125 di Laboratorio cantonale - le origini ed il primo “caso” Ing. Aldo Massarotti, ex-chimico cantonale ed ex- direttore LCI
1. Le origini Le situazioni che 100 anni or sono portarono alla creazione del “Laboratorio” sono intimamente connesse alle minacce che già allora incombevano sulla salute pubblica, derivanti soprattutto dalla mancanza di igiene nella produzione e nello spaccio delle derrate alimentari e dagli insudiciamenti delle acque per uso potabile, del latte e delle carni con diffuse epidemie di malattie infettive. Ma anche le frodi alimentari con le falsificazioni e le adulterazioni di derrate alimentari, dal latte al vino, dal burro alle farine panificabili, perversavano parallelamente al fiorire del commercio e portavano ad una nutrizione con alimenti privi di qualità nutritive o comunque inerti, quando non causavano intossicazioni dei consumatori. Nel nostro Cantone l’impellente necessità di proteggere la salute pubblica portò nel 1888 all’adozione di un Codice sanitario, che costituì la base dell’organizzazione di protezione e di sorveglianza sull’igiene pubblica ed in particolar modo sull’igiene alimentare. Il codice sanitario stabiliva che la vendita delle sostanze alimentari fosse posta sotto la sorveglianza del medico delegato e delle autorità comunali; queste ultime dovevano “praticare almeno una volta all’anno una visita ai fondachi, macellai, panifici e in genere in tutte le botteghe destinante alla vendita al minuto delle bevande e delle sostanze alimentari, allo scopo di assicurarsi che non siano né falsificate, né insalubri…”. I venditori di bevande o derrate alimentari erano “tenuti a fornire ai visitatori ufficiali i campioni necessari per un completo assaggio della loro merce”. Se questo esame non poteva essere fatto sul posto “abbisognando un’analisi chimica o microscopica o altra consimile operazione” dovevano essere “prelevati due campioni d’assaggio della bevanda o derrata alimentare sospetta, l’uno dei quali, previa apposizione dei suggelli alla presenza del venditore o suo rappresentante, sarà affidata al perito officiale, l’altro sarà conservato dall’autorità che ha ordinato l’esame”. Il Codice sanitario prevedeva “l’istituzione di laboratori cantonali d’igiene” e più esattamente recitava: “ Verranno istituiti nel Cantone uno o più laboratori cantonali d’igiene, dirette da persone per studi speciali a tale officio adatte. Il Consiglio di Stato provvede al loro impianto e conservazione, nomina i rispettivi titolari sulla proposta della Commissione cantonale di sanità e mediante apposito regolamento vi organizza il servizio delle analisi delle bevande e derrate alimentari”. Un commento della Direzione d’igiene al previsto Decreto diceva testualmente: “Frattanto ci accontentiamo osservare che i lavori che vengono domandati a questo laboratorio d’igiene non presentano grandi difficoltà; la maggior parte delle analisi che vi saranno richieste saranno soltanto qualitative siccome quelle che sono sufficienti per essere istruiti sulla qualità e valore di un prodotto qualsiasi, dal punto di vista dell’igiene alimentare (sic!)”. Fatto sta che il 31 dicembre 1889 il Consiglio di Stato, a firma del Presidente M. Pedrazzini e del Consigliere di Stato Segretario Ing. F. Gianella, emanava un “Decreto circa l’istituzione di un laboratorio per le analisi delle sostanze alimentari”, con il quale “E’ istituito un ufficio per le 1
