GIORNALE DELLA COMUNITA’ TERAPEUTICA REDANCIA – SUD ANNO 11° NUMERO 18 - MARZO 2014 -
Viaggio a Roma Il viaggio a Roma è stato molto interessante sia dal punto di vista culturale che da quello del divertimento con le visite nei vari luoghi, ma la visita più importante è stata quella con il Santo Padre che ci ha dato la benedizione. Le visite che mi hanno colpito di più sono state quelle di San Giovanni Laterano con la Scala Santa, San Paolo Fuori le Mura. Non mi aspettavo che la Comunità Redancia Sud organizzasse un viaggio così bello e divertente. Grazie alla direzione e agli organizzatori. G. P.
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Riflessioni sul viaggio a Roma I giorni dall’uno al tre Ottobre la Comunità Redancia Sud di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio ha organizzato un viaggio per andare a Roma ad incontrare il Papa in un’udienza a Piazza San Pietro. La cifra è stata di circa duecentocinquantaquattro euro, compresi i pranzi in autogrill. Ci siamo alzati la mattina presto, verso le sei, e siamo partiti dalla marina di Sant’Andrea con il pullman del viaggio organizzato. Con me è venuta mia sorella e viaggiare assieme è stato divertente in quanto abbiamo fatto varie esperienze, vedendo le diverse realtà di Roma. Il pullman ha fatto all’inizio una prima fermata per fare benzina, per me è stato già emozionante partire, perché a me piace viaggiare. Mi è piaciuto vedere i vari posti della Calabria, all’inizio, come cambia il panorama, la natura agricola, industriale, i consorzi che ci sono vicino Cosenza ecc. Dopo è stato emozionante vedere la catena montuosa che c’è al confine della Calabria con la Basilicata, attraversandola in galleria sulla Salerno Reggio Calabria. Abbiamo fatto delle soste in autogrill, consumando la colazione e delle chewinggum e poi abbiamo proseguito. Siamo passati da Battipaglia dove fanno delle mozzarelle buone di bufala, Salerno e Napoli. Abbiamo attraversato un punto dove c’è anche in Campania l’istituto dove giocano i giovani della Juventus. Infine siamo giunti a Roma dove abbiamo pranzato all’entrata della città in autogrill. Entrati a Roma abbiamo fatto varie soste al Colosseo dove una guida turistica ci ha spiegato le varie fasi storiche e artistiche di costruzione dello stesso, lì vicino passavano le carrozze con i cavalli. Proseguendo abbiamo visitato l’Arco Traiano e la sera giungemmo in Hotel dove abbiamo consumato un’ottima cena a base di pasta e carne e pernottammo. Il giorno dopo abbiamo visto Piazza San Pietro dove ci fu l’udienza con il Papa che ha toccato temi di attualità, come la consacrazione della Chiesa a Cristo e la necessità di evangelizzare la parola di Dio. Ha affermato che chi governa, se la destra o la sinistra non conta, l’importante è che ci sia equità, anche fiscale. Con varie tappe abbiamo visitato San Giovanni in Laterano, anche la Chiesa di Santa Maria Maggiore e la Scala Santa, infine dopo aver preso la metro siamo giunti alla Chiesa di San Paolo Fuori le Mura. Ciò che mi ha fatto riflettere è la contrapposizione delle varie realtà esistenti a Roma, positive e negative, però essendo lo scopo del viaggio quello di visitare la Chiesa Cattolica Romana e avere la benedizione del Papa, ha prevalso il sentimento e lo spirito di serenità. C’erano realtà di illusionisti, come gli indiani che si elevavano da terra, l’uomo invisibile, il museo delle cere ecc. Una riflessione da fare a proposito è che i temi religiosi e il bene, la serenità dell’animo, prevalgono sulle realtà come il museo delle cere che a me provoca tristezza. Interessante fu vedere le Reliquie di Gesù come i pezzi della Corona di Spine e della Culla come anche l’ora di adorazione che si teneva nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Un’altra realtà che mi colpì di Roma fu la vita caotica della città, regolata dal traffico semaforico. Un sacerdote inviato dal Papa ci ha spiegato infine l’inondazione del Tevere che colpì Roma in epoca passata e vedemmo il paesaggio di Roma scattando le foto sui bellissimi ponti del Tevere. Non mancò la possibilità di vedere i punti da cui si accedeva agli argini dove non mancavano i pescatori con le canne da pesca. Rientrammo in Hotel e il giorno seguente dopo aver pranzato in un trattoria tornammo in comunità. Il viaggio è stato rinfrancante e rasserenante l’animo, la mente e il corpo, in quanto abbiamo ascoltato il sermone del Papa che spiegò anche la necessità di perdonare in quanto tutti gli uomini siamo peccatori e solo Dio risolve i problemi di tutto il mondo. Un’altra riflessione va fatta sulla visita alla Scala Santa che, in genere, si sale in ginocchio e dove ci sono le reliquie di Cristo e sulla visita alla Basilica di San Paolo, il persecutore del Cristianesimo, che dopo la visione di Cristo si convertì. Al di fuori della Chiesa c’è la statua del Santo convertito. Il viaggio, nel quale come già descritto abbiamo visitato le varie Basiliche, mi ha fatto riflettere sulla missione Redentiva di Cristo. F. P.
