Bollettino del
CIRCOLO S. PIETRO Oremus pro Pontifice nostro Francisco, Dominus conservet Eum et vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra et non tradat Eum in animam inimicorum Eius. Anno CXLVI dalla fondazione
1° semestre 2015
Dir. e Amm.: piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma - Reg. Trib. di Roma, n. 10711, del 11.1.1966 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma
Bollettino del
CIRCOLO S. PIETRO
SOMMARIO LETTERA DEL PRESIDENTE
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ASSEMBLEA SOLENNE 5 - Relazione morale del Presidente 5 - Saluto di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Angelo Becciu 9 - Consegna del distintivo dorato e nuovi Soci Effettivi 11 VIA CRUCIS AL COLOSSEO - Dio come motivo di verità per la nostra coscienza - Omelia di Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. Dominique Mamberti
Bollettino del Circolo S. Pietro fondato il 29 aprile 1869 Periodico semestrale Direttore: Leopoldo Torlonia Direttore Responsabile: Marco Chiani Comitato di Redazione: Stefano Catania Piero Fusco Francesca Manna Susanna Miele Carlo Napoli Augusto Pellegrini Saverio Petrillo Hanno collaborato a questo numero: Bernardo Bossi Vincenzo Buonomo Rita Gonelli Carlo Napoli Fabio Zavattaro Direzione e amministrazione: Palazzo S. Calisto Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma tel. 0669887264 - fax 0669887168
[email protected] Reg. Trib. di Roma n. 10711 dell’11 gennaio 1966 Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma
Tipografia Cardoni s.a.s. - Roma
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FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO CON PRANZO 16 PER GLI ASSISTITI AI GIARDINI VATICANI VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO A SARAJEVO DEL 6 GIUGNO - “Fiori di primavera del dopoguerra”, le nuove generazioni costruiscano la pace - La cultura è pace: il Ponte di Mostar verso un futuro condiviso
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BREVI ANNOTAZIONI INTORNO ALLA “CONVENZIONE IN MATERIA FISCALE” TRA L’ITALIA E LA SANTA SEDE
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CINQUANT’ANNI FA LA PRIMA SANTA MESSA IN ITALIANO
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CARI AMICI E SOCI DELLA SEZIONE SERVIZI D’ONORE, C’ERA UNA VOLTA...
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ATTIVITÀ DEL CIRCOLO - Un gol per integrare, una storia di calcio e condivisione - Vita del Circolo
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LIBRI CONSIGLIATI
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BOLLETTINO IN INGLESE
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BOLLETTINO IN SPAGNOLO
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Per motivi di spazio sul presente numero del Bollettino non troverete i servizi relativi ad alcuni eventi del primo semestre di attività del Circolo. I contributi riguardanti l’Assemblea ordinaria troveranno ampia trattazione sul prossimo numero della nostra pubblicazione.
LETTERA DEL PRESIDENTE
LETTERA DEL PRESIDENTE
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ari Soci e Amici del Circolo S. Pietro, come è accaduto lo scorso anno, il primo Bollettino arriva nelle vostre case in estate, in conclusione di un semestre in cui ciascuno di voi ha dato il meglio per le nostre Opere, cercando sempre di scorgere le difficoltà dell’altro. Al di là dei consueti sentimenti di gratitudine che desidero rivolgervi per l’impegno profuso con costante e dedita attenzione, colgo l’occasione per esortarvi a riflettere sugli spunti di primaria importanza espressi nella “Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune”, data alle stampe da poche settimane. “Spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone”, scrive Papa Francesco trattando il tema dell’Inequità planetaria (§ 49). Proprio a loro, agli ultimi, ai bisognosi, il Circolo S. Pietro da 146 anni dedica la sua Opera, ispirata al Magistero Petrino e sempre compiuta in nome del Santo Padre, cercando di portare conforto, di tendere una mano, di aiutare in maniera concreta. Non di rado, infatti, il grido di coloro che soffrono rimane inascoltato: come ha espresso a chiare lettere il Santo Padre, i deboli “oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto”. Eppure, il grido della Madre Terra e quello dei poveri hanno la stessa voce, la crisi ecologica del resto ha una radice che è solo umana, ci ricorda Papa Francesco, sottolineando come l’uomo non sia il padrone della natura: “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”.
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LETTERA DEL PRESIDENTE Nessuno può sentirsi autorizzato a dominare gli altri e a saccheggiare i beni della Terra. Come la natura, anche i popoli si ribellano all’ingiustizia e alle vessazioni. La casa comune non deve fondarsi sulla sabbia del denaro e del profitto, ma sulla roccia del bene comune e dei valori fondamentali dell’uomo, la solidarietà, la condivisione, la partecipazione. Riconoscere di far parte di un tutto, specchiarsi nell’altro, contribuendo ad alleviarne le sofferenze: come credenti e Soci del Circolo S. Pietro, dobbiamo continuare a sostenere i fratelli che la nostra contemporaneità tende a voler relegare “all’ultimo posto”.
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ASSEMBLEA SOLENNE
APRIRSI ALL’ACCOGLIENZA 146esima ASSEMBLEA SOLENNE Diventare “piccoli operatori di pace” nella quotidianità perché soltanto “rispondendo alla nostra comune vocazione di collaborare con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà” siamo in grado di “resistere alla tentazione di comportarci in modo non degno della nostra umanità”. Le parole del messaggio di Papa Francesco pronunciate durante la celebrazione della quarantottesima Giornata Mondiale della Pace hanno trovato eco nella Relazione morale del Presidente Don Leopoldo Torlonia all’Assemblea Solenne del Circolo S. Pietro, svoltasi mercoledì 4 marzo, nella Sala dei Papi della Sede di Palazzo S.Calisto.
RELAZIONE MORALE DEL PRESIDENTE
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minenza Reverendissima, Eccellentissimo Monsignor Sostituto della Segreteria di Stato, Reverendissimo Monsignor Assistente, Reverendissimi Monsignori, Autorità, Signore e Signori Soci, cari Amici, vi ringrazio per la vostra partecipazione e vi do il benvenuto alla 146esima Assemblea Solenne del Circolo S.Pietro, che ho l’onore di aprire. Quest’anno desidero condividere con voi alcune brevi considerazioni non sulle nostre attività, da tutti apprezzate, ma sui principi che le ispira5
ASSEMBLEA SOLENNE no. Durante la sua recente visita nello Sri Lanka, il Santo Padre ha espresso un pensiero sul quale ho riflettuto a lungo: “la carità non è elemosina, ma riconoscere la dignità dell’altro”. Una frase che mi ha colpito e mi ha fatto pensare che questo è lo stile del Circolo S.Pietro da 146 anni. Nel compiere le nostre opere di carità abbiamo sempre agito in modo umile e rispettoso, abbiamo sempre accolto tutti coloro che bussavano alla nostra porta, senza distinzioni e discriminazioni, riuscendo a scorgere in ciascuno dei nostri assistiti una “persona” con la sua dignità e la sua storia. Ho avuto modo di dire che in questo servizio riceviamo molto più di quello che doniamo agli altri, un arricchimento interiore che ci fa crescere come uomini e come credenti. Anche in questo caso le parole di Papa Francesco confermano i nostri sentimenti “le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da darci, [...] dobbiamo imparare a mendicare da quelli che aiutiamo, imparare a essere evangelizzati dai poveri”. “Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare?” In questi anni più volte e in varie occasioni abbiamo riflettuto su quale fosse il modo più giusto di fare la carità, su quanta ne facciamo, come e perché: ciascuno di questi argomenti è stato trattato innumerevoli volte da me e dai miei predecessori. Molti Pontefici ci hanno insegnato che la carità è amore; un aspetto speciale della carità, che sento in modo molto forte e sul quale questa sera vorrei spendere qualche parola è la pace. Mai come in questo momento il mondo ha bisogno di pace, mai come ora gli uomini dovrebbero sentire in maniera forte, pressante che la pace è veramente il bene supremo dell’umanità. Non può esserci pace se non cominciamo a costruirla giorno per giorno nelle nostre case, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle comunità; non può esserci pace se ciascuno di noi non diventa un “piccolo operatore di pace”, se non depone le armi dell’orgoglio, della vendetta, dell’invidia, dell’avidità sfrenata, del cieco egoismo. “La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone”, una frase profetica di Gandhi, che mostra come avesse ben capito dove stava correndo il mondo. Dobbiamo, prima di ogni altra cosa, raggiungere una pace interiore, una pacificazione della nostra anima e della nostra coscienza, per essere poi capaci di donare pace agli altri, e tenere sempre ben presente che è solo l’impegno personale a far sì che le cose avvengano. Non devono essere sempre gli altri a fare le cose, non si può restare immobili ad attendere passivamente che altri popoli, altri governi, altri cittadini facciano gesti di pace; la società non diventa migliore per un intervento dall’alto, ma solo se diventano migliori coloro che la compongono. Mi guardo intorno e non posso fare a meno di pensare quale società lasceremo alle nuove generazioni, quali esempi, quali insegnamenti abbiamo 6
ASSEMBLEA SOLENNE ricevuto dai nostri padri e quali stiamo dando ai nostri figli, quale mondo stiamo costruendo e se siamo in grado di dare ai giovani le risorse morali e umane necessarie per costruire una società più giusta e più pacifica. Perché nella vita di oggi è tanto difficile fare gesti di pace? Forse perché ci manca la pace interiore che ci porta a dire all’altro “ti voglio bene”. Penso con immensa tristezza ai fatti accaduti a Roma lo scorso 19 febbraio, alle scene di violenza e di devastazione insensata alle quali abbiamo assistito impotenti, per colpa di un’orda di violenti, mascherati da tifosi di calcio, che hanno mostrato tutta la brutalità e la bassezza a cui possono arrivare degli esseri umani quando in loro si azzera la dignità e si spegne la luce dello spirito. Quanta differenza con altre attività sportive, come il rugby, uno sport rude ma nobile, perché chi lo pratica ha la certezza del rispetto delle regole, può contare sulla lealtà degli avversari, condivide un ideale comune ad atleti, arbitri, pubblico. Pensate che nel rugby si passa la palla all’indietro proprio perché quelli che stanno dietro, tutti insieme, spingono gli altri, dispiegandosi in un movimento armonioso e di largo respiro, emozionante e coinvolgente. E, dopo la partita, si gioca il terzo tempo, un momento conviviale durante il quale, messo da parte l’agonismo, ciascuno può sperimentare l’amore dell’altro, così che da quella che sembra una battaglia si arriva alla condivisione e alla pace, le distanze si annullano, gli avversari non sono più nemici da combattere ma fratelli da abbracciare. Desidero unire la mia preghiera a quella di Papa Francesco “perché, rispondendo alla nostra comune vocazione di collaborare con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà per la promozione della concordia e della pace nel mondo, sappiamo resistere alla tentazione di comportarci in modo non degno della nostra umanità”. Ho voluto condividere con voi queste mie riflessioni perché siano uno spunto per aprirci di più all’accoglienza, all’amore per l’altro, riconoscendo e rispettando la sua dignità e la sua libertà: e dunque non “uguaglianza”, che troppo spesso diventa omologazione a un modello imposto dall’alto, dalle convenzioni, dalle mode, piuttosto, invece, parità e rispetto della diversità, per una autentica comprensione, accoglienza e per una pace duratura. Tutto questo ho potuto viverlo negli anni trascorsi al Circolo S.Pietro, vedendo la generosità nel donarsi di quanti, fra Soci e Benefattori, giorno dopo giorno, senza clamore, nell’umile lavoro quotidiano si prendono cura dei piccoli e degli esclusi. Per questo impegno ringrazio tutti: i nostri benefattori che, pur in mezzo a una crisi che non sembra più momentanea, ma strutturale, continuano ad assicurarci il loro aiuto e ci permettono di andare incontro alle crescenti necessità di chi ha più bisogno. 7
ASSEMBLEA SOLENNE Ringrazio allora il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, la Fondazione BNL – BNP Paribas, la Fondazione Peretti, la Fondazione Roma, al cui fianco possiamo svolgere un servizio prezioso alle persone più fragili e bisognose, coloro che sono arrivati alla fine della vita. Ringrazio tutti voi, cari Soci e Socie, per il vostro impegno costante, per la vostra premura nell’operare la carità di tutti i giorni, quell’insostituibile carità quotidiana che ha reso il Circolo S.Pietro “la carezza di Dio per la Città di Roma”. Ringrazio Monsignor Assistente e tutti i Religiosi e le Religiose che sono vicini al Circolo con i loro insegnamenti e con la loro partecipazione alle nostre opere di carità. Al termine di questo intervento, il mio personale e sincero ringraziamento va al Santo Padre, al cui Magistero guardiamo da 146 anni. Le sue parole riescono ad accendere nel nostro cuore la luce dell’amore per Gesù: ci siano di sprone per superare le difficoltà e le avversità, per trovare nuove strade per rispondere alle sfide della povertà, ci mostrino la strada della dignità e della libertà, “la libertà di adorare Dio, di servire Dio e di servirlo anche nei nostri fratelli”. Prego Vostra Eccellenza di portare al Santo Padre questi nostri umili sentimenti, assicurando sempre la nostra preghiera. Viva il Papa! Leopoldo Torlonia
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ASSEMBLEA SOLENNE
SALUTO DI SUA ECCELLENZA REV.MA MONS. ANGELO BECCIU, SOSTITUTO PER GLI AFFARI GENERALI DELLA SEGRETERIA DI STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO Quest’anno riportiamo il saluto di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Città del Vaticano, che si è rivolto all’Assemblea portando la Benedizione del Santo Padre Francesco. L’intervento è stato sostitutivo del tradizionale pensiero spirituale dell’Assistente Ecclesiastico.
