fondatore: giovanni martirano direttore responsabile: letizia martirano agenzia quotidiana di informazioni
agra press
editrice cooperativa OUTSIDER Via in Lucina 15 - 00186 ROMA Tariffa ROC: "Poste italiane spa - Spedizione in a.p. - DL 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46 ) art. 1 comma 1 DCB ROMA"
www.agrapress.it
ANNO LII - N. 344
martedi' 23 dicembre 2014
SPECIALE PESCA L'Economia e la politica della pesca nel mondo IL PREZZO DEL SALMONE REGISTRA UN BALZO DEL 30% PRIMA DEL PERIODO NATALIZIO 18 dicembre 2014 – La scorsa settimana, il prezzo del salmone norvegese ha registrato una certa flessione, dopo essere aumentato nettamente nel corso dell'ultimo mese – pur continuando a essere il 30% maggiore, rispetto a settembre – nonostante le ritorsioni della Russia contro le sanzioni dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, e grazie all'impennata della domanda stagionale legata alle festivita' del Natale e del Capodanno. Secondo gli analisti della Mintec, il prezzo sta diminuendo perche' i mari caldi, che determinano un aumento del tasso di crescita dei pesci, hanno comportato un incremento della quantita' di pesce presente sul mercato, all'inizio dell'anno, rispetto alle previsioni, ma, attualmente, nelle aziende viene conservato un minor numero di pesce. A maggio, il volume della produzione conservato nelle aziende ha registrato un aumento del 10%, su base annua, ma le scorte sono, tuttavia, scese a solo l'1%, prima di ottobre, e dovrebbero essere ulteriormente diminuite, a novembre, hanno spiegato gli analisti. Questa carenza significa che le scorte sono su un livello analogo a quello del 2013, mentre la domanda e' cresciuta in vista del periodo natalizio. Ma, la scorsa settimana, dopo prezzi e volumi d'esportazione sempre piu' alti, si e' registrato un netto calo di circa 8-41 corone norvegesi al chilo, il maggior calo settimanale in oltre un decennio. Tra le sanzioni decise dalla Russia e dai paesi che si oppongono all'annessione della Crimea, una delle ritorsioni del Cremlino e' stata quella di includere il pesce in una lista di prodotti vietati, provenienti dall'Unione Europea, dalla Norvegia, dal Canada, dagli Stati Uniti, e dall'Australia. La Russia acquista 110.000 tonnellate di salmone dalla sola Norvegia. Piu' in generale, il Financial Times ha gia' riportato che gli osservatori del mercato sono convinti che l'allevamento ittico continuera' a crescere, mentre il pesce catturato allo stato selvatico e' andato diminuendo dagli anni Ottanta. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura prevede che, nel 2014, il consumo pro capite di pesce d'allevamento registrera' un aumento del 4,4%, rispetto allo scorso anno, arrivando a 10,3 chili l'anno, e superando, per la prima volta, il dato relativo al consumo di pesce selvatico, che dovrebbe diminuire dell'1,5%, scendendo a 9,7 chili. Ma l'incerto business dell'allevamento ittico e' stato evidenziato quando, di recente, un'invasione di meduse nelle Isole Occidentali della Scozia ha fatto fuori quasi 300.000 giovani salmoni, per un valore di circa un milione di sterline. Gli esemplari di medusa luminosa, pelagia noctiluca, sono abbastanza piccoli da penetrare all'interno delle casse in cui viene allevato il salmone. Le meduse hanno brulicato nell'azienda ittica Loch Duart, a North Uist.
(ap) - n. 344
2./..
Le cattive condizioni meteorologiche che hanno fatto seguito all'incidente hanno impedito al pesce di riprendersi dalle ferite. La Loch Duart ha reso noto che meta' dei suoi stock sono morti. Nel 2007, le meduse urticanti hanno inondato le casse di salmone al largo dell'Irlanda del Nord, prima di comparire a frotte intorno alla costa delle Highlands scozzesi. Miliardi di creature hanno coperto un'area di 10 miglia quadrate al largo della costa di County Antrim. [Simon Greaves, quotidiano – a cura di agra press] LA PESCA FRANCESE OTTIENE UN ANNO DI TREGUA 17 dicembre 2014 – Le negoziazioni europee sulle quote per il 2015 hanno portato ad un compromesso. Questo permette alla Francia di mantenere uno sforzo di pesca quasi costante. I pescatori francesi sono sollevati; ancora una volta, sono riusciti ad indebolire le proposte della Commissione Europea sulle quote di pesca autorizzate nel 2015, al fine di superare le raccomandazioni degli esperti. Mentre le autorita' europee volevano imporre un'importante diminuzione della pesca per la sogliola, il cui stock e' in cattivo stato, hanno ottenuto il rinnovo delle loro quote nel golfo di Biscaglia, vale a dire un numero massimo di catture autorizzate di 3.800 tonnellate. Sono anche riusciti a limitare la diminuzione delle catture al 28% nella Manica orientale, mentre la Commissione esigeva una diminuzione del 60%. Preoccupata dalla situazione nel mare Celtico, anche in questo caso la ha dovuto adeguarsi. In questa regione marittima la Francia dovra' diminuire del 12% le catture di asinello e del 26% quelle di merluzzo, ma non di piu' della meta' come invece voleva Bruxelles. Questa negoziazione ha inoltre mostrato che nonostante il voto, lo scorso anno, di una nuova politica comune della pesca (PCP) per preservare maggiormente le risorse ittiche, la grande contrattazione annuale sui TAC (totali ammissibili di catture) e sulle quote non e' scomparsa. "E' inaccettabile", hanno affermato ieri con rabbia le associazioni ambientali, che per anni si sono battute affinche' la nuova PCP obblighi finalmente i pescatori a rispettare i pareri degli scienziati, poiche' secondo i testi l'obiettivo e' quello di raggiungere, a partire dall'anno prossimo o al piu' tardi nel 2020, un rendimento massimo sostenibile (RMS), vale a dire il livello di pesca che permette ad uno stock di pesce di ricostituirsi annualmente. Tuttavia, a Bruxelles la diplomazia francese ha sostenuto che l'entrata in vigore della riforma della PCP non deve concludersi con una tripla punizione per i pescatori, vale a dire una diminuzione delle quote, l'obbligo di scaricare in porto tutte le catture, secondo il nuovo principio di "zero rigetto", e la diminuzione dei sostegni finanziari, poiche' non e' ancora operativo il nuovo sistema di aiuti. "Abbiamo adottato una riforma difficile, che vieta i rigetti in mare, non e' obbligatorio essere drastici, dato che il Parlamento Europeo e' in ritardo con le disposizioni di esecuzione", giustificano i rappresentati francesi. Tanto piu' che al termine di dieci anni di braccio di ferro, vi sono comunque dei progressi nell'Atlantico e nel mare del Nord. Secondo Parigi, il 59% degli stock di pesce sono sfruttati all'RMS (rendimento massimo sostenibile), vale a dire ad un livello che permette la riproduzione delle specie. Nel 2009, solo il 14% degli stock di pesce soggetti a quote erano a quel livello. [Anne Bauer, quotidiano – a cura di agra press (gin)] I PESCATORI TEDESCHI SODDISFATTI DELLE QUOTE DI PESCA PER IL 2015 17 dicembre 2014 – I pescatori costieri tedeschi hanno accolto con soddisfazione l'accordo raggiunto dagli Stati membri sulle quote di pesca per il 2015. Grazie alle quote per il Mare del Nord che sono state fissate a Bruxelles, il prossimo anno sara' possibile catturare maggiori quantita' di pesce, ha dichiarato mercoledi' Claus Ubl, dell'Associazione tedesca della pesca. "La gestione sostenibile degli stock ittici e' ormai diventata la normalita'. Con queste quote, i pescatori riescono a sopravvivere (…)", ha spiegato Ubl, che si e' detto particolarmente soddisfatto della positiva ripresa registrata
(ap) - n. 344
3./..
