogni domenica la messa viene celebrata con fedeli di 15-20 nazioni. Siamo diventati una famiglia dalle dimensioni mondiali, che attira con il suo calore sempre nuovi fedeli. Marta Ruedi è riuscito a trasformare in una grande famiglia la sua parrocchia. Qui, vicino a me, invece ci sono e Chicca e Gabriele, madre e figlio, che l’ideale dell’unità di Chiara cercano di viverlo proprio partendo dalla dimensione domestica della loro famiglia. Gabriele tu e la mamma siete venuti in rappresentanza anche degli altri, vero? (Risposta: Sì, noi siamo tanti e siccome non potevamo venire tutti, abbiamo realizzato un filmato...) Marta Bene, non vediamo l’ora di conoscervi meglio. Ecco quindi Gabriele che ci presenta la sua famiglia… Famiglia Gerbotto musica Gabriele: Ciao a tutti! Sono Gabriele ed ho 14 anni. La mia famiglia è composta da 6 persone. Grazie all’insegnamento di Chiara qui tutti ci vogliamo molto bene e trascorriamo ogni attimo con pace e serenità. Adesso vi mostro i miei fratelli... musica Gabriele: Ecco i miei fratelli: allora Giovanni, a te cosa ha insegnato Chiara? Fratello: A fare gli atti d’amore. Gabriele: A te invece? Fratello: A stare vicino alla mia sorella che ha dei problemi, a farla giocare e ridere … Gabriele: Adesso vi presento la mia sorella maggiore, Maria Chiara, che a quest’ora starà suonando con mio padre… Rumore di batteria Gabriele: Allora papà, visto che l’ho chiesto a tutti lo chiedo anche a te: cosa è stata Chiara per la nostra famiglia? Papà: Chiara per la nostra famiglia è stata importantissima, perché grazie a lei mamma ed io ci siamo conosciuti ad una giornata, che era organizzata dai giovani che credono come noi nel mondo unito. E poi da lì a due anni ci siamo sposati; dopo un anno ancora è nata Maria Chiara. Però ti suggerirei di chiedere a mamma cosa ha voluto dire la nascita di Maria Chiara per noi … musica Gabriele: Allora mamma, papà mi ha consigliato di chiedere a te come è cambiata la vostra vita dopo l’arrivo di Maria Chiara. Mamma: Come sai, Maria Chiara, a due mesi dalla nascita, sottoponendola al vaccino ha avuto una reazione avversa e questo le ha causato un ritardo psicomotorio importante. Però io penso che Maria Chiara è la pietra preziosa per la nostra famiglia, un dono impensato, anche perché ci aiuta a vivere questo amore che ci ha insegnato Chiara che non può che essere disinteressato, senza misura e senza ritorno. Poi io penso che tante volte guardando Maria Chiara negli occhi mi rendo conto quanto Gesù sia presente in lei e questo mi sprona sempre di più ad essere soltanto amore. E poi, certo non è facile, lo sai che non è facile a casa. Certe volte ci piacerebbe essere dei super eroi come piacciono a Giacomo e Giovanni, con dei superpoteri, però io penso che abbiamo un’arma che è l’amore fra di noi, il confronto e 12
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questa è la nostra forza, ci aiuta ad affrontare tante cose della vita e anche certe volte a meritarci anche il regalo più grande che è la presenza di Gesù in mezzo a noi. Gabriele: Ecco, questa è la nostra famiglia e quello che Chiara è per noi. Musica Tamara Joseph Sawaya viene dal Libano. Ha 25 anni. Ne aveva diciassette quando ha sentito parlare per la prima volta di Chiara. Sulle prime ad attirarlo è stato vedere come i giovani del Movimento dei Focolari vivevano concretamente l’amore reciproco. Intuì che questo stile di vita poteva realizzare un cambiamento nella società. Anche lì nella sua terra, una bellissima nazione, un tempo laboratorio di convivenza fra cristiani e musulmani, ma che da decenni è diventata un campo di battaglia e un bottino di guerra. Joseph, cosa ti ha colpito dell’ Ideale dell’unità? Sono stato colpito quando ho visto i giovani concretamente mettere in pratica quello in cui credevano, non erano solo parole ma un modo di vivere quotidiano. Ho capito che questo modo di vivere può cambiare la società, la mia società. Cosa è cambiato concretamente nella tua vita quotidiana? In Libano conviviamo musulmani e cristiani. Prima di conoscere l’Ideale avevo delle idee su come costruire un rapporto con i musulmani ma erano solo teorie, non trovavo il modo concreto perché non conoscevo i musulmani e non posso amare qualcuno che non conosco. Non li conoscevo perché vivevamo in regioni separate e ciò era la conseguenza dei 15 anni di guerra civile. Con l’Ideale dell’unità ho scoperto il modo di amarli. Poi, è successo la guerra del 2006, tu come l’hai vissuta? Durante i primi 3 giorni della guerra ero incollato davanti alla televisione, guardando la gente spostarsi dalle regioni musulmane bombardate alle regioni cristiane. Di fronte a questa distruzione di massa, avevo perso la speranza di poter rimanere in Libano e volevo costruire il mio futuro in un altro paese. E dopo, ti hanno proposto di andare ad aiutare nell’accoglienza dei rifugiati musulmani, che cosa è successo? 