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DOMENICO FIORDELISI
ANTOLOGIA STORICA DEL GIORNALISMO (Elenco Speciale, Pubblicisti: le anomalie dell’Ordine e …)
Appendice: Come si scrive sui giornali
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Dello stesso Autore:
“CENNI DI STORIA E TECNICA DEL GIORNALISMO” Ipertesto Edizioni, dicembre 2010
© 2013 - Ipertesto Edizioni, Verona - www.iperedizioni.it Tutti i diritti editoriali sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta senza il permesso scritto dell’editore. I testi e le immagini del presente volume sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Prima edizione e-book: dicembre 2013 ISBN: 978-88-6216-089-6
Euro 7,32 i.c.
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PREMESSA Spesso, da parte del comune lettore, si acquista e si legge il giornale quotidiano (o si scorrono semplicemente i titoli, per la fretta) più per amabile consuetudine che per interesse vero per la notizia. Lo dimostra, in Italia, la scarsa diffusione del quotidiano (circa 6 milioni di copie), che pone il nostro Paese al penultimo posto fra i lettori di giornali nel mondo evoluto. C’è da chiedersi come mai ciò accada presso il nostro pubblico di lettori, figli, come siamo, di santi, poeti e navigatori di lungo corso? «Niente è così vecchio come il giornale di oggi» scriveva Charles Péguy, scrittore francese, 1873-1914, nel suo Chaiers de la Quinzaine; e certamente, molta disaffezione verso la carta stampata quotidiana deriva anche dall’invadenza della televisione o del web, che hanno il grande vantaggio di portare la notizia (e le immagini) in tempo reale. Ma il quotidiano che si acquista al mattino in edicola dovrebbe servire a fornire i commenti alle notizie, formando quell’opinione pubblica «di cui tutti quanti noi siamo più o meno schiavi», come sosteneva l’inglese Hazlitt già a metà del secolo XIX. Ciò detto per quanto riguarda il perché e il percome si acquista (poco) e si legge (pochissimo) il quotidiano del mattino, vengo allo scopo di questo volume. Esso è indirizzato principalmente a quella gran massa di giovani che “sognano” di diventare giornalisti e, magari, apparire in TV come inviato speciale. Allora occorre avere il coraggio di esternare qualche cosetta, detta in “camera caritatis”. Per cercare di sgomberare il campo da tante pie illusioni.
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Un famoso scrittore degli anni ’20, in arte chiamato Pitigrilli, durante una conversazione pubblica dove si parlava di giornalismo e di problemi sociali, ebbe a dire fra l’altro: «L’antiquario, il giornalista, il sociologo falsificano rispettivamente il passato, il presente e il futuro». Tanto per dire di quale considerazione il giornalista gode, anche presso gli addetti ai lavori. Comunque, diventare giornalisti, è ambizione comune, malgrado tutto. E i giovani, in special modo, ne sono sedotti perché vedono in questa professione viaggi esotici, conoscenze altolocate, inserimento in ambienti vip e, soprattutto, larghi guadagni. Sogni, soltanto sogni. Occorre considerare, invece, che oggi, per diventare buoni professionisti della penna, è necessario, innanzitutto, sapere scrivere un ottimo italiano, essere in possesso della dote di sintesi, trascurare i paroloni e le frasi roboanti, privilegiando frasi brevi e incisive («come le pennellate degli impressionisti» avrebbe detto Nantas Salvalaggio), e avere accumulato enormi dosi di pazienza e umiltà. In pratica, poi, necessita anche sapere che, grazie al sindacato, non è più possibile accedere spontaneamente in una qualsiasi redazione di quotidiano o settimanale a grande tiratura. Una volta, al giovane volonteroso che si presentava in redazione, il direttore proponeva un periodo di apprendistato senza paga: se il giovane valeva, sarebbe stato assunto regolarmente. Oggi, non è più possibile. Bisogna, prima di tutto, essere in possesso di una laurea, qualsiasi laurea va bene. E poi affrontare il praticantato obbligatorio (18 mesi), che va svolto nelle apposite scuole di giornalismo approvate dall’Ordine nazionale. Infine, è indispensabile sostenere un esame di Stato a Roma. Un percorso, quindi, piuttosto tortuoso e pieno di trabocchetti, che mette a dura prova chiunque.
