RADIOCORRIERE TV SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
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Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997
e
numero 51/52 - anno 83 22/29 dicembre 2014
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SOMMARIO
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in questo numero
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24 4
ding review con il quale purtroppo conviviamo da
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Alessandro Preziosi
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Virna Lisi
più leggera per la gioia delle tue renne.
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La Rai per le feste
supposti erano incoraggianti. Invece tante parole,
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I grandi della TV
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Al Bano Carrisi
qualche anno. Pochi pacchi, pochi doni e una slitta
Speravamo che nel 2014 le cose cambiassero. I pre-
RADIOCORRIERE TV SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997 Numero 51/52 - Anno 83 22/29 dicembre 2014 Direttore responsabile FABRIZIO CASINELLI Redazione - Rai, Viale Mazzini, 14 00195 Roma Tel 0636864313 - fax 063242420
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Paola Perego
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Paolo Calabresi
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Zio Gianni
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Jack Savoretti
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Costantino Della Gheradesca
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Monica Matano
30
Sabrina Gandolfi
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Umbria Jazz
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anche per te quest’anno vigerà quel clima da spen-
Unici: Il Volo
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Serena Rossi
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Cinema: "Triangle"
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Isoradio
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Web Radio
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Segnalibro
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Ragazzi
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Almanacco
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[email protected] A cura dell'Ufficio Stampa Rai Anna Fraschetti (c.r.) Dante Fabiani (vc.r.) Carlo Casoli (c.s.) Mauro Scaramuzzo (c.s.) Coordinamento Desk Marina Cocozza (c.s.) In redazione Silvia Battazza Antonio Caggiano Rossella Ferruzza Lucilla Perelli Rizzo Rita Pernarella Scina Santacatterina Stefano Corradino Segreteria Gian Marco Fabretti Marina Matteucci Maria Rita Burghi Valentina Dragani Riccardo Loconte Grafica, impaginazione e sito internet Stefano Pozzaglia Luca Romanelli Claudia Tore Fotografico Barbara Pellegrino Fabiola Sanesi Palinsesti Michele Trobbiani Filippo Blandino Anna Penta
tanti proclami, tante promesse. Cosa ne resta? Qualche speranza, ma accompagnata dalla sensazione di un
Vita da strada
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Caro Babbo Natale,
lento venir meno di quelle poche sicurezze conquistate con fatica. E’ come se nel nostro Paese mancassero ragionevolezza e rispetto. Mancasse buon senso. Ecco, proprio il buon senso è quello che vorrei portassi in dono a tutti. Vorrei che lo regalassi ai rappresentanti della Corte suprema indiana, nella speranza che si ravvedano. Che lo donassi ai politici, perché non dimentichino mai che il loro lavoro è al servizio dei cittadini e non viceversa. Vorrei che lo portassi in dono a tutte quelle madri e quei padri che si sono macchiati di delitti efferati, affinché prendano quantomeno coscienza dell’atrocità delle loro azioni. A tutti quelli che scelgono la violenza e non il dialogo, l’egoismo e non la solidarietà. A chi pensa a facili guadagni sulle spalle del prossimo:uomini senza vergogna. Caro Babbo Natale, quante altre cose vorrei chiederti per un 2015 di cui non ci si debba più vergognare. Ma forse questa lettera, più che a te, dovrebbe essere indirizzata a noi tutti nella speranza che ognuno, nel suo piccolo, contribuisca ad un mondo migliore. Buon Natale a tutti
Fabrizio Casinelli www.ufficiostampa.rai.it
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FICTION
UN PRETESTO
l'amore
per raccontare
di Silvia Battazza
Alessandro Preziosi e Blanca Suarez sono i protagonisti della miniserie di Rai1 “La Bella e la Bestia”. «Io napoletano e lei spagnola, non potevamo che trovarci bene sul set», scherza l’attore. Poi si sofferma sul suo personaggio: «L’incontro con Bella lo farà tornare, un po’ alla volta, se stesso. In mezzo c’è il resto della storia, con i suoi misteri e le sue ombre»
È 6
lunedì 29 e martedì 30 dicembre su Rai1. Una rilettura di una delle favole più celebri dedicata a tutta la famiglia. «Quell’ingenuità con cui si muovono i personaggi e tutto il fantasy dell’animazione, nella versione cinematografica ovviamente non ci sono – commenta -. Tutto è più psicologico e concettuale, tant’è che la Bestia, invece di
la frustrazione dell’uomo interiormente infelice, ferito e
essere deforme dalla testa ai piedi, nella fiction ha una
sentimentalmente incapace di dare amore, e soprattutto
simbolica, ma importante ferita sul viso che simboleggia
di riceverlo. “La Bella e la Bestia” diventa quasi un pretesto per raccontare il sentimento più importante nella vita di ognuno, l’amore, con ciò che è in grado di muovere veramente e i grandi cambiamenti che può far compiere».
improvvisare. Quando, dopo una o due settimane, mi sono ritrovato a girare in inglese, ho capito che la cosa migliore da fare era lasciarmi andare. Fiori e profumi, che ruolo hanno nella storia? La Bestia molto tempo prima era un “naso”, riconosceva e amava i profumi. Dal momento in cui viene ferito sen-
Quindi Leon è soprattutto un uomo tormentato, come il suo Cyrano De Bergerac. Le è stato d’ispirazione? Sicuramente aver interpretato Cyrano mi ha offerto un bel gancio. Infatti, quando ho incontrato gli sceneggiatori e il
alla stazione, in partenza per Pisa. A ricordarcelo sono le parole scandite dall’altoparlante che annuncia proprio la partenza del suo treno. Per Alessandro Preziosi questi sono giorni di grande
produttore di questa miniserie, ho raccontato loro la mia esperienza a teatro con questo personaggio che portavo in scena senza il caratteristico nasone posticcio. E sicuramente proprio il curioso modo di raccontarlo ci ha anche
impegno lavorativo: ad attenderlo i tanti estimatori che lo
un po’ ispirati per cercare di non didascalizzare la Bestia in
vedranno a teatro nella sua versione del Don Giovanni di
tutte le sue storiche deformazioni. Tutto il resto invece si
Molière. Uno spettacolo che da febbraio l’attore porterà
rispecchia nella versione classica: il castello, il cavallo, la
anche a Milano. La comunicazione viene e va, ma lui non
servitù. In questo senso si è mantenuto l’aspetto favolisti-
si spazientisce neppure di fronte ai tanti momenti di black
co e la fotografia ha esaudito tutte le aspettative.
out della linea telefonica e ci racconta con entusiasmo la
Il film è stato girato in inglese. Ha trovato difficoltà?
sua esperienza sul set della miniserie “La Bella e la Be-
Sì, perché avevo da poco finito “Don Diana”, dove si par-
stia”, che lo vede protagonista, insieme a Blanca Suarez,
lava napoletano con una grande libertà e possibilità di
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CAST D’AUTORE PER UNA FIABA INTRAMONTABILE “La Bella e la Bestia”, una coproduzione Rai Fiction, Lux Vide e Telecinco Cinema, prodotta da Matilde e Luca Bernabei, per la regia di Fabrizio Costa con Alessandro Preziosi nei panni del principe Leon Dal Ville e Blanca Suarez in quelli di Bella. Nel cast anche Lea Bosco (Helene), Andy Luotto (Armand), Jaime Olias (André), Massimo Wertmuller (Maurice Debois), Cecilia Dazzi (Albertine), Francesca Beggio (Eveline), Andrea Santonastaso (Florian), Giovanni Calcagno (Jerome), Tommaso Ramenghi (Olivier), Francesca Chillemi (Corinne), Alberto Basaluzzo (Bastian) e Giusy Buscemi (Juliette). In onda, in prima serata, lunedì 29 e martedì 30 dicembre su Rai1. 7
È stato molto bello lavorare anche con tutto il resto della troupe.
FICTION
La magia di una favola alla vigilia del Capodanno. Secondo lei gli italiani hanno bisogno di sognare? Vorrei andare in controtendenza. Secondo me no. Più che di sognare credo abbiano bisogno di stare in maniera sana in famiglia. Il sognare individualmente, inseguire in maniera egoistica le proprie ambizioni credo sia deleterio. E nel nostro Paese i risultati di questa prassi sono abbastanza evidenti. Recuperare invece un certo senso di progettualità in famiglia, quindi il sogno come progetto, è importante perché è ciò che rappresenta meglio le fondamenta della nostra cultura.
timentalmente e poi anche tradito, si ritrova a perdere questo suo grande talento e svanisce anche il gusto per il bello e per tutto ciò che ispira i sentimenti, compresi i fiori. Grazie a Bella, però, si ritrasforma gradualmente in quello che era prima. In mezzo c’è ovviamente il resto della storia, con i suoi misteri e le ombre di un uomo che non crede più a nulla. Come si è trovato con Blanca Suarez sul set? Meravigliosamente, sia per le sue capacità attoriali che
E lei è un sognatore o si riconosce di più nella razionalità? Ho imparato a sognare sempre ad occhi aperti. Ho alimentato sempre i sogni, anzi sono quelli che mi hanno permesso di razionalizzare la mia ambizione e di farmi scoprire, ad esempio, che non sono un ambizioso.
per la sua tenuta professionale. Sono straordinarie. Capisco perché Almodovar l’abbia scelta come sua musa. È una donna dalla grande simpatia e tra noi si è velocemente creata una bella amicizia. Un napoletano e una spagnola era difficile che non si trovassero bene! Sul set c’è stata
Quando era bambino amava le favole? A dire la verità preferivo i fumetti. Leggevo soprattutto Topolino e Paperino.
soprattutto la voglia di aiutarsi l’uno con l’altro. Io ho fatto il padrone di casa, cercando sempre di metterla a suo agio e lei ha ricambiato con un’entusiasta capacità di recitare.
COME IN TUTTE LE FAVOLE, ANCHE QUI NESSUNA AVVERSITA’ È INSUPERABILE. FABRIZIO COSTA FIRMA LA REGIA DE “LA BELLA E LA BESTIA” SU RAI1 IL 29 E 30 DICEMBRE: «ABBIAMO RACCONTATO LA “CRONACA” DELLA NASCITA DI UN SENTIMENTO FONDAMENTALE NELLA VITA DI TUTTI: L’AMORE»
NON UN MOSTRO MA UN UOMO CHE NASCONDE LE FERITE Dopo i successi di “Pinocchio”, “Le Mille e una notte” e “Cenerentola”, Rai1 propone lunedì 29 e martedì 30 dicembre un’altra grande miniserie, che trasforma l’archetipo di una delle fiabe più note in una fiction per tutta la famiglia. È “La Bella e la Bestia”, una storia che unisce romanticismo e tensione, avventura e mistero. Diretta da Fabrizio Costa e coprodotta da Rai Fiction, Lux Vide e Telecinco Cinema, vede protagonisti due tra i volti più amati da pubblico e critica: l’affascinante attore italiano Alessandro Preziosi e la bellissima collega spagnola Blanca Suarez. Si narra la storia di un principe prigioniero del suo tragico passato. È Leon Dal Ville, un giovane un tempo bellissimo, felice, circondato da amore e da ogni ricchezza materiale, che in una notte però perde ogni cosa. Il suo cuore, tradito da un destino crudele, diventa arido e freddo come la pietra. Ma più delle orrende cicatrici riportate su parte del volto e coperte da una maschera di ferro, a tradire quell’a8
nimo colmo di dolore e rabbia per quello che è stato e non sarà più, è il suo sguardo di ghiaccio. Poi c’è una fanciulla, dal nome che ricalca le sue fattezze perfette: Bella. È dolce, vivace, spensierata e coraggiosa. Una grande sognatrice. Quel che brama di più è viaggiare insieme al papà, il mercante Maurice Dubois. Il desiderio di Bella svanisce definitivamente quando, per far fronte ad un grosso debito contratto dal padre con il principe Leon, decide di andare a servizio del giovane blasonato. Si presenta così alla villa. Da questo momento la storia comincia a complicarsi, giorno dopo giorno, tra gli alti e bassi di un amore che sboccia e poi si ritrae sotto i tradimenti e le bugie di chi guarda a quel sentimento puro e rigenerante con gelosia e invidia. Ma, come in tutte le favole, anche in questa nessuna avversità è insuperabile perché l’amore, quello vero vince sempre su tutto. «La nostra Bestia – racconta il regista- non è un mostro, ma un uomo che nasconde al
Ai suoi figli le ha raccontate? Le inventavo. Facevo scegliere un argomento e poi andavo a braccio. È stata una bellissima scuola quella di improvvisare. Mi divertiva da matti. Loro sceglievano il soggetto, tipo: albero, cielo, cane… e da quello partivo per raccontare storie incredibili. Mi dispiace non raccontarle più, ormai i miei figli sono diventati grandi.