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ari Soci del Circolo S.Pietro, ho accolto volentieri l’invito a partecipare alla vostra Assemblea annuale e vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dal vostro Assistente Ecclesiastico, Mons. Franco Camaldo, e dal vostro Presidente, Duca Leopoldo Torlonia. Estendo il mio pensiero ai vostri famigliari e a quanti cooperano con voi nelle diverse vostre attività caritative. 9
ASSEMBLEA SOLENNE Il vostro Circolo, che ha origini antiche, si è sempre distinto per la fedeltà incondizionata alla Chiesa e al Romano Pontefice. Ancora oggi, il vostro prezioso servizio, articolato in varie Commissioni, vuole essere espressione efficace e testimonianza viva dell’amore che la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, riserva ai poveri e ai sofferenti. Voi vi rivolgete prevalentemente ai settori della povertà umana di Roma, partecipando generosamente alle situazioni ed alle necessità di tanti fratelli e sorelle. Nell’esprimere il mio sincero apprezzamento per la vostra benemerita opera, e per il tempo e le energie che ognuno di voi dedica al prossimo, vi incoraggio ad andare incontro alle nuove povertà, con spirito evangelico, cercando in ogni frangente di dare conforto e aiuto ai più poveri sull’esempio del buon samaritano. Desidero esprimere le mie felicitazioni a quanti hanno ricevuto le medaglie benemerenti: esse, pur assegnate ai singoli, costituiscono un segno della riconoscenza e dell’apprezzamento del Papa nei confronti di tutto il Sodalizio. Auspico che le distinzioni, attribuite ai soci più anziani di servizio, possano costituire per tutti voi, specialmente per i più giovani, uno stimolo a svolgere con impegno e sollecitudine il vostro peculiare servizio, col quale manifestate amore al Signore e fedeltà al Vangelo. Mons. Angelo Becciu
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ASSEMBLEA SOLENNE DISTINTIVO DORATO AI SOCI CHE HANNO COMPIUTO 25 ANNI DI APPARTENENZA AL CIRCOLO Prof. Vincenzo Buonomo Comm. Giovanni Giuntarelli M.se Sebastiano La Spina della Cimarra Comm. Ruggero Murano Comm. Ciro Scognamiglio Comm. Dott. Renzo Topino
NUOVI SOCI EFFETTIVI M.sa Teresa Salvaggi Cardi Dott.ssa Paola Fusco Urbani Sig.ra Roberta de Fonseca Pimentel Baldeschi Oddi Avv. Marina Consoli Palermo Navarra Bottani Ing. Alfredo Maria Ceci Cav. Stefano Fortunato Sig.ra Cristina Puglisi Alibrandi Giambelardini Sig.ra Liliana Moser Cav. Dott. Carlo Napoli
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VIA CRUCIS AL COLOSSEO
DIO COME MOTIVO DI VERITÀ PER LA NOSTRA COSCIENZA. VIA CRUCIS DEL 27 MARZO 2015 Il Venerdì di Passione 27 marzo si è svolta la tradizionale Via Crucis del Circolo S.Pietro al Colosseo cui ha fatto seguito la celebrazione Eucaristica. A causa delle instabili condizioni meteorologiche, il cammino di fede ha avuto luogo all’interno della Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo, presieduto da Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha, in fine, celebrato la Santa Messa nella stessa “Cappellina”.
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In mezzo agli attacchi ingiusti degli uomini, Geremia nutre una fede vittoriosa e sperimenta che Dio è con lui. Il Signore come “prode valoroso” sostiene il suo profeta mentre gli avversari cercano di toglierli la terra di sotto i piedi e scavargli la fossa”. Con queste parole, Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ha voluto riflettere sull’accoglienza del Signore nella vita di ognuno di noi, nell’omelia tenuta nel corso della celebrazione Eucaristica per il Circolo S. Pietro, venerdì 27 marzo 2015, dopo aver guidato le meditazioni della Via Crucis. La crisi personale del profeta Geremia, frutto della persecuzione dei capi religiosi e del disprezzo del popolo, appare dunque come la conse12
VIA CRUCIS AL COLOSSEO guenza della sperimentazione della fedeltà di Dio che va “incontro all’incomprensione, alla discriminazione, al ridicolo, nella certezza che il Signore protegge e difende il suo messaggero”. La presenza di Dio è sempre motivo di verità per la nostra coscienza, per questo, ha sottolineato il Cardinal Mamberti, alcune volte, può essere scomoda. La sorte di Geremia è simile, in questo, a quella di Gesù, la cui natura divina non era riconosciuta dai giudei: “la verità è un far venire alla luce che svela le motivazioni più profonde delle nostre opere: “chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3.19). Il Signore Gesù è la Verità della nostra esistenza che rivela il volto di Dio e il mistero dell’uomo. Dove il mistero non indica una realtà incomprensibile, ma la partecipazione dell’uomo allo stesso mistero di Dio, alla stessa vita di Dio che è Amore. I giudei facevano fatica ad accettare che Gesù, Figlio dell’uomo, potesse essere come Dio. Ecco lo scandalo di sempre: riconoscere nell’umanità del Figlio la divinità”. Alla Santa Messa, presieduta dal Cardinale Mamberti e concelebrata dall’Assistente Ecclesiastico del Circolo Mons. Franco Camaldo, erano presenti Mons. Giuseppe Laterza della Segreteria di Stato e Mons. Stefano Sanchirico, Prelato d’Anticamera della Prefettura della Casa Pontificia. Alla presenza del Presidente Duca Leopoldo Torlonia, del Vicepresidente Dott. Saverio Petrillo, dei membri della Presidenza, di numerosi soci, volontari e amici, la celebrazione ha avuto luogo – come ogni anno – all’interno della Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo, ricavata in un fornice del Colosseo e affidata al Circolo S. Pietro fin dal 1936.
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VIA CRUCIS AL COLOSSEO
OMELIA DI SUA EMINENZA REV.MA IL SIG. CARDINALE DOMINIQUE MAMBERTI
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ari fratelli e sorelle, la Parola di Dio appena proclamata è un invito a riflettere sull’accoglienza del Signore nella nostra vita. La sua presenza è sempre motivo di verità per la nostra coscienza e per questo, alcune volte, può essere scomoda. Infatti, il brano della prima lettura, tratta dal profeta Geremia, descrive una lacerante crisi personale, frutto della persecuzione dei capi religiosi e del disprezzo del popolo. Questi atteggiamenti sono la reazione alla denuncia profetica della violenza e della distruzione del tempio. In mezzo agli attacchi ingiusti degli uomini, Geremia nutre una fede vittoriosa e sperimenta che Dio è con lui. Il Signore come “prode valoroso” sostiene il suo profeta mentre gli avversari cercano di toglierli la terra di sotto i piedi e scavargli la fossa. Sarebbe stato più facile per Geremia allinearsi ai profeti ufficiali, che pronunciavano oracoli lusinghieri per i re, i potenti, i sacerdoti del tempio e lo stesso popolo. Ma così avrebbe tradito la sua identità e missione. Il profeta, che ha sperimentato la fedeltà di Dio, va incontro all’incomprensione, alla discriminazione, al ridicolo, nella certezza che il Signore protegge e difende il suo messaggero. Infatti, improvvisamente il tono del testo passa dal lamento al canto di vittoria e di lode a Dio, che sta al suo fianco e libera la vita del povero dalle mani dei malfattori. Simile fu la sorte di Gesù, come abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo incentrato sul tema dell’incredulità dei giudei. Il Vangelo secondo Giovanni è attraversato dal continuo processo nei confronti di Gesù, reso 14
VIA CRUCIS AL COLOSSEO manifesto dall’incompatibilità tra luce e tenebre, tra fede e incredulità. E per l’evangelista tra questi due poli si decidono del senso e della direzione della storia dell’uomo e del mondo. Infatti, la verità è un far venire alla luce che svela le motivazioni più profonde delle nostre opere: “chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3.19). Il Signore Gesù è la Verità della nostra esistenza che rivela il volto di Dio e il mistero dell’uomo. Dove il mistero non indica una realtà incomprensibile, ma la partecipazione dell’uomo allo stesso mistero di Dio, alla stessa vita di Dio che è Amore. I giudei facevano fatica ad accettare che Gesù, Figlio dell’uomo, potesse essere come Dio. Ecco lo scandalo di sempre: riconoscere nell’umanità del Figlio la divinità. Essi non si lasciano interpellare dalle parole e opere del Cristo, ma hanno già sentenziato. Manca in essi ogni apertura al dialogo, alla ricerca per condurre ad una riflessione che apra alla luce di Cristo e all’incontro con la Verità. Cari fratelli e sorelle, anche noi in questi giorni siamo invitati a seguire Gesù nella sua dolorosa Passione, Morte e Risurrezione. Il Mistero pasquale cuore e centro della nostra fede illumina la nostra esistenza. Come cristiani siamo inviati a immettere nel mondo, con le nostre opere, il dono della vita nuova che viene dal Cristo Risorto. Il Figlio di Dio che ha assunto la nostra sofferenza, la nostra morte, ha reso possibili la speranza, la libertà e la gioia. Infatti, la Risurrezione di Gesù non fu soltanto un momento della storia, ma il suo culmine e la comprensione di tutta la storia umana, della vita e della morte dell’uomo. Cristo Risorto inaugura una nuova era e un nuovo mondo, nel quale non è la morte ad aver parola, ma la vita piena per ogni uomo e donna che creda nel Figlio di Dio Risorto. La Pasqua di Cristo è la nascita dell’uomo nuovo, dell’umanità redenta, riconciliata nell’Amore di Dio. Nelle diverse oscurità del mondo, nelle miserie e contraddizioni umane, negli odi e violenze, Dio ha posto il seme della vita nuova che ha cambiato per sempre la storia dell’uomo e la conduce verso la sua pienezza. E il luogo dove il Risorto abita è il cuore dell’uomo che si lascia amare da Dio e ama i fratelli. L’augurio pasquale che vogliamo scambiarci sia anche l’impegno a far sì che ogni nostra parola, ogni nostro gesto esprimano la novità della Risurrezione nelle trame della vita quotidiana. Amen! 15
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO CON PRANZO PER GLI ASSISTITI AI GIARDINI VATICANI
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La Chiesa ha i suoi militi ignoti e per questa loro fortezza noi vogliamo stasera rendere gloria al Signore”. Durante l’annuale incontro dei soci del Circolo S.Pietro per la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, avvenuto martedì 30 giugno presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, ha fortemente sottolineato l’importanza di una festa celebrata da tutta la Chiesa universale, ma sentita in maniera particolare nella Città di Roma. Nella celebrazione della Santa Messa per la Festa del Santo Patrono del Circolo, Sua Eminenza ha voluto, ricordandone il sacrificio, rendere omaggio ai primi martiri romani, “a tutti quei primi cristiani, caduti nelle persecuzioni ai tempi dell’imperatore Nerone in quell’anno 64, data molto probabile del loro martirio. Sono più di 1960 anni che ci separano da quel giorno in cui fu martirizzato S.Pietro e da quell’epoca in cui molti resero l’omaggio della loro vita a Cristo”. Numerosi i documenti noti agli studiosi dell’antico supplizio, dallo scrittore pagano Tacito fino alla preziosa testimonianza di S.Clemente, terzo Papa della Storia dopo S.Pietro: “Era un grande Papa S.Clemente” – ha continuato l’Alto prelato – 16
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO “Qualcuno dice che da giovane aveva conosciuto S.Pietro, qualcuno dice che fu battezzato già da S.Pietro. È certo che ci parla dell’eroismo di questi primi cristiani di Roma, e noi oggi vogliamo rendere omaggio a loro, militi ignoti della Chiesa”. Poi l’esortazione conclusiva, ai soci e agli assistiti del Circolo che hanno partecipato alla funzione, ad essere sempre saldi nella speranza cristiana. La virtù teologale della speranza – ha concluso Sua Eminenza – “ci rende solidi nella vita, fermi. Voi sapete che i romani rappresentavano la Speranza come un’ancora. L’ancora tiene ferma la nave nel porto anche se c’è la bufera o la tempesta, perché non le permette di agitarsi. Anche se si rompono le corde che la legano a terra, l’ancora trattiene la nave. […] Siamo salvi per la speranza. E questo è l’augurio che lascio a voi, cari fratelli, e care sorelle, ricordiamo la parola di Gesù: «chi persevererà fino alla fine sarà salvo»”. Alla celebrazione della Santa Messa ha fatto seguito l’ormai tradizionale pranzo offerto dal Circolo S.Pietro ai suoi assistiti, persone che bussano alla nostra porta davvero in cerca di una speranza, di un porto più sicuro rispetto a quello offerto da una contemporaneità spesso cieca. Dopo essere stati accompagnati alla Città del Vaticano da quattro pullman che hanno effettuato la raccolta a Santa Croce in Gerusalemme, a S. Francesco a Ripa e al Piazzale dell’Ex Mattatoio a Testaccio, gli ospiti sono stati accolti nel piazzale antistante la Grotta di Lourdes, luogo dal quale, dopo la Santa Messa, hanno potuto godere degli splendidi scorci offerti dai Giardini Vaticani in una visita guidata da alcuni nostri soci.
