Periodico quadrimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n. 256 del 25/11/89 - n.2 OTTOBRE 2009 Chiuso in redazione il 20 ottobre 2009. Distribuzione gratuita.
~ NEWS ASL 1 ~ RUBRICHE ~ L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~
NUOVO OSPEDALE, IL FUTURO DELLA SANITA’ APUANA
CATARATTA, BOOM DI INTERVENTI A CARRARA
AVO, IN CORSIA DAGLI ANNI NOVANTA
OBIETTIVO SALUTE Periodico quadrimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n. 256 del 25/11/89 n.2 OTTOBRE 2009 ~ NEWS ASL 1 ~
RUBRICHE ~
L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~
Periodico quadrimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n. 256 del 25/11/89 - n.2 OTTOBRE 2009 Chiuso in redazione il 20 ottobre 2009. Distribuzione gratuita.
Chiuso in redazione il 20 ottobre 2009. Distribuzione gratuita. In copertina, rendering Nuovo Ospedale delle Apuane, a cura di Astaldi-Techint-Pizzarotti Direttore: Antonio Delvino Direttore responsabile: Vincenzo Martini Capo redattore: Giovanna Mezzana Segreteria e Coordinamento redazionale: Roberta Valerio NUOVO OSPEDALE, IL FUTURO DELLA SANITA’ APUANA CATARATTA, BOOM DI INTERVENTI A CARRARA AVO, IN CORSIA DAGLI ANNI NOVANTA
IL NUOVO OSPEDALE APUANO
In redazione: Giuseppe Battistini, Patrizia Mattei E-mail:
[email protected] Progetto grafico, impaginazione: Unigraph Unimedia Carrara Ricerca iconografica: Sergio Tramontana
Pag 3 L’editoriale di Antonio Delvino NEWS ASL NEWS ASL 1 OSPEDALE UNICO ....................................................................................4 Pag 4 Nuovo Ospedale: conto alla rovescia per i cantieri Pag 10 Assistenza domiciliare potenziata grazie al fondo regionale RUBRICHE RUBRICHE CRESCE IL NUMERO DEI BAMBINI OVER-SIZE ........................................6 Pag 8 Comportamenti alimentari: se i bambini mangiano troppo Pag 12 Cataratta, trenta minuti per recuperare la vista L’INTERVISTA MALATI DI DROGA, È UNA CORSA CONTRO IL TEMPO ............................8 L’INTERVISTA Pag 14 L’Avo racconta due decenni di vita in corsia LO SCOMPENSO CARDIACO ..................................................................10 FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA ................................................11 LETTERE Pag 13
La parola al lettore
PROGETTO TUMORI ................................................................................12 LETTERE AL DIRETTORE IL MIGLIOR RIMEDIO È LA CHIRURGIA ..................................................13 L’INTERVITA AVO ....................................................................................14 LETTERE AL DIRETTORE ........................................................................15
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Editore: Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Via Don Minzoni, 3 54033 Carrara (MS) tel. 0585-657511 / 0585-657722 Fax 0585-657585 Stampa: Tipografia Ceccotti, via Aurelia Sud, 4 54033 Massa (MS)
OBIETTIVO SALUTE: UNA SFIDA IMPEGNATIVA Riteniamo che il livello di trasparenza amministrativa, soprattutto in ambito sanitario, debba essere sempre più alto.
Antonio Delvino è direttore generale dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara
Viviamo in un’epoca caratterizzata da un tale eccesso di informazione da rischiare di creare un rumore di fondo che determini la sostanziale mancanza di informazione. Per tale motivo una nuova pubblicazione in ambito sanitario può sembrare inutile, se non dannosa. È pertanto indispensabile far conoscere le motivazioni che ci hanno indotto ad avviare tale iniziativa editoriale – che si concretizza in una veste completamente nuova di ”Obiettivo Salute” – e lo stile che intendiamo seguire, per evitare di ripetere cose già dette, a volte molto meglio, da altri.
In Italia è stato fatto un lavoro eccellente con l’istituzione, lo sviluppo e la difesa del Servizio sanitario nazionale a carattere universalistico, finanziato dalla fiscalità generale e basato sull’erogazione dei livelli essenziali di assistenza; in altri termini il nostro sistema fa sì che ognuno contribuisca proporzionalmente al proprio reddito, evitando che il cittadino debba pagare nel momento del bisogno; per comprendere il valore di tale scelta basta considerare a quale indegno linciaggio morale viene sottoposto in questi giorni il presidente degli Stati Uniti da parte delle potentissime lobby finanziarie che temono che il virus del rispetto dei diritti dei cittadini ammalati contagi quella nazione, in cui, a fronte di grandi risultati ottenuti in tanti settori, l’equità sociale rimane un’utopia sempre più irraggiungibile.