AL VIA LE RIPRESE DELLA FICTION “IL SISTEMA”, DIRETTA DA CARMINE ELIA, CHE VEDREMO SU RAI1 IL PROSSIMO AUTUNNO. NEL CAST CLAUDIO GIOÈ, GABRIELLA PESSION E VALERIA BILELLO
IL VOLTO MALATO DELLA POLITICA
Il progetto è nato oltre un anno fa, ma la storia che racconta la nuova fiction Rai “Il sistema” sembra quasi tratta dalle prime pagine dei quotidiani di questi giorni. Sotto i riflettori criminalità, corruzione, terrorismo e il volto malato del mondo politico che, in un intreccio perverso e pericoloso, tentano spregiudicatamente di conquistare Roma per trasformare la capitale nel centro nevralgico del malaffare. Da una parte la buona società, gli uomini di potere e dall’altra la criminalità da strada. Due facce della stessa medaglia, unite da un pericoloso collante: una banda senza scrupoli con radici nell’estrema destra. Così si organizzano e si sviluppano corruzione, violenze, usura, appalti truccati, riciclaggio di denaro sporco e traffico di droga. Ma il “sistema” può e deve essere fermato: è il compito delle forze dell’ordine. Così un coraggioso e integerrimo maggiore della Guardia di Finanza si infiltra nel mondo criminale per scalarlo, nel difficile tentativo di “decapitare” la cupola romana. Diretta da Carmine Elia e prodotta da Rai Fiction insieme a Fulvio e Paola Lucisano per la IIF, con la consulenza tecnica della Guardia di Finanza, la serie è attualmente in fase di produzione e la vedremo sugli schermi di Rai1 nell’autunno prossimo. La storia scritta da Sandrone Dazieri e Walter Lupo, ovviamente di fantasia, è interpretata da volti molto amati dal pubblico del piccolo e grande schermo come Claudio Gioè, Gabriella Pession e Valeria Bilello.
mondo le sue ferite, semplicemente perché ancora non ha trovato una cura. Non gli interessano i succedanei, perché troppo malati di egoismo narcisistico, né le facili magie. Dunque si aggira nel suo mondo come anima in pena, un fantasma alla ricerca disperata di chi potrà lenire quella ferita. Bella è la sensualità primigenia, senza colpe, il catalizzatore del sentimento irrinunciabile che si sottopone a prove umilianti pur di trasformare l’elemento con cui viene a contatto. La ragazza, alla fine, riesce a curare il mostro trasformandolo in un uomo finalmente in grado di concepire la vita e di farla fiorire intorno a se». E aggiunge: «Ne “La Bella e la Bestia” abbiamo trasfuso tutta la passione nel raccontare i germogli dell’amore: la “cronaca” della nascita del sentimento fondante della nostra esistenza. Abbiamo raccontato l’unica possibilità di riconciliazione tra le forze contrapposte e fondamentali della vita, il bene e il male». (Sil.Ba.)
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LA RAI PER LE FESTE
GLI AUGURI DI
MAMMA RAI
PROGRAMMAZIONE RICCA E VARIEGATA DA NATALE ALL'EPIFANIA PER VENIRE INCONTRO AI GUSTI DI TUTTI
A
dulti, adolescenti, an-
ASPETTANDO L'ANNO CHE VERRÀ
ziani e bambini. La Rai, durante le festività natalizie, ha provato ad accontentare un po' tut-
VIENE VIENE LA BEFANA…
rosi i concerti, dal classico al pop, e
È su Rai1 che parte la programmazione speciale del 6 gennaio alle 9.35 con il ventesimo concerto dell'Epifania "Non più schiavi, ma fratelli", che dal 1996 propone un'originale mix di religiosità, cultura e musica. Ad ispirare il racconto musicale del Concerto saranno, ancora una volta, le parole di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace. Alle 21.30 puntata speciale de "La Prova del Cuoco" con l'estrazione finale dei premi della Lotteria Italia. In collegamento con la sede generale dei Monopoli di Stato, l'appuntamento con la fortuna è rappresentato dall'estrazione dei sei premi di prima categoria, il primo di cinque milioni di euro, e di altre centinaia di ricchissime vincite. Su Rai2 alle 14.00, a "Quelli che il calcio" turno dell'Epifania per il campio-
le trasmissioni di cucina alla ricerca
nato di Serie A, insieme a Nicola Savino e alla sua "squadra".
ti con un'offerta ricca che attraversa i suoi canali generalisti e specializzati, che si dilata tra le reti radiofoniche e l'informazione di Tg e Gr. Dalle rubriche religiose ai programmi di storia e di arte, riflettori accesi anche sui viaggi alla scoperta di luoghi, in Italia e all'estero, che festeggiano il Natale con iniziative originali. Nume-
Subito dopo il tradizionale messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, il 31 dicembre alle 21.00 su Rai1, in diretta dal Forum Sport Center di Courmayeur, prende il via la tredicesima edizione de "L'Anno che Verrà". La serata, presentata da Flavio Insinna tra musica, grandi ospiti, emozioni, sorprese e divertimento, accompagna i telespettatori al brindisi di Capodanno per protrarsi fino a notte inoltrata. Nella prima serata di Rai3 c'è invece il tradizionale Festival del Circo di Montecarlo, con la consegna dei Clown d'Oro da parte dei principi di Monaco e l'esibizione di grandi artisti di fama internazionale. In seconda serata "Blob 2014", il consueto appuntamento con il "il blob dei blob" dell'ultimo anno e non solo. Il 1° gennaio 2015, imperdibile il tradizionale appuntamento in Eurovisione, a partire dalle 11.00 su Rai1, con il Concerto di Capodanno proposto dall'Orche-
del menu più invitante da presentare a tavola in occasione delle festività. E non mancheranno i giochi con i relativi, ambitissimi premi. Il 25 dicembre su Rai1 si comincia
San Pietro. Alle 12.30, dalla Basilica
Pierre di Ginevra, il Culto evangelico
alle 09.45 con "Un Natale d'Oro Zec-
Superiore di San Francesco ad Assisi,
di Natale.
chino" per festeggiare con i più celebri
il Concerto di Natale 2014 affidato
La prima serata è invece dedicata a
brani del repertorio natalizio insieme
all'Orchestra Sinfonica Nazionale del-
Mina, raccontata in una puntata spe-
ai bambini del Piccolo Coro "Mariele
la Rai sarà trasmesso in Eurovisione
ciale di "Unici. Il Natale si festeggia
Ventre" dell'Antoniano. E parte l'ini-
con la partecipazione straordinaria di
nella seconda serata di Rai3 con Rai-
ziativa di solidarietà Antoniano onlus
Nicola Piovani e della cantante indo-
mondo Vianello e Sandra Mondaini, i
nesiana Anggun. Alle 16.40 "Pietrel-
"Protagonisti" del programma di Gian-
cina come Betlemme", un programma
carlo Governi.
sulla storia della Natività ambientata
Alle 21.15, Rai Cultura trasmette su
nel suggestivo borgo pugliese che
Rai5 il capolavoro di Eduardo De Fi-
diede i natali a Padre Pio, con la par-
lippo "Natale in casa Cupiello". La ver-
tecipazione di Michele Placido, Fran-
sione proposta è quella a colori del
mente coinvolgente. Quindi la Mes-
cesco Testi e Frate Alessandro.
1977, con Pupella Maggio, Lina Sastri,
sa dalla Basilica Santa Maria in Tra-
Su Rai2, alle 10.00, il 25 dicembre an-
ma soprattutto con Eduardo e Luca
stevere in Roma e il messaggio Urbi
drà in onda "Protestantesimo": in di-
De Filippo nei ruoli del padre e del
et Orbi di Papa Francesco da Piazza
retta Eurovisione dalla Cattedrale St.
figlio.
che coinvolgerà alcune mense del mondo francescano per supportarle nell'erogazione quotidiana di pasti ai più bisognosi. Alle 10.30 tradizionale puntata natalizia di "A Sua immagine", con tappa a Napoli, una città in cui la tradizione del presepe è particolar-
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stra Filarmonica di Vienna.
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ficoltà che riescono ad azzerarsi nella misura in cui si è davvero decisi a ritrovare un proprio caro. Ciò che stupisce di più sono le incredibili peripezie che i nostri protagonisti sono disposti ad affrontate, senza scoraggiarsi di fronte a nulla. Tutti vogliono raggiungere lo stesso obiettivo: un punto di ripartenza per cominciare nuovamente a vivere, questa volta insieme a chi credevano di aver perso per sempre. Le loro storie sembrano film!
AL BANO CARRISI
Li caratterizza una grande tenacia... E meno male! A furia di non disperare e rispondendo alla voce del sangue, il risultato è eccezionale. Nel momento in cui ci si ritrova è come iniziare tutto daccapo, una sensazione impagabile di condivisione. Uno dei nostri protagonisti ci ha impiegato ben quarantotto anni prima di poter rivedere il proprio congiunto: una ricerca durata quasi mezzo secolo! Che effetto le fa essere partecipe di momenti privati, delicati? Nelle storie della scorsa edizione come in quelle di quest’anno c’è un unico comune denominatore: la voglia di arrivare a raggiungere il sogno inseguito. Ogni storia mi dà un’emozione diversa. Come si fa a rimanere indifferenti davanti a queste persone che non hanno mai gettato la spugna, che ricorrono a noi aggrappandosi a quell’ultimo esile filo di speranza dopo aver provato tutte le strade? Ho accettato di tornare a fare questo programma perché si parla di verità: le vicende che raccontiamo sono tutte vere, incredibili per alcuni versi e profondamente drammatiche per altri.
a i r o t s i n og mi ha arricchito di Marina Cocozza
«Io sono un cantante e accetto di fare qualcosa di diverso solo se mi appassiona». Al Bano torna su Rai1 con “Così lontani così vicini” insieme a Paola Perego: «Quelle che raccontiamo sono tutte storie vere. I nostri protagonisti non si fermano di fronte a nulla pur di realizzare il sogno di ritrovare le persone care, anche dopo cinquant’anni» 14
A
Ci sta prendendo gusto al ruolo di conduttore? Lo ripeto, io faccio il cantante… “Così vicini, così lontani” mi ha coinvolto per i suoi aspetti umani. Per quanto mi
riguarda, ormai accetto solo quelle cose che mi appassionano visto che i miei concerti mi portano continuamente in giro per il mondo. Lavorerò anche il giorno di Natale, prossime tappe Russia, America e poi ancora Europa. Mi piace il contatto con la gente, con le culture diverse.
l Bano mette subito le cose in chiaro: «A parte qualche breve parentesi come questo programma, io rimango un cantante». E, mentre il pubblico lo sta aspettando a Sanremo per
ritirare con Romina Power il Premio alla Carriera, lui è tornato per il secondo anno consecutivo su Rai1 a raccontare le storie di “Così lontani, così vicini”, questa volta insieme a Paola Perego. Quando lo incontriamo ci colpisce il suo modo di essere diretto e schietto. Stiamo parlando della trasmissione del sabato sera sulla rete ammiraglia. Qual è il messaggio che vorrebbe arrivasse? La finalità è quella di far ritrovare le persone, al di là delle distanze geografiche o degli anni che sono passati. Dif-
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PAOLA PEREGO
ESPERIENZA UMANA «La formula di “Così lontani, così vicini” non prevede conduzione in studio, per cui ti dimentichi che stai facendo televisione e pensi solo ad entrare nell’animo degli altri». Paola Perego è anche la padrona di casa di “Domenca In” insieme a Pino Insegno: «Vogliamo proporre un pomeriggio leggero, per tutta la famiglia»
coinvolgente
che stai facendo televisione perché pensi solo ad entrare
nell’animo degli altri. La trovo un’esperienza forte, molto forte. Come si articola il lavoro di ricerca? In seguito alle richieste dei parenti, la nostra redazione
dei disagi adolescenziali. L’adolescenza è la fascia d’età maggiormente trascurata dai media. Si sente parlare prevalentemente di bambini piccoli e di giovani, ma di adolescenti molto meno. Eppure vanno ascoltati con attenzione perché spesso non hanno sogni.
alcuni documenti particolarmente significativi come l’e-
E lei sogni ne ha? Certo. Uno è quello di poter fare un programma tutto per
sercizio del diritto al voto. Quando finalmente viene in-
loro e con loro, con gli adolescenti. (Mari.Co.)
si attiva subito senza tralasciare nessuna pista, compresi
dividuata la località in cui si trova la persona che stiamo cercando, spetta a me andare sul posto e spiegare perché siamo arrivati fin lì. C’è qualche storia che l’ha particolarmente colpita? Ne voglio ricordare due. Un uomo cercava il padre e noi glielo abbiamo trovato in America, dopo trent’anni. Lui, commosso, ci ha mostrato il tatuaggio sulla spalla col nome del figlio, che non aveva mai dimenticato. L’altra storia è quella di una donna che voleva ritrovare fratello e sorella, di quest’ultima si era convinta che fosse morta. Invece li abbiamo ritrovati entrambi e l’incontro è stato un’esplosione di gioia. Paola, lei è la padrona di casa di “Domenica In”. Se la sente di fare un piccolo bilancio di questi primi mesi? Voglio parlare di bilancio positivo, certo si può migliorare e ci impegneremo a farlo. L’obiettivo editoriale è di proporci come alternativa alla tv del dolore, di allontanarci là dove possibile da quei fatti di cronaca che invadono un po’ tutta la televisione per proporre un pomeriggio leggero, adatto a tutta la famiglia. Devo dire che un po’ alla volta ci stiamo riuscendo, evitando di cadere nella facile retorica
I
della spettacolarizzazione di alcune vicende. l weekend di Paola Perego è piuttosto intenso, tra “Domenica In” e “Così lontani, così vicini”. Le chiediamo subito come si è organizzata: «Semplice – risponde. Il sabato ho le prove di “Domenica In” e il giorno
raggiunto Boston e ho girato l’Italia in lungo e in largo. La
Con quale spirito sta affrontando “Così lontani, così vicini”?
na. Un compagno di lavoro meraviglioso.
dopo sono impegnata con la diretta. Dal lunedì parto alla
Per me è un’esperienza umana straordinaria. È interes-
Come impegna il suo tempo libero, a parte la famiglia?
ricerca delle persone che i familiari ci chiedono di rin-
sante anche la formula priva di studio perché toglie ogni
Seguo la cooperativa “Secondo me”, che ho messo su da
tracciare. Finora ho attraversato Cile, Perù e Florida, ho
sovrastruttura, a cominciare dai tacchi... E ti dimentichi
anni con il supporto di un’amica psicologa. Ci occupiamo
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mia valigia è sempre pronta».
