PRC - Gruppo consiliare provinciale Modena VERDI - Gruppo consiliare provinciale Modena PdCI Federazione di Modena Sinistra Democratica Modena
Modena, 26.09.2008
Alla Provincia di Modena – Servizio Risorse del territorio e Impatto ambientale – Viale J. Barozzi n. 340 41100 Modena
Alla Regione Emilia-Romagna Servizio Valutazione impatto e Promozione sostenibilita' ambientale – Via dei Mille n. 21 – 40121 Bologna
OGGETTO: presentazione osservazioni alla variante generale al Piano infraregionale delle attività estrattive (PIAE) della Provincia di Modena con valenza di Piano delle attività estrattive (PAE) per i Comuni di: Campogalliano; Carpi; Castelfranco Emilia; Concordia s/S; Formigine; Marano s/P; Modena; Montecreto; Palagano; Pavullo n/F; Prignano s/S; San Cesario s/P; Sassuolo; Serramazzoni; Sestola; Soliera; Spilamberto; Zocca; pubblicato sul BUR Emilia Romagna n. 132 del 30/7/2008 I sottoscritti Considerato: Che il consumo di ghiaia non è da incentivare ma al contrario da monitorare e regolamentare con estrema attenzione in quanto bene finito ed in quanto componente essenziale degli equilibri idrogeologici del territorio. Che sempre più si dovranno privilegiare il recupero e le ristrutturazioni degli edifici esistenti. Che la tendenza in atto nel mercato immobiliare volge verso la costruzioni di alloggi di dimensioni minori rispetto al passato, tendenza confermata dalle recenti previsioni urbanistiche e dagli atti conseguenti delle amministrazioni pubbliche. Che sempre più dovrà essere promosso ed incentivato l’utilizzo di materiali alternativi alla ghiaia ed alla sabbia, con particolare riferimento agli inerti provenienti da attività di recupero. Che per le motivazioni sopra esposte sono sempre da privilegiare, in via cautelare, le previsioni che portano a privilegiare fabbisogni di ghiaia e di sabbia più ridotti, anche in 1
considerazione che eventuali aggiustamenti potranno comunque essere valutati a seguito della verifica quinquennale di cui all’articolo 5 delle Norme tecniche d’Attuazione. Presentano le sotto elencate osservazioni:
Osservazione n. 1: sul fabbisogno di ghiaia e sabbia per le attività edilizie Partiamo dalla considerazione che le attività estrattive sono molto impattanti per l’ambiente naturale e per il territorio che le ospita. L’estrazione dei materiali di cava è realmente paradigmatica di come comunemente si intenda il concetto di sfruttamento delle risorse naturali disponibili sul pianeta che ci ospita. Ma queste risorse non sono infinite e questo sfruttamento va ridotto il più possibile e il prima possibile. La ghiaia che scaviamo e usiamo per realizzare qualsiasi manufatto non sarà mai più disponibile e la natura impiegherà milioni di anni per produrne altra disgregando quelli che oggi sono massi o materiale inerte di maggior granulometria. Questa consapevolezza deve quindi portarci alla pianificazione della disponibilità del minimo di risorse naturali indispensabile al procedere della nostra economia in un equilibrio che deve, prima di tutto, essere sopportabile per l’ecosistema che ci ospita. Ecco quindi la nostra richiesta improntata alla riduzione dell’impatto sull’ambiente. É corretto analizzare preliminarmente quale sia il fabbisogno di materiale necessario al nostro sistema per il periodo pianificatorio previsto. A pagina 27 del documento “progetto di piano” è correttamente scritto “la valutazione del fabbisogno di inerti costituisce uno dei momenti fondamentali del processo di pianificazione della attività estrattive”. Affermazione talmente vera che occorre davvero iniziare da qui e sciogliere alcuni nodi prima di poter dire se questo Piano fa bene il suo lavoro (equilibrio tra bisogno produttivo e necessità di non prelevare dall’ambiente più di quello che è strettamente indispensabile) o se invece asseconda le spinte, che sempre ci sono, di chi conduce le attività estrattive e gode i maggiori vantaggi economici. La tabella di pagina 37 (50.947.128 mc di inerti complessivi di fabbisogno) non pare oggettivamente calibrata sul “minimo indispensabile” di cui si diceva. Vediamone i motivi. Il coefficiente utilizzato per individuare il fabbisogno del residenziale è alto: 48.150 alloggi da 450 mc l’uno (pag 29 del progetto di piano). Il valore è alto, anche