quello che accade all’interno del Palazzo, affinché possano giudicare sull’uso delle risorse e possano far pervenire le proprie valutazioni. Su tale assunto daremo vita ad una rivista in cui vengono riportate solo le cose importanti, e tutte, con uno stile stringato e comprensibile, ospitando i commenti e le proposte, spiegando con passione le motivazioni delle scelte, ricordando a noi e a voi i principi su cui si basa la nostra convivenza civile e la crescita della intelligente capacità di far convivere le diversità, valorizzandole perché nessuna idea vada persa. La sfida è impegnativa, ma siamo sicuri di avere energia e voglia per affrontarla. Antonio Delvino
Ora bisogna che veramente i cittadini, unici azionisti del sistema, siano ammessi a vedere
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A luglio il Gruppo Astaldi ha consegnato il progetto esecutivo
NUOVO OSPEDALE DELLE APUANE, CANTIERI AL VIA Saranno necessari poco più di tre anni e la struttura sarà pronta. L’assessore Rossi: «È un progetto senza precedenti»
Enrico Rossi, assessore alla Salute della Regione Toscana
A cura di Giovanna Mezzana 31 LUGLIO 2009, l’associazione temporanea di impresa guidata dal Gruppo romano Astaldi consegna il progetto esecutivo per la costruzione del Nuovo Ospedale delle Apuane (Noa): si chiude così un ambizioso percorso, intrapreso negli anni ’90, con cui la Regione Toscana ha posto le fondamenta per un nuovo modello di sanità che punta alla razionalizzazione e all’innovazione delle strutture ospedaliere. Il progetto esecutivo è al vaglio – e l’attività di verifica si concluderà entro ottobre – di una società individuata (mediante gara europea) dal Sior, il Sistema integrato ospedali regionali costituito dalle aziende sanitarie di Massa e Carrara, Lucca, Pistoia e Prato, coin-
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volte in un progetto unitario che prevede la realizzazione di quattro nuovi presidi ospedalieri per un investimento complessivo di 422 milioni di euro. L’Ati AstaldiTechint-Pizzarotti – a cui il Sior ha affidato la concessione per la progettazione definitiva ed esecutiva, oltreché la gestione in esclusiva dei servizi non sanitari e di quelli commerciali delle quattro strutture – ha 29 mesi di tempo dall’inizio dei lavori per la realizzazione di tutte le opere previste da contratto; il collaudo finale deve essere completato entro i 6 mesi successivi, dopodiché l’Asl ha 4 mesi per portare a termine l’allestimento e trasferire le attività. Saranno necessari, dunque, tre anni e tre mesi dall’apertura dei cantieri, prevista entro la fine dell’anno. Intanto si va avanti con le procedure che riguardano direttamente l’area, e che devono essere portate a termine prima dell’inaugurazione del cantiere: è in via di risoluzione la “questione bosco” di viale Mattei, che ha richiesto il parere della Soprintendenza ai beni ambientali nonché l’invio di ispettori ministeriali che hanno stabilito che l’area su cui sorgerà l’ospedale non è l’ultimo lembo della foresta planiziale originaria ma un terreno agricolo; vanno avanti le procedure di esproprio, con l’arrivo anche del parere della Com-
missione provinciale competente che ha fissato il valore dell’indennità di esproprio spettante ai proprietari dei terreni (vedi box pag. 7); nel frattempo si valutano i risultati delle indagini ambientali già in parte eseguite sui terreni, per procedere a eventuali operazioni di bonifica, o per escluderne la necessità, con il nulla osta del ministero dell’Ambiente: a tal fine è stato costituito un organismo di coordinamento tra Asl, Comune, Provincia e Arpat. A fine 2005 è stato inoltre sottoscritto un accordo di programma tra enti locali, Regione Toscana e soprintendenze; gli enti locali sono impegnati a supportare l’Azienda Usl negli iter autorizzativi, ma anche mediante la realizzazione di opere: sistemazione idraulica dei torrenti Ricortola e Brugiano e della viabilità della zona, potenziamento dei servizi di trasporto pubblico. La realizzazione del Noa comporta un investimento cospicuo, stimato intorno a quota 125 milioni di euro: 96 milioni circa è il costo di realizzazione della struttura, il resto riguarda le opere connesse e l’acquisto degli arredi e delle apparecchiature. La formula scelta dalla Regione è quella del project financing: il contributo pubblico copre il 66% dell’investimento, la quota restante è a carico del privato.
Perché un nuovo ospedale. Gli ospedali di Massa e di Carrara, sviluppatisi in un arco temporale di diversi decenni, sono ritenuti non idonei ad assicurare una funzione ospedaliera moderna e efficace. I due complessi presentano numerose carenze – basti pensare alle nuove norme in materia antisismica e per la prevenzione degli incendi – e necessiterebbero di grandi interventi di ristrutturazione. Rinnovarli entrambi richiederebbe di disporre di strutture libere, dove di volta in volta trasferire le attività: operazione irrealizzabile dal punto di vista logistico, oltreché inefficiente in termini di impiego di risorse economiche. La strada intrapresa dalla Regione è stata dunque un’altra. E cioè quella di prevedere una nuova struttura ad alta tecnologia esclusivamente per
di rete di servizi territoriali per assistenza, cura, prevenzione e, interagendo, svolgeranno una funzione di filtro e garanzia nell’intero processo diagnostico-terapeutico. «A Massa-Carrara – sottolinea Enrico Rossi, assessore alla Salute della giunta toscana – stiamo lavorando per il futuro senza trascurare il presente, come dimostrano il buon esito e le prospettive dell’operazione pronto-soccorso. La realizzazione del nuovo monoblocco costituirà una svolta decisiva per la sanità locale e regionale, per il tessuto produttivo e per gli operatori che intendono mettere la loro competenza al servizio della comunità. I quattro nuovi ospedali, tra cui quello delle Apuane stanno per decollare: per la sanità toscana è una sfida senza precedenti».
