CENTRO NAZIONALE DI STUDI URBANISTICI ENTE MORALE D.P.R. 01/07/1971 N° 840 Ing. Flavio Piva – Consiglio Direttivo Nazionale
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Convegno 2010 Pianificazione territoriale e difesa del suolo
Quarant'anni dopo la Relazione “De Marchi” Convegno nazionale promosso da: CNI Associazione Idrotecnica Italiana CeNSU GRUPPO 183 Roma, 2 – 3 dicembre 2010 Atti a cura di Maurizio Tira e Michele Zazzi
Cattivo governo del territorio
L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo - 1337-40 Ambrogio Lorenzetti, Palazzo Pubblico di Siena
Buon governo del territorio
L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo - 1337-40 Ambrogio Lorenzetti, Palazzo Pubblico di Siena
Un punto di vista giuridico ●
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La diversità delle discipline tecniche e giuridiche richiede una sede di visione unitaria che è il Governo del Territorio ripartito fra Stato e Regione Il sistema italiano delle regole del settore difesa del suolo stratifica dal 1817, comincia dal 1895 e, passando attraverso la 183/'89 continua fino ad oggi sistema che presenta una disomogeneità temporale ed un punto di vista del mondo (che è tutto il mondo di quel punto di vista) coacervo di infinite complicazioni e ormai paralizzante
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Il sistema si colloca in un regime di separatezza Stato Regione dove la difesa dell'ambiente e la difesa del suolo, con tutti i rischi da dissesto idrogeologico, sono competenze esclusive dello Stato mentre l'uso dei suoli e la fruizione dell'ambiente sono di competenza regionale Il criterio giuridico della “prevalenza” discrimina l'attribuzione all'una o all'altra istituzione
Avv. Francesco Lettera
Rapporti sovraordinati ●
La sovraordinazione della pianificazione di bacino ai piani territoriali e ai piani urbanistici si concretizza operativamente nell'obbligo in capo alle autorità competenti, entro dodici mesi, di adeguare i rispettivi piani territoriali e programmi regionali quali, in particolare, quelli relativi alle attività agricole, zootecniche ed agroforestali alla tutela della qualità delle acque , alla gestione dei rifiuti, alla tutela dei beni ambientali ed alla bonifica.
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Non è chi non vede che questo obbligo può avere effetti solo in tempi ben più lunghi dell'anno; la ridda di piani urbanistici e non, regionali, provinciali, comunali e i programmi operativi di cui sono ad oggi dotati enti di ogni livello rende inefficace l'effetto a cascata di tali norme sovraordinate. Avv. Francesco Lettera
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Alla fine si tratterà di affidare all'ultimo controllo, per ben che vada, la conformità del progetto mentre nessuno sorveglierà la coerenza generale di cosa si va a fare sul territorio.