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Cosa ci dice del suo partner Pino Insegno? Che è divertente. Ironico e spiritoso dentro e fuori la sce-
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IL RADIOCORRIERE TV PROPONE ALCUNI FRAMMENTI PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVI DI UN’INTERVISTA, REALIZZATA CIRCA UN ANNO FA, CON L’ATTRICE RECENTEMENTE SCOMPARSA PER RICORDARLA
di Silvia Battazza
«D
ella mondanità mi disturba tutto. Proprio non me ne frega nulla. Invece di andare a feste, a serate
o alle prime preferisco stare a casa e leggere un libro. Quarant’anni fa, in America, ho dovuto partecipare ad eventi mondani perché mi obbligavano, ma appena ho potuto ho volutamente evitato. Sono sempre scappata, e oggi ancora di più». Lo raccontava Virna Lisi al nostro Radiocorriere Tv meno di un anno fa. Ci piace ora proporre ai nostri lettori alcuni flash di una lunga e gradevole chiacchierata telefonica dal sapore piuttosto informale. L’occasione fu la fiction di Rai1 “Madre, aiutami!”, di cui era protagonista nel ruolo di suor Germana. Un personaggio che le era piaciuto molto interpretare: «E’ un po’ come Papa Francesco: non sta un attimo ferma, è una che si mette le scarpe comode. Non gliene importa niente delle apparenze». Le chiesi che rapporto avesse con la spiritualità e la religione: «Sono molto religiosa, ma lo so-
no a modo mio. Non amo, per esempio, andare a messa. Entro in una chiesa quando so che è vuota e riesco a stare anche un’ora inginocchia-
a n r i V , o Cia 18
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ta a pregare. Mi piace avere un rapporto diretto con la Madonnina: per me è in lei che tutto si rispecchia». Di Virna colpiva quel suo non essersi mai voluta adeguare allo star system, rimanendo un’antidiva per eccellenza. Mi confidò che era affascinata dalla natura: «Amo le passeggiate nei boschi, credo di aver ereditato questa pas-
rio. Il più piccolino, prima di andare a scuola, viene tutti
sione dai miei genitori. Mi piacerebbe fare la contadina
i giorni a darmi un bacio». Sul fatto che fosse una nonna
e avere un piccolo pezzetto di terra da coltivare. Intanto
speciale ironizzava: «So che sono molto orgogliosi di me
mi prendo cura del mio giardino e tra poco ricomincerò a
e quando erano più piccoli mi chiedevano sempre le mie
piantare nell’orto rughetta e insalatina». Non mancò di
foto autografate da regalare agli amici di scuola. Poi ho
raccontarmi del rapporto affettuosissimo che la legava ai
saputo che uno di loro le vendeva e ci guadagnava la
nipoti: «Secondo loro sono una nonna fantastica, secondo
bellezza di cinque euro!». Le chiesi se avesse un desiderio
me no perché li vizio troppo. Ora che sono più grandicelli
da realizzare e lei rispose con un sorriso: «La vita mi ha
ho cominciato anche a dire qualche no, ma adoro vedere
veramente dato tanto, quindi non voglio chiedere di più di
il luccichio dei loro occhi se riesco ad esaudire un deside-
ciò che ho già ricevuto, non ho rimpianti. Va bene così».
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PAOLO CALABRESI
ECCO COME VIVE UN VERO PERDENTE Non è cosciente della propria sfortuna. Non è come Pape-
I suoi figli guarderanno “Zio Gianni”’?
rino. È Wile Coyote che crede veramente che un giorno o
Hanno visto tutto il bakestage e sono impazziti. Su questo
l’altro prenderà lo struzzo».
progetto, infatti, sono fiducioso perché ho visto l’allegria,
Distratti, caotici, digitalizzati e spietati. Chiara, Fulvio e Rodolfo assomigliano ai giovani di oggi? Un po’ sì. Credo che li accomuni un certo cinismo innato. Noi lo diventiamo perché magari abbiamo avuto delle sofferenze o delle frustrazioni. I giovani di oggi invece lo sono in partenza e questa è la loro grande forza.
PAOLO CALABRESI E’ LO ZIO GIANNI: «PRATICAMENTE MI CALO NEI SUOI PANNI TUTTI I GIORNI, PERCHE’ IL MESTIERE
N
ei panni del “povero” cinquantenne Zio Gianni, trattato come un vero e proprio “esperimento da laboratorio” dai tre “pischelli” suoi coinquilini, c’è Paolo Calabresi. E dipinge il suo per-
Gianni vive in mondo ostile e pericoloso ed è raccontato come un “pesce fuor d’acqua”. Le è mai capitato di sentirsi così?
la gioia e il divertimento nei loro occhi. Non le hanno fatto nessuna critica? Solitamente non mi risparmiano nulla. Quando mi vedono in tv, spesso cambiano canale. Questa volta mi è andata bene! Quale dei tre coinquilini considerano il più simpatico? Fulvio, perché è quello che si concede più libertà.
Io mi ci sento regolarmente, anche perché il mestiere che
E lei si è divertito sul set?
mi sono scelto è un lavoro di precariato emotivo continuo,
È stato faticoso, ma molto, molto bello. L’atmosfera era di
indipendentemente dai successi e dal numero di cose che
sonaggio come una sorta di Wile Coyote: «E’ un vero per-
grande creatività. Raramente si trova. Quando hai la pos-
fai. Sei chiamato a far finta di essere qualcos’altro da quel-
dente, un uomo che non sa dove collocarsi. Vive in questo
lo che sei e questo un po’ va controllato. Io ho la fortuna
sibilità di appoggiarti su una sceneggiatura forte ti puoi
mondo di squaletti come i suoi coinquilini, che gli voglio-
di avere come mia ancora di appoggio una famiglia con
L’ATTORE HA QUATTRO FIGLI:
no bene, ma lo vessano e lo usano come un giocattolo.
esigenze molto concrete. Sono sposato e ho quattro figli,
«HANNO VISTO TUTTO IL BAKESTAGE
Non riesce a trovare mai il modo di svicolare e di prendere
e li ho fatti tutti con la stessa donna! Sono un po’ come
Ma da vicino, come sono i The Pills?
in mano la situazione. È la classica espressione di un disa-
un panda (ride, ndr). E questo senso di guerra continua lo
Così come in pubblico, disturbati… (nrd, ride di gusto)
dattato. Però la sua forza sta nel fatto di provarci sempre.
avverto tantissimo.
(Sil.Ba)
CHE HO SCELTO RAPPRESENTA UN PRECARIATO EMOTIVO CONTINUO».
E SONO IMPAZZITI» 20
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permettere anche di essere stanco e recitare in qualunque condizione fisica.
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ZIO GIANNI
A REGA’,
! à r o v a l a c c o t ce
Dalla fantasia del trio comico The Pills, che da tempo spopola sul web, arriva su Rai2 tutti i giorni alle 21.00, l’irresistibile serie “Zio Gianni”. Sotto i riflettori un cinquantenne che deve ricominciare daccapo e si trova a farlo nell’insolita veste di coinquilino di tre studenti anticonformisti e “fancazzisti”
Si fa silenzio. Entra un uomo classe ’64. Si chiama Gianni.
un totale di ventisette episodi di nove minuti ciascuno, dal
È appena stato licenziato. Anche la moglie lo ha lasciato.
lunedì al venerdì, alle 21.00 su Rai2.
Vive in quell’appartamento incasinato con loro tre. Insomma un vero dramma. Ma loro subito si illuminano: “Però regà, fa troppo ride!”. Ed ecco l’idea che vince su tutte. Sarà quindi una serie, ovviamente scanzonata e innovativa, che racconterà l’incontro–scontro tra il cinquantenne Gianni Coletti (Paolo Calabresi) e i suoi nuovi compagni di vita: tre allegri e spiantati studenti poco più che ventenni: Chiara (Crystel Checca), Fulvio (Luca Di Capua) e Rodolfo (Francesco Russo). Quando si riaccendono le luci la sala è piena di gente che ride, alcuni hanno anche le lacrime agli occhi. Pensiamo che se il buon giorno si vede dal mattino, “Zio Gianni” promette davvero bene. Quello che è stato scelto è un modo divertente, e sicuramente non usuale, per raccontare come è nata l’idea e il soggetto della serie. Ma anche spiegare – come sostengono attori, sceneggiatori e registi - che la storia raccontata è una versione “sopra le righe” di ciò che accade nella realtà. E i personaggi, le loro stravaganze e il loro linguaggio non convenzionale sono lo specchio del mondo di oggi, solo “rivisto e corretto” in versione comica. Il 22 dicembre il debutto. “Zio Gianni” andrà in onda, per
E
pensare che tutto sarebbe nato così, parola dei The Pills, il trio di giovani e irriverenti videomaker (Luigi Di Capua, Luca Vecchi e Matteo Corradini) tra i più seguiti sul web. In sala stampa
co e dice una cosa che getta tutti e tre nello sconforto: “A
si spengono le luci e parte un video. Siamo catapultati
strampalate per… metter su la fiction commissionata da
in un appartamento “sgarrupato”. Il telefono squilla, Luca
“quelli della Rai”. E buttano là: le avventure di un giovane
Vecchi risponde. La sua faccia si fa subito cupa, ma molto
prete, stile “Don Matteo”, ma in mountain bike, poi “nobili
cupa. Con passo lento, che pare appesantito da un enorme
coatti” in perfetto romanesco, segue una storia tipo “Gravi-
e struggente fardello, raggiunge gli altri due del gruppo,
ty” ma in napoletano. E mentre le menti creative riunite al
Luigi di Capua e Matteo Corradini. Poi, greve, vuota il sac-
tavolo partoriscono stravaganze ecco che si apre la porta.
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rega’, ce tocca lavorà”. Dopo lo stordimento provocato dal suono di quell’ultima parola, il gruppo si concentra e, in pieno stile The Pills, subito partono a raffica una serie idee
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JACK SAVORETTI
C'è Genova
nel mio cuore
Lo hanno definito il nuovo Bob Dylan, paragonando la sua musica a quella di Simon & Garfunkel, ma lui non si è montato la testa. Jack Savoretti, trentun anni, figlio di immigrati italiani a Londra, dopo il recente tour nel nostro Paese, annuncia l’uscita del suo nuovo disco a febbraio: «Credo che il cantautore sia un po’ come il fotografo, immortala l’attimo»
I
l suo ultimo lavoro discografico è di appena un mese fa e s’intitola “Tie me down”. Un mini album di quattro brani dove spicca, nella title track, un insistente riff di chitarra acustica. Lui è Jack Savoretti, trentun
anni, metà italiano metà inglese, all’anagrafe e nello spirito. «Con Genova nel cuore e Londra nei testi, così faccio canzoni», ci confida in un’intervista strappatagli mentre sta per salire sull’aereo che lo riporta nella capitale britannica. Ha imbracciato la chitarra per la prima volta a sedici anni e non l’ha più abbandonata. È appassionato di poesia: «Mi sono subito sorpreso da quante persone ti ascoltavano quando cantavi rispetto a quando leggevi un componimento». Ha suonato con Bruce Springsteen, Paul Mc Cartney e Neil Young, tanto per citare alcuni nomi discretamente noti. Hanno paragonato la sua musica a quella di Simon & Garfunkel e alcuni critici musicali lo hanno definito il nuovo Bob Dylan. Il 9 febbraio 2015 uscirà il suo nuovo disco, dal titolo “Written in the scars”. «Sarà molto diverso da quelli del passato», svela senza aggiungere altro per non rovinarci la sorpresa. Da qualche settimana in Italia per una tournée si è esibito, tra le altre tappe, a fianco di Elisa, che lo ha ospitato durante il suo concerto all’Arena di Verona e poi l’8 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il giorno successivo è stato ospite di Radio2 Social Club. A Roma è stato un successo. Mi sono reinnamorato di Roma: tappa memorabile perché, per la prima volta, avevo portato con me mia figlia di tre anni. Mi sono esibito in altre importanti città d’Italia e Roma non poteva mancare. La serata è stata entusiasmante e non ci aspettavamo questo successo di pubblico.
