U N I V ER SI T A D EG LI ST U D I D I P I SA FA C O LT A D I SC I EN Z E P O LI T I C H E
Corso di Laurea Specialistica in Politiche e Relazioni Internazionali Classe 60/s
Il dramma dei bambini soldato
Candidato:
Luca Barraco
Relatore:
Chiar.mo Prof. Alessandro Volpi
A N N O A C C A D EM I C O
20 0 5- 20 0 6
Introduzione
Introdurre la questione dei Bambini Soldato
E immorale che gli adulti vogliano far combattere i bambini al loro posto. Non ci sono scuse, né motivi accettabili per armare i bambini . ARCIVESCOVO DESMOND M. TUTU Premio Nobel per la Pace 1984
ambino
Soldato: già le due parole indicano qualcosa di
inconciliabile, di innaturale, rappresentano un ossimoro che nessuna coscienza del nostro tempo può accettare; eppure questo rappresenta un frutto del nostro mondo, una barbarie che si consuma sotto i nostri occhi. La presenza di combattenti giovanissimi sui campi di battaglia nell arco dei secoli (il termine fanteria deriva dal latino infans , fanciullo) non è purtroppo una novità: a Sparta l educazione militare dei fanciulli era un aspetto fondamentale della formazione; nel Medio Evo si ricorda la crociata dei fanciulli in Terra Santa del 1212; in era moderna i piccoli sono stati usati dagli eserciti come tamburini o mozzi sulle navi e triste è il ricordo dei cosiddetti ragazzi del 99, quella leva di imberbi gettata nella mischia
1
durante il 1917
2
; in tempi più recenti la militarizzazione
della società nella Germania nazista ha consentito l utilizzo dei c.d. Hitler Jügend, milizia formata da 14-15enni utilizzata come carne da cannone per cercare di rallentare l avanzata degli Alleati; infine anche il regime fascista attuò la militarizzazione dei fanciulli mediante l inquadramento in organizzazioni giovanili
1
GIBELLI ANTONIO, Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, Einaudi, Torino 2005, p. 163. 2 «Per la precisione, nel gennaio del 1917 fu chiamata la classe del 1898 (chi era nato nel gennaio di quell anno aveva dunque compiuto 19 anni, gli altri non ancora). Nel febbraio del 1917 fu chiamata la classe dei nati nel primo quadrimestre del 1899 (che potevano dunque avere 18 anni compiuti o 17 e qualche mese). Furono poi chiamate nel maggio del 1917 l altra parte della classe 1899 (quella dei nati nel secondo semestre) e nel febbraio 1918 la classe 1900, che spinsero ancor più verso il basso l età degli arruolati.» in Ibidem.
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- Introdurre la questione dei Bambini Soldato -
con educazione paramilitare3. Questi esempi storici servono solo per ricordare che il fenomeno non è totalmente nuovo, quello che cambia sono le sue dimensioni. Nell ultimo decennio si è assistito ad un notevole incremento ed è solo in questi anni che il dramma dei bambini soldato è divenuto un fenomeno di massa: reclutare a forza ragazzini di 12, 10 ma persino di 6 anni, in eserciti regolari o milizie ribelli per farne dei soldati a tutti gli effetti. I bambini non cominciano le guerre, eppure sono i più esposti alle loro conseguenze letali; i bambini raramente sono in grado di comprendere le cause complesse dei conflitti armati, eppure troppo spesso sono costretti ad abbandonare le loro case, ad assistere alle atrocità e persino a commettere crimini di guerra.4 La stima sul numero dei bambini attualmente impiegati come combattenti si aggira su circa 300 mila5, essi per la maggior parte svolgono mansioni di fiancheggiamento: spie, facchini, cuoche, schiave sessuali a disposizione dei combattenti. Ma molte decine di migliaia di loro non si limitano a questo, essi sono costretti a uccidere, torturare, mutilare e morire nelle guerre dei grandi. I bambini che per primi finiscono per essere arruolati sono quelli rimasti privi della famiglia, o i figli di genitori molto poveri e analfabeti, i bambini di strada e quelli appartenenti a minoranze etniche, mentre i bambini di famiglie ricche vengono spesso lasciati indisturbati o rilasciati dietro pagamento di un riscatto. I gruppi armati o le truppe governative usano i bambini perché sono più facili da condizionare e convincere a uccidere e compiere altre atrocità, senza inoltre che chiedano in cambio una retribuzione6. Molti di questi ragazzi si uniscono alle milizie in maniera volontaria , ma le virgolette sono necessarie visto che questa volontarietà è piuttosto l unica scelta che hanno, o perché si ritrovano privi di mezzi per sopravvivere o perché identificano nell esercito un sostituto della famiglia perduta. Altri lo fanno per il desiderio di vendicare la morte dei parenti più cari, ma non mancano casi di ragazzi arruolati con le stesse persone che avevano ucciso la loro famiglia. Non si può certo 3
Dopo l 8 settembre 1943 vi sono stati casi di arruolamento precoce di giovani tra i quindici e i diciassette anni nelle file dei c.d. Avanguardisti Moschettieri nella R.S.I. , come non mancarono casi analoghi di giovani divenuti partigiani a soli quindici anni. Cfr.: Ivi, pp.366 e seg. 4 Cfr. UNICEF, Rapporto: La condizione dell infanzia nel mondo 2005. Infanzia a rischio, New York 2004, p.39. 5 Cfr. UNICEF COMITATO ITALIANO, Atzori Alberto (a cura di), Temi N°3 I bambini della guerra, Roma 2002, p.25. 6 «Un indagine sui bambini soldato in Burundi ha trovato che solo il 6 % ha ricevuto qualche tipo di retribuzione; nell Est del Congo solo il 10 % è stato pagato.» in SINGER PETERWARREN, Children at war, Pantheon Books Random House Inc., New York 2005, p.55.