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FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO Allietato dalla Banda Musicale del Corpo della Gendarmeria Vaticana coordinata dal Colonnello Giuseppe D’Amico, cui sono andati i sentiti ringraziamenti del Presidente del Circolo Duca Leopoldo Torlonia, il pranzo è stato servito agli assistiti dagli stessi soci del Circolo, con mogli e figli, organizzati in squadre coordinate nel portare vivande, offrire da bere e sparecchiare. Una ventina i tavoli, decorati con tovaglie di fiandra e sacchetti contenenti frutta al centro, un insieme di esperienze differenti di vita e cultura, di sofferenza e vicinanza alla fede in Cristo. Al termine, inoltre, sono stati distribuiti agli assistiti 250 pacchi dono con pasticceria secca e altri prodotti offerti da un benefattore. La speciale giornata di carità ha visto anche la consegna di diplomi alle aziende e ai privati che hanno sostenuto l’iniziativa, tra questi, Vivenda Spa, Eurosplash Srl, Gruppo Agenti Cattolica, Alessandro Pompili, Luigi Esposito, Antonello Trincia, Giovanni Scanni per Meetitaly Srl, Massimo Spernanzoni per Azienda Agricola Spernanzoni. Dopo aver ringraziato Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Angelo Sodano per “l’amicizia e la considerazione sempre riservate al Circolo”, il Presidente Duca Leopoldo Torlonia ha espresso sentimenti di viva gratitudine per Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e per Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Fernando Vérgez Alzaga, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, “perché ogni anno concedono al Circolo la possibilità di celebrare la cerimonia in un luogo tanto suggestivo”. Emozionanti le parole rivolte dall’Assistente Ecclesiastico del Circolo, Mons.Franco Camaldo, al Cardinale Sodano: “Come ha già detto il nostro amato Presidente, Vostra Circolo S. Pietro Eminenza è per il Circolo una presenza viva, otta di Lourdes Giardini Vaticani - Gr 2015 o ugn Gi vera, siamo certi del Suo affetto nei nostri 30 dì arte M confronti, e stasera abbiamo vissuto un Ciliegine di lattepachino ae con rughetta selvatic momento di vera Comunione. E allora, ate salt e urin Quiche lorraine con verd Eminenza, noi le vorremmo lasciare un picane anz elli alle mel Cofanetti di tonnar arzano con fonduta di S.M colo segno di questa Comunione. Abbiamo e pesto fresco genovese ico sam bal molto pensato, ma non abbiamo saputo trodi o rett rist al Straccetti di vitellata e grana padano con rughet e stit arro vare di meglio che offrirle un calice, sul ure Marinata di verd o bosc quale abbiamo voluto mettere anche il Cartelle con frutti di ˜ ˜ Vostro stemma, per far sì che quando lo Acqua e Bibite userà, nella sua Cappella, si ricordi di tutti Spumante noi e del Circolo S.Pietro”. •
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FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
Accolto, la mattina del 30 giugno, da Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Giuseppe Bertello insieme a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Fernando Vérgez Alzaga, il Papa Emerito Benedetto XVI ci ha fatto dono di carissime parole: “So che oggi si terrà la Santa Messa e il pranzo offerto dal Circolo S. Pietro ai suoi assistiti nei Giardini Vaticani. Porti la mia benedizione ai benemeriti Soci, agli Assistiti e a quanti hanno partecipato”. Il pensiero di Sua Santità ha riempito i nostri cuori di gioia.
DIOCESI DI ROMA
CIRCOLO S. PIETRO
Giornata per la
del
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28 giugno 2015
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Circolo S. Pietro c/c postale n. 49796006 Piazza S. Calisto,16 - 00153 Roma specificando la causale del versamento
Avviso Sacro
Le offerte possono essere devolute: Diocesi di Roma Ufficio Cassa del Vicariato di Roma Amministrazione Vicariato di Roma c/c postale n. 43863000 Piazza S. Giovanni in Laterano, 6 - 00184 Roma
VIAGGIO APOSTOLICO
“FIORI DI PRIMAVERA DEL DOPOGUERRA”, LE NUOVE GENERAZIONI COSTRUISCANO LA PACE Il Viaggio Apostolico di Sua Santità Papa Francesco a Sarajevo del 6 giugno, il cui tema è stato “La pace sia con voi” (Gv 20,19), nell’appassionato resoconto di un vaticanista d’eccezione, Fabio Zavattaro.
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scendo dall’aeroporto la prima immagine che colpisce è la normalità dell’ambiente. Direte: ma non è così che si devono vedere le cose? Certo. Ma per chi come me ha vissuto il precedente viaggio di un Papa nella città martire di Sarajevo, la memoria gioca brutti scherzi. E così, con lo sguardo, si va alla ricerca delle cose che ricordiamo: i palazzi ridotti a scheletri bruciacchiati, gli spazi verdi, anche quelli più piccoli, trasformati in cimiteri, e poi i cartelli a proibire il passaggio a causa di un campo minato. La strada che percorriamo per arrivare in albergo è un’altra sorpresa: sembrano del tutto cancellati i segni di quel terribile conflitto che solo a Sarajevo è costato la vita ad almeno 12 mila persone e ferito altre 56 mila, l’assedio più lungo in epoca moderna: 4 anni. Ma a ben guardare qualcosa è rimasto nelle facciate delle case, segni, quasi del tutto cancellati, di granate esplose, colpi di mitragliatrice, piccoli fori a testimoniare la ferocia di quegli anni, la follia di chi ha voluto dividere uomini e donne in base alla loro fede e alla loro etnia. Torniamo a Sarajevo, dunque, diciotto anni dopo il viaggio di Giovanni Paolo II, a venti anni dalla fine della guerra, con la firma degli accordi di pace – stipulati tra il primo e il 21 novembre 1995 nella base 22
VIAGGIO APOSTOLICO Wright-Patterson dell’Air Force a Dayton, nello stato americano dell’Ohio – e del Protocollo di Parigi, 14 dicembre 1995. Percorriamo il viale che porta al centro della capitale bosniaca e quei binari posti al centro della strada, a dividere le due corsie portano alla memoria altre immagini di quei giorni terribili del conflitto, quando i tram erano fermi uno dietro l’altro per difendere le persone dai cecchini che sparavano dalle alture sopra la città. È finita la guerra ma, ti senti subito dire, non è ancora pace. Sulle strade, piccoli avvallamenti segnati in rosso, le “rose”, a testimoniare lo scoppio di una bomba che ha portato morte e sofferenza. Anche davanti la cattedrale, dove c’è la statua di Giovanni Paolo II, ricordo della visita compiuta il 12 e 13 aprile 1997. “Questo paese dopo la dura e sanguinosa guerra non è ancora guarito dalle ferite profonde del conflitto”. Il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, parla di una situazione dove è stato fatto poco per creare uno stato di diritto capace di difendere le identità religiosa e etnica. Con gli accordi di Dayton si è consegnato il paese ai politici locali che “sono rimasti solo osservatori” e questo “non potrà mai portare a una pace giusta e duratura”. Diciotto anni fa Papa Wojtyla aveva portato a Sarajevo un messaggio di speranza: “Il bene può vincere e deve sconfiggere tutti i mali”, ricorda il cardinale Puljic. Oggi Papa Francesco, ricorda l’arcivescovo, è tornato nella nostra città proprio per dire che l’invito al perdono e alla riconciliazione fatto da Papa Wojtyla “resta un programma di dialogo, di convivenza e di tolleranza. I potenti del mondo hanno parlato di pace e di parità di diritti ma in realtà hanno creato un clima dove vige la legge del più forte”. Se per Giovanni Paolo II Sarajevo era, dunque, dramma, problema e sfida per l’Europa delle tante guerre, per di più una città e una nazione al centro di tutti i conflitti dal 1914 ad oggi – è a Sarajevo che scoppia la scintilla del Primo conflitto mondiale, l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando del nazionalista serbo Gavrilo Princip – per Papa Francesco la città rappresenta il messaggio da offrire all’Europa di oggi, e al mondo: partire dalle periferie, dai luoghi segnati dalla sofferenza, per costruire un futuro di vera pace, aperto al dialogo tra culture, popoli e fedi diverse. Così non è un caso che Francesco incontrando i giovani – un Papa “scatenato” gli dirà in aereo davanti ai giornalisti padre Federico Lombardi – parli di loro come “fiori di primavera del dopoguerra”, invitandoli a fare la pace, a lavorare per la pace. Il mondo non ha bisogno di “predicatori” ma di costruttori di pace, aveva detto nell’omelia pronunciata nello stadio Kosevo. “Tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera”, ma fare la pace è opera della giustizia, “è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia”. 23
VIAGGIO APOSTOLICO All’aeroporto il Papa è accolto dal membro croato della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina – la Presidenza della Repubblica, con gli accordi di Dayton, è retta da tre persone in rappresentanza delle tre etnie, musulmana, serba e croata, che governano a rotazione per otto mesi – e dal cardinale Vinko Puljic; al palazzo presidenziale è il rappresentante serbo Mladan Ivanic a salutare Francesco, dicendo: “Siamo il punto di unione e di divisione dell’Europa e dell’Asia, dell’Oriente e dell’Occidente; il luogo di incontro delle correnti spirituali che hanno avuto un forte influsso sullo spirito dell’Europa, il luogo delle diversità delle civiltà, degli influssi culturali e politici, dei grandi sconvolgimenti storici”. Dopo Tirana, un’altra periferia europea, e il Parlamento europeo di Strasburgo, la visita di Papa Francesco a Sarajevo, il terzo viaggio in Europa, è occasione per inserirsi in questo crocevia di tensioni, culture, religioni e popoli diversi – la Gerusalemme europea, l’aveva chiamata Giovanni Paolo II – per guardare alle ferite ancora sanguinanti del conflitto, con una popolazione cattolica dimezzata in un quarto di secolo; per parlare di una pace che produce, nella comunità croata, sentimenti di ingiustizia; di una situazione economica difficilissima, con un alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile. Nei suoi discorsi, nella sua omelia, il Papa chiede di “costruire sempre nuovi ponti”, di scoprire “le ricchezze di ognuno” e di “guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti”. È parte integrante dell’Europa la Bosnia Erzegovina, dice ancora Francesco. Così come a Tirana, ricorda, al vecchio continente, che le nazioni che bussano alle porte dell’Unione devono essere accolte. Perché i successi e i drammi di queste nazioni “si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei” e sono un serio monito “a compiere ogni sforzo perché i 24
VIAGGIO APOSTOLICO processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili”. È dunque necessario un percorso che “purifichi la memoria e dia speranza per l’avvenire”, per questo chiede Francesco di opporsi “alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate”. No alle “urla fanatiche di odio” afferma ancora, mentre parla di effettiva uguaglianza di tutti i cittadini” e dice: “il popolo che dimentica la memoria non ha futuro. No ancora a questa sorta di terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. Per Francesco si percepisce “un clima di guerra”, e c’è chi questo clima “vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”. La guerra, ricorda, “significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate”. In realtà il cosiddetto nemico “ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima”. Tutto questo Sarajevo e la Bosnia lo sanno bene. Per questo ripete il grido: “mai più la guerra”. Ma è con i giovani che Francesco spinge di più sull’acceleratore, se così possiamo dire. La sua preoccupazione è che la generazione, la prima del dopoguerra – “fiori di primavera del dopoguerra” li chiama – non sia capace di voltare pagina e di costruire, nella pace, una convivenza tra realtà diverse. Così, lasciando da parte il testo scritto e rispondendo a braccio, come si dice, alle domande che gli sono rivolte, parla di valori veri, che preparano alla vita; di “fantasia che uccide l’anima” pensando ad alcuni programmi delle televisioni dove il messaggio è tutt’altro che positivo. Parla ancora di pace, da costruire assieme; di ideali. Giovani nei quali coglie gioia, amore; giovani che “vogliono andare avanti e non tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici gli uni gli altri”. In loro c’è questa voglia e questo entusiasmo, afferma ancora Francesco: “voi non volete distruzione: voi non volete essere nemici l’uno dell’altro. Volete camminare insieme”. Darko Majstorovic, 24 anni, cattolico, è un professore di educazione fisica. La guerra per lui è soprattutto ricordo di pensieri imposti da una società che trasmetteva pregiudizi, con l’obiettivo di dividere, portare odio. Al Papa nella sua testimonianza dice: non bisogna avere paura delle sfide, delle diversità. “Usiamo parole diverse per dire la stessa cosa”, e “non ho mai capito perché venivano usate parole come nostro o loro”. Francesco lo guarda; i suoi occhi poi si rivolgono ai tanti ragazzi che affollano il centro giovanile intitolato a Giovanni Paolo II. Dice: “Vedo che avete la stessa esperienza di Darko. Non siamo ‘loro ed io’, siamo ‘noi’. Vogliamo essere ‘noi’, per non distruggere la patria, per non distruggere il Paese. Tu sei musulmano, tu sei ebreo, tu sei ortodosso, tu 25
VIAGGIO APOSTOLICO sei cattolico, ma siamo ‘noi’. Questo è fare la pace”. I giovani, dice ancora, hanno una vocazione grande: “mai costruire muri, soltanto ponti. E questa è la gioia che trovo in voi”. Poi, quasi per nulla preoccupato del ritardo accumulato, rispetto al programma, si ferma ancora, aggiunge parole: “tutti parlano della pace: alcuni potenti della Terra parlano e dicono belle cose sulla pace, ma sotto vendono le armi. Da voi io aspetto onestà, onestà fra quello che pensate, quello che sentite e quello che fate: le tre cose insieme. Il contrario si chiama ipocrisia”. Ricorda infine un film “Die Brücke” (“Il ponte”); forse nella memoria c’è anche l’immagine della distruzione del simbolo di Monstar, il suo antico ponte ricostruito dopo la guerra: il ponte “unisce sempre”, dice. “Quando il ponte non si usa per andare uno verso l’altro, ma è un ponte vietato, diventa la rovina di una città, la rovina di una esistenza” All’esterno del centro vengono liberate delle colombe, segno di pace. E questa, afferma ancora improvvisando Papa Francesco, “ci porterà gioia. E la pace si fa tra tutti, tra tutti: musulmani, ebrei, ortodossi, cattolici ed altre religioni. Tutti siamo fratelli. Tutti adoriamo un Unico Dio”. Fabio Zavattaro