Erasmo D'Angelis
Coordinatore della Struttura di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. –
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Paese con caratteristiche morfologiche quasi uniche, una aggrovigliata geofisica del sottosuolo per la sua natura geologica in gran parte giovane, caratterizzata da terreni argillosi e sabbiosi incoerenti e malamente ancorati alla roccia dura e stabile. Purtroppo, questo stato di dissesto, presente in circa il 10% del territorio nazionale dove vivono circa 6 milioni di italiani, si intreccia con una impressionante carenza pianificatoria di superficie, con la quasi scomparsa delle manutenzioni, con abusi del suolo, con la scarsa percezione della dimensione dei pericoli e anche con la scarsa conoscenza dei fenomeni. È un mix che amplifica gli eventi e la loro potenza distruttiva che viene moltiplicata da errori fatali, primo fra tutti la caparbietà con la quale il territorio più fragile e anche densamente abitato, è stato spremuto come se vivessimo in un'Italia virtuale e priva di rischi incombenti
Erasmo D'Angelis
Coordinatore della Struttura di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. –
Le nostre nuove regole fondamentali, da far applicare ovunque, devono essere quelle della prevenzione strutturale, di una buona pianificazione urbanistica, della fine del consumo di suolo, la consapevolezza di non dover più pagare costi carissimi, in termini di vite umane, distruzioni, e di danni per 3.5 miliardi di euro ogni anno dal dopoguerra ad oggi
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Occorre un salto tecnico, occorrono nuove linee guida per gli interventi sul reticolo idraulico
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Occorrono progetti esecutivi per mettere in sicurezza intanto le aree metropolitane
Obiettivi della pianificazione urbanistica oggi –
Per il territorio: ●
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Limite al consumo di suolo - Razionalizzazione infrastrutture Tutela paesaggio / Piani di Area vasta Sicurezza idrogeologica e sismica
Per le città: ●
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Rigenerazione urbana / Limitazione espansioni a consumo di suolo Risparmio energetico – Energie rinnovabili e mobilità sostenibile Bellezza delle città - Sobrietà Città sicura e “resiliente”
La posizione del CeNSU –
Il piano in crisi –
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Spesso i comuni interessati da eventi catastrofici sono correttamente pianificati, anche con strumenti molto recenti, integrati da importanti documenti di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ma questi strumenti non sono stati in grado di assorbire l’eccezionalità dell’evento; riteniamo che ad un piano si possa chiedere di più. Dopo ogni evento catastrofico si fa certamente una ricognizione degli strumenti esistenti, per adeguare le carte dei rischi ma questo non basta: non basta aggiungere analisi anche esaustive a piani concepiti con le logiche del passato. E’ indispensabile una reale integrazione fra gli obiettivi della pianificazione territoriale e le esigenze sempre più tragicamente attuali di sicurezza del territorio.
La posizione del CeNSU –
Lo scenario di rischio peggiore –
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Se si vuole pianificare tenendo solo conto dello scenario di rischio peggiore, la normativa urbanistica non può che essere subordinata acriticamente al vincolo e quindi irrigidita La pianificazione urbanistica con i suoi metodi e strumenti è invece in grado di indirizzare norme e comportamenti e di definire ed interpretare gli scenari locali di rischio sulla cui base graduare norme e favorire comportamenti virtuosi.
Un piano per questi tempi –
Una pianificazione urbana e territoriale basata sulla valutazione del rischio e della vulnerabilità del territorio che oggi appare necessaria può essere vista anche come snodo concettuale di un “nuovo piano” nel quadro generale dell’auspicata riforma urbanistica nazionale e di una forte semplificazione di tutta la strumentazione di Governo del territorio, non solo urbanistica dunque.
La posizione del CeNSU –
Assicurazione e rischio catastrofi –
