IST I T U T O C O M P R E N S I V O ST A T A L E Sc u o l a dell’inf a n z i a – pri m a r i a – se c o n d a r i a di I gr a d o VIA TIRSO – 09094 MARRUBIU (OR) TEL. 0783 859378 – FAX 0783 856739 - E-Mail
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DISLESSIA D A L L ’ I D E N T I F I C A Z I O N E D E L DI S T U R B O A L L’I N T E R V E N T O
A cur a del G.L.H. di istit ut o
Indice Introduzione …………………………………………………………………………………… 2 IDENTIFICAZIONE ……………………………………………………………………… 3
1.
Come si riconosce ………………………………………………………………. 3
1. 1 1.2
Se pensi che un tuo alunno sia dislessico …………………………. 7
1.3
Come comunicare tra scuola, famiglia e tecnici …………….... 7
2. INTERVENTO ………………………………………………………………………………. 8
2.1. Cosa fare?.................................................................. 8 2.2. Scuola dell’infanzia ……………………………………………………………… 9 2.3. Scuola primaria e secondaria …………………………………………… 11 2.3.1. La scrittura ………………………………………………………………………. 11 2.3.2. La lettura …………………………………………………………………………. 16 2.3.3. Lo studio …………………………………………………………………………. 17 2.4. Nella quotidianità della vita scolastica ……………………………. 18 2.5. L’apprendimento delle lingue straniere …………………………… 19 2.6. La valutazione …………………………………………………………………… 20 2.7. Strumenti compensativi e misure dispensative ………………. 21 Bibliografia utile ……………………………………………………………………………. 24 Sitografia utile ………………………………………………………………………………. 26
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DISLESSIA D all’id e n t i f i c a z i o n e del dist u r b o al tratt a m e n t o Introduzione La dislessia rientra nella categoria dei cosiddetti disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), termine di carattere generale che si riferisce a un gruppo eterogeneo di disordini e disturbi dello sviluppo che determinano difficoltà talora molto rilevanti nell’acquisizione delle abilità scolastiche. La principale caratteristica di questa categoria è la sua specificità, ovvero il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo), lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia sono pertanto disturbi specifici caratterizzati da un livello cognitivo sempre normale del soggetto. In tal senso, dalla definizione di dislessia evolutiva sono esclusi tutti quei bambini che manifestano un disturbo di apprendimento come effetto secondario di una causa principale (per esempio scarsa stimolazione socio-culturale, problemi neurologici, sensoriali, ritardi cognitivi di varia natura ecc): Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici. Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi il 4-5% della popolazione scolastica nella fascia della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado (percentuali, secondo alcuni studiosi, addirittura sottostimate). Ma cos’è, precisamente, la dislessia? La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Com’è noto, la lettura e la scrittura, dopo una prima fase di apprendimento, diventano atti automatici, così come una volta appresa la guida di un’automobile non è più necessario concentrarsi sulle
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singole procedure e coordinarle. Ma la capacità di leggere in modo automatico e sciolto non riguarda tutti i bambini. Ci sono bambini che pur non avendo deficit intellettivi, né psicologici, neurologici o sensoriali, né problemi ambientali (e anzi in moltissimi compiti cognitivi si comportano brillantemente) hanno difficoltà a leggere e scrivere in modo adeguato. Per riuscire a leggere e scrivere devono impegnare al massimo le loro capacità e le loro energie, si stancano molto ed impegnano molto tempo. Sono lenti, commettono errori, saltano parole e righe. In sostanza, il dislessico è un bambino/ragazzo che ha difficoltà specifiche nel processo di decodifica della parola scritta. Circa le cause della dislessia, esiste oggi un sostanziale accordo sul fatto che vi sia alle origini una condizione biologica particolare. Si tratta dunque di una caratteristica costituzionale, determinata biologicamente. Una prova di ciò è costituita dalla frequente familiarità del disturbo. Non vi è però accordo fra gli esperti sul peso da attribuire alla condizione biologica: per alcuni infatti essa è decisiva al 100%, mentre secondo una posizione più moderata, la condizione biologica è un fattore facilitante che contribuisce, insieme ad altri fattori (per esempio ambientali, come il basso livello socio-economico, l’appartenenza ad una minoranza etnica, ecc.), a produrre una più o meno grave difficoltà di lettura. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La dislessia si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l'espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e, di solito, vivaci e creativi.
1.IDENTIFICAZIONE
1.1
Come si riconosce
Chi si occupa di dislessia oggi concorda nel ritenere fondamentale una diagnosi precoce per accelerare eventuali interventi riabilitativi. A questo proposito è decisiva la capacità degli operatori di scovare precocemente i segni della dislessia evolutiva. Il seguente elenco mostra alcuni esempi di difficoltà che si possono rilevare in classe e che, generalmente, possono costituire un campanello d’allarme che dovrebbe insinuare dei dubbi circa la possibilità di avere a che fare con alunni dislessici: • Copia dalla lavagna. • Uso dello spazio nel foglio.
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•
• • • • • • • • • • • •
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Direzionalità della scrittura. La sostituzione in lettura e scrittura di lettere con grafia simile: p/b/d/g/q – a/o – e/a. la sostituzione in lettura e scrittura di suoni simili: t/d – r/l – d/b – v/f. Copia corretta di lettere e numeri: li/il - 13/31 É difficile che riescano a imparare le tabelline, l’ordine alfabetico, i giorni della settimana, i mesi in ordine. Spesso non riescono a ricordare la loro data di nascita, quand’è Natale, le stagioni. Impugnatura scorretta della penna Mancato ausilio dell’altra mano Molti dislessici confondono la destra con la sinistra e non hanno buon senso del tempo. MACRO e micro grafia alternate. Posizionamento corporeo inadeguato Difficoltà a riprodurre figure geometriche Molti dislessici sono anche discalculici, ovvero non riescono a fare calcoli in automatico, non riescono a fare numerazioni regressive, ad imparare le procedure delle operazioni aritmetiche. Molti dislessici hanno difficoltà nell’espressione anche verbale del pensiero, hanno un lessico povero e non memorizzano i termini difficili. Molti dislessici hanno difficoltà a riconoscere le caratteristiche morfologiche della lingua italiana; quasi sempre le prestazioni grammaticali sono inadeguate. Praticamente tutti i dislessici hanno grosse difficoltà ad apprendere le lingue straniere, in particolare scritte, e la difficoltà maggiore è rappresentata dalla lingua inglese a causa delle differenze molto accentuate tra la scrittura e la pronuncia delle lettere e tra la pronuncia e la scrittura di una stessa lettera in parole diverse. Molti dislessici hanno problemi nella capacità di attenzione e concentrazione. Molti dislessici hanno anche problemi psicologici, ma questa è una conseguenza, non una causa della dislessia.