Il rendering mostra uno degli ingressi del Noa
l’assistenza in fase acuta – che è il nodo più stretto del sistema assistenziale, per la complessità dei flussi e dei percorsi, le molteplici professionalità coinvolte, la complessità e l’evoluzione continua delle tecnologie e delle apparecchiature utilizzate – ma senza al contempo trascurare gli altri presidi esistenti sul territorio. Questi ultimi si integreranno con la nuova struttura in qualità
Il nuovo modello di cura. Una nuova struttura, perché nuovo è il modello di cura che verrà offerto. Diagnosi e cura sono concepite come processi e richiedono l’adiacenza e l’interrelazione funzionale delle strutture e dei percorsi che le collegano: questo impone di superare il concetto tradizionale di reparto. Il malato non viene più affidato ad un reparto dove le
funzioni sono legate alle peculiarità delle singole discipline specialistiche, ma seguito come un caso specifico da team multiprofessionali. Pertanto degenze, sale operatorie, laboratori, ambulatori, servizi speciali di diagnosi e cura sono centralizzati e utilizzabili da molteplici professionalità. La tipologia edilizia. Il nuovo ospedale sarà costituito da due corpi: un corpo principale che contiene le funzioni sanitarie – dove sono localizzati i servizi di diagnosi e cura e i reparti di degenza – e un corpo-servizi, distaccato, per le aree tecnologiche, gli archivi, i magazzini e la cucina… Il sistema dei percorsi. Uno dei risultati più importanti della progettazione, corrispondente alla flessibilità strutturale o organizzativa richiesta ad un ospedale ad alta tecnologia che offre assistenza in fase acuta, è la separazione dei percorsi. Un sistema di collegamento a tutti i livelli evita il passaggio attraverso i reparti, a tutela della privacy del malato: sono previsti gruppi di ascensori a sé stanti per l’uso da parte dei visitatori, e sono assegnati elevatori distinti ai degenti e alle merci: in particolare, nell’area di degenza vengono individuate due vie di accesso, con entrate separate tra visitatori e degenti, con punti di risalita verticali dedicati. Un doppio corridoio presente in ogni “bretella” di collegamento distingue i percorsi tra pazienti interni ed esterni, e visitatori. Il percorso sanitario usufruisce di
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un corridoio apposito, che evita la commistione coi visitatori e mette in comunicazioni le aree sanitarie affini. Un sistema di trasporto meccanizzato, costituito da due elevatori differenziati per lo smaltimento e l’approvvigionamento, è svincolato da altri percorsi. Un sistema di trasporto leggero mette in comunicazione i diversi reparti e consente una comunicazione diretta con il laboratorio di analisi centralizzato. Anche la posizione dell’elisuperficie è concepita per un diretto collegamento con il dipartimento di emergenza. L’ospedale: dimensioni e distribuzione su piani. La struttura ospedaliera è dimensionata per 360 posti letto per la degenza ospedaliera, a cui si aggiungono 30 posti letto per emodialisi, 12 per osservazione breve, 24 culle. Il piano interrato è il cuore della circolazione del trasporto automatizzato. Al piano terra si trovano portineria, centro unificato di prenotazione, ufficio relazioni con il pubblico; a destra dell’ingresso c’è il servizio di dialisi, a sinistra si sviluppa l’area ambulatoriale; nelle aree più interne sono previsti il servizio trasfusionale e il polo endoscopico; sulla sinistra è localizzata l’area della diagnostica per immagini (medicina nucleare, radiologia, radioterapia); sulla destra è prevista la degenza di psichiatria (12 posti letto), adiacente al pronto-soccorso che occupa la parte centrale dell’edificio e la cui strutturazione/organizzazione rappresenta uno degli aspetti più innovativi per l’attenzione
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posta ai processi di cura prevedibili per le urgenze-emergenze in accesso. I casi di pazienti in arrivo al pronto-soccorso vengono immediatamente suddivisi al triage e indirizzati ad aree di attività differenziate, sia a secondo del livello di emergenza che del grado di intensità assistenziale richiesta. L’ingresso di chi arriva al pronto-soccorso in barella avviene dalla cosiddetta “camera calda” su cui si affaccia il locale per la decontaminazione del paziente; chi è in grado di camminare, invece, accede al pronto-soccorso da un ingresso separato. Alle spalle del triage, c’è un’ampia area di
cari e postale, farmacia, edicola, palestra; sulla destra c’è l’area dei servizi religiosi e gli uffici di direzione sanitaria; sulla sinistra si trovano il day-hospital con un’area di degenza di 10 posti letto, il Centro oncologico di riferimento dipartimentale e l’attività di day-service; completa la dotazione il blocco parto, collegato alla degenza di ostetricia, e l’area del pronto-soccorso pediatrico. A questo piano sono previsti: 24 posti letto di ostetricia e 24 culle per il nido, 12 posti di pediatria più 2 di sub intensiva e 38 posti letto per post-acuti. La degenza, in generale, è concepita come indifferenziata e
Il rendering mostra le principali facciate del Noa
attesa per i codici bianchi e verdi e tre sale di visita a cui possono accedere anche i pazienti in barella (codice giallo). Sulla sinistra c’è l’area dell’emergenza per la stabilizzazione dei pazienti con codice rosso (imminente pericolo di vita), adiacente all’area della radiologia composta da tac, diagnostica tradizionale e sala per ecografia. La degenza di osservazione breve, con 12 postiletto, è funzionalmente collegata all’area di trattamento. Al primo piano, nella zona centrale, si trovano bar, ristorante, spazi commerciali, sportelli ban-
potrà essere occupata dalle singole specialità in funzione della richiesta di assistenza. Al secondo piano sono concentrate le funzioni ad alto impatto tecnologico: blocchi operatori (7 sale di chirurgia generale, 3 sale di day-surgery), terapie intensive, servizio di emodinamica. La daysurgery è dotata di 14 posti letto, altrettanti sono quelli per le degenze di terapia intensiva e 16 per la sub-intensiva. La degenza a questo piano prevede: 100 posti letto in area chirurgica e 8 di riabilitazione. Il terzo piano ospita l’area direzionale, con studi medici e sale riunioni, fuori
dunque rispetto alle aree di degenza ma in posizione centrale per consentire un collegamento verticale rapido. A questo piano 98 sono i posti letto di area medica e 10 per le degenze protette (Aids). Un corridoio di collegamento raccorda il corpo principale con l’edificio servizi. Potenzialità di rinnovamento tecnologico. Le scelte proget-
tuali sono pensate per produrre un impianto organizzativo che consenta in futuro delle successive modifiche senza compromettere la coerenza del modello. Attenzione sarà riservata al risparmio energetico con la realizzazione di un impianto fotovoltaico e di un impianto termico/elettrico di cogenerazione, e con l’utilizzo di lampade a basso consumo.