analisi delle sostanze alimentari presso il Laboratorio chimico del Liceo cantonale in Lugano”. Si rimanda qui allegato testo integrale di tale Decreto. Il “Laboratorio” risulta quindi aver avuto la sua prima sede nel vecchio Liceo cantonale, sito in un edificio attiguo alla chiesa di Sant’Antonio, nel centro storico di Lugano. Il laboratorio chimico del Liceo era affidato alle cure di un certo prof. Lenticchia, insegnate di storia naturale, che già eseguiva occasionali analisi di latte, vino e spirituosi, richieste dai privati. Dal Conto resto del Consiglio di Stato per l’anno 1890 si rileva quanto segue: “Nel novembre del 1890 la Direzione d’Igiene pubblicava le seguenti istruzioni ….. concernenti il Laboratorio cantonale d’igiene, quale venne riordinato in Lugano.” E continua: “In esecuzione di quanto è voluto dal vigente Codice sanitario per riguardo all’igiene alimentare, il Consiglio di Stato, con suo decreto del 31 dicembre 1889 istituiva in Lugano, presso il Laboratorio della scuola di chimica del liceo, un ufficio per le analisi delle sostanze alimentari.” “L’esperienza avendo dimostrato come fosse necessario dare a questa istituzione un maggiore sviluppo perché avesse a rispondere non solo ai bisogni della pubblica igiene ma anche a quelli della giustizia, il Consiglio di Stato, con sua risoluzione del 28 agosto 1890, risolveva un nuovo impianto del Laboratorio d’Igiene in Lugano, in modo che fosse fornito di tutti i mezzi di cui dispone la scienza moderna per le analisi chimiche d’ogni specie, e nominava, col titolo di chimico cantonale e direttore del Laboratorio cantonale di Igiene in Lugano, il sig. Eugenio Vinassa, di San Gallo, dottore in scienze naturali e già docente privato di chimica giudiziaria nell’Università di Berna, persona specialmente educata a tale officio”. “Ci facciamo per tanto un dovere di rendere noto come questo Laboratorio verrà regolarmente aperto col 10 del corrente mese (settembre), e richiamare su di questa nuova istituzione, che risponde ad un vero bisogno del nostro paese, l’attenzione di quanti possano avervi interesse”. “Ricordate tutte le disposizioni contenute nel suaccennato decreto del 31 dicembre 1889, così incaricati dalla risoluzione governativa n. 2653 del 28 agosto 1890, aggiungiamo le seguenti istruzione: “1. Ogniqualvolta le Autorità giudiziarie abbisogneranno dell’opera del chimico, ricorreranno per le relative perizie al Direttore del Laboratorio cantonale d’Igiene in Lugano, che sarà nello stesso tempo il chimico perito cantonale”. “2. Sono ugualmente invitate le Municipalità a far ricorso allo stesso direttore pei molteplici incombenti ad esse affidati dall’art. 73, cifra VI, (Salubrità pubblica) della legge organica comunale del 13 giugno 1855, e degli articoli 77, 78, 79 e 80 del Codice sanitario del 26 novembre 1888 entrato in vigore col 15 luglio 1889, non che dal decreto governativo circa l’uso degli apparecchi a pressione per lo spaccio della birra, in data 14 agosto 1888, e dalle relative istruzioni emanate dalla scrivente Direzione.” “3. Lo stesso invito viene indirizzato ai medici delegati per rapporto ai loro doveri di officiali sanitari e in modo speciale in caso di malattie da infezione.” “Tutti i medici poi potranno valersi di questo laboratorio per ricerche chimiche o microscopiche a scopo diagnostico”. “4. Le Società d’agricoltura potranno pure rivolgersi con piena fiducia al Laboratorio cantonale d’Igiene ogniqualvolta abbisognassero pei loro studi e per le loro ricerche dell’opera del microscopio o della chimica, specialmente per ciò che riguarda le malattie dei vegetali e degli animali”. “5. Inoltre avranno libero adito a questo laboratorio tutti i commercianti, come pure tutti i privati per bisogni della igiene domestica, e in particolar modo per l’esame delle acque potabili, delle bevande e derrate alimentari, sia che si desideri un’analisi semplicemente qualitativa, ovvero un’analisi quantitativa.” 2