Già nella scuola dell'infanzia bambini che presentano uno sviluppo linguistico (sia in produzione e/o comprensione) atipico, come parole storpiate, scarso vocabolario, dovrebbero consultare il pediatra che nel bilancio di salute annuale deve monitorare le situazioni a rischio valutando anche l'anamnesi familiare (presenza di disturbo specifico del linguaggio, dislessia) ed inviando il bambino alle strutture competenti. La diagnosi, secondo le indicazione dell’Associazione Italiana Dislessia, viene posta alla fine del II anno della scuola primaria. Già alla fine del I anno della scuola primaria, tuttavia, profili funzionali compromessi e presenza di altri specifici indicatori diagnostici (ritardo del linguaggio e anamnesi familiare positiva per DSA) possono anticipare i termini della formulazione diagnostica. Ma già a partire dalla scuola dell’infanzia possono esserci dati predittivi che evidenziano bambini con difficoltà fonologiche, problemi di linguaggio e altri aspetti significativi che possono far fare a un insegnante competente ipotesi di evoluzione in dislessia. Le seguenti tabelle possono aiutare il docente ad orientarsi meglio e a inquadrare più chiaramente il problema: Tabella 1 PERIODO DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA ° Intorno ai 4 anni difficoltà di linguaggio
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- confusione di suoni - frasi incomplete - sintassi inadeguata ° Inadeguata padronanza fonologica - sostituzione di lettere s/z — r/l — p/b - omissione di lettere e parti di parola - parole usate in modo inadeguato al contesto - parole sostitutive - scarsa abilità nell’utilizzo delle parole - mancata memorizzazione in varie situazioni di nomi di oggetti conosciuti e sempre usati. - inadeguatezza nei giochi linguistici, nelle storielle inventate, nei giochi di parole, nel riconoscimento e nella costruzione di rime, nell’isolare il primo suono delle parole o l’ultimo. ° difficoltà a compiere esercizi metafonologici (per esempio: “Ottobre”: se tolgo “bre”, cosa rimane? Se da “lana” tolgo “la”, cosa rimane?...) ° difficoltà nella copia da modello e disordine nello spazio del foglio ° disturbo della memoria a breve termine ° difficoltà ad imparare filastrocche ° difficoltà di attenzione ° manualità fine difficoltosa ° goffaggine accentuata nel vestirsi, allacciarsi le scarpe, riordinare ° riconoscimento destra/sinistra inadeguato ° difficoltà a ripetere sequenze ritmiche e a mantenere il tempo
Tabella 2 SEGNALI PREDITTIVI: PERIODO DELLA SCUOLA PRIMARIA/ MEDIA SUPERIORE ° difficoltà evidente di copia dalla lavagna
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° distanza dal testo e postura particolare per leggere ° perdita della riga e salto della parola in lettura ° difficoltà ad utilizzare armoniosamente lo spazio del foglio ° disgrafia: macroscrittura e/o microscrittura ° omissione delle lettere maiuscole ° difficoltà a riconoscere i diversi caratteri tipografici ° confusione e sostituzione di lettere in particolare con l’uso dello stampato minuscolo ° lettere e numeri scambiati: 31/13 — p/b — sc/cs... a/e — u/n ° sostituzione di suoni simili: p/b — d/t — m/n — r/l —s/z ° difficoltà nei suoni difficili da pronunciare: chi/che —ghi/ghe — gn/gl ° inadeguata padronanza fonologica generale ° doppie ° punteggiatura ignorata o inadeguata ° Difficoltà a mantenere il segno: perdita della riga, salto della parola ° Scarsa comprensione del testo ° difficoltà ad imparare l’ordine alfabetico e ad usare il vocabolario ° difficoltà ad imparare le tabelline ° difficoltà a memorizzare le procedure delle operazioni aritmetiche ° Difficoltà nella numerazione regressiva ° Errori al cambio decina ° Incapacità ad esplicitare le procedure seguite per risolvere un problema ° Difficoltà a riprodurre le figure geometriche ° difficoltà ad imparare i termini specifici delle discipline ° difficoltà a ricordare gli elementi geografici, le epoche storiche, le date degli eventi ° difficoltà a memorizzare lo spazio geografico ed i nomi nelle carte
Tabella 3 IL TEMPO ° difficoltà ad organizzare il tempo in anticipo ° difficoltà a sapere che ore sono all’interno della giornata ° difficoltà a leggere l’orologio
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° difficoltà a memorizzare i giorni della settimana, i mesi, l’ordine alfabetico ° difficoltà a sapere quand’è Natale, a ricordare il giorno della propria nascita, quella dei propri familiari
Un alunno che presente molti di questi sintomi, dunque, potrebbe essere un dislessico.
1.2.
Se pensi che un tuo alunno sia dislessico
Di seguito, alcuni suggerimenti forniti dall’AID agli insegnanti nel caso in cui si nutra qualche sospetto sulla presenza in classe di un alunno dislessico. _ Se i disturbi di linguaggio di un tuo alunno sono significativi, non aspettare. Qualsiasi sia l’età del bambino, dai 4 anni in poi, consiglia alla famiglia di rivolgersi al Servizio di Neuropsichiatria per una valutazione della funzione linguistica. _ Se un tuo alunno è lento e scorretto nell’apprendimento della letto-scrittura, confrontati con i tuoi colleghi, ricerca una consulenza presso lo psicopedagogista della scuola o un esperto dell’ASL della tua città e presentati portando i materiali che ritieni più significativi. _ In seguito, se i tuoi dubbi saranno confermati, parla con la famiglia del ragazzino e invitala a richiedere un appuntamento ai Servizio di Neuropsichiatria per una diagnosi vera e propria. Sostieni la famiglia in questo percorso perché deve affrontare un problema ai quale non aveva pensato e che la trova impreparata. _ Se un tuo alunno è dislessico è sicuramente a disagio a causa delle proprie difficoltà di apprendimento, anche se c’è differenza tra persona e persona. I genitori potranno rivolgersi ad un esperto neuropsichiatra o psicologo che conoscendo il problema potrà attuare un percorso di sostegno che aiuti il ragazzo ad accettare le proprie difficoltà ed a migliorare la propria autostima. _ Cura i tuoi rapporti con i tecnici. Tieni conto che la dislessia è un problema che richiede l’intervento e l’aiuto di competenze diverse e che è importantissimo lavorare in sinergia. Non entrare in conflittualità, cerca di appianare tutte le difficoltà. Questo aiuterà il ragazzo e la sua famiglia ad affrontare questo percorso con maggior serenità.