dagli stock di sogliola del Mare del Nord. Anche quest'anno – ha sottolineato – e' stato segnato un record storico, per questo la quota per la passera di mare e' stata aumentata del 15 per cento. Anche il merluzzo bianco ha mostrato uno sviluppo positivo; le quote di questa specie previste per il Mare del Nord sono state aumentate del 5 per cento. Le catture per il 2015 sono state stabilite sulla base del parere scientifico fornito dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (Ciem) (…). Il sistema delle quote e' teso a garantire che la maggior parte degli stock ittici venga pescato secondo il principio del rendimento massimo sostenibile [Rms], ha precisato Ubl. A suo parere l'accordo raggiunto a Bruxelles rappresenta un segnale positivo: gli sforzi compiuti dai pescatori – ha commentato – hanno finalmente portato i loro frutti. Quest'anno solo il 40 per cento delle risorse ittiche dell'Atlantico nordorientale e' risultato essere sovrasfruttato: "Il numero degli stock che vengono gestiti in modo sostenibile e' in continuo aumento", ha rivelato lo stesso Ubl. Anche il Ministero federale dell'Agricoltura si e' compiaciuto della risoluzione di Bruxelles. "Grazie a questa decisione, i pescatori tedeschi possono guardare con ottimismo all'anno che verra'", ha dichiarato il Ministro dell'Agricoltura Christian Schmidt (Csu). Inoltre, ha sottolineato, sono state poste le basi per il raggiungimento, entro massimo il 2020, dell'obiettivo della sostenibilita' per tutte le risorse ittiche. La decisione e' stata invece criticata dagli ambientalisti. "L'obiettivo della sostenibilita' e' stato letteralmente 'buttato a mare'. I ministri, con questo vergognoso accordo, hanno inflitto un duro colpo al cuore della riforma", ha detto Karoline Schacht del Wwf. Sulla stessa linea si sono espresse anche le organizzazioni Greenpeace e Oceana. [dpa; quotidiano – a cura di agra press (i)] GLI AMBIENTALISTI CRITICANO LA POSIZIONE DI COVENEY AI NEGOZIATI SULLA PESCA DELL'UE 15 dicembre 2014 – Alcuni gruppi ambientalisti hanno criticato il ministro della Pesca, Simon Coveney, per la sua opposizione a molti dei tagli proposti dalla Commissione Europea, per quanto riguarda le quote di cattura del pesce bianco per il prossimo anno. Coveney, che guida la delegazione irlandese al consiglio dei ministri della Pesca dell'Unione Europea di questa settimana, ha dichiarato che i tagli proposti sono "inaccettabili". Nel corso di un briefing con i giornalisti prima del consiglio, il ministro ha promesso di opporsi a cio' che equivarrebbe a un taglio complessivo del 20% delle quote di cattura del pesce bianco e dei gamberetti per il 2015. Se il provvedimento dovesse essere approvato, potrebbe comportare un taglio di 600 posti di lavoro diretti e indiretti, con perdite annue per 78 milioni di euro, ha avvertito la Federazione dei Pescatori Irlandesi. La Commissione Europea proporra' una riduzione delle quote del 64% per il merluzzo, del 41% per l'eglefino, del 20% per il pollock e la razza, del 14% per il merlano e i gamberetti, del 12% per la rana pescatrice, e del 4% per il nasello. Tuttavia, la pesca piu' redditizia dell'Irlanda, lo sgombro, dovrebbe ricevere, il prossimo anno, una quota di 89.000 tonnellate. L'associazione Environmental Pillar, che rappresenta 28 gruppi ambientalisti irlandesi, ha lanciato un appello a Coveney perche' "faccia quanto in suo potere per sostenere il consiglio scientifico, per il bene dell'ambiente marino e dei pescatori che operano nelle comunita' costiere". "Specie comuni, come il merluzzo, la platessa e l'eglefino, richiedono tutte un netto calo delle catture, al fine di frenare il depauperamento delle loro popolazioni", si legge nella dichiarazione del gruppo ambientalista. "Per molte specie ben note, nel 2015, sara' proposta la riduzione dei totali ammissibili di catture, al fine di ripristinare la sostenibilita' della pesca dell'Atlantico nordorientale". Edward Fahy, ex scienziato del Marine Institute, ha dichiarato che "nonostante ripetute promesse di riforma da parte della Commissione e dei ministri della Pesca dell'Irlanda,
(ap) - n. 344
4./..