“6. In via d’esperimento, per lavori che verranno domandati a questo Laboratorio, saranno corrisposte le tasse indicate nel suaccennato decreto del 31 dicembre 1889, pubblicato a pag. 3 del Bollettino delle leggi del 1890 e nel conto reso della Direzione d’Igiene per l’anno 1889.” “7. Il Laboratorio cantonale d’Igiene è posto sotto la sorveglianza della Direzione d’Igiene.” “La nomina del sig. Dottor E. Vinassa ebbe luogo il 27 agosto 1890 e nell’edificio del Liceo cantonale due camere venivano adattate a laboratorio con non indifferente spesa, e vi veniva aggiunto un ampio magazzino a pian terreno come luogo di deposito e cantina. I tristi avvenimenti del settembre impedirono che il laboratorio entrasse subito in attività: non venne aperto che al 17 novembre”. “Il Dr. Vinassa assumeva la direzione di questa nuova istituzione accettando in via di esperimento tutte le disposizioni del decreto 31 dicembre 1889, cui si fa cenno nelle suaccennate istruzioni. Questo esperimento venne continuato dappoi, ma un complesso di circostanze che verranno indicate in apposito messaggio, ci devono condurre a modificare il detto decreto nel senso di diminuire l’importo delle tasse per le analisi, allo scopo di ottenere una maggiore frequenza al laboratorio e renderlo più popolare, e supplire alla diminuzione delle entrate coll’assegnare al Direttore del laboratorio un onorario fisso.” “E’ necessario provvedere che tanto i privati quanto le autorità abbiano ad approfittare di questa importantissima istituzione senza essere trattenuti dal timore di una soverchia spesa, e nello stesso tempo assicurare al chimico-direttore una posizione onorevole.” “Importa poi completare l’istallazione di questo Laboratorio coll’acquisto di tutti gli istrumenti necessari, i quali ora sono per la massima parte di proprietà del direttore. – A questo attenderemo nel corrente anno”. Certamente la “non indifferente spesa” sostenuta per l’adattamento del nuovo laboratorio non aveva permesso di completarne l’installazione con gli strumenti necessari. Fatto sta che alla fine del 1891 come riferisce il Dr. Vinassa,: “il suo impianto non era ancora completo, perché domandavansi non lievi spese; ma poco per volta intendiamo che questo Laboratorio sia provvisto di tutti gli strumenti e di quant’altro è necessario perché possa rispondere appieno al suo scopo”. Ma le difficoltà nell’adeguamento delle attrezzature perdurano: “Le condizioni rimasero immutate; di apparecchi costosi si acquistò solamente la centrifuga del Dr. Gerber… e alla mancanza di alcuni apparecchi si cercò di sopperire alla bell’e meglio”. “Il lavoro sempre in aumento richiederebbe piuttosto un locale in più ed una condotta di acqua perenne”. La diffusione dei casi di tifo a Lugano era dovuta all’antigienica qualità dell’acqua per uso potabile prelevata dai pozzi all’interno dell’abitato. Alla fine del 1893 si discusse in seno al Gran Consiglio circa l’utilità di mantenere in funzione il Laboratorio… e nel 1894, nella stessa sede, in seguito ad una petizione dei commercianti di Bellinzona, si parlò della “probabilità” di trasferire il Laboratorio a Bellinzona e di annetterlo alla Scuola di commercio. Nel 1895 finalmente il Laboratorio viene rifornito di acqua corrente. Nel 1896 il Prof. Brazzola dell’università di Bologna veniva incaricato di esaminare le condizione del Laboratorio e di farne rapporto. Il rapporto risultò estremamente positivo quanto alla sua necessità di conservazione. Nel suo rapporto per l’anno 1897 il direttore si rammarica per la mancanza di sussidi adeguati per provviste di apparecchi e si lamenta che “il giovane che da quasi 5 anni erami aggiunto nell’ufficio, abbandonavalo per darsi ad altra professione ed in seguito tre ho dovuto licenziarne per incapacità…”. In un articolo pubblicato su “Gazzetta Ticinese” del 26 novembre 1897 il Dr. Vinassa, in occasione dell’ampliamento del Laboratorio con nuovi locali, sempre nell’ambito del Liceo 3
