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ANNO LII - N. 288
giovedi' 30 ottobre 2014
SPECIALE PESCA L'Economia e la politica della pesca nel mondo AUSTRALIA: UN RAPPORTO RILEVA UN CALO DELLE AREE DI PESCA DEL COMMONWEALTH A RISCHIO DI ECCESSIVO SFRUTTAMENTO 24 ottobre 2014 – Un rapporto sullo stato di salute di 93 stock ittici presenti nelle acque australiane ha rilevato, per la prima volta in otto anni, che nessuno stock gestito unicamente dal governo del Commonwealth e' soggetto a un eccessivo sfruttamento. Il pesce specchio e' uno degli stock in ripresa. Tuttavia, il rapporto ha rilevato che vi e' una crescente incertezza sulla mortalita' ittica di alcuni stock economicamente importanti, e un aumento del numero di stock ittici gestiti congiuntamente dal governo australiano che sono stati sovrasfruttati, o soggetti a eccessivo sfruttamento. Richard Colbeck, segretario parlamentare per la Pesca e la Silvicoltura, sottolinea come tutto cio' rafforzi l'importanza della gestione degli oceani. "Ci fa capire che dobbiamo continuare a essere vigili. Dobbiamo cercare di mantenere i nostri regimi in materia di gestione delle zone ittiche", ha dichiarato il senatore Colbeck. (…) Colbeck sottolinea il successo della decisione di interdire la pesca in alcune zone, per consentire la ricostituzione degli stock ittici, come nel caso, per esempio, del pesce specchio, un pesce che sta registrando una buona ripresa dopo essere stato eccessivamente sfruttato. "Nel 2007, sulla base di una ricerca condotta sugli stock ittici e sui tassi di cattura, e' stata presa la decisione di chiudere determinate aree di quella zona di pesca", spiega il senatore Colbeck. "Vi e' stato un monitoraggio costante di quelle aree per controllare lo stato di salute degli stock ittici e, negli ultimi tempi, le indicazioni sembrano confermare che si sono ormai ripresi, tornando a un livello per cui, oggi, possiamo iniziare a prendere in considerazione la possibilita' di riaprire quelle zone alla pesca". Il rapporto, redatto dall'Australian Bureau of Agriculture Resource Economics and Sciences (ABARES), ha scoperto che, nel 2012-13, il valore lordo globale della produzione ittica delle zone di pesca del Commonwealth e' stato di 319,7 milioni di dollari, pari a circa il 13% del valore complessivo di 2,4 miliardi di dollari di tutta la pesca e l'acquacoltura australiana. [Catherina McAloon, portale – a cura di agra press] GIAPPONE: LE FORNITURE DI SALMONE ROSSO DIMINUIRANNO, QUEST'ANNO, DEL 20% 22 ottobre 2014 – Quest'anno, le forniture giapponesi di salmone rosso surgelato provenienti dall'estero dovrebbero ammontare a circa 25.000 tonnellate di pesce decapitato ed eviscerato, registrando una contrazione del 20%, rispetto allo scorso anno.
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Secondo gli operatori ittici nipponici, quest'anno, il paese ha acquistato 25.000-26.000 tonnellate di salmone rosso surgelato dalla regione orientale della Russia, dall'Alaska, e dalla provincia canadese della Columbia Britannica. (…) Inoltre, all'inizio di agosto, il divieto russo sulle importazioni di determinati generi alimentari provenienti da alcuni paesi occidentali ha creato un clima di incertezza riguardo alle forniture di salmone rosso della Russia al Giappone, dal momento che gli operatori del mercato nipponico erano convinti che parte della produzione surgelata sarebbe potuta andare ai mercati interni russi. I dati diffusi dal Minato Daily mostrano che, nel 2014, il Giappone ha importato dalla Russia 20.000 tonnellate di salmone rosso surgelato. In totale, il Giappone ha acquistato 11.000 tonnellate della produzione catturata nel Kamcatka orientale, con una contrazione di 6.000 tonnellate, rispetto al 2013, e 12.000 tonnellate di salmone rosso preso nel Kamcatka occidentale, con un calo di 500 tonnellate su base annua. Inoltre, 3.500 tonnellate di prodotti catturati con reti da pesca con galleggianti – vale a dire 2.000 tonnellate in meno – sono state spedite in Giappone. (…) Le catture di salmone rosso della Baia di Bristol, in Alaska, sono state pari a 28,8 milioni di tonnellate, il 60% in piu', rispetto alle previsioni dell'Alaska Department of Fish and Game. Quest'anno, la produzione di pesce decapitato ed eviscerato e' raddoppiata arrivando a circa 20.000 tonnellate, il 40% delle quali costituito da prodotti di piccole dimensioni. Dal momento che il Giappone ha acquistato la maggior parte di questi pesci di piccole dimensioni, le forniture di salmone rosso dalla regione al Giappone dovrebbero ammontare, quest'anno, a 4.000-5.000 tonnellate, contro le 3.500 tonnellate dello scorso anno. (…) Negli Stati Uniti, il prezzo del salmone rosso della Baia di Bristol sta registrando una netta flessione, poiche' gli operatori del mercato hanno visto grandi quantita' di prodotti rimanenti. Nel frattempo, il Giappone importa tra le 500 e le 1.000 tonnellate di salmone rosso surgelato del fiume Fraser, una quantita' decisamente inferiore, rispetto alle previsioni del settore, che facevano riferimento a 3.000-6.000 tonnellate, in conseguenza di un aumento della domanda in Nord America. (…) Secondo la Pacific Salmon Commission, quest'anno, le catture complessive di salmone rosso sono ammontate a 10.730.300 pesci, 9.885.900 dei quali catturati in Canada, e 694.400 pescati nello stato americano di Washington. [Masahiko Takeuchi, portale – a cura di agra press] IL VIDEO CHOC DI GREENPEACE SUI METODI DEI PESCATORI DI TONNO 21 ottobre 2014 – Dal mese di settembre, la pesca al tonno e' nel mirino degli ecologisti. Orchestrata da Greenpeace, la campagna "Cosa si nasconde in una scatoletta di tonno?" raggiunge l'apice questo martedi' 21 ottobre, con la messa in onda di filmati choc girati dai pescatori a