150 rifugiati sono venuti al Centro Mariapoli, era il mio primo vero contatto con loro. Da bambino ho sempre vissuto in un ambiente cristiano incluso la scuola, università, amici… Avevo tanti pregiudizi contro di loro, anche se non li conoscevo avevo un odio verso di loro che avevo ereditato dalla mia famiglia che ha vissuto 15 anni di guerra civile con i musulmani. Sei riuscito a superare i tuoi pregiudizi? Vivendo 33 giorni con le famiglie musulmane ho avuto l’opportunità di conoscerle davvero, di superare i miei pregiudizi e di distruggere tutte le mie barriere virtuali che avevo costruito fra noi. Sono riuscito a vederli con occhi nuovi, scoprendo così che un giovane musulmano ha lo stesso progetto di costruire un Libano migliore. Ho scoperto che siamo una grande famiglia, ricca nella sua diversità. Personalmente, ho raccontato quest’esperienza all’università, cercando di trasmetterla ai miei amici che hanno gli stessi pregiudizi contro i musulmani: volevo che scoprissero la realtà che avevo vissuto. Alla fine ho imparato dall’Ideale di Chiara che l’amore vince anche nelle circostanze più difficili come la guerra; ho imparato ad amare mio prossimo senza pretesa di cambiarlo. 13
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Allora grazie, Chiara, per questo tesoro che mi hai dato. MEDLEY CANZONI SULL’UNITA’ Gianni Oggi abbiamo parlato e ascoltato tante volte questa parola: unità. Le storie che abbiamo sentito ci hanno mostrato quanto unità non sia uno slogan, un modo di dire, una bella espressione per far colpo sul prossimo. Nella vita delle persone che hanno incontrato Chiara l’unità diventa una prassi, un modo d’essere. In pratica la stessa vita. Unità vuol dire investire nei rapporti, costruirli su basi nuove. Renderli più autentici, disinteressati, proiettandoli su un orizzonte più ampio: quello della fraternità universale. Tamara Ma costruire rapporti di unità è tutt’altro che semplice. Bisogna imparare ad essere nulla di noi per poter entrare nella pelle dell’altro. Modello di questo tipo d’amore e cuore del carisma di Chiara è Gesù Abbandonato: un Dio che assume tutti i volti del dolore, dei traumi, delle divisioni, per ridare “al cieco la luce, al disperato la speranza, al fallito la vittoria, al separato l’unità”. Ma lasciamo parlare Chiara… “Faccia a faccia” – Sandra H. “Quando io incontro un dolore, incontro lui. Perché? Per questo motivo: il Verbo di Dio, la seconda divina Persona, incarnandosi, ha assunto la natura umana con tutti i suoi limiti, con tutte le sue debolezze, con tutte le sue divisioni; ha assunto tutto lui. Si è preso lui anche i nostri peccati per poter corrispondere a Dio, pagarli al posto nostro. Ogni nostra difficoltà l'ha presa su lui. Quindi ogni volta che incontriamo una difficoltà, dietro bisogna vedere la sua figura, il suo volto, perché lui se l'è presa. Per cui ogni volta che noi incontriamo, non so, una divisione fra le Chiese, una divisione nelle famiglie, una divisione nelle scuole, vediamo lui e anziché allontanarci, andiamo a lui perché abbiamo sposato lui; amiamo lui. Anche chi è già sposato, anche umanamente, sposa Cristo abbandonato per poter vincere il dolore, e il dolore si vince, si vince, perché lui ce l'ha insegnato. Lui ha gridato: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?" E poi subito: "Nelle tue mani...". Lui ha superato e ci insegna anche a noi: quando c'è il dolore, andare al di là, a dire: "Sì, sì, lo voglio: sei tu, sei tu, sei proprio tu, ti voglio". E, se si fa bene questo, e poi si continua a vivere, sparisce il dolore, sparisce il dolore. E' un'alchimia che succede, è un'alchimia divina, perché al posto dell'abbandonato, del crocifisso in te viene il Risorto con tutti i doni dello Spirito, quindi la gioia, la pace... Questa è