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- Introdurre la questione dei Bambini Soldato -
definire una scelta così disperata tra la vita e la morte una scelta propriamente volontaria. La prima cosa che tutti questi bambini perdono, che siano arruolati con la forza o che lo facciano per sfuggire alla fame, è la loro infanzia,7 la loro innocenza: sono diventati improvvisamente adulti e lo hanno fatto nel peggiore dei modi, senza alcuna protezione o cautela; per loro l ingresso nella vita, quella dei grandi, è avvenuto attraverso la porta più buia, quella della guerra. In alcuni frangenti poi le milizie irregolari o anche gli stessi eserciti governativi reclutano minorenni violando le norme esistenti sull età minima di reclutamento, attraverso la falsificazione diretta dei documenti oppure approfittando del fatto che molti bambini non vengono registrati alla nascita ed è dunque impossibile certificarne la minore età. Tutti i bambini soldato sono sottoposti ad una dura disciplina militare di guerra che non risparmia punizioni corporali e esecuzioni per i disertori. Fenomeni diffusi sono la somministrazione di droghe, di alcolici o l ingestione forzata di latte e polvere da sparo per privare i soldati di qualsiasi resistenza e inibizione a compiere i più tremendi delitti. Non mancano anche riti particolari che mescolano distorte credenze religiose e che inculcano nei bambini l idea di essere invincibili. Nel nord dell Uganda8 ad esempio il capo della formazione ribelle Lra (Lord s Resistance Army
Esercito di resistenza del Signore) Joseph Kony ha ideato la ritualità del
wiro ki moo , una cerimonia dove un ribelle veterano spalma un unguento ricavato dall albero del burro sulla fronte, sulle spalle, sul palmo delle mani, sui piedi e sulla schiena della recluta che da quel momento diviene un combattente a tutti gli effetti.
7
Cfr. UNICEF, Rapporto: La condizione dell infanzia nel mondo 2005. op. cit. , p.44. «In Uganda fin dagli anni 80 si è fatto ampio ricorso ai bambini soldato: erano migliaia a metà degli anni 80, quando il presidente Museveni salì al potere, nonostante l età legale per il reclutamento fosse fissata a 18 anni ( ) dal 1986 sono stati reclutati tra gli 8.000 e i 10.000 bambini da vari gruppi guerriglieri ( ) e da movimenti di opposizione armata, in particolar modo il LRA guidato da Joseph Kony ( ) che sostiene di agire secondo l insegnamento divino e che aspira a governare l Uganda secondo i dieci comandamenti della Bibbia» in BERTOZZI LUCIANO, I bambini soldato. Lo sfruttamento globale dell infanzia. Il ruolo della società civile e delle istituzioni internazionali, EMI, Bologna 2003, pp.64-65. 8
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Capitolo
1
Infanzia e Guerra
Nelle guerre che sconvolgono il mondo assistiamo a una lotta senza quartiere in cui i bambini, donne e anziani sono diventati prede legittime nella spietata gara per la conquista del potere, dove l obiettivo non è più soltanto quello di prevalere, bensì di umiliare e annichilire la comunità nemica nel suo insieme . GRAÇA MACHEL Inviata speciale delle Nazioni Unite per lo studio dell impatto dei conflitti armati sui bambini
e sofferenze e i traumi che solo una guerra può lasciare sono indicibili per ogni essere umano che ne abbia esperienza nella sua vita, ma gli effetti che può avere su di un bambino sono impressi con una forza ancor più devastante. Una persona che nel pieno della sua formazione psicologica viene segnata profondamente da ciò che una guerra può mostrargli sarà molto probabilmente condannata ad essere un adulto infelice. Se a questo aggiungiamo un esperienza diretta del conflitto, vissuta non solo con gli occhi, ma perpetrata con le proprie mani contro la propria volontà e se questo viene esteso ad una generazione intera di bambini, si può davvero minare alla base la speranza di una società futura che ripudi la violenza. Ancora oggi, e in forme sempre più aberranti le giovani generazioni vengono coinvolte in maniera sistematica nei conflitti armati. L infanzia non è più solo un obiettivo indiretto che viene colpito distruggendo le scuole, eliminando gli insegnanti e disseminando il territorio di mine9 destinate per lo più ad attirare i più piccoli appunto, ma il coinvolgimento dei piccoli è divenuto diretto. Essi, adolescenti, ragazzi o bambini che siano, partecipano in prima persona e purtroppo in prima fila alle ostilità: sottoposti a cruenti riti di iniziazione e sotto l effetto di droghe compiono vere e proprie operazioni di guerra o di guerriglia. 9