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Alcune foto-racconto del nostro itinerario…
Colosseo
Fontana di Trevi
Trinità dei Monti - Piazza di Spagna
San Giovanni
Piazza Navona
Basilica di San Paolo Fuori le Mura
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Il perdono. Pensieri e riflessioni tratti dal libro ''Il Padre S. Pio da Pietralcina'' Il perdono è il dono per eccellenza che noi possiamo dare o ricevere. Lo dice l'etimo della parola nel prefisso “per”, che significa perfezione. Un qualche dono ce lo potremmo sempre aspettare per la nostra buona condotta. Il perdono no: esso infatti è destinato a chi ha fatto del male, ha offeso. Il perdono si da agli sconfitti, ai vinti. A chi ha perduto dignità nel compiere azioni malvagie. Concedere il perdono è proprio di Dio. Il perdono lo danno le anime buone, i santi, quelli che si sforzano di rassomigliare a Dio. Il vangelo poi ci dice chiaramente che il perdonare gli altri è per noi peccatori un’esigenza. Non ci sono scusanti per chi non vuole compiere un gesto in cui, vincendo il sentimento di rancore, si compatisce e scusa chi ci ha danneggiato ed offeso: sarà escluso dal perdono di Dio nel giorno del giudizio. Francesco d'Assisi, nel tessere le sue lodi a Dio attraverso la bellezza del creato, canta: ''Beati quelli che perdonano per lo tuo amore''. Anche P. Pio, che nella vita è stato disseminato da incomprensioni e mortificazioni per le quali egli non ha mai mostrato il minimo risentimento ed ha sempre perdonato. In questo voleva che fosse imitato dai suoi figli spirituali. Il motivo per cui abbiamo il cuore indurito verso chi ci ha offeso sta nel fatto che noi nei suoi confronti mettiamo in atto una difesa, basata sulla voglia di restituirgli quanto di male egli ci ha fatto. È la legge antica dell'occhio per occhio, dente per dente che, se da un lato esclude la carità verso gli altri, dall'altro toglie a noi la gioia di vivere. P. Pio insegna inoltre che la motivazione del perdono sta tutta e solo nell'amore che noi portiamo verso Dio, al quale in realtà facciamo umile dono della nostra sofferenza, senza chiedere vendetta. Il Santo in confessionale insegna anche il metodo che ci mette in condizioni giuste per poter perdonare: crearsi un interiore predisposizione al perdono, di modo che una qualsiasi offesa non ci trovi impreparati, ma già ben disposti a concedere un gesto di clemenza. Chiese un giorno ad un penitente: “Se uno ti fa un torto come ti comporti ?”. Rispose: “Mah! Padre, io da prima reagisco, poi mi pento e mi sforzo di perdonare”. Il Padre: “ Tu sei in errore, figliolo. Se uno ti fa un torto, mentre tu lo subisci devi averglielo già perdonato senza reagire, il perdono dopo aver reagito è tardivo”. L. R.
Cogli l’attimo L’unico modo di prepararsi al domani è fare bene oggi quel che oggi va fatto. Perciò, guarda bene a questo giorno, in esso è la vita, la vera vita della vita, c’è la gloria dell’azione poiché ieri non è che un sogno e domani è una visione. Guarda bene a questo giorno! M. C.
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Lavori natalizi svolti in Comunità Durante le feste natalizie alla Comunità Redancia Sud di Sant’Andrea Apostolo Jonio abbiamo svolto dei lavori natalizi noi componenti della comunità, in collaborazione con il gruppo Ceramica e il gruppo Giornalino. Con delle strisce d’argilla, abbiamo preso degli stampi a forma di stelle, li abbiamo immersi nell’acqua e, pressando sulle strisce d’argilla, abbiamo prodotto delle stelline di vario tipo che abbiamo appeso all’albero di Natale tramite degli spaghi circolari. In collaborazione con l’attività di Restauro abbiamo fissato al muro una bacheca dove, tramite delle calamite circolari, appendiamo i fogli delle attività settimanali. Con il Giornalino abbiamo fatto gli addobbi per l’albero di Natale con il “fai da te”. Abbiamo usato vari materiali: la carta di giornale, il feltro (panno verde da intagliare), la colla a caldo con cui abbiamo incollato delle piccole strisce rosse di stoffa sugli alberelli ritagliati di feltro, i palloncini gonfiabili e lo spago da cui abbiamo ricavato, tramite una speciale tecnica lavorativa, le palline per addobbare l’albero di Natale, con delle riviste abbiamo creato piccoli alberelli per la sala. Questi lavori sono stati molto soddisfacenti per recare della pace costruttiva ai nostri cuori. F. P.