bordo delle loro imbarcazioni, battenti bandiera francese e spagnola (…). Queste immagini descrivono nel dettaglio una tecnica di pesca tra le piu' dannose. Sono infatti i dispositivi di concentrazione del pesce (FAD), disseminati nell'Oceano indiano, ad essere sotto accusa. Nel filmato scopriamo tutte le specie che rientrano tra le catture accessorie dei pescatori, dallo squalo balena (specie protetta), alla razza, passando per tonni troppo giovani per essere pescati, e gli squali seta (che spesso si accompagna ai tonni). Anche qualche tartaruga rientra tra le "vittime collaterali" di questo metodo... "Feriti o a volte gia' morti, questi animali non hanno quasi alcuna possibilita' di sopravvivere una volta pescati – spiega Helene Bourges, responsabile della campagna per Greenpeace. Vengono liberati in quelle condizioni nell'oceano, a dispetto di ogni regola per la tutela delle specie minacciate o protette". [Annabel Benhaiem, quotidiano – a cura di agra press (gin)]
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UN COLOSSO ITTICO CINESE RILEVA UNO STABILIMENTO CANADESE PER LA PRODUZIONE DI ARAGOSTE 20 ottobre 2014 – Il crescente appetito della classe media cinese ha portato un colosso ittico della tigre asiatica ad aumentare gli investimenti nel settore della produzione di aragoste della Nuova Scozia. Il Zhangzidao Group ha dichiarato che, il prossimo anno, prevede di esportare tra i 2,3 e i 4,5 milioni di chili di aragoste della Nuova Scozia in Cina, e di spendere milioni di dollari per l'acquisizione di strutture e di stabilimenti all'interno della provincia canadese. Jack Liu, responsabile della societa' per il Nord America, ha spiegato come l'azienda sara' parte della comunita', e portera' nuovi investimenti e posti di lavoro. "Sponsorizzeremo la squadra di hockey", ha dichiarato Liu con un sorriso. Lunedi', alcuni dirigenti dell'azienda sono stati a Eastern Passage, dove una societa' sussidiaria recentemente creata – la Capital Seafoods International – ha rilevato uno stabilimento gia' esistente. "Tutto cio' implica lavoro a tempo pieno per noi", ha dichiarato Reg Hartlen, responsabile dello stabilimento, e direttore della Capital Seafoods. Hartlen ha spiegato che l'impianto e' gestito attualmente da 12 persone, ed e' destinato a impiegarne presto altre 40 o 50. Il Zhangzidao Group dovrebbe spendere circa 1,5-2 milioni di dollari per ammodernare il suo impianto a Eastern Passage. L'azienda ha fatto sapere che spendera' altri 5 milioni di dollari per l'acquisizione di un'altra struttura, probabilmente nella zona sudoccidentale della Nuova Scozia. Quest'anno, le esportazioni di aragoste della Nuova Scozia in Cina hanno registrato un netto aumento. Ad agosto, avevano toccato quota 55 milioni di dollari – superando gia' il valore delle esportazioni di aragoste dello scorso anno, pari a 49 milioni di dollari. John Nickerson, un acquirente della Capital Seafoods, ha affermato che l'entrata dell'azienda cinese nel mercato della Nuova Scozia rappresenta quell'opportunita' che il settore non ha mai avuto negli ultimi anni. "Tutto cio' vuol dire che 1,3 miliardi di persone sono, oggi, sul mercato, alla ricerca delle nostre aragoste", ha detto. Nickerson ha spiegato che i pescatori ne trarranno beneficio. "I pescatori, che, in molti casi, rischiano la propria vita, riceveranno, a fronte del loro pesce, un prezzo che li invogliera' ad alzarsi la mattina, e ad andare a lavorare", ha dichiarato Nickerson. Il Zhangzidao Group, che ha sede a Dalian, in Cina, e' nato cinquant'anni fa, come cooperativa ittica, ed e' diventato un colosso asiatico del valore di oltre 2 miliardi di dollari. Liu ha reso noto che la societa' intende effettuare spedizioni dalla Nuova Scozia, sei giorni a settimana, tutto l'anno. La sfida e' portare la produzione in Cina, piuttosto che vendere in Cina. "Possiamo disporre di un esercito di pescatori sul posto. Aggiungeremo solo le aragoste alle attuali vendite ai nostri clienti", ha detto. Liu e altri funzionari sottolineano come la sfida sia far uscire le aragoste dall'Halifax Stanfield International Airport. "In alcuni casi – e non citero' le compagnie aeree – diminuiscono i ponti aerei, e aumentano i prezzi, quando dovrebbe essere esattamente l'opposto", ha dichiarato Nickerson. Il Zhangzidao Group prevede di andare ben oltre le importazioni di aragoste dalla Nuova Scozia. "Ci espanderemo ad altre specie, ivi comprese specie locali. Per esempio, ricci di mare, eglefino, merluzzo, halibut, per portare valore aggiunto alla comunita' locale", ha dichiarato Liu. [Paul Withers, portale – a cura di agra press]
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FRANCIA: LA QUESTIONE DELLA PRIVATIZZAZIONE DEGLI OCEANI 18 ottobre 2014 – Giovedi' sera, il Cafe' economique de Pont-Aven ha organizzato un dibattito sulla pesca, affrontando tutti i timori riguardo all'evoluzione di questo settore di attivita', in un contesto mondiale di controllo degli oceani e soprattutto delle loro risorse. Per una volta, questo Cafe' e'conomique de Pont-Aven e' stato delocalizzato, abbandonando per un breve periodo le terre di Quimperle' e di Pont-Aven. E' pur vero che il tema su cui si e' dibattuto giovedi' sera – "La pesca e' ancora sana come un pesce?" – giustificava senza dubbio questo sbarco nella "citta' blu" (Concarneau, NdT). Questo dibattito ha attirato una trentina di persone tra cui due professionisti della pesca. Alain Le Lann, autore di numerosi articoli sull'evoluzione della pesca dinanzi alla globalizzazione, ha guidato il dibattito e presentato i propri timori riguardo lo sfruttamento degli oceani e delle loro risorse. "La pesca e' oggi irrilevante se paragonata agli interessi economici rappresentati dallo sfruttamento di altre risorse degli