Piano Integrato di Sviluppo Territoriale Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale
ANTICHI CUORI URBANI Rigenerazione degli insediamenti umani
INDICE
1. PREMESSE 1.1 La nuova stagione della pianificazione in Puglia: la rigenerazione urbana e territoriale, il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale 1.2 Coerenza con gli indirizzi del DSR e con la programmazione FESR 2007-13 1.3 Indirizzi per l’avvio del processo di pianificazione territoriale 1.4 Metodo e articolazione del Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale 1.5 I processi partecipativi
2. IL SISTEMA DELLE CONOSCENZE 2.1 Nota sulle fonti cartografiche e sulle banche dati per l’analisi territoriale 2.2 Il quadro strutturale e strategico del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale 2.3 Il quadro strutturale e strategico del Piano strategico di Area Vasta “Ba2015 – Metropoli Terra di Bari” 2.4 Bozza del PTCP di Bari: sistema insediativo della provincia di bari quadro conoscitivo e interpretazioni 2.4.1 Peculiarità del sistema insediativo provinciale 2.4.2 Evoluzione dell’urbanizzazione: dagli anni ’50 ad oggi 2.4.3 I1 sistema delle funzioni sovralocali 2.5 Le analisi di contesto degli “Antichi Cuori Urbani” 2.5.1 Gli abitanti: dinamiche demografiche locali 2.5.2 Gli abitanti: dinamiche socio-economiche locali (dati tratti dal PS MTB) 2.5.3 Territorio e paesaggio 2.5.4 La città storica 2.5.5 Il walfare
3. LE PROSPETTIVE PROGRAMMATICHE: VISION E INDIRIZZI PER IL PIST 3.1 Quadro di coerenza e continuità strategica del PIST 3.2 Descrizione degli ambiti di intervento 3.3 I macro obiettivi generali del PIST 3.4 Gli obiettivi strategici e gli obiettivi specifici del PIST 3.5 Linee di intervento 3.6 Il quadro logico programmatico
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4. CRITERI PER LA VALUTAZIONE DELLA FATTIBILITÀ DEL PROGRAMMA 4.1 Caratteristiche del modello valutativo adottato 4.1.1 Valutazione della rispondenza della strategia ai bisogni identificati 4.1.2 Quadro di coerenza interna 4.1.3 Quadro di coerenza esterna 4.2 Criteri ed indicatori per la valutazione degli interventi del PIST 4.3 L’attività di monitoraggio
5. COINVOLGIMENTO DEL PARTENARIATO PUBBLICO E PRIVATO
6. INIZIATIVE PER LA PARTECIPAZIONE CIVICA E DELLE PARTI INTERESSATE
ALLEGATI Allegato 1 PROTOCOLLO DI INTESA DEI COMUNI DI ADELFIA, BITETTO E BITRITTO DENOMINATO “ANTICHI CUORI URBANI”
Allegato 2 REGESTO FOTOGRAFICO
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1. PREMESSE 1.1 La nuova stagione della pianificazione in Puglia: la rigenerazione urbana e territoriale, il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale Dal 2004 La Regione Puglia ha intrapreso un intenso percorso di aggiornamento e di rifondazione degli strumenti di governo del territorio, a partire dalla approvazione nel 2007 del Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG). È stata così avviata una nuova stagione per la pianificazione e il governo del territorio, che ha come primo obiettivo generale quello di colmare i ritardi e i vuoti accumulatisi negli ultimi decenni. Oltre agli indirizzi e ai criteri per la formazione dei Piani Urbanistici comunali di nuova generazione (PUG), dall’esperienza dei Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (PIRP) è scaturita la Legge Regionale n. 21/2008 “Norme per la rigenerazione urbana”. La legge promuove “la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socioeconomiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”, individuando come principali ambiti d’intervento i contesti urbani periferici e marginali e come strumento di intervento i Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (PIRU), volti a promuovere la riqualificazione di parti significative di città e di sistemi urbani mediante interventi organici di interesse pubblico. I programmi si fondano su un’idea-guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storicoculturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità ed ai bisogni e alle istanze degli abitanti. Tali programmi si sostanziano in un insieme coordinato d’interventi in grado di affrontare in modo integrato problemi di degrado fisico e disagio socio-economico che, in relazione alle specificità del contesto interessato, potranno includere: a. la riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, garantendo la tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio storicoculturale, paesaggistico, ambientale; b. la riorganizzazione dell’assetto urbanistico attraverso il recupero o la realizzazione di urbanizzazioni, spazi verdi e servizi e la previsione delle relative modalità di gestione; c. il contrasto dell'esclusione sociale degli abitanti attraverso la previsione di una molteplicità di funzioni e tipi di utenti e interventi materiali e immateriali nel campo abitativo, sociosanitario, dell’educazione, della formazione, del lavoro e dello sviluppo; d. il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano, sentieri didattici e museali, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti a elevato grado di permeabilità, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie.
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A supporto della realizzazione dei Programmi Integrati, la Programmazione Operativa Regionale dei Fondi Strutturali Europei 2007-13, con l’Asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani” prevede specifiche linee di intervento a sostegno dei Programmi di Rigenerazione urbana e territoriale, in particolare specificando alla linea di intervento 7.2.1 i caratteri e gli obiettivi dei Piani Integrati di Sviluppo territoriale (PIST), volti , in analogia con i PIRU, alla rigenerazione di sistemi urbani minori, mediante il rafforzamento e la riqualificazione delle reti funzionali e delle trame di relazione tra all’interno dei sistemi territoriali, “con particolare riguardo per quelli fortemente connessi (o con elevato potenziale di connessione) dal punta di vista naturalistico e storico-culturale“. In questa stagione di rilancio della pianificazione e della programmazione territoriale in Puglia si inscrive anche la redazione del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), in fase di adozione. L’attuale Proposta di Piano (gennaio 2010), contiene, previa aggiornata e puntuale ricognizione, il riconoscimento partecipato dei caratteri paesaggistici del territorio regionale (Atlante del Patrimonio Ambientale, Paesaggistico e Territoriale, Carta dei Beni Culturali della Puglia), per giungere ad approntare tanto una aggiornata carta dei vincoli e delle norme di tutela e trasformazione dei paesaggi, quanto una visione programmatica (Scenario strategico) declinata in cinque progetti intersettoriali, a loro volta esemplificati in specifiche esperienze pilota che possono fungere da guida nella gestione, tutela e progettazione del territorio con particolare riferimento alle criticità/potenzialità sistemiche e paesaggistiche. I Comuni di Adelfia e di Bitetto hanno da poco licenziato il proprio Piano Urbanistico Generale – PUG (i Piani sono depositati in Regione per l’acquisizione dei rispettivi pareri di compatibilità). I suddetti PUG sono ispirati ai criteri fondativi del DRAG/Documento Regionale di Assetto Generale e, di conseguenza, hanno come linea strategica, tra le altre, la rigenerazione urbana; già richiamata nei rispettivi Documenti Programmatici Preliminari (DPP) e di conseguenza formalizzata nei Piani. In questo quadro normativo e di programmazione s’inserisce anche il processo partecipato di copianificazione che i Comuni di Adelfia, Bitetto e Bitritto hanno inteso intraprendere con la elaborazione del presente Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale alla redazione del Piano Integrato di Sviluppo Territoriale (PIST) denominato “Antichi Cuori Urbani – Rigenerazione degli insediamenti umani”.
1.2 Coerenza con gli indirizzi del DSR e con la programmazione FESR 2007-13 Il Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale (DPRT) al Piano Integrato di Sviluppo Territoriale “Antichi Cuori Urbani – Rigenerazione degli insediamenti umani” è stato redatto con l’obiettivo di seguire una linea di stretta coerenza con i principali strumenti regionali, nazionali e comunitari di programmazione dello sviluppo locale. È, infatti, possibile evidenziare una forte corrispondenza tra gli obiettivi definiti negli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) e l’ambito di sviluppo del DPRT; la coerenza programmatica del DPRT si manifesta in particolare con la prima delle linee guida degli OSC, finalizzata a rendere più attrattivi gli stati membri, le regioni e le città
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migliorando l’accessibilità, garantendo servizi di qualità e salvaguardando le risorse ambientali, rafforzando le sinergie tra la tutela dell’ambiente e le aspirazioni di sviluppo del territorio. Il DPRT è di conseguenza inquadrato nell’ambito degli indirizzi definiti dal Programma Operativo FESR 2007-13 della Regione Puglia, a sua volta coerente con gli OSC. Gli obiettivi generali del DPRT sono in linea con le priorità delineate dall’Asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”, che pone attenzione alla rigenerazione di aree e reti urbane, valorizzando le risorse storico-culturali e ambientali, contrastando l’abbandono, accrescendo l’importanza delle identità locali. In linea con l’Asse VII del POR, il DPRT ha come tema centrale della sua strategia la rigenerazione del territorio attraverso la definizione di un programma integrato di interventi che includono la riqualificazione dell’ambiente urbano, la tutela del patrimonio storico, culturale e paesaggistico, e il miglioramento della qualità della vita e del benessere dei cittadini. Il DPRT è, pertanto, finalizzato a indirizzare le attività necessarie al raggiungimento dell’Obiettivo Specifico (relativo all’Asse VII del PO) di valorizzazione delle risorse storico-culturali e ambientali e di contrasto dell’abbandono, che si declineranno perseguendo l’Obiettivo Operativo n.2 di rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di “rafforzamento, razionalizzazione e disegno delle trame di relazione che connettono i centri urbani minori con elevato potenziale di connessione dal punto di vista storico-culturale e ambientale.” Nella definizione del DPRT, la consapevolezza della centralità di questo obiettivo operativo per la rigenerazione e lo sviluppo del territorio ha messo in luce la necessità di creare un sistema di infrastrutture, saperi e servizi in grado di valorizzare l’identità del territorio e di contrastare la marginalità geografica ed economica dei centri urbani interessati. IL DPRT ha pertanto definito linee programmatiche di intervento che presentano un elevato profilo di coerenza con il quadro strategico della programmazione regionale, e che pertanto risultano pienamente compatibili con la linea di intervento 7.2.1 del Programma Pluriennale di Attuazione del PO FESR. È importante sottolineare, inoltre, la conformità del DPRT alle linee di indirizzo e agli obiettivi strategici del Documento Strategico Regionale (DSR), in particolare l’Obiettivo 1 “Rafforzamento dei fattori di attrattività del territorio, migliorando l’accessibilità, garantendo servizi di qualità e salvaguardando le potenzialità ambientali” che si focalizza sullo sviluppo urbano sostenibile e sulla creazione di circuiti integrati policentrici. Il documento è inoltre coerente con l’Obiettivo 2 del DSR “Promuovere l’innovazione, l’imprenditoria e lo sviluppo dell’economia della conoscenza e dell’innovazione”, in particolare per l’intenzione di sostenere e promuovere uno sviluppo armonico e ordinato dell’economia locale, mediante la promozione del sistema produttivo agroalimentare locale, azioni di marketing territoriale, il consolidamento e lo sviluppo dei sistemi turistici locali attraverso la destagionalizzazione della domanda, e la riqualificazione delle infrastrutture turistiche esistenti con lo sviluppo di iniziative di rete.
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Infine il DPRT è coerente con il regolamento comunitario sul sostegno allo sviluppo rurale (come riportato nel DSR) per quanto riguarda: Asse 2 “ambiente e gestione del territorio” relativamente agli obiettivi di attuare le direttive “Habitat” e “Uccelli”, ed effettuare l’imboschimento di superfici agricole e la ricostituzione e la salvaguardia del patrimonio naturalistico; Asse 3 “qualità della vita e diversificazione nelle zone rurali” relativamente agli obiettivi di sviluppo di attività complementari a quelle agricole (per esempio agriturismo), alla tutela e al rinnovamento dei borghi rurali, alla riqualificazione del patrimonio rurale e all’incentivazione del turismo rurale; Asse 4 basato sull’approccio Leader che prevede l’attuazione di strategie di sviluppo locale, la realizzazione di progetti di cooperazione (nazionale, comunitaria e transnazionale), lo svolgimento di azioni di acquisizione di competenze e di animazione del territorio, con il diretto coinvolgimento dei Gruppi di Azione Locale (GAL), in questo ambito fornito dal Piano di Sviluppo Locale (PSL) del GAL “Conca Barese” approvato con Del.G.R. n.1224/25.05.2010.
1.3 Indirizzi per l’avvio del processo di pianificazione territoriale Con la stipula del Protocollo di Intesa sottoscritto tra i Comuni di Adelfia, Bitetto e Bitritto in data 20 giugno 2011, le Amministrazioni aderenti hanno costituito il raggruppamento denominato “Antichi Cuori Urbani” stabilendo gli indirizzi e gli obiettivi generali per il processo di pianificazione. L’obiettivo prefissato è quello di pervenire alla rigenerazione territoriale attraverso “la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con le strategie comunali ed intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”. Individuato il Comune di Adelfia quale ente capofila, gli enti sottoscrittori hanno stabilito la predisposizione e l’attuazione del Piano Territoriale per l’ambito sovracomunale ed i relativi interventi che da esso saranno previsti per la sua esecuzione materiale ed immateriale. Tale processo pianificatorio, sebbene di recente avvio, si incardina su più consolidate esperienze individuali e collettive riguardanti i Comuni interessati. I Comuni di Adelfia, Bitetto e Bitritto, infatti, da circa tredici mesi sono coinvolti in progetti di cooperazione intercomunale nell’ambito del Gruppo di Azione Locale “Conca Barese” e del relativo Piano di Sviluppo Locale (PSL), approvato con Del.G.R. n.1224/25.05.2010. L’area geografica interessata dal PSL “Conca Barese”, riguarda un ambito territoriale più ampio che comprende nove comuni (Adelfia, Bitetto, Bitritto, Binetto, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Palo del Colle, Sannicandro di Bari, Toritto) e prevede l’attivazione delle seguenti Misure dell’Asse 3 del PSR: 311 - Diversificazione in attività non agricole; 312 - Sostegno allo sviluppo e alla creazione delle imprese; 313 - Incentivazione di attività turistiche; 321 - Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale;
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323 - Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale; 331 - Formazione e informazione. Lo schema rappresentato di seguito illustra la strategia di sviluppo adottata dal Piano di Sviluppo Locale (PSL) del GAL “Conca Barese”.
All’interno delle specifiche direttive e procedure urbanistiche comunali, è di significativo valore che due dei tre Comuni interessati dal PIST “Antichi Cuori Urbani”, il Comune di Adelfia ed il Comune di Bitetto, siano dotati di strumenti urbanistici di “nuova generazione”, ovvero di Piani Urbanistici Generali redatti secondo la L.r.20/2001 ed il DRAG regionale. Sotto l’aspetto pianificatorio, tale aggiornamento implica la possibilità di confrontarsi con una visione strategica già delineata, con la messa a fuoco delle risorse e delle criticità economiche, paesaggistiche ed ambientali, con l’elaborazione di quadri conoscitivi approfonditi ed adeguati alle recenti norme regionali, con l’individuazione delle invarianti strutturanti il territorio, nonché con un dialogo tra enti e cittadini già aperto. Pertanto, riconosciuta la sussistenza di comuni caratteri storico-culturali e di paesaggio, oltre che di potenzialità/criticità socio-economiche nell’ambito territoriale sovra comunale; in coerenza con quanto programmato nel Piano strategico di Area Vasta “BA2015 – Metropoli Terra di Bari” (nel quale gli Enti operare sinergicamente) e nei rispettivi Piani Sociali di Zona relativi agli ambiti Bitetto-Bitritto-Modugno e Adelfia-Capurso-Triggiano-Cellamare-Valenzano; considerate le opportunità progettuali delineate dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) in via di approvazione, e in particolare i Progetti Pilota per la diversificazione e la valorizzazione dei caratteri storici, rurali e ambientali ivi contenuti; i Comuni di Adelfia, Bitetto e Bitritto hanno inteso avviare un processo congiunto di rigenerazione territoriale che fosse coerente con gli indirizzi contenuti nella L.r. n.21/2008 sulla rigenerazione urbana e territoriale nonché con gli indirizzi e i criteri operativi contenuti nel Programma Pluriennale di Attuazione (PPA) 2007-10 del P.O. FESR, in particolare per quanto attinente la linea di intervento 7.2.1 dell’Asse VII.
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La consistenza demografica dell’ambito, rilevata al 31.12.2010 secondo i dati ISTAT consultabili sul sito web ufficiale dello stesso Istituto Nazionale di Statistica, è coerente con i criteri di ammissibilità stabiliti per la citata linea di intervento 7.2.1, come illustrato nella seguente tabella. COMUNE
POPOLAZIONE RESIDENTE
Adelfia Bitetto Bitritto
17.306 11.717 10.881 39.904
Totale
% POPOLAZIONE/ POPOLAZIONE COMPLESSIVA 43,3 % 29,4 % 27,3 % 100,00 %
Ciò premesso, le Amministrazioni hanno ritenuto strategico dotarsi di un PIST quale strumento più efficace per conseguire sinergicamente nel breve e medio periodo l’obiettivo comune di “promuovere la rigenerazione di città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali e il contrasto dell’abbandono”. Tale processo di co-pianificazione, avviatosi con le attività per la redazione del Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale, è stato indirizzato a perseguire i seguenti obiettivi generali: ridurre le distanze spazio-temporali tra città e territori; superare la condizione di perifericità; costituire una rete di città motivate da strategie di sviluppo comuni, praticabili e accessibili; recuperare e valorizzare i caratteri propri dell’ambito territoriale, intervenendo sui centri storici urbani, sulle aree rurali, sulle connessioni ambientali e paesaggistiche, sulle infrastrutture materiali e immateriali di accessibilità; rafforzare e diversificare l’attrattività turistica, anche come veicolo di promozione delle culture e delle economie produttive, esaltando la comune tradizione che si fonda sull’agricoltura e sulle produzioni tipiche; coinvolgere i molteplici attori sociali (pubblici e privati) in un processo di rigenerazione territoriale mirato al miglioramento della sostenibilità socio-economica dello sviluppo in un’ottica di sistema; integrare e coordinare le azioni già programmate dai tre Comuni nei vari settori (recupero urbano, welfare, cultura, turismo e promozione del territorio, mobilità sostenibile, etc.), così da costituire un quadro programmatico integrato per il recupero e la valorizzazione dello specifico sistema territoriale.
1.4 Metodo e articolazione del Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale Coerentemente con quanto definito nella Legge Regionale n.21/2208 e specificatamente ribadito nel PPA del PO FESR 2007-13, Asse VII, il Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale è stato elaborato con l’obiettivo principale di definire una idea-guida di rigenerazione territoriale legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alle sue identità, ai bisogni ed alle istanze degli abitanti, da cui far scaturire un insieme coordinato di azioni in grado di affrontare in modo integrato i problemi di degrado fisico e di disagio socio-economico riscontrabili.
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La metodologia seguita per la definizione del DPRT è stata dunque così articolata: 1. strutturazione dei percorsi partecipativi, attraverso la calendarizzazione generale dell’intero percorso e in particolare delle attività di comunicazione e partecipazione attiva, anche tramite web; 2. costruzione di un quadro conoscitivo generale, atto a riconoscere, anche con l’apporto delle cittadinanze, i caratteri del sistema territoriale (paesaggio, ambiente, economia, società e cultura, mobilità), analizzarne e valutarne i fabbisogni, le criticità e le opportunità presenti, a partire da quanto già sistematizzato nelle specifiche analisi di contesto contenute soprattutto nei recenti strumenti di pianificazione e di programmazione alla scala comunale (in particolare i PUG di Adelfia e Bitetto), alla scala intercomunale (Piano Sociale di Zona, Gruppo di Azione Locale) e di Area Vasta (Piano Strategico “Ba 2015, Metropoli Terra di Bari”), alla scala regionale (in particolare, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale); 3. definizione partecipata della idea-guida (visione) di rigenerazione territoriale, a partire dal confronto pubblico nell’ambito di una assemblea permanente della cittadinanza attiva sul web, denominata “Forum Territoriale”, dal confronto con le Amministrazioni e dai riscontri derivanti da processi partecipativi affini recentemente attivati alla scala comunale e intercomunale; 4. definizione di un quadro programmatico integrato (obiettivi-linee di intervento-azioni) per il recupero e la valorizzazione del paesaggio storico (urbano e rurale) e della rete ambientale, a partire dalla ricognizione di quanto già definito negli strumenti sovracomunali (PPTR, Piano Strategico “Ba 2015, Metropoli Terra di Bari”, PSZ, GAL) e negli specifici strumenti di pianificazione urbana di ciascun Comune; 5. individuazione di indirizzi per la sostenibilità e durabilità del redigendo PIST, attraverso la definizione di interventi pilota di start-up e per la definizione di un modello di gestione. L’articolazione del percorso proposto nel presente DPRT per la definizione del PIST “Antichi Cuori Urbani” è sintetizzata nell’illustrazione sottostante. QUADRO CONOSCITIVO FORUM TERRITORIALE
VISIONE/OBIETTIVI LINEE DI INTERVENTO AZIONI GRUPPO TECNICO
AMMINISTRAZIONI
FORUM TERRITORIALE
PROGETTI MODALITA’ ATTUATIVE VAS E MONITORAGGIO AMMINISTRAZIONI
PIANO INTEGRATO DI SVILUPPO TERRITORIALE
GRUPPO TECNICO
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1.5 I processi partecipativi Le possibilità di successo di uno strumento di pianificazione territoriale come il PIST sono strettamente legate al grado di condivisione dei bisogni delle finalità generali e di concertazione degli obiettivi tra i soggetti proponenti (le Amministrazioni Pubbliche) e la più ampia e plurale dimensione della cittadinanza. Spesso il mancato coinvolgimento nel processo decisionale sin dall’avvio della programmazione è causa dell’insuccesso della pianificazione, che non riesce a cogliere le effettive necessità dei destinatari degli interventi e dunque a coinvolgerli attivamente nella loro realizzazione. Allo scopo di evitare la possibile discrasia tra gli indirizzi alla pianificazione e le esigenze reali dalla cittadinanza, la redazione del Documento di Programmazione di Rigenerazione Territoriale (DPRT) è stata intesa come risultato di un processo di condivisione tra gli abitanti di questo ambito territoriale. Allo scopo di comprendere quali bisogni fossero maggiormente sentiti dalla popolazione, sia di produrre una visione “dal basso”, che, la definizione delle finalità generali, delle priorità di intervento e delle strategie di azione contenute nel DPRT è stata effettuata attraverso una attività di consultazione dei cittadini, utilizzando le metodologie della progettazione partecipata. Sulla base di un approccio che prevede una diffusa attività di condivisione di obiettivi e modalità di azione, preliminarmente alla redazione del DPRT sono state avviate iniziative di comunicazione che hanno informato la popolazione dell’intenzione delle amministrazioni di sviluppare il Piano Integrato di Sviluppo Territoriale. L’azione è proseguita attraverso la istituzione di un Forum territoriale permanente, riunitosi la prima volta il 23 giugno 2011 presso la Sala Consiliare del Comune di Adelfia. A prendere parte al Forum Territoriale sono stati invitati esponenti delle Amministrazioni, degli operatori tecnici (Architetti, Ingegneri, Geometri, etc.), dell’economia, delle associazioni civiche e culturali e più in generale i cittadini interessati ai processi di trasformazione edilizia del territorio. Il processo partecipativo è stato attivato anche attraverso le risorse del web, in maniera tale da aprire il dibattito ad un “target” di interlocutori, più giovane e/o con minori possibilità di intervenire agli incontri. A tale scopo è stato attivato un form sul sito internet istituzionale del Comune Capofila (Adelfia) nel quale è stato possibile inoltrare le proprie proposte, idee e commenti entro il 29 giugno.
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2. IL SISTEMA DELLE CONOSCENZE 2.1 Nota sulle fonti cartografiche e sulle banche dati per l’analisi territoriale La definizione dei quadri conoscitivi strutturali, parte integrante del presente Documento, si è basata sulla elaborazione di dati geospaziali derivanti dalle ricognizioni e dalle successive elaborazioni di iniziativa regionale, pubblicati in gran parte nel 2009 e per la maggioranza disponibili attraverso il Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Regione Puglia. Oltre alla Carta Tecnica Regionale in scala 1:5000, elaborata con la collaborazione dell’Istituto Geografico Militare (IGM), sono stati utilizzati come basi cartografiche per la georeferenziazione dei dati l’ortofoto a colori e con pixel di 50 cm, la Carta dell’uso del suolo in scala 1:10000, il database topografico e la carta idrogeomorfologica realizzata e aggiornata al 2010 dall’Autorità di Bacino della Puglia. La cartografia e il database del P.U.T.T./P (Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio), insieme alla nuova Carta dei Beni Culturali della Puglia elaborata nell’ambito del PPTR, hanno consentito di evidenziare vincoli e segnalazioni puntuali, tanto architettonici che archeologici, nell’area d’interesse. Più in generale, per l’analisi di contesto dell’ambito territoriale, come per l’individuazione degli ambiti d’intervento e per l’inquadramento della prospettiva strategica, si è fatto specifico riferimento ai dati e ai quadri conoscitivi e strategici contenuti: nella Proposta di Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR, gennaio 2010), con particolare riferimento all’Atlante del Patrimonio Ambientale, Paesaggistico e Territoriale e allo Scenario Strategico; nel Piano strategico di Area Vasta “Ba2015 – Metropoli Terra di Bari”; nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Bari, in corso di adeguamento; nei Piani Sociali di Zona (secondo triennio, 2010-12) dei Comuni coinvolti; nel Piano di Sviluppo Locale del Gruppo di Azione Locale (GAL) “Conca barese”; negli strumenti urbanistici vigenti e in corso di redazione, tra cui in particolare i Piani Urbanistici Generali dei Comuni di Adelfia e Bitetto ed il PRG del Comune di Bitritto.
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2.2 Il quadro strutturale e strategico del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale La Giunta Regionale, con Delibera 1842, del 13 novembre 2007, ha approvato il Documento Programmatico di Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia, che stabilisce i principali obiettivi del Piano: uno sviluppo locale autosostenibile, fondato sul riconoscimento e la valorizzazione dell’identità dei luoghi, mediante lo sviluppo della società locale. La coscienza di luogo è intesa come la consapevolezza, acquisita attraverso un percorso di trasformazione culturale degli abitanti e dei produttori, del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali (materiali e relazionali), in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita individuale e collettiva, biologica e culturale. I contenuti del Piano sono definiti dall’art.143 del D.Lgs. 42/2004. In particolare, di fronte al continuo sviluppo del settore edilizio e al perdurare di una crescita incontrollata della superficie edificata, che investe periferie urbane, campagne e zone costiere, è necessario dettare regole di trasformazione che permettano: − di programmare gli interventi in armonia con il carattere identitario dei luoghi; − di qualificare i progetti di trasformazione; − di indirizzare le politiche e gli investimenti. Si tratta dunque di definire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e svilupparne l’identità, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo valore aggiunto territoriale. Dalla conservazione alla valorizzazione: questo percorso metodologico consente di sviluppare un’idea di Piano Paesaggistico che, superando il carattere vincolistico applicato ad alcune aree di conservazione, si ponga l’obiettivo della valorizzazione attiva del patrimonio territoriale e paesaggistico, coniugando identità di lunga durata ed innovazione di breve periodo, paesaggio ed economia, valore di esistenza e valore d’uso in forme durevoli e sostenibili. Ai fini di costituire corredo conoscitivo del descritto processo di Piano, la Giunta, con Delibera 1787 del 28.11.2006, ha poi deciso di redigere una Carta dei beni culturali della Regione Puglia, affidandone l’incarico alle Università di Foggia, di Bari, di Lecce e al Politecnico di Bari. Parallelamente, sempre a corredo del processo di Piano, la Giunta ha affidato all’Autorità di Bacino della Puglia (AdB), con Delibera 1792, del 31.10.2007, l’incarico di redigere la Carta idrogeomorfologica della Regione Puglia. La redazione del Piano paesaggistico è anche l’occasione per costruire quadri di conoscenze che consentano la riorganizzazione dei tanti studi che si sono sedimentati sul territorio insieme al perfezionamento di alcuni aspetti conoscitivi finalizzati alla realizzazione del Piano e dei suoi Progetti Pilota, per consentire una chiara e condivisa interpretazione del paesaggio pugliese, dei suoi caratteri identitari e dei principali processi di trasformazione che lo attraversano. A tale scopo, il processo di Piano opererà in stretta sinergia con il Progetto SIT regionale, facendo tesoro degli strati conoscitivi e delle metodologie già definiti all’interno di tale progetto, e riversando all’interno di esso i quadri di conoscenze che si produrranno attraverso il Piano.