esperienza quotidiana di tutti i nostri, anche dei bambini, dei giovani, di tutti.” Momento artistico Brano musicale Momento artistico Lettura di Stefano Redaelli, percussioni LA BAMBINA E L’ONDA La bambina amava sedersi di fronte al mare. Lo andava a trovare tutte le sere. Parlavano, a modo loro, come due che si conoscono ed aspettano da sempre. Lei preferiva tacere, dondolata dalla risacca ascoltava la sua voce: una cantilena. Il mare le raccontava di terre lontane bagnate dalle sue acque, di uomini che parlavano lingue simili a venti, di naviganti un giorno partiti e non ancora approdati, di un’isola sottomarina. C’era un vulcano sommerso, nel cuore dell’oceano, che eruttava senza tregua un magma di coralli, conchiglie e perle. Certe notti, frammenti di lava marina risalivano a galla, vincendo la gravità. E la superficie del mare si accendeva attraversata da un fremito di luce.
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Quando la bambina ascoltava quella storia, una nostalgia dolcissima si alzava come un’onda nel suo cuore; avrebbe voluto abbracciare il mare, contenere in sé la sua infinità. Ma lei era solo una creatura minuta, un niente di fronte all’immenso. Il mare la rassicurava, cullava i suoi pensieri, infondeva speranza e pace. Una sera sedevano l’una di fronte all’altro, senza dirsi niente, guardandosi soltanto, quando l’acqua iniziò a ritirarsi dalla riva in modo anormale. La bambina guardava stupita. L’acqua si allontanava, lasciando dietro di sé una vasta battigia e al tempo stesso si alzava, inarcandosi di metro in metro, in un equilibrio impossibile e perfetto. Il rumore del mare mutò: la cantilena divenne fragore crescente. Un’onda maestosa, sorta senza una ragione, prendeva forma davanti ai suoi occhi. La sommità spumeggiava bianchissima. Il cielo e il mare si fecero scuri, su di essi spiccava la cresta nivea. L’onda iniziò a muoversi, magnifica e ineludibile, verso la riva. Quando l’onda arrivò a pochi metri da lei, l’orizzonte si oscurò del tutto. Tra un attimo si sarebbe infranta sul suo corpo minuscolo e l’avrebbe risucchiata in fondo al mare. Un rombo cupo proveniente dal basso, sembrava annunciare l’imminente esplosione. Invece, d’un tratto, sulla riva scese il silenzio. L’onda rimase ferma, in bilico, per qualche secondo. La bambina trattenne il respiro col naso all’insù, gli occhi fissi sulla schiuma che era diventata una nuvola gigantesca. Dalla cresta si staccarono alcune gocce spumose che scesero danzando ed andarono a poggiarsi su i suoi capelli, come perle. Allora lei aprì le braccia, le palme delle mani rivolte verso l’alto. Una dopo l’altra, altre gocce si staccarono dalla sommità dell’onda, sempre più numerose, leggere, luminose. Nevicava. Sulla bambina a braccia aperte. Su quel lembo che non è più terra e non è ancora mare. Erano fiocchi di luce. Il cielo risplendeva del loro fulgore. Erano perle di neve. La sabbia scomparve sotto un manto d’avorio. Poi l’onda iniziò a calare, ritirandosi verso il grembo del mare. Le ultime gocce indugiarono sospese nell’aria e caddero al suolo. Lei sorrideva, non aveva più paura, non aveva nostalgia. C’erano solo la bambina e il mare. Io l’ho vista. In sogno. E non smetto più di sognare Gianni Il linguaggio poetico traduce in immagini suggestive il misterioso rapporto tra l’anima e l’infinito. “La bambina e l’onda” è il titolo del componimento che abbiamo appena ascoltato dalla voce dell’autore Stefano Redaelli e che si ispira all’esperienza spirituale di Chiara. Questa esperienza è durata tutta la vita e Chiara non l’ha tenuta per sé. L’ha sempre messa in comune, con quanti hanno seguito il suo carisma, la sua famiglia, grande come il mondo. Ma al di là di questa più grande, nella vita di ogni giorno la famiglia di Chiara era anche quella che viveva con lei a Rocca di Papa, a pochi chilometri da qui. Le immagini che stiamo vedendo ci portano proprio in questa che è stata la casa di Chiara per molti anni. Lì ha vissuto per decenni con il suo focolare. Un piccolo gruppo di donne che con lei hanno condiviso tutti i momenti, anche gli ultimi istanti, un anno fa. Eli Folonari è tra queste persone per cui Chiara è stata – immagino - un amica speciale, una sorella, una madre. Gianni Conosciamo meglio la Chiara delle occasioni pubbliche. Come era invece in casa, nelle cose di tutti i giorni?