considerando le pertinenze assumere un dato medio di 150 mq per alloggio è “generoso”. Purtroppo gli appartamenti sono più piccoli e il coefficiente sembra individuato per alimentare la richiesta, anche perchè è combinato con un dato (il coefficiente 0,547) ricavato solo da un confronto con gli operatori del settore (pag. 27 del progetto di piano!). Una lettura dei dati ISTAT del realmente edificato negli ultimi 10 anni da un altro numero, meno generoso. Dalla pubblicazione “Edifici ed abitazioni in Provincia di Modena nel dettaglio delle località abitate. Un'analisi dei dati censuari 2001”. Fonte ISTAT e Servizio Statistico e Osservatorio Economico Sociale della Provincia di Modena, ricaviamo infatti la informazione che la superficie media degli alloggi della nostra provincia è individuata in 104 mq. Valore questo che determina 312 mc per alloggio, che è il valore che più correttamente bisogna utilizzare per calcolare la stima del fabbisogno reale, anziché quello generoso utilizzato a base del Piano. É poi necessario correggere anche l’altro coefficiente utilizzato per ricavare una stima del fabbisogno per l’edilizia abitativa, correggendo il coefficiente 0,547 utilizzato a pag 28 del progetto di Piano come coefficiente di utilizzo degli inerti sabbia e ghiaia per l’edilizia residenziale nuova. Questo indice, riportato immodificato dalle pianificazioni precedenti, è 2
composto dalla somma di due valori, che rappresentano i coefficienti rispettivamente per l’edificio e per le opere di urbanizzazione: 0,328 e 0,219. In alternativa si propone di utilizzare come coefficiente di utilizzo degli inerti per l’edilizia residenziale nuova: 0,219 mc di ghiaia-sabbia/mc di edificato. Tale indice, utilizzato tra l’altro nei PIAE recentemente approvati dalle Province di Ferrara e di Parma è definito nello studio “Scenari di mercato per l’industria delle costruzioni in provincia di Ferrara” realizzato nel 1996 da QUASCO, società di cui l’Amministrazione provinciale è socia. E da allora tale indice è divenuto un riferimento un pò per tutta la Regione, e soprattutto in quello studio si dà conto di come sia determinato. A questo valore aggiungiamo il coefficiente relativo alle opere di urbanizzazione, calcolato in proporzione, ed otteniamo il nuovo coefficiente: 0,365. È poi opportuno prevedere una maggior prudenza nel numero degli alloggi che potranno realisticamente essere realizzati per giungere ad una stima del fabbisogno più realistica: Il PIAE adottato stima il fabbisogno per l’edilizia residenziale nuova basandosi sulle seguenti previsioni per il periodo 2004-2014: - ipotesi media di incremento del numero di famiglie, e quindi del numero di alloggi: 48.150. In alternativa si propone di attenersi alle seguenti previsioni: - ipotesi medio-minima di incremento del numero di famiglie e quindi del numero di nuovi alloggi: 33.160. Nella tabella seguente si evidenzia la differenza fra le previsioni del PIAE adottato e le previsioni delle quali si propone la modifica con la presente osservazione: n.° famiglie previste (nuovi alloggi)
Volume totale
Fabbisogno Sabbia e ghiaia
48.150 (ipotesi media) 33.160 (ip. medio-minima)
21.668.000mc (volume medio 450 mc) 10.345.000mc (volume medio 312 mc)
11.852.000mc (coefficiente 0,547) 3.776.000 mc (coefficiente 0,365)
La differenza è quindi di 8.076.000 mc in meno. Fabbisogno per edilizia non residenziale nuova: il PIAE adottato, stante il fatto che (come dice la stessa Relazione Illustrativa a pag.30): “l’imprevedibilità dell’andamento dell’edilizia non residenziale rende difficoltosa qualsiasi previsione” assume un fabbisogno di 10.633.000mc in base al consumo medio osservato. Si propone di decurtarlo del 25%, in considerazione degli indirizzi assunti dal PTCP recentemente adottato: 7.974.000mc (con una riduzione di 2.659.000mc). Per quanto sopra esposto si ritiene che si possano decurtare i volumi di inerti proposti nel Piano adottato di 10.735.000 mc. Essendo le ghiaie e le sabbie il 69% di questa quantità di inerti la riduzione per ghiaia e sabbia diventa di 7.407.000 mc. È indispensabile che tale nuovo fabbisogno porti a rideterminare il quantitativo di ghiaiasabbia che deve essere reso disponibile, con una corrispondente riduzione delle previsioni di estrazione.