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L’introduzione di un’assicurazione sul rischio territoriale, già presente in quasi tutti i principali paesi industrializzati in forme anche molto diverse, appare oggi quanto mai opportuna L’interazione tra le logiche del meccanismo assicurativo e quelle dell'intervento pubblico può innovare le dinamiche del settore Le procedure di stima del danno atteso e quelle pubbliche di messa in sicurezza dell'area a rischio, attentamente integrate, possono rappresentare un virtuoso equilibrio di fattori nel pretendere prevenzione Le due fonti di risarcimento, pubblico e assicurativo, possono garantire i fondi necessari per la ricostruzione delle zone colpite La conoscenza del tipo di pericolo, la consapevolezza del rischio e l'accettazione di una situazione di “rischio diverso da zero” da parte di tutti, enti e cittadini, possono rappresentare un moderno modello di gestione del territorio
Piani urbanistici e vincoli idrogeologici –
Oggi due sono le posizioni possibili nel processo di formazione di un Piano Urbanistico: ●
Subordinamento acritico al vincolo idrogeologico –
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Partecipazione informale alla formazione del vincolo – –
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Solo rinvio alle prescrizioni grafico-normative di vincolo Interazione in fase di analisi di PRGC (studio geologico preventivo) Interazione in fase di formazione delle norme nei contatti, informali, con gli uffici regionali della pianificazione territoriale
Ma molte altre opzioni di buon Governo del territorio si potrebbero aprire con interazioni reali in fase di formazione dei piani urbanistici e della pianificazione di bacino
New York 2012 L'alluvione a Manhattan e la lezione di Bloomberg - Federico Rampini - repubblica.it ANCHE New York ha avuto la sua alluvione, con danni gravissimi, morti e feriti, case distrutte, e tante polemiche sull'imprevidenza e l'impreparazione. Qui a Manhattan più che un alluvione fu una sorta di tsunami, l'effetto indiretto dell'uragano Sandy. L'uragano in senso stretto a fine ottobre 2012 passò al largo di New York e colpì con più violenza il New Jersey. Ma la forma dell'estuario del fiume Hudson a noi "regalò" un'alta marea micidiale, aggravata dai venti di potenza inusitata. Ci furono allagamenti gravissimi nella punta Sud di Manhattan, un pezzo della città rimase nel blackout per giorni interi. Danni perfino peggiori colpirono i "borough" piu` vicini al mare, come Queens e Long Island, con interi quartieri residenziali devastati. New York capì di avere colpevolmente sottovalutato gli effetti del cambiamento climatico. Da Sandy in poi Bloomberg decise di dedicare la maggior parte delle sue energie a piani di lunghissimo periodo, i cui benefici saranno percepiti dai cittadini quando nessuno si ricorderà più di lui. New York è diventata un cantiere di opere pubbliche e private per la difesa dai disastri naturali.
New York 2014 La metropolitana ha intrapreso imponenti lavori per la protezione dei suoi tunnel. Tutte le zone costiere, dall'area di Battery Park (Manhattan Sud) a Brooklyn, da Staten Island a Queens, sono dei cantieri dove si edificano nuove difese. I principali serbatoi d'intelligenze della città, come lo Earth Institute della Columbia University (presieduto da Jeffrey Sachs) sono stati chiamati a collaborare con le autorità cittadine per studiare i migliori sistemi di prevenzione e difesa. La parola d'ordine è diventata "resilienza": quella proprietà studiata in fisica e riassunta nel detto popolare "mi piego ma non mi spezzo". Contro le forze della natura il più delle volte non serve erigere Grandi Muraglie, è meglio "collaborare" con la natura stessa. Un esempio classico è la riscoperta del ruolo prezioso delle "wetland", zone umide, lagune, che possono fungere da serbatoi naturali per accogliere un futuro uragano, un futuro tsunami, smorzandone la potenza distruttiva. Questo significa usare la natura stessa per rendere meno letale il prossimo evento anomalo. La riscoperta di queste difese naturali è stato un passo avanti e una strategia alternativa, rispetto a progetti di cementificazione e di edificazione di grandi dighe contro le maree. Questo è solo uno dei filoni d'intervento, elencare tutti gli investimenti fatti nel dopo- Sandy e in funzione del prossimo disastro naturale, è quasi impossibile. Ogni cantiere ormai "incorpora" nei suoi lavori e nella sua progettualità il rischio di maree anomale, inondazioni veloci e violente; tutti gli edifici nuovi sono pensati per contenere e minimizzare i danni, facilitare le evacuazioni, accogliere l'onda d'urto senza patirne shock letali. Federico Rampini - repubblica.it
New York
New York Uragano: Zone di evacuazione From Coastal Storm Plan
New York
New York Mappa Degli interventi costieri
New York 2014 Piani & Norme Strategie & Progetti - Partecipazione
New York 2014 Strategie e Progetti
Italia P.A.I.L.