cantonale di S. Antonio a Lugano, fa una retrospettiva delle vicissitudini dell’istituzione, lamentandosi in primo luogo dell’insufficienza del personale (un direttore ed uno scrivano) ed esigendo l’assunzione di un aggiunto, dato che “se egli è chiamato in servizio militare od ha uopo di qualche giorno di riposo, deve pagare un rimpiazzante.”. Rileva pure l’inadeguatezza dello stipendio (fr. 2'000 annui)! Intorno all’anno 1900 la situazione logista e dotazionale del Laboratorio non cambia; si attendono miglioramenti da due fatti: trasferimento in altra sede a seguito dell’imminente demolizione del vecchio Liceo cantonale da un lato, e promulgazione di una legge federale sulla sorveglianza delle derrate alimentari e di “quanto nella vita domestica interessa la salute pubblica”, d’altro lato. Tale legge avrebbe previsto “l’impianto di laboratori cantonali d’igiene da istituire o riordinare secondo determinate norme e quindi provvisti di quanto è necessario per le analisi chimiche, fisiche e batteriologiche delle derrate alimentari, delle acque potabili e degli oggetti di uso domestico”. Nel rapporto per il 1902 il Chimico cantonale esprime la speranza che la persistente situazione di disagio sarà migliorata una volta riordinato il Laboratorio nel nuovo palazzo degli studi di Lugano. Nel rapporto del 1903 rinnova la speranza che “locali sufficiente spaziosi e asciutti, in condizione da garantire il buon andamento dei lavori e la conservazione degli strumenti, verranno accordati all’Istituto d’igiene nel nuovo Palazzo degli studi”. L’ultimo rapporto annuale del primo Direttore del Laboratorio cantonale d’igiene è quello del 1904, il 15.mo, nel quale per un’ennesima volta egli lamenta le precarie condizioni dell’istituto. Manca il rapporto del 1905, perché come risulta da Conto Reso per quell’anno, “il Laboratorio cantonale d’igiene, costituente l’unico sussidio del quale potevano disporre le Autorità per constatare le frodi ed ottenere visite praticate da persona competente, era stato chiuso”, aggiungiamo, per le dimissioni del responsabile. A seguito di tale situazione, ma solo nel corso del 1906, il CdS, rilevata l’assoluta necessità di possedere un laboratorio cantonale d’igiene ancorché provvisorio ed in proporzioni ridotte, emanava un decreto, col quale veniva affidato l’incarico di un servizio provvisorio, durante l’anno 1906-1907, al prof. R. Natoli, docente di chimica e di merceologia nella Scuola cantonale di commercio in Bellinzona e ciò “fino alla riapertura del nuovo Laboratorio cantonale d’igiene”. Il facente funzione Direttore del Laboratorio cantonale prof. Natoli se ne occupò fino al 31 dicembre 1908. Nel frattempo era iniziato l’iter della progettazione del nuovo Laboratorio a Lugano, che può essere riassunto come segue: - 28 aprile 1909 – Messaggio del CdS su “un progetto completo di Laboratorio di chimica sorgente a Lugano ai fianchi del Palazzo degli studi”. Progettista era l’arch. Luvini. Caratteristiche: 2 piani, non compreso quello sotterraneo ed una vetrina di locali; costo della parte muraria e dell’arredamento mobiliare: franchi 112 mila; acquisto di apparecchi e strumenti scientifici franchi 10 mila. Tuttavia la Commissione della Gestione proponeva un’ubicazione diversa da quella indicata nel messaggio, in quanto l’edificio era stato giudicato “di carattere industriale” e quindi non doveva sorgere in vicinanza di istituti destinati all’istruzione ed all’educazione (!?). - 18 gennaio 1910 – Deliberazione del Consiglio comunale di Lugano, con la quale, accettando le proposte del Municipio che aveva condotto trattative con la Commissione 4
cantonale della Gestione, veniva offerto allo Stato un apprezzamento di terreno di circa 1250 mq, situato di fronte al (allora) nuovo Ospedale Civico, lungo la Via Lambertenghi. - Il progetto venne studiato a nuovo, perché prevalse l’opinione che le proporzioni dell’edificio fossero “troppo vaste ed inadeguate allo scopo”, venivano invocate le esigenze minime federali batteriologiche, per cui si doveva supporre che un certo numero dei locali del primitivo progetto e specialmente quelli al pianterreno “sarebbero rimasti costantemente inutilizzati”. Fu pertanto decisa la diminuzione dei locali “non a detrimento dell’area, ma bensì a quello dell’altezza” e ciò “per