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Osservazione n. 2: fabbisogno per autostrada cispadana. Anche nel comparto opere straordinarie, infrastrutture viarie (tabella di pagina 37) e’ necessario ricalcolare la stima del fabbisogno in considerazione della necessità di ristimare il fabbisogno relativo alla Cispadana: Il PIAE approvato prevede un fabbisogno di inerti per l’Autostrada Cispadana pari a 12.350.000 mc, che diventano 14.870.000 con le opere complementari. Non essendo auspicabile altezze superiori, a meno che non si voglia ipotizzare un muro di 8 metri ed oltre che attraversi la bassa modenese, si può ipotizzare un altezza media dell’autostrada pari a 4 metri, per tanto si ottiene in sezione un trapezio con le seguenti dimensioni: 25 metri di superficie stradale per le 4 corsie 25 metri di fondo delle 4 corsie 12 metri di superficie di fondo per le pendenze laterali (6 per lato, calcolando come pendenza = h x 3/2) totale: 62 metri 62 diviso 2 moltiplicato per 4 = 124 mq (per metro di autostrada) x 38.000 = 4.712.000 mc Ai 4.712.000 aggiungiamo poi i 2.520.000 di opere complementari (sebbene anche questo dato potrebbe essere ridotto di conseguenza) per un volume tot di 7.232.000. Si riduce così il fabbisogno di 7.638.000 mc. Questo comporta la rideterminazione del quantitativo di materiale che deve essere reso disponibile con una corrispondente riduzione delle previsioni di estrazione.
Osservazione n. 3 utilizzo materiali alternativi. Nel PIAE Adottato ci sono intenzioni lodevoli, come quella dell’utilizzo di inerti in sostituzione dei materiali di cava. Diamo un ulteriore impulso prevedendo una norma che imponga agli enti pubblici di utilizzare tale materiale alternativo. All’Articolo 3 INDIRIZZI STRATEGICI (D) si propone di aggiungere il seguente punto 9): 9. “La provincia si impegna ad inserire nella relazione allegata alla fase di progettazione preliminare delle opere pubbliche di propria competenza uno studio relativo all’uso di materiali alternativi certificati, con particolare riferimento ai materiali di recupero. Questi ultimi, compatibilmente con la disponibilità dei materiali stessi, devono di norma essere preferiti ai materiali naturali, e la scelta di non utilizzarli deve essere debitamente motivata. Analogamente per le opere che divengano oggetto di Accordi con altri enti ed in cui sia parte la Provincia di Modena, in cui devono essere inseriti specifici impegni all’uso crescente e preferenziale di materiali alternativi.”