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Eli Per lei l’amore aveva tutti i sapori. La cosa che impressionava è che per lei non faceva molta differenza. Tutti i momenti andavano vissuti con la stessa intensità e tutte le persone erano uniche e andavano amate come prossimi al di là della loro importanza. Aveva un’attenzione anche per le piccole cose. Tutti i giorni andavamo a Messa e li ci teneva ad essere puntuale. Perché diceva: se dobbiamo andare da un capo di Stato o da un cardinale, o dal Papa arriviamo lì in orario, e invece magari Dio lo facciamo aspettare? Se anche eravamo in casa lei era proiettata fuori, era come se il mondo entrasse in casa nostra. Con le lettere che scriveva, con la gente che incontrava. E tutte le sere guardavamo il telegiornale per essere informati sui fatti del mondo. D’altronde non c’è parte del mondo in cui non ci siano figli di Chiara. E così non appena veniva comunicata una situazione difficile in una parte del mondo, lei mi faceva chiamare i focolarini di quella zona, per avere conferma che stessero tutti bene. Gianni Possiamo dire che quella casa, la vostra, è stata aperta fino all’ultimo istante. Eli Abbiamo vissuto con Chiara la lunga malattia. Una malattia che incideva nel fisico, ma che ha scavato anche Chiara nell’anima. E’ stata una prova che Dio le ha mandato. Noi spesso le chiedevamo di metterci al corrente di quel che viveva, volevamo condividere con lei anche i momenti di buio, ma lei ci insegnava che agli altri va sempre data la luce. E anche in quel passaggio difficile lei cercava sempre di dare. E così faceva con i tanti che sono venuti a trovarla negli ultimi mesi per portarle ancora una volta il mondo in casa. E poi gli ultimi istanti quando in tanti sono sfilati al suo capezzale per salutarla. Gianni L’esperienza umana e spirituale di Chiara Lubich è un tesoro che ovviamente va custodito. E’ quello che avete cominciato a fare con il Centro Chiara Lubich per preservare questo patrimonio e metterlo a disposizione di tutti. Eli Ogni giorno che passa, ci sono nuove sorprese. Una signora di Trento mettendo ordine in soffitta ha trovato dieci lettere autografe di Chiara, un’altra signora sua collega insegnante prima della guerra, ci ha inviato invece il materiale didattico che Chiara aveva predisposto per insegnare ai bambini l’alfabeto. Piccoli tesori e grandi perle che stiamo archiviando perché nulla vada perduto e tutto può risultare prezioso, anche per tesi di laurea, molte sono quelle che sono state richieste in questo anno, su temi anche molto originali che riguardano Chiara. E da questo archivio provengono anche molte delle foto che stiamo vedendo oggi, molte inedite, che proprio per questo primo anniversario abbiamo pubblicato in un libro. (Gianni può accennare alla mostra fotografica e documentaria presente al Centro Mariapoli) VOX 4 “CHIARA MI HA REGALATO” 1. M. Chiara è arrivata a conoscere Dio in modo completo, perché lei ha colto il significato più alto del dolore, della sofferenza, che è la croce. Dio ha dato la croce che ci ricorda 3 cose del buddismo: che tutto cambia, tutto passa; che tutto è dolore; che non possediamo nulla, niente è di nessuno. La sua vita è una testimonianza della sua saggezza. 2. F. Chiara mi ha regalato il segreto per vivere la vita pienamente. Non solo per me stessa ma insieme a tutti gli altri. 3. M. Chiara mi ha regalato l’arte di amare, un nuovo stile di vita che va verso gli altri. E questo stile di vita che è anche la risposta sociale di cui l’umanità ha bisogno.