Accoglienza e assistenza. La salvaguardia della dignità del paziente impone di progettare il nuovo ospedale come un luogo accogliente. Arredi, finiture e colori sono scelti per ridurre l’estraneità del luogo e la distribuzione degli spazi per consentire al paziente di incontrare parenti e amici.
ESPROPRI, C’È IL PARERE DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE Misura circa 80mila metri quadrati la superficie dell’area su cui sorgerà il Nuovo Ospedale delle Apuane: 7mila mq sono le zone edificabili o con edifici, mentre poco più di 56mila mq è l’estensione delle zone agricole a cui si aggiunge una fascia di “rispetto” di circa 13mila mq. L’area si suddivide in una settantina di particelle: 84 sono complessivamente i proprietari i cui lotti devono essere espropriati. A inizio 2009, l’occupazione d’urgenza dell’area ha consentito di consegnare i terreni al Concessionario. Degli 84 proprietari, una quindicina ha accettato la cosiddetta indennità provvisoria di esproprio, ottenendo l’80 per cento del quantum previsto; per questi terreni si sta procedendo ad effettuare il decreto di esproprio vero e proprio, che traghetta la proprietà nelle disponibilità dell’Azienda e consente di erogare il restante 20% di indennizzo ai titolari. Per la restante sessantina di proprietari, la situazione è la seguente: 3 di loro hanno nominato un perito di parte, l’Asl di conseguenza ha nominato i propri e la documentazione è al vaglio del Tribunale di Massa. Per coloro che non si sono avvalsi dell’opzione di nomina di un perito, l’Asl ha trasmesso la documentazione riguardante le procedure svolte sui terreni di proprietà di questi cittadini alla Commissione provinciale competente, che deve determinare l’ammontare definitivo dell’indennità di esproprio a loro spettante. A fine agosto, l’Asl ha ricevuto la relazione finale messa a punto dalla Commissione provinciale, che si è pronunciata prevedendo un’indennità di esproprio unica per tutti i terreni pari a 80 euro al mq. L’Asl sta valutando questa determinazione e provvederà all’adeguamento dell’indennità, anche per coloro che avevano accettato il quantum provvisorio. A tal fine verrà richiesta alla Regione un’integrazione di risorse pari a qualche milione di euro.
Le ruspe sono al lavoro nell’area del Noa
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OBESITA’, CRESCE IL NUMERO DEI BAMBINI OVER-SIZE È in sovrappeso quasi un piccolo apuano su quattro. Gonnelli (dietista): «I genitori devono capire cosa li spinga a mangiare troppo». Perché a rischio, oltre alla salute, c’è la loro autostima AUMENTA IL numero dei bambini apuani nutriti più del necessario. Da un’indagine condotta in alcune regioni d’Italia tra cui la Toscana, emerge che è in sovrappeso il 23 per cento dei bambini, mentre il 13,6% è obeso: i dati, pur con qualche lieve differenza, sono sovrapponibili – secondo il Servizio Dietetico dell’Azienda Usl 1 di Massa-Carrara – alla realtà della provincia apuana. Ma a dover imparare corrette abitudini alimentari non sono solo i piccoli: in Italia dovrebbe perdere peso il 34% degli adulti, percentualerecord tra i paesi europei. QUANDO UN FIGLIO comincia ad ingrassare un genitore deve chiedersi il perché: che cosa manca al bambino che lo spinge a sopperire alla carenza con il cibo? Trovare una risposta a questa domanda (senza nel frattempo costringerlo a mangiare meno, ed evitando di nascondere cibi a lui graditi) diventa fondamentale «per non minare il rapporto di fiducia e abbassare conseguentemente l’autostima del ragazzo - spiega Clara Gonnelli, coordinatrice del Servizio Dietetico dell’Asl 1 e dietista presso l’Ambulatorio Integrato per i disturbi alimentari (Atidap) di Carrara - Per fargli perdere peso, inoltre, non è detto che si debba ricorrere soltanto a restrizioni alimentari: spesso è sufficiente un’attività fisica
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costante». Aiutare il proprio figlio a scegliere uno sport che soddisfi le sue aspirazioni può permettere di raggiungere contemporaneamente due obiettivi: l’ottenimento e/o il mantenimento di un peso corporeo accettabile, e l’integrazione (che spesso manca a chi ha un cattivo rapporto con il cibo) con i coetanei e il micro-cosmo entro cui il bambino vive, dalla famiglia alla scuola. IN GENERALE, per dimagrire occorre consumare energia più di quanto se ne introduca nel nostro organismo con il cibo. Ad esempio: per perdere un chilo di peso si devono consumare 7.000 chilocalorie (che corrispondono a circa 50 confezioni di plumcake monodose). «Conoscendo quali sono i nostri consumi in termini di energia, e dato che queste calorie non possono essere consumate nel giro di uno/due giorni, ne consegue che non è attendibile e, anzi, può procurare danni alla salute – sottolinea Gonnelli – qualsiasi programma di dimagrimento che promette di perdere più di un chilo la settimana». PER ASSUMERE corretti stili di alimentazione bisogna sgombrare il campo da percezioni errate. Ad esempio: l’alimento completo, quello che da solo contiene tutto ciò di cui il corpo ha bisogno per mantenersi in
equilibrio, non esiste. E non esiste un cibo che fa specificatamente dimagrire. Piuttosto, occorre mangiare un po’ di tutto, ricorrere a prodotti stagionali, meglio se non trattati chimicamente. Non solo. Si può assumere un’alimentazione corretta senza necessariamente gravare sul bilancio della famiglia: «Se si vuole consumare pesce, non si deve necessariamente ricorrere a quello più costoso – spiega la coordinatrice del servizio dietetico – Nutrirsi con pesce azzurro assicura all’organismo gli stessi principi nutritivi di un prodotto ittico a costi assai più elevati». Salvo condizioni particolari, inoltre, non c’è ragione per cui fare uso di integratori alimentari, prodotti spesso inutili se non dannosi. ECCO ALCUNE raccomandazioni di Iran, ente sottoposto alla vigilanza del ministero delle Politiche alimentari, per mantenersi in buona salute: ♦ Consuma quotidianamente più porzioni di ortaggi e frutta fresca; ♦ Aumenta il consumo di legumi sia freschi che secchi, limitando le aggiunte di oli e grassi da sostituire con aromi e spezie; ♦ Consuma regolarmente pane, pasta, riso e altri cereali (meglio se integrali) , evitando di aggiungere troppi condimenti grassi. ♦ Quando puoi, scegli prodotti ottenuti da farine integrali.