Mosaico del Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Livenza Carta della pericolosità idraulica
Il rischio urbano: i vincoli
Il rischio urbano: le norme
L'ineffabile “rischio zero” –
molti degli eventi catastrofici hanno interessato aree a “rischio zero” cioè “sicure” secondo i piani –
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Per queste situazioni il concetto di rischio zero è un’utopia deleteria; sopratutto all’interno di un sistema che tende a sanzionare penalmente qualsiasi errore, o presunto tale
Visti i cambiamenti climatici e i nuovi modelli idrometrici interpretativi degli eventi brevi estremi, utile per tutti sarebbe ampliare l'area dell'errore calcolato nelle valutazioni dei rischi –
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Molte zone, in specie urbane, sono in effetti a rischio “vicino allo zero”, fuori dai pericoli dei modelli di valutazione ma “localmente a rischio” Anche qui l'analisi di dettaglio del territorio che i piani urbanistici o di settore e le loro analisi fanno, sono indispensabili
La regolazione delle aree a rischio –
Se “rischio zero” significa zona esente da pericolo o zona sicura per vincolo assoluto di esclusione d'uso –
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Da questa classificazione duale discendono norme di vincolo semplici, radicali e chiare
Tutte le altre zone sono a diverse % di rischio ●
che vengono regolate dai Piani di bacino con sempre più complesse norme, zoning e rinvii ad altri piani ma così: – –
se dal rischio non si passa al vincolo ma ad un piano di indirizzi e regole, il processo deve essere allora quello di tipo urbanistico Invece, il Piano di bacino si sovrappone completamente ai Piani urbanistici e li costringe a norme improprie, come per es. nelle aree già costruite dove insieme all'opzione di “rilocalizzare” sarebbe utile valutare, insieme, anche ipotesi di “ristrutturazioni a riduzione di rischio” o altre azioni di riduzione del danno
La città è complessa Servono norme articolate e strumenti di gestione raffinati
Dal vincolo alla regola I VINCOLI - P.A.I.L.
Zoning: essenziale a 4 livelli Norme: si stanno trasformando in normative edilizio-urbanistiche
LE REGOLE - P.R.G.C.
Zoning urbanistico e norme complesse Vincoli idrogeologici: rinvio a P.A.I.L.
Lavorare in parallelo non in serie I VINCOLI - P.A.I.L.
LE REGOLE - P.R.G.C.
La pianificazione di bacino rischia di riproporre vecchi vizi dell'urbanistica La pianificazione a cascata è superata da tempo e non va riproposta. Se le strategie e i progetti di regolazione dei sistemi idrografici di bacino vogliono essere efficaci le variazioni degli strumenti urbanistici devono viaggiare parallele ai piani idrogeologici. Molte opere sono ormai necessarie in ambito urbano o urbanizzato e quindi servono strumenti attuativi da predisporre insieme al vincolo e procedure urbanistiche complesse, partecipate e aperte anche a interventi pubblico-privati Servono piani di bacino con contenuti strutturali a grande scala, interagenti con la pianificazione territoriale, e attuativi a scala locale, con ipotesi progettuali interagenti con la pianificazione urbana e i suoi strumenti operativi.
La pianificazione di bacino ●
Oggi i Piani di bacino o i PAI sono basati su: ● ● ●
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Principio di “prevalenza“ Stato/Regioni Sovraordinazione piani di bacino e piani urbanistici Struttura gerarchica e a cascata
I nuovi Piani di settore non è ancora chiaro come si conformeranno: ● ● ● ● ●
Piani strategici/strutturali o operativi/attuativi? Gestione di vincoli o azioni? Parametri statici o dinamici? Rapporto con i PAI: sostituzione o affiancamento? Rapporto con tutti gli altri “piani di governo del territorio” Partecipazione e VAS: in quali forme?
