1 Maggio: Un Altro Lavoro è Possibile L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (Art. 1 della Costituzione). Il riconoscimento della dignità del lavoratore si è rivelato essere per le Acli, sin dalla loro origine, un impegno sociale prioritario da difendere attraverso la promozione di diversi diritti, che vanno dalla giusta paga al diritto al riposo passando per il sostegno ai disoccupati e alle loro famiglie, ai pensionati e alle persone in maternità. Purtroppo anche a Cremona il mercato del lavoro ha numerose contraddizioni e questi diritti sono spesso dimenticati, elusi o violati. L’attuale economia richiede, infatti, una crescente flessibilità del mercato del lavoro, determinando, purtroppo, forti discontinuità nelle carriere lavorative e professionali delle persone, e portando, nei casi più gravi e sempre più frequenti, anche a periodi di disoccupazione e di insufficiente reddito da lavoro. Tali conseguenze hanno un impatto diretto sulla diffusa percezione di una diminuzione di sicurezza sociale. La sfida di fronte alla quale si trovano le politiche del lavoro è quindi la ricerca dell’equilibrio tra la “flessibilità” e “sicurezza sociale”. Gli obiettivi sul lavoro dell’unione europea, condivisi dal trattato di Lisbona nel 2000, puntavano, infatti, alla costruzione di una società della conoscenza e contemporaneamente alla realizzazione di una crescita economica sostenibile che coniugasse migliori posti di lavoro a una maggiore coesione sociale. In Italia il concetto di “flessibilità” sembra essere stato utilizzato solo per giustificare la minimizzazione dei costi di produzione, non è cosi in numerosi paesi europei, come la Danimarca, dove si sono costruite reti di protezione, la “flessibilità” non si è tradotta in “precarietà” in quanto la minore sicurezza del posto di lavoro è stata compensata da migliori opportunità. Anche i lavoratori richiedono una “flessibilità” differenziata in base allo stile di vita e alla necessità di conciliare tempi lavorativi ed altre attività (cura dei propri cari, studio, volontariato, tempo libero, ecc..). Accanto alla precarietà l’altra minaccia, sempre più inquietante, al Lavoro è rappresentata dall’aumento degli incidenti, dalla mancanza di sicurezza fisica che aggrava il quadro descritto.Partendo da queste considerazioni si può affermare che i provvedimenti integrati in tema di lavoro e di formazione professionale rivestiranno, nel prossimo futuro, primaria importanza dal punto di vista della pianificazione di un sistema efficace di politiche preventive e di sicurezza, in particolare si pensi a tutto l'impianto di regolazione dell'incontro domanda/offerta attraverso i nuovi Servizi per l'Impiego o al sistema dell'orientamento o dei tirocini formativi. In questo contesto è cruciale monitorare l'affidamento alle Regioni della piena responsabilità di legiferare in tali materie che rappresenta una opportunità per migliorare le possibilità occupazionali. Le Acli, secondo il presidente nazionale Andrea Olivero, hanno il dovere di promuovere un lavoro sicuro e “di dire alla gente, e alle istituzioni, che 'un altro lavoro è possibile', 'un lavoro sicuro è possibile’. Sicuro in primo luogo perché non uccide, non offende, non espone a pericoli imprevisti e fatali. Ma sicuro anche perché consente alle persone di costruire progetti di futuro. Non si tratta di tornare alla mentalità del 'posto fisso', ma di vivere il lavoro in condizioni di sicurezza fisica e psicologica. La flessibilità lavorativa non può tradursi in precarietà della vita. Un lavoro 'altro', insomma, perché punta sulla crescita e la responsabilità del lavoratore, sulla sua affezione al lavoro, sulla sua volontà e capacità di fare bene. Perché un lavoro fatto male non fa crescere un uomo, né tanto meno una comunità”. Condividendo il comune obiettivo di volersi proporre come parti attive e concretamente impegnate a contribuire al miglioramento della situazione, le ACLI Nazionali e l’ANMIL hanno dato vita ad una nuova Associazione denominata “Lavoro & Sicurezza”. Per garantire i primari servizi di informazione e assistenza alla collettività, la nuova Associazione si avvarrà innanzitutto di un Numero Verde (800609080) in grado di soddisfare un primo livello di bisogni.