SE IL CIBO DIVENTA UN’OSSESSIONE Anoressia, bulimia, disturbi alimentari: quando è opportuno affidarsi al team degli esperti dell’Atidap SONO STATE curate oltre 700 persone presso l’Ambulatorio integrato per i disturbi alimentari (Atidap) di Carrara, nato nel 1997. Psichiatra, psicologo, dietista ed altri esperti (come il ginecologo) costituiscono un team multidisciplinare in grado di affrontare - con un approccio integrato - i disturbi del comportamento alimentare. BASSA AUTOSTIMA, tendenza al perfezionismo, carenza di rapporti interpersonali soddisfacenti, difficoltà nel gestire i rapporti familiari possono aprire la strada ad anoressia e bulimia. Quando il pensiero del cibo e del proprio peso diventa un chiodo fisso, quando perdere o acquistare un etto diventa una questione da cui dipende l’intera percezione di noi stessi, è bene rivolgersi a chi può darci un aiuto competente. Nei casi più semplici (che spesso coincidono con l’inizio di un malessere) possono bastare alcuni colloqui e delle indicazioni generali che aiutano la persona a modificare le proprie abitudini alimentari: questo supporto può essere fornito da un dietista che opera presso il servizio dietetico dell’Asl. Quando, invece, il problema è più importante, ci si può rivolgere all’Atidap, centro dedicato ai disturbi alimentari. SONO SOPRATTUTTO le donne a soffrire di anoressia, bulimia e disturbi del comportamento alimentare: è uomo solo il 5 per cento dei 700 pazienti curati presso l’Atidap, la cui più alta quota (35%) risiede nei comuni di Massa e Montignoso (segue Carrara con il 30% delle persone prese in carico dall’Ambulatorio). La fascia d’età con la maggiore incidenza di casi (35%) è quella tra 31 e 40 anni; il 30% dei pazienti è sposato (con o senza figli). ♦ Ambulatorio integrato per i disturbi alimentari, Carrara, Via VII Luglio, 34 tel 0585-75444
Verdura e frutta non possono mancare in una dieta equilibrata
STILI DI VITA ERRATI, nel prossimo numero: Droga, Alcool, Fumo, quando l’abuso diventa dipendenza, con la collaborazione di Maurizio Varese, direttore dell’u.o Medicina delle farmaco tossicodipendenze dell’Asl 1.
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Sono circa 5mila i cittadini ultra-sessantacinquenni non autosufficienti
NUOVE RISORSE DALLA REGIONE, L’ASSISTENZA DIVENTA PERSONALIZZATA Grazie all’istituzione di un fondo regionale saranno potenziati i servizi domiciliari e abbattute le liste di attesa per le strutture residenziali A cura di Giovanna Mezzana AUMENTA nella provincia apuana l’invecchiamento della popolazione: per ogni 100 giovani, sono 207 gli anziani. Il fenomeno, che accomuna tutte le regioni italiane – in Toscana vivono circa 840mila persone con più di 65 anni – si riflette sulla gestione dei processi di cura. Cresce soprattutto la domanda di servizi per gli anziani non autonomi. In questo quadro, la Regione Toscana ha dato vita a un apposito fondo, istituito con la legge regionale n.66/08, la cui dotazione finanziaria (l’obiettivo prevede il raggiungimento di una soglia di 80 milioni di euro annui) è finalizzata a sostenere e estendere il sistema pubblico dei servizi socio-sanitari integrati a favore delle persone non autosufficienti, disabili e anziane. In base a indicatori di carattere demografico, all’incidenza della popolazione destinataria dei servizi (residente sul territorio e accolta nelle strutture residenziali e semiresidenziali), è riservata al territorio una quota di circa 3 milioni per il 2009: 2 milioni per la zona socio-sanitara “Apuana” (cioè i quattro comuni di Montignoso, Massa, Carrara, Fosdinovo) che vengono assegnati all’Azienda Usl - e 900mila euro per la zona
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socio-sanitaria “Lunigiana”, trasferiti alla Società della Salute. L’AZIENDA USL 1 di Massa e Carrara non parte da zero. La legge regionale è il corollario di un percorso iniziato a fine 2007, quando è partito un progetto pilota per l’assistenza delle persone non autosufficienti, e per il quale la Regione ha messo in campo per il territorio locale risorse pari a 520mila euro, a cui si aggiunge un’attribuzione di 1 milione e 180mila euro circa per l’ultimo quadrimestre del 2008.