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PPTR, Ambito Paesaggistico n.5 “Puglia Centrale”: visione di sintesi dei progetti territoriali per il paesaggio della Regione
L’intero processo di costruzione ed attuazione del Piano Paesaggistico sarà accompagnato da un’attività di monitoraggio e valutazione la cui gestione, a seguito di un bando di gara, è stata affidata a IUAV Studi e Progetti ISP srl. Tale procedura guarderà con particolare attenzione ai Progetti Pilota integrati previsti dal Piano per le aree di particolare criticità, e mirerà alla individuazione e sperimentazione di criteri di integrazione delle componenti paesaggistiche in piani e programmi regionali significativi. E’ di fondamentale importanza che la valutazione venga incorporata nella formazione dei processi decisionali fin dall’inizio e non dopo, su scelte formulate. Quindi, valutazione ex ante, con funzione di supporto alle decisioni, ossia come strumento che aiuta la costruzione delle strategie in un assetto di rapporti negoziali. La valutazione, così, assumerà la complessità del processo di Piano e diverrà dispositivo per la definizione degli obiettivi. Relativamente allo specifico ambito territoriale del PIST qui presentato, la sua individuazione si fonda sull’evidenza di una affinità territoriale legata all’economia rurale ed alla diffusa presenza di beni culturali riconducibili alla stratificazione insediativa, che si rispecchia anche nei caratteri di continuità insediativa dei centri abitati, consolidatasi nei noccioli urbani antichi (dalle origini, luoghi di accentramento, governo e controllo delle campagne produttive). Si desume perciò un tratto comune prevalente: quello di un paesaggio agricolo tipico delle propaggini murgiane della Puglia centrale capace ancora oggi di mantenere una cospicua forza produttiva (ciliegie, vino, allevamento zootecnico e trasformazione lattiero casearia), e di rappresentare il segno profondo delle radici storiche e culturali, materiali e immateriali, delle comunità insediate. La diffusa presenza di masserie di elevato valore storico e/o architettonico è carattere comune al territorio aperto: chiese, castelli e musei della cultura materiale e contadina rappresentano beni culturali comuni all’intera area considerata, oltre ai segni archeologici e insediativi di una comune origine insediativa.
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Con riferimento all’Atlante dei Paesaggi del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale PPTR, l’ambito territoriale del PIST ricade interamente nell’ambito paesaggistico n.5, denominato “Puglia centrale”, e più specificatamente l’Unità di Paesaggio 5.3 -“Sud-est barese e paesaggio del frutteto”.
Suddivisione del territorio regionale in Ambiti Paesaggistici e relative Unità di Paesaggio.
Le strategie progettuali più rilevanti previste dal PPTR che interessano la strategia ed il territorio del PIST sono quelle denominate rispettivamente: “4.2.2 Patto Città-Campagna”, “4.2.3 Sistema infrastrutturale per la mobilità dolce”, “4.2.5 Sistemi territoriali per la fruizione dei Beni patrimoniali”. Il “Patto Città-Campagna“ delinea, a partire da una lettura morfotipologica dello spazio rurale in relazione alle forme insediative urbane, una strategia per costruire un progetto solidale tra città e campagna, capace ad esempio di rigenerare le parti urbane periferiche mediante la progettazione della cosiddetta “campagna del ristretto” o ancora a far assorbire la campagna urbanizzata nello spazio rurale circostante utilizzando progetti di riqualificazione ecologica richiamandosi a forme e grammatiche e materiali dello spazio rurale.
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Lo scenario strategico assume i valori patrimoniali del paesaggio pugliese e li traduce in obiettivi di trasformazione per contrastarne le tendenze di degrado e costruire le precondizioni di forme di sviluppo locale socio-economico auto sostenibile. Tutti gli obiettivi generali del PPTR concorrono alla costruzione del Patto Città Campagna. (Titolo IV, capo I, art. 27 delle NTA del PPTR). In particolare, quelli maggiormente implicati sono di seguito evidenziati: 1. realizzare l’equilibrio idrogeomorfologico dei bacini idrografici; 2. sviluppare la qualità ambientale del territorio; 3. valorizzare i paesaggi e le figure territoriali di lunga durata; 4. valorizzare i paesaggi rurali storici: economie e paesaggi; 5. valorizzare il patrimonio identitario culturale-insediativo; 6. riqualificare i paesaggi degradati delle urbanizzazioni contemporanee; 7. valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia; 8. valorizzare la fruizione lenta dei paesaggi; 9. riqualificare, valorizzare e riprogettare i paesaggi costieri della Puglia; 10. definire standard di qualità territoriale e paesaggistica nello sviluppo delle energie rinnovabili; 11. definire standard di qualità territoriale e paesaggistica nell’insediamento, riqualificazione e riuso delle attività produttive e delle infrastrutture; 12. definire standard di qualità edilizia, urbana e territoriale per gli insediamenti residenziali urbani e rurali. Il “Sistema infrastrutturale per la mobilità dolce” individua invece una rete costituita da cinque progetti multimodali (gomma-ferro-bicicletta-mare), corrispondenti a cinque circuiti. Rispetto a questo schema strategico, l’ambito territoriale del Pist si trova, a margine del circuito n.2 “Terra di Bari” (tra Bari ed Altamura), collegato ad esso attraverso una serie di nodi secondari di interconnessione ed accesso ai percorsi ciclo-pedonali, agli assi multimodali interno-costa, ed alle penetranti naturalistiche. Infine la “Carta dei Sistemi territoriali per la fruizione dei Beni patrimoniali”, progetto che si propone di rendere fruibili non solo i singoli beni del patrimonio culturale che la Carta dei beni culturali ha censito, ma di trattare i beni culturali (puntuali e areali) in quanto sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesistiche di appartenenza, per la loro valorizzazione complessiva. Il progetto regionale riguarda l’organizzazione della fruibilità (funzionale, paesaggistica, culturale) sia dei Contesti topografici stratificati, in quanto progetti territoriali, ambientali e paesistici dei sistemi territoriali che ospitano una forte concentrazione di beni, sia aree di grande pregio, sia di aree a forte densità beni culturali e ambientali a carattere monotematico (sistemi di ville, di masserie, di uliveti monumentali, ecc). Questo ultimo progetto salda in modo coerente l’approccio sistemico innovativo della Carta dei Beni culturali, integrando questi ultimi nelle invarianti strutturali delle figure territoriali e paesistiche e negli altri progetti territoriali per il paesaggio regionale; contribuendo in questo modo a sviluppare il concetto di territorilizzazione dei beni culturali, già fortemente presente in Puglia con le esperienze di archeologia attiva e di formazione degli ecomusei.
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2.3 Il quadro strutturale e strategico del Piano strategico di Area Vasta “Ba2015 – Metropoli Terra di Bari” Il Piano Strategico MTB si è qualificato sin da subito come processo all’interno del quale organizzare una programmazione integrata di ampio respiro che riuscisse a realizzare una sintesi equilibrata tra obiettivi di scala metropolitana/regionale/nazionale e aspirazioni territoriali di scala sovracomunale/comunale. A supporto della definizione della strategia complessiva del Piano, è da sottolineare l’importanza assunta dal processo partecipato di redazione del documento di Visione, che ha di fatto ispirato l’intero percorso di pianificazione e successivamente di programmazione. Un documento che, nella sua formula evocativa e al contempo analitica, indica gli elementi necessari a definire le questioni strategiche da affrontare nel prossimo futuro per MTB. Una linea di sviluppo organica e ambiziosa, racchiusa in una Mission articolata su tre definizioni/aspirazioni: a. “Una Metropoli policentrica e sostenibile, proiettata verso il Mediterraneo che integra città, paesaggio rurale e costiero”; b. “Una rete di città coesa, creativa, attrattiva proiettata verso il Mediterraneo”; c. “Una Unione di Comuni efficiente, partecipata e trasparente”. Le diverse componenti del milieu metropolitano, quindi, si fondono all’interno della visione e da essa scaturiscono i venti programmi strategici (contenuti nei 5 Assi o Vettori della Pianificazione Strategica secondo cui è stato studiato il contesto di riferimento – Ambiente/Territorio, Economia, Cultura, Società, Trasporti; Trasversali: Governance e Comunicazione) e le oltre ottocento azioni confluite nel Parco progetti metropolitano da implementare con la compartecipazione di tutte le forze economiche, politiche e sociali che hanno contribuito alla loro stessa redazione. La visione del PSMTB può essere, quindi, sintetizzata in tre ‘pilastri’ e venti Programmi Strategici che concorrono al raggiungimento della mission. Dei veri e propri documenti di programmazione che, ispirati agli orientamenti settoriali maturati su scala europea, nazionale, regionale e infine metropolitana, contengono al proprio interno visioni, strategie di breve-medio-periodo, progettazioni puntuali utili a realizzarle, nonché fonti di finanziamento che è possibile attivare su queste, il tutto inserito in un quadro logico di coerenza temporale e finanziaria. Le due “anime” della Metropoli Terra di Bari - la terra e il mare - si fondono attraverso un insieme di azioni volte ad arricchire il territorio rendendolo attrattivo a livello internazionale. Rinnovare il legame tra l’entroterra e il fronte mare, tra i centri storici e la costa rappresenta un’opportunità per promuovere un’offerta per i turisti e gli stessi abitanti. Le risorse culturali, storiche, archeologiche e ambientali, collegate e rese accessibili, acquistano nuova immagine recuperando appieno consistenza e identità originarie. Dal miglioramento dell’accessibilità alla valorizzazione dei centri storici, dai processi di riqualificazione a quelli di difesa del patrimonio naturalistico, il Piano ha previsto di connettere e valorizzare i centri storici e la costa della Metropoli. Ambiente e territorio, le sue risorse strategiche anche da un punto di vista culturale, in un’identità fatta di elementi tangibili e intangibili, che nella fusione tra tradizione e innovazione trovano la loro perfezione.
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Il Piano Strategico prevede così di impreziosire le risorse del territorio in una prospettiva di sviluppo economico e culturale che la Metropoli persegue anche attraverso la capacità dei cittadini di manutenere e promuovere le proprie città.
PSMTB: mappa “Creatività” (a sinistra) e mappa “Economia” (a destra).
Per arrivare alla candidatura della Metropoli Terra di Bari a Capitale europea della Cultura nel 2019 (obiettivo del Piano Strategico), il primo passo previsto dal Piano è il rafforzamento dell’identità culturale metropolitana. Un investimento in cultura per migliorare l’immagine delle città, attrarre investimenti, e accompagnare lo sviluppo, restituendo la centralità al settore culturale e creativo nei percorsi di riqualificazione e rigenerazione economica e sociale. Cultura e creatività da promuovere e diffondere perché sono un “bene” e sono capaci di generare processi di cambiamento positivi, in un contesto economico e sociale concentrato a ripensare se stesso, stretto tra antichi problemi e nuove sfide. La cultura come valore da perseguire per l’affermazione del singolo cittadino e della comunità intera. Il Piano Strategico individua un percorso articolato per realizzare lo sviluppo della cultura in tutte le sue forme, mettendo a sistema il patrimonio di castelli, musei e teatri, costituendo una rete per la gestione e la promozione integrata delle ricchezze storico-architettoniche e procedendo alla digitalizzazione delle biblioteche e del patrimonio archivistico della Metropoli. Il Piano prevede anche la riqualificazione di aree urbane da destinare a contenitori culturali e creativi e sostiene i laboratori della creatività: l’idea creativa che diviene progetto, opera d’arte e ricchezza collettiva. Nell’ambito del progetto “Creatività e spazi culturali” il contesto del PIST è investito da: realizzazione di due aree sportive, una nel centro abitato di Bitetto ed una tra Bitritto e Valenzano, e di un centro polivalente integrato per lo sport sito tra Adelfia e Cellamare; completamento della biblioteca comunale di Adelfia; definizione di una rete museale, che attraversando le città di Bitetto e Bitritto ed il territorio di Adelfia connettono il futuro Museo della Città di Sannicandro con il Museo del Mare ed il Centro delle Arti Contemporanee di Bari, e con il Museo Diocesano di Bitonto; messa a sistema di Teatri da Recuperare, tra i quali il Teatro Margherita di Bari ed il Teatro Comunale di Acquaviva delle Fonti.
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Il Piano Strategico considera la conoscenza uno degli assi prioritari per lo sviluppo economico e sociale della Metropoli Terra di Bari, per una Metropoli migliore e più attrattiva per studenti, ricercatori, lavoratori e imprenditori. Le connessioni tra sistemi di innovazione, ricerca e conoscenza si moltiplicano con la creazione di canali di scambio tra la formazione d'eccellenza, l'attività di ricerca, l’innovazione pubblica e privata e il sistema imprenditoriale non solo per la crescita degli individui ma anche per la definizione di un mercato del lavoro vivace, che veda soddisfatte le esigenze delle imprese e le aspettative dei lavoratori. Il Piano promuove l'innovazione nel rispetto della tradizione, puntando sulla ricerca per incrementare la competitività delle filiere tradizionali e facilitare l'esportazione delle competenze e delle nostre produzioni nel Bacino euro-mediterraneo. Ne sono prova i progetti per la realizzazione del primo Centro per la prevenzione e gestione dei rischi naturali e antropici e del modello di Casa ecosostenibile mediterranea. Un circuito virtuoso che, attraverso gli investimenti in formazione, promuove la nascita di competenze e servizi nei settori ad alto valore aggiunto e nella Pubblica Amministrazione. Potenziamento delle infrastrutture universitarie, promozione di aree produttive sostenibili, che coniughino tutela dell'ambiente e competitività economica, e di luoghi volti allo sviluppo socioeconomico del territorio, in cui si moltiplicano servizi per la nascita di imprese in settori ad alta intensità di conoscenza. Come il Novus Campus, un centro di formazione e di ricerca di eccellenza promosso dall’Università di Bari e dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Il progetto strategico provinciale per la “promozione della conoscenza e dell’innovazione per la competitività” investe il contesto del PIST indirettamente attraverso l’implementazione dei servizi e delle attrezzature nella città di Bari (residenza per studenti, rete delle biblioteche, poli industriali ecosostenibili, etc.), interventi su scuole ed aree produttive a Sannicandro di Bari.
PSMTB: mappa “Lame” (a sinistra) e “Mobilità” (a destra).
Punto di forza della Metropoli Terra di Bari è senz’altro l’ambiente. Per il rilancio del territorio è quindi importante valorizzare e ottimizzare quanto costituisce il patrimonio naturale. Una dote di partenza che rende unica quest'area, che si caratterizza per una biodiversità diffusa da salvaguardare e potenziare con i progressi della tecnologia. Dalla costa alle campagne, il territorio metropolitano è attraversato da scenari unici purtroppo fortemente schiacciati dall’intervento dell’uomo.
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Complesse e articolate le azioni previste dal Piano Strategico per recuperare dal degrado e dall’abbandono ampie zone del territorio metropolitano. Restituire ai cittadini della Metropoli l’ambiente sano e vivibile che meritano è obiettivo prioritario di BA2015. Non solo per la qualità della vita che ne deriva, ma anche perché un ambiente non corrotto crea nuove risorse. La valorizzazione e la conservazione delle ricchezze naturali e la salvaguardia e il recupero di quelle in degrado potenziano la forza attrattiva della Metropoli Terra di Bari, che vuole rappresentare un esempio internazionale di salvaguardia ambientale. Le sue strategie relative alle risorse idriche, alla gestione dei rifiuti, ai servizi energetici e alla bonifica di aree ora inaccessibili sono il suo punto di forza per lo sviluppo economico, tecnologico e culturale del territorio, che dall’analisi dei suoi problemi trae spunto per reinventare se stesso. Il contesto territoriale del PIST è coinvolto in tale strategia provinciale per il risanamento e la bonifica delle lame caratterizzanti il paesaggio (lama Lamasinata, lama Badessa, lama Baronali e lama Montrone). Sotto l’aspetto della mobilità, il PSMTB riconosce nella Metropoli Terra di Bari la potenzialità di "ponte e cerniera" culturale e commerciale tra il Mediterraneo e l'Est Europa. Punto di partenza per favorire questo nuovo ruolo internazionale è il potenziamento dei sistemi di collegamento non solo da e verso l’esterno, ma anche all’interno della Metropoli. L'accessibilità, infatti, definisce l'identità del territorio, segnandone i confini e influenzandone l’evoluzione attraverso gli scambi col resto del mondo. Un’accessibilità intesa sia in senso fisico, per la mobilità di persone e merci, sia in senso telematico, potenziando lo sviluppo dell'ICT (tecnologie per l'informazione e la comunicazione), nel rispetto dei criteri di rapidità e convenienza, ma anche dell'ecologia e della salvaguardia ambientale. Il punto di forza del sistema di mobilità sostenibile della Metropoli Terra di Bari è il trasporto pubblico quale valida alternativa a quello automobilistico. Una rete di trasporto collettivo, interconnessa e multimodale, che integra le ferrovie, le linee di autobus, le piste ciclabili e i percorsi pedonali. Un sistema unico di collegamenti accessibili, rapidi, continui, convenienti, sicuri ed ecologici tra tutti i 31 Comuni metropolitani. Un sistema che valorizza la cultura della mobilità dolce. Un nuovo stile di vita a “due ruote” che permette una notevole riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico e contribuisce alla riqualificazione urbana. Nell’ambito del progetto per la mobilità provinciale, il contesto del PIST è coinvolto da: realizzazione della camionale passante tra Bitritto e Loseto prima e tra Adelfia e Sannicandro poi entro il progetto di collegamento dei porti; definizione di una rete di itinerari ciclabili verdi, tra i quali uno che connette Bari a Bitetto ed un secondo tra Bari ed Adelfia; realizzazione di una rete ciclabile urbana, intesa come connessione tra più centri urbani, come nel caso di Rutigliano-Adelfia –Sannicandro-Grumo; adeguamento delle stazioni ferroviarie di Adelfia e Bitetto per renderle multimodali, anche rispetto alla prevista linea metropolitana su ferro.
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PSMTB: mappa “Turismo” (a sinistra) e “Welfare” (a destra).
Il Piano Strategico Metropoli Terra di Bari ha progettato azioni sinergiche per promuovere e sostenere il turismo. La Metropoli Terra di Bari è, infatti, terra di approdo e accoglienza con un grande patrimonio archeologico, architettonico e storico. Terra dai suggestivi paesaggi, profili collinari interrotti da verdi distese, fenditure nel terreno a tracciare solchi che dirigono verso il mare che leviga la costa. Terra da visitare. Meta turistica da promuovere. Partendo dall’approdo naturale, la costa, il Piano ha previsto il potenziamento del sistema dei porti per favorire il turismo nautico. Dopo l’attracco una fitta rete di trasporti consente ai turisti di muoversi velocemente in tutto il territorio e per i più appassionati basteranno due ruote per percorrere la Metropoli respirando storia e tradizioni. I prodotti si possono scoprire attraverso un viaggio dei sensi nell’Accademia del gusto mediterraneo: spazio di incontro e di ricerca. Eventi, manifestazioni, kermesse da progettare e organizzare all’interno di un Palazzo da 3.000 posti per turisti "business". Per chi ama la campagna, la tranquillità e le storiche masserie, il Piano ha individuato un percorso di valorizzazione del territorio rurale, partendo dall’albergo diffuso: interi borghi recuperati all’ospitalità. Un viaggio nel passato e nel presente della Metropoli a portata di mouse: un semplice click per entrare in una realtà virtuale ricca di informazioni sulla meta scelta. Metropoli Terra di Bari tutti i giorni, tutto l’anno, accessibile, sicura, connessa, inclusiva, ricca di storia e di cultura. Il progetto strategico provinciale per il turismo investe il contesto del PIST indirettamente attraverso l’implementazione dei servizi e delle attrezzature nella città di Bari (consolidamento offerta turismo business, accademia del gusto, modelli turistici sostenibili), lo sviluppo della portualità turistica sulla costa, interventi per il turismo archeologico “archeoviv@” tra Ruvo di Puglia, Molfetta, Bari, Acquaviva delle Fonti e Conversano. Il Piano Strategico ha, inoltre, individuato interventi progettuali legati al welfare, per restituire al cittadino un senso di appartenenza e sicurezza: un piano di infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale, la riqualificazione e il riuso dei beni confiscati, un sistema di mappatura e prevenzione del crimine, un sistema integrato di cooperazione e sicurezza, lo sportello antiracket e antiusura e numerose azioni di educazione alla legalità e prevenzione destinate alle scuole.
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Il Piano Strategico non trascura i bisogni di base della società, dalla casa, con il rafforzamento complessivo dell’offerta di edilizia sociale, al lavoro, con il potenziamento dei servizi per l’accesso all’occupazione attraverso la formazione continua e l’orientamento pre e post-universitario. La Metropoli sostiene una strategia per l’inclusione sociale in grado di favorire maggiore coesione e solidarietà nell’area. La promozione del dialogo interculturale e inter-religioso, l’inserimento sociale e lavorativo degli immigrati e l'acquisizione dei diritti di cittadinanza per le “seconde generazioni” di stranieri sono tra gli obiettivi prioritari del Piano, che prevede la valorizzazione dei centri interculturali diffusi sul territorio e attività educative in rete con le scuole. Il Piano territoriale dei tempi e degli spazi della Metropoli Terra di Bari, un percorso di programmazione e gestione integrata dei tempi, che promuove la mobilità sostenibile, la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, l’accessibilità ai servizi di interesse generale e la fruizione degli spazi pubblici, garantirà il coordinamento dei 31 Comuni su questi obiettivi. Nell’ambito del progetto provinciale per il welfare, il contesto del PIST è coinvolto da: realizzazione di telecenter a Bitetto e nelle limitrofe Sannicandro, Valenzano e Binetto; attivazione di un intervento pilota a sostegno della conciliazione e del benessere collettivo, sito tra Bitetto e Bitritto.
Il Piano Integrato di Sviluppo Territoriale (PIST) “Antichi Cuori Urbani” interessa il territorio di Adelfia, Bitetto e Bitritto, tre Comuni della Regione Puglia collocati entro l’Area metropolitana di Bari. Tale collocazione geo-economica dei Comuni ha una forte influenza sulle condizioni socioeconomiche della zona, che risulta fortemente legata alle dinamiche di sviluppo tipiche di un’area metropolitana quale quella di Bari. Tale condizione di perifericità, se da un lato ha comportato un relativo grado di arretratezza economica, ha dall’altro contribuito a conservare integro il paesaggio agricolo e la cultura rurale, rappresentando così il contesto dell’entroterra con forte accezione rurale più vicino fisicamente al capoluogo di Regione.
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2.4 Bozza del PTCP di Bari: sistema insediativo della provincia di bari quadro conoscitivo e interpretazioni 2.4.1 Peculiarità del sistema insediativo provinciale Per cogliere in modo sintetico ma incisivo le specificità che contraddistinguono il sistema insediativo della provincia di Bari appare utile una comparazione dei principali fenomeni rilevabili nelle province italiane; emergono alcuni caratteri distintivi che ci consentono di “misurare” il fenomeno urbano di questa provincia rispetto al contesto regionale, del Mezzogiorno e dell’intera Italia1. Bari, tredicesima delle province italiane per estensione (513.830 ha) ma quinta per numero di abitanti dopo Milano, Roma, Napoli e Torino (con 1.559.821 abitanti al 1998 e 1.595.359 al 2005), a differenza di molte province che tuttora appaiono fortemente polarizzate sul capoluogo e caratterizzate da un rapporto di netta inferiorità demografica degli altri comuni (con rapporti che toccano anche 10:1 tra il primo e il secondo comune) si caratterizza per un peso relativamente contenuto della città di Bari (circa il 21% della popolazione dell’intera provincia, senza comprendere le quote derivanti dai comuni di prima e seconda corona, notoriamente coinvolti in processi di metropolizzazione); ma il dato più significativo è indubbiamente costituito dalla larghissima prevalenza di centri di dimensioni medio-grandi, che pongono la provincia in posizione peculiare. Infatti la provincia di Bari al 1998 è terza in Italia a pari merito con Roma, dopo Napoli e Milano, per numero di comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, seconda (dopo Napoli) per numero di comuni con popolazione oltre i 40.000 abitanti (11) e per numero di comuni con popolazione superiore 50000 abitanti (8); tale caratteristica si evidenzia non solo in ambito regionale, ma anche rispetto al sud e a tutta la nazione. E’ terza in Italia per dimensione demografica media dei comuni (32.734,02) e prima per incidenza dei comuni con dimensione superiore ai 15.000 abitanti (con 32 comuni su 48), mentre è irrisoria la quota dei comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Emergono quindi dati che evidenziano la consistenza dell’armatura urbana e l’assenza di fenomeni di polverizzazione nella dimensione comunale, che caratterizzano invece molte province del centro nord
Incidenza dei comuni con popolazione superiore, rispettivamente, a 30000, 40000, 50000 abitanti. Elaborazione CAIRE.
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Dimensione demografica media dei Comuni
Incidenza percentuale dei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti
Incidenza percentuale della popolazioneresidente nei sistemi urbani
e quelle meridionali appenniniche. Peraltro, stando ai dati deducibili dall’Atlante CAIRE del 1999, tali dati caratteristici della provincia di Bari sono strutturati da tempo e solo confermati dalle ultime rilevazioni ISTAT datate al 2005. E in effetti sembrano proprio i “sistemi urbani”2 la cui popolazione somma circa il 60% di quella provinciale, a caratterizzare gli aspetti dominanti della struttura insediativa, allineando la provincia di Bari, insieme a quella di Taranto, alle aree più densamente abitate dell’Italia centrale e settentrionale. La localizzazione, i caratteri e le dinamiche di questo “territorio urbano” costituiscono uno dei temi centrali per le politiche insediative del Piano Territoriale di Coordinamento. Anche la condizione morfologica rivela una situazione peculiare: la provincia di Bari è una delle dieci in Italia a presentare il 90% del territorio con pendenze inferiori al 10% (insieme alle province salentine e a quelle padane), mentre la giacitura geografica invita a una osservazione ravvicinata del fenomeno della pressione insediativa costiera: i comuni costieri contano circa il 45% della popolazione provinciale (50% se si considerano costieri anche quelli il cui territorio è a meno di 5 chilometri dalla costa).
1 I dati conoscitivi e le figure sono tratti da “Atlante delle Province italiane” CAIRE, 1999; che contiene informazioni aggiornate al 1998; per le principali quantità si è ritenuto utile aggiungere un aggiornamento al 2005, basato su fonte ISTAT. 2 Nell’Atlante citato i sistemi urbani sono definiti come “ambiti di norma sovracomunali caratterizzati dalla presenza di un comune sede di offerta di servizi di rango urbano cui possono essere associati comuni contermini caratterizzati da integrazione relazionale con il polo urbano e da elevati livelli di densità dinamica e demografica che ne qualificano la partecipazione al sistema urbano”. Fonti: M.I.P.A. - Progetto Atlante Nazionale del Territorio Rurale; SOMEA - Atlante Economico e Commerciale d'Italia.