Osservazione n. 4 autosufficienza C’è la volontà dell’autosufficienza nel Piano, ed è una volontà positiva perchè c’è una assunzione di responsabilità. Però poi in realtà si prevede di andare oltre scrivendo a pag. 20 ”incremento del volume complessivo di Piano delle argille per laterizi, non necessariamente vincolato alla mera capacità produttiva degli stabilimenti presenti sul territorio provinciale”; La domanda è: c’è la “mera autosufficienza”, o c’è la possibilità di estrarre “ad libitum”? La richiesta che si avanza con la osservazione è quella che ci sia la possibilità di estrarre solo l’argilla per laterizi che serve ad alimentare le aziende del nostro territorio. 4
Osservazione n. 5 profondità di scavo Sulla profondità di scavo. A pag. 18 del progetto di piano adottato si dice che storicamente in provincia di Modena si arrivava al massimo a 10 metri di profondità (e andava bene, è quello che accade ancora nella maggior parte dei PIAE dell’Emilia Romagna); poi si sviluppa una considerazione giusta legata alla necessità di non intervenire sulla falda peraltro tutelata dal nostro PTA - ma per giungere ad un risultato non altrettanto condivisibile: si dice caso per caso si valuta di poter andare anche oltre i 10 metri. Così come all’art 20 delle NTA, al comma 1 lettera d, si dichiara che gli scavi devono essere mantenuti in qualunque situazione ad una quota di almeno 1,50 metri al di sopra del livello della falda. È evidente che questa indicazione sarà disattesa se si consente di andare anche ai 20 metri di profondità previsti per alcune cave. Si farà ricorso a pozzi di pompaggio per tenere liberi dall’acqua gli scavi e la falda ne sopporterà le pesanti conseguenze. L’osservazione che si formula è quindi quella di proporre all’articolo 20 delle NTA di fissare una profondità massima di scavo stabilita in 10 metri con l’obbligo - previsto dal PTA - di non andare in profondità di scavo oltre il livello della falda.
Modena, 26.09.2008
Aldo Imperiale, capogruppo PRC consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Stefano Lugli, consigliere provinciale Modena - PRC ___________________________________________
Walter Telleri, capogruppo Verdi consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Franco Bergonzoni, segretario provinciale PdCI ____________________________________________
Vittorio Molinari, responsabile ambiente e territorio SD Modena
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PRC - Gruppo consiliare provinciale Modena VERDI - Gruppo consiliare provinciale Modena PdCI Federazione di Modena Sinistra Democratica Modena
Alla Provincia di Modena – Servizio Risorse del territorio e Impatto ambientale – Viale J. Barozzi n. 340 41100 Modena Alla Regione Emilia-Romagna Servizio Valutazione impatto e Promozione sostenibilita' ambientale – Via dei Mille n. 21 – 40121 Bologna Oggetto: presentazione osservazioni alla variante generale al Piano infraregionale delle attività estrattive (PIAE) della Provincia di Modena con valenza di Piano delle attività estrattive (PAE) per i Comuni di: Campogalliano; Carpi; Castelfranco Emilia; Concordia s/S; Formigine; Marano s/P; Modena; Montecreto; Palagano; Pavullo n/F; Prignano s/S; San Cesario s/P; Sassuolo; Serramazzoni; Sestola; Soliera; Spilamberto; Zocca; pubblicato sul BUR Emilia Romagna n. 132 del 30/7/2008
I sottoscritti consiglieri provinciali e rappresentanti politici, presentano, relativamente al territorio montano, le sotto elencate osservazioni: Osservazione n.1: Comune di Palagano cava in località ‘Cinghio del Corvo di Boccassuolo’
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La proposta è quella di ampliare la cava presente da alcuni decenni e finalizzata alla messa in sicurezza della parete del Cinghio del Corvo. A tale proposito si richiama il fatto che, se problemi di sicurezza per la viabilità limitrofa esistevano, il lasso di tempo intercorso avrebbe dovuto consentire la loro soluzione; proporre, come si fa oggi, un ampliamento testimonia la volontà di attivare un vero e proprio polo estrattivo in una zona di particolare importanza. Del resto, l’espansione di una cava deve essere sempre valutata a fondo, considerando gli impatti a livello geo-morfologico, idrico, vegetazionale, faunistico, e paesaggistico. In questo caso, inoltre, ci troviamo al confine di un SIC (Sito di Importanza