2. CENTRO DI SPERIMENTAZIONE AGRARIA E FORESTALE LAIMBURG Il clima nell’anno 2005
(Stazione meteorologica di Laimburg)
Con il 2005 teminava la serie delle annate calde oltre la norma (dal 1999 al 2004). A causa di periodi relativamente freddi oppure freschi, succedutisi sia durante i mesi da gennaio a marzo compreso, che durante i mesi d’agosto, novembre e soprattutto dicembre, la temperatura media annuale si fermava “solamente” ad 11,4 °C e quindi era 0,1 °C inferiore alla media pluriennale. Il bilancio delle precipitazioni, analogamente a quanto osservato nei due anni precedenti, si presentava marcatamente negativo. Con una somma complessiva di 619,1 mm, il 2005 si fermava un 26 % sotto la norma (817,7 mm). Soprattutto la prima metà dell’anno soffriva una grave siccità.
di coltre nevosa, corrispondente a soli 0,2 mm d’acqua (1,6 % del valore medio pluriennale).
Primavera: notevoli escursioni termiche, troppo poca pioggia Marzo iniziava con un freddo gelido, mai registrato finora nella nostra statistica meteo. Il primo giorno del mese, la colonnina di mercurio scendeva a -11,4 °C, il valore piú basso di tutto l’inverno. In modo analogo molto in basso (fino a -9,4 °C) scendeva la temperatura anche il giorno dopo ed il 3 marzo trascorreva come da pieno inverno, con una coltre nevosa alta 9 cm ed una temperatura massima sempre sotto lo zero (detta giornata di gelo). Durante la seconda metà del mese il clima si faceva rapidamente molto piú mite e nell’ultima decade era già piú caldo della media. Cosí la temperatura media del mese si fermava poco sotto il valore della media pluriennale. Le temperature in aprile variavano spesso tra ondate fresche e piú calde (tipico per il tempo d’aprile), ma la vegetazione era risparmiata da escursioni pericolose di temperature estreme. Rapidamente si sviluppava la vegetazione ed i termini della piena fioritura
Inverno: freddo e molto povero di precipitazioni Nel primo terzo dell’inverno 2004/2005 il tempo era del tutto conforme alla norma, in quanto dicembre (2004), sia come media delle temperature mensili (0,4 °C), che anche come somma delle precipitazioni (37,2 mm) era completamente sui valori della media pluriennale. Ma in gennaio, la media mensile delle temperature rimaneva sotto i valori della norma per 0,8 ed in febbraio per 1,1 °C. Le temperature minime però non scendevano mai sotto i valori del quadro stagionale, cioè in dicembre la colonnina di mercurio non scendeva sotto i -10,5 °C, in gennaio mai sotto -10,0 °C ed in febbraio mai sotto -7,3 °C. L’inverno scorso dunque eravamo risparmiati da valori estremi di temperature gelide. Soprattutto in febbraio la vegetazione era tenuta strettamente ancora a riposo invernale, in seguito a temperature medie giornaliere eccezionalmente basse.
Strumenti di misura alla Stazione meteorologica di Laimburg
Molto inferiore alla norma era la somma delle precipitazioni di quest’inverno. Solo il mese di dicembre, con i suoi 37,2 mm rientrava nei valori della quantità media pluriennale. Esse si presentavano nella prima decade del mese sotto forma di pioggia e nei giorni 25 e 26 sotto forma di neve alta 18 cm. In gennaio si potevano misurare solo 4,8 mm di precipitazioni complessive (13 % della media pluriennale), che cadevano il 18 sotto forma di 5 cm di neve fresca. L’ultimo mese invernale infine si presentava con un sol centimetro
del melo (su Golden Delicious dal 17 al 22 aprile) corrispondevano esattamente a quelli d’un anno medio. La fioritura era minacciata leggermente solo durante la notte del 21-22 aprile, quando sul termometro umido (a 60 cm dal suolo) il valore della temperatura scendeva a -0,6 °C. Calda oltre la media trascorreva la fine del mese. La temperatura di punta con 27,2 °C si registrava il 30 aprile e la media mensile (12,5 °C) superava il valore medio pluriennale di 0,3 °C.
23
Il mese di maggio iniziava con caldo estivo, ma le temperature dal 6 al 20 maggio tornavano alla normalità stagionale. I giorni successivi, infine, trascorrevano nuovamente con caratteristiche d’alta estate e temperature fino a 32,8 °C (valore di punta registrato il 29 maggio). Da sottolineare è ancora il fatto che la giovane vegetazione in questo mese non era mai frenata nel suo sviluppo da crolli delle temperature (la temperatura minima si fermava a 5,7 °C). In primavera il bilancio delle temperature era dunque positivo, ma le precipitazioni erano assolutamente scarse (come del resto osservato pure nei due anni precedenti). In marzo la quantità si fermava a 7,5 mm, sotto la media pluriennale per l’84 %, in aprile (52,8 mm) ne mancava il 10 % ed in maggio (53,0 mm) la somma si fermava un 40 % sotto il valore della norma.
d’un agosto sotto tono nel suo calore, la siccità durante questa estate non era cosí grave come nei due anni precedenti. Scarsità d’acqua in modo evidente si presentava solo durante il mese di giugno, che con 45,5 mm di pioggia rimaneva per il 50 % sotto la media pluriennale delle precipitazioni. Anche la quantità di pioggia di 112,9 mm (di norma 98 mm) del mese di luglio non era in grado di colmare la siccità imperante fin dalla primavera. Solo i 110,1 mm delle precipitazioni d’agosto mettevano ordine in certo qual modo ai rapporti idrici del terreno.
Autunno: mite per lungo tempo, improvvisa ondata di freddo L’andamento climatico autunnale era caratterizzato da un mese di settembre caldo-umido, da un ottobre molto mite ed un novembre freddo, che con neve e gelo ci portava in anticipo in inverno.
Estate: calura precoce di breve durata Un mese di giugno torrido e secco, con luglio solo un pò piú caldo della media ed una quantità di precipitazioni nella norma, nonché un mese d’agosto fresco con molti giorni di pioggia, caratterizzavano l’estate 2005. Giugno fino al giorno 17 trascorreva in modo relativamente fresco, mentre in chiusura le temperature medie giornaliere raggiungevano valori elevati, oltre la media e l’ultima settimana faceva registrare temperature d’alta estate. Il valore di punta di 36,0 °C, mai finora osservato nel mese di giugno, si registrava il giorno 30 e cosí, grazie alla seconda metà del mese, la sua temperatura media (22,1 °C) superava quella della media pluriennale di 2,1 °C. In luglio non faceva mai cosí caldo e la temperatura massima era limitata a 35,1 °C (il 29). La temperatura media del mese (22,4 °C) era conforme alla norma, superiore ad essa di soli di 0,3 °C. Però occorre ricordare che anche luglio iniziava in modo fresco e fino al 12 faceva meno caldo rispetto alla media. Dal 13 al 24 luglio tornava nuovamente il caldo di stagione, mentre piú calda della media era infine l’ultima settimana del mese. Non secondo le attese era agosto. Presentava carattere d’alta estate solo nei primi 4 giorni e nell’ultima settimana del mese. Che questo mese d’alta estate dispensasse troppo poca calura estiva lo dimostra da un lato la temperatura massima piuttosto bassa di 32,7 °C (il primo agosto) e dall’altro il fatto che si presentavano solo 4 giornate (9 di norma) con temperature massime di 30,0 °C ed oltre ed una media delle temperature mensili (20,6 °C) di quasi un grado inferiore alla media pluriennale. Per via di un mese di luglio mediamente caldo e
Ondata invernale di novembre 2005 In settembre, le condizioni del tempo non erano ideali, né per la maturazione dei frutti, né per la raccolta. In modo particolare per i viticoltori i 14 giorni di pioggia (8 di norma) non ostacolavano solo i lavori della vendemmia, ma facevano nutrire anche seri timori per la qualità dell’uva. Ai frutticoltori, invece, accanto a condizioni di lavoro in clima umido, si presentavano problemi crescenti per un decorso costantemente piatto delle temperature, cioè senza escursioni termiche. Molto a desiderare, infatti, lasciava la formazione del colore, a causa delle temperature notturne relativamente troppo elevate durante tutto il mese di settembre. Nonostante le numerose giornate di pioggia, la somma delle precipitazioni, con 71,3 mm, si fermava un 10 % sotto il valore della media pluriennale. Sopra la media pluriennale si collocavano, invece, i valori medi delle temperature. Con una prima metà, che trascorreva in modo piú caldo della media e
24
do trascorreva l’ultimo terzo del mese. A fine mese appunto le temperature scendevano fino a -7,9 °C. Questo lungo periodo di temperature medie giornaliere piú basse della media (dall’11 al 30 novembre) erano interrotte 2 volte, solo brevemente, dall’efficacia del Föhn (nei giorni 16 e 22 del mese) Al freddo, durante l’ultima settimana di novembre, s’aggiungeva anche la neve, che trasformava il periodo di tardo autunno, in invernale precoce. Le precipitazioni nevose dal 25 al 29 ci regalavano uno strato di neve alto 15 cm ed esso faceva salire la somma delle precipitazioni dell’inizio del mese, cadute sotto forma di parsimoniosa pioggia, a 33,5 mm (media pluriennale 75,5 mm). Il bilancio delle precipitazioni dell’autunno, come osservato anche per le altre tre stagioni descritte, si presentava ancora una volta negativo.