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Classi demografiche dei Comuni della Provincia di Bari
Le singolarità della struttura insediativa della provincia di Bari, finora valutate in forma aggregata e in funzione di un raffronto con le province italiane, ad uno sguardo più ravvicinato acquistano proprie forme e declinazioni territoriali. La apparente omogeneità derivante da un quadro aggregato, confermata peraltro dalla uniformità della struttura geomorfologica degradante dolcemente verso la linea di costa, in realtà è articolata in strutture territoriali diverse per dimensione, forma e dinamiche di trasformazione, che trovano nell’area centrale barese un significativo snodo. A partire dalle tradizionali letture geografiche, fino a quelle più recenti di matrice territorialista, emerge come dato comune il riconoscimento della stabilità e della permanenza della struttura insediativa storica della Puglia centrale anche attraverso le trasformazioni più recenti (almeno fino alla metà degli anni ’90, mancando tuttora studi sistematici sulle trasformazioni dell’ultimo decennio); le rilevanti dinamiche di urbanizzazione degli ultimi 50 anni, guidate o meno dai piani, non hanno dissolto né contraddetto quella armatura, quanto piuttosto, appoggiandosi ad essa, ne hanno rafforzato alcuni elementi e trascurato altri, mutandone il ruolo e il peso, ma mai cancellandone la riconoscibilità. Un secondo elemento comune a tali studi è la asserzione di una assenza di corrispondenza tra perimetrazioni amministrative e specificità territoriali, che spesso risultano essere transfrontaliere, siano esse provinciali che regionali: emergono così le aree di “bordo” provinciale, caratterizzate dall’infittirsi di relazioni con l’esterno, come sull’Ofanto, verso la fossa bradanica, nella valle d’Itria, nella stessa fascia costiera, storicamente luogo di osmosi con l’altra sponda e l’intero bacino mediterraneo. La rilevanza di tali relazioni è peraltro confermata dalle dinamiche economiche e istituzionali degli ultimi anni. In particolare tre ricerche, a cavallo tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, restituiscono sguardi sistematici sul territorio della Puglia centrale nei suoi aspetti spaziali, con una particolare attenzione alla interazione tra dinamiche insediative e paesaggio-ambiente, infrastrutture, economie. Nel corso
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di queste ricerche si consolida una descrizione del territorio della Puglia centrale che individua partizioni ricorrenti, ambiti territoriali tendenzialmente omogenei in cui articolare la provincia per non fornire una visione banalizzata e superficiale dei suoi aspetti distintivi; qualunque sia la chiave di lettura dei fenomeni territoriali presente in queste ricerche, è ricorrente la macroarticolazione in quattro contesti territoriali. Osservando il territorio all’inizio degli anni ’80, le tipizzazioni ricorrenti classificano ambiti territoriali caratterizzati da dinamiche insediative diverse: l’alta Murgia, al confine con la Basilicata, con pochi centri di media dimensione, popolazione accentrata e in notevole decremento, eccezion fatta per l’asse Bari-Matera; la fascia costiera barese, di pianura e bassa Murgia barese, caratterizzata da grossi centri a distanza ridotta, incremento demografico più accentuato nei comuni costieri e notevole influenza del capoluogo sui comuni contermini; la bassa Murgia, dell’area dei trulli e delle grotte, caratterizzata da centri di media dimensione con incremento demografico modesto dei comuni costieri e tendenziale decremento dei centri interni3. Nei primi anni ’90 una descrizione densa e interdisciplinare assume come focus la centralità della dimensione rurale del territorio del Sistema Urbano Puglia Centrale (l’attuale Provincia, così come definito nel PRS dei primi anni ’80), intesa come fattore determinante nella definizione di strategie di area vasta finalizzate al riequilibrio territoriale. Attraverso l’interpolazione di una serie di indicatori, la ricerca giunge alla individuazione di quattro subaree, riconosciute in base agli assetti urbani e alle valenze agroambientali: il polo barese, il nord barese, l’alta Murgia, il sudest barese4. A metà degli anni ‘90 un nuovo sguardo sistematico sulla Puglia porta ad una individuazione di “ambienti insediativi” che rendono conto di traiettorie e forme di sviluppo sempre più contestualizzate e specifiche, nonché connesse alle strutture ambientali. La definizione degli ambienti insediativi è così il frutto della lettura incrociata di caratteri e processi emergenti in campo socioeconomico e luoghi e dominanti fisico-formali. Ancora una volta alla apparente uniformità geomorfologica del territorio provinciale si oppone la articolazione della struttura insediativa: l’anello di città del nord barese, costituito dal sistema dei centri costieri e interni lungo le direttrici infrastrutturali longitudinali e le principali aste trasversali; la saturazione della raggiera del capoluogo, caratterizzata dal decentramento della residenza e delle funzioni produttive e commerciali; la nebulosa insediativa dell’area murgiana verso Matera; la frammentazione insediativa della valle dei trulli5. Questa articolazione attraversa le ricerche e le stesse discipline che le hanno descritte. Ricorrerà come una permanenza anche nelle aggregazioni sovralocali finalizzate alla programmazione, in parte darà vita a nuove forme istituzionali. A partire da questa permanenza, a distanza di ulteriori dieci anni, si impone una nuova descrizione del fenomeno insediativo, che sappia coglierne l’ulteriore evoluzione, i caratteri di persistenza e le discontinuità con il recente passato.
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Ricerca IT.URB 80. Rapporto sullo stato dell’urbanizzazione in Italia. Pubblicato in G. Astengo, C. Nucci (a cura di), “It.Ub. 80. Rapporto sullo stato dell’urbanizzazione in Italia”, Urbanistica Quaderni, n. 8/1988. 4 Ricerca RAISA, “Ricerche avanzate per innovazioni nel sistema agricolo”, pubblicata in G. Grittani (a cura di) Un approccio metodologico alla pianificazione di area vasta. Il Caso del Sistema urbano della Puglia Centrale, FrancoAngeli, 1996. 5 Ricerca ITATEN, pubblicata in Borri D. (a cura di) “Puglia” inClementi A., Dematteis G., Palermo P.C. (a cura di) Le forme del territorio italiano. II. Ambienti insediativi e contesti locali, Laterza,1996
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2.4.2 Evoluzione dell’urbanizzazione: dagli anni ’50 ad oggi Osservazioni sulle quantità di suolo urbanizzato
Un primo dato macroscopico che ci consente di valutare le rilevanza delle trasformazioni del sistema insediativo nel corso della seconda metà del ‘900 è costituito dalle grandi quantità messe in gioco: il fenomeno urbano, che all’inizio degli anni ’50, con tutto il suo portato secolare di storia, copriva nella provincia di Bari una superficie di circa 4600 ha, nell’arco di 55 anni giunge a quintuplicarsi. In questo arco di tempo l’incremento non è stato costante: nell’intervallo 1949-73 l’incremento medio nella provincia è stato dell’67,89%, mentre nel secondo, tra il 1974 e il ’99. sale al 181%, giungendo, rispettivamente, a circa 7800 e 21500 ha di suolo urbanizzato; infine nell’ultimo periodo, il quinquennio 2000-2005, l’incremento è di un ulteriore 3.80%, portando il suolo urbanizzato a complessivi 22.406 ha.
Esempi di perimetrazione e di restituzione grafica della evoluzione del territorio urbanizzato
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La distribuzione territoriale di tali incrementi evidenzia nel primo intervallo di tempo il “fenomeno” Modugno, per effetto della realizzazione del nucleo ASI e del massiccio decentramento residenziale ad esso legato (la popolazione cresce del 65% tra ’71 e ’81), e le crescite sostenute dei comuni del primo decentramento residenziale dal capoluogo, lungo l’asse della SS 100. Nel secondo intervallo l’incremento è decisamente maggiore e maggiormente diffuso, segnando le quote maggiori nelle città del nord-barese, nella seconda cintura intorno a Bari e in corrispondenza di particolari politiche urbanistiche. Si rilevano inoltre alcuni territori contraddistinti da crescite analoghe: le città dell’anello del nord barese, denunciando crescite proporzionali alle singole dimensioni urbane e quindi incrementi più contenuti nei centri più vicini a Bari; i piccoli comuni a sud di Bari, della prima e seconda cintura, dalle dimensioni similari; i cinque comuni più a sud della provincia, allineati in direzione est-ovest lungo la Murgia (Gravina, Altamura, Santeramo, Gioia del Colle, Noci) che, nonostante le dimensioni urbane diverse, denunciano analoghe modalità di crescita percentuale; i comuni costieri, che nel secondo intervallo quasi triplicano la dimensione urbana; i comuni interni della Murgia sud orientale, con incrementi più contenuti rispetto ai precedenti.
Incrementi di suolo urbanizzato negli intervalli 1949-1973 e 1974-1999 in valore assoluto, per classi dimensionali e per valori reali comparati.
Incrementi di suolo urbanizzato negli intervalli 1949-1973 e 1974-1999 in percentuale, per classi dimensionali e per valori reali comparati
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Occorre solo notare come molte di queste massicce espansioni siano state guidate da Programmi di Fabbricazione, come si evincerà dalla lettura dello stato della pianificazione, che vede una prima consistente generazione di piani regolatori entrare in vigore solo a partire dagli anni ’90. Peraltro anche i comuni dotati dagli anni ’70 di piani regolatori hanno visto espansioni consistenti, analoghe, dalle forme forse non dissimili dalle precedenti. Non vi è dubbio che la crescita più rilevante sia avvenuta negli ultimi 25 anni: essa comporta, tranne poche eccezioni, almeno il raddoppio del territorio urbanizzato; in 16 casi supera il 200% e in 4 supera il 300%.
Incrementi i suolo urbanizzato negli intervalli 1949-1973 e 1974-1999 in funzione della distanza dal capoluogo
Incrementi percentuali di suolo urbanizzato negli intervalli 1949-1973 e 1974-1999
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La comparazione tra crescita del territorio urbanizzato e l’evoluzione della popolazione ha evidenziato come non sia rilevabile una corrispondenza proporzionale tra dinamiche dell’insediamento e dinamiche della popolazione; si nota piuttosto l’ampliarsi di una forbice tra i due valori, a conferma della trasformazione del modello insediativo accentrato in favore di forme di urbanizzazione con densità inferiori, incrementando nel tempo la tendenza al consumo di suolo. Ulteriori osservazioni possono essere effettuate valutando le crescite urbane in funzione della distanza dal capoluogo. Come è facile notare, esiste in linea generale una proporzionalità inversa tra distanza e incrementi: all’aumentare della distanza dal capoluogo, tendenzialmente aumenta la crescita in ambedue gli intervalli di tempo considerati. Ciò implica con chiarezza l’assenza di un centro e di una periferia nelle dinamiche insediative della provincia, ma anzi la presenza di pesi equilibratori rispetto alla polarizzazione del capoluogo. Uniche eccezioni sono da un lato la città di Modugno, che partecipa solidalmente della crescita del capoluogo, essendo investita dai medesimi processi di espansione e industrializzazione, dall’altro, i centri di più lontani, le cui dimensioni e crescite evidenziano la condizione di estreme periferie provinciali.
Evoluzione del territorio urbanizzato al 1949, 1973, 1999, 2005; valori assoluti, incrementi in valore assoluto e percentuale
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Il rapporto con la variazione di popolazione Gli intervalli censuari 1971-‘81-‘91-‘01, pur non coprendo un periodo di tempo coincidente con quello utilizzato per l’evoluzione degli insediamenti, possono comunque aiutare a comprendere le ragioni dei fenomeni di urbanizzazione e, in particolare, quanto questi siano dovuti a crescite di popolazione e quanto a fenomeni di altra natura (industrializzazione, differenti politiche urbanistiche, grandi localizzazioni, dispersione insediativa, …). Tuttavia una necessaria premessa alle considerazioni che seguono è la segnalazione della consapevolezza della crescente inadeguatezza dell’indicatore della popolazione residente a rappresentare i caratteri del fenomeni insediativo nella sua complessità, vista la logica reticolare e metropolitana che contraddistingue il territorio dell’area centrale pugliese. Mentre i comuni più interni dell’Alta Murgia sono costantemente in declino, l’area barese mostra le crescite maggiori, rafforzate al decrescere della popolazione del capoluogo, che nell’ultimo ventennio continua a perdere quote consistenti di popolazione residente, a fronte di un incremento contenuto ma costante del suolo urbanizzato. I comuni costieri del nord-barese, a fronte di una variazione demografica sempre contenuta anche se positiva, vedono il suolo urbano crescere di quote rilevanti. Il decennio 81-91 sembra segnalare, più degli altri, fenomeni acuti di redistribuzione della residenza, soprattutto nell’area barese; in questa area gli incrementi e i decrementi sono più netti che altrove e negli altri intervalli. Intervengono inoltre a determinare situazioni di particolare incremento o decremento le politiche urbanistiche locali, in taluni casi particolarmente generose nei confronti del mercato abitativo.
Variazione di popolazione 2000-2005
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Incrementi di popolazione nei periodi 1971-81, 81-91 e 91-01
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Il rapporto con patrimonio abitativo Il numero totale delle abitazioni fornisce una ulteriore visione delal geografia insediativa provinciale, nella quale si distingue l’omogeneità del nord barese, i poli insediativi periferici e la dimensione minoritaria dell’area centrale a sud del capoluogo. La distribuzione delle abitazioni per intervalli temporali, desunta dal censimento 2001, evidenzia le dinamiche dell’attività edilizia nella loro articolazione provinciale. La consistenza del patrimonio abitativo, indicata in percentuale alle date censuarie rispetto al totale e ordinata in sequenza decrescente per dimensione comunale, evidenzia comportamenti diversi. Alcuni comuni hanno un patrimonio storico consistente, oltre il 40% dei quello complessivo: si tratta soprattutto dei comuni murgiani minori, che, come già notato, hanno avuto tassi di crescita molto contenuti. Alcune crescite rilevanti sono circoscritte ad un unico decennio, cui corrispondono fenomeni di particolare intensità demografica e, analogamente a quanto rilevato anche per la crescita di popolazione e per l’urbanizzazione, i due decenni più dinamici risultano essere il ’71-’81 e il successivo. Infine il dato sulla percentuale delle abitazioni vuote può essere un utile indicatore per segnale situazioni di consistente sottoutilizzazione del patrimonio abitativo o della presenza di seconde case.
Numero totale delle abitazioni per comune, 2001
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Distribuzione percentuale del patrimonio abitativo per periodo di costruzione: fino al 1919, 1920-45, 46-61, 62-71, 72-81, 82-91, 92-01
Distribuzione percentuale degli alloggi vuoti e occupati, 2001
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Una lettura delle forme insediative Oltre i dati quantitativi, di per sé significativi del fenomeno urbano, la descrizione dei caratteri spaziali e formali del sistema insediativo pone temi di riflessione rilevanti. Dalla osservazione del territorio risulta evidente come, in funzione delle caratteristiche geografiche e degli intervalli temporali, le forme insediative tendano a declinarsi e ad assumere caratteri specifici e ricorrenti, in grado di raccontare le trasformazioni della società che le abita e le relative interrelazioni con le dinamiche ambientali e con la mobilità. L’insediamento nelle sue forme, storiche e recenti, costituisce infatti l’ambiente costruito entro il quale si svolge la vita delle nostre comunità; i modelli insediativi utilizzati sono il luogo in cui si deposita la nostra memoria e identità collettiva.
La città di Adelfia
La città di Bitetto
La città di Bitritto
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A dispetto di una ‘storia urbana’ che ha dato forma a una armatura territoriale ricca, articolata e tuttora riconoscibile nel territorio della Puglia centrale, le forme insediative più recenti risultano, oltre che “divoratrici” di territorio, spesso autonome e decontestualizzate, prive di qualità relazionali con il territorio nella sua complessità e di sensibilità ai valori ambientali e alle culture dei luoghi. Pertanto a tali forme insediative è spesso associata una valutazione complessivamente negativa, frutto di una percezione diffusa di “perdita” di valori identitari. E’ necessario tuttavia assumere un atteggiamento privo di nostalgia e osservare il territorio percorso dalle trasformazioni recenti come anzitutto come esito del mutare della ‘domanda di territorio’, anche nella sua consistente possibilità di miglioramento in direzione di una maggiore sostenibilità e qualità ambientale. Anche per questo motivo una conoscenza profonda delle forme insediative e la individuazione delle regole che ne sono matrice costituiscono un fondamentale tassello del quadro conoscitivo del PTC; la finalità è porre questa conoscenza alla base della costruzione di ipotesi sull’organizzazione futura del sistema insediativo provinciale, riconoscendo quelle forme insediative che possano costituire modelli sostenibili e identitari per le trasformazioni future: modelli quindi che da un lato possano essere condivisi dalle comunità locali, dall’altro siano non distruttivi delle risorse territoriali, prima fra tutti la risorsa suolo. Una prima osservazione delle forme dell’urbanizzazione, rivela come ad oggi le città della provincia appaiano esiti della integrazione o, più spesso, della giustapposizione di differenti modelli insediativi riconoscibili (modelli accentrati storici, isolati regolari di matrice ottocentesca, maglie diversamente intasate, impianti autonomi di edilizia residenziale pubblica e privata, filamenti lineari, addensamenti costieri, insediato diffuso, …), la cui caratteristica costante è quello di una progressiva dilatazione degli spazi, evidenziando ampi ritagli e porzioni di territorio ormai sottratto ad usi rurali, ma residuale e inutilizzato a fini urbani. A determinare questa tendenza ad un uso crescente di suolo ai fini insediativi concorrono due modalità di trasformazione: anzitutto quelle legate alla grande infrastrutturazione del territorio, nei campi della mobilità e della logistica, delle attività produttive, dei servizi rari e dei poli specializzati, delle funzioni di rango sovralocale; in secondo luogo, ma analogamente rilevanti, quelle legate allo sviluppo urbano con modalità inedite rispetto al passato. Di certo a dare sostengo a quest’ultimo fenomeno giocano le domande diffuse di nuovi modelli dell’abitare, con densità contenute e una maggiore qualità ambientale; tuttavia occorre considerare che molto di questo territorio urbanizzato negli ultimi 25 anni è esito di scelte di pianificazione compiute negli anni della crescita demografica e della espansione urbana, mai contraddette anche nei tempi più recenti né dal mercato edilizio, né dall’affermarsi di nuove sensibilità nell’uso delle risorse territoriali. Peraltro il fenomeno della sottrazione di suolo rurale per destinarlo a fini insediativi appare legato a doppio filo alla debolezza di un territorio rurale non tutelato né valorizzato. Se le forme del sistema insediativo della provincia raccontano i modi d’uso del territorio, sembra opportuno osservarne alcune con uno sguardo più ravvicinato, con particolare attenzione alle dinamiche più recenti.
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La città compatta e le sua evoluzione La città conclusa e distinta con nettezza dal suo esterno è stata largamente riconoscibile fino alla metà degli anni ’70. A differenza di altri contesti insediativi italiani nello stesso periodo, questo è un carattere distintivo della Puglia centrale: la riconoscibilità dei centri urbani, la loro compattezza e l’assenza di filamenti lineari, congiunta a densità edilizie notevoli, da un lato hanno comportato un contenuto consumo di suolo rispetto alla popolazione insediata, dall’altro hanno dato forma a città ‘sature’, con una scarsissima dotazione di spazi aperti e di servizi pubblici; spesso le città sono cresciute fino agli anni ’70 sugli impianti di matrice ottocentesca o dei primi del novecento, mostrando una continuità morfologica contraddetta solo dalla componente edilizia. Uniche eccezioni a questa condizione sono state le città nelle quali il fenomeno della crescita e dell’industrializzazione hanno comportato espulsioni massicce e pianificate di attività produttive e di residenze popolari: emblematico il caso di Bari, la cui crescita denuncia già alla fine degli anni ’60 uno scarso indice di compattezza, bensì una articolazione spaziale complessa, frutto da un lato dalle condizioni morfologiche e infrastrutturali, dall’altro delle politiche insediative residenziali e produttive, oltre che della forza attrattiva delle frazioni. Ad esclusione di casi come questo, l’immagine del territorio alla metà degli anni ’70 rende chiaramente visibile un “dentro” e un “fuori” le città. Come già notato a proposito degli aspetti quantitativi, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, i processi di urbanizzazione acquistano tutt’altra rilevanza, comportando incrementi di suolo urbanizzato che talvolta superano il 300%.
Adelfia: centro storico di Canneto e Montrone
Centro storico di Bitritto
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Centro storico di Bitetto
Tuttavia il fenomeno non è solo rilevante quantitativamente: è la natura delle nuove forme insediative a segnare una discontinuità con il passato anche recente. L’insediamento non cresce più utilizzando forme in continuità e in aggiunta rispetto alle preesistenze; i materiali dei questa crescita cominciano a differenziarsi per dimensione, grana, funzioni, mutevolezza. E’ infatti indispensabile notare come le grandi quantità di suolo urbanizzato rilevate siano qualitativamente estremamente eterogenee: il racconto di questa eterogeneità restituisce nuovi usi (produttivo industriale, turistico…) o nuove declinazioni di usi già presenti (edilizia popolare, strade commerciali). Questi fenomeni più recenti disegnano un nuovo territorio, tuttora in trasformazione, non ancora stabilizzato, spesso di bassa qualità ambientale. Gli approfondimenti che seguono sono finalizzati a segnalarne le principali tipologie. Esse sono state selezionate in quanto forme ‘emergenti’ dell’insediamento recente, con caratteri di esemplarità e tipicità, senza tuttavia la pretesa di una catalogazione univoca e onnicomprensiva della complessità dei fenomeni. L’insediamento costiero Come è facile notare, sembra che le città costiere debbano la loro forma attuale alla compressione infrastrutturale operata dal fascio ferroviario prima, dalla SS 16 bis più di recente. La linea ferroviaria, che alla fine dell’800 ha ridisegnato le gerarchie urbane dell’intero mezzogiorno, producendo tra l’altro il declino delle aree murgiane e di Altamura, porta della Basilicata, e lo
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sviluppo economico e urbano dei centri costieri6, aveva comportato una morfologia insediativa contraddistinta da caratteri costanti (quartiere a scacchiera, sistema viale/piazza di connessione tra stazione e centro antico), cui le espansioni successive, a partire dalla metà del ‘900, si erano agganciate per inerzia o producendo le prime espulsioni periferiche residenziali e industriali, immediatamente al di là della ferrovia o nella ristretta fascia tra infrastrutture e costa. A queste morfologie, diversamente declinate dallo spessore del territorio costiero, si è sommato il ‘fenomeno’, relativamente recente, dell’insediamento costiero a carattere turistico, che rappresenta più di ogni altro il paradigma della evoluzione della domanda insediativa al mutare delle domande e dei desideri della società. L’uso turistico del territorio costiero è fenomeno recente, anche se la balneazione ha in Puglia una tradizione storica notevole; essa però usufruiva di spazi urbani o suburbani immediatamente vicini alla città e raggiungibili con i mezzi di trasporto collettivi. A partire dagli anni ’60, in coincidenza con la diffusione dell’auto, si ampliano le frazioni turistiche, sfruttando i piccoli potenziali urbani dei borghi marinari. In un crescendo di intensità e diffusività, da allora e fino a tutti gli anni ’90 la costa è progressivamente edificata, per uno spessore notevole, pianificato e abusivo, in continuità o lontano dalle città, in recinti o per addensamenti progressivi, mostrando peculiarità differenti nelle coste a nord e a sud di Bari L’insediamento costiero non è solo turistico: ampie aree della fascia costiera della parte settentrionale della provincia sono aree produttive, in particolare aree per la lavorazione della pietra; molte di queste aree produttive, sono attualmente dismesse, assomando così ai problemi ambientali dello sfruttamento della fascia costiera ai fini produttivi il degrado attuale dovuto alla dismissione in assenza di alcuna bonifica.
L’insediamento costiero nella cartografia IGM del 1949, al 2005 e nello schema
Tuttavia l’insediamento costiero rappresenta solo un aspetto, e solo il più visibile, della pressione insediativa sulla costa: è molto più ampio il territorio che gravita sulla fascia costiera, ad esempio riversando le acque reflue, depurate e non. 6
Sul ruolo del sistema delle infrastrutture nelle trasformazioni del terriorio pugliese si veda L. Masella, “La difficile costruzione di una identità”, in L. Masella e B. Salvemini, (a cura di), La Puglia. Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. Einaudi, 1989
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Peraltro in particolare questo tema va affrontato considerando l’insediamento solo uno degli aspetti peculiari del territorio costiero: basti pensare alla fragilità ambientale della costa, come già evidenziato dalla indagine sul sistema ambientale, e la sua peculiarità ecosistemica, sottolineata anche dalla presenza di pSIC marine per lunghi tratti della costa provinciale. Le grandi periferie pubbliche A partire dalla metà degli anni ’70 nascono le prime grandi periferie PEEP, alcune delle quali si innestano su precedenti insediamenti di edilizia popolare (come nel caso del quartiere CEP a Bari). Moltissimi elementi di riflessione sono stati già affrontati nelle numerose ricerche che hanno avuto per oggetto le periferie pubbliche italiane, visto che la ‘città pubblica’ ha costituito un’esperienza centrale dell’urbanistica italiana e costituisce tuttora un tema centrale delle politiche pubbliche, forse non adeguatamente valutato.
L’area del PEEP S. Paolo di Bari nel 1973 (quartiere CEP), nel 2005 e nello schema. Il quartiere, già in origine isolato e morfologicamente autonomo, è progressivamente accerchiato da aree produttive e infrastrutture.
L’area del quartiere di S. Pietro Piturno a Putignano nel 1973, nel 2005 e nello schema. Nonostante il progressivo addensarsi dell’insediamento diffuso, il quartiere rimane isolato eautonomo morfologicamente.
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In questa sede, rimandando alla letteratura che in ambito nazionale e locale ha ampiamente descritto il fenomeno, si vuole solo sottolineare la presenza, sul territorio, di una grande serie di forme insediative estremamente riconoscibili e classificabili come ‘periferie pubbliche’, sia per la loro giacitura, in taluni casi ‘estrema’, ovvero del tutto distante dalla città consolidata, ponendo serissimi problemi di accessibilità, segregazione, disagio; sia per la loro conformazione morfologica, del tutto priva di relazioni con i contesti e i tessuti locali e quindi con il sistema di relazioni che essi erano in grado di garantire, spesso ‘fuori scala’ e incapace di generale una spazialità urbana; sia infine per la scarsissima dotazione di servizi pubblici che tali periferie soffrono, al punto che esse, ultimi grandi interventi edilizi unitari, sono i primi ad aver bisogno estremo di interventi di riqualificazione, complessificazione, rivitalizzazione. In misura diversa, il problema della riqualificazione delle periferie pubbliche, investe quasi tutti i centri della provincia. Tuttavia i temi da affrontare sono differenti e sovrapposti (accessibilità, degrado edilizio, disagio sociale, attrezzamento …) e possono necessitare di una azione di supporto e coordinamento anche di carattere sovralocale. Dalle piattaforme produttive ai recinti specializzati Le aree produttive per lungo tempo sono state le uniche a configurarsi funzionalmente e morfologicamente in modo unitario e separato dalla complessità e plurifunzionalità della città. I caratteri distintivi, e quindi la loro riconoscibilità nel territorio, sono dovuti a modelli morfologici basati su ampie maglie regolari, di solito del tutto prive di relazioni di misura e di giacitura con i territori in cui sono localizzate, fatta eccezione per l’aggancio con il sistema della mobilità, soprattutto stradale. Anche quando di rango comunale (aree PIP), si tratta di insediamenti non solo autonomi, ma spesso fuori scala rispetto ai contesti locali. Nella provincia di Bari negli anni più recenti due fenomeni costituiscono evoluzioni diverse della specializzazione funzionale e autonomia morfologica prima esclusivamente delle aree produttive. Da un lato le piattaforme pianificate per usi produttivi tendono a non assumere più i caratteri propri della “zona industriale” tipica del paesaggio della industrializzazione. Molte aree produttive accolgono nuove funzioni e assumono una fisionomia più mista. Ad esempio, le aree ASI di Bari e Molfetta, la zona PIP di Casamassima, in misura diversa costruiscono il paesaggio del commercio (specializzato, al dettaglio, all’ingrosso), vista la larga prevalenza delle attività artigianali/commerciali e della grande distribuzione. L’altro aspetto evolutivo vede aumentare le funzioni che si specializzano e si segregano in recinti separati dalla città, autonomi e morfologicamente conclusi. L’area di Casamassima costituisce l’esempio forse più estremo di questo fenomeno, potendo rappresentarsi, in un unico territorio, recinti residenziali, distributivi, centri commerciali integrati ad attrezzature per il tempo libero. Ne deriva una semplificazione estrema del sistema insediativo basata sulle funzioni: abitare, produrre, consumare. E’ problematica inoltre la costruzione di un rapporto con la città ‘tradizionale’, da cui queste morfologie sono nettamente separate.
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Le zone industriali e le aree per il commercio a Molfetta nel 1999, nel 2005 e nello schema. Oltre alle dimensioni del suolo impegnato e edificato (peraltro in pochi anni), paragonabili a quelle dell’intera area urbana del centro abitato di Molfetta, la scelta localizzativa privilegia la connessione con le infrastrutture stradali e portuali.
L’area di Casamassima, nel 1973, nel 2005 e nello schema; sono visibili, autonome e giustapposte, la città, il recinto residenziale, il centro commerciale all’ingrosso, quello al dettaglio e per il tempo libero.
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Le strade mercato Soprattutto nell’area urbana centrale, sia in ambiti pianificati per le attività produttive, sia in territorio agricolo, lentamente hanno preso forma insediamenti lineari a carattere produttivo, di artigianato di servizio, di deposito e per il commercio all’ingrosso e in taluni casi al dettaglio. Gli insediamenti lineari sono localizzati lungo le strade di collegamento territoriale, provinciali e statali, indipendentemente dalla presenza di infrastrutture di servizio alla viabilità (complanari, svincoli a livelli differenziati). Talvolta proprio l’assenza di questi elementi rende il tracciato matrice di insediamento, con evidenti ricadute sul piano della efficienza e della sicurezza. Il potere attrattivo di talune strade, intensamente utilizzate, garantisce accessibilità e visibilità alle attrezzature che vi si insediano, spesso in alternativa alle localizzazioni nelle aree pianificate per le attività produttive. Inoltre il fenomeno è leggibile anche come segno della permanenza e della continua risignificazione di taluni tracciati storici di collegamento intercomunale. La osservazione di queste forme insediative può suggerire nuovi modelli insediativi per le attività produttive e commerciali come quelle descritte, che utilizzino il radicamento nel territorio dei tracciati esistenti, ma che da un lato ne consentano l’efficienza funzionale, dall’altro evitino un ulteriore consumo di suolo nel territorio aperto.
La strada mercato tra Modugno e Bitonto nel 1973, nel 2005 e nello schema; gli insediamenti lineari definiscono la saldatura tra i due centri, talvolta impegnando anche gli spazi delle lame.