Comunitaria) identificato in seguito alla costituzione della Rete Natura 2000 prevista dalla Direttiva n. 92/43/CEE relativa alla "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche", comunemente detta Direttiva “Habitat”. L’obiettivo di questa direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione non solo all'interno delle aree che costituiscono la rete Natura 2000 ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l'Unione. Sono quindi presi in considerazione non solo gli habitat naturali, ma anche quelli seminaturali con modifiche da parte delle attività umane come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, le aree anche se limitrofe che prevedono attività estrattive, ecc. Si deve quindi procedere con molta cautela ad un ampliamento di cava, anche se appena al di fuori dei confini di un SIC, perché ci possono essere emergenze vegetazionali e/o faunistiche che chiaramente prescindono dai confini amministrativi. 7
Il SIC in questione è denominato “Poggio Bianco Dragone”, identificato con il codice IT4040006, che interessa in parte il Comune di Palagano e in parte quello di Montefiorino, con una superficie di 308 ha. Adiacente al confine in zona sud-est si trova la cava in oggetto. -Analisi ambientale del SIC: Il 31% della superficie del SIC è occupato da 10 habitat di interesse comunitario che si possono riassumere in: foreste caducifoglie, brughiere e boscaglie, habitat rocciosi e detriti di falda. Emergenze geologiche: Troviamo in questo sito l’ofiolite più imponente dell’Appennino Modenese ed altre piccole aree ofiolitiche sparse. I blocchi ofiolitici, derivati per metamorfosi da antichi basalti, poggiano su un letto di marne e argille dando origine a un paesaggio aspro e variato. Aspetti vegetazionali: L’ambiente si presenta ricco di boschi (50%), soprattutto cerrete anche coniferate, arbusteti e ginepreti (20%), garighe, praterie ed ambienti rocciosi di vario tipo. Inoltre le particolari condizioni morfologiche e microclimatiche rendono l’area spesso adatta ad ospitare specie mediterranee, soprattutto su pietraie assolate e rade praterie con pochi arbusti e alberi sparsi. Sono presenti numerose specie rare o di pregio naturalistico, tra le quali la graminacea Stipa pennata ( a Poggio Medola), la felce Asplenium septentrionale (a Poggio Bianco Dragone), la composita Scorzonera austriaca e alcune orchidee. Aspetti faunistici: Tra i mammiferi d’interesse comunitario troviamo il Lupo (Canis lupus), il Chirottero Ferro di Cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), presente nelle antiche miniere, e un Invertebrato, il Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes). Per quanto riguarda l’avifauna, il sito rappresenta un importante sito di nidificazione per Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Tottavilla (Lullula arborea) e Calandro (Anthus campestris). E’ presente tra gli Anfibi il Tritone alpestre (Triturus alpestris). -Analisi della cava: Da una attenta lettura del nuovo Piano per le Attività Estrattive (PIAE) della Provincia di Modena emerge che il livello di magnitudo per il fattore ambientale “paesaggio” e “sottosuolo” è alto (4) , ciò significa impatto paesaggistico e sul sottosuolo molto elevato. Paesaggio: percezione visiva di elementi esteticamente negativi. Suolo e sottosuolo: consumo di suolo fertile, alterazioni significative degli assetti superficiali attuali, rischi di incidenti con fuoriuscite di sostanze contaminanti (anche durante trasporti e movimentazioni). Inoltre vi è un’importante sorgente d’acqua a circa 200 ml di distanza dal confine della cava, per questo sarà molto importante uno studio dell’impatto idro-geologico, inquinamento delle falde, ecc.. Le continue escavazioni e il preannunciato ampliamento vanno a recare, inoltre, un forte disturbo alle specie selvatiche, in particolare ai mammiferi che si trovano in una posizione più alta e più delicata della catena alimentare. Le colonie di chirotteri sono da sempre considerate di alto valore biologico ed un minimo cambiamento dell’habitat può comprometterne la sopravvivenza. Per quanto riguarda il Lupo, sappiamo bene che è un predatore ai più alti gradi gerarchici e la sua lenta ma inesorabile espansione dagli anni ’70 ad oggi è da considerare una grande ricchezza, soprattutto per quanto riguarda il contenimento di altri grossi mammiferi come ad esempio gli ungulati, in particolare il cinghiale, molto diffuso in questa zona e non solo. 8