Questo soldato invisibile e instancabile fa ogni giorno nel mondo una cinquantina di vittime o di feriti, di essi il 30-40% sono bambini; si calcola una mina attiva nel mondo ogni 12 bambini; il numero delle mine attive oscilla tra i 60 e i 110 milioni disseminate in una sessantina di paesi, gran parte dei quali poveri.
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- Infanzia e guerra -
Ma cosa sta alla base di questo nuovo e terribile fenomeno? Sicuramente non possiamo additare la responsabilità di un fenomeno così complesso ad un solo fattore, però vi sono delle dinamiche relativamente recenti che ci aiutano a spiegare il perché di una tale degenerazione dei conflitti, così assurda da richiedere un coinvolgimento sempre più diretto di vite innocenti. Possiamo così individuare nella trasformazione, sia quantitativa che qualitativa, dei conflitti, una causa madre del fenomeno legata alle enormi dimensioni della spesa militare mondiale; a queste si accompagna il problema della sempre più diffusa circolazione e proliferazione delle armi leggere che permette anche ad un bambino di imbracciare un arma per divenire un soldato vero e proprio. Infine si pone il problema della mancata registrazione dei bambini alla nascita: un minorenne senza documenti può facilmente esser fatto passare per maggiorenne se finisce nelle mani sbagliate, nelle mani di chi vuol farne un combattente.
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- Infanzia e guerra -
1.a) Moltiplicazione e trasformazione dei conflitti La natura delle guerre è cambiata: i conflitti internazionali sono sempre più rari e lasciano il posto agli scontri armati per ragioni etniche, religiose o sociali. Dalla fine della II Guerra mondiale, il teatro delle ostilità si è sempre più spostato verso i paesi extraeuropei, interessando soprattutto i paesi del Sud del mondo10; le guerre di decolonizzazione hanno man mano lasciato il posto a confronti di lunga durata tra fazioni irregolari, eserciti governativi e truppe ribelli paramilitari11. La speranza che la fine della guerra fredda segnasse anche la fine dei grandi conflitti è svanita negli innumerevoli conflitti a carattere etnico o religioso che segnano i tempi più recenti, e non ha prodotto quel dividendo di pace che avrebbe dovuto cambiare il mondo. Si sperava che insieme al muro di Berlino venissero abbattute le spese per armamenti ed eserciti, in favore di un aumento della spesa per lo sviluppo. All inizio degli anni 90 il mondo era effettivamente cambiato, ma non nella direzione attesa, non era necessariamente più pacifico. Quando nel 1990 si tenne il World Summit for Chidren, la guerra fredda era appena finita e si era diffuso un certo ottimismo per una nuova era di pace tanto che i leaders promisero solennemente che avrebbero lavorato per proteggere i bambini dal flagello della guerra; purtroppo quel dividendo di pace non si è mai materializzato.12 Sempre più spesso i bambini divengono bersaglio dei conflitti armati: quasi la metà delle 3,6 milioni di persone uccise in guerra durante gli anni 90 - con esattezza il 45% dei morti totali - sono bambini. Molti altri milioni di bambini sono rimasti gravemente feriti o sono stati resi disabili in modo permanente; hanno sopportato violenze sessuali, traumi psicologici, fame e malattie. Circa 20 milioni di bambini
10
« ( ) si annoverano, per il periodo 1990 2004, 57 conflitti armati di grande rilievo: 4 tra stati e 53 all interno di un singolo stato, combattuti per il controllo del governo (29) o di un territorio (24). Il continente più colpito è l Africa, con 19 conflitti, di cui uno solo tra stati (l Eritrea e l Etiopia) e 18 guerre civili, alcune delle quali sia nell Africa centrale (Burundi, Repubblica democratica del Congo, Ruanda) che occidentale (Costa d Avorio, Liberia, Sierra Leone) si sono regionalizzate. L Asia è stata teatro di 15 conflitti, di cui uno tra stati (India-Pakistan), 6 guerre civili per la conquista del potere e 8 per il territorio. Il Medioriente ha subito 10 conflitti, di cui due tra stati (la prima e la seconda guerra del Golfo) e 8 guerre civili. Neppure l Europa è stata risparmiata: sette i conflitti armati di grandi proporzioni, tutti di carattere interno, a cominciare dalla Cecenia e dall ex Jugoslavia. L America ne ha subito 6, tutti di carattere interno.» in Dai conflitti tra gli stati alle guerre civili da L Atlante di le Monde diplomatique / il manifesto. Nuova Edizione, Roma 2006, pp. 40-41. 11 «Questi conflitti contemporanei sono demonizzati come modi di distruzione senza senso nei quali non ci sono vincitori, solo vittime» in ROSEN DAVID M., Armies of the young. Child soldiers in war and terrorism, Rutgers University Press, New Brunswick, New Jersey, and London 2005, p.11. 12 Cfr. UNICEF FOR THE UN, Annan Kofi A., We the Children, New York 2001, p.88.