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L’insediamento diffuso È possibile sovrapporre alla carta del territorio urbanizzato una prima individuazione della diffusione insediativa, rilevata qualitativamente tramite l’osservazione diretta del territorio. Fenomeno già estremamente diffuso in Europa e in Italia, analizzate nei suoi aspetti sociali, economici, ambientali, paesaggistici, nella provincia di Bari comincia ad acquistare consistenza, anche se i territori agrari, e in particolare le grandi estensioni olivetate, costruiscono elementi di resistenza alla ‘perforazione’ insediativa, costruendo un vero e proprio ‘presidio’ ambientale. Tuttavia il fenomeno della diffusione si presenta come variegato in provincia di Bari, in quanto storico e recente, areale e lineare, pianificato e non. Una diffusione che trova le sue origini storiche nella progressiva trasformazione del paesaggio rurale in direzione della frammentazione e della residualità degli aspetti produttivi, per dare spazio ad un uso misto del fondo, trasformato in giardino produttivo (la Murgia sud barese è in gran parte trasformata in questo senso). Ma vi è anche una diffusione recente, dovuta alla ricerca di modelli abitativi caratterizzati da maggiore comfort e isolamento, ai margini delle città o lungo le direttrici di collegamento territoriale, ma anche alla diffusione delle seconde case, legate a doppio filo allo sfruttamento delle risorse ambientali, costiere, collinari, ai margini dei boschi.
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Un territorio della diffusione, tra Castellana e Putignano, nel 1973, 2005 e nello schema; in questi territori, caratterizzati da una storica consuetudine alla dimora rurale stagionale, avviene una progressiva erosione del territorio agricolo, sempre più insediato
Una descrizione di sintesi La sommatoria dei fenomeni insediativi recenti appena descritti, se letta insieme alla struttura insediativa storica e agli aspetti fondamentali del sistema paesistico-ambientale, produce un quadro che, rispetto alle precedenti descrizioni, denuncia una ulteriore evoluzione e coglie le nuove qualità della trasformazione. Sono così ricostruibili le linee di tendenza, i nodi critici e le problematiche emergenti, su cui costruire le scelte di piano. Ad una visione di assieme quantità e qualità del sistema insediativo rendono tuttora riconoscibile la tradizionale quadri partizione consolidata, anche se con alcune rimarchevoli differenze, dovute al consolidarsi delle dinamiche già in atto negli anni precedenti, ma anche all’emergere di nuove dinamiche. Per cogliere appieno i caratteri emergenti è necessario leggere, insieme all’insediamento, gli elementi fondamentali della morfologia e dell’armatura infrastrutturale. Lo spazio provinciale, spesso descritto come formato da una piattaforma calcarea che degrada dolcemente verso la costa, mantenendo una direzione parallela ad essa, è in realtà ben più articolato, potendosi notare, anche attraverso la semplice lettura dell’orografia, almeno due trasversalità di
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differente rilievo: la più grande costituita dalla valle dell’Ofanto, che conforma la piana di Barletta e la testata ovest della parete murgiana; una seconda, di minore entità, costituita dalla discontinuità tra la l’Alta Murgia e la Murgia Sud-orientale, quasi a formare un ‘passo’ verso l’area tarantina; esiste infine un sistema di trasversalità minori, costituita dalle lame, conformate dal deflusso delle acque dalla Murgia al mare.
Il sistema insediativo della provincia di Bari, 2005; sono rappresentati l’orografia, l’idrografia e l’insediato perimetrato e quantificato al 2005, integrato con le superfici artificiali estratte dal CORINE 1999
Vi è infine il versante bradanico, oltre lo spartiacque murgiano. Il sistema insediativo rappresentato ‘dialoga’ con la morfologia del territorio: esteso nelle aree pianeggianti e contratto nei centri di crinale, disposto lungo le aree pedecollinali e lungo le direttrici principali, prima fra tutte le costa; in posizione nodale, come nel caso di Bari, tra strutture territoriali differenti. Eppure, il sistema insediativo rappresentato e quantificato non esaurisce il fenomeno dell’insediamento: come è noto, vi è un insediato diffuso, difficilmente perimetrabile e quantificabile, che, come una nuvola, copre ampie porzioni di territorio apparentemente rurale, in particolare nelle aree a sud est della provincia, ma più di recente anche in alcuni territori del nord barese e al di là dell’altopiano murgiano, ormai sul versante della fossa bradanica. Occorre dunque avvicinare lo sguardo e tornare a osservare i contesti già definiti in precedenza per stabilire, all’interno di ciascuno di essi, i caratteri spaziali delle trasformazioni più recenti e le tendenze in atto. Il contesto territoriale del cosiddetto “nord barese”, costituito dalla doppia fila di centri, costieri e interni pedecollinari, relazionati tra loro storicamente attraverso una trama di tracciati dal passo costante (10- 12km), denuncia la complessificazione della antica corrispondenza binaria tra centro interno e centro costiero, evidenziando veri e propri reticoli territoriali. Il reticolo territoriale del nord
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barese ha assunto la forma di un anello allungato, appoggiato sulle due strade di grande comunicazione (la SS 16 e la ex SS 98) parallele alla costa, attraversato longitudinalmente dal fascio autostradale e trasversalmente dalla rete della viabilità provinciale. Gli estremi dell’anello risultano essere i più densi: a nord verso il triangolo Andria-Barletta-Trani, nel nocciolo della futura sesta provincia, verso sud Bitonto-Modugno, incuneato nel cuore dell’area urbana barese e della sua zona industriale. Le due arterie di collegamento territoriale parallele alla costa sono divenute matrici di insediamenti a carattere produttivo, commerciale, per il tempo libero, residenziale in special modo sulla fascia costiera, producendo un effetto di ‘stiramento’ dei centri urbani, alcuni dei quali tendenti alla saldatura. Nella lunga area interna all’anello, i tracciati trasversali di collegamento intercomunale e l’asse longitudinale dell’autostrada danno luogo a differenti nuclei di urbanizzazione: i primi a carattere residenziale a bassa densità, la seconda a nuclei di servizi per il commercio e la mobilità. Ciononostante, l’immagine che ne deriva consente tuttora di distinguere città e campagna, grazie anche alla resistenza alla trasformazione opposta dall’assetto colturale, costituito prevalentemente da oliveti.
Il contesto territoriale del nord-barese
L’area della c.d “conca barese”, oltre a contenere l’estremo dell’anello appena descritto, è caratterizzata in direzione sud e sud-est da una diversa armatura urbana, costruita da un reticolo regolare di centri di piccole e medie dimensioni, che formano delle ‘quadre’ orientate secondo le direttrici n-s e e-o, dal passo crescente all’allontanarsi dal capoluogo. Si tratta di poligoni formati dalle strade radiali di collegamento territoriale tra questi centri e il capoluogo e dagli assi trasversali che, insieme ai primi costituiscono una trama di isoacessibilità locale scarsamente gerarchizzata, la cui efficienza è stata rafforzata dalla realizzazione nel corso degli ultimi decenni delle circonvallazioni ai centri abitati. I comuni appartenenti a questo reticolo, di prima e seconda cintura intorno a Bari, sono investiti dalle dinamiche insediative legate al decentramento residenziale, già a partire dagli anni ‘70, e da alcuni nodi specializzati.
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Spazialmente, il ruolo primaziale del capoluogo è definito, oltre che dalla dimensione urbana, anche dalla sua giacitura quale snodo territoriale di rilevo, demarcando il passaggio tra sistemi insediativi diversi6. Infatti Bari è solo apparentemente omologa alle altre città lungo la costa adriatica meridionale; il suo ruolo di snodo territoriale, consolidatosi nel corso del ‘900, è di cerniera tra la direttrice adriatica, nel punto in cui essa intercetta quella ascendente dall’arco ionico. Ciò pare enfatizzato dall’andamento dell’asse autostradale, che a Bari abbandona la costa per raggiungere l’arco ionico e Taranto, percorrendo la direttrice nord-sud; tale direttrice sembra essere lo specchio fisico delle politiche di sviluppo e accessibilità, che nei decenni scorsi hanno privilegiato il collegamento con il grande polo industriale, guardano invece alla Puglia meridionale e al Salento come un territorio marginale, altrove definito “finibusterrae”7.
Il contesto territoriale dell’area barese
Tuttavia non l’autostrada, ma la direttrice storica per Taranto, la attuale SS 100, forse più per la grande accessibilità che per il successo di quelle politiche industriali, negli ultimi decenni ha 6
A questa condizione di snodo territoriale corrisponde anche, da punto di vista geomorfologico, una analoga condizione di peculiarità. E’sufficiente infatti osservare come proprio l’area di Bari costituisca il terminale al mare del complesso regime idrico torrentizio proveniente dalla Murgia, che ha conformato i solchi erosivi, denominati “lame”. Anche la giacitura degli insediamenti storici mostra una relazione non casuale con il regime delle acque, essendo essi in prossimità, ma sempre in condizione di sicurezza rispetto al tracciato delle lame. 7 Cfr. Relazione del PTCP Lecce, pubblicata in P. Viganò, Territori della nuova modernità, Electa 2001
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catalizzato una specifica forma di sviluppo insediativo, offrendo sostegno a una ricca varietà di insediamenti costruiti per quantità discrete e riconoscibili: produttivi, commerciali, per lo svago, per la residenza, quest’ultima nella duplice fattispecie della espansione urbana dei comuni (si veda l’incremento demografico e del territorio urbanizzato dei comuni lungo la SS 100), e dei recinti di residenza a bassa densità, come ad esempio nel caso di Casamassima. Diverso è il caso della direttrice murgiana verso Altamura e Matera. Qui, nelle aree più vicine al capoluogo e a partire dalla grande area ASI incuneata nei territori di Bari e Modugno, gli insediamenti produttivi e commerciali tendono a costruire strade mercato, caratterizzate da spessore e continuità propri degli insediamenti lineari; anche in questo caso i comuni disposti lungo questa direttrice hanno costituito, in fasi successive, serbatoi residenziali del capoluogo, prima a Modugno, ora in fase di decremento, e successivamente a Palo. Il tracciato della SS 96, ancor prima di raggiungere il gradone murgiano, perde il ruolo di matrice di insediamento e acquista un ruolo di pura connessione territoriale, per poi tornare a supportare le dinamiche insediative in prossimità di Altamura. Pertanto le due direttrici della SS 100 e della SS 96 nell’area barese denunciano comportamenti insediativi profondamente diversi, che evidenziano una strutturale asimmetria del sistema urbano dell’area barese. Grazie anche agli strumenti di pianificazione urbanistica locale che ne hanno rafforzato le differenze, la stessa forma della città di Bari riproduce in ambito locale le articolazioni spaziali del territorio in cui essa è inserita: ad ovest il sistema dei luoghi della produzione e le grandi infrastrutture e impianti per la mobilità; ad est e sud est, il sistema dei luoghi della residenza, anch’essi disposti in ‘quadre’ urbane, evidenziando una progressiva mistione con i luoghi della produzione agricola e della campagna; i cosiddetti ‘cunei verdi’, discontinuità nel continuum della città, altro non sono se non le ultime appendici, ormai urbane, dei grandi territori aperti della provincia. Il territorio della costa e della Murgia sud-est della provincia si caratterizza per diversa articolazione del sistema insediativo, caratterizzata dall’infittirsi del numero dei centri abitati per ciascun territorio comunale, per cui al centro capoluogo si affiancano frazioni, contrade, insedianti periurbani e rurali dispersi, la cui origine storica è riconducibile per la maggior parte dei casi alla tradizione e necessità di presidiare una agricoltura più frammentata. Mentre gli insediamenti costieri mostrano ancora una volta la tendenza alla saturazione per via della pressione turistica, le aree interne, a monte della falesia che costituisce il primo gradone della Murgia, vedono un progressivo manifestarsi del fenomeno della dispersione, che raggiunge la sua configurazione più evidente nel distretto dei Trulli, coprendo un’area a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto. Gli anni più recenti vedono un incremento ulteriore del fenomeno, sempre più riconvertito ad un uso turistico, ormai quasi del tutto svincolato dal legame con la produzione agricola e su proprietà sempre più parcellizzate8. La grande valenza paesaggistica mostra segni di degrado dovuti da un uso sempre più intensivo della campagna insediata.
8
Si veda L. Capurso “Dispersione/concentrazione: strategie di indagine”, inP. Viganò (a cura di), New territories, Officina, 2004. La ricerca individua in5.000 mq la dimensione media fondiaria.
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Il contesto territoriale della costa e della Murgia sud-est
Il sistema insediativo nelle aree interne murgiane e in particolare nella c.d alta Murgia, mostra una rarefazione notevole rispetto ai contesti già descritti, ad eccezione del sistema Altamura-Gravina; gli insediamenti sono posti attorno all’altopiano murgiano, rivolti verso la valle dell’Ofanto (Minervino), verso la fossa bradanica e l’area materna (Spinazzola, Poggiorsini, Altamura, Gravina, Santeramo), fino a lambire l’area tarantina e il distretto dei trulli (Gioia del Colle, Noci). Tuttavia questo sistema interno non è omogeneo, potendosi rilevare fenomeni di maggiore dinamicità a sud, verso l’area materano, mentre i piccoli centri al di là dell’altopiano scontano fenomeni di periferizzazione e declino di popolazione. In sintesi, le trasformazioni descritte registrano la tendenza alla saldatura tra centri legati da comuni dinamiche insediative, siano esse di carattere produttivo/infrastrutturale e residenziale che finalizzate allo sfruttamento delle risorse ambientali, in particolare quelle costiere. Si rilevano anche i primi
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segnali di intasamento degli spazi aperti interni ai grandi sistemi urbani, come nell’area interna all’anello del nord barese e i settori di verde agricolo e di pregio paesaggistico tra le radiali storiche nell’area del capoluogo. Ilfenomeni della saldatura lineare e dell’intasamento tramite tessere di mosaico negli spazi aperti dei sistemi urbani, se privi di un coordinamento, minacciano da un lato l’efficienza del sistema della mobilità, dall’altro la qualità ecosistemica del territorio rurale. La tendenza alla congestione dei sistemi urbani è speculare al declino di quelli interni e scarsamente accessibili, che andrebbero ‘avvicinati’ alle centralità facendo leva sul rafforzamento del policentrismo che caratterizza il sistema insediativo provinciale. Nelle aree del sud-est i fenomeni di progressiva trasformazione del paesaggio rurale verso forme di diffusione insediativa andrebbe comparato alla capacità del sistema ambientale di sopportarne il carico.
Il contesto territoriale delle aree interne e dell’alta Murgia
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2.4.3 I1 sistema delle funzioni sovralocali Obiettivi e metodo di lavoro Uno dei contenuti specifici del piano territoriale di coordinamento è, in campo insediativo, il governo delle sovracomunalità, ovvero delle funzioni che per loro natura, prestazioni erogate e bacino di utenza, sono di evidente carattere sovralocale e pertanto da organizzare come prodotto di un coordinamento territoriale, in applicazione del principio della sussidiarietà. Il quadro conoscitivo, pertanto, muove da una ricognizione delle funzioni di rango elevato e delle sovracomunalità, con particolare riferimento alle attrezzature erogatrici di servizi, soprattutto di interesse pubblico; esse costituiscono l’armatura delle città e la loro presenza conferisce ai comuni che le ospitano un rilievo di natura sovralocale diversamente graduato in funzione del loro numero e articolazione. La rilevazione delle sovracomunalità è stata articolata in due macro-temi: il primo riferito alla dotazione di attrezzature pubbliche e di interesse pubblico, nelle relative articolazioni funzionali; il secondo al complesso delle funzioni di carattere produttivo, nella molteplice accezione in cui le attività produttive sono ad oggi intese. Eppure è facile rilevare come spesso alcune categorie della prima area possano sfumare nell’altra e viceversa (si pensi ad esempio alla famiglia università/ricerca e ai servizi avanzati), sia a causa della attuale labilità di confine che contraddistingue ormai il sistema delle attrezzature produttive di servizi, che, ancorché non pubbliche, erogano servizi di interesse pubblico; sia per l’ampiezza ormai raggiunta dallo stesso concetto di attività produttiva, che comprende famiglie di atività molto diverse e rivolte a famiglie e imprese. Le distinzioni utilizzate sono strumentali a una prima classificazione delle attività, ma sucettibili di letture trasversali e integrate. In questa sede sono state utilizzate anche per facilitare il confronto con gli strumenti di pianificazione comunale, visto che la normativa urbanistica ha storicamente comportato una distinzione tra funzioni e tra servizi pubblici e privati, distinzione ormai in via di superamento. In definitiva l’indagine ha avuto come oggetto le seguenti categorie: Sistema delle attrezzature di interesse sovralocale Sistema scolastico e formativo: in questo caso si è fatto particolare riferimento alle tipologie dell’istruzione superiore, visto che tutti i centri abitati risultano dotati quanto meno di sedi decentrate delle scuole dell’obbligo; l’istruzione superiore è stata articolata per categorie di scuole, distinguendo istituti professionali, tecnici, licei (sebbene ciascuna di queste categorie sia ormai soggetta a ‘ibridazione’ in virtù dell’autonomia scolastica), mappandone la presenza se rilevato almeno un istituto per ciascuna categoria, e rappresentando in modo differenziato le sedi succursali (fonte: dati Provveditorato agli Studi, 2006); Sistema sanitario: è stata classificata e localizzata la presenza delle strutture sanitarie, per tipologie di presidi e per caratteristiche costitutive: poliambulatori (articolati per numero di specializzazioni) ospedali pubblici e case di cura private (per numero di posti letto), istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS); è stata inoltre indicato il perimetro delle AUSL, sebbene in fase di totale riordino (fonti: siti Ministero della Salute e AUSL, 2005); Sistema socio/assistenziale, sono stati individuati e localizzati le Case di riposo, i Ser.T, i Centri di salute mentale e i Consultori (fonte: siti Ministero degli Interni, AUSL, anno 2005); Sistema culturale e sportivo: sono stati considerati i musei, i cinema (articolati in base al numero delle sale), i teatri pubblici e privati, le biblioteche di rango sovralocale (escludendo quindi dal novero la dotazione delle biblioteche comunali, considerata ‘di base’) le strutture sportive
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federate CONI, sempre in omaggio al principio della selezione delle dotazioni di rango sovralocale (fonti: siti internet, CONI, 2006); Sistema universitario e della ricerca: sono state rilevate le sedi universitarie, articolate per numero di studenti e per ateneo di appartenenza, gli istituti per la formazione superiore (Accademie e Conservatori) e gli Istituti di Ricerca pubblici e privati riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Università e della Ricerca (fonti: MIUR, Portale della Ricerca Italiana); Pubblica amministrazione: sono state localizzate le sedi delle amministrazioni decentrate dello Stato, della Regione, della Provincia, distinguendo il rango degli uffici (se di bacino regionale, provinciale o locale) (fonti: siti internet dei Ministeri e degli Enti territoriali e locali); Centri congressi, espositivi, fieristici: le strutture congressuali, quasi sempre annesse a quelle alberghiere, sono state segnalate laddove superano i 500 posti; quelle espositive e fieristiche se permanentemente adibite a tale scopo (fonti: Assessorato regionale al turismo, Annuario regionale 2005, siti Internet, 2006). Sistema produttivo Aree produttive: sono state articolate nelle categorie dei Consorzi Industriali, così come esistenti e programmate, delle zone produttive di interesse comunale, rivenienti dalla mappatura delle zone D dei piani regolatori in vigore, con la indicazione del censimento delle aree a rischio di rilevante incidente (fonti: dati SIFLI, maggio 2005, Ministero dell’Ambiente, aprile 2004, mappatura dei PRG, 2005); Media e grande distribuzione commerciale, articolata nelle categorie dei grandi magazzini, ipermercati, medie e grandi strutture di vendita no food, cash and carry, centri commerciali all’ingrosso e al dettaglio, escludendo così le tipologie di dimensione inferiore, a carattere spiccatamente locale; sono stati inoltre aggiunte, sulla base della conoscenza diretta, le grandi strutture annonarie del mercato ortofrutticolo e floristico presenti nella provincia (fonti: Banca dati Infocommercio, dicembre 2006, rilevazione diretta); Ricettività turistica: le singole strutture afferenti alle numerose tipologie di ricettività sono state georiferite e articolate in: alberghi, distinti in base alla categorie e al numero dei posti letto; appartamenti per vacanze, agriturismo e bed and breakfast (per i quali le norme regionali individuano la dimensione massima), villaggi e camping, suddivisi per capienza; infine sono stati analizzati i dati dei flussi, italiani e stranieri e della permanenza media, della ricettività totale per comune (fonti: Assessorato regionale al turismo, Annuario regionale 2005). Osservazioni sulle attrezzature sovra comunali. In un campo di indagine così complesso per la reperibilità dei dati e sfuggente per l’assenza di univocità delle classificazioni, è necessario effettuare alcune precisazioni. Anzitutto occorre precisare che, per evidenti impossibilità nel reperimento informazioni mirate e verificabili, le rilevazioni raccolte restituiscono l’esistenza delle attrezzature censite, e non ancora le loro effettive capacità di erogare servizi; in altre parole le rilevazione è stata effettuata sull’attrezzature e non sulla natura e la qualità dei servizi prestati (ad esempio, è stata registrata la presenza di una linea ferroviaria, che tuttavia non garantisce di per se l’esistenza di un servizio svolto, ma esprime il potenziale espresso dalla infrastruttura; analogamente la presenza di un presidio sanitario prescinde dalla efficienza e
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qualità dei servizi offerti). Tale livello di analisi, che potrebbe essere approfondita nel corso del tempo incrociando i dati infrastrutturali con quelli gestionali, però fornisce utili elementi sul patrimonio potenziale della provincia, la cui esistenza è una prima condizione necessaria per qualsiasi politica di gestione. Osservando analiticamente il sistema delle attrezzature emergono alcuni dati caratteristici: - nel caso del sistema scolastico e formativo, mentre la distribuzione delle scuole dell’obbligo è omogeneamente diffusa non solo in tutti i comuni, ma anche in tutte le frazioni (sia pur in forma di succursali), la dotazione di scuole medie superiori è completa di tutte le categorie (professionali, tecniche, licei) nei comuni del nord barese, e nei centri di Acquaviva, Altamura, Monopoli; appare buona nel sud est barese e in alcuni comuni della cintura barese (Bitetto, Triggiano, Mola); è del tutto deficitaria nell’area della periferia barese (comuni della prima e seconda cintura), privi di dotazioni superiori; considerata la crescita demografica e fisica di questi comuni, questi centri appaiono periferie residenziali, abitate spesso da famiglie giovani espulse dal capoluogo per le condizioni del mercato abitativo e/o per la ricerca di standard abitativi di maggiore qualità, ma che comunque gravitano sull’area centrale; - il sistema sanitario appare decisamente più polarizzato su Bari (godendo della presenza dell’azienda ospedaliera del Policlinico, oltre che delle rilevanti strutture ospedaliere AUSL) e sul polo di Acquaviva; analoga polarizzazione è rilevabile per le strutture riabilitative, coinvolgendo anche il comune di Cassano; è diffusa la presenza di ospedali di dimensione minore nel nord barese e nei centri di media dimensione del sud e de l sud est; i presidi sanitari di base sono distribuiti in tutti i centri; - il sistema socio-assistenziale appare in sostanza diffuso e sostanzialmente dipendente dalla dimensione comunale, a meno di alcune specifiche situazioni di offerta di strutture assistenziali dovute alle caratteristiche locali; - il sistema culturale e quello sportivo (quest’ultimo presumibilmente incompleto a causa della frammentazione delle informazioni e alla conseguente scelta di selezionarne le fonti), allo stato attuale denuncia una l’assenza totale di dotazioni per la cultura e lo svago nei centri della periferia di Bari (fatta eccezione per le biblioteche comunali), cui fa da contrappunto l’offerta del capoluogo, ricca per numero e assortimento di tipologie di servizi; ancora una volta si evidenzia la ricchezza complessiva del patrimonio di attrezzature del nord barese; quella del sud est, caratterizzata per ciascun comune dalla compresenza di varie tipologie di strutture,;i potenziali poli museali di Gravina, Altamura e Gioia; - il sistema universitario e della ricerca è decisamente polarizzato sul capoluogo, con la presenza dei due atenei e di numerosi centri di ricerca pubblici e privati; è rilevabile però con chiarezza un addensamento di luoghi della ricerca lungo la SS.100, nei pressi di Valenzano, che ospita strutture eterogenee, suscettibili però di processi di integrazione e consolidamento; - nel caso della pubblica amministrazione, dandone per scontata la cospicua presenza nel capoluogo regionale, appare utile segnalare i processi di decentramento in ambito provinciale; in questo caso i centri di bordo provinciale erogano accolgono ed erogano servizi della pubblica amministrazione, costituendo vere e proprie polarità nei casi di Altamura, Gioia, Monopoli, sistemi di polarità nel caso del triangolo Barletta, Andria Trani, cui partecipano, in misura minore, gli altri comuni del nord barese;
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- nel caso dei centri congressi, espositivi, fieristici, oltre la consolidata presenza della Fiera del Levante, la rilevazione denuncia la carenza di rilevanti strutture espositive e di centri congressi; quelli censiti sono infatti soprattutto delle sale congressi, e non sedi autonome e attrezzate; tali strutture costituiscono delle dotazioni dei servizi alberghieri, qui selezionate e classificate sulla base della capienza e del numero di sale. Trasversalmente è stata effettuata una ricognizione delle dotazioni della mobilità e logistica, in particolare dei nodi infrastrutturali, necessaria per valutare la dotazione infrastrutturale e la accessibilità dei centri urbani. Inoltre, alla lettura per categorie funzionali di sovracomunalità si è ritenuto utile affiancarne una seconda, finalizzata a rappresentare in sintesi i nodi specializzati: essi, in coerenza con quanto definito nella bozza del DRAG-Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione dei PUG, sono stati selezionati in quanto “caratterizzati dalla forte attrattività di un numero elevato di persone e di merci e da un bacino d'utenza di carattere sovracomunale, tali da comportare un forte impatto sui sistemi territoriali della mobilità e conseguentemente sul sistema ambientale e della qualità urbana”. La loro mappatura, pertanto, risulta indispensabile ai fini delle scelte del PTCP in campo ambientale, infrastrutturale e insediativo. Osservazioni sui sistemi produttivi In merito al sistema delle aree produttive si evidenzia una concentrazione delle aree industriali ASI in due poli territoriali (Bari-Modugno, per una superficie di c.a 1500, e Molfetta, di c.a 400 ha), contrapposta alla diffusività delle aree produttive di carattere comunale, spesso localizzate in condizione di buona accessibilità, tra le periferie urbane e le strade di grande comunicazione, anche se talvolta indipendentemente dal grado di attrezzamento di tali infrastrutture. Giova notare che sia per i consorzi industriali che per le aree produttive comunali appare del tutto secondaria l’accessibilità alle infrastrutture ferroviarie, mentre va notata l’integrazione tra aree produttive e infrastrutture portuali in realizzazione a Molfetta. Come evidenziato dalla Banca Dati SIFLI, è già approvata una terza area produttiva di rilevanti dimensione (c.a 800 ha) mentre sono allo studio altre tre aree, nella cintura barese e a Monopoli. Dati significativi sullo stato di attuazione dei Piani per Insediamenti Produttivi (PIP) potranno provenire a dai risultati della ricerca Finpuglia, di prossima pubblicazione, che consentiranno di poter ricostruire un quadro attendibile della disponibilità di superfici per attività produttive pianificate nelle provincia. Tuttavia, come già notato a proposito delle forme insediative, il sistema produttivo rappresentato non è tutto il sistema produttivo presente nella provincia di Bari: esiste, al pari di quello residenziale, un “sistema produttivo diffuso”, che ha preso forma e consistenza nel corso degli anni ’90, in virtù delle norme regionali che hanno consentito la sottoscrizione di accordi di programma per la localizzazione di attività produttive al di fuori delle aree pianificate a tale scopo. Infine, la mappatura delle 19 aree a rischio di incidente rilevante, evidenzia come quasi tutte queste aree siano nei centri urbani, con una particolare concentrazione a Barletta, Bari e nell’area sud-ovest del capoluogo.
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Aree dei Consorzi Industriali Censite dall’IPI nella Provincia di Bari (fonte: SIFLI, 2006).
La grande distribuzione commerciale è un fenomeno relativamente recente, ma dalle dinamiche di sviluppo velocissime e dense di ricadute territoriali. La mappatura delle medie e grandi superfici di vendita, effettuata sulla base della Banca Dati Infocommercio, potrà essere integrata con dati dimensionali ancora non raccolti, attraverso il coinvolgimento degli uffici regionali e comunali. La distribuzione nella provincia evidenzia, oltre i principali centri commerciali fuori provincia (a Fasano e Matera), da un lato la polarizzazione nel capoluogo e nell’area di Casamassima, dall’altro la distribuzione delle grandi strutture di vendita nei centri maggiori del nord barese. Le tipologie localizzative ormai tendono a differenziarsi: urbane (ovvero del tutto all’interno della città, come nei casi di Bari e Barletta), suburbane (ovvero ai margini della città, tra il tessuto consolidato e le direttrici della grande accessibilità, come a Bari, Andria), del tutto estranee ai contesti urbani, in aree produttive e comunque in prossimità dei grandi nodi infrastrutturali (Casamassima, Molfetta). La presenza di molte strutture commerciali nell’area ovest di Bari e a Molfetta testimonia la riconversione in atto delle aree industriali, che progressivamente si trasformano da luoghi della produzione a luoghi del commercio, e spesso anche del tempo libero; ciò pone la necessità di ridefinire il rapporto di queste aree con le città e i caratteri dell’accessibilità.