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VIAGGIO APOSTOLICO
LA CULTURA È PACE: IL PONTE DI MOSTAR VERSO UN FUTURO CONDIVISO
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Lo Spirito Santo è disceso su Gesù presso il Giordano e ha dato avvio alla sua opera di redenzione per liberare il mondo dai peccati e dalla morte. A Lui chiediamo di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, di lingua, cultura e religione, di ungere tutto il nostro essere con l’olio della nostra misericordia che guarisce le ferite degli orrori, delle incomprensioni, delle controversie; la grazia di inviarci con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della Pace”. Il Santo Padre ha posto al centro nel proprio mandato le varie forme di dialogo come mezzo per il raggiungimento della Pace. In tale ottica si desidera approfondire uno dei vari aspetti del dialogo, cioè la Cultura come mezzo di sviluppo e di Pace. La cultura, infatti, non è un elemento aggiuntivo bensì fondamento della società per il successo o per il fallimento di un processo di cambiamento o consolidamento. È un fattore chiave nello sviluppo umano, sociale ed economico. Il patrimonio culturale, inteso come risorsa economica, è un veicolo che supera ostacoli politici e sociali per aprire nuovi sbocchi sul fronte dell’occupazione e del benessere. 27
VIAGGIO APOSTOLICO La valorizzazione del patrimonio culturale può diventare uno strumento strategico nei processi di pacificazione e contribuire significativamente all’attenuazione delle differenze sociali, religiose ed etniche che purtroppo possiamo verificare quanto quotidianamente concorrano ad acuire situazioni di tensione e conflitto. L’Italia, anche grazie alla presenza ingente del patrimonio culturale nel proprio territorio (circa il 70% mondiale), è sempre stata in prima linea nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale, esportando e mettendo al servizio dei Paesi partner e beneficiari le buone pratiche, le metodologie ed il know how maturati attraverso politiche, programmi e progetti specifici. In tale contesto, le Istituzioni Italiane ed in particolare la Cooperazione allo Sviluppo hanno svolto numerose iniziative in cui il patrimonio culturale è stato utilizzato come strumento per mitigare le tensioni di carattere etnico, religioso e sociale, diventando così un elemento dinamico in grado di contribuire ai processi di stabilizzazione e consolidamento statuale, aiutando le popolazioni beneficiarie a recuperare le proprie radici culturali, valorizzando il contributo che ciascun popolo può portare agli altri nel reciproco rispetto. La tutela della diversità culturale e le modalità del dialogo interculturale vanno quindi a costituire mezzi utili per le strategie di “Peace building” e di “conflict prevention”. In occasione della visita del Santo Padre Francesco a Sarajevo si ritiene interessante citare un’esperienza realizzata dalla Cooperazione allo Sviluppo nella Regione dell’Est Europa ed iniziata durante il conflitto in Bosnia Erzegovina dove sono stati applicati con successo i principi sopra citati. Il programma “Il Ponte di Mostar”, realizzato nell’area della Ex Jugoslavia dal 1994, è l’esempio di come un’iniziativa di recupero in un’area di conflitto armato possa diventare non solo mezzo di dialogo ma anche di pacificazione ed importante strumento di consolidamento del processo di stabilizzazione nell’area del Sud Est Europa, dimostrando come il patrimonio culturale abbia permesso di identificare un’affinità di intenti per una strategia comune fra i Paesi dell’area al fine di migliorare sia la gestione del patrimonio nell’ambito di ogni singolo Paese sia il dialogo interculturale e quindi il processo di pacificazione. Con l’esperienza in esame si può dimostrare come un’iniziativa di cooperazione allo sviluppo in area di conflitto possa diventare un mezzo di pacificazione che, tramite il dialogo interculturale, varchi i confini nazionali per creare strategie e politiche necessarie alla salvaguardia ed alla manutenzione di un bene comune: il Patrimonio Culturale dell’Umanità. 28
VIAGGIO APOSTOLICO In base agli Accordi di Pace di Dayton, firmati nel novembre 1995, per l’urgenza di porre fine alla guerra, il territorio della Bosnia Erzegovina venne diviso in due entità, la Federazione di Bosnia Erzegovina e la Repubblica Srpska, rappresentative delle principali realtà culturali e religiose. Gli Accordi di Pace crearono anche la figura dell’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite, al quale fu affidato il compito di vigilare e promuovere l’attuazione degli Accordi. In tale contesto, la Bosnia Erzegovina non venne liberata dalla caratteristica di essere una Nazione esposta a diverse spinte centrifughe, conseguenza della variegata compagine culturale e religiosa presente sul territorio. Durante i noti eventi bellici, il Governo Italiano, attraverso la Cooperazione allo Sviluppo, decise d’intervenire nell’area per contribuire al processo di pacificazione del paese anche attraverso iniziative nel settore del patrimonio culturale. Pertanto venne scelta la città di Mostar, secondo centro urbano ed importante nucleo storico della Bosnia Erzegovina, considerata dall’opinione pubblica internazionale una città simbolo di pace per la coesistenza fra differenti gruppi etnici. Mostar sorse nel XV secolo come avamposto a difesa di un passaggio sul fiume Neretva. Solo nel 1566-67, durante la dominazione Ottomana, la costruzione del famoso ponte di pietra venne terminata dall’architetto Hayruddin, dopo dieci anni di difficili lavori. Il ponte, detto “Stari Most” (Vecchio Ponte), divenne ben presto il simbolo della città, che dallo stesso trae il nome (mostari = i guardiani del ponte). Il 9 Novembre 1993, durante gli eventi bellici, il ponte venne distrutto da colpi di artiglieria, ed in poche ore una testimonianza del passato, un capolavoro della tecnica costruttiva antica ed un elemento di identità regionale venne irrimediabilmente cancellato. Il danno subito per la distruzione fu inestimabile, sia per la città di Mostar, sia per l’intero mondo culturale. L’antico centro di Mostar era caratterizzato da un fragile equilibrio fra architettura del periodo turco e quella del periodo austro-ungarico, sopravvissuta quasi indenne a operazioni e manomissioni realizzate anche in anni più recenti. La caratteristica peculiare di Stari Grad era nel rapporto fra i colori del fiume, il colore delle pietre, degli intonaci ed il verde degli alberi, il tutto racchiuso in un’area ristretta intorno al Ponte Stari Most. Fondamentali sono ed erano le pietre di Mostar, le lastre dei tetti, le pietre tagliate delle moschee e dei ponti, le pietre sbozzate dei muri, le pietre stondate dei selciati e le pietre naturali delle rive della Neretva e delle vicine colline. Il programma in esame ha visto la propria evoluzione tramite l’esecuzione di tre iniziative. Il primo progetto prevedeva la realizzazione di un Master Plan di Mostar nell’ottica di promuovere e facilitare il 29
VIAGGIO APOSTOLICO processo di pace attraverso la creazione di uno strumento operativo. L’iniziativa ha fornito le condizioni tecniche e professionali sia per il recupero dei monumenti sia per l’individuazione degli interventi prioritari da attuare, necessari per impedire danni irreversibili al patrimonio culturale esistente. A seguito delle iniziative identificate come interventi prioritari nell’ambito del Master Plan, la Cooperazione Italiana ha ritenuto di proseguire con la realizzazione attraverso il recupero di alcuni edifici di maggiore importanza della città di Mostar. Fra gli interventi è stato identificato come prioritario il restauro del “Ponte di Mostar” in quanto simbolo storico, di pace e di riconciliazione, iniziato nell’anno 1999 e concluso nel 2004. Nell’ambito dell’inaugurazione ufficiale del Ponte di Mostar, avvenuta il 23 luglio 2004, è stata organizzata la Conferenza Internazionale dei Ministri responsabili per la cultura nel Sud Est Europa intitolata “Il Patrimonio Culturale: un Ponte verso un futuro condiviso” alla quale parteciparono i Ministri per la cultura dei seguenti Paesi: Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Ex Repubblica Jugoslava di Moldavia, Serbia, Montenegro e Romania. Gli obbiettivi principali della conferenza erano quelli di rafforzare la cooperazione regionale nel settore della protezione e gestione del patrimonio culturale ed il coordinamento sui principi comuni quali il riconoscimento dei beni culturali come fattore cruciale di sviluppo umano e di crescita economica. Tali principi sono stati formalizzati in una Dichiarazione congiunta, la “Dichiarazione di Mostar”, sottoscritta dai Ministri partecipanti alla Conferenza nella quale sono state stabilite le linee guida per la valorizzazione del patrimonio culturale nella Regione ed un Piano d’Azione nel quale erano previsti un primo gruppo di iniziative concrete e la creazione di un “fondo fiduciario per il patrimonio culturale del Sud-Est Europa”, affidato per la gestione all’Ufficio Bresce di Venezia. In tale occasione sono state poste le premesse per un’azione transfrontaliera ed interregionale che prosegue con successo sino ad oggi. Rita Gonelli
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CONVEZIONE IN MATERIALE FISCALE
BREVI ANNOTAZIONI INTORNO ALLA CONVENZIONE IN MATERIA FISCALE TRA L’ITALIA E LA SANTA SEDE
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e la conclusione di un accordo internazionale invita generalmente a rivolgere l’attenzione ai suoi contenuti ed effetti, la Convenzione in materia fiscale firmata il 1º aprile 2015 tra l’Italia e la Santa Sede domanda anzitutto di essere letta nella sua specifica finalità: orientata a rispondere ad esigenze di attualità, è stata voluta per dare una rinnovata continuità a relazioni realizzate nel solco della Conciliazione sul piano politico e dei Patti Lateranensi nella dimensione giuridica. È in quel quadro, infatti, che la Convenzione si colloca e andrà interpretata e applicata, come dimostrano i contenuti del suo Preambolo che, prima di riferirsi al Trattato Lateranense, per altro costante rinvio nelle sue successive norme dispositive, richiamano la Costituzione italiana in cui quel Trattato trova speciale considerazione. Un nuovo strumento, dunque, ad un tempo normativo e di collaborazione che potrà rappresentare un essenziale riferimento per la vita delle due Parti contraenti nel loro reciproco e quotidiano rapportarsi per concorrere, insieme e distintamente, ad un’esigenza che dal piano mondiale si va ormai imponendo nella vita dei soggetti di diritto internazionale. Si tratta di quella «trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie» (Preambolo) di cui è conseguenza da un lato l’elaborazione e l’applicazione di regole uniformi, dall’altro quella trasparenza che deve riflettersi nei comportamenti anche in campo finanziario. Un aspetto quest’ultimo che è squisitamente di ordine etico e che non prescinde da presupposti morali, come più volte ha sottolineato Papa Francesco con richiami e indicatori anche pratici che possono facilmente trovare un’applicazione erga omnes. Ma perché una Convenzione e quali le ragioni che ne hanno motivato la negoziazione e la sottoscrizione? Spiccano le ragioni essenziali di qualsiasi testo pattizio chiamato a cercare «soluzioni condivise in materie di interesse comune» (Preambolo) e a garantire quella leale cooperazione internazionale nel contesto della trasparenza finanziaria, a beneficio di persone e istituzioni, della stabilità e della concordia sociale. Un obiettivo ritenuto ormai imprescindibile e che, quando le vicende riguardano le relazioni tra sovranità diverse, impone il ricorso alla dimensione internazionale e al suo diritto, come dimostra appunto la Convenzione. Nel caso specifico, poi, che interessa le 31
CONVEZIONE IN MATERIALE FISCALE relazioni tra l’Italia e la Santa Sede, a rafforzare la necessità del nuovo strumento spicca la condizione geografica e la funzione politica dello Stato della Città del Vaticano, la cui peculiarità di enclave rispetto al territorio italiano non può escludere il suo compito di rendere visibile la piena indipendenza della Santa Sede e l’esercizio della sua sovranità. In tale prospettiva si colloca un primo elemento sostanziale: la continuità nel riconoscimento della funzione, e quindi delle attività, degli Enti centrali della Chiesa cattolica che restano esclusi dal regime della Convenzione a motivo delle loro attività istituzionali e della funzione sovrana. Per essi, infatti, «restano ferme le disposizioni stabilite dall’articolo 11 del Trattato del Laterano» (art. 8). Analogamente la Convenzione richiama un obbligo internazionale che la rende inapplicabile riguardo «agli agenti diplomatici e alle rappresentanze diplomatiche» (art. 9), e questo in piena coerenza con l’art. 12 del Trattato Lateranense che prevede le garanzie del diritto internazionale generale sia per i diplomatici accreditati presso la Santa Sede che per i diplomatici pontifici. Le scelte operate con la Convenzione – ed ecco un’altra delle ragioni sostanziali – sono orientate a garantire una reale e legittima convergenza tra le Parti, permettendo in primo luogo di porre fine a residui di critiche per la mancata trasparenza. La Santa Sede, infatti, a partire dal Pontificato di Benedetto XVI ha dato prova di procedere nella sanzione degli illeciti e verso la trasparenza del suo “sistema” economico-finanziario con una legislazione sempre più specifica e anche con precisi adempimenti multilaterali: questo per permettere, dall’interno, di verificare condotte antigiuridiche o comunque lesive della trasparenza, anche nei confronti di terzi (nel caso, l’Italia). Analogamente la Convenzione è una risposta in termini di legalità a rovinosi procedimenti, anche mediatici, sorretti da comportamenti individuali lontani da presupposti di ordine etico e morale. I contenuti dell’art. 2 della Convenzione non sono, dunque, una modalità per rifuggire dalle regole o per determinare situazioni a vantaggio di persone fisiche e giuridiche, ma piuttosto una corretta interpretazione di funzioni e di attività che alcuni soggetti svolgono per la Santa Sede, partecipando alle «esigenze della sua missione nel mondo» (Trattato Lateranense, art. 2) o coadiuvandone l’azione (Ibid., art. 10). Missione e azione che perseguono un fine specifico, certo diverso da quello degli altri protagonisti delle relazioni internazionali, ma da sempre in legittima cooperazione con essi. La Convenzione, guardando all’oggi, pone attenzione ad istituzioni di carattere religioso di cui non può essere dimenticata la presenza nella realtà italiana, nel tessuto sociale del Paese, come pure nel più ampio orizzonte della famiglia delle Nazioni. Andando oltre i dispositivi e le regole, l’occasione consente di ricordare che la dimensione religiosa viene 32