Il momento del pranzo nella Rsa di Fivizzano
A MASSA-CARRARA vivono oltre 47mila anziani, con un’incidenza maggiore in Lunigiana, dove l’indice di vecchiaia è pari a 296 contro quello della zona Apuana che si ferma a 182: si
stima che il 10 per cento (poco meno di 5mila anziani) del totale della popolazione locale over 65 anni non sia autosufficiente. Si tratta di una fascia crescente di popolazione (nel 2015 gli over 65 toscani supereranno il totale di 900mila unità) che necessita di assistenza continua e differenziata a secondo del grado di non autosufficienza, della gravità delle patologie tipiche dell’età avanzata, dell’esistenza o meno di reti parentali. L’ISTITUZIONE del fondo è funzionale a un potenziamento degli interventi sociosanitari domiciliari, di aiuto alla persona (forniti in forma diretta dal servizio pubblico), dell’assistenza in forma indiretta o per la vita indipendente (tramite titoli per l’acquisto di servizi e per il sostegno alle funzioni assistenziali, in coerenza con la programmazione regionale). Si stima che il 50% delle persone assistite nella provincia apuana mediante il servizio domiciliare, istituito nel 2000, è affetta da patologia oncologica (il dato è coerente con i risultati epidemiologici che collocano MassaCarrara al primo posto tra le province toscane con più alta incidenza di neoplasie) e oltre il 60% è in fase di fine vita.
LE RISORSE del fondo sono finalizzate anche ad assicurare, mediante una risposta personalizzata al bisogno della persona non autosufficiente, inserimenti in strutture semiresidenziali e inserimenti – permanenti, temporanei o di sollievo – in residenza. L’Azienda Usl 1 dispone di 27 strutture: 25 residenze sanitarie assistenziali (Rsa) di cui 16 in Lunigiana, e 2 residenze sanitarie per disabili (Rsd) nella zona di costa. L’offerta ammonta a 982 posti, di cui 582 per persone non autonome. Entro il 2010 l’offerta raggiungerà la soglia di 1.113 posti a seguito dell’apertura di tre nuove Rsa aziendali, a Bagnone, Massa e Carrara, e di una Rsd a Licciana Nardi. L’Usl 1, inoltre, è convenzionata con 22 Rsa private, esistenti sul territorio provinciale, che hanno posti adatti all’assistenza delle persone non autonome.
Per usufruire dei servizi assistenziali, la persona deve essere sottoposta ad una valutazione di non autosufficienza: questa procedura può essere attivata dall’interessato o da un familiare mediante la segnalazione del bisogno presso i cosiddetti “punti insieme”, cioè presìdi istituiti a livello zonale secondo quanto previsto dalla legge regionale. I “punti insieme” forniscono informazioni ai familiari e alla persona che richiede la valutazione di non autosufficienza, e la accolgono; assicurano inoltre l’arrivo, entro 30 giorni, di una risposta assistenziale adeguata. A mettere a punto la valutazione di non autosufficienza e un progetto di assistenza personalizzato (Pap) è un’unità di valutazione multidisciplinare (Uvm), articolazione operativa della zona distretto – nel nostro caso, una per ogni distretto composta da un medico di distretto, un assistente sociale, un infermiere professionale. L’Uvm condivide con l’assistito o i suoi familiari il Pap, e fissa a 60 giorni dall’elaborazione del progetto di assistenza personalizzata il lasso di tempo massimo entro
cui la prestazione deve essere erogata. Nel caso in cui vi fossero ostacoli all’esecuzione del progetto di assistenza personalizzato, la Uvm propone alla famiglia servizi di pari efficacia, ed entro massimo 90 giorni assicura l’esecuzione del Pap. A Massa-Carrara i “punti insieme”, in totale 22, sono capillarmente distribuiti sia nella zona sociosanitaria Apuana (in tutto 8), sia in Lunigiana (14): le persone possono rivolgersi direttamente qui perché i propri bisogni siano soddisfatti e per una presa in carico multi-professionale dell’assistito. GLI STANZIAMENTI regionali a sostegno delle persone non autonome si sommano alle risorse dei Comuni che però non afferiscono al fondo. Dal 2010, invece, le risorse regionali, aziendali e comunali destinate alle persone non autosufficienti verranno riunite e costituiranno effettivamente la dotazione del Fondo.
Due sono le Residenze sanitarie assistenziali dell’Azienda Asl 1 di Massa e Carrara: • la Rsa di Pontremoli, che offre 40 posti via Porta Parma, Pontremoli (MS) tel. 0187-462316 Le animatrici intrattengono gli ospiti nella Rsa di Pontremoli
UNA DELLE PRINCIPALI novità introdotte dal dispositivo normativo riguarda il processo di presa in carico dell’anziano o del disabile non autosufficiente.
• la Rsa di Fivizzano, che può ospitare 28 anziani Salita San Francesco, Fivizzano (MS) tel. 0585-940258 Due, invece, le strutture pubbliche attive ad oggi: • Rsa Regina Elena, via Don Minzoni 2, Carrara (MS) tel. 0585-776138, 0585-71460 • Rsa G. Ascoli Asp, piazza Madonna dei Quercioli 1, Massa (MS) tel: 0585 254594
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CATARATTA, IL MIGLIOR RIMEDIO È LA CHIRURGIA Ne soffrono 3 settantenni su 4. Esperienza e nuove strumentazioni consentono di realizzare l’intervento da un minimo di 15 a un massimo di 30-40 minuti. Boom di richieste, anche da fuori provincia, per l’équipe del presidio ospedaliero carrarese senz’altro legate al fatto che l’apparato visivo è molto più sollecitato di un tempo (basti pensare all’uso che si fa della televisione e del computer), altre sono invece espressione dell’avanzare dell’età e sono destinate numericamente a crescere a causa dell’aumento della durata della vita media.