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Lei è di origine italiana, anzi genovese e tifoso del Genoa, come fieramente si definisce. Viene quindi dalla città di Fabrizio De André dalla cui ispirazione un cantautore non può certo prescindere… Adoro De André così come Luigi Tenco, ma apprezzo anche Battisti, che è morto quando avevo una quindicina d’anni ed era il momento in cui stavo scoprendo la musica. Ho cominciato ad ascoltarli grazie a mio padre che me li faceva sentire mentre eravamo in viaggio. E continuavamo ad ascoltarli a Londra: lui, immigrato in Inghilterra, sentiva un po’ di malinconia per l’Italia e quella musica lo rendeva felice.
de come immortalarlo. Non è mai una scelta premeditata.
Come cantautore ha compiuto varie evoluzioni dalla pubblicazione del suo primo single nel 2006. Questo mini album appena uscito ha il sapore delle ballad romantiche, mi passa la definizione? Definirsi è sempre difficile e in fondo spero di non essere identificabile in un genere particolare. I generi ti ingabbiano e a me piacciono molti stili e voglio sempre scoprire suoni, musicisti, ritmi, melodie diverse. Non definirei la mia musica “sperimentale”, ma senza dubbio cerco di rinnovarmi in ogni album e di non essere uguale a me stesso. E poi, del resto, cantautore è già un’“etichetta” precisa!
Una cosa che mi rende molto fiero. La sua vicenda mi ha
Cantautore “impegnato”? Penso che un cantautore sia come un fotografo che osserva il mondo che lo circonda e poi deci-
serate musicali più belle. E dire che avevo sempre sognato
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Vale sia per un brano più politico che per una canzone d’amore. Se mi alzo la mattina e quando esco sono testimone di un’ingiustizia o vengo a conoscenza di qualcosa che mi fa arrabbiare è probabile che imbracci la chitarra e ci urli dietro. Io voglio sapere cosa sta succedendo nel mondo, voglio approfondire quello che non so e questo può facilmente diventare fonte di ispirazione per le mie canzoni. Anche la sua storia familiare dovrebbe averla ispirata. Suo nonno è stato un partigiano che partecipò alla liberazione di Genova dai tedeschi. sempre fatto pensare che se credi in un valore importante devi lottare per quella idea. Mi hanno dato il suo nome e la sento anche come una responsabilità. Ha aperto un concerto di Bruce Springsteen, compare in un video di Paul Mc Cartney, ha suonato con Neil Young… Qual è, fino ad oggi, l’esperienza più importante che ha fatto? Tutte straordinarie, Però l’evento più bello della mia carriera l’ho vissuto un mese fa, quando ho suonato allo stadio Marassi prima che il Genoa giocasse contro la Juventus. Il mio Genoa ha battuto la Juve al novantaquattresimo. Penso di avergli portato fortuna, è stata una delle di giocare a calcio con il Genoa e invece ci sono finito a suonare…
(Ste.C) 25
prendiamo proprio in considerazione,
COSTANTINO DELLA GHERARDESCA
perché sono loro il vero motore del-
Evviva il capo che vuole mettersi in gioco Si sono appena spenti i riflettori su “Pechino Express” e Costantino Della Gherardesca è già pronto con la nuova serie di “Boss in incognito”, sempre su Rai2. Un programma che gli piace molto: «Mostra un’Italia inusuale per la televisione e anche più vera di quella che viene proposta in altri format: qui non ci sono i furbetti, non ci sono le persone che vogliono diventare famose. I protagonisti sono i lavoratori di un’azienda»
to, i lavoratori. «Non è un programma divertente nel senso stretto del termine, come “Pechino Express” – ci dice
I
Costantino –, ma è un programma che racconta un’Italia l Boss è tornato da… Pechino. Dopo il viaggio e il divertimento on the road, Costantino della Gherardesca si riprende il ti-
mone di quello che, dopo il “test” della scorsa stagione, non è più un esperimento di Rai2. Il “Boss in incognito” riprende, per dieci puntate in prima serata dal 22 dicem-
inusuale per la tv». Cosa spinge un imprenditore a partecipare a questa trasmissione? La risposta è nelle parole di Fabrizio Piantoni, imprenditore bresciano del settore alberghiero e protagonista, come lavapiatti, aiuto cuoco o cameriere, della prima puntata: «La crisi chiede di abbassare ancora i prezzi senza intaccare minimamente la qualità dei servizi – spie-
la nostra azienda, non ci rimane che rimboccarci le maniche e vivisezionare le nostre strutture per trovare falle e sprechi da sanare. È questo il motivo per cui ho deciso di partecipare a “Boss In Incognito”». Costantino, definirebbe “Boss in incognito” un programma di intrattenimento? Sì, ma ha anche una sua dimensione “politica”. Chi lo ha inventato era una persona che produceva per la Bbc documentari anche molto importanti, che hanno svelato i meccanismi del consumismo e del capitalismo. Poi ha deciso di fare un programma che
Express” perché ci sono tematiche anche molto serie. E,
avesse un impatto più largo e ha scritto “Boss in inco-
a volte, ci scappa qualche lacrima. Più agli altri che a me,
gnito”, che nasce come un programma “inglese”, con un’at-
però …
mosfera che sa di Inghilterra laburista prima di Blair. Poi, però, ha finito per avere grande successo negli Stati Uniti e anche l’edizione italiana ha funzionato meglio di ogni nostra aspettativa. Tanto che, per la nuova edizione, abbiamo fatto dieci puntate.
è una bella persona. E sono soprattutto soddisfatto di lavorare per questa Rai della presidente Tarantola, perché la tv è diventata più onesta e trasparente e il pubblico non viene sottovalutato. Credo che il merito sia, da un lato,
“finzione” alla storia?
dei vertici e di chi li ha scelti, dall’altra del fatto che il
“Boss in incognito” è realtà. E mostra un’Italia inusuale
pubblico si è “educato”. Le famose “casalinghe” alle quali
per la televisione e anche più vera di quella che viene
servire solo programmi trash oggi sono diventate esperte
proposta in altri programmi: qui non ci sono i furbetti, non
di tv. Molto più della maggior parte dei critici televisivi.
ci sono le persone che vogliono diventare famose. Sono
E questo ci insegna che non bisogna mai sottovalutare il
persone che lavorano duramente e non contestano. Ci so-
pubblico. (C.C.)
no persone “europee” e molto responsabili nei confronti di ciò che fanno. Cosa la colpisce maggiormente del rapporto che si instaura tra il Boss e i suoi dipendenti?
IL LUNEDI’ INSIEME AL “BOSS” Dieci “boss” hanno accettato la sfida di lavorare per
La felicità del “capo” quando si mette al lavoro con i propri
una settimana, sotto mentite spoglie, nel “livello più
dipendenti e inizia a comunicare con loro. Ma mi colpisce
basso” della loro società. Da lunedì 22 dicembre,
molto anche un fatto forse inatteso: spesso, le esigenze
alle 21.10 su Rai2, Costantino della Gherardesca
dei dipendenti non sono quelle che uno s’immagina. Ma-
conduce la seconda edizione di “Boss in incogni-
gari vogliono dei miglioramenti sul lavoro o sulla logistica o da apportare alla struttura in cui operano. E non semplicemente un aumento di stipendio.
bre, a raccontare il mondo del lavoro di casa nostra da una
Quanto è emozionante o divertente condurre un programma
gli stipendi dei nostri lavoratori o facendo un lavoro da
prospettiva ribaltata, quella del “capo” che si camuffa e si
così?
segugio per capire come ridurre al minimo gli sprechi e
Non lo definirei divertente da condurre, ma di certo muo-
rimette in gioco ai livelli più bassi della propria azienda,
massimizzare le risorse che già abbiamo. E siccome ab-
ve molto a livello emotivo e io sono felice di fare questa
per conoscerne meglio problemi, possibilità e, soprattut-
bassare gli stipendi dei dipendenti è una cosa che non
televisione pulita. Certo, non è divertente come “Pechino
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Sono felice di lavorare con Rai2 e con Angelo Teodoli, che
Non teme che il pubblico possa dare un’interpretazione di
ga - Questo si può fare solo in due modi: o abbassando
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Quanto si sente ormai volto di Rai2?
TV RADIOCORRIERE
to”, la trasmissione che vede protagonisti imprenditori a capo di importanti realtà. Gli imprenditori si camufferanno e passeranno dall’altra parte della barricata, fingendosi lavoratori alle prime armi. Ad inaugurare la nuova stagione sarà Fabrizio Piantoni, a capo insieme al cugino Nicola Risatti, di una società attiva nel settore alberghiero. 27
considerano la festa non solo un modo per divertirsi, ma
SABRINA GANDOLFI
una forma di ribellione alla propria condizione, un riscatto. Quindi ospitare un campionato del mondo e fallire in quel modo ha significato perdere su più fronti, deve essere
TIRERÒ LE SOMME A FINE
stato devastante. Quale episodio, invece, non si dovrebbe ripetere? Potrei fare un elenco infinito. L’ultimo è stato l’episodio di Madrid, a fine novembre, dove in uno scontro tra ultras un tifoso è stato buttato in un torrente e ha perso la vita. Intanto all’interno dello stadio si è giocato regolarmente.
CAMPIONATO «Il calcio deve decidere se essere show business o sport, per ora sta su una linea di confine difficile da interpretare». Sabrina Gandolfi, già alla guida di “Sabato Sprint”, da quest’anno conduce la “Domenica Sportiva” ed è convinta che il mercato del pallone non debba necessariamente rivolgersi all’estero: «Tra i nostri giovani ci siano tanti talenti da scoprire»
organismi del calcio, Uefa e Fifa, dovrebbero cambiare i regolamenti: se muore un tifoso, si deve fermare tutto. Quando questo non succede, non credo che non si voglia darla vinta ai facinorosi, ma che si preferisca non perdere economicamente. Ci sono un sacco di soldi in ballo quando saltano le partite, i soldi dei diritti, della manifestazione stessa. La prevenzione potrebbe essere declinata così: la partitona, se c’è un morto o un ferito, non si gioca più. La perdita economica potenziale farebbe riflettere e aumenterebbe il livello d’attenzione. Sul fronte personale cosa si aspetta dall’anno nuovo? Il dono che ti piacerebbe trovare sotto l’albero?
Mi piacerebbe stare un po’ di più con la mia famiglia. Ave-
Un po’ più di serenità per tutti, è un momentaccio difficile
re il lavoro oggi è un vero miracolo, ma non può diventare
per cui desidero più speranza e un’idea del futuro meno nera.
er il momento sono contenta, ho dimostrato di saper fare il mio lavoro, le persone che hanno creduto in me continuano a crederci. È una bella responsa-
dovere, ma quando esco dalla redazione il mio pensiero
Manager seri, professionali, con vedute molto ampie di fair
va altrove, anche se poi è difficile per me staccare total-
play non solo finanziario, con capacità gestionali e con un
mente, le partite e gli eventi sportivi ci sono sempre e non
atteggiamento diverso. Il calcio deve decidere se essere
posso fare a meno di seguirli perché quella è la mia vera
show business o sport. In questo momento sta su una li-
grande passione.
nea di confine difficile da interpretare. Ai dirigenti attuali bisognerebbe anche chiedere per quale
bilità e, nonostante le turbolenze, si guarda avanti e si fa
motivo c’è questa tendenza ad acquistare giocatori
il proprio dovere». Sabrina Gandolfi, alla guida della nuova
all’estero. Io sono convinta che tra i giovani italiani
edizione della “Domenica Sportiva”, fa un bilancio della sua
ci siano un sacco di talenti non scoperti.
nuova avventura televisiva e dell’anno che sta per finire,
Quale augurio vorresti far arrivare al mondo dello
mentre si prepara a festeggiare il Natale.
sport, in generale?
«Lo dico sempre – aggiunge -, la Rai non è di qualcuno,
Di riuscire finalmente a elevarsi ad esempio ed
la Rai è di tutti. Quindi oggi ci sono, domani mi occuperò
esserlo per davvero, a trecentosessanta gradi, so-
di altro, non vedo il problema. Faccio come gli allenatori:
prattutto per i ragazzini. E di non limitarsi alle sole
tireremo le somme a maggio, a fine campionato».
parole.
Come trascorrerai le feste natalizie?