oceani". Parlando cosi' dei "Nuovi signori del mare" – espressione che fa riferimento ai fasti dell'epoca dei pescatori di aragoste di Camaret e di Douarnenez – Alain Le Lann ha tentato di dimostrare che il mare interessa, a piu' alto titolo, la finanza mondiale che cerca di sviluppare una strategia di "privatizzazione del mare e delle sue risorse". "Non mi faccio coinvolgere dalla teoria di un grande complotto mondiale, ma bisogna comprendere che esistono grandi gruppi finanziari che lavorano per dividersi le ricchezze degli oceani, e quindi per controllare tutta la pesca". Grandi gruppi o "Organizzazioni non governative (ONG) potenti come possono esserlo le fondazioni americane come la Pew Charitable Trusts". "Lei ci rivela un sistema spaventoso", ha affermato uno dei partecipanti. Secondo un altro "noi tutti abbiamo buone ragioni per riflettere [sulla questione] e il dovere di opporci alla grande finanza che vuole porre tutto sotto il proprio controllo". Il partecipante ritiene che questo dibattito abbia "il merito di sollevare un problema e di incitare a rimanere vigili. E' positivo lanciare l'allarme", riassume. Tutti si sono interrogati circa "la complicita' dei politici, di alcuni scienziati e delle istituzioni", di fronte a "questa privatizzazione strisciante" che, attraverso la concentrazione dell'attivita', porta alla distruzione dei posti di lavoro locali. Allo stesso modo il dibattito ha permesso di sottolineare "che e' sempre possibile lottare contro la concentrazione dei grandi gruppi, sviluppando dei dispositivi locali". Come questa struttura di Lorient che, sul modello delle Associazioni per il mantenimento di un'agricoltura contadina di prossimita' (AMAPP), propone del pesce a circuito breve. In definitiva, una serata giudicata "molto interessante" per una partecipante che ha "scoperto un mondo e un sistema" che non conosceva. Nonostante alcune di queste questioni non abbiano trovato risposte. "Siamo qui per costruirle", ha fatto notare un altro. [Hubert Orione, quotidiano – a cura di agra press (gin)] UNIONE EUROPEA: IL CONSIGLIO TROVA UN ACCORDO SULLE QUOTE DI PESCA NEL MAR BALTICO 16 ottobre 2014 – Il Consiglio dell'Unione Europea ha raggiunto un accordo politico sulle opportunita' per il 2015 concernenti la pesca di determinati stock ittici del Mar Baltico. Le quantita' di pesce di determinati stock che possono essere catturati tengono conto dei dati scientifici disponibili e, per la prima volta, delle disposizioni normative introdotte dalla Politica Comune della Pesca recentemente riformata, come l'obbligo di scarico e il rendimento massimo sostenibile (RMS). Il presidente del Consiglio, Martina, ha sottolineato che: "Il regolamento sui totali ammissibili di cattura (TAC) e sulle quote per il Baltico sara' il primo a essere discusso dopo l'entrata in vigore della nuova Politica Comune delle Pesca (PCP)". Inoltre, i ministri hanno riconosciuto che l'embargo russo sui prodotti ittici provenienti dall'Unione Europea e' destinato ad avere conseguenze sulla gestione di alcuni di questi stock ittici.
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Il Consiglio ha, poi, avuto uno scambio di punti di vista sulle annuali consultazioni tra l'Unione Europea e la Norvegia e sull'annuale riunione dell'ICCAT. [portale – a cura di agra press] GERMANIA: I PESCATORI DEL MAR BALTICO POTRANNO PESCARE PIU' ARINGHE 15 ottobre 2014 – In base alle decisioni adottate a Lussemburgo dai ministri [della pesca] dell'Unione europea, nel 2015 i pescatori tedeschi del Mar Baltico potranno catturare piu' aringhe rispetto a quest'anno, mentre dovranno ridurre le catture di spratto, salmone e merluzzo bianco. La riduzione dei contingenti di merluzzo bianco non sara' cosi' pesante come temeva la Germania, inoltre le quote di cattura consentite per la passera di mare rimarranno invariate rispetto all'anno precedente. (…) Cosi', nel 2015 i pescatori tedeschi potranno aumentare le proprie catture di aringhe, nel Mar Baltico occidentale del 12 per cento, e nel Mar Baltico orientale di ben il 45 per cento. La quota di cattura del merluzzo bianco, per quanto riguarda gli stock occidentali e orientali, e' stata invece ridotta rispettivamente del 7 e del 22 per cento [mentre le quote di spratto e salmone sono scese dell'11 e del 10 per cento]. I piccoli pescatori e i pescatori costieri del Meclemburgo-Pomerania Anteriore hanno espresso soddisfazione per i contingenti di pesca che sono stati fissati, ma ritengono che vi siano ancora margini di miglioramento. Norbert Kahlfuss, presidente dell'associazione che riunisce i piccoli pescatori e i pescatori costieri del Land, si e' detto sollevato (...) del fatto che non sia stato dato seguito alla drastica riduzione delle catture di merluzzo bianco, come proposto dal mondo scientifico. Il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (Ciem) aveva infatti chiesto che le quote di cattura di merluzzo bianco fossero ridotte di circa il 50 per cento. Sebbene l'aumento dei contingenti di aringhe vada nella giusta direzione, si e' ancora lontani dai livelli precedenti alla drastica ondata di tagli alle catture che e' stata avviata nel 2008, ha osservato Kahlfuss. La riduzione della quota di merluzzo bianco non desta invece molte preoccupazioni nei pescatori del Mar Baltico orientale, perche' al momento, per cause biologiche, i pesci sono molto magri e dunque risultano "non commerciabili". Gia' nel 2013 i pescatori non erano riusciti ad esaurire i propri contingenti, e lo stesso potrebbe accadere anche nel 2014. E' dunque difficile, sostiene Kahlfuss, che la riduzione delle quote possa favorire il miglioramento degli stock. Le decisioni prese non hanno invece lasciato soddisfatta l'organizzazione ambientalista Greenpeace, che