non vi e' alcun segno che indichi la volonta' di porre fine alla distruzione di questa risorsa nazionale". Siobhán Egan, del BirdWatch Ireland, ha sottolineato come i ministri della Pesca dell'Unione Europea siano costretti, in base alla nuova Politica Comune della Pesca, ad aderire al rendimento massimo sostenibile – che mette la parola fine all'eccessivo sfruttamento degli stock – entro il 2015. Il principio del rendimento massimo sostenibile si applica, a meno che non possa essere dimostrato che cio' mette gravemente a rischio la sostenibilita' socioeconomica dei pescherecci. "Piu' di 30 anni di eccessivo sfruttamento, consentito per legge, e aggravato dalla pratica dei rigetti, ha devastato numerose comunita' e stock ittici", ha dichiarato. Coveney ha confermato che l'Irlanda discutera' un incremento del 3% delle quote dei gamberetti, contro la proposta di un taglio del 14%, e ha dichiarato che "la scienza sostiene la tesi dell'Irlanda". "Non vi e' ragione per cui non potremmo, e non dovremmo, introdurre un rendimento massimo sostenibile in un periodo di tempo piu' o meno lungo", ha detto Coveney, aggiungendo che potrebbe trattarsi di un periodo di due o tre anni. "Ritengo che se saremo in grado di farlo, la nuova Politica Comune della Pesca trasformera' radicalmente l'attivita' ittica", ha dichiarato, ma tutto cio' potra' essere raggiunto solo attraverso un "accaparramento" da parte dell'industria. Questo "accaparramento" verrebbe compromesso da "netti tagli delle quote" nel primo anno della nuova Politica Comune della Pesca, ha spiegato, a sostegno dei quali non vi e' nessuna "prova scientifica evidente". Le organizzazioni ambientaliste hanno, inoltre, espresso forti preoccupazioni per cio' che hanno definito come un tentativo del Parlamento Europeo di diluire nel tempo il divieto sui rigetti di pesce – la prima fase del quale, per i pescherecci pelagici (sgombro/aringhe), dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio del 2015. Sean O'Donoghue, presidente della Federazione dei Pescatori Irlandesi, sostiene che la situazione e' un "pasticcio giuridico", poiche' la legge che impone che i pescatori scarichino il pesce che supera la quota, o sottomisura, e' ancora in vigore. "Non vi e' alcun accordo tra il Consiglio e il Parlamento dell'Unione Europea su una nuova legge omnibus che disciplini l'obbligo di sbarco del pesce", ha dichiarato. "Pertanto, il divieto non puo' essere implementato", ha detto. [Lorna Siggins e Suzanne Lynch, quotidiano – a cura di agra press] SPAGNA: GLI ULTIMI PESCATORI 15 dicembre 2014 – Jose' Miguel Martinez condivide gli ultimi minuti della notte con decine di pensionati che si esercitano sul lungomare di Benidorm (Alicante). La brezza del mattino comincia a intuirsi quando l'alba invade il porto e questo pescatore di 40 anni imbocca il Mediterraneo dal ponte di comando della sua barca). Avvia i 46 cavalli che spingono l'imbarcazione e lascia dietro di se' un orizzonte delineato da giganteschi moli di cemento. Al massimo, si allontanera' di tre miglia per gettare le reti che prenderanno diverse varieta' di tonni per il mercato della vicina Altea. In questo antico borgo di marinai, conquistata dal turismo a partire dagli anni Cinquanta, da anni non c'e' l'asta del pescato. Tuttavia, qui sopravvive Jose' Miguel, l'ultima pescatore artigianale della citta'. "A Benidorm si e' persa la tradizione, perche' c'e' stata molta offerta di lavoro sulla terraferma e le persone sono andate verso il facile", spiega quello che prevedibilmente sara' l'ultimo anello in una antica saga di marinai, Els Tabarquines. "Le nostre origini vengono dall'isola di Tabarca", dice subito. Suo padre, gli zii, il nonno, e "molto piu' indietro ancora", pescavano sulla costa levantina. "Ma i miei figli, di 12 e 8 anni, non li vedo a bordo," ammette. La pesca tradizionale da molto tempo si confronta con un complicato salto generazionale in questa citta' della zona di Alicante. Un problema che si ripropone nel resto della Spagna, dove sono pochi i giovani che prendono il posto dai loro anziani. E la professione precipita: la flotta dedicata alla pesca minore e' scesa del 25% in soli sette anni. Di 10.233
(ap) - n. 344
5./..
imbarcazioni presenti nel 2006 siamo passati a 7.602 nel 2013, secondo dati del ministero dell'agricoltura. "Questo calo dipende da una combinazione di fattori", dice Celia Ojeda, responsabile marina di Greenpeace che ha partecipato al rapporto L'occupazione a bordo (…). Prima responsabilita' tocca alle autorita' che progressivamente hanno ridotto al settore le quote di cattura a favore della pesca industriale; seconda, il ritiro delle sovvenzioni; e la terza, come questi lavoratori devono affrontare "condizioni di lavoro sempre peggiori". Secondo lo studio, lo stipendio medio e' pari a 7.796 euro all'anno, molto meno rispetto ai 23.020 euro della pesca non artigianale. "Molti di quelli che erano passati all'edilizia sono dovuti tornare al mare, ma c'e' poco ricambio generazionale", spiega. "Non ottengono gli investimenti necessari per iniziare, per comprare la propria nave. Alla fine e al principio, una barca e' un'ipoteca". Con calma, Jose' Miguel cammina lungo la banchina dove e' cresciuto. Qui sali' sul ponte per la prima volta a 16 anni. E qui attracca ora la sua Cayetano Francisca II, lunga 10,5 metri, che condivide la banchina con barche a vela e yacht; con l'Aquascope, una nave gialla con fondo trasparente per i viaggiatori che anelano a contemplare il fondo marino; e con un'altra barca da pesca, proprieta' di alcuni vicini della limitrofa citta' di El Campello. Questo paesaggio contrasta con i primi anni della sua carriera a bordo, quando "c'erano cinque o sei navi artigianali" insieme. Suo padre, Miguel, e suo zio Vicente, 83 e 81 anni rispettivamente, sorridono quando sentono menzionare questa cifra: "Noi ne ricordiamo fino a 15". [J. Jimenez Galvez, quotidiano - a cura di agra press (pf)] MAROCCO: L'IVA SUL MATERIALE DI PESCA PASSA DAL 20 AL 10% 12 dicembre 2014 – Una trentina di emendamenti sul progetto di legge finanziaria 2015 sono stati votati, mercoledi' 10 dicembre 2014, alla commissione delle finanze della Camera dei Consiglieri. Tuttavia, solo tre di questi emendamenti sono stati accettati dal governo, ha indicato ad ALM Mohamed Daidaa, membro