maggior comodo dei funzionari e quello del pubblico”. Si addiviene così ad un progetto così caratterizzato: “2 soli piani, di cui uno a pianterreno sopraelevato ed uno semisotterraneo; costo complessivo, compreso l’arredamento mobiliare e scientifico, di franchi 86 mila, quindi con un risparmio di franchi 36 mila rispetto al primitivo progetto. Con un sussidio federale del 50% il Laboratorio sarebbe poi costato solo franchi 43 mila…! Durante tale iter il Laboratorio provvisorio presso la Scuola cantonale di commercio fu diretto dal Dr. Raoul Viollier, quale primo Chimico cantonale ai sensi della Legge federale sul commercio delle derrate alimentari dell’8 dicembre 1905, entrata in vigore il 1. Luglio 1909. Il Dr. Viollier, peraltro professore di chimica e mineralogia alla Scuola di commercio, esercitò le funzioni di Chimico cantonale fino alla primavera del 1911, quando venne aperto il nuovo Laboratorio cantonale d’igiene nell’attuale sede (ndr: nella sede di Lugano). L’inaugurazione e l’apertura ebbero luogo il 1. Maggio 1911, “mentre gli operai lavoravano ancora alla posa delle tubazioni d’acqua e di gas.” Secondo Chimico cantonale e direttore del nuovo Laboratorio fu il Dr. Antonio Verda, già farmacista a Losanna e Chimico delle dogane a Chiasso. Aggiunto fu il Dr. Eligio Dotta e le mansioni di Ispettore delle derrate alimentari furono affidate a Giovanni Vicari. 2. Il primo caso Particolare sollecitazione del Dr. Vinassa, primo direttore del Laboratorio fu costituita da un avvelenamento collettivo da anidride arseniosa, verificatosi a Brissago, nel settembre 1892, sul quale egli riferì con una pubblicazione sulla rivista professionale “Chemiker-Zeitung” del 1894, vol. 18/72. Come scrive il Dr. Vinassa, il 24 settembre comparvero, nell’asilo infantile di Brissago, subito dopo il consumo di una minestra, nella maggior parte dei 60 bambini, vomiti violenti. Fu dapprima sospettata l’acqua ed un suo eventuale alto contenuto di zinco a dipendenza delle tubazioni in ferro galvanizzato. Ma l’analisi dell’acqua escluse la fondatezza di tale sospetto. Purtroppo non furono più reperibili resti del pasto. Il 25 settembre si verificarono gli stessi sintomi e gran parte dei bambini vomitò subito i cibi consumati; fu allora sospettato il prezzemolo ed una sua confusione con piante selvatiche velenose della regione (cicuta, ecc.), ma anche tale supposizione risultò infondata. Successivamente numerosi abitanti delle molteplici frazioni di Brissago, che allora aveva circa 1000 abitanti, denotarono disturbi con sintomi molto variabili; ciò causò panico nella popolazione, cosicché di fronte a tale “malattia misteriosa” il medico comunale chiese la convocazione di una commissione medica. Frattanto si diffuse la voce che la causa doveva essere ricercata nel sale da cucina, cosicché il 2 ottobre il sindaco di Brissago inviò al 5
Laboratorio un pacchetto di sale fino, prelevato dalla vaschetta del sale dell’asilo infantile. In esso non furono trovati né arsenico né metalli tossici (più tardi risultò che tale sale non era più quello usato nella preparazione dei pasti). L’ 8 ed il 9 ottobre furono inviati al Laboratorio 3 campioni di sale: due di sale da cucina fino (uno prelevato nella casa di un giovane operaio meccanico caduto malato, che poi fu l’unico morto a seguito dei tragici fatti) ed uno di sale pastorizio sardo. All’analisi i campioni di sale fino denotarono una forte presenza di anidride arseniosa: quello della casa dell’operaio circa 0,5 grammi in 100 grammi! Il dipartimento d’igiene, subito allarmato, dispose il generale sequestro del sale da cucina che si trovava nelle case e la sua conservazione a disposizione del giudice istruttore. Tutti i depositi di sale del cantone furono invitati ad inviare campioni di sale al laboratorio. Nel contempo fu effettuata una perquisizione della casa del depositario del sale fornito all’asilo e furono