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Media e grande distribuzione commerciale in Provincia di Bari (fonte dati: Infocommercio, 2006).
Il sistema della ricettività turistica è particolarmente significativo delle tendenze in atto in un campo ritenuto strategico per le politiche di sviluppo: oltre al nodo di Bari, su cui si concentra un elevato numero di strutture ricettive di livello medio/alto e che, viste le permanenze medie, sono ascrivibili al turismo d’affari, la diffusione delle attrezzature turistiche e la loro articolazione territoriale mostrano specificità territoriali emergenti. Giova segnalare che in questo particolare caso si è ritenuto opportuno georeferenziare con precisione ogni singola attrezzatura (piuttosto che collocarla genericamente all’interno del territorio comunale) in modo da osservare le dinamiche localizzatrice infra ex extraurbane. Emerge così una ‘ricettività verde’, agganciata saldamente alle risorse paesaggistiche, fatta non solo dalle strutture agrituristiche (soprattutto nell’area dell’alta Murgia), ma anche dai bed & breakfast (in particolare nella Murgia sud orientale, quasi tutti fuori dai centri urbani). Emerge inoltre il turismo balneare costiero, comprovato anche dalla permanenza media nei
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comuni della costa sud; infine emerge il richiamo esercitato sui flussi stranieri dall’area federiciana e dal culto nicolaiano nel capoluogo.
Flussi turistici, arrivi italiani e stranieri (fonte: PTCP Bari).
Flussi turistici, permanenza media e ricettività totale (fonte: PTCP Bari).
Gerarchie urbane Le osservazioni specifiche emergenti dalle singole dotazioni territoriali non sono apparse sufficienti a descrivere il ruolo dei comuni nell’area vasta; pertanto si è ritenuto utile effettuare una lettura di sintesi delle sovracomunalità, basata sulla applicazione di una relazione binaria (1=presenza, 0=assenza) delle singole classi di attrezzature. Con il medesimo criterio si è aggiunta la presenza di nodi dell’accessibilità territoriale (stazioni e caselli autostradali). In tale modo ne deriva una gerarchia tra centri nella erogazione dei servizi di rango sovracomunale, che, sebbene basata su un criterio elementare, fornisce una prima lettura di ordine dei comuni della provincia; i cui risultati meritano qualche osservazione. Al di là dell’evidente concentrazione di servizi rari nel capoluogo, emergono con chiarezza alcuni centri erogatori di sovracomunalità con caratteristiche di giacitura analoghe: nel nord barese il consolidato triangolo dei capoluoghi della provincia BAT e la città di Molfetta; lungo la costa sud, la città di Monopoli; lungo la SS 96, la città di Altamura; lungo la SS 100 la città di Gioia del Colle. Si tratta dei centri più distanti dal capoluogo, ai confini della provincia e lungo le principali infrastrutture di connessione territoriale, ferroviarie e stradali. La stessa città di Molfetta, nella prospettiva della costituzione della sesta provincia, assumerà un ruolo analogo a quello degli altri comuni di bordo provinciale. Pur non essendo di dimensioni simili, ma anzi di classi demografiche diverse (Gioia ha solo 27000 ab, Monopoli quasi 50000 e Altamura 70000) essi costituiscono delle polarità per i territori circostanti. In particolare, ciò che rende questi centri più
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dotati di sovracomunalità rispetto agli altri sono le strutture amministrative e, in taluni casi, la maggiore accessibilità. Ancora con evidenza risulta necessaria una lettura specifica del fenomeno nord-barese, viste anche le dinamiche in atto in campo istituzionale. Alla solidità dell’armatura urbana rilevata in campo demografico e alla omogeneità dello sviluppo, si accompagna una dotazione rilevante di sovracomunalità caratterizzate dalla complementarietà e integrazione funzionale, soprattutto nel campo della pubblica amministrazione. L’area a sud del capoluogo, insediata dai piccoli e medi centri della prima e della seconda cintura, a meno di alcune eccezioni, con evidenza assume il ruolo di una vera e propria periferia urbana del capoluogo, un serbatoio di residenza i cui abitanti gravitano sul capoluogo per la quasi totalità dei servizi sovracomunali.
Presenza di servizi di rango sovralocale per Comune (fonte: PTCP Bari).
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Prima individuazione delle gerarchie urbane, basata sulla presenza di servizi di rango sovralocale e della accessibilità (fonte: PTCP Bari).
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2.5 Le analisi di contesto degli “Antichi Cuori Urbani” L’ambito territoriale denominato nel presente documento “Antichi Cuori Urbani”, è caratterizzato da una morfologia in prevalenza piana, ed è situato alle falde nord-orientali delle Murge. Sotto l’aspetto geolitico la regione è contraddistinta dall’alternanza di unità prevalentemente calcarea o dolomitica e di unità a prevalente componente arenitica, interrotta da tratti longitudinali in direzione nord-sud di depositi sciolti a prevalente componente pelitica, sottofondo delle lame che dalle Murge raggiungono la costa in corrispondenza del capoluogo. Il territorio è inoltre classificato con grado di sismicità basso. Allo scopo di rappresentare dettagliatamente il contesto in cui il PIST dovrà svilupparsi, si ritiene definisce un sintetico quadro conoscitivo dei singoli Comuni promotori, illustrando in tal modo la situazione demografica, le condizioni sociali, economiche e culturali dell’area in esame, sulla base delle analisi di contesto condotte nell’ambito del Piano Strategico “Metropoli Terra di Bari” e delle banche dati esplicitate nel precedente paragrafo 2.1.
2.5.1 Gli abitanti: dinamiche demografiche locali Il Comune di Adelfia si estende su una superficie territoriale di 29,73 Kmq, ed ha una densità abitativa di 572 abitanti/Kmq. La popolazione residente al 1 gennaio 2006 (pari a 17.020 abitanti – di cui il 51,9% è di sesso femminile) rappresenta l’1,8% di tutta la popolazione dell’Area Metropoli Terra di Bari. Dal 1993 al 2006, ha registrato un sufficiente incremento di popolazione (+11,6%) ed ha sperimentato un trend positivo ma calante fino al 2000 (-0,26) ed una variazione positiva ed in continua crescita a partire dal 2002. Il Comune di Bitetto si estende su una superficie territoriale di 33,57 Kmq ed ha una densità abitativa di 318 abitanti/Kmq. La popolazione residente al 1 gennaio 2006 è di 10.632 abitanti – di cui il 50,2% è di sesso femminile – e rappresenta l’1,1% di tutta la popolazione dell’Area Metropoli Terra di Bari. Dal 1993 al 2006, ha registrato un sufficiente incremento di popolazione (+12,2%) ed ha sperimentato una variazione annua positiva ma calante fino al 1996 (-0,15%) ed un successivo trend di incremento di popolazione che si è protratto fino al 2006. Il Comune di Bitritto si estende su una superficie territoriale di 17,65 Kmq, ed ha una densità abitativa di 590 abitanti/Kmq. La popolazione residente al 1 gennaio 2006 è di 10.406 abitanti – di cui il 50,4% è di sesso femminile – e rappresenta l’1,1% di tutta la popolazione dell’Area Metropoli Terra di Bari. Dal 1993 al 2006, ha registrato un sufficiente incremento di popolazione (+14,7%) ed ha sperimentato un trend positivo ed altalenante fino al 1999 ed un incremento positivo e continuo negli anni successivi.
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Ambito territoriale
Anziani per bambino
Indice di vecchiaia
Indice di dipendenza
Adelfia
2,29
83,36
47,69
Bitetto
1,96
80,55
46,28
Bitritto
1,48
59,25
44,22
PIST
1,91
74,38
46,06
Provincia Bari
2,31
87,26
47,17
Regione Puglia
2,57
95,23
48,36 Fonte ISTAT, dati riferiti all’anno 2001
Valutando i dati concernenti l’età della popolazione nei tre Comuni, spicca la giovinezza dei residenti a Bitritto (1,48 anziani per bambini), l’allineamento dei valori registrati ad Adelfia rispetto alla Provincia ed uno stato intermedio a Bitetto; che determinano complessivamente un indice di vecchiaia per il contesto del PIST (74,38) di poco minore del valore provinciale (87,26) e significativamente più basso rispetto a quello regionale (95,23).
I tre Comuni del proposto PIST, che ricoprono un’area complessiva di circa 81 Kmq, secondo i dati ISTAT aggiornati al 31.12.2011 sono abitati da una popolazione totale di 39.904. La popolazione dell’ambito territoriale, secondo un modello insediativo maggiormente diffuso in Puglia e per certi aspetti originatosi in età medievale, è concentrata nei centri urbani, con percentuali superiori all’80%, mentre le campagne risultano poco abitate e caratterizzate dalla presenza di edilizia isolata. Il bilancio demografico relativo al 2011 presenta sostanziali differenze tra i centri in esame: il Comune di Adelfia, seppure di estensione intermedia tra quella di Bitritto e quella di Bitetto, ospita il maggior numero di residenti; all’inverso, il Comune di Bitritto, con estensione territoriale maggiore rispetto agli altri due Comuni, registra il minor numero di abitanti. Tale dinamica evolutiva può essere giustificata se si considera la progressiva attrazione rappresentata dall’area di Bari, in cui Adelfia e Bitetto tendono ad essere progressivamente inglobati: tale attrazione si sostanzia con l’insediamento di abitanti provenienti dal capoluogo e dai Comuni limitrofi, che hanno trovato in questi paesi condizioni abitative più convenienti, maggiori servizi ed attrezzature.
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BILANCIO DEMOGRAFICO
Comune di Adelfia
Comune di Bitetto
Comune di Bitritto
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
8462
8802
17264
5773
5790
11563
5334
5429
10763
Nati
78
76
154
75
69
144
55
47
102
Morti
64
65
129
44
36
80
46
41
87
Saldo Naturale
14
11
25
31
33
64
9
6
15
200
187
387
154
158
312
149
158
307
21
44
65
31
14
45
28
37
65
0
0
0
0
0
0
2
1
3
200
208
408
134
113
247
121
120
241
6
3
9
2
6
8
7
6
13
12
6
18
5
7
12
11
7
18
3
14
17
44
46
90
40
63
103
8475
8812
17287
5842
5869
11711
5380
5487
10867
Popolazione residente in convivenza
4
15
19
6
0
6
3
11
14
Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
8479
8827
17306
5848
5869
11717
5383
5498
10881
Popolazione residente al 01.01.2011
Iscritti da altri comuni Iscritti dall'estero Altri iscritti Cancellati per altri comuni Cancellati per l'estero Altri cancellati Saldo Migratorio e per altri motivi Popolazione residente in famiglia
Popolazione al 31.12.2011 Numero di Famiglie Numero di Convivenze Numero medio di componenti per famiglia
6111
4165
3887
5
1
2
2.83
2.81
2.8
2.5.2 Gli abitanti: dinamiche socio-economiche locali (dati tratti dal PS MTB) Il Comune di Adelfia nel 2004 ha prodotto un valore aggiunto totale pari a poco meno di 100 milioni di euro. Circa i tre quarti del valore aggiunto totale si devono al terziario, mentre il restante quarto proviene principalmente dal settore industriale (20%) ed in piccola percentuale dal comparto agricolo (6,4%). Il comune di Adelfia al 2005 presenta una forza lavoro totale pari a poco più di 6.282 persone, con un tasso di attività del 45,1% ed un tasso di disoccupazione del 15,8%. Gli occupati presenti nel comune di Adelfia nel 2005 rappresentano il 23,4% della popolazione totale residente. Dei circa 4.000 occupati in totale, quasi 3.000 risultano occupati nel settore terziario mentre i restanti si dividono fra settore industriale (circa 600) e terziario (circa 400). Esiste una forte presenza di Imprese Artigiane a conduzione familiare nel settore delle costruzioni e manifatturiero; una presenza di attività di servizi; l’economia di Adelfia è principalmente incentrata sullo sfruttamento agricolo del territorio.
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Inquadramento del contesto territoriale “Antichi Cuori Urbani” su Cartografia IGM, scala 1:250.000.
Schematizzazione dei tre centri urbani e delle principali interconnessioni su gomma (SP67 e SP21) su Carta Tecnica Regionale (fonte: SIT Puglia).
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In particolare la produzione di “uva regina” assume un ruolo primario; ne consegue un fiorente sviluppo delle attività commerciali e di quelle industriali per l'imballaggio; un ruolo di rilevo ha anche la produzione di vino primitivo di alta gradazione (secco-dolce) che non viene imbottigliato ma venduto sfuso da produttori privati; non è presente la grande distribuzione; non è presente una vocazione turistica; le attività commerciali sono prevalentemente a conduzione familiare. Il comune di Bitetto nel 2004 ha prodotto un valore aggiunto totale pari a poco meno di 59 milioni di euro. La quota maggiore di tale valore aggiunto proviene dal terziario (66,4%), seguito dall’industria (23,3%) e dall’agricoltura (10,3%). L’incidenza del settore agricolo appare piuttosto rilevante tanto da far collocare Bitetto al nono posto fra i comuni di Terra di Bari. Il comune di Bitetto al 2005 presenta una forza lavoro totale pari a 3.723 persone, con un tasso di attività del 43,2% ed un tasso di disoccupazione del 12,6%. Gli occupati presenti nel comune di Bitetto nel 2005 rappresentano quasi il 17% della popolazione totale residente. Come per gli altri comuni, la stragrande maggioranza di essi risulta impiegata nel terziario, tuttavia si registrano quote di occupati molto significative sia nell’industria (26,5%) che nell’agricoltura (12,6%). L’occupazione rilevante nel settore agricolo conferma pienamente l’importante incidenza che tale settore fa registrare in termini di valore aggiunto. Il comune di Bitritto nel 2004 ha prodotto un valore aggiunto totale pari a circa 107 milioni di euro. Più dell’80% di tale valore aggiunto proviene dai servizi, tanto che Bitritto si colloca al quarto posto fra i comuni più terziarizzati di Terra di Bari. La dominanza del terziario comporta deboli incidenze degli altri due macrosettori di attività: l’industria (14,1%) e l’agricoltura (2,6%). Il comune di Bitritto al 2005 presenta una forza lavoro totale pari a 4.231 persone, con un tasso di attività del 50,3% ed un tasso di disoccupazione del 15,3%. Gli occupati presenti nel comune di Bitritto nel 2005 rappresentano il 23,5% della popolazione totale residente. Di essi, più del 70% risultano occupati nel settore terziario, coerentemente con il peso rilevante che tale settore ha in termini di valore aggiunto per l’economia del comune. Appare, tuttavia, piuttosto rilevante anche la quota di occupazione nel settore manifatturiero (22,6%). È, al contrario, lieve l’impatto occupazionale del comparto agricolo (4,5%). Dall’attività agricola si ricavano prodotti di nicchia di ottima qualità, ma in quantità limitate: olio (D.O.P. Olio di Bitonto) lavorato nei frantoi locali (uno sociale e due privati), pomodori, ortaggi, agrumi e uva; è presente sul territorio anche un’interessante attività industriale (due grosse aziende nazionali ed alcune più piccole locali) di lavorazione e commercializzazione di frutta secca (materie prime importate dalla Grecia e dalla Turchia).
Ambito territoriale
Tasso di attività
Tasso di occupazione
Tasso di disoccupazione
Adelfia
45,1
37,9
15,8
Bitetto
43,2
37,7
12,6
Bitritto
50,3
42,6
15,3
PIST
46,2
39,4
14,5
MTB
43,7
-
13,8 Fonte IPRES, dati riferiti all’anno 2005
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BITRITTO BITETTO
ADELFIA
Uso del Suolo nel contesto territoriale “Antichi Cuori Urbani” (fonte: SIT Puglia).
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2.5.3 Territorio e paesaggio Da un punto di vista morfologico il territorio di Adelfia s’inserisce nella conformazione tipica della pre-Murgia; la superficie si presenta principalmente pianeggiante, con quote che tendono ad innalzarsi leggermente man mano che si procede da nord verso sud, variando tra i 109 e i 231 m. s.l.m. Esso è coperto quasi interamente da coltivazioni a vigneti di uva da tavola. La maggior parte del centro abitato del comune di Adelfia poggia su terreni affioranti formati da depositi calcarenitici conosciuti come "Tufi delle Murge". Il territorio di Adelfia è, inoltre, solcato da quattro lame principali, a sviluppo più o meno rettilineo in direzione nord-sud: la lama “torrente Baronali”, la lama “torrente Montone”, la lama “Cimitero”, la lama “S.Leo - La Piantata”. I due centri di Montrone e Canneto sono separati tra loro dal Torrente Montrone, affluente di monte del Torrente Valenzano, che ad oggi si presenta come area degradata e di marginalità del tessuto urbano della città. L’Amministrazione, per la riqualificazione dell’area, ha promosso la redazione di un progetto per un centro mercatale con aree a verde attrezzate (piste ciclabili, parco giochi per bambini, aree sportive e attrezzature per piccolo ristoro) e aree da adibire a parcheggio, in posizione intermedia tra i due centri storici di Canneto e Montrone. Per fare questo è previsto un attraversamento del Torrente. Il territorio del Comune di Bitetto è lambito a Nord dal ramo principale di lama Lamasinata. Il paesaggio agrario è costituito prevalentemente da coltivazioni di olivo, la cui estensione è stimata nell’ordine del 75% dell’intera superficie agricola, con una predilezione per la qualità “Termite”. In zone marginali possiamo trovare alcune aree destinate a seminativo non irriguo, soprattutto in prossimità della lama Lamasinata, e vigneti. L’ulivo resta, tuttavia, il principale elemento connotante il carattere del territorio. Il casello autostradale più vicino a Bitetto è Bari Nord, che dista 8,5 km e 10 minuti dalla città; nel centro abitato vi è la stazione delle Ferrovie dello Stato. L’itinerario più rapido per raggiungere il porto di Bari è lungo 17 km e richiede 24 minuti; quello per l’aeroporto Karol Wojtyla è lungo 14 km, percorribili in 17 minuti. Il sistema su ferro che connette la città al capoluogo adopera la stazione delle Ferrovie dello Stato. Il paesaggio agrario storico di Bitritto è costituito dalle coltivazioni dell’olivo e del mandorlo. Dalla sua posizione geografica deriva l’appellativo "porta sud" del capoluogo regionale: Bitritto è, infatti, situata in prossimità del collegamento autostradale con la direttrice Bologna-Taranto (casello di Bari Sud), nonché al termine della direttrice interna che va da Sannicandro fino a Matera (SP 236, ex SS 271). Il casello autostradale più vicino a Bitritto è Bari Sud, che dista 3 km e 3 minuti dalla città. La stazione delle Ferrovie dello Stato più vicina è quella di Bitetto, a 7,5 km e 9 minuti. L’itinerario più rapido per raggiungere il porto di Bari è lungo 13 km e richiede 19 minuti; quello per l’aeroporto Karol Wojtyla è lungo 17 km, percorribili in 17 minuti. La città non può contare su alcun collegamento su ferro col capoluogo. Bitritto non ha trasporto pubblico urbano; non ci sono zone a traffico limitato né parcheggi a pagamento.
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Pericolosità idrologica del contesto territoriale “Antichi Cuori Urbani” (fonte: PAI, AdB Puglia)
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2.5.4 La città storica Il Comune di Adelfia è nato nel corso del XX secolo dall’unione di due comuni contigui, Canneto e Montrone, che per volontà "popolare" e giusto Regio Decreto del 29.09.1927 si costituirono come unico comune. Questa singolare evoluzione ha lasciato tracce profonde non solo nel tessuto identitario del comune, ma anche nelle testimonianze storiche e architettoniche e nella morfologia stessa dell’abitato, di fatto costruito attorno a due preesistenti nuclei oggi separati solo da un tratto di lama. Ognuno dei due antichi centri aveva, infatti, costruito i propri palazzi nobiliari, la propria sede amministrativa, le proprie chiese e aveva proprie tradizioni religiose. Il nucleo antico presenta oggi notevoli emergenze architettoniche quali il Castello Marchesale, la Torre Normanna, la Chiesa Madre, la Chiesa Matrice, la chiesa Maria SS. della Stella, la Casina Don Cataldo o Casina di Monsignore. Il patrimonio architettonico e artistico-culturale dell'attuale Adelfia può vantare una singolare "duplicità"; a cominciare dall'esistenza di due diversi centri storici, sorti vicini e svilupparsi nel medesimo periodo (attorno all'anno Mille), ma rimasti, fino agli inizi del nostro secolo, entità separate, ciascuno con propri palazzi nobiliari, con propria sede amministrativa, con proprie tradizioni religiose, con proprie chiese e Santi protettori. Le principali testimonianze storico/architettoniche sono costituite dal Castello Marchesale, dalla Torre Normanna e dalla Chiesa Matrice. La struttura dell’abitato di Bitetto, sorto intorno all’anno 1000 d.C., è quella classica delle città fortificate di epoca medioevale, con un edificato compatto, una rete stradale fitta e tortuosa, tanto da far meritare all’abitato l’appellativo di “città circolare”, con sporadiche piazze solitamente situate in corrispondenza degli edifici di maggiore importanza; è questo il caso della piazza antistante la Cattedrale dedicata al culto micaelico, molto diffuso in questi territori, e da cui trae il nome. Della originaria cinta muraria restano poche tracce fra queste Porta barese, situata in corrispondenza della via che da Bitetto conduceva a Bari, lungo questa via erano disposte delle cisterne sotterranee per la raccolta delle acque meteoriche, dalla presenza di tali manufatti deriva il nome di Porta Piscina. All’interno del comune sono presenti edifici sia di matrice civile, che religiosa, che rivestono un certo interesse ed in particolare: Porta Piscina; il Palazzo Baronale; la Cattedrale; il Convento; la chiesa di San Rocco; la chiesa di San Domenico; la chiesa di San Giuseppe; la chiesa di S. Maria La Vetrana; la Cappella Benedetta; il convento del Beato Giacomo. Il 26 aprile, di pomeriggio, viene celebrata la prima processione che conduce il ritratto del Beato Giacomo dal Convento fino in piazza.
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Una delle parti più pregevoli del centro storico di Bitritto, dal punto di vista storico-architettonico, è racchiusa far le vie Bonghi, Balenzano, Settembrini e piazza Moro; qui il tessuto è delimitato da una cortina edilizia pressoché rettilinea in direzione nord e curvilinea per il restante sviluppo, in cui confluiscono i rari sbocchi dei vicoli di accesso, dove la viabilità si fa più ampia. Nella fascia più settentrionale del tessuto storico, fra le vie Bonghi, piazza Leone, via Guglielmi e via Balenzano, si legge una distribuzione ad isolati paralleli lungo la direttrice est-ovest. Qui sono situati gli edifici più antichi del centro storico, risalenti cioè al periodo fra il XI e il XV secolo; fra gli altri, di maggiore rilievo è un esempio tipologico di casa-torre. Caposaldi del tessuto storico sono alcuni elementi della fortificazione (un tratto della cortina muraria e un baluardo circolare) e il castello, di origine normanna (1087-1210), ampliato durante l’epoca angioina e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli; restaurato nel 1985, oggi è sede del Comune. Numerose sono le chiese, tra cui la più importante è certamente l’antica collegiata di Sant’Angelo, attorno alla quale sorse il primo insediamento di Bitritto. La chiesa venne realizzata a cavallo tra il XI e il XII sec.. Vivide tradizioni popolari fanno di questo "paese dei nocellai" una singolarità nella provincia di Bari. Recenti restauri al Castello hanno fatto rinvenire pozzi realizzati prima dell’anno Mille, anticipando la probabile fondazione della città in epoca tardo-romana.
2.5.5 Il walfare Adelfia ha attivato il Piano Sociale di Zona insieme a Capurso, Cellamare, Valenzano e Triggiano che è Comune Capofila dell’ambito territoriale n.5. Le sette aree di intervento individuate sono state così nominate: 1. Responsabilità familiari; 2. Minori; 3. Anziani; 4. Disabili; 5. Dipendenze; 6. Salute Mentale; 7. Contrasto alla povertà. L'attivazione del processo di definizione del Piano di Zona del distretto n.5 A.U.S.L. BA/4, ha fatto emergere necessità di interventi strutturali nel "Welfare" locale, anche se le politiche sociali del territorio non sono agli albori del sistema, in quanto, seppur con forti disuguaglianze, disomogeneità e differenze, i Comuni hanno cercato di dare risposte ai servizi di sostegno alle famiglie e ai cittadini in difficoltà, ai programmi su aree di disagio acuto e per segmenti di popolazione, a collaborazioni con le Istituzioni ed a convenzioni con il privato sociale. La popolazione minorile è maggiormente presente nel Comune di Cellamare, mentre quella anziana è più consistente nei Comuni di Adelfia e Triggiano. Anche qui si riscontra il medesimo problema irrisolto di co-gestione dei servizi con il Comune di Bari data la vicinanza geografica tra Comuni e capoluogo. L’ambito registra, infatti, lo scotto di un rapporto abnorme tra la città e la sua area metropolitana che assorbe risorse e mano d’opera dal territorio, rigettando sullo stesso tutte le problematiche e le esigenze sociali. Il continuo flusso migratorio dalla città verso i cinque Comuni ha provocato
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fenomeni di massificazione e di scollamento sociale, con compromissione della identità socioculturale di ciascuna realtà comunale. ("quasi paesi-quasi città"). La tendenza delle famiglie interessate è quella di continuare a mantenere i propri rapporti di vita nella città d'origine, vivendo il paese solo come dormitorio e luogo di interessi marginali. Forte, quindi, la necessità di operare per la loro integrazione sociale in considerazione del rilevante aumento di situazioni di rischio che li coinvolge. Sino ad oggi non sempre è stato possibile garantire interventi qualificati di prevenzione, a causa della mancanza sul territorio di azioni finalizzate a questo obiettivo. Le due aree (Famiglia e Minori) sono trattate congiuntamente alla luce delle forti connessioni che si rilevano tra le stesse, sia per la programmazione, sia per la realizzazione dei servizi e degli interventi. I servizi si sono rivelati di particolare utilità per l’utenza e, nello specifico, sul piano delle responsabilità genitoriali e della crescita dei minori e dei nuclei presi in carico. È inoltre in costruzione il “Centro Donna”, finalizzato alla promozione e attuazione di politiche per le pari opportunità così come il Comune capofila ha impegnato cifre per le politiche giovanili. Un’altra interessante attività concerne l’istituzione dell’Università della Terza Età, che compare in taluni Comuni dell’Area dimostrando un trend positivo circa forme di attenzione in crescita da parte delle amministrazioni circa il ruolo-chiave che l’‘educazione permanente’ assume sia in chiave socializzante, sia in termini di valorizzazione del capitale umano e sociale nella componente anziani. Bitetto e Bitritto hanno dapprima attivato il Piano Sociale di Zona con i Comuni di Modugno e Bitonto, quest’ultimo individuato come capofila in quanto sede del distretto socio-sanitario. Successivamente, a seguito (in data 22.11.2005) della costituzione del nuovo distretto socio-sanitario n°1 composto dai Comuni di Bitonto e Palo da parte della Regione Puglia, all’interno della ridisegnata AUSL BA/2 (mantenendo i Comuni di Modugno, Bitritto e Bitetto nella ridisegnata AUSL BA/4), si è proceduto ad una rimodulazione in itinere del percorso di programmazione. Così che, Bitonto e Palo hanno insediato ufficialmente il 27 febbraio 2007 il proprio Coordinamento Istituzionale ed i Comuni di Modugno, Bitetto e Bitritto hanno prodotto parallelamente la propria configurazione in un nuovo distretto. Questo provocando inevitabili ritardi sulla stesura del piano 2° di dettaglio che all’oggi non è stato consegnato. L’indice di carico sociale nei Comuni dell’ambito è elevato, questo determina una popolazione caratterizzata da fenomeni di emigrazione delle fasce produttive a causa di scarsità di lavoro e di condizioni disagiate di vita e/o dal ricongiungimento dei residenti locali a nuclei familiari emigrati in precedenza. Particolarmente significativi risultano i fenomeni relativi al disagio minorile e ai reati commessi da minori laddove il disagio minorile è suddiviso prevalentemente in: inadempienza scolastica, abuso sessuale, conflittualità familiare, incapacità educativa, condotta irregolare, maltrattamenti in famiglia, attribuzione cognome, autorizzazione matrimonio. È utile ricordare, anche in questo caso come in quello di Casamassima, la dipendenza strutturale di questo ambito (in particolare del Comune di Modugno) dalla città capoluogo. Incoraggiante è in definitiva la presenza nel settore dell’associazionismo impegnato nel sociale, prevalentemente Associazioni di Volontariato che da sempre surrogano l’offerta dei servizi, contenendo il disagio individuale e comunitario attraverso forme di auto-organizzazione e risposte autonome della comunità.