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4. M. Chiara mi ha dato una nuova vita. 5. F. Mi ha rivelato una pace immensa che devo offrire agli altri 6. M. Un modo di vivere l’Ideale, delle sue idee, magari di affrontare la vita d’oggi 7. M. Chiara mi ha dato la certezza che malgrado tutto il negativo che c’è nel mondo, posso credere in un avvenire migliore 8. F. Credo che Chiara mi abbia dato davvero tanto per la mia vita, mi ha regalato la possibilità di studiare perché se non fosse stato per lei io non avrei potuto frequentare questa scuola con le sue strutture e i suoi bei laboratori 9. F. Da Chiara ho ricevuto il di più che è l’andare a Dio insieme ai fratelli in comunione con gli altri 10. F….di non chiudermi, di non isolarmi ma di creare nuovi rapporti vedendo anche il positivo negli altri 11. M. Chiara mi ha regalato una grandissima famiglia che trovo ovunque vado 12. F. Chiara mi ha detto come amare. Lei ha influenzato la mia vita. Amare per primi, amare tutti, amare i miei nemici e amare senza aspettarmi di essere amata. Grazie a questo sono una persona felice e posso dare felicità alle persone attorno a me Marta Per ultima abbiamo ascoltato la testimonianza di Mafua Cristina. Rappresenta autorevolmente il popolo di Fontem, il villaggio nel cuore del Camerun, diventato col tempo un centro di testimonianza dell’esperienza focolarina. Per Chiara era una parte della sua grande famiglia, come parenti che vivevano nel continente africano. Ultimamente questo incontro tra la famiglia naturale di Chiara e quella capace di estendersi fin nel cuore dell’Africa ha vissuto un momento di festa che val la pena essere raccontato stasera. Lella è una nipote di Chiara ed è stata lei all’inizio di quest’anno ad andare a Fontem per vivere un’esperienza speciale..... Lella Da quando ero piccolina, la zia Chiara ci ha fatto sempre vedere i suoi video di Fontem, e quindi c’è stata sempre un grandissimo desiderio di andare a conoscere questo posto e questo popolo. Poi c’è stata quest’occasione in cui mi hanno invitato, in quanto parente, e non me lo sono lasciato scappare … non sapendo quello che avrei trovato realmente. Cosa ti è rimasto maggiormente di questa esperienza ? Lella (Innanzitutto sono rimasta colpita tantissimo dall’umanità di questo popolo, dalla cordialità, dalla accoglienza, che è fuori dal mondo, perché noi non siamo così. Onestamente c’è stata una accoglienza grandissima … e vedere realizzato l’amore di Dio in un posto così, ho pensato che Dio sceglie anche dei popoli, delle persone dove, diciamo, mettere i suoi piedi sulla terra. Io ho visto una dependance del Paradiso! Devo dire che questa è stata una esperienza grandissima, l’amore trasudava da tutte le parti, sì, anche l’amore di questo popolo, proprio per Chiara che penso è una persona che Dio ha scelto per portare il Suo amore, la gratuità.) Conosci Chiara da sempre, cos’hai trovato di lei in Africa?