Piani urbanistici ●
Modello pianificatorio attuale –
Piano a due/tre componenti ●
Strutturale –
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Operativo –
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Non cogente, indirizzi, invarianti, norme quadro Cogente, norme, vincoli, premialità, convenzioni
Flessibilità –
Chiave di volta moderna della gestione dei piani
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Procedura adozione/approvazione con osservazioni e procedura partecipata
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Pianificazione attuativa, programmi complessi, interventi pubblico/privato, perequazione
Piani di bacino & Piani urbanistici ●
Una legge è indispensabile per stabilire i ruoli –
Obiettivi e problematiche comuni – – – – –
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Modelli di piano mutuabili dall'urbanistica – – –
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Sicurezza urbana e conservazione del paesaggio Partecipazione alle scelte “Vision” a tempi medio-lunghi Ciclo delle acque urbano e agricolo Pianificazione di area vasta come ambito a cui tendere Componente strutturale + operativa + flessibilità Analisi di territorio integrate Partecipazione alla formazione
Procedure di formazione integrate/correlate e non a cascata/subordinate; mai varianti automatiche
Il CeNSU concorda –
Serve un nuovo approccio “dinamico” che –
Gruppo 183 Prime osservazioni sul D.L. 133/2014
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Butti all’aria la logica della distinzione tra emergenze e azioni a medio-lungo termine Risolva l'inefficacia dei piani di bacino con tempi biblici per la loro predisposizione, adozione e approvazione …
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ma per questi obiettivi non è sufficiente pianificare con zoning, vincoli e norme nate solo per l'apposizione di veti
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Per passare dai piani dei vincoli ai piani di gestione servono i modelli della pianificazione urbanistica
Il CeNSU concorda –
La distinzione tra una fase emergenziale ed una fase di medio-lungo termine non è condivisibile
Gruppo 183 Prime osservazioni sul D.L. 133/2014
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Perchè contraria al percorso introdotto dalle Direttive comunitarie 2000/60 e 2007/60 Perchè genera incongruenze ● … interventi emergenziali che causare effetti “non graditi” o non concordati con le Regioni vicine … ● … o p.es. interventi urgenti che iniziano a valle ... mentre altri piano stralcio di bacino indicano di iniziare da monte …
Servono strumenti complessi, interprofessionali, pluriscala e partecipati per gestire processi reali di governo del territorio
Il CeNSU concorda –
il nostro Paese proseguirà nelle ambigue politiche di difesa del suolo
Gruppo 183 Prime osservazioni sul D.L. 133/2014
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da un lato si sta adoperando per realizzare - con urgenza - gli interventi segnalati dalle Regioni e dalla Protezione Civile dall’altro sta elaborando un nuovo percorso di pianificazione comunitaria contro il rischio idrogeologico completamente svincolato dal primo, attuato con l’adozione di nuovi strumenti di valutazione ambientale e di partecipazione pubblica
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Va però evitato il rischio esiziale di sovrapporre piani a piani e procedure a procedure
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La VAS e la “partecipazione”, in campo urbanistico sono diventate procedure burocratiche quasi inutili
Più sicuri Diminuiscono i morti
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il numero complessivo di persone vittime di fenomeni meteo estremi si è ridotto radicalmente negli ultimi decenni ancor più è diminuito il rischio individuale: negli ultimi anni hanno perso la vita per evento estremi tre persone su un milione a fronte di più di cento nella prima metà del secolo
Rimangono i danni economici che andrebbero risarciti anche con l'intervento delle assicurazioni
L'assicurazione –
All'estero ci si avvale in molti casi del maggiore ammortizzatore esistente in caso di catastrofi naturali rappresentato dal sistema assicurativo nel suo complesso. ●
Tutte le più grandi catastrofi naturali del mondo dalle inondazioni nel Sud Est asiatico agli uragani negli Stati Uniti sono stati coperti dal sistema assicurativo e soprattutto riassicurativo. –
Dati ANIA
La media sugli ultimi 10 anni è stata di 60 miliardi di dollari all’anno di sinistri pagati dal sistema riassicurativo per fare fronte alle catastrofi naturali verificatesi in ogni parte del globo.