Un evento sportivo del 2014 da ricordare? Secondo me la disfatta del Brasile ai Mondiali. Il
Certamente in famiglia. Spero di riposare anche se, in re-
Brasile sta attraversando un momento nero sotto
altà, il Natale spesso è più faticoso dei periodi lavorativi
l’aspetto economico e politico. I brasiliani inve-
perché si incontrano amici, parenti, tutte quelle persone
stono tutto sul calcio, perché per loro è la vita e
che durante l’anno vedi poco per tanti motivi. 28
una forma maniacale di autocelebrazione e tantomeno di autoaffermazione. Lavoro con dedizione, con senso del
Quale regalo farebbe bene, invece, al nostro calcio?
di Claudia Turconi
«P
Trovo che sia una contraddizione spaventosa. I massimi
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LA DOMENICA SPORTIVA CON SABRINA Dalla partenza di questo nuovo campionato di calcio la conduzione de “La Domenica Sportiva”, tutte le domeniche su Rai2 in seconda serata, è affidata alla giornalista della testata giornalistica sportiva Sabrina Gandolfi. Marco Tardelli, ufficialmente nella squadra di opinionisti e commentatori di Rai Sport, è ospite fisso per tutta la stagione. Nel nuovo studio milanese del programma ritroviamo Marco Civoli, Ivan Zazzaroni, Emiliano Mondonico e Adriano Bacconi. Insieme a loro tanti ospiti per approfondire i risultati delle partite in programma, rivedere tutti i gol, ascoltare la voce dei protagonisti e approfondire i principali temi del torneo. Da questa stagione il pubblico della DS può interagire con la trasmissione attraverso l’account twitter @raisportweb e la pagina Facebook di RaiSport. 29
tanti margini di miglioramento e molto
MONICA MATANO
da imparare. Mi rammarico del fatto che oggi stia un po’ scomparendo la figura
Lo Sport può insegnare
GRANDI COSE È Monica Matano a condurre in questa stagione “Sabato Sprint”, nella seconda serata di Rai2: «Lo sport è un amore che ho cominciato a coltivare già da piccola, grazie a mio padre». La giornalista afferma: «Non perdo mai di vista la lezione dei miei maestri e quindi penso di avere ancora tanti margini di miglioramento e molto da imparare» di Carlo Casoli
I
del tutor, di colui che era capace e aveva voglia di darti il consiglio giusto, di correggerti un errore, di mostrarti l’alternativa migliore all’incipit di un pezzo. Il giornalismo e, più in generale, la nostra società avrebbero bisogno di bravi insegnanti. Dove nasce la tua passione per il calcio? E... possiamo confessare per chi fai il tifo? Il mio interesse per il calcio era quasi inevitabile. Mio padre, professore di filo-
E al mondo del calcio?
sofia con la passione per lo sport ha collaborato per anni
Spero che il calcio e lo sport riscoprano il loro significa-
con una popolare tv salernitana, è stato giudice sportivo
to più importante e profondo. Vorrei, con il nuovo anno,
della Campania e insegna psicologia nei corsi per alle-
raccontare a “Sabato Sprint” più episodi umani tenerissi-
natori, organizzati dal centro tecnico di Coverciano. Mia
mi, come l’abbraccio intenso e spontaneo di Florenzi alla
sorella ha cominciato con il giornalismo sportivo ed è uno
nonna ed evitare la cronaca di incidenti pre o post partita.
dei volti di Tgs, la televisione del Giornale di Sicilia, a Pa-
Sono tante le lezioni che ho ricevuto nel corso del 2014
lermo. Diciamo che sarebbe stato curioso il contrario. Da
da vari personaggi intervistati e non dimenticherò mai il
bambina, seguivo spesso il mio papà dietro le quinte del-
coraggio di Mondonico quando ha spiegato come ha af-
le sue trasmissioni e, a cinque anni, rimanere rapiti dalle
frontato e vinto la partita più difficile della sua vita, quella
suggestioni di questo ambiente è facile. Probabilmente,
contro il tumore. Ma anche la dignità di Chantal Borgo-
per questa ragione, provo a tenere Benedetta e Mattia, i
novo e di Mariella Scirea che vivono nel ricordo dei loro
miei due bambini, lontani dal mio mondo. Da piccola ero
mariti, portandone avanti ideali e battaglie o la forza di
tifosa dell’Avellino perché impazzivo per la velocità e i
Danilo Ferrari, un ragazzo affetto da tetraparesi spastico-
dribbling di Barbadillo. Adesso sostengo, come è giusto
distonica dalla nascita che, nonostante ciò, è riuscito a
che sia, la Salernitana, la squadra della città nella quale
diventare giornalista sportivo, ad arbitrare partite di cal-
sono nata.
cio e a recitare in teatro. E ai suoi lettori della rivista San
l suo arrivo tra le “signore” del calcio è di quest’anno con il debutto alla conduzione di “Sabato Sprint” per commentare gli anticipi del campionato di calcio di Serie A. Ma non è un arrivo che Monica Matano vive
sionali e di crescere al fianco di maestri come Daniel Toaff,
come un traguardo perché – dice – “non mi sento mai ar-
vivere ogni servizio, ogni intervista come un arricchimen-
rivata”. Non è una candidatura a chissà che cosa, ma solo
to umano, prima ancora che professionale. Ho acquisito
Per Natale una pausa per te e per il campionato. Come sarà
una piccola confessione di un modo di essere in cui l’a-
un discreto bagaglio di esperienza, ma non perdo di vista
spetto umano del lavoro conta molto di più di altre cose.
la lezione dei miei maestri e quindi penso di avere ancora
il tuo Natale?
Paolo Meucci, Luciano Onder, Massimo De Luca, solo per citarne alcuni tra i tanti. Mi hanno insegnato a coltivare l’amore per il giornalismo, a non sentirmi mai arrivata, a
Questione di “scuola”.
È stato un periodo molto intenso, non sono riuscita ancora a programmare nulla . Spero sia un Natale all’insegna del-
E si racconta così al “Radiocorriere Tv”,
la serenità, da vivere in famiglia. Aspetterò Babbo Natale
svelando anche particolari inediti della
con Benedetta e Mattia. Abbiamo già scritto la tradiziona-
sua professione e della sua vita. Sen-
le letterina. Quando si hanno i figli piccoli, queste festività
za dimenticare i sogni e gli auguri a se
si caricano di significati ulteriori. Il mio tempo libero sarà
stessa, al pubblico, e al mondo del cal-
interamente dedicato a loro e quindi asseconderò i desi-
cio.
deri dei miei cuccioli. Una vacanza fiabesca last minute...
Dopo La Domenica Sportiva Estate e altre
chissà.
esperienze in tv, non solo sportive, sei ar-
Il dono che auguri ai tuoi telespettatori?
rivata alla “Serie A”, in molti sensi. Quanto ti senti “cresciuta”?
Ai telespettatori della Rai, che ringrazio pubblicamente
Dal 1997, anno in cui ho firmato il primo
per l’affetto con cui ci seguono, auguro salute e serenità.
contratto con la Rai, ho avuto la fortuna
Ho imparato, con la maturità, che sono gli unici due ele-
di maturare diverse esperienze profes-
menti dai quali non si può prescindere per vivere bene.
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TV RADIOCORRIERE
“Francesco, patrono d’Italia”, scrive: non vi incupite, del resto potrei essere anche cieco o sordo. Lo sport vive di questi personaggi unici e di questi messaggi indimenticabili. Sentiamoci fortunati, dunque, e impariamo ad apprezzare ciò che di positivo esiste nella vita di ognuno di noi.
GLI ANTICIPI DI CAMPIONATO SU SABATO SPRINT Dal primo anticipo di campionato di Serie A “Sabato Sprint”, una delle rubriche di Rai Sport più seguite, ha cambiato volto e vede in conduzione Monica Matano. Il programma è come sempre curato da Alda Angrisani, con la presenza in studio di Italo Cucci e Claudio Pasqualin. Durante la trasmissione viene dato ampio spazio a tutti i gol della serata, agli approfondimenti post gara e alle interviste ai protagonisti in campo ai microfoni degli inviati RaiSport. 31
cata a Umbria Jazz intitolata “Jazz festival italian style” in cui si esaltava lo “stile italiano”.
UMBRIA JAZZ
LA MUSICA
DELLE ECCELLENZE «Abbiamo interpreti straordinari, che portano alta la nostra bandiera nel mondo». Renzo Arbore, presidente onorario della Fondazione Umbria Jazz, è convinto che questo genere musicale vada fatto conoscere come la nostra moda e la gastronomia. E propone: «Perché non pensare a un talent dei musicisti? Jazz e non solo»
«I
l jazz è un’eccellenza del nostro Paese e per questo va sostenuto, incentivato e finanziato». Lo ribadisce con forza al Radiocorriere Tv
Renzo Arbore, presidente onorario della Fondazione Umbria Jazz. «Il jazz ci fa conoscere in tutto il mondo attraverso i suoi interpreti straordinari, che io ho incontrato dovunque: dall’Australia al Brasile, dal Nord al Sud America. Grandi musicisti che danno del filo da torcere agli americani, quindi le istituzioni, per aumentare il prestigio del nostro Paese, dovrebbero promuovere insieme alla moda, alla gastronomia, al design, al cinema e al melodramma, anche il jazz italiano».
di nomi americani Tutt’altro. Ed è opportuno ricordare che le origini del jazz sono anche italiane. Anni fa realizzai uno speciale dal titolo “Da Palermo a New Orleans…e fu subito Jazz”, diretto dal compianto regista Riccardo Di Blasi. Raccontammo le vicende artistiche e umane della “Original Dixieland Jazz Band”, capitanata dal siciliano Nick La Rocca, che incise a New York nel 1917 il primo disco al mondo di jazz.
ri, perché si innamorano di questa nobilissima espressione musicale. E la manifestazione Umbria Jazz ha contribuito a far crescere il numero dei “seguaci” anche grazie alle contaminazioni volute dal direttore artistico Carlo Pagnotta che, all’interno del festival estivo a Perugia, ha invitato anche grandi artisti rock o della musica brasiliana che si sono armoniosamente fusi con le performance jazzistiche. Tutti i grandi jazzisti americani hanno solcato i palchi delle
Gli appassionati del jazz in Italia sono in aumento?
manifestazioni italiane. È così ancora oggi?
È una passione che cresce. Sono tanti quelli che una volta
Per i musicisti americani partecipare a manifestazioni co-
entrati in contatto con il jazz “abbandonano” gli altri gene-
me Umbria Jazz è come ricevere una medaglia. Oltretutto
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La tv può essere d’aiuto? Qualche spazio televisivo in più dedicato al jazz non guasterebbe. C’è l’ottima trasmissione “Sostiene Bollani” su Rai3 e anche Rai5 si sta muovendo bene in questo ambito. Perché non pensare ad esempio a un “talent dei musicisti”? Jazz e non solo. Musicisti rock, blues, di classica. È un’idea che butto lì…
A ORVIETO LA XXII UMBRIA JAZZ WINTER
di Stefano Corradino
I nostri jazzisti non sfigurano quindi davanti ai gran-
suonare in cornici suggestive come Perugia o Orvieto aumenta considerevolmente il piacere nelle partecipazione. Qualche anno fa il New York Times fece una pagina dedi-
In Italia il jazz andrebbe promosso meglio? Il jazz è davvero un’eccellenza italiana ed è indispensabile che sia sostenuto, anche economicamente, affinché si diffonda ulteriormente e si consenta ai musicisti di potersi esprimere e farsi conoscere. Ero in Sicilia qualche giorno fa e ho sentito giovani jazzisti straordinari che però non possono permettersi di vivere a Roma o a Milano dove potrebbero avere maggiore visibilità. E allora restano lì a suonare tra di loro, quasi in clandestinità. E con il jazz purtroppo non ci campi.