giudica i contingenti troppo elevati e che ritiene che gli stock ittici depauperati continueranno a essere sovrasfruttati, a danno non solo dell'ambiente ma anche degli interessi dei pescatori. Per aumentare le vendite di aringhe tedesche del Mar Baltico, i pescatori costieri stanno ora contemplando la possibilita' di ottenere una certificazione Msc [Marine Stewardship Council] per la pesca con reti da posta. Le indagini preliminari che sono state avviate puntano innanzitutto a valutare la convenienza economica di tale certificazione (...); i costi dell'ecolabel ammontano a una somma "a cinque cifre". Diversamente dalla pesca nel Mare del Nord, infatti, la pesca di aringhe del Mar Baltico non e' certificata dal marchio di qualita' ecologica, per questo negli ultimi due anni la grande distribuzione tedesca ha avuto grande difficolta' nel piazzare sul mercato le aringhe pescate nel Mar Baltico. La pesca a strascico che viene impiegata per catturare le aringhe baltiche potrebbe essere certificata gia' a partire dal 2015. [dpa, quotidiano – a cura di agra press (i)]
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STATI UNITI: I PREZZI DELLA FARINA DI PESCE 'ESPLOSIVI' PER IL CALO DELLA PRODUZIONE PERUVIANA 14 ottobre 2014 – Nei prossimi mesi, la produzione peruviana di farina e olio di pesce potrebbe crollare, determinando una situazione dei prezzi potenzialmente "esplosiva", secondo quanto dichiarato dalla Oil World. L'Imarpe, l'istituto oceanografico del Peru', ha rilevato basse scorte ittiche nel corso di una ricerca estiva, e ha consigliato di non aprire una seconda stagione della pesca prima di una nuova valutazione a fine ottobre, o all'inizio di novembre, si legge nel rapporto settimanale redatto dalla Oil World di Amburgo. Il 9 ottobre scorso, il prezzo della farina di pesce ha registrato, in Peru', un incremento dell'1,2%, rispetto alla settimana precedente, arrivando a 1.720 dollari a tonnellata, e una crescita sostenuta rispetto a quota 1.300 dollari a tonnellata di un anno fa, come mostrano i dati diffusi dalla Oil World. Il Peru' e' il principale esportatore mondiale di farina di pesce. "Le fosche previsioni concernenti le esportazioni per il periodo ottobre 2014-marzo 2015 stanno creando una situazione dei prezzi potenzialmente esplosiva", scrive la Oil World. "Molti compratori potrebbero non essere sufficientemente coperti, soprattutto per il periodo gennaio-marzo". La pesca dipendera' in larga misura da una nuova ricerca, come dichiarato dalla Oil World. L'ultima indagine della Imarpe ha rilevato una biomassa "sorprendentemente bassa" di 1,5 milioni di tonnellate di pesce crudo, contro i piu' di 10 milioni di tonnellate della scorsa primavera, secondo quanto comunicato dall'organizzazione. Partendo dal presupposto di un avvio tardivo della stagione della pesca e di una quota ridotta, la produzione peruviana di farina di pesce potrebbe scendere, a novembre e a dicembre, sotto quota 150.000 tonnellate. Un deficit di questa portata dovrebbe ridurre di oltre il 40%, la produzione di farina di pesce del 2014, portandola a 700.000 tonnellate, ha dichiarato l'organizzazione. Le scorte ittiche attuali potrebbero essere maggiori, poiche' condizioni climatiche e ambientali eccezionali, lungo la costa peruviana, hanno spinto il pesce piu' vicino alla terraferma e fuori dalle tradizionali zone di pesca, il che potrebbe spiegare in parte i risultati della Imarpe, si legge nel rapporto della Oil World. (…) [Rudy Ruitenberg, portale – a cura di agra press] UNIONE EUROPEA E MAURITANIA TRATTANO PER IL RINNOVO DELL'ACCORDO SULLA PESCA 9 ottobre 2014 – I rappresentanti europei e mauritani si incontrano oggi e domani a Bruxelles per negoziare un nuovo accordo (sulla pesca). La mancanza di accordo l'estate scorsa ha fatto si' che parte della flotta spagnola sia stata espulsa dalle acque del paese africano. La Commissione Europea e la Mauritania terranno il quarto round ufficiale di negoziati, con l'obiettivo di ottenere la continuita' di quello che e' considerato uno dei principali accordi bilaterali dell'Unione Europea in materia di pesca. Dopo il fallimento dell'ultima riunione, tenutasi a luglio a Nouakchott, nelle acque della Mauritania possono pescare solo 15 barche andaluse fino al mese di dicembre, dal momento che il 31 luglio scorso hanno dovuto lasciare queste acque una quarantina di navi, molte originarie della Galizia e delle Canarie. La Confederazione spagnola della pesca (Cepesca) ha dichiarato che la "priorita' assoluta" della trattativa e' quella di far tornare nelle acque della Mauritania quelle parti della flotta che sono state espulse. L'organizzazione degli armatori ha chiesto che la flotta per la pesca ai cefalopodi (polpi e calamari) possa godere di un nuovo accordo. La pesca di questo tipo e' stata sospesa nel 2012, quando e' stato firmato l'ultimo accordo, perche' non erano previste licenze di pesca (in questo settore). Nella stessa ottica, la consigliera per gli affari rurali e marini della Galizia, Rosa Quintana, ha sostenuto questa settimana a Madrid la necessita' di inserire nel nuovo accordo