CONVEZIONE IN MATERIALE FISCALE effettivamente – e meglio si direbbe qualitativamente – riconosciuta come fondamentale per il vivere armonioso di una società quando essa è accolta non solo nella sua dimensione storica e culturale o nel suo legittimo dettato dottrinale, ma anzitutto quale vissuto di persone e comunità in grado di orientare eticamente quel “senso comune” e quel “bene comune” che della trasparenza finanziaria sono oltremodo ispiratori e debitori. È questo un approccio che dà senso alla previsione della Convenzione che stabilisce la peculiarità di istituzioni ecclesiali come gli «Istituti di Vita Consacrata, [le] Società di Vita Apostolica ed altri enti con personalità giuridica canonica o civile vaticana (art. 2.1.b), quasi a volerli considerare convinti protagonisti nella vita del Paese, nella politica e nelle istituzioni, pronti a fornire il loro leale contributo all’opera di costruzione e consolidamento della realtà e dell’immagine dell’Italia. Tale apporto lo manifesta la loro azione sussidiaria, ma a volte sostitutiva, svolta per il rispetto della dignità della persona che è, ad un tempo, criterio di comportamento e obiettivo politico. Un’azione che esprime concretamente il riferimento ai valori propri della visione cristiana che, però, sanno coniugarsi con la dimensione del governare, con l’agire nei differenti ambiti della società, dalla famiglia alle associazioni di volontariato, dal mondo del lavoro e dell’economia all’educazione, fino alle prospettive della cooperazione internazionale. Nella Convenzione, dunque, è dato di cogliere il coerente affermarsi di quella “sana collaborazione” tra le Parti che – come indica il Preambolo – trova sostegno nell’insegnamento del Concilio Vaticano II e nella Costituzione italiana. Un modo per favorire il passaggio dal solo neminem laedere a quella condizione dell’uniquique suum tribuere che secondo una corretta concezione della legalità porta all’effettiva giustizia. Un traguardo essenziale per trasformare la semplice ammissione dell’esistenza di fenomeni che possono contraddire, violare o eludere la trasparenza in un coerente principio dell’ordine giuridico, orientatore di comportamenti e scelte, di strutture e di attività istituzionali. In questo quadro si colloca l’intesa tra le Parti «sull’opportunità di assicurare la più ampia trasparenza anche attraverso lo scambio di informazioni ai fini fiscali nell’ambito della cooperazione amministrativa» (Preambolo). Analogamente ad altri accordi fiscali di recente conclusi dall’Italia, lo scambio di informazioni è inquadrato dalla Convenzione nella casistica delle «informazioni verosimilmente rilevanti per applicare le disposizioni della presente Convenzione oppure per l’amministrazione o l’applicazione del diritto interno relativo alle imposte di qualsiasi natura o denominazione riscosse per conto delle Parti contraenti, delle loro suddivisioni politiche o enti locali nella misura in cui l’imposizione prevista non sia contraria alla Convenzione» (art. 1.1.). Si tratta di un trasferimento dal diritto interna33
CONVEZIONE IN MATERIALE FISCALE zionale multilaterale – ne sono fonte, anche se non esclusiva, diversi articoli del modello di Convenzione relativa alla tassazione sul reddito e sul capitale, adottato dall’OCSE nel 2003 – che configura lo scambio di informazioni come un principio cogente e non come semplice norma dispositiva. Lo dimostra l’articolazione nei diversi passaggi e considerazioni contenuti nella Convenzione che ne sostengono la natura di obbligo aggravato; obbligo che è, evidentemente, allargato e estendibile per la sua configurazione amministrativa. Tutti aspetti che pongono realmente fine ad ogni possibile volontà di vanificare non solo gli sforzi di trasparenza, ma di proteggere operazioni o condotte antigiuridiche e che comunque possano minare la credibilità delle Parti rispetto agli impegni assunti con la Convenzione. Funzionale, invece, alla regolarizzazione delle situazioni pregresse appare la retroattività al 1º gennaio 2009 delle richieste di informazioni che le Parti possono avanzare o scambiarsi (art. 1.9). Nel caso specifico, considerando che la Convenzione fiscale è sottoposta al regime di applicazione dei trattati che ne prevede l’effetto dal momento della loro entrata in vigore, è evidente che la retroattività rientri in quella “diversa intenzione” che la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, all’art. 28, riserva alle Parti. Sarà il successivo processo di ratifica a dare pieno vigore alla Convenzione con una procedura che, se per l’Italia resta necessariamente legata al concorso di differenti poteri ed istituzioni, nel caso della Santa Sede riposa nella esclusiva competenza del Sommo Pontefice a cui spetta il cosiddetto treaty making power. In attesa della ratifica, tempo in cui la richiamata Convenzione di Vienna impone alle Parti di «astenersi dal compiere atti suscettibili di privare [il] trattato del suo oggetto e del suo scopo» (art. 18), le rispettive autorità competenti potranno già predisporre la normativa necessaria per conformarsi e dare applicazione ai termini della Convenzione e parimenti elaborare i provvedimenti amministrativi e attuativi necessari per la sua applicazione (art. 10). Questo il quadro di norme e valori in cui si colloca la Convenzione fiscale che, riconoscendo la reciprocità di apporti tra l’Italia e la Santa Sede, nella distinzione di funzioni e competenze, garantisce quella libertà di azione che della Chiesa è propria e che appartengono alla missione della Santa Sede nel mondo. È un compito che, dispiegato in modi e tempi diversi, resta legato, sempre e in ogni luogo, all’obiettivo di sostenere la causa della persona umana. A dare ulteriore slancio e visibile indipendenza a questa missione potrà essere certamente il nuovo accordo, presupposto non solo di composizione di controversie, ma strumento volto a garantire l’effettiva vigenza di quel pacta sunt servanda chiamato a regolare le situazioni e la loro evoluzione, spesso repentina. Un atto del quale le Parti contraenti, a conferma della sua indubbia validità, potran34
CONVEZIONE IN MATERIALE FISCALE no fare non solo un ulteriore strumento regolatore dei tradizionali e consolidati “rapporti di buon vicinato”, ma anche la base per futuri impegni comuni. Così la Convenzione può essere considerata parte essenziale dell’ordinario scorrere delle contemporanee relazioni internazionali volte a favorire, mediante la trasparenza nel settore dei rapporti e delle transazioni finanziarie, quell’obiettivo di un rinnovato impegno per la legalità che consenta, realmente, quel «ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano» (PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, 58). VINCENZO BUONOMO Ordinario di diritto internazionale – Pont. Univ. Lateranense Consigliere dello Stato della Città del Vaticano
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SANTA MESSA IN ITALIANO
CINQUANT’ANNI FA LA PRIMA SANTA MESSA IN ITALIANO Celebrata dal Beato Paolo VI nella Chiesa romana di Ognissanti il 7 marzo 1965, la prima Santa Messa in italiano segnava ufficialmente la riforma liturgica. Sua Santità Papa Francesco ha voluto ricordare l’evento nella stessa parrocchia.
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uando nella quiete del Lago Maggiore Antonio Rosmini scriveva Le Cinque piaghe della Chiesa non immaginava che le sue idee sarebbero germogliate dopo quasi 130 anni. Per la Chiesa d’allora parvero quasi eretiche, e difatti il Sant’Uffizio le condannò. Come capita a tutti i profeti – come accadde a don Milani, a don Mazzolari, a Teilhard de Chardin, a Henry de Lubac – quelle idee erano troppo in avanti sul proprio tempo. Ma cosa aveva detto Rosmini? Che una delle “piaghe” era il distacco fra liturgia e fedeli, così che il clero, officiante in completa solitudine, assumeva quasi il profilo di una casta autoreferente e i fedeli erano nient’altro che “colonne della navata”. Il nome di Rosmini – un lungo fiume carsico durato più di un secolo nella cultura cattolica – risuonò nell’aula conciliare quando, nelle sessioni del Vaticano Secondo, si cominciò a parlare di liturgia. 36
SANTA MESSA IN ITALIANO Chi andava a Messa negli anni Cinquanta era solo uno spettatore del sacro. Il sacerdote mormorava a bassa voce, in latino, le sue preghiere con la schiena rivolta ai fedeli. Molte pie donne, che non sapevano il latino, seguivano il rito sgranando il rosario oppure ascoltavano il predicatore che dall’alto del pulpito intratteneva l’uditorio sulle vite dei santi, sulle virtù della castità, su episodi devoti o sulle fiamme dell’inferno. Molti, va detto, non predicavano male, avevano studiato l’oratoria sacra, nessuno aveva bisogno del foglietto, ma per quanto bravi fossero c’era un divario fra sacerdote che celebrava e fedeli. I cattolici più attenti o più colti seguivano sul loro messale le preghiere, ma la maggioranza era disattenta, non partecipe di quello che si compiva sull’altare. La discussione in Concilio all’inizio non fu serena. L’idea che il latino venisse messo in un angolo per privilegiare le lingue volgari non piaceva a qualche padre sinodale. L’ala più conservatrice della Curia vedeva di cattiv’occhio questa novità che somigliava a uno stravolgimento della tradizione e sottolineava che la Messa di Pio V uscita dal Concilio di Trento doveva restare immutata. Il latino – dissero alcuni – era la lingua universale della Chiesa, quella che da secoli parlavano i sacerdoti cattolici da Pechino a Leopoldville. Ma era proprio il latino – obiettavano altri – che aveva allontanato la gente da un coinvolgimento nel sacrificio. Dopo lunghe discussioni la riforma liturgica, Sacrosanctum Concilium, fu approvata nel 1963 con 2147 sì e 4 no. Va detto che questa riforma aveva dietro di sé una lunga macerazione teologica durata mezzo secolo. Già con Pio X s’era cominciato a parlare di una revisione necessaria, c’erano stati grandi teologi come Romano Guardini (italiano di nascita ma tedesco di formazione) che avevano avviato una riflessione sul tema. Il libro di Guardini su “Lo spirito della liturgia” era stato una pietra miliare su questo cammino di rinnovamento. E anche Pio XII aveva ripreso il tema nominando una commissione che aveva abbozzato un progetto poi confluito nei lavori preparatori del Concilio. Fu solo Paolo VI che, con la sua tenacia e pazienza, riuscì a portare a compimento questa innovazione. Era convinto che i tempi erano maturi per un laicato più consapevole e autonomo e che la nuova liturgia avrebbe rappresentato un rapporto più profondo fra uomo e Dio: un altare non remoto ma vicino alla gente, il sacerdote rivolto ai fedeli, le preghiere nelle lingue locali e la partecipazione della gente, non più fedeli spettatori, ma protagonisti. La prima Messa in Italiano volle celebrarla Papa Montini stesso cinquant’anni fa, il 7 marzo del 1965 nella Chiesa di Ognissanti a Roma. Grande folla, televisioni di tutto il mondo, dirette radiofoniche, attesa e curiosità per un evento che apriva un nuovo capitolo nella storia della 37
SANTA MESSA IN ITALIANO Chiesa. Disse Paolo VI in quell’occasione: “Straordinaria è l’odierna nuova maniera di pregare, di celebrare la Santa Messa. Si inaugura oggi la nuova forma della liturgia in tutte le parrocchie e chiese del mondo, per tutte le Messe seguite dal popolo. È un grande avvenimento che si dovrà ricordare come principio di rigogliosa vita spirituale, come un impegno nel corrispondere al grande dialogo fra l’uomo e Dio”. E poco dopo all’Angelus tornò sul tema: “Questa domenica segna una data memorabile nella storia spirituale della Chiesa perché la liturgia parlata entra ufficialmente nel culto liturgico”. Chi sfoglia i giornali italiani dell’epoca trova l’evento in prima pagina e vari sondaggi sulle opinioni dei fedeli: i più giovani totalmente favorevoli, gli anziani un po’ stupefatti e perplessi. Era un’Italia diversa, protesa alla crescita e all’ottimismo. Nel mondo soffiava un vento di rinnovamento. Kennedy era stato ucciso a Dallas ma il suo mito era ancora vivo e la nuova frontiera infiammava molti giovani. Giovanni XXIII aveva scosso la quercia del Cattolicesimo e molte foglie secche erano volate via, si annunciava un periodo di pace. L’Istituto Doxa segnalava che il 52 per cento degli italiani era soddisfatto della propria vita e il “Financial Times” assegnava l’Oscar monetario alla Lira. Anche per la Chiesa si apriva un capitolo nuovo e la liturgia conciliare relegava in un angolo dopo cinquecento anni la Messa tridentina. In realtà il latino non spariva del tutto, restava come lingua della Chiesa, la lingua dei documenti ufficiali e delle encicliche, perfino nella prima Messa di Paolo VI sopravvivevano alcune parti in latino che spariranno solo col nuovo messale del 1969. Una trasformazione così radicale non poteva certo essere assorbita senza contraccolpi. Molti fedeli – soprattutto vecchi – trovarono difficoltà ad allinearsi al nuovo corso, alcune frange misero in evidenza che la vecchia Messa coi suoi silenzi e con le preghiere appena sussurrate conservava una cert’aria di mistero e di misticismo che il nuovo rito perdeva. Ma se i fedeli lentamente si abituarono alla lettura dell’epistola e del Vangelo in lingua volgare e al sacerdote che officiava rivolto alla gente, un vescovo francese con un gruppo di sacerdoti si ribellò al Concilio in nome della fedeltà alla Messa di Pio V e della tradizione. Il vescovo si chiamava Marcel Lefebvre. Dalla sua base a Ecône, in Svizzera – dove fondò anche un seminario – piovvero anatemi furibondi sul “Vaticano Secondo”, reo di aver approvato l’ecumenismo, la collegialità episcopale e la libertà religiosa. Ma soprattutto Lefebvre fece della lotta alla nuova liturgia il suo cavallo di battaglia issando a Ecône la bandiera della tradizione e della Messa tridentina. Fu dapprima sospeso “a divinis” e poi più tardi scomunicato. Da quella lontana Messa di Paolo VI è passato mezzo secolo, molte 38