temperature al mattino costantemente miti, come accennato, il mese di settembre raggiungeva una temperatura media di 18,1 °C (17,5 °C di norma). Ottobre iniziava in modo analogo al mese precedente: molto umido. Già nella prima decade cadevano 98 mm dei complessivi 102 mm di pioggia (in media ottobre aveva 84 mm). Dopo questa fase fresco-umida esso ci regalava quasi di continuo giorni sereni e caldi oltre la media. Anche la temperatura media del mese (11,8 °C) si collocava cosí per 0,2 °C sopra il valore della media pluriennale. La colonnina di mercurio non scendeva mai sotto 0,5 °C, cioè non si registrava ancora alcun giorno di gelo. Novembre tuttavia ci portava l’inverno in anticipo. Iniziava sì in modo caldo oltre la media, ma già a partire dalla seconda decade le temperature scendevano sotto i livelli di norma. Particolarmente fred-
Stazione meteorologica di Laimburg - Tabella annuale 2005 Precipitazioni
Pres. sole ore
Irragg. globale J / cm2
Estive gg
Umid. relat. in %
Gelo gg
Temp. suolo
Brina gg
Temp. dell’aria (altezza 2 m)
122
20.502
31
0
0
-0,2
-4,7
-10,7
6,4
11,6
0,9
2,4
75
36,5
6
85
14.978
27
1
0
febbraio 2005 media pluriennale
2,0
-3,4
-7,3
8,2
13,6
0,1
1,2
57
0,2
1
147
28.266
24
0
0
3,1
-2,7
-7,4
10,2
15,3
1,3
2,1
67
30,6
5
113
22.783
21
0
0
marzo 2005 media pluriennale
8,3
1,4
-11,4
15,7
27,1
4,6
4,3
57
7,5
5
203
46.404
13
1
2
8,5
1,8
-3,7
15,9
21,8
6,6
5,7
58
45,6
7
157
37.428
9
0
0
aprile 2005 media pluriennale
12,5
5,9
1,0
18,6
27,2
11,5
10,8
65
52,8
7
211
51.708
0
0
1
12,2
5,6
0,1
18,7
24,6
11,6
10,2
59
57,4
9
171
46.403
1
0
1
maggio 2005 media pluriennale
18,1
10,7
5,7
25,1
32,8
17,0
15,9
64
53,0
13
267
69.114
0
0
16
16,7
10,1
3,8
24,1
29,0
16,5
14,6
64
88,7
12
197
56.712
0
0
11
22,1
15,2
4,5
28,8
36,0
21,1
19,9
60
45,5
7
282
74.180
0
0
23
gennaio 2005 media pluriennale
giugno 2005 media pluriennale
Temp. media -1,0
media minima media massima 20 cm minima assol. massima assol. prof. -6,4 -10,0 6,5 11,8 0,6
50 cm prof. 2,0
71
mm 4,8
gg 1
26,9
31,8
20,2
18,2
65
90,1
12
218
59.363
0
0
20
luglio 2005 media pluriennale
29,4
35,1
22,6
21,9
67
112,9
12
278
71.334
0
0
27
22,1
15,4
9,6
29,1
33,2
22,4
20,5
65
98,0
11
243
64.069
0
0
27
agosto 2005 media pluriennale
20,6
14,5
9,2
27,0
32,7
22,0
21,7
69
110,1
14
244
59.472
0
0
26
21,5
15,2
8,7
29,4
33,2
22,5
21,5
68
93,4
11
226
55.895
0
0
25
settembre 2005 media pluriennale
18,1
12,8
6,2
24,4
32,2
20,9
20,8
82
71,3
14
187
43.316
0
0
13
17,5
11,1
5,0
24,4
28,7
19,1
19,0
73
81,1
8
179
41.053
0
0
13
ottobre 2005 media pluriennale
11,8
7,4
0,5
17,7
21,9
15,4
16,1
91
102,3
12
140
28.722
0
0
0
11,6
6,6
-0,8
18,4
24,3
14,3
15,1
82
83,6
9
135
25.892
2
0
1
novembre 2005 media pluriennale
4,1
-0,8
-7,9
10,6
17,3
8,8
10,4
85
33,5
9
114
19.404
19
0
0
dicembre 2005 media pluriennale
4,7
0,2
-6,0
11,1
17,3
7,7
9,4
80
75,5
8
88
15.943
15
0
0
-2,1
-7,1
-12,2
4,1
9,4
2,8
4,4
85
25,2
4
83
15.132
31
1
0
0,4
-3,8
-9,8
6,5
11,4
2,8
4,7
79
37,2
6
77
11.932
26
1
0
Irraggiam. globale J / cm2
619,1
gg di piogg. 99
Pres. sole ore
gg. estive
7,1 7,8
gg. di gelo
13,2 15,2
gg. di brina
20,0 22,4
2.276
527.554
118
2
108
817,7
104
1.888
452.451
101
2
99
Confronto dell’ anno 2005 con la media pluriennale Temperatura dell’ aria (altezza 2 m) Temperatura media anno 2005 media pluriennale
11,4 11,5
Temperat. Suolo Umidità relativa minima massima 20 cm 50 cm in % assoluta assoluta profond. profond. -12,2 36,0 12,3 12,4 71 -12,0
34,3
12,2
11,9
Giornata di pioggia = almeno 0,1 mm di precipitazione Giornata di brina = temperatura minima giornaliera sotto 0° C
70
Precipitazioni mm
Giornata di gelo = temperatura massima giornaliera sotto 0° C Giornata estiva = temperatura massima giornaliera di almeno 25° C
25
Distribuzione delle precipitazioni 2005 Laimburg
2005
120
media 1965-2004
100
mm
80 60 40 20 0 Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
2.1. SPERIMENTAZIONE AGRARIA E FORESTALE 2.1.1. Sezione: Biologia molecolare
scopazzi, ma in cui la presenza della psilla estiva del melo era relativamente evidente, su una delle 15 piante, campionate secondo il principio della casualità, si riscontrava un’infezione latente del fitoplasma degli scopazzi. Poiché tra i 206 campioni analizzati complessivamente quest’anno, solo in un unico caso è stato possibile individuare la presenza latente del patogeno, sembra che, la presenza, per lo meno latente, degli scopazzi mostri un’incidenza inferiore di quanto si possa dedurre dalla presenza della sintomatologia.
Settore: Diagnostica Molecolare In seguito alla comparsa sempre piú frequente dei sintomi di scopazzi su melo, nel 2005 il settore della diagnostica molecolare ha eseguito analisi di laboratorio per indagare sulla presenza latente del patogeno degli scopazzi nei processi di moltiplicazione e nei frutteti in produzione, scelti per queste indagini. Si sono analizzati complessivamente 176 campioni di 13 varietà di melo differenti, che provenivano dal marzaio di premoltiplicazione e da vivai differenti, senza trovare in alcuno di essi segni di presenza del patogeno degli scopazzi. Oltre ai campioni presi dal marzaio e dai vivai, sono stati prelevati campioni anche da due differenti frutteti in produzione. Uno dei due si differenziava per un’elevata presenza di piante con sintomi di scopazzi e benché i campioni fossero prelevati nelle immediate vicinanze di piante ammalate, in nessuno dei 15 campioni analizzati si era in grado d’osservare una presenza anche latente d’infezione degli scopazzi. Nell’altro frutteto in cui finora non si erano mai osservati sintomi di
Il laboratorio di biologia molecolare
26
Nel quadro del programma di monitoraggio dei giallumi della vite, in corso ormai da diversi anni, sono state eseguite ulteriori analisi di diagnostica. In questo campo su un gran numero, dei 100 campioni esaminati, si riscontrava la presenza del patogeno che causa la malattia del legno nero. Quest’anno, per la prima volta in Alto Adige, nella cicalina della vite Hyalesthes obsoletus è stata riscontrata pure la presenza del fitoplasma causante la malattia del legno nero. Ciò significa che questa specie di cicalina molto probabilmente anche in Alto Adige gioca un suo ruolo come vettore nella trasmissione della fitoplasmosi.
analisi fatte con i marker molecolari davano risalto all’esistenza di 221 profili genetici differenti, di cui 185 riferiti a varietà documentate in collezioni ed in banche del germoplasma della Svizzera, della Germania e dell’Austria. In giugno 2005 nel quadro del progetto Interreg III A “GENESAVE” si è partiti con il sub-progetto “Caratterizzazione genetica di varietà di cereali”. Nella prima fase del progetto si è prestata attenzione particolare alla ricerca genetica su varietà locali di frumento e relative linee. Finora è stato estratto il DNA di 46 linee di frumento dell’Alto Adige e di 59 provenienti dal Tirolo, e stabilito un procedimento di genotipicizzazione mediante microsatelliti.