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Lella (Per me è stata una esperienza bellissima, perché questo amore è arrivato anche a me, attraverso di lei, attraverso quello che lei ha trasmesso a questo popolo e a questo Centro Mariapoli dove veramente, ripeto, questo amore di Dio che passa proprio come un puzzle che un pezzo tira l’altro, dove c’è una testa che è Dio e c’è un corpo che è questo popolo che sono in fondo tutti cristiani. Per me è stata una esperienza grandissima, proprio di vedere quel’amore di Dio attraverso l’uomo, che l’uomo può dare questo se Dio lo permette.) Momento artistico FOTO RVM Chiara e rapporti con musica dal vivo Momento artistico CERCO LA TUA VOCE cantato da Tomek del Gen Rosso e interpretata da Regina del Gen Verde Tamara Non c’è dubbio. Quella di Chiara è la storia di una donna con una fede capace di spostare le montagne. Amare tutti, dialogare con tutti era la sua ragione di vita. La spiritualità dell’unità ha varcato tutti i confini geografici, ed è un carisma che negli anni ha provato ad abbattere anche la più impervia delle barriere.... Ma su quale base costruire il dialogo con chi la fede non ce l’ha, cosa fare per poter incontrare anche chi non è credente? La storia di Piero Taiti è forse esemplare di questa affascinante prospettiva della vita di Chiara. Piero, quale è il tuo pensiero, la filosofia di riferimento o il background da cui provieni? Piero Taiti Ho ricevuto da ragazzo un’educazione cattolica, poi mi sono allontanato. Ho aderito molti anni dopo al Partito Comunista Italiano, ma dopo che si era cambiato lo statuto con l’articolo che affermava che per iscriversi si doveva accettare il programma politico, ma non era richiesta nessuna scelta filosofica. Penso sia più che mai opportuno professare un umanesimo fondamentalmente laico E così, come hai incontrato per la prima volta questa spiritualità? Che cosa hai pensato all'inizio? Piero Taiti Sono stato portato da alcuni colleghi ad un convegno a Roma al Palazzetto dello Sport negli anni ’80 con Chiara ed il papa. Mi sembrarono tutti un po’ matti. Ma con alcuni del Movimento avevo già rapporti di amicizia. Non eravamo d’accordo su molte cose, compresi Chiara ed il papa, ma ci si poteva parlare, ci si rispettava e ci si voleva bene. Poi, hai avuto la possibilità di incontrare Chiara un po' più da vicino, a Loppiano con altri che come te non avevano una fede di riferimento… e lì, cosa vi ha detto? Piero Taiti Che non ci voleva convertire, ma aveva bisogno di noi, a) per l’unità, b) per correggere la tentazione all’”angelismo” del Movimento. Chiedeva rispetto e ci rispettava. Chiedeva l’unità per quanto possibile e sui grandi valori umani. Una persona onesta, diretta, senza fronzoli. Ci sembrò inconsueto che fosse cattolica e per di più “tridentina”, almeno di nascita. Su quali basi tu riesci a dialogare con chi vive questa spiritualità? Con chi crede? Piero Taiti Ho scritto al Movimento dopo la morte di Chiara : “Con Chiara viva ci siamo sentiti non ospiti sopportati, ma presenze accettate con rispetto e sollecitate nell’amore, diciamo così non coartate : abbiamo potuto parlare con libertà e schiettezza a tutto campo, veramente fra fratelli , senza essere intimoriti da padri 18
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guardiani custodi dell’ortodossia. I confini che ci siamo dati ( e che non ci hanno dato altri ) sono stati frutto di rispetto reciproco ( che del resto era quello che Chiara ci aveva chiesto ) ma ci hanno consentito, oltre un forte sentimento amicale, anche partecipate consonanze sui valori a comune ( la coscienza, la pace, la necessità dell‘individuale e fattivo contributo alla solidarietà, etc. ). Noi non abbiamo parlato con qualcuno che aveva in mente tutte le risposte di Verità a tutti i problemi del mondo, e se anche aveva certamente le sue risposte, ha accettato di parlarne con noi, con fondamentale, vicendevole rispetto e ascolto : ci rendiamo conto sempre di più che la stessa possibilità del dialogo è stata resa perseguibile da Chiara, non al di là ma proprio dentro la sua osservanza radicale della Parola, in cui molti si sono ritrovati anche senza la stessa fede : abbiamo partecipato in qualche maniera, senza sciocchi sincretismi, ad una “ecclesìa” più vasta, potenzialmente contenente l’intera umanità, senza confini di geografie, di religioni e di culture diverse; ci siamo sentiti “insieme”, ciascuno con i propri doni e i propri limiti : il minimo che si può dire è che non è un esperienza comune con altri movimenti cattolici, anzi è assolutamente