1.3.
Come comunicare tra scuola, famiglia e tecnici
La comunicazione con la famiglia degli alunni è uno degli aspetti più delicati ed importanti della professione docente in generale, perché occorre creare fiducia nel proprio lavoro di insegnante ed alleanza sul progetto educativo, ma lo è ancora di più quando si tratta di ragazzini che hanno problemi, grandi o piccoli che siano. È facile andare d’accordo ed appianare le diversità scuola-famiglia quando i ragazzini non hanno difficoltà, sono entusiasti e riportano giudizi positivi. Con gli alunni che hanno problemi
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d’apprendimento la sfida è molto maggiore, e si chiede di avere grande sensibilità ed umanità, oltre alla professionalità. Di seguito, alcuni suggerimenti ai docenti in merito alla delicata sfera della comunicazione e della relazione: _ Cerca di capire fino in fondo cosa possa voler dire per un genitore rivedere l’idea che si era fatto del proprio figlio, idea fatta di sogni, di ansie e di aspettative che precedeva l’entrata nella scuola. li colloquio che tu promuoverai modificherà le aspettative, creerà preoccupazioni e ansie. Ricordalo. _ Dovrai presentarti assieme ai tuoi colleghi di classe e parlare ad entrambi i genitori. Spiegherai che, a vostro parere, non coincidono le prestazioni scolastiche e l’intelligenza del loro figliolo, e che pensate sia opportuno chiedere il parere di esperti per avere una consulenza. _ Spiega con molto garbo il tipo di difficoltà che il ragazzino riscontra nella lettura, nella scrittura, nel calcolo. Proponi di chiedere aiuto per capire meglio come impostare il lavoro senza perdere tempo. _ Non stupirti se i genitori prenderanno tempo, se si offriranno di far fare esercizio in più a casa, se diranno che non ne vedono l’opportunità. Dai tempo, dì loro di pensarci ed informali che hai il numero telefonico del Servizio Infantile al quale rivolgersi e che lo fornirai se decideranno di usarlo. Aspettali.
2.INTERVENTO
2.1. Cosa fare? Dopo la diagnosi, stabilito che in classe è presente un alunno con dislessia evolutiva, l’insegnante si interroga sul modo migliore di intervenire. Secondo le testimonianze dei dislessici adulti che raccontano la loro esperienza scolastica, non sono rari gli insegnanti che, di fronte al disturbo, si sono comportati in maniera inadeguata, mettendo in opera metodologie inappropriate e causando quindi – come detto – reazioni di disagio e frustrazione nel dislessico. L’associazione Italiana Dislessia, a questo proposito, ha fornito alcune indicazioni di carattere generale sulle buone prassi e gli errori che andrebbero evitati da parte dei docenti:
Cosa devono fare gli insegnanti L'insegnante deve: - riconoscere e accogliere realmente la "diversità"; - parlare alla classe e non nascondere il problema; - spiegare alla classe le diverse necessità dell'alunno dislessico e il perché del diverso trattamento;
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- collaborare attivamente con i colleghi per garantire risposte coerenti al problema; - comunicare con i genitori
Cosa non devono fare gli insegnanti L’insegnante non deve: - far leggere il bambino a voce alta - ridicolizzarlo - correggere tutti gli errori nei testi scritti - dare liste di parole da imparare - farlo copiare dalla lavagna - farlo ricopiare il lavoro già svolto, perché scorretto o disordinato - paragonarlo ad altri Gli specialisti insistono in particolar modo sulla necessità di un cambiamento dell’ottica didattica. In tal senso, l’errore più comune, secondo gli esperti dell’AID, è il pensare di dover faticosamente utilizzare due didattiche separate: una per la classe ed una per l’alunno dislessico. Se al contrario si decide di cambiare la didattica per tutta la classe, il vantaggio sarà di tutti i suoi alunni: del dislessico e degli altri alunni, compresi quelli che hanno altri tipi di difficoltà. Questo cambiamento di ottica, dovrebbe indurre l’insegnante a considerare il bambino con Disturbi Specifici dell’Apprendimento come un bambino con disabilità, nel senso inteso dall’ICIDH (international classification of impairments, disabilities and handicaps), cioè come una persona che ha “una restrizione o carenza delle capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali, caratterizzata da scostamenti, per effetto o per d!fetto, nella realizzazione dei compiti rispetto a ciò che sarebbe normalmente atteso” (ICIDH-2, OMS 1999). Se si riesce a realizzare questo cambiamento di prospettiva allora i bambini dislessici non verranno più considerati bambini pigri o svogliati, ma soggetti che hanno una riduzione di capacità e il compito dell’insegnante sarà quello di colmarle agendo fin dove è possibile sulle abilità residue del soggetto, ma poi operando anche sull’ambiente e sulla struttura didattica. In altre parole l’insegnante non deve certo rinunciare a insegnare al bambino le tabelline, ma deve anche essere capace di prendere atto che questa abilità può non essere acquisita con la necessaria automaticità e quindi dev’essere pronta a trovare delle strategie alternative per compensare la disabiità che la mancata acquisizione provoca. È inutile insistere con un bambino di 5^ elementare perché studi le tabelline, in quanto a quell’età se l’automatismo non è stato acquisito è necessario trovare altre soluzioni. Di seguito si proverà a fornire indicazioni più precise per organizzare il lavoro dell’insegnante, secondo l’età degli alunni.
2.2.