prelevati campioni di svariata natura: polveri bianche, farina che si trovava nelle trappole per topi, polvere accumulata dietro e sotto gli armadi nei quali si trovava il sale da cucina, un po’ di polvere in un mortaio di ferro, farina di polenta trovata in soffitta, detriti grattati appositamente dal pavimento ed altro ancora. Nel frattempo fu annunciata la morte dell’operaio meccanico; dopo l’autopsia, diversi organi furono inviati al Laboratorio, che in essi riscontrò tracce rilevanti di arsenico, mentre nel sangue che rimase a lungo fluido e di color rosso vivo, non ne fu trovata traccia alcuna. Analisi sistematiche con la ricerca ed il dosaggio dell’arsenico furono dapprima eseguite su 26 campioni di sale, provenienti dalle economie domestiche private e collettive; di essi 12 presentarono concentrazioni di arsenico da 0,5 grammi a tracce dell’ordine di un centesimo di milligrammo per cento grammi. Se ne dedusse che il sale non doveva contenere arsenico riferibile alla produzione, ma il veleno doveva esservi pervenuto successivamente e senza accurata miscelazione. In 6 campioni su 13 delle sostanze prelevate nella casa del depositario e venditore del sale di Brissago, vennero reperite quantità di arsenico in parti notevoli; ciò fu il caso in particolar modo per il citato mortaio di ferro, che veniva adoperato per sminuzzare “sale, anidride arseniosa ed altro…”. In totale il Dr. Vinassa eseguì senza alcun aiuto, poco più di 200 analisi, “senza che tale lavoro straordinario fosse riconosciuto in sede di conteggio delle spese giudiziarie”, come egli ebbe a lamentarsi più tardi. Dai Riassunti statistici risulta che 128 persone, oltre ai 60 bambini dell’Asilo, denotarono disturbi da leggeri a molto gravi e 27 pazienti presentarono ancora dopo 9 mesi sintomi molto diversi; fortunatamente non si ebbe altro decesso. L’accaduto portò ad inchieste accentuate presso i depositi di sostanze velenose, onde evitare ogni promiscuità con derrate alimentari e nello spaccio di sostanze velenose, ed in particolare per evitare che recipienti ed utensili impiegati per veleni venissero adoperati per la vendita di sale, zucchero e farina…. 3. E gli altri “casi” ? Le vicissitudini dell’attività “secolare” del Laboratorio sono puntualizzate nei rapporto annui dei vani preposti, rapporti che sono consegnati nella raccolta dei “Conti Resi” o Rendiconti del Consiglio di Stato dal 1889 al 2014.
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I “casi”, indubbiamente interessanti anche in per la cronaca volgarizzata, sono stati innumerevoli e di varia rilevanza per la salute pubblica. Basta pensare alle frodi ed alle adulterazioni delle derrate alimentari, negli anni durante e dopo le due guerre mondiali, praticate su merci di prima necessità razionate o meno. E quando le produzioni ed i commerci ritornarono alla normalità, ecco che parallelamente ai progressi delle tecnologie alimentari si rilevarono gli inconvenienti dovuti alle carenze igieniche ed alle conseguenze del degrado ambientale delle acque e dei terreni sotto forma di contaminazioni ABC (atomiche, biologiche e chimiche) delle catene e dei prodotti alimentari: Cernobil, Salmonellosi, Atrazina sono solo alcuni dei nomi della cronaca più recente dell’attività del Laboratorio, che non l’hanno però trovato impreparato. Ma pericoli vecchi e nuovi incombono sempre su ciò che l’uomo mangia e beve ed anche dalla prontezza d’intervento, in personale specializzato ed in mezzi sempre meglio adeguati, dipenderà anche in avvenire l’efficacia della missione del Laboratorio nel vitale settore della protezione dei consumatori da danni alla loro salute e dagli inganni sulla natura e la qualità degli alimenti. Possa la commemorazione del centenario segnare l’inizio di un’epoca senza più casi tragici, ma ricca di successi per il benessere della collettività.
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