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questo tipo di pesca e ha sottolineato che ci sono prove scientifiche che attestano l'abbondanza di polpi nelle coste della Mauritania. In questa trattativa, uno dei principali punti di contesa e' stata la data di scadenza dell'accordo di pesca, perche' Nouakchott ha sostenuto che il termine cadeva in estate, mentre la Commissione UE riteneva che l'accordo scadesse piu' tardi (…). Il ministero delle politiche agricole, alimentari e ambientali ha annunciato che avrebbe aiutato le navi costrette ad interrompere la pesca a causa della mancanza di accordo con la Mauritania e in assenza di alternative praticabili. L'ultimo protocollo tra l'UE e la Mauritania, siglato nel 2012, destinava a Nouakchott 70 milioni di euro all'anno per permettere la pesca a 65 barche europee, per lo piu' spagnole. [Mercedes Salas, agenzia di informazione - a cura di agra press (pf)] SCOZIA: LA PRODUZIONE DI SALMONE AFFUMICATO AL LIVELLO PIU' ALTO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI 7 ottobre 2014 – Un piccolo aumento della produzione, nel corso del 2013, ha portato la produzione scozzese di salmone d'allevamento al livello piu' alto degli ultimi dieci anni. I dati del governo scozzese, pubblicati ieri, mostrano che, lo scorso anno, sono state raccolte 163.234 tonnellate di pesce, registrando un incremento dello 0,6%, rispetto al 2012, e il risultato migliore dal 2003. Tutto cio' fa seguito a un aumento del 2,7% della produzione, riportato nel 2012. L'aumento dei prezzi dello scorso anno ha fatto si' che il valore del pesce prodotto arrivasse a 677 milioni di sterline, segnando un +26%, rispetto all'anno precedente. Il ministro dell'Ambiente, Paul Wheelhouse, ha dichiarato: "Il nostro salmone e' richiesto in tutto il mondo, e sono lieto della crescita sostenibile che si e' avuta nel 2013. "Entro il 2020, il settore dovrebbe generare piu' di 2 miliardi di sterline l'anno per l'economia scozzese, e creare 10.000 nuovi posti di lavoro – molti dei quali in alcune delle comunita' piu' remote e rurali del paese. "Questo successo e' sostenuto, in Scozia, da una robusta cornice normativa che trova un giusto equilibrio tra la crescita del settore dell'acquacoltura e la protezione dell'ambiente marino, che e' stato potenziato dall'Aquaculture & Fisheries (Scotland) Act, entrato in vigore a settembre del 2013". Nel 2013, la produzione di trota arcobaleno ha registrato una flessione dell'1%, scendendo a 5,611 tonnellate. Tutto cio' fa seguito a un incremento del 22,8% avutosi nel 2012. Nello stesso periodo, la produzione di trota d'acqua dolce e di mare e' passata da 2 a 44 tonnellate. All'inizio di quest'anno, secondo quanto riportato dagli operatori del settore, il salmone e' diventato la principale esportazione alimentare della Scozia, dopo che i mercati delle vendite estere si sono estesi a piu' di 60 paesi. Nei primi sei mesi dell'anno, le esportazioni estere sono cresciute di 60 milioni di sterline, come mostrano i dati del settore. Secondo l'organizzazione dei produttori scozzesi di salmone, altre 12.000 tonnellate di salmone sono state vendute ai mercati esteri, generando un indotto di circa 400 milioni di sterline l'anno per l'economia della Scozia. [Keith Findlay, portale – a cura di agra press] PESCA: L'INCREDIBILE RICOSTITUZIONE DEGLI STOCK DI TONNO ROSSO 6 ottobre 2014 – Le condizioni dello stock [del tonno rosso] nel 2014 migliorano rispetto alle valutazioni precedenti. Gli esperti non si opporrebbero ad un aumento delle quote. (…) "La percezione delle condizioni dello stock nel 2014 e' migliorata rispetto alle precedenti valutazioni", segnala una nota informativa preparata dal Comitato nazionale della pesca (CNPMEM). Questo documento riassume le conclusioni del comitato scientifico che, ogni anno, illustra lo stato della biomassa e le prospettive di evoluzione della popolazione di tonno nell'Atlantico e nel Mediterraneo.
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Tutti i casi esaminati farebbero emergere un "chiaro aumento" della risorsa sulla quale vigila la Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (Cicta). Quest'autorita' terra' la propria assemblea generale a novembre, al fine di determinare il livello dei prelievi che potra' pretendere per il 2015 ogni paese (o gruppi di paesi nel caso dell'Unione Europea) che abbia degli interessi di pesca in questa zona. Come ogni anno, questi arbitrati si appoggeranno sulle raccomandazioni formulate dal comitato scientifico. E' significativo come, il comitato, nel rapporto che i suoi esperti devono rendere pubblico il prima possibile, non sarebbero ostili ad un aumento delle quote per il prossimo anno. Mantenere o aumentare in maniera moderata il totale delle catture autorizzate (TCA) "non dovrebbe intaccare il successo del programma di ripristino", segnala il Comitato nazionale della pesca. La Cicta potrebbe quindi avere delle buone ragioni per decidere, nelle prossime settimane, di superare le 13.500 tonnellate. Un limite che non e' piu' stato superato dal 2009 e che potrebbe essere nuovamente varcato in maniera graduale nel corso dei prossimi due o tre anni. Di conseguenza la parte di quote attribuite all'Unione Europea, prima beneficiaria con 7.939 tonnellate concesse lo scorso anno per il 2014, potrebbe aumentare, tra cui quella della Francia (2.471 tonnellate). Per quanto riguarda la quota francese, la risposta verra' data a dicembre al termine del Consiglio dei ministri europei della Pesca. Fino ad allora, permangono molte incertezze. Poiche' gli esperti, se sono inclini ad allentare un po' la briglia, non dicono fino a che punto puo' spingersi la Cicta. "Non e' stato possibile raggiungere un accordo sul limite massimo all'aumento degli obiettivi che non minaccerebbe il ripristino degli stock", spiega un esperto del Comitato nazionale della pesca. Emblema della lotta contro la pesca eccessiva portata avanti dalle ONG nel corso dello scorso decennio, il tonno rosso ha operato una rimonta spettacolare. Nel 2013 la sua biomassa si elevava a quasi 585.000 tonnellate, vale a dire il doppio del livello osservato negli anni 1950-1970 (300.000 tonnellate) e quattro volte quello constatato a meta' degli anni 2000 (150.000), giustificando la creazione di un piano di gestione della risorsa, corredato di misure drastiche, come i piani di uscita delle flotte, particolarmente sentiti nel