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A Bitetto, i giovani si muovono sostanzialmente per le strade del centro non essendoci altre centralità loro dedicate. Esiste però un centro polisportivo comunale con campi per calcio, pallavolo e pallacanestro. Non esiste a Bitetto un’emergenza abitativa, poiché i prezzi sono abbastanza contenuti. Proprio per questa ragione, la città sta crescendo nel numero dei residenti perché molti, che lavorano a Bari o Modugno, decidono di vivere qui sia per i costi contenuti delle abitazioni, sia per la relativa tranquillità sociale che la città offre. Grazie al PIS 12 sono state istallate telecamere di sorveglianza, tuttavia la città non ha grandi problemi di sicurezza, anzi è abbastanza tranquilla salvo sporadici episodi. A Bitritto, si registra sul territorio un aumento notevole di situazioni di devianza minorile (in tre anni da 5 esposti alla Procura si è arrivati a 30). I minori si rendono autori di episodi bullismo, di maltrattamento di animali. Il Comune denuncia una carenza di operatori sociali e per evitare condizioni di disagio giovanile si è dato l’avvio ad un centro di recupero, a progetti estivi per minori. Per i bambini è stato realizzato il progetto “Scuole aperte” che durante i mesi estivi impegna i minori in attività ludico-ricreative. Sul territorio c’è una casa di riposo per anziani, di proprietà comunale ma data in gestione per 25 anni. Attualmente ha 80 posti come casa protetta, 10 come casa di riposo e 30 come centro diurno per disabili. Si vorrebbe realizzare un centro sociale per anziani, rivolto soprattutto alle donne. L’associazione “Alda Pacelli” ha attivato l’Università della terza età. Grazie all’accreditamento per il servizio civile, da gennaio 2008 dovrebbero partire progetti per gli anziani e per i minori in condizione di devianza.
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3. LE PROSPETTIVE PROGRAMMATICHE: VISION E INDIRIZZI PER IL PIST 3.1 Quadro di coerenza e continuità strategica del PIST L’ambito territoriale del PIST, è costituito da una specifica rete di reciproche interrelazioni tra i centri urbani, collocata nell’entroterra meridionale della Terra di Bari, che ne costituisce una trama trasversale rispetto ai principali assi di collegamento tra Bari e Matera, e tra la costa adriatica e quella ionica. Le analisi condotte sui tre Comuni coinvolti nel Piano (Adelfia, Bitetto e Bitritto), e sinteticamente riportate nel capitolo precedente, mostrano una significativa affinità tra i territori che rende convergenti i relativi fabbisogni e criticità e, conseguentemente, gli ambiti di intervento per colmarli. Tanto l’immediata perifericità geografica e le strette relazioni socioeconomiche che oggi legano Adelfia, Bitetto e Bitritto al Capoluogo, quanto la tradizionale vocazione agricola rappresentano i principali elementi di omogeneità di tale contesto territoriale intercomunale. A tali condizioni di analogia, all’attivo coinvolgimento delle tre Amministrazioni nell’elaborazione dei Piani di area vasta (sia il PPTR regionale, sia il PSMTB), si aggiungono altri fattori relativi a differenti aspetti della vita e della gestione del territorio, tra i quali spiccano: Una storia insediativa rilevante e fortemente sentita dalla cittadinanza. Nelle analisi condotte per il PPTR in riferimento alla Puglia centrale si legge: “L’ambito della Puglia Centrale si estende tra l’ultimo gradino della Murgia barese e la linea costiera. Ed è composto da due sistemi principali: la fascia costiera e la fascia pedemurgiana. Il paesaggio agrario ha caratteri differenti nella zona più pianeggiante – la costa e l’immediato entroterra – e nella zona ascendente, quella pede-murgiana. […] Propri della seconda zona sono invece le distese di ulivi, ciliegi, mandorli e vigne sulle prime gradonate carsiche, con le più recenti inserzioni di serre e “tendoni” per l’agricoltura intensiva soprattutto sul versante sud orientale. Questa sequenza di gradoni, che segnano la graduale transizione dal paesaggio orticolo costiero al paesaggio arboricolo e poi boschivo più tipicamente murgiano, è incisa trasversalmente da una rete di lame, gli antichi solchi erosivi che costituiscono un segno distintivo del paesaggio carsico pugliese, insieme alle doline ed agli inghiottitoi. Le lame – solchi carsici i cui bacini si estendono fino alle zone sommitali delle Murge – sono elementi di evidente caratterizzazione del territorio dell’Ambito. Le lame svolgono un ruolo importante di funzionalità idraulica e allo stesso tempo sono ambienti naturalistici di pregio, dei corridoi ecologici che mettono in comunicazione ecosistemi diversi, dalla Murgia fino al mare. Il reticolo carsico avvicina ai contesti urbani, talvolta attraversandoli, habitat ad elevata biodiversità. […]Alle diverse declinazioni del paesaggio agrario corrispondono elementi distintivi del paesaggio storico rurale. Nell’entroterra, le masserie, gli jazzi, i pagliai e le neviere che hanno costituito il supporto per gli usi agro- pastorali rimangono a testimonianza di una specifica cultura insediativa. Di questo palinsesto di strutture masseriali spesso fortificate e di architetture rurali diffuse fanno parte anche le linee di parieti in pietra a secco che misurano il paesaggio agrario e ne fiancheggiano la rete viaria, così come le grandi vie di attraversamento storico (tra tutte, la via Appia-Traiana) e di transumanza (come per esempio i tratturi in territorio di Ruvo, Corato, Terlizzi e Bitonto), o gli insediamenti ecclesiastici extra-moenia, spesso di grande pregio architettonico (Chiesa di Ognissanti di Cuti a Valenzano, complesso di San Felice in Balsignano a Modugno). Le torri, i casini e le ville della fascia costiera e della Murgia bassa fanno invece
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parte di un sistema antico di insediamenti rurali tipico delle aree degli oliveti, dei vigneti e dei mandorleti. Accanto ai segni del paesaggio antro pizzato, permangono tracce di importanti insediamenti del neolitico e di epoche successive. Numerosi siti archeologici – presso Monte Sannace e Ceglie del Campo, come nei territori di Rutigliano, Conversano, Ruvo e Molfetta – e gli ipogei e le chiese rupestri lungo le lame confermano la continuità insediativa dell’Ambito.” “Il paesaggio della conca barese si dispone a cuneo nel territorio; alla successione delle gradonate si sovrappone la struttura radiale del sistema delle lame che assume il ruolo di limite e di vuoto al sistema insediativo. Il modello insediativo è del tutto diverso da quello nord barese, gli insediamenti si dispongono a corona (antichi casali) oppure seguendo precise traiettorie, corrispondenti ai percorsi delle lame. In particolare si distingue una prima corona di piccoli insediamenti ed una seconda corona in cui la dimensione si ingrandisce in rapporto inverso rispetto alla distanza dal mare. Il sistema insediativo minore delle masserie si colloca lungo le lame con disposizione “a tiro di fucile” con funzione di presidio territoriale dal mare fino ai territori più interni. Una diffusa presenza di ville suburbane si ritrova intorno alla città di Bari”. La determinazione a implementare e valorizzare il proprio carattere rurale, dimostrato anche dall’adesione al Gruppo di Azione Locale “Conca barese” di tutti i tre Comuni. Stabiliti come finalità generali del Gruppo la valorizzazione delle potenzialità produttive, culturali e naturali endogene del territorio rurale, mediante l’integrazione verticale ed orizzontale tra settori e filiere ed orizzontale tra settori e filiere; il consolidamento dell’imprenditorialità esistente e la crescita della cultura locale, sono stati definiti quali obiettivi specifici: − incrementare la diversificazione delle fonti di reddito e occupazione della famiglia agricola, promuovendo l'uso sostenibile delle risorse fisiche, naturali e agricole disponibili con vantaggio indiretto per le collettività rurali; − sostenere lo sviluppo e l'innovazione organizzativa e tecnologica delle microimprese extra agricole e la formazione di microcircuiti locali; − introdurre servizi al turismo rurale e promuovere sistemi di rete di supporto; − favorire l'ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro; − migliorare il livello di conoscenze e le competenze professionali e le capacità imprenditoriali degli operatori locali; − migliorare l'offerta e l'utilizzo di servizi; − migliorare l offerta e l utilizzo di servizi essenziali alla popolazione, soprattutto alle fasce deboli, e al sistema produttivo; − riqualificare i villaggi ed elementi antropici e paesaggistici del patrimonio rurale; − promuovere interventi per la cura e il mantenimento del territorio, la salvaguardia del paesaggio, la valorizzazione del patrimonio culturale; − sostenere lo sviluppo e l'innovazione organizzativa e tecnologica delle microimprese extra agricole e la formazione di microcircuiti locali; − introdurre servizi al turismo rurale e promuovere sistemi di rete di supporto; − favorire l'ingresso di giovani e donne nel mercato del lavoro; − realizzazione e rafforzamento delle attività correlate ai servizi, quali attività didattiche, ricreative e socio assistenziali.
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La particolare attenzione rivolta all’ambiente ed ai centri storici, che trova perfetta corrispondenza nella partecipazione delle Amministrazioni dei Comuni di Adelfia e Bitetto al progetto EMAS “Sistema di Gestione Ambientale per i Centri Storici”. Presentato il 1° luglio 2010, il progetto ha due finalità principali: “rendere il centro storico più abitabile ossia recuperare un vasto patrimonio edilizio degradato e spesso sottoutilizzato” e “coinvolgere il centro storico in un più ampio progetto di valorizzazione turistica e commerciale”. Gli obiettivi individuati dai Comuni coinvolti in tale politica ambientale territoriale (Amministrazioni del territorio ex bacino BA/3) sono: − attuare politiche orientate alla prevenzione dell’inquinamento e alla promozione del territorio mediante azioni di riqualificazione e valorizzazione delle risorse, della biodiversità e del paesaggio; − salvaguardare il patrimonio storico-culturale del territorio e rivalorizzare i centri storici tutelandone l’identità, favorendo il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici e ricercando uno sviluppo armonioso e sostenibile dell’ambiente urbano e dell’intervento edilizio; − favorire la diffusione di azioni volte al risparmio energetico, all’efficienza energetica degli edifici e all’utilizzo di fonti energetiche alternative e rinnovabili; − promuovere la progressiva riduzione dei rifiuti avviati a smaltimento e l’aumento della raccolta differenziata e del recupero/riciclaggio; − incrementare gli acquisti e le forniture ecocompatibili (“acquisti verdi”) attraverso l’adozione di regole di selezione dei fornitori e aggiudicazioni delle gare basate su criteri ecologici; − limitare i consumi di acqua, materie prime ed energia; − promuovere la responsabilità e la sensibilità dei dipendenti attraverso programmi di informazione e formazione riguardanti le problematiche ambientali e la gestione in sicurezza del lavoro; − promuovere la conoscenza e la diffusione degli strumenti volontari di gestione ambientale presso le Amministrazioni Comunali e presso gli enti e le aziende operanti sul territorio; − valorizzare la produzione di prodotti locali (agricoli e/o artigianali) promuovendone la commercializzazione ed incentivare il turismo sostenibile.
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3.2 Descrizione degli ambiti di intervento In coerenza con quanto emerso dal quadro di coerenza e continuità strategica e con la vision programmatica definita per il PIST, è possibile individuare tre macro ambiti di intervento per il Piano Integrato di Sviluppo Territoriale “Antichi Cuori Urbani”, all’interno dei quali sarà contestualmente possibile definire una strategia integrata di start-up, costituita da interventi finalizzati all’attuazione della visione stessa.
VISION
AMBITI DI
OBIETTIVI
OBIETTIVI
INTERVENTO
STRATEGICI
SPECIFICI
LINEE DI INTERVENTO/ AZIONI
Ambito di intervento 1: Centri storici L’ambito di intervento è da considerarsi coincidente con la componente urbana della Città storica, definita come tessuto urbano edificato fino al 1945. L’estensione del concetto di centro storico è, infatti, rilevante poiché la limitazione al centro storico fisicamente inteso come zona urbanisticamente omogenea non terrebbe conto delle immediate espansioni perimetrali o adiacenti ai nuclei più antichi che sovente costituiscono la cortina di sfondo della città antica e del sistema sociale, culturale e di tradizioni che lo caratterizza. Saranno ambito di intervento prioritario beni puntuali (edifici), areali (slarghi, piazze, etc.) e lineari (strade, percorsi, etc.) da recuperare e rifunzionalizzare come elementi contenitori/attrattori di attività economiche, sociali o culturali capaci di attivare (anche puntualmente nel proprio raggio di influenza) processi indotti di rigenerazione coerenti con la visione e gli obiettivi indicati nel presente DPRT. In particolare il tessuto edilizio sarà oggetto delle azioni del PIST attraverso il coinvolgimento dei privati in interventi coordinati di recupero del patrimonio abitativo o di variazione di destinazione d’uso compatibile con i caratteri morfo-tipologici dell’edificato. Poiché il Piano tende ad un recupero funzionale oltre che estetico dell’ambito, si considerano inclusi in esso anche tutte le attrezzature di tipo tecnologico, il sistema di illuminazione pubblica, l’igiene e la sicurezza, che ne possano garantire l’efficacia. Il redigendo PIST potrà successivamente individuare eventuali aree bersaglio più specifiche, da sottoporre eventualmente a più complessi e puntuali interventi di Rigenerazione. Ambito di intervento 2: Paesaggio rurale L’ambito di intervento individuato coincide con il morfotipo della campagna profonda non urbanizzata, come definita e individuata dal progetto strategico “Patto Città-Campagna” del PPTR. In particolare sono da considerarsi costituenti l’ambito di intervento: la componente diffusa della Città storica, vale a dire gli elementi puntuali presenti nel territorio rurale (masserie, opifici storici, chiese e complessi di culto extraurbani, etc.), depotenziate, o in stato di abbandono o di degrado; gli elementi
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di valenza naturalistica quali ipogei, grotte, aree di macchia mediterranea; le aree e i siti di valore archeologico e storico. A fronte dell’armatura infrastrutturale alla scala di area vasta che consente l’accessibilità da e verso l’ambito territoriale principalmente mediante i tracciati viari su gomma della A14 (Uscita Bari Nord e Bari Sud) e della SP 236, e mediante le Ferrovie dello Stato, è evidente la consistenza degli attraversamenti di rango inferiore, e le loro potenzialità nel tessere una rete di connessione infrastrutturale capillare alla scala dell’ambito territoriale. L’intera rete della viabilità interna all’ambito è, dunque, preliminarmente individuata come ambito di intervento: su di essa il PIST dovrà approfondire la pianificazione di una adeguata rete capillare a supporto del sistema territoriale, individuando e selezionando i tracciati più adeguati a costituire una rete di intermodalità coerente con i circuiti indicati nello specifico progetto strategico delineato dal PPTR e dal PSMTB, e in grado di migliorare le connessioni interne tra i centri e tra questi e la campagna, oltre che il passaggio nei punti di accesso all’ambito dalla mobilità su gomma e su ferro (stazioni FSE), alla mobilità “dolce” ciclabile o pedonale. In particolare, le principali aste della viabilità intercomunale, come le direttrici Bitetto-Bitritto (SP 67) e Bitritto-Adelfia (SP 21), ed il reticolo più minuto della viabilità poderale, possono essere indicati sin d’ora come ambiti di intervento per il PIST per pianificare un sistema di interconnessione alla scala dell’ambito territoriale che abbia valenza sia di mobilità interna sia di carattere paesaggistico ed escursionistico. Ambito di intervento 3: Conoscenza diffusa L’Ambito di intervento definito come “conoscenza diffusa” costituisce il fulcro dell’intera pianificazione, poiché oggetto della presente proposta di rigenerazione, come indicato dal nome stesso del PIST, sono gli “insediamenti umani”, la componente umana degli insediamenti urbani e territoriali (individuale quanto collettiva) che ne rappresenta il cuore da sempre (“antico”) e che ne indirizzerà il futuro attraverso il grado di partecipazione (più o meno attiva), e di condivisione dei saperi. Tale ambito di intervento immateriale del PIST sarà, perciò, la risorsa imprescindibile composta dalle comunità insediate, intese come abitanti, Amministrazioni e partenariato economico-sociale, organizzato nelle forme tradizionali o in quelle di più recente costituzione, come il GAL. In particolare per quanto attiene l’intervento nell’ambito dei centri storici, è da considerarsi irrinunciabile il coinvolgimento del Terzo settore (complesso di istituzioni che all'interno del sistema economico si collocano tra lo Stato e il Mercato, ma non sono riconducibili ne all’uno ne all’altro; soggetti organizzativi cioè di natura privata ma volti alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva), dei soggetti privati e dei residenti più in generale sia come beneficiari o gestori dei servizi da insediare sia come soggetti attuatori e destinatari delle politiche di miglioramento della qualità abitativa. In coerenza con le politiche regionali in materia di supporto alla creatività e di contrasto alla disoccupazione giovanile, specifiche azioni potranno poi essere programmate per il coinvolgimento delle fasce di età tra i 18 e i 24 anni nel mondo occupazionale come potrà riconfigurarsi attraverso il PIST, prevedendo eventualmente anche il sostegno all’avvio di impresa coerentemente con le linee di azione.
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3.3 I macro obiettivi generali del PIST Un importante riferimento per gli interventi di rigenerazione urbana e territoriale è costituito dalla “Carta della Rigenerazione Urbana” elaborata dall’AUDIS (Associazione Aree Urbane Dimesse, costituita nel 1995) per dare impulso operativo al dibattito per fare emergere i punti critici delle trasformazioni urbane che richiedono una comune strategia da parte degli amministratori pubblici e degli operatori. Dalla “Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana”, si delinea, infatti, un quadro dei macro-obiettivi di qualità che si intendono perseguire con i singoli interventi previsti per gli ambiti delineati nel PIRU di Barletta, e che costituiscono i pre-requisiti assoluti acquisiti dal presente Dpp, utili alla selezione dei nuovi interventi di rigenerazione: − la qualità urbana; − la qualità urbanistica; − la qualità architettonica; − la qualità dello spazio pubblico; − la qualità sociale; − la qualità economica; − la qualità ambientale; − la qualità energetica; − la qualità culturale; − la qualità paesaggistica. La qualità urbana Perseguire la qualità urbana significa porre in rapporto dinamico tutti gli elementi legati alla riqualificazione di un’area con quelli più ampi del contesto nel quale essa insiste. La somma di singoli buoni progetti non basta, infatti, a garantire qualità urbana, in termini di miglioramento della vita dei cittadini. La qualità di un intervento di rigenerazione si misura anche dalla sua capacità di divenire fattore di innesco e moltiplicazione di un più ampio ed equilibrato sviluppo urbano che comprenda residenzialità, servizi e lavoro. Il concetto di “qualità urbana” rimanda a definizioni complesse e non uniformi le cui componenti interagiscono tra di loro in modo diverso nello spazio (città piccole/grandi; centrali/periferiche; nord/centro/sud, etc.) e nel tempo (particolari condizioni storiche, sociali ed economiche). I presupposti per realizzare gli interventi di rigenerazione sono essenzialmente: - che il governo della riorganizzazione territoriale sia esercitato dalle istituzioni in modo sempre più aperto al contributo di tutti gli attori; - che i processi di trasformazione abbiano come obiettivo generale quello di contribuire a realizzare maggiore coesione sociale ed economica, presupposto per lo sviluppo di tutto il territorio; - che il giudizio sulla qualità di ogni singolo intervento comprenda la sua capacità di integrazione fisica, sociale ed economica con il contesto urbano e che l'effetto riqualificativo sia duraturo nel tempo.
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La qualità urbanistica Ogni progetto di rigenerazione deve essere inquadrato in una logica definita a monte dagli strumenti di pianificazione e programmazione strategica di ampia scala, quali i piani urbanistici generali, i piani strategici, il piano urbano ella mobilità etc. Si dovrà scegliere lo strumento più congeniale purché capace di subordinare ogni trasformazione urbana agli obiettivi condivisi che compongono l'interesse generale della città e sono perciò irrinunciabili. Senza un disegno complessivo c’è il rischio che prevalga la logica interna del singolo progetto, spesso a scapito della collettività e della qualità urbana. E’ indispensabile che il contesto istituzionale abbia definito, oltre alle regole di governo del territorio e i conseguenti strumenti operativi, anche la strategia di sviluppo che i cittadini, attraverso gli strumenti democratici della rappresentanza e della partecipazione, intendono imprimere alla loro città. Il quadro strategico scaturisce da una sintesi degli interessi sociali, economici e culturali che la comunità urbana si è data; è espressione del ruolo che la città intende ricoprire nel territorio e del grado di competitività da attivare su scala regionale, nazionale e internazionale. E’ necessario un processo di progettazione trasparente che, unito alla semplificazione delle procedure urbanistiche, renda espliciti gli obiettivi dell’intervento, riduca i rischi legati ai ritardi e alla lievitazione dei costi e, quindi, favorisca il giusto operare. L’impianto normativo e lo strumento urbanistico devono garantire, all’interno di parametri chiari e definiti, elementi di flessibilità perchè la proposta urbanistica possa essere attuata anche nel mediolungo periodo, garantendo sempre la certezza del diritto e la coerenza con il progetto/programma iniziale. La qualità architettonica La qualità architettonica di un processo di rigenerazione è riferita sia ai manufatti progettati ex-novo che a quelli riqualificati e costituisce un’occasione per elevare la qualità complessiva della città del ‘900, spesso drammaticamente carente. La qualità architettonica si gioca in sostanza su tre piani: - la sfida della contemporaneità e dei nuovi stili dell’abitare, del lavorare, del vivere, della multietnicità; - l’uso delle nuove tecnologie compatibili con l’ambiente e che assicurino il risparmio delle risorse; - l’integrazione e la continuità con l'esistente, la storia dei luoghi e i fattori identitari locali. L’integrazione tra questi aspetti produce attrattività per i potenziali investitori e i futuri fruitori che sono incoraggiati a investire, abitare o trasferire le loro attività nelle aree riqualificate. Per raggiungere elevati livelli di qualità della forma urbana e architettonica va usato al meglio l’apparato disciplinare in nostro possesso e perseguite tutte le procedure utili a questo scopo. Tra queste, il ricorso ai concorsi pubblici, promossi anche da parte dei privati, può rendere ogni progetto un vettore di idee per arricchire la città e per darle identità, anche nella realizzazione delle urbanizzazioni e delle opere pubbliche in generale, che rivestono un ruolo primario nella vita sociale degli abitanti. In questo senso va riabilitata la centralità della figura del progettista, garante del rapporto tra le esigenze dell’abitare e del vivere, qualità del progetto e necessità del costruttore.
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La qualità dello spazio pubblico Una città fatta di adeguati spazi pubblici favorisce lo sviluppo, la convivenza civile, la comunicazione e l’aggregazione sociale, la sicurezza, la conoscenza reciproca e la partecipazione. Riferita alla rigenerazione di aree dismesse o dismettibili, la qualità dello spazio pubblico ha una funzione di rilievo per riavviare i necessari processi di identificazione e integrazione sociale e per la riconoscibilità del luogo; è importante per la ricucitura e la fluida circolazione e scambio con il contesto urbano. Esso costituisce il completamento indispensabile alla valorizzazione del patrimonio architettonico e urbanistico, aumenta la qualità generale del tessuto urbano laddove accresce le opportunità di mobilità, anche per le categorie più svantaggiate, crea un ambiente attraente, sicuro e flessibile capace di competere con i nuovi poli residenziali, terziari, commerciali e del tempo libero sorti all’esterno dei nuclei urbani, restituendo valore aggiunto alle parti centrali e consolidate delle nostre città. Secondo la tradizione storica europea, gli spazi pubblici devono tornare ad essere elemento costitutivo del tessuto urbano dove la mobilità, pedonale in primis e veicolare (se necessaria) sia garantita senza il ricorso a soluzioni viabilistiche improprie per la città, favorendo la realizzazione di luoghi aperti, piacevoli e sicuri. In controbilanciamento alla scarsa durabilità delle opere di architettura contemporanea, avere nuovi spazi pubblici di qualità significa investire nel capitale sociale urbano fisso a medio lungo termine. La qualità sociale Qualità sociale significa benessere per gli abitanti (residenti e city users), sia come individui che come collettività. Il contesto urbano deve facilitare la coesione, favorire i rapporti interpersonali e l’interazione con i luoghi, offrire servizi adeguati ed evitare processi di esclusione o emarginazione. In questa chiave è fondamentale puntare, negli interventi con destinazioni residenziali, ad una composizione sociale articolata, attraverso la realizzazione di un’offerta immobiliare diversificata (proprietà/affitto, mercato/social housing). Inoltre, laddove è possibile, occorre mantenere e sviluppare le attività lavorative all’interno delle aree, in modo da scongiurare il rischio della riproposizione del “recinto” monofunzionale. E’ indispensabile verificare la sostenibilità sociale delle trasformazioni prevedendo l’impatto che esse avranno sul contesto. La tenuta e il miglioramento delle dotazioni territoriali, delle aree verdi, delle aree pedonali, del commercio, dei luoghi di aggregazione, degli spazi pubblici, della residenza sociale e non convenzionale, sono tutti fattori imprescindibili nelle operazioni di riqualificazione urbana. Gli obiettivi sociali devono essere perseguiti dal programma di rigenerazione nelle sue premesse, politiche e tecniche, e sviluppate nel progetto, nella sua esecuzione e gestione, attraverso un processo codificato di partecipazione.
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La qualità economica La qualità economica di un intervento a scala urbana risiede essenzialmente in due fattori: - la capacità di produrre occasioni di sviluppo auto propulsivo duraturo nel tempo e crescita economica dell’area urbana in cui si inserisce; - il bilanciamento tra qualità tecnica, tempi, efficienza attuativa e costo globale per evitare diseconomie nelle fasi di progettazione e realizzazione dell’opera, nonché nella sua gestione e manutenzione. Una trasformazione urbana di qualità genera benefici economici sia per gli investitori (Privato economico), sia per il Pubblico, che per i cittadini (Privato collettivo); attira investimenti generando sviluppo e nuove opportunità di lavoro. I benefici potenziali devono essere considerati e assunti fin dalla nascita del programma di recupero che, nella sua valutazione, deve evidenziare le utilità e i benefici più larghi (pubblici e privati) generati dagli investimenti di riqualificazione (pubblici e privati). È importante determinare i presupposti finanziari ottimali per le trasformazioni, in particolare favorendo le condizioni che danno maggior spazio all’investimento privato e alle sue ricadute pubbliche. È fondamentale, in tal senso, il ruolo dell’investimento pubblico come innesco all’investimento privato, a partire da un uso intelligente del patrimonio immobiliare pubblico come leva, anche economico-finanziaria, per gli investimenti privati. Ogni processo di trasformazione urbana è accompagnato da un potenziale rischio d’impresa. Tutti i rischi vanno valutati nella fase iniziale del processo attraverso opportuni studi di fattibilità che identifichino, anche attraverso più ipotesi di scenario complessivo, le destinazioni d’uso più appropriate, in relazione ai costi potenziali di intervento stimati nel modo più realistico possibile. I singoli progetti di trasformazione sono avvantaggiati se inseriti in una più vasta iniziativa di rigenerazione. E’ perciò fondamentale che la progettazione economica e finanziaria alla base di un intervento nasca insieme ad esso e sia coerente con gli strumenti pianificatori e programmatici generali, in modo da rispettare, nel processo attuativo, le strategie di lungo periodo che la città si è data. La qualità ambientale Il recupero delle aree urbane dismesse ha due importanti ricadute sulla qualità ambientale: - la prima è legata ai fattori generali che definiscono la crescita sostenibile di una città; - la seconda riguarda le bonifiche ambientali che tale recupero produce quando, come accade nella maggior parte di casi, si tratta di siti storicamente inquinati. Un’accurata valutazione delle condizioni ambientali delle aree, accompagnata da studi sugli impatti determinati dalla bonifica dei siti potenzialmente contaminati, costituisce un passaggio imprescindibile per il successo dell’intera operazione; preserva la salute dei cittadini ed è il primo passaggio necessario per assegnare attrattività ai luoghi, diminuendo le incertezze e aumentando il potenziale del mercato locale. Una politica del pieno utilizzo delle aree disponibili che minimizza l’espansione urbana, riduce inoltre la necessità di urbanizzare nuove aree verdi o agricole, contribuisce all’uso efficiente delle strutture e infrastrutture esistenti e abbatte il consumo energetico sia degli edifici, sia della città.