SANTA MESSA IN ITALIANO polemiche sono sfumate, molte perplessità dileguate, e oggi la Messa in lingua volgare è divenuta patrimonio spirituale di due generazioni che hanno assorbito e metabolizzato le novità. Proprio per ricordare quel giorno lontano del 1965, Papa Francesco ha voluto celebrare a marzo una Messa nella Chiesa di Ognissanti, proprio là dove cinquant’anni prima Paolo VI aveva battezzato il nuovo rito. “Proprio qui – ha detto Papa Francesco – cinquant’anni fa il Beato Paolo VI inaugurò, in un certo senso, la riforma liturgica con la celebrazione della Messa nella lingua parlata dalla gente. Vi auguro che questa circostanza ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio. In essa voi trovate un grande aiuto spirituale. Qui potete sperimentare, ogni volta che lo volete, la potenza rigeneratrice della preghiera personale e della preghiera comunitaria”. Diceva un famoso teologo che la Chiesa vive e si trasforma nei secoli. E tutto avrebbe immaginato Antonio Rosmini meno che quella “piaga” della Chiesa denunciata a metà Ottocento sarebbe stata guarita. Col tempo. Dopo centotrent’anni. Carlo Napoli
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SEZIONE SERVIZI D’ONORE
CARI AMICI E SOCI DELLA SEZIONE SERVIZI D’ONORE, C’ERA UNA VOLTA … Appartenente alla Sezione Servizi d’onore, il socio Bernardo Bossi ripercorre, sul filo dell’emozione e dal proprio punto di vista, i giubilei post-conciliari a partire dalla lietissima e inattesa notizia dell’indizione di «un Giubileo straordinario che ha al suo centro» - come proclamato da Papa Francesco - «la Misericordia di Dio».
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l Circolo S. Pietro ha, quale antico privilegio derivante dalla filiale devozione al Santo Padre e su incarico della Prefettura della Casa Pontificia, il compito di accogliere i fedeli che partecipano alle Cerimonie Pontificie: dal 1888 questo compito è svolto dai soci della Sezione Servizi d’onore. Vaticano, pomeriggio di venerdì 13 marzo 2015, Basilica Papale di S.Pietro, il Santo Padre presiede la Celebrazione della Penitenza. Come ormai da tempo, mi trovavo lì a svolgere il mio servizio nella Sezione Servizi d’onore. In particolare, stavo seguendo la Santa Messa seduto, come tradizione, nella Tribuna di S.Longino. Tutto sembrava svolgersi come al solito quando, quasi al termine dell’omelia, Papa Francesco annuncia la volontà di indire un Giubileo straordinario dedicato alla Misericordia: dopo qualche secondo di silenzio sbigottito, i fedeli prorompono in un lungo e fragoroso applauso. Immediatamente, una girandola di pensieri si sono affollati nella mia mente: ricordando il recente Giubileo dell’anno 2000 e i racconti degli anziani del Circolo, a quali altri impegni saremmo stati chia40
SEZIONE SERVIZI D’ONORE mati? Di sicuro, un’altra volta avremmo vissuto la storia e non ci saremmo limitati ad osservarla. Con questo spirito e per non dimenticare, ripercorriamo gli ultimi giubilei visti attraverso l’occhio particolare dei soci che prestano la propria opera anche nella Sezione Servizi d’onore. Ci limiteremo ai soli giubilei, ordinari e straordinari, post conciliari, sia perché ripercorribili a “memoria d’uomo”, sia perché più consoni all’attuale progresso della liturgia. I valori e lo stile del Circolo S. Pietro, fedele da 146 anni al motto inserito nel proprio stemma, sono preservati anche dalla Sezione Servizi d’onore, non a parole ma con i fatti - Azione. Qui riporto un episodio citato dal nostro Vicepresidente, Dott. Saverio Petrillo, allora Direttore delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Egli, illustrando all’oggi S.Giovanni Paolo II le attività del Circolo, con particolare riferimento alla Sezione Servizi d’onore, osservava che si trattava di svolgere un “servizio liturgico”. Quindi il Santo Padre ha confermato, aggiungendo: “sì, ma se svolto in grazia di Dio” - Preghiera. Infine, consideriamo che i Servizi richiedono l’arrivo sul posto quasi sempre alle ore sette del mattino e, spesso, anche in ore notturne e che vengono svolti prevalentemente in giornate festive, lontano dai propri familiari e dai propri interessi quotidiani - Sacrificio. Veniamo ora al Giubileo dell’anno 1975, nel quale i Soci della Sezione si sono dedicati all’accoglienza ed all’assistenza dei pellegrini, guidati dall’appositamente costituita Commissione Anno Santo, d’intesa con la “Peregrinatio Romana ad Petri Sedem”. In particolare, si trattava di presenziare all’arrivo dei pellegrini alle stazioni ferroviarie e agli aeroporti, nonché di accoglierli, accompagnarli e poi di andare a trovarli nelle sistemazioni a loro destinate presso vari istituti religiosi, sincerandosi della buona accoglienza. Dunque, un numero di Servizi d’onore pressoché raddoppiato rispetto all’usuale. Nell’anno 1983, è stato indetto il Giubileo della Redenzione. In tale contesto, la Sezione Servizi d’onore è stata chiamata ad organizzare il Giubileo degli ammalati. Si è trattato di portare i fedeli, dall’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina alla replica della Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani. In questa occasione è stato svolto un quarto in più dei Servizi d’onore rispetto all’anno precedente. Arriviamo all’ingresso nel Terzo millennio, il grande Giubileo dell’anno Duemila, “un anno ordinario vissuto in modo straordinario”! Numeri da capogiro, attraverso decine e decine di consueti e singolari momenti vissuti intensamente: i cattolici, provenienti da ogni parte del mondo, ognuno con i propri caratteri somatici e i propri vestiti caratteristici, che sorprendentemente pregavano insieme a noi ripetendo gli stessi gesti rimasti inalterati da millenni. L’allestimento e la gestione delle quattro mense collocate presso le allora Basiliche Patriarcali Romane, con centinaia di pellegrini che 41
SEZIONE SERVIZI D’ONORE
quotidianamente vi si affollavano e venivano accolti dal Circolo. Come dimenticare, poi, le giornate passate sotto la pioggia battente, per esempio al Giubileo delle famiglie o a quello dei militari, i variopinti personaggi presenti al Giubileo degli artisti o la forte commozione provata al Giubileo degli ammalati celebrato presso la Basilica di S.Paolo fuori le Mura? In quest’ultima occasione è stato messo a dura prova il “cuore” dei Soci della Sezione: abbiamo accolto con il sorriso alcuni ammalati la cui condizione ci faceva piangere abbondantemente e silenziosamente nel nostro animo. Infine, per la prima volta, abbiamo svolto il Servizio anche fuori dai confini del Vaticano, oltretutto non in zona extraterritoriale. Ricordo la sconvolgente emozione del Giubileo dei giovani che coincise con la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù, un magnifico evento che ha avuto luogo il 20 agosto a Tor Vergata, una due giorni iniziata con il nostro arrivo in Vaticano, nel cuore della notte, per salire a bordo di un pullman appositamente predisposto. Non posso dimenticare il successivo arrivo sul posto: fin dove poteva spaziare l’occhio, ci aspettava una moltitudine di giovani festanti e pieni di gioia, nonostante il caldo davvero torrido. Poi la realtà: il compito assegnatoci sembrava travalicare le nostre forze, eravamo troppo pochi. Ma, come sempre, la Divina Provvidenza ci ha aiutato, consentendoci di servire il Santo Padre e di rappresentare al meglio il Circolo S.Pietro. Bernardo Bossi
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ATTIVITÀ DEL CIRCOLO
UN GOL PER INTEGRARE, UNA STORIA DI CALCIO E CONDIVISIONE
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egalare momenti di felicità, favorire la convivenza, migliorare, in maniera pratica, la quotidianità di ragazzi provenienti da varie realtà. Un gol per integrare è il progetto sostenuto, anche economicamente, dal Circolo S.Pietro in collaborazione con la Parrocchia S.Tommaso Moro, quotidianamente impegnata nell’integrazione sociale, insieme ad altri due enti quali l’Associazione Integra Sport 2013 Onlus, promotrice di attività sportive per ragazzi diversamente abili, e l’impresa S.Annibale Onlus, attiva nell’inserimento socio-lavorativo dei giovani provenienti dalle case famiglia. Dall’inizio del 2015, il Circolo ha una sua squadra di calcio, composta dall’insieme di esperienze di vita che fanno risplendere, anche sul campo, quel servizio prestato alla Città di Roma da 146 anni. Tre sono le fasi del progetto, rispettivamente, riguardanti la formazione di una squadra di calcio costituita da circa 16 ragazzi normodotati tra quelli già presenti in oratorio e quelli provenienti dalle case famiglia indicate dall’ISA; l’avviamento di un tirocinio professionale per tre ragazzi già iscritti all’ISA, come occasione per chi volesse intraprendere la strada sportiva; la realizzazione del progetto Integra, che mira a favorire l’integrazione tra atleti normodotati e disabili, dunque, a promuovere una cultura dello sport dove “diversità e difficoltà” diventano veicolo di crescita personale. 43
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Abbiamo incontrato i nostri giocatori e raccolto le loro sensazioni: “Il Circolo S.Pietro siamo noi” – dicono quasi all’unisono i ragazzi che vediamo allenarsi presso la Parrocchia di S.Tommaso Moro – “È la nostra maglia e ne andiamo orgogliosi, ci piace anche il suo colore verde! Siamo davvero grati per questa opportunità che ci è stata offerta”. Nicolas, sedicenne, è il capitano della squadra, e non ha dubbi nell’affermare che l’impegno costante, sempre visto alla luce di una cultura dello scambio, sia alla base di tutto. “La serietà di questo progetto mi ha colpito da subito” – afferma con la sicurezza di chi porta la fascia del capitano al braccio – “Non si tratta di una cosa tanto per fare, ci impegniamo molto, anche grazie a due allenatori professionisti che ci seguono passo dopo passo. Per noi è una faccenda impegnativa, facciamo molte uscite, incontri, ognuno cerca di dare il meglio”. Se l’idolo calcistico di Nicolas è il capitano della Roma Francesco Totti, quello del nostro attaccante Joel è lo juventino Carlos Tévez, mentre il portiere Francesco ha un debole per l’asso argentino Javier Zanetti. Divergenze sul calciatore del cuore a parte, tutti dimostrano di aver capito, allo stesso modo, l’importanza dell’integrazione alla base di un progetto che rendono vivo con la propria costanza. Da parte sua, Joel, quindici anni, preferisce attaccare piuttosto che difendere ed è convinto che la squadra sia molto equilibrata: “Ognuno di noi è dotato di una caratteristica che insieme a quella degli altri diventa qualcosa di più, questo è il bello, questo significa fare squadra”. A spingere Francesco, il nostro portiere sedicenne, ad aderire, in un primo momento, è stato il pensiero del divertimento: “Il calcio, come ha detto il Mister durante il primo incontro, è soprattutto divertimento, quindi l’esperienza, dal mio punto di vista, serviva a quello. Ma la cosa davvero importante, forse, sta nel fare nuove amicizie, nell’intraprendere nuovi percorsi di crescita insieme a tutti gli altri”. Un po’ lo stesso concetto che viene fuori dalle parole di Madi, diciassettenne, originario del Gambia, quando afferma: “Mi piace il pallone, sono un attaccante, ma non gioco mai da solo, voglio giocare in una squadra, perché loro sono tutti miei amici”. Non possono non tornare in mente le parole del Santo Padre rivolte alle nazionali di calcio di Italia e Argentina, il 13 agosto 2013, ricevute in udienza prima di una partita amichevole. Quasi a ribadire un legame tra il mondo interno e quello esterno alle linee del campo, Papa Francesco sottolineò l’importanza di pensare sempre in funzione dell’Altro per ottenere la più alta gratificazione al di là del risultato: “Nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra”. 44
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Lo scorso 30 maggio, alcuni dei nostri ragazzi hanno inoltre partecipato a Soccerlandia, presso il Centro Sportivo “Longarina”, la manifestazione organizzata dalla Totti Soccer School che prevede partite di calcio tra le varie società presenti e, torneo nel torneo, quelle di calcio integrato, dedicato alle persone diversamente abili.Nello specifico, si è disputato un triangolare tra Integra Sport 2013 Onlus, la Totti Soccer School con la formazione “Diamo un calcio alla disabilità“ e Calcio Sociale (Corviale). In quell’occasione, Giulia, una nostra ragazza che fa parte del gruppo del sabato mattina per disabili, pur non potendo giocare per problemi di salute, ha voluto ugualmente partecipare per fare il tifo e sostenere i suoi compagni da bordo campo: “Giocherei anche in jeans!” ha detto, mentre fremeva per ogni spostamento del pallone. Tra i partecipanti, anche Ismael, un ragazzo tirocinante con problematiche motorie di Impresa S.Annibale, e Nazir, un altro dei nostri giocatori con disabilità di S.Tommaso Moro, per i quali ha significato moltissimo conoscere nuovi compagni e giocare in partite vere alla fine degli allenamenti. È la domanda di Nazir a dare la vera dimensione dell’entusiasmo suscitato da Un gol per integrare: “Quand’è che riprenderemo ad allenarci dopo l’estate?”.