Le politica di cura Il prossimo 10 maggio si celebrerà al Centro Pastorale Diocesano (via S.Antonio del fuoco 9/a, Cremona) un importante “compleanno”: il 25° del Centro Tutela dei Diritti del Malato di Cremona. Il convegno, che inizierà alle 9e30 di sabato, si propone di sottolineare le sfide che le politiche di cura devono affrontare. Le associazioni che aderiscono al Centro Tutela dei Diritti del Malato hanno rilevato che, anche sul nostro territorio, i cambiamenti demografici, sociali e culturali hanno portato all’aumento dei bisogni delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto rispetto alle problematiche della cura. Negli ultimi anni é fortemente cresciuta la domanda di assistenza e di cura dovuta all’aumento delle patologie invalidanti che più facilmente si presentano in età anziana ( l’Italia è al primo posto in Europa per tasso d’invecchiamento secondo le più recenti proiezioni a cura dell’ISTAT entro il 2050 la percentuale di persone con più di 65 anni potrebbe crescere fino al 34%). Allo stesso tempo la natura dei bisogni emergenti è sempre più differenziata e richiederebbe prestazioni sia di natura sanitaria che di natura socio-assistenziale. Purtroppo l’integrazione tra servizi sanitari e servizi socio-assistenziali è un tema complesso che non ha ancora trovato soluzione definitiva, anche perché l’ambito dei servizi di cura alla persona e alla famiglia è sempre stato frammentato e di difficile identificazione. Anche quando si è dibattuto su una possibile riforma del welfare, l’assistenza sociale e i problemi di cura hanno goduto di una considerazione residuale rispetto alle politiche previdenziali e sanitarie che rappresentano da sempre i pilastri “forti” del sistema di protezione sociale italiano. Comunque tali difficoltà non sono esclusivamente riconducibili alle risorse investite, che continuano a essere limitate, ma agli aspetti critici che caratterizzano questa area di policy: la famiglia, ad esempio, a cui tradizionalmente veniva affidata la cura, mostra chiari segni di fatica; la risposta pubblica è sempre più debole e si assiste dunque all’aumentare di un mercato di cura privato. L’attenzione alle mere procedure e alle logiche di accreditamento, finisce spesso con il relegare in posizione secondaria il percorso complessivo di cura dell’utente, percorso finalizzato ad acquisire il “bene salute” e a mantenere lo stato di benessere. Una buona strategia socio-sanitaria deve tendere a fornire strumenti per ridurre le disuguaglianze e promuovere la coesione sociale, e ciò integrando politiche diverse al fine di realizzare sistemi il più possibile completi ed efficienti. Il Centro Tutela Diritti del Malato di Cremona riceve il Martedì e il Venerdì dalle 17,30 alle 19 (tel. 0372405398).
TERRE E LIBERTÀ: VOLONTARIATO INTERNAZIONALE Il volontariato internazionale è un’esperienza di vita comunitaria e di servizio che unisce persone di diversa provenienza, cultura e religione intorno ad un progetto comune: è un momento di formazione alla solidarietà. I campi di volontariato estivi sono un modo per sperimentarsi, per conoscere realtà diverse e provare ad impegnarsi, anche con il più piccolo gesto, a cambiare questo mondo in meglio. IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI) l’organizzazione non Governativa delle ACLI, con 25 sedi locali in Italia, tra cui Crema, e 3 all’estero, promuove una forma di cooperazione comunitaria che fa da ponte tra i paesi nei quali opera, riportando i bisogni della popolazione senza mediazioni terze in Italia e progettando con gli Enti locali e i donatori forme di intervento partecipato. Insieme alla cooperazione e all’educazione allo sviluppo, il volontariato internazionale è uno dei tre settori fondamentali su cui poggiano attività e finalità di IPSIA. La proposta del volontariato internazionale ha infatti una forte valenza formativa ed è l’ideale “anello di congiunzione” tra i progetti di cooperazione internazionale e quelli di educazione allo sviluppo. Pertanto la proposta del volontariato internazionale è fortemente legata ai progetti di cooperazione che IPSIA sostiene in loco, diventando uno strumento di conoscenza del contesto locale in cui si opera e di relazione con gli attori direttamente coinvolti. Inoltre il volontariato internazionale ha un significativo ritorno nei progetti di educazione alla pace in Italia, ponendosi come strumento nelle iniziative di sensibilizzazione dei temi dei diritti, sviluppo equo-solidale e pace, e di conoscenza della realtà locali. Il progetto di volontariato internazionale vuole quindi contribuire allo sviluppo sociale dei territori interessati e, allo stesso tempo, essere strumento per quanti vogliono approfondire la conoscenza del contesto storico e culturale dell’area e del paese di intervento. Il volontario diventa attore e soggetto che stimola ed anima la relazione tra due comunità locali, quella italiana di partenza e quella internazionale, relazione fondamentale nel processo di cooperazione comunitaria fatto proprio da IPSIA. L’IPSIA, è impegnata dal 1992 nei Balcani in progetti di sostegno alle popolazioni vittime della guerra e delle crisi dei propri paesi, in contesti di povertà e discriminazione. Dagli interventi di solidarietà nei campi profughi per rifugiati bosniaci in Slovenia, nasce la lunga tradizione di volontariato che in questi anni, dal 1993 ad oggi, ha visto la partecipazione di circa 4.000 volontari italiani impegnati nei territori della ex Jugoslavia, con progetti specifici di animazione rivolti ai bambini, in principio per fare fronte ai traumi causati dal conflitto ed oggi per cercare di far vivere la normalità in paesi che ancora pagano le conseguenze della guerra civile. Nei Balcani, dalla Slovenia i volontari sono passati nel 1998 alla Bosnia, quindi al Kosovo e infine all’Albania. L’impegno dell’ONG nel frattempo si è spostato anche su altri paesi, che non hanno vissuto conflitti ma che vivono in condizioni di grave disagio sociale ed economico, come l’Africa e l’America Latina. Il progetto di volontariato internazionale “Terre e Libertà”, coordinato da IPSIA a Milano e co-promosso da diverse sedi IPSIA e Acli provinciali in tutta Italia: per l’estate 2008 propone campi di animazione tradizionale e sportiva e campi di lavoro in Bosnia, Kosovo, Albania, Brasile, Argentina e Kenya e in Palestina/Israele. Terminate le iscrizioni per i campi extra-europei, è ancora possibile iscriversi, entro il 2 giugno, per le 15 diverse località dei Balcani (divise tra Bosnia, Kosovo, Albania). Per informazioni e contatti: IPSIA Cremona onlus – via Carlo Urbino 7/b 26013 Crema – 0373250650 (
[email protected] - www.ipsiacremona.org - www.terreliberta.org).