Per quanto riguarda gli uccelli presenti come gli Alaudidi hanno bisogno di praterie incontaminate, che vanno giustamente preservate. Infine il Tritone e il Gambero di fiume sono simbolo di acque pulite, questo è un motivo in più per non depauperare terreni e falde e non rischiare ulteriori fonti di inquinamento. Si consiglia una maggior conoscenza del patrimonio faunistico presente nella zona della cava, in relazione anche ad un possibile aumento dei trasporti di materiale litoide, conseguente l’ampliamento,e quindi di traffico veicolare e inquinamento. In conclusione il pericolo di inquinamento di aria, acqua, suolo, il rumore, l’utilizzo di esplosivi e di altre sostanze pericolose per l’ambiente, la sottrazione di biodiversità in modo diretto nell’ambiente roccioso e indiretto per traffico, polveri, rumori x attività di cantiere, il disturbo della fauna e tanti altri fattori inducono ad uno studio più approfondito della situazione e ad una unica via da seguire: recupero, in tempi certi e brevi, della cava tenendo conto dell’interesse naturalistico del SIC e giungere alla chiusura del frantoio in attività. A tale proposito si richiama il contenuto della pubblicazione: “Rete natura 2000 in Emilia Romagna”, a cura di R. Tinarelli – Servizio Parchi e Risorse Forestali della Regione Emilia Romagna – edita nel 2005 per i tipi di Editrice Compositori, di Bologna. A pag. 128, affrontando le principali minacce che gravano sul sito, si afferma: “…Possono causare impatti negativi su habitat e specie di interesse conservazionistico anche caccia, bracconaggio e le cave situate ai margini del Sito”. Osservazione n. 2 Comune di Pavullo nel Frignano – ambito estrattivo ‘Monte Sasso’
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In giallo la perimetrazione dell’area completamente o quasi disabitata, rinaturalizzata e selvaggia, intornoal Rio Camurano
La vallata del Rio Camurano è una zona completamente rinaturalizzata a seguito del totale abbandono dell’uomo a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso. Negli ultimi 40 anni i movimenti geologici del suolo verso valle, provocati dall’azione erosiva del rio, accompagnati dalla crescita spontanea della vegetazione, hanno creato un ambiente assolutamente pregiato da un punto di vista ecologico e difficilmente riscontrabile con quelle dimensioni nel contesto della media collina regionale dove questo si pone. Sono presenti boschi di cospicue dimensioni, contigui ad antiche zone di pascolo ormai completamente cespugliate essendo cessata ogni forma di coltivazione da parte dell’uomo. Laghetti formati da interruzioni del Rio per effetto di frane, calanchi quale normale conseguenza di vecchi movimenti franosi, in parte erbosi. Alberi centenari a margine dei resti di vecchie abitazioni in sasso ormai quasi completamente sepolte dalla vegetazione. Tutto questo, perfettamente evidente nelle foto aeree allegate, si estende a valle fino al Fiume Panaro, fronteggiando sul versante opposto del fiume il Parco Regionale dei Sassi di Rocca Malatina. L’area della valle del Rio Camurano ha una estensione pari all’incirca a quella della non lontana Riserva Regionale di Sassoguidano, della quale presenta gli stessi aspetti vegetazionali e faunistici. Forse è anche più pregiata in quanto, a differenza della Riserva, come si è detto qui è assolutamente assente l’insediamento abitativo dell’uomo. Nella parte alta di questa preziosa vallata, incuneata al centro, la montagna rocciosa di MONTE SASSO si erge ed a tratti si scopre dalla sua coltre 10
boschiva per permettere la nidificazione di rapaci rari che gli abitanti delle frazioni sono soliti osservare. Ai piedi della montagna sgorgano sorgenti copiose che vanno ad incrementare la portata del Rio in ogni stagione e che sono in parte utilizzate a fini potabili dagli abitanti della frazione di Castagneto. Nella zona sono frequenti avvistamenti di Istrice, Tasso ed altri mammiferi tipici di questi ambienti . Importante, (anche se non ne è stata accertata ancora la presenza perché studi specifici non ne sono ancora stati fatti) è molto probabile che questa area possa essere il rifugio più tranquillo e normale per gli esemplari di LUPO del quale nelle aree immediatamente