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La qualità energetica Il rispetto dei principi cardine della sostenibilità ambientale sono un requisito essenziale pienamente affermato a scala urbana. L’obiettivo dichiarato sono le eco-città, caratterizzate dal contenimento dei consumi energetici, dall’impiego minimo di risorse naturali, dalla riduzione dei rifiuti e delle emissioni clima-alteranti, nel rispetto di elevati standard abitativi. Il patrimonio edificato esistente, buona parte del quale costruito nella seconda metà del ‘900, non rispetta queste qualità e costituisce anzi una delle principali cause di spreco energetico e d'inquinamento. La rigenerazione delle aree dismesse o dismettibili, contribuisce a raggiungere obiettivi di sostenibilità attraverso: - la trasformazione degli edifici da consumatori a produttori di energia; - l’integrazione del linguaggio del progetto con le tecnologie più avanzate per il contenimento dei consumi energetici; - l’adozione di sistemi passivi (materiali di costruzione, esposizione, uso del verde, ventilazione, ecc) e attivi (teleriscaldamento, impianti di condizionamento intelligenti, fonti energetiche rinnovabili, raccolta e utilizzazione dell'acqua piovana, ecc) per migliorare l’efficienza energetica; - la produzione di biogas dai rifiuti; - l’utilizzazione di biotecnologie per assorbire le sostanze inquinanti nelle bonifiche di aree inquinate; - l’incentivazione della produzione di energia domestica (fotovoltaico, solare termico etc.) promuovendo un nuovo mercato energetico nel quale i cittadini, fino ad ora solo consumatori, diventino anche produttori d’energia; - la progettazione degli spazi aperti (pubblici e privati), del verde e delle superfici d’acqua come elementi integranti del riequilibrio bioclimatico. La Pubblica Amministrazione deve adottare normative che stimolino la capacità di produrre edifici con alte prestazioni ambientali da parte degli operatori. Attraverso l’adozione di incentivi (fiscali e normativi) va contrastata la politica del basso costo di costruzione che si traduce nella lievitazione dei costi di manutenzione e gestione e nello spreco energetico che grava sulla salute dei cittadini e sulla qualità urbana. Devono essere elaborati nuovi modelli metodologici per l’edilizia pubblica con la partecipazione degli attori imprenditoriali, sociali e tecnici. La qualità culturale Qualità culturale significa progettare trasformazioni che siano in continuità con le evoluzioni storicoculturali del luogo, o in necessaria e costruttiva rottura, sulla base della consapevolezza del portato della storia fisica, economica e sociale dell'area in questione e della città. Il lavoro di indagine e “ascolto” del luogo e dei suoi abitanti è la premessa necessaria ad ogni progetto di rigenerazione e deve accompagnare la sua realizzazione in tutte le fasi, grazie al contributo di professionisti dedicati. Dal punto di vista architettonico, la conoscenza dei valori testimoniali dei manufatti presenti e del loro stato di conservazione consente di identificare le categorie d’intervento, relative al complesso e ai
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singoli edifici, secondo graduazioni che vanno dal restauro, al recupero, alla ristrutturazione ed infine alla sostituzione per gli edifici che non presentano valori degni di tutela. Dal punto di vista urbanistico, la morfologia delle città che sono caratterizzate da un'importante storia industriale va riconosciuta e salvaguardata; ogni integrazione e trasformazione deve essere coerente a tale peculiare carattere. La vitalità di una trasformazione urbana è legata ad azioni che compongano il senso appartenenza al territorio, la continuità storica e nuove risposte alle sfide dello sviluppo urbano. La qualità paesaggistica La qualità paesaggistica deriva dall’insieme delle qualità raggiunte negli ambiti già citati, nei casi in cui la loro composizione crea un rinnovato “senso del luogo”. Non si tratta quindi di perseguire l’idea di semplice “cosmesi”, ma di giungere a una giusta sintesi tra la morfologia del territorio, il patrimonio presente, il sistema delle risorse di cui gode e il sistema sociale ed economico espresso dalla comunità che in esso vive, creando un “bene paesaggio” inteso come costruzione collettiva. Nel caso specifico delle aree dismesse, particolare rilievo hanno i fattori tempo e gradualità: gli abitanti, le amministrazioni e gli attori coinvolti devono essere sollecitati a riappropriarsi del “paesaggio abbandonato”, a volte negato e rimosso, perché i suoi caratteri distintivi possano essere giustamente individuati, valutati e confrontati con le nuove esigenze. Sulla base di questo confronto potranno essere elaborati, secondo le indicazioni legislative vigenti, i termini del progetto di recupero e trasformazione che dovrà essere flessibile e poter interagire sia con gli assestamenti e le modificazioni naturali nel corso del tempo sia con gli abitanti nella nuova graduale appropriazione del “luogo”.
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3.4 Gli obiettivi strategici e gli obiettivi specifici del PIST Il PIST “Antichi Cuori Urbani – Rigenerazione degli insediamenti umani” sarà elaborato allo scopo di promuovere una strategia territoriale di sviluppo sostenibile e compatibile con le peculiarità storiche, sociali, economiche ed ambientali dei Comuni promotori. La pianificazione dello sviluppo, delineata in conformità ai principi della Legge Regionale n.21/2008, sarà definita declinando operativamente la vision (o idea-guida) generale di sviluppo, che alla scala territoriale si incentra sulla rigenerazione del sistema territoriale degli “Antichi Cuori Urbani”. La valorizzazione dei caratteri e dei legami storico-architettonici tra i centri storici ed i propri cittadini in primis, dei tre (quattro, considerando l’antica separazione tra Montrone e Canneto) centri storici tra loro e la loro ricucitura materiale ed immateriale, anche attraverso il recupero di valori e della fruizione del contesto rurale, costituiranno i cardini per la definizione di uno sviluppo territoriale integrato. “Integrazione” intesa come strategia generale da adottare tra le Amministrazioni comunali nei reciproci rapporti e nei confronti delle indicazioni fornite da chi vorrà partecipare a tale Piano; intesa anche come risultato a cui tendere per definire un modello sostenibile e durevole, in cui centro storico e “nuova città”, agricoltura e ambiente, centro urbano, cultura e turismo possano “integrarsi” al fine di garantire un maggiore benessere economico e sociale e, simultaneamente un miglioramento della qualità di vita. La visione generale che ispira il PIST può essere declinata in quattro obiettivi strategici (OS), che determinano le finalità di lungo periodo e definiscono i “confini del sistema” entro i quali si svilupperanno le attività di pianificazione. Obiettivo Strategico 1 - Rivitalizzare i centri storici. La necessità di proporre un modello di pianificazione comune scaturisce dalla considerazione che interventi limitati ai singoli centri non sono sufficienti ad affrontare i fabbisogni espressi dal territorio. Le città dell’ambito territoriale “Antichi Cuori Urbani” percepiscono la necessità di superare lo sterile campanilismo che ha reso inefficaci molti interventi del passato e riconoscono che le loro radici comuni rendono indispensabile una strategia condivisa per affrontare e risolvere in modo efficace i comuni problemi. La rivitalizzazione è qui intesa nel senso più ampio, secondo una visione strategica nella quale differenti interventi, focalizzati su differenti settori, contribuiscono all’unisono alla rigenerazione dei centri storici sia dal punto di vista urbanistico-edilizio, sia economico, sociale e culturale, nell’intento di innescare un processo virtuoso di causa-effetto reciproco tra i singoli progetti. L’area oggetto del PIST si caratterizza per l’esistenza in ognuno dei Comuni interessati di un centro storico di antica origine costituito da un tessuto urbano denso, spesso carente di servizi alla residenza (sottodotazione di urbanizzazioni primarie e secondarie) e di qualità degli spazi collettivi. La città storica è infatti un bene culturale e architettonico, ma è anzitutto una città, che trova proprio nel deficit di servizi e nella scarsa qualità del patrimonio abitativo una delle principali ragioni del suo declino. Il recupero del tessuto storico necessita pertanto di una concertazione capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati nello sforzo comune di rigenerare il cuore urbano delle città, mantenendone la qualità formale unitaria e rispondendo al contempo alle mutate esigenze della vita contemporanea.
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Particolare attenzione sarà dedicata dunque alla concertazione di interventi organici di restauro e di trasformazione d’uso compatibili con i caratteri tipo-morfologici del tessuto edilizio mirati al miglioramento della qualità e dell’offerta abitativa e multifunzionale della Città storica. In particolare, all’interno del tessuto urbano emergono edifici storici di interesse pubblico che determinano forti polarità in ciascuno dei quattro centri. Il PIST prevede l’attuazione di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di tali edifici e di adeguamento (sottoservizi, arredo urbano) del loro prossimo intorno: nella duplice funzione di centri di servizi per la comunità locale e di potenziali poli di attrazione, questi caposaldi potranno fungere da volano per la rigenerazione più in generale del tessuto urbano storico, in senso architettonico quanto economico. Sulla base di tale linea di intervento, in ciascuno dei tre centri storici (quattro, considerando l’antica separazione tra Canneto e Montrone) occorrerà, dunque, individuare di edifici di interesse pubblico che possano assolvere alla funzione di “poli/ripetitori centrali” di un sistema integrato ed articolato nell’intero territorio: luoghi di servizio e di incontro comunitario per gli abitanti e al contempo porte di accesso all’intero sistema. Obiettivo Strategico 2 - Rigenerare l’insediamento storico rurale. La generale disattenzione verso il mondo rurale che ha causato nei decenni passati l’abbandono delle campagne rappresenta uno dei principali fattori che ha limitato la crescita dell’economia locale. Per avviare un percorso di sviluppo occorre, pertanto, ricucire le relazioni tra ambiente agricolo e urbano, insediando nelle campagne nuove funzioni in grado di erogare servizi, generare reddito e contrastare lo spopolamento delle aree rurali, favorendo la nascita di servizi e attività da affiancare a quelle tradizionali agricole. Il modello di sviluppo sostenibile che si persegue può essere validamente integrato dalla promozione complementare di forme di turismo consapevole. L’aumento dell’attrattività territoriale, derivante dalla tutela dei beni culturali e ambientali e dalla valorizzazione delle produzioni e dei saperi locali, può indurre flussi crescenti di persone a visitare i centri storici ed a spostarsi dall’uno all’altro percorrendo le campagne dell’ambito, contribuendo a rafforzare l’interscambio, anche economico, tra centri urbani ed aree rurali. Tale aumento scaturisce dalla complessiva azione di rigenerazione territoriale, unita alla valorizzazione degli assetti tradizionali e alla creazione di nuove opportunità per le potenzialità inespresse (servizi alla persona, cultura, creatività giovanile, produzione tipica di alta qualità, etc.) e può innescare un ulteriore circuito virtuoso tra sviluppo socio-economico locale e conseguente interesse turistico. Si privilegerà in questo caso un approccio “slow”, promuovendo forme di mobilità “dolce”, valorizzando e tutelando gli elementi morfologici esistenti, quali ad esempio i muri a secco, , i viali alberati e le piante secolari (“patriarchi” arborei), le cisterne, fino a rendere accessibili anche gli spazi meno antropizzati. Obiettivo Strategico 3 - Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni. Come si evince dalle analisi precedentemente illustrate, i tre Comuni promotori del PIST sono caratterizzati da molteplici affinità (di tipo geografico, sociale, economico e culturale) che ne costituiscono una potenzialità finora inespressa. Attraverso il riconoscimento dei valori e delle prerogative che li assimilano, pur riconoscendone ed evidenziandone i caratteri specifici di ognuno, è possibile definire una strategia di valorizzazione delle risorse territoriali, basata, al contempo, su un’indispensabile dotazione infrastrutturale adeguata.
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Lo sviluppo equilibrato del territorio non può prescindere da un efficiente sistema di collegamenti stradali che assolvano la duplice funzione di collegare tra loro i centri abitati e di permettere l’accesso al territorio rurale, capace di integrarsi con la rete di tracciati escursionistici e ciclabili nel territorio aperto. È opportuno, pertanto, distinguere tra gli interventi sulla viabilità “di collegamento”, che mette in relazione le diverse aree urbane, e quelli sulla viabilità a servizio delle aree rurali. La prima, costituita da strade di connessione intercomunale, che in taluni casi si rivela inadeguata rispetto alle necessità dei differenti utenti e veicoli, la seconda utilizzata prevalentemente dai residenti e dai lavoratori delle campagne che risulta spesso trascurata. Gli interventi di potenziamento della rete stradale, rafforzando le connessioni tra centri urbani e tra gli abitati e il contesto rurale permetteranno di consolidare il tessuto economico dell’area; il sistema dei percorsi ecosostenibili di collegamento e fruizione dei beni ambientali rappresenterà l’opportunità per i Comuni interessati di valorizzare un patrimonio poco noto e di aumentare l’attrattività del territorio rurale, anche destagionalizzando i flussi turistici. Obiettivo Strategico 4 - Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale. La cultura e le tradizioni del contesto degli “Antichi Cuori Urbani”, come il nome stesso suggerisce, hanno radici molto lontane nel passato e la modernità dei tempi non ha scalfito il profondo senso di appartenenza ai luoghi degli abitanti, la memoria storica che essi custodiscono degli usi antichi, della cultura popolare, dei riti religiosi, nonché la conoscenza delle più significative espressioni (ambientali ed architettoniche) del proprio territorio. Al fine di valorizzare questo ricco patrimonio di “saperi”, il PIST si propone di raccoglierli, archiviarli e tutelarli dal trascorrere del tempo attraverso l’uso delle infinite possibilità offerte dalle nuove tecnologie; con l’implicito obiettivo (non secondario) di affidare tale compito alle giovani generazioni, padrone dei sistemi informatici, creando nuove forme di impiego e, al tempo stesso, di avvicinarle a quelle dei loro nonni. Costruito e sistematizzato, tale data base, implementato di tutte le informazioni relative alle possibilità offerte dal territorio (strutture ricettive, musei ed orari visite, percorsi sentieristici, notizie utili di varia natura) costituirà il supporto più completo per la definizione ed attivazione di una strategia di marketing territoriale che miri a svelare tanta ricchezza ai cittadini quanto ai turisti ed agli operatori economici.
I suddetti obiettivi strategici rappresentano dunque una specificazione delle linee programmatiche generali. Alla luce dei fabbisogni e delle criticità rilevati tanto in fase di costituzione del quadro conoscitivo quanto durante il processo partecipativo, e considerata la visione programmatica complessiva, gli obiettivi strategici sono stati declinati in obiettivi specifici, in coerenza con ciascuno dei tre ambiti di intervento individuati.
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Gli obiettivi specifici (a loro volta articolati in linee di intervento e azioni di avvio, come schematizzato nel quadro logico programmatorio) sono stati così definiti per Ambito di intervento: Ambito di intervento 1: Centri storici OS.1 - Rivitalizzare i centri storici Os.1.1 Recupero fisico e funzionale, restauro urbanistico ed edilizio Os.1.2 Creazione di luoghi d’incontro Os.1.3 Rilancio del settore commerciale Os.1.4 Integrazione sociale Ambito di intervento 2: Paesaggio rurale OS.2 - Rigenerare l’insediamento storico rurale Os.2.1 Creazione di nuovi poli attrattivi nei contesti rurali Os.2.2 Valorizzazione del patrimonio architettonico Os.2.3 Tutela e valorizzazione degli elementi identitari del territorio OS.3 - Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni Os.3.1 Aumento della accessibilità rurale Os.3.2 Tutela e valorizzazione degli elementi naturalistici, geomorfologici, idraulici ed ambientali Ambito di intervento 3: Conoscenza diffusa OS.4 - Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale Os.4.1 Valorizzare il patrimonio umano e socioeconomico Os.4.2 Applicare gli strumenti ICT per la gestione e promozione delle risorse locali
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3.5 Linee di intervento In coerenza con le linee programmatiche sopra enunciate, sono state individuate alcune possibili azioni integrate di start-up, attraverso cui dare avvio all’attuazione ed alla verifica in itinere della vision territoriale più ampia e generale che il PIST specificherà ed articolerà in dettaglio. Di seguito sono elencate le linee di intervento proposte, in fase preliminare, in relazione a ciascun obiettivo strategico e relativo obiettivo specifico: OS.1 - Rivitalizzare i centri storici Os.1.1 Recupero fisico e funzionale, restauro urbanistico ed edilizio - Linee di intervento /azioni: 1.1.1 Incentivazione del processo di ristrutturazione degli edifici; 1.1.2 Eliminazione delle barriere architettoniche; 1.1.3 Recupero integrato degli spazi storici; 1.1.4 Adeguamento dell’arredo urbano; 1.1.5 Sostituzione ed adeguamento della pavimentazione di strade e piazze; 1.1.6 Miglioramento delle reti tecnologiche. Os.1.2 Creazione di luoghi d’incontro - Linee di intervento /azioni: 1.2.1 Pedonalizzazione totale o parziale delle strade; 1.2.2 Limitazione del traffico automobilistico; 1.2.3 Incentivazione dell’insediamento di attività culturali. Os.1.3 Rilancio del settore commerciale- Linee di intervento /azioni: 1.3.1 Attuazione di un progetto di marketing dell’attività commerciale; 1.3.2 Implementazione dell’illuminazione pubblica; 1.3.3 Assicurazione di un adeguato livello di igiene degli spazi pubblici; 1.3.4 Potenziamento del servizio di trasporto pubblico; 1.3.5 Elaborazione di un piano del traffico e dei parcheggi. Os.1.4 Integrazione sociale - Linee di intervento /azioni: 1.4.1 Creazione di un ente preposto alla promozione turistica del centro storico; 1.4.2 Incremento del livello di sicurezza; 1.4.3 Potenziamento del servizio di assistenza sociale e di accompagnamento all’occupazione; 1.4.4 Incentivazione all’insediamento delle giovani famiglie; 1.4.5 Allestimento di Laboratori Urbani multidisciplinari permanenti.
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OS.2 - Rigenerare l’insediamento storico rurale Os.2.1 Creazione di nuovi poli attrattivi nei contesti rurali - Linee di intervento /azioni: 2.1.1 Rifunzionalizzazione dei manufatti storici privati anche per usi di interesse pubblico; 2.1.2 Individuazione e messa a sistema una rete di percorsi narrativi per una consapevole fruizione del territorio. Os.2.2 Valorizzazione del patrimonio architettonico - Linee di intervento /azioni: 2.2.1 Diffusione del valore storico-documentale dei manufatti edilizi rispetto agli antichi usi rurali; 2.2.2 Incentivazione del recupero dei beni secondo principi ecosostenibili ed ecocompatibili. Os.2.3 Tutela e valorizzazione degli elementi identitari del territorio - Linee di intervento /azioni: 2.3.1 Censimento e tutela dei più significativi tratti di muretti a secco; 2.3.2 Promozione del recupero materiale di muretti a secco secondo le Linee Giuda Regionali; 2.3.3 Censimento e tutela dei viali alberati e delle piante secolari.
OS.3 - Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni Os.3.1 Aumento della accessibilità rurale - Linee di intervento /azioni: 3.1.1 Potenziamento della viabilità intercomunale e poderale carrabile; 3.1.2 Realizzazione di percorsi sentieristici (pedonali e ciclabili) di collegamento tra i centri storici; 3.1.3 Dotazione di un’efficace segnaletica stradale per le strade poderali ed intercomunali. Os.3.2 Tutela e valorizzazione degli elementi naturalistici, geomorfologici, idraulici ed ambientali - Linee di intervento /azioni: 3.2.1 Verifica dell’applicazione delle misure di tutela nazionali, regionali e comunali esistenti; 3.2.2 Interventi intercomunali di rimboschimento delle aree naturali in stato di abbandono; 3.2.3 Promozione di attività didattiche e ricreative nelle aree di interesse ambientale itineranti nell’ambito intercomunale.
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OS.4 - Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale Os.4.1 Valorizzare il patrimonio umano e socioeconomico - Linee di intervento /azioni: 4.1.1 Pianificazione di un calendario di eventi culturali ed artistici; 4.1.2 Coordinamento delle iniziative di promozione territoriale intercomunale; 4.1.3 Creazione di una strategia di marketing intercomunale; 4.1.4 Raccolta di testimonianze storiche (oggetti e memorie) per la creazione di una coscienza comune delle radici e delle tradizioni. Os.4.2 Applicare gli strumenti ICT per la gestione e promozione delle risorse locali - Linee di intervento /azioni: 4.2.1 Creazione di un archivio informatico dei dati storici, ambientali e culturali relativi al contesto “Antichi Cuori Urbani” accessibile al pubblico dai siti web istituzionali dei Comuni coinvolti; 4.2.2 Sistematizzazione strutture ricettive e visite guidate entro un comune circuito virtuale (disponibilità, localizzazione, prezzi, classe, etc.).
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3.6 Il quadro logico programmatico Vision
Ambiti di intervento
Obiettivi strategici
Obiettivi specifici Os.1.1 Recupero fisico e funzionale, restauro urbanistico ed edilizio Os.1.2 Creazione di luoghi d’incontro
Ambito 1 centri storici
OS.1 Rivitalizzare i centri storici
Os.1.3 Rilancio del settore commerciale
Os.1.4 Integrazione sociale
Rigenerare il sistema
OS.2 Rigenerare insediamento storico rurale
territoriale degli “Antichi Cuori Urbani”
Ambito 2: paesaggio rurale
OS.3 Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni
Ambito 3: conoscenza diffusa
OS.4 Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale
Os.2.1 Creazione di nuovi poli attrattivi nei contesti rurali Os.2.2 Valorizzazione del patrimonio architettonico Os.2.3 Tutela e valorizzazione degli elementi identitari del territorio Os.3.1 Aumento della accessibilità rurale
Linee di intervento / Azioni Incentivazione del processo di ristrutturazione degli edifici Eliminazione delle barriere architettoniche Recupero integrato degli spazi storici Adeguamento dell’arredo urbano Sostituzione ed adeguamento della pavimentazione di strade e piazze Miglioramento delle reti tecnologiche Pedonalizzazione totale o parziale delle strade Limitazione del traffico automobilistico Incentivazione dell’insediamento di attività culturali Attuazione di un progetto di marketing dell’attività commerciale Implementazione dell’illuminazione pubblica Assicurazione di un adeguato livello di igiene degli spazi pubblici Potenziamento del servizio di trasporto pubblico Elaborazione di un piano del traffico e dei parcheggi Creazione di un ente preposto alla promozione turistica del centro storico Incremento del livello di sicurezza Potenziamento del servizio di assistenza sociale e di accompagnamento all’occupazione Incentivazione all’insediamento delle giovani famiglie Allestimento di Laboratori Urbani multidisciplinari permanenti Rifunzionalizzazione dei manufatti storici privati anche per usi di interesse pubblico Individuazione e messa a sistema una rete di percorsi narrativi per una consapevole fruizione del territorio Diffusione del valore storico-documentale dei manufatti edilizi rispetto agli antichi usi rurali Incentivazione del recupero dei beni secondo principi ecosostenibili ed ecocompatibili Censimento e tutela dei più significativi tratti di muretti a secco Promozione del recupero materiale di muretti a secco secondo le Linee Giuda Regionali Censimento e tutela dei viali alberati e delle piante secolari Potenziamento della viabilità intercomunale e poderale carrabile Realizzazione di percorsi sentieristici (pedonali e ciclabili) di collegamento tra i centri storici Dotazione di un’efficace segnaletica stradale per le strade poderali ed intercomunali Verifica dell’applicazione delle misure di tutela nazionali, regionali e comunali esistenti
Os.3.2 Tutela e valorizzazione degli elementi naturalistici, geomorfologici, idraulici ed ambientali
Interventi intercomunali di rimboschimento delle aree naturali in stato di abbandono
Os.4.1 Valorizzare il patrimonio umano e socioeconomico
Pianificazione di un calendario di eventi culturali ed artistici Coordinamento delle iniziative di promozione territoriale intercomunale Creazione di una strategia di marketing intercomunale Raccolta di testimonianze storiche (oggetti e memorie) per la creazione di una coscienza comune delle radici e delle tradizioni
Os.4.2 Applicare gli strumenti ICT per la gestione e promozione delle risorse locali
Promozione di attività didattiche e ricreative nelle aree di interesse ambientale itineranti nell’ambito intercomunale
Creazione di un archivio informatico dei dati storici, ambientali e culturali relativi al contesto “Antichi Cuori Urbani” accessibile al pubblico dai siti web istituzionali dei Comuni coinvolti Sistematizzazione strutture ricettive e visite guidate entro un comune circuito virtuale (disponibilità, localizzazione, prezzi, classe, etc.)
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4. CRITERI PER LA VALUTAZIONE DELLA FATTIBILITÀ DEL PROGRAMMA 4.1 Caratteristiche del modello valutativo adottato In conformità a quanto stabilito dalla Comunità Europea in materia di programmazione territoriale, il piano integrato di sviluppo territoriale “Antichi Cuori Urbani” (PIST) nella sua attuazione dovrà prevedere un adeguato sistema di monitoraggio, sorveglianza e controllo basato su una metodologia di valutazione ispirata alle linee guida europee, le quali prevedono tre differenti fasi di valutative: ex ante, in itinere ed ex post. In ciascuna di queste fasi, il processo di valutazione si basa sulla sistematica rilevazione di un set di indicatori elaborato per valutare gli impatti, i risultati ottenuti, l’efficacia e la trasparenza nella realizzazione dei singoli interventi. L’attività di monitoraggio sarà svolta durante tutto l’iter tecnico ed amministrativo che porterà all’attuazione del Piano e si sostanzierà in tre differenti tipologie di monitoraggio: 1. Il monitoraggio dei progetti. Monitorare l’efficacia del Piano attraverso lo stato di attuazione dei suoi progetti. 2. Il monitoraggio degli obiettivi/risultati. Individuare gli obiettivi principali del Piano, anche attribuendo un diverso peso agli stessi, e assegnare ad ognuno di essi uno o più indicatori in grado di segnalare il livello raggiunto. 3. Il monitoraggio del processo (la partecipazione e le reti di cooperazione). Questo modello, che è anche il più complesso da attuare, ci dovrebbe indicare come il Piano è stato in grado di migliorare la governance del territorio e di realizzare quelle reti e alleanze, sia orizzontali che verticali, che hanno permesso di realizzare progetti e azioni innovative che la mancata sinergia degli attori non avrebbe consentito. Il processo di valutazione sarà effettuato durante tutto l’iter tecnico ed amministrativo necessario per la realizzazione del piano mediante la costituzione di un gruppo di lavoro (comitato di controllo) in grado di svolgere i compiti di valutazione, sorveglianza e controllo. Tale gruppo di lavoro, una volta costituito, dovrà effettuare una valutazione preliminare di coerenza del Documento di Programmazione rispetto agli obiettivi fissati dall’Amministrazione. Nel processo di valutazione, la cittadinanza e tutte le altre parti interessate avranno un ruolo fondamentale. Il Piano, nelle sue prime fasi di costruzione e progettazione, non è stato formato sulla base di una partecipazione allargata, né su un sistema di accesso alla informazioni ed al dibattito aperto e flessibile. Per superare questo gap, nella successiva fase di monitoraggio, più tecnica per sua natura, si dovrà necessariamente favorire, nonostante l’inevitabile coordinamento e accentramento delle funzioni di elaborazione dei dati in una struttura unica, le condizioni per agevolare la partecipazione e il coinvolgimento della cittadinanza e degli altri attori già coinvolti nella fase di costruzione del Piano.
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L’ipotesi auspicabile è quella di riuscire a creare una rete “ di produttori di conoscenza territoriale” e dei soggetti coinvolti nella realizzazione di alcuni interventi del Piano che, pur lavorando con compiti e obiettivi specifici, si coordineranno sulla base di un progetto comune di monitoraggio, aggiornando periodicamente e rendendo disponibili le conoscenze di rispettiva competenza. Tale rete dovrà fornire la base di conoscenza necessaria per avviare un sistema di valutazione permanente di efficienza, efficacia e della trasparenza del Piano. Anche lo stesso processo di valutazione sarà sottoposta a controllo e validazione per verificare la coerenza dei risultati ottenuti nei dossier di valutazione che saranno prodotti con l’effettiva realizzazione del Piano.
4.1.1 Valutazione della rispondenza della strategia ai bisogni identificati Durante l’elaborazione del Piano il comitato di controllo dovrà valutare la coerenza tra l’attuazione del Piano e gli obiettivi di riqualificazione urbana, inclusione sociale e sostenibilità ambientale del Comune espressi nel Documento programmatico e validati dall’Amministrazione Comunale sulla base dei risultati del processo partecipativo. Il complesso degli studi e ricerche effettuate e delle poche istanze raccolte durante il processo partecipativo ha permesso l’identificazione di fabbisogni coerenti gli obiettivi strategici fissati dalle Amministrazioni. Tali fabbisogni hanno rappresentato la base per la definizione di obiettivi specifici operativi e le conseguenti linee di intervento precedentemente descritte. Durante l’elaborazione del Piano si dovranno raccogliere gli ulteriori pareri tecnici e contributi da parte della cittadinanza e integrati all’interno del quadro conoscitivo che ha portato alla identificazione dei fabbisogni.