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seguirà tutta la manifestazione
Il jazz italiano e mondiale ha perso quest’anno due figure straordinarie che alla musica e alla cultura hanno dato molto. Renato Sellani e Vittorio Franchini. Pianista il primo, giornalista il secondo. Sellani ha suonato con alcuni dei più grandi artisti del mondo, da Billie Holiday a Chet Baker. Poco prima di andarsene ha sfornato l’album “Glad there is you” in cui ha ripercorso i brani più significativi della sua carriera. Franchini è stato un esponente storico della critica musicale italiana. Ha seguito tutte le edizioni di Umbria Jazz, estive ed invernali fin dalla prima, nel 1973, quando si era trovato in una interminabile distesa di sacchi a pelo davanti ai palchi nelle storiche piazze dell’Umbria ed un pubblico molto diverso da quello che frequentava il jazz club. E mentre i puristi, ostili e perplessi storcevano la bocca lui di quello spettacolo scrisse sul Corriere della Sera di cui era inviato che era “un’utopia, ma una magnifica utopia, la musica in piazza gratis come un servizio sociale”. Sono state due presenze imprescindibili per la musica italiana ed entrambi avrebbero partecipato alla 22.ma edizione di Umbria Jazz Winter, che si svolgerà a Orvieto dal 27 dicembre al primo gennaio 2015. Sellani era nel programma della rassegna, Franchini pronto ad intervistarlo. Si aprirà nel ricordo di queste straordinarie figure la kermesse musiTV RADIOCORRIERE
cale umbra che Radio2 Rai seguirà dall’inizio alla fine. Quest’anno Umbria Jazz Winter rende omaggio al quartetto di John Coltrane che esattamente cinquant’anni fa sfoderò il capolavoro “A love Supreme” le cui magiche note saranno risuonate dai grandi Joe Lovano e Chris Potter che hanno fatto, della lezione di Coltrane e del suo approccio spirituale al jazz, un tratto qualificante della propria ispirazione. Ci sarà poi un secondo omaggio, più sperimentale e rivolto a un grande del rock, Frank Zappa, attraverso la rivisitazione ideata dai Quintorigo e Roberto Gatto. I jazzisti italiani, che nulla hanno da invidiare ai colleghi internazionali, saranno i protagonisti di questa edizione. Si inizia con Paolo Fresu e Danilo Rea, che si esibiscono in molteplici progetti: con Omar Sosa e Daniele di Bonaventura. Lo stesso Rea si presenta con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, ossia il Doctor 3,
e in piano solo. Anche il trombettista Fabrizio Bosso è impegnato in diverse situazioni: in duo con Luciano Biondini e Julian Oliver Mazzariello e in quartetto. Su diversi fronti musicali si propone anche il pianista umbro Giovanni Guidi: con la Rebel band diretta da Dan Kinzelman e in duo con il trombonista di punta del jazz italiano Gianluca Petrella. Un progetto molto particolare quello della cantautrice Chiara Civello, che presenta il suo ultimo lavoro “Canzoni”. Ad accompagnarla Nicola Conte, produttore dell’album, con il suo Combo. Come da tradizione al festival si esibirà quotidianamente per le strade di Orvieto la marching band dei Funk Off. Ma il programma di Umbria Jazz Winter varca come sempre i confini nazionali con la presenza della clarinettista Anat Cohen, con il suo Brazilian Quartet, e Jon Batiste, pianista e band leader che discende da una delle famiglie musicali piu’ note di New Orleans. Si chiama “Stay Human” il suo attuale gruppo che coniuga tradizione e innovazione della musica nera. Scriveva John Coltrane “Il jazz è un’espressione musicale; e questa musica è per me espressione degli ideali più alti. Come la fratellanza, che se ci fosse non esisterebbe povertà. E nemmeno la guerra”. 33
UMBRIA JAZZ «Bisogna fare il possibile per trovare nuove modalità comunicative che possano attrarre sempre più il pubblico giovane, evitando di continuare ad appassionare solo i cultori». Il pianista Danilo Rea sarà tra i protagonisti Umbria Jazz Winter
OMAGGIO A SELLANI
I
l pianista Danilo Rea è uno dei protagonisti dell’imminente edizione di Umbria Jazz Winter. Rea si sdoppia anzi si divincolerà in tre situazioni musicali diverse. La prima per rendere omaggio al grande pianista Renato Sellani, decano del jazz italiano ed internazionale.
La crisi economica condiziona anche la musica e il mercato
Una performance non prevista nel cartellone iniziale. Sellani doveva suonare ad Umbria Jazz Winter, era parte del cartellone. La sua scomparsa ha reso inevitabile dedicargli un tributo. E così, con Tullio De Piscopo e Massimo Morriconi, abbiamo deciso di mettere in piedi un omaggio per questo grande musicista. Che per me era anche un grande amico nonché padrino di battesimo di mio figlio. L’ho incontrato poco prima che venisse a mancare. Ed era sempre di buon umore. Aveva un umorismo incrollabile anche nelle situazioni più difficili.
pertanto di ottima salute nonostante il livello musicale
Poi il duetto con Paolo Fresu. Era da un po’ che non suonavamo insieme. Quest’anno il direttore artistico di Umbria Jazz ci ha chiamato per suonare insieme a “Ischia piano jazz” ed è stato un piacere ritrovarci dopo due anni. E così siamo stati “riconvocati” anche per questa edizione invernale. Last but non least i Doctor 3, un gruppo storico. Nel reinterpretare in chiave jazz i brani di musica leggera siete stati pionieri di un genere. Avete da poco inciso un nuovo cd, cosa c’è di nuovo rispetto ai precedenti? Direi che è un’evoluzione. È un disco che, al di là degli assoli, si costruisce intorno ai temi dei brani. Anni fa probabilmente non avremmo mai scelto un pezzo dei Bee Gees, magari potevamo arrivare ad Elton John, ma “la Febbre del Sabato sera” ha fatto storia… La svolta quindi è un po’ quella di non porci più il problema del repertorio. E comunque Doctor 3 è stato un gruppo da sempre fortemente contaminato. 34
discografico. Qual è lo stato di salute del jazz oggi? Il momento non è facile. Il jazz è una musica che vive sostanzialmente di contributi e in questa crisi molti festival hanno chiuso per mancanza di fondi. Il jazz non gode italiano si affermi sempre di più nel mondo e i nostri musicisti siano sempre più apprezzati. Non che prima non lo fossero. Franco D’Andrea era un grande quaranta anni fa come lo è adesso. Diciamo che oggi ci sono molti più jazzisti che suonano, e molto più bravi. Se posso fare un appunto sul jazz, non solo italiano, è che stenta a trovare modalità comunicative nuove con il rischio di non attrarre un nuovo pubblico, soprattutto giovane, e di restare appannaggio dei cultori del jazz. Progetti futuri? Sto facendo alcuni esperimenti di improvvisazione e contaminazione con la musica classica. In fondo i grandi musicisti classici improvvisavano, quindi non faccio altro che ripristinare a modo mio un’usanza comune che apparteneva anche a loro.
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UNICI Saranno i tre giovani artisti de “Il volo” i protagonisti della puntata speciale di “Unici” nella prima serata di Rai2 il 1° gennaio. Dal programma di Antonella Clerici “Ti lascio una canzone” ai successi internazionali, il gruppo è diventato presto un fenomeno planetario
CAPODANNO CON I TENORINI show di Rai1 “Ti lascio una canzone”, dal 2009 ad oggi
gruppo” a cura di Roby Facchinetti, Red Canzian e Dodi
non hanno smesso di collezionare successi e riconosci-
Battaglia, ovvero i Pooh, che li hanno voluti per inter-
menti: oltreoceano, dopo aver firmato un contratto con
pretare “Pierre” e ne raccontano le peculiarità artisti-
una major americana, sono ormai delle star. Si sono messi
che ed umane viste con l’occhio esperto di chi conosce
in luce per aver saputo interpretare, in chiave pop, canzo-
molto bene le problematiche di un gruppo di successo».
ni del repertorio classico, napoletano ed internazionale,
Tanti i riconoscimenti ricevuti dal trio: Ai Billboard La-
con una grande espressività vocale che ha permesso loro di conquistare stima ed affetto di un pubblico vastissimo. Un successo internazionale raggiunto in poco tempo, con un tour sold out sia negli Usa che in America Latina mentre la grande Barbara Streisand li invitava come ospiti nel suo show presentandoli personalmente e duettando con loro. Giorgio Verdelli, il curatore di “Unici”, li ha seguiti nel cor-
«N
so di un loro recente tour, sia in Italia che all’estero, cercando di scoprire il segreto del loro successo e perché
tin Music Awards hanno ottenuto il premio come Miglior gruppo dell’anno nella categoria Latin Pop Albums, risultando anche vincitori del El Pulso Social, riconoscimento assegnato all’artista che ha dominato le interazioni sui social network durante la cerimonia. Quando lo scorso anno “Il Volo” ha fatto tappa alla Radio City Music Hall di New York ha riscosso un grande successo di pubblico e critica. “Hanno catturato il cuore degli americani di tutte le età” , “Ripercorrono la stessa
oi italiani abbiamo a volte il difetto di non volerci abbastanza bene e questo ci porta spesso a non valorizzare quello che abbiamo, come
giovani che propongono, come ha fatto Bocelli, quel gene-
sono amati così tanto dal pubblico, composto da mamme
re “popera” (pop e opera, ndr) che mette in luce le nostre
e figlie, nonni e nipoti. «I più grandi - dice - ne apprezzano
radici più profonde con sonorità attuali. E questo li rende
il bel canto, i giovani li amano come coetanei. In parti-
“Unici”». Così Luca Barbarossa parla dei tre tenorini Piero
colare, nello speciale di Rai2, si vedranno scene inedite
la musica. E finiamo talvolta per imitare modelli che non
Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble ai quali è
girate nella metropolitana di Mosca in Russia, dove solo
ci appartengono. Ma quando facciamo “gli italiani” e at-
dedicata la prima serata di Capodanno di Rai2. “Il Volo –
pochi artisti sono riusciti a girare, e al Teatro antico di
prendenti ed inediti, quello che vuole raccontare il pro-
tingiamo alle nostre radici più vere e profonde, come la
Tre come noi” è lo Speciale di “Unici”, che il 1° gennaio a
Taormina, dove si sono divertiti ad intervistare Antonella
gramma è anche la storia di tre ragazzi comuni, uniti dalla
canzone napoletana, allora conquistiamo il mondo. Ed è
partire dalle 21.10. Saluterà il nuovo anno proprio con
Clerici, Massimo Giletti e Bruno Vespa, loro fans eccellenti.
grande passione per la musica e che nel privato sono co-
il caso di un fenomeno come “Il Volo”, questi straordinari
loro. “Nati” nella seconda edizione del fortunato talent
Tra i contributi curiosi, una “radiografia del Volo come
me qualsiasi loro coetaneo… appunto “Tre come noi”...
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strada di Andrea Bocelli”, “Tre voci incredibili”, “Una potenza vocale degna di un tenore con 30 anni di esperienza”: così, la stampa americana presentò l’evento. Ma oltre agli onori, la fama e tanti momenti musicali sor-
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SERENA ROSSI
«La musica rappresenta per me una passione sconfinata». A parlare è Serena Rossi, ventinove anni, doppiamente vincitrice di "Tale e Quale show". Attualmente impegnata sul set di "Rex", assicura che non farà la cantante: «Mi piace essere un'attrice che canta. E penso che questo faccia la differenza»
le
di Stefano Corradino
ALI e non lo sapevo
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avevo
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"È
nata una stella". È stato uno dei commenti più frequenti da parte dei tre giurati di "Tale e Quale", Loretta Goggi, Christian De Sica e Claudio Lippi, dopo le sue performance nel
venerdì sera di Rai1. Serena Rossi, che di professione non è cantante, ma attrice, ha stravinto lo show campione di ascolti in prima serata. Prima la vittoria tra i dodici artisti che si erano presentati per la prima volta e poi il primo posto anche nella classifica finale in cui si sfidavano i premi sei di questa edizione e di quella precedente. L'interpretazione di "I will always love you" di Whitney Houston ha convinto e incantato la giuria, i colleghi e il pubblico da casa che ha espresso la sua preferenza con il televoto. Un brano difficile che Serena ha affrontato con assoluta padronanza, cantando la prima parte a cappella e mostrando ancora una volta le sue doti vocali. Il pubblico in piedi a metà esibizione non si è più riseduto fino a uno scrosciante applauso finale. Se lo aspettava? No, lo giuro. Ero già felicissima di aver vinto la prima volta e quindi la seconda parte del programma me la sono goduta in modo diverso. Mi sono esibita cantando per me stessa, per i maestri che tanto mi hanno insegnato, per la mia famiglia, per il mio fidanzato. Quando ho visto le percentuali non ci volevo credere. E ovviamente devo ringraziare soprattutto
normale, quando sei protagonista di un successo sei molto più esposta. Fa parte del gioco. Pensa a questo punto di dirottare la sua carriera sulla musica? No, non credo. Mi piace essere un'attrice che canta. E penso che questo faccia la differenza. Di cantanti ce ne sono tante, di attrici che cantano no. È in questo ruolo che posso giocarmela. Nei musical o nel doppiaggio di film dove servono attrici-doppiatrici che sanno anche cantare. In questo momento sono sul set della fiction "Rex", diretta dai Manetti
S P EC I A L I S S U E
Bros. Mi hanno offerto il ruolo di una cantante, quindi recito e canto al tempo stesso. La musica è per me una sconfinata
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NUMBER 1
passione e avere tanti consensi ti da anche maggiore sicurezza. Ovviamente poi dipende dalle proposte che arriveranno. Non scarto niente a priori, valuterò di volta in volta. "Serena Rossi a Sanremo" hanno gridato in tanti mentre al suo
L U CA PA R M I TA N O
fianco c'era il prossimo conduttore del Festival Carlo Conti. Mannaggia a me! Ho fatto il guaio di accennare che il mio
Tweeti ng und er the sta rs
sogno da bambina era quello di fare la valletta mora e da quel giorno in tanti dicono "Serena a Sanremo". Ma non è vero, almeno che io sappia. Magari mi ritroverò con Carlo in un'altra trasmissione dal momento che lui stesso ha detto che gli farebbe piacere lavorare ancora con me. E comunque non ho alcuna fretta e mi sento molto rilassata.