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La vita in Comunità L’8 aprile 2012, dopo un periodo difficile di 6 mesi e mezzo in O.P.G., sono entrato come ospite alla Redancia Sud di S. Andrea. Dopo i primi giorni di adattamento e di conoscenze mi sono ambientato e inserito nel nuovo contesto. Ho iniziato a prendere parte alle attività interne alla comunità, come ceramica, giardinaggio, computer ed ora giornalino. Tutte attività utili per il percorso intrapreso e che mi appassionano anche se per ora non esco, se non con l’autorizzazione del giudice e comunque per il tempo stabilito, le giornate passano scandite dai ritmi della comunità. L’esperienza in comunità serve a sciogliere quei nodi che una persona si porta dentro da tempo e che hanno iniziato a pesare nella vita quotidiana all’esterno. Le chiacchierate con gli altri ospiti mi hanno fatto vedere che ci sono casi della vita davvero complicati, strani e difficili da affrontare. Il confronto è stato un arricchimento e mi ha aiutato a concentrarmi maggiormente sul lavoro necessario per il mio percorso individuale, seguito dalla mia miniequipe composta da quattro persone in gamba e professionali. Il mio programma non è ancora ricco di attività, questo mi aiuta a concentrarmi di più nei lavori e ad acquisire consapevolezza maggiore indispensabile per la gestione e il controllo di problemi che possono venire a crearsi. Il mio percorso procede bene, e mi sto impegnando in tutto e per tutto, spero che presto possa essere pronto, dato che c’è un’ udienza del processo, a riprendere la mia vita, consapevole di una esperienza di vita comunque utile e mi auguro unica. M. C.
Tempo e adattamento Sono, ormai, 8 mesi che sono ospite in comunità, e anche se mi sono subito adattato al posto, alle regole e alla civile convivenza con gli altri ospiti e con gli educatori, è cambiato il modo di percepire il tempo. All’inizio come da prassi non ho fatto alcuna attività, ho però socializzato e devo dire di aver instaurato un buon rapporto con tutti, anche se non è stato poi così facile per via dei vari caratteri e dei diversi problemi di ognuno tra gli ospiti. Il tempo era allora come una spada di Damocle sul collo e le ore passavano molto lentamente. Dopo un mesetto, ho iniziato a fare qualche attività per un paio d’ore, alcuni giorni della settimana e, impegnandomi, sono riuscito a fare qualcosa di utile, ottenendo il piacere di creare e personalizzare oggetti in ceramica, di piantare, curare e poi raccogliere degli ortaggi che poi abbiamo mangiato assieme in comunità. Queste attività di gruppo mi hanno aiutato parecchio a farmi distogliere dalla noia e dall’ozio, e allo stesso tempo mi hanno dato stimoli e soddisfazioni che non immaginavo. Allora, non vedevo l’ora che uscissi e non che adesso non lo desideri, ma questa brama mi impediva, quasi, di apprezzare il presente. Adesso, il processo giudiziario ha una data e così mi sono fatto una ragione, non sapere nulla sul periodo di permanenza mi destabilizzava, ora le ore non sono poi così lunghe, oltre le attività che nel frattempo sono aumentate, il tempo rimanente lo impiego dialogando con gli altri, giocando a carte, ascoltando musica, guardando un buon film ma soprattutto lo vivo con consapevolezza e con tutto un altro spirito. M. C.
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Vorrei cambiare Vorrei cambiare tanto, ascoltare le operatrici e fare attività, non pensare alle stesse cose. Mi fanno capire le difficoltà che ogni giorno ho. Ci sono tre operatrici che mi vogliono bene e che mi dicono di lavorare con loro per bene. G. F.