della commissione delle finanze della seconda Camera. Si tratterebbe, secondo il Consigliere, di un abbattimento del 55% applicabile alle pensioni il cui reddito annuo equivale o e' inferiore a 168.000 dirham, cosi' come un abbattimento del 40% per i redditi superiori a questa soglia. Il secondo emendamento che dovrebbe essere adottato dal governo riguarda il settore della pesca, precisamente l'IVA sui macchinari e i materiali di pesca, in particolare il motore marino, le apparecchiature di rilevamento (radar, scandaglio, sonar…), attrezzatura di cattura (reti, ami, fili, cime…). Mentre il progetto di legge finanziaria 2015 prevede l'applicazione del 20% di IVA ai macchinari e al materiali da pesca, l'emendamento dell'opposizione accettato dal governo riporta questa tassa al 10%. Una misura che potrebbe alleggerire gli oneri dei pescatori, considerato che questi ultimi erano esonerati da questa tassa prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria 2014. L'altra misura difesa dai consiglieri e accettata dal governo, secondo Daidaa, e' la riduzione dell'ammontare dell'investimento destinato all'acquisto di beni strumentali, materiale e strumenti esenti dal dazio all'importazione. L'ammontare, che e' cosi' passato da 150 a 120 milioni di dirham (dopo la prima lettura della legge finanziaria alla Camera dei rappresentanti), e' stato ulteriormente diminuito dopo l'approvazione dell'emendamento dei consiglieri, arrivando a 100 milioni di dirham. Secondo Daidaa, questa revisione e' volta a incoraggiare gli investimenti e la creazione di posti di lavoro. Inoltre, tra la trentina di emendamenti votati dai consiglieri ma non approvati dal governo, citiamo quelli che riguardano la revisione della quota di entrate fiscali trasferite dallo Stato alle regioni. I consiglieri avrebbero voluto rivedere al rialzo la quota dell'1% sull'Imposta generale sui redditi e la quota dell'1% sull'Imposta sulle societa' attribuite alle regioni, affinche' raggiungessero il 2% ciascuna. [Amine Harmach, quotidiano – a cura di agra press (gin)]
(ap) - n. 344
6./..
SPAGNA: A BILBAO TRA I 450 E I 650 EURO PER UN CHILO DI AVANNOTTI 12 dicembre 2014 – L'avannotto di anguilla e' diventato, ancora una volta, il prodotto piu' costoso nelle pescherie di Bilbao a meno di due settimane dalla celebrazione del Natale. Questo venerdi' i negozi vendevano gli avannotti di anguille a prezzi che andavano da 450 a 650 euro al chilo. Per un altro anno ancora, davanti alle pescherie si sono riuniti i curiosi che hanno commentato il prezzo e le possibilita' di acquisto. "Se ne compri cento grammi, non e' poi cosi' costoso", ha detto uno dei cittadini di Bilbao fermo davanti a uno dei negozi. Il 24 dicembre dello scorso anno il prezzo degli avannotti di anguilla raggiunse, in una pescheria del centro di Bilbao, gli 800 euro al chilo. Allora i responsabili della pescheria spiegavano che il prodotto veniva venduto 200 euro in meno rispetto a due anni prima. [quotidiano - a cura di agra press (pf)] BIOLOGO A BORDO, PESCA SOSTENIBILE 11 dicembre 2014 – "Possiamo adottare solo misure di gestione (sulla pesca) che siano sostenute in via preventiva dalle conoscenze scientifiche delle risorse". Lo ha detto il segretario generale della pesca del ministero dell'agricoltura, dell'alimentazione e dell'ambiente (Magrama), Andres Hermida, intervenendo al secondo congresso della sostenibilita' economica e sociale della pesca che si e' svolto a La Coruna un paio di settimane fa. Qualche giorno prima, nella riunione annuale della Commissione internazionale per la conservazione del tonno dell'Atlantico (Iccat), conclusa a Genova il 17 novembre, era stata evidenziata ancora una volta l'importanza di poter contare su solide basi scientifiche, comprese quelle fornite dagli osservatori a bordo delle navi, al momento di vietare, tagliare o riaprire le attivita' di pesca. "Il successo del tenere conto dei pareri scientifici si e' manifestato nei segnali incoraggianti mostrati dallo stock di tonno rosso, specie quello dell'Atlantico orientale e del Mediterraneo, durante l'ultimo aggiornamento della valutazione, e la Commissione si e' mostrata prudente fissando un totale ammissibile di cattura (Tac) compreso entro i limiti stabiliti dal suo comitato scientifico". In questa decisione dell'Iccat, che fa arrabbiare gli armatori e soddisfa moderatamente gli ambientalisti, hanno avuto un ruolo importante le informazioni fornite da questi osservatori a bordo delle grandi navi da pesca. L'imbarco a bordo di biologi e' uno degli strumenti piu' diretti su cui fanno affidamento le organizzazioni regionali della pesca (la Iccat e' una di queste) per misurare lo stato di alcune specie e di alcuni bacini di pesca. Su raccomandazione di queste organizzazioni, per decisioni volontarie delle imprese di pesca o per obbligo in alcuni periodi e zone vietate, le maggiori flotte mondiali hanno osservatori a bordo, tra cui la flotta spagnola, che e' una delle piu' impegnate e avanzate in questo campo. Jacobo Marrero, ricercatore presso l'universita' di La Laguna e membro dell'Asociacion Tonina, concentrata sulla ricerca e sulla divulgazione dell'ambiente naturale marino, ha partecipato a diverse campagne dell'Istituto spagnolo di oceanografia (Ieo) per monitorare la pesca del tonno su imbarcazioni di grandi dimensioni . "Quando non siamo in periodo di divieto, noi osservatori ci limitiamo a raccogliere dati; non abbiamo l'autorita' per dire a un pescatore che quel pesce non puo' essere catturato, al di la' di una raccomandazione ", dice Marrero come punto di partenza. Questa raccolta dei dati comprende la verifica che la pesca in alto mare sia realizzata in conformita' con le risoluzioni adottate da ciascuna organizzazione regionale della pesca e, in caso, la certificazione delle buone pratiche di pesca applicate. Le statistiche di cattura e gli sforzi della flotta che opera in ogni area di studio; la composizione per lunghezza e per eta' delle specie principali catturate; le catture di specie non ricercate e gli scarti; studi biologici di fertilita', crescita e alimentazione ... Tutto questo e' previsto nei manuali prodotti dallo Ieo e fa parte del lavoro piu' fine che ogni osservatore realizza con il suo equipaggio dopo aver trascorso da due a cinque mesi in alto mare.