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ATTIVITÀ DEL CIRCOLO
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO
VITA DEL CIRCOLO
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ontinua l’iniziativa “Un panino per i poveri”, coordinata dalla nostra socia, la Prof.ssa Grazia De Angelis. Anche quest’anno, i ragazzi della scuola media dell’Istituto Comprensivo Circonvallazione Tuscolana si sono impegnati a rinunciare quotidianamente a qualcosa per farne dono a chi è meno fortunato. Attraverso il Circolo continuano a trasformare, dunque, il loro “Sacrificio” in “Azione”. Accompagnati dai genitori, hanno consegnato le loro offerte – raccolte in una bottiglietta-salvadanaio – durante una Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo. Il 12 febbraio e il 12 marzo, nella Sala dei Papi, hanno avuto luogo le conferenze “Richiesta di fine vita nella malattia avanzata e nella psicopatologia: riflessioni di bioetica ed esperienze”, ideate e coordinate dal Prof. Giuseppe Bersani, socio del nostro Sodalizio. Nel primo dei due appuntamenti gli interventi sono stati tenuti dal Dott. Italo Penco, Direttore Sanitario del Centro di Cure Palliative Fondazione Roma, e dalla Dott.ssa Paola Binetti, Deputato e Docente di Bioetica al Campus Bio-Medico di Roma; nel secondo, da Padre Gonzalo Miranda, Preside della Facoltà di Bioetica della Pontificia Università “Regina Apostolorum”, e dallo stesso Prof. Bersani, che ha trattato il tema della psicopatologia e della depressione nella richiesta di fine vita. Il Circolo ringrazia sentitamente il socio Giuseppe Bersani per averci offerto la possibilità di riflessioni tanto preziose su un tema di così capitale importanza nella vita di ognuno. 48
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Dal 18 al 20 marzo si sono tenuti, nella sede di Palazzo S.Calisto, i tradizionali Esercizi spirituali di preparazione alla Santa Pasqua. A partire dal Vangelo di Marco, il Rev.mo Mons. Mauro Rivella, Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ha dettato le sue meditazioni bibliche o, ancora meglio, le sue proposte di esercizio perché “anche nella vita spirituale” - come ha precisato - “bisogna allenarsi costantemente, se si vuole arrivare da qualche parte”. Il testo integrale degli interventi è stato pubblicato in un libricino a disposizione dei soci che ne facciano richiesta presso la sede di Palazzo S.Calisto. Nella suggestiva cornice della cappellina della Casa Famiglia “Giovanni Paolo II” in via della Lungaretta, il 23 marzo è stata celebrata la Santa Messa in preparazione della Santa Pasqua. Il Sacro Rito è stato officiato dal Rev.mo Don Lorenzo Gallo, Assistente Spirituale del gruppo accoglienza. Numerosa la presenza di ospiti della Casa e di volontari. La Speranza che ci guida nell’approssimarsi della Resurrezione di Nostro Signore, dalle parole di Don Lorenzo, sia di conforto a quanti, genitori, parenti e piccoli sofferenti aspettano la guarigione. Anche quest’anno, come è ormai tradizione in occasione della Santa Pasqua, mercoledì 25 marzo 2015, presso l’Asilo notturno, si è svolta la celebrazione della Santa Messa dedicata ai numerosi ospiti della struttura. Ad officiare la funzione è stato il Rev.mo Padre Sebastiano Paciolla, O. Cist., che, nell’Omelia, ha saputo ben evidenziare il significato profondo di questo momento centrale nella vita di ogni cristiano con importanti riflessioni. Dopo la Santa Messa, gli ospiti hanno partecipato ad un abbondante pranzo pasquale cucinato ed offerto, con vero amore, dalle Signore dell’Azione Cattolica della Parrocchia di S.Maria della Perseveranza (Via della Pisana 95), le quali, insieme ai volontari della Commissione, hanno servito ai tavoli ed hanno avuto modo di fraternizzare con tutti gli assistiti ricevendo, al termine, un caloroso applauso. Alle care Signore così come allo Staff di Eurosplash che, da qualche anno, ci aiuta nell’organizzazione va il nostro più vivo e sincero ringraziamento. 49
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Il 6 maggio si è disputato il Quarto torneo di burraco organizzato dal Circolo S.Pietro presso la sede di Palazzo S. Calisto. Dopo aver dedicato il ricavato della scorsa edizione alla ristrutturazione dell’Opera degli Asili notturni di Vicolo Santa Maria in Cappella, il Circolo ha scelto di destinare i proventi di questa quarta competizione di carte e altruismo al nuovissimo progetto “Un gol per integrare”. Circa quaranta i partecipanti impegnati ai tavoli da gioco dalle 16 fino a tarda sera, quando un’estrazione a premi ha chiuso questa speciale giornata di condivisione, rallegrata da un momento conviviale realizzato grazie al contributo di alcune socie. Le prime tre coppie classificate hanno ricevuto in premio pregevoli oggetti donati a Papa Francesco per la Sua carità personale, oltre alle targhe con una medaglia del 145° anniversario del Circolo. Dal 20 al 23 maggio, presso la sede di Palazzo S. Calisto, si è tenuta l’Esposizione di arredi ed articoli estivi del Circolo S. Pietro, consueto incontro con la primavera romana il cui ricavato è interamente utilizzato a sostegno delle Opere di Carità che il Sodalizio compie in favore dei bisognosi da 146 anni. Nell’offerta, sempre più vasta di anno in anno, hanno trovato spazio capi di abbigliamento e pelletteria, una grande varietà di vasetti di miele e marmellata, accessori, mobili per la casa e il giardino, elementi di arredo e decorativi, vestiario e giochi per bambini e ragazzi. In occasione della chiusura del mese mariano, il 25 maggio, Don Lorenzo Gallo ha celebrato una Santa Messa che ha visto riuniti gli ospiti delle nostre due Case famiglia, nella cappella della Casa Paolo VI di via S.Giovanni in Laterano; il 29 maggio, Padre Candido ha celebrato la Santa Messa per gli ospiti e i volontari della Casa Famiglia “Giovanni 50
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Paolo II”. Il 30 maggio, invece, il Circolo ha organizzato una visita ai Giardini e musei vaticani, con pranzo presso il punto di ristoro dei musei “Quattro cancelli”, per le ragazze ospiti della Casa Paolo VI di via S.Giovanni in Laterano. È proprio il caso di dire che presso la nostra Casa famiglia “Giovanni Paolo II” accadono anche cose bellissime. Il 21 giugno presso la Chiesa di S.Maria in Campitelli, due piccoli ospiti hanno ricevuto il sacramento del battesimo. Come forma di particolare gratitudine verso il Circolo S. Pietro, i genitori hanno espresso il desiderio che i padrini dei loro bimbi fossero Suor Caterina e alcuni nostri soci abitualmente impegnati nel servizio presso la Casa famiglia. Il 19 marzo il Prof. Angelo Di Stasi, Presidente della Commissione per lo Studio e l’Elaborazione delle Carte Valori postali, è stato insignito della Gran Croce al Merito Melitense del Sovrano Ordine di Malta. Il 26 aprile, presso la Basilica di Santa Sabina, l’Avv. Gianluca Morelli, figlio del nostro socio Cesare Morelli, si è congiunto in matrimonio con la Dott.ssa Valentina Ghilardi. Ha celebrato le nozze Mons. Pier Gaetano Lugano. Il 17 gennaio è nato Gianluca, figlio del nostro socio M.se Ing. Filippo Spinola di Giove e della Dott.ssa Alessia Catalano Gonzaga. Il Circolo partecipa alla gioia di tutta la famiglia. Il 10 giugno è nato Paolo, figlio del nostro socio Massimiliano D’Angelo. Al papà, alla mamma Alessandra e ai fratellini Gloria, Riccardo e Margherita vanno i più affettuosi auguri di tutto il Circolo.
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ATTIVITÀ DEL CIRCOLO Ricordiamo e preghiamo per tutti i soci e loro famigliari che sono tornati alla Casa del Padre: Il 2 settembre è venuto a mancare il Dott. Gr. Uff. Marcello Pellegrini, Gentiluomo di Sua Santità e Cavaliere di Gran Croce di Grazia Magistrale in Obbedienza, noto per la sua grande attenzione nei confronti dei bisognosi. Il 22 novembre ha terminato la sua lunga vita terrena Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. Fiorenzo Angelini, luminosa figura del Clero Romano e socio del nostro Sodalizio dal 1965. Il 18 gennaio si è spento il nostro caro Presidente Emerito, Cav. di Gr. Cr. Prof. don Giovanni dei Marchesi Serlupi Crescenzi, Gentiluomo di Sua Santità. Contemporaneamente all’impegno profuso nelle istituzioni cattoliche cittadine, ha percorso un fulgido itinerario professionale e scientifico. Dopo la laurea in Chimica alla Sapienza, iniziò a fare ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità. Nell’autorevole istituzione, dove si è occupato particolarmente della biochimica applicata alla neurologia e alle patologie dismetaboliche, il Presidente Emerito Serlupi Crescenzi resterà fino all’età di 67 anni, culminando la carriera con la Direzione Generale e la Direzione del Laboratorio di Metabolismo e Biochimica patologica. Il Circolo S. Pietro si unisce alle preghiere della consorte donna Luisa e dei figli, ricordando l’esempio della sua guida morale e l’intuito per le nuove iniziative di carità fiorite durante la Presidenza dal 1987 al 1996. Il 19 gennaio è mancato l’Avv. Massimiliano Marulli, socio dal 1951. Nel 2001 aveva ricevuto la medaglia dorata per i 50 anni di appartenenza al Circolo. Collaborò con la Commissione Obolo e con la Sezione giovani. Il 22 febbraio è venuto a mancare il Sig. Nicola Fusco, socio dal 1994 e papà dei nostri Massimo e Piero. Figura di spicco della Roma testaccina sportiva, nel ruolo di mediano ha militato nella A. S. Roma dei campionati di Serie A del 1944 – 1945, poi nel Rieti e quindi nel Catania, diventandone il capitano e conquistando due promozioni dalla Serie C alla Serie A. Insieme ad Amedeo Amadei, è stato il fondatore e Presidente onorario di “Vecchie glorie Roma e Lazio”, associazione nata con lo scopo di insegnare ai giovani i veri valori del calcio. Il 3 marzo ci ha lasciato il socio Comm. Beniamino Mancuso, riportiamo le sentite parole dell’Assistente Ecclesiastico Mons. Franco Camaldo pronunciate durante la 146esima Assemblea Solenne: “Oggi commemoriamo il nostro 52
ATTIVITÀ DEL CIRCOLO caro socio Beniamino Mancuso, per anni direttore del Bollettino del Circolo, che, come molti di voi sanno, ci ha lasciato pochi giorni fa. Era una persona solare, gioiosa, sempre aperta al dialogo. In occasione di questa Assemblea Solenne del Circolo S.Pietro lo ricordiamo per la sua solarità, per quell’apertura tipica delle persone della costiera napoletana, Beniamino era di Vico Equense, come amava sempre ricordare. Preghiamo per lui e ci stringiamo con la preghiera ai suoi famigliari”. Apprendiamo con ritardo della scomparsa dei soci, Biagio Lo Schiavo, avvenuta il 27 agosto 2012, e Maurizio Mero, 25 ottobre 2012. Preghiamo per le loro anime.
