Prosa
2012/2013
l’amore è un cane blu
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2012 A cura dell’Area Comunicazione L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
Venerdì 23, sabato 24 novembre ore 20,30 domenica 25 novembre ore 15,30 Teatro Ariosto
L’AMORE È UN CANE BLU la conquista dell’Est di e con Paolo Rossi musiche composte da Emanuele Dell’Aquila ed eseguite dal vivo da I Virtuosi del Carso: Emanuele Dell’Aquila (chitarre), Alex Orciari (contrabbasso), Stefano Bembi (fisarmonica), Denis Beganovic (fiati) produzione La Corte Ospitale
3
In un paese dove la passione è scomparsa ovunque, nei legami sentimentali come in quelli con la propria comunità (un tempo chiamavasi politica). Dove il caos regna principesco sia nei rapporti economici che in quelli affettivi: un uomo si perde. Si perde in una notte assolutamente e terribilmente magica sulle montagne del Carso. Una terra che non conosce anche se c’era nato a poco più di 300 metri. Tra grotte, fiumi sotterranei, rovi e pietre questo sarà per lui l’unico luogo dove ormai vivono ancora le fiabe degli amanti perduti e delle passioni tradite. Questo spettacolo è un diario, un disegno, diventerà un film, per ora un concerto visionario popolare lirico e umoristico. Narra di un tragico smarrimento e di una comica rinascita.
©David Ruano
Visto che nei miei lavori ha sempre governato la troika attore-persona-personaggio avrebbe potuto intitolarsi “L’uomo che amava le donne”. Oppure “L’uomo che non sapeva amare sia le donne che il suo partito”. Non sarebbe stato male “Autobiografia non autorizzata”. Perché no oppure “L’uomo che raccontava barzellette ai sassi” . Pensavo anche “Ti amo ma non sono d’accordo con quello che provo!”. O “Ma cos’è questa crisi?” sottotitolo “ho già i miei problemi”. “Donne contro donne”. “Uomini veri, ma in fuga”. Invece si chiamerà “L’amore è un cane blu”… che sono entrambi animali molto, ma molto difficili soltanto da immaginare. Ma come si dice: per incontrarli bisogna non perdersi, e per non perdersi il modo migliore è non sapere mai dove andare. Il mio avvocato mi ha suggerito di aggiungere a questa scheda riassunto la frase: “ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti o accaduti è puramente casuale”. Si sa arrivano momenti in cui i racconti ascoltati nell’infanzia e i so4
gni e le visoni dell’adolescenza diventano più vividi dei ricordi di vita vissuta lontana o recente o quantomeno spesso si finisce per confonderli. Qui si narrerà di ripartire in ogni trattativa – sia con se stessi, in camera da letto, in piazza o in parlamento – dalla ricchezza di un palpito coraggioso piuttosto che la misera miseria del soldo e della paura (anche se entrambi hanno la loro importanza, soprattutto la seconda). E questo è quanto. Nota aggiuntiva registica: la rappresentazione teatrale e il successivo film si avvarranno del prepotente contributo musicale, una vera e propria colonna sonora, dell’orchestra di liscio balcanico “I Virtuosi del Carso” diretta dal sublime maestro Emanuele Dell’Aquila.