Dati ANIA 2011: Associazione Nazionale fra Imprese Assicuratrici
Danno Annuo Atteso: 2,8 mlrd € Stima del danno annuo da catastrofi naturali alle abitazioni civili
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Patrimonio immobiliare abitativo italiano: –
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Valore complessivo a costo di ricostruzione: –
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27 milioni ca. di unità residenziali 3.900 miliardi di euro ca.
Danno Annuo Atteso: –
2,8 miliardi € = 73 € / abitazione ●
Dati ANIA
La stima del danno annuo da catastrofi naturali è pari ad un costo di circa 73 euro per un’unità abitativa del valore di ricostruzione di 100.000 euro
Dati ANIA
Dati ANIA
Danno massimo per tempo di ritorno
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Significativa per comprendere il danno che le catastrofi naturali possono arrecare al patrimonio abitativo è la distribuzione del danno annuo massimo probabile per tempo di ritorno. –
Tale distribuzione riporta il danno massimo che si verifica con un certo livello di probabilità espressa per tempo di ritorno. ● Al tempo di ritorno di 200 anni (cioé con una probabilità del 99,5% dal momento che accadrebbe una volta ogni 200 anni) corrisponde un danno annuo massimo probabile pari a circa 34,2 miliardi di euro ● Non sono state prese in considerazione altre catastrofi naturali quali il vulcanismo, le frane, le flash floods, la sussidenza, i maremoti, le mareggiate e l’acqua alta per mancanza di modellistica e dati attendibili e per la scarsa significatività nel nostro Paese di questi fenomeni.
Danno massimo per tempo di ritorno
Dati ANIA
Eventi sismici - D.A.A.: 2,6 mlrd € Stima del danno annuo da catastrofi naturali alle abitazioni civili
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Patrimonio immobiliare abitativo italiano: ●
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27 milioni ca. di unità residenziali
Valore complessivo a costo di ricostruzione: ●
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Danno annuo da solo evento sismico
3.900 miliardi di euro ca.
Danno Annuo Atteso: ●
2,6 miliardi € = 67 € / abitazione –
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Dati ANIA
La stima del danno annuo da catastrofi naturali è pari ad un costo di circa 73 euro per un’unità abitativa del valore di ricostruzione di 100.000 euro
al tempo di ritorno 200 anni corrisponde un danno annuo massimo probabile pari a 34,1 miliardi
Dati ANIA
Eventi alluvionali
Stima del danno annuo da catastrofi naturali alle abitazioni civili
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Gli eventi alluvionali hanno –
frequenze di accadimento maggiori di quelli sismici
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un danno medio sensibilmente inferiore ●
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Dati ANIA
Infatti, il grado medio di danno per un edificio colpito da un evento alluvionale di tirante idrico pari ad 1 metro, è circa il 18% della somma assicurata relativa alle sole unità abitative ubicate al piano terra o interrato. esclusi i danni relativi ai contenuti dell’edificio quali gli arredi e i mobili
Eventi alluvionali - D.A.A.: 0,23 mlrd € Stima del danno annuo da catastrofi naturali alle abitazioni civili
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Patrimonio immobiliare abitativo italiano: ●
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27 milioni ca. di unità residenziali
Valore complessivo a costo di ricostruzione: ●
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Danno annuo da solo evento alluvionale
3.900 miliardi di euro ca.