circostanti (Festà, Verica, Bertocchi) si segnalano continue scorrerie a danno di allevamenti ovini e che comunque anche all’interno di quella area selvaggia può trovare fonte di sostentamento per la grande presenza di caprioli e cinghiali. Nell’intorno di questa area disabitata ci sono importanti borghi storici che stanno avviandosi ad una riconversione residenziale e che ben si presterebbero ad un utilizzo a fini turistico naturalistici, visti i sentieri pedonali che dipartono e che entrano nella zona. In primo luogo la bella frazione di Castagneto, con il suo borgo di Villa Bibone, dove alcuni privati hanno recentemente investito in recuperi edilizi rispettosi delle tradizioni e della storia della nostra montagna e che si trova immediatamente a ridosso dell’area identificata per lo scavo. Poi, ancora più vicini, il Borgo del Sasso con la Torraccia del Sasso: beni architettonici, culturali e storici di particolare valore e risalenti addirittura ai secoli XI e XII, più volte citati e fotografati quali rilevanti beni culturali del Frignano, che verrebbero irrimediabilmente compromessi. A monte, il centro storico della frazione di Iddiano, e quello del Crocetello, in frazione di Benedello. Ai piedi di questo Monte Sasso passava, a testimonianza della valenza storica della zona, la antica via Romeo-Nonantolana (attuale sentiero 500) che rappresenta sicuramente il percorso escursionistico attuale di maggior valore tra i tanti che sono stati segnati anche recentemente dal CAI Tutta la viabilità a monte ed ai lati del Monte Sasso non è assolutamente adeguata a ricevere il traffico pesante che seguirebbe l’apertura di un nuovo ambito estrattivo e non è possibile adeguarla, se non a costi esagerati per la collettività, devastanti per il paesaggio armonioso di colline e boschi attualmente presente e che richiederebbe un utilizzo di inerti per la sua realizzazione che vanificherebbe in gran parte gli eventuali benefici che si potrebbero in parte sentire nel capoluogo e che sono citati come motivazione principale per l’apertura di questo nuovo ambito (disponibilità di inerti più vicini rispetto all’acquisto da altri luoghi in regione meno sensibili). Non vorremo mica fare una cava per poi usare gran parte di questo materiale per realizzare o mantenere in funzione le strade che servirebbero a portarlo via, no ? L’ipotesi di aprire una via di cantiere a valle della zona di escavazione lungo il Rio Camurana e che sfoci direttamente nella fondovalle Fiume Panaro, dove sono i frantoi più comodi, è devastante per l’ambiente particolare di cui si è detto e sarebbe di impossibile manutenzione, visti i movimenti gravitativi del terreno nell’area, perfettamente cartografati anche nell’ultimo PTCP. Ai piedi del Monte Sasso, sicuramente compromessa da una attività estrattiva, si segnala una importante e copiosa sorgente la quale potrebbe, con pochi investimenti, essere raccolta ed allacciata al pubblico acquedotto e che si ritiene una risorsa assolutamente da preservare per il futuro. Per queste ragioni si richiede lo stralcio dalle previsioni contenute nel piae nell’area in oggetto.
Osservazione n.3: Comune di Lama Mocogno – Polo Estrattivo n. 1 ‘Sassolera’ Si tratta di un Polo estrattivo già previsto nella pianificazione precedente, mai attivato ed oggi riproposto. Il fatto stesso che il Comune non abbia mai adeguato la pianificazione comunale al piae testimonia dello scarso interesse che la proposta precedente, oggi riconfermata, suscitò a livello locale. Si tratta di un’area di particolare pregio, non solo dal punto di vista paesaggistico. La 11
presenza di sorgenti, di cui una all’interno del Polo, dovrebbe precludere la possibilità di un intervento quale quello ipotizzato. Va poi considerata l’assenza di una viabilità d’accesso adeguata a sostenere traffico pesante. La mancanza, inoltre, di uno studio approfondito sulla fauna e sulla flora presenti, non consentono di esprimere un giudizio completo sulla proposta, certo è che, anche da un esame sommario emerge che l’evoluzione naturale di questi anni ha sicuramente determinata una realtà meritevole di tutela. Del resto la proposta formulata ipotizza quale tipologia di recupero: “zona destinata a recupero naturalistico con ricostruzione del reticolo idrografico e rimboschimento del versante” Si richiede lo stralcio della proposta .