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- Infanzia e guerra -
sono stati strappati dalle loro case e comunità d origine a causa della guerra. Centinaia di migliaia di bambini sono stati costretti ad assistere o a prendere parte ad atti di violenza. Non tutti i bambini rapiti o reclutati nei conflitti imbracciano le armi: molti sono ridotti a schiavi sessuali, sono costretti a cucinare negli accampamenti militari, sfruttati come portatori o per altri lavori pesanti, usati come messaggeri o come spie. Le bambine sono le più vulnerabili. La violenza sessuale viene spesso utilizzata in modo deliberato come arma di guerra. Le mine antiuomo sono responsabili di 15.000-20.000 vittime all anno, e circa 1/5 di esse sono bambini. I bambini sono particolarmente a rischio di restare feriti o uccisi a causa delle mine, perché le loro dimensioni ridotte, la forma insolita e i colori le fanno sembrare dei giocattoli. Durante una guerra della durata media di 5 anni, la mortalità infantile nella fascia 0-5 anni cresce del 13%. Nei primi 5 anni di pace, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni è all incirca dell 11% superiore al livello prebellico.13 Neanche le scuole durante i conflitti sono al sicuro dagli attacchi: anzi, spesso costituiscono, insieme agli insegnanti, un preciso obiettivo della guerra etnica. Colpire le scuole, spesso gli unici edifici permanenti delle aree rurali nei paesi in via di sviluppo, equivale a infliggere un danno enorme e durevole all intera comunità.14 Si è creato quello che può essere definito un sistema di warfare postmoderno: mentre le operazioni militari su larga scala operate dalle potenze occidentali sono diventate sempre più tecnologiche, questa non è la sola faccia del warfare. Allo stesso tempo (
) in molti casi i profitti privati sono i motivi principali,
uguali o maggiori a quelli politici, ideologici o religiosi. ( ) Oggi i combattimenti in certi conflitti intorno al mondo mancano di ogni sorta di collegamento con un ampia causa politica o religiosa. Al contrario, essi sono guidati da una semplice logica di appropriazione, che va dall impadronirsi delle risorse minerarie e dalla protezione del commercio degli stupefacenti, al semplice saccheggio e alla depredazione
15
.
In questo genere di guerre moderne, raramente dichiarate e concluse in maniera ufficiale, non esistono campi di battaglia, o meglio il campo di battaglia è ovunque, non vi sono zone neutre ed è ben lontano il rispetto delle regole minime di qualsiasi codice bellico. Mentre in passato la linea del fronte era piuttosto chiara, oggi non esistono luoghi sicuri proprio perché gli attacchi sono rivolti solo
13
Cfr. UNICEF, Rapporto: La condizione dell infanzia nel mondo 2005, op. cit., p.40. Cfr. UNICEF COMITATO ITALIANO, Atzori Alberto (a cura di), op. cit., p.18. 15 SINGER PETER WARREN, op. cit., pp.49-50. 14
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parzialmente contro gli uomini in divisa. Poiché l obiettivo di questi scontri non è la conquista di un territorio, ma l espulsione di un gruppo, le generazioni più giovani sono considerate alla stregua di nemici in crescita
16
. Una macabra testimonianza di
questa nuova concezione dei conflitti si è avuta tra le altre in Ruanda, dove nel 1994, prima dell inizio del conflitto, Radio Millecollines diffuse fra gli Hutu il messaggio che per sterminare i topi grossi, bisogna ammazzare i topi piccoli : in poche settimane 300.000 topi piccoli, ossia bambini, erano stati massacrati17. Se la prima metà del ventesimo secolo è stata caratterizzata dalle due guerre mondiali, la seconda metà ha visto la moltiplicazione dei conflitti interni o comunque locali, conflitti che non salgono alla ribalta mediatica e che sono anzi presto dimenticati.