Paolo Rossi
“Io sono un uomo che non deve chiedere più … anche perché da un po’ di tempo mi dicono sempre di no” (aforisma dell’autore)
Uno spettacolo visionario che diventerà un film, un ritorno alle origini e alle radici, un viaggio quasi iniziatico in un Carso ricco di magia, grotte, scoperte ed erbe psicotrope fino a un’improbabile rinascita. Dopo il successo televisivo di Sky Paolo Rossi torna al teatro e sceglie la quasi natia Trieste (è di Monfalcone) per le prove e l’anteprima nazionale (da oggi a sabato 18), di “L’amore è un cane blu”, sottotitolo “La conquista dell’Est”. Al bar del Teatro Miela, dove sono in corso le ultime prove, Paolo Rossi racconta di un allestimento in progress che “Cambia di prova in prova e non sarà compiuto nemmeno la sera del debutto. E’ il bello, e il brutto, delle anteprime. Chi lo vedrà dopo venti repliche lo vedrà nella sua forma definitiva ma si perderà l’atto creativo, il divenire”. Intanto, poiché, “è come per il maiale, non si butta niente”, tutti gli spunti vengono memorizzati e raccolti, in vista del film che verrà, dal cast: i coautori, Stefano Dongetti e Alessandro Mizzi, il supervisore Riccardo Piferi e i musicisti Emanuele dell’Aquila, autore della colonna 5
foto di Gioia Casale 6
7
sonora eseguita dal vivo insieme a Alex Orciari, Stefan Bembi, Denis Beganovic, Mariaberta Blaskovic e David Morgan. Ovvero I virtuosi del Carso, che con il loro “liscio balcanico” commenteranno le avventure del protagonista, “perso” dagli amici in un’osmizza e ramingo per boschi che, per quanto noti fin dall’infanzia, assumono nel buio un carattere allucinatorio. Poca politica, assicura Paolo Rossi, e molta autobiografia in un racconto che parte dai ricordi e dalle suggestioni dell’infanzia e affronta il tema dei rapporti personali, l’amore e altre bestie difficili da immaginare, come appunto il cane blu, per arrivare a un futuro tutto da inventare. Nato a Trieste perché “Quando non mi viene nemmeno un’idea vengo qui e qualcosa salta fuori”, spiega. Lanciandosi in un’appassionata e serissima apologia delle città “marginali”. “Quello che c’era a Milano sino alla fine del secolo scorso non c’è più. Invece nelle città di frontiera, a Torino, e a Trieste, senti l’Europa. C’è fermento e un certo grado di follia che può alimentare la comicità. Torino, però – precisa - la patisco un po’, ero lì da soldato e la collego a quei ricordi, il servizio militare e gli anni di piombo. Anche se per la verità ora è del tutto cambiata ed è molto stimolante”. Lo spettacolo. “Bè, lo spettacolo è difficile da raccontare, mescola la mia vita alle vite che mi hanno raccontato. La mia era una famiglia di affabulatori, come spesso accade da queste parti: anche se si parla di eventi storici non è mai un elenco di fatti, di date, ma una rievocazione ricca di aneddoti, di vita vissuta. Da bambino sul Carso giocavo agli indiani e ho sempre sognato di interpretare un western. Ecco, questo è un western balcanico”. E’ un esperimento, anche. “In Italia ormai siamo ai confini della realtà, siamo come confinati dietro a un muro. Noi cerchiamo di aprire un piccolo foro in questo muro”. La politica. “Non escludo ci sia qualche battuta ma non è né il cuore né il palpito di questa storia. La vera politica, poi, è fare scelte personali, dal basso. Per esempio: la struttura, la messa in scena, è povera perché questo è un momento particolare. Potrebbe trattarsi di una sala prove, di un teatro occupato. Una scelta che, sottolinea, riflette anche la sua storia personale, la perdita dei finanziamenti pubblici, gli allestimenti autofinanziati, fino alla lite – finita in tribunale – con il suo ex produttore. Nata, racconta, “nel momento in cui ho deciso di dedicarmi ai laboratori con i giovani invece che a scelte economicamente più redditizie e commerciali”. “E – precisa – non me ne pento: le nuove generazioni hanno bisogno di maestri e hanno tutto il diritto di averne. Lo dico da persona fortunata, che si è formata con Fo, Strehler, Gaber, Jannacci. Usciamo da vent’anni di annichilimento culturale, dobbiamo reagire. Lavorare con i ragazzi mi piace”. Per arrivare, forse, più avanti, ad aprire una scuola di teatro. Alla soglia dei sessant’anni si pensa alla vecchiaia, alla pensione? “No, il mio riferimento è Johhny Lee Hoo8