4.1.2 Quadro di coerenza interna Il quadro di coerenza interna si basa su una matrice in grado di evidenziare la correlazione esistente tra gli obiettivi strategici e le linee di intervento stabilite dal Piano. La matrice si basa su un sistema punteggi da 0 a 2 punti in base al grado di coerenza : 0 = bassa coerenza; 1 = sufficiente coerenza; 2 = alta coerenza. Di seguito si riportano i risultati della auto-valutazione preliminare. Per maggiore chiarezza si riportano gli obiettivi strategici (OS) descritti nel paragrafo 3: Obiettivo Strategico 1 - Rivitalizzare i centri storici. Obiettivo Strategico 2 - Rigenerare l’insediamento storico rurale. Obiettivo Strategico 3 - Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni. Obiettivo Strategico 4 - Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale.
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QUADRO DI COERENZA INTERNA Linee di intervento
Pedonalizzazione totale o parziale delle strade
OS.1 2 2 2 2 2 2 2
OS.2 2 2 1 2 0 1 0
OS.3 2 2 2 0 2 0 1
OS.4 1 0 1 0 0 2 0
Limitazione del traffico automobilistico
2
0
0
0
Incentivazione dell’insediamento di attività culturali
2
1
2
2
Attuazione di un progetto di marketing dell’attività commerciale
2
2
2
2
Implementazione dell’illuminazione pubblica
2
0
1
1
Assicurazione di un adeguato livello di igiene degli spazi pubblici
2
1
0
0
Potenziamento del servizio di trasporto pubblico
2
2
2
1
Elaborazione di un piano del traffico e dei parcheggi
2
1
2
1
Creazione di un ente preposto alla promozione turistica del centro storico
2
2
2
2
Incremento del livello di sicurezza
2
1
0
1
Potenziamento del servizio di assistenza sociale e di accompagnamento all’occupazione
2
2
0
1
Incentivazione all’insediamento delle giovani famiglie
2
0
0
0
Incentivazione del processo di ristrutturazione degli edifici Eliminazione delle barriere architettoniche Recupero integrato degli spazi storici Adeguamento dell’arredo urbano Sostituzione ed adeguamento della pavimentazione di strade e piazze Miglioramento delle reti tecnologiche
Allestimento di Laboratori Urbani multidisciplinari permanenti
2
1
2
2
Rifunzionalizzazione dei manufatti storici privati anche per usi di interesse pubblico
2
2
1
1
Individuazione e messa a sistema una rete di percorsi narrativi per una consapevole fruizione del territorio
2
2
2
2
Diffusione del valore storico-documentale dei manufatti edilizi rispetto agli antichi usi rurali
1
2
1
2
Incentivazione del recupero dei beni secondo principi ecosostenibili ed ecocompatibili
1
2
1
0
Censimento e tutela dei più significativi tratti di muretti a secco
0
2
2
2
Promozione del recupero materiale di muretti a secco secondo le Linee Giuda Regionali
0
2
2
1
Censimento e tutela dei viali alberati e delle piante secolari
0
2
2
2
Potenziamento della viabilità intercomunale e poderale carrabile
1
2
2
1
Realizzazione di percorsi sentieristici (pedonali e ciclabili) di collegamento tra i centri storici
2
2
2
2
Dotazione di un’efficace segnaletica stradale per le strade poderali ed intercomunali
2
2
2
2
Verifica dell’applicazione delle misure di tutela nazionali, regionali e comunali esistenti
1
2
2
0
Interventi intercomunali di rimboschimento delle aree naturali in stato di abbandono
0
2
2
1
Promozione di attività didattiche e ricreative nelle aree di interesse ambientale itineranti nell’ambito intercomunale
1
2
2
2
Pianificazione di un calendario di eventi culturali ed artistici
2
2
2
2
Coordinamento delle iniziative di promozione territoriale intercomunale
2
2
2
2
Creazione di una strategia di marketing intercomunale
2
2
2
2
Raccolta di testimonianze storiche (oggetti e memorie) per la creazione di una coscienza comune delle radici e delle tradizioni
2
2
2
2
Creazione di un archivio informatico dei dati storici, ambientali e culturali relativi al contesto “Antichi Cuori Urbani” accessibile al pubblico dai siti web istituzionali dei Comuni coinvolti
2
2
2
2
Sistematizzazione strutture ricettive e visite guidate entro un comune circuito virtuale
2
2
2
2
(0 = bassa coerenza; 1 = sufficiente coerenza; 2 = alta coerenza).
Il comitato di controllo dovrà aggiornare e revisionare la matrice di coerenza interna anche in relazione alle decisioni adottate nella redazione del documento di rigenerazione territoriale.
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4.1.3 Quadro di coerenza esterna Il quadro di coerenza esterna si basa sulla metodologia utilizzata per la valutazione del quadro di coerenza interna. Di seguito si riportano due differenti matrici: − la prima riguardante il profilo di coerenza degli obiettivi strategici con il quadro programmatico regionale in materia di Paesaggio e Territorio, programmazione comunitaria e pianificazione socio-economica; − la seconda matrice riguardante invece la coerenza delle linee di intervento con i principali strumenti di programmazione vigenti a livello locale. Per approfondimenti specifici sulla coerenza esistente tra i documenti programmatici esistenti a livello regionale e locale si rimanda all’analisi di contesto del presente documento. Il comitato di controllo avrà il compito di revisione e aggiornamento delle matrici di coerenza esterna durante tutto l’iter di approvazione del piano. QUADRO DI COERENZA ESTERNA CON GLI STRUMENTI PROGRAMMATORI DELLA REGIONE PUGLIA Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
Fondo Sociale Europeo (FSE)
Programma di Sviluppo Rurale (PSR)
Documento Strategico Regionale (DSR)
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR)
OS 1 - Rivitalizzare i centri storici
2
2
1
2
2
OS 2 - Rigenerare l’insediamento storico rurale
2
2
2
2
2
OS 3 - Rafforzare e ricucire le connessioni fisiche ed ambientali tra i Comuni
2
1
2
2
2
OS 4 - Valorizzare il patrimonio immateriale a supporto della rigenerazione territoriale
2
2
1
2
2
Obiettivi Strategici
(0 = bassa coerenza; 1 = sufficiente coerenza; 2 = alta coerenza).
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ANTICHI CUORI URBANI Rigenerazione degli insediamenti umani
QUADRO DI COERENZA ESTERNA CON GLI STRUMENTI PROGRAMMATORI LOCALI Linee di intervento
PSZ
GAL Conca Barese
PS MTB
PUG Adelfia
PUG Bitetto
PRG Bitritto
Incentivazione del processo di ristrutturazione degli edifici Eliminazione delle barriere architettoniche Recupero integrato degli spazi storici Adeguamento dell’arredo urbano Sostituzione ed adeguamento della pavimentazione di strade e piazze Miglioramento delle reti tecnologiche Pedonalizzazione totale o parziale delle strade Limitazione del traffico automobilistico Incentivazione dell’insediamento di attività culturali Attuazione di un progetto di marketing dell’attività commerciale Implementazione dell’illuminazione pubblica Assicurazione di un adeguato livello di igiene degli spazi pubblici Potenziamento del servizio di trasporto pubblico Elaborazione di un piano del traffico e dei parcheggi Creazione di un ente preposto alla promozione turistica del centro storico Incremento del livello di sicurezza Potenziamento del servizio di assistenza sociale e di accompagnamento all’occupazione Incentivazione all’insediamento delle giovani famiglie Allestimento di Laboratori Urbani multidisciplinari permanenti Rifunzionalizzazione dei manufatti storici privati anche per usi di interesse pubblico Individuazione e messa a sistema una rete di percorsi narrativi per una consapevole fruizione del territorio Diffusione del valore storico-documentale dei manufatti edilizi rispetto agli antichi usi rurali Incentivazione del recupero dei beni secondo principi ecosostenibili ed ecocompatibili Censimento e tutela dei più significativi tratti di muretti a secco Promozione del recupero materiale di muretti a secco secondo le Linee Giuda Regionali Censimento e tutela dei viali alberati e delle piante secolari Potenziamento della viabilità intercomunale e poderale carrabile Realizzazione di percorsi sentieristici (pedonali e ciclabili) di collegamento tra i centri storici Dotazione di un’efficace segnaletica stradale per le strade poderali ed intercomunali Verifica dell’applicazione delle misure di tutela nazionali, regionali e comunali esistenti Interventi intercomunali di rimboschimento delle aree naturali in stato di abbandono Promozione di attività didattiche e ricreative nelle aree di interesse ambientale itineranti nell’ambito intercomunale Pianificazione di un calendario di eventi culturali ed artistici Coordinamento delle iniziative di promozione territoriale intercomunale Creazione di una strategia di marketing intercomunale Raccolta di testimonianze storiche (oggetti e memorie) per la creazione di una coscienza comune delle radici e delle tradizioni Creazione di un archivio informatico dei dati storici, ambientali e culturali relativi al contesto “Antichi Cuori Urbani” accessibile al pubblico dai siti web istituzionali dei Comuni coinvolti Sistematizzazione strutture ricettive e visite guidate entro un comune circuito virtuale
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(0 = bassa coerenza; 1 = sufficiente coerenza; 2 = alta coerenza).
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4.2 Criteri ed indicatori per la valutazione degli interventi del PIST Il presente Documento Programmatico di Rigenerazione Territoriale inquadra e indirizza la rigenerazione per quanto riguarda l’ambito territoriale “Antichi Cuori Urbani”, ai sensi della Legge Regionale della Puglia n. 21 del 29 luglio 2008, interpretando le esigenze del territorio ed individuando tutto ciò che è necessario per un miglioramento radicale e sostenibile nel tempo della vivibilità dei cittadini. Sulla base delle indicazioni fornite dalla Del.G.R. n.743 del 19 aprile 2011 P.O.FESR 2007-2013 (pubblicato sul BURP n.61 del 22.04.2011), sono stabiliti i criteri generali ed i criteri progettuali per la valutazione dei progetti da inserire nel PIST, di seguito enunciati. CRITERI GENERALI
INDICATORI
Territori interessati da processi di abbandono sociale ed economico, tenendo conto delle analisi di contesto del Piano Strategico Metropoli Terra di Bari (PS MTB).
Indice di vecchiaia.
Capacità della proposta di contribuire agli obiettivi regionali di coesione e perequazione territoriale, riequilibrio del ruolo dei piccoli centri e delle aree svantaggiate.
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sulle capacità di perequazione territoriale e di riequilibrio delle aree svantaggiate rispetto ai Comuni di Adelfia, Bitetto e Bitritto.
Esplicitazione di idee guida efficaci e coerenti da cui emergano le motivazioni e la rilevanza degli interventi proposti in relazione ai contenuti di DPRT o dal PIST e con il Metaplan del PS MTB. (“Quadro di coerenza strategica”)
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sul livello di efficacia e coerenza dell’idea guida con l’analisi dei bisogni e delle risorse storico-culturali e ambientali esistenti indicati dal DPRT o dal PIST.
Coerenza degli interventi con gli esiti dei processi di partecipazione sociale sviluppati nell’ambito della formazione del PIST e, in subordine, nell’ambito dei processi partecipativi realizzati nella fase di elaborazione del Metaplan del PS MTB e/o del PUG comunale. (“Quadro di coerenza con i processi partecipativi”)
Processi partecipativi realizzati.
Continuità strategica rispetto a interventi, materiali e Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sulla immateriali, realizzati nell’ultimo triennio, in fase di continuità strategica proposta. attuazione o programmati nel trienni successivo, sia pubblici che privati, che ricadono territorialmente o funzionalmente nell’ambito tematico e nell’area di intervento che abbiano dimostrato il raggiungimento di risultati rilevanti nei singoli territori o aree urbane e/o siano in un rapporto di sinergie/complementarietà rispetto agli interventi proposti. Esecutività e cantierabilità degli interventi (da Livello di progettazione della proposta presentata (studio di documentare attraverso attestazioni riguardanti per es. a fattibilità/preliminare/definitiva/esecutiva). disponibilità degli immobili oggetto di intervento nel caso di ristrutturazione di immobili, la conformità alla strumentazione urbanistica vigente o la necessità di autorizzazioni/pareri ambientali, paesaggistici, idrologici, sismici, etc.) nonché il livello di progettazione della proposta presentata (preliminare, definitiva, esecutiva). Capacità dell’intervento di mobilitare risorse finanziarie private.
Percentuale di risorse finanziarie private mobilitate.
Cofinanziamento.
Percentuale di cofinanziamento.
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CRITERI PROGETTUALI
INDICATORI
Interventi di connessione immateriali (reti di Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sul grado informazioni e servizi dialoganti in coerenza con quanto di rigenerazione dei ambiti territoriali marginali atteso. programmato nell’ambito della linea 1.5 del P.O. FESR Puglia, sportelli informativi e sportelli unici per l’edilizia, laboratori urbani e di quartiere per i centri storici e le periferie degradate) ai fini della rigenerazione dell’ambito territoriale di riferimento. Interventi in grado di connettere significativamente i sistemi di centri minori alla rete ecologica (vedasi rete ecologica di cui al paragrafo 4.2.1 del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale - PPTR).
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sulla continuità ecologica promossa.
Azioni di recupero e riqualificazione ambientale, di rinaturalizzazione di aree degradate, in attuazione degli scenari strategici del PPTR con particolare riferimento al patto città-campagna (par.4.2.2 del PPTR).
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sulla qualità ambientale e paesaggistica promossa dall’intervento in relazione ai contenuti del PPTR.
Nel caso di realizzazione di servizi alla popolazione di livello territoriale, identificazione del relativo soggetto gestore, se già individuato, o di idonea procedura per la sua individuazione, e grado di approfondimento del piano di gestione da cui si evinca la sostenibilità dei servizi proposti, indicando l’eventuale inserimento in programmi specifici (Piani Sociali di Zona, SAC, Piano di Gestione di Aree Naturali Protette, etc.) con eventuale nulla osta delll’organismo competente.
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sul livello di qualità sostenibilità ed efficienza del modello di gestione proposto.
Capacità della proposta progettuale di sviluppare Numero di occupati. occupazione qualificata, di attivare iniziative a contenuto innovativo, specie nel settore dei servizi, di promuovere il consolidamento di Laboratori Urbani per i giovani in continuità con il Programma Bollenti Spiriti, Principi Attivi e Ritorno al Futuro, di cui alla delibera CIPE 35/2005. Qualità e originalità della proposta progettuale, in relazione alla riduzione dei consumi di risorse naturali e alla coerenza con i caratteri storico-culturali, morfologici, ambientali dei contesti locali di riferimento.
Valutazione argomentativa, tradotta in punteggi, sulla qualità e originalità della proposta progettuale.
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4.3 L’attività di monitoraggio L’attività di monitoraggio e valutazione si baserà su un quadro di indicatori coerente con gli obiettivi strategici ed operativi. A tal proposito sono stati definiti tre tipologie distinte di indicatori: indicatori di impatto, che misurano gli effetti di lungo periodo dei risultati ottenuti del programma sulla strategia complessiva declinata con gli obiettivi strategici; indicatori di risultato, che misurano il raggiungimento degli obiettivi specifici operativi fissati dal piano; indicatori di realizzazione, che misurano il raggiungimento degli obiettivi di efficienza, efficacia e trasparenza connessi alla realizzazione dei singoli interventi previsti. Nell’individuazione degli indicatori, si è tenuto conto dei requisiti che essi devono possedere per svolgere la propria funzione: Misurabilità, gli indicatori devono essere misurabili, ovvero è necessario conoscere le banche dati locali disponibili e quindi gli indicatori che possono essere quantificati a livello locale; Tempestività, tutte le informazioni necessarie devono essere disponibili in tempo utile per effettuare un monitoraggio continuo; Validità, ogni indicatore deve misurare effettivamente e con precisione quello che si vuole misurare: Comprensibilità, gli indicatori devono essere comprensibili a coloro che devono utilizzarli, per questo sarà importate fornire sempre una breve definizione dell’indicatore, in cui venga chiarito lo scopo del suo utilizzo; Comparabilità, deve essere possibile una comparazione; Economicità, i benefici derivanti dall’indicatore devono essere superiori al costo della rilevazione. Bisogna tenere in debita considerazione l’onerosità dell’attività di rilevazione. Il compito del comitato tecnico durante le attività di monitoraggio sarà quello di: definire le modalità di rilevamento dei dati necessari per popolare gli indicatori: fonti dei dati, caratteristiche qualitative e quantitative dei dati, frequenza di rilevazione; quantificare gli obiettivi. In questo caso individuati gli obiettivi bisogna indicare anche il valore che l’indicatore dovrà raggiungere per il suo completo raggiungimento; confrontare gli indicatori nel tempo. Prendere una situazione di partenza e verificare come l’indicatore migliori nel tempo; attività di benchmarking. La misurazione in questo caso viene fatta utilizzando indicatori di altri contesti territoriali simili. Il comitato di controllo dovrà verificare la corretta applicazione degli strumenti di valutazione durante l’attività di monitoraggio, analizzare i risultati effettivamente raggiunti e validare i valori degli indicatori identificati dal comitato tecnico.
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Di seguito si riporta l’elenco dei possibili indicatori per le attività di valutazione. Il calcolo degli indicatori permetterà nel tempo di valutare l’efficacia, l’efficienza del Piano; perciò tra gli indicatori di realizzazione sono stati inseriti alcuni indicatori non direttamente riferibili ai singoli interventi strutturali ed immateriali ma anche alle modalità di esecuzione del processo di pianificazione. È, infatti, ritenuto prioritario assicurare durante tutto il ciclo di vita del piano la piena condivisione con la popolazione e i soggetti interessati di tutte le decisioni in modo da permettere l’effettiva partecipazione della popolazione e la trasparenza negli atti amministrativi. Un altro elemento di valutazione è la capacità del Piano di attivare un processo di cambiamento culturale che possa portare nel tempo ad una visione comune da parte di Amministrazioni Comunali tradizionalmente non propense alla coesione territoriale. INDICATORI DI IMPATTO
MODALITA’ DI CALCOLO
Economia Incremento dell’occupazione
% incremento sul totale degli occupati nei Comuni
Incremento del numero di imprese operanti nel territorio
% Incremento sul totale delle imprese operanti nei Comuni
Società Contrasto alla riduzione demografica
% Incremento del tasso demografico
Contrasto all’invecchiamento della popolazione
Totale popolazione > 60 anni
Indice di coesione sociale
Incremento dei servizi sociali territoriali
Tasso di criminalità (riduzione)
% riduzione dei fenomeni di criminalità
Ambiente e Territorio Valorizzazione ambientale del territorio rurale
Mq aree sottoposte a recupero/valorizzazione Riduzione dei danni ambientali/economici connessi ad eventi alluvionali
INDICATORI DI RISULTATO
MODALITA’ DI CALCOLO
Riduzione del rischio idrogeologico delle aree soggetto a rischio elevato
Superficie sottoposti ad interventi di mitigazione del rischio idraulico (Mq)
Grado di interconnessione del territorio “Conca barese”
Superficie coperta da sentieri/percorsi di mobilità dolce (mq)
Indice di contrasto alla dispersione insediativa
Nuovi insediamenti su suolo non urbanizzato/totale suolo non urbanizzato
Attrattività turistica dei beni oggetto di recupero
N.ro di visitatori degli attrattori naturali e culturali
Indice di gradimento dei servizi alla cittadinanza inseriti nei beni oggetto di recupero
N.ro di fruitori dei servizi/ popolazione residente nei comuni
Indice di recupero urbanistico-ambientale
Volumi degradati/totali volumi da demolire
Indice di recupero edilizio nel centro storico
Volumi degradati/totali volumi da demolire
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INDICATORI DI REALIZZAZIONE
MODALITA’ DI CALCOLO
Interventi di mobilità dolce
Km di piste ciclabili e di sentieri realizzati
Interventi sui beni ambientali pubblici recuperati
N.ro di beni naturali pubblici recuperati
Interventi sui beni culturali pubblici recuperati
N.ro di beni culturali pubblici recuperati
Valorizzazione dei beni ambientali dei privati
N.ro di beni naturali privati recuperati
Valorizzazione dei beni culturali dei privati
N.ro di beni culturali privati recuperati
Valorizzazione degli spazi pubblici
N.ro di servizi alla cittadinanza attivati
Eventi culturali ed artistiche
N.ro di partecipanti agli eventi
Realizzazione portale web
N.ro di partecipanti agli eventi
Grado di partecipazione alla pianificazione
N.ro di contatti “virtuali” (sito web, forum online,etc.) N.ro di partecipanti ai forum/eventi
Grado di coinvolgimento del partenariato privato
N.ro di intese raggiunte i con soggetti privati
Coesione territoriale con i Comuni limitrofi
N.ro di Comuni interessati dagli interventi
Coesione trai i Comuni PIST
N.ro di atti amministrativi di tipo intercomunale
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5. COINVOLGIMENTO DEL PARTENARIATO PUBBLICO E PRIVATO L’attuazione del Piano Integrato di Sviluppo Territoriale (PIST) richiede un’accurata definizione preliminare del modello di gestione degli interventi, al fine di garantire coordinamento ed unitarietà delle azioni poste in essere e definire con chiarezza il grado di coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati nelle fasi di attuazione. Il conseguimento dell’obiettivo generale e degli obiettivi specifici della pianificazione territoriale (che sarà declinato attraverso la definizione di linee di intervento e l’attuazione di progetti pilota) rende necessario, da un lato, definire una struttura a titolarità pubblica che possa avere un ruolo di regia nella fase di attuazione del piano allo scopo di assicurare per ogni intervento o attività prevista dal piano un profilo di coerenza interna al Piano ed una esterna con gli strumenti di pianificazione territoriali esistenti; d’altro, lo svolgimento di attività di implementazione, di monitoraggio e di controllo degli interventi nella fase di realizzazione del piano, che possono prevedere un modello gestionale aperto a tutti i portatori di interesse (sia privati che pubblici). Il modello di governance del PIST, descritto nel paragrafo 1.4 del presente documento, identifica chiaramente i soggetti incaricati delle attività di programmazione e pianificazione degli interventi (Amministrazioni, Gruppo tecnico di lavoro intercomunale); a questi organismi dovranno essere demandati sia i compiti di indirizzo e di attuazione del piano che funzioni di verifica della compatibilità amministrativa e urbanistica degli interventi infrastrutturali previsti. Per lo svolgimento di tali funzioni si renderanno necessari un forte supporto delle strutture amministrative dei Comuni partecipanti e un’intensa attività di coordinamento da parte del Gruppo tecnico intercomunale. Tra le funzioni che gli organi del PIST dovranno svolgere saranno compresi negoziati con altri enti locali ed istituzioni, coordinamento tecnico, assistenza e facilitazione relativi all’attuazione delle operazioni identificate nell’ambito del Piano, stesura di programmi attuativi e supporto tecnicoamministrativo. A sostegno di queste attività converrà definire un insieme di procedure operative che rappresentino un riferimento condiviso per l’identificazione dei flussi informativi e documentali e semplifichino il compimento degli iter amministrativi necessari all’attuazione del Piano. Il livello “gestionale”, attiene alla fase di realizzazione dei progetti specificati nel Piano. Per ciascuno di essi, il modello gestionale più idoneo prevede l’identificazione di un Soggetto Attuatore che dovrà assumersi l’onere dell’esecuzione delle azioni e della gestione delle opere realizzate. L’identificazione di tale soggetto, che potrà essere un ente pubblico o un privato, richiede un’accurata definizione preliminare dei suoi requisiti, definendo, per ciascuna delle operazioni pianificate, le caratteristiche amministrative, gestionali ed organizzative che la struttura deve possedere, al fine di valutarne la capacità di condurre a termine l’intervento.
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Tale Soggetto, dotato delle competenze necessarie e di risorse (umane e materiali) adeguate, dovrà essere in grado di sostenere gli investimenti necessari e di garantire l’operatività degli interventi realizzati, nel rispetto delle finalità generali del Piano. Il Soggetto attuatore dovrà attenersi ad un programma operativo, redatto dal Gruppo Tecnico, in cui si definiranno modalità, servizi specifici e durata della concessione dei beni da valorizzare. Il Soggetto attuatore dovrà eseguire l’intervento e trasmettere periodici report di monitoraggio attestanti il raggiungimento degli obiettivi perseguiti. Per ognuno degli ambiti di intervento potranno essere definiti settori specifici tra cui individuare i soggetti attuatori più idonei. In particolare, per le azioni focalizzate sui centri storici, converrà valutare una stretta cooperazione con il Partenariato Economico-Sociale dei Comuni coinvolti; il successo di ogni intervento potrà essere garantito da forme di collaborazione mirate alla mobilitazione delle risorse produttive e finanziarie, all’animazione territoriale, alla crescita dell’attrattività del territorio, alla diffusione dell’informazione sugli interventi in atto e al pieno conseguimento di obiettivi di Piano, in collaborazione con gli attori già attivi. Un primo elenco non esaustivo degli enti pubblici che si intendono coinvolgere è costituito dalla Regione Puglia e dalla Provincia di Bari. Ad essi si potranno affiancare altri partner istituzionali quali la CNA, la ConfCommercio, il GAL “Conca barese” e la Sovrintendenza ai Beni Culturali. Per quanto riguarda gli interventi nelle aree rurali, la valorizzazione del territorio e la possibilità di rafforzare la capacità di accoglienza dell’area, specifiche convenzioni potrebbero essere stipulate con i proprietari o i conduttori delle numerose masserie, con consorzi di produttori e con associazioni di altri operatori economici, nel quadro delle attività di servizio, di marketing territoriale e di promozione delle iniziative agrituristiche previste dal piano. Infine, relativamente alle “reti e attraversamenti”, i Soggetti Attuatori dovranno essere individuati a seguito di convenzioni con gli Enti sovracomunali con competenza sulle reti viarie (Regione, Provincia) e con esponenti del Partenariato Economico-Sociale per la promozione della mobilità sostenibile (ove possibile, nel rispetto delle linee guida proposte dal Progetto CYRONMED). L’identificazione dei soggetti attuatori dovrà in ogni caso essere effettuata nel rispetto della normativa vigente in materia degli appalti (D.Lgs. n. 163/2006) con procedure di evidenza pubblica.
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6. INIZIATIVE PER LA PARTECIPAZIONE CIVICA E DELLE PARTI INTERESSATE Il Piano Integrato dello Sviluppo Territoriale (PIST) giungerà a conclusione di un percorso di aggiornamento e integrazione degli strumenti urbanistici e di pianificazione territoriale (PUG, PSZ, PSL, etc.) dei Comuni coinvolti, e dovrà essere quindi in grado di riassumere le linee per lo sviluppo organico di una area ampia e complessa. Risulta necessario, pertanto, garantire il massimo coinvolgimento della popolazione, raccogliendo le istanze che emergono dai vari gruppi sociali ed economici, così da definire un piano di interventi al contempo fattibile e durevole. Il processo di coinvolgimento attivo della popolazione nei processi decisionali si avvarrà di tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione conformemente alle linee guida definite dal CNIPA per i processi partecipativi. L’iniziativa di democrazia partecipata coinvolgerà i residenti nei Comuni dell’ambito territoriale e gruppi di interesse locali nel processo di definizione degli obiettivi strategici per lo sviluppo del territorio, organizzando incontri e forum tematici che utilizzeranno le potenzialità di una piattaforma informativa di nuova concezione. Lo strumento telematico renderà disponibile un ambiente per lo scambio di opinioni sulle finalità del PIST e sui progetti da realizzare, per il confronto costruttivo e per la sintesi dei diversi interessi finalizzati allo sviluppo armonico del territorio. Il sistema consentirà di rafforzare le interazioni tra l’Amministrazione Comunale, i Gruppi di Azione Locale, le Associazioni e i cittadini che potranno esprimersi liberamente, sotto la supervisione di facilitatori, per attivare un processo di condivisione del processo decisionale e di co-valutazione delle proposte di pianificazione avanzate dalle altre Amministrazioni coinvolte nella redazione del PIST. Al fine di strutturare il processo partecipativo in maniera efficace e conforme agli obiettivi prefissati, verrà predisposta una opportuna piattaforma di social groupworking web-based che consenta a tutti gli attori partecipanti di contribuire proattivamente alla definizione di una scelta condivisa mediante voti, pareri, commenti o discussioni. Dopo aver effettuato l'accesso, l'utente avrà a disposizione una varietà di strumenti ospitati su pagine web per la condivisione di contenuti. La struttura del sistema sarà organizzata si moduli web (quali forum on line, condivisione documenti, calendario e social network) che consentiranno di raccogliere le opinioni, di confrontare proposte e di valutare i risultati degli interventi.
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Le metodologie con cui saranno coinvolti i cittadini saranno articolate in modo da garantire il coinvolgimento della cittadinanza nella redazione del PIST sin dalle fasi preliminari della generazione del Piano e consentire che le istanze della cittadinanza abbiano il giusto risalto nella redazione del Piano stesso, secondo il Project Cycle Management e le relative linee guida redatte dalla Commissione Europea, di seguito graficizzato.
Le sei fasi del Project Cycle Management.
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Allegato 1 PROTOCOLLO DI INTESA DEI COMUNI DI ADELFIA, BITETTO E BITRITTO DENOMINATO “ANTICHI CUORI URBANI”
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Allegato 2 REGESTO FOTOGRAFICO