Settore: Genetica di popolazioni
2.1.2. Sezione: Frutticoltura Nel quadro del progetto Interreg III A “TROUTEXAMINVEST”, negli anni scorsi sono stati analizzati numerosi campioni di trota dell’Alto Adige, come pure dell’Austria occidentale, con l’aiuto di marker molecolari. L’insieme dei dati ottenuti era la base per sviluppare un metodo combinato idoneo ad identificare individui puri di trota marmorata. Questo metodo fu messo in pratica per la prima volta nella Piscicoltura Provinciale Passirio, analizzando cinque ceppi di trota marmorata (complessivamente 120 individui). Tutti i campioni dei 5 ceppi selezionati e presi in considerazione per la ricerca, si distinguevano per una variabilità genetica molto buona, che era solamente poco inferiore a quella riscontrata nell’ambito delle popolazioni selvatiche, individuate finora in Alto Adige. Nelle popolazioni da allevamento non si riscontravano od erano molto poche le influenze legate alla riproduzione tra consanguinei. Benché nel lavoro di selezione non si trovassero né trote fario, né ibridi di prima generazione, si sono tuttavia identificati alcuni individui che, generazioni prima, potevano appartenere con buona probabilità alla trota fario. Questi individui non desiderati, mediante i metodi d’analisi utilizzati in questo progetto, si possono oggi togliere dal resto della popolazione dei ceppi selezionati.
Settore: Pomologia Per lanciare con successo una nuova varietà di melo, è necessario il consenso di tutte le forze del settore melicolo altoatesino. Nell’ambito del consorzio altoatesino d’innovazione varietale SK si raccolgono le esperienze e le osservazioni sulle nuove varietà, dal punto di vista agronomico e commerciale. Compito del Centro per la Sperimentazione di Laimburg, a questo riguardo, è quello di concretizzare prove varietali sistematiche ed indipendenti, al servizio del produttore.
Anche il presidente della giunta provinciale è interessato alle novità pomologiche La cultivar Pinova è un buon esempio d’una nuova varietà introdotta nella frutticoltura dell’Alto Adige in modo ponderato e coordinato. Dopo risultati sperimentali molto promettenti e risposte di mercato positive, questa varietà di melo è stata moltiplicata e messa a dimora
Settore: Banca del germoplasma La meta del sub-progetto “Caratterizzazione genetica di varietà frutticole: melo”, è l’impiego dei marker molecolari utilizzati per identificare ed assegnare le vecchie cultivar di melo. Le prime
27
Adige nel 1998. Allo stato attuale ci sono circa 100.000 piante. L’epoca di maturazione di questa varietà estiva (circa 5 giorni dopo Gala), la sua buona conservabilità e gusto molto buono, sono caratteristiche di pregio. In zone di montagna la pezzatura può essere piuttosto scarsa. Rubens® tende all’alternanza ed a spaccature nella zona calicina. Una carica ottimale ed una vigoria equilibrata possono ridurre questi problemi, le ricerche su questa tematica continueranno. La finestra di raccolta relativamente stretta e la necessità di più stacchi, sono un’ulteriore sfida per il produttore. Questa cultivar non è adatta per zone calde di fondovalle.
prevalentemente in Val Venosta. Oggi qui sono coltivati circa 80 ha di Pinova. La comparsa dei primi attacchi del Colpo di fuoco batterico nei frutteti specializzati dell’Alto Adige aveva limitato molto la diffusione di questa varietà. Solamente nel 2005 le era nuovamente concessa luce verde, ma con alcuni accorgimenti di tecnica colturale (per es. l’irrigazione a goccia e l’eliminazione dei mazzetti fiorali dopo la fioritura principale), per diminuire il pericolo d’attacco del Colpo di fuoco. L’esempio Pinova dimostra come, anche dopo la sua introduzione su ampia scala, una varietà debba essere ancora accompagnata dalla ricerca e dalla consulenza. Un’altra cultivar interessante in fase precommerciale è Cameo®/Camela® (marchio)- Caudle (nome varietale), scoperta nel 1980 negli Stati Uniti come semenzale casuale (probabilmente Red Delicious x Golden Delicious). In questo momento negli impianti pilota altoatesini sono a dimora 2.600 alberi. Suddetta cultivar matura 5 giorni prima di Braeburn, il frutto assomiglia al parentale. La pezzatura interessante, la polpa croccante e la buona conservabilità oltre ad un eccellente shelf life sono caratteristiche molto promettenti. La colorazione in zone di vallata non è soddisfacente. Nell’ambito di prove in corso si cercano soluzioni per il problema dell’alternanza. Kanzi® - Nicoter deriva da un incrocio belga (Gala x Braeburn) eseguito nel 1992. Le esperienze con questa cultivar sono ancora poche. Le prime piante sperimentali in Alto Adige risalgono al 2003. Matura intorno a Golden Delicious, il gusto è buono, il frutto bicolore è attraente anche nelle zone di valle, la pezzatura è maggiore di Gala. In vari impianti sono state osservate branche spoglie sulla parte basale e imbrunimenti fogliari, le cui cause ed eventuali influenze sulla qualità del raccolto devono essere ancora individuate. Mairac® - La Flamboyante è stata incrociata in Svizzera nel 1985 (Maigold x Gala) e matura con Golden Delicious. Questa cultivar, da lunga conservazione, ha una polpa dura, succosa ed acidula; la produttività e la colorazione in zone di valle sono buone. In impianti giovani situati nelle vallate si sono osservate scottature da sole e vitrescenza. Entrambi i fenomeni devono essere ulteriormente monitorati in futuro per individuarne le cause e proporre soluzioni. La cultivar Rubens® - Civni è nata da un incrocio tra Gala ed Elstar fatto a Ferrara nel 1985. I primi alberi sperimentali sono stati piantati in Alto
Settore Frutti minori e Drupacee Grazie al miglioramento genetico, anche in questo settore s’assiste ad una continua evoluzione. Per poter dare indicazioni sull’idoneità di nuove cultivar al nostro ambiente montano è fondamentale una sperimentazione specifica.
Selezione di fragola proveniente da Verona Frutti minori: Nella scorsa estate è stata rilevata la produttività delle cultivar del campo varietale in Val Martello (1300 m s.l.m.). ‘Roxana’ ha confermato il suo enorme potenziale produttivo. Tuttavia essa ha evidenziato scarse caratteristiche di manipolazione a cuasa della buccia molto delicata. Non ha convinto neppure il sapore e ciò ha portato ad un giudizio complessivamente negativo. La selezione ‘96.57.1’ si è messa in evidenza grazie alla buona produttività. Buone sono state giudicate anche le caratteristiche dei frutti. La cultivar ‘Simida’, purtroppo, non ha conferma-
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Dato che simile sintomatologia è stata riscontrata anche in diverse altre zone frutticole, a completamento delle nostre esperienze pluriennali era interessante fare un confronto con una ricerca analoga eseguita in Australia, Tasmania, Nuova Zelanda ed USA. Attualmente il bilancio provvisorio della nostra attività sperimentale ci permette d’affermare che esistono ben tre tipi d’imbrunimento: imbrunimento diffuso (tipico delle regioni piú temperate, come l’Alto Adige), imbrunimento radiale (California ed Australia) ed imbrunimento causato da eccessi di CO2. Intensità ed incidenza dell’imbrunimento dopo conservazione sono fortemente influenzate sia dalle variazioni stagionali, che dalle diverse provenienze dei frutti. Qui si osservano risposte diverse, che non si spiegano solamente con lo stato di maturazione puro e semplice dei frutti. Allo scopo di chiarirne le cause, sono stati fatti numerosi rilievi e prove in campo. In tre anni d’attività sperimentale finora sostenuta, sono stati oggetto di studio i seguenti fattori: carico dei frutti, approvvigionamento delle sostanze nutritive, intensità luminosa, umidità del terreno e temperatura in diversi impianti di ‘Cripps Pink’. Da questa indagine è scaturito un quadro piuttosto complesso: elevate concimazioni di azoto hanno accentuato il sintomo, mentre una elevata carica dei frutti ne riduceva l’incidenza. L’influenza degli altri fattori non ha portato finora conclusioni definitive, tuttavia è stato osservato che in impianti vigorosi le mele erano meno suscettibili all’insorgenza della fisiopatologia. In questi impianti la vigoria era causata all’abbandono di certe pratiche colturali come la legatura dei rami con tendenza acrotona ed una potatura corta.
