Associazione Vittorino Chizzolini Onlus Lunedi 23 novembre 2015
Nuova Agenda globale per lo sviluppo sostenibile Trasformare il nostro mondo. L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. E’ questo il titolo del documento adottato dai Capi di Stato in occasione del Summit sullo Sviluppo Sostenibile del 25-27 settembre. L’agenda sostituisce i Millennium Development Goals (MDGs): gli otto obiettivi di sviluppo decisi dalla comunità internazionale nel 2000 che dovevano essere portati a termine entro il 2015. Al cuore dei MDGs c’era l’obiettivo di ridurre il numero di persone in condizione di povertà estrema, definita quella di chi vive con meno di 1,25$ al giorno. Per alcuni versi gli MDGs sono stati un successo: si calcola, infatti, che nei quindici anni dei MDGs un miliardo di persone sia uscito da questa condizione. La nuova agenda 2030 si propone di proseguire il lavoro iniziato nel 2000. Gli SDGs dovrebbero essere più efficaci perchè mentre i MDGs erano stati imposti dall’alto (FMI, OCSE, Banca Mondiale e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite), i SDGs sono nati da negoziazioni degli Stati Membri stessi, con il contributo della società civile. Gli impegni di sviluppo sostenibile si declinano in 17 obiettivi globali e 169 obiettivi aggiunti. L’Agenda considera le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico), presupposto per raggiungere lo sviluppo per tutti. L’Agenda si compone di quattro parti: 1. Dichiarazione - 2. Obiettivi e target - 3. Strumenti attuativi - 4. Monitoraggio (dell’attuazione e revisione) e tocca diversi ambiti, tra loro interconnessi: dalla lotta alla fame all’eliminazione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse naturali allo sviluppo urbano, dall’agricoltura ai modelli di consumo L’Agenda è un « piano d’azione per le persone, per il pianeta e per la prosperità che mira a rafforzare la pace universale in una maggiore libertà » …. « Mentre intraprendiamo questo viaggio collettivo ci impegnamo a non lasciare indietro nessuno » (Preambolo) I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile affrontano gli ostacoli sistemici allo sviluppo, come l’ineguaglianza, i sistemi di produzione e consumo non sostenibili, le infrastrutture inadeguate e la mancanza di occupazioni dignitose. I punti di riferimento per la definizione dell’agenda: La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs), la Conferenza di Rio +20 sullo sviluppo sostenibile del 2012. la Conferenza di Parigi sul clima del prossimo dicembre. I Principi : - Rispettare, proteggere e promuovere i diritti, libertà e responsabilità per tutti senza distinzione alcuna
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Cambiamento dei modelli attuali di produzione e di consumo Migrazione come fattore rilevante per lo sviluppo sia dei paesi di origine che di accoglienza. Il diritto allo sviluppo per tutti Partenariato con governi, settore privato, società civile, organizzazioni internazionali Monitoraggio e follow up a livello nazionale, regionale e globale
Focalizzandosi sull’integrazione economica e sulle dimensioni sociali ed ambientali dello sviluppo, la nuova Agenda invita tutti i paesi ad agire e tutti si impegnano a non tralasciare nessuno in questo percorso di Sviluppo comune. Le cinque “P”- persone, pianeta, prosperità, pace e partnership- rappresentano lo scopo generale dell’Agenda. Tra i 17 SDGs è ancora al primo posto l’eradicazione della povertà estrema. la Banca Mondiale stima che 702 milioni di persone vivono con meno di 1,25$ al giorno, soprattutto nell’Africa sub sahariana e in Asia. Obiettivi controversi (il numero 5, sull'uguaglianza di genere a causa delle diverse, spesso inconciliabili, visioni della donna negli stati membri e il n.16 sulla promozione di società giuste, pacifiche e inclusive, dietro il quale la filosofia degli stati occidentali è quella di stato di diritto. Principali avversari di tale concezione sono stati Russia e Cina). Per questo obiettivo “La comunità internazionale aspira a porre fine a tutte le forme di malnutrizione; raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare delle donne, dei popoli indigeni, delle famiglie di agricoltori, dei pastori e dei pescatori”. Nell’agenda ha un ruolo di primo piano il 17esimo obiettivo, sul partenariato globale allo sviluppo che richiede ai paesi sviluppati di contribuire con lo 0,70% del loro Reddito Nazionale Lordo (RNL) allo sviluppo dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). Molti paesi del nord Europa sono all’avanguardia in queste donazioni, chiamate Official Development Assistance (ODA), mentre l’Italia è a 0.16% del RNL. In quest’obiettivo è chiara l’intenzione di trovare sempre più sinergie tra il settore pubblico e privato. Servizi essenziali come i trasporti, la sanità, l’educazione, dovranno poter contare sempre di più sul contributo del settore privato che sarà chiamato a svolgere un ruolo nel sociale, alla ricerca delle cosiddette situazioni win-win (che non scontenta nessuno). Nell’agenda 2030 persistono i grandi problemi della politica internazionale: come garantire il rispetto delle regole? Come fare in modo che gli stati membri mantengano le loro promesse? Per questo sono stati presi in esame diversi meccanismi che permetterebbero di monitorare l’implementazione dei SDGs. Nell’agenda precedente la verifica dei progressi fatti avveniva tramite controlli periodici volontari e che un paese attuava di propria iniziativa, e venivano effettuati da organi interni. Per la nuova agenda un gran numero di paesi sta insistendo per l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio annuale obbligatorio nel quale possa avere un ruolo anche la società civile. Se prima c’erano canoni definiti “dall’alto” che ogni stato avrebbe controllato da sé, oggi si cercano misure di monitoraggio comuni, al di sopra del singolo paese attraverso la presentazione parallela di rapporti sia da parte dello stato sottoposto ad indagine, sia delle organizzazioni della società civile operanti sul luogo.