Scuola dell’infanzia
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Nel caso della scuola dell’infanzia, si può parlare di intervento preventivo del disturbo della
dislessia,
visto
che
gli
obiettivi
della
scuola
dell’infanzia
non
riguardano
principalmente l’apprendimento del linguaggio scritto. Durante la scuola dell’infanzia, andrebbe anzitutto posta un’attenzione particolare all’organizzazione dell’ambiente. E’ nota la valenza decisiva di un’organizzazione dello spazio accogliente e intenzionale, con punti di riferimento precisi, avendo chiaro che anche lo spazio insegna e stimola l’apprendimento e aiuta i dislessici (e non solo) a orientarsi meglio nelle attività. Lo spazio dovrebbe garantire sia l’attività individuale che l’attività di reciproco aiuto. Va sottolineato, inoltre, che le pareti non sono neutre, ma possono parlare, insegnare, rinforzare, suggerire. Ciò
detto,
per
quanto
concerne
l’organizzazione
dell’ambiente,
nella
scuola
dell’infanzia dovrebbero essere presi i seguenti accorgimenti: - pareti parlanti con scritte chiare in stampato maiuscolo per l’appello, i nomi dei bambini, il menù, il calendario, gli incarichi, i numeri, lo spazio della biblioteca, gli angoli, compreso quello del mercatino per giocare e leggere le scatole dei prodotti da vendere e comprare. - Simboli chiari e scritte sui contenitori, negli attaccapanni, sugli armadi, sulle finestre. Per quanto riguarda le altre attività, ribadendo ancora una volta il carattere e la funzione sostanzialmente preventiva della scuola dell’infanzia rispetto alla dislessia, sarebbe opportuno che quest’ordine di scuola non trascurasse mai, nell’ambito dei propri programmi, le: a) attività volte a favorire l’uso e la comprensione del linguaggio: -
-
stimolare la produzione linguistica in modo che il bambino utilizzi la struttura frasale completa nelle parti principali. Materiali come immagini, storie, filmati possono essere un valido strumento per stimolare l’eloquio. Stimolare l’espansione della produzione linguistica attraverso frequenti domande introdotte da chi – che cosa – perché – dove – quando – con chi ecc. Drammatizzazione di semplici storie Ascolto di storie registrate con l’aiuto percettivo di immagini corrispondenti Costruzione di cartelloni in cui si descrivono fiabe, tramite i disegni dei bambini e altre immagini Giochi come la tombola per lavorare sulle categorie semantiche: animali, cibi, vestiti, colori, oggetti di uso comune Costruzione di dizionari illustrati per l’ampliamento lessicale Comprensione di racconti presentati dall’insegnante e rielaborazione orale Racconto di esperienze personali
b) Attività di memorizzazione; attraverso giochi che possono stimolare tale attività. Per es. memory (sarà importante osservare quale bambino presenta difficoltà nel rievocare stimoli percettivi a distanza di breve tempo) c) Attività di organizzazione spazio-temporale;
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presentazione dei primi concetti topologici (sopra-sotto; dentro-fuori; vicino-lontano) e nozioni temporali semplici (prima e dopo); riorganizzazione di storie in sequenza ecc. d) Attività di analisi percettiva-visiva; Presentazione di materiali e immagini per attivare l’esplorazione e l’analisi della forma, della figura-sfondo, delle relazioni e posizioni spaziali. e) Attività di tipo psicomotorio; per favorire la conoscenza dello spazio e del tempo partendo prima da esperienze vissute sul proprio corpo e poi proiettate su piani più astratti.
2.3.
Scuola primaria e secondaria
L’ambiente e la sua organizzazione continuano ad avere un’importanza fondamentale anche alla scuola primaria. Soprattutto nel I ciclo occorre allestire: - una parete per la scrittura: con riferimenti chiari, visivi per ogni lettera e man mano per le prime e per le successive difficoltà ortografiche; - una parete per i numeri: con tutti i numeri ben visibili, linea dei numeri, scaletta, ecc. Dal II ciclo della scuola primaria sino alla secondaria, l’organizzazione dell’ambiente dovrebbe prevedere spazi con riferimenti visivi per la lingua, la matematica, la storia, la geografia e riferimenti extralinguistici (non solo scrittura, grafici temporali, carte anche del Peter, foto, schemi...). Qualsiasi età abbiano gli alunni, inoltre, occorrerebbe munire sempre l’aula di un orologio grande e leggibile, di differenti calendari, datari e cartine geografiche molto chiare. 2.3.1.
La scrittura
Nella scuola primaria, per quanto riguarda la scrittura, è d’obbligo usare lo stampato maiuscolo per tutte le scritte nell’aula e alla lavagna: non ha lettere confondibili come lo stampato minuscolo, è lineare, facile da copiare, da scrivere e da riconoscere. Come cominciare ° Preparare un ambiente per l’apprendimento; calendari, cartelloni con nomi e foto, cartelloni a tema, angoli per la lettura e la scrittura, strumenti vari per la concettualizzazione delle temporalità
° E’ opportuno insegnare a scrivere con un metodo che utilizzi la sillaba e non la lettera, e partire da sillabe semplici costruite con consonanti continue e vocale; lasciare le consonanti occlusive per ultime1. 1
Com’è noto, nella fonetica articolatoria una consonante occlusiva è una consonante classificata secondo il proprio modo di articolazione. Di norma si suddividono quindi in occlusive orali bilabiali (p,b) , orali apico-dentali (t,d), oralivelari (k,g) e occlusive nasali (m,n).
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° Lavorare molto con pregrafismi e attività che aiutino i movimenti della mano nella scrittura.
° Lavorare molto sulla discriminazione fonologica (Cfr. Tabella 4: “La consapevolezza fonologica”), ricordare che la discriminazione fonologica è alla base dell’apprendimento della letto scrittura, e che il riconoscimento dei suoni dei singoli fonemi non è naturale; la scuola deve lavorare su questo, perché è un apprendimento di base e ci sono alunni che da soli fanno fatica a coglierli.
° E’ molto utile proporre giornalmente a tutta la classe giochi linguistici per migliorare la competenza fonologica e metafonologica.
° dare sempre riferimenti agli alunni sia di tipo uditivo che visivo; attrezzare le pareti, sia per la scrittura che per i numeri.
° Evitare assolutamente di presentare più caratteri contemporaneamente: non si creda, così facendo, di guadagnare tempo, o che così i bambini leggeranno prima i libri, che in maggioranza sono scritti in stampato minuscolo. Non si abbia fretta, perché senza volerlo si danneggerebbero i bambini con difficoltà di decodifica e di memorizzazione.
° Passare allo stampato minuscolo solo dopo che tutti i suoni, compresi quelli complessi, siano stati presentati; è da scongiurare l’abitudine di passare ad altro carattere prima di avere analizzato i digrammi: così si unisce difficoltà a difficoltà. Per lo stampato maiuscolo è consigliabile usare i quaderni con i quadretti centimetrati o le righe di V. Per lo stampato minuscolo vanno bene le righe di I o i quadretti di mezzo cm.
° Far manipolare le lettere ai bambini che hanno difficoltà a memorizzarle; in tal modo si crea familiarità con le loro forme: potranno ritagliarle, costruirle con materiali plastici, con il corpo in palestra ecc.