GRAFICO 1.a.1: Conflitti ad alta intensità, 1945-2003
18
16
UNICEF COMITATO ITALIANO, Atzori Alberto (a cura di), op.cit., p.10. Cfr.: Ibidem. 18 Grafico tratto da: UNICEF, Rapporto: La condizione dell infanzia nel mondo 2005., op. cit., p.39. 17
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- Infanzia e guerra -
GRAFICO 1.a.2: Aree interessate dai principali conflitti armati
19
Combattuti per lo più nei paesi poveri, i circa 150 conflitti nati tra il 1946 e il 1999 hanno causato 20 milioni di vittime, di cui i due terzi civili inermi. Triste caratteristica quindi dei conflitti moderni è proprio l aumento delle vittime civili rispetto a quelle militari; se nella prima metà del Novecento tali vittime costituivano il 50%, la percentuale è salita al 63% negli anni 60, al 74% negli anni 80 ed è aumentata ancora negli anni 90.
20
In una guerra di oggi si assiste al macabro
paradosso per cui il modo per essere meno esposti è proprio quello di indossare una divisa. Altra caratteristica dei conflitti moderni è la loro durata che spesso si misura non più in anni ma in decenni21, con la conseguenza di dar vita a generazioni intere che non conoscono altra vita che non sia quella in conflitto, soprattutto nel caso dei bambini. La lunghezza dei conflitti rende sempre più necessario e urgente trovare nuove reclute per rimpiazzare le perdite e, quando questo non è facile, non ci sono scrupoli a reclutare ragazzi di età inferiore a quanto stabilito dalla legge, o perché non si seguono le regolari procedure di reclutamento o perché non ci sono documenti che attestino la loro vera età.
19
Cfr.: Ibidem. Cfr. BERTOZZI LUCIANO, op. cit. , pp.10-11. 21 Per citarne alcune: l Angola in conflitto dal 1975, anno della sua indipendenza, al 2002; l Afghanistan per 24 anni; lo Sri Lanka , il Sudan, il Myanmar, la Colombia. 20
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1.b) L impatto della spesa militare Secondo il SIPRI, istituto svedese di ricerche sulla pace e sul disarmo, la spesa militare mondiale è stata nel 2001 pari a circa 800 miliardi di dollari22; anche se a cavallo fra la fine degli anni 80 e l inizio degli anni 90 la spesa ha subito una notevole diminuzione a causa del dissolvimento dell impero sovietico, questo andamento è durato ben poco: la guerra del Golfo e la crisi del debito estero hanno fatto sì che la spesa tornasse a gonfiarsi. Nei paesi in via di sviluppo le spese militari sono diminuite ma rimangono spesso più alte rispetto ad altri capitoli di spesa: in Angola ad esempio la spesa militare è stata - nel periodo 1986-93 - superiore del 50% rispetto a quella per l istruzione; nel Mozambico è stata di 35 volte maggiore; in Somalia pari a 19 volte; in Etiopia quasi quattro volte; nell ex Zaire pari a 27 volte.23
TABELLA 1.b.1: Stime di spesa militare mondiale per regione, 1995
2004
Var.%
REGIONE a Africa a
19951995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2004 8.8
8.5
8.7
9.3
10.3
10.8
11.0
11.6
11.7
12.6
+ 43
(3.4)
3.5
3.7
3.8
3.9
4.3
4.4
4.8
4.9
5.5
+ 65
SubSahariana
5.5
5.0
5.0
5.5
6.3
6.5
(6.6)
6.8
6.8
(7.1)
+ 29
America
367
347
347
340
341
353
358
398
446
488
+ 33
Nord
347
328
326
319
320
332
335
375
424
466
+ 34
Centrale
3.2
3.3
3.4
3.3
3.5
3.6
3.7
3.5
3.4
3.2
+2
Sud
17.2
15.6
18.1
17.4
17.0
17.9
19.9
19.6
18.4
18.8
+9
Asia e Oceania
136
141
138
135
137
147
151
151 (158) (164)
+ 21
Asia Centrale
0.4
0.5
0.5
(0.5)
0.5
..