ker che a ottant’anni se gli chiedevano perché andava poco in torunèe rispondeva “Perché alla mia ragazza piace avermi a casa”. Per ora c’è questo spettacolo che “non è politicamente corretto né animato da buone intenzioni” e probabilmente “non piacerà ai bigotti e ai benpensanti perché è amorale”. “Ma non mi preoccupo: don Gallo mi ha già assolto dei peccati passati, presenti e futuri”. Tra cui non ci sarà quello della “discesa in campo” perché all’inevitabile domanda su Grillo e i comici in politica, Rossi, che nel suo passato ha una candidatura, nel 2010, al Consiglio Regionale della Lombardia per la Federazione della Sinistra, si sfila: “Noi comici siamo abituati a immaginare e a raccontare ma se ci dessero, che so, un assessorato, non sapremmo da che parte iniziare”. Carla Reschia (La Stampa)
Nato nel 1953 a Monfalcone, milanese d’adozione, Paolo Rossi spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo: ovunque ha proposto il suo personale modo di fare spettacolo che, pur immergendosi nelle tematiche contemporanee, non prescinde dall’insegnamento dei classici antichi e moderni, da Shakespeare a Molière, dalla Commedia dell’Arte a Brecht. Esordisce come attore nel 1978 in Histoire du Soldat regia di Dario Fo. A lungo con la compagnia del Teatro Dell’Elfo, nel 1984 interpreta Nemico di Classe diretto da Elio De Capitani, e nel 1985 Amanti e Comedians diretti da Gabriele Salvatores; è Ariel ne La Tempesta con Carlo Cecchi. Alla fine degli anni ’80 si impone sulla scena con uno stile personale e riconoscibile con gli spettacoli Recital, Chiamatemi Kowalski (1987), The Times They Are a-Changin’… Un’altra Volta … Again!, cui seguono spettacoli dalla struttura originale definiti antimusical sociali, tutti con la regia di Giampiero Solari: tra questi Le Visioni di Mortimer (1988) e La Commedia da due lire (1990). Nel 1992 approda alla televisione con Su la Testa su Rai 3, una trasmissione che fa epoca. Straordinario ed intelligente intrattenitore, Rossi, affiancato da Cochi Ponzoni e Lucia Vasini, ha il merito di proporre al grande pubblico nella sua trasmissione personaggi come Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese e Maurizio Milani. Ancora in televisione nel 1994-1995, Rossi partecipa alle molte puntate di Il Laureato di Piero Chiambretti su Rai 3; nel 1997-98 conduce Scatafascio, tra9
smesso su Italia1. Nel 2007 è ospite fisso della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio. È del 1995 Il Circo di Paolo Rossi, spettacolo itinerante che si sposta – con una carovana e una serie di tendoni per tutta Italia – con un gruppo di 18 persone tra musicisti e attori/mimi. Paolo Rossi si concentra sul rapporto con i classici per narrare meglio il mondo contemporaneo: Rabelais (1996), liberamente tratto dal Gargantua e Pantagruel di François Rabelais; Romeo & Juliet – Serata di Delirio Organizzato (1998), dove il pubblico, chiamato ad agire all’interno della rappresentazione, diventa senza possibilità di scampo parte integrante dello spettacolo; Questa Sera si Recita Molière – Dramma da ridere in due atti (2003), in cui Paolo Rossi veicola forti riferimenti all’attualità all’interno di un’antica recita di guitti della commedia dell’arte, che rielaborano a modo loro scene tratte da una commedia di Molière. Tra il 2002 e il 2004 è in tournée con Il Signor Rossi e la Costituzione – Adunata