° Non introdurre il corsivo presto, ma con molta gradualità, meglio se in classe seconda, perché l’impegno riguardante la complessità esecutiva toglierebbe attenzione da aspetti molto più importanti relativi ai suoni.
° Dare indicazioni molto precise per la scrittura: movimento della mano, direzione del gesto, altezze; si aiuteranno i disgrafici ad avere modelli di riferimento e parametri precisi.
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° Non insistere troppo sullo stampato minuscolo come scrittura, lavorarci molto per la lettura.
° Passare gradatamente al corsivo senza drammatizzare se qualche alunno non ce la fa. Sicuramente più adatte le righe di I e II.
° Presentare le difficoltà ortografiche con gradualità
° Analizzare in classe le sillabe complesse, le sillabe policonsonantiche, le lettere ponte, tutte le sillabe dell’esse impura, prima di introdurre i digrammi, i trigrammi, i suoni omofoni
° Lavorare sulle doppie presentando prima le parole con raddoppiamenti di consonanti continue
° Ricordare che se ci sono alunni con difficoltà di scrittura, è bene che l’insegnante usi lo stampato per scrivere alla lavagna e che, comunque, la lettura alla lavagna per questi alunni è una difficoltà
° Dopo la I elementare è certamente opportuno permettere ai bambini di usare il carattere che vogliono, dato che si tratta di un mezzo per scrivere e comunicare e non deve diventare più importante di ciò che si scrive, quindi è importante che ci siano tante occasioni di scrittura, tutte significative e stimolanti: -
rispondere a personaggi che vengono a trovare la classe scrivere messaggi a compagni e insegnanti descrivere oggetti/giocattoli/ambienti/personaggi/animali raccontare esperienze/situazioni/viaggi/vacanze/uscite parlare di sé, delle proprie paure, emozioni ecc. inventare rime scrivere storielline preparare avvisi scrivere promemoria scrivere lettere e cartoline trascrivere ricette ecc.
° Lavora molto sull’ortografia in modo vario, vivace e divertente. ° Prepara un programma di lavoro individualizzato per ogni bambino in difficoltà, così avrai una parte di lavoro comune alla
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classe ed una parte che risponde ai bisogni individuali. Dai tempo ai bambini per lavorarci e differenzia i tempi quando ce n’è bisogno. ° IMPORTANTE: Date il voto al contenuto, non agli errori ortografici. E’ bene separare i due aspetti, e al limite valutare l’elaborato in entrambe le dimensioni. Come Continuare
o
Preoccupati di seguire con tutta la classe un percorso di lavoro sulla struttura del testo oltre a quello sulle tipologie testuali.
o
Organizza lavori di gruppo e discussione sui prodotti, leggi e trascrivi testi da revisionare insieme.
o
Insegna
a
scrivere seguendo le fasi del processo testuale: pianificazione,
trascrizione, revisione.
o
Utilizza strategie di ampliamento e approfondimento in modo che i tuoi alunni se ne approprino (braimstorming, scrittura con l’ascolto dei 5 sensi, scrittura che richiede le 5 domande (chi! come / dove! quando! perché).
o
Motiva i tuoi ragazzi alla scrittura facendo scrivere giornali scolastici, poesie, storie, articoli, cronache, pubblicità (scrivere perché l’insegnante deve correggere e dare il voto non è sufficiente a dare una motivazione profonda e durevole alla scrittura).
o
Non introdurre presto lo studio della grammatica in senso solo classificatorio, è una tua esigenza, ma per loro la classificazione è ancora incomprensibile e demotivante, e pensa quanto lo può essere per chi ha difficoltà.
o
Tutte le volte che devi preparare una lezione di grammatica chiediti come puoi far lavorare in gruppo gli alunni su materiali che attivino conflitti cognitivi e li portino a riflettere sull’uso e le funzioni delle parole (cloze, lettura con parole sottolineate di cui capire il senso, ecc.).
o
I ragazzi dislessici incontrano grosse difficoltà a ricordare le classificazioni grammaticali in genere e tutto quanto riguarda la grammatica funzionale: i nomi dei complementi, la distinzione tra i predicati, ecc..
o
Non abusare della grammatica, usala a dosi moderate, sempre ben motivate, selezionando gli aspetti più significativi e tralasciando il resto.
o
Lavora ancora molto sull’ortografia, se è necessario, sempre in modo vario e vivace, non c’è limite d’età, anzi, maggiore è lo sviluppo logico, maggiore è la capacità di riflessione e quindi la possibilità di compensare ciò che non è passato come automatismo nei primi anni di scuola.
o
Se vedi che l’ortografia è “un campo minato” sollecita ad usare mezzi compensativi (computer con correttore ortografico) e non valutarla.
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o
Predisponi un piano di lavoro mirato alle difficoltà, da usare a scuola ed a casa anziché assegnare compiti in serie che non sempre affrontano i problemi. Tabella 4 LA CONSAPEVOLEZZA FONOLOGICA La consapevolezza fonologica è un prerequisito fondamentale all’apprendimento della lettoscrittura. È fondamentale, a questo proposito, un lavoro mirato già durante la scuola dell’infanzia al fine di acquisire una sufficiente consapevolezza fonetica. La consapevolezza fonetica è la capacità di percepire e riconoscere per via uditiva i fonemi che compongono il linguaggio parlato. Quando il bambino inizia a parlare non ha la percezione che le parole sono formate da suoni elementari, ma le percepisce come un tutt’uno. In seguito, spontaneamente, egli inizia a sentire i singoli suoni che compongono le parole: questa abilità è la consapevolezza fonologica.
Un bambino di cinque anni di solito arriva a compiere spontaneamente queste operazioni:
• Riconoscimento della sillaba iniziale • Segmentazione della parola in sillabe • Riconoscimento della differenza tra un suono e l’altro
L’alfabeto funziona scomponendo le parole in piccoli segmenti di suono e rappresentando questi suoni per mezzo di lettere. Dunque la scrittura dipende in modo essenziale dalla consapevolezza dei segmenti che compongono le parole, i fonemi, che posti in vario ordine producono parole diverse.
A sei anni la maggior parte dei bambini segmenta le parole in sillabe, ma non è ancora in grado di analizzare tutti i suoni che compongono le parole.