(0.6)
Est Asia
113
119
115
111
112
121
124
Nord
..
(0.6)
(0.7)
+ 73
123 (129) (132)
+ 17
22
Secondo l UNICEF le spese militari nel mondo assommano a quasi 700 miliardi di dollari l anno; l investimento annuo di meno del 2% di questa somma basterebbe a garantire l accesso all acqua potabile e ai servizi igienici a tutti gli abitanti di Africa, Asia, America Latina. 23 Cfr. BERTOZZI LUCIANO, op. cit. , pp.17-18.
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Var.%
REGIONE a
19951995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2004
Sud Asia
13.4
13.6
14.2
14.4
15.5
16.2
16.8
17.0
17.5
20.0
+ 50
Oceania
8.7
8.6
8.8
9.1
9.6
9.5
9.9
10.3
10.6
11.0
+ 26
Europa
237
236
237
234
239
243
244
250
256
254
+7
Centrale e Orientale
28.1
26.2
27.7
23.4
24.8
27.3
29.2
30.7
33.2
34.2
+ 22
Occidentale
209
210
209
211
214
216
215
220
223
220
+5
Medio Oriente
40.1
39.1
43.0
46.5
46.0
51.7
55.3
52.9
54.4
56.1
+ 40
Tot. mondiale
789
772
774
765
773
806
819
864
927
975
+ 23
..
2.3
0.3
1.2
1.1
4.2
1.6
5.4
7.2
5.3
Var. (%) 24
Questi dati non devono però nascondere il fatto che sono i Paesi che hanno più peso nella politica internazionale, i c.d. paesi avanzati, ad avere un ruolo predominante nel commercio delle armi: Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina, nonché l Italia specializzata nel commercio delle armi leggere. Nel 2004 le spese militari mondiali funzionamento
ricerca e sviluppo, equipaggiamento e
hanno raggiunto la cifra di 1.035 miliardi di dollari correnti,
segnando un aumento di oltre il 30% in dollari costanti rispetto al 1998. Quell anno aveva segnato il punto più basso (in termini di spese militari) del periodo in cui i dividendi della pace erano ancora al centro dei discorsi del mondo, dopo la fine della guerra fredda. Dividendi della pace che sono svaniti ancor prima di tradursi in realtà.
25
24
Note: - dati espressi in miliardi di dollari, a prezzi costanti 2003; - i dati in corsivo esprimono percentuali; - i dati non sempre ammontano al totale a causa dell arrotondamento; - i totali sub-regionali sono presentati tra parentesi quando sono basati su dati che rappresentano meno del 90% del totale regionale; non sono presenti i totali che si basano su dati che rappresentano meno del 60% del totale sub-regionale. - (a) Alcuni Paesi sono esclusi per mancanza o scarsità di dati. Africa non include Angola, Benin, Guinea Equatoriale e Somalia; Asia non include Afghanistan; Medio Oriente non include Iraq e Qatar. I totali mondiali non includono tutti questi Paesi. Tabella tratta da: «http://www.sipri.org/contents/milap/milex/mex_wnr_table.html». 25 In I mercanti d armi sono in ottima salute, da L Atlante di le Monde diplomatique / il manifesto. Nuova Edizione, Roma 2006, p. 70.
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Chiaramente quindi le ancora elevate spese militari costituiscono un prezzo inaccettabile, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo che hanno ben altre priorità26. Il 42% dei paesi con il più alto budget destinato alla difesa figurano in fondo alla classifica dell indice di sviluppo umano tanto che in Africa le perdite economiche causate dai conflitti sono stimate in 15 miliardi di dollari l anno.27 Questa somma colpisce le fasce più deboli della società perché si traduce in mancanza di servizi essenziali, scuola e sanità in primis, i cui beneficiari primi sono proprio i bambini28; il prezzo più alto di ogni spesa militare finisce quindi col ricadere sui bambini e si può ben affermare che ogni guerra è una guerra contro i bambini. Un paese in guerra ad esempio può trovarsi impossibilitato a finanziare il normale sistema educativo, e addirittura molti paesi in via di sviluppo abbandonano a se stesso il sistema scolastico anche in tempo di pace, proprio perché dedicano maggiori risorse alle spese militari che non a quelle per l istruzione e per la sanità sommate insieme.29
26
«Una società che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni di bambini è una società malata di egoismo e di indifferenza» intervento di Carlo Azeglio Ciampi alla 60esima assemblea della Fao, 17 ottobre 2005. 27
Cfr. AMNESTY INTERNATIONAL, Noury Riccardo (a cura di), Traffici mortali. Il commercio delle armi e le violazioni dei diritti umani. EGA, Torino 2005, p. 9. 28 «Il fenomeno dei bambini soldato, lo si voglia o no, è direttamente proporzionale al sottosviluppo ( ) allora sarà chiaro che la stessa energia oggi dispersa in Africa, come anche in altre periferie del mondo, nell odio tra padri e figli potrà trasformare radicalmente il destino di molte generazioni, se messa al servizio dello sviluppo e del bene comune.» in ALBANESE GIULIO, Soldatini di piombo. La questione dei bambini soldato, Feltrinelli Editore, Milano 2005, p.158. 29 «Fino a quando i governi impiegheranno quattro volte più soldati che insegnanti, gli Stati verranno meno alle promesse fatte ai bambini ratificando la Convenzione sui diritti dell infanzia» Graça Machel.