Il primo passo, la diagnosi di cataratta
di Vincenzo Martini RADDOPPIANO presso l’ospedale di Carrara gli interventi ambulatoriali di cataratta: dal 2004 al 2008 sono aumentati del 100 per cento, sino a sfiorare la quota annua di 1.500 (su un totale di circa 2.400 casi di chirurgia oculare). Se la tendenza verrà confermata, il dato complessivo verrà nel 2009 superato. Molti sono i pazienti, soprattutto dalla Lucchesia e dallo Spezzino, che scelgono la provincia apuana per sottoporsi all’intervento. DA ALCUNI ANNI si parla in Italia e nel mondo delle malattie degli occhi come di una nuova emergenza. Nel Belpaese sono, infatti, oltre 20 milioni le persone che hanno problemi con la vista. Alcune patologie sono
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ratta senile, ci sono anche quelle giovanili, post-traumatiche e congenite. Una particolare attenzione deve essere riservata ai pazienti diabetici, nei quali anche il metabolismo del cristallino può risultare compromesso e favorire la sua opacizzazione. Per questa categoria di pazienti sono necessari controlli della vista almeno una volta l’anno, così come avviene anche per la retinopatia diabetica.
TRA LE PATOLOGIE oculari più diffuse e connesse all’invecchiamento della popolazione, c’è la cataratta cosiddetta “senile”: ne soffrono almeno 3 settantenni su 4. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la cataratta (non operata) rappresenta, nei Paesi industrializzati, la principale causa di cecità. La cataratta è un processo di progressiva opacizzazione del cristallino (la lente naturale dell’occhio che serve per la messa a fuoco) che perde la sua trasparenza: si opacizza, appunto. Ciò comporta una graduale e continua riduzione della vista, senza che il paziente avverta altri sintomi. Nell’antichità si credeva che la cataratta fosse provocata da un liquido che scendeva dal cervello per oscurare la vista. In realtà essa è dovuta all’alterazione delle fibre proteiche del cristallino.
LA DIAGNOSI di cataratta si effettua tramite lo strumento della lampada-fessura: osservando il cristallino, posto immediatamente dietro l’iride e apprezzandone, così, trasparenza e opacità. Una volta diagnosticata, l’unica soluzione valida è quella chirurgica: si sostituisce il cristallino con una lente artificiale. «La decisione di operare spiega Franco Passani, primario dell’unità operativa di Oculistica dell’ospedale di Carrara – avviene sulla base di un’attenta valutazione del medico condivisa con il paziente, tenendo conto delle sue esigenze. Non esiste, in genere, un problema di urgenza per la cataratta senile, per cui l’intervento si può programmare con tutta tranquillità».
LA CATARATTA si manifesta solitamente intorno ai 60 anni. Non esiste, però, solo la cata-
«L’INTERVENTO si realizza a livello ambulatoriale per il 95% dei casi, come previsto dalle
linee guida regionali, e in day surgery (una notte di ricovero) per il restante 5% - osserva Passani – fatti salvi casi eccezionali per i quali il ricovero può durare due o tre giorni: quando cioè si ha a che fare, per esempio, con cataratte di origine traumatica. L’intervento è semplice, ma non banale. Grazie alle tecnologie di cui dispone il reparto, può essere eseguito rapidamente (dai 15 ai 30-40 minuti al massimo in caso di cataratta molto “matura”) e in totale sicurezza». Le apparecchiature che vengono usate sono: il microscopio operatorio
e il facoemulsificatore, una specie di micro-martello ad ultrasuoni, con un’estremità del diametro di circa 1 mm, che frantuma il cristallino: «La strumentazione è al top – dice Passani – grazie all’impegno della Direzione della Asl che ha dotato il reparto delle apparecchiature diagnostiche e chirurgiche più avanzate». SETTE I MEDICI oculisti del reparto carrarese che sono in grado di intervenire efficacemente sulla cataratta, avvalendosi anche della preziosa collaborazione degli specialisti
ambulatoriali che svolgono la propria attività a livello distrettuale. All’ospedale di Carrara sono previste cinque sedute multioperatorie alla settimana, dal lunedì al venerdì. Per le urgenze è assicurato un servizio di reperibilità del medico oculista per tutto il fine settimana. All’intervento si accede dopo una visita approfondita presso gli ambulatori del reparto ospedaliero o dei presidi distrettuali della Asl. • Per informazioni e prenotazione dell’intervento chirurgico tel. 0585-657225 o 0585-657258.
LA PAROLA AL LETTORE Obiettivo Salute dedica questo spazio alle vostre lettere. Se avete letto un servizio o una rubrica che ha destato il vostro interesse, se c’è un argomento che riguarda la salute e che vorreste fosse affrontato nel prossimo numero della rivista dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara, potete scrivere direttamente alla redazione di Obiettivo Salute. I vostri contributi possono giungere via e-mail o tramite posta: a tutti verrà fornita una risposta in forma privata, e verranno pubblicati gli interventi giudicati più interessanti o di pubblico interesse. Nel caso in cui preferiate che il vostro nome non venga pubblicato in calce alla lettera, potete farne esplicita richiesta alla redazione. Agli interventi anonimi non verrà riservata attenzione. e-mail:
[email protected] indirizzo postale: Azienda Usl 1 di Massa e Carrara – Ufficio Relazioni esterne e marketing (redazione Obiettivo Salute) – via Don Minzoni n.3 – 54033 Carrara (MS)
IN BREVE. Si aprirà mercoledì 16 dicembre, ad Aulla, l’edizione 2009 della Conferenza dei servizi sanitari e sociali dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara dedicata al tema: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL’ASSISTENZA.