Danno Annuo Atteso: ●
0,23 miliardi € = 6 € / abitazione –
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Dati ANIA
La stima del danno annuo da catastrofi naturali è pari ad un costo di circa 73 euro per un’unità abitativa del valore di ricostruzione di 100.000 euro
al tempo di ritorno 200 anni corrisponde un danno annuo massimo probabile, relativamente al solo rischio alluvionale, pari a 3,3 miliardi
Dati ANIA
Difficile assicurare
Componenti ostative all'assicurazione rischio catastrofi
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Carenza di domanda: –
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i cittadini si attendono risarcimenti pubblici come se fossero dovuti mentre, in generale, nel nostro Paese non esiste alcun diritto al risarcimento dei danni causati ai beni dalle catastrofi
Carenza di offerta: –
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Dati ANIA
la situazione di elevato rischio naturale complessivo del territorio italiano rende la copertura assicurativa totale (34 mlrd euro) impegnativa come capitale da allocare Vi è anche una difficoltà a raggiungere la massa critica assicurativa che non deve essere concentrata esclusivamente nelle aree ad alto rischio
Difficile assicurare
Componenti ostative all'assicurazione rischio catastrofi
Aspetti legislativi ostativi: –
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Dati ANIA
il nostro Codice Civile nella sezione dedicata ai contratti assicurativi sui beni esclude la copertura assicurativa ai danni derivanti da catastrofi naturali che però viene nei fatti derogata con specifico patto contrario fra le parti nel nostro ordinamento civile vige il principio che non ci possa essere una sorta di arricchimento indebito, derivante dai risarcimenti ricevuti per eventuali danni ai beni. Infatti gli eventuali risarcimenti, nel loro complesso, non possono essere superiori al danno effettivamente patito. Pertanto in caso di catastrofe naturale i risarcimenti che si dovessero ricevere non potrebbero superare l’entità del danno. Chi si fosse assicurato, pagando il relativo premio, correrebbe il rischio di vedersi negare l’eventuale contributo per il ristoro dei danni da parte dello Stato
Tipologia assicurativa Proposte di assicurazione: obbligatoria e semiobbligatoria
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Assicurazione obbligatoria –
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La proposta consiste nel rendere obbligatoria la copertura assicurativa contro l’incendio e le catastrofi naturali alle unità abitative private a qualunque uso destinate purché non abusive.
Assicurazione semiobbligatoria –
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Dati ANIA
La proposta consiste nel rendere obbligatoria l’estensione alle catastrofi naturali delle coperture assicurative contro l’incendio delle unità abitative civili comprensive delle attività commerciali annesse.
La creazione di un sistema assicurativo misto tra il settore assicurativo privato e lo Stato può essere mutuato dalle migliori esperienze internazionali ma la specificità del nostro Paese fa pensare a un modello originale italiano diverso e diversificato territorialmente
Sistema di Contingent Capital ●
Il più celebre è quello di un consorzio di Stati Caraibici che, avendo un’economia in larga parte dipendente dal turismo, rischiano con una certa frequenza sensibili danni macroeconomici essendo sottoposti al fenomeno degli uragani e delle tempeste tropicali. –
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Dati ANIA
Il consorzio si garantisce un contingent capital al verificarsi di eventi catastrofici che permette loro di gestire l’emergenza e riportare allo stato di normalità i territori colpiti. Lo schema di contingent capital non è adatto a risarcire direttamente il proprietario di un bene per il danno causato da un evento naturale, bensì è adatto a fornire ad Ente di una certa dimensione un capitale per far fronte alle necessità connesse al verificarsi dell’evento
Richiami conclusivi ●
I piani urbanistici e quelli di bacino dovrebbero interagire –
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Il rischio urbano è multifattoriale e la risposta di piano deve essere integrata ad ogni scala –
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Va ripensato il quadro normativo paralizzante delle “prevalenze” che devono confluire nel principio costituzionale del Governo del territorio, che è unico Pur essendocene troppe, manca una legge di coordinamento della pianificazione di bacino con la pianificazione territoriale Piani moderni: strutturali ed operativi, integrati ed inclusivi
Come per le norme sismiche, ogni progetto deve contenere misure di prevenzione del danno e di conoscenza del rischio locale
Nuovi approcci – –
Serve un'assicurazione generale contro il rischio catastrofi Sviluppo maggiore della cultura del rischio “diverso da zero”
GRAZIE DELL'ATTENZIONE Ing. Flavio Piva – Consiglio Direttivo Nazionale