to le ottime prestazioni dell’annata precedente: molto alta infatti è stata la percentuale di frutti deformati. Drupacee: Da alcuni anni in Alto Adige si registra un incremento di nuovi impianti di ciliegio dolce. L’inverno 2004/2005 ha recato molti danni alla cerasicoltura montana. Soprattutto ‘Kordia’ è risultata particolarmente sensibile alle basse temperature. Questa varietà necessita d’una tecnica colturale specifica. Una corretta concimazione, potatura e gestione del suolo, infatti, influenzano notevolmente la lignificazione e quindi la resistenza delle piante alle gelate. ‘Regina’ ha messo in evidenza un’enorme produttività e di conseguenza una scarsa pezzatura dei frutti. Il diradamento, subito dopo la cascola, ha dato buoni risultati, incrementando la pezzatura media dei frutti.
Frutti della cultivar di ciliegio ‘Regina’ alla raccolta
Sezione: Conservazione della frutta e degli ortaggi Si eseguono analisi di routine per determinare la qualità intrinseca ed estrinseca dei frutti, il grado di maturazione ideale e la finestra di raccolta, idonea per una conservazione ottimale. Quest’anno si è concluso un progetto di cooperazione internazionale, il cui scopo era l’identificazione delle possibili cause, che inducono l’imbrunimento della polpa nella varietà ‘Cripps Pink/Pink Lady®’, fisiopatologia che ne riduce notevolmente la qualità.
Differenti intensità con cui si presenta l’imbrunimento della polpa di “Cripps Pink”
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Settore fisiologia
Oltre a ciò, i collaboratori del settore svolgono anche compiti di consulenza, di formazione professionale e di collaborazione in commissioni nazionali ed internazionali. Nel 2005 sono stati impostati 25 progetti sperimentali. Uno dei punti principali era costituito dall’utilizzo di diversi prodotti per la regolazione delle erbe infestanti. Il regolamento CE 2092/91 per l’agricoltura biologica in Europa, non prevede attualmente l’utilizzo di bioerbicidi. Per la regolazione delle erbe infestanti si devono pertanto utilizzare mezzi meccanici o termici. Queste misure colturali richiedono molta forza lavoro ed un elevato utilizzo d’energia primaria. In frutticoltura inoltre sussiste il grosso pericolo di danneggiare il tronco e le radici degli aIberi, influenzando la crescita delle piante ed aprendo vie d’infezione per diversi funghi patogeni. In alcuni paesi extraeuropei (ad es. Stati Uniti e Nuova Zelanda) il mercato offre erbicidi a base di sostanze naturali, che in questi stati possono essere utilizzati in agricoltura biologica.
Con decreto 85/2004 la commissione europea ha ridotto di 5 mm il calibro minimo commerciale delle mele. Soprattutto gli stati dell’Unione Europea dei 15 sono preoccupati perché questa regolamentazione puó danneggiare il mercato con merce di scarsa qualitá. Su richiesta delle organizzazioni frutticole dell’Alto Adige è stata analizzata la qualità dei frutti in funzione della loro pezzatura. In una tesi di laurea è stato possibile evidenziare molto bene che i frutti con pezzatura inferiore a quella tipica d’ogni varietá, presentano un contenuto zuccherino inferiore. Questo peggioramento qualitativo è stato confermato anche da prove d’assaggio. Su varietà soggette ad alternanza, come ad es. Fuji, non è possibile ottenere regolarità produttiva su piante direttamente a contatto con singole piante impollinatici. Il conteggio dei semi su queste mele forniva un risultato di 10-20 semi per mela, mentre le mele di Fuji provenienti da un impianto senza impollinatori (10-20 file di sola Fuji) presentavano solo 4 – 6 semi, a parità di calibro. Quest’ultimo impianto aveva ogni anno raccolti regolari soddisfacenti. L’obiettivo di produrre mele con tanti semi, per migliorare la qualità del frutto, ha però lo svantaggio di avere semi giovani nel frutto che producono ormoni bloccanti la formazione di gemme a fiore e cosí l’alternanza. Per varietà sensibili ad alternanza si deve quindi cercare un compromesso tra produzioni regolari e qualità della frutta. Questo compromesso si può ottenere con impianti a blocchi unici della medesima varietà, rinunciando quindi ad impollinatori singoli. Diverse prove per la regolazione della carica produttiva hanno contribuito a migliorare le strategie di diradamento, sia per le varietà standard, che per le nuove varietà. Il nuovo prodotto diradante con il principio attivo “benzyladenina” può sostituire nella maggior parte delle varietà (fatta eccezione per la Red Delicious) l’uso di “Carbaryl” al momento del trattamento piú precoce (10-14 mm il diametro dei frutti piú grossi).
Con un trattamento mirato attorno al tronco é possibile risparmare prodotto Nell’ambito d’una prova sperimentale questi principi attivi sono stati messi a confronto con altre sostanze naturali, che hanno anche caratteristiche erbicide. Si è cosí analizzata la durata della loro efficacia, il numero dei trattamenti indispensabili, nonché la determinazione della relativa quantità di miscela, valida a tener pulite da malerbe le striscie lungo i filari fino ad inizio giugno. Tra le diverse sostanze naturali prese in esame, alcune di esse presentavano un’interessante azione erbicida di contatto e di preemergenza. Tra queste, per es., l’estratto di chiodi di garofano Eugenolo, che appunto in prova esprimeva un’ef-
Settore Agricoltura Biologica Il ruolo fondamentale del Settore Agricoltura Biologica consiste in un’attivitá sperimentale vicina alla pratica agricola della frutticoltura biologica.
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ficacia erbicida considerevole, sia in preemergenza, che per contatto. Tuttavia il suo prezzo, molto elevato, rende Eugenolo praticamente inaccessibile per l’agricoltura. Un’azione interessante evidenziava anche l’erbicida biologico Over a base d’olio di pino. Al dosaggio del 10 % era possibile ottenere un’efficacia soddisfacente. Un’efficacia simile era fornita anche dall’aceto di vino (10 % d’aciditá). Però per ottenere un’azione soddisfacente era necessario un suo impiego allo stato puro, senza diluizioni.
Settore: Concimazione, Irrigazione, Suolo
L’impianto in prova a Salorno
In due località della zona frutticola dell’Alto Adige è stato studiato l’effetto delle reti antigrandine nere in confronto con parcelle testimoni senza copertura, oppure a reti bianche o grigie. Una prova continua da sei anni a Salorno, con le varietà bicolori Gala, Fuji e Cripps Pink. Una seconda prova è in atto da due anni, in un impianto di Golden Delicious in produzione a Tirolo. A Salorno durante i primi anni non è stata rilevata alcuna influenza negativa, dovuta ad ombreggiamento delle reti nere. Nella fase produttiva degli impianti si sono verificate soltanto lievi differenze, non costanti nel corso degli anni per quanto riguarda la produzione e la pezzatura. Le differenze relative allo sviluppo vegetativo erano limitate ad un incremento della circonferenza dei fusti lievemente inferiore sotto le reti nere, rispetto alle parcelle senza reti. Anche rispetto alla qualità dei frutti, l’influenza delle reti non era chiara e costante, benché le tesi con ombreggiamento ridotto o assente in qualche caso si dimostrassero leggermente van-
taggiose. Nel caso delle varietà bicolori, la Cripps Pink sembra essere più sensibile ad una colorazione un pò meno intensa sotto le reti nere. D’altra parte le reti nere hanno determinato una riduzione notevole delle scottature da sole sui frutti.