Popolare di Delirio Organizzato, in cui affronta i temi della coscienza civile e politica del paese con la sua abituale intelligenza ed energia comica, appoggiandosi su autentici pilastri culturali come i classici greci e il testo stesso della Costituzione Italiana. È del 2004-2005 Il Signor Rossi contro l’Impero del male, progetto multiculturale a cui ha contribuito un cast di artisti italiani e internazionali provenienti dalle più diverse esperienze sceniche. A distanza di 18 anni dal successo dello spettacolo Chiamatemi Kowalski, che lo fece conoscere al grande pubblico del teatro italiano, Paolo Rossi, accompagnato dalla cantante Syria, presenta nella stagione teatrale 2005-2006 il nuovo spettacolo Chiamatemi Kowalski. Il ritorno, proponendo nuovi testi e recuperando i migliori brani di Chiamatemi Kowalski e degli spettacoli Operaccia Romantica, Sette Spettacoli e Pop & Rebelot, trilogia dove il personaggio di Kowalski ha fatto le sue apparizioni. Nella primavera del 2007, porta in teatro I Giocatori, uno spettacolo liberamente ispirato al romanzo Il Giocatore di Dostoevskij, in cui l’artista si confronta con il mondo del gioco e dell’azzardo. Al suo fianco, giovani attori provenienti da due realtà emergenti: le compagnie BabyGang di Milano e Pupkin Kabarett di Trieste, qui riunite sotto la denominazione La Confraternita dei Precari. Nel 2007 ha cantato al Festival di Sanremo In Italia si sta male (si sta bene anziché no) di Rino Gaetano; ha presentato, con Claudia Gerini e Andrea Rivera, il Concerto del 1° maggio a Roma; ha partecipato, con quattro diverse performance, alla notte bianca dell’8 settembre a Roma. Nell’estate 2007 torna ad affrontare le sue platee all’aperto con Qui si sta come si sta, spettacolo intitolato come un verso di In Italia si sta male, si sta bene anzichè no, la canzone di Rino Gaetano presentata 10
a Sanremo. Affiancato dalla sua band, capitanata dal chitarrista Emanuele dell’Aquila e composta da Alex Orciari, Marco Parenti e Daniele Perini, alternerà alle battute un repertorio musicale ispirato agli Anni Sessanta, trasformando la serata in una sorta di happening beat. È del 2008 il ritorno sulla scena con uno spettacolo intimo, Sulla strada ancora, in cui Rossi racconta al pubblico le sue vicende personali e creative di un anno difficile. A partire dal 2008 si dedica con nuovo slancio alla ricerca per un nuovo Teatro Popolare, attraverso soprattutto un capillare lavoro laboratoriale condotto in diverse città italiane (tra cui anche Rubiera, da cui nasce la collaborazione con La Corte Ospitale). Nel 2009 ha inizio il percorso di studio e ricerca che porterà nel 2010 al debutto di Il Mistero Buffo di Dario Fo. A maggio 2011 sono oltre 150 le repliche dello spettacolo che in due stagioni è stato programmato nei maggiori teatri italiani. La tournée prosegue nella stagione 2011-2012. A settembre 2010 dirige Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa che ha inaugurato la sessantaquattresima Stagione Lirica del Teatro Sperimentale A. Belli di Spoleto.
11
12
GRUPPO BPER
Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori
13
Benemeriti dei Teatri
Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Corrado Spaggiari, Vando Veroni
Annalisa Pellini
Luigi Bartoli, Paola Benedetti Spaggiari, Bluezone Piscine, Franco Boni, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo
Davide Addona, Carlo Artioli, Maurizio Bonnici, Gianni Borghi, Andrea Capelli, Umberto Cicero, Francesca Codeluppi, Giuseppe Cupello, Emilia Giulia Di Fava, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi, Paolo Lusenti, Franca Manenti Valli, Silvana Manfredini, Graziano Mazza, Clizia Meglioli, Ramona Perrone, Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Fulvio Staccia, Alberto Vaccari
Stampa: Grafiche San Benedetto, Castrocielo (FR)