Per far acquisire una buona consapevolezza fonemica occorre lavorare su • Riconoscimento della sillaba iniziale • Riconoscimento della sillaba finale • Riconoscimento della sillaba intermedia • Riconoscimento del fonema iniziale • Riconoscimento del fonema finale • Riconoscimento dei fonemi intermedi • Riconoscimento di tutti i fonemi
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Suggerimenti operativi
• Scioglilingua • Rime • Spelling • Giochi linguistici una parola che inizia come … una parola che finisce come … se dico “l” e aggiungo “una” viene fuori la ….. chi trova la “p” nelle parole …. ATTENZIONE! Non richiedere l’apprendimento mnemonico
L’abilità di consapevolezza fonetica andrebbe misurata prima dell’ingresso dei bambini alle elementari, perché se essa è una precondizione della lettura, deve precedere l’inizio della scuola. Fondamentale è l’individuazione precoce delle difficoltà. Molti bambini con un basso livello di consapevolezza fonemica dopo un breve training progrediscono rapidamente in tale abilità. Altri nonostante il training, non nell’apprendimento della lettura.
migliorano: sono i soggetti “a
rischio” di difficoltà
2.3.2 La lettura
Circa l’apprendimento della lettura da parte dell’alunno dislessico, vengono riportate di seguito alcune indicazioni utili tratte dalla letteratura scientifica sull’argomento: ° In fase di apprendimento della lettura, lascia leggere per anticipazione accettando ciò che viene letto, anche se è totalmente inventato. Questo è un grande stimolo all’attività di lettura. Riconosci cittadinanza di lettura a qualsiasi interpretazione venga data.
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° Non utilizzare libri di lettura uguali per tutti, se possibile fin dalla prima predisponi una biblioteca di classe con libri di vario tipo, formato, difficoltà, caratteri. ° Contemporaneamente, sulla tecnica della lettura, organizzati un lavoro molto graduato e all’inizio punta sulle sillabe e non sulle lettere separate. ° Tieni diviso l’allenamento della lettura dalla comprensione dei testi e dall’uso della biblioteca di classe che favorirai comunque. ° Fai fare brevi allenamenti in coppia assegnando un amico come tutor e predisponendo un percorso man mano più complesso: sillabe/bisillabe/trisillabe/parole con lettere ponte/un digramma alla volta/trigrammi. ° Leggi a voce alta ai tuoi alunni, fiabe, favole, racconti, romanzi a seconda dell’età per potenziare l’ascolto e far amare la lettura, ritagliati un tempo ogni giorno. ° Se leggi un romanzo che hanno anche i tuoi alunni, accetta che ci sia chi ti ascolta senza seguire il libro. ° Lascia tempo ogni giorno, anche solo 1 5-20 minuti, per la lettura individuale, silenziosa e “gratuita”, cioè senza il controllo delle prestazioni: potrebbe essere un ottimo modo per iniziare o terminare la giornata, o per riprendere dopo la ricreazione o dopo la siesta, o creare un momento di calo di tensione tra un’attività impegnativa e un altra. ° Non far leggere a voce alta i bambini: non avendo gli stessi tempi di lettura non è possibile far tenere il segno e vengono evidenziate le difficoltà di chi non è veloce come gli altri, con conseguente senso di inadeguatezza. ° Organizza la lettura ad alta voce con “appuntamenti”, in modo che i tuoi alunni possano prepararsi e comunque non imporla a tutti (se per qualche alunno è particolarmente frustrante, accetta che non la faccia). ° Soprattutto non utilizzare la lettura dei ragazzi ad alta voce su testi specifici delle varie materie: meglio la tua lettura perché guida, spiega, chiarisce man mano. 2.3.3.
Lo studio
° Predisponi periodicamente percorsi sulle abilità di studio, sulle tecniche del prendere appunti, sulla preparazione di mappe concettuali, di schemi, sulle sottolineature. ° Insegna in classe a preparare un’interrogazione con le tecniche della simulazione. ° Programma le interrogazioni perché ciò responsabilizza e dà fiducia in se stessi. ° Avvisa 10 minuti psicologicamente.
prima
di
interrogare,
per
dare
il
tempo
di
prepararsi
° Fai prendere appunti in classe, mostra schemi e fai preparare schemi il più spesso possibile.
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° Fai spiegare ai ragazzi tra loro, in varie situazioni, i diversi metodi che ognuno usa per prepararsi, per stare attento, per studiare. ° Fai fare molto lavoro in classe per storia, geografia, scienze, differenziato a seconda dell’età: ricerche a coppie, esperimenti, coloriture, completamenti, riflessioni a gruppo sulle fonti storiche, sulle carte geografiche di vario tipo, su ipotesi scientifiche... ° Usa materiale audiovisivo e tutti i sussidi possibili (cd, macchine da scrivere, registratore, computer) perché ognuno ha un diverso stile d’apprendimento. ° Richiedi tempi d’attenzione contenuti e fai riposare cinque minuti tra un’attività e l’altra. ° Proponi molto spesso il lavoro di gruppo: l’apprendimento cooperativo, oltre ad essere un ottimo strumento per lo sviluppo cognitivo, è estremamente motivante. ° Responsabilizza i compagni per la lettura e la dettatura e concorda tutor coetanei, scelti da chi ha bisogno d’aiuto. ° Cerca di fare in modo che ciò che deve essere studiato individualmente a casa sia stato prima chiarito in classe. Per i tuoi alunni dislessici non puoi prevedere la stessa “quantità” di esercizi e materiale di studio a casa e a scuola che prevedi per il resto della classe. ° Ricordati che i ragazzi dislessici hanno bisogno di più tempo e non devono essere penalizzati per questo. ° Ricorda che è importante continuare a dare spazio al lavoro sullo studio a scuola non solo nella scuola primaria.
2.4.