Acolon
2.1.3. Sezione Viticoltura Settore: Varietà, cloni e portainnesti I lavori di selezione di nuovi cloni della varietà Lagrein sono continuati anche nel 2005 e si avvicinano al loro termine. Appena saranno a disposizione i risultati delle degustazioni, sia sui vini piú vecchi, che su quelli giovani, sarà inoltrata richiesta di riconoscimento ufficiale per 2 o 3 cloni interessanti. Nel 2005 è stato fatto un intenso lavoro di selezione per ottenere ulteriori cloni della varietà Traminer aromatico. Sulla collezione delle pian-
Manzoni b.
Cabernet cortis
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nel 2004 si potessero osservare differenze molto evidenti nella vigoria vegetativa, in nessuna delle tesi era apparso il disturbo del disseccamento del rachide. Dunque, la comparsa della malattia nel 2005 in una delle tesi in prova, i risultati delle relative analisi eseguite sulle foglie e sui rachidi, nonché le variazioni osservate sia sulla vigoria indotta che sul decorso della maturazione dei grappoli nelle singole tesi, forniscono nuove informazioni sui fattori scatenanti il disturbo fisiologico. Se il risultato ottenuto nel 2005 sarà ripetibile, si apriranno nuove possibilità per prevenire la malattia.
te madri, messe a dimora nell’azienda Moarhof presso Merano, sono stati eseguiti diversi rilievi ed analisi. Al momento sono in corso i test Elisa, per esaminare lo stato di salute delle singole piante madri in collezione. Dalle varietà in prova nel 2005 si sono ottenuti numerosi risultati. Le nuove varietà per vino rosso provenienti dall’istituto di Weinsberg sono state vinificate una seconda volta. Il vigneto della prova è stato nel frattempo estirpato perché diverse varietà non erano idonee per il nostro ambiente. Solo le varietà piú interessanti come Acolon (vedi foto) e Cabernet cubin sono state ripiantate nel nuovo vigneto sperimentale per fare nuove osservazioni in merito. Dalle varietà in prova nel 2005 si sono ottenuti numerosi risultati. Le nuove varietà per vino rosso provenienti dall’istituto di Weinsberg sono state vinificate una seconda volta. Il vigneto della prova è stato nel frattempo estirpato perché diverse varietà non erano idonee per il nostro ambiente. Solo le varietà piú interessanti come Acolon (vedi foto) e Cabernet cubin sono state ripiantate nel nuovo vigneto sperimentale per fare nuove osservazioni in merito.
Settore: zonazione In quattro campi sperimentali situati nella zona viticola dell’Oltradige (Appiano, Caldaro) sono state esaminate circa la loro idoneità le varietà Viognier, Rebo, Diolinoir, Tempranillo, Teroldego e Merlot. Nel 2004 e 2005 sono stati eseguiti rilievi agronomici in campo e le uve relative sono state microvinificate. I risultati triennali avranno lo scopo di chiarire quali zone di produzione e quali terreni saranno ottimali per una migliore coltivazione di questi vitigni. Per migliorare ulteriormente la qualità del vino Lagrein si prendono in considerazione, oltre allo studio di zonazione in due impianti della zona tipica di Bolzano-Gries, anche altri ventisei impianti situati al di fuori di essa. Lo studio è diretto a rilevare le esigenze pedologiche e d’ubicazione (giacitura, esposizione) migliori per un’eventuale espansione di questo vitigno autoctono. Il 2005 è stato un anno molto difficile per questa varietà. Infatti, si sono presentati problemi di Botrite e di marciume acido. Inoltre in alcuni siti l’uva non ha raggiunto la piena maturazione. Solo nelle zone di produzione più vocate alla coltivazione di questa varietà e soprattutto per quelle coltivate con il sistema a spalliera, si sono raggiunti buoni risultati. È terminato lo studio sul tema “Idoneità di coltivazione della varietà Zweigelt”. In otto campi sperimentali, situati in zone di produzione differenti (Val Venosta, Bolzano, Oltradige-Bassa Atesina, Valle Isarco) e posti ad altitudini diverse, si è valutata la qualità del vino. I risultati migliori si sono ottenuti nei vigneti sopra i 400 metri sul livello del mare. Zweigelt risulta un vitigno interessante per la Val d’Isarco e la Val Venosta e
Settore: Tecniche colturali Un risultato interessante l’anno scorso è stato ottenuto nella prova contro il disseccamento del rachide. Per la prima volta in una prova è stato possibile indurre il disseccamento stesso. Infatti, la tesi che era stata irrigata intensamente all’inizio della fase di maturazione mostrava un attacco significativamente elevato, con circa il 20 % dei grappoli danneggiati, rispetto al testimone non irrigato ed esente quasi del tutto da disseccamento. Occorre rilevare che, in precedenza, la superficie in esame non era soggetta a tale disturbo fisiologico. Invece non era possibile provocare il disseccamento con un’irrigazione intensa, se era fatta verso la metà della fase di maturazione. Nella prova del 2004 l’irrigazione era stata invece distribuita uniformemente in molte piccole somministrazioni e precisamente in una tesi durante il periodo che andava dalla fioritura fino all’inizio della maturazione, in un’altra tesi, dall’inizio della maturazione fino alla raccolta dell’uva, una terza tesi era irrigata in continuazione ed infine il testimone riceveva acqua in piccole dosi solamente 2 volte, per evitare danni da stress idrico. Benché
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Caldaro °Babo
20 Caldaro acidità totale (g/l)
Zucker °KMW - Saüre g/l
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Mazzon °Babo
16 14
Mazzon acidità totale (g/l)
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Appiano °Babo
10 Appiano acidità totale (g/l)
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Colterenzio °Babo 19.10.2005
12.10.2005
05.10.2005
28.09.2005
21.09.2005
14.09.2005
07.09.2005
31.08.2005
24.08.2005
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sul mercato potrebbe occupare un prodotto di nicchia.
Colterenzio acidità totale (g/l)
Curve di maturazione della varietà Viognier in diversi campi sperimentali nel 2005
I primi risultati dei progetti “Soluzioni tecniche di reti antigrandine e di reti contro i danni da uccelli” e “Influenza delle reti antigrandine e di reti contro i danni da uccelli sulla maturazione, lo stato sanitario dell’uva e la qualità del vino” evidenziavano parzialmente differenze notevoli tra i diversi sistemi. Quelli chiusi proteggono l’uva in modo migliore dai danni da uccelli e di conseguenza si ha meno marciume acido. La qualità (durata) delle diversi reti e la capacità di distensione è soddisfacente (vantaggio in caso di grandine). Le tesi “senza rete” e “rete grigia” mostravano nella fase di maturazione gradi zuccherini più elevati. Però, dopo il loro montaggio, le reti ostacolano notevolmente i lavori manuali (per esempio defogliazione e diradamento) e meccanizzati successivi (cimatura a verde), per cui è vantaggioso montare le reti un pò piú tardi, verso l’inizio della maturazione.
Settore: Economia aziendale e tecnica Il progetto „metodi di potatura nei sistemi a controspalliera“ è proseguito nello stesso modo anche nel 2005, integrato anche con un vigneto di Lagrein. Particolare attenzione è stata dedicata ancora alle questioni economiche, alla grandezza degli acini, ma anche alla comparsa del disseccamento del grappolo di Cabernet Sauvignon. Non si rilevavano differenze per l’accumulo degli zuccheri durante la fase di maturazione. L’anno scorso in due dei quattro impianti sperimentali (Pinot bianco e Pinot nero a Egna/Mazon) si avevano danni invernali rilevanti. Significativamente piú danneggiate erano le viti della tesi “cordone speronato”.
2.1.4. Sezione: Difesa delle piante Settore: Entomologia Il tema sulle resistenze era ed è ancora oggi uno studio molto significativo per la Difesa delle piante. Precedentemente era l’impiego dei prodotti per la difesa, fatto in modo non mirato ed eccessivo, ciò che portava alla comparsa di resistenza ad essi da parte degli organismi nocivi alle piante. Oggi invece è la scarsità di diversi principi attivi alternativi che ci possono portare alle medesime conseguenze. Ricerche sulla resi-
Danni invernali
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di biologia molecolare sono stati trovati fitoplasmi, solamente in una piccola parte delle cicaline sottoposte ad indagine. Sono iniziate pure ricerche su possibili correlazioni chimiche, su foglie di vite attaccate da legno nero. Ricerche di laboratorio sulla miscibilità con altri fungicidi, del prodotto biologico AQ10, impiegato nella difesa contro l’oidio della vite, davano risultati differenti: zolfo per es. esercita un forte freno sull’efficacia del prodotto in esame.
stenza, per diverse specie di essi, formano un punto fondamentale dell’attività di ricerca per la difesa delle piante. Negli ultimi due anni si sono svolte soprattutto indagini intese a capire la situazione di resistenza degli acari. Si è visto che si potevano già notare casi di minore sensibilità anche nei confronti dei principi attivi piú recenti, benché l’impiego degli acaricidi in Alto Adige, vista la buona presenza di fitoseidi antagonisti, non sia necessario in modo frequente. Ciò significa che alcuni tra i nuovi principi attivi sono di per sè già predisposti ad indurre resistenza. Per poter riconoscere tempestivamente eventuali sviluppi di resistenze si è incominciato a valutare la sensibilità di base degli acari nei confronti di principi attivi, ancor prima della loro comparsa sul mercato. Cosí è possibile riconoscere variazioni d’efficacia già precocemente. Simili valutazioni della sensibilità basale sono state fatte per il momento su Abamectina, il cosidetto METI, come anche sul principio attivo Etoxazolo.