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Detto questo, c’è anche il risvolto della medaglia. Come sosteneva Montanelli a chi gli chiedeva lumi in proposito, «se uno ha vocazione al giornalismo» può sperare nella fortuna. «L’unica felicità consentita a noi umani» – diceva il Maestro - «è di fare il lavoro che ci piace, qualunque sia e qualunque difficoltà presenti. La porta per entrarci, prima o poi, si trova. Non so dove, non so come, ma si trova». DOMENICO FIORDELISI
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APPENDICE COME SI SCRIVE SU UN GIORNALE
(da Appendice n. 9 tratta dalle Dispense corso praticanti marzo 1999 - dell’Ordine dei giornalisti, Consiglio regionale della Lombardia)
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COME SI SCRIVE PER «IL SOLE 24 ORE» CENNI STORICI - scheda «Il Sole-24 Ore» è un quotidiano di informazione economico-finanziario, fondato nel 1865. Nasce come «Il Sole» nel chiosco dei giornali di Piazza della Scala a Milano e si presenta come «Giornale commerciale e politico che si pubblica ogni giorno alle cinque del mattino». Un quotidiano di servizio, al tempo stesso attento alla cultura e rispettoso delle istituzioni, ma severo verso ogni scelta politica che trascuri le compatibilità economiche e l’equilibrio dei bilanci, sensibile ai problemi del mondo produttivo italiano, ma aperto alla competizione, ai fatti e alle idee internazionali. All’indomani della seconda guerra mondiale, il 12 settembre 1946, esce a Milano il primo numero di «24 Ore», quotidiano economico e finanziario che, quasi vent’anni dopo, il 9 novembre 1965, darà vita, dopo la fusione con l’altra testata, al primo numero del «Sole-24 Ore». A partire dal 1972, tiratura e diffusione si moltiplicano per sette: così la prima è ormai consolidata al di sopra delle 500mila copie, la seconda supera le 400mila (con oltre 190mila abbonati). Dall’ottobre 1986, con «Il Sole-24Ore del Lunedì», il giornale si è arricchito anche del settimo numero, che ha migliorato e ideato vecchie e nuove iniziative redazionali. (da Agenda del Giornalista, Roma) ***
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PROCEDIMENTO ABBREVIAZIONI E SIGLE Le abbreviazioni vanno usate il meno possibile e, in ogni caso, sono da abolire per titoli accademici od onorifici, a meno che non risultino significative nel contesto. • Esempi: avvocato (non: avv.); l’articolo 3 della legge (non: l’art. 3). Nota bene: si fa eccezione nel caso di citazioni testuali o riproduzioni integrali di testo di legge o simili. - Sono ammesse, fra altre, le abbreviazioni seguenti: tv, ndr, ndt. - Le sigle si scrivono come i nomi propri, con l’iniziale maiuscola e il resto delle lettere minuscole e non separate dal punto. • Esempi: Nato, Onu. Nota bene: fatta eccezione per le pochissime sigle da tutti conosciute, è bene spiegare il significato delle altre la prima volta che ricorrono nel testo. • Se la sigla sostituisce il relativo aggettivo va minuscola. • Esempi: il parlamentare ppi, il congresso pds. A CAPO Sette semplici consigli, anche se per gli “a capo” ci pensa (in alcuni casi a sproposito) il computer: 1. non andare mai a capo con una vocale: quindi fia-to, reu-ma, rea-le, mania-co. Sono accettabili anche re-ame e mani-aco, ma è meglio applicare la regola a tutte le parole; 2. dividere sempre due consonanti uguali: affret-to, ter-ra, tet-to (si divide anche il rarissimo gruppo cq: ac-qua); 3. non dividere mai un gruppo di consonanti formato da b, c, f, g, p, t, v + l o r: ru-blo, mi-crobo, af-fronto, si-gla, capra, a-trio, a-vrei;