Aiutare se stessi a guarire Può avvenire questo se ad esempio: c’è una persona che ha subito nella vita dei traumi, specialmente durante l’infanzia, maltrattamenti dai genitori, un incidente stradale, una delusione d’amore, inimicizie. Questi esempi possono comportare per una determinata persona specialmente ipersensibile una fase di depressione; la persona non deve assolutamente abbandonarsi e, prima che accada questo brutto momento e superarlo, deve innanzitutto tirarsi su con l’umore; quindi deve uscire, fare amicizie, trovare nuovo affetto, svagarsi, confidarsi con qualcuno e non pensare troppo alla precisione o alle cose che la fanno cadere nella fase depressiva. Per superare questo, deve anche essere molto forte a sopportare tutto ciò che possa accadere e cercare di essere più superficiale nei problemi. In questi casi, non bisogna fissarsi con la Mente e la Ragione, ma deve autoconvincersi da sola e con coraggio, rendersi conto delle proprie azioni e capire il vero senso della vita, della realtà e non abbattersi, cambiare strada, il modo di fare, iniziando così una nuova vita. Allora si, che la persona ce la può fare, come ce l’hanno fatta tante persone che sono andate in fase depressiva. E, per prima cosa, deve subito andare da un Psicologo o da un Psichiatra a pagamento o al CSM, per confidarsi di tutto ciò che è avvenuto nella sua vita. Autoconvincersi non è facile e perciò deve badare prima a se stessa e poi alle cose secondarie; altrimenti, questa persona può subentrare in fase di “depressione” di cui oggigiorno ne soffre tutta la gioventù in particolare. In modo tale che non si aggravi la situazione, si deve prendere subito una decisione di se stessi e non abbattersi per nessuna ragione in modo tale che la persona che soffre deve prendere una soluzione nella fase di inizio di tutto ciò e deve autoconvincersi e sperare in un futuro migliore; sempre sopportando, aiutare a superare il problema ricevendo soddisfazione di se stesso e dare anche alla sua famiglia una grande gioia cioè: uscirne fuori e ricominciare una nuova vita. N.B. Spero tanto questo consiglio sia stato di vostro gradimento! M. P.
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Paura e coraggio La paura è una cosa astratta che spesso non si vede ma si sente dentro l’animo, però si può notare dai gesti e dalle espressioni sempre del nostro animo e nonostante questo fa diventare debole una determinata persona nel compiere le proprie azioni. Mentre la differenza della forza è che da coraggio: essa è una cosa che si vede e si sente e si nota dai gesti, questa si che invece dà forza veramente nell’animo di una determinata persona, cioè fa avere volontà, essere forte, sopportare tutto e reagire, dimostrando il proprio aspetto esteriore anche se si deve iniziare ad esempio una determinata cosa da capo. La paura e la forza dell’animo, cioè il coraggio, stanno insieme nello stesso tempo. Più importante è che ci sia la forza che dimostri il coraggio perché con essa si va avanti ad affrontare e fare le proprie cose della vita anche vivendo nei momenti brutti, pericolosi e bruschi che non piacciono e che non portano alla realtà o cose alla lunga come ad esempio una persona che soffre di fobia, se non la cura, le sembra che non sia niente, mentre invece: No! Perché se a questa persona accade qualcosa e non ha forza e coraggio dentro di sé e si trova sola e non aiutata da nessuno, in questi casi subentra in lei il grado della “depressione”. Se una persona se ne accorge subito che sente alti e bassi giorno dopo giorno dentro di sé, deve darsi subito una mossa nel reagire perché può peggiorare se non fa le cose giuste, precise. Nelle persone che si abbattono o vanno in crisi e con il passare del tempo non curano la depressione in tempo, la situazione si trasforma da fobia a DOC, perché la fobia si aggrava, essendo tralasciata e non essendo curata subito bene. Con il passare del tempo, la persona si trasforma nell’“agire” sempre in modo più grave e subisce non solo depressione dell’umore ma anche ossessioni, compulsioni: cioè, il bisogno di fare subito quella determinata cosa altrimenti sta male e può prenderle qualche crisi di panico, se si vuol dire meglio “attacco di panico”. La persona quindi si convince di cose non vere e non si convince dei fatti accaduti della realtà, diventa dipendente cioè deve fare di nuovo quella cosa che ha bisogno di fare altrimenti il problema si ingrandisce in lei e lo nota più pesante. Così vede tutto nero e sta male in questa fase e questo comportamento che lei agisce si chiama “compulsione”, che se viene risolto come lei vuole non va in depressione. In genere dipende dallo stato d’animo della persona che dipende dalle sventure successe della sua vita e anche come è stata cresciuta sin dall’infanzia, se ha subito qualche shock, delusione d’amore, un incidente, traumi. A questo punto la persona deve essere portata in un centro di cura