Settore: Fitopatologia
Aspetto di una vite senza trattamenti
Sono state intensificate le ricerche di laboratorio su Alternaria ssp. Si sono trovati nuovi fungicidi efficaci per la difesa del melo da questa malattia, che saggiati anche in pieno campo, hanno confermato i risultati di laboratorio. Cosí in futuro avremo diverse possibilità adatte ad integrare le strategie di difesa attuali. Sono continuate anche le prove di difesa contro il Colpo di fuoco batterico, ma finora purtroppo non sono disponibili risultati pratici. Inoltre sono state fatte le prime indagini su varietà di melo per capire la loro relativa suscettibilità al Colpo di fuoco. Complessivamente, sono state messe a punto 5 Tesi di Laurea su temi fitopatologici. Nell’ambito del Legno nero della vite è stato fatto un monitoraggio su larga scala circa la diffusione e la biologia del vettore Hyalesthes obsoletus. In Alto Adige il periodo del suo volo è di circa 7 settimane, da fine giugno a metà agosto. Questo vettore è stato trovato in diversi appezzamenti, tuttavia in quantità differenti. È stata notata la tendenza ad una piú elevata densità di popolazione di cicaline nelle immediate vicinanze delle ortiche, quali piante ospiti. Nel laboratorio
Settore: Esame dei prodotti Un fattore centrale dell’attivitá consiste nella valutazione di diversi fungicidi antioidici ed antiperonosporici in parte di nuovo sviluppo, di cui alcuni sono studiati in serra in condizioni particolari. Sono stati eseguiti numerosi test d’analisi anche su nuovi prodotti antibotritici. In essi, accanto all’efficacia dei prodotti, era analizzato soprattutto il carico di residuo sull’uva e nel vino prodotto. Le misure adottate per ottenere grappoli di pinot spargoli basandosi soprattutto sull’utilizzo delle gibberelline intese ad una difesa indiretta contro il marciume acido hanno dato dei risultati interessanti. Un altro punto importante dell’attività è la ricerca delle cause che inducono la comparsa del legno nero. Nei diversi monitoraggi sul legno nero fatti in vigneti pilota, nel 2005 sono incominciati pure controlli sulla comparsa del vettore Hyalesthes obsoletus. In diversi vigneti sono proseguite anche le ricer-
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del Servizio Fitosanitario di Bolzano sono stati consegnati al laboratorio diagnostico di Laimburg 37 campioni per la conferma del plum pox virus (PPV), l’agente responsabile della vaiolatura delle drupacee. La presenza di PPV in 19 campioni è stata confermata per mezzo del saggio ELISA. Nel marzaio per l’albicocco della varietà “Val Venosta” situato a Laces, le piante madri sono state tutte saggiate per PPV ormai per il secondo anno consecutivo. Si trattava di 174 campioni che sono stati trovati tutti esenti dalla virosi.
che preventive sulle prime apparizioni di Scaphoideus titanus, l’insetto che trasmette la malattia della flavescenza dorata. Settore: Virologia e microbiologia Virologia in frutticoltura: Nell’ambito della certificazione del materiale di propagazione prodotto dai vivaisti Altoatesini, nel mese di novembre 2004 sono stati prelevati 184 campioni dalle ceppaie, sotto forma di portainnesti radicati, da sottoporre ai saggi virologici. Durante l’estate 2005 si sono conclusi i saggi fatti sui campioni dell’anno 2001. Per questo materiale sono stati regolarmente emessi i certificati di “virusesenza”. Nel 2005 si sono conclusi i test virologici iniziati nel 2002. In nessuno dei campioni esaminati si trovava presenza di virosi. Nei test annuali sono stati esaminati anche 95 campioni di piante, provenienti dal marzaio di Corzano (BS), mentre altri 48 campioni provenivano dal materiale di base per varietà di melo pure di Corzano. A Laimburg sono stati prelevati dallo screen-house contenente il materiale pre-base 57 campioni ed altri 37 provenivano dalla collezione varietale di Laimburg. Per 27 di questi ultimi campioni, i saggi si limiteranno ai virus con sintomi su frutto.
Virologia nelle drupacee: I controlli virologici nelle drupacee si fanno annualmente a causa della lotta obbligatoria alla Sharka, detta anche vaiolatura delle drupacee (D.M. 29.11.96). Da parte del Servizio Fitosanitario di Bolzano sono stati consegnati al laboratorio diagnostico di Laimburg 37 campioni per la conferma del plum pox virus (PPV), l’agente responsabile della vaiolatura delle drupacee. La presenza di PPV in 19 campioni è stata confermata per mezzo del saggio ELISA. Nel marzaio per l’albicocco della varietà “Val Venosta” situato a Laces, le piante madri sono state tutte saggiate per PPV ormai per il secondo anno consecutivo. Si trattava di 174 campioni che sono stati trovati tutti esenti dalla virosi.
Virologia nella vite: I controlli virologici sulla vite sono stati fatti come da prassi consolidata con il saggio immuno-enzimatico ELISA. L’accertamento diagnostico è specifico per le seguenti specie virali: virus dell’Arabis (ArMV), complesso dell’arricciamento (GFLV), virus dell’accartocciamento di tipo 1, 2 e 3 (GLRaV-1, GLRaV-2, GLRaV-3), vitivirus “A” (GVA) e virus della maculatura infettiva (GFkV). Il materiale saggiato nel corso dell’anno, proveniva dalle varietà d’uva bianca e rossa delle selezioni clonali Laimburg. Nei circa 1000 campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di una o più malattie virali solo in 26 campioni. Si trattava principalmente della maculatura infettiva (Fleck -GFkV), una malattia virale che è presente nelle viti europee di vitis vinifera in forma latente, ovvero senza indurre sintomo alcuno.
“Cripps Pink” con sintomi virali da Mosaico del melo Colpo di fuoco batterico: Dopo un anno 2004 trascorso senza registrare alcun caso di colpo di fuoco batterico in tutto l’Alto Adige, il 6 giugno 2005 giungeva un campione con evidenti sintomi da batteriosi, che si manifestava positivo. Poco dopo seguivano altri campioni da analizzare provenienti
Virologia nelle drupacee: I controlli virologici nelle drupacee si fanno annualmente a causa della lotta obbligatoria alla Sharka, detta anche vaiolatura delle drupacee (D.M. 29.11.96). Da parte
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da tutte le zone frutticole dell’Alto Adige. Le infezioni da Colpo di fuoco batterico si sviluppavano probabilmente dopo il 15 maggio. In generale si poté notare come la malattia aveva colpito frutteti danneggiati dal gelo e frutteti messi a dimora nella tarda primavera, con conseguente fioritura ritardata. Al termine della stagione vegetativa, la zona maggiormente colpita con 26 casi risultò essere l’alta Val d’Isarco (zona di Bressanone). In Val Venosta furono registrati 20 casi di colpo di fuoco seguiti come numero dal Burgraviato (11), LaivesAgruzzo (6) e dalla Bassa Atesina e l’Oltradige con 2 casi ciascuno. A fine anno i campioni analizzati per sospetta infezione da colpo di fuoco batterico erano stati 144; in 67 di questi la diagnosi era positiva per Erwinia amylovora.
ed i valori sono validi soltanto a livello regionale e per una determinata mandria. Le esperienze raccolte sinora mostrano che è molto difficile costruire un profilo per pronosticare problemi specifici all’interno della mandria.