Nella quotidianità della vita scolastica
° Assicurati i che le cose scritte alla lavagna per essere copiate rimangano fino a che tutti gli alunni abbiano copiato e scrivi sempre in stampato maiuscolo, con precisione e chiarezza, ricordando che i dislessici, generalmente, non capiscono il corsivo degli altri (spesso neppure il loro). ° Controlla, tutte le volte che puoi, passando fra i banchi, che ogni cosa sia copiata correttamente sui quaderni e sui diari, anche se i ragazzi sono grandi; non darlo per scontato e sappi che il tuo controllo sarà uno stimolo alla correttezza e alla precisione. ° Non umiliare i tuoi alunni disgrafici mettendo in rilievo la brutta grafia, ma adotta percorsi di lavoro, che fanno bene anche agli altri, che migliorino la coordinazione oculomanuale e cura l’impostazione del gesto grafico. Se si tratta di ragazzi grandi, dai
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spiegazioni e consigli per migliorare la scrittura ed ottenere miglioramenti (vedi bibliografia). ° Ricorda che i dislessici, nel corso della loro vita, dovranno usare degli ausili per sopperire alle loro difficoltà, quindi incoraggiali ad imparare bene la tastiera ed a scrivere al computer a casa e a scuola. ° Incoraggia l’uso del correttore del computer. ° Incoraggia l’uso del registratore per abituare a verbalizzare le idee principali prima di scrivere un tema o un riassunto; ricordati che la verbalizzazione è importantissima per la formazione del pensiero. Cerca ogni occasione per stimolarli a verbalizzare in modo corretto e preciso. La capacità di verbalizzare va di pari passo con lo sviluppo del pensiero. ° Rispetta i tempi dell’apprendimento: seleziona in modo oculato i contenuti delle materie delle quali ti occupi, privilegiando i concetti alla quantità dei contenuti; abituati a farlo per tutta la classe, i libri di testo il più delle volte sono troppo ampi e sottintendono molte concettualità dandole per scontate. Sii consapevole dell’importanza di motivare e coinvolgere i tuoi alunni, senza creare un vizioso circuito spiegazione-studiointerrogazione-voto. ° Non essere avaro di gratificazioni ed usa il rinforzo come strumento usuale. ° Favorisci occasioni di conversazione nelle quali sia possibile parlare delle proprie difficoltà e delle proprie diversità. 2.5.
L’apprendimento delle Lingue Straniere
° Un dislessico può imparare a parlare una lingua straniera con la stessa facilità di un non dislessico, ma la necessità di imparare la lingua straniera scritta porta una difficoltà molto maggiore. Il dislessico spende già molte energie impegnandosi a collegare i suoni con le lettere della lingua italiana che ha solo 21 lettere nell’alfabeto, due suoni per le vocali e/o e i digrammi e trigrammi ci, ce, ghi, ghe, gli, sci, sce, gn, schi, sche. In tutto sono 33 concordanze fra grafema e fonema. In più deve imparare a percepire le consonanti doppie. ° Con lo studio di un’altra lingua, i suoni e le concordanze da ricordare aumentano, rendendo molto più faticoso l’apprendimento. Per esempio, nella lingua inglese ci sono 26 lettere dell’alfabeto, 45 suoni diversi nella pronuncia e più o meno 1 50 modi di scrivere questi suoni. Molti dittonghi hanno più modi di essere pronunciati e di essere scritti. _ Esempi: _ You must read this red book! No, I already read it yesterday. _ I saw a cow in the meadow. _ You too must admit it is our car. Please come at four o’clock. ° Non solo sono da concordare i suoni con le lettere, ma occorre anche ricordare il significato delle parole per poter scegliere il modo corretto di scriverle.
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° Un dislessico, prima di intraprendere lo studio di una lingua straniera, deve aver raggiunto la massima sicurezza possibile nella lettura e nella scrittura della sua lingua madre. ° Se un dislessico deve imparare una seconda lingua, meglio una con una base latina, perché la scrittura è più trasparente. ° Se deve imparare l’inglese, è opportuno puntare sulla lingua parlata. 2.6.
La valutazione
° Valuta in modo costruttivo, separando sempre l’errore dal contenuto. ° Fai capire che gli errori sono sempre migliorabili. ° Dai indicazioni precise su come attuare i miglioramenti. ° Metti pochi segni rossi, fai attenzione all’impegno, dai consigli per migliorare. ° Predisponi verifiche scalari: la parte iniziale deve essere più semplice e anche leggermente ingrandita, poi più difficile; il testo deve essere chiaro graficamente, possibilmente su un unico argomento. ° Valuta i ragazzi dislessici in rapporto alle loro capacità e alle loro difficoltà, discostandoti da come valuti la classe. ° Lascia usare liberamente gli strumenti di compensazione: calcolatrice, tavola pitagorica, tabelle con le formule, striscia dell’alfabeto, cantine geografiche piccole e portatili, linee del tempo, tabelle varie a chi Lo richiede, senza evidenziare chi ha difficoltà. ° Organizza delle interrogazioni programmate. ° Evita le domande aperte. ° Introdurre le situazioni di compito con l’incoraggiamento piuttosto che con la minaccia, evitando pressioni e limiti di tempo non necessari. ° Se utile e necessario fai usare il computer in classe. ° La valutazione sulla scheda deve riflettere il percorso dei ragazzi e registrare i loro progressi. ° Non è vero che si è ingiusti ad utilizzare una valutazione soggettiva ed individualizzata; si è ingiusti se si fa altrimenti. ° Tieni conto dell’importanza della votazione per la crescita dell’autostima. Ricordati che la valutazione dovrebbe aiutare gli alunni a diventare consapevoli in positivo delle proprie capacità e dei propri miglioramenti.
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2.7.
Strumenti compensativi e misure dispensative
Le misure compensative prevedono per il bambino dislessico la possibilità di utilizzare strumenti che permettano di compensare la debolezza funzionale e le difficoltà di esecuzione di compiti automatici derivanti dal disturbo specifico. L’impossibilità di eseguire, con modalità automatiche, alcune procedure che vengono impiegate all’interno di attività complesse determina in genere una difficoltà a eseguire in modo efficiente l’abilità, in quanto il soggetto è costretto a consumare buona parte delle sue risorse attentive in attività che di solito non richiedono impegno attentivo focale. Ad esempio, l’esecuzione delle moltiplicazioni può essere motto faticosa o addirittura impossibile per il soggetto che non padroneggia le tabelline e questa difficoltà di esecuzione può ripercuotersi anche nella risoluzione dei problemi se ad esempio egli tende a evitare La moltiplicazione in quanto sa di non essere in grado di eseguirla. Lo strumento compensativo è una sorta di protesi che aiuta a superare queste difficoltà e a mettere il soggetto con disabilità in condizioni di operare più agevolmente. Noi siamo abituati ad accettare protesi come gli occhiali o la carrozzina elettrica, ma siamo molto più restii ad accettare t’uso della calcolatrice e del computer. Nel senso comune questi sono considerati strumenti di facilitazione e di potenziamento di abilità già acquisite e sempre disponibili anche senza l’impiego degli strumenti, mentre c’è un’accentuata resistenza a considerarti come elementi necessari per eseguire alcune attività. In alcune condizioni particolari di disabilità, come quando vi è un impedimento motorio, si accetta che il computer svolga compiti di supporto alla scrittura, mentre viene scartato se il soggetto è in grado di scrivere manualmente, come se La scrittura fosse un’attività che si esaurisce negli aspetti grafo-motori. In realtà questo rifiuto di impiego del computer come macchina per integrare delle disabilità nasce da un diffuso analfabetismo rispetto alle reali funzioni che il computer è in grado di svolgere o di supportare. In genere l’atteggiamento degli insegnanti verso l’impiego di questi strumenti è molto contrastante. Molti contestano l’impiego del computer in quanto ritengono che possa favorire il bambino disabile rispetto ai compagni. Com’è noto, i prodotti informatici di grande diffusione non sono in grado di prendere decisioni, o di supportare il problem solving: sono in grado solo di compiere atti ripetitivi che vengono eseguiti con velocità maggiore e con maggior precisione di quanto non possa fare l’uomo. In altre parole, il computer non si stanca e non si sbaglia nel compiere ripetutamente le operazioni per le quali dispone di un programma, tuttavia si Limita a questo e non è in grado nè di uscire dal programma, né di apprendere attraverso le ripetizioni. L’idea che la videoscrittura faciliti l’attività di composizione del testo è totalmente infondata. Solo gli esperti, che sono in grado di comporre bene anche senza il computer, traggono vantaggio dagli schemi ipertestuali o da altri programmi. Lo stesso si può dire per l’uso della calcolatrice che facilita l’esecuzione, non la scelta delle operazioni.