(ap) - n. 344
7./..
Jacobo Marrero riconosce si progredisce ", anche se lentamente", nella consapevolezza della flotta e dei pescatori sulla loro presenza e sul lavoro: "La maggioranza e' ormai consapevole che noi non siamo il nemico a bordo e che possiamo anche difenderli dalle accuse di pesca eccessiva o di cattura di tartarughe e squali nel caso dei pescatori di tonno". Marrero come ricercatore dello Ieo e' stato imbarcato sulle navi del gruppo Calvo in un programma volontario di osservatori a bordo delle navi di questa impresa. "La raccolta dei dati in mare e' uno dei migliori investimenti che una compagnia di navigazione puo' fare", dice Alma Roman, responsabile della responsabilita' sociale del gruppo. Roman sottolinea che "l'imbarco di osservatori scientifici indipendenti e' un punto fondamentale, per il valore scientifico dei dati forniti, che consentono decisioni gestionali migliori, e in quanto garantiscono l'attuazione delle migliori pratiche di pesca su cui il gruppo Calvo, e quindi i suoi equipaggi, si e' impegnato". (...) [Javier Rico, quotidiano - a cura di agra press (pf)] I PRODUTTORI NORVEGESI DI FARINA DI PESCE VOGLIONO TORNARE AD AVERE ACCESSO AL MERCATO CINESE 4 dicembre 2014 – Tenendo conto della limitata offerta, in Peru', e dei grandi sbarchi di pesce, in Norvegia, i produttori norvegesi di farina di pesce stanno intensificando gli sforzi per tornare ad avere accesso al principale mercato mondiale della farina di pesce. Agli esportatori norvegesi di farina di pesce e' precluso il mercato cinese dal gennaio del 2011, poiche' la produzione non era in linea con i requisiti del "tradizionale commercio" con la Cina. In una nota del 2 dicembre scorso, la Norwegian Food Safety Authority (NFSA) ha reso noto che intende avviare un nuovo dialogo con la controparte cinese, nel tentativo di arrivare alla riapertura del mercato per la Norvegia, facendo espresso riferimento a specifiche richieste rivoltegli in tal senso dal settore della farina di pesce. L'agenzia ha fatto sapere che, nel primo trimestre del 2015, invitera' l'Amministrazione Generale per la Supervisione della Qualita', l'Ispezione e la Quarantena (AQSUQ) della Cina a ispezionare le aziende ittiche. "Su espressa richiesta del settore, l'NFSA avviera' un nuovo dialogo con l'AQSIQ, con l'obiettivo dichiarato di far si' che ai produttori norvegesi di farina di pesce venga concesso di esportare in Cina". La nota diramata dall'NFSA invita tutti i produttori di farina di pesce e di proteine idrolizzate che desiderano essere ispezionati da funzionari dell'AQSIQ – al fine di ottenere l'autorizzazione necessaria per poter esportare in Cina – a notificarlo all'NFSA, entro il 23 dicembre p.v. E' difficile che l'AQSIQ possa ispezionare tutte le aziende ittiche inserite nella lista, ma molto probabilmente procedera' a ispezionare solo alcune che verranno selezionate, ha detto NFSA. L'NFSA ha avvisato che gli sforzi profusi non necessariamente si tradurranno in un accesso garantito al mercato cinese. "Sola la Cina puo' decidere chi sara' autorizzato ad esportare", ha detto l'agenzia. "Non vi e' alcuna garanzia che, presentando questa richiesta all'AQSIQ, l'NFSA riuscira' a modificare lo status degli scambi commerciali tra la Norvegia e la Cina." Il provvedimento arriva proprio nel momento in cui si registra un anno eccezionale per la produzione norvegese di farina e di olio di pesce, mentre, in Peru', un'offerta scarsa ha visto i prezzi della farina di pesce di alta qualita' toccare il livello record di 2.400 dollari a tonnellata. Nei primi nove mesi dell'anno, Pelagia, il piu' grande produttore ittico della Norvegia, ha registrato un aumento del 32%, su base annua, del consumo di materie prime per la produzione di farina e di olio di pesce, arrivato a 643.000 tonnellate. Dati statistici diffusi dalla Norges Sildesalgslag (Sildelaget) mostrano un aumento dell'81% degli sbarchi destinati alla produzione di farina e di olio di pesce. Al 1° dicembre di quest'anno, in Norvegia, questi sbarchi ammontavano a 569.737 tonnellate, contro le 314.088 tonnellate dello stesso periodo dello scorso anno, secondo il Sildelaget.
(ap) - n. 344
8./..