Mediterraneo. [Joël Cossardeaux, quotidiano – a cura di agra press (gin)] IL MAROCCO RITARDA LA CONCESSIONE DELLE LICENZE ALLE NAVI DA PESCA ANDALUSE 1 ottobre 2014 – La flotta da pesca che opera nelle acque del Marocco e' ormeggiata in porto e non solo a causa della tempesta di Levante ma perche', pur avendo pagato le licenze per il quarto trimestre, non le ha ancora ricevute da parte delle autorita' marocchine. Questa situazione e, soprattutto, i recenti incidenti nelle acque dello stretto di Gibilterra, dove i pescatori marocchini hanno gridato insulti e lanciato pietre e bottiglie molotov contro le navi spagnole, hanno portato gli armatori di Algeciras (Cadice) ad incontrarsi questa mattina nel porto della citta', dove sono stati informati della riunione con il segretario generale della pesca, Andres Hermida, e con rappresentanti del settore. Pedro Maza, presidente della Federazione delle associazioni della pesca dell'Andalusia, ha detto che "si deve rinunciare ai diritti acquisiti a seguito dell'accordo" tra l'Unione Europea e Rabat. In questo contesto, (i pescatori) chiedono al governo di intervenire per garantire che la flotta riceva le licenze immediatamente. "A oggi, ancora non si sa quando ci daranno le licenze", ha detto Maza che ritiene "stiano accadendo cose molto strane che non erano mai accadute prima". Il presidente degli armatori ha esortato il governo e l'Unione Europea "a porre rimedio perche' (la vicenda del) Marocco non diventi una seconda Gibilterra", perche', come ha aggiunto, "l'industria della pesca ha bisogno dell'accordo." Gli armatori di Cadice hanno anche discusso una proposta delle loro controparti marocchine che prevede la creazione di un codice di condotta sul banco di pesca di Majuan, ad ovest di capo Spartel, dove si sono verificati gli incidenti. L'accordo
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prevederebbe di alternare i giorni di pesca. Secondo Maza, questa proposta non e' malvista dagli armatori locali. [Candido Romaguera, quotidiano - a cura di agra press (pf)] LA GERMANIA E' IN RITARDO NEL SETTORE DELL'ACQUACOLTURA 28 settembre 2014 – (...) Il pesce e' un alimento sempre piu' presente sui menu tedeschi. Ogni anno ne vengono consumati 15 chili, eppure sono anni che il grado di autosufficienza tedesco di pesce continua a diminuire, fino ad arrivare attualmente al 10 per cento circa. I pescherecci che solcano il Mare del Nord e il Mar Baltico non pescano piu' molto, per questo il pesce che arriva in Germania proviene sempre piu' spesso dagli enormi impianti di acquacoltura situati in Asia o in altre zone del mondo. Secondo le stime dell'Ocse, nel 2020 la percentuale di pesce catturato in mare, che nel 1990 superava ancora l'80 per cento, si attestera' appena al 44 per cento. Finora la crescita del settore dell'acquacoltura ha favorito altri paesi, e sui menu delle mense tedesche la trota nostrana ha dovuto lasciare sempre piu' spazio al pangasio cinese. Il Piano strategico nazionale per l'acquacoltura che e' stato adottato a fine luglio (...) dalla Conferenza dei ministri dell'agricoltura degli stati federati intende modificare questa situazione. Si profilano buone prospettive per il futuro. Come si legge infatti nell'introduzione del documento, "grazie all'alta qualita' delle sue risorse idriche, al suo know-how tecnico e alla sua vicinanza ai potenziali mercati di vendita, la Germania e' il luogo ideale per lo sviluppo dell'acquacoltura interna". Tra dieci o quindici anni si potrebbe dunque raggiungere la completa autosufficienza per quanto riguarda alcune specie ittiche. Ad esempio per le trote, la meta' delle quali viene attualmente importata dall'estero, da paesi come la Turchia o l'Italia. Il piano (...) punta a innescare un'inversione di tendenza nello sviluppo dell'acquacoltura tedesca, che richiedera' lo sforzo congiunto di aziende, associazioni, pubblica amministrazione e mondo della ricerca. Anche in Baden-Wuerttemberg, che rappresenta il maggior produttore di trote a livello federale, le condizioni appaiono favorevoli. Nel 2013 le circa 200 aziende, a gestione principalmente familiare, presenti nel Land (...) hanno allevato circa 3.500 tonnellate di pesce, soprattutto trote iridee e trote salmonate, ma anche salmerini e lucioperche. Ma si potrebbe fare molto di piu', sostengono gli esperti. "Abbiamo a disposizione le condizioni naturali e risorse idriche adatte", ha spiegato Alexander Brinker, Direttore del centro di ricerca sulla pesca di Langenargen, presso il Lago di Costanza (...). (...) Secondo i piscicoltori, una delle cause della stagnazione del settore sarebbe da individuare negli eccessivi requisiti normativi. (...) Le aziende del settore devono poi spesso combattere contro alcuni pregiudizi, come ad esempio l'opinione diffusa che nell'acquacoltura venga fatto largo uso di farmaci. "L'uso di antibiotici e' ridotto al minimo", ha sottolineato Brinker. E non avrebbe nessun fondamento la teoria secondo cui i pesci carnivori, come i salmoni o le trote, dovrebbero essere maggiormente nutriti con farine a base di pesce, perche' la percentuale di pesce presente nei mangimi e' compresa tra il 3 e l'8 per cento, mentre la parte restante e' costituita da sostanze vegetali. Inoltre, soprattutto negli allevamenti estensivi che predominano nel Land del BadenWuerttemberg, l'inquinamento delle acque viene tenuto sotto controllo. (…) [Michael Gerster, quotidiano – a cura di agra press (i)]