singolare”. Momento artistico Brano da “Frammenti (Attrice e musica dal vivo) “Signore, quale deserto a volte ci circonda: ma verremo! Siamo in cammino. Non sappiamo se la via è ancora lunga o breve. Non vorremmo vivere comunque come quelli che pensano di sempre rimanere. Ogni giorno un tratto e poi riposare e riprendere la strada il giorno dopo, sempre più vicini a Te, anche se non conosciamo l’ora… Signore, Tu che tutto prometti a chi chiede con fede, dacci di non arrivare se non quel giorno in cui il tuo disegno su noi sarà compiuto”. STRALCIO VIDEO: “CHIARA E’ ARRIVATA” Speaker di un telegiornale: Ultimo saluto nella basilica romana di san Paolo fuori le Mura a Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei focolarini, morta venerdì scorso… (ambiente e musica - didascalia: 14 marzo 2008 – ore 2:00) Anna Fratta (Doni), focolarina medico: piano piano il respiro è stata sempre più leggero, più lieve fino a quando non ha più respirato ma serenamente, guarda, serenamente, si è addormentata, ecco. tutti gli ultimi giorni è stata di una serenità e di una pace incredibile, Chiara. Incredibile proprio. Quindi… come se avesse trovato un rapporto speciale con Dio e si stesse preparando. Era già come con l'anima dall'altra parte, già. Speaker: Circa un mese e mezzo prima, nel corso di una visita al Policlinico Gemelli per un normale controllo, la già delicata situazione di salute di Chiara si era aggravata per un’insufficienza respiratoria. Speaker: Chiara è rimasta al Gemelli più di un mese ricoverata nello stesso reparto che aveva più volte ospitato Giovanni Paolo II. Paola Di Giovanni, infermiera - Policlinico Gemelli: Anche quando parlava con molta difficoltà era sempre molto sorridente e sembrava quasi che parlasse con gli occhi ci ha sempre salutato con il sorriso ogni volta che siamo entrati nella sua stanza. Dr. Francesco Macagno, pneumologo – Fisiopatologia Respiratoria - Policlinico Gemelli: (…) un suo sorriso all'inizio della giornata, poteva farci affrontare anche le sfide più difficili. Questa è sempre stata una cosa che ha caratterizzato tutta la degenza, anche nei momenti più difficili, quando lei ci guardava negli occhi trasmetteva la sua fiducia e ci dava il sostegno e la forza per affrontare ogni sforzo terapeutico anche quelli più difficili e complicati, anche magari più prolungati, perché spesso si stava 16,
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CON CHIARA Un dialogo che continua Castelgandolfo, 14 marzo 2009
18, 20 ore qui in ospedale, quindi stare con lei, nonostante l’intensità dello sforzo e la fatica era qualcosa che dava tranquillità, dava serenità e sapeva insegnare e trasmettere questa sensazione. Gianni Figli delle montagne. Gli ultimi giorni all’ospedale di Roma Gemelli. Una lunga malattia dopo anni vissuti in giro per il mondo a parlare di unità, di incontro fra i popoli, di amore, della forza del Vangelo. Si parla di Chiara Lubich, ma sembra quasi di raccontare anche la vita di Giovanni Paolo II. Erano coetanei, sono andati via a breve distanza l’una dall’altro. Tra i due c’era profonda stima ed è bello questa sera poter parlare di lei, Chiara, parlando anche di lui, Karol Woytila. Lo facciamo attraverso la testimonianza di colui che ha seguito da vicino, passo passo Giovanni Paolo secondo, Stanislao Dwisz. Ordinato sacerdote da Wojtyla nel 1963, è stato al suo fianco per quasi 40 anni come segretario. Oggi è vescovo e cardinale di Cracovia, ruolo che fu già del suo amico Karol. Sarebbe voluto essere qui con noi oggi, ma non gli è stato possibile. Così siamo andati noi a trovarlo a Cracovia. Ecco cosa ci ha detto. MONS. STANISLAO DZIWISZ cardinale di Cracovia “Il santo Padre ha incontrato prima i focolarini qui in Polonia, anche in questa casa; venivano anche in modo clandestino. Il Papa cercava di leggere i segni dei tempi, e ha visto che Chiara aveva la stessa lettura, lettura della Chiesa e anche del mondo. Aveva sempre grande rispetto verso di lei, anche parlando privatamente e io ho visto una grande sintonia, sintonia spirituale e anche impegno ecclesiale. E si è creata una grande unione tra queste due persone. Non ci volevano tante parole, loro si capivano molto bene. Penso che il santo Padre ha trovato in lei e anche nel Movimento dei Focolari la conferma a tutto quello che lui pensava, come lui ha visto la Chiesa; la sua apertura verso il mondo, anche verso le religioni cristiane e non cristiane. Chiara con i suoi più stretti collaboratori veniva dal santo Padre, non solamente ufficialmente anche privatamente, per i cosiddetti pranzi di lavoro. Erano