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1.c) La proliferazione delle armi leggere In molti dei conflitti combattuti negli anni 90 decisive sono state le c.d. armi leggere, che si sono rese responsabili della morte di 4 milioni di civili, per lo più inermi (donne, bambini ed anziani)30. Secondo la definizione dell Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) sono armi di piccolo calibro e leggere le armi portatili e comprendono: rivoltelle e pistole automatiche, fucili e carabine, mitra, fucili d assalto e mitragliatrici leggere. Appartengono poi alla categoria delle armi leggere in senso lato quelle destinate a essere usate dalle forze armate e di sicurezza: mitragliatrici pesanti, lanciagranate, cannoni portatili, fucili senza rinculo, lanciatori portatili di sistemi missilistici e mortai con calibro inferiore a 100 mm.31 Solo per spiegare la dimensione del fenomeno, questi sono alcuni dati forniti da Amnesty International:32 - il giro di affari delle esportazioni mondiali autorizzate è stimato intorno ai 28 miliardi di dollari all anno; - sono in circolazione 689 milioni di armi leggere, una ogni dieci persone, prodotte da oltre 1.100 aziende in 98 paesi; - ogni anno muoiono per cause riconducibili all uso delle armi 500mila persone, 1.300 al giorno, una al minuto; - ogni anno vengono prodotte otto milioni di armi leggere e sedici milioni di munizioni; - almeno il 60% delle armi finisce nelle mani di civili; - secondo le Nazioni Unite, negli anni 90 la violenza delle armi convenzionali ha provocato oltre cinque milioni di vittime e ha costretto 50 milioni di persone a fuggire dalle proprie case; - un terzo dei paesi del mondo spende più in acquisto di armi che in programmi di assistenza socio-sanitaria.
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«La Dichiarazione dell Organizzazione dell Unità Africana di Bamako sulla Proliferazione delle Armi Leggere afferma che dobbiamo riconoscere che la diffusa disponibilità di armi leggere e di piccolo calibro ha contribuito ad una cultura di violenza.» in ROSEN DAVID M., op.cit., p.14. 31 Molto simile la definizione che le Nazioni Unite danno delle armi leggere e di piccolo calibro, SALW Small Arms and Light Weapons. 32 Cfr. AMNESTY INTERNATIONAL, Noury Riccardo (a cura di), op. cit., pp. 8-9.
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Si capisce come le armi leggere siano una presenza significativa nelle guerre odierne33, una costante che spesso determina anche l impiego dei bambini nelle ostilità. Armi come l AK-47 russo
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, l M-16 americano o il G-3 di fabbricazione
tedesca si prestano ad essere usate anche da braccia esili: sono di facile reperibilità, economiche e facili da usare; i fucili semiautomatici pesano poco e possono essere smontati e rimontati con semplicità da un bambino di dieci anni. Chi compra e chi vende? Nell 88% dei casi i venditori sono Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Russia e Cina, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell Onu; gli acquirenti maggiori sono Africa, America Latina, Asia e Medio Oriente. Spesso la compravendita viene autorizzata anche nel caso di trasferimenti di armi verso regimi repressivi, regioni in conflitto, nonché violando gli embarghi. L Africa subsahariana è la regione del mondo in cui la proliferazione delle armi piccole e leggere è più vasta e in continua crescita e la quantità di armi in circolazione è molto superiore a quella dichiarata dai governi. Ma ciò che colpisce di questa concentrazione è il fatto che la produzione nazionale di armi è pressoché nulla (si produce solo in Sudafrica, Sudan ed Etiopia); gli stati africani riciclano le armi derivanti da precedenti conflitti e resi disponibili dalla smobilitazione degli eserciti. Altra fonte importante per il commercio, legale e non, sono gli stock in surplus degli eserciti: armi ormai obsolete sono vendute a prezzi stracciati o addirittura cedute gratuitamente ad altri Paesi, visto che risulta più conveniente rispetto alla loro distruzione o alla loro custodia. Gli Stati Uniti, dagli anni 50 in poi, hanno fornito almeno 3 milioni di armi da fuoco agli alleati, Corea del Sud, Iran, Turchia e Vietnam del Sud; in tempi più recenti la fine del blocco sovietico ha dato 33