Tutto cio' si deve, in larga misura, a un forte aumento degli sbarchi di potassolo. Questi dati non mostrano, tuttavia, il quadro completo, dal momento che una crescente quantita' di materie prime destinate agli impianti norvegesi che producono farina di pesce proviene da sottoprodotti ittici. (…) Ma il provvedimento arriva anche nel momento in cui i compratori cinesi sono alla ricerca di altri fornitori, alla luce della possibile chiusura della seconda stagione delle acciughe, per il Peru', ha spiegato Jean Francois Mittaine, analista del settore, nel corso di un'intervista, rilasciata, a ottobre, a Undercurrent. Il Peru', il piu' grande produttore mondiale di farina di pesce, e' il principale fornitore della Cina. In conseguenza della notizia di una possibile chiusura della stagione ittica del Peru', i prezzi della farina di pesce di alta qualita' sono saliti a 2.400 dollari a tonnellata (FOB). Secondo Mittaine, i compratori cinesi potrebbero rivolgersi alla Danimarca per colmare il gap, dal momento che, sia l'Islanda, sia la Norvegia, non sono in grado di rifornire il mercato. Lo scorso anno la Danimarca ha esportato in Cina solo 18.000 tonnellate di farina di pesce, una quantita' di gran lunga inferiore, rispetto ai livelli del Peru' – 1,33 milioni di tonnellate nel 2012, e 853.000 tonnellate nel 2013, quando le forniture erano scarse a causa della magra stagione del 2012 – ma il triplo, rispetto a quanto esportato l'anno precedente. [Eva Tallaksen, portale – a cura di agra press] TUNISIA: PER LA BILANCIA COMMERCIALE DEL SETTORE ITTICO ATTIVO DI 111 MILIONI DI DINARI 3 dicembre 2014 – Nei primi dieci mesi del 2014, la produzione ittica ha superato quota 105.000 tonnellate, per un valore complessivo di 445 milioni di dinari tunisini, contro le 101.000 tonnellate, pari a 433 milioni di dinari, registrate nello stesso periodo del 2013, riportando un aumento del 4%, in termini di quantita', e del 2,7%, in termini di valore, si legge in una dichiarazione diffusa dal Ministero dell'Agricoltura. Per quanto riguarda la produzione ittica, secondo le stime, alla fine del mese di ottobre del 2014, ammontava a circa 9.507 tonnellate, contro le 9.594 tonnellate dello stesso periodo del 2013. Nei primi dieci mesi del 2014, le esportazioni hanno raggiunto una quantita' di 17.000 tonnellate, e un valore di 218 milioni di dinari, rispetto a una quantita' di 15.000 tonnellate, e a un valore di 188 milioni di dinari, registrati nello stesso periodo del 2013, riportando un incremento del 13,3%, in termini di quantita', e di 15,9 milioni di dinari, in termini di valore. Nei dieci mesi presi in considerazione, le importazioni del settore hanno raggiunto una quantita' di 33.000 tonnellate, e un valore di 107 milioni di dinari, contro le 29.000 tonnellate, per un valore complessivo di 100 milioni di dinari, dello stesso periodo del 2013, registrando un incremento rispettivamente del 13,7% del volume, e del 7% del valore. Gli indicatori del Ministero dell'Agricoltura fanno, pertanto, riferimento a un surplus di 111 milioni di dinari nella bilancia commerciale del settore, contro gli 88 milioni di dinari dello stesso periodo del 2013. [quotidiano – a cura di agra press] QUEI PESCATORI ARTIGIANALI CHE RIFIUTANO LO SFRUTTAMENTO INDUSTRIALE DEL MEDITERRANEO 28 novembre 2014 – Le prudhomie di pesca, vi dicono qualcosa? Si tratta di comunita' di pescatori artigianali, ereditate dal Medio Evo, che oggi rappresentano un'alternativa di fronte ai disastri ecologici e sociali generati dalla pesca industriale. Sul litorale mediterraneo, dai Pirenei Orientali alle Alpi Marittime, una trentina di confraternite di pesca riescono a conciliare l'esercizio del mestiere, la solidarieta' e il rispetto della biodiversita'. Tuttavia soffrono il fatto di non essere realmente riconosciute dai dirigenti politici francesi ed europei. (…)
(ap) - n. 344
9./..
Passeggiando per il porto di Sanary-sur-Mer, che si trova nel dipartimento del Var, notiamo prima di tutto le imbarcazioni da diporto. Avvicinandoci ai banchi di pesce fresco, fanno la loro apparizione piccole imbarcazioni da pesca. C'e' quello di Jean-Michel Cei. Un forte maestrale lo ha costretto in porto. Pescatore dall'eta' di 17 anni, e' membro della prud'homie di Sanary-sur-Mer. Ma cos'e' dunque una prud'homie? Sono sottovalutate, eppure esistono dal Medio Evo sulla costa mediterranea. Attualmente sono 33, da SaintCyprien (Pirenei Orientali) a Mentone (Alpi Marittime), passando dalla Corsica (…). Quella di Sanary e' stata creata nel 1661 sottoforma di confraternita, prima di trasformarsi in prud'homie nel 1792, dopo la Rivoluzione. Riuniscono il complesso dei pescatori artigianali locali. E hanno come missione la gestione locale dell'attivita' di pesca cosi' come dei conflitti che essa causa. "Facciamo in modo che i pescatori non agiscano senza criterio, che non mettano tonnellate di reti", spiega Jean-Michel Cei. Nel momento in cui le pratiche industriali di pesca vengono biasimate e che le risorse ittiche sono minacciate, possono costituire un'alternativa efficace? In pratica, si tratta di adottare – a maggioranza – dei regolamenti in assemblea generale. Sono questi regolamenti che determinano come deve essere esercitato il mestiere: i tipi di lenze autorizzate, i tempi di immersione delle reti, i periodi di pesca previsti per far riposare i fondali, cosi' come le zone di pesca permesse. "Alla base delle nostre decisioni, vi e' il rispetto della persona e delle generazioni future", insiste Jean-Michel Cei. "Il nostro scopo e' quello di preservare il rinnovamento della risorsa sul territorio, al fine di garantire l'esistenza della comunita' di pescatori nel tempo", aggiunge Elisabeth Tempier, segretaria della prud'homie di Sanary-sur-Mer. I regolamenti limitano gli attrezzi di pesca e quindi la quantita' di pesce pescato. La taglia delle imbarcazioni non supera i 12 metri. Vengono inoltre adottate misure specifiche di protezione per alcune specie, come l'aragosta. E quando il regolamento non e' sufficiente? "Procediamo con un'estrazione a sorte tra i capi pesca quando sono in competizione per gli stessi ruoli", spiega Jean-Michel Cei, eletto "primo prud'homme (letteralmente probiviro, NdT)" nel 2004 dalla sua comunita'. La dimensione culturale e sociale delle prud'homie e' molto forte. "Siamo molto attenti alla situazione individuale di ogni membro della comunita', sottolinea Jean-Michel. "Non lasciamo morire i pescatori in un angolo", aggiunge. "La sfida della prud'homie e' che ogni nuovo arrivato possa vivere del proprio mestiere", precisa Elisabeth Tempier. Cosi', le pratiche di pesca industriali su grande scala, come la pesca a strascico, sono vietate, o fortemente regolamentate, di modo da permettere ai meno fortunati di vivere della loro attivita'. "Sono questi ultimi che, alla fine, proteggono la comunita' da un sovrasfruttamento legato alle tecniche intensive", rileva Tempier. La polivalenza e' l'altro pilastro su cui si fondano le prud'homie. "E' questa la vera ricchezza", sottolinea Jean-Michel Cei. "Bisogna potersi rivolgere ad un'altra specie quando quella a cui mira il pescatore comincia ad essere scarsa". Invece di investire in imbarcazioni potenti, i capi-pesca si adattano al loro ambiente, e al passaggio al largo di diverse specie. "La pesca risponde a logiche di territorio, con ambienti che evolvono rapidamente. E' l'esatto contrario rispetto alla politica portata avanti dall'Europa, che concentra gli sforzi di pesca su poche specie", osserva Tempier. "Diversificare e' essenziale al fine di preservare la biodiversita' e di adattarsi agli specifici ecosistemi del litorale", insiste Alain Le Sann, del collettivo Pesca e sviluppo di Lorient, in Bretagna. Invece di vietare drasticamente, raccomanda di regolamentare. "Non ha alcun senso l'adozione di misure generalizzate per tutti. Vediamo che molte specie che e' vietato pescare sono presenti in abbondanza, mentre altre in pericolo vengono lasciate a loro stesse. Chi prende le decisioni non conosce ne' il settore ne' il mestiere. La prud'homie e' l'unico mezzo che abbiamo per preservare la piccola pesca, per difenderci", spiega seccato Jean-Michel Cei. Fino agli anni '60, le prud'homie dei capitani-pescatori sono state il tramite riconosciute dallo Stato per una gestione decentralizzata della pesca mediterranea. Con l'istituzione della politica europea comune della pesca, le prud'homie hanno difficolta' a far valere i loro diritti a livello europeo e nazionale. "Sono piu' di 50 anni ormai che le prud'homie fanno parte della resistenza contro politiche produttiviste", constata Tempier.