adatto per il DOC: disturbo ossessivo compulsivo; come a Milano, Bologna, che curano questo DOC e così la persona ne uscirà fuori soddisfatta dopo tanta sofferenza subita nella sua vita. Dopo è da ammirare che ce l’ha fatta, anche però con la sua volontà e con il suo impegno. Si deve ricordare però che la paura deve essere affrontata con buon umore, piano e con coraggio nella situazione in cui si trova, sapendo di farcela con convinzione e con affetto per se stessa e per raggiungere quella determinata azione che non è un ostacolo. Ecco, una ragazza ha paura del cane, lo ama ma nello stesso tempo lo odia. Perché? Il cane è un animale affettuoso, sincero e fedele e che capisce molto di più se viene istruito dal padrone, fa la guardia ma deve essere curato e tenuto pulito; se il cane dovesse accorgersi di questo soffrirebbe pure lui perché non si sente accettato e trattato bene dalla padrona che lo accudisce. Arrivando al dunque invece, secondo il mio parere, il cagnolino da aiuto a lei. Certo all’inizio sarà difficile ma la padrona deve avere coraggio e non schifarsi e tenerlo come un cucciolo, facendo finta che il cagnolino sia un neonato e piano piano supererà questo difficile momento affezionandosi sempre di più al cagnolino. ...segue a pag. 9
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…segue da pag. 8 Infine, signori miei, ecco la ragazza ce l’ha fatta! Non ha più paura dello sporco del cagnolino. E’ arrivata a questo grazie all’aiuto dei suoi familiari e l’esperienza vissuta con il cagnolino suo caro affettuoso. E così i genitori restano infine soddisfatti di questa prova fatta con criterio che l’ha portata alla sua guarigione con il suo impegno! Il male quindi non dobbiamo crearcelo noi, altrimenti diventa peggiore la fissazione su determinate cose che porta all’ossessione, fobia e depressione. Perché racchiudere il proprio animo specie se una persona ha molti valori in se stessa? Tutto ciò può diventare incubo e bisogna quindi essere più superficiali nella vita, organizzarsi ma non essere molto precisi nel compiere le determinate azioni e nello stesso tempo essere ordinati e avere cura di se stessi e delle proprie cose, essere ottimisti come il poeta Alessandro Manzoni. La persona alla fine ce l’ha fatta ed è molto grata ai suoi, al suo cagnolino, alla sua psicologa e psichiatra che l’hanno mandata in un centro dove curarsi e dove hanno dato una terapia adeguata da seguire. Un consiglio? Non avere paura della paura e reagire con coraggio nella vita! M. P.
Come nasce un amore! Beh! Non siamo più ai tempi remoti o agli anni Ottanta. La vita e il modo di vivere sono completamente cambiati in tutti i sensi. Primo, non c’è più amore sincero, non solo, ma anche l’amicizia, nelle famiglie si vive con furbizia ed è sparita la pura sincerità delle cose della vita. Un esempio per capirci meglio: una volta si soffriva per ottenere una determinata cosa o una persona amata ma oggi è facilissimo, lo sanno anche i ragazzini di tredici anni. Oggi come oggi, in tutte le cose abbiamo tutto, otteniamo tutto, non soffriamo più, quindi, ottenere quello che si desidera è facilissimo. Questo è sbagliato perché soffrendo invece un po’, la persona matura e capisce il motivo. Quindi capisce la sofferenza che porta alla maturità e si rende conto di come si soffriva determinati anni fa. Desiderando una cosa e non potendo ottenerla si fanno dei sacrifici, si deve lottare e mai arrendersi, essere forti in tutti i campi. Riferendoci sempre all’amore che non è più quello con la A maiuscola, oggi si guarda solo l’apparenza, l’attrazione, la felicità, il benessere e non la serietà, quindi la cosa è superficiale e la vita diventa facile perché si ottiene tutto! Per me l’amore è al primo posto di tutte le cose che esistono nel mondo, l’amore oggi dovrebbe cambiare tanto, perché una persona senza l’amore non può vivere. L’amore ci da sollievo, affetto, comprensione, unione e ci fa capire perché si sta uniti. Ma oggi non ci si può fidare più di niente e di nessuno, del modo in cui si vive l’amore. Se oggi sia gli uomini che le donne guardano solo l’attrazione, cosa ci si può aspettare di capire del vero amore? E se poi subentra il tradimento in continuazione da entrambe le parti, soprattutto per le persone sposate! C’è solo sfiducia e furbizia. Ecco, l’amore vero non esiste più. Bisognerebbe ritornare almeno agli anni Ottanta quando l’amore era sincero! Peccato…! M. P.
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Pinocchietto
Poesia per bambini
Poesia per una donna
Pinocchietto, allegretto che vuol fare il furbetto, poi si infila sotto il letto e diventa un birbetto e poi pure un diavoletto che suona l’organetto per farsi un balletto con il suo amoretto.
Un bel mazzo colorato, un pallone si è staccato, era rosso, aveva fretta, c’è qualcuno che l’aspetta. Cosa fanno quei palloni quando in alto vanno, forse vanno dai bambini che non hanno i palloncini.