«La morte procurata dalle armi leggere supera quella causata dagli altri sistemi di armamento ( ) Se pensiamo alla carneficina che provocano, possiamo dire che le armi leggere sono armi di distruzione di massa. Eppure non c è alcun regime internazionale di non proliferazione che limiti la loro diffusione.» Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, 2000. 34 « ( ) il Kalashnikov AK-47, che pesa 10 libbre e mezzo (circa 4,7 chili n.d.a.) ha solo nove parti mobili ed è brutalmente semplice ( ) generalmente i bambini impiegano trenta minuti per imparare ad usarne uno; esso è inoltre costruito per essere eccezionalmente resistente e richiede poca manutenzione ( ) non c è posto intorno al globo dove le armi leggere non sono impressionatamene economiche e facilmente accessibili ( ) questo fenomeno è stato particolarmente evidente con il fucile d assalto russo AK-47 tanto che un analista ha coniato l espressione l Era Kalashnikov per descrivere come gli anni 90 hanno visto la sua diffusione intorno al mondo e la sua influenza nei conflitti globali. Per esempio, nel Mozambico del dopoguerra c erano circa sei milioni di AK-47 per una popolazione approssimativa di sedici milioni. Per un periodo, sono stati usati anche come forma di moneta. In Uganda e Sudan, un AK-47 può essere acquistato al costo di un pollo; nel nord del Kenya può essere comprato al prezzo di una capra (l equivalente di circa 5 dollari). In Sud Africa un AK-47 è leggermente più caro, valutato sul mercato a 12 dollari l uno» in SINGER PETERWARREN, op.cit., pp.46 e 48.
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un notevole impulso al fenomeno: la Germania ha consegnato alla Turchia oltre 300mila kalashnikov e più di 100 milioni di munizioni provenienti dagli arsenali della ex Repubblica Democratica Tedesca.35 L Italia svolge un ruolo non di secondo piano in questo scenario. Il nostro paese è tra i maggiori produttori di armamenti: si colloca al settimo posto a livello internazionale per il valore di armi esportate tra il 1998 e il 2002 ed è preceduto solo dagli Stati Uniti per le esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro nel mondo.36 La disciplina italiana in merito è dettata principalmente dalla legge 110 del 1975 (relativa alle armi a uso civile) e la legge 185 del 1990 (relativa alle armi a uso militare). In Italia i trasferimenti sono in netto contrasto con la legge 185/90 che proibisce le esportazioni verso paesi coinvolti in conflitti o in violazioni dei diritti umani; nella legge c è infatti una scappatoia: la distinzione tra armi ad uso civile e armi ad uso militare è poco chiara e c è la possibilità di esportare le prime senza il rigore necessario. La legge vieta l esportazione di armamenti verso paesi in cui sia in atto un conflitto, che siano sotto embargo o siano responsabili di violazioni delle Convenzioni sui diritti umani, ma non disciplina le armi di piccolo calibro: per pistole, fucili, munizioni ed esplosivi non si prevedono misure di trasparenza e controllo parlamentare.37 La maggior parte delle armi di piccolo calibro esportate dall Italia è classificata a uso civile e rientra in una disciplina di legge più elastica: si tratta di armi da fuoco, da caccia e sportive. Le carenze legislative non riguardano solo le esportazioni di armi, ma anche le transazioni verso destinazioni vietate o sotto embargo internazionale; gli intermediari di questo commercio possono quindi operare liberamente in Italia, avendo la sola accortezza di non far transitare fisicamente le armi in territorio italiano. Questo accade nonostante il Parlamento europeo, nel Rapporto annuale 2004 sui diritti umani, si sia detto preoccupato per la diffusione incontrollata e il cattivo uso di armi leggere e abbia invitato ad adottare una politica restrittiva per prevenire trasferimenti di armi ai responsabili di abusi dei diritti umani. A livello regionale e nazionale si sono infatti susseguite una serie di consultazioni dalle quali sono emersi codici di condotta, moratorie sull esportazione 35
Cfr. : BERTOZZI LUCIANO, op.cit., p. 33. Cfr.: AMNESTY INTERNATIONAL, Noury Riccardo (a cura di), op.cit., p. 25. 37 Cfr.: CONDORELLI DANIELA, Armi fuori controllo, in «Emergency», n. 36 settembre 2005, pp.2627. 36
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