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4. non dividere mai un gruppo formato da s + consonante: quindi a-spro, de-stra, ca-sto e mai as-pro, des-tra, cas-to; 5. dividere tutti i gruppi di consonanti non compresi nei punti 3 e 4: cal-ma, pom-pa, por-to, strin-go ecc.; 6. nei gruppi di tre o più consonanti la divisione va fatta fra la prima e la seconda: interstizio, scon-tro, pol-trona; 7. queste regolette vanno applicate anche alle parole composte con prefisso come trans, iper, sub, super; quindi tran-salpino e non trans-alpino, iperat-tivo e non iper-attivo, superat-tico e non super-attivo. ACCENTI Le vocali a, i, o, u vogliono sempre l’accento grave (à), (ì), (ò), (ù) a fine parola. • La vocale «e» vuole l’accento grave (è) nei seguenti casi: - come voce del verbo essere - nei nomi di origine straniera (tè, caffè, canapè, narghilè ecc.) - nei nomi propri: Noè, Mosè, Giosuè ecc. - nei seguenti termini: cioè, ahimè, ohimè, piè. • La vocale «e» vuole l’accento acuto (é) nei seguenti casi: - nelle voci verbali tronche del passato remoto: poté ecc. - nei composti di che: perché, poiché, affinché, benché ecc. - nei composti di tre: ventitré ecc. - nei composti di re: viceré ecc. - nei monosillabi: sé /pronome), né, ché ecc. - nella parola mercé. • I monosillabi non vogliono accento, tranne i seguenti: - ché (congiunzione causale o finale) - dà (indicativo presente del verbo dare) - dì (come giorno o imperativo del verbo dire) - è - là - lì
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SCHEDA DELL’AUTORE Domenico Fiordelisi è nato a Milano nell’aprile del 1931. Diplomatosi alla “Cavalli-Conti” del capoluogo lombardo, ha completato i propri studi in ingegneria industriale (specializzazione logistica) all’ITS di Friborgo (Svizzera, più corso di aggiornamento professionale al Politecnico di Milano, in ingegneria strutturale) e successivamente ottenendo il dottorato in Scienze industriali presso la L. und P. SERSI Universität di Herisau (Svizzera). Ha anche frequentato lo IULM di Milano, specializzandosi nelle lingue inglese, francese e spagnolo. È stato dirigente industriale per circa trent’anni nel settore metalmeccanico, quale titolare di un’azienda per molti anni leader nel settore delle scaffalature e mobili metallici, coltivando tuttavia sempre la sua passione per la carta stampata. È iscritto dal 1951 all’Albo dei giornalisti della Lombardia (elenco speciale), dal 1954 (elenco temporaneo pubblicisti), dal 1986 (elenco pubblicisti), avendo lavorato in gioventù per il quotidiano «La Patria», e, in progressione, come direttore responsabile di parecchie testate a diffusione mirata (alcune da lui stesso fondate), quali: «Vent’anni», «Il Contemporaneo d’Attualità», «L’Arredamento Industriale», il «Notiziario Industriale», «Italy Export», «La Voce degli Italiani all’Estero». Nel 1986 ha fondato e diretto il «GSA-Giornale delle Scienze Applicate» e l’agenzia di stampa «GSA-Master News». Dal 1991 al 1997 ha ricoperto la carica di amministratore delegato della cooperativa giornalistica «Tribuna Stampa» di Milano. Dal 2009 è collaboratore de “Il Borghese” edizione nazionale. Dal 1989 è vice presidente dell’A.I.E., Associazione Italiani all’Estero, con sede a Firenze. È stato Consigliere nazionale dell’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) di Roma dal 1973 al 1991, dopo avere ricoperto cariche interne quali: membro del Collegio dei probiviri e Fiduciario regionale per
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la Lombardia. Dal 1995 è sindaco dell’IFG (Istituto per la Formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”) dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Dal 1984 al 2004 è stato professore incaricato alla facoltà di Giornalismo della L. und P. SERSI Universität di Herisau (Svizzera) e dal 1988 è professore emerito all’ITS di Friborgo (Svizzera) quale esperto di Logistica industriale presso l’VIII Divisione di Ingegneria Industriale. È iscritto al Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano dal 2001. Dal 2004 al 2008 è stato Presidente Onorario e dal 2009 è Consigliere delegato di GSA (Giornalisti Specializzati Associati) con sede a Milano. Dal 2007 ha iniziato la collaborazione al “Club del Mercoledì”, la giornata culturale del “Circolo della Stampa” di Milano. Dal 2011 è Consigliere della Fondazione Amici del Circolo della Stampa di Milano.
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