Mi ruba il cuore con un bacio, una donna mi fa toccare il cielo, se mi tocca sento un fuoco che si accende dentro di me.
M. P.
V. P.
V. P.
Il miracolo dell’amore
La forza del pensiero
Poesia di Epica sul naufragio
Alza la mano e ferma il raggio del caldo sole. Se tocca terra perderà la fantasia del sogno e il colore del cielo.
E subito riprende il viaggio come dopo un naufragio un superstite lupo di mare. V. P.
V. P. L’inquinamento Acrostico
Il L avoro del nostro G iornalino I ntreccia R icordi A ttività S torie e O gni L ibera E mozione Il Gruppo Giornalino
L’inquinamento è un cielo nero e buio, un paesaggio triste e malinconico, e un vento che avvolge il mondo per portarlo lontano dove nessuno mai lo saprà, e non sarà più lo stesso. A. C.
La grazia, la spontanea bellezza in quell’attimo colgo nel guardarti a tua insaputa. Ti rende ai miei occhi ancora più bello. E’ la luce del camino che riflette sul tuo viso i suoi colori, accende in me la linfa della vita……… Vorrei immortalare questo momento. Vorrei fermare questo istante per credere nel miracolo dell’amore. A. C.
Libertà assoluta C’è chi sogna un mondo senza confini e chi già lo attraversa. M. C.
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Una giornata di pesca Tre settimane fa e la scorsa settimana andai a pescare nella marina di S. Andrea Apostolo dello Ionio, dalla spiaggia andando verso Davoli. Fu un’esperienza bellissima trascorsa insieme ad altri ospiti e operatori della comunità. Ciò che fu interessante fu la possibilità di divertirmi, svagarmi e prendere pesci, ne ho presi cinque. Una volta fatti i lanci posavo la canna da pesca nell’apposito reggicanna e attendevo che la cima della stessa si muovesse. Quando vedevo che c’era un certo movimento di curvamento dell’anello superiore iniziavo a raccogliere la lenza girando il mulinello, ogni tanto lo giravo con movimento contrario cioè antiorario facendo calare l’amo, poi lo raccoglievo frizionando leggermente all’indietro e sentivo abboccare dei pesci che poi toglievo e mettevo nel secchio. La voglia di divertimento, la sete di avventura facendo tale escursione sulla spiaggia, la sete di libertà, mi portano ad avere molto entusiasmo e gratificazione di me stesso. Ricordai i momenti trascorsi a Palmi con il mio amico Antonio con cui pescavo, rividi in queste giornate di gruppo pesca la voglia di ricostruire un rapporto familiare con mia sorella con un’apertura di svago, andando a mare e facendo attività ludiche tipo tennis o ping pong. Questo è il modo migliore per ricostruire dei rapporti intrafamiliari. F. P.
Oliver Sacks e il passaggio segreto Siamo a Londra nel 1900 e il dottor Oliver Sacks viene convocato nello studio di un noto notaio. Riceve un’eredità di un suo antenato che consiste in una villa con molto verde intorno tale da sembrare un parco in miniatura. Nell’eredità si parla anche di una grossa cifra in contanti che deve trovare Oliver in quanto occultata da qualche parte. Il nostro Oliver dice al notaio che a fine mese si concederà una breve vacanza per andare a visionare la proprietà. A fine mese, lasciata la chiave del suo studio medico ad un suo collega di fiducia che dovrà supplirlo, quindi parte. Varca il cancello d’ingresso della proprietà e, inoltrandosi lungo il viale, scorge la villa che si presenta ai suoi occhi, si affretta ad aprire la porta d’ingresso. Trova di fronte a sé una bella entrata e, sul tavolo, sotto un tagliacarte, una lettera indirizzata all’erede. Oltre agli auguri per essere entrato nella villa, c’è scritto che essa cela un passaggio segreto dove l’erede troverà una grossa cifra in sterline. Si riposa il nostro Oliver per il lungo viaggio e l’indomani si mette subito alla ricerca del passaggio segreto, aiutato dal fedele amico col quale avevano affrontato il lungo viaggio. Dopo tre giorni di penose ricerche, vicino il caminetto trovano una piccolissima levetta che, spostata, fa ruotare il caminetto e si presenta pieno di ragnatele uno stretto cunicolo, e in fondo a questo un tavolo con sopra il forziere. Un’altra lettera sulla quale c’è scritto “COMPLIMENTI ORA SEI RICCO”. Portato alla luce il forziere, lo caricano in macchina e ripartono per Londra. R. R.