2.1.5. Sezione: Agricoltura di montagna Effetto di bruciatura della parte aerea del cotico erboso: parcelle concimate con diversi livelli di liquame
Settore: Zootecnia Anche nel 2005 è proseguito lo studio sull’influenza di diversi trattamenti fatti sul liquame bovino per ridurre l’intensità dell’odore. Nell’indagine olfattometrica dell’anno precedente era stato osservato che, nella tesi con l’impiego di Catomin si registrava un’intensità inferiore a quella delle altre tesi (testimone, SOP e EM). Per verificare l’attendibilità di questo risultato, l’additivo Catomin è stato esaminato anche nell’anno 2005 in combinazione con due livelli: assenza di diluizione e diluizione con acqua 2:1. I risultati dell’analisi olfattometrica consentono di affermare che a temperature più elevate corrispondono incrementi d’intensità dell’odore, specialmente se i liquami non sono diluiti.
Settore: Colture arative Anche nel 2005 l’attività del settore è stata incentrata prevalentemente sui progetti Interreg III A „Conservazione e coltivazione di diversità genetica nelle Alpi (ENVAG)“ e „ Conservazione di risorse vegetali genetiche nelle Alpi (GENESAVE)“. Questi progetti intendono salvaguardare le varietà locali di cereali ed altre colture arative, nonché promuoverne la coltivazione e l’impiego. Sino ad oggi è stato possibile raccogliere 135 varietà locali di cereali e 17 di patate, insieme con le conoscenze empiriche degli agricoltori legate a queste varietà. Durante l’estate sono state coltivate e descritte secondo standard internazionali complessivamente 56 varietà di cereali e 40 di patata (25 delle quali provenienti dal Tirolo). Parallelamente ai progetti Interreg sono iniziate quest’anno ulteriori sperimentazioni, che hanno come obiettivo l’analisi approfondita di caratteristiche particolari delle varietà locali. Da questo punto di vista è particolarmente importante lo studio delle varietà locali d’avena per capire se la composizione chimica del cereale possa permettere l’impiego di questo prodotto nella dieta dei celiaci. Per questo fine nell’estate del 2005 sono state coltivate in due siti della Val Venosta (Oris e Gschneir/Sluderno) 18
Lo studio bibliografico avente come tema la possibilità di tenere sotto controllo, mediante analisi del sangue, il metabolismo delle vacche da latte e l’approvvigionamento di sostanze minerali ha prodotto diversi risultati, lasciando anche aperte ancora alcune questioni. Dette analisi dovrebbero fornire informazioni sullo status nutritivo dell’animale dal punto di vista energetico, proteico, minerale e vitaminico. Inoltre, dovrebbero consentire di individuare la razione adatta e di conoscere le cause dei problemi di fertilità e di natura sanitaria. Questi risultati sono fortemente influenzati dall’epoca in cui si effettua il prelievo
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Piú di 40 varietà di silomais sono state testate in quattro prove di confronto varietale (Fuldres, Teodone, Tiles e Prato allo Stelvio), al fine di poter consigliare varietà adeguate ai diversi distretti climatici dell’Alto Adige. È possibile prendere visione dei risultati delle prove e delle varietà consigliate all’indirizzo web http://www.laimburg. it/it/6841.htm.
do ed anche alla siccità, ha pure produzioni elevate, ma non garantisce una qualità soddisfacente del foraggio. Ciononostante, nella prova, questa specie è stata messa in un nuovo miscuglio, tenendo conto che le nuove varietà dovrebbero appunto possedere caratteristiche qualitative migliori. Nel 2005 è stato seminato un campo varietale. È proseguito il progetto sulla qualità del foraggio, iniziato nel 2003,. L’elaborazione dei dati e la relativa pubblicazione annuale rappresentano per l’allevatore uno strumento per stimare la qualità del proprio foraggio e per mettere a punto la razione per le bovine.
Coltivazione di varietà locali d’avena a Gschneir/ Sluderno
La siccità ha lasciato segni evidenti anche durante l’ultima estate
Settore: Colture a prato
Settore: Colture alternative, officinali ed aromatiche.
Il verificarsi di tre anni siccitosi consecutivi ha fatto sì che il tema della siccità in foraggicoltura fosse affrontato in diverse prove sperimentali. Nel 2004 è iniziata una ricerca in collaborazione con HBLFA di Gumpenstein (Stiria). La resa annuale di prati naturali sottoposti a diversi regimi di utilizzazione è rilevata ad Aldino e Teodone. La ricerca con lo stesso disegno sperimentale si esegue anche in 35 località austriache. Lo scopo è quello di documentare nel lungo periodo le perdite di resa dovute a siccità. L’unità operativa si occupa attivamente di questo problema anche mediante l’impiego concreto di nuovi miscugli per prati stabili dotati di maggiore resistenza alla siccità. Purtroppo non esistono specie foraggiere con rese abbondanti e stabili, con buona resistenza al freddo invernale ed alla siccità estiva delle nostre montagne, che abbiano contemporaneamente anche ottime caratteristiche bromatologiche. Festuca arundinacea è insensibile al fred-
Al Centro per la Sperimentazione Laimburg finora sono registrati 32 produttori di erbe officinali ed aromatiche, di cui. 18 sono membri dell’Associazione Coltivatori Piante Officinali Sudtirolesi, che producono secondo direttive di agricoltura biologica. La superficie totale di produzione si attesta su 4,5 ha ed é rimasta più o meno sul livello del 2004. In collaborazione con la Scuola Professionale per la Frutti-, Viti-, Orto- e Floricoltura Laimburg è stato organizzato un corso sul tema “Coltivazione e lavorazione d’erbe officinali ed aromatiche” in lingua tedesca con 25 partecipanti. Il diploma di questo corso è il certificato d’abilitazione per la coltivazione, lavorazione e commercializzazione di piante officinali ed aromatiche nella provincia di Bolzano. Nell’azienda agricola “Maso Gach” presso Merano la superficie coltivata di 6000 m2 è rimasta sul livello del 2004. A causa del freddo inverna-
varietà con caratteristiche differenti. La semente raccolta sarà analizzata quanto prima in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di Roma.
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le sono stati registrati gravi danni alle colture, specialmente su melissa (Melissa officinalis), ma anche su altre piante officinali ed aromatiche. Oltre alla produzione d’erbe officinali ed aromatiche è stata fatta una coltivazione sperimentale di 6 varietà di melissa (Melissa officinalis) e di 5 varietà di menta (Mentha x piperita). Entrambe le specie servono come elementi principali dei miscugli locali per tisane. Scopo di questa coltivazione sperimentale è trovare varietà molto produttive, resistenti a varie malattie e capaci d’adattarsi al clima locale. La caratteristica per le varie specie di resistere al freddo potrà essere valutata nella primavera dell’anno 2006.
nella composizione del vino, dovute alla collocazione dei vigneti e ciò si riscontrava anche nel giudizio sensoriale dei vini prodotti. La prova ha però evidenziato quanto sia importante anche il livello della resa. Infatti, è appunto il livello della resa produttiva piú che non la zona del vitigno, ciò che piú influisce sul pregio del vino di Zweigelt. Si è potuto dimostrare comunque, che ci sono località che, a causa dei loro microclimi, sono effettivamente poco idonee alla coltivazione di questa varietà. Fanno parte di queste zone i vigneti collocati al di sotto di 250 m s.l.m. In queste zone Zweigelt matura troppo presto, arriva pure a gradi zuccherini mediocri, ma con bassi contenuti d’acidità ed alti valori di pH nel mosto. Anche la quantità di polifenoli totali non è sufficiente per un vino da invecchiamento. È terminato invece il progetto che studiava l’influenza delle applicazioni d’acido gibberellico sul pinot nero, applicato in fioritura. Questo trattamento, a seconda del dosaggio impiegato, favorisce una colatura e crescita degli acini piú o meno forte e di conseguenza un’influenza piú o meno evidente sulla produttività e sul contenuto in polifenoli totali nel vino. L’applicazione d’acido gibberellico in fioritura è un metodo valido per contrastare anche l’attacco di botrite e del marciume acido. Il progetto di zonazione che dal 1996 è parte notevole dell’attività, è in fase di conclusione. Si stanno elaborando i risultati delle analisi e quindi si procederà alla pubblicazione del lavoro eseguito. Sulle orme di questo progetto nel 2004 è iniziato uno studio simile, utilizzando nei medesimi impianti nuove varietà per l’Alto Adige, quali Diolinoir, Teroldego, Tempranillo, Rebo e Viognier. Inoltre continua la selezione clonale per le varietà Lagrein e Schiava. Nell’ambito d’una tesi di laurea si prende in esame l’influenza del “dimezzamento” del grappolo sulle caratteristiche dell’uva e quindi sulla qualità del vino.