(ap) - n. 344
10./..
Maggiormente integrate a livello locale e regionale, le prud'homie partecipano spesso agli accordi per la gestione del litorale e contribuiscono al ripristino dei corsi d'acqua o alla creazione e alla gestione di riserve naturali. Il lavoro fatto dalle prud'homie mediterranee, che non ha eguali sulle altre coste, ha attirato l'attenzione di Michele Mesmain di Slow Food Inernational, un'organizzazione che ha come obiettivo di sensibilizzare i cittadini al consumo responsabile. In questi ultimi mesi, ha accompagnato i capi pesca di Sanary-sur-Mer verso la creazione di un presidio Slow Food: un progetto dell'ONG in difesa della salvaguardia e a favore della promozione del patrimonio alimentare e della biodiversita' agricola. "La prud'homie e' un modello di governance locale che ha dato buoni risultati, connesso al territorio, funzionale alla conservazione dei saperi, dei mestieri e della risorsa, che permette di gestire caso per caso in modo equo e flessibile le situazioni difficili, assicurando allo stesso tempo benefici economici locali", spiega. I membri della prud'homie di Sanary-sur-Mer sperano che il progetto del presidio rendera' visibile la loro istituzione al pubblico cosi' come ai dirigenti francesi ed europei. Per far si' che venga riconosciuta come unica logica sostenibile per la pesca quella su scala territoriale. [Sophie Chapelle, portale – a cura di agra press (gin)] LE FORNITURE DI PRODOTTI ITTICI IN ACQUE INESPLORATE 20 novembre 2014 – Sotto i cieli piovigginosi della costa occidentale della Norvegia, Thor Halvor Nygaard esamina il pesce che viene allevato in recinti galleggianti nel fiordo piu' grande del paese. "E' un buon posto per il pesce", spiega Nygaard, da 15 anni responsabile locale dell'azienda di Skredstivik, facendo riferimento alla forte corrente del fiordo, che fornisce ossigeno e aiuta a disperdere i rifiuti. Il fiordo di Sognefjord e' ben noto per i suoi paesaggi mozzafiato, con ripide montagne che si immergono in una valle inondata dall'acqua. Ma il fiordo e' anche uno dei migliori esempi della crescita dell'allevamento ittico, o acquacoltura. La norvegese Marine Harvest, il piu' grande produttore mondiale di salmone e di trote, e' titolare dell'azienda ittica. Nel giro di pochi mesi, il salmone contenuto nei nove recinti di Skredstivik sara' spedito ai supermercati e agli alimentari degli Stati Uniti e dell'Europa. In questo modo, l'azienda contribuira' a segnare un punto di svolta nell'offerta alimentare globale: quest'anno, per la prima volta, il consumo di pesce e di frutti di mare d'allevamento dovrebbe superare quello del pesce selvatico, secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura. Trent'anni fa, solo l'11% del pesce e dei frutti di mare consumati erano allevati. Questo cambiamento assicura un'offerta di pesce piu' stabile per la crescente popolazione mondiale, ma pone anche dei rischi per l'ambiente. "Grazie alla rivoluzione agricola, la gente non aveva piu' bisogno di cacciare", spiega AlfHelge Aarskog, amministratore delegato della Marine Harvest. "Ed e' la stessa cosa che stiamo facendo [nel settore ittico]". L'allevamento del pesce risale a molti secoli fa – da antichi manoscritti sappiamo che i cinesi allevavano carpe gia' intorno al V secolo a.C. Anche gli antichi egizi hanno cercato di allevare il pesce, e vi sono degli indizi che lasciano supporre che le civilta' mediterranee allevassero ostriche. Ma e' stato nel corso dell'ultimo mezzo secolo che l'acquacoltura e' diventata una vera industria. Dal 1980, la produzione di pesce d'allevamento e' cresciuta di 13 volte, con salmone, gamberetti, trote, capesante e molte altre specie ittiche che, nel 2012, hanno raggiunto un valore di 144 miliardi di dollari. La quantita' di pesce catturato allo stato selvatico e' rimasta stagnante dagli anni novanta, ferma a circa 90 milioni di tonnellate l'anno, in conseguenza del depauperamento dei fondali marini e dell'introduzione delle quote. Il costante aumento della domanda di pesce ha portato, nel 2010, la produzione di pesce d'allevamento a superare la produzione globale di manzo, in termini di volume. Gamberetti e salmone, il cui allevamento ha registrato una forte impennata, sono al vertice della classifica concernente il commercio globale di pesce, che, nel 2013, e' stato pari a 136 miliardi di dollari.
(ap) - n. 344
11./..