Sicurezza e immigrazione «Sovrapporre criminalità e immigrazione genera solo confusione». Questo il commento del presidente delle Acli Andrea Olivero al decreto sicurezza presentato dal Consiglio dei ministri a Napoli. «L'impressione - spiega - è che si continui a legiferare senza porsi il problema dell'applicazione concreta delle norme». La questione delle cosiddette 'badanti' è un esempio. «Prima si annuncia la legge, subito dopo si dice 'per loro non vale'. E si è costretti a immaginare un'applicazione differenziata delle norme, che oltre ad essere farraginosa appare discriminatoria. Le colf non sono le uniche lavoratrici indispensabili in questo paese. Perché regolarizzare la 'badante' e non l'operaio?». «Alla fine - dice il presidente delle Acli - tra le norme che resteranno inapplicate e quelle che saranno modificate perché dichiarate incostituzionali, finirà come nel 2002, si arriverà come è giusto - ad una regolarizzazione generale dei lavoratori immigrati. Tanto più che sono proprio le norme restrittive, come ha dimostrato la Bossi-Fini, che favoriscono l'irregolarità e la clandestinità degli immigrati, rendendo di fatto inagibili e impraticabili le vie legali dell'immigrazione. Mentre le politiche efficaci e lungimiranti sono quelle che mettono insieme in maniera inscindibile legalità e solidarietà». A questa preoccupazione se ne aggiunge un’altra forse più profonda, il clima che si è venuto a creare sta portando ad un deterioramento dei legami sociali e alla perdita del concetto di comunità, e questo anche a causa della demonizzazione degli stranieri presenti sul territorio, come se fossero gli unici responsabili di una percezione di insicurezza che sembra ormai pervadere sia i cittadini italiani sia gli stessi immigrati. Proclami e annunci che criminalizzano indistintamente una realtà, portano a legittimare anche atti di violenza come dimostrano i recenti fatti nel quartiere del Pigneto a Roma. Fatti questi che forse non hanno un diretto legame con la politica, come si è affrettata a dichiarare la questura di Roma, ma che sono originati sicuramente dal clima sociale e politico che stiamo respirando. «Com’è possibile», si interrogava qualche settimana fa il presidente delle Acli, commentando l’ipotesi di reato per i clandestini, «mettere insieme senza distinzioni il disagio e spesso la disperazione delle persone che lasciano le proprie case e i propri affetti con le attività illecite e criminali di chi sfrutta il fenomeno migratorio? Perché non introdurre, a questo punto, il reato di povertà?». La proposta di Olivero, che anche le Acli di Cremona fanno propria, è quella di puntare sui tavoli locali per la sicurezza e per l'integrazione. Cremona può vantare una forte esperienza che va in questa direzione e che deve essere valorizzata e non messa in secondo piano, come purtroppo ci sembra stia accadendo. Per costruire una società sicura servono iniziative che incidano sulla qualità della vita delle persone, italiani e stranieri, iniziative che si sviluppino nei vari spazi di socializzazione: la scuola, il quartiere, il lavoro e gli spazi del tempo libero.
Filename: Document2 Directory: Template: C:\Users\Mauro\AppData\Roaming\Microsoft\Templates\Normal.dot Title: Subject: Author: Mauro Keywords: Comments: Creation Date: 28/05/2008 10.27 Change Number: 1 Last Saved On: Last Saved By: Total Editing Time: 1 Minute Last Printed On: 28/05/2008 10.34 As of Last Complete Printing Number of Pages: 4 Number of Words: 2.127 (approx.) Number of Characters: 12.125 (approx.)