sempre pranzi familiari, non c'era ufficialità nessuna, come in famiglia. Il Papa come sappiamo aveva anche questo spirito artistico, allora penso che lo stesso spirito aveva Chiara. Anche in questo ero molto vicini. LIVE Papa: “Avete conquistato anche il Papa. Ho detto che auguro a voi di essere la Chiesa, fra l’altro. Adesso voglio dire che auguro alla Chiesa di essere voi!” Il Papa dava grande importanza ai laici perché non tutti capivano l'importanza dei Movimenti nella vita della Chiesa. Anche della donna. Lui parlava del genio della donna. Chiara era questo genio della donna, incredibile che ha potuto fare quello che io penso che lo Spirito Santo ha fatto tramite lei. Chiara non faceva discorsi di filosofia, ma questi discorsi semplici ma pieni di amore, questo attirava la gente. Tanta gente prega tramite il Servo di Dio e ottiene le grazie. Io posso confermare anche lo stesso, penso che anche lo stesso capita ai focolarini, che quando hanno qualche problema chiedono o cercano ispirazione a Chiara. Forse anche l'aiuto di lei, anche la protezione forse adesso è più efficace che prima. Questo vedremo in futuro. Io penso che loro due ci guardano, ci seguono, ci aiutano.” Momento artistico E TU LO PUOI coro Gen Rosso e Gen Verde
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CON CHIARA Un dialogo che continua Castelgandolfo, 14 marzo 2009
Gianni Questa sera abbiamo parlato a lungo di unità e fraternità. Sono parte di noi, ci appartengono. Siamo uomini fatti per essere in relazione con gli altri. E poi siamo così piccoli che pensare di poter fare tutto da soli, senza l’aiuto degli altri è pura follia. Eppure nella storia degli uomini la follia si è spesso impossessata del nostro destino. Altro che unità verrebbe da dire a leggere anche solo le cronache dei giorni nostri. Guerre, odi etnici, lotte di potere, e spesso anche la fede si mette di mezzo. Invece di unire, finisce talvolta per mettere a volte gli uomini uno contro l’altro. Tamara Quello che abbiamo davanti rischia così di sembrarci un mondo di egoisti in cui regna la paura e in cui per sopravvivere bisogna solo pensare a se stessi, chiudendo la porta in faccia al prossimo. Ma è una scelta quasi contro natura. Noi non siamo noi stessi, fuori da una idea di relazione, di comunità, d'amore. Chiara ha fatto dell'unità, della comunità, della fraternità, la propria missione di vita ed è riuscita a far comprendere a milioni e milioni di donne e di uomini che la più rivoluzionaria esperienza di vita è anche la più naturale: l'amore reciproco. WASHINGTON 12.11.2000 “Vorrei concludere invitando tutti noi qui presenti, tutti, tutti, anche i bambini qui presenti, a continuare insieme questa pacifica marcia verso l'unità. Che essa serva nel terzo millennio a far scomparire dal nostro pianeta quella che il Papa ha detto "interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di 'pulizie etniche' che hanno causato inenarrabili sofferenze…" Ma non solo. Noi dobbiamo dire qualcosa di positivo. Il nostro amore serva comporre in unità le genti. Il nostro amore reciproco serva a far nascere dovunque un mondo nuovo, rinnovato dall’amore, un mondo in cui tutti si riconoscano fratelli e figli dell’unico Dio”. Marta Questo l’invito che Chiara ripete oggi, al suo popolo e a quanti vorranno raccoglierlo. L’amore evangelico, si sa, non è un amore facile; è esigente: chiede tanto ma regala in cambio l’unità. Non lascia le cose immobili, non è un buonismo di facciata, ma ci chiama profondamente in causa ed è capace di generare un’autentica rivoluzione. Gianni La Lubich ha testimoniato con la sua vita un amore che sceglie di andare oltre, che unisce i diversi, che consente di superare barriere apparentemente insormontabili, che insegna ad andare al di là dei propri limiti, perché spinge ad andare con un cuore nuovo incontro agli altri. Scegliere la strada del dialogo, insomma, è puntare tutto su un amore che suscita reciprocità. Tamara Questo è stato lo stile di Chiara, questo l'insegnamento che ci ha lasciato. Il suo ideale e la sua vita, però, continuano anche oggi – l’abbiamo visto - attraverso tante persone che rendono vivi ogni giorno, con la propria esperienza, il suo pensiero e il suo carisma. Ma anche attraverso quanti - pur non avendola conosciuta in prima persona - si sentono interpellati dal suo messaggio e decidono di rimboccarsi le maniche, mettendosi in cammino, con Chiara, verso l'orizzonte della fraternità universale BRANO CONCLUSIVO BAND VIVE Gen Rosso e Gen Verde + band giovani
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