Obiettivi di sviluppo sostenibile
1. Sradicare la povertà in tutte le sue forme e ovunque nel mondo La principale sfida è mettere fine entro il 2030 alla povertà estrema, in modo che nessuno viva con meno di 1,25 dollari al giorno. Si prevede anche l’ampliamento, a livello nazionale, dei sistemi di protezione sociale per i gruppi vulnerabili. Sen ha mostrato come la fame spesso non dipenda dalla scarsità di cibo ma dall’impossibilità di ampi strati della popolazione di acquistarlo e come questo fenomeno sia più ricorrente in regimi autocratici che nelle democrazie, in quanto nelle seconde la popolazione ha gli strumenti per spingere il governo a intervenire. 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile L’11,8 per cento della popolazione mondiale fa fatica ad alimentarsi. Ora l’Onu si propone di garantire a tutti il diritto al cibo, di mettere fine alla malnutrizione, alla denutrizione e di promuovere l’agricoltura sostenibile. 3. Garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età Ridurre la mortalità materna e infantile resta centrale per l’Onu. Al contempo, prevede l’accesso universale ai sistemi sanitari. Un aspetto controverso di questo obiettivo sono i riferimenti espliciti alla cosiddetta «salute riproduttiva». 4. Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti La meta è garantire a tutti l’istruzione primaria e secondaria completa, gratuita e di qualità che ne consenta il pieno sviluppo umano. Rientra nell’obiettivo la lotta all’analfabetismo e la formazione degli adulti. 5. Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze Porre fine a ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, come pure eliminare pratiche nocive quali le nozze forzate e le mutilazioni genitali. Anche qui c'è una parte controversa sulla salute riproduttiva.
6. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti L'Onu vuole garantire il diritto universale all'acqua. Questa deve essere disponibile, pulita e gestita in modo sostenibile. Al pari, si vuole promuovere l'accesso universale ai servizi igienici. 7. Garantire l’accesso all’energia a prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti Il fine è quello di aumentare la quota di popolazione che possa utilizzare la rete elettrica. Ancora 1,3 miliardi di persone ne è esclusa. Al contempo, si vuole incrementare il numero di cittadini che impiega energie rinnovabili. 8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti. “Cambiare il modo in cui le società producono e consumano” Non viene quantificato il reddito nazionale pro capite anche se viene formulato un incremento minimo del 7 per cento del Pil per i Paesi poveri. L’obiettivo fissa il 2030 come termine perché tutti abbiano un impiego degno. 9. Costruire un’infrastruttura resiliente, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e sostenere l’innovazione L’obiettivo, espresso in modo generale, vuole promuovere l’industrializzazione inclusiva e la costruzione di infrastrutture. Viene, inoltre, enfatizzato il ruolo dell’innovazione tecnologica per lo sviluppo sostenibile. 10. Ridurre le disuguaglianze all’interno dei e fra i Paesi Sette cittadini su dieci vivono in Paesi dove la diseguaglianza economica è maggiore rispetto a 30 anni fa. Di fronte a questa situazione, l’Onu esorta a ridurre le disparità fra le nazioni ricche e povere e anche all’interno degli Stati.
11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili È un obiettivo ampio che include l’accesso a case con servizi di base idonei, il miglioramento degli insediamenti precari o baraccopoli ma anche del resto della città, con una rete efficiente
e sicura di trasporti pubblici e più aree verdi. 12. Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili Tale traguardo si propone di ridurre gli sprechi di cibo e la quantità di rifiuti prodotti in modo da evitare i problemi di smaltimento. Si parla anche di un impiego equilibrato delle sostanze chimiche in agricoltura. 13. Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze* È uno dei pilastri dell’agenda. L’Onu esorta a lottare contro il cambiamento climatico. A tal fine, gli Stati predispongono un budget di 100 miliardi all’anno per aiutare i Paesi poveri a combattere gli effetti dell’inquinamento. 14. Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine L’urgenza di preservare gli ecosistemi marini rende necessario anticipare la scadenza al 2020. Entro tale data, l’Onu invita a prevenire e ridurre l’inquinamento dei mari e ridurre al minimo gli effetti dell’acidificazione degli oceani. 15. Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità L’obiettivo promuove la riforestazione, il recupero dei boschi e delle foreste degradate e la lotta alla desertificazione. Si parla anche della lotta al traffico illecito di specie rare e proteggere la biodiversità.
16. Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli Sono molte le mete intermedie contenute in questo ambizioso obiettivo: ridurre ogni forma di crimine, mettere fine alla tratta, allo sfruttamento dei lavoratori, alla tortura e offrire a tutti un uguale e libero accesso alla giustizia-per combattere la violenza. 17. Rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile Più che un obiettivo è una sintesi dell’agenda quella di un’alleanza mondiale per lo sviluppo sostenibile con l’impegno di dare lo 0,7 per cento del Pil in aiuti per la crescita dei Paesi poveri.