Dirigenti del settore sostengono che l'allevamento abbia tratto vantaggio da due fattori fondamentali che hanno sostenuto la crescita: la consistenza dell'offerta e prezzi al consumo decisamente inferiori. Le previsioni ottimiste hanno attratto nuovi investitori. Recentemente, la giapponese Mitsubishi ha acquistato per 1,4 miliardi di dollari la Cermaq, un'azienda norvegese che produce salmone, lasciando intendere che le multinazionali si sono finalmente rese conto del potenziale economico del settore. Ma dopo due decenni di buone performance, il settore dell'allevamento del pesce si trova ad affrontare crescenti problemi. Soprannominato la "rivoluzione blu" a meta' del XX secolo, l'allevamento ittico era visto inizialmente come un modo ecologico di produrre cibo, con risorse e sprechi alimentari contenuti. Non e' piu' cosi'. Negli anni ottanta, il settore ha iniziato a essere sotto pressione per via dell'eccessivo utilizzo di antibiotici nel mangime per pesci, e di diversi problemi ambientali, come la distruzione delle mangrovie, e l'inquinamento prodotto dalle acque reflue. A migliaia di miglia dai fiordi della Norvegia, un volo su Surat Thani, nella zona meridionale della Tailandia, rivela le sfide piu' gravi cui il settore dell'allevamento si trova a dover far fronte. Nel Mar Cinese Meridionale, e' ormai evidente l'impatto devastante della c.d. sindrome della mortalita' precoce, che colpisce i gamberetti. Dal 2012, la malattia ha distrutto l'industria tailandese dei gamberetti. Ma e' solo il segno di un problema molto piu' grande: un allevamento altamente intensivo inquina, e puo' favorire la diffusione di malattie. Audun Lem, esperto ittico della FAO, sostiene che, sebbene l'industria dell'acquacoltura abbia lavorato enormemente per migliorare il proprio registro ambientale, "i problemi degli anni Ottanta e Novanta continuino a macchiare il settore". Un tempo il piu' grande produttore mondiale di gamberetti, la produzione della Tailandia e' destinata a diminuire di un terzo, scendendo a circa 200.000 tonnellate. La malattia ha, inoltre, colpito paesi confinanti come Malesia, Vietnam, e Cina, e si e' diffusa fino in Messico. Il risultato e' un netto crollo delle forniture di gamberetti, e un contestuale aumento del 35% dei prezzi, negli ultimi cinque anni. "Da quando si e' diffusa la malattia, la sopravvivenza si e' praticamente dimezzata", spiega Daniel Gruenberg, un consulente tailandese che opera nel settore. Questa epidemia, insieme alla malattia dei puntini bianchi – che ha colpito le aziende produttrici di gamberetti, negli anni novanta – e all'anemia dei salmoni – che, in Cile, quattro anni fa, ha devastato il settore – ha contribuito a fare della sicurezza dei pesci una priorita'. Ma nonostante la sfida, la scienza veterinaria – ancora agli inizi nell'industria ittica, rispetto all'agricoltura – fatica a superare il problema. Frank Asche, economista e professore dell'Universita' di Stavanger, in Norvegia, sostiene che il settore dell'acquacoltura stia ancora apprendendo ad affrontare la malattia. "Come nel caso dell'agricoltura, dobbiamo prevenire e curare". La scienza sta iniziando a dare il contributo. In Giappone, le informazioni genetiche vengono combinate ai classici metodi riproduttivi, per sviluppare un tipo di pesce con una minore predisposizione alla malattia. Takashi Sakamoto, ricercatore dell'Universita' di Tokyo, ha sviluppato una platessa immune ad alcune infezioni virali. "Servendoci delle informazioni genetiche possiamo creare un tipo di pesce piu' resistente alle malattie", ha detto. Aaron McNevin, del World Wildlife Fund, spiega che gli sforzi profusi per contrastare la malattia hanno attenuato il problema dell'inquinamento, perche' un pesce sano richiede un minor utilizzo di composti chimici. "L'inquinamento e' ancora molto diffuso, ma sta migliorando", ha dichiarato. Operatori del settore e ambientalisti temono che uno spostamento verso paesi con una normativa meno severa possa incidere negativamente sul comparto. Myanmar e' diventato un nuovo centro di produzione dei gamberetti. In India, il settore registra una rapida crescita, mentre la tilapia d'allevamento, un pesce d'acqua dolce, e' risultato essere estremamente popolare in Brasile e in molti paesi africani. Oltre alle malattie e all'inquinamento, l'altro grande problema cui il settore si trova a dover far fronte e' l'aumento dei costi.
(ap) - n. 344
12./..
Rick Barrows, ricercatore del Dipartimento all'Agricoltura degli Stati Uniti, sta studiando un tipo di mangime alternativo, rispetto al tradizionale, e sempre piu' costoso, mangime: altro pesce. Il pesce d'allevamento viene generalmente nutrito con varieta' di pesce selvatico – per lo piu' acciughe catturate al largo delle coste del Cile e del Peru'. Gli allevatori di salmone, per esempio, utilizzano 1,4 chili di farina di pesce per produrre un solo chilo di salmone. Quando il settore era agli inizi, le forniture di farina di pesce erano abbondanti e i prezzi relativamente bassi. Ma, negli ultimi anni, in conseguenza dell'impennata del consumo di pesce d'acquacoltura, anche il prezzo della farina di pesce presso produttori come il Peru' ha raggiunto picchi record. Il netto aumento dei prezzi ha accelerato gli sforzi tesi a sostituire le proteine ricavate dal pesce con proteine vegetali, come fagioli di soia e semi di girasole. Ma vi e' una fregatura. Sebbene le aziende siano riuscite a portare il contenuto di pesce a circa un quarto del totale utilizzato nei mangimi, continuano a dipendere dal pesce selvatico per gli acidi grassi Omega-3, che hanno effetti benefici per la salute dell'uomo. Barrows definisce il sostituto dell'olio di pesce "il santo Graal" del settore. L'esperienza maturata nei settori dell'agricoltura e dell'allevamento dimostra che i problemi si possono risolvere. Ma gli anni di crescita facile, quando la produzione registrava un boom e i prezzi calavano, sono ormai passati. Il settore e' entrato in acque inesplorate. [quotidiano – a cura di agra press]
NOTIZIARIO TRASMESSO ALLE 19:00
E' vietata la riproduzione totale o parziale e la distribuzione con qualsiasi mezzo delle notizie di AGRA PRESS, salvo espliciti e specifici accordi in materia con citazione della fonte. I TESTI CITATI SONO DISPONIBILI CON RIFERIMENTO AL NUMERO DI NOTIZIA Tel 0668806721 - fax 0668807954 - email
[email protected]