quelli che mi hanno televotato da casa e che si sono emozionati. Nei tanti messaggi che ho ricevuto c'è stata gente che mi ha scritto di aver pianto di gioia con me! Sentire questa empatia e vicinanza è meraviglioso. Cosa crede che abbia fatto la differenza nel voto del pubblico? Voce, interpretazione, impegno? Penso sia stato un insieme di fattori e tra questi c'è anche l'umanità, la semplicità. Almeno è quello che ho letto nei commenti. "Tale e quale" ovviamente non è un reality, ma si percepisce bene nel programma cosa siamo noi veramente. Mentre proviamo viene fuori anche la nostra personalità. E penso che molti abbiano cominciato a volermi bene. Ad
GA B RI E L E SA LVATO R E S
apprezzare l'impegno, la serietà e il fatto che io sia rimasta NUMBER 1
con i piedi per terra. È quello che mi hanno scritto. Una delle mie insegnanti mi ha detto una frase magica: "Sei una Ferrari, ma guidi come se fossi una Cinquecento, quando pensi di cambiare marcia e mettere la guida sport?". Avevo
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le ali e non lo sapevo… Fra i tanti complimenti c'è stato qualche giudizio negativo? Alcuni ce ne sono stati, ma pochi. Qualcuno mi ha scritto: "sei raccomandata", "sei la cocca di Loretta Goggi" e qualcun altro ha detto che avrei pagato i call center per ottenere più
The first collective novel written by italians
ITALY IN A DAY
voti. E dire che non sapevo neanche quale funzione avessero i call center! Comunque non mi faccio rovinare la gioia che ho provato da qualche messaggio negativo. In fondo è 40
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CINEMA
S T R A G E delle
INVISIBILI «Quando l'incendio divampò nel 1911 all'ottavo piano di un
grattacielo nel cuore di Downtown, a Washington Square, le operaie tessili, immigrate italiane, persero la vita per asfissia o lanciandosi nel vuoto. A cento anni di distanza il crollo della palazzina a Barletta costò la vita ad altre cinque donne, anche loro vittime del lavoro». "Triangle" è un film civile, dove la regista Costanza Quatriglio accende i riflettori su una tematica di scottante attualità
N
associazione con Istituto Luce Cinecittà. Al Radiocorriere Tv
Downtown, a Washington Square. Le operaie tessili chiuse
a cinque donne. Esattamente cento anni dopo. Questa intu-
la regista, spiega la genesi del suo film che ha recentemen-
a chiave dai padroni per paura che potessero rubare qual-
izione è stata la premessa per realizzare il film.
te ricevuto il premio Cipputi al 32.mo Torino Film Festival,
cosa. E quando l'incendio si scatena queste donne muoiono
nella sezione Diritti & Rovesci curata da Paolo Virzì.
asfissiate o si lanciano nel vuoto. È nel visionare questi
e le altre seppellite sotto le macerie. Due stragi del lavoro
Com'è nata l'idea di questo film?
materiali - con l'intento di fare un film mettendo a fuoco
e della dignità raccontate con cura e passione dalla regista
Nel 2012 la Factory Film mi ha chiamata per visionare al-
soprattutto la questione delle donne emigranti italiane
Costanza Quatriglio, nel film "Triangle": questo il nome del-
cuni materiali relativi all'incendio della "Triangle", la fab-
che hanno perso la vita in quella fabbrica - che mi viene
due storie con l'oggi, per puntate l'attenzione su quanto
la fabbrica che prese fuoco il 25 marzo 1911 a New York.
brica che prese fuoco nel 1911 a New York in un incendio
la scintilla di mettere in relazione questa vicenda con il
la metrica del lavoro nell'epoca della post globalizzazione
Una produzione Doclab, Factory Film con Rai Cinema e in
divampato all'ottavo piano di un grattacielo nel cuore di
crollo della palazzina a Barletta che nel 2011 costò la vita
discenda totalmente dalle premesse di quel capitalismo e
ew York, Barletta. A cento anni e oltre settemila chilometri di distanza due storie tragiche. Di schiavitù, di precarietà nel lavoro, di negazione dei diritti più elementari. Due storie di donne che
hanno perso la vita, le prime arse in un incendio devastante
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La necessità di non cancellare la memoria è la chiave che lega le due storie? Conservare la memoria è una necessità inderogabile, ma l'intento era anche quello di mettere in relazione queste
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delle dinamiche di forza dal taylorismo in poi. Taylorista era la fabbrica con il cronometrista che diceva alle operaie come dovevano stare con la schiena e quanti pezzi dovevano assemblare ogni ora. Donne senza diritti. Di più, donne che lavoravano a cottimo, in nero senza neanche la percezione di avere dei diritti. Senza tutele, senza una retribuzione equa. E in quanto donne doppiamente invisibili. Il film non ha attori veri e propri. La protagonista,Mariella Fasanella è una sopravvissuta dell'incidente di Barletta. Parlerei di testimoni più che di attori. Per quanto riguarda la parte relativa all'incendio della "Triangle" mi sono affidata alle testimonianze originali delle sopravvissute, registrate quaranta anni dopo a New York . Nel crollo della palazzina di Barletta sono morte in cinque: quattro operaie e la figlia quattordicenne del titolare, ma è stata estratta viva
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dalle macerie Mariella Fasanella. Come se venisse dall'aldilà. Una potenza della testimonianza insuperabile. Perché racconta la verità delle cose. Il dolore, ma anche le dinamiche del lavoro della fabbrica. E che rivendica con orgoglio la propria condizione di operaia, il fatto di non essersi mai sbagliata nel lavoro perché si concentra su ciò che fa. Il suo film precedente, "Con il fiato sospeso", raccontava la vicenda delle morti sospette in quello che è stato definito il laboratorio dei veleni dell'ex facoltà di Farmacia di Catania. Il tema della "sicurezza sul lavoro" rappresenta un punto di contatto fra i due film. I punti di contatto sono sicuramente numerosi. Innanzitutto perché i due film sono stati realizzati quasi contemporaneamente. È evidente poi che la questione della sicurezza è comune al laboratorio di chimica di "Con il fiato sospeso" e alla fabbrica di "Triangle". Ma soprattutto perché al centro di entrambi i film c'è il tema dello smarrimento più totale. L'essere umano che non ha intorno nulla che protegga sé stesso o i proprio simili. Entrambi raccontano la devozione "al saper fare" e l'attaccamento per il proprio lavoro. L'amore che la giovane ricercatrice Stella (la protagonista de "Con il fiato sospeso", ndr) ha per le molecole è lo stesso di Mariella, operaia che ha cominciato a lavorare a dodici anni e che ama follemente le sue macchine da cucire. Mariella assume su di se il peso di più di cento anni di storia di movimento operaio. Senza saperlo. (Ste.C)
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Regia: Costanza Quatriglio con la testimonianza di Mariella Fasanella
C
ostanza Quatriglio nasce a Palermo nel 1973 ed esordisce alla regia con il pluripremiato "L'isola", presentato al Festival di Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2003. Nello stesso anno presenta "Racconti per L'isola" alla Mostra di Venezia, documentario sulla preparazione degli attori non professionisti per il film "L'isola". L'amore per il cinema del reale è evidente fin dai suoi primi film: "Ècosaimale?", premiato al Festival di Torino nel 2000, e "L'insonnia di Devi" del 2001. Tra i suoi film documentari "Il mondo addosso", presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2006, e "Il mio cuore umano", evento speciale al Festival di Locarno del 2009. Nel 2012 esce "Terramatta", presentato alle Giornate degli Autori con cui vince il Nastro d'Argento per il miglior documentario. Nel 2013 realizza "Con il fiato sospeso", mediometraggio di trentacinque minuti presentato in Selezione Ufficiale Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del Premio Gillo Pontecorvo e segnalato ai Nastri d'Argento per la commistione tra i generi del linguaggio cinematografico.
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Una produzione Doclab e Factory film con Rai Cinema in associazione con Istituto Luce Cinecittà con il sostegno del Mibact Direzione generale per il cinema
LA TRAMA Barletta, 2011. A cento anni dall'incendio della fabbrica Triangle, quando nel 1911 prese fuoco l'ottavo piano del grattacielo di New York tra Washington Square e Greene Street, le operaie tessili muoiono sotto le macerie di un maglificio fantasma. Estratta viva da quelle macerie, Mariella assume su di sé tutto il peso del mondo. Con lei viviamo il ritorno alla condizione preindustriale e la necessità di un nuovo inizio, ma anche l'irriducibile orgoglio di chi sa che far bene il proprio lavoro è il gesto più compiuto di ogni essere umano.
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25 on the road RADIO
nacque da un accordo contrattuale tra la Rai e Società Autostrade (oggi Autostrade per l’Italia, ndr) su iniziativa del direttore della seconda rete radiofonica Corrado Guerzoni, che volle fortemente l’attuazione di questo progetto, nato con l’intento di fornire servizio pubblico». Quindi informare gli automobilisti in transito lungo i tratti serviti da Autostrade. Una radio che avesse un’unica frequenza. Guerzoni gli affidò la responsabilità di Isoradio e il 23 dicembre del 1989 l’avventura prese il via. Non senza difficoltà. «Andammo in onda in maniera un po’ fortunosa, da studi non adeguati. Ma si doveva partire perché l’accordo scattava da quel
Isoradio compie un quarto di secolo
giorno. Con due
Parliamo delle iniziative più recenti.
lire di budget,
È piaciuto “Crash Art”, un’installazione artistica fatta
dieci persone e
di diverse tappe, la più rappresentativa a piazza Mon-
e la voce di Lucio Battisti, proprio
diciotto ore di
tecitorio, in collaborazione con Aci e Polizia stradale,
trasmissione in
patrocinata dalla Camera dei deputati. La presidente
come avvenne nella puntata d’esordio
diretta riuscim-
Boldrini e quella della Rai Tarantola hanno inaugura-
mo nell’impresa.
to questo progetto simbolico: due auto “congelate”
del 1989. Il Radiocorriere Tv ha raccolto
Eravamo una re-
nel momento dell’impatto, dipinte dall’artista Ale-
altà concreta. Un
xander Jakhnagiev insieme a un gruppo di studenti.
il ricordo del pioniere Fabrizio Centamori
canale di flusso
Dunque la trasformazione di un momento tragico in
con dei notiziari
un altro di rinascita. Lo scopo, ovviamente, è quello
e la testimonianza dell’attuale direttore
che
Danilo Scarrone, che racconta progetti
Poi l’evoluzione
e aspettative
attuale, che oggi
e festeggia sulle note di “Sì viaggiare”
“prendeva-
mo” dalle reti. fino alla storia continua a Saxa Rubra, palazzina G2. È lì che ora vive Isoradio, la
di Rita Pernarella
I
sua redazione e i suoi tecnologici studi. Il direttore Danilo Scarrone che ci racconta l’Isoradio di oggi, i progetti e le aspettative. «Sono arrivato qui poco
soradio, di strada in questi anni ne ha percorsa davvero molta. Con discrezione è salita a bordo insieme a coloro che divorano chilometri per lavoro o a chi ha atteso per mesi una vacanza, o più semplicemente
più di un anno fa e ho riempito di idee questo canale. Penso che diffondere messaggi sulla sicurezza stradale, avvicinando le persone e “portando la radio fuori”, risulti un modello produttivo efficace».
ai “viaggiatori della domenica”. Venticinque anni in cui
SPAZIO ANCHE AI GIOVANI
non è mancata qualche critica, certo, ma anche di grande crescita e dedizione di chi ha vissuto Isoradio da dietro al microfono. Voci ormai familiari, di casa, dalle quali si ascolta con rassegnazione che ci sono code di auto tra
dino dedicato. Lunghe dirette nelle emergenze, al fianco
Barberino e Roncobilaccio o “vento forte a Caianello”. Ma
della Protezione civile.