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AVO, DICIASSETTE ANNI DI TERAPIA DELL’ACCOGLIENZA di Giovanna Mezzana Macchinari all’avanguardia e alte professionalità non soddisfano l’umano bisogno di una presenza amica all’interno dell’ospedale: per questo ci sono le donne e gli uomini dell’associazione dei volontari ospedalieri. In corsia dagli anni ’90
Siamo nel 1992 quando - nella provincia apuana e per iniziativa del Centro italiano femminile (Cif) - nasce l’Associazione volontari ospedalieri (Avo), una delle più importanti realtà del volontariato socio-ospedaliero: 217 sono le sedi in tutta Italia aderenti a FederAvo, 27mila i volontari operativi sul territorio nazionale. Capillare anche in Toscana è la presenza dell’associazione. Era il 1975 quando Erminio Longhini – allora primario all’ospedale di Sesto San Giovanni, in visita ad un collega per un consulto presso il Policlinico di Milano si accorse che all’interno di una struttura ospedaliera pur efficiente mancava una figura in grado di alleviare il carico psicologico portato con fatica dal malato. Oggi l’Avo Massa-Carrara conta 142 soci. Da anni l’associazione è guidata da Rita Fregosi Bizzarri, che Obiettivo Salute ha intervistato.
Negli anni è cambiato il vostro modo di stare in corsia? «Se ci sentissimo autorizzati a uscire dalle linee-guida del nostro statuto diventeremmo in breve tempo qualcosa di molto diverso da ciò che siamo: l’Associazione è invece molto legata ai principi statutari, ai valori e allo spirito delle origini. Siamo nati per prestare la nostra opera in corsia e il nostro modo di stare in corsia è rimasto identico». Fedeli alla lezione di Longhini, ma al passo con l’evoluzione del modello della sanità: è così? «Sì, nel senso che noi esistiamo per umanizzare la degenza ospedaliera e ogni volta che si presenta una nuova necessità che risponde a questo spirito, ci collochiamo in quello spazio. Abbiamo cominciato con l’essere presenti nel reparto di Medicina, poi Chirurgia, quindi Ortopedia e, a Car-
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rara, Neurologia. Poi abbiamo attivato il servizio di accoglienza all’interno dei due ospedali di costa. Nel frattempo abbiamo formato una quarantina di volontari che operano tra Fivizzano e Pontremoli: e pensiamo alla futura nascita di un’Avo Lunigiana, proprio per rispondere a quelle necessità territoriali di cui si rese conto il professor Longhini stando sul campo. Oggi il modello non è più quello della Geriatria ma delle Residenze sanitarie assistenziali: così da cinque anni ci siamo concentrati sull’ex Regina Elena e sull’Ascoli. E abbiamo intenzione di offrici in futuro per l’Hospice. L’associazione è attenta alle modifiche che in questi anni sono avvenute all’interno della struttura ospedaliera e vuole contribuire all’evoluzione dei modelli assistenziali. Siamo nati per stare accanto ai malati: ci rimarremo. Per questo aderiamo ai
comitati etici e al comitato ospedale senza dolore». È mai accaduto che foste percepiti come una presenza intrusiva? «C’è la salute assicurata dalla diagnosi del medico o dal bisturi del chirurgo, e poi c’è la salute di cui possiamo godere acquisendo uno stato di serenità. La nostra funzione è quella di aiutare il malato ad allentare la tensione: con una parola, un gesto; le cure hanno maggior effetto su di un paziente sereno. In questo senso i volontari sono un elemento della terapia: dal punto di vista psicologico. E questo non è facile da capire. A volte siamo fraintesi. Ad esempio: se un malato ha bisogno di un aiuto per consumare il pasto, il volontario lo sostiene volentieri, ma non è in corsia con questo compito. C’è chi pensa che dovremmo adempiere a queste funzioni e
Rita Fregosi Bizzarri e le volontarie dell’Avo Massa-Carrara
chi ritiene che non sia nostra competenza farlo. Per questo nei percorsi di formazione universitaria per il personale ospedaliero si dovrebbe insegnare anche qual è il ruolo del volontario in corsia». Quali competenze e doti sono richieste al volontario, tenuto anche conto che non tutti i reparti sono uguali? «I reparti nei quali è più coinvolgente prestare servizio sono la Medicina e la Neurologia. Ai nuovi volontari proponiamo di iniziare con la presenza in Ortopedia, dove solitamente non si verificano casi di decessi, o Chirurgia, dove non ci sono pazienti affetti da malattie rare o da patologie che possono rendere più difficile la
vicinanza con il malato. Le dinamiche che consentono di sviluppare una relazione positiva con il paziente vengono insegnate durante il tirocinio che precede l’entrata in Avo: ad un corso teorico segue un anno di compresenza in ospedale a fianco di un volontario esperto. Molto dipende poi dalla sensibilità di ciascuno di noi. L’importante è che il servizio sia compreso nella sua vera essenza, altrimenti si rischia che venga banalizzato». Dal punto di vista dell’attività da voi svolta, ci sono margini per migliorare il modello dell’accoglienza? «Vediamo quotidianamente che ci sono molti disagi. E ci sono aspetti che potrebbero essere migliorati
con poche difficoltà. Essere prontamente informati quando un ambulatorio o un servizio cambia sede o orario, ci permetterebbe di non correre il rischio di fornire informazioni sbagliate. L’accesso per disabili al “monoblocco” è di difficile utilizzo: potrebbe essere rivisto perché diventi più agevole. Questi sono degli esempi. Ma ciò che manca è soprattutto una corretta comunicazione; seguendo la messa a punto del percorso delle cure palliative mi sono resa conto che il cittadino usufruisce di un servizio senza rendersi conto del lavoro che c’è dietro: un lavoro che viene fatto nella speranza di raggiungere un optimum, che sarà sempre in revisione».
Ai lettori. Ogni numero di Obiettivo Salute ospiterà un’intervista a personalità locali del Terzo Settore.
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