Tabella 5 Strumenti compensativi Videoscrittura con i suoi supporti:
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CONTROLLO ORTOGRAFICO consente di identificare le parole che non sono scritte informa ortografica corretta. PREDITTORE ORTOGRAFICO prevede, a seconda delle prime lettere digitate, la parola che il soggetto sta per scrivere sulla base del lessico di ciascun soggetto e della frequenza di utilizzo di quella singola parola. Consente ai soggetti con disabilità motorie, o con gravi disabilità di scrittura, di economizzare lo sforzo per scrivere testi; richiede conoscenza della tastiera, capacità di digitazione, capacità anche Limitata di analizzare Le componenti fonologiche delle parole e conoscenza dei Loro corrispondenti grafemici. Sintesi vocale Consente di trasformare il parlato continuo in videoscrittura attraverso l’uso di un microfono che riconosce la voce di ciascun individuo. In pratica consente di evitare l’uso della tastiera nella scrittura diretta; richiede buona capacità di costruire enunciati ben formati e di controllare adeguatamente la loro realizzazione scritta. Tavola pitagorica consente di recuperare il risultato delle moltiplicazioni fra numeri a cifra singola; richiede capacità di Leggere correttamente i numeri a due cifre e di utilizzare una tavola a doppia entrata. Calcolatrice consente di recuperare il risultato di qualsiasi calcolo; richiede capacità di digitare i numeri in modo corretto, conoscenza dei segni delle operazioni, conoscenza di alcune regole operative delle operazioni (rapporto tra sottraendo e minuendo o tra dividendo e divisioni). Audioregistratore (Con Cuffia) consente di ascoltare brevi testi per l’esecuzione di compiti in classe (ad esempio i testi dei problemi). In questo modo il soggetto dislessico può riesaminare il testo di un problema tante volte quante ritiene necessario, esattamente alla stregua del buon lettore che rilegge il problema tutte le volte che vuole; richiede capacità di usare i tasti di un audioregistratore per mandare indietro il nastro o ascoltare il brano richiesto. Enciclopedia informatica multimediale su cd-rom consente di supportare lo studio delle materie scolastiche attraverso l’ascolto di brani registrati su disco, la visione di video e di documentati su argomenti specifici; richiede padronanza del computer, in particolare del mouse e conoscenza dei modelli di ricerca informatici (menù, bottoni, ecc.). Libro parlato consente di ridurre al minimo lo sforzo di lettura e di poter sfruttare prevalentemente L’ascolto per studiare e acquisire informazioni. Viene attuato attraverso la registrazione su disco dei Libri di studio affidandosi a una organizzazione che realizza il trasferimento dalla carta al supporto uditivo; richiede capacità di usare l’audioregistratore. Scanner di varia natura consente di trasferire su video righe o pagine di libro o di giornale e successivamente di ascoltarle in voce; richiede competenza specifica nell’uso degli strumenti informatici. E ancora: mappe concettuali, sintesi delle lezioni, uso di parole chiave, glossari specifici, linea dei numeri, tabella di misure e formule, tabelle e cartine storiche e geografiche, tabella delle stagioni, dei mesi e dei giorni della settimana, linee del tempo, orologio e “ogni sorta di protesi che aiuti a superare le difficoltà e a mettere il soggetto in condizione di operare più agevolmente”.
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In maniera commisurata alle necessità individuali e all’entità del disturbo, gli insegnanti vengono sollecitati inoltre a “dispensare” gli alunni dislessici da alcune prestazioni scolastiche. Si veda, a questo proposito, la tabella 6. Tabella 6 Misure dispensative Sono chiamate misure dispensative quelle modificazioni nell’espletamento dell’attività scolastica previste in determinati casi; in base alle necessità individuali e all’entità del disturbo, infatti, secondo le indicazioni della C.M. 05/10/2004 e successive disposizioni, si dovrà garantire “la dispensa” da alcune prestazioni, quali:
Lettura a voce alta
Scrittura veloce sotto dettatura
Studio mnemonico (tabelline, poesie ecc.)
Uso del vocabolario
Studio della lingua straniera in forma scritta (ove necessario)
Verifiche scritte
e ogni genere di misura didattica che compensi lo svantaggio tra il soggetto con disabilità e il resto della classe nell’espletamento delle attività scolastiche.
Nella stessa circolare viene sollecitata inoltre, ove necessario: • • •
programmazione di tempi più lunghi per prove scritte e per studio a casa; organizzazione di interrogazioni programmate; valutazione di prove scritte e orali con modalità che tengano conto del contenuto e non della forma.
Lo studio della dislessia, delle sue conseguenze sulla scolarizzazione e delle sue possibilità di recupero ha ancora molti aspetti oscuri che richiederanno molte ricerche e molte osservazioni longitudinali, tuttavia ciò che è emerso negli ultimi anni ha completamente rivoluzionato l’ottica dei clinici e riabilitatori sulla dislessia come sugli altri disturbi specifici dell’apprendimento. Perché qualcosa cambi davvero per i dislessici è importante che queste conoscenze – sommariamente raccolte in queste pagine – si riversino anche nel mondo della scuola, dato che il problema lì si manifesta e lì deve essere affrontato e, quando possibile, risolto.
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