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Perché si dice… Fare come la volpe con l'uva Disprezzare o far mostra di disinteresse per qualcosa che si desidera ma si capisce di non poter avere. Dalla celebre favola di Esopo, La volpe e l'uva. Una volpe affamata vide dei grappoli d'uva che pendevano da un pergolato e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robbaccia acerba!” disse allora tra sé e sé e se ne andò. Così anche tra gli uomini, conclude Esopo, c'è chi, non riuscendo, per incapacità, a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze. Il gioco non vale la candela C'era l'uso, un tempo, che i giocatori lasciassero una piccola parte del loro guadagno al padrone di casa per la spesa della candela. Così, con questo modo di dire, s'intende che non vale la pena ad andare incontro ad un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato. Si dice anche: “E' più la spesa che l'impresa” per indicare un affare che promette più spesa, o fatica, che profitto. L'uovo di Colombo Si dice di una cosa facile, alla quale però nessuno pensa. Cristoforo Colombo, trovandosi un giorno a pranzo con alcuni gentiluomini spagnoli, si sentì dire che dopotutto la scoperta di nuove terre al di là dell'Atlantico non era una grande impresa, e che chiunque avrebbe potuto compierla. Colombo allora prese un uovo e invitò i commensali a farlo star ritto sulla punta. Non ci riuscì nessuno, tutti dissero che era impossibile. Ma il navigatore schiacciò un pochino il guscio, e l'uovo stette in piedi, dando in questo modo la sua fiera risposta. L. R.
Esperienze e apprendimento La vita è un grande sillabario, via via che ne voltiamo le pagine il significato delle parole diventa sempre più difficile ma, quando avremo voltato l’ultima pagina, sapremo tutta la lezione a memoria. M. C.
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Articolo sulla vita e le opere di Vittorio Alfieri Vittorio Alfieri fu un poeta “puro” e al di sopra di tutte le ragioni e preoccupazioni letterarie, cioè la voce poetica più schietta e nativa e la più grande di tutto il secolo. Il poeta preromantico nacque ad Asti il 16 gennaio del 1749, di famiglia nobile e ricca. Tutta la prima parte della sua esistenza agitata da una inquietudine violenta, sconvolta da un’ebbrezza folle e sfrenata che si risolve in cupa e perpetua malinconia, ha l’aria di una lunga crisi che si affretta verso il suo momento risolutivo in cui l’uomo riconoscerà in quell’ansia la propria fondamentale vocazione poetica che si esprime in forme appassionate e sublimi. La giovinezza fu solitaria, agitata dalla smania di viaggi senza sosta e senza meta divorata dalle passioni. Le prime letture già intense e personali fra cui quella di Plutarco,la precoce insofferenza di tutte le forme dell’umana mediocrità e l’ansia di una sfrenata indipendenza, un oscuro e forte sentimento di sé, sono tutti presentimenti e precorrimenti di quella che Alfieri chiamerà la sua conversione del 1775. Fra il ’58 e il ’66 aveva compiuto gli studi con scarso frutto nell’accademia di Torino, dal ’62 al ’72 aveva trascorso cinque anni viaggiando in tutta l’Europa e innamorandosi di una signora olandese cioè Penelope Pitt a Londra con accompagnamento di eventi segnati da duelli e tentati suicidi. Fu a Parigi, a Berlino, a Vienna e a Pietroburgo aveva rifiutato di ossequiare la zarina cara agli ideologi illuministi, spinto da intolleranza e odio verso la tirannide in astratto. Trovava un paesaggio e un’atmosfera conformi alla sua indole e al suo genio fra i ghiacci della Scandinavia e della Finlandia suscitatori di idee fantastiche, malinconiche e grandiose in quanto animati da un vasto silenzio. Lesse gli illuministi francesi (Voltaire, Montesquieu, Helvetius, Rousseau) che dovevano fornirgli gli spunti per la sua originale concezione antitirannica, Plutarco, Machiavelli e Montaigne maestri di una tormentata sensibilità e Shakespeare, creatore di passioni tempestose. Il giovin signore veniva a ripiegarsi su se stesso ritrovando una grandezza e un’ansia confusa e indeterminata di gesti eroici e magnanimi in cui la sua personalità si esaltava. Aveva fondato con alcuni amici a casa sua una società letteraria per la quale scrisse in francese alcune “cose facete miste di filosofia e impertinenza”. Scrisse quindi l’“Esquisse du jugement universel”, del dicembre ’73 che è un tentativo di satira del bel mondo settecentesco ispirato nelle forme e nel tono a Voltaire. In seguito scrisse “I Giornali”, diario e analisi del suo tormento nel momento