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LE NAVI DA PESCA SPAGNOLE SI RITIRANO PER LE INTIMIDAZIONI DELLA FLOTTA MAROCCHINA 25 settembre 2014 – Il ritorno tanto atteso delle barche andaluse alla pesca in Marocco dopo tre anni di assenza non poteva essere piu' deludente. I pescherecci con i palangari hanno scelto di operare nelle acque spagnole dello Stretto dopo giorni di molestie da parte della flotta marocchina, critica per l'entrata in vigore dell'accordo attuale e per la concorrenza rappresentata dalla presenza delle navi spagnole. Altri pescherecci con la concessione che pescano con le reti piu' a sud e non condividono le zone di pesca con le barche del paese nordafricano, hanno comunque deciso di rimanere nel golfo di Cadice. Nei primi giorni di pesca non hanno trovato le ricercate acciughe marocchine, e le scarse sardine e sgombri catturate non hanno compensato il costo del viaggio. Il nuovo accordo di pesca tra l'Unione Europea e il Marocco e' entrato in vigore il 14 settembre con il ritorno effettivo delle barche. Il precedente accordo era stato sospeso bruscamente per il voto del Parlamento europeo nel 2011, contrario alla sua proroga. Il nuovo negoziato e' durato due anni, ma c'e' voluto un altro anno per la ratifica. Inoltre, il re del Marocco ha aspettato diversi mesi prima di firmarlo, il passo finale che mancava prima della entrata in vigore. Delle 119 licenze concordate, un centinaio spettano alle navi spagnole, di cui 44 sono andaluse. Ma fin dall'inizio, sono iniziati i problemi. I pescatori di Cadice, che hanno riservate le zone di pesca nei pressi di capo Spartel, a circa 18 miglia da Barbate, hanno trovato ad aspettarli i pescatori marocchini che li hanno ricevuti con male parole e gesti violenti. Secondo la denuncia di Luis Beltran, armatore dei pescherecci Rachel e Sheila, uno di questi pescherecci marocchini e' passato a poppa (di una nave spagnola) e con le sue eliche ha tagliato l'attrezzatura di pesca, del valore di 3.000 euro. Nei giorni successivi la pressione e' continuata. La richiesta di buon vicinato da parte delle autorita' spagnole e l'invio di una nave pattuglia della polizia da parte del Marocco non ha impedito nuove intimidazioni. Temendo di subire maggiori danni materiali, i pescatori andalusi hanno optato per rimanere a pescare nella zona spagnola. Percorrono le acque marocchine solo quando sono certi che non sia presente nessuna nave del paese nordafricano. "I marocchini dicono di avere la priorita' al momento di gettare le reti e non permettono che i pescherecci con palangari possano operare in alcune zone," ha lamentato Pedro Maza, presidente della Federazione andalusa delle associazioni della pesca. Ai due pescherecci con reti che hanno gia' pagato la licenza, entrambi di Barbate, non e' andata meglio. Il loro problema non e' la presenza di altre barche. Pescano piu' a sud e non condividono zone di pesca con le barche marocchine. Il problema e' che non c'e' pesce. "Ci sono solo sardine e sgombri, e poche, mentre quelle che mancano sono le alici", dice Andres Barrera, armatore di Barbate. Le due barche hanno cosi' deciso di rimanere a pescare nel golfo di Cadice. Almeno, fino a quando termineranno il loro contingente di acciughe in questa zona, ormai quasi esaurito. Questi viaggi piu' corti almeno sono redditizi. La continuita' del lavoro in Marocco e il pagamento delle licenze, che devono essere formalizzate all'inizio della prossima settimana per entrare in vigore a ottobre, dipendera' dai lavori di un comitato misto che si riunira' in Marocco nei prossimi giorni. "Stiamo lavorando con il Marocco perche' l'accordo sia completo. Abbiamo tanti contatti con le associazioni dei pescatori. L'incontro della prossima settimana permettera' di fissare un calendario e gli orari di ingresso e di uscita delle navi (spagnole) per evitare ogni tipo di attrito", ha detto ieri a Cadice la delegata del governo in Andalusia, Carmen Crespo. Ai problemi con il Marocco si somma la fine delle quote della pesca delle sardine nel golfo di Cadice, dopo il taglio forte delle catture di quest'anno fissato dal governo centrale. Anche la quota delle acciughe e' quasi completata. La Junta dell'Andalusia e le corporazioni dei pescatori hanno chiesto una linea di aiuti compensativi al ministero dell'ambiente per alleviare la difficile situazione dei pescatori andalusi. [Pedro Espinosa, quotidiano - a cura di agra press (pf)]
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IL SALMONE VIA DAI MENU' DELLE MENSE, PER VIA DI PREOCCUPAZIONI CONCERNENTI LA SOSTENIBILITA'? 25 settembre 2014 – Alcune varieta' di salmone dovrebbero essere eliminate dalle mense, dopo che il pesce dell'Atlantico, catturato allo stato selvatico, e' stato inserito nella lista del Pesce da Evitare dagli ambientalisti. Gli ultimi indici ittici elaborati dalla Marine Conservation Society (MCS) invitano i consumatori a non mangiare il pesce, sottolineando la mancanza di appropriate misure gestionali tese a impedire l'eccessivo sfruttamento dei fiumi scozzesi – dove gli stock ittici sono estremamente contenuti – e l'assenza di limiti di catture internazionalmente riconosciuti. "A differenza della maggior parte degli altri stati membri della North Atlantic Salmon Conservation Organisation (NASCO), la Scozia non ha ancora fissato dei limiti di catture per quanto riguarda la pesca di salmone nei fiumi, e secondo la NASCO non ha praticamente alcun regime gestionale in atto per impedire un aumento della pesca costiera, ne' dispone di meccanismi adeguati per limitare le catture, nel caso in cui le popolazioni locali di salmone siano deboli", ha dichiarato Bernadette Clarke, funzionario dell'MCS. Alcune varieta' di merlano, spesso consigliate come una valida alternativa al merluzzo e alla platessa, sono state inserite nella lista del "Pesce da Evitare", dal momento che vengono catturate come sottoprodotto nelle aree per la pesca degli scampi della costa occidentale della Scozia, del Mar del Nord, e della Manica Orientale, mentre anche il merluzzo del Mar del Nord rimane