Aldo Imperiale, capogruppo PRC consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Stefano Lugli, consigliere provinciale Modena - PRC ___________________________________________
Walter Telleri, capogruppo Verdi consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Franco Bergonzoni, segretario provinciale PdCI ____________________________________________
Vittorio Molinari, responsabile ambiente e territorio SD Modena ____________________________________________
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PRC - Gruppo consiliare provinciale Modena VERDI - Gruppo consiliare provinciale Modena PdCI Federazione di Modena Sinistra Democratica Modena
Alla Provincia di Modena – Servizio Risorse del territorio e Impatto ambientale – Viale J. Barozzi n. 340 41100 Modena
Alla Regione Emilia-Romagna Servizio Valutazione impatto e Promozione sostenibilita' ambientale – Via dei Mille n. 21 – 40121 Bologna Oggetto: presentazione osservazioni alla variante generale al Piano infraregionale delle attività estrattive (PIAE) della Provincia di Modena con valenza di Piano delle attività estrattive (PAE) per i Comuni di: Campogalliano; Carpi; Castelfranco Emilia; Concordia s/S; Formigine; Marano s/P; Modena; Montecreto; Palagano; Pavullo n/F; Prignano s/S; San Cesario s/P; Sassuolo; Serramazzoni; Sestola; Soliera; Spilamberto; Zocca; pubblicato sul BUR Emilia Romagna n. 132 del 30/7/2008 I sottoscritti consiglieri provinciali e rappresentanti politici Considerato Che la Delibera del Consiglio Regionale n.173/2001 determina che una delle finalità della VAL.S.A.T. sia quella di valutare la rispondenza degli obiettivi del Piano alle esigenze dello “sviluppo sostenibile”. Che il Rapporto ambientale correttamente elenca gli elementi che devono confermare la coerenza del PIAE con gli obiettivi dello “sviluppo sostenibile”. Si rileva che la stessa VAL.S.A.T. non esamina fra detti elementi di coerenza la “garanzia del fabbisogno di inerti per l’attuale e le future generazioni”. Si rileva anche che il Progetto di Piano, nella Relazione illustrativa, afferma senza alcun supporto tecnico, scientifico o culturale, incoerentemente con le norme adottate dalla stessa Provincia di Modena, oltre che dalle norme regionali, incoerentemente anche con gli indirizzi politico culturali più volte esplicitamente espressi dagli Amministratori, fissa quale Obiettivo Generale n° 1, quello di “soddisfare il fabbisogno di materie prime di inerti in quantità necessaria alla realizzazione delle opere, pubbliche e private, che si prevedono sul territorio provinciale nel periodo di validità del Piano.” Poco dopo afferma, come detto 13
senza alcun supporto, “che questa impostazione (LR 17/91) appartiene anche al modello di “sviluppo sostenibile” applicato al Piano”. Siccome è palesemente affermazione apodittica, senza alcuna base, per auto-sostenersi elimina l’elemento sul quale si fonderebbe l’autentica sostenibilità del Piano, infatti, afferma: “rispetto al precedente approccio (PIAE 1996/2007) che esigeva una “compatibilità ambientale” di base per il sistema estrattivo, l’attuale prospettiva assume che l’estrazione di inerti rappresenti uno dei passaggi obbligatori per lo sviluppo del territorio (locale).” Dunque: la sostenibilità ambientale deve cedere il passo, obbligatoriamente, allo sviluppo, senza altri aggettivi. La mancata adozione della compatibilità ambientale, è accompagnata anche dalla mancata valutazione delle risorse complessivamente disponibili e, conseguentemente non viene indicato in quale misura il Piano in oggetto, incide sulle disponibilità per le future generazioni. Gli scriventi ritengono tale scelta in chiaro contrasto con le norme vigenti e chiedono che venga ripreso ed inserito l’esame della compatibilità ambientale delle scelte di Piano, ed anche che venga ripreso quanto contenuto nel PIAE precedente in relazione alla stima delle disponibilità di inerti, modificando conseguentemente le scelte qualitative, quantitative e di localizzazione che dovessero così risultare in contrasto.
Aldo Imperiale, capogruppo PRC consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Stefano Lugli, consigliere provinciale Modena - PRC ___________________________________________
Walter Telleri, capogruppo Verdi consiglio provinciale Modena ___________________________________________
Franco Bergonzoni, segretario provinciale PdCI ____________________________________________
Vittorio Molinari, responsabile ambiente e territorio SD Modena ____________________________________________ 14