più acuto, “Antonio e Cleopatra” e, dopo molti sforzi, ebbe l’illuminazione delle sue possibilità poetiche e ciò quando si accorse della somiglianza fra la propria condizione d’innamorato e quella d’Antonio nei rapporti con Cleopatra. Scoperta la sua vocazione inizia lo studio dei classici. S’inabissò nel vortice grammaticale, si recò in Toscana per avvezzarsi a parlare, udire e pensare in toscano. La Cleopatra rappresentata a Torino il 16 gennaio del ’75 è uno sfogo del poeta e una protesta contro la catena sensuale che lo avvinceva. Altre opere sono “Il Filippo” e “Il Polinice”. Nell’83 iniziò a Siena la prima stampa delle sue tragedie, dopo si recò in pellegrinaggio a visitare le tombe di Dante, Petrarca e Ariosto. Nell’84 seguì la sua donna, Luisa Stoltemberg, contessa di Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra, a Parigi dove pubblica la seconda edizione delle tragedie. Morì a Firenze l’8 ottobre 1803. A mio avviso, la poetica di Vittorio Alfieri è basata sul sentimento più che sulle idee, i concetti vengono riassunti e sintetizzati in un senso di ribellione verso lo spirito del secolo. La concezione antitirannica, il rifiuto dell’inchino alla zarina di Pietroburgo, i viaggi e l’amore sfrenato verso Penelope Pitt e Luisa Stoltemberg, danno l’impressione di riprendere la concezione sensistica e materialistica del tempo e di rielaborarla opponendo alla ragione il cuore e alla cauta riflessione il generoso sentire, come nel Giovin Signore, imprimendo alle sue opere un sentimento profondo di fede romantica. ...segue a pag. 14
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…segue da pag. 13 L’idea antitirannica diventa passione e missione! Nell’“Antonio e Cleopatra” egli esprime la propria condizione di innamorato mentre “I Giornali” sono analisi di una profonda crisi e tormento. L’oscura ragione del perché delle leggi scoperte dagli scienziati ottimisti dell’Illuminismo, la floridezza economica di quegli uomini lo lasciano avvilito e scontento. Alfieri è quindi precursore del Romanticismo ottocentesco che nascerà in Germania basandosi sul Sehnsucht cioè desiderio insoddisfatto. Vittorio Alfieri credeva che i lumi della ragione per così dire sparpagliati facessero offuscare il sentire e rendessero gli schiavi inoperabili, mentre egli affermava che ciò che fece passare l’uomo da schiavitù a libertà fu proprio un qualche entusiasmo, cioè voglia di rivalsa, da qui la ribellione dell’Alfieri che lo conduce all’affermazione di una poesia e non di filosofia e alla meta di un’espressione non razionale ma figurata. Disprezzava la plebe schiava e la borghesia mercantesca; nell’89 egli esaltò la rivoluzione nel suo impulso primordiale di insurrezionalità, le sue idee rivoluzionarie non poterono avere forma consapevole, perché ancora ancorato ad una cultura neoclassica . Nell’89 la rivoluzione Francese lo portò a scrivere l’ode a Parigi sbastigliata, però insorge contro l’idea di libertà inquisitoria diversa dalla libertà ideale che egli vagheggiava allorquando il furore della rivolta si incanala nella norma di una costituzione. F. P.
Le ricette di Sax Pasta con le polpette Ingredienti per 4 persone: 1 confezione di spaghetti, 2 etti di carne tritata, passata di pomodori, foglioline di prezzemolo, parmigiano. Preparazione: mettere a bollire la pasta, modellare le polpettine con carne tritata e parmigiano, friggere le polpettine nel tegamino e metterle da parte, cuocere la passata e mettere il sugo con le polpette in pentola dopo aver scolato la pasta. Aggiungere il prezzemolo e parmigiano. Girare e quindi servire. Hummus di ceci Ingredienti: ceci, limone, olio, prezzemolo. Preparazione: scolare i ceci bolliti, metterli nel frullatore, aggiungere il succo di mezzo limone e un cucchiaio di olio, quindi cime di prezzemolo equivalenti ai ceci. Frullare, quindi servire sulle bruschette oppure nel piatto. S. C.
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“Alba”
“Tempesta solare”
S. C.
G. P.
S. C.
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Alla fine di un percorso Ora che il mio percorso in Comunità è giunto a termine vorrei fare tanti saluti a tutta la CT Redancia Sud, a tutto il paese di S. Andrea Apostolo sullo Ionio, al Bar Varano, a tutto il Giornalino “Il Girasole”, alla Dott.ssa Maria Froio e Anna Cascelli che mi hanno stimolato, insieme agli altri autori, a scrivere, anche me che sono un pò pigro. E infine un grosso saluto a tutti i lettori del Giornalino “Il Girasole”. L. R.
Cortile interno della Comunità Redancia Sud