come un pesce da evitare . "Il merlano viene scartato in quantita' allarmanti in queste aree", ha aggiunto Clarke. "Nella costa orientale della Scozia piu' della meta' delle catture annue e' costituita da esemplari di merlano di piccole dimensioni o di scarso valore, che vengono poi rigettati in mare. Il 90% di questi rigetti e' ascrivibile alle imbarcazioni dedite alla pesca di scampi, che utilizzano ingranaggi a maglie fini". Un'altra cattiva notizia e' data dal fatto che, nel 2013, solo il 30% dei fiumi inglesi e scozzesi ha raggiunto gli obiettivi fissati dall'MCS, contro il 53% dell'anno precedente. Tuttavia, vi e' stata una moratoria per quanto riguarda l'eglefino dell'Atlantico Nord Orientale e lo sgombro dell'Unione Europea e della Norvegia, che, oggi, sono entrambi inseriti nella lista del "Pesce da Mangiare". (…) Lo sgombro proveniente dalla Gran Bretagna, dall'Europa, e dalla Norvegia rappresenta ancora una volta una "buona scelta" per i consumatori, ma i consumatori dovrebbero prestare attenzione ad altre fonti di approvvigionamento – lo sgombro dell'Islanda e delle Isole Faroe e' tra le scelte meno sostenibili, secondo l'organizzazione ambientalista. Ian McFadden, presidente della Scottish Pelagic Processors Association (SPPA), ha dichiarato: "Si tratta di una grande notizia per i settori della pesca e della lavorazione dello sgombro, per l'economia, e per i consumatori. Il settore dello sgombro costituisce la principale industria ittica della Gran Bretagna, avendo un valore di circa 500 milioni di sterline, e dando lavoro a piu' di 2.000 persone, pertanto questa notizia e' di fondamentale importanza anche per l'economia inglese". [Will Nichols, portale – a cura di agra press] MITSUBISHI OFFRE 1,4 MILIARDI DI DOLLARI PER L'AZIENDA ITTICA NORVEGESE CERMAQ 22 settembre 2014 – La Mitsubishi Corp. ha offerto 8,88 miliardi di corone norvegesi (1,4 miliardi di dollari) per l'acquisizione del produttore norvegese di salmone Cermaq, in quello che si configura come l'ultimo atto di consolidamento del frammentato settore ittico. L'offerta dell'azienda giapponese fa seguito al netto incremento della domanda di pesce, registrato negli ultimi anni, in conseguenza della crescita della classe media nei paesi in via di sviluppo, e della tendenza a consumare cibi piu' sani nelle economie sviluppate. Quest'anno, il consumo di pesce d'allevamento dovrebbe superare quello di pesce selvatico, secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura.
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La Cermaq, che ha sede a Oslo, e' una delle principali aziende mondiali nella produzione di salmone, con attivita' sparse in Norvegia, Canada e Cile. Le 170.000 tonnellate di pesce che produce, ogni anno, costituiscono circa il 10% della produzione globale. Il consiglio d'amministrazione della Cermaq ha dichiarato di aver raccomandato all'unanimita' l'offerta di 96 corone norvegesi ad azione, che rappresentano una maggiorazione del 14,3%, rispetto al prezzo di chiusura di venerdi' scorso. La coalizione conservatrice al governo in Norvegia – che possiede piu' del 59% dell'azienda in via diretta, e un altro 6,4% attraverso un fondo di investimento statale – si e' detta "pronta" a vendere le sue azioni, volendo tener fede alla promessa elettorale di ridurre la partecipazione statale nell'azienda. Lo scorso anno, la Cermaq e' stata al centro di una battaglia tra il piu' noto uomo d'affari della Norvegia – il miliardario John Fredriksen – e il precedente governo. La Marine Harvest, la piu' grande azienda ittica al mondo, di proprieta' di Fredriksen, ha lanciato un'Opa ostile da 1,7 miliardi di dollari per l'acquisizione della Cermaq, ma e' stata sventata dal governo di centro sinistra, allora al potere, che ha aumentato la sua partecipazione. Lunedi' scorso, il Ministero della Pesca della Norvegia ha dichiarato di aver comunicato alla Mitsubishi di essere disposto a "procedere alla vendita delle azioni della Cermaq, possedute dallo stato, alla Mitsubishi Corporation, secondo i termini indicati nell'annuncio di oggi". Ma, forse memore del precedente tentativo di acquisizione da parte di Fredriksen, ha fatto sapere di riservarsi il diritto di vendere a un altro offerente, nel caso in cui dovesse materializzarsi un'offerta migliore. Dovrebbe trattarsi della piu' grande transazione in campo ittico mai realizzata dalla Mitsubishi Corporation, fino ad oggi. La multinazionale giapponese possiede partecipazioni in aziende sparse in tutto il mondo, e sebbene la maggior parte dei suoi pacchetti azionari in societa' estere sia nel settore energetico e petrolifero, sta cercando di diversificare l'attivita'. Lo scorso anno, si e' prefissata come obiettivo quello di raddoppiare, entro il 2020, le entrate ascrivibili a investimenti effettuati al di fuori di queste aree. La Mitsubishi Corp. e' entrata nel settore dell'allevamento ittico nel 2011, acquisendo, per 125 milioni di dollari, il gruppo cileno Salmones Humboldt, e, nel 2012, ha creato una jointventure con la tailandese Thai Union Frozen Products, per la produzione di gamberi La Mitsubishi spera di "combinare il know-how produttivo e la capacita' di creare impresa", maturati nel comparto alimentare, "con l'expertise della Cermaq, al fine di espandere a livello globale l'attivita' ittica". Rebekka Glasser Herlofsen, presidente della Cermaq, ha dichiarato che la combinazione di questi fattori e' destinata a creare "la seconda maggiore azienda mondiale nel campo della produzione di salmone", dopo la Marine Harvest, anch'essa con sede legale in Norvegia. L'offerta si chiudera' il 20 ottobre p.v. [Emiko Terazono, Jonathan Soble Richard Milne, quotidiano – a cura di agra press]
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