Nell’azienda agricola “Maso Gach” su una superficie di 200 m2 è stata fatta una coltivazione sperimentale della pianta dolcificante Stevia rebaudiana. Poiché nell’ambito dell’UE la commercializzazione di questa specie, per il momento, non è legale, né come alimento, né come additivo alimentare, la sperimentazione ha avuto solamente fini agronomici. È stato dimostrato che Stevia rebaudiana cresce bene solo nel periodo piú caldo dell’anno, cioè dalla fine di giugno fino a metà agosto. Poiché la pianta ha un elevato bisogno idrico e l’acqua per l’irrigazione nell’estate del 2005 era disponibile in quantità limitata a “Maso Gach”, è stata rilevata una crescita ridotta durante i periodi di siccità.
L’area coltivata a Stevia rebaudiana presso l’azienda “Maso Gach” a Merano
Settore: Tecniche enologiche Poiché il limite d’impiego dei prodotti contenenti sali ammoniacali, coadiuvanti il processo di fermentazione, nell’ambito della CE è stato aumentato da 30 a 100 g/hl, era necessario chiarire quanto i nuovi dosaggi influiscano sulla trasformazione degli zuccheri, sulla composizione dei vini finiti e sulle qualità sensoriali. Un aspetto interessante dei primi risultati è che il maggior contenuto in sostanze azotate aumenta la biomassa dei lieviti,
2.1.6. Sezione: Enologia Settore: Tecniche colturali Durante il 2005 si concludeva il progetto per la ricerca della zona piú vocata alle esigenze della varietà Zweigelt. Sono risultate evidenti differenze
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un nuovo parametro: il peso degli acini. In campo microbiologico si segue principalmente lo studio sui lieviti Brettanomyces ed in campo analitico lo studio della variazione del profilo aromatico del vino chiarificato con bentonite.
a sua volta importante per la conservazione dei vini sulle fecce fini. Sembra pure molto importante sapere quale sarà l’influenza sulle sensazioni gustative, imputabile alle concentrazioni piú elevate d’estratto secco nei vini finiti, in seguito a questi trattamenti. I trattamenti usuali dei vini con bentonite, fatti per allontanare le proteine termolabili, non hanno causato alcuna influenza negativa. Per ogni varietà esaminata il trattamento era indifferente o leggermente positivo per le sensazioni aromatiche, non si notava il temuto deprezzamento delle sensazioni gustative.
Settore: formazione e consulenza Questo settore anche nel 2005 ha assistito continuamente le aziende vinicole sulle varie tematiche della produzione del vino. L’assistenza tecnica ha coinvolto pure le Distillerie Artigianali dell’Alto Adige, nella produzione dei distillati. Il servizio alle aziende è avvenuto in forma di consulenze individuali o di gruppo, sia nelle varie aziende, sia al Centro Sperimentale, come pure per telefono. Sulla base delle proprie esperienze accumulate, dei risultati ottenuti attraverso prove sperimentali e della ricerca nella letteratura internazionale, sono state offerte ai clienti soluzioni specifiche. L’attività di formazione è avvenuta sotto forma di convegni, corsi ed incontri d’aggiornamento. Sono stati organizzati tre incontri serali per vignaioli in gennaio, settembre e dicembre, due corsi, in primavera, di presentazione per enologi e responsabili di vendita, alcuni incontri d’aggiornamento per distillatori in autunno e vari corsi con temi enologici nel periodo invernale. Un’ulteriore attività del settore è stata la collaborazione alla redazione della guida “Masi con gusto” edita da Südtiroler Bauernbund, finalizzata alla consulenza tecnologica delle aziende agrituristiche.
Settore: laboratorio enologico Il laboratorio enologico si occupa principalmente di analisi chimico-fisiche e microbiologiche di mosti e vini. Esse sono equamente suddivise tra le richieste per l’attività della sperimentazione e quelle provenienti dalle aziende vinicole altoatesine. Di particolare significato nel corso dell’anno è stata inoltre la continuità della gestione del sistema di qualità con il conseguente mantenimento dell’accreditamento del laboratorio secondo la norma ISO/IEC 17025. Nel corso del 2005 i parametri analizzati sono stati piú di 20.000. Come ogni anno nel corso dell’estate è stato condotto il test di maturazione delle uve, un’analisi che costituisce da tempo un punto di riferimento importante per la programmazione della vendemmia nelle aziende vinicole. I rilievi settimanali sono stati condotti con l’aggiunta di
2.2. UFFICIO CHIMICA AGRARIA Laboratorio analisi dei terreni, delle foglie e dei frutti
sono stati determinati i parametri: tessitura, pH, humus, calcare, nonché gli elementi nutritivi assimilabili: fosfati, potassio, magnesio e boro. Nella primavera 2005 è stata introdotta anche l’analisi dei microelementi manganese, rame e zinco. Inoltre su 918 campioni di terreni é stato determinato il contenuto di azoto mineralizzato. Sono stati analizzati anche 1.326 campioni di foglie, 692 campioni di frutti e 109 di terriccio. L’attività del laboratorio comprende anche l´analisi di un migliaio di campioni tra compost, fanghi di depurazione, fertilizzanti, acque d’irrigazione e vino (nei campioni di vino sono determinati solo i metalli).
L’attività del laboratorio per le analisi dei terreni, delle foglie e dei frutti comprende analisi al servizio della sperimentazione e della ricerca, come pure conto terzi ed in particolar modo per gli agricoltori dell’Alto Adige. Nel 2005 è aumentato moltissimo il numero dei campioni di terreno, come mai finora. A causa dell’obbligo per gli agricoltori associati ad AGRIOS di effettuare analisi del terreno in frutticoltura ogni 5 anni, il numero di campioni è passato dai 4.747 del 2004 a 8.014 nel 2005. Come analisi di base
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10000
Numero delle analisi di terreno eseguite dal 1984
9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
1988
1987
1986
1985
1984
0
Anno
privati. Nel 2005 sono stati analizzati 2.342 campioni di foraggi. Fulcro dell’attività del laboratorio è stato il lavoro sul progetto definito: „Valutazione del processo di qualità dei foraggi al primo sfalcio”, in appoggio alla sezione agricoltura di montagna ed alla sezione consulenza tecnica per i contadini di montagna. Su 36 diverse ubicazioni in tutto l’Alto Adige per 7 settimane sono stati campionati foraggi per l’analisi su diversi parametri. I risultati sono stati pubblica sulla rivista Landwirt, come concreto aiuto per l’agricoltore nella valutazione della qualità del proprio foraggio.Il laboratorio non ha potuto partecipare al ringtest annuale ALVA, a causa della riorganizzazione di quest’associazione austriaca di laboratori d’analisi. Per il controllo della qualità sono state fatte analisi di confronto con laboratori in Austria e Germania.
Il controllo della qualità dei metodi analitici è fatto per mezzo di verifiche interne al laboratorio e tramite la partecipazione assidua a ringtest, istituiti tra piú laboratori d’analisi, in Italia (S.I.L.P.A.), Austria (ALVA), Germania (VDLUFA) ed Olanda (I.P.E.). Nel 2005, in primavera, è stata introdotto il metodo CAT per la determinazione di magnesio, boro, manganese rame e zinco. Con questo metodo è possibile determinare la frazione disponibile degli elementi nutritivi. In autunno, è stato acquistato il software ProlabQ, che permette la gestione di tutti i processi di laboratorio, dall’accettazione alla gestione dei dati, fino alla stampa dei rapporti di prova ed alla fatturazione. Tra ottobre e dicembre il programma è stato adattato alle esigenze del laboratorio, mentre entrerà in funzione ufficialmente con l’1.01.2006. Punto importante per il laboratorio terreni, foglie e frutta è l’attività di consulenza individuale, finalizzata alla soluzione di problemi riguardanti la nutrizione delle piante.
Laboratorio analisi dei residui Le analisi dei residui sono state fatte come servizio per conto terzi ed anche per conto delle sezioni del Centro per la Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg. Nel 2005 sono stati analizzati 1.985 campioni. Fulcro dell’attività del laboratorio
Laboratorio analisi dei foraggi Le analisi dei foraggi sono state eseguite in particolare per la sperimentazione, ma anche per i
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analisi dei residui è stato il lavoro per il Consorzio Mela Alto Adige, nel contesto del programma di monitoraggio. Per conto di AGRIOS sono state effettuate analisi fogliari. Inoltre sono state fatte analisi per conto di diverse catene del commercio all’ingrosso e per diverse cantine. Il controllo sulla qualità è stato eseguito, tra l’al-
tro, con la partecipazione a ringtest promossi da COOP Italia, che per tre volte all’anno ha inviato campioni sui quali sono stati determinati dai 4 ai 7 principi attivi. Oltre alle analisi di routine, è stato convalidato il metodo S-19, per preparare il laboratorio all’accreditamento secondo la norma ISO 17025.
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