Isoradio non è solo questo. È molto di più. È il canale pre-
Isoradio nasce nel 1989. Fabrizio Centamori, memoria
sente all’Aquila nella drammatica occasione del terremoto
e voce storica, ricorda quegli anni come l’esperienza più
del 2009 o durante la beatificazioni di Padre Pio, oppure
importante e arricchente della sua lunga carriera in Rai.
ai funerali di Papa Giovanni Paolo II con un canale citta-
«Avevamo creato qualcosa di nuovo e importante. Isoradio
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Isoradio, come ha detto il suo direttore Danilo Scarrone, non è più solo la radio che si sente in galleria, è adulta. E non solo perché compie venticinque anni. É cresciuta perché oggi trasmette ventiquattr’ore su ventiquattro TV RADIOCORRIERE
e conta su una redazione di diciotto persone tra giornalisti e programmisti. L’obiettivo di Scarrone, di concerto con il vicedirettore Michela La Pietra, è affiancare all’incessante informazioni sul traffico, la buona musica e
iniziative e rubriche in vari campi d’interesse. Spazio ai giovani, con l’appuntamento settimanale del mercoledì a Saxa Rubra il mercoledì o in collegamento settimanale con la realtà delle radio locali. 47
affrontano temi come l’informazione e la sicurezza, senza formalismi e ingessature. È successo anche per “Traffic rap”? È stata un’iniziativa estiva, che ha avvicinato i migliori musicisti del genere ai “nostri” temi, che interessano i viaggiatori. Abbiamo come missione primaria quella di dare informazioni sul traffico, ma anche di utilizzare il nostro canale come strumento educativo per i giovani, “sfruttando” ogni mezzo. Ci portano avanti il grande entusiasmo e la volontà di fare. Tante le idee…
di richiamare l’attenzione sul problema concreto della sicurezza stradale. A questo proposito ti sei fatto portavoce, presso il presidente del Consiglio Renzi, a favore dell’introduzione del reato di omicidio stradale. Esatto. Un’iniziativa che ha trovato larga condivisione tra le forze politiche. Trasversalmente. Un altro tema”caldo” riguarda la sicurezza e i giovani. Vogliamo essere vicini ai giovani e renderli partecipi. Abbiamo rivolto loro un appello: “Siete tutti invitati! Sarà un’esperienza unica per voi e per i vostri insegnanti! E loro hanno accettato di buon grado e così ogni mercoledì alle 14.00 Isoradio lascia i microfoni agli studenti che
E la prossima quale sarà? Da gennaio vorrei portare Isoradio in televisione, o meglio le telecamere negli studi. Inoltre, anche i nostri ascolti saranno rilevati così come già accade per le altre reti radiofoniche della Rai. Il 23 dicembre venticinque candeline per Isoradio. Una data che ci spinge a mettere ancora più entusiasmo nelle nostre iniziative. Una festa che abbiamo chiamato “25 anni in 24 ore”, con l’alternanza di tutti i conduttori ai nostri microfoni. In apertura, proprio come nel 1989, “Sì viaggiare” di Lucio Battisti. 48
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RADIO DAL MUSIC TALK SEMISERIO AL WEB GIRL SU CANZONI E CREATIVITA', MARIA CRISTINA ZOPPA, AUTRICE E CONDUTTRICE DI "ERA ORA!", TORNA OGNI DOMENICA ALLE 23.00 SULLA WR8 E IN PODCAST SU RAI.TV CON UNA DISCRETA DOSE DI OTTIMISMO E IRONIA
C Canzoni
reatività
I
l web può essere quanto di più analogico esista se l'incontro tra l'intervistatrice "curiosa e appassionata" e l'artista "creativo e canzonato" si svolge intorno ad un microfono, nel backstage di un teatro, seduti a un bar in strada come su una poltrona a casa dell'artista o al massimo con due microfoni in uno studio di Radio Rai a via Asiago. Con questa intimità e questo incontro diretto è obbligatorio andare al Cuore della Musica parlando di Canzone, Creatività, Coraggio e Cervello per un lavoro che è quello del Musicista-Cantante-Artista. Music Talk quindi sulla propria vita e anche sui nuovi progetti non in un'ottica semplicemente promozionale, ma svelando il lato inedito, il Terzo lato del lavoro finora fatto con incontri e scontri, lato umano e spesso "disumano", ufficiale e "artigianale", casa e "Chiesa". La realizzazione del "Senza Rete" di "trapaniana memoria" che si materializza proprio in quella che viene definita la "rete per eccellenza" di oggi. La "Sincerità e l'Umanità" alla quale si ispirano questi incontri portano spesso al liberatorio "EraOra!" del titolo. Dopo dieci anni di Radio1 e Radioscrigno e da quattro anni in forze sulla Webradio della Rai, ho avuto il piacere d'incontrare moltissimi personaggi che "con coraggio" hanno mostrato il loro lato C. Sono davvero tanti e mi vengono in mente Afterhours, Malika Ayane, Pino Daniele, Francesco De Gregori, Caparezza, Franco Battiato, Ensi, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Ire-
50
Coraggio
di Maria Cristina Zoppa *WR8
ne Grandi & Stefano Bollani, Alessandro Mannarino, Marracash, Negramaro, Simona Molinari, Antonio Maggio, Alex Britti, Marta sui Tubi, Baustelle, Raphael Gualazzi, Andrea Nardinocchi, Tre Allegri Ragazzi Morti, Max Gazzè, Annalisa, The Niro, Nobraino, Violante Placido, Brunori Sas, Perturbazione, Eugenio Finardi, Patty Pravo, Frankie Hi-Nrg, Riccardo Sinigallia, Nada, Pierpaolo Capovilla, Bud Spencer Blues Explosion, Rocco Hunt, Cesare Cremonini, Giorgia, Lo Stato Sociale, Marina Rei, Mario Venuti, Cristina Donà, Diodato, Subsonica, Gianluca Grignani, Dente, Alice, Diodato, Arisa. Il 28 dicembre incontrerò Mister Renzo Arbore con il quale proverò a chiudere "cerchio ed anno" sulla radio, il web e la Musica, invitandolo a rispondere, come nelle ultime interviste hanno fatto tutti gli ospiti, alla provocazione lanciata da Ivano Fossati durante un incontro del Medimex (Salone dell'Innovazione di Bari, ndr), ovvero se la "Musica ancora oggi riesca a raccontare la realtà che ci circonda". Il 4 gennaio, dal backstage del Teatro Quirino, saremo poi pronti a raccogliere le voci di "Serenata per Roma", l'evento ideato da Stefano Mannucci con artisti del calibro di Alessandro Mannarino, Noemi, Renzo Rubino, Raiz-Mesolella, Dolcenera. Una dichiarazione d'Amore, di Rabbia e Speranza per riconquistare, anche attraverso la Musica e la Bellezza, la Dignità della nostra Capitale. Il racconto web di "EraOra!" vive e si alimenta delle voci, ma anche delle immagini video e soprattutto delle foto che riesco a realizzare grazie alla passione e professionalità di Melania Stricchiolo e Giovanni Buonomo, che stanno animando e colorando anche questo servizio sul Radiocorriere Tv (per gentile concessione).
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Maria Cristina Zoppa con alcuni degli artisti incontrati all'interno del programma EraOra!: Negramaro, Marta sui Tubi, Daniele Silvestri, Perturbazioni, Franco Battiato, Alessandro Mannarino, Francesco De Gregori, Malika Ayane, Caparezza.
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della guerra. Lo dico con molta sincerità:
SEGNALIBRO
è stato il peggior Presidente che abbiamo avuto. Non tutti possono essere i migliori.
PIÙ VOLUBILI
Anche nella Seconda Repubblica l’elenco che fa è piuttosto lungo: Bossi, Fini, Casini… Chi è “il peggiore”?
o più opportunisti?
“I
taliani voltagabbana”, il nuovo libro di Bruno Vespa (coedizione Rai Eri-Mondadori), è il ritratto di una diffusa tendenza nazionale a rinnegare il proprio passato e, come spiega
il sottotitolo “Dalla prima Guerra Mondiale alla Terza Repubblica sempre sul carro dei vincitori”, a cambiare con disinvoltura schieramento politico. Un viaggio attraverso la storia d’Italia degli ultimi cento anni per individuare i personaggi più compromessi con le pratiche di Fregoli. Un ritratto duro e tagliente dei nostri connazionali dipinto con la grande precisione che contraddistingue l’autore. Il Radiocorriere Tv lo ha incontrato. Vespa, si può cambiare opinione? Certo che si può, lo dico nella prima pagina del libro. Voltar gabbana però non si può.
nel 1994 anche Bossi. Si mise d’accordo con D’Alema e Buttiglione e fece il ribaltone. Temeva che in qualche modo Berlusconi si prendesse la Lega. La stessa cosa la diceva Fini: sosteneva che Berlusconi si era “preso” partito e colonnelli. Però Bossi
di Lucilla Perelli Rizzo
Con “Italiani voltagabbana” Bruno Vespa propone un affresco degli ultimi cento anni della nostra storia, tra costume, cronaca e politica. L’elenco di quelli che hanno cambiato casacca dalla prima Guerra Mondiale alla Terza Repubblica è lungo, e il giornalista li passa in rassegna uno ad uno. Poi fa il punto sulla successione al Quirinale, il patto del Nazareno e la “tenuta” del governo Renzi
Senza ombra di dubbio Fini, ma all’inizio
lasciò la coalizione e fece nascere un nuocaso di militari in fuga e disertori che in questo modo non
vo governo, mentre Fini voleva il posto di
erano più riconoscibili.
Berlusconi, ha mirato più alto. Fini e Casini
Ha affermato che negli anni del fascismo il maggior volta-
anche se Casini, scampato al naufragio per
gabbana fu Badoglio. E gli altri? Guardando ai giornalisti o agli intellettuali furono parecchi. Nostri colleghi come Biagi, Bocca, Scalfari, Montanelli, forse lui un po’ meno, oppure personaggi come Dario Fo, fino al giorno prima si erano molto impegnati con il fascismo e al momento della sua caduta hanno cambiato casacca. Tanti giovani si sono arruolati con la Repubblica di Salò perché ci credevano, non sto criminalizzando nessuno, però certi se ne sono completamente dimenticati. Ci sono dei “repubblichini” che hanno raccontato nei libri la loro sofferenza. Sono cose drammatiche, ma si può far finta che non sia successo niente. Articoli come quelli di Biagi in cui ha elogiato o condiviso la scelta delle leggi razziali…
hanno fatto un errore di sopravalutazione, miracolo, ha capito e correttamente riconosciuto di aver sbagliato. È un racconto che si snoda in cento anni di storia, fino ad arrivare a Matteo Renzi. Nel Pd tutto è successo quando Bersani non ha vinto le elezioni e si è sfaldato tutto. Era una vittoria assolutamente certa che vedeva già pronto anche l’organigramma di governo e nel momento in cui non è riuscito ad eleggere nemmeno il presidente della Repubblica, correttamente si è dimesso e in tanti hanno cominciato a prendere le distanze. Il caso più clamoroso è stato quello di Alessandra Moretti, che era
Ma il voltagabbana è un opportunista?
la sua portavoce ed è diventata improvvi-
Di fatto sì. Per i politici si scopre più facilmente perché
samente renziana, anche se sostiene che
devono schierarsi.
fu Renzi a chiamarla. Lui è stato intelligente perché poi
Ce ne sono stati molti nella prima Repubblica? Direi che è stato più soft nella Democrazia Cristiana, con i cambiamenti di corrente. Più drammatico nel Partito Socialista, perché quando Craxi è stato eletto segretario non se lo filava nessuno, successivamente è stato invece un segretario molto forte per il quale tutti hanno fatto finta di stravedere, salvo poi abbandonarlo nel momento decisivo.
ha recuperato molta gente: la Mogherini era anti renziana e la stessa Madia molto fredda. La Pinotti no, era passata con Renzi in tempi non sospetti dopo un litigio con Bersani. Lo stesso Orfini, in maniera molto elegante, dopo essere stato critico, ha poi deciso di collaborare, come la Serrachiani. Ci sono varie sfumature, ma il premier è stato bravo a recuperare i suoi avversari. E la maretta nel Pd?
In quel momento c’è un personaggio che gioca un ruolo fondamentale, ma non è Martelli.
Nonostante la fronda interna al partito, secondo me Renzi regge.
assoluto interessa di più a Berlusconi è il Quirinale. Non so se lo faccia in previsione di grazie future, se ne dovesse aver bisogno, certamente lui vorrebbe un presidente condiviso. Sicuramente credo che ne abbiano parlato ed è molto ragionevole pensare che, se si è schierato in maniera così forte per il “patto”, è verosimile che qualche assicurazione ci sia stata. E Renzi non lo smentisce in maniera netta, in fondo il presidente della Repubblica non lo può nominare da solo: o lo fa con i Cinque Stelle o con Berlusconi. Il “patto” lascia immaginare che lo farà con Berlusconi, poi può succedere di tutto. Ma al Colle chi sale? Lo dico il giorno delle elezioni, che ho seguito dai tempi
Un termine tornato di moda grazie a lei.
È Scalfaro, il principe dei voltagabbana. Lo è stato con
Nel “patto del Nazareno” c’è o no il Quirinale?
di Leone. La partita è lunga, piena di ostacoli e si decide
La gabbana era un cappotto, prevalentemente con i gradi,
Craxi e lo è stato in particolare con Berlusconi. Un per-
Siccome non credo ci sia un patto scritto, allora, come si
negli ultimi cinque minuti. Qualunque previsione sarebbe
e rivoltandolo non si vedeva più nulla. Perciò utile nel
sonaggio piuttosto discusso che giocò un ruolo a cavallo
suol dire, verba volant. Non c’è dubbio che la cosa che in
poco seria.
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