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ATTIVITÀ DEL CIRCOLO
I NUMERI DELLA COMMISSIONE ASILI NOTTURNI
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el corso del 2014, nella struttura della Commissione Asili notturni di Vicolo Santa Maria in Cappella 6 b, è stata rilevata una presenza media di 22 ospiti per sera per un totale di circa 7.500 presenze annue. Le presenze complessive dei 38 soci e volontari, che si sono alternati nell’accoglienza dei nostri ospiti, sono state pari a 275 unità. La Commissione Cucine Economiche, inoltre, ha distribuito mensilmente circa 90 pasti gratuiti, ad ospiti segnalati dalla Commissione, per un totale complessivo di quasi 1.100 pasti annui. Per la prima volta è stato sperimentato l’orario invernale – 1 dicembre / 28 febbraio – con apertura dell’Asilo alle ore diciotto e trenta anziché alle diciannove mentre l’uscita mattutina è stata posticipata alle otto e trenta invece che alle otto, con vivo gradimento da parte degli ospiti.
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LETTURE CONSIGLIATE
Francesco Laudato si’, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Edizioni Paoline ˜•˜ Gianfranco Ravasi Il narrare divino e umano Marcianum Press ˜•˜ Leonardo Sapienza (a cura di) Rileggere il Concilio Edizione Vivere In ˜•˜ Mariapia Bonanate e Francesco Bevilacqua I bambini della notte. Lacor. Una storia vera di guerra e di speranza nell’Africa equatoriale Il Saggiatore
BOLLETTINO INGLESE
Bollettino Circolo S.Pietro’s summary SOLEMN ASSEMBLY 2015 On March 4 th in the Sala dei Papi in Palazzo S. Calisto, the Solemn Assembly of the Circolo S. Pietro was held. This year His Most Reverend Excellency Monsignor Angelo Becciu, Deputy for the General Affairs of the Secretary of State, presided. This marked the highest moment of the social calendar of the Circolo, who for 146 years have strived to alleviate suffering through charity, which consists above all of acknowledging the dignity of those in need. Indeed, the President Leopoldo Torlonia desired to underline the necessity of opening ever more in a receptive disposition, love for others and recognizing and respecting the dignity and freedom in others: “It is not ‘equality’ which too often becomes the validation of models imposed by authorities, by customs or by current trends. It is, rather, parity and respect for diversity, favoring authentic understanding and lasting peace.” SPIRITUAL EXERCISES From March 18th to 20th in the Sala dei Papi, the Most Reverend Msgr. Mauro Rivella, Delegate of the Administrative Section of the Secretariat for the Economy, delivered his Biblical meditations or, better still, his proposals for spiritual exercises, for “even in the spiritual life” we need constant practice if we want to achieve something. “Three days, three miracles, three pages of the Gospel where Jesus strongly introduces the Father’s benevolence into the concreteness of our lives: the episode of the lepper (…) the hemorrhaging woman (…) and the blind man of Jericho in an unequivocable manner indicate just how much physical healing in Jesus is always the sign of forthcoming and deeper healing, not something abstract, rather capable of embracing man in all of his dimensions.” VIA CRUCIS On Good Friday, March 27th 2015 witnessed the traditional Via Crucis (Way of the Cross) of Circolo S. Pietro inside the Anfiteatro Flavio, which was followed by the Eucaristic celebration in the church of Santa Maria della Pieta’. “Amidst the unjust attacks of the people, Jeremiah cultivates a winning faith and truly feels that God is with him. The Lord is a ‘valiant hero’ who sustains his prophet, even while Jeremiah’s adversaries try to knock him of his feet and dig his grave”. With these 56
BOLLETTINO INGLESE words His Eminence Dominique Cardinal Mamberti, Prefect of the Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura wanted to reflect in his homily, given during the Eucaristic celebration, how the Lord in the same manner embraces each of us. EXPOSITION OF SUMMER ITEMS From Wednesday May 20th to Saturday the 23th, the exposition of furniture and summer articles of the Circolo S. Pietro received the warm participation of numerous members and friends, ready to fill Palazzo S. Calisto for all four days. The proceeds of the sales went entirely to the support of the works of charity undertaken by the Circolo for the benefit of those in need. APOSTOLIC JOURNEY OF HIS HOLINESS POPE FRANCIS TO SARAJEVO The Vatican Correspondent Fabio Zavattaro summarizes Pope Francis’ June 6 Apostolic Journey to Sarajevo. Eighteen years after John Paul II’s Journey, and twenty years after the end of the war, the Holy Father brings a new message of peace to a city and a nation that has been at the center of all wars since 1914. A new engagement to “purifying memories and firmly anchoring hopes in the future” is necessary, therefore Pope Francis asked to oppose “the barbarity of those who would make of every difference the occasion and pretext for further unspeakable violence”. He also said no to the “fanatical cries of hatred”, talking of “effective equality of all citizens” and stating: “A people with no memory has no future”. We say no to this “kind of third world war being fought piecemeal”. FISCAL PACT BETWEEN ITALY AND THE VATICAN In his intervention, Prof. Vincenzo Buonomo, Full Professor of International Law at the Pontificia Università Lateranense and State Advisor for Vatican City, deals with the fiscal pact signed on April 1, 2015 between Italy and the Vatican, whose goal is to give continuity to relations that date back to the Conciliazione on a political level, and to the Patti Lateranensi on a judicial level. The essay states: “the pact can be considered an essential part of the ordinary flow of contemporary international relations towards a renewed commitment for legality allowing for «a return of economy and finance within ethical behavior in favor of the human being» (Pope Francis, Evangelii gaudium, 58)”. 57
BOLLETTINO INGLESE SOLEMNITY OF THE SAINTS PETER AND PAUL On Tuesday June 30, by the “Grotta di Lourdes” in the Vatican Gardens, on the occasion of the Solemnity of the Holy Apostles Peter and Paul, His Eminence Cardinal Angelo Sodano recalled the martyrdom of Saint Peter and Christian protomartyrs: “We were saved because of hope. This is my wish for you, dear brothers and sisters. Let us recall Jesus’ words: those who endure until the end will be saved.” At the end of the Holy Mass, the Association offered the traditional reception to all those it assists.
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BOLLETTINO SPAGNOLO
Resumen de Bollettino Circolo S. Pietro ASAMBLEA SOLEMNE 2015 El 4 de marzo se ha celebrado en la Sala de los Papas de la sede del Palacio S. Calisto, la Asamblea Solemne del Círculo de S. Pedro. Presidido este año por Su Excelencia Reverendísima Monseñor Angelo Becciu, sustituto de la Secretaría de Estado, el encuentro representa el momento más importante de la vida social del Círculo, comprometido desde hace 146 años en aliviar los sufrimientos con una caridad que consiste, en primer lugar, en el reconocer la dignidad del necesitado. No es casualidad, de hecho, que el presidente Don Leopoldo Torlonia, haya querido subrayar la necesidad de abrirse cada vez más “a la acogida, al amor por el otro, reconociendo y respetando su dignidad y su libertad; no ‘igualdad’, que demasiado a menudo se convierte en homologación a un modelo impuesto por otro, por las convicciones, por las modas; sino más bien, paridad y respeto en la diversidad, por una auténtica compresión y por una paz duradera”. EJERCICIOS ESPIRITUALES Del 18 al 20 de marzo, en la Sala de los Papas, el reverendísima monseñor Mauro Rivella, delegado de la Sección Administrativa de la Secretaría para la Economía, ha dictado sus meditaciones bíblica o, aún mejor, sus propuestas de ejercicios porque “también en la vida espiritual” - como ha precisado - “es necesario alienarse constantemente, si se quiere llegar a alguna parte”. Tres días, tres milagros, tres páginas del Evangelio en los que Jesús irrumpe con la bondad del Padre en la concreción de nuestra vida: el episodio del leproso (Mc 1, 40-45), de la hemorroísa (Mc 5, 25-34) y del ciego de Jericó (Mc 10, 46-52) indicando de forma inequívoca cuánto “la sanación física de Jesús en sea siempre el signo de antelación de una sanación profunda, no abstracta en la vida, pero capaz de acoger al hombre en todas sus dimensiones”. VÍA CRUCIS Viernes de Pasión, 27 de marzo de 2015, tuvo lugar el tradicional Vía Crucis del Círculo de S. Pedro dentro del Anfiteatro Flavio y a continuación se ha celebrado la eucaristía en la Iglesia de Santa María de la Piedad. “En medio de los ataques injustos de los hombres, Jeremías nutre con una fe victorioso y experimenta que Dios está con él. El Señor como “valiente” apoyo a su profeta mientras los adversarios tratan de 59
BOLLETTINO SPAGNOLO quitarle la tierra bajo sus pies y cabarle la fosa”. Con estas palabras, su eminencia el cardenal Dominique Mamberti, Prefecto del Supremo Tribunal de la Signatura Apostólica, ha querido reflexionar sobre la acogida del Señor en la vida de El cada uno de nosotros, en la homilía durante la celebración eucarística. EXPOSICIÓN DE ARTÍCULOS DE VERANO Desde el miércoles 20 al sábado 23 de mayo, la Exposición de muebles y artículos de verano del Círculo de S. Pedro encontró la calurosa adhesión de numerosos socios y amigos, listo para llenar la Sede del Palacio S. Calisto durante los cuatro días. Lo recaudado de las ventas se utiliza por completo para el apoyo a las Obras de Caridad que el Círculo realiza a favor de los necesitados. VIAJE APOSTÓLICO DEL PAPA FRANCISCO A SARAJEVO El vaticanista Fabio Zavattaro hace un resumen del viaje apostólico del Papa Francisco en Sarajevo del pasado 6 de junio. Dieciocho años después del viaje de Juan Pablo II y veinte años después del final de la guerra, el Santo Padre lleva un nuevo mensaje de paz en una ciudad y en una nación al centro de todos los conflictos de 1914 y hoy. Es necesario un recorrido que “purifique la memoria y dé esperanza para el futuro”, por eso el papa Francisco ha pedido oponerse “a la barbarie de quien quisiera hacer de cada diferencia la ocasión y el pretexto de violencias cada vez más brutales”. No a los “gritos fanáticos de odio” ha afirmado, mientras habla de una efectiva igualdad de todos los ciudadanos y dice: “el pueblo que olvida la memoria no tiene futuro. No, una vez más, a esta especie de tercera guerra mundial combatida por partes”. CONVENCIÓN EN MATERIA FISCAL ENTRE ITALIA Y LA SANTA SEDE En su intervención, el profesor Vincenzo Buonomo, Ordinario de derecho internacional en la Universidad Pontificia Lateranense y Consejero del Estado de la Ciudad del Vaticano, se ocupa de la Convención en materia fiscal firmada el 1 de abril de 2015 entre Italia y la Santa Sede, querida para dar una continuidad renovada a las relaciones realizadas en el mismo camino de la Conciliación en el plano político y de los Pactos Lateranenses en la dimensión jurídica. Como se lee en el ensayo: “la Convención puede ser considerada parte esencial del transcurrir ordinario de las relaciones contemporáneas internacionales dirigida a favorecer [...] ese objetivo de un compromiso renovado por la legalidad que consienta, realmente, esa 60
BOLLETTINO SPAGNOLO “vuelta de la economía y las finanzas a una ética en favor del ser humano” (Papa Francisco, Evangelii gaudium, 58)” SOLEMNIDAD DE LOS SANTOS APÓSTOLES PEDRO Y PABLO El martes 30 de junio en la Gruta de Lourdes en los JardinesVaticanos, en las Solemnidad de los Santos Apóstoles Pedro y Pablo, Su Eminencia el Señor Cardinal Sodano ha recordado el martirio de S. Pedro y de los primeros martires. “Somos salvadospor la esperanza. Y este es el deseo que os dejo, queridos hermanos, y queridas hermanas. Recordamos la parabla de Jesus, ‘quien persevera’’ hasta el final sera’ ‘salvado’. Al finalizar la Santa Misa, se celebro’ la tradicional comida ofrecida por el Circulo de S. Pedro a sus asistidos.
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CIRCOLO S. PIETRO Fondato a Roma nel 1869 Palazzo S. Calisto Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma tel. 0669887264 - fax 0669887168 www.circolosanpietro.org
Bollettino del
CIRCOLO S. PIETRO Oremus pro Pontifice nostro Francisco, Dominus conservet Eum et vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra et non tradat Eum in animam inimicorum Eius. Anno CXLVI dalla fondazione
1° semestre 2015
Dir. e Amm.: piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma - Reg. Trib. di Roma, n. 10711, del 11.1.1966 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma